Professione Salute 2/2013

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aprile 2013

COUNSELING E FORMAZIONE ALLA PREVENZIONE

Area cardiovascolare

Alimentazione

Contraccezione orale

Dermatologia

Veterinaria

La sindrome metabolica necessita di un approccio dietetico e comportamentale

Il pesce nella dieta è importante ma attenzione al mercurio nei prodotti ittici

Secondo l’Osservatorio sulla donna (ONDa) occorre più informazione

Con l’arrivo dell’estate aumenta il consumo di deodoranti: come scegliere

Un’alimentazione sana e bilanciata talvolta va completata con gli integratori

Corso accreditato ECM Corretti stili di vita e prevenzione delle malattie cardiovascolari

La sindrome metabolica


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editoriale

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INTEGRAZIONE

IN SICUREZZA E SOLO QUANDO SERVE

Ci sono integratori e integratori. Oggi si parla molto dei cosiddetti integratori “energetici”, prodotti indirizzati soprattutto a chi pratica una disciplina sportiva per un periodo di tempo piuttosto prolungato: negli ultimi tempi abbiamo assistito però a un vero boom della vendita di questi prodotti anche al di fuori del mondo dello sport. Se è vero che in condizioni di forte stress può essere utile integrare la dieta con prodotti che diano “qualcosa in più”, va però tenuto presente che gli integratori energetici sono prodotti che si compongono per lo più delle stesse sostanze che assumiamo ogni giorno tramite gli alimenti: sotto forma di integratori possiamo assumere zuccheri, sali minerali, vitamine, acidi grassi, aminoacidi o proteine, o sostanze proenergetiche, quali creatina, carnitina e carnosina. La differenza principale tra gli integratori e le stesse sostanze assunte con l’alimentazione comune sta nei dosaggi: spesso quando assunte sotto forma di integratori sono “superdosi”, sulla cui innocuità a lungo termine esistono pareri discordanti. La tendenza del momento sono gli energy drinks, ovvero bevande caratterizzate da effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale, poiché i principali costituenti sono caffeina, taurina, glucoronolattone, vitamine e minerali. Il loro utilizzo ormai si è visto, è divenuto negli ultimi anni sempre più popolare tanto che, sulla base di alcuni dati di mercato, i ricavati delle vendite di tali prodotti si attestano ormai intorno ai 2 milioni di euro l'anno, con una maggiore prevalenza nel Nord.

L’assunzione di

integratori pur in presenza di un’alimentazione corretta e variata può essere consigliabile in certi

periodi della vita, a patto che vengano rispettate le

“Mascheramento dell’effetto depressivo dell’alcol, che porta il consumatore a sottovalutare il proprio stato di ebbrezza alcolica; rischio di disidratazione; alterazioni del ritmo cardiaco; alterazione della funzionalità renale: sono i potenziali rischi a cui si può andare incontro con gli energy drinks”. A spiegarlo è il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare. Per parte sua l’Adi, l’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, ha molto recentemente sottolineato la propria posizione negativa rispetto all’utilizzo di integratori e alla loro diffusione spesso superficiale e poco consapevole, specialmente alla luce dei dati pubblicati recentemente dall'Harvard School of Public Health di Boston. Nell’ambito di questa ricerca riguardo le bibite zuccherate è stato rilevato che queste contribuirebbero all'eccesso di peso e rientrerebbero tra le cause dell'aumento del rischio di sviluppare patologie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari.

dosi ed evitati strani mix.

L’abuso di integratori “energetici” comporta una serie di potenziali controindicazioni; la stessa Wada (Agenzia mondiale antidoping) si è espressa con preoccupazione sui possibili rischi legati ed una eventuale tossicità di questa tipologia di prodotti.

possono interferire

Che cosa consigliare? Per gli atleti, il miglior suggerimento è quello di avvalersi della consulenza di specialisti che evitano il pericoloso “fai da te”. Per il pubblico più in generale, saranno il farmacista o il dietologo o il nutrizionista a suggerire il comportamento più adatto, caso per caso, e la necessità o meno di un’integrazione controllata e, ovviamente, non “ludica” (niente energy drink pre-discoteca, insomma).

Paolo Pegoraro

I pericoli maggiori vengono da integratori che non contengono solo vitamine o minerali ma anche attivi che

con altri farmaci

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sommario 7

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ECM a distanza 2013 LA SINDROME METABOLICA PREVENZIONE E CURA CON APPROCCIO DIETETICO-COMPORTAMENTALE Roberta Zelaschi, Hellas Cena

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alimentazione MERCURIO E TOSSICITÀ CARDIOVASCOLARE: IL CONTROVERSO RUOLO DEL PESCE NELLA DIETA Gianluca Tognon

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contraccezione SI FA PRESTO A DIRE PILLOLA Renato Torlaschi

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dermatologia COME INDIRIZZARE ALLA SCELTA DEL DEODORANTE Giuseppe Ricci


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sommario 44

veterinaria MONDO PET E BENESSERE QUANDO UNA DIETA SANA DA SOLA NON BASTA Rachele Villa

rubriche 34

progetti e campagne VA IN ONDa IL MESE PER LA SALUTE DELLE OSSA

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speciale nutrizione IV FORUM MULTIDISCIPLINARE DI NUTRIZIONE

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appuntamento con... A VERONA IL III CONGRESSO NAZIONALE DI DERMATOLOGIA PLASTICA & HIGH TECH INTERVISTA A ANTONINO DI PIETRO presidente ISPLAD

55 Direttore responsabile Paolo Pegoraro

Redazione Rachele Villa r.villa@griffineditore.it

Board scientifico

Progetto grafico e impaginazione Fiorangela Aquilino

Hellas Cena (Direttore) Gabriele Bellomo Silvia Brazzo Mario Calzavara Mariano Casali Luca Marin Fulvio Marzatico Mara Oliveri Giuseppe Rovera Marco Rufolo

le aziende informano

Hanno collaborato Hellas Cena, Giuseppe Ricci, Gianluca Tognon, Renato Torlaschi, Roberta Zelaschi Direttore Commerciale Giuseppe Roccucci Vendite Stefania Bianchi (agente), 340 1246792 Sergio Hefti (agente), 345 0209206 Manuela Pavan (agente), 348 2441914 Ufficio abbonamenti Tel. 031.789085 - info@griffineditore.it

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Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse

Stampa Reggiani spa – Divisione Arti Grafiche Via Alighieri, 50 Brezzo di Bedero (VA) Abbonamento annuale Italia: euro 0,95 Singolo fascicolo: euro 0,19 Tiratura del presente numero: 15.000 copie Professione Salute periodico bimestrale Anno IV n. 2 - aprile 2013 Registrazione del Tribunale di Como con il n. 4 del 14/04/2010 Editore Griffin srl, piazza Castello 5/E 22060 Carimate (CO) Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.


Abbon.PS_2013_21-11-12:abb ECM PS 21/11/12 10:43 Pagina 1

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Un anno di aggiornamento scientifico e professionale accreditato ECM con il bimestrale

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Corretti stili di vita e prevenzione delle malattie cardiovascolari Il corso è costituito da 7 moduli didattici ed è valido 12* crediti ECM Corso erogato nei fascicoli di Professione Salute e disponibile anche online

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I corsi sono svolti nell’ambito del programma ECM del Ministero della Salute, con modalità FAD (Formazione a Distanza). I crediti acquisiti con gli eventi formativi sono validi su tutto il territorio nazionale. L’attestato di fine corso sarà reso disponibile a fine 2013. * Numero indicativo. I crediti stimati sono in relazione alla tipologia del corso e all’attività richiesta al discente ATTENZIONE: la procedura di iscrizione è aperta per tutto il 2013

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ECM

Corso ECM 2013 Modalità di Formazione a Distanza (FAD) RISERVATO AGLI ABBONATI PAGANTI*

Corretti stili di vita e prevenzione delle malattie cardiovascolari Responsabile scientifico Prof.ssa Hellas Cena Medico Chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Università degli Studi di Pavia Programma del Corso È riportato in letteratura ed è da tempo dimostrato che una più efficace prevenzione cardiovascolare è attuabile abbandonando il tradizionale approccio di trattamento isolato dei singoli fattori di rischio e “globale” e “multifattoriale”. Il presente corso sui Corretti Stili di Vita e Prevenzione delle Patologie Cardiovascolari è stato pensato e strutturato proprio nell’ottica di un approccio globale di trattamento integrato dei fattori di rischio. La struttura in più moduli consentirà di approfondire i fattori di rischio biologici nonché i corretti stili di vita. Struttura del Corso ❚❘ Introduzione – Prevenzione cardiovascolare. Mara Oliveri, Hellas Cena ❚❘ L'ipertensione arteriosa. Mario Calzavara, Mara Oliveri ❚❘ Le dislipidemie. Mario Calzavara, Silvia Brazzo ❚❘ La sindrome metabolica. Roberta Zelaschi, Hellas Cena ❚❘ L'infiammazione. Mariano Casali ❚❘ Fitness e salute cardiovascolare. Luca Marin, Matteo Vandoni ❚❘ Ruolo della nutrizione e dello stile di vita. Silvia Brazzo, Mara Oliveri Obiettivi del corso Il presente corso si prefigge di raggiungere i seguenti obiettivi: ❚❘ l’obiettivo specifico di alimentare in modo continuo le conoscenze delle figure professionali che lavorano in ambito sanitario; i contenuti forniti potranno essere “trasferiti” all’utente finale, con ripercussioni in termini di “aumento di competenze” della comunità in cui si è chiamati ad agire; ❚❘ l’obiettivo più generale di contribuire al mantenimento e rafforzamento del network comunicativo con le varie figure professionali in un percorso verso l’implementazione e lo sviluppo delle loro competenze individuali in ambito preventivo, che potrà avere importanti ripercussioni “a cascata” in termini di “guadagno di salute” di tutta la popolazione. Modalità di somministrazione del corso e accreditamento ECM In ogni numero di Professione Salute a partire dal n. 4/2012 e per tutto il 2013 (gennaio-dicembre) sarà pubblicato un modulo composto da un articolo e da un questionario di autovalutazione. A fine corso saranno disponibili online (www.fadmedica.it) tutti i moduli pubblicati sulla Rivista e sarà possibile, modulo per modulo, rispondere ai questionari di valutazione. L’erogazione dei crediti ECM, validi per l’anno 2013, avverrà al superamento di tutti i questionari. Tutti gli iscritti al corso riceveranno le informazioni necessarie per l’accesso online e la compilazione dei questionari.

*Per informazioni: tel. 031789085 - e-mail: abbonamenti@griffineditore.it


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ECM

LA SINDROME METABOLICA PREVENZIONE E CURA CON APPROCCIO DIETETICO-COMPORTAMENTALE Roberta Zelaschi Medico chirurgo, scuola di specializzazione in scienza dell’alimentazione, università degli studi di Milano

Hellas Cena Medico chirurgo, specialista in scienza dell’alimentazione, università degli studi di Pavia

egli ultimi decenni si è verificato un incremento dei cosiddetti fattori di “rischio cardio-metabolico”, rappresentati in sostanza da obesità e alterato controllo glicemico e legati alla scarsa attività fisica. Una grande attenzione è stata posta soprattutto allo studio dell’insulino-resistenza e dell’obesità viscerale, ritenute strettamente interdipendenti. Ad esse si associa un cluster di fattori di rischio quali la dislipidemia aterogena, l’ipertensione essenziale, l’incremento di alcuni marker come proteina C reattiva e citochine proinfiammatorie, la disfunzione endoteliale e un aumentato rischio trombotico. L’ipotesi che tali alterazioni metaboliche abbiano un’origine comune, che ruota attorno alla ridotta attività insulinica, ha portato alla nascita di varie definizioni, quali sindrome dell’insulinoresistenza, sindrome dismetabolica X e sin-

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drome di Reaven, con le quali si intende in sostanza la stessa entità nosologica oggi più universalmente conosciuta come sindrome metabolica (Sm)1. Le definizioni di Sm

Nel 1998 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) propone una prima definizione di Sm2 alla quale ne sono seguite altre che differiscono per il tipo e il numero di variabili considerate e per i livelli di cut-off utilizzati (tab. 1). La definizione più conosciuta e applicata nella pratica clinica è quella del National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel (ATP) III del 20013. Essa non considera alcun elemento diagnostico diretto o indiretto di insuli-

no-resistenza, ma contempla la presenza di tre variabili contemporaneamente presenti tra le seguen-


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Corretti stili di vita e prevenzione delle patologie cardiovascolari

ti: obesità addominale, ipertensione, ipetrigliceridemia, ridotta concentrazione di colesterolo HDL e glicemia >110 mg/dl (includendo anche il diabete). Nel 2005 è intervenuta l’International Diabetes Federation (IDF) con una propria definizione4, in cui l’obesità viscerale è l’elemento essenziale a cui si aggiungono altri due criteri tra quelli abituali (ipertrigliceridemia, ridotta concentrazione di colesterolo HDL, ipertensione e iperglicemia, compreso il diabete). Altro elemento specifico è l’individuazione di diversi livelli di circonferenza addominale in rapporto al gruppo etnico. Inoltre sono stati abbassati anche i cut-off per glicemia e pressione arteriosa. Circa un mese dopo la pubblicazione dei criteri IDF,

Tabella 1 CRITERI DIAGNOSTICI PER LA SINDROME METABOLICA Criteri

OMS

NCEP-ATP III

IDF

Iperglicemia/diabete IGT, IFG, HbA1c ≥ 6,5% o DMT2

> 110 mg/dl o DMT2

> 100 mg/dl o DMT2

Ipertensione

PA ≥ 140/90 mmHg

PA ≥ 130/85 mmHg

PA ≥ 130/85 mmHg o terapia

Obesità addominale

WHR > 0,9 M; WHR > 0,85 F e/o BMI > 30 kg/m2

WC ≥ 102 cm M WC ≥ 88 cm F

Europei: WC ≥ 94 cm M WC ≥ 80 cm F

Profilo lipidico

TG ≥ 150 mg/dl e/o HDL < 35 mg/dl M HDL < 39 mg/dl F

TG ≥ 150 mg/dl e/o HDL < 40 mg/dl M HDL < 50 mg/dl F

TG ≥ 150 mg/dl e/o HDL < 40 mg/dl M HDL < 50 mg/dl F

Altro

Microalbuminuria

ATP = Adult Treatment Panel; BMI = Indice di massa corporea; DMT2 = diabete mellito tipo 2; F = femmine; HDL = lipoproteine ad alta densità; IDF = International Diabets Federation; IFG = iperglicemia a digiuno; IGT = ridotta tolleranza al glucosio; HbA1c = emoglobina glicata; M = maschi; NCEP = National Cholesterol Education Program; OMS = Organizzazione Mondiale della Sanità; PA = pressione arteriosa; TG = trigliceridi; WC = circonferenza vita; WHR = rapporto vita/fianchi.

l’American Heart Association e il National Heart, Lung and Blood Institute hanno pubblicato uno statement sulla Sm, che ha allargato i criteri dell’ATP III, portando il livello diagnostico della glicemia da 110 a 100 mg/dl, e ha introdotto il concetto secondo il quale è sufficiente la presenza di terapia per correggere l’ipertensione, l’ipertrigliceridemia, la ridotta concentrazione di colesterolo HDL e l’iperglicemia, a prescindere dai valori attuali dei vari parametri5. Elementi di fisiopatologia della Sm

Alcune conoscenze fisiopatologiche, di seguito indicate, sono indispensabili per la gestione e la terapia dei soggetti affetti da Sm. Insulino-resistenza

La base fisiopatologica comune della Sm è rappresentata dall’insulino-resistenza (Ir), che

consiste in una ridotta azione dell’insulina sul controllo della glicemia dopo il pasto, associata a un’inadeguata soppressione della produzione epatica di glucosio durante il periodo di digiuno notturno6,7. Essa si associa in genere a iperinsulinemia. L’Ir non è prerogativa esclusiva dei pazienti diabetici, tant’è che si può riscontrare in altre condizioni, quali l’obesità (in particolar modo quella con distribuzione viscerale del tessuto adiposo), l’ipertensione arteriosa, l’iperuricemia, l’ipetrigliceridemia e le vasculopatie. Non sono tuttavia ancora del tutto note le cause e i meccanismi attraverso i quali si instaura l’Ir. Sono, però, abbastanza conosciuti gli effetti che l’Ir determina a livello cardiovascolare e metabolico, soprattutto, come è ovvio, nel paziente affetto da diabete mellito tipo 2 (Dmt2). In sintesi l’Ir provoca: ❚❘ una riduzione della secrezione insulinica. Nel Dmt2, infatti, le alterazioni della glicemia a digiuno sono dovute inizialmente alla resistenza dei tessuti periferici all’azione dell’ormone. Mentre il grado di Ir in un determinato soggetto non varia nel tempo, il deficit di secrezione si aggrava progressivamente e determina il peggioramento del

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quadro clinico che si osserva generalmente nella storia naturale della malattia8,9. Tale progressivo deterioramento è anche sostenuto dagli effetti dannosi provocati dall’iperglicemia a livello delle beta-cellule pancreatiche (glucotossicità). Le beta-cellule infatti, a causa dello stress ossidativo da eccesso di radicali liberi indotto dall’iperglicemia cronica, vanno incontro ad apoptosi, ma non vengono sostituite da altre cellule, poiché esse hanno una scarsissima capacità di replicazione e rigenerazione nell’organismo adulto; ❚❘ una “tipica” dislipidemia aterogena. L’adipocita del soggetto con Sm rilascia nel circolo sistemico acidi grassi liberi (Ffa) in eccesso,

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rifornendo il fegato di un eccesso di substrati energetici; ciò provoca: a. un aumento dei livelli di trigliceridiVLDL; b. una riduzione dei livelli di colesterolo-HDL; c. la presenza di particelle LDL più piccole e dense (più aterogene delle normali); ❚❘ un aumento della pressione arteriosa, attraverso vari meccanismi: un aumento del riassorbimento tubulare di sodio e di acqua, con conseguente aumento del volume circolante, l’attivazione del sistema nervoso simpatico, il danno endoteliale. Quest’ultimo si identifica con una ridotta biodisponibilità di monossido d’azoto (NO). Il NO è una delle tante sostanze vasoattive prodotte dall’endotelio in condizioni normali e che garantiscono l’omeostasi del sistema vascolare, assicurando da una parte un flusso ematico adeguato e un’ottimale distribuzione dei nutrienti e dall’altra esercitando un’azione preventiva nei confronti dei fenomeni trombotici. Quando questo meccanismo viene meno, risultano pertanto favorite condizioni come l’aterosclerosi e la trombosi.

addominale, ma considerevoli quantità di grasso possono anche essere osservate tra le fibre muscolari oppure all’interno delle fibre muscolari stesse, in particolare nei soggetti anziani. L’accumulo di adipociti in sede viscerale si associa a Ir sia epatica che periferica. Tale effetto sembra mediato dall’eccessiva produzione di glicerolo e Ffa. Recentemente, è stato ipotizzato che la relazione tra Ir e incremento del tessuto adiposo viscerale possa trovare fondamento anche in alcune funzioni endocrine e metaboliche proprie degli adipociti. Infatti è noto che diverse sostanze prodotte dal tessuto adiposo, indicate globalmente come “adipochine” (in particolare TNF-α, IL-6, leptina e adiponectina) rivestono un ruolo di rilievo nella modulazione del segnale insulinico. Uno stato infiammatorio “sub-clinico” è condizione di frequente riscontro nell’ambito della Sm. I marcatori di flogosi sono correlati agli eventi cardiovascolari e alla progressione del Dmt2, a conferma del legame fra infiammazione, alterazioni metaboliche e patologia cardiovascolare. Dislipidemia

Obesità viscerale e infiammazione

Le varie componenti della Sm sono associate fra loro solo raramente in soggetti non obesi, mentre lo sono abitualmente in soggetti obesi, soprattutto con distribuzione viscerale del tessuto adiposo. I depositi adiposi sono ubicati soprattutto a livello sottocutaneo e intra-

L’alterazione lipidica più spesso associata alla Sm è caratterizzata da elevati livelli di trigliceridi (> 150 mg/dL), bassi livelli di colesterolo HDL (M < 40 mg/dL e F < 50 mg/dL), colesterolo LDL borderline/alto (130-159 mg/dL) e da una certa quota di LDL piccole e dense. Sebbene nella Sm il colesterolo LDL rimanga sempre il principale fat-



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tore aterogeno, alcune proprietà delle LDL piccole e dense sono importanti nel determinare l’aumentato rischio cardio-vascolare dei soggetti affetti. Tali particelle infatti hanno un tempo di permanenza in circolo aumentato, poichè hanno una minore affinità con il loro recettore; sono facilmente riconosciute dai recettori dei macrofagi e attraverso questa via promuovono l’aterogenesi, contribuendo alla formazione di cellule schiumose; esercitano inoltre un’azione flogogena e citolesiva, che si traduce nella disfunzione endoteliale, primum movens dell’aterogenesi. Effetti della composizione della dieta sulle alterazioni metaboliche e sui fattori di rischio cardiovascolare che caratterizzano la Sm

La maggior parte dei soggetti affetti da Sm presenta un eccesso ponderale, per cui il primo obiettivo del trattamento dietetico deve essere quello di ridurre il peso corporeo; questa è infatti di per sé in grado di migliorare l’insulino-sensibilità e, quindi, di esercitare effetti benefici su tutte le alterazioni che caratterizzano la Sm. Non è necessario il raggiungimento del peso ideale per migliorare il profilo metabolico, nella maggior parte dei casi è sufficiente una riduzione del 5-10% del peso corporeo per indurre effetti clinici rilevanti10. Indipendentemente dal suo effetto sull’insulino-sensibilità, la composizione della dieta può

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influenzare tutti i fattori associati alla Sm. Poiché i carboidrati introdotti con la dieta rappresentano i precursori più importanti della glicemia plasmatica, è ovvio che all’aumentare dei carboidrati della dieta aumenterà la glicemia, in particolare nel periodo postprandiale. La glicemia rappresenta un importante stimolo per il rilascio di insulina, per cui una dieta ricca in carboidrati porterà anche ad aumentati livelli di insulina plasmatica. Il metabolismo glucidico è strettamente correlato a quello lipidico e alcune alterazioni del metabolismo glucidico indotte dalla dieta ricca in carboidrati possono anche incrementare i livelli plasmatici di trigliceridi e ridurre le concentrazioni plasmatiche di HDL colesterolo; questo è stato chiaramente evidenziato da una meta-analisi di tutti gli studi che hanno confrontato gli effetti della dieta ricca in carboidrati con quella ricca in acidi grassi monoinsaturi11. In breve, molti aspetti della Sm sono peggiorati dai carboidrati della dieta, e ciò è dovuto a una brusca elevazione della glicemia da essi indotta nel periodo postprandiale. L’ipotesi più accreditata è che quanto più questa modificazione è rapida, tanto maggiori saranno gli effetti negativi che, pertanto, potrebbero essere mitigati se si riuscisse a rallentare la digestione e l’assorbimento dei carboidrati. Ciò ha suscitato un grande interesse sulle proprietà di alcuni alimenti capaci di ritar-

dare la digestione e ha indotto a classificare gli alimenti ricchi in carboidrati non solo in base alla loro composizione chimica, ma anche rispetto ai loro effetti fisiologici in vivo. L’indice glicemico (Gi) è il parametro più utilizzato per questa classificazione e rappresenta la risposta glicemica a un alimento espressa come percentuale della risposta glicemica a un alimento di riferimento (pane). Sebbene tale indice sia stato criticato per la sua approssimazione quantitativa, è l’unico in grado di differenziare gli alimenti ricchi in carboidrati in base a una maggiore o minore risposta glicemica. È ora chiaro che gli effetti nocivi della dieta ricca in carboidrati sul metabolismo del glucosio/insulina, trigliceridi/HDL e della fibrinolisi sono indotti solo dagli alimenti ad alto Gi, ma non da quelli a basso Gi o ricchi in fibre. Il vantaggio del Gi è che esso consente di predire gli effetti fisiologici di un alimento meglio di qualsiasi altro parametro chimico o fisico. Anche un’eccessiva assunzione di alcool etilico (superiore a 30 g/die) può incrementare sia i trigliceridi plasmatici sia i livelli di pressione arteriosa; anche un apporto generoso di cloruro di sodio provoca aumenti della pressione arteriosa. Al contrario, gli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce e in alcuni vegetali a foglia larga, possono ridurre i livelli dei trigliceridi plasmatici, mentre i loro effetti sulla pressione arteriosa sono più controversi10. Gli individui affetti da Sm sono particolarmente predisposti alle patologie cardiovascolari e pertanto la “dieta ottimale” per questi soggetti deve essere necessariamente mirata alla riduzione del colesterolo plasmatico, in particolare delle lipoproteine a bassa densità (LDL). In quest’ottica, un importante ruolo è svolto dalla riduzione dei grassi saturi, che aumentano i livelli di LDL-colesterolo e peggiorano l’insulino-sensibilità. Inoltre, occorre ridurre anche l’introito di colesterolo, poiché influenza non solo il colesterolo LDL, ma più in generale il rischio cardiovascolare12. È stato dimostrato che diversi pattern dietetici sono in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa. In particolare, lo studio Dash (Dietary


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Corretti stili di vita e prevenzione delle patologie cardiovascolari

Approaches to Stop Hypertension) ha evidenziato come un regime dietetico povero di grassi fosse in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa sistolica in media di 6-11 mmHg e di pressione arteriosa diastolica di 3-6 mmHg13. Oltretutto, la sostituzione all’interno della dieta Dash di alcuni carboidrati (circa il 10% delle calorie totali) sia con proteine che con lipidi monoinsaturi consente di ottenere la miglior riduzione dei livelli di pressione arteriosa e di colesterolo plasmatico14,15. Sebbene la dieta Dash sia sicura ed efficace nel ridurre la pressione arteriosa, risulta ricca in potassio, fosforo o proteine; per tale ragione, non è indicata nei soggetti con malattia renale allo stadio terminale. Esistono inoltre evidenze che suggeriscono la riduzione dell’introito di sodio con la dieta al fine di ridurre i livelli di pressione arteriosa: occorre limitare l’introito di sale a 6 g al giorno o di 2,4 g di sodio al giorno nei soggetti normotesi; negli ipertesi l’introito di sodio non dovrebbe superare 1,5 g al giorno. La composizione della dieta ottimale per la Sm

Sulla base di quanto esposto finora, la dieta per la Sm dovrà avere due requisiti principali: 1. basso contenuto di grassi saturi; 2. elevato apporto di vegetali, frutta, legumi e alimenti contenenti amido, ma con basso Gi. Per quanto riguarda le proporzioni dei nutrienti, queste devono essere decise sulla base delle evidenze sperimentali e dell’esperienza clinica. L’introito proteico dovrebbe essere simile a quello della popolazione generale, dando la preferenza alle fonti proteiche vegetali (legumi) e al pesce. Bisognerà prestare particolare attenzione ai carboidrati a elevato Gi, poiché un’eccessiva assunzione di questi ha effetti metabolici negativi; è opportuno indicare con precisione qual è il limite massimo per il loro consumo, pur consentendo una certa flessibilità. Questi limiti non devono superare il 25% dell’energia totale per gli alimenti amidacei a elevato Gi. È possibile variare l’apporto di carboidrati o di grassi in rela-

zione all’obiettivo principale da perseguire, ad esempio ridurre il peso corporeo (in presenza di sovrappeso) o limitare il potenziale iperglicemizzante della dieta (in presenza di iperglicemia o ipertrigliceridemia). Ovviamente, in presenza di sovrappeso la riduzione di grassi totali dalla dieta potrebbe non essere sufficiente e in tal caso bisognerà diminuire anche il consumo di altri alimenti ad alta densità energetica (primi fra tutti i dolci e le bibite analcoliche ed edulcorate). Attività fisica

È risaputo che i modi più comuni per praticare esercizio fisico aerobico sono: camminare, salire le scale a piedi, andare in bicicletta, fare jogging, nuotare, ballare, per 30 minuti almeno 5 giorni alla settimana. Svolgere attività fisica con regolarità significa aumentare i livelli di colesterolo HDL e abbassare quelli di trigliceridi e colesterolo LDL, ridurre il peso corporeo e la pressione arteriosa, migliorare la sensibilità insulinica e la funzione endoteliale, oltre che lo stress. Uno dei potenziali vantaggi dell’attività fisica in fase riabilitativa è la riduzione del peso.

La partecipazione a un programma riabilitativo di attività fisica riduce la prevalenza della Sm in maniera significativa16. Fumo di sigaretta

Anche il fumo di sigaretta è ampiamente riconosciuto come un importante fattore di rischio cardiovascolare. Studi precedenti hanno dimostrato che il fumo riduce la sensibilità all'insulina, induce l'insulino- resistenza e potenzia i fattori di rischio cardiovascolare, come ad esempio l’aumento dei livelli di trigliceridi plasmatici, la riduzione di quelli di colesterolo HDL e iperglicemia17,18. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che il fumo aumenta il rischio di sviluppare Sm19. È stato dimostrato che i fumatori di tabacco hanno un rischio 1,07-1,66 volte maggiore di sviluppare Sm rispetto ai non fumatori19. In un anno di follow-up dello studio di Kawada20, i fumatori attivi avevano un rischio maggiore di Sm rispetto ai non fumatori, indipendente dall'età, dal Bmi, dall'Ir e dall’acido urico. Al contrario, gli ex-fumatori non avevano un rischio significativamente maggiore di Sm rispetto ai non fumatori. Il modo più efficace per i fumatori di ridurre il loro rischio di Sm e malattie cardiovascolari è la dismissione al fumo21. Tuttavia, Nakanishi et al.19 hanno

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ECM

Tuttavia non vi sono dati sufficienti a sostegno di un effetto benefico degli antiossidanti. Lo studio Hope22 non ha rivelato alcun effetto protettivo dall’aggiunta di vitamina E per infarto miocardico, ictus o morte per cause cardiovascolari. I risultati dello studio Hps23 non hanno indicato benefici significativi della supplementazione giornaliera di vitamina E, vitamina C e beta-carotene tra i soggetti ad alto rischio che sono stati oggetto dello studio. Conclusioni

prudentemente allertato che la cessazione dell'abitudine al fumo è anche associato a un rischio 1,3 volte superiore di Sm, a causa del conseguente incremento ponderale, che può essere evitato solo se il soggetto viene adeguatamente indirizzato a un counseling nutrizionale. Antiossidanti

Le vitamine C, E e il beta carotene a livelli fisiologici hanno un ruolo antiossidante nell’organismo. La vitamina E è l’antiossidante più concentrato trasportato dalle LDL. La sua principale funzione è di prevenire l’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi (Pufa) nella membrana cellulare.

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Sulla base delle evidenze attualmente disponibili, la dieta per il trattamento della Sm dovrebbe essere mirata primariamente a ridurre l’introito di grassi saturi, per il loro riconosciuto effetto sfavorevole sull’insulino-sensibilità, sulla pressione arteriosa e sui lipidi plasmatici. Gli alimenti ricchi in carboidrati con un Gi elevato dovrebbero anch’essi essere limitati per il loro effetto negativo sulle alterazioni metaboliche e sui fattori di rischio cardiovascolare caratteristici della Sm. È consigliabile utilizzare preferenzialmente alimenti ricchi in fibre/a basso Gi, senza specifiche limitazioni. Moderate quantità di acidi grassi monoinsaturi sono consentite, poiché essi non inducono effetti metabolici negativi se consumati in modo equilibrato, così come gli acidi grassi polinsaturi, in particolare quelli della serie omega tre. Se la dieta presenta queste caratteristiche, insieme a una limitazione nel consumo di cloruro di sodio e di alcool etilico e a modificazioni dello stile di vita quali la cessazione del fumo di sigaretta, non è necessario ridurre drasticamente il suo contenuto globale di grassi, come raccomandato in passato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. È oggi chiaro che, entro certi limiti, è la qualità piuttosto che la quantità dei grassi a creare problemi. Infatti, un’eccessiva riduzione di grassi della dieta potrebbe indurre a incrementare il consumo di carboidrati e, tra questi, quelli con effetti metabolici negativi. Infatti gli alimenti a elevato Gi hanno il più delle volte una maggiore palata-

bilità rispetto a quelli a basso Gi e alto contenuto in fibre. Bibliografia 1. Fiocca L et al, La sindrome metabolica: impatto sul rischio cardiovascolare. G Ital Cardiol 2010; 11 (11 Suppl 1): 29S-32S. 2. Alberti KG, Zimmet PZ. Definition, diagnosis and classification of diabetes mellitus and its complications. Part 1: diagnosis and classification of diabetes mellitus provisional report of a WHO consultation. Diabet Med 1998; 15: 539-53. 3. Executive Summary of the Third Report of the National Cholesterol Education Program (NCEP) Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III). JAMA 2001; 285: 2486-97. 4. Alberti KG, Zimmet P, Shaw J, for the IDF Epidemiology Task Force Consensus Group. The metabolic syndrome – a new worldwide definition. Lancet 2005; 366: 1059-62. 5. Grundy SM, Cleeman JI, Daniels SR, et al. Diagnosis and management of the metabolic syndrome: an American Heart Association/ National Heart, Lung, and Blood Institute Scientific Statement. Circulation 2005; 112: 2735-52. 6. De Fronzo R, Ferrannini E. Insulin Resistance. Diabetes Care 1991;14:173-94. 7. Le Roith D, Zick J. Recent advances in our understanding of insulin action and insulin resistance. Diabetes Care 2001;24:588-97. 8. Donath MY, Halban PA. Decreased beta-cell mass in diabetes: significance, mechanisms and therapeutic implications. Diabetologia 2004;47:581-9. 9. Butler AE, Janson J, Bonner-Weir S, Ritzel R, Rizza RA, Butler PC. Beta cell deficit and increased betacell apoptosis in human with type 2 diabetes mellitus. Diabetes 2003;52:102-10. 10. Riccardi G, Clemente G, Giacco R. Trattamento dietetico della sinrome metabolica, GIDM, editoriale 20, 3-9, 2000. 11. Garg A: High-monounsaturated fat diets for patients with diabetes mellitus: a meta-analysis. Am J Clin Nutr 67 (suppl), 577S-582S, 1998. 12. Hornstra G, Barth CA, Galli C, Mensink RP, Mutanen M, Riemersma RA, Roberfroid M, Salminen K, Vansant G and Vershuren PM: Functional food science and the cardiovascular system. Br J Nutr 80, S113-S146, 1998.


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Corretti stili di vita e prevenzione delle patologie cardiovascolari

13. A clinical trial of the effects of dietary patterns on blood pressure. DASH Collaborative Research Group. Appel LJ, Moore TJ, Obarzanek E, Vollmer WM, Svetkey LP, Sacks FM, Bray GA, Vogt TM, Cutler JA, Windhauser MM, Lin PH, Karanja N. N Engl J Med. 1997 Apr 17;336(16):1117-24. 14. A dietary pattern that lowers oxidative stress increases antibodies to oxidized LDL: results from a randomized controlled feeding study. Miller ER 3rd, Erlinger TP, Sacks FM, Svetkey LP, Charleston J, Lin PH, Appel LJ. Atherosclerosis. 2005 Nov;183(1):175-82. Epub 2005 Apr 18.

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17. Attvall S, Fowelin J, Lager I, Von Schenck H, Smith U. Smoking induces insulin resistance: a potential link with the insulin resistance syndrome. J Intern Med. 1993;233:327– 332.

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18. Wada T, Urashima M, Fukumoto T. Risk of metabolic syndrome persists twenty years after the cessation of smoking. Intern Med. 2007;46:1079–1082.28. Lee WY, Jung CH, Park JS, Rhee EJ, Kim SW.

22. Yusuf S, Dagenais G, Pogue J, Bosch J, Sleight P. Vitamin E supplementation and cardiovascular events in high-risk patients.

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19. Nakanishi N, Takatorige T, Suzuki K. Cigarette smoking and the risk of the metabolic syndrome in middle-aged Japanese male office workers. Ind Health. 2005;43:295–301.

16. Milani RV, Lavie CJ. Prevalence and profile of

20. Kawada T, Otsuka T, Inagaki H, et al. Association

23. The Heart Outcomes Prevention Evaluation Study Investigators. N Engl J Med 2000, 342: 154-60. 24. Heart Protection Study Collaborative Group. MRC/BHF Heart Protection Study of antioxidant vitamin supplementation in 20 536 high-risk individuals: a randomised placebo-controlled trial. Lancet 2002; 360: 23-33.

DOMANDE ECM A_In merito alla diagnosi di sindrome metabolica (Sm): 1 i criteri Idf sono antecedenti a quelli Oms ❑ 2 nei criteri Idf viene fatta distinzione per sesso dei cut-off ❑ di circonferenza vita 3 i criteri più aggiornati sono quelli Ncep-Atp III ❑

rispetto ai non fumatori, ma che dipende dall'età e dal Bmi 3 gli ex-fumatori hanno un rischio significativamente maggiore ❑

di sviluppare Sm rispetto ai non fumatori. F_L’introito di sodio andrebbe limitato a: 1 4.,2 g al giorno nei soggetti normotesi e 1,5 g al giorno ❑

B_Le LDL piccole e dense: 1 hanno maggiore affinità con il loro recettore ❑ 2 promuovono l’aterogenesi ❑ 3 hanno un tempo di permanenza in circolo diminuito ❑

negli ipertesi 2 2,4 g al giorno nei soggetti normotesi e 2 g al giorno ❑

negli ipertesi 3 2,4 g al giorno nei soggetti normotesi e 1,5 g al giorno ❑

negli ipertesi C_La dieta Dash è controindicata nei soggetti affetti da: 1 retinopatia diabetica ❑ 2 ulcera peptica ❑ 3 malattia renale cronica ❑

1 favoriscono l’iperglicemia ❑ 2 hanno spesso una maggiore palatabilità di quelli ad alto indice ❑

D_La vitamina E:

3 sono da preferirsi perché meno iperglicemizzanti ❑

G_Gli alimenti a basso indice glicemico:

glicemico 1 non ha alcuna azione antiossidante ❑ 2 è l’antiossidante più concentrato trasportato dalle LDL ❑ 3 favorisce l’ossidazione dei Pufa nella membrana cellulare ❑

E_Riguardo al fumo di sigaretta: 1 induce l’insulino-resistenza ❑ 2 i fumatori attivi hanno un rischio maggiore di sviluppare Sm ❑

H_La dieta per il trattamento della Sm dovrebbe essere mirata primariamente a: 1 incrementare l’introito di grassi saturi a discapito ❑ degli insaturi 2 ❑ ridurre l’introito di grassi saturi 3 evitare gli alimenti ricchi in fibre/a basso indice glicemico ❑

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alimentazione

MERCURIO E TOSSICITÀ CARDIOVASCOLARE: il controverso ruolo del pesce nella dieta Gianluca Tognon

L’esposizione al mercurio,

Specialista in scienza dell’alimentazione

assunto principalmente attenzione del mondo scientifico rivolta agli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione cronica ai metalli pesanti presenti nell’ambiente è sempre maggiore. Fra i metalli pesanti a cui l’organismo umano è espo-

L’

sto (cadmio, piombo, alluminio, ferro, arsenico, ecc.), il mercurio è considerato il più pericoloso per la salute umana e lo studio dell’esposizione a questo contaminante richiede quindi particolare attenzione.

attraverso prodotti ittici, sembrerebbe essere tra i cofattori dell’aumentato rischio di malattie cardiovascolari, anche se al momento non esistono dati certi

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alimentazione

APPROFONDIMENTI L'amalgama dentale usata in odontoiatria per otturazioni è una miscela di mercurio (50%), argento (22-32%), stagno (11-14%), rame (6-9%) e zinco (2%). Nel momento in cui viene rimossa dalla bocca del paziente è considerata materiale contaminante e deve essere inviata a speciali unità di smaltimento di rifiuti speciali.

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In natura questo metallo esiste in tre forme di base: elementare, inorganica e organica. Le amalgame dentali sono la fonte più comune di mercurio elementare, mentre il mercurio organico (etil- e metilmercurio) si trova principalmente nei pesci e nei mammiferi marini. Il mercurio inorganico infine (Hg2+), è la forma tossica presente nel tessuto umano dopo la conversione da altre forme. Anche se le amalgame dentali sono state storicamente la principale fonte di esposizione umana, pesci e mammiferi del mare stanno diventando una fonte ambientale crescente di esposizione a questo metallo. Le conseguenze sulla salute cardiovascolare della tossicità da mercurio sono state identificate solo negli ultimi anni, ma è ormai chiaro che abbiano una forte rilevanza. Questo metallo non ha alcun ruolo fisiologico noto nel metabolismo umano e l’organismo non ha meccanismi per espellerlo attivamente. Esso ha però un’elevata affinità per i gruppi sulfidrilici di diversi enzimi ed è in grado di inattivare numerose reazioni biochimiche, oltre a ridurre l’attività degli antiossidanti contenenti zolfo,

contribuendo a una minore difesa dai processi ossidativi e quindi all’aumento dello stress ossidativo. Inoltre, anche a bassi livelli di esposizione cronica, il mercurio può provocare disfunzioni dell’endotelio, il tessuto di rivestimento dei vasi sanguigni. A conferma di tutto ciò, elevati livelli di questo elemento nelle urine, nei capelli, nel sangue o nelle unghie si associano con un aumentato rischio di malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Le conseguenze cliniche della tossicità cardiovascolare di questo metallo includono, fra le altre, l’ipertensione, l’infarto miocardico, le aritmie cardiache e gli eventi cerebrovascolari (per es. ictus). L’esposizione al mercurio andrebbe valutata in ogni paziente con ipertensione, malattie cardiovascolari, malattie coronariche, eventi cerebrovascolari o altre malattie del sistema cardiocircolatorio che hanno una potenziale relazione con la presenza di elevate concentrazioni di questo elemento nell’organismo. Occorre ricordare che la principale fonte di esposizione umana al metilmercurio tramite l’alimentazione è rappresentata dai prodotti ittici. Ciononostante, anche se l’esposizione a questo metallo pesante aumenta il rischio di patologie cardiovascolari, molte delle conseguenze in questo ambito possono essere mitigate dalla concomitante assunzione di acidi grassi omega-3 e selenio contenuti nel pesce. A questo punto viene spontaneo chiedersi se convenga davvero consumare pesce frequentemente. La tabella 1 riporta i risultati di un’analisi chimica su un campionamento effettuato qualche anno fa in Toscana dall’università di Siena. Da una prima osservazione dei risultati riportati in tabella emerge subito che tutti i prodotti ittici contenevano del mercurio. I pesci di grossa taglia (come la cernia) e quelli che occupano le più alte posizioni all’interno della catena trofica (come il tonno) sono quel-


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alimentazione

TABELLA 1 CAMPIONI ALIMENTARI DI PRODOTTI ITTICI E RISPETTIVI VALORI DI MERCURIO

Campioni

Mercurio (mg/kg)

Tonno extra vergine di oliva

0,39

Bottarga di tonno

0,14

Polpa di granchio

0,07

Tonno al naturale

0,12

Filetto di tonno

0,26

Pasta di acciughe

0,07

Filetto di cernia

0,16

Filetti di platessa

0,05

Vongole sgusciate

0,02

Seppie

0,02

Trancio di salmone

0,03

Merluzzo

0,13

Sogliola

0,20

Filetti di sgombro

0,07

Orata

0,02

Bastoncini di merluzzo

0,02

Campioni alimentari di prodotti ittici e rispettivi valori di mercurio espressi in mg/kg superiori o uguali al limite minimo di misura (0,01 mg/kg). Concentrazione media di mercurio: 0,10 mg/kg ± 0,10 (riadattato dalla tesi di Laurea di Fulvia Maria Funaro, Università degli Studi di Siena, A.A. 2009/10).

li che presentavano i livelli più elevati di metilmercurio. La sogliola, un pesce di piccola taglia non predatore (che quindi non dovrebbe in teoria presentare elevati livelli di contaminanti) rappresenta un’eccezione: l’ecologia dell’animale (che vive sui fondali marini fangosi) potrebbe infatti spiegare i livelli relativamente elevati riscontrati in questo animale. Le concentrazioni rilevate in qu esto studio rientrano comunque nei limiti consentiti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 che prevede un limite massimo di 0,50 mg per kg di pesce (peso fresco), a eccezione di alcune specie (come l’anguilla, il pesce spada e l’halibut) per le quali il regolamento fissa un limite massimo di 1,0 mg per kg di pesce

(peso fresco). Dall’incrocio di questi risultati con le statistiche di consumo per il centro Italia (Fonte: INRAN) è stato possibile calcolare un intake giornaliero di mercurio pari a 2,37 µg/persona/giorno per i pesci freschi e congelati e pari a 1,11 µg/persona/giorno per i pesci conservati. Inoltre, nel 2004 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare aveva effettuato una valutazione del rischio per quanto riguarda l’esposizione al mercurio attraverso il consumo di pesce, suggerendo cautela nel caso dei consumatori più sensibili: donne in gravidanza e allattamento e bambini nei primi anni di vita. Tenendo conto dell’importante contributo nutriziona-

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alimentazione

BIBLIOGRAFIA 1. Houston MC (2011). Role of mercury toxicity in hypertension, cardiovascular disease, and stroke. J Clin Hypertens (Greenwich). 13: 621-7. 2. Hooper L, Thompson RL, Harrison RA, Summerbell CD, Moore H, Worthington HV, Durrington PN, Ness AR, Capps NE, Davey Smith G, Riemersma RA, Ebrahim SB (2004). Omega 3 fatty acids for prevention and treatment of cardiovascular disease. Cochrane Database Syst. Rev. 18: CD003177. 3. EFSA (2004). EFSA provides risk assessment on mercury in fish: precautionary advice given to vulnerable groups. http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/ contam040318.htm. 4. Zheng J, Huang T, Yu Y, Hu X, Yang B, Li D (2012). Fish consumption and CHD mortality: an updated meta-analysis of seventeen cohort studies. Public Health Nutr 15: 725-37. 5. Tesi di laurea di Fulvia Maria Funaro. Effetti dell’inquinamento ambientale sulla qualità alimentare: livelli ed andamento temporale della contaminazione da mercurio nella dieta della popolazione senese. Laurea specialistica in Biodiversità, Ecologia ed Evoluzione A.A. 20092010, Università degli Studi di Siena.

APPROFONDIMENTI Il salmone dell’Atlantico è uno dei pesci più ricchi di omega-3 (1,8 g su una porzione di 100 g), seguito dall’acciuga europea (1,7 g), dalla sardina del Pacifico (1,4 g), dall’aringa dell’Atlantico (1,2 g) e dallo sgombro dell’Atlantico (1 g). (Fonte: Usda, Nutrient Database for Standard Reference)

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le del pesce, si è deciso di raccomandare alle donne in età fertile (soprattutto se intendono intraprendere una gravidanza), incinte o in allattamento, di selezionare pesci di specie diverse, evitando di dare la preferenza ai pesci più grandi, soprattutto se predatori (come il pesce spada e il tonno). Grazie al loro posto nella catena alimentare infatti, questi ultimi possono contenere livelli più elevati di metilmercurio rispetto ad altre specie di pesci poiché, oltre a essere esposti alle sostanze chimiche presenti nell’ambiente, le assumono anche cibandosi delle loro prede. Anche l’origine del pesce andrebbe tenuta d’occhio, cercando di non consumare pesci che derivano da aree contaminate, come nel caso del pangasio che viene pescato nel delta del Mekong, un’area particolarmente inquinata. Per quanto riguarda invece il pescato del Mar Baltico, le autorità svedesi e finlandesi hanno riportato in passato una diminuzione della concentrazione di alcuni inquinanti organici persistenti, dovuta a politiche di riduzione dell’uso di alcuni di questi composti (Pcb, ecc.). La diminuzione dei livelli di contaminazione del pesce baltico non è stata però continua e si è arrestata a un livello che richiede ancora cautela. Il consiglio è quindi quello di badare anche all’origine del pesce, alternando specie e zone di pesca diverse, tra cui ad esempio, l’Oceano Atlantico. Il pesce è parte importante di una dieta sana, in quanto fornisce importanti sostanze nutritive, in primis gli acidi grassi essenziali a catena lunga di tipo omega-3. Le raccomandazioni nutrizionali internazionali consigliano di consumare almeno due porzioni di pesce alla settimana. Ulteriori indicazioni per quanto riguarda i tipi di pesce più adatti al consumo vengono fornite dalle autorità nazionali per la sicurezza alimentare, presenti in ogni stato membro dell’Unione Europea. L’argomento è però tutt’altro che chiuso, dal momento che una revisione Cochrane di qualche anno fa ha concluso che non è chiaro se l’assunzione di acidi grassi omega-3 possano davvero modificare il rischio (nella popolazione generale o nei soggetti affetti da, o a rischio di,

malattie cardiovascolari) di mortalità o di incidenza di eventi cardiovascolari (come infarti e ictus). Nessuna differenza è stata riscontrata quando gli omega-3 derivavano dal pesce, dai vegetali o dagli integratori. Tuttavia, il panel aveva concluso che non vi fossero prove sufficienti per smentire la necessità di assumere una ricca fonte di grassi omega-3 (la cui assunzione attraverso il pesce è quindi ancora raccomandata), sottolineando che studi di qualità più elevata fossero necessari per confermare l’eventuale effetto protettivo nei confronti del rischio cardiovascolare. Infine, secondo una recente metaanalisi aggiornata, basata su diciassette studi di popolazione, sia un consumo di pesce limitato (una porzione a settimana) che moderato (duequattro porzioni a settimana) hanno un effetto significativamente positivo sulla prevenzione della mortalità per malattie coronariche. L’esposizione umana al mercurio é quindi un tema che continuerà a destare particolare attenzione, soprattutto alla luce dei risultati più recenti che lo vedono come possibile cofattore in molte patologie cardiovascolari. Nonostante il pesce rappresenti una potenziale fonte di esposizione a questo metallo pesante, al momento non sembrano esistere reali controindicazioni al consumo di questo alimento, fatta eccezione per la maggiore attenzione richiesta ad alcune categorie particolarmente sensibili in relazione alle donne in età fertile. Il consiglio valido per tutti è quello di consumare pesce scegliendo in modo oculato e senza esagerare con le quantitá, consumando un paio di volte la settimana tagli di animali diversi e pescati in zone differenti.


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SI FA PRESTO a dire PILLOLA Recenti indagini rivelano che l'utilizzo di contraccettivi ormonali tra le donne italiane è inferiore rispetto alla media degli altri paesi europei

S

econdo una ricerca condotta quest’anno dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), l’informazione sulla pillola non è mai abbastanza: infatti, nonostante l’elevato livello di informazione percepito, quattro donne su cinque troverebbero interessante avere maggiori informazioni in merito. A quanto risulta, le donne parlano liberamente dell’argomento e si sentono molto informate: circa tre donne su quattro si dichiarano molto o moltissimo informate a riguardo, specialmente grazie al loro ginecologo (68%). Ma l’indagine è stata condotta su un campione di 600 donne (di età compresa fra i 18 e i 40

anni e distribuite su tutto il territorio nazionale) che assumono la pillola anticoncezionale e quindi fotografa una minoranza di donne. Infatti, l’Italia è uno dei paesi europei con il più basso tasso di utilizzo di questo farmaco anticoncezionale: secondo i dati Istat/Imf del 2011 sono il 16,2%, contro una media europea del 21,4% (la sola eccezione significativa è costituita dalle donne sarde, tra le quali la percentuale supera il 30%). Ne consegue che l’esigenza di una maggiore informazione è particolarmente significativa. Ma cos’è la pillola? Dietro questo nome comune si intendono diverse formulazioni di contraccezione

Renato Torlaschi

APPROFONDIMENTI L'Osservatorio nazionale sulla salute della donna studia le principali patologie che colpiscono l'universo femminile e propone strategie di prevenzione primarie e secondarie, promuovendo una cultura della salute di genere. ONDa sostiene ricerche di base e cliniche sulle principali patologie, ne valuta l'impatto sociale ed economico e informa le Istituzioni, i medici e il pubblico.

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contraccezione

UTILIZZO DI FARMACI ANTICONCEZIONALI IN ITALIA (DATI ISTAT/IMF 2011)

orale: la più usata è una combinazione di due ormoni femminili, un estrogeno (solitamente l’etinilestradiolo) e un progestinico. Quando il dosaggio è fisso per tutta la durata del ciclo, si parla di associazione monofasica, ma esistono associazioni bifasiche, in cui il dosaggio nei primi dieci giorni è diverso rispetto a quello previsto dal giorno 11 al giorno o 21, associazioni trifasiche e quadrifasiche. Il funzionamento della pillola è dovuto al fatto che il ciclo mestruale è controllato dalle variazioni ormonali nel corpo femminile. La durata effettiva può variare da una donna all’altra, ma il ciclo mestruale è generalmente di 28 giorni e segue alcune fasi fondamentali scatenate dal rilascio di ormoni differenti. Nella prima fase, l’ipofisi produce un aumento dei livelli di ormone follicolo-stimolante (Fsh) che stimola la crescita dei follicoli ovarici. I follicoli rilasciano estrogeni che inducono l’ipofisi a secernere GnRH (l’ormone di rilascio delle gonadotropine), il

FASI DEL CICLO MESTRUALE

Follicolo primario

Follicolo secondario Follicolo vescicolare

Corpus albicans Regressione Corpo luteo 24

Ovulazione

quale a sua volta attiva un aumento della secrezione di ormone luteinizzante (Lh). In genere, uno dei follicoli cresce in misura maggiore degli altri. Estrogeno e Lh continuano a crescere, favorendo la crescita del tessuto endometriale e provocando cambiamenti nel muco vaginale che lo rendono un ambiente migliore per lo sperma. L’aumento di Lh produce una maturazione del follicolo dominante in ovulo che, nel processo di ovulazione, viene rilasciato ed entra nelle tube di Falloppio. Se non viene fertilizzato, l’uovo finisce per sciogliersi, altrimenti viaggia fino alla cavità uterina e si impianta nell’endometrio. Dopo il rilascio dell’ovulo, nell’ovaio si forma il corpo luteo, costituito da cellule che secernono progesterone. Se si avvia una gravidanza, il corpo luteo continua a secernere ormoni fino a circa il sesto mese di gravidanza, mentre in assenza di gravidanza cessa la propria attività in pochi giorni e poi regredisce. Essendo questa l’estrema sintesi di ciò che avviene durante il ciclo mestruale, è facile capire come possa essere efficace la pillola anticoncezionale: infatti gli ormoni che la costituiscono, estrogeno e progestinico, diminuiscono il rilascio di GnRH e, di conseguenza, di Fsh e Lh e la crescita dei follicoli ne viene ostacolata. In pratica, gli ormoni sintetici “ingannano” l’ovaio, che si comporta come se l’ovulo fosse già stato rilasciato. Oltre a sopprimerel'ovulazione, la sicurezza della pillola viene aumentata da meccanismi contraccettivi accessori, come l'ispessimento della mucosa cervicale, che ostacola il passaggio degli spermatozoi attraverso la cervice. Oltre all’efficacia, la pillola ha numerosi altri vantaggi: è facile da utilizzare, non interferisce con l’atto sessuale, regolarizza il ciclo, riduce la dismenorrea e il dolore pelvico, riduce la perdita di sangue mestruale, gli episodi acuti di malattia infiammatoria pelvica, la patologia cistica dell'ovaio e i miomi uterini; le formulazioni recenti riducono anche acne e irsutismo. Uno tra gli effetti più significativi indotti dai contraccettivi ormonali è la diminuzione del rischio di sviluppare carcinoma ovarico, che si mantiene fino a 30 anni dopo la cessazione dell’assunzione della pillola. La riduzione è rilevante e un articolo pubblicato su Lancet nel 20081 stima che nel cor-


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so degli ultimi 50 anni, l’uso di contraccettivi orali avrebbe evitato circa 200.00 casi di tumore ovarico e 100.000 decessi. Analogamente, è stata rilevata una riduzione del rischio di carcinoma dell’endometrio fino al 50%, anche questo persistente a lungo dopo la cessazione dell’assunzione. Altri notevoli “effetti collaterali positivi” della pillola sono la riduzione del rischio di tumori del colon-retto e del corpo uterino, dell’ischemia miocardica e di altre

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patologie circolatorie e la protezione da alcune patologie dell'apparato riproduttivo femminile. A fronte di tutti questi vantaggi, c’è la possibilità che l’uso della pillola si accompagni a diversi effetti avversi, come nausea, tensione mammaria, sensazione di gonfiore, emicrania, melasma, lieve aumento di peso, leggere perdite di sangue al di fuori delle mestruazioni, depressione, calo della libido; inoltre in alcune donne può favorire l’ipertensione e malattie cardiocircolatorie. Ma la


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contraccezione

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maggiore preoccupazione legata alla contraccezione ormonale è l’aumento del rischio di tumore al seno, segnalato anche in questo caso da un articolo comparso su Lancet 2 . Sulla base di una meta-analisi su 54 studi che hanno preso in considerazione 53.297 donne con cancro al seno e 100.000 donne sane che hanno costituito il gruppo di controllo, gli autori inglesi stimano un aumento del 24% del rischio associato all’assunzione della pillola. Ma altri studi non hanno rile-

vato questo tipo di rischio e alcune agenzie dell’Oms hanno pubblicato un documento secondo il quale, per la grande maggioranza delle donne sane, i benefici dei contraccettivi ormonali combinati superano largamente i rischi3. Nel valutare l’utilizzo dei contraccettivi ormonali, è comunque necessario considerare alcune variabili e una tra queste è senza dubbio il tabagismo. È ben noto che l’abitudine al fumo comporta un aumento del rischio di infarto miocardico, di ictus

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contraccezione

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e di decesso per qualsiasi causa: questi rischi aumentano ulteriormente nelle donne che assumono contraccettivi ormonali combinati. Anche il rischio di tromboembolismo venoso è doppio nelle fumatrici che prendono la pillola e queste sinergie negative devono essere attentamente valutate nelle donne che si apprestano a scegliere un anticoncezionale. Anche le donne obese si espongono a un maggior rischio di tromboembolismo venoso se uti-

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lizzano i contraccettivi ormonali, ma il rischio assoluto è comunque basso. In genere si sconsiglia l’uso della pillola nelle donne con indice di massa corporea superiore a 35 kg/m2. Un metodo molto efficace

L’efficacia è uno tra i principali vantaggi della pillola. La si misura soprattutto con l’indice di Pearl, che è calcolato in base al numero di gravidanze indesiderate in un campione di cento donne che


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contraccezione

per un anno abbiano usato un dato metodo anticoncezionale. È importante distinguere tra l’indice di Pearl effettivo (typical use), che comprende indistintamente tutte le gravidanze che si verificano nel periodo studiato e l’indice di Pearl metodico (perfect use), che include soltanto le gravidanze avvenute con un uso corretto del metodo contraccettivo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Medical eligibility criteria for contraceptive use, 2009), l’indice di Pearl metodico della pillola contraccettiva è di 0,3. È un valore molto basso: il preservativo maschile, per esempio, ha un indice pari a 2, il che corrisponde a un’efficacia tra le sei e le sette volte inferiore. In un altro documento di riferimento, il manuale (sempre dell’Oms) “Family Planning: A Global Handbook for Providers. Baltimore and Geneva: CCP and WHO; 2007, aggiornato al 2011”, si confronta l’efficacia dei diversi metodi anti concezionali. A un estremo della scala troviamo le soluzioni meno efficaci, il coito interrotto e gli spermicidi; all’altro, la vasectomia e la sterilizzazione femminile, ma la pillola si colloca subito a ridosso di queste soluzioni drastiche. Che cosa fare dopo il parto

Gli estrogeni riducono la produzione di latte ed è quindi meglio evitarli durante l’allattamento, anche se non esistono studi che abbiano fornito risposte conclusive in proposito. Anche riguardo alla qualità del latte, i risultati degli studi che ne hanno analizzato l’associazione con l’assunzione della pillola sono contrastanti. Non si sono invece individuati effetti negativi collegati agli estrogeni sul peso o sulla salute dei bambini esposti. Indipendentemente dall’allattamento, il pericolo principale per le donne è costituito dall’aumento del rischio di tromboembolismo venoso post-parto. In genere, le linee guida consigliano di attendere che il bambino raggiunga il sesto mese, quando la dieta è ormai in larga misura costituita da cibi diversi dal latte materno, prima di iniziare una contraccezione combinata. I progestinici sono invece considerati compatibili con l'allattamen-

to4: le donne possono dunque optare per la cosiddetta minipillola, a base di soli progestinici. Interazione dei contraccettivi ormonali con altri farmaci

Il servizio sanitario dell’Emilia Romagna ha realizzato uno splendido esempio di documentazione sulla salute della donna grazie al Centro di documentazione sulla salute perinatale e riproduttiva (SaperiDoc)5. Vi si parla anche, tra l’altro, dell’interazione dei contraccettivi ormonali con altri farmaci, i cui principi possono ridurne l'efficacia. Antitubercolari. Diversi studi hanno mostrato la capacità della rifampicina di aumentare, fino a quattro-cinque volte, l'attività degli stessi enzimi epatici deputati al metabolismo dell'etinilestradiolo. Dal punto di vista clinico, la possibilità di questa interazione va presa in considerazione anche nel caso di una terapia di pochi giorni. Anticonvulsivanti. Sono molti i farmaci di questa classe che hanno mostrato di interagire con i contraccettivi orali. Anche in questo caso, i livelli plasmatici di etinilestradiolo precipiterebbero per un'induzione enzimatica. Fenobarbitone, carbamazepina, fenitoina, primidone hanno mostrato di ridurre le concentrazioni plasmatiche dei contraccettivi orali, mettendo a rischio la prevenzione del concepimento. Antimicotici. In questa classe il farmaco probabilmente capace di interferire più frequentemente con la contraccezione è la griseofulvina, per quanto alcune segnalazioni di gravidanze inattese siano state imputate anche all'uso di ketoconazolo e fluconazolo. Antibiotici. Mentre vi è una ricca collezione di segnalazioni singole che individuano nell'uso di antibiotici a largo spettro - quali ampicillina, tetracicline e eritromicina - il fallimento di una contraccezione orale, alcuni studi sistematici mostrano incertezza sul reale peso clinico di tale interazione. Il meccanismo proposto riguarda la capacità degli antibiotici di agire, inibendoli, sugli stessi batteri intestinali che servono a rimettere in circolazione una quota di estrogeni importante per l'azione contraccettiva.

BIBLIOGRAFIA 1. Collaborative Group on Epidemiological Studies of Ovarian Cancer, Beral V, Doll R, Hermon C, Peto R, Reeves G. Ovarian cancer and oral contraceptives: collaborative reanalysis of data from 45 epidemiological studies including 23,257 women with ovarian cancer and 87,303 controls. Lancet. 2008 Jan 26;371(9609):303-14. 2. Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer, ICRF Cancer Epidemiology Unit, Radcliffe Infirmary, Oxford, UK. Breast cancer and hormonal contraceptives: collaborative reanalysis of individual data on 53 297 women with breast cancer and 100 239 women without breast cancer from 54 epidemiological studies. Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer. Lancet. 1996 Jun 22;347(9017):1713-27. 3. http://www.who.int/ reproductivehealth/topics/ ageing/cocs_hrt_statement.pdf 4. American Academy of Pediatrics Committee on Drugs: The transfer of drugs and other chemicals into human milk. Pediatrics. 1994 Jan;93(1):137-50. 5. http://www.saperidoc.it/flex/cm/ pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1.

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PROGETTI E

VA IN

Onda

IL MESE PER LA SALUTE DELLE OSSA

N

ella sala del Gonfalone della Regione Lombardia martedì12 marzo è stato presentato il progetto “Il mese per la salute delle ossa”. Il progetto nasce dal ONDa, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, con il coinvolgimento del network Bollini rosa. Che cosa sono gli ospedali “bollino rosa”? Si tratta di 224 strutture, sparse su tutto il territorio nazionale, con le quali ONDa ha avviato dal 2007 un programma che è finalizzato a individuare e premiare gli ospedali italiani vicini alle donne, ovvero le strutture che offrono servizi di eccellenza nella diagnosi e nella terapia delle patologie femminili e riservano particolare attenzione

alle specifiche esigenze dell’utenza rosa. Alle strutture ospedaliere che possiedono i requisiti identificati dall’Osservatorio vengono assegnati da 1 a 3 bollini rosa che attestano il loro impegno nella “medicina di genere”. Ogni anno in occasione di giornate dedicate a patologie specifiche vengono organizzati degli (H)Open Day durante i quali gli ospedali appartenenti al network aprono le porte alla popolazione offrendo servizi gratuiti: visite specialistiche esami strumentali, incontri aperti alla popolazione e altre attività. Grazie al programma Bollino rosa, le donne possono scegliere consapevolmente l’ospedale cui


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CAMPAGNE Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna

Ospedali a porte aperte in aprile: per iniziativa di ONDa, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, gli ospedali premiati con il “bollino rosa” effettuano servizi ambulatoriali gratuiti di diagnosi e terapia per l’osteoporosi

rivolgersi consultando le informazioni presenti su www.bollinirosa.it. La presidente di ONDa, Francesca Merzagora, ha aperto la mattinata di presentazione del progetto: «Le strutture che hanno scelto di aderire all’iniziativa sull’osteoporosi sono più di cento – ha detto la Merzagora.- Hanno dimostrato di comprendere bene che la salute delle ossa non dev’essere mai trascurata: l’osteoporosi, malattia tipicamente femminile e silenziosa (può progredire per diversi anni fino alla diagnosi o finché non interviene una frattura) colpisce in Italia il 25% delle donne con età superiore ai 40 anni». Uno scheletro forte e sano si costruisce fin dalla

prima infanzia e si mantiene nel tempo, prendendosene cura tutti i giorni seguendo poche e semplici regole che riguardano l’alimentazione (un

regime dietetico sano e variato, ricco di calcio e vitamina D), l’attività fisica (importante per il benessere psico-fisico e vitale per lo scheletro) e lo stile di vita in generale: niente fumo e poco alcol, poca caffeina e poco sale, che favorisce la perdita di calcio con le urine. Maria Luisa Brandi, professore ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo presso l’università degli studi di Firenze, era presente all’evento in qualità di “esperta” in materia: l’osteoporosi è una patologia del metabolismo osseo e, se la prevenzione primaria è di semplice enunciazione, la sua terapia è tutt’altro che di facile approccio per il medico non aggiornato. «L’osteoporosi è una condizione clinica sotto diagnosticata e sotto trattata – ha detto la Brandi – eppure 5 milioni di italiani ne soffrono e sapere che la frattura del femore è la patologia cronica dell’età avanzata più prevenibile fa comprendere quanta strada resti ancora da fare. Una campagna importante come questa non potrà che rispondere a necessità che ancora non trovano una soluzione, con la potenzialità di aumentare le nostre conoscenze anche in campo epidemiologico e di eterogeneità territoriale». Si tratta di intervenire sugli stili di vita in un momento di prevenzione primaria, mentre seria prevenzione secondaria avverrà attraverso i farmaci sui pazienti che già hanno un problema. Oggi la lotta all’osteoporosi ha bisogno di avere come alleato l’educazione e la formazione: «Un paziente fratturato costa alla comunità ogni anno solo di costi ospedalieri (chirurgia, diagnostica riabilita-

Da sinistra a destra: la professoressa Maria Luisa Brandi, l’attrice e testimonial Stefania Sandrelli, la presidente di Onda Francesca Merzagora

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progetti e campagne

Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna

zione) un miliardo e mezzo di euro ogni anno. Ai quali vanno aggiunti i costi sostenuti dalle famiglie, tanto in termini economici quanto a livello di sofferenza e sacrificio personale». Ancora sulla prevenzione dell’osteoporosi ha parlato Marisa Porrini, professore ordinario di nutrizione applicata del dipartimento di scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente dell’università di Milano: «È molto importante che le donne siano consapevoli del ruolo che uno stile di vita attivo e un’alimentazione equilibrata rivestono, sia per favorire un’adeguata mineralizzazione delle ossa in età giovanile, sia per contrastare le perdite minerali che avvengono dopo la menopausa. Bastano pochi suggerimenti – ha aggiunto la Porrini – per mettere ciascuno in grado di adottare

CRITERI PRATICI PER LA SCELTA DEL FARMACO Un tempo l’osteoporosi veniva aggredita in modo indiscriminato con la calcitonina, con conseguenze immaginabili a vari livelli. Si ignorava (e ancora purtroppo si ignora) l’importanza della vitamina D e gli standard di terapia erano molto bassi. Oggi i MMg e gli ortopedici sono chiamati a occuparsi di osteporosi: possono farlo, purché si impegnino a studiare parecchio. Altrimenti è meglio che passino la palla a chi si occupa di metabolismo e accettino l’idea che l’osteoporosi richiede un livello di specializzazione molto alta. Vale la pena fare un’estrema sintesi delle scelte terapeutiche dell’osteporosi. L’alendronato è un farmaco ad ampio spettro di utilizzo, che può rappresentare una prima scelta in svariate situazioni cliniche. Quasi sempre andrà associato alla vitamina D e si incoraggia il ricorso alle formulazioni settimanali di associazione alendronato 70 mg + colecalciferolo 5600 U. Il risedronato ha analoghe caratteristiche ma un costo più elevato. Il ranelato di stronzio è senz’altro efficace, ben tollerato e quindi utile. È disponibile solo nella formulazione quotidiana e va considerato l’impatto di questo fattore sull’aderenza del paziente alla terapia. L’ibandronato ottiene il gradimento dei pazienti per la somministrazione una volta al mese, ma la limitata efficacia sul femore ne relega ragionevolmente l’uso alle osteoporosi a localizzazione prevalentemente vertebrale. Il teriparatide va riservato ai casi gravi, mentre per zoledronato e denosumab non è possibile al momento definire con certezza l’ambito di appropriatezza d’uso. Il ruolo della vitamina D e del calcio è ancillare all’uso dei farmaci sopra riportati, mentre gli estrogeni non sono indicati quando il target primario sia il trattamento della osteoporosi. Il ruolo dei Serm è limitato e quello del clodronato è più un utilizzo off label nell’algodistrofia e nella terapia analgesica delle fratture vertebrali recenti.

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abitudini corrette, ricordando come non ci sia ancora evidenza di una via alternativa per assicurarsi ossa forti e sane». Marisa Porrini ha ricordato che la vitamina D ha un ruolo fondamentale nel mantenere un’adeguata mineralizzazione ossea, poiché promuove l’assorbimento intestinale di calcio e controlla i meccanismi di riassorbimento osseo. Questa vitamina è prodotta dal nostro organismo a livello cutaneo attraverso l’esposizione alla luce solare: è sufficiente restare all’aria aperta un’ora al giorno con almeno mani e viso scoperti, per avere a disposizione i quantitativi di cui l’organismo ha bisogno. Anche l’attività fisica è importante per lo scheletro: «Non è necessario trasformarsi in sportivi, ma essere fisicamente attivi. La sollecitazione meccanica prodotta dal movimento e dunque la stimolazione dell’apparato muscolo-scheletrico influisce positivamente sul metabolismo osseo, favorendone il rinnovo e riducendo il rischio di fragilità». L’iniziativa “Il mese per la salute delle ossa”, fortemente voluta da ONDa, è resa possibile grazie al supporto di Danaos e prevede una campagna di comunicazione con una testimonial di eccezione, Stefania Sandrelli. L’attrice era presente alla presentazione e si è detta entusiasta di partecipare a una campagna in favore delle donne al fianco di un’associazione nata con questa mission; con la notorietà del proprio volto simpatico e familiare un po’ a tutti, la Sandrelli offre la propria immagine vitale e positiva a sostegno di un’azione che ci auguriamo abbia il successo che merita.



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i p e r t r o fdiear m p raotsotlaotgi ci a

COME INDIRIZZARE ALLA SCELTA DEL DEODORANTE I deodoranti vanno sempre utilizzati dopo un’accurata pulizia delle parti da trattare. Si preferiranno quelli che non occludono i pori, lasciando inalterato il naturale processo di traspirazione

Giuseppe Ricci

ra i diversi odori del corpo umano quello di sudore è certamente tra i più sgradevoli, ed è riferito soprattutto all’area ascellare. In altre epoche e in altre culture considerato

T

inevitabile e perciò tollerato, nella nostra è combattuto su larga scala. Il largo impiego di prodotti cosmetici deodoranti determina un mercato in crescita, con una serie di problemi che l’abuso di certe sostanze può comportare. Per capire che cosa siano e come agiscano i deodoranti cerchiamo di comprendere anzitutto gli eventi che portano alla formazione dell’odore. L’odore corporeo è strettamente legato alla sudorazione, meccanismo fisiologico attraverso il quale l’organismo mantiene l’equilibrio termico interno. Il sudore è prodotto dalle ghiandole sudoripare, distinte in eccrine e apocrine. Le prime, presenti su tutta la superficie cutanea, secernono in continuazione un fluido costituito al 99% da acqua che quando la temperatura esterna sale è in grado di raffreddare l’organismo con l’eliminazione di calore metabolico. Le ghiandole apocrine,

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dermatologia

APPROFONDIMENTI Le ghiandole apocrine non vanno confuse con le ghiandole sudoripare. Le ghiandole apocrine sono sempre associate a un follicolo pilifero e hanno anche una localizzazione diversa rispetto a quelle deputate alla produzione di sudore, essendo queste ultime distribuite su tutta la superficie del corpo. Mentre il secreto delle ghiandole sudoripare è particolarmente fluido e trasparente, quello delle ghiandole apocrine è viscoso, lattiginoso e facilmente maleodorante. Se tale secreto non viene completamente rimosso o diluito dal sudore, arriva addirittura a solidificare. Infine l'attività secretoria delle ghiandole apocrine è discontinua ed estremamente modesta.

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meno numerose e localizzate nelle regioni ascellari e peri-ano-genitale, producono un liquido denso, biancastro, ricco di materiale organico che in particolari condizioni è un ottimo terreno per lo sviluppo dei microrganismi della flora cutanea. Il sudore è all’origine inodore: l’azione dei germi superficiali, soprattutto sulla componente apocrina, porta alla formazione di prodotti a basso peso molecolare, volatili e maleodoranti. L’intensità dell’odore corporeo è direttamente proporzionale alla concentrazione e al tipo di germi presenti: l’odore capronico, aggressivo e nauseabondo è dato dai difteroidi, quello più dolce e meno percettibile dai cocchi aerobi. Inoltre il sebo, la micro desquamazione cutanea, il sesso, il fenotipo, l’alimentazione, il tipo di pelle, l’età, lo stress, le eventuali malattie concomitanti contribuiscono a personalizzarlo. Le ghiandole apocrine rappresentano nell’uomo un residuo ancestrale. Negli animali, in cui il senso dell’olfatto è più sviluppato, i prodotti da esse liberati rivestono preminenti funzioni sociali: inducono specifici comportamenti, delimitano il territorio, provocano eccitazione e attrazione sessuale, individuano le diverse specie. Perdute in parte con l’evoluzione queste caratteristiche, negli esseri umani l’odore rappresenta un problema il cui controllo è divenuto ormai un obbligo sociale. Interessante, a questo proposito, uno studio recentemente condotto presso l’Università di Bristol e pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology, nel quale si indaga la correlazione tra sudorazione e impiego del deodorante. I ricercatori hanno scoperto che le varianti genetiche di ABCC11 (il gene che codifica, tra l’altro, l’odore ascellare, ndr) influiscono sul tipo di sudorazione: l’allele G sarebbe responsabile dell’odore ascellare, mentre il genotipo AA rappresenta individui non odorosi. Dopo aver indagato le abitudini e il patrimonio genetico di una coorte di 17.000 individui (arruolati nell’Avon Longitudinal Study of Parents and Children - ALSPAC) i ricercatori britannici hanno scoperto una curiosa abitudine. Tra i possessori del genotipo AA, cioè che

non produce odore, ben il 78% utilizzava il deodorante. Per contro, il 5% di coloro che dovrebbero usarlo non aveva l’abitudine di farlo. I ricercatori ritengono lo studio di rilevanza sociale e comportamentale, perché potrà aiutare le persone ad adottare comportamenti consoni allo loro fisicità, evitando il contatto con prodotti chimici quando non necessario. Santiago Rodriguez, autore della ricerca, commenta così il comportamento del 78% che usa il deodorante senza averne necessità: “Riteniamo che queste persone semplicemente continuino a seguire inconsapevolmente una norma socioculturale non necessaria, dato che la variante genetica permette loro di non emanare cattivi odori sudando. Un semplice test genetico potrebbe permettere a molte persone di non sottoporsi a una esposizione inutile a prodotti chimici e industriali”. Poiché la detersione con acqua e sapone è importante ma non è sufficiente a eliminarlo, si ricorre ai deodoranti, distinguibili secondo il meccanismo d’azione in: antienzimatici, antimicrobici, antisudoriferi, coprenti, antiossidanti e assorbenti. Deodoranti antienzimatici

I deodoranti antienzimatici presentano un'attività meno drastica rispetto ai precedenti. Infatti, per limitare la formazione dei cattivi odori utilizzano delle sostanze enzimatiche che inducono gli enzimi batterici a degradarle al posto delle componenti del sebo, interrompendo così la sequenza nella formazione degli odori. La sostanza antienzimatica maggiormente


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impiegata nei deodoranti è il trietilcitrato. Si tratta di un olio che penetra nel follicolo, dove viene degradato dai batteri al posto del sebo. Dalla degradazione della molecola di trietilcitrato originano alcol etilico e acido citrico. L'alcol etilico limita la crescita dei batteri (funzione batteriostatica), mentre l'acido citrico abbassa il pH della zona impedendo la formazione di acidi grassi a corta catena (come butirrico, caprico, caprinico, caprilico), responsabili del cattivo odore. I deodoranti antienzimatici presentano delle caratteristiche specifiche, come la miglior azione deodorante, l'assenza di sensibilizzazione e l'innocuità per la flora batterica cutanea residente. Deodoranti antimicrobici

Sono costituiti principalmente da prodotti antibatterici (triclosan, clorexidina, sali di ammonio quaternari) capaci di inibire la crescita dei microrganismi. Vanno oculatamente scelti e dosati per non creare uno squilibrio ecologico a livello cutaneo che favorirebbe la moltiplicazione dei batteri resistenti, con possibile rischio d’infezione. I battericidi, infatti, uccidono i microrganismi, ma se usati per lungo tempo possono compromettere l'equilibrio fisiologico cutaneo. Le concentrazioni di battericidi impiegate nelle formulazioni sono sempre vincolate al testo del nuovo regolamento sui prodotti cosmetici; se usate in eccesso possono pur sempre produrre degli effetti collaterali. Non eliminano, inoltre, gli odori già formati, ma svolgono solo un’azione preventiva: per tali motivi il loro uso quotidiano dev’essere ripetuto, pur comportando la possibilità di reazioni da sovradosaggio.

conio che i deodoranti in generale contenenti parabeni, sostanze utilizzate come conservanti, sono stati messi in relazione alla possibile insorgenza di cancro al seno. Poiché una volta applicati non vengono risciacquati, le sostanze in essi contenute potrebbero venire assorbite e, accumulandosi a livello del tessuto mammario, partecipare allo sviluppo di questa neoplasia. Gli studi effettuati dai ricercatori che sostengono questa ipotesi sono stati oggetto di molte critiche e dai più ritenuti non sufficienti per dimostrare un legame certo tra tumore del seno e antitraspiranti e/o parabeni. In base a questa considerazione il Comitato scientifico europeo di cosmetologia, che aveva già definito sicure queste sostanze nel 1984, ha riconfermato anche nel 2005 di essere favorevole al loro utilizzo nelle condizioni attuali: la legislazione in vigore stabilisce infatti che sia le sostanze ad azione antitraspirante che i parabeni sono permessi nelle formulazioni cosmetiche solo a determinate concentrazioni. Nei deodoranti con concentrazioni medio alte di antitraspiranti è prevista l'avvertenza di non applicarli su cute lesa e irritata.

Deodoranti antisudoriferi

Sono a base di sali di alluminio e riducono la produzione di sudore attraverso la precipitazione e la coagulazione delle proteine della superficie cutanea con la conseguente ostruzione degli sbocchi delle ghiandole. La loro azione è quasi di tipo tossico e può determinare irritazioni soprattutto in soggetti predisposti o in chi ne abusa. Recentemente sia i deodoranti ad azione antitraspirante contenenti sali di alluminio e zir-

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Deodoranti coprenti

Sono profumi e oli essenziali che mascherano gli odori già formati sovrapponendosi a essi. Hanno anche un certo effetto antibatterico, ma possono essere sensibilizzanti. Nelle formulazioni deodoranti non vengono infatti impiegati solamente oli essenziali, ma vengono aggiunti dei profumi sintetici per meglio camuffare gli odori sgradevoli. Nella formulazione di un deodorante, la concentrazione di queste sostanze odorose dev'essere ridotta al minimo (≈ 0,1%) per evitare l'insorgenza di irritazioni, allergie o sensibilizzazioni. L' azione antimicrobica maggiormente efficace spetta agli oli essenziali del timo rosso e - fra le sostanze aromatiche - al citrale e all'eugenolo. Deodoranti antiossidanti

Esiste un deodorante completamente naturale, l’allume di potassio, che si presenta come un cristallo bianco e senza odore. È molto efficace e ha il vantaggio di non provocare allergie, per cui è in genere adatto a chi ha la pelle molto delicata. Una pietra di allume di potassio ha una durata di un anno circa e il suo uso è molto semplice. Il cristallo deve essere strofinato sulle zone da deodorare, come ascelle e piedi, dopo il lavaggio, quando la pelle è ancora bagnata. Le microparticelle saline che, così facendo, si depositano sulla cute creano un ambiente che inibisce lo sviluppo della flora batterica responsabile dei cattivi odori, senza tuttavia ostruire i pori né ostacolare i naturali processi di sudorazione e di traspirazione.

Allume di potassio

Gli antiossidanti sono delle sostanze che impediscono i processi ossidativi delle sostanze contenute nel sebo e nel sudore, da parte delle ossidasi prodotte dai microrganismi. Con il blocco di questi processi ossidativi si arresta anche la produzione di quei composti responsabili della formazione del cattivo odore. L'effetto antiossidante migliore si ottiene con una miscela di prodotti naturali, come vitamina E (tocoferolo) e acido citrico, e sintetici, come il BHT e il BHA. Attenzione, però: il butildrossianisolo (BHA) e il butildrossitoluolo (BHT) sono conservanti sintetici, banditi in molti paesi, in quanto possono causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle mucose, ritenzione idrica, degradazione della vitamina D e aumento dei livelli plasmatici di colesterolo. Deodoranti assorbenti

Sono sostanze che captano solo i prodotti maleodoranti formando con essi complessi ino-

Timo rosso

dori. Hanno un effetto di almeno 10-12 ore e rappresentano il futuro, anche se sono oggetto di studio in quanto non sempre i risultati sono validi. I principi attivi assorbenti sono in grado di catturare gli odori volatili formati dall'ossidazione degli acidi grassi, agendo da chelanti o sequestranti di odori. Le sostanze chelanti maggiormente impiegate nella formulazione di deodoranti assorbenti sono lo zinco ricinoleato, lo zinco glicinato, lo zinco carbonato e l'ossido di zinco, di calcio e di magnesio. Lo zinco ricinoleato è quello maggiormente utilizzato nella formulazione di prodotti cosmetici. Dal punto di vista della preparazione il deodorante più largamente usato è ancora quello di tipo spray, anche se si intende sempre più sostituirlo con quello a spruzzo senza propellente per evitare i problemi connessi all’allargamento del buco nell’ozono. Meno diffusi sono i dedoranti a bastonicino, in crema o in polvere che in individui pelosi comportano problemi di scarsa accettabilità. Il deodorante ideale come tale non esiste in commercio: l’impego di deodoranti non è esente da rischi, sia per le sostanze chimiche usate, sia per le preparazioni commerciali. Va inoltre osservato che il cavo ascellare ha una cute sottile, con sbocchi ghiandolari, scarsa ventilazione, umidità e temperatura elevate che lo rendono una zona ad alto assorbimento ed elevata irritabilità. Il consiglio è quindi quello di non abusare mai di questi prodotti e alle prime manifestazioni d’intolleranza (rossore, prurito, desquamazione) sospendere le applicazioni. La dermatologia cosmetica si sta attivamente occupando dei deodoranti e non è escluso che in breve tempo si arrivi a perfezionare prodotti efficaci e al tempo stesso realmente innocui.

L’olio essenziale di timo rosso viene estratto dalle sommità fiorite fresche mediante distillazione in corrente di vapore. Ha proprietà antibatterica, antisettica e antiossidante. Nell’uso esterno il timo viene anche utilizzato per le sue proprietà deodoranti, per esempio per combattere il cattivo odore ai piedi o alle ascelle. In cosmesi si impiegano estratti di questa pianta per saponi, creme e polveri adatte a combattere le impurità della pelle e del cuoio capelluto.



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MONDO PET E BENESSERE QUANDO UNA DIETA SANA DA SOLA NON BASTA

Il pet food si propone come alimento completo in grado di offrire un apporto nutrizionale ottimale in base alle esigenze specifiche del pet. Tuttavia in alcuni casi è consigliabile ricorrere a un’integrazione della normale dieta per prevenire o curare alcuni disturbi Rachele Villa

li italiani amano gli animali domestici, al punto tale da considerarli alla stregua di veri e propri membri della famiglia. Si stima che quasi un italiano su due possieda un pet e non si parla solo di cani e gatti, che rappresentano comunque gli animali domestici più benvoluti e statisticamente più diffusi nelle famiglie, ma anche di altri animali da compagnia, piccoli mammiferi come conigli e roditori, seguiti poi da rettili, come tartarughe, iguane e serpenti. Ma i numeri più alti si registrano per quanto riguarda la presenza di uccelli e pesci, perché se ne ospita quasi sempre più di

G

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uno per famiglia: sarebbero infatti 13 milioni gli uccellini nelle case italiane e quasi 30 i pesci, contro i quasi 7 milioni di cani e 7 milioni e mezzo di gatti (tab. 1). Per accudirli nel migliore dei modi, i proprietari non rinunciano a fornire ai propri pet un’alimentazione sana ed equilibrata e, nonostante il potere d'acquisto sia in questo


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periodo fortemente condizionato dalla crisi, fanno ricorso sempre più frequentemente a cibi preconfezionati e alimenti specifici che il mercato del pet food offre attraverso i diversi canali distributivi. La consapevolezza dell’importanza di un’alimentazione equilibrata è dimostrata dai numeri resi noti dal Rapporto sull’alimentazione e la cura degli animali da compagnia, pubblicato nel 2012 dall’Associazione nazionale imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia (Assalco) e Zoomark International, che registrano come nel 2011 il mercato italiano degli alimenti e dei prodotti per la cura dei pet sia cresciuto sia in termini di fatturato che di volumi acquistati, dimostrandosi uno dei pochi settori merceologici in controtendenza (tab 2). Si prevede inoltre che il mercato pet food mondiale raggiungerà quota 95,7 miliardi di dollari durante il 2017. Se da un lato l’attenzione è pur sempre rivolta al prezzo e al risparmio, dall’altro tuttavia emerge la chiara tendenza a ricercare qualità e valore aggiunto che possono offrire i prodotti di fascia premium, i quali garantiscono un elevato apporto in termini di valore nutrizionale e, allo stesso tempo, alti livelli di digeribilità. La sana alimentazione nel cane

Un’alimentazione sana e bilanciata è alla base del benessere nella vita del cane, per questo è

TABELLA TABELLA11 PET: I NUMERI IN ITALIA

necessario conoscere le specifiche esigenze, anche in base all’età, alla razza o allo stile di vita. In commercio si trovano varie tipologie di alimenti completi, secchi o umidi, i quali nella maggior parte dei casi vanno somministrati senza l'aggiunta di nessun altro tipo di alimento o integratore, salvo diverso suggerimento del veterinario. In linea di massima, un’alimentazione sana deve contenere nelle giuste proporzioni alcuni elementi nutritivi.

APPROFONDIMENTI Fediaf aggiorna le linee guida nutrizionali per cani e gatti La Federazione europea delle industrie per alimenti per animali (Fediaf) ha pubblicato nel 2012 l'ultimo aggiornamento delle Linee guida nutrizionali per cani e gatti, strumento di riferimento per l’industria del settore. Il documento ridefinisce le quantità consigliate di alcuni nutrienti indispensabili per il benessere degli animali da compagnia, quali vitamine e sali minerali come iodio, calcio e sodio, basandosi sulla più aggiornata letteratura scientifica e sulle

Acqua

Un elemento che non deve mai mancare nella dieta di un cane è senz’altro l’acqua. In modo particolare se l’animale viene alimentato prevalentemente con cibi secchi, come mangimi o crocchette, è importante lasciare sempre una ciotola con acqua fresca a sua disposizione.

considerazioni dello Scientific Advisory Board. Le linee guida sono consultabili sui siti web di Fediaf (www.fediaf.org) e di Assalco (www.assalco.it), l' Associazione delle imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia.

Carboidrati

I carboidrati (zuccheri, amidi, fibre) rappresentano una delle principali fonti che garantiscono l’energia necessaria a sostenere le principali funzioni vitali e l’attività muscolare dei nostri animali domestici. Se non vengono bruciati nell’immediato, i carboidrati tendono ad accumularsi e a trasformarsi in grasso. Per questo

TABELLA TABELLA21 IL MERCATO ITALIANO DEL PET FOOD

PER CANI E GATTI - ANNO 2011 Cani

6.951.000

Gatti

7.484.000

Piccoli mammiferi

1.838.000

Rettili

1.370.000

Uccelli

12.932.000

Pesci

29.952.000

594,4 milioni di euro sul canale specializzato 1009,6 milioni di euro sul canale GDO

(Fonte: Rapporto Assalco-Zoomark 2012 dati Euromonitor 2011)

totale di 1.604,0 milioni di euro (pari a 536.900 tonnellate vendute) (Fonte: Rapporto Assalco-Zoomark 2012)

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motivo è sempre buona norma non eccedere con la loro somministrazione. Negll alimenti in commercio i carboidrati sono presenti in percentuali superiori nei cibi secchi, anche grazie al costo relativamente basso se comparato con altre sostanze proteiche, e si ritrovano sotto forma di farine di grano, di riso, di mais, di avena e di orzo.

TABELLA 3

Proteine

Le proteine entrano nella dieta del cane principalmente sotto forma di alimenti come carne, prima di tutto, uova, pesce, latte, latticini e soia. In un pasto giornaliero è sufficiente che la percentuale di proteine di origine animale somministrata si aggiri intorno al 20%. Il fabbisogno aumenta in particolari condizioni, è il caso di cuccioli o di femmine durante la gravidanza e l’allattamento, mentre diminuisce nel caso di cani anziani. Le proteine sono composte da amminoacidi, alcuni dei quali, definiti essenziali, non possono essere prodotti dall’organismo e devono essere assunti attraverso l’alimentazione. Nel caso del cane gli amminoacidi essenziali sono dieci: arginina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano e valina. Grassi

Come i carboidrati, anche i grassi sono una fonte di energia che rifornisce le riserve energetiche del cane. I grassi presenti nel pet food possono essere di origine animale (grasso di pollo, grasso di maiale, olio di pesce) o di provenienza vegetale (olio di oliva, olio di semi di lino, olio di mais, olio di semi di girasole, olio di germe di grano) e hanno la funzione di veicolare le vitamine liposolubili, oltre a svolgere anche molte altre funzioni minori.

VITAMINE SOLUBILI IN ACQUA

Vitamina

Sintomi da deficienza nel cane

Fonti

Vitamina C

Guarigioni lente, predisposizione alle malattie

Agrumi e verdure

Vitamina B1 (tiamina)

Perdita di appetito, lentezza dei riflessi, perdite di controllo dei nervi, debolezza fisica

Piante, frutta, verdure, latte, carne

Niacina

Perdita di appetito e di peso, gengive infiammate, diarrea emorragica

Carne e derivati

Vitamina B2 (riboflavina)

Crescita scarsa, problemi agli occhi, problemi cardiaci

Carne di interiora e prodotti caseari

Vitamina B5 (acido pantothenico)

Perdita di pelo, diarrea, ingrigimento del pelo prematuro

Carne e verdura

Vitamina B6 (pyridoxine)

Anemia, crescita scarsa, lesioni alla pelle

Si trova in tutti gli alimenti, distrutta dalla cottura

Acido folico

Ipoplasia del midollo osseo, anemia macrocitica

Carne delle interiora

Vitamina B12 (cyanocobalamin, cobalamin)

Anemia macrocitica

Carne delle interiora, fonti animali

Biotina

Pelo rado, pelle secca, diarrea

Grano, soia, fegato

TABELLA 4

VITAMINE LIPOSOLUBILI

Vitamina

Sintomi da deficienza nel cane

Fonti

A

Cecità notturna, crescita ritardata, pelle e pelo in cattivo stato

Fegato, olio di fegato di pesce, verdura, prodotti caseari

D

Rachitismo, scarsa nascita di denti

Luce solare, prodotti caseari, olio di fegato di pesce

E

Problemi della riproduzione, brown bowel sindrome

Oli vegetali ottenuti con lavorazione a freddo, carne, noci, verdure a foglia verde

K

Emofilia ed emorragie

Alga kelp, alfaalfa, tuorlo dell'uovo

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In una dieta bilanciata i grassi devono essere presenti nella giusta proporzione, senza superare in genere il 10% del pasto giornaliero. Al contrario, un’alimentazione troppo ricca di grassi può predisporre l’animale all'obesità, oltre che ad altre malattie e a una vecchiaia precoce. Vitamine

Le vitamine sono essenziali per la salute del cane, soprattutto in particolari stadi come quello di crescita del cucciolo o in gravidanza. Il compito principale delle vitamine è quello di regolare i processi fisiologici più vari. Il cane non è in grado da solo di sintetizzare tutte le vitamine, quindi alcune le deve assumere tramite la dieta; specifiche carenze vitaminiche possono portare a malattie, così come un’ipervitaminosi può provocare scompensi (tabb. 3-4). Per esempio, una carenza di vitamina A può influire sulla crescita del cane, portare all’anoressia, generare debolezza, pelo secco, cecità notturna, calo della fertilità e malformazioni scheletriche. D’altro canto, un eccesso della stessa vitamina può portare a malformazioni ossee e rottura delle ossa lunghe, perdita di peso, problemi cutanei e renali. Minerali

I sali minerali come calcio, fosforo, magnesio, sodio e potassio sono costituenti dell’organi-

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smo e sono indispensabili per l’espletamento di numerose funzioni corporee. Il calcio, per esempio, contenuto soprattutto nelle ossa e nel latte, è il componente principale delle ossa e la sua mancanza può portare a fenomeni di rachitismo e decalcificazione dei denti e delle ossa negli esemplari adulti. Un altro componente primario delle ossa è il fosforo, che ritroviamo nelle ossa, nel pesce e nelle farine derivate da questi alimenti, e la cui mancanza è tra le principali cause di dimagrimento e sterilità. Gli integratori alimentari

Spesso i padroni di animali domestici, di cani in questo caso specifico, si chiedono se un'alimentazione sana sia in grado di fornire da sola tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno l’animale o se sia necessario fare ricorso all’uso di integratori. In linea di massima se un cane segue un’alimentazione di buona qualità con prodotti adatti, formulati quindi in modo specifico per coprire il suo fabbisogno calorico, non ha bisogno di assumere integratori. Tuttavia nel caso di diete casalinghe o a base di avanzi di cucina che non sono in grado di fornire il giusto apporto di sostanze nutritive, a volte è necessario ricorrere a un’integrazione. Inoltre, non bisogna dimenticare che le necessità metaboliche dei cani possono essere diverse, così come i loro fabbisogni alimentari, e dunque in alcune situazioni particolari gli integratori alimentari possono essere un valido aiuto. È bene tenere presente che l’uso di integratori deve essere introdotto nella dieta su indicazione


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del veterinario in seguito a un’accurata visita che attesti lo stato di salute del cane. In farmacia si trovano diversi tipi di integratori che mirano a soddisfare le specifiche esigenze

per arricchire la dieta quotidiana del cane e garantirne il benessere nelle diverse situazioni: movimento e attività fisica, sedentarietà, convalescenza e anzianità, lattazione o stress da viaggio; esistono poi prodotti multivitaminici per favorire il ricambio e la lucentezza del pelo, particolarmente adatti nei periodi di muta; ❚ gli integratori apportatori di calcio, che stimolano la corretta formazione ossea, indicati soprattutto nella fase di crescita del cane o in età avanzata per rafforzare la struttura ossea; ❚ gli integratori apportatori di sali minerali, indicati in modo particolare per arricchire le diete casalinghe; ❚ gli integratori antiossidanti, utili per prevenire il cancro e facilitare la riduzione del danno ai tessuti causato da allergie, da altre malattie infiammatorie o da infezioni.

APPROFONDIMENTI Il veterinario segue costantemente corsi di aggiornamento sulla nutrizione degli animali domestici e le nozioni acquisite, oltre ad essere di fondamentale importanza nella gestione degli animali ricoverati, possono essere un valido aiuto nel consigliare quale dieta somministrare all’animale di casa. Gli studi di nutrizione hanno fatto notevoli progressi negli ultimi anni permettendo di formulare una varietà di alimenti specifici per molte condizioni patologiche. Queste diete vanno somministrate solo su prescrizione e secondo le indicazioni del veterinario. I dati presentati dal Rapporto AssalcoZoomark, raccolti durante il primo bimestre intervistando 250 veterinari per animali da compagnia, evidenziano come i consigli più richiesti durante la visita veterinaria riguardino la consulenza nutriziona le, segnalata dal 66% degli intervistati; a seguire le richieste riguardo a consigli e suggerimenti su come prevenire malattie nei propri pet, con il 55%. È

del cane, utili per prevenire problemi inerenti all’età o semplicemente come protezione in alcuni periodi dell’anno, come quello autunnale per esempio, in cui le difese immunitarie dell’animale sono più basse. Gli integratori possono dare buoni risultati anche solo per migliorare l’aspetto estetico, perchè aiutano a mantenere lucido e in salute il pelo del cane: è il caso di integratori a base di acido gamma linolenico (GLA), acido grasso omega-6 che si trova in natura negli oli naturali di semi, di piante e di borragine, nelle carni e negli estratti di pesce. La gamma degli integratori disponibili in commercio spazia dai complessi multivitaminici per cani anziani agli integratori per i cuccioli, per cani con allergie, insufficienza renale, dermatiti, o ancora per cani con problemi articolari. Tra i più diffusi troviamo: ❚ gli integratori multivitaminici, indicati

doppiamente confermato dunque che la salute del proprio animale e la correttezza del regime alimentare vengono prima di ogni altra preoccupazione.

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Nuovo dispositivo, non invasivo, deglutibile per favorire la perdita di peso in pazienti sovrappeso o lievemente obesi Risultati preliminari del gruppo di studio Europeo Alfredo Genco1, Cristiano Giardiello2, Mauro Del Papa3, Eric François4, Gerald Longheval5, Pierre Martin6, Alfred-Viktor Fehlert7, Thomas Horbach8, Richard Merkle9, Román Turró Arau10, Gontrand López-Nava Breviere11, Adriano Redler1 :Policlinico Umberto I – Dipartimento di Scienze Chirurgiche – Università La Sapienza – Roma, Italy : U.O.C. Chir. Gen., d'Urgenza e Metabolica, Obesity center, P. O. Pineta Grande Castelvolturno – Caserta, Italy 3 : Ospedale Leopoldo Delfino, Colleferro – Frosinone, Italy 4 : CHU Tivoli, La Vouviere, Belgium 5 : GHDC Hospital, Charleroi, Belgium 6 : Clinique André Renard, Herstal, Belgium 7 : Marienpark Klinik, Stuttgart, Germany 8 : Stadtkrankenhaus Schwabach - Schwabach, Germany 9 : Arabella Klinik - München, Germany 10 : Centro Médico Teknon – Barcelona, Spain 11 : Hospital Universitario Sanchinarro – Madrid, Spain 1 2

Introduzione Il palloncino Obalon ha ottenuto, a seguito di diversi trial clinici, il marchio CE ed è stato introdotto sul mercato in Europa dal luglio 2012. Il palloncino è progettato per essere ingerito in capsule di gelatina e gonfiato con 250 cc di gas senza necessità di endoscopia o sedativi. Per aumentare il volume residente totale è possibile ingerire e gonfiare fino a tre palloncini nell'arco dell'intero periodo di trattamento di tre mesi allo scopo di stimolare un'ulteriore perdita di peso. Tutti i palloncini sono destinati ad essere rimossi al termine del periodo di tre mesi mediante una breve endoscopia, utilizzando strumenti endoscopici standard. I dati sulla sicurezza e l'efficacia sono stati raccolti ed elaborati in occasione dei primi utilizzi commerciali del prodotto in undici centri in Belgio, Germania, Italia e Spagna. Metodi Il palloncino gastrico Obalon è indicato per l’uso temporaneo in trattamenti finalizzati alla perdita di peso in adulti sovrappeso e obesi con un IMC di 27 o maggiore. Il sistema a palloncino gastrico Obalon è destinato all'uso in combinazione con una dieta e un programma di modifica del comportamento. Le informazioni di peso al basale sono state registrate al momento del primo inserimento del palloncino in pazienti non ricoverati. Nell'arco dell'intero periodo di trattamento di tre mesi sono stati utilizzati ulteriori palloncini secondo le indicazioni dei medici che monitoravano la sazietà del paziente, i progressi nella perdita di peso e i sintomi. Nel corso della terapia sono stati raccolti i dati relativi agli eventi avversi, mentre i dati di peso finali sono stati registrati al momento della rimozione del palloncino. Risultati 119 pazienti (75,6% donne), con un IMC (media ± DS) al basale di 33,0±5,5 kg/m2, peso medio al basale di 93,7±20,6_kg ed età media di 41,8±12,2 anni, hanno ricevuto inizialmente un solo palloncino di 250 cc. Cinquantasette pazienti (47,9%) hanno ricevuto un secondo palloncino e 6 (5,0%) hanno ricevuto un terzo palloncino durante il periodo di trattamento. 110 pazienti hanno completato almeno 8 settimane di trattamento con una perdita media di peso in eccesso del 50,2±72,5%, una percentuale della perdita di peso totale dell’8,3±4,2%, una riduzione dell'IMC di 2,8±1,9 kg/m2 e una perdita media di peso di 8,0±5,8 kg. Questi risultati relativi alla perdita di peso erano tutti altamente significativi da un punto di vista statistico (p<0,001). Settantacinque pazienti (68,2%) hanno avuto una perdita di peso in eccesso del 25% o maggiore e 84 (76,4%) hanno avuto una percentuale di perdita di peso totale del 5,0% o maggiore in soli tre mesi di trattamento. I sintomi segnalati con maggiore frequenza sono stati nausea (10,1%) e vomito (6,7%). 9 pazienti (7,6%) hanno richiesto la rimozione anticipata dei palloncini, principalmente a causa della mancata volontà a seguire la terapia per l'intero periodo di 3 mesi. In un solo caso (0,8%) è stata osservata una piccola (< 1 cm) ulcera non emorragica durante l'endoscopia eseguita per rimuovere i palloncini al termine del periodo di trattamento ed è stata segnalata come potenzialmente correlata all'uso controindicato di FANS. Conclusioni I risultati riportati in questa raccolta di dati ottenuti dai primi utilizzi commerciali del palloncino Obalon dopo la marcatura CE confermano ulteriormente i risultati di precedenti studi clinici controllati. L'alto tasso di pazienti rispondenti e i risultati ottenuti in 3 mesi nella perdita di peso, insieme a una percentuale molto bassa di eventi avversi e a una tollerabilità favorevole, sono incoraggianti per quanto riguarda l'utilizzo del palloncino Obalon per ottenere una perdita di peso. Se sei interessato ad avere maggiori informazioni sul primo vero dispositivo “non invasivo” studiato per i nutrizionisti puoi trovarci su: www.obalon.com / www.diosnapoli.com / http://allmedical.simdif.com : obalon palloncino intragastrico


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speciale nutrizione

IV Forum multidisciplinare di nutrizione iunto quest’anno alla sua quarta edizione (16-18 maggio, Parma), Pianeta nutrizione & integrazione è un appuntamento tra i principali momenti di aggiornamento e formazione nel campo degli integratori e della corretta nutrizione che attrae ogni anno medici, farmacisti e nutrizionisti. La sua visibilità è rapidamente cresciuta nel corso delle precedenti edizioni grazie all’ampia offerta di seminari, corsi e workshop che ha fatto registrare, tra il 2010 e il 2012, un incremento del 150% in termini di aziende espositrici e dell’80% in termini di partecipanti, registrando 2.500 presenze nella scorsa edizione 2012. Pianeta nutrizione & integrazione ha l’obiettivo di diventare l’evento di riferimento in Italia nel campo degli integratori e della corretta nutrizione per medici, farmacisti, nutrizionisti e operatori del settore. Quest’anno l’appuntamento prevede la partecipazione in veste di espositori di aziende del largo consumo che producono alimenti funzionali/dietetici e cibi senza glutine, senza grassi e simili, oltre ad aziende farmaceutiche di integratori e case produttrici di software di anamnesi alimentare e prescrizione dietetica. L’edizione 2013 è avvalorata inoltre l’intervento di numerose società scientifiche che saranno come sempre coadiuvate dal Professor Michele Carruba, direttore del Centro di studio e ricerca

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sull’obesità del dipartimento di farmacologia, chemioterapia e tossicologia medica, facoltà di medicina e chirurgia dell’università degli studi di Milano, e dal Professor Sergio Bernasconi, direttore della struttura complessa Clinica pediatrica, dipartimento materno-infantile dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Nel corso delle tre giornate dell’evento si svolgeranno in contemporanea diversi convegni Ecm (Educazione continua in medicina). Una sessione sarà dedicata al tema nutrizione e integrazione pediatrica, con il coordinamento del Professor Sergio Bernasconi e con il contributo scientifico della Società italiana pediatria e dell’Associazione italiana celiachia. Il Professor Michele Carruba con il contributo scientifico della Società italiana obesità e dell’Istituto europeo di idratazione organizzerà i seguenti convegni: Integrazione al femminile, Sport e idratazione, Integrazione aminoacidica ed effetti sulla salute, I fermenti lattici, Comunicare la salute. È previsto un convegno dedicato alla nutrizione e integrazione anti-aging coordinato dal dottor Massimo Spattini, specialista in medicina dello sport e in scienza dell’alimentazione, American board certification of anti-aging and regenerative medicine, con la presenza di importanti opinion leader nazionali e internazionali. La Società italiana nutrizione sport e benessere (Sinseb) coordinerà la sessione dedicata alla nutrizione e integrazione sportiva. Da segnalare infine lo svolgimento in contemporanea del IV Congresso nazionale della Società italiana di fitoterapia e integrazione in ostetricia e ginecologia (Sifiog).

Per informazioni e iscrizioni: Segreteria Organizzativa Akesios Group info@akesios.it http://pianetanutrizione.akesios.net

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Intervista a

Antonino Di Pietro presidente di Isplad

A Verona il III congresso nazionale di dermatologia plastica & high tech Si svolge a Pacengo di Lazise (Verona), dal 18 al 20 aprile, il terzo congresso Isplad: l’evento unisce il congresso all’High Technology in Dermatology, con l’intento di offrire un unico evento completo e unificante, come sempre di alto livello scientifico

Professor Di Pietro, siamo giunti alla terza edizione del congresso nazionale Isplad: qual è la situazione della dermatologia plastica e dell’high tech in un momento storico che sta a cavallo tra una profonda crisi sociale e forti esigenze estetiche legate anche al prolungarsi della vita lavorativa? In questo periodo così delicato, soprattutto per la nostra economia, la dermatologia plastica sta vivendo un momento di grande importanza, che

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Il programma dell’incontro prevede ampi spazi di confronto, discussione e interattività e l’apertura ai giovani con spazi dedicati. Una sessione sarà rivolta a tutte le aziende presenti, che potranno presentare prodotti e strategie di marketing in completa autonomia. Oltre a essere una vetrina delle novità cosmetologiche e strumentali, operative e diagnostiche, l’incontro si propone di fornire approfondimenti con opinion leader internazionali, nel confronto e nella condivisione dei differenti know-how, da cui potranno scaturire nuove indicazioni e protocolli d’uso, e poi ancora workshop teorico-pratici sui diversi argomenti trattati, approfondimenti bibliografici e incontri con l’esperto. L’High Technology in Dermatology è come sempre la parte dedicata alla tecnologia di settore: l’obiettivo è quello di fare il punto su come la tecnologia, nel senso più ampio del termine, abbia un ruolo centrale nella dermatologia investigativa, diagnostica, nella dermatologia plastica e nella terapia. Rivolgiamo qualche domanda al professor Antonino Di Pietro, presidente fondatore e da sempre anima dell’International Italian Society of Plastic Aesthetic and Oncologic Dermatology.

registra una crescita nelle richieste da parte dei pazienti. I tempi sono andati maturando verso la scelta da parte dei pazienti di fare qualcosa di sempre meno invasivo per se stessi. La richiesta di benessere, che prima era indirizzata a trattamenti chirurgici, si è spostata verso terapie plastiche dermatologiche. Ecco perché la terapia plastica ha visto aumentare la richiesta e l’avvicinamento dei pazienti. Quella che dodici anni fa era stata un’intuizione –

quando è nata la dermatologia plastica, in alternativa o a supporto della chirurgia plastica – si è dimostrata la scelta vincente: la possibilità di migliorare, plasmare un corpo, non con la chirurgia ma con metodi dermatologici. Gli interventi di dermatologia plastica, oltre a essere meno invasivi e permettere al paziente un reinserimento pressoché immediato nella vita sociale, subito dopo la terapia senza tempi di degenza, hanno permesso l’avvicinamento di una


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intervista

fetta maggiore di popolazione, perchè queste terapie permettono di avere un’ottima risposta alle proprie esigenze di ringiovanimento e di sentirsi più in forma a costi abbordabili. Insomma, si può dire che siamo decisamente al passo con i tempi, anzi al servizio dei tempi, con delle risposte che sono perfettamente calzanti con le esigenze del momento.

Conservare e non distruggere, insomma. Certamente. La parola d’ordine oggi è rigenerare. Dodici anni fa il concetto introdotto dall’Isplad ha rappresentato un momento importante per la dermatologia: si trattava dell’intuizione di puntare su terapie sempre meno invasive ma rivolte alla rigenerazione dei tessuti con una mentalità molto dermatologica. Tutto il programma è pervaso da questa filosofia: nel congresso non ci sono relazioni dove si parli di terapie invasive. Negli ultimi anni si è capito che restare giovani è un’importante e naturale esigenza dell’uomo e la risposta che il medico può dare a questo bisogno deve andare verso la scelta di cure che aiutino soprattutto la rigenerazione dei tessuti, per un miglioramento estetico che deve essere il più naturale possibile. Questa è la ragione per cui le terapie che rappresentano i cavalli di battaglia della dermatologia plastica hanno acquistato sempre più importanza e attenzione.

A quali terapie si riferisce? Mi sto riferendo agli strumenti più semplici, come i filler, sostanze in grado non solo di riempire i volumi e distendere pieghe e rughe, ma anche in grado di stimolare la formazione di nuovo collagene, nuova elastina e idratare in profondità la cute, da usare per migliorare la vitalità e la rigenerazione della pelle. Inoltre, mi riferisco a quelle cure che si avvalgono dell’alta tecnologia, come i laser, l’alta frequenza, la luce pulsata, la luce Led, tutte quelle terapie che perseguono lo stesso fine, quello di rigenerare e stimolare i tessuti per avere dei miglioramenti estremamente naturali. Basta vedere gli stessi laser resurfacing, che dieci anni fa portavano a distruzioni molto importanti dell’epidermide, in quanto molto aggressivi,

sostituiti dai laser frazionali, molto meno aggressivi, che tendono a stimolare portando via uno strato più superficiale di cellule epidermiche e mirando così alla rigenerazione dei tessuti piuttosto che alla loro distruzione. Si tratta di una filosofia diversa: alla base c’è l’importanza della radiofrequenza, delle fonti di luce (luce Led). In questa stessa ottica, durante il congresso di parlerà di terapia ormonale sostitutiva: abbiamo ritenuto di fare il punto su questo aspetto per aiutare a comprendere l’importanza di un approccio ormonale nei confronti dell’invecchiamento. Si parlerà di terapia ormonale dell’ageing, perché un corpo che invecchia è un corpo in cui tutto il sistema ormonale, importante in tutte le fasi della vita, entra in gioco in modo evidente.

Nel congresso si parlerà anche di Prp, la nuova terapia che sfrutta il concentrato piastrinico, soprattutto rispetto alla normativa vigente. L’uso del concentrato piastrinico e del plasma ricco di piastrine si è sviluppato, consentendo un utilizzo sempre maggiore di questi elementi del sangue e dei loro preziosi fattori di crescita, che oggi rappresentano una novità applicativa in molti campi della medicina, non solo in dermatologia. Quando si parla di emocomponente autologa ci si riferisce a componenti ematiche prelevate dallo stesso soggetto, separate, elaborate e ritrasfuse. Per fare il punto sul Prp, sulle modalità di utilizzo ambulatoriale e relativi rischi-benefici, abbiamo invitato Marcella Marletta, direttore generale dei dispositivi medici del Ministero della salute, che farà il punto sulla normativa vigente.

Quali altri temi saranno toccati dal congresso? Si parlerà di ringiovanimento vulvo-vaginale: era un mondo sommerso, ora sta crescendo la richiesta da parte di pazienti. La donna in menopausa ha dei problemi che riguardano anche la sfera genitale, dove il ringiovanimento è connesso a problematiche di atrofia vaginale, alla secchezza vaginale, problematiche prima nascoste. Molti gli interventi sull’high tech: così come ha avuto grande importanza il laser frazionato, ora si parla di radiofrequenza frazionata, un passo avanti

nell’utilizzo di questa fonte di energia che è la radiofrequenza, che sta dando dei risultati estremamente interessanti. Un altro aspetto importante del congresso riguarda il fatto che si parlerà degli effetti collaterali di tutte le varie terapie: sia dell’alta tecnologia, sia dei filler e delle altre terapie utilizzate in estetica. Come Isplad, abbiamo sempre considerato importante osservare e tener presenti gli effetti collaterali di una terapia quando si è ritenuto di attuarla su un proprio paziente, con cui in ogni caso è bene essere espliciti e non sottovalutare l’importanza di tali effetti. L’osservatorio dermoplastico di Isplad permette di raccogliere gli effetti collaterali. Tutti i dermatologi possono collegarsi e riferire all’osservatorio, che è sul sito dell’Isplad, sugli effetti delle terapie. Vorrei citare ancora, nell’ambito dell’High Technology, l’intervento del direttore scientifico di hi.tech dermo (testata di Griffin in area dermatologica, ndr), il dottor Pier Luca Bencini, che parlerà dei fattori predittivi nel risultato della laser-chirurgia dei tatuaggi, argomento quanto mai attuale. Del resto gli interventi sono tutti eccellenti in ciascuna delle sessioni, tanto in quella dell’Aging in Progress, con novità rilevanti su metodiche e materiali, quanto nelle letture d’apertura: basti pensare alla presenza di Saurat, celebre dermatologo e autore ginevrino di un testo fondamentale su dermatologia e malattie sessualmente trasmesse, che viene al congresso per parlare di dermatoporosi, termine con cui è stato identificato l’invecchiamento dell’epidermide, consistente in tutti quei segni che caratterizzano l’invecchiamento della pelle come macchie, raggrinzimento, perdita di tono e di elasticità. Devo infine citare i due corsi precongressuali: uno è quello sulla dermatoscopia, tenuto da Giulio Ferranti, un gran maestro della dermatoscopia in Italia; l’altro è un corso sui filler che terrò personalmente, ritornando a distanza di tempo con un corso su questo tema perché molto richiesto. Evidentemente se ne sentiva la necessità.

Paolo Pegoraro

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NIOGERMOX RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA: Un grammo di smalto medicato per unghie contiene: 80 mg di ciclopirox. Eccipiente: 10 mg di alcol cetostearilico/g di soluzione. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA: Smalto medicato per unghie. Soluzione trasparente, incolore tendente al giallo chiaro. 4. INFORMAZIONI CLINICHE: 4.1. Indicazioni terapeutiche: Onicomicosi lievi e moderate causate da funghi dermatofiti e/o da funghi sensibili al ciclopirox, senza coinvolgimento della matrice ungueale. 4.2. Posologia e modo di somministrazione: Per uso topico sulle unghie delle mani, dei piedi e nelle zone cutanee immediatamente adiacenti (perionichio, iponichio). Salvo diversa prescrizione medica, applicare uno strato sottile di NIOGERMOX smalto medicato per unghie una volta al giorno su tutta la superficie, pulita e asciutta, della/e unghia/e malata/e. Applicare lo smalto medicato su tutta la lamina dell’unghia, sui 5 mm circa della cute adiacente e, se possibile, sotto il margine libero dell’unghia. NIOGERMOX smalto medicato per unghie asciuga in 30 secondi circa. Non lavare le unghie trattate per almeno sei ore. Si consiglia, pertanto, l'applicazione serale del prodotto, prima di coricarsi. Al termine di questo lasso di tempo, potranno riprendere le normali pratiche igieniche. Per rimuovere NIOGERMOX smalto medicato per unghie non necessitano solventi o abrasivi (ad esempio lime per unghie), è sufficiente lavare le unghie con acqua. In caso il prodotto venga inavvertitamente eliminato con un normale lavaggio, ripetere l’applicazione di NIOGERMOX smalto medicato per unghie. Si raccomanda di tagliare regolarmente il margine libero dell’unghia e di eliminare tutto il materiale onicolitico. Il trattamento deve essere continuato senza interruzioni fino a quando l’unghia si è rigenerata e la zona colpita è completamente guarita. Normalmente, occorrono 6 mesi di trattamento per le unghie delle mani e da 9 a 12 mesi di trattamento per le unghie dei piedi. La coltura micotica di controllo deve essere effettuata dopo 4 settimane dal termine del trattamento, onde evitare eventuali interferenze sui risultati a causa di residui del principio attivo. Poiché è un trattamento topico, non è necessario l’adattamento della posologia a gruppi specifici di popolazione. In mancanza di risposta alla terapia con NIOGERMOX smalto medicato per unghie e/o in presenza di un esteso interessamento di una o diverse unghia delle mani e dei piedi, si deve valutare la possibilità di una terapia supplementare per via orale. 4.3. Controindicazioni: Ipersensibilità al ciclopirox o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Pazienti di età inferiore ai 18 anni, per insufficienza di dati clinici in questo gruppo di età. 4.4. Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso: In caso di sensibilizzazione, deve essere sospeso il trattamento e deve essere istituita una terapia adeguata. Come per tutti i trattamenti topici delle onicomicosi, nel caso di coinvolgimento di più unghie (> 5 unghie), nel caso in cui più di due terzi dell’unghia siano alterati e nel caso di fattori predisponenti, quali il diabete e i disturbi nel sistema immunitario, deve essere presa in considerazione l’aggiunta di una terapia sistemica. In pazienti con anamnesi di diabete mellito insulino-dipendente o neuropatia diabetica, valutare attentamente il rischio insito nella procedura di rimozione della parte onicolitica e infetta sia in caso di cure da parte dell’operatore sanitario sia in caso di pulizia da parte del paziente. Evitare il contatto con gli occhi e con le mucose. NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie è per esclusivo uso esterno. Non applicare smalti per unghie o altri prodotti cosmetici sulle unghie trattate. NIOGERMOX smalto medicato per unghie contiene alcol cetostearilico, una sostanza che può causare reazioni cutanee locali come, ad esempio, dermatiti allergiche da contatto. 4.5. Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione: Non sono note interazioni tra ciclopirox ed altri farmaci. Non sono riportate altre forme di interazione. 4.6. Uso in gravidanza e durante l’allattamento: Gravidanza: Non vi sono dati clinici su donne in stato di gravidanza esposte al ciclopirox. Studi sull’animale hanno evidenziato l’assenza di effetti nocivi diretti o indiretti in gravidanza, sullo sviluppo dell’embrione o del feto e/o alla nascita. Comunque, poiché non esistono dati adeguati sui possibili effetti a lungo termine sullo sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3), il trattamento con NIOGERMOX smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. Allattamento: Non è noto se ciclopirox passi nel latte materno. Il trattamento con NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. 4.7. Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: NIOGERMOX smalto medicato per unghie non altera la capacità di guidare e di usare macchinari. 4.8. Effetti indesiderati: Le categorie di frequenza degli effetti indesiderati vengono definite come segue: Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non noto (non può essere valutato in base ai dati disponibili). Non si sono registrate reazioni avverse di tipo sistemico. I sintomi riferiti nella zona di applicazione sono stati transitori e di lieve entità. Disturbi generali e manifestazioni cliniche nelle zone di applicazione: Molto rari: eritema, desquamazione, bruciore e prurito nella zona di applicazione. 4.9. Sovradosaggio: Non sono stati riportati casi di sovradosaggio dovuti a questo medicinale. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE: 5.1. Proprietà farmacodinamiche: Gruppo farmacoterapeutico: Altri antimicotici per uso topico; Codice ATC: D01AE14 NIOGERMOX smalto medicato per unghie è una formulazione basata su una tecnologia brevettata (ONY-TEC®), per il rilascio di principi attivi nelle unghie. Si tratta di una soluzione idroalcolica di idrossipropil-chitosano, avente le seguenti proprietà: buona solubilità in acqua, elevata plasticità, affinità alla cheratina, attività cicatrizzante e grande compatibilità con i tessuti umani. NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha un’azione topica antimicotica. Il principio attivo è ciclopirox (derivato piridonico). In vitro, il ciclopirox si è dimostrato efficace sia come fungicida che come fungistatico ed ha mostrato attività sporicida. Il ciclopirox è efficace contro un ampio spettro di dermatofiti, lieviti, muffe ed altri funghi. Per gran parte dei dermatofiti (varie specie di Trichophyton, Microsporum e Epidermophyton) e lieviti (Candida albicans, altre specie di Candida) la MIC (Minima Concentrazione Inibente) è compresa fra 0,9 e 3,9 μg/ml. Nessun caso di resistenza fungina a ciclopirox è stato riferito in oltre vent’anni di pratica clinica. Tavola di sensibilità (ceppi legati alla malattia): Dermatofiti, Trichophyton rubrum, Trichophyton mentagrophytes, Trichophyton spp, Microsporum canis, Epidermophyton floccosum, Lieviti, Candida albicans, Candida parapsilosis, Muffe, Scopulariopsis brevicaulis, Aspergillus spp, Fusarium solani. Dopo l’applicazione sulla superficie dell’unghia NIOGERMOX smalto medicato per unghie forma una pellicola invisibile, permeabile all’umidità e all’aria, che aderisce alla struttura cheratinica dell’unghia consentendo un semplice e rapido rilascio del principio attivo nel substrato. NIOGERMOX smalto medicato per unghie è stato studiato in uno studio clinico a lungo termine in 467 pazienti affetti da onicomicosi. Lo studio era a tre gruppi, in confronto con una formulazione del commercio di ciclopirox smalto medicato per unghie all’8% e con placebo (veicolo del medicinale NIOGERMOX). Il trattamento delle unghie infette è stato effettuato quotidianamente per un periodo di 48 settimane. Successivamente i pazienti sono stati controllati per un periodo di altre 12 settimane. Come previsto in base alle diverse caratteristiche delle formulazioni, il ciclopirox smalto medicato per unghie di riferimento è stato rimosso una volta alla settimana per mezzo di solventi e di lime per unghie, mentre NIOGERMOX ed il placebo (entrambi idrosolubili) con un semplice lavaggio. I dati relativi all’efficacia si sono resi disponibili per 454 pazienti (ITT) e sono stati confermati in 433 pazienti (PP). NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato maggior efficacia rispetto al placebo ed al ciclopirox di riferimento. L’effetto più significativo è stato evidenziato nell’endpoint primario: percentuale di “completa guarigione” (pazienti con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia al 100%) e nell’endpoint secondario: percentuale di “pazienti responsivi” con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia ≥ 90%). Nelle settimane 48 e 52, la percentuale di pazienti completamente guariti e di pazienti responsivi nel gruppo trattato con NIOGERMOX, era notevolmente superiore alla percentuale dei pazienti del gruppo trattato con ciclopirox di riferimento. Alla settimana 60, cioè dopo 12 settimane dal termine del trattamento, la percentuale di pazienti completamente guariti e di responsivi nel gruppo trattato con NIOGERMOX, risultava ulteriormente aumentata: la percentuale di completa guarigione nel gruppo NIOGERMOX era del 119% più elevata rispetto al gruppo che usava ciclopirox di riferimento (differenza statisticamente significativa, p<0,05) e la percentuale di pazienti responsivi del gruppo NIOGERMOX era del 66% più elevata (differenza statisticamente significativa, p< 0,05). NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha mostrato un progressivo incremento di entrambi i parametri di efficacia nelle settimane 48, 52 e 60, diversamente dal prodotto di riferimento. La tollerabilità nella zona di applicazione è stata costantemente monitorata per tutto il periodo di trattamento. Insorgenza di segni/sintomi si è manifestata in pochi pazienti e in tutti i gruppi di trattamento. Complessivamente, i sintomi erano più frequenti con il prodotto di riferimento a base di ciclopirox (8,6% segni e 16% sintomi) rispetto a NIOGERMOX (2,8% segni e 7,8% sintomi). Nel gruppo trattato con placebo la percentuale è stata di 7,2% per i segni e di 12,4% per i sintomi. Il segno più frequentemente riferito è stato l’eritema, osservato dallo Sperimentatore in 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX, ed in 8,6% nel gruppo di riferimento. Casi di eritema sono stati inoltre riportati da un ulteriore 2,1% di pazienti nel gruppo di riferimento. Il sintomo più frequente è stato il bruciore, riferito dal 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX e dal 10,7% dei pazienti del gruppo di riferimento. Non sono noti sino ad oggi casi di resistenza al trattamento antimicotico con ciclopirox. 5.2. Proprietà farmacocinetiche: Grazie alla tecnologia ONY-TEC®, NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato buona capacità di penetrazione della cheratina. Dopo applicazione dello smalto medicato per unghie sui tessuti cornei, il principio attivo viene immediatamente rilasciato e penetra nell’unghia. Al raggiungimento della concentrazione antimicotica nel punto di infezione, il principio attivo instaura un legame irreversibile con la parete cellulare del fungo inibendo in tal modo l’assorbimento dei componenti necessari alla sintesi cellulare ed alla catena respiratoria. Solo una quantità minima di ciclopirox viene assorbita per via sistemica (<2% della dose applicata: dopo 6 e 12 mesi di trattamento i livelli ematici in uno studio a lungo termine erano pari rispettivamente a 0,904 ng/ml (n=163) e 1,144 ng/ml (n=149). Ciò dimostra che il farmaco esercita la propria azione essenzialmente a livello locale ed è irrilevante il rischio di possibili interferenze con le normali funzioni dell’organismo. 5.3. Dati preclinici di sicurezza: I dati preclinici fino ad una dose orale di 10 mg di ciclopirox/kg/die, negli studi convenzionali di tossicità a dosi ripetute, di genotossicità e di potenziale cancerogeno, non hanno evidenziato alcun rischio specifico per l’uomo. Gli studi sulla tossicità riproduttiva effettuati nel ratto e nel coniglio non hanno evidenziato effetti tossici embriofetali o effetti teratogeni. Con la somministrazione per via orale di 5 mg/kg, è stato osservato un ridotto indice di fertilità nel ratto. Non vi è evidenza di tossicità peri- o post-natale, sebbene non siano stati indagati i possibili effetti a lungo termine sulla progenie. Gli studi sulla tollerabilità locale del NIOGERMOX smalto medicato per unghie non hanno evidenziato effetti irritativi nel coniglio e nella cavia. Il derivato del chitosano contenuto nella formulazione non contiene tropomiosina e non ha mostrato potenziale allergenico in pazienti con allergia ai crostacei. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE: 6.1. Elenco degli eccipienti: Etilacetato, Etanolo (96%), Alcol cetostearilico, Idrossipropil-chitosano, Acqua depurata. 6.2. Incompatibilità: Non pertinente. 6.3. Periodo di validità: 3 anni. Dalla prima apertura del flacone: 6 mesi. 6.4. Precauzioni particolari per la conservazione: Per proteggere il prodotto dalla luce, conservare il flacone nella confezione esterna. Conservare il flacone ben chiuso, per evitare che il prodotto evapori. Non refrigerare. A temperature inferiori ai 15°C lo smalto medicato per unghie può gelificare; può anche verificarsi una lieve flocculazione o la formazione di un leggero sedimento, condizioni facilmente reversibili se si riporta il prodotto a temperatura ambiente (25°C) sfregando il flacone tra le mani fino a quando la soluzione sarà di nuovo limpida (circa un minuto). Ciò non ha alcuna ripercussione sulla qualità o sull’efficacia del prodotto. Conservare il flacone ben chiuso quando non utilizzato. Il prodotto è infiammabile. Tenere lontano da fonti di calore e da fiamme libere. 6.5. Natura e contenuto del contenitore: Flaconi di vetro trasparente con tappo a vite in polipropilene corredato di pennellino per l’applicazione. Confezioni da: 3,3 ml, 6,6 ml. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento: Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: Polichem SRL - Via G. Marcora, 11 - 20121 Milano Italia. 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: AIC n. 039390 012 Flacone da 3,3 ml - AIC n. 039390 024 Flacone da 6,6 ml. 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE / RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE: 5 agosto 2010. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Determinazione AIFA del dicembre 2011.


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le aziende informano

NUOVO INTEGRATORE OMEGA FORMULA PROTEGGE IL SISTEMA CARDIOVASCOLARE mega Formula è un integratore alimentare innovativo che, grazie alla sua particolare formulazione, aiuta a mantenere i normali livelli di lipidi nel sangue. L'assunzione regolare di Omega Formula, unita a un’alimentazione bilanciata e a un corretto stile di vita, aiuta infatti a mantenere i giusti rapporti nei livelli di colesterolo LDL-HDL, a normalizzare i livelli fisiologici dei trigliceridi nel sangue e a equilibrare i livelli di omocisteina. La formulazione di Omega Formula è a base di seme micronizzato del frutto del baobab, riso rosso fermentato, vitamina B6 e acido folico. Il seme micronizzato del frutto del baobab (Adansonia digitata) è noto

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per la ricchezza in elementi nutritivi e fitocomplessi che contengono acidi grassi polinsaturi omega-3, omega-6 e omega-9. Recenti studi hanno avvalorato l’azione benefica di questi elementi, evidenziando come la loro assunzione, in rapporto equilibrato, svolga un’azione protettiva sul sistema cardiovascolare. Il seme contiene inoltre fitosteroli, che aiutano a mantenere l'equilibrio fisiologico del colesterolo circolante. La presenza di fibre vegetali protegge questi elementi durante il transito nello stomaco, migliorandone la tollerabilità gastrica e la biodisponibilità. Il riso rosso fermentato contribuisce, con alcune sostanze attive (in

particolare la monacolina K), al mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue. Il contenuto di monacolina K presente in Omega formula, pari a 10mg/die (3 compresse al giorno), è raccomandato per l'efficacia e la sicurezza secondo quanto recentemente indicato dalle direttive europee EFSA. Un ruolo importante è svolto anche dalla vitamina B6, che agisce come coenzima nella trasformazione e utilizzo di carboidrati, grassi e proteine. Omega Formula contiene anche acido folico, vitamina la cui carenza può portare all’anemia e a un aumento dei livelli nel sangue di un amminoacido, l'omocisteina, che

numerosi studi hanno evidenziato essere correlata con l'aumento di rischio di eventi cardiovascolari quali trombosi, arterosclerosi e danni vascolari. Si consiglia l'assunzione di 3 compresse masticabili al giorno. Guna Spa Tel. 02 280181 info@guna.it www.guna.it

FITOMAGRA LIBRAMED RIDUCE L'ACCUMULO DI GRASSI ovrappeso e obesità sono considerati tra i principali problemi di salute pubblica del mondo moderno, sia perché sono sempre più

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diffusi sia perché hanno conseguenze patologiche gravi. Alla base di questo squilibrio ci sono i cambiamenti della società con la crescita economica e la globalizzazione dei mercati alimentari. L’alimentazione si è modificata aumentando il consumo di cibi ad alta densità energetica privi di fibre e con una percentuale maggiore di grassi saturi e zuccheri raffinati. Particolarmente preoccupante è la crescente diffusione del problema nella popolazione infantile che ha riflessi negativi sulla salute sia nel corso della stessa infanzia sia in età adulta. Per il trattamento di questi disturbi Aboca ha ideato Fitomagra

Libramed, un prodotto che, in associazione a una dieta equilibrata e a una regolare attività fisica, favorisce la riduzione del peso e della circonferenza ombelicale, anche normopeso. L’azione di Libramed è dovuta a Policaptil Gel Retard, un complesso brevettato di macromolecole polisaccaridiche che, grazie all’azione sinergica dei suoi componenti, è dotato di un elevato potere gelificante. Policaptil, infatti, favorisce nell’intestino la formazione di un gel che agisce sui carboidrati, controllando i picchi glicemici dopo pasto, rendendo la concentrazione di glucosio e insulina nel sangue più costante, così da ridurre la lipoge-

nesi (accumulo di grasso negli adipociti) e il senso di fame. Grazie alle proprietà di Policaptil Gel Retard, Libramed agisce anche limitando l’assorbimento dei grassi, riducendo la sonnolenza postprandiale, stimolando il transito intestinale e regolarizzando la consistenza delle feci. Negli adulti e ragazzi sopra i 12 anni si consiglia l’assunzione di 3 compresse prima dei due pasti principali; nei bambini sono sufficienti 2 compresse. Aboca Spa Tel. 0575 7461 contatti@aboca.it www.aboca.it

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le aziende informano

TEMPO DI PRIMAVERA CON IL SISTEMA 3D-3S PHYTO GARDA a primavera è alle porte e l’arrivo delle belle giornate invoglia a uscire e a dedicarsi a un risveglio, sia a livello interiore che esteriore. In primavera infatti, ma anche in

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altre fasi importanti della vita (post-gravidanza, sovrappeso, eccessi alimentari) è necessario ripulire il corpo dalle tossine endogene (prodotti del catabolismo e radicali liberi) ed esogene (inquinamento, batteri e virus) che si accumulano nell’organismo con conseguenze negative per la salute (pancia e gambe gonfie, pelle opaca e stanchezza). In particolare, è importante agire a livello dei principali organi emun-

tori (fegato, intestino, reni e pelle) che trasformano le tossine nella forma più adatta alla loro espulsione. L’organismo si autodepura fisiologicamente, ma spesso occorre stimolare o accelerare questo processo. Le piante più utili sono quelle che agiscono a livello degli organi emuntori. Phyto Garda per i suoi prodotti ha selezionato le piante più utili che lavorano a livello degli organi emuntori: il carciofo e il tarassaco che agiscono a livello del fegato, la betulla e l’equiseto che intervengono a livello renale, la bardana e il sambuco che hanno funzioni depurative a livello della pelle e il

finocchio, particolarmente efficace a livello intestinale. Accanto alla linea 3D®, Phyto Garda propone la linea 3S® utile per il controllo del senso di fame e per attivare la metabolizzazione di grassi e zuccheri. Nasce quindi il sistema 3D®-3S® studiato appositamente per coniugare alle proprietà depurative e drenanti un’azione che contrasti lo stimolo della fame e favorisca l’attivazione del metabolismo di alcuni nutrienti. Phytogarda srl Tel. 045 6770222 info@phytogarda.it www.phytogarda.com

ISOMAR SPRAY, UN GESTO QUOTIDIANO PER L’IGIENE DI NASO E ORECCHIE l naso non solo è la principale via di ingresso dell’aria ma è anche un climatizzatore e un filtro. Infatti, la mucosa nasale formata da ciglia svolge sia una funzione di regolazione termica, in quanto riscalda e umidifica l'aria fredda che proviene dall'esterno del corpo, sia una funzione di filtraggio, in quanto le ciglia della mucosa puliscono l'aria da tutte le sostanze estranee e dannose per l'organismo. Il naso è quindi la nostra prima barriera di protezione, per questo è imprescindibile curare quotidianamente l'igiene nasale di adulti e bambini. Isomar Spray è un dispositivo medico a base di acqua di mare prele-

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vata nel Parco marino delle Cinque Terre. L’acqua di mare è la fonte di tutte le forme di vita biologica: ricca di minerali e oligoelementi, tra i quali rame, zinco e manganese. Grazie alla sua azione fluidificante, Isomar Spray può essere usato anche quotidianamente per incrementare l'umidità delle mucose nasali: nel bimbo, a partire dai 12 mesi, che non ha ancora maturato una completa padronanza nel soffiare il naso, favorisce una maggiore pervietà delle narici, nell'adulto consente un miglior drenaggio delle mucose nasali. Indicato per l’igiene quotidiana del naso, Isomar è un alleato in caso di raffreddori, sinusiti e riniti allergi-

che, liberando la mucosa dagli allergeni come pollini e polveri. La sua attività idratante e lenitiva dona rapido sollievo. Grazie all’originale micronebulizzatore aggiuntivo per la pulizia dell’orecchio, Isomar previene la formazione di tappi di cerume e consente l’eliminazione di particelle indesiderate. Può essere nebulizzato più volte al giorno, direttamente nelle narici. Per un miglior risultato è bene lasciare agire l’acqua di mare alcuni secondi e poi soffiarsi il naso (non soffiare il naso immediatamente dopo il lavaggio). Nelle orecchie, nebulizzare una/due volte al giorno.

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NUOVO DISINFETTANTE BIOSANITIZER S CON ACQUA IPEROSSIGENATA

germi sono una delle principali cause di rischio per l’uomo in ambiente medico e la contamina-

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zione crociata e l’aumentata resistenza dei microrganismi hanno esasperato l’esigenza di precauzioni sanitarie. La maggior parte dei disinfettanti in commercio sono tuttavia rischiosi per l’ambiente e per la salute della persona. Per evitare ogni possibile danno per chi li usa, senza dover ricorrere a mascherine, occhiali e simili, Isasan propone Biosanitizer S, nuovo disinfettante con una formulazione ecologica ad ampio spettro a base d’acqua iperossigenata, senza alcool, sali quaternari, aldeidi o fenoli. Sicuro su tutte le superfici, Biosanitizer S spray disinfetta in profondità sciogliendo sporco, sangue e sostanze organiche da strumenti

e superfici, ed è attivo in 15 secondi anche contro virus A-H1N1, H5N1, SARS-CoV. L’uso di alcool, così come di altri composti chimici, in ambiente medico può provocare fenomeni di allergia, complicanze respiratorie e secchezza della pelle sia al paziente che all’operatore. Questi rischi possono essere efficacemente evitati utilizzando Biosanitizer S in quanto è privo di componenti organici volatili: nell’ambiente vengono rilasciati solamente vapore acqueo e ossigeno, sostanze che evaporano lentamente e consentono al prodotto di rimanere attivo più a lungo sulla superficie. Inoltre Biosanitizer S è inodore,

pronto all’uso, facile da utilizzare e idoneo alla disinfezione di qualsiasi superficie medicale (e non solo), inclusa ecopelle, attrezzature e strumenti medicali e qualsiasi piccola superficie che richieda una pulizia in profondità. Grazie alla sua natura non tossica, Biosanitizer S non rientra nella categoria di prodotti pericolosi contrassegnati con il colore arancio e non è soggetto a particolari precauzioni nell’uso e nello smaltimento. Distribuito da: ISASAN srl Tel. 02 96754179 info@isasan.com www.isasan.com

FASHION SUN, GLI OCCHIALI PER LEGGERE AL SOLE on l’arrivo della bella stagione Industrie Ottiche Italiane, azienda torinese nata da un'ultradecennale esperienza nello specifico settore dell'ottica e oggi leader in Europa nel mercato degli occhiali per lettura, presenta una linea di occhiali per leggere al sole. Ma anche per potere usare il telefonino o vedere sul display chi sta chiamando fuori dalle zone d’ombra e senza difficoltà. La collezione proposta si chiama Fashion Sun ed è disponibile in quattro diverse colorazioni: con montatura gialla e lenti marrone, con montatura verde e lenti verdi, oppure nera con lenti grigie o blu

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mare con lenti blu. Gli occhiali, opera di stilisti italiani e all’avanguardia per innovazione tecnologica, sono in linea con le ultime tendenze della moda e sono disponibili in tutte le diottrie (+1,00, +1,50, +2,00, +2,50, +3,00, +3,50). Tutti i modelli sono completi di astuccio rigido trasparente, panno per la pulizia delle lenti e cordicella per appendere gli occhiali al collo. Le lenti della linea Fashion Sun sono asferiche, ultrasottili e infrangibili, con trattamento antigraffio e antiriflesso, con colorazione protettiva e anti-raggi UV. La montatura è leggera e maneggevole in materiale organico iniettato.

Come da tradizione dell’azienda e a tutela dei consumatori, la garanzia è di tre anni. Il prezzo di vendita al pubblico consigliato è di 24,90 euro, il che comporta un interessante margine di guadagno per un prodotto certamente di alta qualità e difficilmente reperibile sul mercato. I.O.I Industrie Ottiche Italiane srl Tel. 011 6645510 ioi@industrieottiche.it www.industrieottiche.it

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NUOVA GAMMA SOLARE AVÈNE ISPIRATA ALLE TENDENZE BRASILIANE pecialisti delle pelli sensibili, con la gamma di fotoprotezione solare 2013 i Laboratoires Dermatologiques Avène hanno fatto un ulteriore passo avanti nell’ottimizzazione del sistema ftoprotettivo, riusciendo a mantenere le qualità fotoprotettive, pur diminuendo il numero di fotoprotettori così come la concentrazione totale di filtri. Sul sistema di fotopro-

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tezione la gamma associa quattro ingredienti innovativi. Il Tinosorb M, macromolecola a elevato peso molecolare che forma sulla superficie della pelle un reticolo in grado di assorbire i raggi UV (come i filtri chimici classici), ma anche di riflettere e diffondere la luce. L’associazione del Tinosorb M, protettore UVB e UVA, con il Tinosorb S garantisce un’azione sinergica che ottimizza l’intensità della protezione contro i raggi UVB e UVA. Infine, il Dietilesil Butamido triazone e il Butilmetossidibenzoilmetano assorbono rispettivamente i raggi UVB e UVA corti e i raggi UVA lunghi.

Per combattere i radicali liberi orginati dai raggi UV, i solari Avène utilizzano il Pre-tocoferil, molecola anfifila che sulla pelle si trasforma fisiologicamente in tocoferolo attivo e permette un rilascio prolungato di antiossidante in grado di compensare la perdita in vitamina E e di rinforzare la barriera cutanea. Le nuove formulazioni associano sicurezza e qualità in texture innovative ispirate alle tendenze brasiliane. Le emulsioni presentano infatti un toque seco (tocco seco) particolarmente piacevole: impalpabili e trasparenti all'appli-

cazione per la presenza di polveri opacizzanti, di gliceril laurato (agente sebo regolatore) in una texture oil-free, lasciano la pelle vellutata e setosa. Anche le creme e gli spray sono studiati per garantire un comfort ottimale, sono facili da stendere, non lasciano l’effetto bianco e si adattano perfettamente alle pelli bisognose di idratazione. Laboratoires Dermatologiques Avène - Pierre Fabre Tel. 02 477941 www.avene.it www.pierre-fabre.com

UN APPROCCIO NATURALE CONTRO LE DISFUNZIONI INTESTINALI DI CANI E GATTI e malattie intestinali acute e croniche (Ard, Ibd, allergie o intolleranze alimentari, enteropatie infiammatorie, malassorbimento, enteropatie proteino-disperdenti, parassitosi, infezioni) sono frequenti cause di consulto veterinario. Tra i tanti protocolli dietetici e terapeutici specifici, è importante valutare anche un approccio naturale a queste disfunzioni intestinali che miri a ripristinare una corretta omeostasi dell’ambiente intestinale attraverso la normalizzazione della microflora batterica saprofita, il riequilibrio del pH endoluminale, il ripristino

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dell’integrità della barriera mucosale mediante la rigenerazione epiteliale e il potenziamento dell’immunità locale. Candioli Farmaceutici propone Florentero®, una soluzione naturale specificamente studiata per il controllo delle disfunzioni intestinali. Florentero® è il primo prodotto ad azione simbiotica studiato per l’uso nel cane e nel gatto. Si tratta di

un’associazione di 2 fibre ad azione prebiotica (frutto-oligosaccaridi e mannano-oligosaccardi) con 3 ceppi probiotici selezionati per le loro specifiche attività nel lume intestinale e alcune vitamine del gruppo B. L’azione sinergica di questi 3 componenti lo rende unico nel suo genere per rapidità e completezza di azione a livello del lume intestinale, nel ripristinare una cor-

rettà funzionalità digestiva sia per il controllo del sintomo principale della malattia intestinale (la diarrea) sia nel contrastare lo sviluppo dei batteri patogeni. Florentero® è di efficace e sicuro impiego in tutti i casi di dismicrobismo intestinale conseguente a stress ambientali e dietetici, terapie antibiotiche, infezioni, ecc. Il prodotto è disponibile in confezioni da 30 e 120 compresse e in comoda pasta orale in siringa graduata. Candioli Farmaceutici Spa Tel. 011 3490232 info@candioli.it www.candioli.it


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