Professione Salute 1/2019

Page 1

1

COVER PS 01 2019.indd 1

marzo 2019

08/04/19 14:23


COVER PS 01 2019.indd 2

08/04/19 14:24


editoriale Giuseppe Roccucci

Professione salute, nuovo corso

A

ggiornamento clinico, attualità scientifica e professionale, informazioni sulle tecnologie: sono questi i tre pilastri del nuovo format comunicativo di Professione Salute. La rivista cambia leggermente il modo di presentare i contenuti, ma non la sua essenza continuando oggi, dopo 10 anni circa di

pubblicazioni ininterrotte, a raccontare la salute italiana a 360 gradi, dalle patologie alle terapie, con grande attenzione verso gli argomenti più attuali; non viene meno l’apporto di diverse società scientifiche in campo medico sul territorio nazionale e l’indispensabile attenzione alle tecnologie, farmaceutiche e non, proposte dalle aziende del settore. Nella sezione iniziale, spazio allora ad articoli di approfondimento clinico e scientifico, con un taglio il più possibile clinico-pratico, affiancati alle ultime acquisizioni della letteratura internazionale che, nell’era della “evidence based medicine”, è sempre più il punto di riferimento per valutare appropriatezza ed efficacia delle terapie. È prevista inoltre la sezione apprezzata dei “Congress Report”, in grado di veicolare il “take home message” dei più importanti eventi del settore.

La rivista cambia

leggermente il modo

di presentare i contenuti, ma non la sua essenza, continuando oggi,

dopo 10 anni circa di pubblicazioni

La sezione dedicata alla “attualità” presenterà, invece, argomenti più legati alla profes-

ininterrotte, a raccontare

sione, all’attualità politico-sanitaria, a tutto ciò che gravita attorno all’attività quotidiana

la salute italiana a

del farmacista, senza dimenticare di presentare in anteprima i contenuti di corsi e con-

360 gradi, dalle patologie

gressi sul territorio.

alle terapie, con grande

In “prodotti e tecnologie”, sezione realizzata grazie alla collaborazione con le aziende

attenzione verso

più attive del settore, il lettore troverà infine gli spunti per un continuo aggiornamento

gli argomenti più attuali

merceologico, con recensioni sui prodotti di ultima generazione, come farmaci, cosmetici, integratori e tante altre novità del settore. Proveremo a raccontarvi tutto questo con la passione di sempre, con formule in qualche modo diverse rispetto al passato, senza più una direzione scientifica e un board formale, ma ospitando ancora sulle pagine di Professione Salute contributi preziosi dalle università, dai reparti ospedalieri e dalle farmacie. Al Direttore scientifico, dottoressa Hellas Cena, e a tutto il Board va il più sincero ringraziamento dell’Editore per la serietà e la qualità del lavoro fatto in tutti questi anni e che

ha portato Professione Salute fino a qui.

marzo 2019

03 Editoriale PS 01 M DEF.indd 3

Professione Salute

3

08/04/19 16:13


+

un abbonamento a scelta tra

estet ca Tabloid di medicina

Per abbonarti chiamaci o scrivi a customerservice@griffineditore.it Griffin srl unipersonale P.zza Castello, 5/E - 22060 Carimate (CO) - Tel. +39 031.789085 Fax +39 031.6853110 customerservice@griffineditore.it - www.griffineditore.it

imp ADV Abbonam PS 2019.indd 1

08/04/19 16:41


sommario 3

Editoriale

6

Ne parliamo con le farmacie in europa, l’evoluzione del loro ruolo da qui a dieci anni

16

Pediatria Arriva il caldo, inizia la sudamina

20

Intervista ad Andrea Mandelli di Renato Torlaschi

Dermatologia Strategie preventive, rivitalizzazione e cosmetici contro il fotoaging

9

24

Il prodotto del mese da curaprox ecco BE YOU i dentifrici dai nuovi gusti

10

Brand in lancio cerave: molteplici funzioni e potenzialità delle ceramidi

12

Ortopedia mal di schiena acuto e cronico come malattia professionale

Professione Salute Bimestrale di counseling e formazione alla prevenzione Direttore responsabile Giuseppe Roccucci Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Marcella Valverde marcella.valverde@tiscali.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it

SIDeMaST

Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse

Nutraceutici annurca, la mela della salute

28

Intervista Il gruppo admenta punta su “Professionalità e Servizi al centro”

30

Oculistica cataratta: ora si elimina in un femtosecondo

Grafica Grafic House, Milano Hanno collaborato in questo numero Carla Carnovale, Beatrice De Vecchi, Piercarlo Salari, Renato Torlaschi, Gabriele Tafel, Cosma Capobianco Vendite Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it Ufficio Abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Stampa Alpha Print srl Via Bellini, 24 - 21052 Busto Arsizio (VA)

34

Odontoiatria PROBLEMA AbrasionI: lo smalto dei denti va protetto con una corretta igiene orale

38

Norme di sicurezza Il sistema di segnalazione dei dispositivi medici: criticità connesse alla loro gestione

41

Novità mediche LE nuove CURE di genere: facciamo il punto

44

Attualità

48

Le aziende informano

Editore Griffin srl unipersonale Piazza Castello 5/E - 22060 Carimate (CO) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it Professione Salute. Periodico bimestrale Anno IX - n. 1 - marzo 2019 Registrazione del Tribunale di Como n. 4 del 14.04.2010 ISSN 2531-8748 Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione n. 14370 del 31.07.2006 Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La proprietà letteraria degli articoli appartiene a Griffin. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.

aprile 2019

05 Sommario PS 01 M.indd 5

Professione Salute

5

08/04/19 19:03


ne parliamo con

Le farmacie in Europa, l’evoluzione del loro ruolo da qui a dieci anni Nelle linee auspicate da Pgeu per il prossimo futuro nella comunità europea, si pone l’accento sul ruolo fondamentale svolto dai farmacisti nel supportare la salute dei pazienti e nel rafforzare i sistemi sanitari

“U

na visione per la farmacia di comunità in Europa”: questo è il titolo del Position paper del Gruppo Farmaceutico dell’Unione europea (Pgeu) sul futuro della farmacia in Europa e l’orizzonte considerato è quello del 2030. Da costruire, dunque, nell’arco di un decennio. Il Pgeu è l’associazione che rappresenta la comunità europea dei farmacisti: ne sono membri le associazioni nazionali e gli organismi professionali dei farmacisti di comunità di 32 Paesi europei, compresi gli Stati membri dell’Unione europea. L’intento dichiarato da Pgeu è quello che ai farmacisti della comunità venga riconosciuto il ruolo di principali professionisti della salute: il loro contributo dinamico, sostenibile e in evoluzione per la salute delle persone e delle comunità rafforza, al tempo stesso, i sistemi sanitari dei diversi Paesi. «I farmacisti di comunità europei – sostiene il Position paper – lavorano nel cuore delle comunità fornendo consulenza professionale di alto livello sull’utilizzo sicuro, efficace e razionale dei farmaci. Spesso sono il primo e l’ultimo punto di contatto tra il paziente e il sistema sanitario; in quanto tali, garantiscono un contributo inestimabile alla salute di oltre 500 milioni di persone in tutta Europa». Il documento delinea le sfide e le opportu-

Intervista di Renato Torlaschi

Andrea Mandelli Presidente Fofi 6

Professione Salute

06 08 Intevista Mandelli M.indd 6

nità che i farmacisti della comunità devono affrontare nei prossimi anni: il loro ruolo, infatti, prevede la tutela della qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti, migliorando così la salute grazie all’accesso a farmaci e all’assistenza sanitaria e contribuendo attivamente alla sostenibilità futura dei sistemi sanitari. Ne abbiamo chiesto un commento ad Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani. Dottor Mandelli, quali sono gli elementi più importanti del Pgeu sul futuro della farmacia in Europa? L’elemento più importante, il tema di fondo, è che si vuole proporre un ruolo diverso del farmacista di comunità e della farmacia, sottolineando come lo specialista del farmaco sia in grado di erogare prestazioni professionali e servizi che, pur avendo al centro il farmaco, vanno al di là della sola funzione della dispensazione. La farmacia di comunità diventa sempre più un centro polifunzionale di servizi capace, grazie ai professionisti che vi operano, di intervenire su più livelli: quello dell’appropriatezza delle cure e dell’accesso uniforme al farmaco, senz’altro, ma anche quello della prevenzione primaria, dell’educazione sanitaria e della corretta informazione del pubblico, che si traduce anche in una maggiore sicurezza del farmaco. Vi sono poi altri due aspetti

marzo 2019

09/04/19 10:04


intervista ad andrea mandelli

altrettanto importanti che discendono da quelli già esposti. Il primo è la sostenibilità del servizi sanitari che, indipendentemente dalla loro organizzazione (cioè universalistici finanziati dalla fiscalità generale o basati sulle casse malattia), conoscono tutti indistintamente una crescita dei costi determinata da due driver potentissimi: l’invecchiamento della popolazione con il conseguente dilagare di malattie croniche – dal diabete alla broncopneumopatia cronica ostruttiva – e il flusso inarrestabile dell’innovazione farmacologica e delle tecnologie biomedicali. Secondo il Position paper, nella strategia per far fronte a questa tendenza, il farmacista gioca un ruolo fondamentale per molti aspetti differenti: si va dalla promozione di generici e biosimilari all’ottimizzazione delle terapie e all’implementazione delle politiche di prevenzione. E voglio sottolineare che, nel documento, si citano come buone pratiche da generalizzare due iniziative italiane: il progetto I-Mur per l’aderenza alla terapia nell’asma promosso dalla Fofi e la realizzazione, da parte di Federfarma, del DiaDay, l’iniziativa di screeneng precoce del diabete di Tipo 2. Ci sono evidentemente delle consonanze con le politiche portate avanti in questi anni dalla Fofi… che cosa ne pensa? È così: oggi l’Europa conferma la nostra visione della professione. In questo decennio, la Federazione si è adoperata per costruire un’evoluzione della professione che coinvolgesse sia gli ambiti di intervento – la comunità, l’ospedale e i servizi territoriali – sia gli strumenti, la cultura e le competenze dei farmacisti. Un percorso, è bene ricordarlo sempre, che ha origine dal Documento federale del 2006 presentato a Palazzo Marini, che già prefigurava obiettivi quali la farmacia dei servizi, la presenza del farmacista ospedaliero nei reparti (poi dipartimenti), l’implementazione della “pharmaceutical care” come modalità standard,

l’integrazione nel servizio sanitario della farmacia di comunità e la presa di distanza da una funzione meramente logistica, che non solo è mortificante per la professionalità ma – da sola – è inadeguata a rispondere al bisogno di salute della collettività. E non è un caso o una concessione “dall’alto” il fatto che l’atto di indirizzo per il rinnovo della Convenzione delle farmacie licenziato dalla Conferenza delle Regioni parli esplicitamente di presa in carico del paziente: è il risultato di un lavoro costante. Quali altre sfide future si delineano nel Position paper? Un aspetto particolarmente significativo è quello riassunto come “il contributo all’elaborazione di una politica sanitaria basata sull’evidenza”, perché il farmacista si trova nella posizione ideale per raccogliere i cosiddetti “real world data”, cioè i dati relativi all’uso del farmaco nella realtà quotidiana che, inevitabilmente, differiscono da quelli ricavati negli studi clinici e che possono facilmente emergere nel corso di prestazioni a supporto dell’aderenza alle terapie o di riconciliazione terapeutica. Per non parlare, poi, dell’opera di farmacovigilanza, sempre più cruciale visto l’aumento del ricorso alle procedure di approvazione accelerata dei nuovi farmaci che permettono di trattare o curare malattie per le quali non esistevano trattamenti o non altrettanto efficaci.

[

La farmacia di comunità

deve diventare un centro

polifunzionale di servizi in grado di intervenire su più livelli, ossia dall’accesso e dall’appropriatezza delle cure alla prevenzione primaria e alla corretta educazione sanitaria dei pazienti, il tutto nell’ottica della sicurezza del farmaco

Si parla anche della capillarità della presenza sul territorio? Viene espressamente indicato il ruolo della farmacia quale primo punto di contatto tra il cittadino e il servizio sanitario, che significa favorire l’accesso del cittadino alle prestazioni – il Cup è l’archetipo di questo servizio – ma anche una funzione di filtro in collaborazione con il medico e le strutture sanitarie. A questo proposito, cito la sperimentazione, in corso in Inghilterra, di un sistema in cui gli operatori del numero

marzo 2019

06 08 Intevista Mandelli M.indd 7

]

Professione Salute

7

08/04/19 19:04


ne parliamo con

intervista ad andrea mandelli

logie, non si può che mettere al centro la possibilità di condividere le informazioni sul paziente: quali farmaci sta assumendo o ha assunto in precedenza e con quali esiti. È un aspetto cruciale tanto per il farmacista, cui spettano il controllo della prescrizione e la dispensazione dei medicinali di automedicazione, sia per il medico che prescrive. Faccio presente che è quanto abbiamo ottenuto in Italia con il dossier farmaceutico aggiornato dal farmacista all’interno del Fascicolo sanitario elettronico. C’è infine il capitolo della telemedicina e dei sistemi di diagnostica di prima istanza sempre più sofisticati e affidabili.

un sistema in cui gli operatori del numero unico delle urgenze, sulla base di un triage telefonico, provvedono a indirizzare alla farmacia più vicina i pazienti che lamentano sintomi che possono essere plausibilmente risolti con l’automedicazione, anziché andare a intasare pronti soccorsi e guardie mediche. Se poi il caso si rivela più complesso, è il farmacista a rinviare il paziente alle altre strutture. Si tratta di un servizio che si prospetta come fondamentale per alleviare il carico di lavoro delle strutture ospedaliere e i costi correlati agli accessi impropri. Ed è solo un esempio. Che cosa si dice nel Position paper a proposito dell’impatto e dell’utilizzo delle nuove tecnologie? Condividiamo la visione del Pgeu anche su questo aspetto: sono ormai disponibili tecnologie che consentono di semplificare e accelerare il lavoro relativo alla dispensazione del farmaco: basti pensare alla ricetta elettronica o ai sistemi robotizzati per la gestione del magazzino. Un aspetto fondamentale per liberare il farmacista da funzioni ripetitive a vantaggio dell’esercizio della pharmaceutical care e del rapporto con il cittadino-paziente. Ma se si parla di tecno8

Professione Salute

06 08 Intevista Mandelli M.indd 8

A questi sviluppi vanno però premesse alcune condizioni… Certamente, e anche qui il documento del Pgeu coincide con quanto sosteniamo da anni. Per cominciare, la remunerazione del farmacista deve cambiare, riconoscendo le prestazioni cognitive e professionali e tutti i servizi che possono andare a ridurre le prestazioni improprie e l’impiego di risorse in altri capitoli di spesa. L’esempio classico è quello dei costi evitati prevenendo l’aggravamento delle malattie croniche o la riduzione delle interazioni farmacologiche. Un altro punto comune è il ritorno di tutti i farmaci non strettamente di uso ospedaliero nella farmacia di comunità nel momento in cui cessano le necessità di monitoraggio intensivo. Infine, si deve creare un quadro normativo che preveda il nuovo ruolo del farmacista e la collaborazione interprofessionale. Anche su questo punto possiamo considerarci in buona posizione: ricordo che poche settimane fa sono stati erogati i fondi per la sperimentazione della farmacia dei servizi, in base alla Legge 69/2009 che abbiamo fortemente voluto, alle nove Regioni individuate dalla Conferenza delle Regioni. Abbiamo delineato e costruito un percorso che oggi ha conseguito risultati importanti ma che non termina qui.

marzo 2019

08/04/19 15:48


il prodotto del mese

i gusti tutti da assaggiare

da curaprox ecco BE YOU i dentifrici dai nuovi gusti Sono a base di freschezza e colore, erbe e salute orale: così la cura dell’igiene orale conquista nel sapore e anche nella sostanza BE YOU è la nuova linea di dentifrici che piace anche ai dentisti perché protegge dalla carie, si prende cura di denti e gengive e offre una gamma di gusti davvero imperdibile. I punti di forza di BE YOU L’efficacia di tutta la linea è garantita da una formulazione ben studiata, eccola. > La glucosio ossidasi è un enzima naturale che agisce così: 1) Effetto sbiancante enzimatico: la glucosio ossidasi converte gli zuccheri in ossigeno tramite il perossido di idrogeno. Evita la pigmentazione e la formazione di macchie sui denti. 2) Facilita i processi enzimatici naturali contro i batteri nocivi: stimola il processo lattoperossidasi e favorisce in modo naturale una buona flora batterica orale. 3) Stimola anche la salivazione, fondamentale per la flora batterica orale. > I 950 ppm di fluoro (fluorofosfato di sodio) proteggono dalle carie. > L’idrossiapatite è la sostanza che compone per il 95% lo smalto dentale. Rimineralizza i denti, sigilla i canali radicolari aperti e riduce la sensibilità in

caso di colletti dentali esposti. Inoltre, l’idrossiapatite favorisce l’effetto sbiancante, infatti leviga lo smalto impedendo alle particelle responsabili della pigmentazione di aderire ai denti. > Lo xilitolo ha un sapore dolce, ma i batteri cariogeni non ne sono attratti. Anzi ne viene inibita la proliferazione. Oltre a un’azione anti-carie, lo xilitolo rafforza anche lo smalto. > L’echinacea, l’artiglio del diavolo e la centella asiatica leniscono e rigenerano le mucose e le gengive contrastando le infiammazioni, specialmente dopo interventi chirurgici e trattamenti. Inoltre, agevolano la guarigione delle ferite. > L’estratto di arancio amaro agisce direttamente sui batteri nocivi. > Il pantenolo (provitamina B5) mantiene umide le mucose, disinfiamma e agevola la guarigione delle ferite dopo interventi chirurgici o trattamenti. > L’indice basso di abrasività, RDA di ca. 50, protegge lo smalto dentale. > L’assenza di SLS (Sodium Lauryl Sulphate) evita irritazioni alle mucose, secchezza delle fauci e afte. Al suo posto vi sono tensioattivi molto delicati.

Gin Tonic + Cachi Prendi il dolce profumo dei cachi, uno squisito pizzico di ginepro ed ecco questo piacevole retrogusto dry. Il tutto esaltato da una nota speziata che ricorda il tannino. Il sapore finale è paragonabile a quello di un gin tonic, ovviamente senza alcol. Pesca + Albicocca Le raffinate note al gusto di pesca e albicocca si fondono con la freschezza della menta piperita e della menta verde, mentre una dose extra di mentolo porta nella tua bocca una piacevolissima ventata di freschezza. Pompelmo + Bergamotto Brioso il pompelmo e rivitalizzante il bergamotto: con l’aggiunta di menta piperita e di mentolo, la freschezza è garantita per tutto il giorno. Anguria La dolce freschezza dell’anguria abbinata al mentolo per un’esplosione di ghiaccio sul palato, con un leggero tocco frizzante per concludere con una coccola finale. Mora + Liquirizia Goditi l’unione tra il sapore delizioso delle more e l’avvolgente gusto della liquirizia, il tutto sostenuto dalla freschezza del mentolo. Mela + Aloe Dedicato a chi ama i gusti “strong”: ecco un’inedita combinazione di succose mele verdi e fresca aloe vera, il tutto racchiuso in una veste di menta piperita e mentolo. Proprio ciò che ci vuole per vivere un’esperienza straordinariamente rinfrescante.

per informazioni Curaprox Italia srl Tel. +39 0471 066010 info@curaprox.it www.curaprox.it

marzo 2019

09 Prodotto mese DEF ok cliente.indd 9

Professione Salute

9

08/04/19 15:49


BRAND IN LANCIO

La cute è la barriera che ci difende dai microorganismi e regola fisiologicamente l’eliminazione di liquidi e di altre sostanze, con la possibilità di assorbirne altre. La corretta presenza dei lipidi cutanei, specialmente delle ceramidi, è perciò fondamentale per evitare alterazioni patologiche

cerave: molteplici funzioni

e potenzialità delle ceramidi Introduzione Il ruolo fondamentale della cute è quello di fungere da barriera cutanea: la sua integrità è quindi fondamentale sia per la difesa antimicrobica, ma anche per mantenere la fisiologica omeostasi nell’equilibrio tra l’ingresso e la fuoriuscita di liquidi. (1) La barriera cutanea è preservata grazie ai corneociti dello strato corneo “ancorati”, tra loro, dalla sostanza lipidica. Tale sostanza lipidica è costituita da colesterolo (25%), ceramidi (50%) e acidi grassi (10%-20%), con una variazione dipendente da individuo a individuo. La corretta composizione della sostanza lipidica è quella che permette anche una buona idratazione cutanea. (2) Ruolo peculiare nel mantenimento dell’integrità dello strato corneo è quindi costituito dai lipidi, in particolare dalle ceramidi, che sono composte da una 10

Professione Salute

10 11 Brand in lancio ok M DEF.indd 10

lunga catena lipofila (aminoacidi e sfingosina combinata con un acido grasso). Tra le varie classi di ceramidi (oltre 10 classi) quella maggiormente implicata nel mantenere l’integrità della barriera cutanea e la sua idratazione è la ceramide di classe 1. (1-2) CeraVe: formulazione e funzione Il ruolo di barriera cutanea e di idratazione è mantenuto grazie alla corretta presenza dei lipidi cutanei, in particolare delle ceramidi. La chimica cosmetologica è riuscita a produrre una sostanza sintetica delle ceramidi che svolge una funzione simile alle ceramidi naturali (CER 1, CER 3 e CER 6). Quando poi le ceramidi e gli altri attivi riescono a essere veicolati con la tecnologia innovativa MVE (MultiVescicular Emulsion), grazie alla quale avviene un rilascio prolungato, il risultato è quello di un’idratazione

che dura fino a 48 ore (Studio cosmetoclinico sulla crema idratante. Idratazione per 48 ore dopo la fine del trattamento di 4 settimane). (2) Pertanto, la presenza di ceramidi sintetiche con funzione assimilabile a quella naturale, veicolate con un metodo innovativo, rendono CeraVe efficace nella riparazione e idratazione della barriera cutanea. Tale efficacia è stata dimostrata nell’applicazione dei prodotti in talune patologie in cui è presente un’alterazione della barriera cutanea e/o la secchezza cutanea. (3-4) Nello specifico, vari studi hanno dimostrato l’efficacia del prodotto in patologie quali l’acne e la dermatite atopica. (3-4) Acne È noto come il trattamento di tale patologia con prodotti mirati, quali reti-

marzo 2019

08/04/19 15:50


BRAND IN LANCIO

noidi topici e sistemici, antibiotici e benzil perossidi, possano provocare durante il concomitante trattamento irritazione, secchezza e alterazione della barriera cutanea. Un recente studio metanalitico di revisione della letteratura ha preso in considerazione gli studi in cui venivano riportati il trattamento terapeutico di acne, pelle secca e irritata, carenza di ceramidi nell’acne, e il trattamento benefico nell’uso di sostanze contenenti ceramidi nel concomitante trattamento dell’acne. Un’équipe di esperti ha quindi valutato i risultati ottenuti arrivando alla conclusione che uno dei più importanti fattori implicati nella non aderenza alle terapie dell’acne è la cute irritata, sia durante i trattamenti topici che durante i trattamenti retinoidi sistemici, e che l’uso di idratanti può migliorare la secchezza e l’irritazione derivanti dal trattamento dell’acne. In particolare, prodotti che contengono ceramidi possono essere integrati a terapie esistenti, ovvero a un trattamento topico e sistemico dell’acne. (5) Nello specifico, infatti, uno studio recente in cui sono stati arruolati 20 pazienti con acne lieve-moderata nei quali la terapia sistemica di base è stata associata all’utilizzo di crema e detergente CeraVe per 3 mesi, ha dimostrato come alla fine del protocollo il 60% dei pazienti abbia concluso con successo la terapia sistemica di base, confermando così l’efficacia nell’integrazione di tale prodotto alla terapia dell’acne sia topica che sistemica. (5-6) Dermatite atopica e dermatite irritativa delle mani La carenza e/o assenza di ceramidi gioca un ruolo cruciale nell’indurre la xerosi e la desquamazione sia nella der-

matite atopica (bambini e adulti) che nella dermatite irritativa delle mani. Infatti le ceramidi presenti nella cute del soggetto atopico si presentano in quota inferiore (soprattutto ceramidi di classe 1), provocando così una distribuzione irregolare dei corneodesmosomi con conseguente xerosi e desquamazione. Uno studio che è stato condotto su 60 pazienti (sia adulti che bambini) con dermatite atopica in terapia con Flucinonide 0,05 % per 1 mese, ha dimostrato come la parte di essi per i quali era associata detersione con CeraVe abbia avuto un miglioramento dei sintomi e una migliore aderenza alla terapia in confronto alla parte di essi trattati con un comune detergente. (7) Anche per la dermatite irritativa delle mani i prodotti a base di ceramidi giocano un ruolo cruciale sia nel trattamento, sia nella prevenzione e nel mantenimento terapeutico. Questo avviene anche grazie alla formulazione di CeraVe nella quale è mantenuta un’ottima impermeabilità all’acqua, fattore fondamentale per un prodotto indirizzato anche per la dermatite irritativa delle mani. (8-9-10) Conclusioni CeraVe, un prodotto che contiene 3 ceramidi (1, 3 e 6-II) e si distingue per la tecnologia innovativa e brevettata MVE (MultiVescicular Emulsion), si dimostra fondamentale come adiuvante alla terapia di base in patologie cutanee quali l’acne e la dermatite atopica, in cui l’integrità della barriera cutanea e il mantenimento di una corretta idratazione giocano un ruolo fondamentale per l’aderenza alla terapia di base scelta e di conseguenza alla risoluzione della patologia. Dott.ssa Francesca Farnetani

Bibliografia 1. Harding CR. The stratum corneum: structure and function in health and disease. Dermatol Ther. 2004;17:6–15. 2. Del Rosso JQ, ZEichner JA, Multivescicular Emulsion Ceramidecontaining Moisturizers: An Evaluation of Their Role in the Management of Common Skin Disorders, J Clin Aesthet Dermatol, 2016; 9 (12):26-31 3. Sajic D, Asiniwasis R; Skotnicki-Grant S. A look at epidermal barrier function in atopic dermatitis: physiologic lipid replacement and the role of ceramides. Skin Therapy Lett. 2012;17(7):6–9. 4. Thiboutot D, Del Rosso JQ. Acne vulgaris and the epidermal barrier: is acne vulgaris associated with inherent epidermal abnormalities that cause impairment of barrier functions? Do any topical acne therapies alter the structural and/or functional integrity of the Epidermal Barrier? J Clin Aesthet Dermatol, 2013; 6 (2): 18-24 5. Lynde CW, Andriessen A, Barankin B, et al. Moisturizers and ceramide-containing moisturizers may offer concomitant therapy with benefits. J Clin Aesthet Dermatol. 2014;7(3):18–26. 6. Zeichner JA, Patel RV, Haddican M, Wong V. Efficacy and safety of a ceramide containing moisturizer followed by fixed-dose clindamycin phosphate 1.2%/benzoyl peroxide 2.5% gel in the morning in combination with a ceramide containing moisturizer followed by tretinoin 0.05% gel in the evening for the treatment of facial acne vulgaris. J Drugs Dermatol. 2012;11(6):748–752 7. Draelos ZD. The effect of ceramidecontaining skin care products on eczema resolution duration. Cutis. 2008;81(1):87–91. 8. Sator PG, Schmidt JB, Hönigsmann H. Comparison of epidermal hydration and skin surface lipids in healthy individuals and in patients with atopic dermatitis. J Am Acad Dermatol. 2003;48(3):352–358. 9. Sajic D, Asiniwasis R, Skotnicki-Grant S. A look at epidermal barrier function in atopic dermatitis: physiologic lipid replacement and the role of ceramides. Skin Therapy Lett. 2012;17:6–9. 10. Del Rosso JQ, Zeichner J, Alexis A, et al. Understanding the epidermal barrier in healthy and compromised skin: clinically relevant information for the dermatology practitioner. J Clin Aesthet Dermatol. 2016;9(4): S1–S8.

marzo 2019

10 11 Brand in lancio ok M DEF.indd 11

Professione Salute

11

08/04/19 15:50


ortopedia / mal di schiena

mal di schiena acuto e cronico come malattia professionale

di Renato Torlaschi

In Europa un lavoratore su quattro soffre di dolori muscolo-scheletrici che non vengono inquadrati come malattia professionale. Alcune professioni, però, presentano fattori di rischio elevati per la lombalgia. Ecco i consigli da comunicare ai pazienti a rischio

12

Professione Salute

12 14 Mal di schiena M 1.indd 12

I

dati sono stati messi in evidenza da tempo e il costante aumento dei disturbi muscolo-scheletrici collegati allo stress lavorocorrelato indicano che siamo di fronte a una delle maggiori patologie del nuovo modo di produzione. Infatti, a livello europeo il 60% delle malattie professionali si può ricondurre a questo tipo di disturbi, mentre al secondo posto balzano le malattie da stress, con un trend crescente che pare inarrestabile. Anche in Italia si è registrato un incremento esponenziale di questo tipo di disturbi, in linea con le tendenze europee. Le statistiche risalgono al rapporto dello Health and safety at work in Europe (Eurostat 2010) che delineavano già all’epoca un quadro preoccupante che è andato via via

peggiorando, con un lavoratore su quattro che soffre di mal di schiena. Per il nostro Paese, alcuni dati epidemiologici erano stati forniti da Amnil (Associazione nazionale fra mutilati e invalidi del lavoro) e Inail (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro). La prima aveva emesso un rapporto nel 2013 dal quale si apprendeva che i disturbi muscolo-scheletrici sono responsabili del 49,9% delle assenze sul lavoro e del 60% delle incapacità permanenti al lavoro: a soffrire maggiormente di mal di schiena sono i lavoratori dei settori agricolo, forestale e pesca, manifatturiero e minerario, dei trasporti, dell’edilizia, dell’artigianato, della vendita al dettaglio e all’ingrosso, del settore alberghiero-ristorazione e sanitario. Il rapporto Inail 2012, invece, aveva contato le denunce per disturbi muscolo-scheletrici, il cui numero era più che raddoppiato dal 2005 al 2009, passando da 7.926 a 16.593 casi: le cifre sono decisamente importanti, anche se l’aumento è probabilmente dovuto in larga misura al Decreto legislativo 81/08 che nel 2008 ha introdotto un nuovo riferimento normativo in Italia sulla sicurezza in ambito lavorativo e che ha accelerato il processo delle denunce, promuovendo l’emersione del fenomeno. Tuttavia, la relazione tra ambiente di lavoro e dolori a carico della colonna vertebrale non è sempre chiara e, come spiega Francesca Di Felice, fisiatra specialista dell’Isico (Istituto scientifico italiano colonna vertebrale) «è per questo che il mal di schiena non viene definito malattia professionale,

marzo 2019

08/04/19 15:51


ortopedia / mal di schiena

condizione in cui, invece, il rapporto causaeffetto tra lavoro e patologia risulta essere netto. Il mal di schiena può avere origini diverse e non strettamente legate all’attività lavorativa. È fondamentale, dunque, capire quando la comparsa di dolore alla colonna vertebrale in un lavoratore trova correlazione con fattori di rischio lavorativi. A difesa della schiena dei lavoratori la legge stabilisce l’utilizzo di ausili meccanici, una corretta organizzazione del lavoro con relative pause e turni e l’applicazione dei principi ergonomici alle postazioni di lavoro. Da non dimenticare, poi, che la tutela più grande per la salute della schiena rimane sempre e comunque il movimento». L’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro rivela anche quali sono i maggiori fattori di rischio fisico, ambientale e organizzativo. Tra i primi figurano il sollevamento carichi, posizioni ergonomiche incongrue, movimenti altamente ripetitivi, lavorazioni manuali con carichi pesanti; i secondi comprendono ritmi di lavoro, attività ripetitive, orari di lavoro, retribuzione, attività monotona, fatica, microclima ambientale, percezione dell’organizzazione di lavoro, fattori psicosociali presenti sul lavoro. La terapia del mal di schiena Come trattare nell’immediato il paziente che riferisce un alla schiena? «Primo compito del medico è distinguere», risponde Di Felice. «Attraverso l’anamnesi e la valutazione clinica vanno escluse tutte quelle condizioni che riporterebbero a una lombalgia secondaria, cioè a un mal di schiena non aspecifico, che invece è la forma più frequente e che colpisce la maggior parte della popolazione. Se si arriva a diagnosticare una lombalgia aspecifica acuta, l’approccio farmacologico più corretto vede l’utilizzo di Fans come farmaci di primo livello, mentre studi recenti ridimensionano l’utilità del paracetamolo – spiega la fisiatra –. Se il controllo del dolore non è sufficiente, è possibile

aggiungere un altro farmaco analgesico di secondo livello attingendo alla categoria degli oppiacei deboli. Possono poi essere associati altri farmaci, dal cortisone al miorilassante agli anticonvulsivanti, ovviamente scelti sulla base del singolo paziente». Classicamente, per trattare il mal di schiena, alla terapia farmacologica si abbinano esercizi, ma nella fase acuta sono meno importanti: «in caso di episodi ricorrenti ci può essere una gestione fisioterapica, nella singola fase prettamente acuta, lo stretching può essere efficace. L’unica cosa certa è che va evitato il totale riposo a letto, che tende a ritardare la guarigione, a meno di casi particolari come traumatismi o altro». Completamente diversa è la gestione del mal di schiena cronico. La forma acuta colpisce la quasi totalità della popolazione: l’85% delle persone, in qualche momento della propria vita, va incontro a qualche episodio. Però, tra queste, solo una piccola percentuale svilupperà una forma cronica, circa il 5%. «La distinzione tra la forma acuta e quella cronica è fondamentale – osserva Francesca Di Felice – perché si tratta di due tipi di patologie completamente diverse. La forma acuta viene definita così se i dolori durano da pochi giorni fino a un mese e, generalmente, è l’espressione di un danno tissutale, muscolare o articolare. Invece, quando il mal di schiena dura più di tre-sei mesi, assume un altro aspetto e diventa una vera e propria sindrome, detta biopsicosociale, perché la componente organica iniziale di danno tissutale passa quasi in secondo piano e si instaurano una serie di concause che comprendono anche fattori sociali e psicologici, che portano il dolore ad autosostenersi e a ridurre la qualità di vita». Il mal di schiena acuto può talvolta essere gestito in relativa autonomia anche dal paziente stesso che, magari, ne ha già avuto esperienza e non nota particolari cambiamenti dei sintomi. Questo perché, anche se non trattato in maniera attenta e puntuale, tende all’autorisoluzione. Invece il mal di schiena

marzo 2019

12 14 Mal di schiena M 1.indd 13

Professione Salute

13

08/04/19 15:51


ortopedia / mal di schiena

regole per il lavoro statico > Un piano di lavoro di altezza adeguata non superiore a 50-55 cm deve consentire di lavorare mantenendo il gomito ad angolo retto. > L’appoggio di un piede su un rialzo, alternando durante la pratica le due gambe, è un utile stratagemma per variare il carico che agisce sulla colonna. > Bisogna evitare di stare seduti con la schiena ingobbita: non lasciarsi vincere dalla forza di gravità, ma cercare di sostenersi come se ci si volesse allungare verso l’alto. L’ap-

[

Tra i pazienti che

soffrono di mal di schiena, si devono distinguere quelli che presentano sintomi e segni atipici rispetto al mal di schiena acuto primario e che fanno supporre una forma secondaria che merita, quindi, un approfondimento diagnostico

]

poggio dei piedi ben saldi a terra e della colonna sullo schienale sono validi aiuti. > La profondità e la larghezza del piano di lavoro devono consentire di disporre i materiali e le attrezzature (schermo, tastiera, mouse, strumenti di lavoro) in funzione dell’attività da svolgere nonché consentire un appoggio per gli avambracci dell’operatore in modo da garantire uno scarico del cingolo scapolo-omerale e conseguentemente della muscolatura del rachide.

cronico richiede un trattamento specialistico. Di Felice sottolinea, anzi, l’importanza di un coinvolgimento di più specialisti di discipline diverse. «Sul versante fisico, dopo una corretta diagnosi da parte del medico, la prima cosa che viene consigliata sono degli esercizi fisioterapici specifici, scelti sulla base delle caratteristiche del paziente: possono essere prettamente antalgici, di rinforzo o di stabilizzazione. Però si deve agire in sinergia e affiancare all’aspetto fisico anche una terapia cognitivo-comportamentale. Il fisioterapista, nelle forme croniche, deve lavorare molto sull’aspetto sociale invitando il paziente a cambiare sia le modalità di comportamento che l’approccio nei confronti del dolore. Talvolta questi aspetti richiedono l’intervento congiunto di uno psicologo. La lombalgia cronica non è di facile gestione e solo una piccola percentuale raggiunge la piena guarigione. Infatti, la maggior parte dei pazienti impara a gestire il dolore senza risolverlo completamente, ma riuscendo comunque a migliorare la qualità della propria vita». Diagnosi differenziale Tra i pazienti con mal di schiena ce n’è qualcuno che richiede un approfondimento diagnostico. Sono quelli che riferiscono

14

Professione Salute

12 14 Mal di schiena M 1.indd 14

sintomi che vengono definiti “semafori rossi” e che sono, in realtà, manifestazioni che fanno sospettare una causa differente: si configura, quindi, una forma di mal di schiena secondaria. «Sono di diverso tipo – riferisce Di Felice – e si tratta per lo più di sintomi e segni atipici rispetto al mal di schiena acuto primario associato ad alterazione meccanica. Può trattarsi, per esempio, di dolore notturno ingravescente: sebbene possa caratterizzare anche forme di lombalgia aspecifica, è tipico delle forme infiammatorie che vanno gestite in tutt’altro modo. Oppure può esserci una storia di patologia tumorale che deve portare il medico a fare indagini di esclusione. In particolare, i tumori prostatici, mammari o polmonari possono dare delle metastasi a livello osseo: i dati e i sintomi forniti dal paziente portano a indagare in tal senso. Altre volte possono presentarsi sintomi neurologici come deficit motori o irradiazione del dolore alle gambe. Un’alterazione degli sfinteri, sia a livello anale che a carico del sistema urinario, può far pensare alla sindrome della cauda equina. Infine, se visitando un paziente con una storia di aterosclerosi si sente una massa pulsante all’addome, si potrebbe trattare di un aneurisma dell’aorta. Insomma, ci sono diverse possibilità e, a seconda della problematica primaria identificata o sospettata, il medico dispone gli opportuni approfondimenti diagnostici. Il problema addominale porterà probabilmente a prescrivere un’ecografia dell’addome; se si sospetta un problema al tessuto osseo o se il paziente riferisce l’assunzione di cortisone per lunghi periodi, può essere utile approfondire con una radiografia per escludere la presenza di fatture; oppure, tutto quello che si potrebbe ricondurre al coinvolgimento del tessuto nervoso, può essere indagato con la risonanza magnetica. Ma se la visita non porta a rilevare sintomi e segni atipici, la lombalgia viene classificata come aspecifica, che nella forma acuta non necessita di alcun approfondimento radiologico», conclude.

marzo 2019

08/04/19 19:06


05 Sommario PS 01.indd 15

08/04/19 14:30


pediatria / sudamina

Insorge generalmente per l’eccessiva sudorazione ed è un’irritazione cutanea che colpisce soprattutto i bambini: ecco come prevenirla e affrontarla per tempo

Arriva il caldo, inizia la sudamina di Marcella Valverde con la consulenza della dottoressa Beatrice Pietricola, dermatologa

16

Professione Salute

16 18 Sudamina M DEF OK.indd 16

L

a miliaria, comunemente nota anche come sudamina, è un’infiammazione della pelle caratterizzata dalla comparsa di un’eruzione pruriginosa dovuta all’ostruzione dei dotti escretori delle ghiandole sudoripare. In genere è più frequente nel periodo estivo, ma può insorgere anche durante le altre stagioni, specialmente se si indossano abiti eccessivamente pesanti. «Quando i neonati o i bambini sono vestiti in modo inadeguato, troppo pesante, e vengono tenuti in un ambiente molto caldo e non arieggiato – spiega la dottoressa Pie-

tricola – sudano abbondantemente e accumulano calore. Il sudore, ristagnando sulla pelle, provoca irritazione e infiammazione. È così che compaiono, nella forma più comune, puntini rossi o bollicine, piccole vescicole a contenuto limpido localizzate soprattutto su collo, torace, addome e inguine, le zone dove il bambino suda di più e nelle quali c’è maggior ristagno. Le bolle di sudore, però, sono frequenti anche nelle pieghe della pelle e nelle zone del corpo dove i vestiti sono più aderenti e sono spesso accompagnate da prurito», precisa la dermatologa.

marzo 2019

08/04/19 16:12


pediatria / sudamina

attenzione ai segni di infezione in corso Anche se si tratta di un disturbo che, in linea di massima, non desta particolari preoccupazioni, ci possono essere delle situazioni da tenere sotto controllo e da riferire al medico. Tra queste: > Un peggioramento del dolore, del gonfiore e dell’arrossamento nell’area interessata dal rash cutaneo.

Le cause e i fattori di rischio «I dotti escretori delle ghiandole sudoripare, che normalmente dovrebbero portare verso la superficie cutanea il sudore prodotto, possono otturarsi per diversi motivi – prosegue la dottoressa -. Tra questi, vi sono dei fattori di rischio come, per esempio, il sovrappeso e l’obesità, o, anche, la permanenza a letto per lungo tempo a causa di malattie con febbre alta. Le cause più frequenti di questo tipo di rash cutanei sono specialmente: > un’immaturità delle ghiandole sudoripare stesse come avviene nei neonati e nei bambini, poiché sono loro ad avere delle ghiandole poco sviluppate, fragili e soggette a rotture provocate proprio dalla notevole produzione di sudore dovuta a un ambiente eccessivamente caldo e a un vestiario inadatto; > una sudorazione eccessiva legata al clima esterno. In particolare, i climi caldoumidi favoriscono una sudorazione copiosa che porta al blocco dei dotti escretori e alla comparsa della tipica eruzione della sudamina; > un’attività fisica molto intensa. Anche lo sport praticato ad alti livelli, oppure lavori particolarmente pesanti e, più in generale, tutte quelle attività che comportano una sudorazione importante possono essere causa di sudamina anche negli adulti; > vestiti molto aderenti, tali da impedire la normale eliminazione del sudore oppure il

> Febbre o brividi. > Senso di calore in corrispondenza dell’esantema. > Fuoriuscita di pus dalle papule o dalle vesciche. > Ingrossamento dei linfonodi delle regioni anatomiche dove è comparsa l’eruzione cutanea, per esempio quelli di ascelle, collo o inguine.

vestirsi in modo inadatto rispetto alla temperatura esterna. In queste situazioni, il sudore ristagna nei dotti escretori bloccando la via di deflusso; > vi sono anche alcuni farmaci che provocano un aumento dell’attività delle ghiandole sudoripare con una conseguente abbondanza di produzione di sudore. Tra i vari, i beta-bloccanti, gli oppiacei e la clonidina; > creme e unguenti occlusivi che impediscano la fuoriuscita del sudore all’esterno dello strato di pelle in cui si ostruisce il dotto escretore della ghiandola sudoripara. In questo caso, la sudamina può comparire anche se la sudorazione è normale», osserva la specialista. I tipi di sudamina «Non esiste un solo tipo di miliaria e l’esame obiettivo del medico può velocemente stabilire se l’esantema cutaneo si può ricondurre proprio a questo problema. D’altro canto, il rash cutaneo appare come una pelle arrossata con una miriade di piccolissime vescicole che sono situate tipicamente nelle aree dove viene impedita la circolazione dell’aria», prosegue la dottoressa. «Va precisato che, salvo alcuni casi particolarmente gravi per i quali è bene impostare una terapia con farmaci a uso locale (vedi box qui a fianco), la sudamina si risolve in pochi giorni e senza trattamenti specifici: basta cambiare abbigliamento, far sì che la cute sia arieggiata

il trattamento della sudamina «Per combattere le forme lievi di sudamina non è necessaria alcuna terapia medica, ma possono essere utili una serie di consigli pratici. Solo per le forme esantematiche più gravi con papule potrebbe essere utile l’utilizzo del cortisonico topico per brevi periodi e/o l’associazione antibiotico-cortisone in caso di sovrainfezione. È utile anche l’utilizzo di dermoscosmetici a base di calamina per lenire il prurito qualora fosse presente. Se l’esantema fosse molto esteso, può essere utile, sempre previo consulto del pediatra, prescrivere un antistaminico per via orale, anche se, specialmente nel lattante, queste situazioni possono essere facilmente prevenute con gli accorgimenti descritti per regolare la temperatura del bambino, cioè prima che la reazione cutanea si aggravi costringendo a trattamenti che si sarebbero potuti evitare», raccomanda la dottoressa Pietricola.

[

al medico in caso di

mancato miglioramento nel giro di pochi giorni e/o alla comparsa di edema che potrebbe far ipotizzare un’infezione

marzo 2019

16 18 Sudamina M DEF OK.indd 17

Ci si deve rivolgere

Professione Salute

]

17

08/04/19 16:12


pediatria / sudamina

attenzione ai più piccoli: soffrono il caldo più degli adulti «Il sistema di termoregolazione nei lattanti e nella primissima infanzia è ancora immaturo e, quindi, fa più fatica a mantenere la corretta temperatura corporea. Specialmente quando inizia a fare caldo, se avvertiamo il desiderio di scoprirci, a maggior ragione è bene svestire anche i neonati o i bimbi piccoli perché patiscono più di noi adulti le alte temperature. Questo consiglio vale anche per la notte: se facciamo fatica a dormire per il caldo, scopriamo anche i bimbi senza paura che

complicazioni da non sottovalutare Oltre alle infezioni batteriche, la sudamina può portare anche a un’altra, temibile complicazione, ossia il colpo di calore. Come già accennato, è tipico dei casi di miliaria profonda, in cui si presenta un’ostruzione profonda, cioè a livello del derma, dei dotti escretori. I sintomi classici sono: > calo della pressione sanguigna > capogiri > mal di testa > tachicardia

18

Professione Salute

16 18 Sudamina M DEF OK.indd 18

possano raffreddarsi. Anzi, in realtà è proprio ciò che serve per farli stare bene – raccomanda la dermatologa -. Ecco, perciò, un elenco di consigli da suggerire alle mamme che arrivano in farmacia, per combattere la sudamina infantile. > Svestite i bambini e, se occorre, togliete loro anche il pannolino. Se dovete uscire, scegliete gli abiti più leggeri che avete, che abbiano tessuti morbidi di cotone, non tropo a contatto con la pelle e di colori chiari. > Evitate di indossare tessuti

sintetici e ruvidi, specialmente quando li tenete in braccio: il cotone è sempre da preferire. > La casa deve essere fresca e asciutta: non bisogna avere paura del condizionatore, a patto che non si tengano temperature “polari”. Se possibile, impostate anche la modalità “deumidificazione” per rendere l’ambiente più confortevole. In alternativa, va bene anche il ventilatore. > Un bagnetto rinfrescante da fare anche più volte al giorno con acqua tiepida a cui aggiungere un cucchia-

e raffreddata, per esempio grazie all’utilizzo di aria condizionala o di ventilatori che facciano circolare l’aria circostante. Il trattamento medico si rende necessario quando la miliaria si infetta. In particolar modo, ciò accade nel tipo di sudamina profonda, la forma più grave, ma anche quella meno frequente. Infatti, esistono varie forme di sudamina che, quindi, vanno trattate diversamente (vedi box a pag. 17). Eccole: - la sudamina (o miliaria) cristallina, è la forma meno grave che tende a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno. È provocata quando l’ostruzione del dotto della ghiandola sudoripara avviene negli strati più esterni dell’epidermide. Si manifesta con papule e fragili vescicolette bianche piene di liquido che, generalmente, non producono alcun tipo di prurito. La sudamina cristallina è la forma più frequente nei neonati, ma, più raramente, può colpire anche gli adulti. - la sudamina (o miliaria) rubra si presenta quando il dotto escretore è ostruito negli strati più profondi dell’epidermide,

io di amido di riso o di mais oppure di bicarbonato ha un’azione assorbente e lenitiva. La pelle va poi asciugata tamponandola con una spugna morbida. Altrimenti, potete utilizzare prodotti lenitivi per l’igiene quotidiana, assolutamente poco aggressivi e, soprattutto, non occlusivi. > Se non è indispensabile, evitate di uscire nelle ore più calde della giornata. > Tagliate le unghie per evitare che il bimbo, grattandosi, si provochi dei graffi su cui si possano poi sviluppare delle sovrainfezioni».

con conseguente esantema caratterizzato da papule rosse prurito e dolore tipo puntura di spillo. Interessa più gli adulti che i bambini ed è accompagnata anche da una sudorazione ridotta o del tutto assente – anidrosi – in corrispondenza delle regioni interessate. Si tratta della forma tipica dei climi tropicali e di coloro che sono costretti a letto per delle lunghe malattie. - la sudamina pustolosa è caratterizzata dalla sovrainfezione batterica delle vescicole della sudamina rubra, e si riconosce per la formazione di pustole; - la sudamina (o miliaria) profonda è la forma più grave e meno comune, tipica negli adulti in cui l’ostruzione del dotto escretore della ghiandola sudoripara avviene a livello profondo, nel derma. In genere compare dopo vari episodi di sudamina rubra o come complicanza di quest’ultima. Si riconosce per le papule non pruriginose, assenza di sudorazione nelle sedi interessate con conseguente, possibile colpo di calore, giramenti di testa, nausea, tachicardia», conclude la dottoressa Pietricola.

marzo 2019

08/04/19 19:10


05 Sommario PS 01.indd 19

08/04/19 14:30


dermatologia / INVECCHIAMENTO CUTANEO

Strategie preventive, rivitalizzazione e cosmetici contro il fotoaging L’invecchiamento cutaneo è un danno cronico provocato dai raggi ultravioletti e dall’esposizione al sole. A lungo andare, infatti, si manifesta un vero e proprio deterioramento della pelle che va a sommarsi al naturale invecchiamento biologico. Grazie ai trattamenti di dermatologia rigenerativa, però, oggi possiamo intervenire con strumenti mirati

N Intervista di Rachele Villa

ella lotta ai segni del fotoinvecchiamento, i mezzi a disposizione del medico estetico sono molteplici e spaziano dai trattamenti ambulatoriali ai preparati cosmetici, scelti in base al risultato del check-up cutaneo, al fondamentale ruolo ruolo della prevenzione. A questo proposito, Alberto Massirone, presidente della società scientifica italiana di medicina a indirizzo estetico Agorà, ci illustra le strategie per contrastare i danni da invecchiamento e fotoaging.

Alberto Massirone Presidente Agorà

Professor Massirone, quali sono le principali cause del fotoinvecchiamento? Per fotoinvecchiamento intendiamo il danno cronico provocato sulla pelle dalle radiazioni solari e, in particolare, dai raggi UV. Queste radiazioni danneggiano la cute e i loro effetti variano a seconda della stagione proprio per l’incidenza dei raggi solari: in particolare, tra la fine di aprile e quella di agosto e i primi di settembre, si ha un’inclinazione dei raggi piuttosto accentuata che espone la pelle a un assorbimento più intenso. Oltre all’incidenza dei raggi solari, è indispensabile considerare pure altri fat-

20

Professione Salute

20 22 Fotoaging M 1.indd 20

tori che determinano il fotoaging: si pensi, per esempio, a tutti quegli elementi che sono presenti nell’aria, come gli inquinanti generici o le micropolveri, che rivelano i loro effetti nocivi non solo sulla funzionalità respiratoria, ma anche sull’assorbimento cutaneo, impedendo di fatto il fisiologico turnover della pelle. Quali modificazioni profonde determina il fotoinvecchiamento alla struttura della nostra pelle? L’epidermide, a seguito del danno solare, si inaridisce e influenza il normale ricambio cellulare. Questo fattore, quindi, favorisce l’invecchiamento cutaneo con una serie di segnali che si tende troppo spesso a sottovalutare: aridità cutanea, diminuzione dell’effetto del sebo, ispessimento epiteliale in alcune zone più scure e la cosiddetta elastosi. Tali elementi molto spesso si sommano a danni specifici che, in alcuni soggetti, sono particolarmente evidenti: per esempio, la nascita o la crescita di basaliomi, di melanomi, quindi di eteroplasie, ossia di carcinomi della pelle che, ovviamente, devono essere posti sotto l’attenzione del medico in modo che possa agire per tempo, definendo una strategia di trattamento. L’eliminazione di un basalioma, piuttosto che la valutazione di un melanoma, laddove si dovessero presentare, dovrà essere la decisione finale che porta a un trattamento piuttosto che a un altro. Quali sono i trattamenti estetici più ef-

marzo 2019

08/04/19 15:53


dermatologia / INVECCHIAMENTO CUTANEO

Classifica dei trattamenti più richiesti. Indagine statistica Agorà Amiest. Campione raccolto tra i medici italiani che hanno partecipato alla Survey Nazionale. A destra i trattamenti più richiesti dagli uomini e in basso quelli più richiesti dalle donne.

i nuovi trenD per combattere i segni del tempo

ficaci per contrastare i segni del fotoinvecchiamento? A pazienti nei quali riscontriamo solo un invecchiamento cutaneo proponiamo delle soluzioni nell’ambito della dermatologia rigenerativa. Tra i vari interventi, oggi possiamo contare sulla rivitalizzazione, ossia il needling. Si tratta di una metodica che utilizza appositi microaghi che vanno a stimolare le cellule affinché incrementino la produzione di elastina. Il needling consente di ottenere un miglioramento della lumi-

Un bacino d’utenza sempre più ampio per un settore in aumento, quello della medicina estetica che vede, oltre alle donne, sempre più uomini che si rivolgono al medico estetico per combattere i segni del tempo. Tra i trattamenti più richiesti si confermano epilazione, rivitalizzanti, filler, tossina botulinica e peeling mentre cresce la richiesta di microbotulino. Così, grazie anche agli elevati standard di sicurezza, la medicina estetica non conosce crisi. Le richieste tendono sempre più verso un modello di bellezza naturale: è quanto emerge dall’Osservatorio nazionale di medicina estetica redatto nel 2018 dalla società scientifica Agorà. Una bellezza richiesta da fasce d’età sempre più eterogenee. Un aumento della medicina estetica dell’8-10% rispetto al 2017: dalla generazione delle millenials alle over 60 passando per la crescita del 3% di pazienti uomini. Il primo dato evidenziato dall’Osservatorio riguarda il legame medico-paziente: solo nell’ultimo anno, il 65% dei nuovi pazienti ha consolidato un trattamento o un piano terapeutico e ne ha rafforzato gli incontri (da 5 a 7 volte), a conferma della piena fiducia nei confronti del proprio medico estetico. In cima alla classifica dei trattamenti più richiesti troviamo i rivitalizzanti: in particolare si confermano i trattamenti viso per il 92% seguiti da una nuova crescita di domanda per collo (82%), decollété (79%) e mani (77%) nella fascia d’età, tutta femminile, 30-60 anni. Anche i filler sono tra i più utilizzati. Oltre il 60% dei medici intervistati con-

ferma l’utilizzo di device complementari, come gli aghi cannula, nella propria pratica clinica insieme ai trattamenti comunemente più richiesti: quelli nasogenieni nella fascia d’età 40-60 anni e quelli di ridefinizione labiale per l’armonizzazione delle linee nelle più giovani (18-40 anni). Assistiamo invece a un aumento significativo di domanda di trattamenti con tossina botulinica per il miglioramento dell’area perioculare di oltre il 73,53%, seguita dal trattamento per la cura dell’iperidrosi. Rilevante anche il dato di incremento del microbotulino. Infine si è avuto un aumento di richiesta del 30% per i peeling soprattutto per contrastare l’iperpigmentazione e le discromie cutanee da fotoaging. «I dati emersi dal nostro Osservatorio rivelano come la medicina estetica segua costantemente un trend positivo: non si tratta di vanità o per rispondere a una società sempre più ‘selfie oriented’ ma di un desiderio comune di affrontare lo scorrere del tempo nel miglior modo possibile», spiega il professor Massirone. «L’Osservatorio rivela però anche trend inversi: sebbene il tatuaggio rappresenti una forma di espressione personale, negli ultimi anni è aumentato il numero di pazienti che desiderano rimuoverlo, specie tra i 18 e i 40 anni. La medicina estetica, comunque, continua la sua ascesa durante tutto l’anno: gli esperti registrano un aumento dei trattamenti contro adiposità localizzata e cellulite, in vista della stagione estiva, mentre in inverno si richiedono soprattutto peeling, filler e rivitalizzazione cutanea per una pelle sempre luminosa».

marzo 2019

20 22 Fotoaging M 1.indd 21

Professione Salute

21

08/04/19 15:53


dermatologia / INVECCHIAMENTO CUTANEO

[

Le strategie preventive al fotoaging devono

iniziare fin dall’infanzia con la protezione solare più adatta allo specifico fenotipo, una beauty routine quotidiana con cosmetici idratanti e uno stile di vita sano contraddistinto anche da un’alimentazione ricca di

]

acqua, frutta e verdura.

22

Professione Salute

20 22 Fotoaging M 1.indd 22

nosità e compattezza della pelle, con una diminuzione delle macchie cutanee e delle rughe sul viso, la reidratazione fisiologica, l’aumento del fattore di tensione e di elasticità e la concentrazione di collagene grazie alla maggiore attività dei fibroblasti, ossia le cellule del tessuto connettivo che producono naturalmente elastina e collagene. Così, si contrasta anche l’elastosi, che provoca da un lato una perdita di consistenza dermica a causa di una minore produzione di fibre elastiche e, dall’altro, degli ispessimenti localizzati più scuri, pelle secca e forti rugosità. Questo trattamento, perciò, permette di mantenere una maggiore idratazione ed elasticità cutanea e, quindi, garantisce anche un buon risultato estetico. In termini di strategie preventive, che cosa può consigliare il medico estetico? La prevenzione del fotoinvecchiamento parte dalla cura della pelle. Quest’ultima, infatti, deve essere trattata e correttamente protetta fin da bambini: non bisogna mai considerare inutile la protezione solare e, con il passare degli anni, va anche seguita una beauty routine quotidiana con la corretta idratazione e l’utilizzo del cosmetico idratante più adatto alla propria pelle: sono tutte accortezze necessarie per prevenire i danni da fotoaging. È fondamentale, inoltre, seguire uno stile di vita sano con una corretta

alimentazione ricca di frutta e verdura, ma soprattutto di acqua. La buona idratazione “dall’interno”, infatti, svolge un ruolo cruciale per la cute: da sempre, infatti, è il miglior atto cosmetico per la bellezza. Oltre ad accorgimenti e ad azioni personali, è di primaria importanza rivolgersi a professionisti esperti: il medico estetico o il dermatologo devono valutare, tramite un’analisi clinica condotta attraverso un accurato check-up della cute, quali siano gli elementi di cui la pelle necessita. Questi punti convergeranno poi nella scelta del cosmetico più adatto che dovrà contemplare delle varianti a seconda dello stato della pelle. Il cosmetico non è più utilizzato come elemento comune, ma è quindi il fulcro di un progetto che il medico sceglie per poter contrastare questo tipo di stress cutaneo. Professor Massirone, come si è evoluta la dermatologia estetica e cosa dobbiamo aspettarci in termini di novità del settore? Il concetto di medicina estetica come branca stessa della medicina tradizionale si è notevolmente evoluto nel corso degli ultimi 30-40 anni. In passato, per qualsiasi tipo di intervento estetico, i pazienti indirizzavano le loro richieste quasi esclusivamente al chirurgo estetico. Con la conferma della validità e per la tipologia di intervento non invasivo, seguito da un’ottima compliance, la medicina estetica è entrata in quella fascia preferita di richieste e interesse dei pazienti che, nel corso degli anni, si è andata sviluppando. Ora, grazie alla piena sinergia tra le due figure estetiche unitamente alle altre discipline della medicina, complementari alla medicina estetica, il settore è cresciuto in un’ottica evolutiva sempre particolarmente attenta alla qualità di vita dell’individuo, nel rispetto armonico delle sue forme.

marzo 2019

08/04/19 15:53


05 Sommario PS 01.indd 23

08/04/19 14:30


NUTRACEUTICI / RISCHIO CARDIOVASCOLARE e calvizie

annurca, la mela della salute

Eccellenza tutta nostrana, questo frutto è un nutraceutico dalle grandi e sorprendenti proprietà, utili non solo per la buona salute di cuore e arterie, ma anche per la crescita dei capelli

U

di Fabia Bianchini

Nutraceutici, gli alimenti funzionali Il nome deriva dall’unione dei termini “nutrizione” e “farmaceutico”, coniato negli anni Ottanta dal nutrizionista Stephen De Felice per contraddistinguere quegli alimenti che svolgono un ruolo funzionale sulla salute di chi li consuma. In effetti, se tutti gli alimenti forniscono del materiale che il corpo utilizza per il suo sostentamento, ve ne sono alcuni, più preziosi, che apportano benefici comprovati da studi scientifici.

24

Professione Salute

24 26 Mela annurca M 2.indd 24

na mela al giorno toglie il medico di torno. Come talvolta accade, le virtù celebrate dalla saggezza popolare vengono confermate anche dalle evidenze scientifiche. È questo il caso della mela Annurca Igp (Malus pumila Miller cultivar Annurca), studiata dal gruppo di ricerca coordinato dal prof. Ettore Novellino, Direttore dei Dipartimento di Farmacia presso l’Università Federico II di Napoli. I ricercatori, infatti, sono riusciti a mettere in luce le proprietà uniche e tipiche della varietà campana del frutto, importanti per contrastare livelli elevati di colesterolo. «L’inizio di questo percorso è stato sollecitato dalla pubblicazione sul British Medical Journal di una ricerca osservazionale del 2013, condotta su due gruppi composti da 10mila soggetti l’uno - spiega il prof. Novellino -. Entrambi i gruppi erano formati da persone che manifestavano sia alti livelli di colesterolo nel sangue, sia i medesimi

fattori di rischio cardiovascolare. Uno dei due gruppi era stato trattato regolarmente con le statine, mentre l’altro consumava abitualmente le mele. L’intuizione è stata quella di verificare se i frutti fossero in grado di produrre effetti analoghi a quelli delle statine. Oggi posso affermare che i risultati ci hanno premiati». I pregi dell’Annurca «Per ottenere dei risultati certificabili e accettabili dalla comunità scientifica, abbiamo optato per un approccio di verifica della validità nutraceutica delle mele simile a quello adottato per lo studio dei farmaci - prosegue Novellino -. Siamo partiti comparando le diverse specie di mele trentine, tra cui Granny Smith, Red Delicious, Golden Delicious e Fuji, con la nostra mela Annurca, eccellenza tipica della Campania. Gli studi in vitro hanno messo in evidenza che gli estratti di Annurca, rispetto ai dati

marzo 2019

08/04/19 16:05


NUTRACEUTICI / RISCHIO CARDIOVASCOLARE e calvizie

forniti dalle altre varietà di mele, erano di gran lunga più efficaci, a livello epatico, nel contenere i valori di LDL e nell’aumentare quelli di HDL - spiega il professore -. Da questa osservazione, siamo passati ad analizzare i componenti del frutto campano scoprendo che sono presenti quantità decisamente più abbondanti di procianidine, gli antiossidanti naturali che proteggono la mela da funghi e parassiti. Ciò si deve alla particolare modalità di raccolta e maturazione dei frutti: infatti, per questa varietà si prevede una deposizione a terra dei pomi, che vengono adagiati su uno strato di paglia per un mese. E sono proprio le elevate quantità di procianidine a impedire che le mele marciscano, agendo come una sorta di anticorpi vegetali», puntualizza. La sperimentazione clinica Il passo successivo è stato quello della sperimentazione clinica. «Per fare ciò, ci siamo avvalsi di un campione composto da 250 persone tra i 18 e gli 83 anni, i cui valori di colesterolo plasmatico variavano tra i 200 e i 250 mg/dl, ossia al di sopra della norma, ma non tali da determinare un consistente rischio cardiovascolare. Abbiamo raccomandato di non variare né l’abituale regime alimentare, né gli stili di vita, chiedendo solo di consumare due volte al giorno una mela qualsiasi, sia trentina, sia Annurca. Con grande nostra sorpresa, abbiamo potuto constatare che solo quest’ultima ha dimostrato riuscire a ridurre il colesterolo totale dell’8% e quello “cattivo” dell’12% aumentando, al tempo stesso, quello “buono” del 12%. Per poter ottenere risultati analoghi alle statine, però, i valori del colesterolo totale devono diminuire del 25% con punte del 35% sulle LDL. Per raggiungere tali risultati bisognerebbe mangiare ben 6 mele al giorno, una quantità che potrebbe portare al paziente delle conseguenze negative su glicemia e trigliceridi. Per ovviare al problema, abbiamo

caratteristiche nutrizionali della mela annurca igp

pensato di estrarre il fitocomplesso procianidinico della mela campana e di utilizzarlo come nutraceutico da somministrare sotto forma di integratore». Procianidine naturali in capsule «Una volta appurato che le sostanze bioattive utili per migliorare i livelli di colesterolo nel sangue erano, appunto, le procianidine, siamo passati alla fase della loro estrazione per poterle racchiudere in capsule gastro-resistenti - prosegue Novellino -. In questo modo, oltre a poter garantire la giusta quantità di principio attivo, abbiamo ovviato anche a un altro problema. Infatti, siamo al corrente che le procianidine si degradano in gran parte nello stomaco. Racchiudendole in capsule, invece, queste molecole possono arrivare intatte direttamente nell’intestino ed essere così completamente assorbite. Quindi, dal momento che in ogni capsula abbiamo inserito l’equivalente di tre mele Annurca, prendendo una capsula al mattino e una alla sera si ottiene l’effetto terapeutico voluto – osserva -. Una successiva ricerca, sempre su una popolazione con livelli moderatamente elevati di colesterolemia, ha mostrato che, dopo 60 giorni di assunzione, i valori di colesterolo totale erano diminuiti media-

Si tratta di un frutto dall’elevato potere nutritivo, adatto a tutti, in particolare a bimbi e a “senior”: infatti l’Annurca Igp contiene una considerevole quantità di vitamine, tra cui B1, B2, PP e C, e di minerali come fosforo, potassio, ferro e manganese. Questa mela è diuretica e la presenza di fibre è utile per regolare le funzioni intestinali. La ricchezza di composti fenolici dell’Annurca, come si è visto, è importante per prevenire i danni provocati dall’azione negativa dei radicali liberi e per proteggere l’attività gastrica. Grazie al particolare rapporto acidi/zuccheri, questa mela è adatta anche all’alimentazione dei diabetici.

marzo 2019

24 26 Mela annurca M 2.indd 25

Professione Salute

25

08/04/19 16:05


NUTRACEUTICO / RISCHIO CARDIOVASCOLARE e calvizie

una speranza in “ricrescita”: l’annurca contro la perdita di capelli durante la chemiio Sulla base dei risultati ottenuti sulla ricrescita dei capelli, è stata avviata una ricerca clinica, in collaborazione con l’IRRCS “Fondazione Pascale”, noto istituto per la cura dei tumori operante a Napoli, che vuole stabilire se l’incremento della vitalità dei bulbi piliferi, provocato dalla procianidina B2 della mela Annurca, può contrastare l’alopecia provo-

cata dalla terapia chemioterapica antitumorale. Le basi scientifiche fanno presagire un possibile risultato positivo: «In base ai nostri studi preliminari - afferma Novellino - l’utilizzo per alcune settimane dell’estratto procianidinico di mela annurca nei malati di cancro, preventivamente all’avvio dei cicli di chemio e durante il trattamento, sembrerebbe ri-

durre o bloccare la caduta dei capelli. Riscontro questo che è stato casualmente osservato in pazienti che già assumevano l’integratore per abbassare il colesterolo e che, una volta ammalatisi di cancro, si sono dovuti sottoporre a un ciclo di chemioterapia. Abbiamo notato che in questi soggetti i capelli o non cadevano affatto o venivano persi in misura con-

la vita dei capelli Il ciclo follicolare dei capelli è regolato da tre tappe ben precise. > Anagen o fase di crescita: dura in media tra i 2 e i 7 anni, da persona a persona. In questo periodo il follicolo è in piena attività proliferativa e il capello cresce di 0,30,4 mm al giorno. > Catagen o fase di involuzione: durante questo periodo si ha un rallentamento dell’attività proliferativa del follicolo e il capello smette di crescere. La sua durata è molto breve; tra le 2 e le 3 settimane. > Telogen o fase di riposo: il follicolo è completamente disattivato e il capello, oramai alla fine della sua vita, si trova ancora all’interno del follicolo, ma agganciato tramite deboli legamenti intercellulari. Presto, però, cadrà sotto la spinta del nuovo capello. Infatti, al termine di questa fase, della durata di 3 mesi circa, il follicolo riprenderà la sua attività dando il via a una nuova fase Anagen.

26

Professione Salute

24 26 Mela annurca M 2.indd 26

mente del 25% e quelli delle LDL del 37%. Inoltre, i valori di HDL erano aumentati del 45%, con esiti anche migliori rispetto alle statine. Tale risultato ha suscitato l’interesse della comunità scientifica, dal momento che le statine utilizzate attualmente, oltre a poter provocare effetti collaterali tra cui le mialgie, possono solo ridurre l’LDL e non hanno alcuna efficacia sull’HDL. La mela Annurca, invece, sì!», afferma il professore. Risultati sorprendenti anche sui capelli Le virtù della mela Annurca, però, non si fermano qui. I dati emersi dagli studi dei ricercatori dell’ateneo napoletano hanno messo in luce, quasi per caso, che la frazione procianidinica del fitocomplesso della varietà Igp è in grado non solo di frenare la caduta dei capelli, ma di favorirne la ri-

siderevolmente inferiore. Ora stiamo verificando con metodo scientifico quest’osservazione che incrocia la ricerca clinica e valorizza un prodotto che sta suscitando interesse scientifico in tutto il mondo e in particolare nell’ambito delle malattie metaboliche e della tricologia». Non resta, quindi, che aspettare le auspicate conferme.

crescita e il rafforzamento. Le procianidine oligomeriche, una particolare classe di polifenoli, riescono infatti a stimolare la crescita delle cellule epiteliali dei capelli e di prolungare la fase anagen, ossia quella di crescita (vedi box), in modo più efficace rispetto ad altri rimedi. In particolare, è la procianidina B2 a essersi rivelata come il composto di origine naturale più efficace e sicuro per la crescita dei capelli sia negli esperimenti in vitro, sia nell’uomo. I capelli e le unghie, infatti, crescono in modo naturale senza provocare effetti collaterali indesiderati, come potrebbero esserlo l’irsutismo, ossia un’anomala crescita di peli. Anzi, le procianidine della mela Annurca favoriscono la crescita dei capelli, sia negli uomini che nelle donne, aumentandone il numero e lo spessore a partire dalla radice fino alle punte e rivitalizzando allo stesso tempo il bulbo pilifero dopo soli 60 giorni di trattamento con il nutraceutico. Partendo da queste osservazioni, il professor Novellino e la sua équipe hanno potuto migliorare la formulazione dell’integratore, ottimizzando così la natura dell’estratto che, micronizzato e microincapsulato, viene reso più biodisponibile per l’assorbimento. L’aggiunta di rame, inoltre, potenzia l’effetto di ripigmentazione esercitato dalle procianidine della mela.

marzo 2019

08/04/19 16:05


05 Sommario PS 01.indd 27

08/04/19 14:30


intervista / lloydsfarmacia

Il gruppo admenta punta su “Professionalità e Servizi al centro” Il modello di Farmacia dei Servizi è al centro della filosofia di LloydsFarmacia che sancisce, sempre più, un forte orientamento all’omnicanalità e all’ascolto delle necessità dei clienti con una personalizzazione del servizio

I

l Gruppo Admenta conferma il suo ruolo di primo piano nel panorama delle farmacie italiane e traccia una precisa rotta verso una realtà orientata al cliente e all’ascolto dei suoi bisogni. A questo proposito, abbiamo intervistato Domenico Laporta, amministratore delegato del Gruppo. Dottor Laporta, qual è il significato di “Professionalità al centro”? Uno dei nostri obiettivi prioritari è lo sviluppo della professione del farmacista, sia nei rapporti con i clienti-pazienti, sia nelle relazioni e nelle progettualità condivise con i nostri farmacisti. È così che il farmacista si trasforma da “dispensatore” di assistenza e farmaci, a una figura più articolata e complessa che gestisce il proprio ruolo in farmacia con attitudini di servizio al cittadino sempre più strutturate, personalizzate ed evolute. Fra i vari focus, è centrale la formazione: siamo orgogliosi di poter dire che ogni anno investiamo circa 39mila ore in formazione, da quella obbligatoria - relativa alla comunicazione con l’utente - alle nozioni gestionali d’impresa, per tutti i nostri farmacisti. I giovani farmacisti entrati nel nostro gruppo notano la differenza soprattutto rispetto alla formazione. Apprezzano che in un grande gruppo i processi siano “standardizzati”

Domenico Laporta Amministratore delegato del Gruppo Admenta Italia 28

Professione Salute

28 29 Admenta M DEF 1.indd 28

verso i più alti livelli qualitativi e che la gestione dei dipendenti passi attraverso una formazione continua che apra opportunità di crescita professionale e di carriera all’interno del gruppo. Per quanto riguarda le farmacie in franchising, LloydsFarmacia può offrire conoscenze e competenze, formazione e risorse complesse da raggiungere e mantenere per una singola farmacia: strategie di marketing, formazione, sinergie derivanti da economie di scala, supporto in tecnologia ed efficienza sono solo alcune delle nostre parole chiave, unite sempre alla massima attenzione verso i clienti e alla personalizzazione del servizio. E per quanto riguarda i “Servizi”? Il nostro modello è quello di Farmacia dei Servizi che abbiamo cercato di innovare ulteriormente, avendo ben chiare le sfide che ci vedono impegnati: gestione della cronicità, aderenza al piano terapeutico, accesso facilitato e personalizzato, in particolare per i pazienti fragili, ai servizi e al farmaco. Solo una catena organizzata è in grado di valorizzare al meglio le sinergie con diversi operatori anche non strettamente appartenenti alla filiera, con benefici evidenti non solo per i cittadini ma anche per il Servizio sanitario. Da qui, l’offerta di proposte di prevenzione e servizi innovativi quali la consegna a domicilio anche per i farmaci e, a partire da alcuni territori, la prenotazione di esami presso strutture d’eccellenza, ma con tempi di accesso e costi agevolati. La collaborazione tra LloydsFarmacia e Pharmap per la consegna a domici-

marzo 2019

08/04/19 16:38


intervista / lloydsfarmacia

lio, così come la partnership con Aon per la prenotazione e l’accesso agevolato a esami e visite, testimoniano l’intento di sviluppare network avanzati al servizio del cittadino. Quali sono i focus sull’“Innovazione”? Un esempio è l’evoluzione della comunicazione “one-to-one”. Se tempo fa essere farmacia “del territorio” voleva dire conoscere uno a uno i propri clienti, oggi deve rappresentare di più: bisogna essere formati per capirli e servirli anche a distanza. Lavoriamo per un’omnicanalità finalizzata a sviluppare e gestire negozio fisico, customer service e web come fosse un’unica realtà. Intendiamo semplificare la vita del paziente e per questo il nostro modello prevede un’integrazione tra canale fisico e digitale. Avendo a disposizione un network di oltre 200 farmacie, ci è sembrato naturale partire da questa sinergia. La nostra logica non vede canali separati e a sé stanti. Esiste un unico mondo, il mondo LloydsFarmacia. Sotto questo “cappello” i clienti sanno di poter trovare gli stessi prodotti, gli stessi prezzi, ma soprattutto gli stessi servizi e il medesimo approccio personalizzato al cliente. Si tratta di omnicanalità, non di multicanalità. L’esperienza del cliente può iniziare nello store fisico e proseguire poi nel mondo digitale e viceversa, per quella che oggi viene definita un’esperienza “Phygital” che li integra davvero. I dati ci raccontano una storia di successo. Sia chiaro: anche quando parliamo di “Phigital”, intendiamo sempre e prima di tutto di Farmacia dei Servizi. Lavoriamo per l’innovazione e l’ampliamento dei nostri servizi integrati, per mettere a disposizione dei clienti la competenza e la professionalità dei nostri oltre 800 farmacisti. Fra tutti, la piattaforma web del Blog LloydsFarmacia (https://blog.lloydsfarmacia.it/), il contenitore a cura di esperti farmacisti. Siamo on line con contenuti, consigli e video tutorial su salute, benessere, prevenzione, ma anche bellezza, mamma e bambino, cucina gustosa e salutare e viaggi. Anche la piattaforma Blog è inte-

grata perfettamente con le Farmacie e con la piattaforma e-commerce. Sempre in tema di Servizi, ma rispondendo anche a un’esigenza mobile, stiamo ultimando la definizione della nuova APP LloydsFarmacia, ancora una volta in collaborazione con Pharmap. Partiremo nella seconda parte del 2019 - sia sul Blog che sulla APP - con un servizio di Farmacista on line per ricevere comodamente, tramite chat dedicata, informazioni e consigli su temi legati alla salute, fornendo la giusta risposta ai nostri clienti per qualsiasi richiesta sia nel punto vendita e sia da casa. Per la prima volta, in associazione all’inserimento della propria terapia per consentire una compliance ottimale, la nostra App di Therapy reminder avviserà anche del fatto che la confezione di farmaco sta per terminare. Con un semplice click si potrà attivare il servizio di ritiro ricette dal medico e consegna a domicilio. Confermiamo il nostro impegno, perché sia i clientipazienti, sia gli interlocutori del Sistema sanitario percepiscano concretamente il valore aggiunto del nostro servizio. È solo dal dialogo costante tra tutti gli attori, dall’ascolto personalizzato dei nostri clienti e da iniziative nuove e concrete che può nascere un vero modello di “Farmacia dei servizi” finalizzato a una migliore qualità della vita e a minori costi sociali nel nostro Sistema Paese.

marzo 2019

28 29 Admenta M DEF 1.indd 29

Professione Salute

29

08/04/19 16:38


oculistica / l’intervento laser di ultima generazione

cataratta: ora si elimina in un femtosecondo Occhio Sano

Si sviluppa nel 60% degli over 60 e in passato rappresentava una delle maggiori cause di cecità. Oggi, invece, le tecniche chirurgiche si sono arricchite di metodiche mininvasive che operano grazie a un raggio laser affilato come un bisturi

di Beatrice De Vecchi Con la consulenza del dottor Alberto Bellone, oculista libero professionista che opera a Milano, presso la clinica Blue Eye, e a Torino 30

Professione Salute

30 32 Cataratta M 1.indd 30

I

l termine è ben noto, specialmente a una certa età: la cataratta, infatti, è un difetto della vista che affligge un gran numero di persone, specialmente gli ultrasessantenni. Quella senile, infatti, è la forma più frequente, ma ne esistono anche altre: il tipo congenito, presente già nei neonati, quello secondario, che si sviluppa più facilmente in pazienti che soffrono di altri problemi, come il diabete, o che necessitano, per esempio, di terapie prolungate tra cui quelle a base di cortisone, oppure la cataratta di origine traumatica. In ogni caso, si tratta della progressiva opacizzazione del cristallino, la lente naturale dell’occhio: se paragoniamo il bulbo oculare a una macchina fotografica, possiamo osservare che la lente dell’obiettivo trasmette l’immagine sulla pellicola nello stesso modo in cui il cristallino la focalizza sulla retina. Se la lente dell’apparecchio fotografico è parzialmente o totalmente opaca, la luce passerà in modo insufficiente, dando luogo a immagi-

Occhio con cataratta

ni scadenti. Allo stesso modo, se il cristallino è opaco la luce viene arrestata e la visione diventa offuscata. «È come se avessimo un velo calato davanti all’occhio: non serve sbattere ripetutamente le palpebre per rimuoverlo o pulire le lenti degli occhiali pensando che siano appannate - osserva il dottor Bellone -. Quando l’opacità del cristallino diventa molto densa, non siamo più in grado di distinguere gli oggetti e, nella fase più avanzata, si può avere la perdita totale della vista. Oggi, però, la situazione è ben diversa rispetto al passato: grazie all’intervento chirurgico, infatti, la vista può essere pienamente recuperata. Un tempo, invece, la cataratta poteva portare alla completa cecità, eventualità che, purtroppo, si verifica ancora in alcune delle zone più disagiate del mondo. Una volta individuato il problema attraverso un accurato esame dell’occhio, sarà compito dello specialista risolverlo nel modo più appropriato. La diagnosi di cataratta, infatti, viene formulata

marzo 2019

08/04/19 16:04


oculistica / l’intervento laser di ultima generazione

solo dopo la visita completa che comprende, tra l’altro, la determinazione del visus per lontano e per vicino, l’esame del cristallino alla lampada a fessura con pupilla dilatata, la tonometria e l’esame della retina. È necessario eseguire sempre esami mirati per verificare la presenza di altre patologie, in modo da poterle curare, quando possibile, o comunque avvertire il paziente di un possibile scarso recupero funzionale dopo l’intervento - precisa lo specialista -. Inoltre, è sempre bene comunicare al paziente che, solitamente, si interviene su un occhio per volta, in modo da lasciargli una maggiore autonomia post operatoria». In Italia è l’intervento più praticato «Grazie alla chirurgia oculare, nel corso degli ultimi decenni siamo riusciti a porre rimedio a questo disturbo tipico dell’invecchiamento, restituendo all’occhio la stessa efficienza che aveva in età giovanile. Anzi, molte volte l’abbiamo addirittura migliorata, specialmente in chi presentava già altri difetti di vista – prosegue -. I numeri, a questo proposito, parlano da soli: è l’operazione più eseguita nelle sale operatorie di tutta Italia, con circa 600.000 persone che vi fanno ricorso ogni anno. Oggi gli standard di sicurezza sono elevatissimi e il recupero dei principali difetti di vista - miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia – si possono risolvere con successo durante l’asportazione del cristallino. Con una tecnologia che, fino a qualche decennio fa, pareva impensabile. Infatti, 30 anni fa si agiva togliendo interamente il cristallino attraverso un taglio grosso anche la metà della circonferenza corneale, che ha un diametro di 12 mm. Successivamente è stata introdotta la tecnica di facoemulsificazione del cristallino, cioè la sua triturazione attraverso ultrasuoni emessi dalla punta dello strumento introdotto dentro l’occhio: in questo modo si è potuto ridurre il diametro dell’apertura prima a 5 mm, poi a 3,2, successivamente a 2,75, fino agli attuali 1,8

mm. Attraverso questa piccola apertura, si entra nell’occhio con una sonda e, contemporaneamente, si trita e si aspira il cristallino opaco. Alla fine dell’intervento si introduce una lente di materiale plastico al posto del cristallino attraverso la stessa piccola incisione», spiega il chirurgo. «La triturazione del cristallino attraverso gli ultrasuoni, però, può danneggiare le delicatissime strutture intraoculari, tra cui la capsula del cristallino, l’iride e, soprattutto, l’endotelio corneale. La cornea, che è la prima e la più potente lente dell’occhio, vive grazie alle cellule endoteliali che ne tappezzano la parte interna. Queste cellule hanno il difetto di non riprodursi e, se danneggiate, vengono perse in maniera irrimediabile».

[

cataratta viene eseguito dal chirurgo con l’aiuto del robot: in questo modo

Il femtolaser, la vera rivoluzione nella microchirurgia oculistica «Negli ultimi anni si è resa disponibile una nuova tecnologia, il laser a femtosecondi o femtolaser. Si tratta di uno speciale strumento che è in grado di emettere raggi di luce in tempi incredibilmente brevi – dell’ordine dei miliardesimi di secondo – convogliati su aree estremamente piccole e con un’energia molto elevata, capace di trasformare i tessuti in gas. Il laser a femtosecondi è, sostanzialmente, un raggio di luce che taglia come se fosse una lama metallica, ma con una maggiore precisione e sicurezza. L’intervento a femtolaser è il più innovativo e viene eseguito dal chirurgo con l’ausilio di un robot, l’unico strumento in grado di tagliare tessuti oculari senza bisturi, garan-

i raggi di luce emessi dal femtolaser vengono convogliati con la massima precisione sull’area da tagliare senza provocare danni ai delicatissimi tessuti adiacenti.

marzo 2019

30 32 Cataratta M 1.indd 31

L’intervento di

Professione Salute

]

31

08/04/19 16:04


oculistica / l’intervento laser di ultima generazione

i sintomi da monitorare Sono caratteristici, ma purtroppo si tratta di una patologia che rimane silente per lungo tempo perché tende a svilupparsi lentamente: la perdita graduale della capacità visiva non è improvvisa, ma è un po’ come se calasse progressivamente sull’occhio un velo scuro. La cataratta, comunque, si manifesta attraverso alcune avvisaglie tipiche tra cui: > visione opacizzata, appannata o confusa; > alterazione dei colori; > peggioramento della visione in generale; > bagliori o aloni provocati dai fari delle macchine, dalla luce solare o dalle lampade; > difficoltà di visione notturna; > visione doppia; > necessità di cambiare frequentemente la prescrizione degli occhiali.

32

Professione Salute

30 32 Cataratta M 1.indd 32

tendo al tempo stesso la massima precisione senza danneggiare quelli adiacenti. La mano del chirurgo, infatti, per quanto ferma possa essere, non potrebbe mai competere con la precisione del robot che, quindi, è perfetto per incidere la cornea e la capsula del cristallino affettando quest’ultimo e asportandolo in tutta sicurezza. Inoltre, ogni passaggio è personalizzato in base alle caratteristiche morfologiche della cornea del paziente, mappata anche durante le visite preoperatorie», spiega il dottor Bellone. Le nuove lenti per vedere senza occhiali «L’altra rivoluzione tecnologica che ha interessato l’intervento della cataratta riguarda i cristallini artificiali. Nell’intervento tradizionale sono monofocali, cioè in grado di correggere il difetto di vista solo per lontano o per vicino. La chirurgia della cataratta moderna con femtolaser permette, invece, di correggere sia i difetti di vista preesistenti all’intervento, sia quelli indotti dallo stesso. Grazie all’utilizzo di lenti artificiali intraoculari ad alta tecnologia (at iol) che vengono impiantate al posto del cristallino umano, il paziente non utilizzerà più alcuna lente correttiva. Esistono iol toriche per la correzione dell’astigmatismo e iol multifocali per la correzione anche della presbiopia. In questo modo il paziente potrà fare per sempre a meno degli occhiali», assicura il dottor Bellone. «In particolare, queste lenti, dette

anche trifocali, sono adatte a chi, dopo i 50 anni, inizia a soffrire di presbiopia, cioè della naturale perdita di flessibilità del cristallino e dei muscoli che lo circondano, con una conseguente difficoltà a mettere a fuoco le immagini, soprattutto da vicino. L’impianto di queste lenti permette non solo la visione da lontano, ma anche quella a distanza media, tipicamente quella tra l’occhio e il computer, e la distanza per la lettura a 30-35 cm. Per ottenere il risultato migliore, però - raccomanda il chirurgo - l’intervento di cataratta deve essere effettuato in elezione, cioè programmandolo nel momento migliore per il paziente. Con le tecnologie moderne è sicuramente meglio intervenire quando la cataratta è solo agli inizi o, addirittura, quando non si è ancora manifestata, piuttosto che in una fase molto avanzata. I tessuti oculari, in questo modo, risentiranno meno dello stress chirurgico e il paziente si riprenderà più in fretta», osserva ancora. La procedura operatoria «L’intervento laser viene praticato dopo un’anestesia locale, assolutamente indolore, ed è rapidissimo: dura, infatti, tra i 15 e i 20 minuti. Il decorso post operatorio è semplice e non prevede bendaggio o punti di sutura. È solo prassi comune, in Italia, l’inserimento di un antibiotico nell’occhio alla fine dell’intervento per ridurre al minimo il rischio di infezioni post operatorie. A casa, il paziente dovrà utilizzare per qualche giorno dei colliri antibiotici e cortisonici, oppure colliri Fans, colliri di lacrime artificiali o altro, in base alla prescrizione dell’oculista. Dopo 3-4 giorni si ottiene un recupero completo del visus e si può tornare alle normali attività quotidiane. Le complicanze sono estremamente rare e i vantaggi, di contro, davvero innegabili: si tratta, infatti, di uno degli interventi più sicuri al mondo, in grado di ridare la limpidezza e l’acutezza visiva di un tempo. Il tutto in un femtosecondo», conclude il dottor Bellone.

marzo 2019

08/04/19 16:04


cosmetologia senza frontiere Una guida pratica e immediata che offre una panoramica sui cosmetici e cosmeceutici, riclassificati in base alle piĂš importanti terapie in uso, che permette al farmacista di fornire un protocollo mirato per ciascun paziente.

a cura di Francesca Bocchi 111 Pagine

â‚Ź 80,00 Prezzo di vendita

â‚Ź 50,00

Per prenotare la tua copia scrivi a ordini@griffineditore.it oppure acquistala direttamente su www.academystore.it

Cosm senza front (farmacista).indd 1

08/04/19 12:35


odontoiatria / abrasione dello smalto

PROBLEMA AbrasionI: lo smalto dei denti va protetto con una corretta igiene orale

L

di Cosma Capobianco Odontoiatra

L’aumento nella popolazione delle abrasioni di smalto e dentina, in alcuni casi fino a livelli estremi, suggerisce di fornire consigli al paziente sui fattori di rischio, tra i quali figurano anche le manovre di igiene orale. Lo confermano studi recenti

34

Professione Salute

34 36 Abrasione M.indd 34

a perdita di smalto e dentina è un segno patologico in costante aumento negli ultimi anni e attira sempre più l’attenzione degli studiosi. Complici l’aumento della vita media e il mutamento delle condizioni ambientali (abitudini alimentari, fattori stressanti, ecc.), gli studi epidemiologici evidenziano un progressivo assottigliamento dei tessuti duri dentali in una fascia sempre più ampia della popolazione, anche se non è nota la prevalenza precisa a causa della diversità di terminologia e protocolli impiegati (1). Studi recenti hanno svelato anche il ruolo della genetica come fattore predisponente (2). Dentina e smalto si riducono progressivamente per tre cause principali: una chimica (erosione) e due meccaniche, cioè l’attrito dovuto a masticazione e parafunzioni (digrignamento, serramento) e l’abrasione prodotta dall’igiene orale o da corpi estranei (piercing, onicofagia, altri oggetti). Di queste cause la prima è nel mirino anche delle autorità sanitarie per via degli altri effetti nocivi causati dalle bevande acide (succhi di frutta, bibite “energizzanti”, ecc.); l’attrito pare sotto controllo, data la progressiva riduzione di cibi duri o poco raffinati nella dieta, mentre l’abrasione dovuta alle manovre di igiene orale è costantemente oggetto di ricerca tanto che, recentemente, sono apparsi alcuni articoli che inducono a riflettere.

marzo 2019

08/04/19 15:54


odontoiatria / abrasione dello smalto

usura dello smalto in micron Concentrazione Dentifricio Rda 90 Dentifricio Rda 200 20 0.03 0.07 50 0.08 0.06 80 0.11 0.08

usura della dentina in micron Concentrazione Dentifricio Rda 90 Dentifricio Rda 200 20 2.75 5.26 50 6.89 14.04 80 12.73 27.63 Modificato da Franzò D et al (8)

A mano o in lavatrice? Il primo è un confronto sperimentale tra spazzolini automatici e manuali (3). Un campione di 72 preparati di dentina umana, ricavati da terzi molari inclusi, sono stati inseriti in una macchina e sottoposti all’equivalente di 8 anni e mezzo di spazzolamento (calcolandone due al giorno per un totale di 4 minuti). A confrontarsi uno spazzolino automatico di tipo sonico, uno tradizionale oscillante-rotante e due manuali, di cui uno con setole di altezza uguale (flat trim) e l’altro con setole disposte a V (rippled). La macchina era stata tarata per imprimere una forza di 2 N con movimenti orizzontali, mentre l’abrasività del dentifricio, diluito in acqua 1:3, era sopra la media (Rda = 150). Alla fine, la maggiore perdita di dentina (21 micron) si è osservata con gli spazzolini sonici, seguiti da quelli oscillantirotanti (15,7 micron) e dai manuali (6 mi-

cron per i modelli con setole uguali e 2,5 per quelle a V); questa differenza viene spiegata dagli autori col fatto che il primo tipo entra in contatto con una superficie dentale maggiore. Gli autori concludono che la perdita di dentina dipende anche dallo spazzolino, oltre che dalla forza (nei soggetti con recessioni multiple si è visto che la forza supera mediamente i 3 N), dalla frequenza dei movimenti e dall’abrasività del dentifricio. I risultati di questo studio concordano con precedenti ricerche, come quella di Wiegand e colleghi eseguita con spazzolini diversi (4). Il secondo articolo, pubblicato sulla rivista della Fdi, riguarda la sinergia tra abrasivi contenuti nel dentifricio e rigidità delle setole dello spazzolino (5). Gli autori, tutti dell’università di Indianapolis, hanno misurato l’abrasione di campioni di smalto e dentina sottoposti a diverse sollecitazioni:

[

L’assottigliamento dei

tessuti duri dentali sta

interessando una fascia sempre più vasta della popolazione, complici le condizioni ambientali, l’aumento della vita media e la predisposizione genetica. Oltre a ciò, anche un uso errato dello spazzolino contribuisce ad

]

aggravare il problema

marzo 2019

34 36 Abrasione M.indd 35

Professione Salute

35

08/04/19 15:54


odontoiatria / abrasione dello smalto

Bibliografia 1. Azzopardi A, Bartlett DW, Watson TF, Smith BG. A literature review of the techniques to measure tooth wear and erosion. Eur J Prosthodont Restor Dent. 2000 Sep;8(3):93-7. 2. Søvik JB, Vieira AR, Tveit AB, Mulic A. Enamel formation genes associated with dental erosive wear. Caries Res. 2015;49(3):236-42. 3. Bizhang M, Schmidt I, Chun YP, Arnold WH, Zimmer S. Toothbrush abrasivity in a long-term simulation on human dentin depends on brushing mode and bristle arrangement. PLoS One. 2017 Feb 21;12(2):e0172060. 4. Wiegand A, Begic M, Attin T. In vitro evaluation of abrasion of eroded enamel by different manual, power and sonic toothbrushes. Caries Res. 2006;40(1):60-5. 5. Lippert F, Arrageg MA, Eckert GJ, Hara AT. Interaction between toothpaste abrasivity and toothbrush filament stiffness on the development of erosive/abrasive lesions in vitro. Int Dent J. 2017 Jun 2. 6. Wiegand A, Kuhn M, Sener B, Roos M, Attin T. Abrasion of eroded dentin caused by toothpaste slurries of different abrasivity and toothbrushes of different filament diameter. J Dent. 2009 Jun;37(6):480-4. 7. Schemehorn BR, Moore MH, Putt MS. Abrasion, polishing, and stain removal characteristics of various commercial dentifrices in vitro. J Clin Dent. 2011;22(1):11-8. 8. Franzò D, Philpotts CJ, Cox TF, Joiner A. The effect of toothpaste concentration on enamel and dentine wear in vitro. J Dent. 2010 Dec;38(12):974-9. 9. Cunha-Cruz J, Pashova H, Packard JD, Zhou L, Hilton TJ; for Northwest PRECEDENT. Tooth wear: prevalence and associated factors in general practice patients. Community Dent Oral Epidemiol. 2010 Jun;38(3):228-34. 10. Wetselaar P, Vermaire JH, Visscher CM, Lobbezoo F, Schuller AA. The prevalence of tooth wear in the dutch adult population. Caries Res. 2016;50(6):543-550.

36

Professione Salute

34 36 Abrasione M.indd 36

soluzione di silice e fluoruro di sodio molto/poco abrasiva (Rda 69 e 208 rispettivamente), setole con rigidità alta/media/bassa, tempo variabile da tre a cinque giorni. Il protocollo seguito ha cercato di riprodurre le aggressioni fisico-chimiche alle quali è ciclicamente sottoposto il dente, alternando erosione con acido citrico a pH 3.75 (5 minuti per 4 volte in 24 ore), abrasione (1 minuto per due volte in 24 ore in una delle soluzioni) e immersione in saliva artificiale. Purtroppo, anche in questo caso pare che il significato clinico delle ricerche non sia la principale preoccupazione di certi ricercatori quando definiscono obiettivi, materiali e metodi del loro lavoro. Infatti ci si domanda perché usare denti bovini e non umani? E perché usare una forza di 150 g e non di 2 N (valore medio registrato nei soggetti adulti)? Scivola quindi sul dentista il compito di adattare ai suoi pazienti i risultati ottenuti sui pazienti del veterinario. Lo smalto è il tessuto che meno ha risentito delle prove: la riduzione di spessore aumenta solo in funzione del tempo di spazzolamento. Per la dentina, invece, sono risultati significativi anche il tipo di setole e l’abrasività della soluzione: setole molto rigide e soluzione molto abrasiva provocano la maggiore perdita di tessuto. Per quanto riguarda le setole, infine, segnaliamo un altro articolo sul quale meditare (6). Una serie di preparati dentinali è stata esposta ciclicamente a erosione (HCl a pH 2.6), abrasione con spazzolini con setole di vario diametro (0.15, 0.20 o 0.25 mm) spinti da una forza di 2,5 N, immersione in saliva artificiale. Le soluzioni usate per simulare la normale igiene orale variavano da un’abrasività minima di 10 Rda a una massima di 100. I risultati hanno rivelato non solo che la perdita di tessuto aumentava con l’abrasività, ma era inversamente proporzionale al diametro delle setole. Purtroppo, anche in questo caso, si trattava di denti bovini; ulteriori studi sono necessari...

Pazienti non informati, confezioni mute Dato che nell’abrasione dei tessuti duri la Rda (l’indice di abrasione) del dentifricio è tra le cause più importanti, sarebbe quanto mai utile che le confezioni riportassero chiaramente i valori di riferimento (da 70 a 250) oltre a quello proprio del prodotto contenuto. E invece non esiste un dentifricio (in farmacia o al supermercato) che dichiari il proprio valore di Rda. Alcuni anni fa, la benemerita associazione Altroconsumo ne analizzò alcuni, misurando anche l’abrasività secondo i criteri dell’American Dental Association: al primo posto stavano, come si può intuire, i prodotti pubblicizzati come “sbiancanti”, di cui però non veniva riportato il Rda. Un’indagine simile condotta negli Usa (7) diede risultati peggiori: la Rda del prodotto più abrasivo arrivava a 269. Un’indicazione utile degli autori: i dentifrici contenenti silicati sono generalmente più abrasivi di quelli contenenti fosfato bicalcico, bicarbonato di sodio e carbonato di calcio. L’abrasione minuto per minuto Ma quanto smalto si consuma ogni giorno durante l’igiene orale? Ribadito che la risposta dipende da molti fattori legati al soggetto, al dentifricio e allo spazzolino, una stima orientativa si può avere leggendo l’articolo di Franzò D e altri (8). I risultati riportati nelle due tabelle nella pagina precedente sono stati ottenuti da campioni di dentina e smalto spazzolati tremila volte con una forza di 375 g per un totale di 20 minuti con due dentifrici diversi (Rda 90 e 200) in soluzione di acqua e sodiocarbossimetilcellulosa a concentrazioni diverse.

marzo 2019

08/04/19 15:54


05 Sommario PS 01.indd 37

08/04/19 14:31


NORME DI SICUREZZA / I DISPOSITIVI MEDICI

di Carla Carnovale Farmacista

I dispositivi medici comprendono un variegato e ampio numero di prodotti molto diversi tra loro: dal momento che gli operatori sanitari sono obbligati segnalare eventuali problemi connessi al loro utilizzo, è importante conoscere le normative che ne regolano la gestione. Ecco, allora, qualche utile informazione

Il sistema di segnalazione dei dispositivi medici: criticità nella loro gestione

I

dispositivi medici (DM) appartengono a una variegata famiglia di prodotti di grande interesse sanitario, la cui classificazione risulta molto complessa e articolata. Molte, infatti, le criticità correlate alla loro corretta gestione nella pratica clinica, in termini anche di profilo di efficacia e sicurezza; le problematiche maggiori sono sostanzialmente ascrivibili al fatto che i DM vengono spesso erroneamente confusi con i farmaci, talvolta addirittura con i cosmetici (di conseguenza è poco probabile che un loro eventuale difetto di fabbricazione o, nel peggiore dei casi, un evento avverso correlato al loro utilizzo venga notificato

38

Professione Salute

38 40 Dispositivi medici M 1.indd 38

correttamente alle Autorità competenti). Esistono numerosissimi tipi diversi di prodotti classificabili come DM (in Europa sono disponibili più di 500.000 DM) e la scarsa conoscenza della normativa vigente in merito da parte degli operatori sanitari complica le attività di segnalazione di possibili incidenti. Inoltre, il ciclo di vita del prodotti classificabili come DM, inclusi anche i processi regolatori che responsabilizzano il fabbricante, sono ridotti rispetto a quanto accade, invece, per i farmaci, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il loro utilizzo per attestarne il profilo di rischio nella pratica clinica. I DM

marzo 2019

08/04/19 15:59


NORME DI SICUREZZA / I DISPOSITIVI MEDICI

e le tecnologie diagnostiche in generale hanno infatti un ciclo di vita e un grado di innovazione estremamente rapidi: basta considerare che circa il 70% di quelli a oggi disponibili sul mercato sono stati immessi negli ultimi due anni (1). I DM comprendono un’ampissima gamma di prodotti molto diversi tra loro: alcuni di loro sono di comune utilizzo anche in ambiente domestico (termometri per la misurazione della temperatura corporea) o per uso personale (cerotti o profilattici); altri sono invece destinati solo all’uso in ambienti sanitari (gran parte delle strumentazioni impiegate negli ambulatori o nelle strutture ospedaliere), e talora possono essere utilizzati esclusivamente da personale specializzato (apparecchi radiografici). Andando più nello specifico, in accordo a quanto prevede il DLvo. n. 37/2010, per DM si intende “qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione, compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento e destinato dal fabbricante a essere impiegato nell’uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia; di diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap; di studio, sostituzione o modifica dell’anatomia o di un processo fisiologico; di intervento sul concepimento, il quale prodotto non eserciti l’azione principale, nel o sul corpo umano, cui è destinato, con mezzi farmacologici o immunologici né mediante processo metabolico ma la cui funzione possa essere coadiuvata da tali mezzi” (2). Requisiti di sicurezza ed efficacia dei DM Per poter recare la marcatura CE (obbligatoria per tutti i prodotti per i quali esiste una direttiva comunitaria regolamentata nell’Unione europea), qualunque dispositivo medico deve corrispondere ai cosiddetti “requisiti essenziali” esposti nell’allegato I del D. Lgs.46/97; ovvero, requisiti

di sicurezza e di efficacia. Tali aspetti sono vincolanti e interessano sia direttamente i dispositivi che il loro sistema produttivo, in termini di progettazione, fabbricazione, controlli, ecc. Tali prodotti devono essere infatti progettati e fabbricati in modo tale che il loro uso non comprometta lo stato clinico e la sicurezza dei pazienti, né quella di eventuali terzi, quando utilizzati alle condizioni e per i fini previsti. Se presenti, gli eventuali rischi devono essere di livello accettabile, tenuto conto del beneficio apportato al paziente, e compatibili con un elevato livello di protezione della salute e della sicurezza (2). In base a tale rischio i dispositivi medici vengono suddivisi in diverse classi, in accordo alla destinazione d’uso, durata di utilizzo, grado di invasività, modalità di funzionamento e organo in cui il dispositivo esercita la sua funzione. Esistono DM a basso rischio (classe I), che includono i cerotti, occhiali correttivi; quelli a rischio medio basso (Classe IIa) a cui appartengono invece le lenti a contatto, i materiali per le otturazioni dentarie, i tubi tracheali; quelli a rischio medio alto (Classe IIb) per es. apparecchiature a raggi X, stent uretrali, sacche per il sangue, e, infine, i DM alto rischio (Classe III) che com-

[

devono garantire la

massima sicurezza dei pazienti: per questo motivo i produttori hahho l’obbligo di progettarli e di produrli in modo che corrispondano ai requisiti essenziali di legge.

marzo 2019

38 40 Dispositivi medici M 1.indd 39

I dispositivi medici

Professione Salute

]

39

08/04/19 15:59


NORME DI SICUREZZA / I DISPOSITIVI MEDICI

definizione di incidente: cosa dice la legge Ovvero l’evento avverso per il quale è previsto l’obbligo di segnalazione: L’art. 9, comma 1, D.Lgs. 46/97, modificato dal D.Lgs. 37/2010, definisce l’incidente come: a) qualsiasi malfunzionamento o alterazione delle caratteristiche e delle prestazioni di un dispositivo, nonché qualsiasi inadeguatezza nell’etichettatura o nelle istruzioni per l’uso che possono essere o essere stati causa di decesso o grave peggioramento delle condizioni di salute di un paziente, di un utilizzatore o di altre persone; b) qualsiasi motivo di ordine tecnico o medico connesso alle caratteristiche o

Bibliografia 1. Portale ufficiale del Ministero della Salute. Procedure di valutazione per dispositivi medici. Disponibile al seguente link: http:// www.salute.gov.it/portale/temi/ p2_6.jsp?id=8&area=dispositivimedici&menu=conformita 2. Decreto lgs. 24 febbraio 1997, n. 46 emendato col D. lgs. 25.01.2010, n.37 - Recepimento Direttiva 2007/47/CE. ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 93/42/CEE CONCERNENTE I DISPOSITIVI MEDICI. Disponibile al seguente link: http://www.salute.gov.it/ imgs/C_17_pagineAree_1636_ listaFile_itemName_1_file.pdf 3. Definizione di incidente secondo la normativa vigente Art. art.9 commi 2,3 e 4 DLgs 46/97 modificato dal DLgs 37/ 2010. 4. DLgs 332/2000, recante attuazione della direttiva 98/79/ CE relativa ai dispositivi medicodiagnostici. Disponibile al seguente link: http://www.salute.gov.it/ imgs/C_17_normativa_544_ allegato.pdf 5. Portale ufficiale del Ministero della Salute. SEGNALAZIONE ON-LINE DI INCIDENTE CON DISPOSITIVO MEDICO. Disponibile al seguente link: http://www.salute. gov.it/imgs/C_17_pagineAree_26_ listaFile_itemName_8_file.pdf

40

Professione Salute

38 40 Dispositivi medici M 1.indd 40

alle prestazioni di un dispositivo medico che comporti il ritiro sistematico dei dispositivi dello stesso tipo da parte del fabbricante. Gli operatori sanitari pubblici o privati sono tenuti a comunicare al fabbricante o al mandatario, direttamente o tramite la struttura sanitaria di appartenenza e, quindi, anche per il tramite del fornitore del dispositivo medico, ogni altro inconveniente che, pur non integrando le caratteristiche dell’incidente possa consentire l’adozione delle misure atte a garantire la protezione e la salute dei pazienti e degli utilizzatori (3).

prendono stent coronarici, protesi articolari dell’anca/ginocchio/spalla, protesi valvolari cardiache, dispositivi intrauterini, protesi mammarie, dispositivi medici con farmaco a funzione accessoria, dispositivi fabbricati con tessuti o loro derivati di origine animale e i dispositivi impiantabili attivi (es. pacemakers, defibrillatori, dispositivi per assistenza ventricolare, ecc). Obbligo di segnalazione degli incidenti Il sistema di vigilanza sui DM è un sistema molto complesso: sono molteplici, infatti, gli attori coinvolti direttamente e indirettamente a livello istituzionale (Regioni, Aziende e strutture sanitarie, Fabbricanti, Comunità internazionale, Ministero della salute). In particolar modo, al Ministero della Salute spetta il compito, a livello nazionale, di valutare e classificare gli incidenti che coinvolgono i DM e, in ambito comunitario, di garantire la tutela della salute mediante l’attuazione e la promozione di specifici sistemi di vigilanza integrati fra gli Stati membri e la Commissione europea. Un ruolo chiave nell’attestare il favorevole (o meno) profilo di rischio/beneficio dei DM nella pratica clinica viene svolto da tutti gli operatori sanitari (sia pubblici che privati) che,

in accordo ai termini e alle modalità stabilite dalla normativa di riferimento, hanno l’obbligo di notificare al Ministero della salute qualsiasi tipo di incidente che coinvolga un DM, individuato nell’esercizio della loro attività quotidiana (vedi box). Se sono implicati i dispositivi medico-diagnostici in vitro (tra cui, reagenti, materiali di controllo, kit, strumenti, apparecchi, attrezzature o sistemi impiegati in vitro per l’esame di campioni provenienti dal corpo umano, inclusi sangue e tessuti donati), in base all’art. 19 del DLgs 332/2000, gli operatori sanitari che omettano di comunicare al Ministero della Salute gli incidenti che coinvolgono questa particolare tipologia di prodotti, sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da 7.200 a 43.200 euro (4). Per sostenere le attività di vigilanza dei DM, e per facilitarne quindi la notifica da parte degli operatori sanitari, il Ministero ha reso disponibile sul portale ufficiale un nuovo strumento per la compilazione on-line del modulo di segnalazione dell’incidente (5). Una volta conclusa la compilazione del modulo, il pdf generato dalla procedura dovrà essere salvato e inoltrato al Ministero della Salute (Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico), all’indirizzo di posta elettronica: dgfdm@postacert.sanita.it. La notifica deve essere contestualmente inviata al fabbricante o al suo mandatario, anche per il tramite del fornitore del dispositivo medico. L’obiettivo finale connesso a tale attività di monitoraggio può dar luogo a uno spontaneo ritiro dal commercio del DM da parte del fabbricante o del suo mandatario o all’adozione di provvedimenti da parte del Ministero della Salute. In linea generale, il principio valido per il sistema di farmacovigilanza (che prevede la raccolta di sospette reazioni avverse correlate all’uso del farmaco), è valido anche in caso di utilizzo dei dispositivi medici; se si è quindi in dubbio se effettuare una segnalazione o meno, è opportuno propendere per la notifica dell’incidente.

marzo 2019

08/04/19 15:59


novità mediche / LE GIUSTE CURE

Le nuove cure di genere: facciamo il punto

S

e ne parla ormai da tempo anche se è tutt’altro che una novità. Prima di illustrare cos’è e di cosa si occupa la medicina di genere, però, è opportuna una premessa: non è la medicina della donna, anche se di fatto nasce dalla necessità di rivedere, o meglio di rifondare, la scienza e la pratica medica alla luce delle diversità di genere a livello biologico, fisiopatologico e clinico. Pensiamo, per esempio, alla ricerca, sia essa di laboratorio o clinica: in molti casi, i protocolli applicati impongono criteri rigidi che non tengono conto di come maschio e femmina reagiscano “a modo proprio” a particolari stimoli, condizioni ambientali o farmaci. Oppure si attengono deliberatamente a criteri estremamente selettivi e perciò limitanti. Eppure è intuitivo pensare che uomo e donna non si distinguano soltanto per l’aspetto fisico ma anche per il “comportamento” delle cellule e dei tessuti: non soprende, perciò, che nell’uno rispetto all’altra alcune malattie possano mostrare non soltanto una frequenza, ma anche una sintomatologia e un andamento del tutto diversi. Da qui la necessità di un approccio clinico focalizzato sul genere e di una conseguente riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, al fine di migliorare la diagnosi ed evitare diseguaglianze di salute, ossia, come si sente spesso dire oggi, garantire equità e appropriatezza delle cure. Il genere e le malattie L’esempio emblematico è quello dell’infarto miocardico: è stato a lungo – ed erroneamente – considerato una patologia prettamente dell’uomo, nel quale, com’è noto,

esordisce con un dolore toracico improvviso che si irradia al braccio sinistro. Nella donna, invece, l’infarto si manifesta con difficoltà a respirare, stanchezza, dolore alla schiena, al collo o alle spalle, nausea, sudorazione fredda e capogiri. Sintomi, questi, che possono trarre in inganno e possono spiegare perché l’accesso al pronto soccorso delle donne è di solito più tardivo e con un quadro clinico conseguentemente più serio. Tra l’altro, sulla base dei dati statistici, alle donne risultano in assoluto prescritti più farmaci a eccezione di quelli cardiovascolari e spesso non vengono correttamente stimati i fattori di rischio, a partire dal fumo di sigaretta. Ci sono poi malattie che nel sesso femminile sono più comuni, come l’artrite reumatoide,

di Piercarlo Salari Pediatra

Uomo e donna non sono diversi soltanto per l’aspetto fisico ma anche dal punto di vista biologico, fisiopatologico e clinico. Da queste considerazioni, è da tempo che si è evidenziata la necessità di una riorganizzazione dell’assistenza sanitaria per garantire l’appropriatezza delle cure. Ecco lo stato dell’arte marzo 2019

41 43 Medicina genere M 1.indd 41

Professione Salute

41

08/04/19 15:57


novità mediche / LE GIUSTE CURE

alcuni esempi pratici > La risposta ai farmaci è influenza-

ta dal genere: l’acido acetilsalicilico protegge meno le donne degli uomini dagli eventi cardiovascolari; alcuni antipertensivi sono più efficaci negli uomini (ACE-inibitori), altri nelle donne (sartani); gli oppioidi, come la morfina, svolgono un effetto analgesico più potente nelle donne, che si riprendono dall’anestesia più rapidamente degli uomini. > La donna sviluppa più facilmente ipertensione arteriosa e dopo la me-

nopausa va incontro a un aumento del colesterolo “cattivo” (LDL). > Le donne hanno un rischio doppio di ammalarsi di Alzheimer e depressione rispetto all’uomo che, invece, ha un rischio doppio di ammalarsi di Parkinson. > Il danno prodotto da una sigaretta nella donna è di cinque volte maggiore rispetto all’uomo, il che forse spiega, insieme all’abitudine al fumo tuttora molto diffusa, l’incremento notevole di casi di tumore al polmone nel sesso femminine.

e malattie, come l’osteoporosi, che, pur interessando entrambi i sessi, nell’uomo sono meno frequenti ma hanno un impatto maggiore. Le infezioni virali, al contrario, hanno un andamento più gravoso negli uomini, ma nelle donne tendono ad avere esiti peggiori. In sintesi, dunque, si può dire che le donne, così come sono più esposte ad alcune malattie – pensiamo, per esempio, a quelle autoimmuni, come l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso – allo stesso modo manifestano sintomi, decorso e rischi di complicanze differenti, ragion per cui richiedono un approccio del tutto specifico tanto nella diagnosi, quanto nella scelta della terapia e nel successivo follow-up. L’importanza della comunicazione A complicare ulteriormente la realtà sanitaria concorrono poi i numerosi e variegati fattori legati al rapporto tra medico, uomo o donna, e paziente, di sesso identico oppure opposto. Alcuni dati dimostrano che i medici donna tendono a fornire al/alla paziente molte più informazioni su se stesse e sono più accurate nel recepire e valorizzare i sentimenti altrui. In compenso un medico donna, al di là della preparazione accademica, ha minore sensibilità nel riconoscere uno

42

Professione Salute

41 43 Medicina genere M 1.indd 42

stato depressivo, soprattutto nei pazienti maschi. I medici uomini tendono invece a prescrivere più farmaci (per esempio sedativi alle pazienti femmine, mentre il contrario si osserva per gli antidolorifici). Per quanto riguarda i pazienti, le donne parlano di più e più volentieri con i medici dello stesso sesso e sono più esigenti relativamente al tempo dedicato alla visita, mentre i pazienti uomini tendono spesso a essere più superficiali e sbrigativi. Tradotto nella realtà quotidiana della farmacia, questo significa che le donne desiderano, si aspettano e dunque apprezzano maggiore attenzione all’ascolto; agli uomini, al contrario, sarebbe utile porre domande per comprendere meglio le loro necessità e soprattutto, nelle situazioni caratterizzate da dolore, indagare opportunamente su entità e carattere di questo sintomo, che essi tendono spesso a sottovalutare o a descrivere in maniera grossolana. Anche le indicazioni di carattere preventivo dovrebbero essere affrontate con modalità differenti: le donne, infatti, sono di solito più ricettive e sensibili quando si ipotizzano rischi teorici, mentre per gli uomini sono più convincenti immagini ed esempi concreti. A titolo di esempio, una donna si rende conto più facilmente delle possibili conseguenze dell’osteoporosi e probabilmente accoglie con minori dubbi e resistenze le proposte di integrazione alimentare e abitudini alimentari e comportamentali per contrastare la demineralizzazione ossea; l’uomo, invece, è più sensibile a una comunicazione diretta che lo pone di fronte al pericolo immediato, quello di andare incontro a fratture, e lo motiva a seguire le indicazioni di prevenzione. A che punto siamo in Italia In Italia la medicina di genere ha cominciato a diffondersi nel 1998 con il progetto varato dalle ministre delle Pari opportunità e della salute “Una salute a misura di donna”, che ha dimostrato una sottovalutazione dei problemi della salute delle donne. In tempi più

marzo 2019

08/04/19 15:57


novità mediche / LE GIUSTE CURE

recenti, nel 2017, a seguito di un riordino strutturale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono stati creati nuovi dipartimenti e centri tra cui il Centro nazionale di riferimento per la medicina di genere, con l’obiettivo di promuovere, condurre e coordinare attività in ambito sanitario che tengano conto dei differenti bisogni di salute della popolazione dovuti a differenze di sesso e di genere. Sempre lo scorso anno, il 22 dicembre per l’esattezza, è stata determinante l’approvazione del decreto Lorenzin che, per la prima volta, ha apportato modifiche relative agli studi clinici e alla comunicazione medico-paziente. Per quanto riguarda gli strumenti di informazione è da segnalare la pagina Facebook “Sesso, genere e salute” che propone informazioni in maniera semplice e ironica anche attraverso video e vignette, funzionali a un pubblico giovane, che è il target tipico dei social. Resta ancora molto da fare: l’esempio delle malattie reumatologiche in gravidanza La gravidanza e la maternità sono di per sé due periodi delicati nella vita di una donna e lo sono ancor più se l’attività lavorativa può costituire per la gestante una condizione di rischio per la propria salute o per quella del suo bambino, soprattutto in presenza di una malattia cronica. In particolare, va purtroppo riconosciuto che in Italia la donna con malattia reumatologica è scarsamente tutelata in gravidanza: dal punto di vista normativo (legge 1204/1971 e legge n. 53 del 08/03/2000 rivista con le integrazioni disposte dal D.Lgs 26 marzo 2001 n. 151) sono previste l’astensione obbligatoria dal lavoro per un totale di 5 mesi interamente retribuiti e l’astensione fino a 7 mesi dopo il parto quando la lavoratrice addetta a lavori pericolosi, faticosi e insalubri non possa essere spostata ad altre mansioni, oppure il congedo di maternità facoltativo fino a 1 anno con retribuzione al 30% dello stipendio. L’allattamento consente di ridurre l’orario di lavoro, ma va osser-

vato che queste disposizioni potrebbero essere considerate appena sufficienti per una donna in buona salute e non adeguate in presenza di una malattia reumatica e che tutelano di fatto le donne con lavoro a tempo indeterminato, mentre oggi gran parte delle lavoratrici hanno un contratto a tempo determinato, si trovano anche nella fascia d’età ottimale per poter avere dei figli e generalmente cercano di rientrare non appena possibile. La genitorialità rappresenta invece un

problema per le donne con limitazioni muscolo-scheletriche, in quanto non possono affaticarsi dopo il parto e sono più esposte al rischio di depressione post-partum e calo di autostima perché non si sentono all’altezza del proprio compito. Il ricorso a supporti (baby sitter, familiari) può alleggerirle dagli impegni fisici e consentire loro di concentrarsi su altre attività altrettanto fondamentali nel contesto della maternità. Purtroppo il counselling resta una prassi ancora molto limitata nel contesto clinico e questo è dovuto non tanto a carenze formative o a inesperienza degli operatori quanto a barriere e pregiudizi culturali ed emozionali, tra cui un atteggiamento di diffidenza (soprattutto da parte dei medici uomini) nei confronti della sfera privata delle donne. La strada da percorrere è ancora lunga.

Bibliografia 1. Gazzaniga V, Basili S, Sciomer S, Storia e Medicina di genere, Medicina e Chirugia, 2018; 78:3503-3505 2. http://www.salute.gov.it/ imgs/C_17_notizie_3344_listaFile_ itemName_2_file.pdf 3. Signani F, Medicina di genere: a che punto è l’Italia? Ital J GenderSpecific Med 2015; 1:73-77 4. https://www.ondaosservatorio. it/ondauploads/2018/07/MdGNewsletter-luglio-2018.pdf

marzo 2019

41 43 Medicina genere M 1.indd 43

Professione Salute

43

08/04/19 15:57


attualità

Il diritto irrinunciabile alla nutrizione dei pazienti oncologici Il problema della malnutrizione in chi soffre di una patologia tumorale va affrontato con un corretto percorso nutrizionale. Le linee guida sono già state approvate, ma c’è ancora molto da fare Si è svolto recentemente, presso il Senato, un incontro dal titolo “Accordo Stato Regioni sulla nutrizione clinica: istituzioni, società scientifiche e associazioni dei malati a confronto”, promosso da F.A.V.O., Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, con il patrocinio di SICO, SINPE e SINUC e il contributo non condizionato dell’Associazione “Nutrizione Medica - Unione Italiana Food”. È stata un’importantissima occasione di confronto tra pazienti, medici e istituzioni sull’avanzamento delle linee di indirizzo ministeriali sulla nutrizione clinica e sui modelli organizzativi regionali per la loro applicazione. Infatti, fino al 50% dei pazienti in ospedale in Italia è a rischio di malnutrizione. Basti pensare che il 9% dei pazienti è già malnutrito in prima visita oncologica, ovvero ancora prima di iniziare le terapie antitumorali. Il 43% è a rischio di malnutrizione. Su circa 3,5 milioni di italiani che vivono con una pregressa diagnosi di cancro, il 30% è guarito, il 23% è in trattamento terapeutico (chemioterapia, radioterapia, immunoterapia) e il 20% non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione. «Nei malati oncologici – ha dichiarato il prof. Francesco De Lorenzo, Presidente F.A.V.O. - la malnutrizione, che viene non a caso definita come “malattia nella malattia”, è ancora più grave poiché spesso non è diagnosticata 44

Professione Salute

44 47 Attualità M.indd 44

e può seriamente compromettere il buon esito e il proseguimento delle terapie antitumorali, come anche la vita stessa dei pazienti. È quindi di assoluta importanza che la malnutrizione venga riconosciuta sin dall’inizio del percorso di cura perché può essere prevenibile e reversibile attraverso un adeguato supporto nutrizionale. È pertanto necessario che i malati ne siano ben consapevoli attraverso l’accesso a strumenti informativi, validati dal punto di vista scientifico, ma anche chiari e semplici». A tal riguardo, uno dei momenti salienti dell’evento è stata la presentazione

della 4a edizione del libro “La nutrizione nel malato oncologico”, pubblicato da Aimac (Associazione italiana malati di cancro), e dell’App Nutrient, con cui si forniscono immediatamente informazioni e consigli pratici sugli aspetti nutrizionali rilevanti nel percorso terapeutico. Entrambi gli strumenti hanno recepito sia le linee della “Carta dei Diritti del Malato Oncologico all’Appropriato e Tempestivo Supporto Nutrizionale”, sia quelle di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici, approvate in sede di Conferenza Stato Regioni il 14.12.2017. Le linee di indirizzo nazionali sono nate

marzo 2019

08/04/19 16:16


attualità

per fornire indicazioni agli operatori sanitari sulle modalità di riduzione delle complicanze mediche conseguenti alla malnutrizione attraverso l’impiego di alimenti a fini medici speciali. Quest’ultimi sono prodotti da utilizzare per via orale nel percorso di nutrizione clinica e sono destinati alla prevenzione o al trattamento della malnutrizione calorico-proteica: si tratta di risorse indispensabili qualora rappresentino l’unica fonte di nutrizione o integrazione della normale alimentazione o quando questa non fosse sufficiente a coprire i fabbisogni nutrizionali del paziente. «La gestione della nutrizione clinica negli ospedali italiani è ancora molto disomogenea – spiega il dottor Paolo Pedrazzoli, Direttore S.C. Oncologia, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo Pavia –. A fronte di circa 400.000 nuove diagnosi di tumore in Italia all’anno con un incidenza di malnutrizione elevata fin dalle prime fasi di malattia, è evidente l’urgenza di implementare percorsi assistenziali di Nutrizione Clinica introducendo servizi dedicati negli ospedali o nelle reti territoriali dove sono presenti reparti di oncologia. Il beneficio in termini prognostici di un corretto percorso nutrizionale nei pazienti oncologici è infatti ormai ampiamente documentato da numerose evidenze scientifiche». L’applicazione della nutrizione clinica è da considerarsi un intervento sanitario salvavita e così molte regioni si stanno preparando ad attuare dei modelli organizzativi che rispondano alle indicazioni ministeriali. Tuttavia, persistono difformità di accesso da Regione a Regione e da Asl ad Asl che vanno approfondite e superate al più presto anche con l’attiva partecipazione di F.A.V.O. e delle società scientifiche. «Questo dibattito ha messo in

luce quanto le linee guida, pur essendo nate per uno scopo assolutamente corretto, rischino di rimanere inapplicate – afferma il professor Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC (Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo). – È indispensabile per la salute dei nostri pazienti la completa attuazione dell’accordo Stato Regioni sulle Linee di Indirizzo sui Percorsi Nutrizionali nei Pazienti Oncologici in maniera omogenea su tutto il territorio italiano. Non possiamo che richiedere alle autorità preposte di vigilare sulla loro applicazione e mettere in campo azioni correttive laddove se ne ravvisasse la necessità». L’Accordo Stato Regioni del dicembre 2017, infatti, impone a Regioni e Aziende Sanitarie di garantire al malato di cancro la valutazione tempestiva dello stato di nutrizione e la corretta gestione terapeutica della malnutrizione. Alcune Regioni si sono già organizzate per rispondere ai bisogni dei pazienti attraverso propri modelli e provvedimenti. Esempi di buone pratiche sono stati illustrati da parte delle regioni Piemonte, Toscana e Lombardia che si sono dotate di Reti di Nutrizione Clinica organizzate per coprire tutto il terri-

torio regionale. La Regione Campania ha istituito un PDTA inclusivo di screening nutrizionale e supportato dalla stretta collaborazione tra oncologie e centri nutrizione clinica. È importante che tutte le regioni Italiane lavorino al raggiungimento di un percorso virtuoso con l’obiettivo di garantire a tutti i pazienti oncologici ovunque sul territorio il medesimo trattamento nutrizionale. «L’implementazione delle raccomandazioni ministeriali sul territorio garantirebbe ai pazienti oncologici di essere anzitutto diagnosticati per malnutrizione e di essere presi in carico da specialisti della nutrizione che sappiano soddisfare i fabbisogni nutrizionali in base alle condizioni cliniche e alle terapie in corso - afferma il dottor Riccardo Caccialanza, Responsabile dell’Area Oncologica della SINPE e Direttore della UOC Dietetica e Nutrizione Clinica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia –. In Regione Lombardia si sta lavorando in tal senso con tavoli di lavoro tecnici partiti con la costituzione nel dicembre scorso della rete lombarda della nutrizione clinica», conclude. Ora si attendono analoghe risposte dalle altre Regioni. Marcella Valverde marzo 2019

44 47 Attualità M.indd 45

Professione Salute

45

08/04/19 16:16


attualità

Giornata mondiale della Salute, in Lombardia l’aiuto per i malati cronici Crescono i pazienti di ogni fascia di età che si rivolgono al Centro Servizi Presa in Carico dell’ASST Gaetano Pino-CTO di Milano per le patologie reumatologiche croniche L’intento è quello che chiunque possa avere accesso alle cure di cui ha bisogno: è in quest’ottica che l’Organizzazione Mondiale della Sanità celebra il 7 aprile la Giornata Mondiale della Salute. Su questo filo conduttore, è dal 2018 la Regione Lombardia ha attivato un nuovo servizio messo a disposizione di chi convive ogni giorno con una o più patologie croniche e ha la necessità di seguire un articolato piano terapeutico. Si tratta di buone pratiche che agevolano i pazienti nell’intraprendere i giusti percorsi di cura attraverso i Centri Servizi per la Presa in carico del paziente cronico. Qui possono avere accesso i cittadini lombardi affetti da una patologia cronica inclusa nell’elenco stilato da Regione Lombardia. All’interno del Centro Servizi Presa in Carico dell’ASST Gaetano Pini-CTO, dedicato nello specifico alle patologie reumatologiche croniche, il paziente ha a disposizione due nuove figure professionali, il clinical manager e il case manager. «Il clinical manager – spiega la dottoressa Carolina Artusi, che gestisce il Centro Servizi Presa in Carico (CeSPIC) dedicato alle patologie croniche reumatologiche presso il Presidio Pini dell’ASST Gaetano Pini-CTO – è il medico di riferimento che seguirà il paziente preso in carico. Dopo la sottoscrizione di un patto di cura e considerate attentamente tutte le esigenze del paziente, il clinical manager redige il Piano Assistenziale Individuale (PAI) che consiste nella programmazione annuale, costantemen46

Professione Salute

44 47 Attualità M.indd 46

te aggiornata, di tutti i controlli, le visite specialistiche, gli esami, le prescrizioni per i farmaci e gli eventuali interventi a cui deve essere sottoposto l’assistito. Il clinical manager, quindi, imposta l’iter diagnostico-terapeutico del paziente cronico garantendo così un miglior controllo della sua patologia, cure più appropriate, controlli puntuali e periodici. A coadiuvare il lavoro del clinical manager c’è il case manager, un infermiere specializzato che assiste i pazienti cronici. Il case manager accompagna ogni singolo paziente durante tutto il suo percorso di presa in carico. Quando arriva un nuovo paziente presso il nostro centro, dobbiamo aver chiaro che prima di tutto prendiamo in carico una persona che non ha solo delle esigenze cliniche e assistenziali, ma anche un proprio vissuto e che è immerso in un determinato contesto che dobbiamo conoscere per poter svolgere al meglio il nostro compito. Il servizio di Presa in carico ci rende, in un certo senso, delle persone di famiglia per i nostri pazienti: così siamo anche in grado di aiutare i caregiver nella gestione della malattia. Il case manager facilita, inoltre, una corretta interazione tra i pazienti, gli specialisti della struttura sanitaria di riferimento e delle altre strutture sanitarie della rete territoriale, le famiglie o i professionisti che si occupano dell’assistenza dei pazienti cronici (caregiver)», chiarisce la dottoressa. «La Presa in carico del paziente cronico è stata pensata soprattutto per una po-

polazione anziana e, invece, è un servizio che piace soprattutto ai pazienti giovani – prosegue -. Infatti i pazienti hanno la possibilità di contattare più facilmente il case manager e il medico di riferimento via mail o telefonicamente per qualsiasi necessità. Le prenotazioni di visite ed esami vengono effettuate direttamente dal nostro Centro Unico di Prenotazione sgravando il paziente da lunghe code agli sportelli o attese al telefono. Le impegnative per i farmaci vengono inviate via mail in risposta a una richiesta. I giovani sono entusiasti di questa modalità di comunicazione che permette di ridurre l’impatto sulla loro vita lavorativa o scolastica. Del resto, le patologie croniche sono spesso fortemente invalidanti, con ripercussioni importanti sulla vita dei pazienti soprattutto quelli più giovani. Si pensi, per esempio, che molti pazienti vengono trattati con farmaci biotecnologici, con la conseguente necessità di uno stretto monitoraggio clinico con frequenti visite di controllo ed accertamenti». Attualmente sono 7 le patologie reumatologiche croniche di cui è gestore il CeSPIC del Presidio Pini: artrite reumatoide, artropatia psoriasica, spondilite anchilosante, sclerosi sistemica, lupus eritematoso sistemico, malattie del sistema osteomuscolare e malattia di Sjogren. Al Presidio CTO, inoltre, è presente un Centro per la presa in carico del paziente cronico dedicato al Parkinson e parkinsonismi. Gabriele Tafel

marzo 2019

08/04/19 19:11


attualità

Cosmofarma, un appuntamento da non perdere Anche quest’anno Bologna sarà sede della 23a edizione della manifestazione che, dal 12 al 14 aprile, rappresenterà il fulcro nazionale del mondo della farmacia Fil rouge della manifestazione sono le relazioni, quelle tra paziente e farmacista, tra farmacista e aziende, tra aziende e distributori. Senza dimenticare, naturalmente, le relazioni tra Cosmofarma e tutti gli attori del mondo della farmacia. La figura del farmacista ha un ruolo sociale: infatti, assistiamo ogni giorno all’aumento di tecnologie che ci aiutano a comunicare e, forse proprio per questo, abbiamo ancora più bisogno di sentirci ascoltati, compresi e seguiti. Si impone, in modo forte e chiaro, l’esigenza di tornare a personalizzare il modo di interagire e di confrontarsi. Anche, e soprattutto, nel mondo della farmacia dove si raccolgono le fragilità delle persone ed è indispensabile intrecciare delle relazioni umane. La sinergia con Pharmintech Exhibition, in programma dal 10 al 12 aprile, sarà ulteriormente rafforzata e vedrà il tema 2019 ampiamente sviscerato in una serie di convegni dedicati, per l’appunto, alle relazioni umane, alla valorizzazione degli aspetti interpersonali e al recupero di quel rapporto complesso e delicato che nel tempo è andato perso, ma che è alla base della professione del farmacista. Per meglio orientarsi all’interno dei convegni che si terranno durante la presente edizione di Cosmofarma, ecco un breve calendario degli eventi:

Venerdì 12 aprile - Cambiamento di contesto e modelli di Leadership,
Alessandra De Carlo, Executive Coach e Advisor nel settore farma, media ed entertainment – illustrerà le caratteristiche imprescindibili per far fronte ai cambiamenti che stanno interessando il settore, il mercato e il cliente, sottolineando l’impatto di queste trasformazioni sul modello di leadership, di visione e di collaborazione nei punti vendita per l’interpretazione del cambiamento. Si cercherà di dare risposte alle seguenti domande: > Contesto, mercato e cliente, una trasformazione senza precedenti: che caratteristiche umane e professionali per cavalcare l’onda del cambiamento?
 > Che impatto ha il cambio di contesto sul modello di leadership di chi guida l’impresa? E sull’attitudine e mindset di chi ci lavora? Sabato 13 aprile - Senza salute mentale, la salute non è possibile,
Fiorella Palombo Ferretti di ANPIF (Associazione Nazionale Psicologi In Farmacia) analizzerà le modalità per rispondere al meglio alle esigenze del cittadino che necessita di un supporto psicologico. Verrà posta particolare attenzione alle strategie di ascolto attivo e di persuasione etica rivolta al rapporto cliente-paziente nell’ottica di sviluppare la propria intelligenza emotiva in

un mondo in cui tutto è informazione e comunicazione. Verrà così evidenziato l’importante ruolo del farmacista nell’intercettare e accogliere il disagio, diventando un collante tra la persona in difficoltà e lo psicologo in farmacia. Sabato 13 aprile - Io e Tu - una storia tutta da ascoltare,
assieme a Luca Chieregato, scrittore, autore di teatro, attore, regista e cantastorie, immagineremo l’ascolto come un luogo da raggiungere, uno stato magico da conquistare. Nel rapporto con il cliente, diventa basilare sviluppare una corretta capacità di ascolto, andando oltre le barriere dei pregiudizi e dei valori che naturalmente si creano tra due soggetti. Nello spazio della farmacia, l’altro, cioè il cliente, il collega o il fornitore, rappresenta per il farmacista una sfida perché richiede di abbandonare la propria zona di comfort per capire cosa desideri davvero il suo interlocutore. Infine, l’appuntamento internazionale dedicato ai fornitori dell’industria Life Science - farmaceutico, biotecnologie, nutrizionale e personal care – occuperà i padiglioni 21 e 16. L’offerta espositiva di Cosmofarma sarà quindi completata grazie alle soluzioni produttive, di confezionamento e tecnologie per la gestione dell’intera supply chain presentate dagli espositori di Pharmintech Exhibition. Marcella Valverde marzo 2019

44 47 Attualità M.indd 47

Professione Salute

47

08/04/19 19:11


le aziende informano

aNNURMETS HAIR: quando i capelli ci lasciano troppo presto!

“A

nnurMets hair” nasce dagli studi condotti dal professor Ettore Novellino e dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, da lui coordinato. Si tratta di un integratore alimentare naturale, a base di Melannurca Campana IGP, Selenio, Biotina e Rame. I numerosi trial clinici effettuati hanno dimostrato che l’assunzione di due compresse al giorno, per almeno 3 mesi, arresta efficamente la caduta dei capelli e ne promuove la crescita e il rinfoltimento. L’elevato contenuto di procianidine presente in “AnnurMets hair” raddoppia la fase ANAGEN del ciclo vitale

del bulbo pilifero, favorendo crescita, allungamento, e trofismo dei capelli. Completa la gamma “AnnurMets hair Lozione”, da associare alla terapia in compresse, per potenziare l’effetto anticaduta ed ottenere risultati ancora migliori. Prodotto da La Sorgente del Benessere srl 03014 Fiuggi (FR) Distribuito da Farcomed Tel. 081 5845178 Casoria (NA) farcomed@gmail.com

1

2

Immagine 1. Prima del trattamento. Immagine 2. Dopo 90 giorni di trattamento.

DENTOSAN® TECH, sempre al fianco di professionisti e pazienti

D

ENTOSAN® è il celebre marchio di Recordati dedicato da sempre ai prodotti per la corretta igiene orale: anche per il 2019 l’azienda conferma il suo impegno a fianco dei professionisti della salute e dei pazienti attraverso importanti novità. Tra queste, la nuova linea di spazzolini DENTOSAN® tech, composta da sette specifiche tipologie che svolgono un’azione antiplacca nel rispetto di smalto e gengive. Tra le caratteristiche principali, questi spazzolini hanno la testina compatta, le setole con punte arrotondate, il manico ergonomico e il collo lievemente curvo, il tutto appositamente studiato per rispondere a ogni tipo di esigenza. Infatti, la linea 48

Professione Salute

48 50 redazionali M def.indd 48

comprende Sensitive, adatto in caso di ipersensibilità dentinale, Morbido, dall’azione delicata su gengive e smalto, Medio, con setole a taglio piano, Parodontale, ideale per l’utilizzo post chirurgico e in caso di problemi gengivali, Ortodontico, perfetto per chi utilizza apparecchi ortodontici, Junior, dedicato dai 3 anni in su e Baby da 6 a 36 mesi. In farmacia, gli spazzolini DENTOSAN® tech saranno ben visi-

bili a scaffale assieme agli altri prodotti DENTOSAN® per l’igiene orale. Recordati rinnova così il suo impegno a fianco dei farmacisti per supportarli nel consiglio ai pazienti e aumentare la propria visibilità all’interno del punto vendita. Contattandoci al numero verde 800 835029 riceverete il materiale promozionale per allestire la vostra farmacia e incrementare presenza di DENTOSAN® al suo interno. RECORDATI S.p.A. Tel. 02 487871 Numero verde 800 835029 www.dentosan.it www.recordati.com

marzo 2019

08/04/19 19:12


le aziende informano

con OpenPharm, la soluzione giusta per il tuo e-commerce

I

l web è una risorsa importante per le farmacie ed è indispensabile essere presenti in rete in modo efficace e razionale. Da oltre 6 anni Rif Raf si propone come partner attento alle esigenze dei farmacisti che hanno scelto OpenPharm, la soluzione di e-commerce per la farmacia vincente che si occupa della realizzazione di un portale con interfaccia grafica personalizzata e la connessione al tuo software gestionale e a numerosi feed di distributori. L’offerta si completa con i servizi di Digital Marketing per definire la strategia di posizionamento. Ormai i numeri dell’ecommerce nel nostro Paese sono chiari: si tratta di un mercato da 40 miliardi di

euro all’anno con un trend in continua crescita. Inoltre, sempre in Italia, 30 milioni di iscritti a Facebook parlano degli acquisti online, 41 milioni si connettono a internet da dispositivi fissi e mobili, 22 milioni di smartphone navigano su internet e acquistano online. In particolare, il settore farmaceutico continua a crescere in modo significativo con punte davvero rimarchevoli per il mondo della cosmetica e dell’integrazione che rappresentano due delle categorie più interessanti per il pubblico. Il team di Rif Raf affianca il cliente nella progettazione e realizzazione di campagne di Web Marketing per acquisire nuovo pubblico e fidelizzare quello esistente, miglioran-

do la percezione e la reputazione della farmacia raccontandone la sua unicità attraverso le persone che ne fanno parte e creando un rapporto di fiducia con il cliente finale. Contattaci per una demo gratuita compilando il modulo presente sulla home page. Rif Raf srl 80129 Napoli, Italia Tel: +39 081 5780673 info@rifraf.it www.rifraf.it/openpharm

Argicalm, la terapia del caldo e del freddo con argilla naturale

D

al 1847 Thuasne offre soluzioni di qualità per la salute. Oggi l’azienda presenta Argicalm, la linea di cuscinetti di argilla naturale riutilizzabili, progettati per il trattamento del dolore tramite l’applicazione di caldo o freddo. I cuscinetti sono disponibili in vari formati che si adattano alle diverse parti del corpo grazie alla loro forma anatomica. Per garantire un posizionamento semplice e sicuro, ogni cuscinetto è inserito in una custodia protettiva dotata di una fascia elastica con velcro. Argicalm è disponibile in 5 formati, specifici per ogni esigenza: schiena, stomaco, spalla, collo, gomito, polso, ginocchio e ogni altro distretto corporeo. Utilizzati per il calo-

re terapeutico (riscaldamento in acqua calda o forno a microonde), alleviano il dolore rilassando muscoli e tessuti e accelerando la guarigione grazie a un maggior afflusso di sangue nella zona da trattare. Sono indicati in caso di mal di schiena, spasmi muscolari e dolori articolari, rigidità, crampi, torcicollo e dolori addominali. Usati come crioterapici (dopo un’adeguata permanenza in freezer) alleviano il dolore, riducono infiammazioni, ematomi ed edemi. Inoltre, rallentano piccole emorragie e limitano il gonfiore nell’area interessata dal trauma. Sono ideali per distorsioni, stiramenti muscolari, tendiniti, emicrania, dolore agli occhi, mal di denti ed

artrite. Argicalm è un Dispositivo Medico di classe 1 ed è disponibile sia nei negozi di ortopedia e sanitaria, sia nelle migliori farmacie e parafarmacie. Thuasne Italia srl Tel. + 39 0362331139 thuasne.italia@thuasne.it www.thuasne.com

marzo 2019

48 50 redazionali M def.indd 49

Professione Salute

49

08/04/19 16:06


le aziende informano

Curasept Proxi, l’innovativa linea di scovolini di altissima qualità

L

o scovolino è il migliore strumento per la pulizia degli spazi interdentali e della placca, specialmente laddove spazzolino, filo e toothpick non riescono a raggiungere i punti più critici. Il suo utilizzo quotidiano, infatti, aiuta a ridurre l’infiammazione e il sanguinamento gengivale. In quest’ottica, Curasept Proxi è l’innovativa e completa linea di scovolini, frutto di anni di ricerche condotte in Italia per Curasept da un partner leader mondiale del settore, che vanta un’elevatissima qualità garantita da test di laboratorio che ne hanno certificato la resistenza ai piegamenti ripetuti e alla forza di trazione, ben al di sopra dei valori richiesti dalle specifiche

UNI EN ISO 16409:16. Gli scovolini Curasept Proxi sono dotati di Safe Stop System, l’innovativa ed esclusiva guaina di protezione, posta tra manico e setole, che evita qualsiasi trauma alle gengive, garantisce una maggior stabilità dell’anima in metallo e migliora il controllo dello scovolino durante l’utilizzo. Le caratteristiche degli scovolini Curasept Proxi si possono così riassumere: estrema delicatezza delle setole ultraflessibili in nylon; efficacia dell’anima in metallo ultrasottile, resistente, flessibile e che non provoca traumi; sicurezza, garantita dal sistema interno di blocco dell’anima in metallo; ergonomia del manico che offre una migliore impugnatura e facilita

i movimenti; praticità grazie al cappuccio protettivo da utilizzare anche come prolunga dell’impugnatura. La gamma offre 2 linee e 14 misure per soddisfare qualsiasi situazione di salute o patologia gengivale, in spazi interdentali stretti o più ampi, in caso di impianti, protesi fisse, forcazioni e apparecchi ortodontici. Curasept S.p.A. Tel. 02 9622799 info@curaseptspa.it www.curaseptspa.it

Fisiocrem®, la crema per il massaggio degli sportivi

D

a Laborest, ecco Fisiocrem®, la crema a uso topico con estratti naturali di Arnica, Iperico, Calendula e Melaleuca da applicare attraverso il massaggio. È ideale in preparazione all’attività fisica quotidiana, durante lo stretching o dopo l’allenamento, quando si vuole smaltire la fatica: massaggiare la zona interessata con Fisiocrem® dona unimmediata sensazione di benessere grazie al suo effetto fresco e lenitivo. Fisiocrem® è facile da applicare e, grazie agli estratti vegetali, ha una gradevole profumazione naturale, priva di qualsiasi aggiunta di fragranze artificiali. Inoltre, la tecnologia Solugel garantisce una consistenza non untuosa 50

Professione Salute

48 50 redazionali M def.indd 50

e una lista degli ingredienti corta, che esclude parabeni, idrossibenzoati o altre sostanze artificiali. Fisiocrem® va applicata sulla zona indicata tramite un leggero massaggio per facilitarne l’assorbimento. La crema si può utilizzare al bisogno, anche più volte al giorno, ed è adatta anche durante la gravidanza e l’allattamento proprio grazie alla sua formulazione naturale, priva di sostanze contrindicate in questi periodi così delicati. Fisiocrem® è un prodotto dermatologicamente testato ed è disponibile in tutte le farmacie e parafarmacie del territorio italiano.

Inoltre, Fisiocrem® è un prodotto cosmetico da non usare nei bambini al di sotto dei 3 anni. Il suo uso è solamente esterno e non va applicato su viso, mucose, ferite, pelle irritata o sensibile. Fisiocrem® è distribuito da Laborest Italia srl. Per maggiori informazioni, contattaci o visita il nostro sito. Laborest srl Tel: +39 02.52814501 Fax: +39 02.93667338 info@laborest.com www.laborest.it

marzo 2019

08/04/19 16:06


COVER PS 01 2019.indd 3

08/04/19 14:24


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.