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editoriale Marcella Valverde
Farmacie: sempre aperte ai bisogni della cittadinanza. Grazie di cuore
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iamo agli sgoccioli: questo terribile 2020 sta finalmente per finire e, sebbene non siamo ancora fuori dalla pandemia, all’orizzonte iniziano a profilarsi delle speranze un po’ più concrete, date dall’imminente arrivo del vaccino anti-Covid e da una maggiore conoscenza del “nemico”. Durante questi mesi, le farmacie sono sempre state
in prima linea, aperte e pronte a offrire il loro servizio alla comunità, nonostante l’alto tributo in termini di vite umane che i farmacisti stanno ancora pagando. Nell’emergenza, sono state unite forze e professionalità per adeguarsi ai servizi tecnologici e informatici che si sono resi necessari: infatti, in collaborazione con i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta, sono state attivate con tempestività tutte le complesse procedure relative alla ricetta dematerializzata che hanno permesso di semplificare le modalità di prescrizione e di ridurre gli spostamenti dei pazienti, prevenendo il più possibile la diffusione del virus. Anche il ministro della Salute Speranza ha avuto modo di affermare che i farmacisti hanno svolto in questi mesi un ruolo prezioso dimostrando passione, intelligenza, abnegazione, senso di servizio e sensibilità, tutte qualità indispensabili per vincere la battaglia contro il Sars-CoV-2. Non solo: nonostante tutte le difficoltà e le disparità di risorse che attraversano il nostro Paese, i farmacisti si sono resi disponibili a eseguire i test sierologici, antigenici, o i test rapidi e va riconosciuto lo sforzo di riorganizzazione che hanno dovuto mettere in atto per limitare i rischi di contagio. Ora, alla luce di tutte le criticità emerse proprio “grazie” alla pandemia, possiamo formulare alcuni desideri per il 2021. Vorremmo che venissero sempre più potenziati i servizi territoriali per essere ancora più
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In questi mesi i farmacisti
hanno svolto con costanza e abnegazione un importante lavoro di assitenza verso la cittadinanza. Inoltre
hanno saputo adeguarsi molto rapidamente alle nuove tecnologie
e all’informatizzazione che si è resa necessaria per offrire ai propri clienti un servizio che limitasse al massimo i
prossimi ai cittadini. Non stiamo parlando di semplici corrieri che portino i farmaci direttamente
rischi di contagio. Durante
a casa, ma di professionisti dotati di competenze, attenzione, cura e, soprattutto, memoria.
questa pandemia, che tanto
Perché per i pazienti è importante potersi affidare a chi li conosce e si ricorda di loro. La far-
ha cambiato il corso della
macia del futuro dovrebbe poter esprimere appieno il valore della vicinanza e della relazione,
nostra storia, hanno fatto
“confortata”, però, anche da una sostenibilità economica riconosciuta per il ruolo fondamen-
della loro professione una
tale offerto con un’assistenza farmaceutica capillare sul territorio. Ben venga in futuro, quindi,
vera e propria missione
il perfezionamento di una sempre maggiore partecipazione ai percorsi diagnostici, terapeutici
e un punto di riferimento
e assistenziali dedicati a tutti i pazienti, cronici e non, distribuiti lungo tutto il territorio nazionale. E ben venga anche una sempre maggiore informatizzazione e digitalizzazione affinché la telemedicina diventi una risorsa non solo per la prevenzione, ma anche per la diagnosi, il
sul territorio per non lasciare soli i pazienti
trattamento e il successivo monitoriaggio dei pazienti, mantenendo così con loro un valido rapporto professionale e umano che favorisca l’aderenza alle cure. Quindi, alla fine di questo anno segnato dalla pandemia, ora più che mai va il nostro grazie a tutta la categoria per esserci sempre stati, assieme a un augurio di un Natale sereno, seppur diverso. Arrivederci nel 2021!
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sommario
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Ne parliamo con TEST RAPIDI IN FARMACIA: A CHE PUNTO SIAMO?
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Prodotto in copertina MILUPA È SEMPRE PIÙ VICINA ALLE FAMIGLIE CON UNA NUOVA LINEA DI LATTI PER L’INFANZIA
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Dermatologia DERMATITE ATOPICA E STRESS DA PANDEMIA
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Gastroenterologia MALATTIE CRONICHE INTESTINALI: FOCUS SUGLI ASPETTI FARMACOLOGICI
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Proteine LATTOFERRINA, PROTEINA NATURALE DALLE MILLE PROPRIETÀ
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Grafica Grafic House www.grafic-house.com
Direttore responsabile Giuseppe Roccucci
Vendite Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it
Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it Hanno collaborato in questo numero Carla Carnovale, Andrea Peren, Renato Torlaschi, Lucia Oggianu, Marcella Valverde
Stampa Alpha Print srl Via Bellini, 24 - 21052 Busto Arsizio (VA) Ufficio Abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110
Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La proprietà letteraria degli articoli appartiene a Griffin. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno
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Le aziende informano
Ne parliamo con SINDROME DA DEPRESSIONE STAGIONALE: COME SI AFFRONTA?
Professione Salute Trimestrale di counseling e formazione alla prevenzione
Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it
Malattie croniche DIABETE: VERITA, COMPLICANZE E FAKE NEWS
Attualità
Professione IL RUOLO DELLA FARMACIA DURANTE LA PANDEMIA
Salute orale EROSIONE DENTALE: IPOTESI DI RISCHIO AUMENTATO CON DIETA VEGETARIANA
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Editore Griffin srl unipersonale via Ginevrina da Fossano 67A 22063 Cantù (Co) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it Professione Salute Periodico trimestrale Anno X - n. 4 - dicembre 2020 Registrazione del Tribunale di Como n. 4 del 14.04.2010 ISSN 2531-8748 Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione n. 14370 del 31.07.2006
conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi. aprile 2019 Professione
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NE PARLIAMO CON
TEST RAPIDI in farmacia: a che punto siamo? Ha preso il via in Emilia-Romagna lo screening del coronavirus che prevede il coinvolgimento delle farmacie nell’esecuzione di test sierologici: solo nel primo giorno sono stati effettuati tra gli 8.000 e i 10.000 test. L’iniziativa, volta al contenimento della diffusione del Covid-19, è stata apprezzata anche a livello europeo
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accinazione antinfluenzale, test diagnostici per rilevare la presenza del coronavirus Sars-Cov2 e, tra non molto, la somministrazione dell’annunciato vaccino per quest’ultimo virus: mai come in questo periodo, il sistema sanitario si è trovato ad affrontare problemi di salute pubblica che richiedono interventi capillari, su tutto il territorio italiano. E, in termini di presidi sanitari, cosa c’è di più capillare delle farmacie? In questi mesi il sistema farmaceutico è stato estremamente attivo, mantenendo un servizio sicuro ed efficiente per il cittadino in una situazione straordinaria come quella della pandemia e avviando la sperimentazione di soluzioni innovative. Professione Salute ne ha parlato con Marco Cossolo, presidente di Federfarma.
Intervista di Renato Torlaschi
Presidente Cossolo, in Emilia Romagna è stato effettuato un primo progetto pilota per la somministrazione dei test sierologici per il Covid-19 nelle farmacie. Che valore ha questa esperienza? L’Emilia Romagna è la prima Regione in cui, dal 19 ottobre, le farmacie effettuano gratuitamente, a una fascia di popolazione selezionata, il test sierologico rapido (pungi-dito) per verificare la presenza degli anticorpi al virus Sars-Cov-2. Si è trattato di un’importante novità frutto della costruttiva collaborazione tra Regione e farmacie, volta a valorizzare la professionalità e la capillarità della rete delle farmacie stesse.
Marco Cossolo Presidente Federfarma 6
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Grazie a questa virtuosa sinergia con le istituzioni, la farmacia di comunità conferma il proprio ruolo di presidio di prossimità, sempre pronto a soddisfare le mutevoli esigenze di salute della popolazione, soprattutto in un contesto di emergenza come questo, nel quale è fondamentale evitare assembramenti e avvicinare quanto più possibile i servizi di cura e prevenzione alle persone. Su quale tipologia di pazienti si sono fatti i test e qual è stata l’accoglienza dei pazienti? L’iniziativa dell’Emilia Romagna si rivolge agli studenti, ai loro familiari, ai nonni, al personale scolastico. Il riscontro è stato da subito molto incoraggiante: solo nella prima giornata sono stati effettuati tra gli 8.000 e i 10.000 test, un numero che è aumentato rapidamente nel tempo. Gli ultimi dati disponibili (aggiornati al 19 novembre) parlano di oltre 239.000 test effettuati e più di 900 farmacie aderenti. Come sono stati preparati i farmacisti e come è stata garantita la sicurezza? Il test sierologico rapido viene eseguito direttamente dal cittadino con il supporto del farmacista. Il test viene effettuato nel pieno rispetto delle norme di sicurezza antiCovid, in appositi spazi o durante le ore di chiusura della farmacia, su appuntamento per evitare code e assembramenti; farma-
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INTERVISTA A MARCO COSSOLO
cista e cittadino indossano gli opportuni dispositivi di protezione e l’ambiente viene regolarmente sanificato. In che modo si è attuata la collaborazione con le Asl? La farmacia trasmette, nel rispetto della normativa sulla privacy, il risultato del test alla Asl. L’interfaccia con la struttura pubblica è fondamentale per snellire l’attività di monitoraggio e garantire comunque il tracciamento dell’epidemia. Partecipando a questo tipo di screening la farmacia conferma il proprio ruolo di primo presidio sanitario sul territorio, anello di congiunzione tra il cittadino e il Servizio sanitario nazionale. Si è trattato di un progetto pilota: è prevista una sua diffusione su larga scala, ad altre Regioni o a livello nazionale? L’iniziativa dell’Emilia Romagna è stata da subito molto apprezzata a livello europeo,
tanto da diventare un modello da imitare, come ha sottolineato Ilaria Passarani, segretario generale del Raggruppamento europeo dei farmacisti (Pgue - Pharmaceutical Group of European Union). Tornando al contesto italiano, il numero delle Regioni in cui è possibile effettuare test rapidi in farmacia sta progressivamente aumentando. In alcune Regioni, come ad esempio Piemonte e Lazio, le farmacie offrono anche la possibilità di sottoporsi a tampone rapido, con la collaborazione di operatori sanitari. La disponibilità di questi servizi dipende dal fatto che siano stati firmati o meno appositi protocolli d’intesa tra farmacie e Regione e, ove questi accordi esistono, l’adesione delle farmacie è volontaria e la gratuità o meno del test dipende dai termini dell’accordo. Considerando la grande valenza sociosanitaria di queste iniziative e l’importanza che rivestono al fine di definire il quadro epidemiologico del coronavirus, Federfarma auspica che si superi l’attuale
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viene effettuato nel pieno rispetto delle
norme di sicurezza antiCovid, in appositi spazi o durante le ore di chiusura della farmacia, su appuntamento per evitare code e assembramenti
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Il test sierologico
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NE PARLIAMO CON
INTERVISTA A MARCO COSSOLO
BOMBOLE DI OSSIGENO INUTILIZZATE, L’APPELLO DI FEDERFARMA: «RIPORTATELE IN FARMACIA»
«Se hai a casa bombole di ossigeno che non usi, riportale in farmacia». Questo l’appello rivolto ai cittadini dalle oltre 18mila farmacie aderenti a Federfarma, in linea con quanto emerso nel corso del Tavolo di confronto avviato dall’Aifa con Federfarma e Assogastecnici (Associazione delle aziende che operano nel campo della produzione e distribuzione dei gas tecnici, speciali e medicinali) per individuare le soluzioni più idonee ad assicurare le terapie necessarie a tutti i malati in assistenza domiciliare. «L’ossigeno medicinale – si legge in un comunicato stampa congiunto diramato da Aifa, Federfarma e Assogastecnici – è un farmaco essenziale nei protocolli di cura per il trattamento sia dei pazienti affetti da SARS-CoV-2, per far fronte alle gravi insufficienze respiratorie causate dal virus, che dei pazienti affetti da altre patologie. Allo stato attuale, sebbene l’emergenza legata al virus SARS-CoV-2 abbia determinato una crescita significativa della domanda di ossigeno, non vi è alcun rischio di carenza del farmaco». Tuttavia, pur confermando l’assenza di problemi legati alla disponibilità di ossigeno medicinale «si segnala come, nelle fasi più critiche dell’emergenza, al crescere della domanda di ossigeno si assista in parallelo ad un aumento esponenziale della domanda di dispositivi medici quali bombole e contenitori criogenici, in particolare nelle aree più colpite dalla epidemia, e come la disponibilità di questi dispositivi sia attualmente una potenziale criticità, tenuto conto che non è possibile né prevedibile aumentarne significativamente la disponibilità nei tempi brevi richiesti dalla pandemia». «È pertanto di fondamentale importanza in questo stato emergenziale – si sottolinea nel comunicato – , che i recipienti per l’ossigeno vengano restituiti alla farmacia appena svuotati, per rendere le bombole immediatamente disponibili al riempimento e al successivo utilizzo». Le bombole riconsegnate in farmacia potranno essere sanificate e riempite di ossigeno terapeutico per un nuovo utilizzo. R. V.
frammentarietà delle prestazioni legata al Titolo V della Costituzione e che i test rapidi possano essere effettuati nelle farmacie dell’intero territorio nazionale. A che punto è la questione della somministrazione in farmacia dei vaccini antinfluenzali? In questa fase di emergenza sanitaria è di fondamentale importanza riuscire a vaccinare il maggior numero di persone contro l’influenza: non solo quelle appartenenti alle categorie a rischio, ma anche quelle che rientrano nelle fasce di popolazione attiva. Vaccinare la popolazione attiva è essenziale, 8
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perché si tratta di coloro che lavorano, studiano, si muovono e sono quindi più esposti al contagio. Inoltre, un’ampia copertura vaccinale consente il decongestionamento delle strutture ospedaliere e una più agevole diagnosi di eventuali casi di Covid, in quanto i suoi sintomi sono in gran parte sovrapponibili con quelli dell’influenza. Per queste ragioni, le farmacie hanno dato piena disponibilità per contribuire fattivamente alle campagne vaccinali, a cominciare da quella antinfluenzale, e l’Utifar (Unione tecnica italiana farmacisti) ha organizzato appositi corsi per fornire ai farmacisti le competenze necessarie alla somministrazione dei vaccini. Un segnale concreto per far fronte all’elevato numero di soggetti da vaccinare, anche per supportare i medici di base ed evitare assembramenti negli ambulatori. Le farmacie sono pronte. Manca solo un’apposita norma di legge che le autorizzi a vaccinare. La somministrazione del vaccino in farmacia è ormai prassi consolidata in 14 Paesi europei, tra cui Francia e Germania, nonché negli Stati Uniti, in Canada e in decine di altri Paesi, sempre con risultati ampiamente positivi in termini di salvaguardia della salute pubblica e di aumento delle coperture vaccinali. Auspichiamo che presto tutto ciò sia possibile anche in Italia. Vaccini anti-Covid: le farmacie potranno avere un ruolo nella somministrazione? Se la legge lo consentirà, le farmacie metteranno a disposizione tutta la loro professionalità e capacità di dare risposte in sicurezza alle esigenze di salute della popolazione. Da sempre la farmacia rappresenta un punto di riferimento sul territorio, facilmente raggiungibile e vicino al cittadino. Sarebbe un peccato sprecare l’opportunità offerta dalla rete capillare di questi presidi.
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PRODOTTO IN COPERTINA
MILUPA È SEMPRE PIÙ VICINA ALLE FAMIGLIE CON UNA NUOVA LINEA DI LATTI PER L’INFANZIA
Dall’esperienza Milupa nasce la nuova linea di latti distribuiti in esclusiva nelle farmacie: si tratta di alimenti per la primissima infanzia caratterizzati da una formulazione creata appositamente per rispondere alle esigenze nutrizionali dei più piccoli, ma con un prezzo di listino interessante, un dato da non sottovalutare, visto il particolare contesto economico in cui stiamo vivendo. Milupa, marchio registrato di Danone 10
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specializzato nella nutrizione infantile, ha identificato nella farmacia il canale esclusivo di distribuzione per la sua nuova linea di latti formulati: questa scelta si deve a vari fattori, tra cui la constatazione che, nel 52% dei casi, è proprio la farmacia a essere il primo punto di riferimento per l’acquisto del latte di partenza (0-6 mesi), grazie alla professionalità e l’autorevolezza dei farmacisti che assicurano ai neo-genitori un’assistenza pre e post
vendita e un’informazione completa e affidabile, in aggiunta a quella che ricevono dal pediatra di riferimento. Le ripercussioni della pandemia sulle famiglie La pandemia da Covid-19 ha provocato una crisi economica profondissima, la cui reale entità è ancora ben difficile da quantificare: da alcune stime, però, si calcola che il potere d’acquisto dei ge-
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nitori italiani diminuirà drasticamente nei prossimi anni. Infatti, circa il 64% delle mamme dichiara di prestare più attenzione ai prezzi e alle promozioni proprio a causa delle conseguenze economico-sociali provocate dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 e si prevede che in farmacia aumenterà la richiesta dei latti appartenenti alla fascia low price in maggiore misura rispetto ad altri canali. Per questi motivi, il centro di ricerca Danone Nutricia Research si è attivato per sviluppare dei latti per l’infanzia che fossero in linea con tutti i requisiti di legge e i severi standard di qualità interni che hanno sempre contraddistinto tutti i prodotti a marchio Milupa e Nutricia: in primo luogo, infatti, i latti devono soddisfare in modo adeguato le esigenze nutrizionali dei neonati e dei bambini nelle diverse fasi di crescita. Inoltre, devono avere un prezzo di vendita corretto e alla portata di tutti i consumatori. Una formula complessa La nuova linea di prodotti Milupa si contraddistingue per una formulazione di qualità che include la presenza di fibre prebiotiche GOS-FOS in rapporto 9:1. Questa miscela è stata oggetto di oltre 30 studi clinici e di 55 pubblicazioni scientifiche che hanno confermato diversi effetti benefici, tra cui la promozione della proliferazione di specie batteriche benefiche (es. Bifidobatteri). Inoltre, le formule dei latti Milupa contengono le vitamine A, C e D, che contribuisco-
no, tra l’altro, al normale funzionamento del sistema immunitario. Le formule per lattanti e di proseguimento Milupa contengono nucleotidi e LC-PUFA, in particolare DHA (come previsto dalla normativa) e AA (acido arachidonico). Il DHA in particolate contribuisce allo sviluppo delle capacità visive del lattante. La nuova gamma comprende il latte di partenza, il latte di proseguimento e il latte crescita adatto a soddisfare le esigenze del bambino dall’anno in poi. I prodotti Milupa si presentano in un comodo formato in polvere, in un pack da 600 g che garantisce un ottimo rapporto qualità-prezzo e che permette di offrire a tutte le famiglie scelta e accessibilità, senza dover rinunciare a un adeguato apporto nutrizionale. Milupa, brand di Danone Company, Divisione di Nutrizione Specializzata, riflette perfettamente valori e mission: portare la salute attraverso l’alimentazione al maggior numero di persone possibile. Per questo da sempre sostiene l’allattamento al seno: il latte materno è l’alimento ideale per il lattante e va offerto fino a quando è possibile anche durante lo svezzamento e oltre l’anno. Se manca o non è sufficiente, dopo il 6° mese compiuto, secondo il consiglio dello Specialista, si può passare all’uso di un latte di proseguimento per garantire al bambino un corretto fabbisogno nutrizionale.
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PROFESSIONE / RAPPORTO SULLA FARMACIA
Il ruolo della FARMACIA durante la pandemia Il terzo Rapporto annuale sulla farmacia, realizzato da Cittadinanzattiva, in collaborazione con Federfarma, fa il punto sul ruolo delle farmacie e sulla loro relazione con i cittadini nel periodo dell’emergenza Covid-19
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di Renato Torlaschi
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l ruolo delle farmacie e la loro relazione con i cittadini nell’emergenza Covid-19»: Cittadinanzattiva, in collaborazione con Federfarma e con il contributo incondizionato di Teva, ha presentato in novembre il terzo Rapporto annuale sulla farmacia. «Questo rapporto – ha spiegato Annalisa Mandorino, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva – è il risultato di una lunga collaborazione, partita quando abbiamo scritto insieme la Carta della qualità delle farmacie dal punto di vista dei cittadini; sono passati molti anni, ma quella Carta è ancora ben presente nel lavoro di tutti noi, con l’attenzione prioritaria all’informazione, alla
comunicazione, alla sicurezza e all’offerta di servizi. Quest’anno non potevamo prescindere dall’emergenza pandemia e abbiamo adattato la nostra indagine al periodo che abbiamo vissuto, ma vorrei segnalare due focus a cui abbiamo sempre dedicato il nostro interesse: il primo è il tema dei malati cronici e rari, che hanno esigenze maggiori e diverse dagli altri, a cui la farmacia ha molto da offrire in termini di accessibilità e accoglienza; il secondo è il ruolo delle farmacie ubicate nelle aree rurali, che già negli anni scorsi avevamo fotografato con precisione, mostrando come sappiano dare risposte e servizi qualificati». I dati del Rapporto I dati che hanno dato origine al Rapporto sono stati raccolti da luglio a ottobre 2020, interpellando 644 cittadini e 633 farmacie, oltre il 40% delle quali collocate in aree aree rurali o rurali sussiegate: fotografano quindi la situazione relativa alla prima ondata della pandemia di Covid-19. Nonostante le difficoltà, le farmacie non hanno sostanzialmente modificato i propri orari d’apertura, mantenendo quindi un’accessibilità che si è rivelata preziosa per la po-
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polazione. D’altra parte, l’abituale modalità di comunicazione tra cittadini e farmacisti ha dovuto arricchirsi di canali alternativi, anche faticosi da gestire, e le farmacie hanno dedicato personale per acquisire le istanze dei cittadini, che dal canto loro, secondo il Rapporto, hanno trovato ampia disponibilità e competenza. Una delle sfide più rilevanti imposte dalla diffusione del virus è rappresentata dalla sicurezza: è uno dei punti su cui i farmacisti hanno dichiarato di aver avuto il maggiore affanno, ma occorre tributare loro un plauso per la messa in sicurezza dei locali in tempi record: una e due settimane sono bastate a oltre l’80% per riuscire a mettere in campo tutti gli strumenti di distanziamento. Lo conferma la percezione dei cittadini, che si sono sentiti “molto o abbastanza sicuri”, sin dalla prima fase, nell’entrare in farmacia: punto di riferimento accessibile e protetto. Certo, alcuni servizi hanno dovuto essere sospesi: c’è stata una riduzione significativa del controllo dei parametri e dei test di screening, perché in molti casi è stato impossibile garantire la sicurezza al personale e ai pazienti in ambienti di dimensioni ridotte. Sono invece molto aumentate la produzione galenica e la consegna di farmaci a domicilio. Tra i servizi, il Rapporto ha dedicato un piccolo focus sulla ricetta elettronica, la cui implementazione si era scontrata nel recente passato con numerose difficoltà e alla quale la pandemia in qualche modo han dato slancio. Per i farmacisti non è stato semplice: uno su tre ha dichiarato che l’utilizzo della dematerializzata ha comportato delle difficoltà ma, per fortuna, soprattutto dei vantaggi: quasi il 90% ritiene che debba diventare una prassi sistemica e consolidata. L’attuazione di questo servizio innovativo, che aiuta a prevenire il contagio, ha permesso soprattutto ai cittadini più fragili di preservare la loro salute e di semplificarsi la vita. Il 24% dei cittadini ha sentito il bisogno, forse sull’onda mediatica, di fare scorta di medi-
cinali abituali, di rifornirsi di antivirali e antibiotici, o addirittura di passare in farmacia richiedendo farmaci senza prescrizione quando era invece richiesta. Eppure il rapporto, pur rilevando delle criticità rispetto ad alcune forniture di farmaci, evidenzia che in generale l’approvvigionamento non ha portato a carenze significative per lunghi periodi e comunque sono state compatibili con i tempi d’attesa e i bisogni terapeutici. Il Rapporto dedica un’attenzione particolare alle mascherine, che vengono denominate “un’inaspettata pietra d’inciampo”, perché sono state uno di quegli elementi che hanno rischiato di minare la fiducia dei cittadini verso le farmacie. Queste lamentano di essere state costrette ad approvvigionarsi a prezzi molto elevati e di non aver avuto, inizialmente, chiarezza sulle caratteristiche dei diversi prodotti. Tuttavia, l’approvvigionamento delle mascherine è stato un problema solo nella prima fase e i cittadini non hanno riportato particolari difficoltà, dato che hanno potuto rifornirsi attraverso altri canali, anche online. La farmacia come presidio sanitario Il presidente di Federfarma Marco Cossolo ha sottolineato il fatto che – secondo tut-
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i cittadini si sono sentiti “molto o abbastanza sicuri”, sin dalla prima fase, nell’entrare in farmacia: punto di riferimento accessibile e protetto
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te le rilevazioni – i cittadini considerano la farmacia come presidio sanitario. A questo riconoscimento hanno contribuito diversi elementi, tra cui il mantenimento degli orari di apertura: «i farmacisti hanno deciso di lavorare a battenti aperti e la Federazione che li rappresenta non si è mai sottomessa alle pressioni di chi ci sollecitava a chiedere a Sisac (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati) di modificare la convenzione e autorizzarci a lavorare a battenti chiusi. Certo, siamo ancora in attesa che questo riconoscimento giunga anche da un punto di vista normativo e istituzionale». I cittadini apprezzano anche la disponibilità e la competenza dei farmacisti nel dare risposte, costituendo un’argine fondamentale alle fake news: un cittadino su dieci, essendone stato vittima, ha dichiarato di essersi rivolto ai farmacisti, trovando risposte qualificate ai propri dubbi «Nessuno riesce a calcolare quanti accessi impropri al pronto soccorso sono stati evitati, soprattutto nella prima fase – ha detto Cossolo – perché qualcuno e andato in farmacia e ha trovato una risposta che l’ha tranquillizzato. Riguardo alla disponibilità penso per esempio ai tanti farmacisti che hanno messo a disposizione gratuitamente i saturimetri per i propri pazienti e hanno potuto tranquillizzare persone che avevano solo un raffreddore: si tratta di fatti importanti, anche se possono sfuggire alle statistiche». Secondo Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), quello che sicuramente non ha funzionato durante la pandemia è stata l’assistenza sul territorio. «La sanità italiana resta ospedalocentrica ed è un errore che stiamo pagando ancora di più in questi mesi; la gente non ha voluto andare negli ospedali a prendere i farmaci, o negli ambulatori medici che qualche problema organizzativo, comprensibilmente, lo hanno avuto essendo stati travolti dalla pandemia. Abbiamo l’obbligo morale di fare in modo che tutte le vittime di questa pande-
mia non siano state vane e dobbiamo avere il coraggio di cambiare. Cosa sarebbe successo se la farmacia dei servizi - che la Fofi ha progettato nel 2005 e che la legge del 2009 ha sancito - fosse già una realtà? Quanto sarebbe migliorata la risposta ai cittadini con una farmacia in grado di monitorare con una telesorveglianza alcuni pazienti a domicilio?». Il presidente Fofi ha poi affrontato un tema che sarà critico nell’immediato futuro. «Tra poco avremo in mano due armi per sconfiggere il Covid: i vaccini e gli anticorpi monoclonali. Dobbiamo organizzare un piano di stoccaggio e somministrazione dei vaccini; le persone e l’economia avranno bisogno che le vaccinazioni vengano effettuate in tempi brevi altrimenti il prezzo da pagare sarà molto alto, sia in termini di vite che sul piano economico. E come dovra avvenire la distribuzione degli anticorpi monoclonali? Come si dovranno trovare i soldi affinché vi sia una vera possibilità per dare questi farmaci a tutti i cittadini? Noi ci siamo». Le richieste ai politici Nel ricordare la particolare importanza sanitaria e sociale delle farmacie ubicate in zone rurali, Gianni Petrosillo, presidente Sunifar (Sindacato unitario dei farmacisti rurali), ha rivolto quattro richieste ai politici. «Prima di tutto è importante far dispensare i farmaci nella distribuzione diretta, evitando al cittadino di fare chilometri e perdere giornate di lavoro per andarli a recuperare negli ospedali. Il secondo punto è relativo agli ambulatori: in certe località piccole non ci sono e le farmacie rischiano di chiudere. Il terzo è la telemedicina, strumento importante nato proprio per non far spostare inutilmente i pazienti per fare un Ecg o un holter, e che in molti casi potrebbe essere erogata nelle farmacie. Infine, chiediamo più coraggio per sfruttare le potenzialità della farmacia nella gestione delle cronicità, negli screening, nell’esecuzione dei test sierologici e nella somministrazione dei vaccini».
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SALUTE ORALE / ALIMENTAZIONE VEG
EROSIONE DENTALE ipotesi di rischio aumentato con dieta vegetariana Secondo alcuni ricercatori olandesi, le persone che seguono una dieta vegetariana potrebbero essere più inclini a sviluppare problemi di salute orale come l’erosione dentale di Giampiero Pilat
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onostante i comprovati benefici per la salute generale, l’alimentazione vegetariana potrebbe costituire un problema per la salute orale. In particolare, un team di ricercatori della Radboud Universiteit di Nimega, in Olanda, ha rilevato un maggior rischio di erosione dentale come risultato di una revisione sistematica della letteratura, pubblicata su Community Dentistry and Oral Epidemiology. Gli autori non hanno mancato di rilevare gli effetti positivi di una dieta vegetariana sull’indice di massa corporea, i livelli di colesterolo e di glucosio, il rischio di malattie cardiovascolari e cancro; hanno tuttavia dichiarato che «i risultati della metanalisi mostrano un potenziale rischio raddoppiato di erosione dentale nelle persone che seguono un regime alimentare vegetariano rispetto alla popolazione generale, anche se il livello di evidenza è discutibile». La revisione ha preso in esame 18 studi che, pur eterogenei e di modesta qualità scientifica, hanno associato la dieta vegetariana a una maggiore probabilità di erosione (odds ratio 2,40), mentre i risultati relativi alla frequenza di carie e di edentulia risultano controversi. I ricercatori olandesi hanno ipotizzato alcuni meccanismi che potrebbero spiegare le associazioni calcolate: il consumo di alimenti acidi può abbassare il livello di pH nella ca-
vità orale, che a sua volta può essere correlato allo sviluppo della carie. Inoltre c’è chi ha suggerito che i vegeteriani consumerebbero spesso una quantità insufficiente di aminoacidi essenziali per mantenere in salute le strutture di supporto o per riparare l’usura dei tessuti dentali. Tra i fattori che potrebbero aver influito sui risultati degli studi, gli autori non hanno mancato di ricordare le abitudini individuali di igiene orale delle persone che, com’è noto, hanno un ruolo di primo piano sulla salute dei denti e della bocca.
Bibliografia 1. Smits KPJ, Listl S, Jevdjevic M. Vegetarian diet and its possible influence on dental health: a systematic literature review. Community Dent Oral Epidemiol. 2020;48(1):7-13.
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Negli ultimi anni si sta assistendo a un notevole aumento dell’incidenza delle malattie infammatorie croniche intestinali. Tra le varie opzioni terapeutiche, il ricorso a farmaci biologici ha prodotto risultati importanti
Malattie croniche INTESTINALI: focus sugli aspetti farmacologici di Carla Carnovale Farmacista
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Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) rappresentano un gruppo di patologie ad eziologia sconosciuta, caratterizzate da uno stato di flogosi cronica dell’apparato gastroenterico e da un andamento clinico in cui si alternano fasi di relativo benessere a riacutizzazioni con un coinvolgimento extraintestinale (1). Sebbene storicamente la frequenza delle patologie rappresentative delle MICI, il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, sia più elevata nei paesi occidentali (i tassi maggiori si registrano in Nord America, Europa e Australia) (2), recenti stime in merito indicano un aumento del trend temporale anche in Africa, Asia e Sud America (3). Restringendo il campo a livello nazionale, le stime italiane disponibili (e attualmente basate su campioni ristretti di popolazione) riportano una frequenza di nuove diagnosi di morbo di Crohn intorno ai 4-15 casi ogni 100.000 soggetti/anno; mentre, quella per la colite ulcerosa si attesta intorno a 10-15 casi ogni 100.000 soggetti/anno (4,5).
I casi totali stimati in Italia sono circa 250mila; dati preoccupanti indicano inoltre un trend in continuo aumento tra la popolazione pediatrica, in cui le MICI e le relative implicazioni psicologiche provocano una condizione che spesso compromette le normali attività quotidiane, determinando contestualmente l’autoisolamento dei soggetti malati. Sebbene i progressi scientifici abbiano contribuito a fornire un numero crescente di preziose ed efficaci opzioni terapeutiche, nei casi più gravi, la terapia medica (a base di antinfiammatori, cortisonici, farmaci immunosoppressivi e farmaci biologici) deve essere associata alla terapia chirurgica. Gestione terapeutica delle MICI La gestione terapeutica delle MICI è estremamente complessa; deve infatti necessariamente tener conto degli interventi per il controllo e il mantenimento della remissione, per il trattamento delle forme clinicamente più rilevanti e delle eventua-
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li complicanze legate alla malattia per la prevenzione del rischio oncologico colonrettale. Parallelamente agli aspetti clinici, l’elevato costo dell’imaging diagnostico e dei nuovi farmaci utilizzati in tale contesto concorrono a gravare considerevolmente sul Servizio sanitario nazionale (Ssn), rendendo necessario individuare strumenti di monitoraggio e valutazione degli standard terapeutici per programmare azioni di intervento che possano limitare le criticità legate alla gestione delle MICI (vedi approfondimento). In accordo a recenti stime condotte nell’ambito di una ricerca promossa dall’Associazione malattie infiammatori intestinali croniche (AMICI), in Italia, i costi annuali diretti medi per un paziente si attestano intorno a 745 euro, e possono arrivare fino a 2.259 euro se si sommano quelli indiretti (6). Per i pazienti affetti da MICI, che vengono comunemente colpiti entro la terza-quarta decade, non esistono trattamenti capaci di indurre la guarigione definitiva della malattia, ragion per cui sono costretti a convivere con la patologia per il resto della loro vita. Le MICI sono difatti incluse nell’elenco delle patologie con caratteristiche e bisogni assistenziali specifici del Piano nazionale della cronicità, che comporta assistenza protratta e continuativa, di lunga durata e a vario livello di complessità e integrazione. Approccio terapeutico: focus sulle terapie biologiche La ricerca scientifica negli ultimi anni ha prodotto risultati importanti, soprattutto nella direzione dei farmaci biologici; tali progressi hanno contestualmente sollevato la necessità di disporre e produrre nuove linee guida nazionali idonee al contesto attuale. Circa il 30-40% dei pazienti con malattia di Crohn e il 20% di quelli affetti da colite ulcerosa possono beneficiare (in quanto eleggibili al trattamento) di medicinali “intelligenti”, che bloccano l’infiammazione
IL PRIMO REGISTRO NAZIONALE DELLE MALATTIE CRONICHE Dalla collaborazione nata tra l’associazione Amici Onlus con l’Istituto superiore di sanità e il Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è stata recentemente promossa una partnership scientifica e istituzionale con l’obiettivo di promuovere la ricerca sulle patologie infiammatorie gastrointestinali e favorire la conoscenza in merito alle nuove acquisizioni, scientifiche, diagnostiche e terapeutiche, per supportare una diagnosi corretta e precoce, una tempestiva presa in carico e cura efficace. Per la prima volta in Italia, è stato creato un registro ad hoc per le MICI, che consente di: > conoscere la reale dimensione del problema, definendo quindi l’incidenza delle MICI sul territorio nazionale; > offrire la possibilità di condurre studi epidemiologici che permettano di identificare eventuali fattori di rischio; > fornire la possibilità di far luce su aspetti diagnostici, terapeutici, e economici con una pronta condivisione delle preziose informazioni con tutti i professionisti sanitari e non, coinvolti nella gestione terapeutica dei pazienti.
agendo alla radice dei meccanismi che la provocano. Le nuove conoscenze relative ai meccanismi fisiopatologici delle MICI hanno portato allo sviluppo di farmaci in grado di interferire con il processo infiammatorio mediante la modulazione selettiva del rilascio o dell’attività di mediatori solubili immunoregolatori, tra cui il sistema di citochine (7), contribuendo a modificare in maniera radicale la gestione dei pazienti affetti da morbo di Crohn e colite ulcerosa. Seppure i costi di tali trattamenti siano considerevoli, l’utilizzo di questo approccio terapeutico è stato associato a una diminuzione dei costi dovuti ad altre terapie (per esempio quelle chirurgiche) e quelli per i ricoveri. Gli agenti biologici attualmente in commercio in Italia per le MICI includono gli anticorpi monoclonali diretti contro il TNF alpha (infliximab, adalimumab, e golimumab), l’ustekinumab, un anticorpo monoclonale che inibisce l’attività di IL-12 e di IL-23 impedendone il legame con la proteina recettoriale IL-12R1 espressa sulla superficie delle cellule immunitarie e prevenendo le reazioni a cascata del processo
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1. Bernstein CN, et al. The Impact of Inflammatory Bowel Disease in Canada 2018: Extra-intestinal Diseases in IBD. J Can Assoc Gastroenterol. 2019 Feb;2(Suppl 1): S73-S80. 2. Kaplan GG, et al. The Impact of Inflammatory Bowel Disease in Canada 2018: Epidemiology. J Can Assoc Gastroenterol. 2019 Feb;2(Suppl 1): S6-S16. 3. Ng SC, et al. Worldwide incidence and prevalence of inflammatory bowel disease in the 21st century: a systematic review of population-based studies. Lancet 2017; 390: 2769–78. 4. Piscaglia AC, et al Epidemiology of inflammatory bowel disease in the Republic of San Marino: The “EPIMICI - San Marino” study. Dig Liver Dis. 2019 Feb;51(2):218-225. 5. Macaluso FS, et al. Prevalence and incidence of inflammatory bowel disease in two Italian islands, Sicily and Sardinia: A report based on health information systems. Dig Liver Dis. 2019 Sep;51(9):1270-1274. 6. Ruggeri M, et al. Il burden economico delle MICI in Italia. AMICI Onlus. 7. Sandborn WJ Targan SR. Biologic therapy of Inflammatory Bowel Disease. Gastroenterology 2002; 122:1592-608. 8. Coskun M, et al. Novel Targeted Therapies for Inflammatory Bowel Disease. Trends Pharmacol Sci. 2017; 38:127-142. 9. D’Haens GR, et al. Future directions in inflammatory bowel disease management. J Crohns Colitis. 2014; 8:726-734. 10. Bonovas S, et al. Biologic Therapies and Risk of Infection and Malignancy in Patients With Inflammatory Bowel Disease: A Systematic Review and Network Meta-analysis. Clin Gastroenterol Hepatol. 2016; 14:1385-1397. 11. Corica D, et al. Biological Therapy in Pediatric Inflammatory Bowel Disease: A Systematic Review. J Clin Gastroenterol. 2017;51100-110. 12. Fiorino G, et al. The safety of biological pharmacotherapy for the treatment of ulcerative colitis. Expert Opin Drug Saf. 2017; 16:437-443. 13. Hyams JS, et al. Infliximab Is Not Associated with Increased Risk of Malignancy or Hemophagocytic Lymphohistiocytosis in Pediatric Patients with Inflammatory Bowel Disease. Gastroenterology. 2017 Feb 11. pii: S0016-5085(17)30148-8.
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infiammatorio, e il vedolizumab, anticorpo monoclonale anti-integrina alpha4 beta7 con azione selettiva sul traffico linfocitario intestinale (8). Parallelamente alla loro comprovata efficacia, i farmaci biologici utilizzati nel contesto delle MICI presentano un profilo di sicurezza accettabile; gli effetti collaterali più frequentemente osservati sono difatti rappresentati dalle reazioni di ipersensibilità, acute o ritardate, legate a fenomeni di immunogenicità. Rimangono tuttavia preoccupazioni relative alla possibilità che il loro uso a lungo termine possa determinare reazioni avverse clinicamente più gravi, tra cui infezioni severe, opportunistiche e neoplasie (9). Il sistema immunitario compromesso dei pazienti affetti da MICI conferisce una maggiore suscettibilità nei confronti di agenti infettivi; tale rischio aumenta esponenzialmente in caso di trattamento concomitante con agenti immunosoppressori. Una recente metanalisi che ha valutato l’uso dei farmaci biologici nelle MICI, includendo i dati provenienti da 44 trial, non ha evidenziato una significativa associazione con il rischio di sviluppare infezioni severe; è stato tuttavia rilevato un aumento significativo del rischio di infezioni opportunistiche in seguito all’esposizione ad agenti biologici (10). I dati nella popolazione pediatrica affetta da MICI sottoposta a terapia con infliximab e adalimumab sono invece attualmente molto limitati, sollevando la necessità di condurre trial clinici a lungo termine per meglio caratterizzare il fenomeno (11); in generale, dalle metanalisi di letteratura disponibili è emerso un buon profilo di sicurezza dei farmaci biologici, anche in questa fascia di popolazione. Un altro aspetto critico da considerare è legato al rischio di sviluppare malattie linfoproliferative e neoplasie (possibilità dovuta al fatto che l’immunosoppressione è un fat-
tore favorente i processi di tumorigenesi) (12). I dati di letteratura in merito sono tuttavia spesso contrastanti, in parte a causa delle metodologie differenti che caratterizzano gli studi sull’argomento. Una recente metanalisi sull’argomento, che ha incluso 23 studi (9.455 pazienti), non ha rilevato un significativo incremento del rischio neoplastico nei pazienti con MICI trattati con anti-TNF alpha (10). Dati rassicuranti arrivano anche da studi condotti in ambito pediatrico, dai quali si evince che l’esposizione all’infliximab non è associata allo sviluppo di neoplasie né disordini ematologici (13). Seppur più limitati, anche i dati a disposizione relativi alle classi più recenti di farmaci, (vedolizumab e ustekinumab) non destano particolari criticità; questi farmaci infatti si sono rivelati sicuri sia per quanto riguarda il profilo di sicurezza infettivo, sia per quanto riguarda il loro utilizzo in particolari condizioni di pazienti più affetti da altre comorbidità. Considerata la complessità terapeutica delle MICI, è necessario far affidamento su un valido approccio multidisciplinare in cui solo una stretta integrazione tra le diverse specialità cliniche, inclusi i medici di medicina generale e i farmacisti, può consentire un migliore percorso diagnostico e terapeutico.
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Contrasta virus, batteri, infiammazioni e forse perfino il Covid-19 ed è naturalmente presente nel nostro organismo: che cos’è la lattoferrina?
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a lattoferrina è una proteina che si trova soprattutto nel latte, vaccino e umano. Il colostro, il primo latte prodotto dopo la nascita di un bambino, contiene circa sette volte più lattoferrina di quella che si trova nel latte prodotto successivamente, ma è presente anche nella saliva, nei liquidi degli occhi, del naso, del tratto respiratorio, dell’intestino e altrove. La lattoferrina lega il ferro e viene trasferita attraverso una varietà di recettori all’interno e tra le cellule, il siero, la bile e il liquido cerebrospinale. Come si afferma in una revisione delle sue proprietà pubblicata su Current Protein and Peptide Science (1), «gioca un ruolo importante nella regola-
zione dell’assorbimento del ferro e nella modulazione delle risposte immunitarie; ha proprietà antimicrobiche, antivirali, antiossidanti, anti-cancro e anti-infiammatorie». Le prime indagini si sono concentrate proprio sulla sua capacità di legare il ferro e quindi sul suo coinvolgimento nel trasporto e nel metabolismo di questo minerale. In effetti, il ferro è un elemento essenziale per tutte le cellule ed è necessario per la replicazione del Dna, oltre che per la produzione di energia, sia negli animali superiori, come l’uomo, che nei microrganismi. In certe condizioni patologiche può essere presente in eccesso e in questo caso genera i più diffusi tra i radicali liberi: le specie
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reattive dell’ossigeno (Ros), che producono danni alle proteine, alle membrane lipidiche e allo stesso Dna. Le attività della lattoferrina Tuttavia, da quando sono state identificate le sue proprietà antimicrobiche, le ricerche si sono orientate in larga misura in questa direzione e studi recenti hanno dimostrato che può limitare gli eventi fisiopatologici associati a stress ossidativo, infiammazione e cancerogenesi. Ad oggi, la lattoferrina ha mostrato un’ampia gamma di attività preventive, terapeutiche e biologiche. Un team di studiosi italiani, delle università romane Tor Vergata e La Sapienza, la cui prima autrice è la dermatologa Elena Campione, professoressa appunto a Tor Vergata, ha pubblicato un articolo su International Journal of Molecular Sciences (2) in cui, tra le altre cose, si sintetizzano bene le diverse funzionalità esplicate dalla lattoferrina: ha la capacità di chelare due ioni ferrici e di legarsi alle superfici anioniche; svolge una potente attività antinfiammatoria e immunomodulante; contrasta e fa regredire i disturbi del ferro, modulando la risposta immunitaria e sottoregolando le citochine pro-infiammatorie, come la IL-6; riequilibra le proteine di manipolazione del ferro polmonare e riduce il sovraccarico di ferro bronco-alveolare. Quanto all’attività virale, si esplica contro diverse famiglie di virus come il papillomavirus umano, il cytomegalovirus e l’herpes simplex, i virus responsabili dell’epatite B, dell’epatite C e dell’encefalite giapponese, del rotavirus, l’adenovirus, il virus respiratorio sinciziale, il virus parainfluenzale, il virus influenzale di ceppo A e altri ancora. Una barriera contro il Covid-19? Date le sue numerose proprietà di contrasto alle infiammazioni microbiche e virali,
si è pensato che la lattoferrina possa avere anche un ruolo preventivo dell’infezione da Covid-19, contro il quale ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di mettere a punto strumenti efficaci. L’articolo dei ricercatori romani si concentra propria sulle possibilità di costituire una barriera protettiva contro questo coronavirus, suggerendo di mettere a punto ricerche mirate. «Nel loro insieme – scrivono – crediamo tutte le proprietà della lattoferrina giustifichino la progettazione di una sperimentazione clinica per verificare se un trattamento locale della mucosa nasale con lattoferrina in formulazione spray intra-nasale, o la sua assunzione per via orale, possano contrastare l’infezione e l’infiammazione da coronavirus». La lattoferrina agisce infatti come una barriera naturale delle mucose respiratorie e intestinali, combatte i disturbi del ferro correlati alla colonizzazione virale, modula la risposta immunitaria, riduce l’attività proinfiammatoria delle citochine rilasciate dall’infiammazione virale, senza alcun rischio di possibili eventi avversi. Inoltre, l’inclusione della lattoferrina nelle strutture di conservazione, come i liposomi, riduce la denaturazione gastrica e intestinale mantenendo la sua integrità e quindi la sua funzionalità biologica. «La lattoferrina – ipotizzano gli esperti romani – potrebbe essere utilizzata in pazienti asintomatici o lievemente sintomatici per prevenire il peggioramento della Sars-CoV2. Il dosaggio ideale di lattoferrina dovrebbe essere diversificato in base alla gravità dei sintomi. I pazienti Covid-19 asintomatici potrebbero usarne 300 mg, somministrati per via orale, mentre il dosaggio potrebbe essere più che raddop-
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Date le sue numerose
proprietà di contrasto alle infiammazioni
microbiche e virali, si è pensato che la lattoferrina possa avere anche un ruolo preventivo dell’infezione da Covid-19
> Lattoferrina umana ricombinante
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piato, arrivando al massimo a un grammo, per i pazienti lievemente sintomatici. Suggeriamo di mantenere il trattamento almeno fino a quando il tampone Covid-19 diventa negativo».
Bibliografia 1. Hao L, Shan Q, Wei J, Ma F, Sun P. Lactoferrin: Major Physiological Functions and Applications. Curr Protein Pept Sci. 2019;20(2):139144. 2. Campione E, Cosio T, Rosa L, Lanna C, Di Girolamo S, Gaziano R, Valenti P, Bianchi L. Lactoferrin as Protective Natural Barrier of Respiratory and Intestinal Mucosa against Coronavirus Infection and Inflammation. Int J Mol Sci. 2020 Jul 11;21(14):4903. 3. Velliyagounder K, Bahdila D, Pawar S, Fine DH. Role of lactoferrin and lactoferrin-derived peptides in oral and maxillofacial diseases. Oral Dis. 2019 Apr;25(3):652-669.
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Contro i disturbi del cavo orale Se la sua efficacia contro il Covid-19 è un tema da approfondire e verificare, è già una realtà l’utilizzo della lattoferrina per il trattamento di diversi disturbi, in particolare quelli a carico del cavo orale. Come è chiaramente spiegato in un articolo pubblicato su Oral Diseases (3) a cura di ricercatori della Rutgers School of Dental Medicine di Newark, nel New Jersey, la cavità orale è un ambiente ricco di diversi gruppi tassonomici, che formano quello che viene ritenuto il microbiota più diversificato e stabile del corpo umano. Lo squilibrio microbico può provocare infezioni locali come carie dentale, infezioni endodontiche e malattie parodontali, oltre a infezioni sistemiche, comprese quelle maxillo-facciali: esiti avversi della gravidanza, malattie cardiovascolari e diabete mellito sono tutti collegati al microbiota orale. I batteri sono i più abbondanti
microrganismi nella cavità orale e sono altamente organizzati in comunità strutturate in biofilm. Inoltre, funghi e virus agiscono, come i batteriofagi, in piccoli gruppi, ma svolgono un ruolo significativo all’interno di questo ecosistema. Il sistema immunitario orale ha sviluppato difese locali contro l’invasione di agenti patogeni e rischi ambientali: tra queste figura la lattoferrina. La natura complessa della cavità orale pone sfide terapeutiche significative e si è pensato anche di ricorrere a questo potente antimicrobico come medicinale. Come si diceva, anche se le ricerche sulla lattoferrina proseguono su più fronti, sono già presenti in farmacia prodotti che ne sfruttano le potenzialità: dentifrici gel, collutori, compresse orosolubili. In tutti i casi, la lattoferrina che vi è contenuta, elimina i batteri “cattivi” con una doppia azione: diretta, aggrappandosi a loro ed uccidendoli, e indiretta, togliendo loro il ferro, necessario per la sopravvivenza e riproduzione. Favorisce il mantenimento del microbiota orale e conserva il buon funzionamento del sistema immunitario, integrando naturalmente le sue funzioni di base e specifiche. Questa proteina conserva invece i batteri che favoriscono il buon funzionamento dei microbioti orali, in quanto questi ultimi hanno meno bisogno di ferro per la loro sopravvivenza; inoltre, la lattoferrina funziona su di loro come un nutriente. Rafforza infine i sistemi di protezione, funzionamento e omeostasi delle mucose orali, barriere naturali delle difese primarie dell’organismo. L’uso combinato dei diversi prodotti di igiene orale aiuta a mantenere sano il cavo orale e a prevenire la moltiplicazione dei batteri patogeni, la formazione di placca e tartaro, lo sviluppo dei batteri responsabili dell’alitosi, l’adesione di batteri alle gengive, la formazione di macchie sullo smalto dentale, senza provocarne una pigmentazione anomala.
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INTERVISTA A ORLANDO UCCELLINI
NE PARLIAMO CON
Sindrome da DEPRESSIONE stagionale: come si affronta?
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i sono persone che attraversano dei periodi in cui avvertono una tristezza e una stanchezza inspiegabili: questi cambiamenti, però, non sono continui, bensì iniziano in autunno e terminano in primavera. Può sembrare strano, ma il cambio di stagione e il minor numero di ore di luce diurna possono influire sul tono dell’umore provocando un disturbo che viene definito in più modi, cioè “sindrome da depressione autunnale”, identificata anche con l’acronimo SAD (Seasonal Affective Disorder), “winter blues” o “disturbo affettivo stagionale”. Tutti questi nomi definiscono un preciso problema che si manifesta, tra l’altro, con insonnia, sonnolenza, inappetenza, fame eccessiva, soprattutto di carboidrati, difficoltà di concentrazione, perdita di energia, cattivo umore, fino ad arrivare anche a pensieri suicidari. Gli psichiatri hanno osservato che colpisce più frequentemente le donne e coloro che presentano già un equilibrio precario dell’umore oppure chi manifesta stati d’ansia latenti. Abbiamo voluto approfondire l’argomento con il dottor Orlando Uccellini, neuropsichiatra, psicoanalista IPA e psicoterapeuta EMDR. «La stagione autunnale-invernale provoca dei cambiamenti che producono effetti a livello fisico, oltre che psichico. La sindrome da depressione stagionale è stata definita, per la prima volta, dallo psichiatra sudafricano Norman E. Rosenthal nel 1984 come un disturbo depressivo maggiore ricorrente con andamento stagionale – spiega il dottor Uccellini –. Un tempo ci si limitava a parlare di malesseri passeggeri che venivano minimizzati, mentre oggi si stima
Arriva quando diminuiscono le ore di luce e si manifesta con un particolare disturbo dell’umore. Ecco cosa accade dentro di noi e quali sono le azioni da compiere
che una buona parte della popolazione sia affetta da questa forma di depressione stagionale. Nella maggior parte dei casi, i sintomi si manifestano nel tardo autunno o all’inizio dell’inverno e scompaiono in primavera ed estate. Solo in rari casi può avvenire anche il contrario, ossia il manifestarsi della depressione durante i mesi estivi». Dottor Uccellini, chi va incontro maggiormente al winter blues? Il SAD è più comune nelle persone con disturbo depressivo maggiore o disturbo bipolare. Inoltre, le persone con SAD tendono manifestare altri disturbi come, per esempio, quello da deficit di attenzione o da iperattività, i disturbi alimentari, quelli d’ansia o gli attacchi di panico. Il SAD, a volte, colpisce
Intervista di Marcella Valverde
Orlando Uccellini Neuropsichiatra e psicoterapeuta dicembre 2020
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intere famiglie ed è più comune nelle persone che hanno parenti con malattie mentali come, per esempio, la schizofrenia. Quindi esiste una predisposizione? Sì, è stato osservato che vi sono delle predisposizioni genetiche legate alla produzione di serotonina, ma, in ultima analisi, ritengo che conti sempre la storia personale e la psiche. Gran parte della nostra attività mentale è inconscia: la stagione autunnale e invernale ci ricorda il ciclo della vita ed è quella che, simbolicamente, è legata alla perdita dei nostri cari e alla caducità della vita. La nostra società tende a scotomizzare, a “rimuovere” il problema della morte e della perdita, ma vi sono particolari fattori, come le stagioni e, soprattutto ora, la pandemia da SARS-CoV-2, che ci rammentano non solo la nostra essenza effimera, ma anche quello
I SINTOMI PIÙ COMUNI Il SAD non è considerato un disturbo a sé, ma è un tipo di depressione ricorrente legato alla stagionalità. Si riconoscono dei sintomi che durano da 4 a 5 mesi all’anno e che includono, oltre a quelli associati alla depressione maggiore, anche altri più specifici. Attenzione: non tutte le persone affette da SAD manifestano tutti i sintomi elencati di seguito. Sono solo indicativi perché la diagnosi precisa spetta, come sempre, allo specialista. I sintomi della depressione maggiore possono includere queste sensazioni: > Sentirsi depresso per la maggior parte della giornata, quasi tutti i giorni > Perdere interesse per le attività che una volta piacevano > Rendersi conto di un cambiamentio nell’appetito o nel peso > Problemi con il sonno
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> Sensazione di lentezza o, anche, di agitazione > Avere poca energia > Sentirsi senza speranza o inutile > Avere difficoltà a concentrarsi > Avere frequenti pensieri di morte o suicidari Per il SAD invernale, i sintomi specifici aggiuntivi possono includere: > Dormire troppo (ipersonnia) > Fame eccessiva, in particolare con un forte desiderio di carboidrati > Aumento di peso > Ritiro sociale (sensazione di “ibernazione”) I sintomi specifici per il SAD di tipo estivo possono includere: > Disturbi del sonno (insonnia) > Scarso appetito che porta alla perdita di peso > Irrequietezza e agitazione > Ansia > Episodi di comportamento violento
che abbiamo perso in termini di affetti e di socializzazione. Inoltre, concorrono anche le ricorrenze legate ai nostri legami profondi più cari e al senso di famiglia: per esempio, alcuni pazienti che hanno subito deprivazioni o insulti narcisistici nei loro legami fondamentali, li rivivono proprio quando la famiglia tradizionalmente si ritrova sia fuori che dentro di sé come, per esempio, a Natale. È quindi importante tenere conto che il nostro cervello è contemporaneamente una realtà chimica e neurologica legata anche ai cicli stagionali, come peraltro avviene in natura negli animali che vanno in letargo, e che, al tempo stesso, è anche una realtà psichica e umana molto profonda. E infatti, nella depressione maggiore è stato evidenziato con chiarezza che occorre anche la sussistenza dei fattori ambientali perché si manifesti. Perché ci si ammala nei mesi invernali? Rosenthal e gli altri autori hanno individuato, come variabili rilevanti, il numero di ore giornaliere di luce e la temperatura, tutte collegate tra loro. Alcuni studi correlano questa ciclicità ai livelli di serotonina, il neurotrasmettitore implicato nella patologia depressiva. Particolari soggetti, infatti, nei periodi invernali con poche ore di luce subirebbero una fluttuazione di un trasportatore della serotonina che ne determinerebbe poi minori livelli, causando così il winter blues. Altri ricercatori (Lewy, Lefler, Emens & Bauer, 2006) hanno ipotizzato che i soggetti affetti da disturbo affettivo stagionale possano avere difficoltà anche con la sovrapproduzione di melatonina. La ghiandola pineale, che produce melatonina “rimuovendo” al tempo stesso la serotonina, aumenta a dismisura con il diminuire della luce: quando, in inverno, le giornate sono più buie, la produzione di melatonina aumenta e, come risposta, i soggetti con disturbo affettivo stagionale si sentono assonnati e letargici. Inoltre, queste persone mostrerebbero anche un andamento anomalo dei ritmi circa-
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INTERVISTA A ORLANDO UCCELLINI
diani causato proprio dalla disregolazione di tali neurotrasmettitori. Una conferma arriva anche dal fatto che siano più colpiti coloro che risiedono nelle regioni più a Nord, dove le ore di buio non maggiori, rispetto a chi vive ai Tropici. E, forse, non è un caso che in questo periodo dell’anno, anche alle nostre latitudini, nelle farmacie si registri un sensibile aumento dell’acquisto di integratori e psicofarmaci per migliorare il tono dell’umore. Come viene diagnosticato il SAD? Chi avverte un cambiamento dell’umore e un malessere che si manifesta con variazioni nel ritmo circadiano o con i sintomi caratteristici della patologia dovrebbe rivolgersi al proprio medico di fiducia, allo specialista o, anche, al farmacista che dovrà poi consigliare un approfondimento medico. Esistono anche dei questionari specifici utilizzati dallo psichiatra per determinare se i sintomi siano riconducibili al winter blues. Per una prima diagnosi, comunque, in genere si tengono presenti i seguenti criteri: > i sintomi devono essere riconducibili a quelli della depressione maggiore o a quelli specifici per il SAD (vedi box); > gli episodi depressivi devono verificarsi durante stagioni specifiche, ossia nei mesi invernali o, anche se più raramente, in quelli estivi per almeno 2 anni consecutivi. Va precisato che non tutte le persone con SAD manifestano i sintomi classici ogni anno; > gli episodi invernali devono essere più frequenti rispetto ad altri eventi depressivi manifestati durante il resto dell’anno. In base alla sua esperienza, quali sono le cure più efficaci? Oltre a un indispensabile trattamento psicoterapeutico e farmacologico per i disturbi dell’umore, in questo particolare caso la Light Therapy (LT), o fototerapia, è considerata il trattamento “gold standard” per la cura del disturbo affettivo stagionale (Rohan, Lindsey, Roecklein & Lacy, 2004).
Prevede l’esposizione quotidiana, durante i mesi in cui è presente la sintomatologia depressiva, a una fonte luminosa artificiale che dia un illuminamento pari a 10.000 lux, prodotto con apposite lampade dotate di filtri per i raggi ultravioletti. Si tratta di un’intensità di luce circa 20 volte superiore all’intensità media della luce in una stanza (Horowitz, 2008). Infatti, già nel 1984 Rosenthal e collaboratori avevano ipotizzato che estendere il fotoperiodo attraverso l’utilizzo della luce artificiale bianca avesse un valido effetto antidepressivo nel disturbo affettivo stagionale. Uno studio di Terman e collaboratori, inoltre, ha concluso che il 53,3% dei soggetti affetti da SAD (e, di questi, il 43% con un disturbo moderato-grave) ha manifestato un miglioramento clinicamente significativo con il trattamento di Light Therapy (Terman et al., 1989). Gli effetti collaterali includono, però, affaticamento oculare, maggior rischio di degenerazione maculare legata all’invecchiamento, mal di testa, irritabilità e disturbi del sonno (Melrose, 2015). La Light Therapy non dovrebbe essere utilizzata in combinazione con medicinali fotosensibilizzanti come litio, melatonina, antipsicotici fenotiazinici e alcuni antibiotici. Possono anche verificarsi episodi ipomaniacali o con ideazione suicidaria, specie nei primi giorni di trattamento (Terman & Terman, 2005). Va segnalato, invece, che gli antidepressivi di seconda generazione, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRIs), in particolare la fluoxetina, si sono rivelati efficaci nel trattamento del SAD (Morgan et al., 2015). Melrose suggerisce anche un trattamento con antidepressivi, fototerapia, vitamina D e intervento psicoterapeutico insieme. Quando i sintomi non sono gravi, l’autore raccomanda l’adozione di programmi che aiutino i pazienti a migliorare la loro dieta limitando amidi e zuccheri, e con un incremento dell’attività fisica. Va anche regolato lo stress ed evitato il ritiro sociale a favore di un maggior tempo trascorso alla luce diurna e all’aria aperta (Melrose, 2015).
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l’esercizio fisico dia
risultati positivi nella depressione. Una camminata in mezzo al verde, una corsa durante la pausa pranzo o una seduta di home fitness due o tre volte alla settimana possono aiutare il cervello a produrre le preziose endorfine, importanti per la salute psico-fisica. Ora più che mai, però, a causa della situazione legata alla pandemia, si rende necessario anche un intervento di sostegno multidisciplinare che preveda, in aggiunta, la terapia farmacologica, un appropriato approccio
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È dimostrato che
psicoterapico e la Light Therapy
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DERMATITE ATOPICA e stress da pandemia
di Lucia Oggianu
La pandemia da Covid-19 sta avendo un forte impatto sulle persone che soffrono di dermatite atopica e anche la continuità terapeutica è stata messa a dura prova
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uando l’irritazione e il prurito sono incessanti al punto da toglierti il sonno di notte, indossare mascherina guanti non è semplice. Come anche lavare spesso le mani, o utilizzare soluzioni alcoliche, se hai desquamazione o lacerazioni, non è una banale precauzione. È difficile e doloroso. E queste sono solo alcune delle difficoltà affrontate dai pazienti affetti da dermatite atopica durante la pandemia Covid-19. Ma che impatto ha avuto davvero la pandemia e, soprattutto, il lockdown su di loro? Come sono state risolte le proble-
matiche legate alla continuità dei piani terapeutici e alla necessità di maggiore informazione sulle condizioni di rischio per questi pazienti? Se ne è parlato in occasione dell’evento “Dermatite atopica, tra rischio Covid e necessità di cure” tenuta dall’Osservatorio malattie rare (Omar) a Roma. «La loro condizione di rischio non è legata alla possibilità di esiti infausti in caso di contagio, o almeno non in misura più elevata rispetto a qualsiasi altra persona – ha spiegato Mario Picozza, presidente Associazione nazionale dermatite atopica (ANDeA) – piuttosto è dovuta a una maggiore esposizione al virus a causa delle condizioni in cui si trovano». Se indossare dispositivi di protezione aumenta l’irritazione già presente, non è facile neanche contare sulla propria pelle e il rischio di contagio non può che essere più alto. Ma non è solo questo. C’è l’aspetto della continuità terapeutica, la necessità di garantire rapido ed equo accesso ai farmaci e poi l’esigenza di dover informare malati e personale medico sulle reali condizioni di rischio. «Nelle prime fasi i dermatologi erano coinvolti nei reparti Covid e si svolgevano solo le visite urgenti – ha affermato Ketty Peris, presidente della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (Sidemast) – molti servizi sono rimasti chiusi ma è stata garantita la continuità terapeutica». Intanto i pazienti necessitavano di risposte ai molti dubbi. In particolare, su quelli legati alla terapia: quando la necessità di sospendere i far-
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maci? C’è la possibilità che con la terapia siano inferiori le difese immunitarie? Sono maggiori i rischi di contrarre il Covid? Nessuna sospensione della terapia, se non su indicazione del dermatologo, e nessuna correlazione tra terapia e inferiori difese immunitarie. Lo dice la Sidemast attraverso una serie di vademecum stilati sia per i medici sia per i pazienti. L’approccio terapeutico è stato adattato alle esigenze di Fase 1 e Fase 2. Nella prima, i pazienti sono stati contattati telefonicamente o per e-mail e la telemedicina ha permesso la gestione da remoto di pazienti cronici o stabili o pazienti anziani, in particolare per quello che riguarda l’insorgenza di effetti collaterali oppure la necessità di analisi ematochimiche. Per quanto riguarda la continuità e l’accesso alle cure, la proroga Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dei piani terapeutici e la home delivery dei farmaci biologici hanno garantito questo aspetto. Nella Fase 2, invece, si è dovuto lavorare per una nuova organizzazione e programmazione delle visite, rassicurare i pazienti sulla possibilità di recarsi a visita in ospedale e creare una rete nella continuità territoriale tra medici di medicina generale, dermatologo, allergologo e altre figure sanitarie. Convivere con la dermatite atopica ai tempi del Covid-19 Per un paziente con dermatite atopica, lavare spesso le mani può essere doloroso. In questo momento è opportuno quindi adottare una corretta prevenzione senza però aumentare il dolore dovuto all’irritazione o alle lacerazioni. «Per un paziente con dermatite atopica – spiega Ketty Peris – lavare spesso la mani può determinare un peggioramento o l’insorgenza di nuove lesioni di dermatite. Ciò è dovuto al fatto che i pazienti con dermatite atopica presentano un’alterazione
della funzione barriera legata a un difettoso processo di produzione di lipidi e proteine strutturali della pelle. La detersione con agenti contenenti allergeni o sostanze irritanti (saponi o gel aggressivi) può peggiorare il difetto di barriera cutanea e facilitare così la penetrazione di allergeni, sostanze irritanti o altre molecole in grado di innescare il processo infiammatorio. Pertanto, per ridurre e prevenire la comparsa di dermatite a livello delle mani, che risulta essere invalidante soprattutto in presenza di fissurazioni, gonfiore, infiammazione associate a sintomi quali dolore, bruciore e prurito, la detersione può essere effettuata con detergenti delicati che preservano il pH fisiologico cutaneo e la barriera cutanea. Questi detergenti possono essere prodotti in varie formulazioni quali olio lavante (a risciacquo), gel, pane dermatologico (sapone solido), ecc. Inoltre, è molto utile idratare frequentemente la pelle dopo la detersione utilizzando emollienti». Per quanto riguarda la disinfezione delle maini con soluzioni alcoliche, operazione obbligatoria per accedere in alcuni luoghi, occorre mettere in atto alcuni accorgimenti. «L’uso di soluzioni alcoliche si rende necessario per evitare il contagio da coronavirus – precisa l’esperta –. Come sottolineato dal nostro Ministero della Salute, se non si ha la possibilità di lavare frequentemente le mani con acqua e sapone si possono utilizzare i disinfettanti a base alcolica per uso umano. L’utilizzo di soluzioni alcoliche non può essere evitato proprio perché possono indurre lo sviluppo di una dermatite irritativa. L’uso frequente
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Per ridurre e prevenire
la comparsa di dermatite a livello delle mani, che risulta essere invalidante soprattutto in presenza di fissurazioni, gonfiore, infiammazione associate a sintomi quali dolore, bruciore e prurito, la detersione può essere
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di creme idratanti può preservare la cute da questi agenti aggressivi. Lo stesso vale per l’uso della mascherina, che può causare irritazioni al volto. «Il contatto con materiali sintetici non traspiranti – ribadisce l’esperta – può essere causa, soprattutto per i pazienti atopici, di manifestazioni infiammatorie a livello del volto. La mascherina però è un device fondamentale per il contenimento della trasmissione del virus e quindi si possono trattare, sotto consiglio medico, le eventuali manifestazioni cutanee». La teledermatologia per la gestione dei pazienti atopici Nei mesi scorsi Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse, (Sidemast) ha lanciato “Atopia Visita Virtuale”, (https://atopia.paginemediche.it) la prima iniziativa di video-consulto dermatologico gratuito in Italia dedicata ai pazienti adulti affetti da dermatite atopica e da altre patologie correlate all’atopia. Si tratta di un servizio rivolto ai pazienti adulti che
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convivono quotidianamente con i sintomi di patologie dermatologiche, come la dermatite atopica, e nasce dall’esigenza di garantire loro, anche alla luce dei recenti cambiamenti necessari per far fronte all’emergenza Covid-19, continuità assistenziale e accesso al miglior percorso di gestione della propria condizione tramite un supporto specialistico a distanza. «Abbiamo sperimentato durante il lockdown l’uso della teledermatologia per la gestione dei pazienti atopici ed è risultata particolarmente utile – ha commentato Ketty Peris –. È stato infatti possibile gestire anche terapie sistemiche in corso di lockdown in quanto esami diagnostici o ematochimici potevano essere visionati via web e le prescrizioni potevano essere rinnovate senza la necessità di far accedere il paziente in ospedale. Inoltre, la possibilità di ridurre gli accessi ospedalieri anche solo per il ritiro dei farmaci presso farmacie ospedaliere, ha reso necessaria l’instaurazione di un sistema di home delivery del farmaco che ha permesso di mantenere la continuità terapeutica. Quest’ultimo servizio è favorevolmente accettato da prescrittori, farmacisti e pazienti perché azzera gli spostamenti e gli assembramenti, quasi inevitabili, in ospedale. È auspicabile che, alla luce del recente aumento di contagi nel nostro Paese, venga prolungata la possibilità di mantenere attivo questo servizio. Considerando inoltre i cambiamenti sociali e le abitudini quotidiane ormai modificate, il servizio di telemedicina può avere un ruolo sempre più importante nel facilitare e implementare il rapporto medico-paziente. Pertanto, il servizio di telemedicina andrebbe considerato come una vera e propria prestazione medica ambulatoriale o sanitaria in generale, affinché possa essere riconosciuta anche dal sistema sanitario nazionale».
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DIABETE: verità, complicanze e fake news di Lucia Oggianu
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gni sette minuti, una persona con diabete ha un attacco cardiaco. Ogni trenta, un ictus. Ogni novanta, subisce un’amputazione a causa di questa malattia. Ogni tre ore, entra in dialisi. Sono solo pochi numeri per descrivere il diabete, l’epidemia del XXI secolo, che colpisce più di 400 milioni di persone nel mondo. Ma cosa significa vivere con questa patologia? Quali sono le principali comorbilità e che impatto hanno sulla spesa pubblica? Non poco se si considera che proprio queste costituiscono il 90% dei costi desunti dai flussi amministrativi mentre alla gestione del problema metabolico è attribuibile solo il 10%. Complicanze e comorbilità «In Italia, i pazienti diabetici sono circa 3,4 milioni – spiega Paolo Guzzunato, direttore scientifico di Motore Sanità, intervenuto in occasione del seminario Progetto diabete – ma tenendo conto del sommerso, i numeri sono ben superiori». Dei casi diagnosticati, il 32% dei soggetti è in età lavorativa, tra i 20 e i 64 anni, seppure la prevalenza è fra i 50 e i 69 anni. Questo è un dato importante per comprendere l’impatto sociale della malattia. Tra le principali comorbilità, ci sono le malattie cardiovascolari: Il 60-80% delle morti per malattie cardiovascolari sono associate a diabete e il 15% delle persone con diabete soffre di coronaropatia. Da non sottovalutare poi l’incidenza di altre patologie come l’insufficienza renale, che colpisce il 38% delle persone con diabete e può por-
In occasione della Giornata Mondiale del Diabete gli esperti fanno il punto sull’impatto che il diabete ha sulle persone e sul Sistema sanitario nazionale e mirano a sensibilizzare la popolazione, promuovendo la prevenzione e la conoscenza della malattia
tare alla dialisi, ma anche la retinopatia, nella misura del 22%, e i problemi agli arti inferiori e piedi per il 3%. Sono i dati pubblicati negli annali Amd 2018, Istat 2017, Associazione ricerca e diabete e Italian diabets & obesity barometer. Le conseguenze peggiori si hanno nei casi in cui non vi è controllo del valore glicemico. «La prima cura del diabete – precisa Guzzunato – è avere la glicemia sotto controllo. In mancanza di questo, la riduzione dell’aspettativa di vita è di 7-8 anni».
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Ipoglicemia grave Un evento ricorrente in pazienti diabetici è l’episodio di ipoglicemia grave. Una persona con diabete su sei ne è colpita e spesso si fatica a identificarla come tale. Nella fase iniziale, possono presentarsi alcuni segni: mal di testa, tremori, sudorazione, fame, irritabilità. Questi possono progredire e portare sonnolenza, convulsioni, confusione o incoscienza. È inoltre possibile che questi si manifestino di notte con incubi, sudorazione profusa e confusione al risveglio, alimentando un circolo vizioso che lede l’autostima di chi ne soffre.
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in Italia la percentuale
di aderenza ai farmaci
antidiabetici è del 63%. Ciò comporta il raddoppio del numero di ricoveri ospedalieri e dei costi del trattamento per il Ssn
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I costi della malattia La Giornata mondiale del diabete, celebrata il 14 novembre, è stata altresì occasione per fare il punto sull’impatto economico del diabete sul Sistema Sanitario Nazionale (Ssn). E proprio il Ssn stima una spesa annua di circa 9 miliardi di euro, senza tenere conto delle spese indirette legate alle complicanze della malattia, causate il più delle volte dalla mancata aderenza alle terapie. Secondo il rapporto dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed), in Italia la percentuale di aderenza ai farmaci antidiabetici è del 63%. Ciò comporta il raddoppio del numero di ricoveri ospedalieri e dei costi del trattamento per il Ssn. Per la Società italiana di diabetologia, tale aumento è assimilabile a circa 6 giorni di assenza da lavoro e a un aumento del 30% della mortalità. Anche l’analisi European Association of Pharmaceutical Industries and Associations (Efpia) valuta un costo pari al 14% del totale della spesa sanitaria dei governi europei dovuto alle complicanze della malattia. Tradotto in euro, circa 125 miliardi all’anno. Per questa situazione, gli operatori e gli esperti del settore chiedono un rapido intervento nella riorganizzazione dei servizi,
che sia libero dalle complicazioni burocratiche. In che modo? Attraverso investimenti in risorse umane, modelli organizzativi, tecnologia e formazione attingendo ai fondi europei disponibili, come Recovery Fund, Mes e fondi progettuali specifici e a livello nazionale. E poi, tramite una nuova gestione della patologia che preveda: differenziazione dei percorsi di cura, creazione di un osservatorio permanente che funga da cabina di regia per un monitoraggio nazionale, linee di indirizzo nazionali per un percorso diagnostico terapeutico uniforme in tutta Italia, semplificazione del sistema assistenziale, eliminazione dei piani terapeutici sui farmaci cosiddetti innovativi che sono ormai prossimi alla genericazione, ricorso alla telemedicina su tutto il territorio. Diabete e fake news Da una ricerca effettuata tramite la piattaforma BlogMeter, condotta da Brand reporter lab, Associazione medici diabetologi e Sanofi nel 2018, emerge che su 100 dichiarazioni diventate virali in questo ambito, 60 sono false. La ricerca, condotta nei primi nove mesi del 2018, ha analizzato 133.000 post sul tema provenienti da YouTube, Facebook, Twitter, siti specifici e blog. Fonti non accreditate su cui vengono compiute ricerche su temi di alimentazione, cause della malattia, sintomi, stili di vita e dispositivi medici. «Le fake news tendono il loro agguato non solo sul versante della prevenzione – dice Guzzunato – ma anche su quello delle terapie, creando gravi pericoli per i pazienti». Cinque verità Sono cinque le verità sul diabete che il professor Angelo Avogaro, dipartimento malattie del metabolismo dell’Università degli studi di Padova, contrappone all’abbondanza di notizie false sull’argomento.
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PRINCIPALI FAKE NEWS SUL DIABETE 1 Il diabete di tipo 2 è una patologia che si può prevenire e curare con la sola alimentazione 2 Alcuni prodotti naturali, combinati tra loro, sono più efficaci dei farmaci nel combattere il diabete 3 La carbonara risolve le ipoglicemie 4 Con la dieta del gruppo sanguigno si può dire addio ai farmaci per il diabete 5 Cerotti anti diabete della medicina cinese possono sconfiggere la malattia 6 L’insulina fa diventare ciechi e crea dipendenza
La prima è che «Il diabete, se trascurato, è una malattia progressiva che porta gravi complicanze». È necessario dunque curarlo e tenerlo sotto controllo. La seconda, invece, riguarda l’approccio terapeutico. «Il trattamento del diabete di tipo 1 e di tipo 2 deve prevedere percorsi diagnostici multidisciplinari – spiega il professor Avogaro – e considerare il paziente al centro del cerchio terapeutico. Il servizio di diabetologia dunque deve essere il punto in cui convergono gli specialisti dedicati». Poi, ci sono le complicanze croniche. «Rispetto al passato sono cambiate – aggiunge l’esperto –: alcuni anni fa prevaleva la microangiopatia, oggi sono più ricorrenti le macroangiopatie. Questo significa che adesso la malattia si controlla meglio ma non è lo stesso per le dislipidemie, l’ipertensione e l’obesità». La quarta verità attiene la tecnologia, che ha fatto grandi progressi e rappresenta un valido aiuto per determinare la terapia più efficace. Un esempio è la sensoristica per rilevare i valori della glicemia in modo più preciso. «L’ultima verità – conclude Avogaro – riguarda la terapia con le cellule staminali, ancora lontana. Molta strada deve essere ancora fatta per quanto riguarda il diabete e la letteratura eterogenea a riguardo lo conferma».
Diabete e Covid-19 Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia. Ma il Covid-19 non ha provocato solo la morte di migliaia di persone, ha causato anche un rallentamento nelle cure delle malattie croniche tra cui il diabete. «Chi ha questa patologia deve fronteggiarla quotidianamente e la difficoltà degli ultimi mesi è stata di conciliare le urgenze delle disposizioni anti-Covid con la regolarità delle cure per le cronicità» ha dichiarato Stefano Nervo, presidente Diabete Italia. È dello stesso avviso Riccardo Schiaffini, dirigente medico I livello UOC Diabetologia Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ha ribadito l’importanza di mantenere alta la priorità delle cure per le malattie croniche in questo periodo di emergenza sanitaria: «Dobbiamo assicurare ai bambini e adolescenti con diabete un’adeguata continuità nelle cure e nell’assistenza e permettere che proseguano il percorso di crescita sociale e culturale». E proprio per questa doppia emergenza, lancia un appello Claudio Zanon, direttore sanitario di Motore Sanità, chiedendo ai direttori di ospedali, asl e regioni di tenere aperti i centri diabetologici in collaborazione con i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacie del territorio al fine di garantire l’assistenza necessaria a un controllo efficace della glicemia essendo tali pazienti più sensibili alle complicanze del Coronavirus.
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Antibiotico-resistenza non si è fermata: presente nel 30% dei deceduti per Covid L’antibiotico-resistenza è una problematica che non si è attenuata durante l’emergenza Covid. Lo ha sottolineato Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e della > Pierangelo Clerici Federazione delle società scientifiche italiane nel settore della medicina di laboratorio (FismeLab) durante un webinar organizzato da Motore Sanità. «Al momento molti dei decessi da Covid, circa il 30%, presentavano anche microrganismi multiresistenti. Pertanto si dovrà
indagare la concausa di aggravamento sino alla morte di questi pazienti per patogenesi legati ad eventuali infezioni sostenute da questi microrganismi multiresistenti. Non possiamo distinguere ogni singolo decesso da cosa è stato causato, ma sicuramente uno dei possibili fattori può essere anche l’insufficienza grave d’organo dovuta a molteplici fattori, tra i quali la presenza di microrganismi multiresistenti». Dati che meritano un’indagine naziona-
le al fine di individuare la reale incidenza di infezioni sostenute da microrganismi multiresistenti in pazienti affetti da Covid. «Queste percentuali di multiresistenze – ha proseguito l’esperto – si allineano con quelle riscontrate anche prima del Covid e sottolineano la gravità della situazione riguardante le infezioni correlate all’assistenza e le antibiotico-resistenze anche a livello internazionale». Per questo gli esperti riuniti nel webinar sottolineano l’importanza di dare un rapido accesso e valorizzare le nuove terapie antibiotiche che potrebbero fare la differenza. Andrea Peren
Vaccino anti Covid-19: Sifo chiede massima attenzione per evitare i furti Le prime dosi dei vaccini contro l’infezione da SARS-CoV2 dovrebbero arrivare già nei prossimi mesi e la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo) lancia un appello perché venga posta la massima attenzione alle problematiche connesse all’arrivo di ingenti quantitativi di vaccino, richiamando in particolare l’attenzione sul tema dei furti. «Come società scientifica siamo molto attenti al fenomeno – precisa Arturo Cavaliere, presidente Sifo – il valore economico, clinico e sociale dei vaccini è così alto, che potrebbe richiamare 34
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l’attenzione di soggetti della criminalità organizzata, gli stessi che già negli anni scorsi si sono fatti protagonisti di furti in tante farmacie ospedaliere del nostro Paese. Non possiamo rischiare oggi di rivivere quelle situazioni inserite in un contesto ben più drammatico e diffuso, e per questo abbiamo deciso di alzare il livello di attenzione di tutto il sistema per non farci trovare impreparati». Negli anni scorsi la Sifo per far fronte ai numerosi furti di farmaci e medical device aveva collaborato con i Nas e poi con Aifa. Con l’Agenzia del Farmaco aveva
avviato il progetto Padlock, che aveva messo a punto le Linee guida per fornire tutte le indicazioni necessarie per progettare e valutare il sistema di gestione per la garanzia della sicurezza del farmaco nella farmacia ospedaliera, consentendo agli agenti delle amministrazioni di controllare la corretta implementazione e gestione del sistema messo in opera. R.V.
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Farmaci equivalenti: in Italia sono ancora troppo poco utilizzati Gli esperti ribadiscono come l’aumento del ricorso ai farmaci equivalenti potrebbe portare a un notevole recupero di risorse economiche, ma in Italia si continuano a preferire i medicinali di marca Si presentano con lo stesso principio attivo, concentrazione, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni di un farmaco di marca non più coperto da brevetto (originator), sono dal punto di vista terapeutico equivalenti al prodotto di marca ma molto più economici: stiamo parlando dei farmaci equivalenti. Il loro utilizzo è fondamentale per mantenere sostenibile l’Ssn, consentendo da un lato di liberare risorse indispensabili a garantire una sempre maggiore disponibilità di farmaci innovativi, dall’altro, al cittadino di risparmiare nell’acquisto dei medicinali. Ma l’uso del farmaco equivalente in Italia è ancora basso rispetto ai medicinali di marca, dall’analisi dei consumi per area geografica, nei primi nove mesi 2019 si è visto come il consumo degli equivalenti di classe A sia risultato maggiore al Nord (37,3% unità e 29,1% valori), rispetto al Centro (27,9%; 22,5%) e al Sud Italia (22,4%; 18,1%). Un webinar organizzato da Motore Sanità ha provato a fare il punto sulla situazione in Italia e sul perché di queste differenze. «Le farmacie hanno da subito collaborato con le istituzioni per promuovere i farmaci equivalenti: ogni giorno in farmacia diamo informazioni sulla loro sicurezza ed efficacia ai pazienti, spiegando loro che gli equivalenti sono sicuri e affidabili – ha affermato il presidente di Federfarma Marco Cossolo –. L’impegno delle oltre 19.000 farmacie italiane nella diffusione di una cultura
del farmaco equivalente rientra nella loro vocazione di presidi territoriali di prossimità, facilmente accessibili anche nelle aree più interne del paese, in cui il cittadino può entrare con fiducia per ricevere un consiglio professionale e assistenza utile per seguire correttamente le terapie prescritte dal medico». «La prescrizione del farmaco equivalente viene premiata tutte le volte che le Aziende farmaceutiche si presentano al medico offrendo attività Ecm e servizi evoluti, sganciandosi dall’aspetto commerciale ed economico che al medico interessa pochissimo – ha detto Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) –. Il vantaggio del farmaco equivalente è soprattutto per il paziente e per il farmacista. I farmacisti devono rinunciare alla politica dello switch, perché i comportamenti dei medici sono una derivata degli atteggiamenti dei cittadini. Il vero problema tra il farmaco equivalente e il brand resta lo switch». «Come erogatore di assistenza di primo livello, il mmg è direttamente implicato
nella scelta appropriata e nell’utilizzo efficiente della maggior parte dei farmaci – ha spiegato Roberto Venesia, Segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) Piemonte e Coordinatore Area del Farmaco Fimmg –. Avendo la tutela complessiva della salute dei pazienti che a lui si affidano, al mmg è anche richiesto di gestire le terapie farmacologiche prescritte da specialisti ambulatoriali e ospedalieri, garantendo la continuità delle cure in un’ottica di condivisione responsabile di obiettivi e di strumenti. L’uso appropriato dei farmaci è anche una delle condizioni essenziali per contenere la spesa farmaceutica (pubblica e privata) entro i limiti della sostenibilità economica della società e del Ssn. Le molecole con brevetto scaduto sono farmaci di provata efficacia e sicurezza, spesso leader di mercato nella classe di appartenenza. Sarebbe auspicabile che, dato il consistente utilizzo di queste molecole negli anni della protezione brevettale, il loro impiego continui e si incrementi nel tempo, perché la vita di un farmaco deve proseguire fintanto che non sia superato in termini di efficacia e sicurezza». «Se ben governata – ha concluso l’esperto – la genericità di un farmaco determina benefici per il sistema sanitario liberando risorse per i costosi farmaci realmente innovativi». R.V.
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Consegna gratuita farmaci a domicilio: LloydsFarmacia rinnova il servizio LloydsFarmacia annuncia il rinnovo del servizio gratuito di consegna a domicilio di farmaci e parafarmaci a sostegno dell’intera cittadinanza da dicembre fino a marzo 2021. Sarà possibile prenotare farmaci e parafarmaci con l’App LloydsFarmacia o contattando la LloydsFarmacia preferita e riceverli comodamente a casa, a titolo completamente gratuito, per tutti. Sono ad oggi in totale 184 le LloydsFarmacia che offrono il servizio (www.lloydsfarmacia.it/ consegna-domiciliare). «Desideriamo rinnovare e confermare, giorno per giorno, la nostra vicinanza a tutta la cittadinanza, alle istituzioni e al
sistema-Paese – ha commentato Domenico Laporta, Amministratore Delegato LloydsFarmacia –. Stiamo fronteggiando tuttora mesi non facili. La forte richiesta di servizi come la consegna gratuita a domicilio è un’ulteriore testimonianza di quanto possano essere un aiuto concreto, per la cittadinanza, nelle difficili sfide della
quotidianità e un contributo alla sicurezza condivisa. L’esperienza dei mesi scorsi e i dati raccolti ce lo confermano. Il servizio si svolge in collaborazione con partner importanti che, come noi, hanno a cuore la salute delle persone e la prevenzione e che sin dalle prime ore di questa pandemia si sono impegnati con iniziative concrete e servizi a supporto dei cittadini. In un momento difficile come questo, l’intera filiera si conferma compatta e sta facendo ogni sforzo possibile per riuscire a garantire servizi che possano permettere a tutti di poter accedere alla salute, in sicurezza».
Teleconsulto in farmacia: il nuovo servizio Connessa di DottorFARMA Chiedere un consiglio alla propria farmacia di fiducia restando comodamente a casa ora è possibile grazie al nuovo servizio “Connessa di DottorFARMA” disponibile nelle farmacie aderenti alla piattaforma informatica offerta da Promofarma, la società di servizi di Federfarma. Per accedere al servizio il cittadino deve iscriversi sul sito www.teleconsulto.online, senza dover installare alcuna applicazione. La registrazione è gratuita. Le sessioni di consulenza online attivate con “Connessa di DottorFARMA” garantiscono riservatezza e affidabilità. Il servizio di teleconsulto si aggiunge a “Facile di DottorFARMA” che, dal mese 36
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di luglio, permette già in 1.300 farmacie di prenotare online il farmaco di cui si ha bisogno e ritirarlo in un momento successivo. Per fruire di questo servizio è necessario iscriversi gratuitamente sul sito www.dottorfarma.it o scaricare l’App, selezionando la propria farmacia di fiducia. La prenotazione online del farmaco è anche possibile attraverso il canale Telegram “DottorFARMA Facile Bot” o Whatsapp. «Grazie ai servizi Connessa e Facile di DottorFARMA la farmacia valorizza ulteriormente il proprio ruolo di presidio di prossimità, portando a casa dei cittadini la professionalità del farmacista – ha
commentato Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale –. In questa emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, offrendo la possibilità di avere una consulenza on line o poter ritirare in farmacia il farmaco già prenotato, le farmacie contribuiscono ad evitare spostamenti e a limitare le possibilità di contagio».
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ATTUALITÀ
Giornata europea degli antibiotici, i dati dell’Iss sull’antibiotico-resistenza Secondo i dati diffusi dall’Istitituo Superiore di Sanità, le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate e in certi casi in aumento L’antibiotico-resistenza è uno dei principali problemi di sanità pubblica con un forte impatto sia clinico che economico. Negli ultimi decenni ha assunto una rilevanza mondiale tale da indurre l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e l’Unione Europea (Ue) ad adottare strategie e azioni coordinate atte a contenere il fenomeno. L’Italia da anni è tra i Paesi in Europa con le più alte percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici utilizzate in ambito ospedaliero. In occasione dell’European Antibiotic Awareness Day (18 novembre 2020) promosso dall’ECDC in partnership con la World Antibiotic Awareness Week (18–24 novembre 2020) dell’Oms, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i nuovi dati della sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità Dai dati emerge che nel 2019 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate e talvolta in aumento rispetto agli anni precedenti. La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in Escherichia coli si conferma stabile (intorno al 30%), mentre un trend in calo negli ultimi cinque anni (2015-2019) si osserva per i fluorochinoloni (da 44,4% nel 2015 a 40,7% nel 2019).
Dopo aver osservato un calo nel 2018 rispetto al 2017, si è osservato un nuovo aumento nel 2019 nella percentuale di isolati di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi, che sono passati dal 26,8% nel 2018 al 28,5% nel 2019; tuttavia considerando solo i laboratori che hanno partecipato alla sorveglianza sia nel 2018 che nel 2019 si riscontra una riduzione dal 26,4% a 22,7%. La resistenza ai carbapenemi si è confermata molto bassa per E. coli (0,4%) ed è risultata in diminuzione nelle specie Pseudomonas aeruginosa (13,7%) e stabile in Acinetobacter (79,2%), rispettivamente. Tra i batteri Gram-negativi, nel 2019 il 36,2% degli isolati di K. pneumoniae sono risultati multi-resistenti (resistenti a cefalosporine di III generazione,
aminoglicosidi e fluorochinoloni), valore che si riduce a 11,7% per E. coli; per P. aeruginosa la percentuale di resistenza a tre o più antibiotici tra piperacillina-tazobactam, ceftazidime, carbapenemi, aminoglicosidi e fluorochinoloni è risultata pari a 13,1%, in diminuzione rispetto agli anni precedenti, mentre si è osservata una percentuale di multiresistenza (fluorochinoloni, aminoglicosidi e carbapenemi) particolarmente alta (77,3%) ed in ulteriore aumento per Acinetobacter. Per Staphylococcus aureus, la percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) è risultata in leggero aumento (35,6%) rispetto all’anno precedente (33,9%), ma stabile (intorno al 33%) se si considerano solo i laboratori che hanno partecipato alla sorveglianza sia nel 2018 che nel 2019, mentre incrementi significativi si sono riscontrati nella percentuale di isolati di Enterococcus faecium resistenti alla vancomicina, che nel 2019 è risultata pari a 21,3%. Per Streptococcus pneumoniae si è osservato un lieve aumento sia per la percentuale di isolati resistenti alla penicillina (11,9%) che per quelli resistenti all’eritromicina (22,4%). R.V.
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Denatalità in Italia: il 2019 ha segnato un nuovo record negativo Per il settimo anno consecutivo, il 2019 ha segnato un nuovo superamento, al ribasso, del record di minor numero di nati mai registrato. E i numeri potrebbero calare ancora a causa del Covid-19 Al 1° gennaio 2020, secondo i dati Istat, si stima che la popolazione italiana sia di circa 60 milioni, 116 mila in meno rispetto all’anno precedente. Le nascite risultano decisamente inferiori ai decessi: 435 mila contro 647 mila, segnando, purtroppo, un nuovo record negativo pari a -4,5% con una diminuzione di 20 mila unità rispetto all’anno precedente. “Inverno demografico”, come lo definiscono alcuni sociologi; la popolazione continua a invecchiare e fa sempre meno figli. Questo vuol dire che si sta ridisegnando l’idea di famiglia: tre quinti dei bambini non avranno fratelli, cugini e zii; solo genitori, nonni e bisnonni. Già oggi, per 100 bambini di età inferiore ai 15 anni ci sono 161 over 64 e tra vent’anni il rapporto sarà di 100 a 265, siamo il secondo paese più vecchio al mondo. Aumenta poi l’età media delle madri al parto, giungendo a 32 anni, mentre il numero di figli per donna rimane costante, pari a 1,29. Questi sono alcuni degli aspetti evidenziati nel Libro bianco “La salute della donna - La sfida della denatalità», realizzato da Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, grazie al supporto di Farmindustria. «Questa settima edizione del Libro Bianco realizzata grazie al rinnovato sostegno di Farmindustria e al contributo di molteplici autori, è dedicata alla denatalità, una delle più importanti e urgenti sfide che il nostro Paese deve affrontare, resa ancora più complessa dal Covid-19 – ha 38
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commentato Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda –. Il costante calo annuale delle nascite che si registra nel nostro Paese, causato dalla riduzione delle donne in età fertile, dal basso indice di fecondità e dal basso livello di occupazione femminile, avrà un impatto anche sul piano economico. A fronte di un invecchiamento progressivo della popolazione e di questo calo delle nascite, avremo una minore forza lavoro con sempre più anziani e meno giovani. Il Ddl Family Act è il primo intervento concreto a sostegno delle giovani coppie». «Purtroppo – ha affermato Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat – il 2019 ha messo in luce, per il settimo anno consecutivo, un nuovo superamento, al ribasso, del record di minor numero di nati mai registrato: si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. La natalità italiana, già bassa, potrebbe subire un calo ulteriore a causa
di Covid-19. Una recente simulazione ha infatti evidenziato un calo delle nascite nell’ordine superiore alle 10 mila unità. E lo scenario peggiora nettamente se si tiene conto anche dei verosimili effetti negativi socio-economici della pandemia, assumendo la crescita della disoccupazione come ‘effetto collaterale’ del clima di disagio e di insicurezza materiale». L’effetto più negativo del calo delle nascite sulla società italiana non è tanto la diminuzione della popolazione complessiva quanto il suo progressivo invecchiamento, producendo una quota insufficiente di nuovi lavoratori. Senza tralasciare il fatto che sono circa 10 milioni le donne costrette a rinunciare al lavoro o che perdono il lavoro a causa di problematiche di conciliazione famiglia-lavoro. Non a caso l’Italia figura tra gli ultimi Paesi europei per numero di donne occupate. Nell’ambito delle pari opportunità le imprese del farmaco rappresentano una best practice. Il 42% dei lavoratori è rappresentato da donne, una netta maggioranza rispetto al 29% negli altri settori dell’industria, e spesso rivestono ruoli importanti: sono il 40% dei dirigenti e quadri, mentre negli altri settori non superano il 17%. Nell’area della ricerca, poi, sono la maggioranza, con il 52% degli addetti. Inoltre, le aziende del settore farmaceutico hanno introdotto diverse pratiche di welfare, con particolare attenzione alla conciliazione vita-lavoro e al benessere dei dipendenti e dei loro familiari.
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RAPIDO SOLLIEVO DALLE AFTE ORALI CON CURASEPT AFTERAPID
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e afte orali sono una delle patologie più frequenti del cavo orale, in genere associate a sensazione di disagio e dolore, con conseguenti limitazioni all’alimentazione, alle relazioni sociali, alla deglutizione e notevole aumento della salivazione. Curasept AFTERAPID rappresenta una linea di prodotti innovativa che vede la presenza di esclusivi componenti, fra i quali acido ialuronico non idrolizzato e non salificato a tre pesi molecolari, e frazioni di Dna/Rna di origine vegetale, oltre ad altri componenti antinfiammatori, antiedema e rigeneranti come tea tree oil, allantoina, ruscogenina, olio di manuka e acido glicirretico.
L’azione sinergica dei componenti di Curasept Afterapid permette di agire direttamente sulle lesioni, a livello degli strati più coinvolti dal processo degenerativo, stimolando la proliferazione cellulare e la rigenerazione della ferita, riducendo così i tempi di guarigione. Grazie all’azione dei polinucleotidi, Curasept Afterapid risulta infatti in grado di preservare la vitalità cellulare, facilitandone la proliferazione di vasi e tessuti, mentre l’acido ialuronico crea il microambiente ideale per la neoformazione di connettivo ed epitelio, proteggendo contemporaneamente la lesione da eventuali infezioni. I tempi di guarigione possono essere così accelerati e la sintomatologia dolorosa si
riduce già dal primo utilizzo. La linea Curasept Afterapid è composta da tre prodotti: collutorio, gel protettivo e spray. Curasept Tel. 02.9622799 www.curaseptspa.it
LATTOFERRINA FORHANS: LA PRIMA DIFESA NATURALE CHE AGISCE GIÀ NEL CAVO ORALE
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a lattoferrina è oggi di grande attualità per via dell’ampia eco che ha avuto lo studio delle Università di Roma Tor Vergata e La Sapienza, dopo la pubblicazione dei primi favorevoli risultati relativi a pazienti affetti da Covid-19, asintomatici e paucisintomatici, trattati con questa proteina naturale. Forhans ha sviluppato una linea di prodotti a base di lattoferrina in grado di agire già direttamente nel cavo orale, il
vero punto critico nell’attuale contingenza legata al Covid-19. È il primo sistema efficace a rafforzare l’immunità naturale, non anticorpale, creando una barriera protettiva contro batteri, infezioni e altre tipologie di virus, incluso il Coronavirus. L’efficacia è data dal fatto che i prodotti della linea Lattoferrina Forhans, al momento dell’uso, si sciolgono direttamente in bocca, permanendo nel cavo orale. In questo modo la lattoferrina può legarsi
alla glicoproteina Spike del Coronavirus, impedendo l’entrata del virus nelle cellule attraverso la “porta” rappresentata dai recettori ACE2, di cui è ricchissima la mucosa orale e non solo quella polmonare, aumentando la protezione di tutte le mucose e la lingua dall’entrata di SARSCoV-2 nelle cellule dell’ospite e contribuendo alla prevenzione del contagio. La linea si compone di tre prodotti: le compresse orosolubili Gengi-For, il Dentifricio Gel Scudo Naturale e il Collutorio granulare Dosa&Usa. Uragme Tel. 06.87201556 info@uragme.it www.forhanslattoferrina.it
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POLIDENT EFFETTO CUSCINETTO: NUOVA RISPOSTA AI BISOGNI DEI PORTATORI DI PROTESI
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SK Consumer Healthcare presenta Polident Effetto Cuscinetto, il nuovo adesivo per protesi progettato per donare comfort alle gengive e protezione da pressione, sfregamento e irritazione causati dalla protesi. In Italia sono circa 9,4 milioni i portatori di protesi. Il passaggio alla protesi dentale può avere un forte impatto sulla vita dei pazienti (1). La pressione della protesi sulle gengive, soprattutto durante la masticazione, può causare irritazione e dolore. Per venire incontro a chi avverte queste problematiche, GSK Consumer Healthcare ha ideato il nuovo Polident Effetto Cuscinetto basato sulla tecnologia Adaptagrip, una nuova formula idro-attiva che crea uno strato protettivo in gel, dalla textu-
re liscia e non granulosa, che aiuta a difendere la gengiva dalle sollecitazioni dovute alla protesi. In particolare, l’ammortizzazione della pressione tra protesi dentale e mucosa durante la masticazione rappresenta un fattore chiave nel comfort del paziente, e l’utilizzo di Polident Effetto Cuscinetto agisce per favorirla (2). Polident Effetto Cuscinetto è inoltre dotato di un beccuccio sottile per
un’applicazione più efficiente e controllata. 1. Krakjevic S et al. Acta Stomatol Croat 2001; 35: 281-285. 2. Schwaan S et al. J Dent Res 2018; 97 (Spec Iss B): 3537.
GSK Consumer Healthcare Tel. 800.931556 it.servizio-consumatori@gsk.com www.polident.com
DERMOXYL, DETERGENTE DELICATO CON ANTIBATTERICO
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ermoxyl è un detergente delicato a base di urea perossido al 3%, formulato per l’uso quotidiano. Il pH acido di Dermoxyl aiuta a preservare il naturale equilibrio del film idrolipidico, contribuendo alla protezione della cute. Grazie all’azione antibatterica dell’urea perossido, Dermoxyl è particolarmente indicato in tutte quelle situazioni dove è importante un’azione antimicrobica, come ad esempio luoghi pubblici, palestre e comunità. L’urea è naturalmente presente nella 40
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barriera protettiva della cute e aiuta a mantenerne la corretta idratazione; per questo l’utilizzo di Dermoxyl è indicato anche in presenza di secchezza cutanea. Si consiglia l’applicazione sulla cute bagnata, massaggiando fino a ottenere una leggera schiuma, evitando il contatto del prodotto con gli occhi, e risciacquandolo con cura. Alliance Pharma srl Tel. 02.304601 info.italia@allianceph.com
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DA NUTRICIA, LA NUOVA LINEA DI INTEGRATORI FORTIFIT
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ai laboratori Nutricia arrivano tre formule specifiche a base di sieroproteine per supportare le diverse funzionalità motorie a partire dai 60 anni: FortiFit Muscoli e articolazioni, FortiFit Muscoli e ossa e FortiFit Muscoli ed Energia. La perdita di mobilità è uno dei principali disturbi legati all’invecchiamento: secondo alcune ricerche di mercato, circa il 48% degli intervistati dichiara di temere di andare incontro a limitazioni motorie e il 41% teme di perdere autonomia; inoltre, l’82% della popolazione over 65 dichiara di aver avuto un problema di mobilità negli ultimi 12 mesi. I nuovi integratori FortiFit sono stati appositamente formulati per rispondere
alle diverse esigenze di “senior” dai 60 anni in su, dal mantenimento di uno stato di benessere nelle persone in salute al trattamento dietetico di forme patologiche, tra cui la sarcopenia. La perdita di massa muscolare può avere un impatto nella quotidianità perché determina una maggiore stanchezza fisica e una minore agilità, con un conseguente aumento del rischio di cadute accidentali e di fratture. Gli integratori Fortifit rappresentano, così, una vera e propria novità sul mercato perché contengono 16 g di sieroproteine in combinazione con vitamine e minerali che apportano benefici specifici. È dimostrato, infatti, che le sieroproteine sono più efficaci rispetto ad altre fonti proteiche per
il loro rapido assorbimento: grazie all’immediata disponibilità nella sintesi proteica e al loro alto contenuto di amminoacidi essenziali e ramificati, tra cui la leucina, favoriscono la ricostruzione del muscolo. Nutricia Italia Spa Tel. 800.822096 specialisti@nutricia.com www.FortiFit.it
FIT THERAPY PATCH: L’ENERGIA DEL CORPO PER RIDURRE I DOLORI MUSCOLO-SCHELETRICI
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i chiama FIT Therapy ed è la tecnologia innovativa ad azione biofisica proposta dall’azienda vicentina D.Fenstec per alleviare situazioni di malessere a livello muscolare e scheletrico. Il nostro corpo emette raggi bioenergetici che normalmente vengono dispersi sotto forma di calore, ma è anche suscettibile di essere penetrato dalle stesse onde. La tecnologia FIT Therapy riesce a riflettere i raggi infrarossi emessi dal corpo umano agendo da “specchio”, rispedendo le onde in profondità. L’assorbimento da parte dei tessuti provoca un aumento del microcircolo, accelerando i processi riparativi e alleviando così il dolore.
FIT Therapy consente di alleviare mal di schiena, cervicale, dolori al nervo sciatico e vari malesseri all’apparato muscolare e scheletrico. Ma non solo: dona sollievo ai dolori da ciclo mestruale e migliora la stabilità posturale. Il tutto senza rilasciare farmaci e senza indurre shock termici. Il particolare cerotto FIT Therapy Patch, applicato sulla zona interessata, è in grado di ridurre i dolori muscoloscheletrici, generando un effetto antalgico della durata di cinque giorni. I cerotti sono inoltre indicati per alleviare il malessere correlato ad accumuli di acido lattico e nei processi di recupero funzionale sui tessuti muscolari interessati da situazioni di contrattura e deficit
di forza da sindromi da over-stress. Sgaravato Tel. 045.8205050 marketing@sgaravato.it www.sgaravato.it
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SOLLIEVO DAL MAL DI GOLA CON NEOBOROCILLINA INFIAMMAZIONE E DOLORE A BASE DI IBUPROFENE
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l mal di gola non è sempre uguale. Si tratta di una patologia piuttosto frequente, soprattutto nel periodo invernale, che può manifestarsi con diverse intensità: come un semplice fastidio dato dalla gola arrossata o, nelle sue forme più aggressive, con un dolore intenso anche durante la deglutizione, rendendo insopportabile ogni tentativo di mangiare o bere. Per offrire un approccio differente rispetto al passato e dare la possibilità al consumatore di affrontare il problema specifico alla radice, NeoBorocillina ha lanciato sul mercato NeoBorocillina Infiammazione e Dolore, il primo farmaco in bustine con indicazioni specifi-
che per la terapia del mal di gola, senza obbligo di ricetta medica, a base di ibuprofene 400 mg. NeoBorocillina Infiammazione e Dolore è indicato per la terapia del mal di gola (tra cui faringite, faringo-tonsillite e post tonsillectomia), ma anche per contrastare dolori di varia origine e natura (come mal di testa, mal di denti, nevralgie, dolori osteo-articolari e muscolari, dolori mestruali) e come coadiuvante nel trattamento sintomatico degli stati febbrili e influenzali. Il nuovo prodotto si presenta in bustine da sciogliere in acqua all’aroma di menta, che produce
una sensazione di immediata freschezza sulla gola. Alfasigma Tel. 051.6489511 info.it@alfasigma.com www.neoborocillina.it
XEROLACT PB E DERMAGERM CLX DI RILASTIL: MASSIMA PROTEZIONE PER LA PELLE IN INVERNO
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er prevenire e contrastare secchezza, irritazione e prurito che spesso creano discomfort durante i mesi freddi, Rilastil propone il nuovo Xerolact PB, un balsamo corpo relipidante che agisce rapidamente e con un effetto di lunga durata. La Skin Barrier Self Defence svolge un’azione protettiva e rigenerante, il Complesso antiprurito lenisce irritazioni e prurito, mentre il Complesso idratante relipidante dona idratazione, nutrimento e comfort alla pelle. Infine la Schizandra Chinensis ripristina l’elasticità cutanea. Passando alle mani, altra novità in casa Rilastil è la linea Derma42
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germ CLX. Per contrastare le infezioni è fondamentale una corretta igiene delle mani, ma un uso eccessivo di gel detergenti e idroalcolici provoca un impoverimento del mantello idrolipidico creando un danno alla barriera epidermica. La
Crema Mani Dermagerm CLX, oltre ad avere un’intensa funzione idratante per la presenza di burro di karite e glicerina, igienizza le mani grazie a clorexidina e complesso attivo vegetale. Le Salviettine Igienizzanti Dermagerm CLX a pH eudermico sono invece perfette per l’igiene fuori casa di mani, viso e corpo, ma anche per le superfici. Svolgono un’azione igienizzante (clorexidina 0,3) ma non seccano la pelle grazie a glicerolo, pantenolo ed estratto di calendula. Rilastil - Istituto Ganassini Tel. 02.5357041 www.rilastil.com
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