ISSN 2532-5930
estetica Tabloid di medicina Trattamenti estetici e chirurgia plastica Anno II - numero 2/2018
clinica e pratica AUMENTO DEL SENO Per un risultato estetico ottimale, il chirurgo plastico deve tenere in considerazione, oltre alle richieste, anche le caratteristiche anatomiche della paziente, che lo devono guidare nella scelta e nel corretto posizionamento della protesi pag. 4 COMPLICANZE post-trattamento
L’aumento degli eventi indesiderati derivanti da trattamenti di medicina estetica, spesso causati dall’inesperienza del medico, solleva una riflessione sulla necessità di seguire un percorso di formazione specifico pag. 6 mesorhinofiller
Chiara Botti e Giovanni Botti con l’équipe medica di Villa Bella Clinic
chirurgia del seno: tecniche e protesi a confronto Dalla live surgery al confronto tra esperti: al corso BBB si fa il punto sulle più moderne tecniche di chirurgia della mammella. Come quelle mininvasive, in grado di ridurre il disagio post-operatorio della paziente, o l’accesso per via ascellare, ancora poco utilizzato in Italia ma che promette ottimi risultati, praticamente senza cicatrici visibili
La profiloplastica non chirurgica con l’utilizzo dell’acido ialuronico come filler, iniettato a livello del mesoderma, punta a creare la giusta proporzione tra i quattro punti chiave del profilo nasale, dando armonia al viso pag. 6
eventi e notizie formazione, tendenze e novità in medicina e chirurgia estetica
il ruolo dell’ALIMENTAZIONE
Suggerimenti nutrizionali mirati possono contribuire a migliorare i risultati estetici del trattamento professionale pag. 16
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Campagna abbonamenti
estetica Tabloid di medicina
vai a pag. 15
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in copertina
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LA CHIRURGIA DEL SENO SI evolve verso APPROCCI Meno invasivi Al corso Bottis’ Best Breast si fa il punto sulle più moderne tecniche di chirurgia della mammella e sui nuovi approcci mininvasivi, indicati nei casi meno complessi, e che possono essere eseguiti anche in anestesia locale n
Chiara Botti
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egli ultimi trent’anni le protesi mammarie si sono evolute continuamente, sperimentando materiali, forme e consistenze diverse. E così anche la chirurgia del seno ha visto l’avvicendarsi di tecniche sempre più sofisticate e meno invasive. In occasione del corso BBB – Bottis’ Best Breast, in progamma da venerdì 25 a domenica 27 maggio presso il Grand Hotel Gardone di Gardone Riviera (Brescia), un panel di esperti di chirurgia plastica provenienti da tutto il mondo si confronterà sulle ultime novità nell’ambito della chirurgia estetica del seno, sotto la guida di Giovanni Botti, chirugo plastico e direttore del corso, e Chiara Botti, esperta in chiruriga plastica e co-direttrice dell’evento. «Si farà il punto anche sulle innovative tecniche mininvasive ha anticipato Chiara Botti - e sulle nuove protesi per via ascellare, ancora poco in uso nel nostro Paese, ma in grado di produrre ottimi risultati, praticamente senza alcuna cicatrice visibile». Dottoressa Botti, nell’ambito della mastoplastica additiva, quali sono le soluzioni più innovative? Negli ultimi anni ci sono stati grandi progressi nella qualità delle protesi mammarie che, attualmente, offrono risultati molto più naturali di quelle di vecchia generazione in quanto a consistenza e forma. Inoltre, l’uso del trapianto di grasso autologo, in combinazione con impianti di minor dimensione, puó implementare ulteriormente i risultati. Esiste un approccio chirurgico migliore dell’altro tra quelli attualmente in uso? Non esiste una tecnica migliore in assoluto, che si possa applicare universalmente. È importante che l’operatore le conosca tutte, per poter scegliere quella più adatta a risol-
vere ogni singolo caso. Perciò, con i nostri corsi, cerchiamo di fornire ai colleghi una panoramica sui trattamenti chirurgici più avanzati attualmente in uso nel mondo. Riteniamo di particolare interesse anche l’introduzione delle protesi per via ascellare, poco in uso nel nostro Paese, ma in grado di produrre ottimi risultati, praticamente senza alcuna cicatrice visibile. Quando si può intervenire con tecniche mininvasive? Le tecniche mininvasive si applicano bene ai casi meno complessi, in cui possono garantire risultati adeguati alle aspettative, con minimo disagio post-operatorio per la paziente. Si tratta di interventi che si prestano a essere eseguiti anche in anestesia locale. Sta all’operatore stabilire se
> Aumento del seno: immagini pre e post-operatorie
vi siano o meno le indicazioni per questo tipo di chirurgia. Durante il corso si parlerà anche dei pro e contro delle varie tipologie di protesi mammarie: cosa ci può dire
RINOPLASTICA: TECNICHE A CONFRONTO Su GEMELLI Dopo il successo della prima edizione, torna l’appuntamento con la seconda edizione del congresso di rinoplastica “The Big Challenge - The War of the Noses: Closed vs Open Rhinoplasty”, che si svolgerà da venerdì 21 a domenica 23 settembre presso il Grand Hotel Gardone di Gardone Riviera (Brescia). «L’evento – ha dichiarato Chiara Botti, direttrice del corso – vedrà messe a confronto tecnica “chiusa” (senza incisione transcolumellare) e tecnica “aperta” (con breve inci-
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sione esterna che consente la visualizzazione di tutte le strutture interne del naso). Avremo una faculty internazionale, che include alcuni tra i migliori chirurghi del mondo e ci sarà chirurgia dal vivo, oltre alle lezioni. I pazienti saranno preferenzialmente coppie di gemelli identici, per rendere la comparazione più oggettiva». Per informazioni: Mz Congressi villabellaeducation@mzcongressi.com www.villabellaeducation.com
a riguardo? Come si sono evolute le protesi nel corso degli anni? La storia delle protesi mammarie è piuttosto lunga e non priva di “colpi di scena”. Gli ultimi trent’anni hanno visto avvicendarsi protesi di varie forme (tonde o anatomiche), materiali (completamente in silicone, riempite di soluzione salina, rivestite di schiuma di poliuretano, all’olio di soia ecc.) e consistenze. A mio avviso, la vera rivoluzione, in tempi recenti, è stata l’introduzione delle protesi “ergonomiche”, di silicone, con una superficie setosa, non troppo ruvida, ma neanche completamente liscia, che è stato dimostrato essere in grado di ridurre l’incidenza di contrattura capsulare. Hanno una forma rotonda, ma sono soffici ed
elastiche e la loro forma asseconda i movimenti del corpo. Gli impianti anatomici (a goccia) trovano ancora indicazione in alcuni casi specifici, ma sono per definizione più rigidi e, nonostante la ruvidezza della loro superficie, intesa a limitarne la rotazione, possono comunque girarsi, conferendo alla mammella una forma innaturale. Le protesi rivestite di poliuretano, invece, sono molto utili in caso di contrattura capsulare recidivante o qualora si ipotizzino difficoltà nel mantenere l’impianto in posizione. Che tipo di risultato si può ottenere con un intervento di mastopessi? Gli obiettivi principali di una mastopessi sono la ricollocazione della mammella e del
complesso areola/capezzolo in una posizione più alta e gradevole, con un trasferimento di volume nel polo superiore, che si vorrebbe pieno e proiettato, e la riduzione della cute in eccesso, unitamente a cicatrici più corte e meno visibili possibile. La sicurezza della tecnica e la stabilità del risultato nel tempo sono anche parametri fondamentali. Gli interventi chirurgici attuali consentono di ottenere risultati sempre più “naturali” e durevoli, minimizzando le possibili complicanze chirurgiche e con cicatrici di entità inferiore. È comunque fondamentale non sacrificare la forma della mammella, solo per ridurre la lunghezza delle incisioni, e quindi delle cicatrici. Rachele Villa
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Mastoplastica, un algoritmo per scegliere la protesi ANATOMICA La pianificazione preoperatoria della mastoplastica additiva deve tenere conto delle richieste della paziente e delle sue caratteristiche anatomiche. Maurizio Nava ha ideato un algoritmo decisionale per guidare il chirurgo nella scelta della protesi n
Maurizio Nava
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a mastoplastica additiva è la chirurgia estetica più richiesta al mondo, con Stati Uniti in testa ma con l’Italia al sesto posto della classifica mondiale per interventi estetici al seno (dati Isaps – International Society of Aesthetic Plastic Surgey). Maurizio Nava, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva ed estetica, è professore a contratto alla Scuola di chirurgia plastica dell’Università di Milano e presidente di #MBN 2018 – Aesthetic Breast Meeting. Autore dell’e-book “Con il sen(n)o di poi”, indirizzato alle donne che desiderano sottoporsi a un intervento di mastoplastica additiva, spiega perché tecnica chirurgica perfetta, impianti protesici anatomici e risultati plasmati intorno ai desideri delle donne sono solo alcune delle caratteristiche che fanno della mastoplastica additiva l’intervento più richiesto al mondo. «È importante che il medico condivida la decisione dell’intervento con la paziente e capisca a fondo i suoi desideri – dice Nava –, oltre a informarla approfonditamente prima dell’intervento».
Dottor Nava, quali sono i parametri da valutare, insieme ai desideri della paziente, nella mastoplastica additiva? Prima di tutto credo sia importante chiarire che la mastoplastica additiva è un intervento chirurgico complesso e non si deve ridurre al semplice inserimento di una protesi. È necessario ascoltare attentamente la paziente per capire i suoi desideri e negoziare con lei quello che è possibile, sfatando desideri non realistici. Il chirurgo plastico infatti lavora sia con i desideri della paziente, sia con le sue caratteristiche anatomiche e le protesi mammarie, rotonde o anatomiche (quelle che preferisco utilizzare). L’importanza dei tessuti molli, cute e sottocute, è fondamentale per la scelta della protesi, forma e proiezione, perché quello che bisogna evitare è la visibilità dei bordi della protesi, che porterebbe a un risultato estetico povero. Come decide dove posizionare la protesi? Per selezionare nel modo migliore la protesi anatomica corretta e la sua posizione, in relazione ai desideri della paziente e alla situazione anatomica, ho creato un algoritmo (1) che consente di stabilire, in modo semplice e intuitivo, come procedere. In alcuni
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casi è necessario associare la mastopessi all’intervento protesico. L’indicazione si ottiene con alcune semplici manovre e domande alla paziente che consentono di ridurre i rischi e le complicanze e nello stesso tempo aumentano la soddisfazione delle pazienti; ad esempio, facendo alzare le braccia, se non si vedono i solchi sotto mammari, la mastopessi è inevitabile. Questo permette di ridurre al minimo risultati sicuramente scadenti e disagi alle pazienti. Una volta stabilito che la mastopessi è necessaria, per capire se utilizzare una protesi, chiedo alla paziente se “quando usa il reggiseno per raccogliere le sue mammelle, il volume è soddisfacente”. Se la risposta è positiva, non
> Donna di 21 anni con un seno poco sviluppato e con lieve malformazione tipo seno tuberoso iniziale. La paziente richiede un aumento consistente, terza piena, ed una forma la più naturale possibile. I desideri della paziente, le caratteristiche anatomiche e le biodimensioni mi hanno orientato verso una protesi style 510, extra proiettata dual gel ad alta e doppia coesività, perché desiderava una forma perfetta e di 290 cc, e un posizionamento della protesi sotto la ghiandola, o meglio la fascia superficiale. Risultato a 10 anni
> Donna di 33 anni con ipoplasia marcata, desiderava un aumento consistente con buon riempimento del polo superiore e un seno morbido. Per poter mantenere la forma tridimensionale del seno è necessario creare un nuovo solco a circa due cm da quello reale. La protesi (style 410 FF soft touch di 290 cc ) è stata posizionata parzialmente sotto il muscolo con tecnica dual plane. Risultato a 4 anni
ci sarà bisogno di protesi, mentre in caso contrario sarà necessario utilizzare un impianto mammario.
Questo vale anche per la paziente giovane? Sicuramente l’età della paziente è un ulteriore para-
#MBN 2018 - aesthetic breast meeting Si terrà a Milano, da mercoledì 12 a sabato 15 dicembre, la conferenza #MBN 2018 – Aesthetic Breast Meeting presieduta dal dottor Maurizio Nava, con corsi pratici, chirurgia dal vivo e corsi teorici. «Tenendo conto dei desideri delle pazienti, delle caratteristiche anatomiche e delle protesi – spiega il presidente – il congresso ha lo scopo di aggiornare il chirurgo plastico sulle tecniche chirurgiche da utilizzare. Proprio sulle protesi e su alcune problematiche relative, faremo il punto
per prevenire e curare le complicanze che si possono verificare e per seguire le direttive del Ministero della Salute. Infine, durante una Consensus Conference basata su dati della letteratura e sull’esperienza degli esperti, parleremo di lipofilling, o meglio di trapianto di cellule adipose, sia per migliorare l’esito della chirurgia sia per il suo utilizzo in diverse situazioni cliniche ed estetiche». Per informazioni: www.congress.maurizionava.it
metro da tenere in considerazione: quasi sempre una paziente giovane ha ottimi tessuti e quindi è possibile posizionare la protesi al di sopra del muscolo pettorale, garantendole un risultato finale più naturale, ma pensando anche alla longevità della protesi che, quasi certamente, per motivi diversi, dovrà essere cambiata con l’età. Quando sarà necessario il reintervento di sostituzione protesica, la protesi verrà allora posizionata sotto il muscolo, a causa dei tessuti non più ottimali. In questo caso si utilizzerà la tecnica dual plane, per evitare la visibilità dei bordi protesici. Tecnica che viene utilizzata in tutti i casi nei
quali i tessuti non garantiscono un’ottima copertura della protesi. Quali sono le complicanze eventuali in un intervento di protesi mammaria? Oggi più che mai conosciamo l’importanza di ridurre al minimo la contaminazione dell’impianto mammario per eliminare quasi completamente le complicanze legate alle protesi. La tecnica “no touch” o i 14 punti da seguire per il corretto posizionamento di una protesi, pubblicati da Deva e Adams (2), devono essere oggi parte della tecnica di tutti i chirurghi. In questi ultimi anni una malattia rara e non comune, chiamata BIA-ALCL, (Breast >
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> Paziente con deformazione congenita: mammella tuberosa e polo inferiore costretto o meglio assente. I tessuti in questo tipo di malformazioni congenite sono ben rappresentati e consentono un posizionamento della protesi sotto la fascia superficialis. Era necessario usare una protesi che espandesse il polo inferiore e proiettasse bene il complesso areola capezzolo. È stata scelta una protesi style 510 di 290 cc. Risultato a 2 anni
> Implant Associated Anapla-
stic Large Cell Lymphoma o linfoma anaplastico a grandi cellule associato alle protesi mammarie), viene associata agli impianti mammari, e non solo a quelli, a causa della contaminazione della protesi nel corso dell’intervento chirurgico. Facilmente diagnosticabile e poco aggressiva, nel 95% dei casi è sufficiente rimuovere la protesi e la capsula per risolverla. Sebbene rara, sono in corso studi da parte di tutte le organizzazioni sanitarie: per aggiornarsi è sufficiente aprire il sito del ministero della Sanità o della Food and Drug Administration (Fda) americana (3,4). Occorre quindi informare correttamente le pazienti e sapere che sono necessari controlli periodici, come per tutte le protesi che vengono utilizzate in chirurgia, per evitare rischi inutili. Paradossalmente un’anestesia generale ha un rischio di morte di una su 170.000 anestesie eseguite. Questo non per creare inutili allarmismi ma per essere consapevoli di quello che si sta facendo, come in tutti gli interventi chirurgici.
>
Lipofilling o protesi? Non è facile dare una risposta secca a questa domanda. Sicuramente, quando possibile, l’ideale sarebbe poter fare un aumento con solo tessuto autologo, cioè tessuto adiposo, in modo da eliminare le problematiche relative alle protesi mammarie. Purtroppo, raramente questo è possibile e una combinazione delle due procedure, ovvero protesi e tessuto adiposo, potrebbe essere nel futuro la soluzione ideale. Per esempio, è dell’anno scorso la pubblicazione sul Journal of Plastic, Reconstructive & Aesthetic Surgery (5) di uno studio comparativo tra correzione del seno tuberoso con fat grafting autologo e con protesi. È un lavoro prospettico condotto in modo appropriato con l’utilizzo del “Breast-Q” per valutare i risultati nei due diversi gruppi, ovvero pazienti con mammelle tuberose trattate con solo grasso in un gruppo e sole protesi nell’altro. I risultati, misurati in termini di soddisfazione delle pazienti, hanno dimostrato che la chirurgia protesica dà risultati più soddisfacenti per le pazienti sebbene siano accettabili anche quelli raggiunti con l’autotrapianto di grasso
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autologo. È però risultato evidente che nel gruppo in cui è stato utilizzato il lipofilling sono stati necessari più trattamenti per raggiungere il risultato. Purtroppo non tutte le pazienti hanno tessuto adiposo sufficiente per l’aumento o la correzione del seno con solo grasso.
rispetto alle protesi rotonde che hanno solo 6 differenti forme. Liana Zorzi Bibliografia
1. Nava MB, Catanuto G, Rocco N. A decision-making method for breast augmentation based on 25
years of practice. Arch Plast Surg. 2018 Mar;45(2):196-203. 2. Adams WP Jr, Culbertson EJ, Deva AK et al. Macrotextured Breast Implants with Defined Steps to Minimize Bacterial Contamination around the Device: Experience in 42,000 Implants. Plast Reconstr Surg. 2017 Sep;140(3):427-431.
3. http://www.salute.gov.it/ portale/temi/p2_6.jsp?lingua= italiano&id=4419&area=dispos itivi-medici&menu=vigilanza 4. https://www.fda.gov/MedicalDevices/ProductsandMedicalProcedures/ImplantsandProsthetics/BreastImplants/ default.htm 5. Brault N, Stivala A, Guillier
D, Moris V, Revol M, François C, Cristofari S. Correction of tuberous breast deformity: A retrospective study comparing lipofilling versus breast implant augmentation. J Plast Reconstr Aesthet Surg. 2017 May;70(5):585-595.
Come si valuta se il grasso della pazinete è sufficiente? Durante la visita è importante una valutazione della zona donatrice, ovvero addome, interno cosce, anche e girovita, in modo da aspirare una quantità di grasso omogenea anche da più distretti corporei. Il grasso così prelevato e filtrato viene iniettato sotto la cute del seno e più in profondità sotto il muscolo pettorale, attraverso microincisioni. Ovviamente, c’è un limite al volume di grasso iniettabile in una singola seduta per l’aumento del seno, perché non possiamo ancora prevedere con precisione quanto sarà il tessuto adiposo che andrà incontro a riassorbimento nell’immediato post operatorio. Proprio per rispondere a questi punti ancora poco chiari ho organizzato una Consensus Conference su questa tecnica. Dottor Nava, quali caratteristiche dovrebbe avere “il seno ideale”? “The perfect breast” è un interessante lavoro pubblicato dall’amico e collega Patrick Mallucci, italiano di nascita ma inglese di adozione, in cui spiega chiaramente come la forma sia quello che le donne chiedono. Nel 70% dei casi, infatti, è più la forma che il volume a portare le donne a richiedere la chirurgia del seno. Per questo motivo le protesi anatomiche, che offrono una scelta tra 15 differenti forme per un totale di circa 250 impianti, aiutano a realizzare nel modo migliore le richieste delle donne,
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Medicina estetica, complicanze in crescita: «aumento del 40%» Scarsa preparazione del medico, tardivo riconoscimento delle complicanze e utilizzo di farmaci e filler di bassa qualità sono i principali motivi dell’aumento delle complicanze registrate dal Servizio ambulatoriale di medicina estetica del Fatebenefratelli di Roma n
«L
a sicurezza è un fattore fondamentale per la medicina estetica, tanto più che noi trattiamo pazienti sani, che devono rimanere tali dopo il nostro intervento». Lo afferma, alla vigilia del 39° congresso nazionale della Società italiana di medicina estetica (Sime), il presidente Emanuele Bartoletti, direttore del Servizio ambulatoriale di medicina estetica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma. Tuttavia la sicurezza può diventare un problema: «purtroppo molti medici si sono buttati in questo campo senza una preparazione adeguata, solo perché la medicina estetica sembra non conoscere crisi ed è sempre molto richiesta dai pazienti. Si tratta a volte di medici con scarse prospettive lavorative, a volte di odontoiatri, che hanno aumentato l’offerta di trattamenti, spesso a prezzi troppo bassi per poter essere credibili» > Complicanza da filler
Dottor Bartoletti, l’impreparazione di certi operatori si riflette sulle complicanze? All’interno del Servizio ambulatoriale di medicina estetica del Fatebenefratelli abbiamo un servizio dedicato alle complicanze e nel giro di un paio d’anni abbiamo visto aumentare del 30-40% il numero dei pazienti che si presentano con problemi derivanti dai trattamenti effettuati. In molti casi vengono da noi perché ormai siamo diventati un centro di rifermento, ma certamente c’è anche una percentuale maggiore di eventi indesiderati rispetto a quello che si riscontrava solo poco tempo fa. È un momento piuttosto complicato. Bisogna prendere
atto della situazione e cercare di convincere i colleghi che vogliono occuparsi di medicina estetica ad affrontare un percorso serio e specifico di formazione. Nello stesso tempo dobbiamo sensibilizzare i pazienti, affinché scelgano soltanto dei medici che abbiano fatto un percorso formativo dedicato e abbiano quindi una preparazione adeguata. Come può prepararsi chi intende specializzarsi in questo settore? Le Sime gestisce un corso quadriennale di medicina estetica, che è quello della fondazione Fatebenefratelli, e a Milano c’è un’altra scuola quadriennale, organizzata da
Agorà, con cui condividiamo la maggior parte del programma didattico. Esistono poi diversi master universitari, di validità molto diversa tra loro: alcuni sono gestiti da direttori di cattedre di chirurgia plastica e dermatologia (specialità che condividono l’utilizzo di alcune metodiche con la medicina estetica), altri no, in certi casi sono addirittura tenuti in università che non hanno neppure la facoltà di medicina o, peggio ancora, telematiche. I master possono essere un grosso business e i medici che vogliono prepararsi in medicina estetica dovrebbero scegliere quelli che, già sulla carta, si presentano come più completi rispetto ad altri che sono inve-
ce soltanto operazioni di marketing delle università. E cosa possono fare i pazienti? Un’ottima opzione è consultare l’elenco dei soci della Sime, pubblicati e liberamente consultabili: nella nostra società scientifica possono essere soci ordinari solo i medici che hanno un percorso formativo adeguato, master o scuola quadriennale, e già questo fatto dà un’idea del livello di preparazione del medico. Inoltre, in alcune città come Roma, Milano e Napoli, all’interno degli albi degli ordini provinciali dei medici, esistono registri di Medicina Estetica, i cui iscritti hanno una preparazione cer-
l’eleganza al centro del congresso sime Il tema centrale del Congresso nazionale Sime 2018 è l’eleganza: in altri ambiti medici potrebbe sembrare bizzarro ma in questa specialità è perfettamente naturale e la tematica può essere declinata in molti modi. Come afferma il presidente Emanuele Bartoletti, «l’eleganza non riguarda soltanto i risultati dei trattamenti estetici, ma è connaturata alla manualità del medico estetico, alla sua preparazione e alla comprensione di ciò che è più adatto a ciascun paziente attraverso uno studio diagnostico approfondito,
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un rapporto e un dialogo costruttivo». Ma come ogni anno gli argomenti affrontati durante l’evento, in svolgimento a Roma dal 18 al 20 maggio, presso il Centro Congressi Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotels & Resorts, sono numerosi e coprono le principali aree d’interesse della medicina estetica. «Ancora più del solito – spiega Bartoletti – quest’anno ci si focalizzerà sui trattamenti del grasso corporeo, con la proposta di un nuovo sistema che sfrutta le microonde per la riduzione del tessuto adiposo. Si farà poi il punto sull’uti-
lizzo del farmaco a base di acido desossicolico che è stato presentato un anno fa ed è particolarmente indicato per il trattamento del tessuto adiposo sotto il mento». Infine il presidente Sime segnala l’ormai tradizionale appuntamento con il professor Andrea Sbarbati dell’Università di Verona, che aggiornerà i partecipanti sui nuovi studi del suo gruppo di ricerca sulla cellulite, patologia da sempre al centro della medicina estetica. Per informazioni: www.lamedicinaestetica.it
tificata. Mentre in altre, come Palermo e Messina, esiste già la regolamentazione per l’istituzione di tali registri. Cosa ci può dire riguardo alla gestione delle complicanze? La bravura del medico estetico non consiste nel fare bene le labbra o gli zigomi, ma nel saper conoscere, riconoscere e prevenire le complicanze. Il problema vero sono complicanze misconosciute. Come in tutti i trattamenti medici, le complicanze sono sempre dietro l’angolo e se non si conoscono è difficile prevederle e prevenirle. E spesso ci si accorge delle complicanze troppo tardi; se fossero intercettate per tempo, sarebbero molto più semplici da trattare, mentre se si arriva troppo tardi possono anche dare esiti permanenti. La tempestività e la conoscenza di come gestirle sono entrambi elementi essenziali. Quali problemi di sicurezza sono legati ai filler? Fermo restando che i filler purtroppo si possono comprare anche via Internet e ci sono pazienti che addirittura se li iniettano da soli, c’è da segnalare un mercato parallelo a cui attingono anche certi medici poco seri. Filler, ma anche farmaci come tossine botuliniche, vengono importati dalla Cina o da altri Paesi
Emanuele Bartoletti
e costano pochissimo. Ma un filler è il risultato di processi di purificazione: se una fiala di acido ialuronico costa 20 o 30 euro c’è qualcosa che non va e probabilmente nei processi produttivi non è stato ben ripulito dall’agente crosslinkante che serve a rendere l’effetto più duraturo. Questo agente stabilizzante, o molte altre impurità, possono dare problemi se presenti in percentuali eccessive e se non sono stati rimossi in un processo di produzione adeguato. Questi prodotti di scarsa qualità possono produrre reazioni allergiche; a volte non vengono ben sterilizzati e possono anche dare infezioni. I medici devono stare molto attenti ai prodotti che usano e i pazienti a quello che viene loro iniettato. In generale, prezzi troppo bassi sono una spia di materiali scadenti. È importante che il paziente pretenda sempre dal medico un’etichetta del prodotto utilizzato; un medico corretto lo rilascia sempre e se non lo fa il paziente deve insistere. Uno dei grossi problemi che affrontiamo in ospedale è che troppo spesso il paziente arriva senza avere idea di cosa gli è stato iniettato; tra l’altro noi informiamo il ministero della Salute riguardo a tutte le complicanze che osserviamo da medical device, ma in certi casi non possiamo perché non sappiamo di quale prodotto si tratta. Oltre alla scelta di prodotti validi, in quale altro modo si possono prevenire le complicanze? È fondamentale che ogni trattamento di medicina estetica sia preceduto da una fase diagnostica. Coloro che si limitano ai trattamenti con filler e tossina botulinica non fanno medicina estetica nel vero senso della parola. Quest’ultima implica un approccio complessivo: inizia con una diagnosi e prevede che il paziente venga accompagnato lungo tutto il percorso di trattamenti. Renato Torlaschi
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MesoRhinoFiller: un approccio non chirurgico Al PROFILO del viso In alternativa a interventi chirurgici di rinoplastica, si può optare per una profiloplastica, metodica minimamente invasiva che prevede l’utilizzo di filler a base di acido ialuronico per il migliorare l’armonia del profilo n
P
er Francesco Romeo, medico chirurgo specialista in chirurgia generale, chirurgia estetica e medicina estetica, la profiloplastica non chirurgica con l’utilizzo dell’acido ialuronico come filler rappresenta un elemento imprescindibile nel bagaglio culturale di un professionista aggiornato. È sempre necessario improntare il trattamento facendo riferimento solo ai principi dell’armonia relativa e mai assoluta perché si finirebbe con il creare artefatti disarmonici nelle proporzioni. Tale presupposto è l’elemento base sul quale occorre lavorare e, passo dopo passo, possibilmente in un’unica seduta, si deve raggiungere la nuova armonizzazione del profilo. Per l’esperto, il trattamento contestuale di più parti contemporaneamente, laddove necessario, è sicuramente auspicabile perché porta a risultati inaspettati. L’approccio su tutto l’ambito del profilo dovrebbe essere la norma per poter ottenere risultati tangibilmente soddisfacenti. Ne abbiamo parlato con Francesco Romeo, che ci ha illustrato la tecnica del MesoRhinoFiller, metodica che ha utilizzato con risultati soddisfacenti da più di due anni, in oltre duecento casi.
Dottor Romeo, come si ottiene l’armonizzazione del profilo del viso? L’armonizzazione del profilo del viso rispetta dei canoni estetici ben precisi, teorici, talvolta difficilmente raggiungibili appieno ma spesso significativamente migliorabili. Esistono sostanzialmente tre grandi strade percorribili: la strada chirurgica maxillo-facciale, che ha fatto nell’era moderna passi in avanti giganteschi, la chirurgia plastica estetica e la medicina estetica che, con l’ausilio di materiali e tecnologie sempre più sicure e performanti, permettono di raggiungere risul-
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tati molto soddisfacenti, anche entusiasmanti. Ovviamente c’è una notevole differenza tra i diversi approcci: nel caso delle chirurgie maxillo-facciale e plasticaestetica è mirato agli aspetti strutturali, osseo e articolari; nel caso della medicina estetica, l’approccio riguarda solo i tessuti molli ed è sostanzialmente rivolto al solo apparire. Sostanzialmente le modificazioni strutturali sono richieste e più indicate nei giovani e nei giovani adulti; viceversa, ci si rivolge al medico chirurgo plastico-estetico a tutte le età e con le più disparate motivazioni.
> Immagine pre e post trattamento
Su quali punti del viso si agisce per ottenere un miglioramento del profilo? Il profilo si divide in tre terzi, per cui si punta all’armonizzazione della convessità frontale per il terzo superiore, al riequilibrio di quattro punti chiave del profilo nasale (punto A: angolo naso-frontale; punto D: il dorso nasale; punto P: la punta nasale; punto C, l’angolo columellare) per la riarmonizzazione del terzo medio, al miglioramento dei volumi e della proiezione delle labbra e del mento per il miglioramento dell’armonia del terzo inferiore del viso.
Quali sono i criteri di esclusione di tale trattamento? Pochissimi sono i casi da escludere, nella mia esperienza circa il 5%, sostanzialmente per problematiche legate all’indispensabile riduzione di volume e di correzione, magari di un’importante gibbosità. A tale proposito è bene puntualizzare che essendo il MesoRhinoFiller una tecnica con la quale si può soltanto riempire, in caso di gibbosità marcata bisogna trovare un corretto equilibrio tra l’angolo naso frontale, la punta nasale e il gibbo stesso. Bisogna
essere dotati di buon senso, anche artistico e creare una giusta proporzione tra i 4 punti chiave onde evitare di sbilanciare il profilo nasale. Oltre ai motivi classici che controindicano l’utilizzo dell’acido ialuronico sul viso e quindi anche sul naso, altri criteri di esclusione possono essere legati all’eccessiva porosità cutanea, talvolta evidente sulla punta del naso. Se la texture della cute del naso dovesse rappresentare una limitazione può preliminarmente essere migliorata con tecnologie appropriate come il laser CO2 frazionale.
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Quali manovre di sicurezza vengono effettuate durante il trattamento? L’elemento chiave essenziale da dover rispettare è l’impianto esclusivamente nel mesoderma: questo livello di impianto rappresenta il punto cruciale per la sicurezza della tecnica. Il rischio vascolare è il vero nemico del rinofiller in quanto possono crearsi danni vascolari con eziologia e prognosi diversa: il danno arterioso, più grave, ad insorgenza precoce e con esiti necrotici; il danno venoso, meno grave, tardivo e con problematiche transitorie che, se adeguatamente trattate, possono risolversi con la completa restitutio ad integrum. Sappiamo che l’impianto per essere sicuro deve essere eseguito o su un piano estremamente superficiale (come è appunto il mesoderma) o su un piano profondo, sovraperiosteo, utilizzando la microcannula come strumento per effettuarlo. La mia esperienza con il MesoRhinoFiller mi ha portato a standardizzare questa tecnica che eseguo ormai da più di due anni con grande soddisfazione e in estrema sicurezza. Ognuno dei 4 key point ha delle regole precise di tecnica di impianto e di manovre di sicurezza, che peraltro variano se si tratta di un >
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mesorhinofiller: i QUATTRO PUNTI CHIAVE per l’armonizzazione del profilo Il MesoRhinoFiller è una metodica pensata e standardizzata da Francesco Romeo, che utilizza ormai da più di due anni con estrema soddisfazione. Il dottor Romeo ha avuto modo di adottarla in oltre duecento casi sempre basandosi sugli stessi principi. Il presupposto è che venga fatta una selezione accurata dei casi con la consapevolezza di avere il solo strumento del riempire, utilizzando l’acido ialu-
> impianto primario o un tratta-
mento secondario a una precedente chirurgia nasale estetica o a un pregresso trauma.
ronico come filler. L’osservazione preliminare è molto importante insieme al confronto con il/la paziente e alla valutazione clinica. Una volta chiariti i motivi della richiesta di miglioramento ed escluse le necessità chirurgiche, si osservano i quattro punti chiave del profilo ovvero: > punto A: angolo naso-frontale; > punto D: il dorso nasale;
Il mesoderma è dotato di una ricchissima vascolarizzazione, chiaramente random: l’impianto a questo livello,
> punto P: la punta nasale; > punto C, l’angolo columellare.
Si procede a impiantare acido ialuronico in minime quantità, rigorosamente nel mesoderma, esclusivamente con aghi molto sottili (30-31 e 32 G) e molto corti (4 e 2,5 mm). Ciò permette di essere efficaci e di non incorrere in problematiche, sempre con il principio del “bit by bit”. L. R.
o meglio il microimpianto perché si tratta di microdosi, induce inevitabilmente una sofferenza ischemica,
rapidissima nell’insorgere e altrettanto rapida nel risolversi spontaneamente perché la capacità compensatoria del
reticolo vascolare superficiale è tale da rendere questo recupero istantaneo e sicuro. Su questa ovvia osservazione è basato il principio di sicurezza del MesoRhinoFiller: a testimoniare ciò c’è l’assoluta assenza di complicanze, anche minori, negli oltre duecento casi eseguiti. Esiste uno standard di profilo ideale da assumere come riferimento per il miglioramento del profilo del paziente? Si conviene che l’angolo tra la glabella, l’angolo columellare e la proiezionie cutanea del pogonion debba essere incluso tra 165 e 175 gradi, per essere gradevolmente armonico, quella che si definisce la I classe odontoiatrica ortognatica; a meno di 165°
la cosiddetta II classe; oltre i 175° si configura la III classe. Molti sono gli elementi da valutare ai fini correttivi e compensatori, molto in tal senso fa il senso estetico dell’operatore e poi tanti altri elementi tra cui la possibilità di fotografare il/la paziente di profilo, su sfondo nero che evita le ombre e con il piano di Francoforte parallelo al piano di appoggio dei piedi. Lo studio preliminare è alla base della buona riuscita del trattamento. Tutti i criteri di sicurezza devono essere ben noti ed eseguiti. Lara Romanelli
Scoperto un nuovo gene responsabile dell’invecchiamento Una ricerca condotta da un team internazionale, a cui hanno preso parte anche l’Università degli studi di Roma Tor Vergata tramite una collaborazione con il Danish Cancer Society Research Center di Copenhagen, ha portato allo scoperta di un altro gene responsabile dell’invecchiamento. I risultati della ricerca, coordinata dal dottor Giuseppe Filomeni, sono stati pubblicati sulla rivista PNAS, organo ufficiale della dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti d’America (Rizza S. et al. S-nitrosylation drives cell senescence and aging in mammals by controlling mitochondrial dynamics and mitophagy. Proc Natl Acad Sci USA. 2018 Mar 26). L’invecchiamento viene spesso descritto con la “teoria dei radicali liberi dell’ossigeno”. Si tratterebbe di elementi tossici e altamente reattivi, prodotti durante la respirazione mitocondriale delle cellule. Tali radicali liberi, e tutte le specie reattive dell’ossigeno (ROS), sono in grado di danneggiare sia gli organelli che li producono, i mitocondri, sia compromettere la struttura e la funzione di tutte le componenti cellulari, tra cui anche il Dna. Secondo questa teoria, i ROS costituiscono la fonte primaria dei processi che portano al deterioramento cellulare, contribuendo all’invecchiamento. La ricerca ha rivelato il ruolo della proteina S-nitrosoglutatione reduttasi (GNSOR) nel processo. Tra i geni che si disattivano con l’avanzare degli anni c’è quello classificato come ADH5, responsabile della produzione di GSNOR. Questo enzima si occupa di solito di “ripulire” l’ossido nitrico, molecola che altrimenti modificherebbe funzioni e caratteristiche delle proteine a cui si lega. Con l’età la produzione di GSNOR diminuisce e l’ossido nitrico può operare indisturbato, producendo proteine nitrosilate – cioè da lui modificate – che si accumulano divenendo sempre più faticose da smaltire. La sperimentazione su cavie animali ha mostrato segni di invecchiamento precoce una volta che veniva loro interrotta la produzione di GSNOR. Il dato più interessante che i ricercatori hanno portato alla luce è che non solo la produzione di GSNOR cessa anche negli esseri umani, ma che gli ultracentenari hanno livelli di enzima paragonabili a individui di giovane età. Questo importante principio apre due ulteriori strade per la ricerca: capire il motivo per cui il gene ADH5 (che produce GSNOR) smette di funzionare e trovare dei composti simili che possano sostituirlo. Tali scoperte porterebbero a sbocchi sanitari importanti sulla qualità della vita degli anziani, arrivando a rallentarne l’invecchiamento e a diminuire l’insorgenza di patologie come il cancro. Rachele Villa
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Regione temporale e frontale: botulino o acido ialuronico? Il botulino trova impiego nel terzo superiore e medio del viso per minimizzare i segni dell’invecchiamento, mentre l’acido ialuronico viene spesso utilizzato per rifinire e riempire o come completamento del trattamento con botulino n
Massimo Signorini
L’
approvazione dell’Agenzia italiana del farmaco per l’estensione dell’uso del botulino dalla zona glabellare a quella perioculare è relativamente recente, ma i risultati nel trattamento delle rughe cantali laterali ne hanno fatto, in pochi anni, il primo iniettabile per fini estetici al mondo. Inoltre, i risultati estetici nel trattamento anche degli inestetismi delle tempie, in associazione all’acido ialuronico, dipendono da diversi fattori, tra cui una profonda conoscenza anatomica della regione e una consecutio precisa dei trattamenti. «La tossina botulinica è un farmaco costantemente monitorato e al centro di numerosi studi – dice Massimo Signorini, presidente dell’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino (Aiteb) –. Per questo, in mani esperte, è un trattamento sicuro sia per la correzione di imperfezioni estetiche congenite, sia per difetti dell’invecchiamento».
Dottor Signorini, parliamo del terzo medio del volto. Quando non è indicato il botulino? Ogni segmento del volto trova giovamento dal botulino, ma anche dall’acido ialuronico. Sebbene l’acido ialuronico venga spesso utilizzato a scopo di rifinitura e riempimento, il terzo superiore e medio è invece “territorio” del botulino per la cura e prevenzione dei segni dell’invecchiamento. Con qualche attenzione, però: per esempio, quando le rughe glabellari sono profonde e scolpite, la terapia con botulino aiuta a risolvere il problema mentre l’acido ialuronico rifinisce e riempie. Iniettando il botulino sulle rughe frontali, invece, si può ottenere sì l’effetto di azzerare le rughe ma indebolendo i muscoli della fronte. Questo potrebbe far perdere il sostegno delle arcate sopraccigliari che tenderanno a calare verso il basso. Pertanto, il botulino, anche ad alti dosaggi, può essere una soluzione per le rughe frontali in un paziente con arcata sopraccigliare alta; al contrario, in un paziente con arcata sopraccigliare bassa, meno si trattano le rughe frontali con botulino, meno il paziente si troverà con un’alterazione dello sguardo. In questo caso, però, il medico estetico può trattare le rughe frontali con l’acido ialuronico, anche se le difficoltà tecniche non devono essere sottovalutate e quindi va eseguito solo da mani esperte.
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E la zona temporale? È una zona in cui si formano rughe e, con l’invecchiamento, si può presentare anche una perdita di volume nella fossa temporale. Mentre il botulino si usa per curare le rughe generate dalla porzione esterna del muscolo orbicolare, per lo svuotamento della porzione lateralmente all’orbita, che conferisce all’individuo un aspetto scheletrizzato, si utilizza l’acido ialuronico. Quando gli inestetismi presenti a lato dell’occhio, dovuti a eccesso di contrazione muscolare (rughe) e lo svuotamento della tempia (tempia concava) si presentano insieme, il trattamento è combinato botulino/acido ialuronico.
> Rughe glabellari e frontali. Immagine pre e post trattamento con botulino
del muscolo in cui si desidera che abbia il suo effetto e non in altre aeree. Se la sequenza venisse invertita, la digitopressione effettuata per il modellamento dell’acido ialuronico contribuirebbe a disperdere il farmaco nei tessuti adiacenti. Tempi diversi e piani di infiltrazione diversi? In realtà l’acido ialuronico si può iniettare nei piani profondi, intermedi e superficiali, a
seconda del difetto da correggere. Dove iniettare l’acido ialuronico dipende quindi dalla zona e dal difetto. Per il terzo medio, va tenuta in considerazione la complessità dell’anatomia della regione temporale perché, a seconda del piano di infiltrazione, il materiale può andare a incontrare strutture anatomiche importanti. Dove iniettare quindi? Nello strato superiore del der-
ma si trovano arterie e vene di grande criticità, mentre nello strato intermedio c’è il muscolo; qui il rischio è minore ma serve più materiale, mentre infiltrare negli strati più profondi, cioè sotto il muscolo a ridosso dell’osso, è ancora meno a rischio ma richiede molto più materiale per raggiungere la correzione desiderata, e questo contribuisce ad aumentare il costo del trattamento per il paziente. La soluzione
è inserire l’ago al di sotto del gradino che si forma chiedendo al paziente di digrignare i denti, in una zona franca che si trova immediatamente al di sotto della cresta temporale, profondamente alla fascia del muscolo temporale, che permette al materiale di scivolare verso il basso, al di sotto della fascia muscolare che ricopre il muscolo temporale, e distribuirsi in modo fisiologico. Liana Zorzi
Botulino e acido ialuronico in monoterapia? La consecutio deve essere molto precisa. Quando il medico ritiene di dover utilizzare nella stessa seduta e nella stessa zona, sia il materiale di riempimento sia il farmaco, prima si esegue il riempimento e poi il botulino. Questo perché, quando si inietta l’acido ialuronico si esegue il “modellamento” del materiale con le dita; quest’azione va preferibilmente eseguita a ridosso del trattamento, prima che l’acido ialuronico si integri ai tessuti e diventi difficile distenderlo, evitando la formazione di ponfi. Iniettare il botulino significa iniettare un farmaco potentissimo e ad altissima precisione che va ad agire sulla porzione
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iperpigmentazioni cutanee: IL giusto mix di principi attivi Per depigmentare la pelle senza aggredirla e ottenere risultati soddisfacenti e stabili nel tempo bisogna intervenire utilizzando principi attivi mirati, senza sottoporre la cute a cocktail incongrui e con tempi di posa interminabili n
I
l trattamento delle iperpigmentazioni è di frequente richiesta nello studio del medico estetico. Spesso si fa ricorso a mix di principi attivi, con protocolli penalizzanti per i pazienti e con tempi di applicazione lunghi e indaginosi. Oggi tuttavia la profonda conoscenza dei meccanismi di melanogenesi, dei fattori di rischio causa delle iperpigmentazioni così come dei principi attivi depigmentanti e di come combinarli fra loro, permette di
Dottoressa Messina, le cause delle discromie cutanee sono molteplici e anche le differenze tra i vari tipi di cute. Come è possibile intervenire in modo mirato? Indipendentemente dal colore della pelle, sempre più persone sono interessate dal
formulare presidi ambulatoriali e domiciliari che, agendo in sinergia, intervengono nei vari passaggi della melanogenesi stessa, prevenendo, intercettando ed eliminando cause ed effetti antiestetici delle pigmentazioni. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Paola Maria Messina, esperta in Medicina Estetica e Direttore del Corso Biennale Post Universitario di Medicina Estetica (www.corsomedicinaestetica.it).
problema dell’iperpigmentazione. In Europa, il 20% delle donne con più di 25 anni soffre di iperpigmentazione. Problema che aumenta notevolmente con l’età. Dopo 40 anni ne soffre 1 donna su 3, il 90% della popolazione femminile invece dai 50 anni
in poi. L’iperpigmentazione cutanea è dovuta a una produzione incontrollata di melanina, pigmento responsabile del colore della pelle. Ci sono molti fattori che influenzano il suo aspetto: possono essere genetici o ormonali; essere dovuti al naturale processo
di invecchiamento o causati dall’uso di alcuni farmaci o contraccettivi o persino dal tabacco. Tuttavia, in molti casi, le iperpigmentazioni sono la conseguenza di un eccessivo accumulo di radiazioni solari, più di quanto la pelle possa tollerare. Lentigo senili, lentigo solari, melasmi noti anche come cloasmi o “maschera della gravi-
danza”, lentiggini ed efelidi sono alcune delle più comuni iperpigmentazioni cutanee. Essendo le cause molteplici ed essendo di vari tipi, gli spot sono i più difficili da trattare. Prima di procedere con la rimozione di qualsiasi macchia, è essenziale una diagnosi differenziale. Solo uno specialista può stabilire e determinare il tipo di iperpig-
Paola Maria Messina
mentazione e la sua posizione (epidermica, dermica o mista) e considerare, a seconda del fototipo del paziente e dell’area del corpo interessato, il trattamento più appropriato. Quindi sì, si può e si deve intervenire in maniera mirata per avere risultati ottimali senza sottoporre la cute a cocktail incongrui di principi attivi con tempi di posa interminabili. >
IPERPIGMENTAZIONI DEL CONTORNO OCCHI Per il trattamento di questa zona delicata possono essere applicati i seguenti pricipi attivi: Acido Lattobionico, Acido Mandelico, Acido Salicilico, Vitamina A, Artemia Extract, Phytic Acid, Arnica Montana Extract, Cupressus S., altri.
> Lentigo solari: immagini pre e post trattamento. La paziente è stata trattata con un peeling in due step. Active Ingredients Step 1: Azelaic Acid, Tranexamic Acid, Sodium Hyaluronate, Phenylethyl Resorcinol. Active Ingredients Step 2: Pyruvic Acid, Salicylic Acid, Sodium Hyaluronate
> Immagine pre e post trattamento. Paziente fototipo 2
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L’Agenzia italiana del farmaco rettifica l’impiego della tossina botulinica in odontoiatria In ragione della confusione relativa all’utilizzo di prodotti a base di tossina botulinica in odontoiatria, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha accolto la richiesta di rettifica della Nota AIFA/AAM/P/12916 relativa alla facoltà di impiego delle specialità medicinali a base di Tossina Botulinica Azzalure, Bocouture e Vistabex da parte dell’odontoiatria, fornendo indicazioni specifiche sui limiti di impiego delle specialità medicinali a base di tossina botulinica autorizzate a finalità medico estetica da parte degli odontoiatri. La richiesta di chiarimento era stata inoltrata dal Collegio delle Società Scientifiche di Medicina Estetica (Agorà, Sies, Sime) unitamente alle Società Scientifiche aderenti all’iniziativa legale intrapresa (Aicpe, Aiteb, Sicpre). La nota Aifa Dalla nota si evince che «in conformità al parere del Consiglio Superiore di Sanità del 15.07.2014, l’odontoiatra può effettuare “terapie con finalità estetica, solo dove queste siano destinate, ai sensi della legge 24 luglio 1985, n. 409, alla > Quali mix di principi atti-
vi è possibile utilizzare nel trattamento delle iperpigmentazioni più comuni? Le caratteristiche della pelle variano da un’area all’altra, così come da un gruppo etnico all’altro. Queste particolarità condizionano l’uso di determinati principi attivi in determinate concentrazioni, tutte sostanze note per ogni step della melanogenesi. Per questo motivo è utile proporre trattamenti adeguati alle esigenze di ogni paziente in base al fototipo della pelle e alla parte del corpo da trattare. Un trattamento efficace si propone di utilizzare una combinazione di principi attivi che agiscono su tutte le fasi del processo di iperpigmentazione, e devono avere sia un’azione correttiva e regolatrice, eliminando le macchie esistenti, prevenendo la loro ricomparsa e riducendo considerevolmente il rischio di formazione di nuove macchie. Devono inoltre essere trattamenti sicuri, con un alto livello di tolleranza e che riducano al minimo il rischio di effetti avversi o post-infiammatori, riducendo così al minimo il cosiddetto rebound effect. Nel caso di trattamenti di iperpigmentazioni del corpo con peeling su aree molto estese, possono esistere problemi di tossicità? Possono esserci problemi di tossicità legati all’estensione dell’area in base al principio attivo utilizzato. Ma non è l’unico parametro da considerare nei trattamenti depigmentanti rivolti alle aree del corpo. Dobbiamo anche considerare che in
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terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti e solo ove contemplate in un protocollo di cura odontoiatrico ampio e completo proposto al paziente, tale da rendere la cura estetica “correlata” e non esclusiva, all’intero iter terapeutico odontoiatrico proposto al paziente medesimo, e comunque limitatamente alla zona labiale. Le terapie attuate non potranno, tuttavia, essere eseguite con l’impiego di dispositivi medici e farmaci immessi in commercio per finalità terapeutiche diverse dalla cura di zone anatomiche che sfuggano alle previsioni dell’art 2 della legge 409/85. Al riguardo si rappresenta che le indicazioni terapeutiche dei prodotti a base di tossina botulinica a uso estetico (Azzalure, Bocouture, Vistabex) sono invece limitate al terzo superiore del volto». Aifa, in una nota ufficiale, ha inserito i principi sanciti dal parere del Consiglio Superiore di Sanità del 15.07.2014 che limita e precisa le attività di medicina estetica da parte dell’odontoiatria: 1) limitatamente all’area anatomica di competenza odontoiatrica (confine labiale come sancito dal parere Css); 2)
per trattamenti esclusivamente correlati alle cure odontoiatriche in un protocollo ampio e completo tale da rendere la cura estetica correlata e non esclusiva; 3) mediante impiego di device e farmaci immessi in commercio per il trattamento dell’area anatomica odontoiatrica. «Abbiamo diffuso questa comunicazione per rispondere ai tanti medici e odontoiatri che si sono rivolti a noi per chiedere un chiarimento formale in merito alla liceità di impiego da parte della tossina botulinica in ambito estetico dell’odontoiatra, in ragione della confusione generata da corsi di formazione specifica che quindi auspichiamo vengano adeguati alla luce dell’ulteriore conferma formale da parte di un organo istituzionale, da quanto indicato dal Consiglio Superiore di Sanità già dal 2015 e da noi sempre sostenuto. Divulghiamo anche ai pazienti questa chiara nota Aifa, viste le numerose richieste di chiarimento che si erano generate a seguito della diffusione da parte dell’ambito odontoiatrico della nota ora, finalmente, rettificata» ha precisato Alberto Massirone, presidente di Agorà. Rachele Villa
zone diverse dal viso i tempi di recupero sono più lenti, e quindi devono essere più distanziati fra loro i cicli di trattamento. Nel trattamento di zone intime, come anche cavo ascellare e inguine, quali precauzioni occorre adottare e quali principi attivi è meglio evitare? Non ci sono principi attivi da evitare, ci sono principi attivi utili a risolvere il problema specifico che, come nel resto del corpo, deve essere diagnosticato e bisogna comunque utilizzare sostanze a bassa concentrazione e tempi di posa rapidi in considerazione della delicatezza della zona trattata: cute sottile, zone sottoposte a frizione e/o macerazione dei tessuti ecc. In generale, sono necessari trattamenti pre-peeling e terapie domiciliari posttrattamento? I trattamenti prepeeling sono sempre necessari, non solo per peeling depigmentanti. Il vantaggio è quello di avere uno strato corneo omogeneo e un pH uniforme. Lo scopo è quello di avere uniformità di penetrazione dei principi attivi del peeling. Le terapie domiciliari, nel caso di peeling depigmentanti, devono essere formulate con principi attivi che agiscono in sinergia per garantire effetti terapeutici che ottimizzano il risultato ottenuto stabilizzandolo e che riducono nello stesso tempo il rischio di recidive. Indispensabile inoltre inserire nel protocollo domiciliare una protezione solare e un valido prodotto idratante. Rachele Villa
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carbossiterapia, massaggi e taping: approccio combinato anti-cellulite L’infusione sottocutanea di anidride carbonica nelle aree affette da cellulite favorisce la circolazione sanguigna, l’ossigenazione dei tessuti e il drenaggio linfatico. E i risultati sono potenziati se al trattamento si abbinano massaggi linfodrenanti e taping elastico n
L
a carbossiterapia è una terapia in grado di trattare e curare molte patologie e inestetismi. Esiste da molti anni ma solo negli ultimi tempi sta trovando la sua giusta collocazione: è infatti nata in Francia come tecnica di terapia nell’ambito della medicina termale e viene praticata dal 1932 presso le terme di Royat a Clermont-Ferrand. Il termine “carbossiterapia” è stato invece introdotto in Italia, da Luigi Parassoni nel 1995, in occasione del XVI congresso nazionale di medicina estetica della Società italiana di medicina estetica (Sime); prima di tale data si parlava di terapia mediante anidride carbonica per via transcutanea e per via sottocutanea. Nel tempo sono stati effettuati numerosi studi che hanno contribuito più di altri a dare autorevolezza scientifica a tale metodica. Tra i ricercatori che hanno investigato l’efficacia della carbossiterapia c’è Enrico Guarino, medico chirurgo specializzato in chirurgia toracica e in proctologia, che vanta una formazione accademica e professionale mirata nell’ambito della medicina estetica.
Dottor Guarino, su quali principi agisce la carbossiterapia? Lo scopo principale della carbossiterapia è quello di riabilitare la microcircolazione. Per tale ragione è importante il tempo di esposizione del microcircolo all’anidride carbonica: più è prolungato e maggiore è l’effetto riabilitante a livello di arteriole e di metarteriole, con un miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti. Gli effetti dell’anidride carbonica somministrata per via sottocutanea o per via transcutanea sarebbero da relazionare a svariati meccanismi molecolari: un aumento della sfigmicità arteriolare e metar-
teriolare con il rilassamento degli sfinteri precapillari; l’amplificazione degli effetti Bohr e Haldane; la stimolazione di pressocettori sottocutanei (corpuscoli del Golgi e del Pacini), che favoriscono la liberazione distrettuale di catecolamine, e infine la stimolazione di una reazione fibrotica (collagene di tipo I). Dei meccanismi molecolari determinati dalla carbossiterapia, quello meno nobile è quello che si realizza iniettando a livello sottocutaneo anidride carbonica a flusso elevato per scollare i tessuti e stimolare così una reazione fibrotica riparativa. Tuttavia, a volte, anche tale meccanismo d’azione può tornare utile
per migliorare le lassità delle radici degli arti superiori (le cosiddette ali di pipistrello) e le lassità dell’addome. Quali sono i campi di applicazione della carbossiterapia? La carbossiterapia, praticata con apparecchiature e metodologie adeguate, ha un campo di utilizzo molto ampio: è indicata per riabilitare la microcircolazione in situazioni cliniche di insufficienza venosa cronica, linfedemi, ulcere arteriose (diabete mellito, malattia di Buerger), ulcere venose, cellulite; è utile per realizzare effetti lipolitici in situazioni cliniche di eccessi adiposi (adiposità localizzata) e per trattare la psoriasi quando è caratterizzata a livello ipodermico da microangiopatia. E ancora, è impiegata per il trattamento della disfunzione erettile, per migliorare le capacità cognitive, le reumoartropatie e, infine, per combattere l’invecchiamento cutaneo. Come viene utilizzata per trattare la cellulite? La cellulite, che scientificamente prende il nome di Pefs (panniculopatia edemato-fibro sclerotica), è una malattia caratterizzata da un aumento del numero e delle dimensioni delle cellule adipose nel tessuto sottocutaneo, associato a un ridotto tono della
trattamento combinato della cellulite: RIDUCE il dolore e MIGLIORA l’esito clinico Uno studio condotto da un team coordinato dal dottor Guarino ha dimostrato l’efficacia di un approccio combinato della cellulite che prevede l’impiego di carbossiterapia, massaggio linfodrenante e linfotaping. «I pazienti che hanno aderito allo studio – ha spiegato Enrico Guarino – sono stati sottoposti a un trattamento con carbossiterapia alternata a un massaggio linfodrenan-
muscolatura sottostante, che risulta anche poco vascolarizzata. La cellulite non deve essere confusa con le adiposità localizzate, cioè i cuscinetti adiposi in eccesso, che disturbano l’armonia dei contorni del corpo. Questi, tuttavia, favoriscono lo sviluppo della cellulite stessa ostacolando l’ossigenazione dello strato adiposo superficiale e danneggiando il corretto metabolismo della cellula adiposa. Inoltre, se presenti da molto tempo, i cuscinetti adiposi possono causare un’alterazione del sistema connettivale di sostegno con disfunzione del sistema linfatico e venoso. La carbossiterapia è in grado di curare la cellulite favorendo la circolazione sanguigna, quindi l’ossigenazione dei tessuti, e migliorando il drenaggio linfatico. Inoltre, con alti flussi di gas, si determina la rottura dei tralci fibrosi presenti nei gradi avanzati di cellulite. Quali risultati offre questo trattamento a chi soffre di cellulite? La carbossiterapia, oltre a determinare un deciso miglioramento estetico della cellulite, con pelle più liscia ed elastica, produce un netto miglioramento clinico, con la scomparsa di tutti quei sintomi connessi alla malattia stessa. Le pazienti vanno incontro
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Enrico Guarino
te per quattro settimane; al termine di ogni procedura, sono stati posizionati i cerotti del taping e tenuti in sede per un periodo di tre giorni. I risultati sono stati molto incoraggianti con soddisfazione totale delle nostre pazienti, che hanno riportato un miglioramento sia della sintomatologia che dell’aspetto estetico già solo dopo due settimane di trattamento».
a una riduzione della sintomatologia dolorosa, senso di peso, gonfiore e stanchezza alle gambe. Come avviene il trattamento e quali sono i sono i costi per la paziente? Il trattamento prevede l’infusione sottocutanea, con aghi di piccolo diametro, dell’anidride carbonica nelle aree affette dalla patologia. Nel caso della cellulite, si prevede l’esecuzione di diverse iniezioni lungo la gamba. Il tempo necessario per completare una seduta va dai venti ai trenta minuti. Il numero di sedute necessarie per ottenere un buon risultato va da un minimo di dieci, con cadenza settimanale, fino a 15-20, con cadenza bisettimanale nel caso di quadri clinici più avanzati. Una singola seduta può aver un costo variabile, dai 60 a 100 euro, ma è più corretto parlare di costi per un trattamento completo, perché è nostra opinione che sia opportuno trattare la cellulite con un protocollo più articolato e completo, affiancando alla carbossiterapia altre procedure, come massaggi e linfotaping. Come si caratterizza l’approccio combinato alla cura della cellulite? Innanzitutto deve essere prestata molta attenzione
all’alimentazione e all’attività sportiva svolta dalla paziente e soprattutto occorre utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per migliorare la stasi linfatica che sempre accompagna la cellulite: da qui, l’idea di combinare la carbossiterapia con massaggio linfondrenante e il taping linfatico. Il massaggio linfodrenante consente un più rapido e duraturo svuotamento delle vie linfatiche degli arti inferiori e il suo utilizzo, alternato alla carbossiterapia, si è dimostrato in grado di apportare un miglioramento della cellulite stessa in tempi molto più rapidi. L’idea di combinare queste due procedure anche con il linfotaping nasce dalla possibilità di ottenere un effetto lifting e modellante sul corpo. I cerotti elastici previsti nel taping, applicati ad esempio su glutei e fianchi, decomprimono la cute, rilassano i muscoli e apportano benefici simili a quelli di un massaggio linfodrenante; consentono quindi di drenare i liquidi in eccesso tipici della cellulite edematosa e di migliorare il tono della pelle grazie al potere liftante. Quindi, il posizionamento dei cerotti elastici previsti nel taping ha la capacita di potenziare l’effetto della carbossiterapia e del massaggio linfodrenante. Renato Torlaschi
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SUGGERIMENTI ALIMENTARI in sinergia con la medicina estetica Ci sono nutrienti che più di altri si dimostrano efficaci nel contribuire alla salute della pelle e possono essere un valido aiuto nel prevenire o contrastare alcuni inestetismi, implementando efficacemente i risultati del trattamento ambulatoriale n
“L’
uomo è ciò che mangia” scriveva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nel 1862: eppure, se il legame che esiste tra salute e nutrizione è ormai ben assodato ed è patrimonio comune, più sottili e meno conosciute sono le nu-
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merose relazioni tra alimentazione e bellezza. La nostra pelle, i nostri tessuti connettivi e muscolari, il nostro sistema circolatorio, i nostri annessi cutanei (unghie, capelli) e ogni tessuto o funzione che concorra al nostro impatto estetico globale risente della quantità e qualità
dei nutrienti introdotti con l’alimentazione quotidiana. Nutrire la pelle Come possiamo garantire il giusto nutrimento, ad esempio, alla nostra pelle? Alla base di una pelle sana, elastica, luminosa e vitale si trova (banalmente) l’acqua. Il
giusto apporto giornaliero di acqua garantisce infatti che la pelle sia ben idratata, cosa che rende più efficaci gli scambi metabolici nella matrice cellulare e fa sì che le molecole di acido ialuronico del derma siano imbibite, funzionando come vere e proprie spugne. Il grado di idratazione della
pelle può essere misurato dal medico estetico con appositi apparecchi (sonde impedenzometriche) e, lo stesso medico, dovrebbe sempre ricordarsi di sottolineare la necessità di bere molto alle pazienti a cui propone terapie a valenza reidratante (biorivitalizzazione in primis). Dar da bere alla pelle, dunque, ma che cosa darle da mangiare? A livello di macronutrienti, essendo la matrice cutanea costituita essenzialmente da collagene, elastina e acido ialuronico, è evidente che un buon apporto proteico risulta essenziale per permettere ai fibroblasti (le cellule attive del derma) di sintetizzare le molecole di cui sopra. Questa carenza è ad esempio ravvisabile nella qualità diminuita della pelle di persone che seguono regimi vegetariani. Oltre al quantitativo complessivo di proteine introdotte è poi importante anche la loro qualità: specie in un’alimentazione vegana l’apporto di aminoacidi nelle giuste proporzioni può non essere sufficiente e la pelle denuncia questa carenza, con perdita di tono, luminosità, colorito spento. Quest’ultimo, imputabile anche a un’altra carenza dei regimi troppo fortemente limitativi: quella del ferro, con conseguente anemia e insufficiente ossigenazione dei tessuti, anche cutanei. Nella mia esperienza ho poi incontrato, in persone che si alimentavano quasi esclusivamente di ortaggi, il problema di un deposito a livello cutaneo di carotenoidi, pigmenti giallo-arancioni presenti in molti alimenti vegetali e soprattutto nelle carote, che conferiscono alla pelle colorito giallastro. Ma se il segreto di una pelle sana ed elastica è la ricchezza della matrice cellulare, quali micronutrienti possono aiutarci? Certamente la vitamina C, vitamina idrosolubile essenziale alla sintesi di acido ialuronico e collagene. Questa vitamina ha inoltre forte
Valentina Castellan
azione antiossidante, necessaria a contrastare l’accumulo di radicali liberi nella nostra pelle a seguito, ad esempio, di eccessiva esposizione solare o di abitudine al fumo. Le fonti alimentari più ricche di questa vitamina sono quelle di tipo vegetale e in particolare frutti di bosco, fragole, agrumi, broccoli, peperoni. Questi alimenti contengono in realtà diversi aspetti virtuosi, perché abbondano di antiossidanti, sali minerali, vitamine tra cui la vitamina E. Proprio questa vitamina liposolubile (contenuta in diversi alimenti vegetali ricchi in oli, come avocado, mandorle, nocciole, olive e semi di girasole, ma anche nelle uova) svolge una potente attività antiossidante ed antinfiammatoria, che esplica soprattutto a livello cutaneo. E poi la soia, segreto secolare di bellezza e salute delle donne in oriente, ricca di proteine e isoflavoni ad azione ormono-simile: tra le altre qualità di questi estrogeni naturali, quella di sostenere la funzionalità della pelle in età matura, quando la produzione endogena di estrogeni cala, la rigenerazione della pelle rallenta e i processi di invecchiamento accelerano sensibilmente. Prevenire e contrastare cellulite, teleangectasie e ritenzione idrica E per quanto concerne la bellezza del corpo? È evidente che quanto detto sulle azioni >
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clinica e pratica
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> positive di alcuni nutrien-
ti sul viso può estendersi al resto del corpo: le proteine per il tono cutaneo, l’acqua per l’idratazione, le vitamine fin qui citate e gli altri i micronutrienti per il contrasto a fenomeni ossidativi e infiammatori. Possiamo tuttavia individuare alcune fonti alimentari che ci danno una grossa mano nella prevenzione e miglioramento di problemi estetici largamente diffusi, come cellulite, teleangectasie, ritenzione liquida negli arti inferiori e smagliature. Dovendo scegliere da dove cominciare, scelgo il tè verde. Questa bevanda è ricca di nutrienti che esplicano azione sinergica altamente significativa nel contrasto dei disturbi di cui sopra: azione drenante che aiuta a contrastare la ri-
tenzione idrica; azione antiossidante e di contrasto ai radicali liberi; azione stimolante il metabolismo; azione protettiva sul microcircolo. Se pensiamo che l’eziopatogenesi della cellulite, per quanto ne sappiamo ad oggi, mette in relazione tutti questi
aspetti, ecco che il tè verde è un potente alleato. E tornano di nuovo i frutti di bosco, i mirtilli in particolare: ricchissimi di antocianine, svolgono, tra le altre, azione protettiva sulle pareti dei vasi venosi, aiutandoci a prevenire e contrastare la sofferenza
vascolare. Ma se è vero che ci sono alimenti da implementare, ce n’è anche almeno uno che, in un’ottica non solo di tipo estetico, va tenuto d’occhio: il sale da cucina. Nella nostra alimentazione il sale è generalmente presente in quantità
eccessive e spesso occultato in alimenti preconfezionati, quali biscotti, grissini, insaccati. Esso favorisce l’aumento della pressione sanguigna con sofferenza circolatoria, ritenzione idrica e, come si è visto in studi recentissimi, infiammazione intestinale e cronica generale. E se vogliamo consigliare alle nostre pazienti come “nutrire” il proprio seno, ricordiamoci della soia: la sua attività ormono-simile può, evidentemente, esplicare un aiuto anche in questo senso. L’elenco, seppure incompleto, di alcuni alimenti dalle potenti virtù sul mantenimento della bellezza, ci conferma che non solo la nostra sostanza si nutre di quello che mangiamo, ma anche la nostra apparenza. La co-
noscenza dei cibi e del loro valore aggiunto in termini di benessere e bellezza deve dunque diventare, oggi, parte del bagaglio di conoscenze di ogni medico estetico; l’attenta sinergia tra i trattamenti ambulatoriali e la “cura” più profonda attraverso l’alimentazione non potrà che implementare la qualità del risultato globale e la soddisfazione del paziente. Valentina Castellan Medico estetico
CampAGNA AGORà PER LA PREVENZIONE della cellulite
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La Pefs (panniculopatia edemato fibro sclerotica), comunemente detta “cellulite”, è una patologia tipicamente femminile in quanto correlata agli equilibri ormonali e non solo. Ne soffre il 90% delle donne in età fertile, dall’adolescenza alla menopausa, indipendentemente dal peso corporeo, con tassi di incidenza importanti nella stagione post menopausa dove molto spesso si assiste a una lipodistrofia cioè a un cedimento dell’impalcatura del tessuto adiposo. Si tratta di un disturbo non solo estetico però: la cellulite è un’alterazione delle cellule del tessuto adiposo e della microcircolazione locale che si concentra in specifiche zone del corpo, che se trascurato può evolvere in patologie secondarie e terziarie più gravi come problemi vascolari o di tipo posturale. Per sensibilizzare sul questo tema e sulle possibili evoluzioni e rimedi terapeutici di medicina estetica, oltre che sul corretto stile di vita e abitudini alimentari per prevenirla, anche per il 2018, la Società italiana di medicina a indirizzo estetico Agorà promuove i mesi della prevenzione dalla “cellulite”. La campagna nazionale Agorà di prevenzione dalla cellulite, veicolata attraverso materiale informativo diffuso ai propri medici estetici presenti sul territorio, offre l’opportunità di prenotare, nei mesi di aprile e maggio, uno screening gratuito che prevede una valutazione, sia anamnestica che clinica, attraverso una mirata ispezione delle aree soggette a Pefs da parte di un medico estetico qualificato. «Agorà ha deciso di promuovere nuovamente la campagna nazionale di prevenzione della “cellulite” - spiega il professor Alberto Massirone, presidente di Agorà - in quanto dai dati raccolti durante il mese della prevenzione 2017 è emersa chiaramente la grande confusione legata alla definizione di questa patologia, alle cause della sua comparsa e ai metodi di cura. Dai dati, infatti, è emerso un aumento della Pefs a causa di un’elevata percentuale di mancato approfondimento diagnostico della stessa da parte dei pazienti che, trascurandola, la considerano come una problematica esclusivamente di tipo estetico». Al termine dello screening gratuito verrà rilasciato al paziente un referto con l’indicazione dell’eventuale riscontro della Pefs e del relativo stadio, con consigli riguardo la prevenzione della sua evoluzione, l’alimentazione e lo stile di vita da adottare, oltre a un suggerimento sugli eventuali trattamenti di medicina estetica a cui sottoporsi. Per maggiori informazioni: www.mediciestetici.it
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Aggiornamento teorico-pratico al secondo appuntamento Agorà up to date Sono stati oltre 200 i partecipanti che hanno preso parte lo scorso sabato 17 marzo, a Milano, al secondo appuntamento dell’Agorà Up To Date, lo speciale evento annuale di aggiornamento professionale teorico-pratico che la società italiana di medicina ad indirizzo estetico Agorà organizza per i suoi medici estetici associati. I lavori si sono aperti con i saluti dei membri del direttivo, professor Alberto Massirone, presidente di Agorà, Mario Mariotti, Nadia Tamburlin, Marina Triulzi, Claudio Plebani: Agorà ottempera tutti i requisiti richiesti dal ministero della Salute per l’iscrizione al registro delle Società Scientifiche titolate all’elaborazioni di linee guida sui principali approcci diagnostici e terapeutici in ottemperanza della legge Gelli. Sempre in tema giurisprudenziale, importante citare i nuovi aggiornamenti relativi alla problematica Iva in medicina estetica, tema sul quale è intervenuto anche Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano. Molte inoltre le iniziative promosse da Agorà: dalla review della letteratura internazionale in medicina estetica, agli strumenti a disposizione degli associati fino all’importante promozione e organizzazione di campagne di prevenzione nazionale rivolte ai pazienti e supportate dai medici estetici associati e aderenti. Tecniche di ringiovanimento full-face La sessione teorica è stata aperta dalla relazione del dottor Andrea Cordovana presentando l’interessante utilizzo di tecniche combinate nel ringiovanimento full-face che, partendo da come questa tecnica venga trattata in letteratura, ha considerato un nuovo metodo per affrontare l’invecchiamento cutaneo proponendo un trattamento e inquadramento globale del paziente per un ripristino dei volumi e proporzioni per raggiungere l’obiettivo, oltre che estetico, anche e soprattutto di un benessere complessivo. Un trattamento chirurgico estremamente delicato, proprio per la complessa zona anatomica interessata, è la
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flebectomia estetica delle vene del volto, tematica trattata dal dottor Luigi Fossati, che ha sottolineato la controindicazione nell’utilizzo della chimica laddove si hanno svariati intrecci di tipo anatomico funzionale. La tecnica si basa sull’utilizzo di aghi che agganciano la vena in questione con un uncino molto piccolo idoneo per queste tipologie di vene. Strumenti canonici per una sfida constante: situazioni anatomiche complesse con rapporti venosi e rapporti nervosi interconessi. Sempre in tema di ringiovanimento, il dottor Riccardo Forte ha trattato il tema del ringiovanimento del terzo inferiore e del collo con la tecnica Endolift ossia una tecnica estremamente innovativa: uno speciale approccio fatto con una metodica derivata da una tecnica chirurgica, la laser lipolisi chirurgica, adattata a un utilizzo minimamente invasivo, quindi ambulatoriale, in assenza di anestesia locale e con una gestione del tutto medicale. La dottoressa Magda Belmontesi ha presentato l’innovativo peeling antiaging con acido retinoico e boosting complex. Per la prima volta si parla dell’associazione di agenti rassodanti e volumizzanti unitamente ad agenti calmanti lenitivi e antiossidanti. La metodologia è molto semplice e si compone di una fase ambulatoriale e domiciliare con un protocollo composto da una seduta ogni sei settimane per quattro volte, senza tralasciare l’importante mantenimento domiciliare. Le nuove strategie antiaging Le tematiche sull’antiaging sono state approfondite dalla dottoressa Maria Gabriella Di Russo, che ha presenta-
endocannabinoidi prodotti all’interno di cellule neuronali attraverso multiple vie biosintetiche.
to un innovativo trattamento iniettivo di ringiovanimento cutaneo per la redermalizzazione con acido ialuronico e acido succinico per mantenere la cute sana e prevenire l’invecchiamento. Questo nuovo iniettivo permette di migliorare l’interazione cellulare, regolare i processi biochimici, bloccare i radicali liberi e prevenire la disidratazione. Il dottor Mario Mariotti si è soffermato sulle modalità più efficaci per contrastare l’invecchiamento cutaneo. L’invecchiamento rappresenta una problematica molto complessa proprio per la comparsa delle rughe che sono la diretta conseguenza di un peggioramento delle caratteristiche fisiche della pelle con perdita di idratazione, elasticità, densità e tono. Le possibilità di trattamenti in termini correttivi riguardano l’utilizzo della tossina botulinica per il trattamento delle rughe di espressione e delle rughe dinamiche oppure con l’utilizzo dei filler per la correzione delle rughe statiche dovute all’invecchiamento della pelle che tende, con il passare del tempo, a perdere la propria capacità di rigenerare
il tessuto sottocutaneo creando degli avvallamenti. La cute che invecchia appare meno compatta, stropicciata, da qui quindi la necessità di intervenire con un trattamento di ristrutturazione utilizzando un nuovo modulatore funzionale del derma anche con effetto rilassante con un prodotto composto da una forte impronta funzionale di peptidi biomimetici brevettati, ossia sostanze di sintesi costruite interamente in laboratorio, inseriti in una formulazione di acido ialuronico e utili nel processo di biostimolazione del viso. Per un approccio innovativo al ringiovanimento del viso mediante lifting non chirurgico con filler cross-linkati di ultima generazione il dottor Marco Papagni ha proposto un momento di riflessione presentando un protocollo operativo, un percorso, che porta dalla prima visita a un trattamento di successo, combinando vari trattamenti per un corretto assestement, che soddisfi globalmente le aspettative del paziente. L’armonia estetica globale Nell’ottica della bellezza e
dell’armonia estetica nella sua globalità, il professor Giuseppe Sito ha trattato il tema dell’armonia morfologica delle labbra con una nuova proposta di classificazione e di trattamento per ottenere proporzioni armoniose. La classificazione in quattro classi, definite grazie a un filtro rapportato a vari parametri, tra i quali la preziosa proporzione aurea tra labbro inferiore e posteriore, evidenzia le criticità e le correzioni da apportare per ottenere labbra con proporzioni e contorni armoniosi. Ha trattato il tema anche la dottoressa Raffaella Sommariva che ha presentato una tecnica multipuntura correlata all’approccio less is more, ossia di tipo volumetrico in accordo con età e morfologia naturale della paziente. La tecnica consiste in siti iniettivi multipli con micro depositi di acido ialuronico, unitamente all’utilizzo di prodotti specifici adeguati alla struttura delle labbra al fine di ottenere una maggiore precisione e una riduzione degli effetti collaterali. Benessere analizzato in tutte le sue forme, grazie all’approfondimento dei risultati di un protocollo sinergico e combinato per il trattamento delle discromie cutanee, è stato il tema presentato da Roberto Pelliccia. Il dottor B. Cestaro ha affrontato il tema del benessere, stress ossidativo e stress riduttivo, partendo dall’analisi del ruolo del mitocondrio. Sì agli antiossidanti, ma il primo intervento migliorativo è quello di agire alla base, sul motore naturale, che ogni cellula possiede ossia proprio sul mitocondrio. Fondamentale per la regolazione è il ruolo degli
Focus sul collo Nuove e interessanti tecniche quelle presentate dalla Monica Renga, che ha analizzato l’invecchiamento di una specifica area del collo, causata da un’alterazione del tono e perdita del volume, e trattata con una nuova tecnica costituita con acido ialuronico, migliorativa della qualità cutanea in termini di rugosità, levigatezza, elasticità e idratazione. Il trattamento proposto prevede una singola seduta ogni sei-nove mesi con una localizzazione dell’acido ialuronico all’interno del derma profondo mediante la tecnica intradermica multipunto al fine di migliorare la rugosità e la tonicità della cute del collo. Adipofilling Tecniche innovative in chirurgia e medicina estetica sono quelle presentate anche da Sergio Capurro che ha spiegato in una sessione teoricopratica la trasformazione del grasso lobulare in una sospensione di cellule per un ripristino volumetrico con l’utilizzo del trattamento adipofilling. Quest’ultimo rappresenta un potentissimo strumento rigenerativo che può annullare la necessità di complesse procedure chirurgiche portando alla scomparsa del dolore e a un miglioramento della cute. Le aree difficili Un capitolo a parte merita quanto analizzato da Pier Paolo Rovatti con la iperdiluizione e diluizione di acidi ialuronici per valutare e migliorare la texture cutanea con la nuova tecnica per la rivitalizzazione delle aree difficili, come guancia, collo e décolleté. L’obiettivo è di non inserire molto materiale, di restare in superficie e non lavorare sui volumi ma solo di distendere e stimolare il collagene. E proprio in tema di aree difficili, a causa della grande vascolarizzazione, Massimiliano Brambilla ha affrontato il tema con video pratici sull’utilizzo dell’acido ialuronico per migliorare la qualità della cute vulvare e per ridefinire l’area anatomica al fine di ringiovanire l’area vulvo-vaginale. Rachele Villa
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Congresso Sidemast 2018: principali novità in dermatologia Il Congresso nazionale Sidemast, giunto alla 93esima edizione, si terrà a Verona dal 23 al 26 maggio. Padrini dell’evento saranno i presidenti Antonio Costanzo e Giampiero Girolomoni. L’evento rappresenta un’opportunità di confronto scientifico tra tutti i partecipanti, di stimolo culturale per le nuove generazioni di dermatologi e di congiunzione tra ricerca di base e quella clinica. Il congresso inizierà mercoledì 23 pomeriggio, con dei corsi pratici, e proseguirà dal giovedì al sabato mattina in sessioni parallele gestite in gran parte dai gruppi di studio Sidemast. Le sessioni consisteranno prevalentemente in corsi di aggiornamento Ecm tematici allo scopo di fornire aggiornamenti su tutti i vari aspetti della dermatologia, in particolare sulla dermatologia pediatrica, immunopatologia cutanea, dermatologia clinica, dermatologia chirurgica e vascolare, dermatologia oncologica, infettivologia, malattie sessualmente trasmesse (Mts), dermatologia allergologica e fotodermatologia, ricerca in dermatologia, malattie degli annessi, malattie delle mucose, terapia dermato-venereologi-
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11° convegno nazionale Aideco
ca e di dermatologia estetica. L’ultima giornata sarà dedicata esclusivamente alle sessioni “cosa c’è di nuovo”. Le comunicazioni libere e i casi clinici saranno presentati sia in singole sessioni sia
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nell’ambito dei corsi Ecm attinenti, e le presentazioni migliori in sessione plenaria. Questo permetterà di mettere meglio in evidenza i lavori originali che verranno presentati durante il congresso.
Segreteria organizzativa: Triumph Italy Tel. 06.355301 - Fax 06.35530250 dermatologia2018@thetriumph.com – www.triumphgroupinternational.com
Si terrà a Roma, da giovedì 4 a venerdì 5 ottobre, l’undicesima edizione del Convegno nazionale Aideco, presieduta da Leonardo Celleno. La kermesse vedrà la partecipazione di professionisti ed esperti della dermatologia e della cosmetologia provenienti da tutta Italia e dall’estero. Le relazioni verteranno su diversi main topic: aggiornamenti legislativi, dermatocosmetologia, aggiornamenti nella tecnica cosmetica e nella cosmetologia applicata, nuove frontiere in dermatologia, tricologia, osservatorio allergologico, dermatoscopia, medicina estetica. Si parlerà inoltre di nuovi approcci terapeutici (integratori e nutraceutici in dermato-cosmetologia) e di microbioma cutaneo. Durante l’edizione 2018 del convegno non mancheranno corsi di approfondimento in dermatologia pediatrica, sul trattamento dell’invecchiamento cutaneo e il corso di cosmetic camouflage e microblading.
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Segreteria organizzativa: Meeter Congressi meeter@meeter.it – www.meeter.it
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eventi e notizie
Tabloid di medicina estetica
Congresso Ipam 2018: due giornate di aggiornamento sulla medicina estetica In occasione della V edizione del congresso Ipam (International Practical Aestehtic Medicine), venerdì 8 e sabato 9 giugno, si incontreranno i massimi esperti europei e internazionali di medicina estetica nella moderna cornice del Nhow Hotel di Milano. L’evento, che privilegia volutamente gli aspetti pratici della medicina estetica, è presieduto da Alessio Redaelli, presidente del congresso, nonché fondatore e direttore scientifico di Medical Aesthetic, società italiana specializzata nell’insegnamento pratico ai medici e agli odontoiatri delle tecniche di medicina estetica, chirurgia vascolare e medicina rigenerativa. «Quest’anno – ha dichiarato il direttore scientifico – abbiamo previsto una maratona di clinica pratica dal vivo, in diretta live per carpire i segreti dei grandi esperti». I migliori professionisti del settore presenteranno le loro tecniche direttamente dal vivo con la possibilità di fare tutte le domande del caso e risolvere i dubbi. Verranno trattati quasi tutti i campi dell’estetica medica, un programma nutrito che offrirà una panoramica esauriente in materia: dai fili di sospensione ai filler, dalla tossina botulinica
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Storia della bellezza, medicina e odontoiatria estetica TRA i temi del congresso Iapem
alle più importanti tecniche che tutti i medici utilizzano ogni giorno, alle novità del settore come il trattamento delle orecchie a sventola e delle adiposità localizzate. Ad arricchire l’evento sono previsti diversi workshop pratici organizzati dalle principali ditte farmaceutiche.
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Segreteria organizzativa: UPFORM Srls - Divisione Medical Aesthetic Tel. 02.49665015 www.ipamcongress.com - info@ipamcongress.com Si è svolto nel mese di aprile, nella prestigiosa sede dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria di Roma, in quello che può essere considerato uno dei più antichi hospitales del mondo, il Santo Spirito, sulla sponda del Tevere e a pochi passi da San Pietro, il congresso nazionale dell’International Academy of Practical Aesthetics Medicine (Iapem - www.iapem.it), che ha visto protagonista il tema della “Storia della bellezza, ricadute dalla medicina estetica”. L’evento di medicina estetica e di odontoiatria estetica ha visto la partecipazione di oltre duecento esperti e allievi della Iapem. Articolato in una prima giornata di corsi precongressuali e in due successive giornate congressuali animate da diverse sessioni scientifiche a tema, il meeting è stato inaugurato alla pre-
senza del professor Giovanni Iacovelli, presidente dell’Accademia, e dalla senatrice Maria Pia Garavaglia, già ministro della Salute e presidente della Croce Rossa Italiana. Come espresso nella lettura inaugurale dal professor Giovanni B. Agus, presidente del congresso, «la Bellezza non è mai stata qualcosa di assoluto e immutabile ed ha assunto volti diversi a seconda del periodo storico e del paese e questo non solo per quanto riguarda la Bellezza fisica (dell’uomo, della donna, del paesaggio), ma anche per quanto riguarda la Bellezza di Dio, o dei santi, o delle idee. Chi si occupa di estetica del corpo umano non può non possedere questo cammino culturale su una caratteristica – come si è ben potuto vedere attraverso una ricca iconografia – immortale ed oggi più che mai attuale». Concetti ribaditi lungo tutto il congresso dal Comitato scientifico e organizzatore, dalle dottoresse Cinzia Forestiero ed Annalisa Crespi e dai dottori Pier Michele Mandrillo e Ruggero Tagliabue. Tante le novità scientifiche e tecnologiche presentate nelle relazioni e prestigiosa la faculty congressuale, con oltre quaranta relatori, docenti universitari e liberi professionisti di grande esperienza.
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tecnologie in medicina estetica
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difa cooper
Applicazione topica della melatonina: una strategia per contrastare l’aging cutaneo La somministrazione locale di melatonina veicolata in oleosfere si è dimostrata efficace nel migliorare idratazione, tono ed elasticità della pelle del viso n
La storia della melatonina è relativamente recente. Nel 1958 il dottor Aaron Lerner isolava dal tessuto della ghiandola pineale una molecola che aveva la capacità di “scolorire” i melanociti. Questa sostanza si scoprì essere una indolamina che deriva dal triptofano e dalla serotonina. La melatonina è il principale ormone prodotto dalla ghiandola pineale e la sua sintesi e secrezione presenta un preciso ritmo circadiano con un picco nelle ore notturne. La melatonina è stata studiata soprattutto per le sue funzioni di regolazione del ritmo sonno-veglia. L’azione antiossidante della melatonina Nel 1995 tuttavia si scoprì che la melatonina è presente nel mondo vegetale e anche nel mondo delle cellule procariote (batteri e archea). Tale sostanza presente nelle piante e nei frutti svolge un’importante funzione di prevenzione dei fenomeni di senescenza. Ricerche successive hanno dimostrato che la melatonina sarebbe comparsa sulla terra circa 3,2 miliardi di anni fa, probabilmente sintetizzata per la prima volta da cianobatteri come il Rhodospirillum rubrum. Si è scoperto che la molecola di melatonina proteggeva queste cellule da un “killer” insidioso che era però il prodotto delle reazioni chimiche di fotosintesi necessarie per la produzione di energia: l’ossigeno. La melatonina infatti risulta essere una molecola organica che presenta la più elevata ed efficiente azione antiossidante. Una molecola di melatonina è in grado di inattivare 10 molecole di ROS. I mitocondri sono in grado di sintetizzare melatonina e questa produzione risulta importante per preservare l’integrità funzionale del mitocondrio stesso. Le concentrazioni di melatonina all’interno dei mitocondri sono 35 volte superiori alle concentrazioni della stessa presenti nel cito-
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plasma. La melatonina è stata definita “the right molecule, at the right place in the right time”. Sarebbe quindi la principale molecola che previene il danno mitocondriale legato allo stress ossidativo. La melatonina è chiamata anche “the mitochondria apex antioxidant”. Il processo di aging La progressiva riduzione della funzione mitocondriale è considerata uno dei processi principali dei fenomeni di aging. Se questo è vero, preservare e mantenere adeguati livelli di melatonina intracellulare potrebbe rappresentare un’importante strategia di prevenzione dei fenomeni di invecchiamento cellulare. A partire dagli anni 2000 si è scoperto che la cute è un sistema melatoninergico completo e indipendente. Recettori specifici della melatonina (i recettori MT1 e MT2) sono presenti nei cheratinociti, nei fibroblasti e nelle cellule staminali del follicolo pilifero. La nostra pelle produce ogni giorno circa 150 volte di più le quantità di melatonina prodotte dalla ghiandola pineale. Il sistema melatoninergico della cute deve essere considerato indipendente in quanto la melatonina circolante è presente in concentrazioni molto basse e non è in grado di influenzare il pool di melatonina cutaneo. È molto probabile che la melatonina svolga una funzione di protezione della pelle dal danno ossidativo. Essa, oltre a svolgere un’azione antiossidante diretta, è anche in grado di stimolare la sintesi di enzimi antiossidanti come la superossidodesmutasi (SOD) e la glutatione perossidasi.
re una interessante strategia per contrastare i fenomeni di crono/fotoaging. La melatonina ha dimostrato infatti di ridurre anche i danni cellulari diretti da esposizione ai raggi UV. L’unica via per aumentare i livelli di melatonina cutanea è la somministrazione topica in quanto l’assunzione di melatonina per os non è in
grado di aumentare i livelli cutanei. Uno studio condotto su 20 donne con crono e fotoaging, della durata di 3 mesi, ha dimostrato che l’utilizzo di una crema giorno e una crema notte entrambe a base di melatonina veicolata in oleosfere (Melatosphere; Nutriage Day Spf 30 e Nutriage Cream, Cantabria Labs Difa Cooper)
migliora in modo sensibile idratazione (+60%), tono ed elasticità (+34%) della pelle del viso rispetto al lato non trattato. Questo studio per molti versi può essere considerato pionieristico e anticipatore di un filone di ricerca in relazione al potenziale “dermatologico” della melatonina applicata topicamente come
Adele Sparavigna
molecola dall’interessante azione anti-aging. La storia della melatonina è cominciata 3 miliardi di anni fa, ma la sua avventura in ambito dermocosmetico è appena cominciata. Dott.ssa Adele Sparavigna Derming Clinical Research and Bioengineering Institute Milano
Strategie per contrastare crono e fotoaging Il fenomeno dell’invecchiamento si accompagna a una progressiva riduzione della produzione di melatonina sia a livello della ghiandola pineale sia a livello cutaneo. Un aumento del “pool” cutaneo di melatonina potrebbe esse-
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in vetrina
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Flogeak crema per il trattamento del rossore cutaneo L’infiammazione cutanea cosiddetta silente del volto e delle zone immediatamente connesse (décolleté e cuoio capelluto) può portare nel tempo, soprattutto se favorita da fattori genetici (es. individui di pelle chiara) e ambientali (esposizione al sole), a un danno dell’endotelio vascolare dei capillari cutanei che tendono a diventare sempre più visibili con formazione di antiestetiche teleangectasie e uno stato di rossore permanente. Tale situazione può inotre evolvere verso vere e propri situazioni patologiche quali la rosacea e, se lo stato eritematoso si accompagna a un danno cellulare da esposizione ai raggi UV, sfociare anche in aspetti degenerativi quali
la cheratosi attinica. Quando la situazione è ancora sotto controllo e l’utilizzo di veri e propri farmaci non è richiesto o ritenuto eccessivo, un ampio spazio viene riservato ai trattamenti cosmetici. Si fa ricorso soprattutto a di sostanze di origine naturale, in grado di esercitare un’azione di contrasto nei confronti dei vari mediatori responsabili dell’eccessiva reattività dei vasi cutanei di superficie. Savoma Medicinali (SA-ME), azienda che opera da anni nella terapia della rosacea, ha messo a punto Flogeak Crema, un preparato dermocosmetico destinato al trattamento del rossore cutaneo anche a seguito di fotoesposizione. Caratteristica
Tabloid di Medicina Estetica Quadrimestrale di attualità clinica, scientifica e professionale in medicina estetica Anno II - numero 2 - maggio 2018 Numero chiuso in redazione il 7 maggio 2018 Direttore responsabile Giuseppe Roccucci g.roccucci@griffineditore.it Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Ufficio abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Progetto grafico e impaginazione Massimo D’Onofrio - Grafic House info@grafichouse.org Hanno collaborato in questo numero Valentina Castellan, Lara Romanelli, Adele Sparavigna, Renato Torlaschi, Liana Zorzi Pubblicità Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Giovanni Cerrina Feroni g.cerrinaferoni@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it
Griffin srl unipersonale P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (CO) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - info@griffineditore.it Stampa Starprint srl - Bergamo Tabloid di Medicina Estetica Copyright© Griffin srl Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione N. 14370 del 31.07.2006 - ISSN 2532-5930 La proprietà letteraria degli articoli pubblicati è riservata a Griffin srl. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.
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innovativa del prodotto è la presenza dell’estratto di Uncaria Tomentosa, una pianta della foresta amazzonica per la quale sono state recentemente dimostrate significative proprietà antinfiammatorie, immunostimolanti e di riparazione del Dna, in associazione a clorofillina rameica, il ben noto pigmento che, oltre a impartire al preparato una colorazione verde utile per l’effetto camouflage, sta suscitando notevole interesse per la sua attività antimicrobica e antinfiammatoria. Dotata di un’ottima diffusibilità cutanea, Flogeak assicura inoltre un elevato apporto di sostanze ad attività vaso-
protettrice, antiossidante e decongestionante quali escina, estratto di mirtillo nero, estratto di alghe rosse e ossido di zinco. Commercializzata in un tubo di alluminio da 40 g, va utilizzata da 1
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a 3 volte al giorno a seconda dello stato di eritrosi e, grazie alla sua “leggerezza” e all’effetto “trucco”, può essere applicata anche dopo altri prodotti.
Savoma Medicinali S.p.A. Tel. 0521 963890 savoma@tin.it - www.savoma.it
DERMASTIR TSUNAMI DEEP CLEANSER Dermastir Tsunami Deep Cleanser è un detergente efficace e delicato che garantisce una pulizia profonda e adatta a tutti i tipi di pelle. La sicurezza dei suoi ingredienti, di alta qualità e stabilità, lo rende adatto anche in caso di dermatite, rosacea, impetigine, psoriasi, eczema, eruzioni cutanee, comedoni e acne lieve-moderata. Il sistema di erogazione sottovuoto garantisce la stabilità dei suoi ingredienti, proteggendoli da ossigeno e batteri. Le sue proprietà antiossidanti lo rendono inoltre particolarmente adatto a un utilizzo a lungo termine anche come prevenzione dell’acne, poiché non è soggetto alla resistenza da P. acnes, il batterio responsabile della formazione dell’acne. Dermastir Tsunami Deep Cleanser svolge la sua azione creando bollicine di ossigeno che disinfettano e detergono a fondo la cute, senza seccarla. La sua for-
mulazione attiva è caratterizzata dalla tecnologia di ossigenazione, dalla presenza di anti-infiammatori non steroidei come keotrolac trometamina, che assicurano un effetto anti-rossore, ialuronato di sodio, per una profonda idratazione, clorofenesina dalle proprietà batteriostatiche, vitamina E antiossidante contro i radicali liberi e copolimero di acrilato per un’azione esfoliante. Il prodotto è di facile utilizzo attraverso l’applicazione di uno strato uniforme e sottile di gel su viso e collo da lasciar agire 15-20 minuti e rimuovere tramite un lieve massaggio e risciacquo.
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Alta Care Laboratoires Tel. 06.69380852 alta@altacare.com
RetinCARE, un nuovo approccio nel trattamento dello skin ageing Difa Cooper, leader nella ricerca dermatologica, propone la nuova formulazione antiage a base di Polyvinyl A. 0,2%, acido retinoico 0,02% e acido glicolico 4%. L’attività filmogena della membrana polivinilica crea una pellicola sottile e invisibile in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti dei fattori esterni e di favorire l’idratazione. Acido retinoico e acido glicolico possono così esercitare in sinergia la massima efficacia esfoliante e cheratolitica, per un’azione antiage intensiva. Il flacone airless permette un dosaggio preciso e accurato del prodotto, consentendo l’utilizzo graduale di RetinCARE, per protocolli di trattamento efficaci e personalizzati. RetinCARE ha una formulazione leggera, dalla texture gradevole e a rapido assorbimento. È un dispositivo medico di classe 3 a base di acido retinoico, Polyvinyl A. e acido glicolico specifico per il trattamento di dermatoeliosi e dermatosi pigmentarie (affezioni cutanee caratterizzate da alterazione della pigmentazione), anche correlate all’invecchiamento cutaneo di tipo intrinseco (cronologico) ed estrinseco (foto indotto). RetinCARE è indicato anche come coadiuvante sinergico ai trattamenti estetici ambulatoriali.
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Difa Cooper Spa Tel. 02.9659031 - info@difacooper.com www.difacooper.com
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in vetrina
Tabloid di medicina estetica
ANGIOMIX D, L’INTEGRATORE CHE SUPPORTA IL SISTEMA CIRCOLATORIO Con il ritorno del caldo si acuiscono anche i problemi di circolazione venosa e, non solo le attività quotidiane risultano essere più faticose, ma c’è anche un problema di tipo estetico: i vasi sanguigni periferici reagiscono al calore dilatandosi e questo provoca una compromissione della circolazione sanguigna. Questa problematica non è solo fastidiosa ma è un vero e proprio problema di salute in quanto è uno dei primi campanelli d’allarme di patologie più gravi: gonfiore e pesantezza sono le prime avvisaglie della cattiva circolazione che poi sfociano in edema alle caviglie, teleangectasia, vene varicose. Per questo motivo è importante
intervenire immediatamente, mantenendo uno stile di vita attivo, eliminando i fattori di rischio (es. sovrappeso, sedentarietà), evitando l’esposizione prolungata a fonti di calore e seguendo una dieta sana. Per aiutare ancora di più il sistema circolatorio da molti anni ormai sono a disposizione una serie di integratori contententi estretti vegetali che hanno dimostrato di avere un’azione benefica andando a mitigare i sintomi. Piam Farmaceutici, azienda farmaceutica genovese con oltre 100 anni di storia, pensando a tutti coloro che hanno problemi di circolazione ha sviluppato Angiomix D, un integratore con estratti vegetali scelti ad hoc per avere un’azione sinergica.
Il principio attivo principale è μSMIN Plus, un’innovativa formulazione a base di flavonoidi (90%) con un’alta percentuale di diosmina micronizzata e standardizzata (80%) che ha dimostrato di essere
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4 volte più biodisponibile rispetto alla semplice diosmina micronizzata (Russo R. Pharmacokinetic Profile of μSMIN PlusTM, a new Micronized Diosmin Formulation, after Oral Administration in Rats. NPC
2015, Vol. 10, No.9, 1569-1572) perché dotata di un particolare “coadiuvante tecnologico” in grado di incrementare a livello intestinale la trasformazione della diosmina in diosmetina (forma attiva della diosmina). Oltre a μSMIN Plus contiene altre sostanze di origine vegetale molto note in questo ambito come Vitis Vinifera, Centella Asiatica, Aesculus Hippocastanum e Andrographis Paniculata, che vanno a supportare l’attività della diosmina micronizzata.
Piam Farmaceutici S.p.A. Tel. 010.518621 - info@piamfarmaceutici.com www.piamfarmaceutici.com
Neostrata, prodotti skincare a base di ingredienti innovativi
NeoStrata è un’azienda americana che sviluppa prodotti dermatologici ad elevato contenuto innovativo. I fondatori dottor Eugene Van Scott e dottor Ruey Yu sono pioneri e massimi esperti dello sviluppo degli idrossiacidi nella terapia di un’ampia gamma di problemi cutanei. Con oltre 100 brevetti su alfa-idrossiacidi, poli-idrossiacidi e tecnologie correlate NeoStrata ha pubblicato più di 50 studi clinici sugli effetti del loro impiego in ambito dermatologico. La passione di Neostrata è quella di sviluppare i migliori prodotti skincare, utilizzando ingredienti innovativi come ad esempio gli acidi della frutta. Questa passione continua oggi, dopo 40 anni di esperienza nei laboratori di NeoStrata. Ogni prodotto NeoStrata è formulato con i migliori standard di qualità ed efficacia. La linea NeoStrata offre prodotti scientificamente avanzati e clinicamente testati, pensati per diversi tipi di pelle nel trattamento dell’aging e foto-aging, con evidenti miglioramenti nella riduzione complessiva delle rughe superficiali, della levigatezza e luminosità cutanea, aumentando nel contempo l’idratazione, l’elasticità e il turgore della pelle. Inoltre sono utilizzati come coadiuvanti cosmetici in condizioni specifiche quali la rosacea, le iperpigmentazioni, la secchezza severa e l’acne. Oggi l’azienda GP Dermal Solution è il distributore in esclusiva per l’Italia a disposizione per informazioni sulle caratteristiche di tutti i prodotti della linea NeoStrata.
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GP Dermal Solution srl Tel. 0523.318506 - Fax 0523.317287 info@gpdermal.com - www.gpdermal.com
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