Tabloid di Medicina Estetica 1/2018

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ISSN 2532-5930

estetica Tabloid di medicina Anno II - numero 1/2018

Eugenio Gandolfi

clinica e pratica LIPOFILLING In ambito estetico è utilizzato per ridare volume a zigomi, guance e mento, ma non solo. Con il body contouring si può ridefinire il profilo corporeo pag. 4

RADIOFREQUENZA Trova impiego nello skin-tightnening, nella riduzione di cicatrici, cellulite e grasso sottocutaneo. Pur trattandosi di una metodica non invasiva, a seconda degli ambiti di applicazione e della profondità del trattamento cambiano la strumentazione e la tecnica pag. 8

inestetismi del collo

MEDICINA RIGENERATIVA RIVOLUZIONERà LA chirurgia ESTETICA? Sono in aumento le evidenze scientifiche e le applicazioni della medicina rigenerativa in chirurgia estetica. La ricerca in parte è frenata da regole stringenti sulle sperimentazioni, ma il futuro della medicina e della chirurgia estetica sarà sempre più legato a queste terapie, dalla cura delle cicatrici alla calvizie, fino alla chirurgia della mammella

É un’area difficile da trattare, anche perché la pelle del collo è meno resistente e la cicatrizzazione più critica. Le opzioni per il trattamento sono molteplici, ma in alcuni casi la chirurgia sembra essere la soluzione più efficace pag. 6

eventi e notizie formazione, tendenze e novità in medicina e chirurgia estetica

pag. 16

www.griffineditore.it

full face rejuvenation

Un protocollo globale che agisce su tutti i tessuti del volto, fino all’osso, per contrastare i segni dell’invecchiamento pag. 10



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in copertina

Tabloid di medicina estetica

LE APPLICAZIONI DI Medicina rigenerativa IN CHIRURGIA ESTETICA Tecniche di medicina rigenerativa sono già in uso per la cura di cicatrici, smagliature e calvizie. Grande impiego si fa anche nell’ambito della chirurgia estetica della mammella, ma è necessario prestare molta attenzione all’aspetto oncologico n

C

ome tutti gli anni, il congresso dell’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe) si svolgerà a Firenze. Dal 23 al 25 marzo, l’evento vedrà ancora una volta la presenza di moltissimi italiani e di una folta partecipazione di illustri ospiti stranieri. «Questa volta il nostro congresso è tradotto in inglese – anticipa il presidente Aicpe Eugenio Gandolfi – perché vogliamo venire incontro al desiderio di chirurghi estetici di tutti i continenti di presentarci le loro ricerche e di confrontare le loro esperienze con i chirurghi plastici italiani, che sono tra i migliori al mondo. Gli argomenti del nostro congresso cambiano tutti gli anni: anche se si parlerà sempre di chirurgia della mammella, essendo la mastoplastica additiva l’intervento più eseguito, quest’anno avremo molti topic di grande interesse, tra cui la medicina rigenerativa, a cui verrà dedicata una tavola rotonda, con l’intervento di personalità italiane e straniere di altissimo livello».

Dottor Gandolfi, che cos’è e come è nata la medicina rigenerativa? È una branca della medicina comparsa nell’ultimo decennio, dopo che circa venti anni fa erano state identificate per la prima volta le cellule staminali. Sono presenti in diversi tessuti dell’organismo e ne è particolarmente ricco il tessuto adiposo. Siccome i chirurghi plastici se ne occupano da tempo con la procedura della liposuzione, si sono trovati a essere i primi interlocutori dei ricercatori che volevano utilizzare questo tessuto per ricavarne le cellule staminali. Inoltre, siamo stati anche i primi a disporre di un’applicazione clinica delle staminali. Infatti, alla fine degli anni Novanta, il chirurgo statunitense Sidney Coleman mise a punto la metodica che standardizza il

trapianto di grasso; si è subito notato che il tessuto adiposo non è solo un riempitivo ma ha delle capacità rigenerative. Se facciamo un salto ai giorni nostri, arriviamo agli ultimi lavori pubblicati in cui si dimostra che le cellule staminali, da sole o anche insieme al tessuto adiposo, hanno un’oggettiva capacità di ringiovanire il tessuto e di aumentare la vascolarizzazione dei tessuti. Con una ricerca approfondita sul trapianto di grasso alle mammelle, si è capito che se il tessuto è più ricco di cellule staminali ha una maggiore capacità di attecchire. In condizioni normali, il tessuto trasferito attecchisce al 50% circa, ma studi recenti dimostrano che aumentando il numero di cellule staminali, la percentuale di attecchimento cresce. Di conseguenza è legittimo

pensare di fare un arricchimento del tessuto adiposo con staminali prima di reiniettarlo: il volume trapiantato non aumenta, ma il numero di cellule staminali sì. Nel frattempo si è esteso l’utilizzo di queste cellule per migliorare la qualità del tessuto delle cicatrici, dei tessuti atrofici, delle smagliature, e si sta affermando anche un’applicazione per la calvizie, per aumentare l’attecchimento dei bulbi e, insieme al PRP, migliorare la vitalità del cuoio capelluto. Come mai le applicazioni cliniche sono ancora poche? Oggi la legislazione europea e quella nordamericana vietano un riutilizzo delle cellule staminali, anche sullo stesso paziente, se non all’interno di studi clinici molto rigorosi. Questo vale non solo per la chirurgia plastica ma per tutti gli altri usi che possono essere fatti delle cellule staminali. Per uso estetico, quindi da tessuto adiposo a tessuto adiposo, in Svizzera, dove lavoro, la legislazione permette di effettuare un prelievo all’interno di un ambulatorio autorizzato, che ci riconsegna nell’arco di poche ore le cellule staminali ricavate. Il lavoro di laboratorio è standardizzato con metodiche ormai in uso in tutto il mondo e da un centimetro cubo di tessuto adiposo si ricava un minimo di 200 mila cellule staminali; quindi da 150 cc si

6° congresso NAZIONALE AICPE La sesta edizione del congresso nazionale dell’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe), dal titolo “La chirurgia estetica”, si svolgerà a Firenze dal 23 al 25 marzo, presso il Palazzo Fiera (Piazza Adua, 1). L’appuntamento è destinato ai professionisti che operano nel settore medico-chirurgo (discipline di riferimento: chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, chirurgia generale, chirurgia maxillo-facciale, otorinolaringoiatria, oculistica) e ai medici

interessati ad attuare tutte quelle procedure proprie della medicina estetica. Numerosi gli argomenti in programma, dalla rinoplastica secondaria all’addominoplastica complessa in chirurgia estetica. Si parlerà di protesi mammarie, tecniche di lifting per l’interno coscia e face lifting per il paziente maschio. Verranno infine presentati una serie di case report che mostrano complicanze ed esiti critici in chirurgia estetica. Per informazioni: www.aicpe.org

Eugenio Gandolfi

AICPE EDUCATIONAL PROGRAM 2018: CINQUE CORSI PER 50 CREDITI ECM Dopo il corso “La medicina estetica avanzata al fianco del chirurgo plastico” che si è tenuto in febbraio, continua il programma degli appuntamenti formativi dell’Associazione italiana chirurgia plastica estetica (Aicpe). Sabato 14 aprile a Bologna si terrà un corso sulle tecniche avanzate per il rimodellamento dei profili corporei. Sarà poi la volta di Milano, sabato 16 giugno, con un corso dedicato a mininvasività e biorigenerazione come nuo-

producono circa 30 milioni di cellule e l’utilizzo di queste cellule, come abbiamo visto, fa la differenza. Un’altra procedura, che è già consentita in Svizzera e certamente nei prossimi anni si farà anche altrove, è di conservare in banca le cellule staminali, come avviene con il sangue cordonale dei neonati, in previsione di futuri usi. Si può fare anche con gli adulti, anche le cellule staminali diventano progressivamente meno efficaci quando invecchiamo o ci ammaliamo. Nonostante si parli di cellule staminali adulte, le normative impongono molte restrizioni: si tratta di ostacoli burocratici oppure di “giusti limiti” posti dal legislatore? In alcune aree del mondo le limitazioni sono purtroppo infarcite di una burocrazia eccessiva: così accade in gran parte dell’Europa, dove in certi casi le leggi pongono grossi ostacoli anche alla ricerca. E alcune nazioni hanno interpretato le indicazioni dell’Unione europea in modo particolarmente rigido, come avviene in Italia. Altrove – ad esempio negli Stati Uniti – pur con una attenta tutela del consumatore e con l’obbligo di studi clinici controllati, c’è una maggiore libertà d’uso e quindi la ricerca procede più rapidamente. In certe

va frontiera nel ringiovanimento del volto. Prima dell’estate, sabato 7 luglio, è in programma a Roma un incontro sull’evoluzione e lo stato attuale della chirurgia perioculare. Il programma dei corsi Aicpe si conclude sabato 10 novembre a Preturo (L’Aquila) con il rimodellamento dei glutei: dalla gluteoplastica/pessi additiva con protesi adipose e in silicone alla liposcultura e lipostrutturazione. Per informazioni: www.aicpe.org

nazioni invece non ci sono regole: è il caso della Corea del Sud e, fino a qualche anno fa, della Cina, che però ora ha stabilito norme strettissime, fatta salva una “zona franca” dove continuano a fare sperimentazione libera. È normale che di fronte a una svolta così importante ci sia caos. Gli interessi in gioco sono plurimiliardari e quindi la politica in qualche modo ne tiene conto. Come saranno utilizzate le cellule staminali in futuro? Le prospettive terapeutiche aprono a grandi speranze. Le cellule staminali hanno superato con successo studi clinici di fase 2, in cui hanno dimostrato sicurezza ed efficacia per la cura di Parkinson, Alzheimer, traumi spinali, miocardiopatie, retinopatie degenerative che attualmente non hanno una cura e, in ortopedia, per la riduzione di usura e degenerazione dei tessuti cartilaginei delle articolazioni. I test clinici di fase 1 hanno dimostrato che non sono pericolose, quelli di fase 2 che sono efficaci su piccoli numeri di pazienti; prima di avere applicazioni cliniche disponibili, dovranno superare la fase 3, con sperimentazioni su larga scala, ma la strada appare tracciata: sia con cellule autotrapiantate che in quelle prelevate da altri individui, queste patologie potranno essere curate, in alcuni casi

in modo sorprendentemente efficace. Dottor Gandolfi, ci sono delle precise controindicazioni? Nell’ambito della chirurgia estetica, l’unica controindicazione che è stata identificata è quella tumorale. In vitro si è visto che, se si mettono cellule staminali insieme a cellule tumorali, se ne facilita la riproduzione. Le cellule staminali probabilmente hanno gli stessi genitori delle cellule tumorali, e forse queste ultime sono cellule staminali che impazziscono. Nel caso della chirurgia estetica della mammella, in cui il tumore purtroppo è fortemente diffuso, bisogna dunque stare attenti a non iniettare cellule adipose che contengono cellule staminali laddove vi siano cellule tumorali. È necessaria una rigorosa attenzione oncologica e, prima del trapianto di tessuto adiposo, fare tutti gli esami del caso. Questo purtroppo non avviene sempre, ma è una pratica che sta prendendo piede. Comunque finora non si sono segnalati problemi particolari, quindi è probabile che il rischio, suggerito dalle ricerche in vitro, sia minimo a livello clinico. Non ci sono invece problemi di rigetto, anche in trapianti eterologhi, perché le cellule staminali non hanno capacità immunitaria. Renato Torlaschi


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Rimodellare il corpo con il body contouring Tips and tricks per il lipofilling a fini estetici: meglio il prelievo del grasso da addome e fianchi, da trasferire nel sito ricevente con iniezioni in sequenza. L’automassaggio durante la convalescenza, che dura fino a dieci giorni, riduce edemi ed ecchimosi n

Marco Klinger

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resce il successo della lipoaspirazione tra i pazienti e il suo utilizzo tra gli esperti. A dirlo sono i dati dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps): nel 2016 l’intervento di lipoaspirazione è stato eseguito in Italia su 51.459 pazienti e risulta al primo posto della classifica dei più richiesti, mentre è al secondo posto nel mondo, sempre in base allo studio Isaps, dopo la mastoplastica additiva. A seconda delle caratteristiche, però, si parla di lipoaspirazione vera e propria o di body contouring, definizione che si preferisce per indicare tecniche chirurgiche mininvasive di ridefinizione del profilo corporeo riferite a più di una regione del corpo. Questo, grazie a tecniche di lipofilling, favorisce anche risultati duraturi nel tempo. Ne parliamo con Marco Klinger, professore di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica all’Università di Milano e responsabile dell’Unità operativa di chirurgia plastica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano).

Professor Klinger, come avviene la lipoaspirazione nel body contouring? È sempre più frequente abbinare il lipofilling a scopo estetico alla lipoaspirazione per la ridefinizione dei profili corporei. In questi casi, il trasferimento del grasso prelevato dai punti in cui risultava in eccesso verso quelli in cui il suo trapianto viene considerato vantaggioso, come le rughe glabellari o le labiogeniene, per esempio, avviene con tecnica “Wet” classica, in mano mia, tramite incisioni di massimo 5 millimetri che non richiedono alcun punto di sutura. Il grasso prelevato viene poi opportunamente depurato e quindi trasferito con aghi nei solchi che si vogliono colmare o nei punti da rimpolpare, come guance,

mento e zigomi. Il tutto, nel rispetto della normativa vigente, avviene senza lasciare la sala operatoria, nel corso della seduta che prevede anche la lipoaspirazione. Ci sono casi in cui si esegue il lipofilling da solo, senza lipoaspirazione? Certamente. Il caso classico è il mini lifting di un volto magro, per il quale il semplice riposizionamento dei tessuti ptosici non dà risultati estetici completamente soddisfacenti. Per evitare l’effetto di un viso senza rughe, ma “pelle e ossa”, nel corso dell’intervento di mini lifting si ricorre spesso al prelievo, di solito dall’addome, di pochi cc di grasso, che vengono trasferiti nel viso per ricreare almeno in parte il turgore tipico della

> Donna di 41 anni, con adiposità localizzata su fianchi, regione trocanterica, interno cosce e regione sottoglutea. A destra le immagini prima del trattamento, a sinistra i risultati post-intervento. Ridefinizione profilo, glutei e fianchi con tecnica wet classica, in anestesia generale. Volume aspirato circa 900 mL

giovinezza. In questo caso, il prelievo di grasso necessario per realizzare il lipofilling non ha ovviamente alcun intento di rimodellamento corporeo,

correggere le cicatrici con il lipofilling «Il mio primo studio sul lipofilling risale al 2006, con l’analisi dei miglioramenti prodotti dal trasferimento di grasso autologo nelle cicatrici dei grandi ustionati», racconta Marco Klinger. I lavori sono poi proseguiti con una pubblicazione nel 2014 sul Journal of Craniofacial Surgery (1), che riassume i risultati ottenuti in questi anni su un’enorme casistica di cicatrici causate da diversi fattori ma con una predominanza di ustionati (su un totale di 694 pazienti, 376

erano ustionati). Una volta di più, lo studio dimostra quanto e come le cicatrici migliorano in seguito all’autotrapianto di grasso, attenuando le differenze di colore, riducendo il grado di tensione e, quando è presente, il dolore.

1. Klinger M, Caviggioli F, Klinger FM, Giannasi S et al. Autologous fat graft in scar treatment. J Craniofac Surg. 2013 Sep;24(5):1610-5.

ma punta solo a reperire la “materia prima” con cui rimpolpare i tessuti del volto. Professore, nella pratica clinica quali sono i suggerimenti per eseguire al meglio il lipofilling? Un suggerimento è sicuramente quello di utilizzare a questo scopo il grasso prelevato dall’addome o dai fianchi, che alla prova dei fatti si è rivelato maggiormente resistente ai trattamenti necessari per la depurazione e il trasferimento. Va ricordato, infatti, che il tessuto adiposo è un tessuto delicato: il 30-40% di quanto iniettato non sopravvive al trattamento e viene metabolizzato dall’organismo nel giro di qualche settimana.

E per quanto riguarda il trasferimento nelle nuove aree? Personalmente utilizzo di solito una quantità compresa tra i 3 e i 30 cc. Come è ormai noto, il grasso è ricco di cellule staminali adulte. Quando uso il grasso per riempire i solchi, effettuo iniezioni “in sequenza”, disposte in modo da tracciare una sorta di linea ideale, la stessa che prima del trattamento risulta depressa e da colmare. Oltre a “riempire”, quindi, attiva nei tessuti in cui viene trasferito un processo di rivitalizzazione che li rende più morbidi, elastici e “giovani”. Pertanto, i tessuti riacquistano volume e migliorano in termini di tono e vitalità, caratteristiche che

conservano nel tempo. Anche se è mininvasivo da un punto di vista chirurgico, il lipofilling non è completamente soft dal punto di vista della convalescenza... Sicuramente il paziente deve fare i conti con edemi ed ecchimosi che permangono, almeno in parte, fino a 7-10 giorni. La sensazione locale, a trattamento concluso, è però quella di un lieve indolenzimento. A proposito di convalescenza, in passato la lipoaspirazione comportava l’impiego di guaine elastiche. Il principio è ancora attuale? Non necessariamente. Dati alla mano, ci siamo resi conto che la vera differenza, in termini di risultato, viene dal >


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Regione perioculare: nuovi trattamenti minivasivi per correggere rughe, occhiaie e borse L’area del contorno occhi è spesso al centro delle insoddisfazioni dei pazienti: a creare più scontento sono le occhiaie marcate e scure, rughe e, a seguire, borse e gonfiori. Oggi accanto alla chirurgia si stanno facendo strada una serie di trattamenti mininvasivi di medicina estetica che aiutano a ritrovare uno sguardo fresco, a correggere piccoli inestetismi e segni che il tempo e la mimica lasciano sulla delicata area perioculare. «La pelle in questa zona è molto sottile e priva di grasso – ha spiegato il professor Alberto Massirone, presidente del 19° Congresso di Medicina Estetica Agorà che si è recentemente svolto a Milano – per questo tende a segnarsi di più e spesso precocemente, complici anche una mimica accentuata e stili di vita sbagliati: poche ore di sonno, fumo, alcool e alimentazione sbagliata». «In questa sede affrontiamo le problematiche che possono interessare la delicata e complessa area del contorno occhi e le tecniche correttive più nuove – ha illustrato Sergio Noviello, coordinatore della sessione congressuale dedicata alla regione perioculare – si è infatti compresa l’importanza di una corretta e attenta valutazione delle cause che generano l’inestetismo,

> massaggio durante la convale-

scenza e soprattutto dall’adottare subito dopo l’intervento uno stile di vita più sano e attivo. Per quanto riguarda il primo punto, io raccomando alle mie pazienti di effettuare massaggi di 5-10 minuti al giorno, per almeno 10-15 giorni, allo scopo di contribuire alla riduzione di edemi ed ecchimosi. Quali sono le aree più freqquentemente trattate con la lipoaspirazione? Quelle che tipicamente non risentono degli effetti benefici della dieta e dello sport, quindi i “rotolini” più ostinati, ovvero, in generale, la regione trocanterica delle cosce, quella interna delle ginocchia e poi glutei, addome e fianchi. Soprattutto in pazienti non giovanissime, e quindi con cute poco elastica, è preferibile ridurre i piccoli depositi per evitare la ptosi dei tessuti di rivestimento. Per ottenere i risultati più omogenei e favorire la retrazione cicatriziale, occorre avere l’accortezza di muovere la cannula a raggiera, dal punto di ingresso, sempre misurando nell’apposito vaso quanto lipoaspirato dalle medesime zone di entrambi i lati del corpo, in modo da ottenere i risultati più simmetrici e di conseguenza naturali. Qual è il vantaggio del lipofilling rispetto all’impiego di filler riassorbibili? Il lipofilling è un trattamento definitivo, fatto salvo la metabolizzazione di quel 30-40% di cui dicevo sopra.

Ovviamente il grasso in alcuni tessuti, come per esempio quelli delle guance e degli zigomi, tende naturalmente ad atrofizzarsi con il passare degli anni, ma si tratta di un processo che, per i tempi fisiologici in cui avviene, non ha nulla a che vedere con il riassorbimento dell’acido ialuronico, di cui dopo 12-18 mesi non rimane alcuna traccia in loco. Professor Klinger, estetica a parte, il lipofilling è sempre più utilizzato anche nella chirurgia ricostruttiva. Sì, e del resto proprio in ambito ricostruttivo il grasso ha dimostrato i risultati più incredibili, dal miglioramento delle cicatrici (vedi box nella pagina a fianco, ndr), alla ricostruzione mammaria, fino al trattamento della sclerodermia e della Post Mastectomy Pain Syndrome (Pmps), che colpisce il 40% delle donne operate di mastectomia. Come evidenziato in uno studio pubblicato sulla rivista Plastic and Reconstructive Surgery, dopo un solo autotrapianto di grasso il dolore nelle pazienti affette da Pmps è diminuito di 3,23 punti su una scala di 10. E il miglioramento è rimasto costante nel tempo. In questo caso, l’infiltrazione di grasso avviene nella zona della cicatrice. L’ipotesi più accreditata, e appunto avanzata nello studio, è che le cellule staminali adulte presenti nel grasso contribuiscano a ridurre lo stato di infiammazione cronico spesso successivo alla radioterapia. Liana Zorzi

per poter intervenire con la tecnica e l’impiego degli strumenti più adatti e che garantiscano i risultati migliori. In particolare, nel trattamento delle occhiaie, che rappresentano uno degli inestetismi più sentiti dal paziente, è fondamentale individuarne la causa per poter scegliere il protocollo di trattamento più adatto. Le occhiaie possono essere la conseguenza di una pelle troppo sottile che lascia trasparire il circolo vascolare,

di un’eccessiva pigmentazione della cute o da scarsa tonicità e spessore dei tessuti muscolari. Alcune manovre consentono di identificare chiaramente il fattore responsabile e intervenire con una correzione mirata e logica, che può essere rappresentata da peeling, laser, infiltrazioni di acido ialuronico o biofilling, l’evoluzione del lipofilling». Durante la sessione sono state illustrate le moderne tecniche di impiego del microbotox, delle tecniche di ancoraggio del sopracciglio e del riempimento palpebrale. «Ogni tecnica ben si presta al trattamento di un particolare inestetismo – ha concluso Noviello – ma nella scelta del piano terapeutico il medico deve tenere conto delle caratteristiche uniche del paziente, avendo cura di effettuare una valutazione globale e particolareggiata dell’individuo: spesso, infatti, un trattamento isolato può determinare un risultato non armonico, mentre una valutazione che prenda in considerazione tutti gli aspetti che determinano uno sguardo stanco e appesantito garantisce risultati migliori, spesso con un numero minore di sedute». Rachele Villa


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Difetti del collo: come ottenere i massimi risultati in un’area critica La correzione degli inestetismi del collo è più complessa rispetto a quella del viso, a partire da accumulo di grasso e bande platismatiche. L’effetto di ringiovanimento del collo, in generale, è migliore se si somministrano una combinazione di trattamenti diversi n

È

l’area del corpo più critica da trattare. Infatti se un collo giovane, in genere, ha tessuti tonici ed elastici, muscoli e pelle ad essi adesi a definire il contorno del collo, mento ben definito, quando si presentano difetti su cui il paziente richiede di intervenire, aumentano le probabilità di insoddisfazione del risultato. Corretta valutazione dei difetti del collo, conoscenza delle criticità e delle tecniche, oltre che dell’utilizzo di materiali moderni e di qualità, aiutano ad aumentare la soddisfazione del paziente e raggiungere i risultati sperati. Ne abbiamo parlato con il professor Giuseppe Sito, chirurgo plastico e medico estetico, docente presso la Scuola Superiore postuniversitaria di Medicina a indirizzo estetico di Milano.

Professor Sito, quali parametri definiscono il trattamento giusto per il collo? La proposta di trattamenti possibili per l’invecchiamento del collo richiede una diagnosi patoanatomica precisa del difetto estetico, valutata secondo la classificazione di Dedo (1980), tuttora in uso. Secondo questo modello, alla tipologia di invecchiamento del collo viene attribuito un valore, ovvero a un difetto più o meno evidente segue una valutazione secondo una scala da I a VI. In funzione del valore ottenuto, si programma un appropriato percorso di trattamenti che tengano in considerazione parametri quali età, qualità della pelle, grasso, anatomia dei muscoli e delle strutture ossee e tendinee.

Lei è solito dire che «la correzione di una ruga del volto ha successo nel 100% dei casi, ma il trattamento di quelle del collo solo nel 7080%». Perché i difetti estetici in quest’area sono considerati difficili da trattare? Per vari aspetti tra cui la struttura anatomica e la sua funzione di permettere il movimento del capo che, quindi, richiede una maggiore elasticità muscolare e cutanea. Questo a causa della diversità della pelle rispetto a quella del volto, dovuta anche alla mancanza di unità pilo-sebacea nel collo della donna, e di molto diradate in quello dell’uomo, la pelle ha una minore resistenza cutanea che si associa a una peggiore cicatrizzazione in quest’area, ovvero tutti fattori

che devono essere tenuti in grande considerazione quando si tratta il collo. Quali sono i difetti estetici del collo più critici? Accumulo di grasso e bande

platismatiche sono i difetti estetici meno tollerati dai pazienti ma più critici per il medico di medicina estetica e per il chirurgo. Se infatti in caso di lassità cutanea è possibile intervenire efficace-

mente in più modi, l’anomalo accumulo di grasso nella zona al di sotto della mandibola, mento e zona del collo, e la formazione di bande platismatiche, hanno invece soluzioni limitate.

Giovanni Sito

In caso di difetto estetico da accumulo di grasso, quali sono le strade da seguire? Non si tratta di un “semplice” difetto estetico. L’accumulo di grasso ha diverse cause quali l’aumento di peso, obe- >

> Donna di 55 anni, in buona salute, mai effettuati precedenti trattamenti estetici . A sinistra: immagini pre-trattamento. A destra: dopo trattamento rivitalizzante con mix di ridensificazione e filler, oltre a successiva radiofrequenza

Nota dell’editore

Il marchio ActaMedica entra nel gruppo Griffin Editore Nuovo marchio per la divisione libri di Griffin, l’editore di Tabloid di Medicina Estetica e hi.tech dermo. Dopo lo sviluppo della divisione libri con l’acquisto del marchio Timeo, attivo soprattutto in area ortopedica, riabilitativa e radiologica, entra nel gruppo anche il marchio ActaMedica Edizioni, casa editrice nata nel 2009 con a catalogo moltissimi testi specialistici e libri di successo in particolare di anatomia, chirurgia plastica e medicina estetica. Griffin con ActaMedica sarà anche distributore unico del marchio SEE Firenze. La distribuzione libraria sarà sempre più multicanale: oltre alla capillare presenza agli eventi sul territorio, per toccare il libro con mano, è già attiva la distribuzione dei cataloghi Timeo e ActaMedica su Amazon Prime. «In Griffin stiamo costruendo un percorso virtuoso per

l’aggiornamento dello specialista che collega i periodici e i libri ai tanti eventi sul territorio, a partire dai congressi delle società scientifiche, ai quali saremo sempre più presenti. Per questo stiamo investendo nell’ampliamento e rafforzamento della nostra divisione libri con l’acquisizione di marchi storici dell’editoria medico scientifica italiana» spiega Giuseppe Roccucci, presidente di Griffin. A

sviluppare il catalogo di ActaMedica sarà ancora Patrizia Bonacini, proseguendo l’attività di questi anni in giro per i congressi di tutta Italia e a stretto contatto con medici e autori. «Il libro cartaceo è ancora oggi la più autorevole testimonianza del progresso in medicina e rappresenta la migliore sintesi tra l’evidenza scientifica della letteratura e l’esperienza clinica sul campo, che cerchiamo di raccontare in tutti i nostri periodici» ha detto Andrea Peren, giornalista e coordinatore editoriale della Casa editrice Griffin. «ActaMedica è per noi un ulteriore stimolo alla crescita. La nostra reputazione nelle aree della medicina in cui siamo presenti si è rafforzata moltissimo in questi anni – riflette l’Editore Giuseppe Roccucci –. Abbiamo dimostrato di essere un interlocutore qualificato e responsabile


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> sità, lassità cutanea, ma anche

fattori di predisposizione genetica che favoriscono la presenza di un’anomala quantità di grasso, superiore al normale. In tutti i casi, il cosiddetto “doppio mento” può frequentemente dare al paziente problemi funzionali come cattiva respirazione, apnee nel sonno, problemi respiratori. Le soluzioni sono poche: da una parte, la soluzione chirurgica, cioè la liposuzione del collo in day hospital e in anestesia locale, è il rimedio più semplice; dall’altra, il trattamento con iniezioni di fosfatidilcolina. Questo trattamento, però, pur essendo efficace, può dare complicazioni quali dolore, febbre e infiammazione. Pertanto, la chirurgia sembra essere l’unica soluzione efficace e valida, anche nel caso in cui il paziente presenti bande platismatiche, ovvero quando i due muscoli anteriori del collo che formano il platisma si separano come a formare un’ernia. Come si possono correggere gli altri inestetismi? I trattamenti per il ringiovanimento del collo sono molti e hanno l’obiettivo di stimolare il trofismo della cute, dare levigatezza, correggere le rughe e stimolare la produzione di collagene. Il microbotulino, ovvero micro quantità di botulino estremamente diluito iniettato con ago sottilissimo, si inserisce nel quadro dei difetti della trama di microrugosità, e quindi è uno dei trattamenti per migliorare l’aspetto estetico della cute del collo e stimolarne il ringiovanimento per un periodo di circa quattro mesi. Più frequenti invece sono le sedute necessarie per il trat-

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tamento rivitalizzante, meglio conosciuto all’estero come mesoterapia, che si esegue con complessi a base di aminoacidi, vitamine minerali, antiossidanti disciolti in un veicolo di acido ialuronico, e per questo chiamati anche trattamenti ridensificanti. Nel caso del collo, il trattamento prevede cicli quindicinali di quattro sedute di microiniezioni, da ripetere due volte l’anno, in primavera e autunno. Grazie alla presenza di acido ialuronico, il complesso amino-vitaminico rivitalizzante svolge anche un’azione ricompattante sulla pelle del collo. Acido ialuronico anche per il collo quindi? Sì, ma attenzione alla tecnica di iniezione. Infatti, se per il trattamento con acido ialuronico di una ruga nasogeniena è possibile usare la siringa con microago, per il collo è invece raccomandabile usare sempre un device elettronico che, oltre a dare una maggiore precisione di iniezione, evita anche il rischio di accumulo sottocutaneo di acido ialuronico. Per esempio, se un eccesso di acido ialuronico in una ruga nasogeniena può essere distribuito e favorito nel suo assorbimento da un massaggio nella zona dell’accumulo, sul collo invece, a causa proprio della diversa anatomia che conferisce al collo la mancanza di una struttura “ossea rigida” sottostante la cute, un eccesso di acido ialuronico aumenta il rischio di deformità o difetti come la cosiddetta “corona di miglio”. In questi casi è necessario utilizzare un enzima chiamato acidoialuronidasi che degrada l’acido ialuronico.

Patrizia Bonacini a un congresso con il marchio ActaMedica

per tutti i nostri lettori e anche per le aziende, che con soddisfazione ci scelgono per le loro campagne di comunicazione e per la realizzazione di prodotti editoriali ad alto valore aggiunto».

a napoli il 29° stage di medicina estetica

Sabato 12 e domenica 13 maggio si terrà a Napoli la ventinovesima edizione dello Stage di medicina estetica e chirurgia plastica presieduto dal professor Giuseppe Sito, affiancato dal comitato scientifico composto dai dottori Matteo Basso, Alfredo Borriello, Florian C. Heydecker e Veronica Manzoni. Per informazioni: Congress Planner srl Tel. 081.2479972 - segreteria@congressplannersrl.it www.stageinmedicinaestetica.it

Ci sono controindicazioni all’uso di filler nel collo? No. Con l’evoluzione chimica e biotecnologica dei materiali che oggi usiamo per i filler, per esempio, si sono risolti i problemi di allergie che fanno ormai parte della storia della medicina estetica. Ne sono un esempio i trattamenti a base di collagene di cui esistono, fino al 1996, case report di allergie, anche ritardate. Oggi, l’unico motivo per cui si potrebbe avere una reazione allergica da un filler potrebbe derivare dall’uso di sostanze di cattiva qualità. E per i fili di trazione, quali suggerimenti? I fili in PDO, lisci o dentati tridimensionali o tetradimensionali, completano i trattamenti anti-invecchiamento del collo. Sono indicati in caso

di lassità cutanea importante, come potrebbe essere il caso di un paziente magro o che è dimagrito molto. La tecnica di inserimento dei fili, una decina per ogni emicollo, è simile sia che si usino fili lisci sia dentati, anche se in quest’ultimo caso dovrebbero essere utilizzati solo dal medico estetico che ha anche esperienza chirurgica. L’uso di fili, e in particolare di quelli dentati, permette di aumentare l’effetto di trazione e di stiramento del collo con effetto lifting temporaneo della durata di sei mesi. In genere, a seconda del tipo di difetto estetico presentato dal paziente, e quindi a seconda dell’indicazione, l’effetto di ringiovanimento del collo è migliore se si somministrano una combinazione di trattamenti diversi. Liana Zorzi


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RADIOFREQUENZA, NUOVI DISPOSITIVI AMPLIANO LE INDICAZIONI Al congresso internazionale di medicina estetica di Bologna si fa il punto anche sulla radiofrequenza interna ed esterna. Grazie ai dispositivi di ultima generazione si sono ampliate le indicazioni al trattamento e la stabilità dei risultati nel tempo n

L’

impiego della radiofrequenza in medicina estetica è significativamente aumentato negli ultimi anni grazie al continuo sviluppo di nuovi e differenti dispositivi che hanno ampliato il campo di applicazione e le tipologie di trattamento. Ne abbiamo parlato con Maurizio Priori, presidente della Società italiana di medicina e chirurgia estetica (Sies), alla vigilia del Congresso internazionale di medicina e chirur-

gia estetica organizzato da Valet. «Oggi – spiega Priori – la radiofrequenza viene utilizzata per lo skin-tightnening (rassodamento cutaneo), la riduzione delle cicatrici post-acneiche, il miglioramento dei cheloidi o cicatrici ipertrofiche e anche per la riduzione della cellulite e del grasso sottocutaneo. È però da sottolineare come per ciascuno di questi utilizzi non solo varia la strumentazione impiegata, ma anche la tecnica e l’invasività del trattamento».

Dottor Priori, qual è la differenza tra radiofrequenza interna ed esterna e quali sono i rispettivi ambiti di applicazione? In entrambi i casi, la radiofrequenza si basa sull’impiego di onde elettromagnetiche emesse a una specifica frequenza che, penetrando nel

tessuto irraggiato, generano calore. Quella esterna utilizza manipoli che vengono fatti scorrere esternamente sulla cute delle zone da trattare: si tratta dunque di una metodica non invasiva, che richiede più sedute e offre risultati meno evidenti e meno duraturi poiché i manipoli esterni non permettono di agire in maniera selettiva e intensa su un tessuto bersaglio, a meno che non sia superficiale. La radiofrequenza interna impiega invece una sonda di dimensioni millimetriche, che viene posizionata tramite un foro di ingresso e successivamente utilizzata a livello di un piano o di un tessuto più profondo, sia esso il derma, l’ipoderma, il grasso sottocutaneo o il muscolo. È quindi una metodica mininvasiva, che tuttavia garantisce risultati duraturi e immediati anche in una sola seduta grazie alla possibilità di agire direttamente a livello del substrato bersaglio, utilizzando anche quantità

Maurizio Priori

maggiori di calore, senza correre il rischio di danneggiare i tessuti circostanti. Quali sono i vantaggi della radiofrequenza interna e attraverso quali meccanismi biologici le onde emesse agiscono sull’organismo? Penetrando in un tessuto, a causa della densità del tessuto stesso e dell’attrito provocato, le onde generano calore, che è il reale responsabile degli effetti sull’organismo. Il vantaggio fondamentale della radiofrequenza interna è quello di far arrivare il calore nel tessuto bersaglio in maniera precisa, costante e stabilizzata grazie all’utilizzo di una sonda di ridottissime dimensioni. Si possono quindi effettuare molteplici trattamenti operando su vari tessuti a diverse temperature. Con una temperatura di 45-50°C si ottiene una retrazione delle strutture cutanee con effetto lifting che non solo risulta immediatamente evidente, a causa della >

i numeri del sies I numeri del Congresso Internazionale di Medicina e Chirurgia Estetica SIES, che da venerdì 23 a domenica 25 febbraio celebra la ventunesima edizione al Palazzo dei Congressi di Bologna, raccontano di un successo crescente, che ha portato la kermesse a diventare un evento di riferimento per il settore.

1997 L’anno in cui si è svolto il primo Congresso

internazionale di medicina e chirurgia estetica organizzato dalla Sies 220 I medici che parteciparono al primo congresso 3.487 I medici che hanno partecipato al congresso Sies 2017, fra relatori, iscritti e visitatori 481 Le relazioni proposte al comitato scientifico del congresso per l’edizione 2017 246 I medici, italiani e internazionali, chiamati a discutere le proprie relazioni durante la tre giorni congressuale 7.500 mq La superficie del Palazzo dei Congressi di Bologna Fiere che ospita la 21° edizione del congresso 110 Le aziende di settore espositrici 57 ore La durata complessiva dei lavori congressuali, divisi in più aule con workshop tematici, presentazioni pratiche e tavoli tecnici.


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In media quanto durano i risultati? Il trattamento produce effetti duraturi nel tempo già dopo una singola seduta. A distanza di sei mesi si può eventualmente ripetere la procedura, così da migliorare ulteriormente il risultato e garantire un effetto stabile per almeno due anni.

> denaturazione delle strutture

proteiche e della retrazione collagenica, ma è anche persistente e duraturo, grazie all’attivazione metabolica dei fibroblasti che intervengono riparando il collagene denaturato e iniziano a produrre neocollagene ridensificando il derma. A circa 60°C si ha invece un’azione defibrotizzante, si possono quindi trattare cicatrici post intervento o aderenze tissutali dovute a traumi. Agendo a 70°C si possono effettuare liposculture superficiali a livello di zone altrimenti difficilmente trattabili, come il margine mandibolare: a questa temperatura si determina infatti la lisi cellulare degli adipociti con liberazione di trigliceridi che vengono poi eliminati per via linfatica. Si può arrivare addirittura a temperature di 85°C per produrre una denervazione reversibile, ovvero un blocco reversibile di un nervo, ottenendo un risultato analogo a quello della tossina botulinica, ma di maggior durata. Come si svolge tipicamente una seduta di radiofrequenza interna? Dopo aver valutato insieme al paziente quale sia il risultato che desidera ottenere, si procede a demarcare la zona da trattare. Si effettua una leggera anestesia locale con una classica soluzione di Klein, quindi si imposta sul dispositivo il programma più adatto, selezionando una specifica temperatura, che rappresenterà il target da raggiungere all’interno del tessuto, e il tempo di irraggiamento della radiofrequenza. Si inquadra la zona da trattare con una termocamera, direttamente collegata al dispositivo, che permette di visionare costantemente su uno schermo la temperatura raggiunta dalla cute, così da mantenersi entro valori di sicurezza e ridurre al minimo il rischio di bruciature superficiali. Con un ago (dai 16 ai 20 Gauge in base alla dimensione della sonda scelta) si crea un piccolo foro di ingresso e tramite esso si va a posizionare l’ ago cannula trasmittente nel piano tissutale scelto. Quindi, con brevi e precisi movimenti di retrazione della cannula, che garantiscono un adeguato trasferimento di calore, si copre uniformemente l’area da trattare. Completata la seduta si posiziona un cerotto sul foro di ingresso, che verrà rimosso

clinica e pratica

Dottor Priori, esistono controindicazioni assolute e pazienti per i quali questa procedura è sconsigliata? La procedura è sconsigliata per i portatori di dispositivi medici elettrici, come pacemaker e impianti cocleari, nelle donne in gravidanza e anche nei soggetti con coagulopatie o affetti da malattie autoimmuni di interesse dermatologico. direttamente dal paziente il giorno successivo, senza la necessità di alcun controllo da parte del medico. Possiamo definirlo un intervento chirurgico vero e proprio? Io lo definirei più correttamente come intervento di chirurgia soft, non sono necessari infatti esami e si effettua a livello ambulatoriale con una leggera anestesia locale. La durata della procedura va da una a due ore in base al tipo di trattamento e all’estensione della zona trattata. Inoltre al termine della seduta, a eccezione di qualche indicazione da seguire per i primi giorni, si può normalmente riprendere la vita quotidiana. Ci possono essere concreti rischi o effetti collaterali associati a questa tipologia di trattamento? Oltre alla possibile comparsa di qualche ematoma, dovuto alla fase iniziale di anestesia locale o all’utilizzo della sonda, e alla percezione di un leggero fastidio e senso di bruciore durante il trattamento, esiste il rischio di creare ustioni a livello della cute. Questo rischio viene però ridotto al minimo grazie all’impiego di una termocamera che permette al medico di monitorare costantemente la temperatura esterna della cute, consentendogli di variare o interrompere il trattamento di una zona qualora ci si avvicini troppo a temperature considerate potenzialmente in grado di produrre un’ustione superficiale.

Chi può praticare questi trattamenti? Pur trattandosi di un intervento ambulatoriale di durata ridotta, che viene effettuato con una leggera anestesia locale, è indispensabile avere una buona conoscenza dei meccanismi alla base della radiofrequenza endodermica, ma soprattutto conoscere le indicazioni, i parametri e le differenti tecniche da applicare in ciascun distretto corporeo. Per queste ragioni i trattamenti vengono praticati da medici che hanno frequentato uno specifico corso teorico-pratico, al quale fa generalmente seguito qualche trattamento effettuato sotto la supervisione di un tutor esperto. Renato Torlaschi


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RINGIOVANIMENTO medico DEL VOLTO: IL PROTOCOLLO FULL FACE REJUVENATION Senza ricorrere al bisturi, il protocollo agisce su tutti i tessuti del volto, partendo dalla cute, per poi stimolare il tessuto adiposo e i muscoli, fino all’osso, per contrastare il naturale processo di invecchiamento del viso n

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l protocollo Full Face Rejuvenation rappresenta attualmente uno dei metodi di ringiovanimento funzionale del volto più avanzati. Esso prevede l’unione di diversi trattamenti al fine di ottenere la rigenerazione dei tessuti del volto e la loro ottimizzazione, con risultati estetici simili a quelli ottenuti con lifting chirurgico.Ne parliamo con il professor Maurizio Ceccarelli, direttore dell’International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine e docente di Medicina Fisiologica e Medicina Estetica presso l’Università degli Studi di Barcellona, che ci spiega nel dettaglio tale approccio.

Professor Ceccarelli, quali sono i passaggi previsti dalla tecnica Full Face Medical Rejuvenation? Il trattamento di Full Face Medical Rejuvenation è costituito da due fasi: la prima di rigenerazione (nuova formazione di tessuto funzionale) e la seconda di ottimizzazione funzionale dei tessuti del volto. Il Full Face Medical Rejuvenation (prima fase) prevede i seguenti passaggi. n Skin Regeneration. Si effettua inizialmente l’attivazione delle cellule staminali quiescenti della cute per formare nuovi fibroblasti. Successivamente si attiva la proliferazione e la funzione metabolica di questi con i fattori di crescita piastrinici presi dal sangue del paziente. La differenziazione delle cellule staminali cutanee determina la nuova formazione di fibroblasti e di cellule epidermiche. I fattori di crescita piastrinici stimolano i fibroblasti neoformati a rige-

nerare i tessuti della cute. In particolare, si forma nuovo collagene reticolare (sostanza che perdiamo invecchiando) che ridona morbidezza, turgore e giovinezza alla pelle. Il trattamento si esegue con tre sedute distanziate un mese l’una dall’altra, ripetute due volte l’anno. n Fat Regeneration. Si stimola l’aumento di volume degli adipociti presenti con un’apposita soluzione lipogenetica (glucosio e insulina). All’aumento di volume segue la nuova formazione di altri adipociti con accrescimento di volume della zona interessata. Si ottimizza questo risultato aggiungendo una soluzione che attiva le cellule staminali del tessuto adiposo con ulteriore aumento volumetrico. La meccanotrasduzione regola la quantità di adipociti neoformati, impedendo eccessi volumetrici. La seconda fase del protocollo prevede l’ottimizzazione funzionale dei tessuti del

full face treatment Muscle relaxation Muscle biostimulation Bone biostimulation Adipoptosis Skin biostimulation Skin restructure

volto. Quali sono i trattamenti previsti? Alla prima fase di rigenerazione dei tessuti fa seguito il trattamento Full Face Optimize, che prevede i seguenti step. n Skin Improve. Con uno specifico preparato si ottimizza il metabolismo cutaneo e si previene l’invecchiamento. Si attiva la funzione dei fibroblasti, si riduce l’attività delle metallo proteinasi e si regola la fluidità della matrice. Inoltre si rallentano i processi d’invecchiamento: quello crono-indotto, quello foto-indotto e quello conseguente l’infiammazione. Il trattamento si esegue con

UNA COMBINAZIONE DI Più TRATTAMENTI Il protocollo di Full Face Medical Rejuvenation è stato presentato per la prima volta a livello internazionale nel 2012, a Los Angeles, in occasione di un corso di formazione tenuto dal professor Maurizio Ceccarelli per l’American Association of Aesthetic Medicine and Surgery. Esso prevede l’integrazione di diversi trattamenti che possono essere combinati tra di loro perché ciascuno agisce su un tessuti o zone diverse.

Maurizio Ceccarelli

Il trattamento di ringiovanimento del volto permette di: n rilassare e tonificare i muscoli del volto (muscle relaxation e muscle biostimulation) n aumentare i volumi delle ossa (bone biostimulation). n ridurre i volumi adiposi (adipoptosis) n distendere, con fibrosi, i tessuti ipotonici (skin restructure) n migliorare il metabolismo cutaneo (skin biostimulation).

punture a tappeto su viso, collo, décolleté e mani. n Dermal Hydratation. Si aumenta lo stato di idratazione della cute, con uno specifico preparato, migliorando il turgore di questa. Si trattano le zone in cui il problema è presente. n Dermal Restructure. Si interviene sui tessuti ipotonici e si induce una maggior consistenza e una distensione di questi. Il trattamento si esegue una volta al mese con punture a tappeto nelle zone ipotoniche del volto. n Skin Whitening. Si mobilizzano e si schiariscono i depositi di melanina in eccesso. Questo consente sia di schiarire il colorito cutaneo, sia di ridurre le macchie cutanee. n Face Contour Definition. Particolari fili di trazione sono inseriti nel contorno del volto e nel labbro (codice a barre) accompagnati dall’infiltrazione di uno specifico preparato che ne potenzia l’azione. Il trattamento consente di migliorare l’effetto antigravitario del contorno del volto e di ridurre il “codice a barre” del labbro. n Muscle Biostimulation. Con uno specifico preparato si tonificano i muscoli del

volto, consentendo di elevare l’angolo del sopracciglio (frontale), di ridurre le borse e le rughe della parte inferiore dell’occhio (orbicolare occhio), di elevare l’angolo della bocca (zigomatici). Il trattamento potenzia l’effetto del rilassamento muscolare (botulino). n Cellular Apoptosis. Si diminuisce il numero di cellule adipose nella porzione inferiore del volto, attivando il processo di apoptosi (morte cellulare naturale) senza indurre rottura cellulare (necrosi). Il trattamento consente di eliminare le inestetiche piegature dovute al cedimento dei tessuti (pliche nasogeniene). n Bone Increase. Si aumenta il volume del tessuto osseo delle zone zigomatiche e malari utilizzando prodotti che inducono la formazione di una capsula fibrosa (volume) adesa al periostio. Si esegue una seduta al mese fino al risultato estetico. Quali sono le zone trattabili con questa tecnica? Si può intervenire su viso, collo, décolleté e anche sulle mani. Si utilizzano preparazioni specifiche diverse a

seconda del tipo di risultato richiesto. Quante sedute sono necessarie per ottenere risultati soddisfacenti? Il trattamento medico richiede almeno quattro sedute per ottimizzare lo stato biologico che viene successivamente mantenuto con le altre sedute. Professor Ceccarelli, ci può illustrare quali sono i vantaggi di questa tecnica rispetto al trattamento di tipo chirurgico? Il vantaggio principale è che il risultato è dato dalla normalizzazione quantitativa di tessuto funzionale. Cioè non si riporta solo il volume giovanile dei tessuti del volto ma anche la funzione biologica di questi. La chirurgia, invece toglie il tessuto in eccesso aggiungendo un danno (tessuto cicatriziale) a quello causato dall’invecchiamento. Lucia Oggianu


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RINOPLASTICA: «DEVE RISPETTARE COMPONENTE ESTETICA E FUNZIONALE» Al Bergamo Open Rhinoplasty Course esperti internazionali fanno il punto sulla rinoplastica eseguita con chirurgia aperta. Fondamentale il rispetto della funzione insieme all’estetica e la simulazione pre-intervento. Intanto crescono gli interventi di revisione n

L

a rinosettoplastica rappresenta un intervento complesso e delicato che, per essere condotto correttamente, richiede un continuo aggiornamento e una casistica adeguata da parte del chirurgo. La capacità di utilizzare le ultime tecniche disponibili, infatti, consente di venire incontro alle sempre più elevate aspettative del paziente. In questo ambito, il Sixth Bergamo Open Rhinoplasty Course, in programma da gio-

vedì 15 a sabato 17 marzo, costituisce un’ottima opportunità di formazione, grazie alla possibilità di seguire un percorso didattico personalizzato in base alla propria esperienza: base, intermedio, avanzato. A presentarci il corso internazionale è il professor Enrico Robotti, direttore del reparto di chirurgia plastica dell’ospedale Papa Giovanni XXIII e direttore del Bergamo Rhinoplasty Course.

Professor Robotti, quali sono le novità della prossima edizione del Sixth Bergamo Open Rhinoplasty Course e a chi è rivolto il corso? Si tratta di un corso biennale internazionale che nel corso degli anni ha acquisito estesa reputazione con, nell’edizione del 2016, oltre 400 parte-

cipanti da 52 paesi. Quest’anno siamo già attorno ai 500 partecipanti e una faculty di oltre 40 chirurghi di fama internazionale. Le principali novità di quest’anno riguardano sia l’estetica, sia l’aspetto funzionale, in un concetto legato alle proporzioni, all’eleganza e naturalezza e alla corretta respirazione. Si parlerà di nuove tecniche sempre più evolute, come la chirurgia ultrasonica e le nuove metodiche di rinoplastica secondaria, terziaria, ecc. con l’utilizzo di innesti di costa. Il corso è rivolto a chi fa rinoplastiche con un training corretto alle spalle, dunque chirurghi plastici, otorino e maxillo-facciali. La rinosettoplastica è un intervento molto richiesto nella chirurgia estetica. Quali sono le tecniche chirurgiche più evolute in questo ambito e quanto è importante la selezione del paziente nel determinare i casi in cui è preferibile non intervenire chirurgicamente? Innanzitutto, la chirurgia del naso non deve essere vista esclusivamente come chirurgia estetica perché ha da tenere ben presente la componente funzionale, cioè il setto, i turbinati e le valvole nasali. Ignorare l’aspetto funzionale nell’ottica di una chirurgia puramente estetica è un errore ed è l’ingrediente principale di un bel fallimento dell’intervento stesso. È quindi importante che l’aspetto estetico e quello funzionale siano condotti in modo sincrono e coerente da un chirurgo che li conosca e li gestisca entrambi. Le principali tecniche chirurgiche sono due: tecnica chiusa e tecnica aperta. La prima non ha incisioni visibili, la seconda comporta una piccola incisione alla columella che consente di sollevare la cute della piramide nasale dal suo contenuto di ossa e cartilagini. Il corso, per scelta, concerne esclusivamente la chirurgia

Enrico Robotti

aperta in quanto è mia specifica opinione, ed è la stessa opinione più diffusa internazionalmente da diversi anni, che la chirurgia aperta conferisca il beneficio della visione diretta, ovvero poter fare le molte manovre necessarie con un controllo e una precisione non solitamente conseguibili con la chirurgia chiusa. Questo non significa condannare la chirurgia chiusa, decisamente più rapida, è però un dato di fatto l’ovvio vantaggio offerto dalla chirurgia aperta. La selezione del paziente è poi fondamentale. Se la deformità è minima o assai modesta, può non valere la pena di procedere all’intervento in quanto il beneficio ottenibile non sarebbe poi in realtà apprezzabile. Lo stesso quando si ha a che fare con un’aspettativa non realistica del paziente, cioè quando le sue aspettative non sono conseguibili chirurgicamente, ad esempio quando la pelle è troppo spessa o è ridondante, cioè abbondante, così da non consentire la possibilità di un naso piccolo. Di questo il paziente deve essere ben informato. Infine ci sono casi, per fortuna non frequenti ma certamente possibili, in cui si ha di fronte una dismorfofobia (BDD), in cui cioè il paziente si focalizza in modo enorme su una deformità minima o non esistente: in questi casi la chirurgia non ha alcun senso, anzi peggiorerebbe le cose. Può capitare che il risultato finale di una rinoplastica sia differente da quello auspicato dal paziente. Come e con quali tecniche si può intervenire nel caso si renda necessario un piccolo ritocco? Se la chirurgia è condotta con logica e tecnica corretta, non dovrebbe verificarsi il caso di un risultato molto diverso da quello atteso. È per questo che in rinoplastica occorre esperienza, pratica frequente e aggiornamento costante. Inoltre il ricorso alla simulazione oggi rappresenta uno >


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> strumento

essenziale perché, se ben condotta, offre al paziente una “preview” fondamentale di quale sarà il risultato a distanza, in maniera concreta e visibile. Questo è uno strumento essenziale di comunicazione tra chirurgo e paziente e si può fare con programmi 2D e 3D. Per me, condurre una rinoplastica senza una simulazione non avrebbe alcun senso. Professor Robotti, a tal proposito, quali sono i mezzi a disposizione del chirurgo per simulare al meglio il risultato finale da mostrare al paziente prima dell’intervento? Da molto tempo ci sono programmi 2D a disposizione, semplici ed efficaci. Le tecniche 3D stanno prendendo

piede ma con alcuni problemi connessi e con il rischio di troppa attenzione al marketing associato, per cui ci sarà sicuramente una evoluzione rapida del 3D ma, per il momento, le tecniche 2D sono quelle ancora più frequentemente usate.

Siglato accordo tra Icamp e Università di Camerino

Le richieste di reintervento sono sempre più frequenti. A cosa è dovuto questo aumento e quando è davvero necessario ricorrere a una rinoplastica secondaria? Il 50% dei miei interventi di rinosettoplastica oggi sono di revisione, assai spesso

con l’utilizzo di innesti dalla costa. Anche se può apparire complesso, prelevare un segmento di costa è relativamente semplice e dà risultati eccellenti. Comunque si arriva spesso alla chirurgia di revisione perché la prima rinosettoplastica

viene fatta solo per correggere una deformità estetica, dimenticando quindi quella parte funzionale del setto e valvole nasali di cui le parlavo, oppure perché viene rapidamente rimossa troppa cartilagine senza pensare al mantenimento della struttura. Questo produce diversi problemi che, invece, potrebbero essere prevenuti. C’è poi oggi il discorso, che può apparire attraente, della mininvasività, che punta a piccole modifiche in anestesia locale piuttosto che a correzioni strutturali, ma in realtà produce benefici minimi o nulli, e spesso anzi danni concreti. Nel corso è prevista una sessione in cui si parlerà del cosiddetto “naso etnico”. In base alla sua esperienza

professionale, quali sono le richieste più frequenti delle persone che desiderano adeguarsi ai canoni estetici occidentali? In una società multietnica capita spesso che, ad esempio, un paziente mediorientale o asiatico tenda a voler stemperare alcune caratteristiche etniche, quando queste sono troppo evidenti. L’equilibrio delicato da ricercare è che questo deve accadere senza snaturare quella che è l’etnia originaria. La rinoplastica non deve quindi comportare una negazione dell’etnia del paziente, ma deve stemperare caratteristiche in eccesso. È ovvia l’importanza da questo punto di vista di tempi adeguati e soprattutto di una simulazione. Lucia Oggianu

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LA MEDICINA FISIOLOGICA ed ESTETICA È stato reso noto in occasione del congresso Icamp, che si è tenuto a Milano lo scorso novembre, l’accordo speciale sottoscritto dalla Scuola Internazionale di Medicina Estetica Pratica Icamp e dall’Università di Camerino, che ha collaborato alla preparazione del programma della due giorni di lavori. «È stato siglato – ha spiegato la coordinatrice del congresso Maria Albini - un accordo con l’Università di Camerino che prevede che Icamp possa ospitare presso la propria sede attività formative in medicina estetica dell’Università di Camerino». «Le università sono un centro primario della ricerca scientifica ed hanno il compito di elaborare e trasmettere criticamente le conoscenze scientifiche, anche promuovendo forme di collaborazione con istituzioni extra-universitarie – ha dichiarato il professor Francesco Amenta, responsabile della formazione per l’Università di Camerino –. In quest’ambito nasce la collaborazione con Icamp, scelta per le caratteristiche di rigore e serietà nell’insegnamento non accademico della medicina estetica, come sede per la realizzazione di stages pratici di iscritti ai Master delle Università di Camerino/Torino. La collaborazione è iniziata da poco, ma non escludo che dalle sinergie tra accademia ed una autorevole scuola di medicina estetica privata, possano nascere interazioni pubblico-privato a vantaggio della formazione di figure professionali in ambito medico estetico in funzione del beneficio dei pazienti». Rachele Villa

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cellulite ancora senza causa: teorie eziologiche a confronto Accanto all’ipotesi della multifattorialità si affacciano nuove e interessanti teorie eziologiche: dallo stress ossidativo alla concentrazione di cellule staminali. Per la prevenzione c’è qualche certezza in più: stili di vita e nuoto possono fare molto n

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e intervistassimo per strada donne di ogni età, praticamente tutte ci risponderebbero che sentono di avere problemi più o meno gravi di cellulite. Se poi le interrogassimo sul loro stile di vita (attività fisica o sedentarietà, sana alimentazione o dieta sregolata), scopriremmo che la correlazione tra il manifestarsi di questo disturbo e le loro abitudini non è poi così stringente. Le foto rubate di attrici e modelle in costume da bagno ci restituiscono la verità sul fatto che senza ritocchi fotografici anche la loro pelle apparirebbe, in molti casi, con un aspetto a buccia d’arancia. Vista la grande quantità di persone che in tutto il mondo lamenta il problema, gli studi effettuati per averne una maggiore comprensione non sono certamente carenti. Eppure, ad oggi, l’etiopatogenesi della cellulite è incerta e le cure spesso non sono risolutive. Cellulite: classificazione e possibilità di cura Le ipotesi sulla genesi della cellulite si sono negli anni mol-

tiplicate e, talvolta, integrate. Il termine coniato da Curri-Binazzi nel 1978 “panniculopatia edemato-fibro-sclerotica” o Pefs, è forse quello che riassume meglio alcune caratteristiche etiopatogenetiche del disturbo, che possono intrecciarsi o sommarsi; allo stesso tempo ci rende anche l’idea di un processo evolutivo in atto, all’interno del quale possiamo individuare diversi stadi progressivi. Si tratta dunque di una sofferenza del pannicolo adiposo sottocutaneo in presenza di edema del tessuto, di uno stato di disfunzionalità microvascolare, a cui si associano fibrosi del tessuto adiposo e sclerosi dei setti sottocutanei. Qual è però il fattore che interviene per primo in questa cascata di eventi? La sofferenza microcircolatoria, la fibrosi del tessuto adiposo o la sclerosi dei setti (i quali nella donna decorrono, su base genetica, con andamento tipico e diverso dall’uomo, fatto che ci spiega la pressoché totale assenza della patologia nel genere maschile)? Mentre l’ipotesi ad oggi più

accreditata continua ad essere quella della multifattorialità, alcune idee molto affascinanti si stanno affacciando sulla scena scientifica mondiale. Una di queste punta il dito su episodi di stress ossidativo a carico del tessuto adiposo sottocutaneo come primo evento scatenante. Questo aumento di radicali liberi all’interno del comparto sottocutaneo di alcune aree del corpo (in prevalenza l’area trocanterica, le cosce e i glutei; ma anche l’addome e le braccia) sarebbe a sua volta causato da un inquinante chimico esterno o da momentanei squilibri ormonali, anch’essi magari legati a fattori ambientali (es: la dieta). Allo stress ossidativo farebbero seguito alterazione del pH tessutale, riduzione dell’utilizzo di ossigeno cellulare e mitocondriale, stasi tossica, accumulo di metalli (ferro) e minerali (calcio), per arrivare al processo degenerativo evolutivo del sottocutaneo tipico della cellulite. Un’altra ipotesi suggestiva chiama in causa la natura peculiare delle cellule staminali

presenti nelle aree sottocutanee bersaglio della Pefs. Alcuni studi hanno mostrato come la concentrazione di cellule staminali mesenchimali fortemente indifferenziate sia, nei tessuti colpiti da cellulite, decisamente maggiore rispetto a quella di altri tessuti adiposi presenti in aree diverse. Queste staminali “cellulitiche” presenterebbero inoltre un grado di differenziazione minore e risponderebbero in maniera diversa a stimoli con fattori di differenziazione. Sebbene sia presto per trarre conclusioni definitive sul ruolo delle staminali nel processo cellulitico, questa frontiera di studio appare assai promettente e alcuni ricercatori cominciano a pensare che il comparto staminale del tessuto in aree cellulitiche debba essere il vero target della terapia. Infine, esiste un consenso internazionale sul fatto che il fenomeno cellulitico possa essere accostato al fenomeno di infiammazione cronica che interessa il tessuto adiposo viscerale dei soggetti obesi (e che correla con una maggiore incidenza di sindrome metabolica): in questo caso, ingestioni troppo rapide e massive di grassi in soggetti anche normopeso, causerebbero un aumento di volume repentino delle cellule adipose nel sottocutaneo con schiacciamento dei capillari, successiva ipossia del tessuto e richiamo di macrofagi, con esito nel rimodellamento del tessuto in senso fibrotico. Dieta e attività fisica Per contrastare la progressione di questo disturbo serve certamente una strategia che integri cambiamenti dello stile di vita, attenzione alla dieta, attività fisica corretta e trattamenti medico-estetici. L’abitudine al fumo, ad esempio, va contrastata con decisione: è evidente che, in un quadro patologico in cui l’ipossia riveste una importanza notevole, il fumo di sigaretta non potrà che essere un fat-

tore aggravante. Per quanto riguarda la dieta, va posta attenzione alla diminuzione dell’introito di sale (che facilita la ritenzione idrica) mentre va garantito un corretto apporto proteico; da quanto detto in precedenza, l’introito calorico deve essere ponderato e mai eccessivo. L’attività fisica può giovare, a patto che si individui quella corretta: da evitare sono le attività di tipo anaerobico (che portano alla produzione di acido lattico e corpi chetonici, fattori aggravanti l’infiammazione del sottocutaneo) e quelle che causino un aumento eccessivo della temperatura a livello muscolare (la vasodilatazione faciliterebbe l’edema tessutale e l’aggravamento dell’infiammazione). In questo senso, il nuoto sembra essere l’attività più indicata: il massaggio dell’acqua sul sottocutaneo, mentre si nuota, favorisce un drenaggio dei liquidi qui presenti; l’elevato dispendio calorico associato a questa attività favorisce una diminuzione dell’accumulo adiposo. I trattamenti medici Quali sono invece i trattamenti che il medico specialista può consigliare alla paziente? Oggi le proposte sono molteplici e analizzeremo qui alcune di esse. La premessa è che il professionista medico deve sempre far precedere un’accurata anamnesi e una corretta valutazione clinica alla scelta dell’azione terapeutica più idonea; il proprio bagaglio di esperienza professionale sarà poi un fattore importante. La mesoterapia, ad esempio, è uno dei trattamenti più consolidati nel tempo. Ricordando che la mesoterapia è una tecnica, la scelta del farmaco da iniettare deve essere fatta dal medico sulla base dello stadio e dalla tipologia di cellulite che ravvisa in quella particolare paziente. Si privilegeranno quindi farmaci ad azione drenante, lipolitica, ricostituenti del microcircolo. Presupposto essenziale è

Valentina Castellan

la conoscenza della tecnica iniettiva e dei corretti punti di iniezione. Occorre ricordare che esistono anche particolari farmaci iniettabili per il trattamento della cellulite che necessitano però di tecniche, posologie e protocolli specifici per ognuno di essi (che occorre quindi conoscere approfonditamente). Anche la carbossiterapia è in uso da molti anni per questa indicazione e ha dimostrato una certa efficacia. In questo caso si sfrutta l’azione stimolante la lipolisi e rigenerante sul microcircolo della CO2 insufflata direttamente nel sottocutaneo. Terapie meno invasive prevedono l’azione combinata di sedute di massaggi profondi con azione drenante, radiofrequenze per la ridensificazione del tessuto cutaneo e infrarossi per la mobilizzazione dei depositi adipocitari. Al lato opposto, ci sono oggi possibilità di trattamenti para-chirurgici che prevedono l’introduzione di sonde nel sottocutaneo, allo scopo di rompere i setti fibrosi ispessiti responsabili della retrazione cutanea e di ridurre al contempo l’accumulo adiposo. La scelta di un trattamento piuttosto che di un altro sta al medico specialista sulla base di valutazioni di natura clinica (stadio, tipo di cellulite) logistica (possibilità di fare più sedute, possibilità di gestire un post-trattamento più lungo e laborioso) e sulla valutazione psicologica della motivazione del paziente. Da non dimenticare mai, qualunque strategia terapeutica si decida di seguire, la necessità di integrarla in un quadro di azione più ampio sullo stile di vita della persona: solo in questo modo, infatti, possiamo garantire alle nostre pazienti un miglioramento consistente di questo disturbo tanto complesso e tanto influente sulla percezione dell’estetica femminile che è la cellulite. Valentina Castellan Medico estetico


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Dieta e longevità: nuove strategie anti-aging da studi sulle risposte molecolari a restrizione calorica L’invecchiamento è un processo che determina un generale aumento del tessuto adiposo. In questa fase della vita, la prevenzione dell’obesità tramite il controllo dietetico e l’esercizio fisico produce un miglioramento del profilo metabolico in grado di ridurre i rischi cardiovascolari e prolungare la vita in salute. Sulla base di tali evidenze, la restrizione calorica ha rappresentato per molti anni il modello di longevità non genetico più affidabile. Come ci ha illustrato il professor Giovambattista Pani, ricercatore presso l’Istituto di Patologia Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, le nuove conoscenze in materia, sviluppate negli ultimi anni, hanno permesso una migliore comprensione dei meccanismi cellulari, molecolari e sistemici alla base del legame tra intervento dietetico e ritardo dell’invecchiamento. Come rispondono le cellule dell’organismo alla restrizione calorica? A livello molecolare sono stati identificati diversi trasduttori di segnale, come l’insulina/IGF, la chinasi mTOR, e la cascata di AMP ciclico/ CREB, tramite cui la riduzione dei nutrienti immessi

nell’organismo viene tradotta dai tessuti in una risposta protettiva, antiossidante e antinfiammatoria. Anche a livello cellulare è stato dimostrato che il ridotto apporto dei nutrienti permetta di prevenire l’esaurimento precoce delle cellule staminali tissutali, prolungando nel tempo la capacità di riparazione e ringiovanimento dei tessuti stessi. Risulta dunque evidente che le risposte tissutali alla modulazione dei nutrienti implichino una profonda riprogrammazione metabolica, dotata di “memoria” e di meccanismi di “imprinting” epigenetico che pongono le basi per l’elaborazione di diete e programmi alimentari volti a ritardare

l’invecchiamento dei tessuti. Data questa correlazione tra metabolismo, longevità e invecchiamento potrebbe perciò essere possibile prevenire problemi di tipo cardiovascolare, degenerativo e neoplastico attraverso un’alimentazione adeguata e la riduzione calorica in una età avanzata. Ciò non significa semplicemente riduzione ma soprattutto valutazione delle quantità di ogni singolo alimento. «È noto infatti che una maggiore introduzione di zuccheri rispetto alle proteine – spiega Pani – non favorisca la longevità, ma introdurre la stessa quantità di calorie alternandola a periodi di digiuno può fare la differenza poiché il nostro organismo è abituato alla ciclicità».

Segnali e programmi metabolici attivati dai nutrienti In questa prospettiva, la sfida è quella di identificare come, quanto e cosa mangiare. Ciò significa prendere in considerazione i mitocondri, ovvero le centrali energetiche delle cellule, la chinasi mTOR, segnale di abbondanza di cibo, e le sirtuine, che mediano la restrizione calorica e scrivono sul DNA la memoria della quantità di energia introdotta. I mitocondri producono energia ma anche stress ossidativo e radicali liberi. Se si introduce meno energia si producono meno radicali liberi rallentando l’invecchiamento, favorendo la longevità. «Oggi sappiamo che l’esercizio fisico e alcuni farmaci, che aumentano il numero di mitocondri, fanno bene, questo perché se abbiamo più mitocondri, ciascuno di essi lavora di meno, riducendo la produzione di radicali liberi». Se si considera invece il sensore delle proteine mTOR, è noto come nei topi bloccando quest’ultimo si abbia un prolungamento della vita legato alla minore percezione delle proteine introdotte nell’organismo con la dieta. Le sirtuine, invece, organizzano la risposta al digiuno a livello di espressione genica. Quando digiuniamo viene distrutto il

glicogeno, bruciamo i grassi e non li sintetizziamo più. Questo meccanismo è regolato dalle sirtuine, che inducono lo stato del digiuno. «Se noi riusciamo a spingere le sirtuine, il nostro corpo si comporterà come se è a digiuno anche se non lo è. Le sirtuine “scrivono sul DNA” quindi se un giorno digiuniamo e poi il giorno successivo mangiamo liberamente, tutte le nostre cellule si ricorderanno che quel giorno abbiamo digiunato». Queste conoscenze sui segnali e sui programmi metabolici attivati dai nutrienti consentono dunque l’elaborazione di nuove strategie anti-invecchiamento basate sull’uso di farmaci metabolici già in uso come la metformina, o di composti naturali come i polifenoli, e sullo sfruttamento della memoria tissutale metabolica, in particolare attraverso regimi dietetici che alternano brevi periodi di digiuno a periodi di normale apporto nutrizionale, al fine di stimolare le risposte protettive della restrizione calorica senza una globale riduzione dell’apporto di energia. Enzimi antiossidanti e autofagia per promuovere il rinnovamento dei tessuti Cosa si può fare in pratica? Sicuramente intervenire stimolando le cellule a produrre enzimi antiossidanti ma anche

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Giovambattista Pani

l’autofagia. «Quando non introduciamo nutrienti, le nostre cellule si mangiano da sole a cominciare dalle parti più danneggiate, rinnovandosi. L’autorinnovamento dei tessuti avviene da un lato attraverso l’autofagia e dall’altro con il rinnovamento delle cellule staminali, che con l’alimentazione può essere favorito. Una dieta antiaging – conclude Pani – può prevedere la restrizione delle calorie per qualche giorno al mese, per esempio 5 giorni al mese, riducendo le proteine rispetto ai carboidrati, senza dimenticare che non esiste una dieta valida per tutti noi bensì “personalizzata” per ogni singolo individuo». Lucia Oggianu Fusco S, Ripoli C, Podda MV, Ranieri SC, Leone L, Toietta G, McBurney MW, Schütz G, Riccio A, Grassi C, Galeotti T, Pani G. A role for neuronal cAMP responsive-element binding (CREB)-1 in brain responses to calorie restriction. Proc Natl Acad Sci U S A. 2012 Jan 10;109(2):621-6.

1° CONGRESSO NAZIONALE IAPEM Si svolgerà sabato 14 e domenica 15 aprile a Roma, presso l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, la prima edizione del congresso dell’International Academy of Practical Aesthetic Medicine (Iapem). Venerdì 13 aprile è in programma una giornata dedicata interamente ai workshop precongressuali. Il congresso, come si può già intuire dal titolo, intende ripercorrere la storia del mutevole concetto della bellezza nel tempo per arrivare ad affrontare temi di attualità terapeutica e gestionale. «Chi si occupa di estetica del corpo umano – ha dichiarato il professor Giovanni B. Agus, direttore scientifico della Scuola di Medicina Estetica IAPEM e docente di Chirurgia Vascolare presso l’Università degli Studi di Milano – non può non possedere questo cammino culturale su una caratteristica immortale ed oggi più che mai attuale. Sono queste considerazioni che ci hanno portato a promuovere un convegno di Medicina Estetica (e di Odontoiatria Estetica) nella sede storica dell’Accademia di Storia della Medicina a Roma, in quello che può essere considerato uno dei più antichi hospitales del mondo, il S. Spirito, sulla sponda del Tevere e a pochi passi da San Pietro. Letture rilevanti approfondiscono questi aspetti culturali e motivazionali di una professione in indubbia crescita. Le ricadute attuali che la Medicina e l’Odontoiatria Estetica possono offrire a questa esigenza


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Invecchiamento maschile: per rallentarne i sintomi si può intervenire sui deficit ormonali Nel naturale processo d’invecchiamento si verificano molteplici modificazioni a carico di tutti i sistemi e gli apparati dell’organismo. Nel caso del sistema endocrino, il confine tra fisiologia e patologia è molto sottile e difficile da delineare. In generale, si ha una ridotta funzionalità dei principali assi endocrini, che determinano una diminuzione dei livelli plasmatici di alcuni ormoni tra cui, primo fra tutti, il testosterone.

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Invecchiamento e modifiche ormonali La riduzione della testosteronemia con l’avanzare dell’età è un processo noto ma, in certi casi, può verificarsi l’ipogonadismo a insorgenza tardiva, una patologia che si profila quando tale valore si riduce al di sotto di 8 nmol/L in presenza di segni e sintomi come riduzione delle erezioni mattutine, diminuzione della libido e disfunzione erettile. Solitamente, in concomitanza della riduzione di testosterone, si registra anche un aumento dell’ormone luteinizzante (LH), che svolge una funzione di controllo su di esso. «La difficoltà della diagnosi – spiega il professor Francesco Romanelli, vice presidente della Accademia italiana di medicina anti-aging (Aimaa) e professore associato all’Università La Sapienza di Roma – sta

nel fatto che la gran parte dei sintomi che caratterizzano l’ipogonadismo sono aspecifici dunque difficili da interpretare e da ricondurre alla patologia in questione». Le modificazioni conseguenti al passare degli anni includono anche altri parametri, come ad esempio la riduzione dei livelli di GH e IGF-1, diminuzione dei livelli di DHEA-S, FT3, FT4 e aumento dei livelli di TSH. Infine, è molto frequente la riduzione della vitamina D. Questa progressiva diminuzione ormonale, laddove diagnosticata come patologia, pone le basi per una eventuale terapia sostitutiva volta a integrare e correggere le situazioni di deficit. «È importante effettuare un’accurata valutazione – continua Romanelli – per essere a conoscenza di

Francesco Romanelli

dell’uomo di tutti i tempi e luoghi sono originalmente espresse da una serie di relazioni qualificate che desiderano unire le modalità esecutive (il come saper fare), ovvero la pratica, al perché praticarle (l’etica dell’agire medico)». Il comitato scientifico sarà composto da Cinzia Forestiero (Medicina estetica), Pier Michele Mandrillo (Odontoiatria) e Annalisa Crespi (Risk Management).

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eventuali vantaggi e rischi legati a tale somministrazione». Secondo le linee guida attuali, sarebbe opportuno prima di

tutto esaminare i livelli ematici di testosterone e LH, cui si possono aggiungere anche estradiolo e il DHEA-S, TSH, FT4 e vitamina D per allargare la valutazione ormonale. Laddove è possibile, è opportuno misurare anche i valori di SHBG (Sex Hormone Binding Globulin) e albumina al fine di calcolare in modo indiretto il valore di testosterone libero. In situazioni di normalità, il valore del testosterone totale dovrebbe essere sopra i 350. Laddove invece si ha un valore compreso tra 230 e 350, vi è una zona grigia per la quale, in presenza di determinati sintomi

e di un testosterone libero inferiore a 220 pmol/l, è corretto approfondire un eventuale percorso terapeutico di 3-6 mesi. Bisogna però tenere conto di alcuni fattori clinici che possono entrare in gioco alterando la produzione di testosterone, di cui dunque è opportuno tenere sotto controllo i livelli nel corso delle settimane. La terapia ormonale Il percorso terapeutico può prevedere diverse strade, le più comuni fino a pochi anni fa consistevano nella somministrazione iniettiva intramuscolare e orale. Vi sono poi altre modali-

tà, disponibili da tempi più recenti, come il cerotto transdermico, il gel transdermico (che costituisce attualmente la modalità fisiologica meno tossica), l’impianto sottocutaneo, il sistema buccale muco adesivo e il gel ascellare. «La terapia sostituiva va eseguita solo nei casi in cui sia veramente necessario – conclude il professore – ed è efficace su diversi aspetti fisiologici: composizione corporea, trofismo muscolare, desiderio sessuale, funzionalità erettile, massa ossea, monitorando l’aspetto ematologico, cardiovascolare e prostatico». Lucia Oggianu


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Osservatorio permanente Agorà: filler, tossina botulinica e rivitalizzazione cutanea in testa alle classifiche I numeri della medicina estetica sono in netto aumento: è quanto emerge dall’Osservatorio Permanente istituito dalla Società di medicina estetica Agorà presentato in occasione dell’ultimo congresso di medicina estetica Agorà di Milano. Non si parla solo di filler e tossina botulinica, che si confermano tra le procedure più apprezzate: il bacino d’utenza, sempre più ampio e variegato, si rivolge al medico estetico anche per stare bene a 360 gradi. Nella classifica dei trattamenti più apprezzati in assoluto si confermano ai vertici filler,

tossina botulinica di tipo A e rivitalizzazione cutanea. Le richieste variano poi a seconda della tipologia di paziente (uomo o donna) e della fascia di età. Trattamenti anti-età sono i più apprezzati dagli uomini Analizzando nel dettaglio il panorama maschile, è interessante notare come il picco delle richieste si raggiunga nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 50 anni, dove i trattamenti più richiesti sono quelli antiaging: filler e peeling chimico al primo posto

(con il 65% delle richieste totali per questo tipo di trattamento), seguiti da rivitalizzazioni cutanee (64%) e tossina botulinica (63%). Nella fascia d’età compresa tra i 51 e i 64 anni sono i fili di sostegno e biostimolazione a farla da padrone (rappresentano il 50% delle procedure). Poche le richieste di trattamenti tra i Millennials, che si rivolgono al medico estetico più che altro per la rimozione dei tatuaggi (39%), e quasi nulle tra i giovanissimi (meno di 18 anni), che chiedono quasi esclusivamente piani alimentari. «Questi dati ci

fanno comprendere quanto sia diventato importante, anche per gli uomini, prendersi cura di sé e del proprio aspetto fisico – ha commentato Alberto Massirone, presidente della Società di medicina estetica Agorà – ma sarebbe superficiale pensare che si tratti meramente di una questione di vanità o di una necessità indotto da una società improntata sempre più sull’immagine: voler invecchiare bene, in salute e nella migliore forma possibile è un desiderio naturale. Gli studi scientifici suggeriscono che solo il 25% di quanto tempo

i trattamenti più richiesti 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18.

Filler Tossina botulinica di tipo A Rivitalizzazione Peeling chimico Trattamento adiposità localizzata - dietologia Mesoterapia Fili di sostegno e biostimolazione Carbossiterapia Trattamento laser capillari e varicosità Radiofrequenza Scleroterapia Laser frazionale Cavitazione Rimozione laser tatuaggi Trattamento laser PEFS Trattamento laser ipercromie Dermoabrasione Meccanostimolazione

Fonte: Agorà - Osservatorio nazionale medicina estetica

viviamo è dettato dai nostri geni, l’altro 75% è determinato dai nostri stili di vita e dalle scelte quotidiane che facciamo. L’aspettativa di vita si allunga, anche la vita professionale è dilatata, oggi a 50 si è nel pieno della propria carriera, ma anche della vita sociale e in molti casi si vive l’inizio di una nuova relazione di coppia. Si hanno figli molto più avanti con l’età e tutto questi ci porta in maniera naturale e legittima a desiderare di invecchiare bene, di vivere la massimo delle nostre possibilità ogni periodo della vita». Impennata di richieste tra le donne di 35-50 anni Quadro molto differente è quello al femminile, dove tra le giovanissime al di sotto dei 18 anni c’è un discreto ricorso alla medicina estetica, con una prevalenza di trattamenti per la Pefs (laser e meccanostimolazione valgono il 50% delle richieste) e laser QSwitched per la rimozione di tatuaggi e ipercromie. Tra le Millennials troviamo in testa alle richieste ancora i trattamenti per la cellulite (mesoterapia 32%), rimozione dei tatuaggi (29%), trattamenti topici e peeling (25%). Ma è nella fascia 35-50 anni che si impennano le richieste: al primo posto troviamo i peeling chimici (78%), seguiti da trattamenti per la cellulite (cavitazione, 72% e

carbossiterapia 70%), rivitalizzazione cutanea (70%) e la tossina botulinica, con un 67% di richieste. La classifica si sovrappone con quella maschile solo nella fascia 5164 anni, dove vincono i fili di sostegno e la biostimolazione con un 47% di trattamenti eseguiti. «Come si può notare da questi dati – continua Massirone – nelle donne, da sempre più ricettive per tutto quello che riguarda la salute, il benessere e la cura di sé, le richieste di procedure di medicina estetica sono maggiori, sia in termini numerici che di varietà di trattamenti, e interessa una fascia di età più dilatata: procedure antiaging, ma anche prevenzione della cellulite e delle patologie a essa collegate. Rispetto a 12 mesi fa crescono le richieste di consulenze dietologiche, salite dal sesto al terzo posto». Crescono le prescrizioni cosmetiche Infine si conferma in crescita la prescrizione cosmetica e cosmetologica da parte del medico estetico (dal 92% del 2016 al 94% del 2017): nel 51% dei casi si tratta di prodotti per il proseguimento domiciliare della terapia, ma nel 38% dei casi si tratta di prodotti di uso quotidiano (idratanti, detergenti ecc.) specifici in base alla valutazione della cute del paziente. Rachele Villa


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Flebectomia delle vene del dorso «è il punto di partenza nel processo di ringiovanimento della mano» Osservando una mano che sta invecchiando, quello che balza immediatamente all’occhio è la tortuosità delle vene presenti sul dorso della mano stessa. Quando le vene sono estremamente evidenti e inestetiche, si può intervenire con un intervento ambulatoriale che ne prevede la rimozione. La flebectomia delle vene del dorso delle mani può essere considerato l’unico intervento, nel settore della flebologia, con finalità puramente estetiche volte al miglioramento dell’aspetto delle mani stesse. «Questa affermazione – ha spiegato Luigi Fossati, specialista in angiologia e chirurgia vascolare, in occasione del congresso internazionale di medicina estetica Agorà che si è recentemente svolto a Milano – si basa su una semplice considerazione di tipo anatomico: le vene del dorso della mano non si ammalano mai, non esistono varici delle mani, per cui questo tipo di intervento ha finalità puramente estetiche e i risultati sono permanenti in quanto non si presentano mai recidive». Modalità e tempistiche La flebectomia ambulatoriale è una procedura chirurgica che prevede l’asportazione delle vene in anestesia locale e senza ricovero. L’intervento di flebectomia delle vene del dorso della mano viene eseguito con la tecnica secondo Robert Muller. «Si tratta di una procedura “semplice”, se condotta da mani esperte, che prevede l’utilizzo di uncini. È un intervento ambulatoriale che viene eseguito in anestesia locale, senza vasocostrittore, e ha una durata di un’ora circa. Non si hanno mai edemi evidenti, sono possibili piccoli ematomi, e nel 25-30% dei casi permangono alcune disestesie, del tutto reversibili. La paziente può riprendere le sue attività lavorative e sociali nell’immediato post intervento. Il trattamento è mini invasivo

e prevede piccolissime incisioni cutanee praticate con un ago da 19; non vengono dati punti di sutura che potrebbero dare origine a segni o discromie. Solitamente non si interviene mai facendo tutta la mano completamente, ma si parte trattando due mezze mani. Si attende un mese prima di procedere al completamento dell’intervento. In questo periodo di tempo la paziente adotta il n Luigi Fossati mezzo guanto durante le ore diurne». Questo tipo di intervento si basa sul fatto che «il sistema anatomico delle vene della mano è doppio e con le vene perforanti tutto viene drenato verso il sistema palmare, quindi se andiamo a togliere le vene del dorso della mano (fino al polso), dal punto di vista emodinamico non andiamo in nessun modo a condizionare il sistema venoso» ha precisato Fossati. A patto che il medico possieda una buona abilità chirurgica nell’uso degli uncini, la flebectomia è sicuramente molto più radicale se messa a confronto con tecniche come la scleroterapia con polidocanolo a bassa concentrazione. «In questo contesto, la scleroterapia può essere impiegata come finissage in un secondo tempo sui residui venosi che possono persistere a distanza di mesi» ha chiarito l’esperto.

Le complicazioni sono rare e temporanee Nell’intervento di flebectomia delle vene del dorso della mano le complicazioni sono piuttosto rare ma comunque possibili e devono essere riportate nel consenso informato che il medico fa firmare alla paziente. «Nel consenso informato – ha sottolineato Fossati – va precisato che per qualche settimana fino al massimo due mesi, potrebbero verificasi delle disestesie di tipo reversibile dovute al fatto che comunque la rappresentazione nervosa va di pari passo con quella venosa, per cui anche se il chirurgo è assolutamente accurato nella pratica della flebectomia, può essere toccato qualche minuscolo nervo sensitivo che può dare origine a una disestesia temporanea». Quando è meglio non intervenire Ci sono delle controindicazioni a questa tipologia di intervento. «In presenza di un fenomeno di Raynaud spiccato così come di artrite evidente, per esempio, è meglio non intervenire – ha sottolineato Fossati –. Non deve essere sottovalutato nemmeno l’aspetto psicologico delle pazienti che presentano aspetti di sindrome ansioso depressiva piuttosto conclamati o che insistono molto nel voler sottoporsi a tale intervento. In questi casi è bene fare una riflessione per valutare se l’approccio chirurgico sia effettivamente quello più corretto». «La rimozione delle vene del dorso delle mani – ha concluso Fossati – è il primo atto da mettere in opera nel processo di ringiovanimento delle mani. Con la flebectomia delle vene del dorso delle mani si possono prevenire tutte le possibili problematiche riguardanti il sistema venoso che possono insorgere nel corso dei successivi trattamenti terapeutici di ringiovanimento delle mani stesse». Rachele Villa


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Congresso mondiale Amwc: la medicina estetica internazionale

Congresso Ipam 2018: LA medicina estetica PRATICA

A Montecarlo dal 4 al 7 aprile, sotto l’alto patronato del principe Alberto II di Monaco, si terrà il 16° Aesthetic & Anti-aging Medicine World Congress (Amwc). Al congresso parteciperanno oltre 11.700 delegati provenienti da 137 Paesi. Amwc è un evento di riferimento a livello internazionale per medici e aziende, sia in termini di qualità del programma sia in termini di numero di partecipanti e di espositori (quasi 300 aziende). Il convegno — sotto la supervisione scientifica della World Society of Interdisciplinary Anti-aging Medicine (Wosiam) — sarà caratterizzato da un ampio programma multidisciplinare e rappresenterà il contesto ideale per la condivisione di nuove idee ed esperienze nell’ambito della medicina estetica. Molti medici e scienziati illustri prenderanno parte al congresso che quest’anno conferirà un riconoscimento speciale, per il suo contributo al progresso della medicina anti-aging a livello mondiale,

Venerdì 8 e sabato 9 giugno, in occasione della 5a edizione del Congresso Ipam (International Practical Aestehtic Medicine), si incontreranno i massimi esperti europei e internazionali di medicina estetica nella moderna cornice del Nhow Hotel di Milano. L’evento, che privilegia volutamente gli aspetti pratici della medicina estetica, è presieduto da Alessio Redaelli, presidente del congresso, nonché fondatore e direttore scientifico di Medical Aesthetic, società italiana specializzata nell’insegnamento pratico ai medici e agli odontoiatri delle tecniche di medicina estetica, chirurgia vascolare e medicina rigenerativa.

a Taiwan, una delle zone più dinamiche nel settore della medicina estetica situata in una posizione strategica tra l’Asia orientale e sud-orientale. In occasione del congresso verranno accolti i principali opinion leader dell’estetica di Taiwan, che presenteranno le loro tecniche e competenze nel settore. Il congresso sarà animato da sessioni scientifiche, dimostrazioni dal vivo e dibattiti sui diversi temi affrontati, come la valutazione del paziente, gli elevati stan-

dard di cura, i migliori risultati ottenibili, la gestione delle possibili complicanze e il confronto tra i diversi trattamenti disponibili per determinare quello più adatto al paziente. Per dare ulteriore spazio alla pratica verranno organizzati due corsi che rappresenteranno un’opportunità di formazione continua e offriranno contenuti scientifici di livello mondiale: “Advanced facial aesthetic masterclass” presenterà una nuova dimensione di trattamento focalizzata sul viso. “Advanced course in genital rejuvenation & cosmetic gynecology” è invece il corso avanzato sul ringiovanimento genitale e ginecologia cosmetica relativo alle ultime conoscenze e scoperte in questo ambito.

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Mbn 2018 Aesthetic breast meeting sulla chirurgia estetica del seno La prossima edizione del Congresso MBN dal titolo “Aesthetic breast meeting” - presieduto da Maurizio Nava, specialista in oncologia, chirurgia generale e chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica - si terrà come di consueto a Milano dal 13 al 15 dicembre. Venerdì 12 dicembre sono previsti due corsi precongressuali. Il primo verterà sull’aumento del seno e sarà tenuto dal professor Nava: dalla prima consulenza medica ai risultati finali, dalla selezione dei pazienti e degli impianti alle misure e

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Segreteria organizzativa MBN 2018: MZ Congressi Tel. 02.66802323 - Fax 02.6686699 info@mzcongressi.com - www.mzcongressi.com

Sime 2018: il nuovo look della moderna tecnologia Il 39° Congresso Sime e il Congresso dell’Accademia italiana di Medicina estetica (Aimaa) si terranno a Roma dal 18 al 20 maggio presso il Centro Congressi Rome Cavalieri Walford Astoria Hotels & Resorts. Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica e del congresso 2018, ha presentato il tema della prossima edizione: l’eleganza in medicina estetica, il nuovo look della moderna tecnologia. Il congresso si focalizzerà su tutti gli aspetti che vengono influenzati dal nostro concetto di eleganza: i risultati, la modalità di esecuzione dei trattamenti, la manualità e il rapporto con il paziente. I main topics del congresso saranno: utlilizzo del microbotulino; alimentazione e scienze omiche, dal DNA alla proteina; insuccesso nei trattamenti di medicina estetica; medicina estetica e agopuntura; sole, vitamina D e fotoprotezione. Si parlerà anche di progettualità nel ringiovanimento del volto, filler, peeling, rinofiller, terzo superiore e regione periorbitale, ringiovanimento senza tossina e filler, laser e tecnologie in medicina estetica, gestione delle complicanze, intradermoterapia distrettuale e dermatite seborroica.

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Segreteria Organizzativa: Editrice Salus Internazionale Tel: 06.37353333 - Fax 06.37519315 congresso@lamedicinaestetica.it www.congressosime.it

procedure chirurgiche fino alla presentazione della fase postoperatoria e del follow-up. Il secondo corso, che sarà tenuto dal chirurgo plastico Alberto Rancati, avrà come oggetto l’intervento per la riduzione del seno in tutte le sue fasi. Diversi i temi che verranno affrontati durante il congresso MBN. Tra questi: aumento e riduzione del seno, trattamento del seno tuberoso, innovazione degli impianti, prove sperimentali e cliniche sui dispositivi, complicanze. Sarranno inoltre organizzati workshop, video sessioni formative e tavole rotonde con la partecipazione di relatori internazionali. Durante il congresso verrà organizzata una consensus conference sul trapianto di cellule adipose per aumentare il volume del seno, in termini di risultati sicuri e a lungo termine.

«Quest’anno - dichiara il direttore scientifico - abbiamo previsto una maratona di clinica pratica dal vivo, in diretta live per carpire i segreti dei grandi esperti». Verranno trattati quasi tutti i campi dell’estetica medica, un programma nutrito che offrirà una panoramica esauriente in materia: dai fili di sospensione ai filler, dalla tossina botulinica alle più importanti tecniche che tutti i medici utilizzano ogni giorno, alle novità del settore come il trattamento delle orecchie a sventola e delle adiposità localizzate. Ad arricchire l’evento sono previsti diversi workshop pratici organizzati dalle principali ditte farmaceutiche.

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Congresso Sidemast, la dermatologia italiana si riunisce a Verona Il Congresso nazionale Sidemast, giunto alla 93esima edizione, si terrà a Verona dal 23 al 26 maggio e sarà presideuto da Antonio Costanzo e Giampiero Girolomoni. L’evento rappresenta un’opportunità di confronto scientifico tra tutti i partecipanti, di stimolo culturale per le nuove generazioni di dermatologi e di congiunzione tra ricerca di base e clinica. Il programma del congresso sarà articolato in diverse sessioni, con corsi pratici e sessioni parallele gestite in gran parte dai gruppi di studio Sidemast. Le sessioni consisteranno prevalentemente in corsi di aggiornamento Ecm tematici allo scopo di fornire aggiornamenti su tutti i vari aspetti della der-

matologia, in particolare sulla dermatologia pediatrica, immunopatologia cutanea, dermatologia clinica, dermatologia chirurgica e vascolare, dermatologia oncologica, infettivologia, malattie sessualmente trasmesse (Mts),

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dermatologia allergologica e fotodermatologia, ricerca in dermatologia, malattie degli annessi, malattie delle mucose, terapia dermato-venereologica e di dermatologia estetica. L’ultima giornata sarà dedicata esclusivamente alle sessioni “cosa c’è di nuovo”. Le comunicazioni libere e i casi clinici saranno presentati sia in singole sessioni sia nell’ambito dei corsi Ecm attinenti e le presentazioni migliori in sessione plenaria. Questo permetterà di mettere meglio in evidenza i lavori originali che verranno presentati al congresso.

Segreteria organizzativa: Triumph Italy Tel. 06.355301 - Fax 06.35530250 dermatologia2018@thetriumph.com - www.triumphgroupinternational.com


in vetrina

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angiomix D, la natura a supporto del sistema circolatorio μSMIN Plus è un’innovativa formulazione a base di flavonoidi (90%) con un’alta percentuale di diosmina micronizzata e standardizzata (80%) che ha dimostrato di essere 4 volte più biodisponibile rispetto alla semplice diosmina micronizzata, perché dotata di un particolare “coadiuvante tecnologico” in grado di incrementare a livello intestinale la trasformazione della diosmina in diosmetina (forma attiva della diosmina). Dallo studio pubblicato su Nutrafoods (2) si evince chiaramente che μSMIN Plus viene assorbito molto rapidamente in seguito a somministrazione orale: il prodotto risulta rilevabile nel sangue già dopo 15 minuti dalla sommi-

nistrazione e i suoi livelli aumentano progressivamente fino a raggiungere il valore massimo della concentrazione plasmatica (Cmax) entro 4 ore, dimostrando un profilo cinetico migliore rispetto alla diosmina micronizzata. Piam Farmaceutici, nota azienda farmaceutica genovese con oltre 100 anni di storia, utilizza questo innovativo componente nel suo nuovo prodotto, Angiomix D. Angiomix D è un integratore alimentare sotto forma di compresse formulato ad hoc per andare ad agire su tutti i momenti della patologia venosa, supportando il sistema circolatorio. Oltre a μSMIN Plus contiene altre sostanze di origine vegetale molto

note in questo ambito come Vitis vinifera, Centella asiatica, Aesculus hippocastanum e Andrographis paniculata, che vanno a supportare l’attività della diosmina micronizzata. Angiomix D può essere utilizzato come coadiuvante della circolazione e del trofismo cutaneo con una sola compressa al giorno. 1. Russo R et al. Pharmacokinetic Profile of µSMIN Plus™, a new Micronized Diosmin Formulation, after Oral Administration in Rats. Nat Prod Commun. 2015 Sep;10(9):1569-72. 2. μSMIN® Plus, New pharmacokinetics evidence. Nutrafoods (2016) 15:N2-N4.

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DERMASTIR TSUNAMI DEEP CLEANSER Tabloid di Medicina Estetica Quadrimestrale di attualità clinica, scientifica e professionale in medicina estetica Anno II - numero 1 - febbraio 2018 Numero chiuso in redazione il 9 febbraio 2018 Direttore responsabile Giuseppe Roccucci g.roccucci@griffineditore.it Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Ufficio abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Progetto grafico e impaginazione Massimo D’Onofrio - Grafic House info@grafichouse.org

Dermastir Tsunami Deep Cleanser è un detergente efficace e delicato che garantisce una pulizia profonda e adatta a tutti i tipi di pelle. La sicurezza dei suoi ingredienti, di alta qualità e stabilità, lo rende adatto anche in caso di dermatite, rosacea, impetigine, psoriasi, eczema, eruzioni cutanee, comedoni e acne lieve-moderata. Il sistema di erogazione sottovuoto garantisce la stabilità dei suoi ingredienti, proteggendoli da ossigeno e batteri. Le sue proprietà antiossidanti lo rendono inoltre particolarmente adatto a un utilizzo a lungo termine anche come prevenzione dell’acne, poiché non è soggetto alla resistenza da P. acnes, il batterio responsabile della formazione dell’acne. Dermastir Tsunami Deep Cleanser svolge la sua azione creando bollicine di ossigeno che disinfettano e detergono a fondo la cute, senza seccarla. La sua for-

mulazione attiva è caratterizzata dalla tecnologia di ossigenazione, dalla presenza di anti-infiammatori non steroidei come keotrolac trometamina, che assicurano un effetto anti-rossore, ialuronato di sodio, per una profonda idratazione, clorofenesina dalle proprietà batteriostatiche, vitamina E antiossidante contro i radicali liberi e copolimero di acrilato per un’azione esfoliante. Il prodotto è di facile utilizzo attraverso l’applicazione di uno strato uniforme e sottile di gel su viso e collo da lasciar agire 15-20 minuti e rimuovere tramite un lieve massaggio e risciacquo.

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Hanno collaborato in questo numero Valentina Castellan, Lucia Oggianu, Renato Torlaschi, Liana Zorzi Pubblicità Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Giovanni Cerrina Feroni g.cerrinaferoni@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it

Griffin srl unipersonale P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (CO) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - info@griffineditore.it Stampa Starprint srl - Bergamo Tabloid di Medicina Estetica Copyright© Griffin srl Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione N. 14370 del 31.07.2006 - ISSN 2532-5930 La proprietà letteraria degli articoli pubblicati è riservata a Griffin srl. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.

Nuova linea di filler e booster Gloderm Moss Vision, azienda inglese leader da 150 anni nella produzione diretta di acido ialuronico per uso oftalmologico e ortopedico, è lieta di presentare la sua innovativa e naturale linea di filler e booster Gloderm. Si tratta di iniettabili dermici ottenuti da una forma altamente purificata di acido ialuronico con un bassissimo residuo BDDE (Butanediol diglycidyl ether), privi di proteine di origine animale e completamente latex free, che garantiscono effetti naturali e duraturi. La pluriennale esperienza dell’azienda produttrice nel campo dell’oftalmologia garantisce alla linea Gloderm delle peculiarità uniche nel loro genere: gli aghi da 27 G e 30 G, infatti, sono così delicati e resistenti da consentire all’operatore un numero di iniezioni maggiori senza che la punta si rovini e un minore discomfort per il paziente durante il trattamento. Un’altra caratteristica peculiare del filler Gloderm è la tecnologia IBS (Ion-Bonding Self Crosslinking) utilizzata per enfatizzare l’effetto liftante del prodotto, che garantisce l’unione naturale degli ioni presenti nell’HA e una maggiore stabilità nel legame covalente tra HA e l’agente cross linker. I filler Gloderm quindi si basano su una rete di catene ad alta densità di reticolazione naturale e bassa densità di reticolazione

sintetica, che li rende decisamente più morbidi al tatto, con un elevata modellabilità e facilità di iniezione per il medico. La linea Gloderm consente un’azione di biorivitalizzazione efficace con il booster 30 (30 mg di HA non reticolato) adatto per il ringiovanimento e l’idratazione della pelle, e un’azione di lifting e riempimento delle rughe più profonde con i due filler reticolati, 20L e 30L, che hanno rispettivamente 20 mg e 30 mg di HA all’interno. Gloderm 20L è indicato per il contorno labbra, pieghe naso labiali e piccole rughe, mentre Gloderm 30L, il top di gamma, per aumento zigomi e labbra e per le depressioni cutanee più profonde.

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Linea Jalupro, iniettabili a base di aminoacidi e acido ialuronico

Kit NanoTransfer per trasformare il tessuto adiposo in filler naturale

La linea Jalupro lanciata da Professional Derma SA a livello internazionale è basata sull’efficacia provata di lunga durata della combinazione di particolari aminoacidi e acido ialuronico. I prodotti iniettabili sono Jalupro e Jalupro HMW, entrambi contenenti al loro interno quattro aminoacidi, essenziali per la sintesi del collagene e dell’elastina, e l’acido ialuronico a diverso peso molecolare utile per migliorare l’idratazione cutanea. Infatti la glicina è l’aminoacido che conferisce flessibilità ed elasticità alla fibre di collagene I e III, mentre la prolina e la lisina formano i ponti che uniscono le diverse fibrille/fibre di collagene e sono utili per il rilascio del collagene dal fibroblasto. Diversi studi scientifici sono stati effettuati sui prodotti mostrando un incremento del numero di fibre di collagene e un aumento dell’elasticità cutanea e in particolare, un effetto di ringiovanimento del derma visibile dopo quattro sessioni a distanza di poche settimane. È da notare come l’effetto non sia temporaneo ma tenda a un miglioramento nei mesi successivi all’ultima iniezione. Infatti i fibroblasti necessitano tempo per riattivarsi e aumentare la loro produzione. A seconda del grado di aging e delle zone da trattare, i medici possono utilizzare un prodotto oppure l’altro.

Ormai le esperienze e gli studi clinici dimostrano sempre di più la capacità rigenerativa del tessuto adiposo. Due componenti fondamentali nel processo di rigenerazione sono le cellule staminali e la matrice extracellulare, molto importante per gli effetti trofici biologici nei tessuti impiantati. Tulip NanoTransfer è l’unico sistema che permette nella pratica clinica di trattare il grasso autologo per arrivare al nanofat, un filler naturale che è facilmente iniettabile con un ago da 30 G, preservando la matrice extracellulare e la vitalità delle cellule staminali. Il sistema è facile da usare e prevede alcuni step: prelievo del grasso; emulsificazione dello stesso, passando il tessuto adiposo prima attraverso i tre transfer inclusi nel kit (da 2,4 mm e poi da 1,4 mm o 1,2 mm); infine con il passaggio del grasso attraverso il filtro da 60 micron posizionato all’interno del corpo del dispositivo NanoTransfer. In sintesi Tulip NanoTransfer è un sistema unico e riconosciuto in tutto il mondo, semplice da utilizzare, da oggi disponibile anche in versione monouso sterile. Il dispositivo offre tutti i vantaggi della rigenerazione della linea mesenchimale, di cui il grasso autologo fa parte, insieme alla cartilagine, all’osso, al muscolo e ai tendini. Il tessuto dopo l’emulsificazione diventa un filler naturale, iniettabile con aghi piccolissimi.

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Istituto Helvetico Sanders: autotrapianto capelli con tecnica F.U.E. L’Istituto Helvetico Sanders accompagna il paziente in un percorso che inizia con un’accurata valutazione da parte di un biologo e prosegue con una visita specialistica nella struttura sanitaria privata più adatta, dove medici esperti in chirurgia estetica illustrano al paziente tutte le fasi dell’intervento di trapianto capelli. Un’équipe di specialisti segue il paziente prima, durante e nei mesi successivi all’intervento, monitorando i progressi ottenuti con il trapianto dei capelli e garantendo un supporto costante. L’autotrapianto capelli con tecnica F.U.E. permette di ottenere unità follicolari senza lasciare cicatrici visibili: questo metodo è minimamente invasivo e i risultati sono assolutamente naturali e permanenti. Istituto Helvetico Sanders, con oltre 30 anni di esperienza nel settore e 23 sedi in Italia e

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Svizzera, è probabilmente il miglior network di riferimento in Europa per l’applicazione di questo tipo di tecnica. L’Istituto mette a disposizione le migliori strutture adatte alle necessità di ogni persona, garantendo tranquillità, riservatezza e comfort per rendere piacevole il soggiorno durante l’intervento, staff competente e preparato (oltre 100 specialisti tra chirurghi, assistenti sanitari e biologi) per assicurare precisione e accuratezza in ogni situazione. Istituto Helvetico Sanders, da sempre all’avanguardia nel settore tricologico, è costantemente presente anche ai principali convegni e meeting del settore. Il costante aggiornamento, sommato all’esperienza dei chirurghi, derivante da migliaia di interventi effettuati, garantisce sempre il massimo standard qualitativo.

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Elettroporazione EPV Chrome: novità nella cura di patologie femminili e maschili Blue-Moon opera da anni nel settore medicale ed estetico a livello internazionale. La sua mission è orientata alla realizzazione di apparecchiature di alta qualità per il trattamento di patologie femminili e maschili. Gli ultimi test e ricerche hanno portato allo sviluppo di EPV Chrome, un dispositivo per l’elettroporazione vaginale e anale per l’utilizzo ginecologico e andrologico. Nell’ultima versione sono state apportate alcune modifiche e innovazioni. Infatti, oltre alla cura delle principali patologie femminili, oggi EPV trova impiego anche fra i pazienti di sesso maschile per il trattamento di diverse patologie andrologiche, come prostatite, eiaculazione precoce, incontinenza, fistole, ragadi e proctite. Nel recente congresso dell’Associazione italia-

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na di ginecologia estetica (Roma, gennaio 2018), il professor Amilcare Spinapolice ha portato la sua esperienza anche in campo oncologico. Un’altra novità rilevante è la possibilità, per alcuni manipoli, di essere monopaziente: oltre a svolgere ognuno una specifica funzione, hanno la caratteristica di essere ad uso esclusivo e di proprietà del singolo paziente. EPV Chrome è stato studiato appositamente per essere di facile utilizzo e assolutamente sicuro per il paziente. È un dispositivo non invasivo, non richiede l’utilizzo di aghi o laser, dando maggiore biodisponibilità. Ha inoltre il vantaggio di veicolare sostanze ad alto peso molecolare e qualsiasi tipo di farmaco solubile. Molte patologie curabili sono attualmente in sperimentazione.

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