CONSULTA REGIONALE LOMBARDA DEGLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI
Under 40 Premio “Rassegna lombarda di architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura”
3a edizione
Under 40 Premio “Rassegna lombarda di architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura�
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CONSULTA REGIONALE LOMBARDA DEGLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI
Under 40 Premio “Rassegna lombarda di architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura”
3a edizione
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La presente edizione è stata chiusa in redazione nel mese di ottobre 2012
ISBN: 978-88-98157-00-6
© 2012 - Il Sole 24 ORE S.p.A.
Sede legale e amministrazione: via Monte Rosa, 91 20149 Milano
Redazione: via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero (MI)
Per informazioni: servizio clienti tel. 02.3022.5680 oppure 06.3022.5680 fax 02.3022.5400 oppure 06.3022.5400 e-mail: servizioclienti.libri@ilsole24ore.com
Prima edizione: novembre 2012
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3ª edizione - 2011 Premio “Rassegna lombarda di Architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura”
Hanno partecipato alla realizzazione: delegati del Comitato Scientifico Bergamo
Francesco Forcella Matteo Rota
Brescia
Stefania Buila Eliana Terzoni
Como
Marco Francesco Silva
Cremona
Davide Cremonesi
Lecco
Patrik Spreafico
Lodi
Guido Siviero
Mantova
Gianni Girelli Pietro Triolo
Milano
Valeria Bottelli Paolo Mazzoleni
Monza e Brianza Patrizio Banfi Pavia
Patrizia Cucco
Sondrio
Claudio Botacchi
Varese
Carla Giulia Moretti
Responsabile e coordinatore:
Daniela Volpi
componenti delle Giurie Provinciali Bergamo
Arianna Foresti Francesca Perani Elena Sparaco
Brescia
Stefania Buila Mara Flaudino Marco Franceschini Fabio Mafezzoni Daniela Turra
Como
Marco Castelletti Marco Castiglioni Roberta Fasola
Cremona
Giuseppe Coti Luigi Agostino Fabbri Maria Luisa Fiorentini Massimo Masotti
Lecco
Patrik Spreafico Giorgio Melesi Piero Luconi
Lodi
Guido Siviero Stefano D’Aniello Nicola Bottoni
Mantova
Elena Fiordaligi Stefano Castagna Alessio Bernardelli Elena Montanari
Milano
Giacomo Cristoforo De Amicis Italo Lupi Attilio Nebuloni Gaia Sortino Monique Paola Von Allmen Paolo Ferruccio Corona (supplente)
membri della Giuria Regionale Manuel Aires Mateus Emilio Caravatti Luca Molinari Paola Pierotti Umberto Riva segreteria della Consulta Silvia Benigno Augusta Campo redazione di “Under 40” Irina Casali Martina Landsberger Igor Maglica Daniela Villa
Monza e Brianza Marco Brandolisio Fabio Nonis Dante O. Benini Pavia
Massimo Curzi Luciano Giorgi Linda Pizzocaro
Sondrio
Claudio Botacchi Enrico Massimino Pietro Stefanelli
Varese
Daniele Geltrudi Pier Francesco Seclì Luigi Trentin
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Sommario 8 10
Paolo Ventura Testo introduttivo Daniela Volpi Testo introduttivo PROGETTI VINCITORI
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Marco Ghilotti, Daniele Vanotti Riqualificazione architettonica e urbanistica di piazza Unità d’Italia a Tirano (Sondrio) Filippo Taidelli Ristrutturazione e recupero sottotetto dell’edificio in via Zenale, Milano ghigos ideas: Davide Crippa, Barbara Di Prete, Francesco Tosi Allestimento temporaneo della Sala Gian Ferrari, Archivio Docva, Maxxi di Roma MONOatelier: Mariana Fernandes Sendas, Alberto Pottenghi Nuovo spazio interno agenzia “Social Noise” a Milano Marianna Paola Vanoni Riqualificazione di piazza Garibaldi a Zogno (Bergamo) PROGETTI MENZIONATI
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Giovanna Parola Casa unifamiliare a Cocquio Trevisago (Varese) Sara Riboldi, Carlotta Torricelli Casa del custode a Caglio (Como) Elena Bellini, Filippo Mantovani Addizione del volume sagrestia e realizzazione dell’ancona, oratorio della Confraternita delle Quarant’ore a Villimpenta (Mantova) Luca Cipelletti La scala dei chiostri al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano PROGETTI SELEZIONATI
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4+2 Officina d’Architettura: Matteo Leorati, Mauro Rodighiero, Nicola Sarzi, Eugenio Solci Casa “D” a Ceresara (Mantova) Juan Pedro Alvarez, David Perri Clinica Zaldivar a San Salvador (El Salvador) Matteo Casari, Valentina Giovanzani Abitazioni in via Pesenti a Dalmine (Bergamo) Mario Filippetto, Luca Manzoni Casa “C” a Como Stefano Genoni Sportpiù Resort a Curno (Bergamo) LPzR architetti associati: Gabriele Pranzo-Zaccaria, Federico Reyneri ERA3 housing Jacopo Mascheroni Villa sul lago di Lugano, Brusino Arsizio (Svizzera) Elisa Nobile, Giuseppe Piovaccari Centro ricreativo Paideia a Barisciano (L’Aquila) Pier Luigi Pastori Casa studio a Ponte in Valtellina (Sondrio) lab255: Dario Perego Edificio 035 a Pontirolo Nuovo (Bergamo) Massimo Rapanà Due case per due fratelli a Mozzo (Bergamo) Valentina Rossetti Casa unifamiliare a Gera Lario (Como) Barbara Ventura Nuova sede e showroom Makino Italia a Cavenago di Brianza (Monza e Brianza)
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Francesco Adorni, Marco Oriani, Andrea Torri Ristrutturazione e ampliamento di una casa unifamiliare a Legnano (Milano) Marinella Agliardi, Roberto Iannetti Riqualificazione esterna della parrocchia di S. Antonio Abate a Costa Volpino (Bergamo) ARcò: Alberto Alcalde, Alessio Battistella, Carmine Chiarelli, Valerio Marazzi, Claudia Romano, Diego Torriani, Luca Trabattoni Scuola primaria di Abu Hindi, Territori palestinesi Arcoquattro_Architettura: Massimo Boffino, Franck Nolesini Casa sul mare a Corniglia, Vernazza (La Spezia) Raffaele Azzarelli, Giuliano Iamele Padiglione laboratorio di analisi e morgue, Ospedale di Melzo (Milano) Paola Belussi Conservazione e riuso dell’ex chiesa della Madonna di Nigrignano a Sarnico (Bergamo) Walter Bosoni Ristrutturazione di fabbricato residenziale unifamiliare a Stradella (Pavia) Paolo Cassotti Ristrutturazione della sede Gmr a Grassobbio (Bergamo) Samuele Frosio Museo “Folligeniali” a Lodi Giuseppe Joi Donati Restauro e ampliamento della sacrestia della chiesa di S. Lorenzo Martire a Sola, frazione di Fara Olivana (Bergamo) Laboratorio Permanente: Nicola Paolo Russi, Angelica Sylos Labini Il nido dell’aeroporto di Bari Fabio Marchesi Centro di Ricerca Documentale a Cassano Valcuvia (Varese) Morfemaarchitects: Andrea Fradegrada, Giovanni Munafò, Simone Natoli Riqualificazione di Palazzo Belloni a Sesto San Giovanni (Milano) Matteo Aldo Origoni Recupero di un rudere a Ribelles-Lleida (Spagna) Dario Zonca Cascina di Sèk a Solza (Bergamo) Fabio Beverina, Simone Fuso Riqualificazione della ghiacciaia dell’ex convento di Azzio (Varese) Cristiano Coltura, Cinzia Nessi Stand “AG marmi” presso la fiera “Carrara Marmotec” Nicola De Ponti Green Frame House presso la fiera “Abitare il Tempo” di Verona Antonio Gerola Cucina GM01 Stefano Gritti, Sofia Rollo Centro benessere “Feel good” presso la fiera di Rimini Stefano Larotonda Nuovo ingresso uffici azienda Novatex, Oggiono (Lecco) N+G architettura: Nora Tagliabue, Gabriele Vazzola Ristrutturazione e riqualificazione energetica di un appartamento a Mariano Comense (Como) Margherita Puglielli Progettazione funzionale degli spazi del Museo Paolo Gorini di Lodi BN studio: Silvia Ballardini, Riccardo Nana Riqualificazione del parco dei ruderi della villa Visconti, Cassago Brianza (Lecco) Luigi Colombi Percorso pedonale lungo il sedime del Colatore Sillaro, Villanova del Sillaro (Lodi) Davide Corti, Davide Corti Parco comunale “Teresio Olivelli”, Tremezzo (Como) Filippo Crucitti Progetto interregionale IT-CH 2007-13. Nuovo Polo intermodale di scambio, Tirano (Sondrio) FMS architetti: Andrea Foco, Matteo Mornata, Sara Sacerdoti Ridisegno della piazza e del parco antistante il monumento ai Caduti, Cavallasca (Como)
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Bando del Premio
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La Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori si propone, tra le sue priorità, di divulgare la figura dell’architetto nella Regione. Il Premio Under 40, organizzato con cadenza biennale, con il coinvolgimento di una cinquantina di architetti, membri delle commissioni di preselezione degli Ordini provinciali, e di una giuria indipendente di cinque membri di alto profilo tecnico e scientifico, è un importante strumento di osservazione e promozione dei giovani architetti lombardi, che, in questi ultimi anni si trovano più che mai in difficoltà nell’avvio e nel consolidamento della loro attività professionale. La Rassegna di Architettura Under 40 del 2011 contraddice il luogo comune, secondo cui i giovani di oggi sono meno preparati di quelli di una volta. Al contrario i progettisti partecipanti alla rassegna hanno mostrato un’elevata consapevolezza del ruolo dell’architetto, un notevole controllo degli strumenti informatici di elaborazione dati e di rappresentazione, con tutta probabilità, in media, superiore a quello dei professionisti senior, una qualità professionale del tutto adeguata ai requisiti della contemporaneità. Sia le opere selezionate dalla commissione giudicatrice – che a giudizio di chi scrive ha tenuto particolare conto dei rispettivi contenuti plastici e figurativi – sia quelle non selezionate per il catalogo, sono caratterizzate da una qualità d’immaginazione e di innovazione particolarmente elevata, che utilmente ha costituito, di volta in volta, un concreto miglioramento, piccolo o grande che sia, del paesaggio urbano o periurbano contemporaneo. La Rassegna pone anche numerosi interrogativi. Perché tali interventi lodevoli sono rari? Perché il paesaggio è teatro di compromissione e di progressivo degrado, nonostante che tutti, amministratori, tecnici e cittadini, siano d’accordo nel richiedere il miglioramento dell’ambiente urbano in cui viviamo e nonostante sia dimostrata l’esistenza di mezzi e strumenti idonei? Perché la “domanda”, pubblica o privata, di buona architettura è così scarsa? Quali possono essere le misure da prendere per valorizzare le capacità, che rischiano di essere inespresse, sia quelle dei giovani, sia quelle di tutti i quasi trentamila architetti iscritti agli albi lombardi? La risposta a tali interrogativi è difficile, proprio perché i comportamenti degli attori coinvolti appaiono divergenti. Gli Ordini e le associazioni professionali accettano procedimenti di controllo della qualità dei prestatori di servizio (formazione permanente) e richiedono procedure trasparenti nell’attribuzione degli incarichi professionali, in particolare tramite concorsi di architettura. Gli imprenditori, sia le imprese edili che le società immobiliari, in più occasioni pubblicamente manifestano la disponibilità, l’interesse e la volontà di migliorare la qualità del prodotto edilizio. E tale disponibilità va presa sul serio, anche se possono esserci divergenze sul concetto di qualità per gli uni e per gli altri. Le amministrazioni pubbliche appaiono concentrarsi (e smarrirsi) sugli aspetti procedurali. Da parte delle autorità dell’Unione Europea e dei governi nazionali c’è stata una prevalente attenzione al pericolo di distorsioni delle regole di mercato a favore di gruppi di potere. Tale attenzione si è esplicata nella lunga battaglia condotta dai governi contro le tariffe professionali e contro le regole deontologiche, ritenute strumento artificioso utilizzato dagli Ordini professionali per mantenere alti i compensi, anche se non è provato un peggioramento della qualità dei prodotti dipendente da tali distorsioni. Peggio, le autorità governative non hanno attribuito sufficiente attenzione al ruolo e alle caratteristiche del “regolatore”, ossia dell’ente che non solo si occupa di mantenere le condizioni 8
di mercato tecnicamente eque, ma anche stabilisce le caratteristiche dei servizi e dei prodotti che debbono essere svolti. In altre parole abbiamo assistito ad una teorica riduzione dei compensi del prestatore, accompagnata da una certa disattenzione sulle regole di comportamento economico del prestatore e sulla valutazione del prodotto finale. Non solo, con la famigerata motivazione della spending review sono diminuite le risorse dedicate all’elaborazione, da parte degli enti pubblici, di un’intenzionalità progettuale. Anzi in certi casi sono stati creati enti di natura mista pubblico-privata per svolgere compiti propri o tipici delle amministrazioni pubbliche, non raramente eludendo le regole di trasparenza connesse agli enti pubblici. E non raramente questi enti o agenzie sono state aperte e chiuse in un breve periodo di tempo: è il caso dell’Autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione costituita nel 1993, sciolta e confluita nel Cnipa divenuto DigitPA, nel 2003 per essere sciolti nel 2012 per confluire nella Agenzia per l’Italia digitale. Se ci poniamo nella prospettiva di un’efficace tutela del paesaggio, di una altrettanto efficace capacità di progettazione e di realizzazione, di produzione di architettura di alta qualità, di miglioramento dell’ambiente urbano da tutti auspicato, tale calo progressivo di ruolo intelligente dell’operatore pubblico potrebbe essere esiziale. Contro tale deriva numerose misure potrebbero essere messe in atto. Occorrerebbe soprattutto uno sforzo nel governo del territorio, che in Regione Lombardia è pervenuto ad un apparato tecnico e normativo burocratico straordinariamente complesso e nello stesso tempo capace di agevolare i fenomeni di urbanizzazione con un ritmo tre-quattro volte superiore della vicina Svizzera, conseguendo l’ambiente urbano della qualità assai mediocre, che tutti lamentiamo. Occorrerebbe in via generale ridare un ruolo alla progettazione urbanistica e territoriale, nel senso di prefigurare, con le alternative che gli strumenti informatici oggi consentono, assetti ritenuti di interesse pubblico da realizzare nel tempo medio e lungo, piuttosto che assemblare, per quanto con tecniche sofisticate, come in un collage, più o meno ordinato, i desideri dei proprietari privati. Occorrerebbe per altro verso superare la cultura dell’emergenza, dell’intervento rapido caso per caso - vi sono testimonianze eclatanti anche nella Rassegna come il caso di Barisciano ovvero confutare l’impostazione culturale secondo la quale il piano è fatto per essere modificato giorno per giorno, celando il fatto che in tal modo si perviene a un assetto del tutto non intenzionale sul medio o lungo periodo. È ovvio peraltro che tali modalità non consentono di rispettare le condizioni del libero mercato: se le regole cambiano la condizione di equilibrio tra domanda ed offerta non viene mai raggiunta e prevalgono via via i monopolisti (o oligopolisti) di turno. Il dibattito culturale che la Rassegna Under 40 può suscitare è ampio. La divulgazione ulteriore degli esiti via internet o con mostre nei singoli Ordini provinciali può consentire l’affinamento e il ripensamento delle politiche delle amministrazioni pubbliche nel campo dell’architettura nonché la promozione e l’indirizzo di iniziative private. La Consulta AL esprime la sua gratitudine agli Ordini lombardi, ai partecipanti, ai componenti della giuria per quanto hanno dato per la Rassegna o potranno dare per il follow-up dell’iniziativa. Paolo Ventura Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori 9
Quando avevo tre o quattro anni credevo che le case esistessero già sotto terra e che sbucassero come gli alberi all’occorrenza. A 7 anni volevo fare l’architetto. O il corridore automobilista. Rimase poi l’idea di fare l’architetto, mentre quella che le case esistessero già sotto terra si trasformò nella consapevolezza che qualcuno le appoggiava sopra e che l’architettura fosse dunque un elemento determinante nella trasformazione del paesaggio. Oggi, che sono passati mille anni, penso che la ragione d’essere dell’architettura si determina attraverso la dinamica del suo rapporto con l’individuo, attraverso la sua capacità di incontrarsi con chi la ascolta, attraverso il suo sapersi narrare, e che solo così si potrà creare una condizione che renda l’individuo più cosciente della propria appartenenza allo spazio che l’architettura determina, nel tempo e nella società. Penso che l’architettura, oltre ad essere un bene sociale e un concreto interesse per la collettività, sia l’espressione culturale essenziale dell’identità storica di ogni paese e che si fondi su un insieme di valori etici ed estetici che ne formano la qualità, contribuendo in modo rilevante a determinare le condizioni di vita dell’uomo. Ne deriva che tutti gli operatori, e in prima persona gli architetti che concorrono alla realizzazione di un progetto, hanno un potere che deve essere usato in modo cosciente e responsabile. Devono quindi essere operatori capaci sia di confrontarsi con il territorio della memoria, sia di comprendere e fare proprio il significato delle trasformazioni; devono sapersi muovere all’interno di queste contraddizioni per costruire uno spazio di vita nel quale ciascuno riesca poi a riconoscersi. Il mercato italiano degli ultimi anni si è sensibilmente trasformato e il modo di affrontare la professione di architetto è profondamente diverso da quello consolidato: dal punto di vista tecnico, attraverso la rivoluzione digitale e la velocità di accesso all’informazione, ma anche legale e amministrativo e dal punto di vista etico e della responsabilità civile. È cambiata la società nella quale l’architetto si trova ad operare, sono cresciute nuove conoscenze, il sapere preesistente è spesso molto invecchiato. Ci sono nuove specializzazioni, si sovrappongono competenze con altre figure professionali (ingegneri, laureati triennali, geometri, periti edili, agronomi), cosa che favorisce, nella totale confusione regolamentare e giurisprudenziale, la conflittualità e la polverizzazione. C’è una perdurante crisi del settore che rende sempre più difficile affrontare la professione e che non accenna a diminuire.
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L’Italia è il paese degli architetti e su circa i 150.000 che si contano oggi il 40% è costituito da giovani al di sotto dei quarant’anni, che guardano l’Europa come un unico grande mercato di idee, di progetti e di prodotti nel quale confluiscono percorsi di ricerca ed esperienze professionali di diversa origine e con cui è necessario mantenere un ampio e aperto confronto. Mi sembra, dunque, che dedicare attenzione al lavoro dei giovani sia un atto dovuto, perché significa investire nelle generazioni future, significa valorizzare la crescita dell’architettura nelle nostre città, significa prendersi cura dello spazio già costruito e migliorare quello futuro. Ma chi siamo noi architetti oggi? Si parla molto di crisi dell’architettura, dell’inadeguatezza dei programmi edilizi, di interventi edilizi e urbanistici di scarsa qualità, ma della crisi della figura dell’architetto, della sua identità e del suo ruolo sociale si parla ben poco. In compenso si dice molto che professionalità e ideologia dell’architettura sono vicino allo zero. Brutto affare. Colpa della speculazione dei mercati? Degli interessi meramente economici e rivolti unicamente al profitto? Dell’inadeguatezza dei percorsi formativi? Perché siamo troppi e la committenza è come un bottino di guerra? Dobbiamo individuare comuni obiettivi nella direzione della qualità e della cultura del progetto e promuovere la formazione e la ricerca, perché il progetto è una componente che più di altre determina il contesto culturale e ambientale in cui si colloca e come tale va garantito e difeso. Perché la qualità dell’architettura non può esistere se non ha alla base la qualità del progetto, e poiché a sua volta la qualità del progetto non è che la risposta a una domanda, dobbiamo lavorare anche per ricostruire la qualità della domanda e stimolare la committenza ad assumere un ruolo attivo che non sia unicamente rivolto al proprio interesse, ma guardi anche a quella collettività di cui tutti facciamo parte. La ricostruzione della qualità della domanda, attraverso la promozione del lavoro dei giovani, è il motivo principale che ci suggerisce di continuare con questa iniziativa: per vivere le trasformazioni con la consapevolezza che crediamo si stia sviluppando in questa generazione di architetti che guardano con attenzione ai fenomeni mondiali e che si esprimono con linguaggi nuovi che meritano di essere conosciuti e diffusi. A tutti voi va il mio ringraziamento per la responsabilità che vi siete assunti nell’appoggiare le case sulla terra e per contribuire a dare continuità alla memoria collettiva e all’identità futura del nostro paese. Daniela Volpi Responsabile e Coordinatore della 3a edizione del premio “Rassegna lombarda di architettura Under 40. Nuove proposte di architettura”
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Nuove costruzioni
Ristrutturazioni
Interni
Spazi pubblici e paesaggio
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Vincitori
Marco Ghilotti Daniele Vanotti
Riqualificazione architettonica e urbanistica di piazza Unità d’Italia a Tirano (Sondrio)
Marco Ghilotti nato a Grosio nel 1972, si laurea in Architettura, presso il Politecnico di Milano, nel 1999 con Sergio Crotti di cui è assistente (1999-2001). Nel 2005 consegue il Dottorato di Ricerca in Progettazione architettonica e urbana presso il Politecnico di Milano. Partecipa ad uno stage presso l’Università di Delft in Olanda collaborando con Luigi Snozzi (programma “Deltametropolis”). Dal 2004 è professore a contratto, presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano, occupandosi della progettazione degli spazi pubblici e del paesaggio. Nel 2003 apre il proprio studio a Morbegno (Sondrio) svolgendo attività professionale senza trascurare l’attività critica. Pubblica Ambiente e progetto (Stefanoni, Lecco, 2009) e Luigi Caccia Dominioni. Architettura in Valtellina e nei Grigioni (Skira, Milano, 2010) e saggi su riviste d’architettura.
Frutto di un concorso vinto nel 2005, per la riqualificazione degli spazi pubblici adiacenti piazza Unità d’Italia, il progetto rappresenta un’occasione importante per la ricomposizione urbana della città di Tirano. La proposta progettuale si configura come un tassello nel complesso mosaico urbano, teso alla ricostruzione del tessuto periferico presente nel settore sud occidentale della città; per questo è nata ed ha approfondito il rapporto con il contesto contribuendo a rafforzarne i legami. L’obiettivo prioritario della proposta progettuale è quello di definire un intervento singolare, teso alla ricomposizione estesa e locale delle relazioni e dei tessuti sfrangiati. Altre finalità riguardano: la ricostruzione delle relazioni interne degli spazi aperti nel lotto assegnato; la creazione di una nuova centralità (luogo di luoghi) del quartiere operata attraverso la costruzione di una piazza urbana e di un edificio polivalente; l’esecuzione di un intervento sostenibile sotto il profilo ambientale e della gestione degli spazi. L’intervento ha per prima cosa ricomposto la perduta unitarietà degli spazi aperti esistenti (in precedenza attraversati da una strada). Il tema generale è quello dello spazio aperto, declinato come giardino (riqualificato nella sezione esistente e realizzato ex novo nel settore est ribassato), e come piazza nella parte centrale. Un muro prefabbricato in calcestruzzo su via Vanoni, operando in sezione, propone di definire un margine netto tra il giardino e la strada, e al contempo di stabilire un rapporto visuale preferenziale con le Alpi Orobie, attraverso la realizzazione di una seduta lineare. Sul fronte nord della piazza si affaccia un padiglione freddo in acciaio Corten concepito come un moderno broletto e caratterizzato dalla presenza di portali di ordine gigante, realizzati con un triplo strato di rete a riprodurre un ciclo di incisioni rupestri (realmente esistente). Il ruolo della luce (diurna, con una riproduzione delle immagini all’interno del padiglione, e notturna, con una evidenziazione dei loghi come vuoto negativo del pieno) rappresentano un tentativo di evocare un rapporto dialettico tra il passato remoto e il presente di questo luogo.
Daniele Vanotti è nato a Sondrio nel 1972; nel 1999 si laurea presso il Politecnico di Milano con Sergio Crotti. Dal 2000 svolge attività di progettazione presso vari studi tra Milano e Sondrio. Dal 2002 svolge l’attività professionale in proprio con vari progetti e realizzazioni. Dal 2004 al 2010 collabora con Gian Matteo Romegialli. Partecipa a numerosi concorsi ricevendo premi e menzioni (con M. Ghilotti, M. Pusterla, A. Forni e A. Valenti). Più volte pubblicato, è stato cultore della materia presso il Politecnico di Milano dal 2000 al 2005 per Sergio Crotti e Massimo Tadi e relatore al V convegno sull’”Identità dell’architettura Italiana” (Firenze, 2007).
fotografie di Stefano Suriano
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1 - Particolare della balaustra. 2 - Planimetria. 3 - Vista notturna del padiglione.
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4-6 - Vista del padiglione e della piazza antistante. 7-8 - Vista interna. 8
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9 - La fontana all’ingresso della piazza. 10 - Planimetria generale di piazza Unità d’Italia con il giardino e il padiglione. 11 - Pianta del padiglione. 12-13 - La fontana e la seduta lineare. 12
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Filippo Taidelli
Ristrutturazione e recupero sottotetto dell’edificio in via Zenale, Milano
Filippo Taidelli è nato a Milano nel 1972, si è laureato, nel 1999, presso il Politecnico con una tesi sul tema della progettazione sostenibile, elaborata al ETSAM di Madrid con gli architetti Ábalos & Herreros. Ha poi approfondito e sviluppato il tema della progettazione sostenibile come capo progetto nello studio di Mario Cucinella a Bologna dal 2000 al 2005. Nel 2005, apre a Milano lo studio Filippo Taidelli Architetto, un laboratorio multidisciplinare impegnato nell’ambito dell’architettura, del design industriale e di interni, con un particolare interesse per la sperimentazione e l’applicazione di strategie ambientali finalizzate alla riduzione dei consumi energetici. Insegna alla Scuola del Design del Politecnico di Milano; dal 2011 al Master in Sustainability Architecture dello IED di Torino ed è visiting professor del Master di Interior Design della Scuola Politecnica di Design di Milano.
L’intervento prevede la ristrutturazione integrale e il recupero del sottotetto di un edificio del 1901 nel centro storico di Milano. L’edificio accoglie cinque livelli di appartamenti, laboratori e nuovi negozi al piano terra. All’esterno, oltre al risanamento delle facciate esistenti, è prevista la realizzazione di un nuovo prospetto che affaccia sul giardino confinante. Al centro di tale fronte viene ricavata una rientranza a tutta altezza che accoglie le logge e crea la sensazione di trovarsi di fronte a due corpi di fabbrica distinti: una torre in mattoni a vista con snelle aperture sul parco ed una facciata classica che continua in maniera mimetica il fronte strada. Il risultato formale ottenuto consente all’edificio di integrarsi armoniosamente con le preesistenze architettoniche del contesto. Nell’edificio è previsto un nuovo isolamento dell’involucro e moderne soluzioni impiantistiche (pompa di calore ad H2O di falda e pavimenti radianti) che consentono di ottenere il massimo comfort termico degli utenti con il minimo dispendio di energia. fotografie di Tommaso Giunchi
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1 - Sezione trasversale sul cortile. 2 - Vista nord-est dal giardino. 3 - Inquadramento area d’intervento. 4 - Vista nord-ovest dal giardino. 2
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5 - Vista nord-est con il giardino. 6 - Vista del terrazzo al secondo piano. 7 - Piante. 8 - Particolare dell’ingresso. 9 - Particolare della finestra fronte nord-est. 10 - Vista notturna del fronte nord-ovest dal giardino.
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ghigos ideas: Davide Crippa Barbara Di Prete Francesco Tosi
Allestimento temporaneo della Sala Gian Ferrari, Archivio Docva, Maxxi di Roma
ghigos ideas nato nel 1998 per creare un punto di confronto e qualificarsi tramite lo scambio di reciproche competenze, il gruppo ghigos (www.ghigos.com) da allora porta avanti una ricerca ad ampio respiro, perseguendo la dissoluzione dei confini disciplinari come occasione di riflessione critica e progettuale. Ha realizzato mostre, installazioni e numerosi progetti che sono stati segnalati in concorsi nazionali o internazionali e sono pubblicati sulle principali realtà editoriali italiane. Diventato studio nel 2004, ancora oggi ghigos si caratterizza per una marcata interdisciplinarietà, affrontando di volta in volta progetti ad una diversa scala: dall’exhibit alla grafica, dal design fino all’architettura, “salutando da vicino” l’arte.
Come si può mettere l’arte contemporanea in ordine alfabetico? È possibile archiviarla? E se fosse davvero possibile, come raccontarla al pubblico di una mostra? Forse pensando ad un allestimento che in realtà è un po’ anche un archivio, certo un archivio speciale, quasi un’opera nelle opere che permette di avvicinarsi all’arte in una maniera diversa. È un archivio aperto, “generoso”, in cui rivivere un’esperienza didattica secondo percorsi di studio propri, da reinventare ogni volta con materiali diversi. È così che in una biblioteca senza tempo si mettono in scena la storia dell’archivio Docva e gli intenti del museo Maxxi, in un dualismo tra contemporaneo e tradizionale che diventa una delle chiavi di lettura dello spazio. Questa fusione diventa anche un segno grafico: una scritta di grandi dimensioni in anamorfosi occupa la parte inferiore della sala, ma solo dall’ingresso la si può leggere nella sua interezza, perché da tutti gli altri punti di vista,dai tavoli come dal bancone, le porzioni del testo sembrano singoli frammenti grafici, decori spaziali solo apparentemente destituiti di significato di studio propri, da reinventare ogni volta con materiali diversi.
fotografie di Davide Crippa
Digital archive Open call
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1 - Pianta. 2-6 - Vista interna del nuovo allestimento temporaneo. 4
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7 - Particolare della scritta DOCVA. 8-10 - Vista interna dell’area dedicata alla consultazione.
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MONO atelier: Marianna Fernandes Sendas Alberto Pottenghi collaboratori: Mattia Alfieri Martina Baratta
Nuovo spazio interno agenzia “Social Noise” a Milano
Mariana Fernandes Sendas nasce a Porto, Portogallo, nel 1981. Studia architettura presso il Politecnico di Milano e la Escola Superior Artìstica do Porto, dove si laurea nel 2006 con Fatima Fernandes. Dal 2006-09 lavora come collaboratore presso Cristina Guedes and Francisco Vieira de Campos Arquitectos Ass. di Porto; inoltre, collabora con alcuni studi di architettura italiani seguendo progetti in Medio Oriente e Africa. Nel 2009 fonda lo studio di architettura MONOatelier a Milano con A. Pottenghi.
Il progetto consiste nella sistemazione dello spazio interno del primo ufficio in Italia dell’agenzia Social Noise, una piattaforma di comunicazione e marketing in social media con base a Madrid che nel 2010 ha aperto una nuova sede a Milano. La nuova sede operativa è situata in una zona centrale della città, a pochi passi da corso Sempione; l’ambiente sul quale abbiamo lavorato (novembre 2010 - marzo 2011), affaccia su un cortile interno e presenta dimensioni ridotte. La società, della quale condividiamo l’approccio poliedrico, ha richiesto per questo nuovo ufficio il massimo della versatilità; lo spazio si deve ben prestare al lavoro quotidiano del team, ma anche a meeting e riunioni con esterni rappresentando, attraverso un’immagine fresca e innovativa, l’agenzia spagnola. Il nostro intervento ha cercato quindi di soddisfare questa caratteristica, utilizzando il gesto della spirale come modulatore armonioso dello spazio. La curva disegna all’interno di un unico ambiente due momenti differenti, che possono rispettivamente essere utilizzati come area di lavoro e meeting. L’idea della spirale si è materializzata in una tenda in rete di lana, sostenuta da una struttura tubolare in ferro, che sinuosamente allevia le irregolarità dell’ambiente e degli arredi fissi. Dato il budget limitato è stato deciso di conservare il mobilio esistente che il panneggio del tessuto nasconde senza impedirne la fruizione. La realizzazione ha ampiamente soddisfatto le aspettative e la tenda è risultata una soluzione pratica che rende l’ambiente sobrio, ma allo stesso tempo originale. Per avere un’illuminazione puntiforme che permetta di irraggiare con la stessa intensità ogni zona dell’ufficio, è stato disegnato un circuito, evidenziato dalle canaline in PVC, modulato su una griglia di 120 x 120 cm lungo il quale sono state posizionate lampade a basso consumo. Sono stati progettati i tavoli da lavoro interamente in ferro dipinto di bianco, composti da una struttura tubolare e un piano di spessore di 3 mm. La pavimentazione è stata realizzata in resina grigia; questo materiale, in sostituzione del legno scuro esistente, ci è parso ideale al fine di dilatare la percezione dello spazio interno e adattarsi alla gamma di tonalità chiare utilizzate per tutto l’intervento. Il lavoro realizzato si è dimostrato un’ottima occasione per fare ricerca su materiali e soluzioni spaziali da applicare a progetti di piccola scala dimostrando come sia possibile lavorare con successo con un budget limitato.
Alberto Pottenghi nasce a Mantova nel 1977. Studia architettura presso la Queensland University of Technology e il Politecnico di Milano, dove si laurea nel 2006 con David Palterer. Dal 2006 al 2009 lavora come collaboratore presso Claudio Silvestrin Architects a Milano e Yasui Architects and Engineers a Tokyo seguendo progetti internazionali. Nel 2009 fonda lo studio di architettura MONOatelier a Milano, con M. Fernandes Sendas. Mattia Alfieri nasce a Parma nel 1988. Studia architettura presso il Politecnico di Milano, dove nel 2011 consegue la laurea triennale. Da marzo 2010 lavora presso MONOatelier a Milano. Martina Baratta nasce a Fidenza nel 1988. Studia architettura presso la Universdade Tecnica de Lisboa e il Politecnico di Milano, dove nel 2011 consegue la laurea triennale. Dopo aver collaborato con lo studio Pedro Campos Costa Arquitecto a Lisbona, da settembre 2010 lavora presso MONOatelier a Milano.
fotografie di Isabella Sassi
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1 - Meeting room. 2 - Assonometria. 1
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3 - Stazione operativa + logo.
7 - Dettaglio trasparenza tenda.
4-5 -Vista d’insieme.
8 - Interno della stazione operativa.
6 - Vista della stazione operativa.
9 - Dettaglio trasparenza tenda.
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Marianna Paola Vanoni
Riqualificazione di piazza Garibaldi a Zogno (Bergamo)
Marianna Paola Vanoni nata a Bergamo nel 1973, si laurea presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1999. Nel 2000 intraprende la pratica della professione e, parallelamente, compie collaborazioni con studi d’architettura: Studio di Architettura MCM (Milano, 1999-2000), Gregotti Associati International (Milano, 2000-04), Studio 424 (Bergamo, 2004-05). Si occupa di Progettazione architettonica e urbana a vari livelli, sia per il settore pubblico che privato. I progetti e le realizzazioni più recenti riguardano piani urbanistici attuativi, spazi aperti e edifici pubblici, ristrutturazioni, edilizia residenziale, terziaria e commerciale, allestimento d’interni. Partecipa a concorsi d’architettura ottenendo premi e riconoscimenti. Collabora a programmi di ricerca scientifica e partecipa ad attività pubblico-amministrative. Svolge attività didattica e di ricerca presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano, dove è cultore della materia in Progettazione architettonica dal 1999 al 2009.
Il progetto affronta il tema della riqualificazione di piazza Garibaldi con l’obiettivo di coniugare, all’interno di uno spazio compresso, due situazioni diverse: una condizione “viabilistica” di permanenza delle auto sia in sosta che in transito e una condizione “pedonale” di luogo della socializzazione. Da sempre la piazza svolge un ruolo fondamentale di spazio di aggregazione per la cittadina di Zogno, ma da tempo ha perso il suo ruolo di spazio collettivo. Le scelte progettuali si sono orientate ad assegnare importanza e centralità al panorama offerto dalla sontuosa scalinata della chiesa e a valorizzare le significative preesistenze del luogo, individuate negli edifici storici che si affacciano sul corso principale e che costituiscono il controcampo allo scalone della parrocchiale. Il nuovo disegno della pavimentazione sottopone l’irregolarità di questo “vuoto urbano” ad un nuovo ordine geometrico: gli ampi riquadri scanditi da fasce in pietra di luserna, che segnano trasversalmente la piazza, oltre ad assolvere la funzione di definire la sede delle auto, costruiscono una griglia prospettica che dà verso i due capisaldi della piazza, enfatizzando da una parte la monumentalità dello scalone e dall’altra la quinta architettonica dei palazzi storici del corso principale. In quest’ottica è pensata la presenza dei tre alberi che mettono in risalto lo spazio centrale della piazza, sottraendo importanza alle modeste quinte laterali. La scelta di pavimentazioni diverse, identifica i vari ambiti spaziali delineando una zona centrale con predominante destinazione viabilistica e due fasce laterali pedonali che convergono in una piccola area posta ai piedi della scalinata, caratterizzata dalla presenza di un’ampia seduta in marmo bianco e di una fontana-vasca d’acqua, memoria della passata presenza in quel luogo di tre fontane barocche. Il disegno della pavimentazione si estende oltre i limiti effettivi della piazza, invadendo il corso principale e facendo sentire la presenza dello spazio pubblico. Nella parte bassa e più scoscesa un bastione di contenimento del terreno permette al nuovo spazio pubblico di svilupparsi su una superficie pianeggiante, determinando nella zona di accesso alla piazza, un allargamento della via principale.
fotografie di Luca D’Alessio
1 - Localizzazione dell’intervento. 2 - Modello. 3 - Planimetria generale. 4 - Veduta d’insieme. 5 - Sezione longitudinale.
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6 - La pavimentazione esistente e di progetto in cubetti di porfido. 7 - Vista della scalinata. 8 - Seduta in pietra. 9 - Bastione in muratura. 10-11 - Vista della nuova piazza. 8
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Nuove costruzioni
Ristrutturazioni
Interni
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Menzionati
Giovanna Parola
Casa unifamiliare a Cocquio Trevisago (Varese)
La Stoppada, residenza privata situata nel Parco Regionale Campo dei Fiori (Varese), costituisce un esempio di costruzione in legno prefabbricato. Dispiega il suo criterio di costruzione innovativa rispetto all’edilizia tradizionale presente in queste zone e semplifica il processo costruttivo, senza compromettere l’architettura della casa e le richieste tipologiche e formali dei vincoli paesaggistici presenti. Le richieste erano per una casa semplice e razionale con ampio spazio living, oltre ad uno spazio esterno da cui godere della vista sulle tre querce secolari all’interno del parco. L’ubicazione dell’edificio ne ha dettato la forma semplice e compatta con copertura a capanna, evocando la tipologia della cascina rurale in armonia con le rare costruzioni presenti nel Parco. La realizzazione dell’intero edificio è avvenuta con estrema velocità di assemblaggio sul luogo ed ha ottenuto alti livelli di isolamento termico ed acustico. Inoltre, la scelta di questo sistema ha permesso la posa di alte ed ampie aperture verticali, consentendo un abbondante passaggio di luce. La necessità progettuale di installare il sistema oscurante di frangisole a lamelle in alluminio, totalmente a scomparsa, ha diminuito ulteriormente la trasmittanza della parete. Seguendo l’orientamento dell’edificio, la parete esposta a sud-ovest è stata progettata e realizzata con sistema di ventilazione ad effetto camino. Il rivestimento esterno è in doghe di larice rosso non trattato per ottenere poi nell’invecchiamento la tipica colorazione grigio-argento del legno stesso. Dentro casa la luce e la trasparenza verso l’esterno verde danno il carattere all’ambiente. La scelta dei pavimenti in larice oliato crea un’ambientazione total wood. Il sistema di prefabbricazione flessibile ed aperto ha accolto la realizzazione della scala in cemento armato rivestita con pedate in pietra di recupero delle valli ossolane. Il parapetto in ferro è realizzato su disegno dell’architetto. Giovanna Parola studia al Politecnico di Milano dove si laurea in Architettura nel 1999. Dopo alcuni anni di collaborazione con lo studio Brusa Pasquè di Varese, nel 2003 inizia a svolgere la propria attività autonoma. Si occupa di ristrutturazioni in centri storici, di ampliamenti di edifici con sistema di prefabbricazione in legno e di recuperi interni riguardanti attività direzionali, negozi ed abitazioni. La sua maggior attenzione è rivolta all’edificio come abitazione e, da qui, la realizzazione e la progettazione di residenze private sia uni che bifamiliari.
1 - Vista nord-ovest. 2 - Vista interna del soggiorno.
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3 - Scala interna in muratura. 4 - Vista del soppalco. 5 - Particolare delle finestre a doppia altezza. 6 - Vista panoramica. 7 - Il terrazzo con le panche su disegno. 8 - Vista del terrazzo. 9 - Piante e sezioni.
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Sara Riboldi Carlotta Torricelli collaboratore: Federica Granata
Casa del custode a Caglio (Como)
Il progetto ridisegna il giardino e gli spazi aperti di una villa padronale, inserendovi la nuova costruzione adibita a casa del custode. La proprietà si colloca al di fuori del centro storico del comune montano di Caglio, lungo la via ai Monti, al limitare del bosco. Il nuovo edificio sorge al margine nord del giardino, sfruttando l’articolata topografia del terreno per coniugare la costruzione di un’architettura nuova con i caratteri propri del luogo e del paesaggio circostante. La costruzione è costituita da due corpi addossati al muro di confine. Il primo ambiente, che richiama i coperti del borgo storico, funziona come filtro tra interno ed esterno e come zona di sosta all’aperto; il secondo, maggiore nelle dimensioni, è costituito da una zona ingresso con servizi e da un’unica grande stanza. Il principio aggregativo della composizione per parti è riconoscibile anche nella separazione dei tetti a falda rivestiti in tegole grigie. La nuova casa del custode dialoga, sia attraverso le forme che nella scelta dei materiali, con l’architettura tradizionale del triangolo lariano. Pertanto la struttura della casa è realizzata in pietra e legno. I fronti sud e ovest sono costruiti in “sasso”, mentre nel fronte est, le due teste dei muri in pietra incorniciano e proteggono la parete in laterizio rivestita con intonaco tinteggiato in colore chiaro, che si pone in relazione con il linguaggio architettonico della villa esistente. La nuova costruzione diventa elemento di connessione fra il giardino privato della villa padronale e il retrostante bosco di castagni. Tramite un processo di modellazione del suolo, si crea un nuovo accesso definito attraverso una sequenza di gradoni in legno che si appoggiano al terreno, assecondando il declivio. La sistemazione del giardino lavora sui dislivelli presenti e prevede l’utilizzo di essenze tipiche della zona. Sara Riboldi e Carlotta Torricelli si laureano nel 2006 presso la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, con due progetti a scala urbana nelle città di Porto e Atene. Sono dottori di ricerca in Composizione architettonica e svolgono attività didattica presso lo IUAV di Venezia e presso il Politecnico di Milano. Hanno partecipato alla Primera Bienal Internacional de arquitectura de La Habana (2002) e a numerosi concorsi di progettazione internazionali. Opere e progetti sono stati esposti in diverse mostre, tra le quali “Festival dell’Architettura di Parma“ e “Città di Pietra“, nell’ambito della 10ª Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia (2006). Sono autrici di saggi, recensioni di libri e mostre su riviste internazionali. Svolgono attività professionale con studio a Milano (Torricelli Associati) affrontando il progetto di architettura alle diverse scale e declinazioni tematiche, dall’edificio al progetto urbano e di paesaggio, dal restauro agli interni.
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1 - Veduta d’insieme. 2-3 - Planimetria e pianta. 4 - Veduta d’insieme.
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5 - Fronte. 6-7 - Prospetto laterale e sezione. 8 - Veduta d’insieme. 9 - Dettaglio della scala. 10 - Dettaglio delle finestre. 11 - Dettaglio della parete in pietra.
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Elena Bellini Filippo Mantovani
Addizione del volume sagrestia e realizzazione dell’ancona, oratorio della Confraternita delle Quarant’ore a Villimpenta (Mantova)
La prima pietra dell’Oratorio di Villimpenta è posata il 24 maggio del 1768 e l’inaugurazione dell’edificio, intitolato alla Santa Croce, è del 1775. L’intervento ha riguardato la costruzione, sul lato ovest del tempio, di un nuovo volume da adibire a sagrestia, servizio igienico e spazio tecnico; la realizzazione dell’ancona nell’abside e la ridefinizione degli spazi interni dell’oratorio tramite il rifacimento della pavimentazione. Sono state inoltre restaurate tutte le superfici murarie e recuperate le originali colorazioni interne ed esterne. Il nuovo corpo aggiunto, è composto da un volume con tetto piano entro cui s’incastra un lucernario ruotato secondo l’asse est-ovest e inclinato nella parte terminale. Il portone e la recinzione che delimitano la corte di pertinenza dell’Oratorio, sono integrati nel disegno della nuova costruzione riprendendo il trattamento della superficie del lucernario. La sagrestia è arretrata rispetto al perimetro rettilineo dell’abside dell’Oratorio di 50 cm, così da mantenere la lettura delle superfici storiche. Il lucernaio diviene l’elemento distintivo dell’intervento ponendosi in relazione con il campanile a vela posto sulla sommità del tempio. Internamente poi, articola la copertura della sagrestia creando una tensione verticale e dilatando lo spazio verso il cielo. Il nuovo corpo, esternamente, è in parte rivestito di mattoni posti in opera con le sole fughe orizzontali, e in parte ricoperto da lastre in acciaio inossidabile satinato. L’intervento ha portato poi al recupero dell’originaria tripartizione dello spazio interno del tempio, separando l’aula dal sistema presbiterio-coro tramite l’inserimento di due gradini all’ingresso del presbiterio e il rifacimento dell’intera pavimentazione. La necessità di collocare nell’abside un pesante dipinto realizzato a metà Settecento su lastra di piombo, ha portato alla realizzazione di una struttura di supporto con rivestimento in acciaio inossidabile satinato. La nuova ancona è stata realizzata con un fianco removibile in modo da permettere il posizionamento dell’opera. Elena Bellini nata nel 1977, consegue la maturità d’arte nel 1996, frequenta il corso di Architettura presso il Politecnico di Milano-Bovisia, ove si laurea a pieni voti nel 2002. Inizia la sua carriera professionale lavorando per svariati architetti del mantovano e del milanese, prima come collaboratrice e poi come libera professionista. Filippo Mantovani nato nel 1973, consegue la maturità classica nel 1992 e frequenta il corso di Architettura presso l’Università degli Studi di Genova, laureandosi a pieni voti nel 2001. Nel 2002 lavora presso lo studio 5+1 di Genova e subito dopo inizia l’attività come libero professionista. Da alcuni anni presta la propria collaborazione per attività didattiche presso il Politecnico di Milano, sede di Mantova. Ha lavorato alla pubblicazione di vari testi a carattere storico-architettonico.
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1 - Vista del retro dell’oratorio con il nuovo volume della sagrestia. 2-4 - Piante e sezione. 5 - Vista del fronte della nuova Sagrestia verso piazza Papa Giovanni XXIII. 6-7 - Dettaglio dei materiali utilizzati: acciaio inossidabile satinato e mattone a vista. 6
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8 - Vista d’assieme del fianco est e della facciata dell’oratorio. 9 - Vista interna dell’aula dell’oratorio. 8
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Luca Cipelletti ingegnere strutturista: Massimo Giovanni Turi
La scala dei chiostri al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano
A distanza di cinquant’anni dall’ultimo intervento eseguito dagli architetti Portaluppi e Reggiori nel Cinquecentesco ex Monastero degli Olivetani, il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano “Leonardo da Vinci” è stato oggetto di una nuova azione architettonica firmata dallo studio AR.CH.IT Luca Cipelletti di Milano: una scala leggerissima, un origami di ferro bianco che si srotola in un pozzo vertiginoso illuminato da una grande bifora. Il motivo dell’intervento, che ha interessato una porzione dell’edificio monumentale adiacente alla chiesa di San Vittore, nasce da un indispensabile adeguamento alla Normativa Antincendio e dalla necessità di consentire al pubblico l’accesso alla nuova sezione del Museo. L’attenzione nei confronti dello storico immobile ha portato, in accordo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, alla scelta di una distribuzione verticale con un’impronta architettonica che valorizzasse gli elementi preesistenti anziché il semplice posizionamento di una scala e di un ascensore che avessero solamente i requisiti per garantire l’adeguamento alla normativa. Una delle due rampe è parallela al corpo dell’ascensore mentre l’altra risulta inclinata proprio per assecondare il disegno delle bucature esistenti cercando di rendere la stessa scala il più possibile leggera, all’interno di un grande vuoto. Ed è proprio la rampa verso la bifora che - inclinata in modo deciso sulle bucature esistenti - permette di avere una superficie minore possibile di pianerottoli conferendo alla scala un disegno più dinamico, aumentando notevolmente l’area di vuoto (e quindi di luce) e cercando infine di dare alla stessa un’identità architettonica integrata sulle preesistenze. Luca Cipelletti fonda a Milano, nel 2003, AR.CH.IT Luca Cipelletti, uno studio specializzato in architettura e comunicazione visiva. Lo studio lavora per clienti privati e pubblici in Italia e all’estero su progetti che spaziano dalla progettazione architettonica alla ristrutturazione e al recupero, dalla museografia agli allestimenti museali e retail, dal graphic design al concept e ai video. Tra i tanti progetti, l’allestimento e l’immagine di oltre 70 mostre in Italia, Europa, Cina, Giappone e Russia. Il progetto preliminare per il “Giardino di Hypnos”, il nuovo cimitero della città di Gorgonzola con e sotto la supervisione artistica di Anne e Patrick Poirier. Il progetto architettonico e di recupero delle cavallerizze come nuova ala di ingresso al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Il progetto architettonico di riuso dello storico Salone dei Tessuti Galtrucco, ora show-room permanente per Marc Jacobs. La direzione artistica per la Millennium Campaign delle Nazioni Unite.
1 - Vista della scala alla quota della bifora. 2 - Vista della scala alla quota dei chiostri.
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3 - Sezione della scala. 4 - Veduta dall’alto della scala. 5 - Pianta della scala. 6 - Vista della scala alla quota dell’interrato.
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4+2 Officina d’Architettura: Matteo Leorati Mauro Rodighiero Nicola Sarzi Eugenio Solci
La casa, progettata e realizzata tra il 2009/10 per soddisfare le esigenze di una giovane coppia, consiste in una nuova casa unifamiliare posta su un lotto libero di circa 1000 mq, a Ceresara, alle porte del borgo di Villa Cappella. L’edificio si inserisce in un tessuto consolidato di villini unifamiliari realizzati tra gli anni ’60 e ’90, immersi nel paesaggio tipico della campagna lombarda. Casa “D” ha un impianto a patio e si realizza su due piani. Il piano terra è destinato alla zona giorno e ai servizi, il piano primo alla zona notte. Dal punto di vista compositivo la casa nasce dall’intersezione di tre volumi puri, caratterizzati dalle diverse funzioni che si svolgono al loro interno, e disposti in modo da dissimulare la solo accennata simmetria degli esterni. Tutta la composizione ruota intorno al patio d’ingresso e all’ampio atrio interno che ospita la scala di collegamento tra i piani. Il patio, attraverso la schermatura in C.A. a vista, definisce un luogo introverso da vivere più intimamente come ampliamento della zona pranzo. La disposizione dei volumi, e delle ampie aperture, conferisce agli ambienti interni una luminosità ben calibrata. Il colore bianco che caratterizza sia l’esterno sia l’interno dell’edificio è dettato dalla volontà di far emergere la semplicità dei volumi e degli spazi; la cromia è lasciata agli oggetti e agli arredi (in parte realizzati su disegno) che risaltano nella purezza degli ambienti. La tecnologia costruttiva, di tipo tradizionale, è caratterizzata da un alto livello d’isolamento termico. La parte impiantistica è stata sviluppata ricorrendo a tecnologie innovative quali una pompa di calore per il riscaldamento e la produzione d’acqua calda, pannelli solari termici e fotovoltaici, un ricambio forzato dell’aria con recupero del calore. Il tutto ha permesso di certificare la casa in classe A e di utilizzare esclusivamente l’elettricità per soddisfare i fabbisogni energetici dell’edificio. 4+2 Officina d’Architettura nasce nel 2009 dall’unione delle esperienze lavorative di quattro giovani architetti mantovani provenienti da percorsi formativi e lavorativi differenti. Grazie alla collaborazione con vari studi professionali e la libera professione, iniziata dopo la laurea conseguita presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, lo studio ha potuto affrontare una vasta gamma di temi progettuali: dalla nuova costruzione alla ristrutturazione, e al restauro; dalla residenza (sia singola che collettiva) alle funzioni commerciali, museali, industriali, ricettive e agricole/zootecniche. Le competenze dello studio si estendono inoltre alla pianificazione urbanistica e alla progettazione di spazi pubblici o aree verdi. Alla pratica professionale i componenti dello studio hanno affiancato la partecipazione a concorsi di architettura e di design, ricevendo diversi premi e segnalazioni.
Casa“D”a Ceresara (Mantova)
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1 - Fronte nord-ovest. 2 - Fronte nord-est. 3 - Scala interna. 4 - Particolare del patio.
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Juan Pedro Alvarez David Perri
Clinica Zaldivar a San Salvador (El Salvador)
La Clinica Zaldivar (2010), edificio unico nel suo genere, si situa nel sobborgo di San Benito, uno dei quartieri più prestigiosi di San Salvador. L’intervento - di nuova costruzione - occupa un lotto di 1200 mq con 600 mq di servizi coperti legati alla chirurgia plastica ed estetica. Un limitato uso di materiali per la costruzione dei fronti esterni consente la lettura dei volumi che compongono l’edificio. Ad ognuno di essi si associa una funzione specifica: l’alta stecca ad est, ombreggiata da elementi in acciaio Corten verticali, contiene gli uffici affacciati sull‘ingresso. La zona ad ovest, più bassa, senza aperture, ospita sale operatorie e per il ricovero. I volumi di ingresso, parzialmente vetrati, accolgono gli ospiti mentre tagli longitudinali in copertura filtrano la luce sugli spazi comuni. Le intersezioni dei vari piani raggiungono effetti spaziali complessi. Materiali come l’acciaio Corten e il cemento a vista spezzano la monotonia dei muri bianchi perimetrali. L’ingresso alla clinica è sottolineato da uno specchio d’acqua e da una panca: qui si trova uno spazio ombreggiato. Lo spazio interno è illuminato da lucernari continui e da un volume in vetro appoggiato sullo specchio d’acqua. La reception è costituita da un volume interamente rivestito in wengé. Nei 600 mq coperti si trovano due sale operatorie, quattro 1 sale ricovero post-operatorie, due stanze consultorio, uffici, l’amministrazione, una spa per i trattamenti della pelle e di ringiovanimento, oltre che ingressi e sale d’attesa. Nel 2010 la Clinica Zaldivar ha vinto il primo premio nella categoria “Edifici Istituzionali” alla IX Biennale di Architettura e Urbanistica di Cades. Juan Pedro Alvarez nasce a San Salvador nel 1973. Dal 2009 è project manager presso lo studio WWCOT architects di Los Angeles dove gestisce progetti internazionali. Fino al 2008 lavora a Los Angeles con Rafael Vinoly sviluppando progetti di media e larga scala. Precedentemente ha lavorato presso lo studio HOK di Los Angeles sviluppando progetti in area Medical Planner. Fino al 2003 ha collaborato con lo studio Mateu Architecture di Miami realizzando abitazioni private. Partecipa a diversi concorsi internazionali e svolge un’intensa attività di progettazione residenziale e commerciale privata. Tra gli ultimi progetti realizzati la Clinica Zaldivar e un’abitazione privata, entrambe a San Salvador.
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David Perri nasce a Messina nel 1976. Nel 2010 è project architect presso lo studio Fuksas a Roma dove si occupa di progetti internazionali. Fino al 2008 lavora tra Los Angeles e New York con Rafael Vinoly sviluppando progetti di media e larga scala. Precedentemente ha lavorato presso lo studio di Flavio Albanese. Partecipa a numerosi concorsi internazionali. Svolge un’intensa attività di progettazione residenziale e commerciale privata in Italia e all’estero. Tra gli ultimi progetti realizzati la Clinica Zaldivar in San Salvador, abitazioni unifamiliari e diversi retail store in Italia e all’estero.
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1 - Vista sud-est ingresso e volumi principali. 2 - Vista ovest del volume delle sale operatorie e dell’ingresso. 3 - Vista sud dei volumi ricovero. 4 - Prospetti sud/est/ovest. 4
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Matteo Casari Valentina Giovanzani collaboratori: Davide Brevi Andrea Previtali
La costruzione sorge su un lembo triangolare di terreno con la punta rivolta verso la depressione naturale del parco, interpretando la forma e l’inclinazione del suolo. Le unità abitative, due duplex ai piani inferiori e quattro ai piani superiori, si rivolgono verso il corso del fiume Brembo. Le densità del suolo e del cielo regolano la direzionalità generando due differenti interpretazioni: gli alloggi ai piani bassi si rapportano al suolo e sono avvolti dalla fitta vegetazione del bosco stabilendo un contatto con l’esterno di tipo fisico, mentre le abitazioni ai piani alti si rapportano con l’ambiente in continuità con il cielo ponendosi come una sequenza di quattro tunnel “vacchiniani” che regolamentano un rapporto ora puramente visivo. La costruzione si fonda su due registri visivi differenti: lo sguardo orizzontale e panoramico governa gli appartamenti inferiori, la direzionalità centrale vincola gli alloggi superiori. Tali diverse percezioni portano inevitabilmente, anche per natura costruttiva, alla costituzione di densità differenti. La massa inconsistente ritmata dai solai orizzontali nei duplex inferiori nasce dal suolo inclinato e acquista la consistenza dell’apparato vegetativo di cui conserva le regole compositive. In questo ambiente naturalmente artificiale luci e ombre si fondono. Il volume pieno degli alloggi superiori, i cui spigoli vivi rompono in modo netto le ombre aumentandone l’effetto plastico, dialoga con la consistenza apparentemente impalpabile del cielo in un linguaggio di geometrie pure. La differente condizione gravitazionale genera una tensione in corrispondenza del piano di contatto che si esprime nel distacco delle due masse. Lo stacco, alto 1,30 m., consente alla vista da strada di oltrepassare l’edificio connotandolo di un forte valore pubblico e restituendo alla collettività uno spazio privato. Matteo Casari si laurea nel 2005 al Politecnico di Milano. Nel 2006 apre un proprio studio occupandosi di progettazione di edifici residenziali e industriali, interior design e riqualificazione urbanistica. Nel 2007 fonda “Matteo Casari Architetti” in collaborazione con Valentina Giovanzani (1978). Lo studio partecipa a concorsi tra i quali: “Nuova Biblioteca di Maranello” segnalato alla seconda edizione del premio “Rassegna lombarda di Architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura”. È primo classificato nel concorso indetto dal Comune di Dalmine per la progettazione di piazza Vittorio Emanuele III e piazza Santa Maria d’Oleno, e secondo per la progettazione di Piazza Vittorio Emanuele II. Nel 2010 lo studio è vincitore alla mostra “27/37 Rassegna Internazionale di Giovani architetti Italiani” presso il Padiglione Italiano dell’Esposizione Universale di Shanghai 2010 e presso la Casa dell’Architettura di Roma; è finalista al premio internazionale A. Prize 2010, al premio O.A.B. 2010, e selezionato per la mostra “Young Italian Architects” a Venezia e a Roma. Davide Brevi (1978) e Andrea Previtali (1979) collaborano occasionalmente con lo studio.
Abitazioni in via Pesenti a Dalmine (Bergamo)
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1 - Vista laterale. 2 - Vista dal parco. 3 - Dettaglio del taglio centrale. 4 - Terrazzo di copertura. 5 - Vista interna del duplex superiore.
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Mario Filippetto Luca Manzoni
Casa“C”a Como
L’intervento prevede la demolizione totale di un fabbricato esistente e la sua successiva ricostruzione in sagoma, così da adeguare il nuovo edificio agli attuali standard costruttivi e ai parametri di risparmio energetico. L’architettura dell’edificio è semplice ricalcando, obbligatoriamente, lo schema volumetrico iniziale e ricreando una forma pura in pietra scavata da ampie vetrate: la pietra posata in piccoli conci irregolari con linea orizzontale continua conferisce al progetto un aspetto unitario e monolitico. Il volume è “scavato” da grandi aperture con serramenti in alluminio e brise-soleil orientabili e impacchettabili, di colore verde, simili alla vegetazione esistente, con l’obiettivo di diminuire l’impatto del nuovo edificio sul contesto. Un sistema di vetri orizzontali, appoggiato su profili metallici, crea una gronda continua che corona l’edificio assolvendo all’importante funzione di protezione dalle intemperie. Lo spazio della copertura è definito da medesimi profili metallici. Questi inquadrano il paesaggio e le viste sulla città e sostengono tende per l’ombreggiamento estivo. Le funzioni sono distribuite su due piani; al primo, per godere al meglio del panorama, si trovano i locali d’uso. Una piscina con terrazzo a sbalzo sulla città, completa l’abitazione. 1
Mario Filippetto nasce a Como nel 1975. Nel 1998, associandosi con Luca Manzoni, apre il proprio studio di geometra. Nel 2003 lavora in Spagna, a Madrid, nello studio LLPS Arquitectos. Nel 2007 si laurea in architettura al Politecnico di Milano. Dal 2004 collabora costantemente con lo studio SUBarquitectura di Alicante. Nel 2006, con Luca Manzoni, fonda la società “Metrica srl”. Ha ottenuto diversi premi, fra questi: 1° premio “Ex Hotel Palace” Lugano, con Ivano Gianola (2001); 1° premio “Palazzetto dello sport Gran Canaria”, con LLPS Arquitectos (2003); 2° premio “Vivienda VPO”, con LLPS Arquitectos (2003); Casa C progetto selezionato “50 idee abitare”, con Luca Manzoni (2009); 3° premio “Cittadella dell’edilizia”, con Subarquitectura (2011).
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1 - Vista dell’ingresso. 2 - Vista dell’edificio. 3 - Vista verso valle. 4 - Piante. 3
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Stefano Genoni
In un’area disomogenea senza elementi di pregio o di riferimento, il progetto del centro sportivo si configura come intervento di riqualificazione e di riordino urbanistico. Il progetto propone una forma innovativa, espressione di un’architettura come segno forte e dichiarato nel territorio. La pianta del centro sportivo nasce dall’aggregazione asimmetrica di quattro corpi ruotati sul proprio asse, a formare un contorno sinuoso di volumi, sia in pianta che in prospetto. Ciò conferisce all’edificio una valenza fortemente dinamica. Nei 4.200 mq del centro si trovano due campi da squash, un’area fitness, sale corsi, due piscine interne, un’area beauty, un’area vitality e servizi di ristorazione. Il fulcro del centro sportivo è la piazza interna: 200 mq di spazio a doppia altezza caratterizzato da piante ad alto fusto e concepito come luogo di aggregazione e intrattenimento dei clienti. Da qui si distribuiscono a piano terra gli spogliatoi, la zona uffici e l’area beauty su cui, al primo piano, si affaccia lo spazio fitness. I materiali utilizzati sono: il rovere spazzolato sulle pareti della piazza, del ristorante e degli spogliatoi, il tek in piscina e nell’area vitality, il laminato a specchio per il controsoffitto del ristorante, il chilewich (fibra di nylon intrecciata) per la zona uffici e lo spazio fitness. Il centro sportivo è caratterizzato da particolari accorgimenti architettonici che rendono possibile una ventilazione naturale interna, sfruttando il fenomeno “stack effect”, più comunemente chiamato “effetto camino”. Il parco esterno si sviluppa su 15.000 mq e dialoga con l’edificio attraverso filari di alberi che creano cannocchiali prospettici sugli ingressi e balze di verde che congiungono il piano piscina esterno con il primo piano dell’edificio. Stefano Genoni nasce nel 1977 a Busto Arsizio (Varese). Si laurea nel 2004 all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Dopo aver conseguito l’abilitazione professionale nel 2005, inizia la propria attività. Diverse sono le esperienze maturate nel campo dell’architettura, concorsi internazionali, edifici residenziali, museali, sportivi. Collabora con architetti stranieri per concorsi internazionali di secondo grado come il progetto di Luigi Snozzi per la stazione dell’alta velocità di Napoli Afragola, il progetto di Paulo Medes da Rocha per il nuovo polo giudiziario di Trento e il progetto (vincitore) di Youn Jae Won e l’arch. Guido Canali per il nuovo museo di arte contemporanea a Seoul (Corea del sud). Negli ultimi anni oltre alla costruzione del centro sportivo, ha redatto, in collaborazione, il nuovo Piano di Governo del Territorio per i comuni di Mapello e di Misano di Gera d’Adda.
Sportpiù Resort a Curno (Bergamo)
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1 - Vista esterna con parcheggio. 2 - Parco saune diurno. 3 - Vista esterna del parco con balze. 4 - Vista esterna con piscina.
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LPzR architetti associati: Gabriele Pranzo-Zaccaria Federico Reyneri
ERA3 housing
Il fronte urbano del nuovo edificio d’abitazione intende riconnettere morfologicamente gli edifici preesistenti, adattando le altezze di progetto ai fronti ciechi adiacenti. I volumi sono concepiti a partire dall’aggregazione di unità abitative minime modulari, ciascuna di 45 mq di slp. La conformazione planimetrica varia a ogni piano, generando un’articolazione volumetrica e una moltiplicazione degli spazi esterni privati. La facciata è concepita come un elemento tripartito verticalmente, sia dal punto di vista volumetrico che materico: i due corpi laterali costituiscono il trait d’union con i fabbricati confinanti, mentre il corpo centrale è l’elemento di spicco che caratterizza l’edificio come punto di riferimento urbano. Mensole aggettanti in calcestruzzo, di forte connotazione grafica, definiscono, con soluzioni di volta in volta differenti, ognuno dei tre corpi della facciata: • sul primo corpo in intonaco rosso minerale un nastro continuo segna il prospetto, ricucendo i livelli in cui il volume è articolato e anticipando la soluzione progettuale dell’edificio - giocata sul tema della sottrazione delle masse; • sul secondo corpo in zinco titanio le mensole aggettano lateralmente e fanno da contrappunto alla matericità del volume scuro, evidenziandone il senso di leggerezza attraverso i fori passanti; 1 • il volume rivestito in legno di larice è inquadrato da una superficie continua in calcestruzzo che circoscrive il volume e lo relaziona all’edificio adiacente. Il cortile interno è percepibile dall’esterno, grazie a una 1 vetrata in cristallo sospesa su uno specchio d’acqua che connette gli spazi pubblici a quelli privati. L’intero edificio è concepito come manifesto della complessità dell’architettura contemporanea: l’articolazione dei volumi è sottolineata dall’uso di una molteplicità di materiali e soluzioni differenti che identificano i principali elementi geometrici del progetto. LPzR architetti associati si è costituito nel 2006 per unire le esperienze professionali maturate nei diversi campi dell’architettura da ognuno dei tre soci fondatori: dalla progettazione urbanistica e architettonica fino al project management. L’attività dello studio è caratterizzata dall’attenzione riservata alla qualità architettonica e tecnico-costruttiva. LPzR si occupa di progettazione e direzione lavori di 2 nuovi edifici, uffici, abitazioni private; realizza diversi complessi residenziali, ristrutturazioni del patrimonio edilizio esistente, oltre a progetti di interni. Numerosi interventi residenziali dello studio sono pubblicati sulle più note riviste di architettura nazionali e internazionali. La prestigiosa rivista olandese “A10” nel numero di gennaio/febbraio 2010 annovera il progetto ERA3 tra i 22 edifici contemporanei milanesi di maggiore interesse architettonico.
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1 - Dettaglio della facciata su via Eraclito. 2 - Dettaglio della facciata interna. 3 - Dettaglio della facciata su via Eraclito. Particoare dei balconi. 4-5 - Sezione costruttiva e pianta.
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Jacopo Mascheroni
Adagiata sul declivio di una collina sulle sponde del Lago di Lugano nel comune di Brusino Arsizio (Canton Ticino, Svizzera), la villa è composta da due volumi disposti su diversi livelli, in modo da adeguarsi alla particolare morfologia del terreno. Un padiglione vetrato di forma poligonale, originato dalla linea di arretramento dal fronte stradale, si eleva su un blocco seminterrato di forma regolare. Il padiglione accoglie la zona giorno e, al livello inferiore, la zona notte, i servizi e il garage. Ciascuno dei due livelli si relaziona con spazi aperti indipendenti. L’anello ottenuto tra il muro di confine e il padiglione fa sì che la spazialità interna venga amplificata e contribuisce ad aerare e illuminare naturalmente il padiglione anche grazie al muro bianco, e alla pavimentazione in ghiaia, che insieme riflettono e convogliano all’interno i raggi del sole. Nel padiglione tutte le funzioni accessorie sono contenute in un blocco centrale in legno laccato. Una sorta di grande muro penetrabile che divide la cucina dal soggiorno senza frazionare lo spazio attraverso porte. Nel blocco trovano così collocazione i servizi, la scala, gli arredi, la libreria, il banco cucina, gli impianti, le apparecchiature tecnologiche e audio-video. Tutto l’arredamento è realizzato su misura, anche il tavolo da pranzo e il divano. L’attenzione agli aspetti sostenibili si realizza attraverso: l’uso dell’energia geotermica, i tetti giardino, la scelta di vetri basso emissivi, l’interposizione di gas argon per ottimizzare le prestazioni termiche dell’involucro, l’impiego di schermature solari naturali come la sistemazione di alberature decidue sul fronte sud-ovest dell’edificio, i sottofondi in sughero, il recupero dell’acqua piovana in una cisterna per l’irrigazione del giardino. Jacopo Mascheroni nasce in provincia di Milano nel 1974. Si forma presso il Politecnico di Milano e l’École d’Architecture Paris Belleville, e completa i suoi studi presso la University of California di Berkeley nel 1998. Ha iniziato la sua carriera professionale negli Stati Uniti nel 1999 presso lo Stanley Saitowitz Office a San Francisco dove è stato coinvolto in diversi progetti residenziali. Si è trasferito a New York nel 2001 per lavorare con Richard Meier & Partners dove è stato project manager e capo designer per il progetto Jesolo Lido Village che ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti internazionali. Ha lavorato per numerosi progetti negli Stati Uniti e in Europa. Trasferitosi in Italia ha fondato, a Milano, nel 2005, lo studio JM Architecture. Nel 2005 ha ricevuto una Green-Card per “Abilità Straordinarie in Campo Architettonico” dal governo degli Stati Uniti.
Villa sul lago di Lugano, Brusino Arsizio (Svizzera)
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1 - Vista del padiglione fronte lato cucina. 2 - Vista del padiglione dall’alto. 3 - Fronte del padiglione. 4
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4 - Pianta.
Elisa Nobile Giuseppe Piovaccari
Il Centro si sviluppa su un solo piano. L’ingresso è risolto attraverso una bussola che introduce all’atrio-corridoio distributivo. A nord dell’atrio è collocato il blocco servizi, che ospita la segreteria con relativo spogliatoio, i servizi igienici e la centrale termica; a sud le aule, per 15 bambini, servite da uno spogliatoio comune centrale e separate da una parete mobile che potrà, all’occasione, essere rimossa trasformando i due vani in un unico salone. Le due aule si aprono a sud con una grande vetrata che consente l’accesso a uno spazio coperto. Progettato e costruito in cinque mesi, per far fronte allo stato di emergenza generato dal terremoto, l’edificio risponde alle richieste dell’amministrazione comunale di costruire a basso costo, nel minor tempo possibile, con caratteristiche antisismiche, nonché alla volontà d’insistere sulla qualità architettonica, integrando l’edificio con il contesto e garantendo il minor impatto ambientale e cantieristico. La posizione nel lotto, e l’organizzazione spaziale, sono il risultato di un’accurata ricerca mirata alla realizzazione di un edificio in classe A, concepito secondo criteri dell’architettura bioclimatica, con particolare attenzione alla scelta dei materiali e delle tecniche costruttive e al rapporto tra edificio e geometrie solari: l’orientamento a sud delle aule, dotate di ampie chiusure trasparenti e di una visiera di copertura opportunamente dimensionata, garantisce un corretto guadagno solare; l’orientamento a nord del volume dei servizi, dotato di piccole aperture, consente di ridurre le dispersioni termiche. La logica distributiva dei diversi blocchi è caratterizzata da forte semplicità e razionalità per garantire le migliori condizioni di funzionalità e di economia di gestione.
Centro ricreativo Paideia a Barisciano (L’Aquila)
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Elisa Nobile nasce a Chiavari (Ge) nel 1980. Dal 2005 si occupa di temi progettuali dalla scala del disegno urbano a quella del design industriale, con particolare attenzione all’aspetto bioclimatico. In particolare per EDBstudio ha curato la progettazione della casa di riposo Torriglia (Chiavari-Ge) e ha prodotto con Enrico D. Bona diversi corpi illuminanti con nuove tecnologie a led. Collabora con la cattedra di Progettazione Architettonica della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Giuseppe Piovaccari nasce a Castellanza (Va) nel 1976. Svolge la propria attività professionale come architetto specializzato in progettazione architettonica e riqualificazione urbana, occupandosi di temi inerenti l’architettura naturale. Vice-presidente della Associazione Karipo, realizza progetti di cooperazione allo sviluppo nei Paesi del Sud del mondo con attenzione agli aspetti del medio-ambiente. È attualmente responsabile del progetto ECO-TALLER a Cuba, in collaborazione con la Associazione Nazionale di Architettura Bioecologica (ANAB).
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1 - Vista sud-est.
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2 - Vista interna delle aule. 3 - Vista nord-ovest. 4 - Pianta.
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Pier Luigi Pastori
La casa studio sorge a mezza costa del versante retico della valle, nella periferia ovest del paese, in un lotto di completamento residenziale caratterizzato da un declivio naturale in senso nord-sud e chiuso tra due strade. Il volume dell’edificio è generato dall’intersezione di due involucri a forma di “L” accostati a 90°, di altezze e dimensioni differenti. Il corpo più basso presenta due lati in pietra per proteggere l’interno dal vento e dalla pioggia provenienti da nord e da est, ed è completamente aperto sui versanti opposti per creare un unico ambiente tra interno ed esterno. Sul lato più lungo, questo volume arretra definendo, con la struttura del secondo involucro ad “L”, il nodo di accesso all’abitazione. In questo punto, baricentrico per la costruzione, è posta la scala di collegamento, realizzata con semplici mensole in pietra a sbalzo su un setto verticale anch’esso in pietra a memoria delle scale di accesso ai terrazzamenti tipici del luogo; questa soluzione consente di dare leggerezza al volume anche grazie a un grande lucernario in copertura che permette alla luce solare di entrare nell’edificio sino al livello inferiore, modulando la percezione dello spazio nelle diverse ore del giorno. Il secondo corpo ha una dimensione più contenuta, ma come il primo è generosamente vetrato sul lato che offre la vista migliore; è invece in cemento intonacato bianco sui setti che fungono da chiusura ad ovest e su quelli di copertura. Seguendo il naturale declivio del terreno, l’edificio si sviluppa con una serie di terrazzamenti: la copertura piana, il terrazzo del primo piano, il giardino del piano terra e, a finire, il volume parzialmente interrato dello studio, a sud, che risulta del tutto indipendente dalla residenza, e che è completamente rivestito in acciaio corten per riprendere il colore ruggine delle pietre locali con cui si sono costruiti i muri a secco dei vigneti. Pier Luigi Pastori nasce a Vimercate (Mb) nel 1975 e si laurea nel 2001 al Politecnico di Milano con una tesi premiata nel 2008 con la “Conca di Leonardo”. Dopo alcuni anni di esperienza presso diversi studi di architettura, a Milano e a Sondrio, dal 2004 svolge la libera professione con proprio studio partecipando a concorsi nazionali e occupandosi di progettazione urbanistica, architettonica e recuperi edilizi per committenza privata. Dal 2009 è membro della Commissione per il Paesaggio del comune di Ponte in Valtellina (So).
Casa studio a Ponte in Valtellina (Sondrio)
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1- Vista della casa. 2 - Soggiorno. 3 - Cucina. 4-6 - Prospetti.
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lab255: Dario Perego collaboratori: Aristide Palmisano Daniele Quadri
L’edificio è situato in un contesto suburbano di tipo produttivo. Il concetto che definisce il volume architettonico è quello dell’”inserzione” di elementi. Esso diviene il percorso guida per la definizione del volume architettonico, avendo come spunto il processo produttivo dell’azienda. Il progetto è stato concepito al fine di massimizzare gli spazi, ridurre costi, tempi di costruzione, e conseguire la sostenibilità attraverso l’utilizzo di impianti altamente efficienti collegati tra loro (pompa di calore geotermica, pavimento radiante, fotovoltaico, ecc.) e sistemi passivi per il controllo solare (brise soleil, esposizione ottimale, effetto camino ecc.). Il volume esternamente appare come una struttura modulare che alterna parti vetrate e parti opache bianche, disposte secondo le necessità funzionali e in modo da rendere minime le dispersioni termiche, riducendo le aperture a nord e massimizzandole a sud. All’interno si può “ammirare” il sistema compositivo strutturale, di profilati di acciaio montati a secco tra loro. Così come la struttura anche gli impianti sono a vista, nulla è nascosto, ma al contrario si esalta il contenuto tecnico, assecondando la filosofia aziendale e introducendo il concetto di condivisione degli spazi. Uno spazio a doppia altezza da cui emerge il “blocco riunione” accoglie i visitatori e continua lungo una passerella in legno collegata con una scala. All’interno i pannelli di legno creano un collegamento materico con la natura del giardino in contrapposizione con i pannelli esterni verniciati che richiamano l’artificio; vuoti e pieni diventano cornice del giardino esterno che addolcisce il paesaggio ruvido del contesto. Una torre “verde” realizzata in policarbonato alveolare costituisce un landmark visivo; all’interno si sviluppa la scala antincedio che collega i tre piani dell’edificio con un’ulteriore funzione di camino per l’accumulo del calore nei mesi invernali e il ricircolo dell’aria in modo naturale.
Edificio 035 a Pontirolo Nuovo (Bergamo)
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Dario Perego si laurea al Politecnico di Milano e intraprende subito l’attività professionale, progettando e realizzando un edificio per uffici con soluzioni ecosostenibili e sistemi di edilizia prefabbricata in acciaio. Affianca la progettazione a una notevole attività di ricerca in campo universitario e a numerose partecipazioni a concorsi. Nel 2009 vince il concorso per la ristrutturtazione e l’ampliamento della Biblioteca Comunale di Garbagnate, Corte Valenti; nel 2010 è finalista del Premio OAB come “migliore architettura Under 40”, all’inizio del 2011 riceve una menzione d’onore per il progetto della nuova sede della Provincia di Bolzano. Cultore della materia al Politecnico di Milano, svolge attività didattica presso la stessa Università dal 2007. Dal 2010 è membro fondatore dell’Associazione dei Giovani Architetti di Milano (MAGA).
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1 - Vista dell’edificio. 2
2 - Interni. 3 - Vista laterale. 4 - Prospetti.
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Massimo Rapanà
Due case per due fratelli a Mozzo (Bergamo)
Il progetto prevede la realizzazione di due edifici residenziali unifamiliari insistenti su un lotto sito in una zona centrale del nucleo abitato, paese ai piedi delle colline nord della cortina di Bergamo alta. L’entità della volumetria e la funzione inserita non comporta una modifica sostanziale dell’edificato urbano circostante e risulta volumetricamente inferiore alla corposità degli edifici attigui. I nuovi edifici inseriti vanno a colmare un’area interstiziale, peraltro priva di scorci e visuali particolari, con un intervento particolarmente attento allo studio dei volumi in rapporto alle aperture, ai materiali impiegati, alle logiche di soleggiamento e ai sistemi costruttivi. Consapevoli che qualsiasi intervento muti il paesaggio, la ricerca progettuale è stata svolta cercando di concepire edifici che, benché armonizzati come entità quantitativa, si pongano come rappresentazione di una cultura contemporanea. I materiali impiegati sono tutti naturali: legno, zinco, pietra, intonaco, ma sono pensati con tecnologie e impieghi in grado di soddisfare le richieste attuali. 1
Massimo Rapanà nasce a Bergamo nel 1973. Si laurea al Politecnico di Milano nel 2002. È iscritto all’Ordine degli Architetti di Bergamo dal 2004. Si occupa anche di grafica editoriale; partecipa a diversi concorsi nazionali internazionali ottenendo un primo classificato, due secondi classificati, un terzo ed alcune segnalazioni. Nell’anno 2001 ha collaborato con il Settore gestione del territorio ufficio Urbanistica del Comune di Bergamo realizzando progetti di masterplan in collaborazione con il responsabile del servizio in ambito urbanistico a grande scala quali PN18 e PN11(Bergamo Porta sud 1° masterplan). Ha conseguito il diploma di Esperto CasaClima dall’agenzia Casa Clima - Bolzano nel 2008.
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1-2 - Viste esterne. 3 - Vista interna. 4 - Planimetria. 5 - Prospetti e sezioni.
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Valentina Rossetti
Localizzata a Gera Lario, estrema propaggine del Lago di Como, la casa si volta appena, come a rimarcare un senso di appartenenza a quei luoghi patrimonio della nostra cultura. Il primo punto dello sviluppo progettuale è stato proprio questo, attraverso una rotazione di 20° della struttura abitativa, non solo si è migliorata l’esposizione solare, ma si è valorizzata la vista verso il lago, moltiplicando i punti di vista, gli scorci, dando movimento e molteplicità al beneficiare di viste sempre diverse sul nostro territorio. Tutto il resto è venuto da solo: • l’inversione degli spazi funzionali. La zona giorno ha così guadagnato quota assumendo una posizione di predominio sugli altri spazi; • l’uso di colori neutri: negli esterni, per una pulizia formale che espliciti i materiali: calcestruzzo a vista, pietra locale, ecc.; negli interni, per una pulizia visiva che metta in risalto la bellezza del panorama; • la permeabilità della luce. Grandi aperture, luce zenitale da nord, molteplici punti di vista dai singoli locali conferiscono benessere allo stare; • molteplicità dei percorsi. Per raggiungere i diversi spazi della proprietà ci sono sempre, tra interno ed esterno, almeno tre percorsi possibili. La famiglia è numerosa e l’idea di potersi cercare su vie diverse è un bel gioco; • l’inserimento sul terreno. La casa, oltre ad essere in buona parte interrata per ridurne la presenza visiva, gode anche di un ribassamento sul retro che permette di portare aria e luce ai locali posti più in profondità - locale hobby - dove le bambine trascorrono buona parte della giornata. Parte degli spazi abitativi seguono l’andamento del terreno e sono rivestiti in sasso, così da integrarsi ancor più con l’esistente. Valentina Rossetti nasce nel 1973 a Milano. Al termine della formazione presso il Politecnico di Milano, inizia il proprio percorso professionale. Fonda il proprio approccio professionale sull’ascolto del cliente e sull’analisi del luogo: rispetto per l’ambiente, per il territorio e le sue tradizioni, ricerca della sostenibilità socio-economica degli interventi, della piacevolezza dello “stare”, un atteggiamento aperto e propositivo in costante evoluzione, la convinzione che ogni intervento sia un’occasione unica per dimostrare che si può progettare con integrata originalità, sono tutti aspetti che guidano la sua attività professionale. La coscienza della complessità di una moderna conduzione della propria attività la induce, come in questo caso, alla continua ricerca di collaborazioni professionali integrate e protese verso una dimensione etica del lavoro.
Casa unifamiliare a Gera Lario (Como)
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1-3 - Viste degli esterni. 4
5 - Assonometria.
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Barbara Ventura
Nuova sede e showroom Makino Italia a Cavenago di Brianza (Monza e Brianza)
Lo showroom diventerà il polo tecnologico della società in Europa: l’immagine tangibile più caratteristica dell’azienda e dei suoi prodotti altamente specializzati. Le macchine presentate all’interno sono il cuore pulsante dell’intero complesso. I loro volumi e i loro colori si espandono fino a trasformarsi nell’edificio stesso che diviene così una grande macchina architettonica. Esterno ed interno annullano i confini... e le scatole si rompono. Barbara Ventura si laurea nel 1997 al Politecnico di Milano. Dal 1998 è libero professionista occupandosi di progettazione e ristrutturazione di immobili a uso residenziale e ufficio, architettura d’interni e design. Partecipa a concorsi d’architettura e design. Nel 1999 fonda VenturaLab, un laboratorio creativo con una privilegiata esperienza nell’ambito terziario. Lo scambio dialettico, la contaminazione delle esperienze e la sinergia delle competenze sono il propulsore di un pensiero progettuale. Da alcuni anni VenturaLab è promotore del progetto “Rompiamo le scatole!” per sostenere l’emancipazione dell’edificio industriale da capannone/scatolone a composizione architettonica integrata. 1
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1 - Ingresso principale e vela. 2 - Vista dell’atrio dal basso verso la balconata. 3 - La scala. 4 - Pianta.
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Francesco Adorni Marco Oriani Andrea Torri
Fulcro del progetto è il nuovo corpo scale posizionato all’esterno del perimetro dell’edificio esistente così da collegare i tre piani della casa senza sprecare spazio interno. La scala risulta quindi immediatamente accessibile dall’ingresso e di testa ai sistemi distributivi dei vari piani di cui costituisce lo scenografico punto focale. Al piano rialzato la zona living ha inglobato quella che in precedenza era la camera da letto matrimoniale, mentre una camera è stata lasciata come studio. Al piano superiore sono state ricavate due camere ed un bagno oltre ad un locale deposito. L’intera addizione è stata realizzata con struttura portante a telaio in legno tamponata da pannelli multistrato internamente lasciato a vista. Esternamente il rivestimento, sia delle pareti che della copertura, è in lamiera di alluminio. La copertura ad un’unica falda leggermente inclinata esce a sbalzo nella zona di testa di circa 3,5 m, supportata dalle travi in legno lamellare che costituiscono il perimetro del nuovo volume. Queste travi sono state lasciate a vista all’esterno, così da creare uno stacco tra le pareti e il tetto in lamiera sottolineato da un forte contrasto tra i due materiali. La copertura ha un inclinazione verso sud così da poter in futuro alloggiare pannelli solari o fotovoltaici. La forza espressiva del contrasto tra il legno e l’alluminio è particolarmente evidente nel volume che avvolge il corpo scale. I canali della lamiera posati verticali corrono slanciati contro l’orizzontalità della trave in legno che sorregge la copertura. Sulla testa del volume invece la verticalità è sottolineata da una stretta finestra a tutta altezza che internamente domina il vano scale interamente rivestito in legno, accompagnando il percorso di salita e divenendo l’orizzonte prospettico dei sistemi distributivi ai piani della casa. La posizione esatta del taglio è dovuta all’inquadramento rivelatosi pressoché preciso di un grande pino che fronteggia il lato nord della casa.
Ristrutturazione e ampliamento di una casa unifamiliare a Legnano (Milano)
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Francesco Adorni fonda il proprio studio nel 1998 per occuparsi in maniera non settoriale dei diversi ambiti dell’architettura conducendo esperienze nel campo residenziale, terziario, commerciale ed alternando l’attività professionale con la partecipazione a concorsi di architettura. Fin dall’inizio dell’attività particolare interesse è stato rivolto ai temi ambientali della sostenibilità e del risparmio energetico. Ha partecipato a diversi concorsi aggiudicandosi quello per il nuovo polo scolastico di Villafranca di Verona e per il nuovo Municipio di Ornago con Urban Office Architecture, e ricevendo segnalazioni nella competizione “Europan 8” (con Alberto Bertolini), per il concorso per il restauro ed il riuso della Casa della Misericordia a Bergamo, per l’ampliamento del Cimitero di Bienate e per la Piazza San Francesco ad Aosta.
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Da alcuni anni lo studio si avvale della collaborazione degli architetti Andrea Torri e Marco Oriani.
1 - Prospetto nord. 2
2 - Scorcio del corpo scale. 3-4 - Prospetto e pianta.
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Marinella Agliardi Roberto Iannetti
Il progetto si fonda sul rispetto e la valorizzazione di uno spazio architettonico, culturale e urbano che assolve la difficile duplice funzione civile e religiosa. Ogni scelta è il chiaro intento di utilizzare una forte simbologia che, oltre a sottolineare la sacralità del posto, possa inconsciamente educare i fedeli, come una sorta di catechesi che il fedele può vivere in prima persona, percorrendo non solo la chiesa come solitamente accade, ma anche tutti gli spazi esterni. Il portale d’ingresso in c.a., strutturato secondo la tripartizione delle basiliche cristiane, rappresenta la volontà di entrare a far parte di una comunità cristiana. Il cancello invece rievoca stilisticamente l’immagine del candelabro ebraico a 7 braccia, che rievoca il richiamo di Dio. Attraverso il percorso cristiano si accede alla piazza che richiama visivamente l’abbraccio materno della chiesa che raccoglie i suoi fedeli e su cui s’innalzano 7 fontane, (la cui numerazione richiama la perfezione della creazione del mondo, con l’acqua che, metafora dello Spirito Santo, ha origine dalla chiesa assumendo in questo modo il ruolo di barca) per poi proseguire il suo percorso lungo il setto in c.a. bagnando la croce che vi si innalza. I 7 terrazzamenti simboleggiano i 7 sacramenti, esplicitati nelle raffigurazioni dei giardini, alludono all’ascesa spirituale da vivere con la tripode rievocata nei 3 gradini che compongono ogni singolo terrazzamento. Il sagrato, planimetricamente raddoppiato, genera una superficie che favorisce la condivisione fraterna, la cui pavimentazione, con lastre in pietra di luserna fiammata, appare come l’ordito di una rete da pesca. Mentre lo stato di fatto collocava i parcheggi a ridosso della chiesa, confinando le zone verdi ai margini dell’area, si è invertito questa condizione permettendo così al sagrato di assumere il più possibile il connotato originario di giardino paradisiaco. Marinella Agliardi laureata presso il Politecnico di Milano nel 2005 con Lorenzo Jurina con la tesi sul Castello di Somaglia ed iscritta all’Ordine degli Architetti PPC di Bergamo dal 2008, prosegue il suo percorso formativo lavorando presso l’impresa edile e immobiliare di famiglia e coltivando, con Roberto Iannetti, l’interesse per diverse tematiche progettuali. Roberto Iannetti libero professionista, studia architettura alla UAL (Universidade Autonoma Lisboa) e al Politecnico di Milano dove si laurea con Antonio Piva. Dal 2004 collabora con lo Studio L.A.I. (Laboratorio Architettura Interni) svolge attività didattica presso il Politecnico di Milano. Ha partecipato a vari corsi e seminari di progettazione architettonica. È consulente esperto Casaclima e certificatore energetico; attualmente è professore a contratto di Tecnica delle Costruzioni presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano.
Riqualificazione esterna della parrocchia di S.Antonio Abate a Costa Volpino (Bergamo)
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1 - Parco giochi. 4
2 - Piazzetta e portico oratorio. 3 - Vista dei sette terrazzamenti. 4 - Accesso alla piazzetta dell’oratorio. 5 - Sezione.
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ARCò: Alberto Alcalde Alessio Battistella Carmine Chiarelli Valerio Marazzi Claudia Romano Diego Torriani Luca Trabattoni
La scuola di Abu Hindi era un aggregato di locali in lamiera ondulata, inadeguata allo svolgimento delle lezioni sia dal punto di vista dell’isolamento acustico sia da quello dell’isolamento termico. Il progetto di recupero si è dovuto confrontare con i vincoli imposti dall’autorità militare israeliana, che stabiliscono il mantenimento dello status quo, vietando ogni tipo di variazione e ampliamento dell’edificio. Le scelte tecniche e architettoniche fatte hanno trasformato la struttura esistente in un edificio climaticamente confortevole ed energicamente sostenibile, attraverso due azioni fondamentali: la creazione di un sistema di ventilazione naturale e l’isolamento dell’edificio. Il nuovo tetto in pannelli sandwich, sollevato e inclinato rispetto alla copertura esistente in lamiera ondulatala, ha creato le aperture poste all’intradosso del nuovo solaio di chiusura, che sono richiudibili mediante lastre di plexiglass scorrevoli e assicurano la ventilazione naturale delle aule. Le pareti esterne, conservando lo strato esistente di lamiera ondulata, sono state trattate all’interno e all’esterno con un sistema di strati che realizzano una sezione finale di 34 cm di spessore, disposti dall’interno all’esterno nel seguente modo: intonaco di calce, cannucciato di bambù che contiene la spinta dell’argilla mista a paglia, lo strato in argilla e paglia, l’esistente lastra di alluminio zincato, un’intercapedine d’aria e un pannello schermante esterno in bambù. All’interno le aule sono state ripavimentate con assi di legno poste su massetto a secco e i tavolati interni di separazione sono stati ricostruiti con mattoni in terra cruda, prodotti artigianalmente nella Valle del Giordano, rivestiti di un intonaco di calce bianca. I lavori sono stati realizzati da lavoratori locali, reclutati tra gli abitanti del villaggio, diretti in loco dai progettisti e formati anche grazie alla realizzazione di un libretto di istruzioni che illustra la tecnica costruttiva del progetto.
Scuola primaria di Abu Hindi, Territori palestinesi
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ARCò - architettura e cooperazione è di base a Milano dal 2009 ed è formata da un giovane gruppo di ingegneri e architetti che intendono l’architettura come la risoluzione di problemi contingenti attraverso un’interpretazione estetica della realtà e la ricerca costante della sostenibilità nel progetto di architettura. La sostenibilità viene declinata in senso sociale: attraverso la ricerca di tecniche che consentano l’autocostruzione da parte degli abitanti; in senso economico: attraverso la scelta di tecniche volte al riciclaggio e uso di materiali poveri; in senso ambientale: attraverso l’impiego di fonti di energia rinnovabile e principî di architettura bioclimatica con funzionamento passivo. Obiettivo fondamentale di ogni progetto è trasmettere conoscenze e competenze, attraverso un processo di riappropriazione consapevole di tecniche e principî da sempre presenti nei luoghi in cui si interviene.
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1 - Facciata sud.
4 - Assonometria moduli.
2 - Facciata nord.
5 - Prospetto.
3 - Aula 1.
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Arcoquattro Architettura: Massimo Boffino Franck Nolesini
L’edificio è situato sulla cima del promontorio di Corniglia, all’interno del Parco nazionale delle Cinque Terre. La costruzione, da un lato è sospesa sul mare, che si trova 80 metri al di sotto, dall’altro è incastonata tra le abitazioni del centro storico di origine medioevale. L’impressione è quella di un edificio appeso alla roccia in perenne equilibrio instabile. L’accesso avviene unicamente attraverso uno stretto percorso pedonale in saliscendi che si snoda tra le ombre del centro storico. L’abitazione è organizzata su due livelli: al piano terra si trovano la zona soggiorno/pranzo con una piccola cucina, una camera da letto ed un bagno, al piano superiore la camera padronale ed un secondo bagno. Tuttavia, in questo progetto l’elemento dominante sono i grandi terrazzi che grazie alle ampie finestrature diventano una vera e propria estensione dello spazio interno. Il terrazzo al piano terra è in parte aggettante oltre la roccia a cui è “aggrappata” la fondazione dell’edificio, mentre quello al piano superiore si rivolge incontrastato verso il mare e l’orizzonte. Ulteriore elemento di valorizzazione è un piccolo giardino introspettivo ricavato tra la casa e le proprietà adiacenti, aperto unicamente sul lato verso il mare e delimitato da pannelli in listelli di iroko, sui quali si arrampicano le piante di limoni e le bouganville. Al piano terra si è in parte mantenuta la muratura in pietra originaria legata al centro storico, gli altri fronti sono stati trattati ad intonaco evidenziando le aperture con cornici bianche a citazione dell’architettura locale. Il volume del piano superiore è invece costituito da una struttura e da un rivestimento in legno di teak con grandi finestre scorrevoli che una volta aperte creano uno spazio unico continuo tra ambiente interno e terrazzo esterno. Le vetrate possono essere protette dalla burrasca e dal sole estivo attraverso dei frangisole scorrevoli anch’essi in doghe di teak.
Casa sul mare a Corniglia, Vernazza (La Spezia)
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Massimo Boffino nato a Milano nel 1972, si laurea in architettura nel 1999 presso il Politecnico di Milano, dove nel 2005 consegue il dottorato di ricerca. Esercita l’attività di progettista e grafico nel settore pubblico e privato. È docente a contratto presso la Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura e presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano.
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Franck Nolesini nato a Asnières (Francia) nel 1974, si laurea in architettura nel 1999 presso il Politecnico di Milano. Esercita l’attività di progettista, svolge collaborazioni nazionali ed internazionali per la redazione di progetti di pianificazione urbana e architettonica. È docente a contratto per il Master of Science in Building Engineering e per la Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura presso il Politecnico di Milano.
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1 - Vista della terrazza, primo piano. 2 - Vista dell’ingresso. 2
3 - Vista dell’interno. 4 - Sezione.
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Raffaele Azzarelli Giuliano Iamele
Il progetto riguarda la riqualificazione di un rustico di due piani, prima parte di un ampliamento della struttura ospedaliera mai completato. Le destinazioni funzionali prevedono l’insediamento di attività molto diverse fra loro: al piano rialzato sono previsti i laboratori analisi, al piano seminterrato la camera mortuaria. Questa dicotomia funzionale ha declinato diverse scelte progettuali, sia sugli spazi interni, sia sull’estetica formale del volume. L’accesso della camera mortuaria al piano seminterrato avviene tramite un percorso esterno che attraversa il giardino dell’ospedale e si collega al piazzale di nuova realizzazione. Questo piazzale ipogeo, oltre a garantire l’accesso veicolare all’area, ha la finalità di dare la sensazione non più di piano seminterrato, ma di piano terra in continuità con il giardino, che si piega e accompagna le rampe e le scale di collegamento. Al piano rialzato troviamo invece l’accesso dei laboratori, in continuità con i percorsi interni dell’ospedale; viste le funzioni così diverse, si è deciso di non legare i due piani con percorsi per gli utenti, ma solo con una connessione di servizio. I laboratori analisi sono stati definiti in funzione delle diverse esigenze di ogni specifica attività. Particolare attenzione è stata rivolta al controllo dell’illuminazione naturale, studiando accuratamente gli ombreggiamenti portati dal rivestimento di facciata. La camera mortuaria è suddivisa in due aree funzionali: la prima, con accesso dall’esterno, destinata alle cerimonie di commiato, la seconda destinata alle funzioni tecniche, e agli ambienti di servizio ad uso del personale. Il disegno libero della facciata con le sue bucature sempre diverse e il rivestimento in lastre di corten forate, materiale non uniforme e che assume nel tempo una colorazione ruggine, concorrono a proiettare il nuovo padiglione verso il giardino senza cercare una continuità formale con l’ospedale.
Padiglione laboratorio di analisi e morgue, Ospedale di Melzo (Milano)
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Raffaele Azzarelli laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 2002, è iscritto all’Ordine degli Architetti PPC dal 2004. Dal 2002 al 2004 collabora con Studio Terragni, seguendo la progettazione e realizzazione di spazi residenziali, commerciali, terziari e allestimenti per mostre di arte e architettura. Nel 2005 collabora con studiodelboca alla progettazione di strutture ricettive e residenziali. Nel 2006 è consulente per la progettazione per il Pio Albergo Trivulzio di Milano nell’ambito dell’architettura ospedaliera e dell’infanzia. Nel 2006 apre il proprio studio.
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Giuliano Iamele laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 2002, è iscritto all’Ordine degli Architetti PPC dal 2005. Nel 2003 collabora con lo studio Claudio Silvestrin a Londra seguendo la progettazione di showroom e residenze. Dal 2003 al 2005 collabora con lo studio m&a Mutti e Architetti su progetti di riconversione di aree ex-industriali in spazi espositivi, terziari e residenziali. Nel 2006 apre il proprio studio.
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1 - Veduta d’insieme. 2 - Facciata ovest. 3 - Facciata sud. 4 - Prospetto sud. 5 - Pianta piano rialzato. 5
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Paola Belussi collaboratori: Francesco Drago David Moriggia Paola Rota Marco Sana
L’ex chiesa dell’Assunta (XVIII sec) prima del restauro era divisa da tre piani e adibita a magazzino. All’esterno il disegno compositivo dei prospetti era illeggibile; la chiesa era inserita in un complesso industriale, ai muri erano addossati i locali adibiti ai servizi, le aperture esistenti murate e nuovi varchi erano stati aperti dove servivano. L’intervento di recupero è stato di conservazione e riuso: due processi progettuali distinti, ma connessi. Il primo inteso come responsabilità culturale a mantenere vivo ciò che ci viene dal passato, il secondo come necessità di aggiungere nuovi segni ai sedimenti della storia. La prima fase ha interessato il recupero del manufatto e riguardato il consolidamento delle strutture e l’eliminazione delle superfetazioni aggiunte, per restituire dignità architettonica all’edificio dopo decenni di manomissioni, spogliazioni e abbandono. La seconda fase è legata al riuso dell’ex-chiesa: riguarda gli interventi necessari per votare il manufatto architettonico a una nuova destinazione d’uso. La filosofia dell’intervento ha mantenuto la stessa coerenza nelle scelte progettuali sia all’interno che all’esterno: tutto ciò che è stato possibile recuperare ha conservato la sua forma originaria, mentre ciò che è stato aggiunto ha una connotazione contemporanea. È stata riportata alla luce la struttura originaria della chiesa settecentesca, delle sue campate e delle nicchie contenenti le statue dei santi Pietro e Paolo. Il restauro degli intonaci è stato compiuto conservando, dove possibile, il marmorino originario ed evidenziando le tracce della decorazione in aggetto. La progettazione dell’intervento di restauro è stata ponderata in seguito ad un accurato studio della documentazione storica ad una campagna di tassellatura mirata a stabilire l’esatta stratigrafia delle superfici. Il progetto ha puntato a un completo recupero conservativo dell’apparato decorativo e delle finiture originali e ad una ricostruzione ragionata degli elementi lacunosi e mancanti con integrazioni riconoscibili. Il restauro è stato differenziato a seconda delle superfici e dei materiali sui quali si è andato ad operare. Paola Belussi fin dai primi anni di attività il costruito storico rappresenta lo spazio preferenziale in cui si confronta e nel quale ogni progetto viene approfondito in tutti i suoi aspetti nel continuo dialogo tra conservazione e progettazione. Inoltre, matura esperienza nell’ambito della tutela e del recupero dei centri storici occupandosi di rilevamento e indagini finalizzati alla stesura di piani particolareggiati. Nel 1999 riceve l’attestazione di esperto in materia di tutela paesistico-ambientale.
Conservazione e riuso dell’ex chiesa della Madonna di Nigrignano a Sarnico (Bergamo)
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1 - Fronte principale. 2 - L’interno della ex chiesa. 3 - Vista esterna nuovo volume. 4 - Scala interna. 5 - Piante e sezioni.
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Walter Bosoni
L’intervento riguarda la ristrutturazione di un fabbricato residenziale. Ad una prima analisi si è rilevato lo scarso apporto illuminante, molto evidente nelle zone mediane tra i due fronti e lo schema distributivo interno, non più rispondente alle attuali esigenze abitative e per giunta peggiorativo della situazione. Il tema di progetto di revisione del fabbricato è stato quello di offrire all’edificio un netto miglioramento delle condizioni di illuminazione naturale e di conseguenza una più gradevole vivibilità. Questo ha suggerito la soluzione tecnologica della struttura orizzontale completamente trasparente al piano di copertura che illumina la zona mediana dell’edificio. Questo apparato, non rilevabile dall’esterno, si estende per tutta la lunghezza dell’edificio e corrisponde allo spazio a tutta altezza posto in posizione baricentrica e occupato dal solo corpo del camino. La luce zenitale invade così tutti gli ambienti arrivando fino alla zona giorno a piano strada che ne necessitava più di ogni altra. La disposizione strutturale esistente ha favorito una ridefinizione spaziale che mettesse in atto uno schema a spazio servito e spazio servente articolando il manufatto nelle due sezioni. Questo schema ha permesso la riorganizzazione delle funzioni abitative con ordine logico migliorando l’efficienza funzionale e la fruizione degli spazi. Così facendo i vani ad est del muro mediano sono stati dedicati a funzioni subordinate agli ambienti contrapposti, più ampi e di permanenza vera e propria. La traslazione dell’ingresso principale è anch’essa conseguenza della ottimizzazione degli ambienti di cui si è detto e allo stesso modo segno indelebile della morfologia primigenia del manufatto (originariamente fusione di due corpi di fabbrica). Il nuovo ingresso ribadisce la strutturazione dell’edificio in due volumi e ne trasmette l’ordinamento anche all’esterno. Walter Bosoni laureato in Architettura presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Svolge l’attività in ambito privato e pubblico quale titolare dell’omonimo studio di architettura a Stradella (Pv). Partecipa a concorsi di idee ottenendo risultati tra i quali un primo piazzamento con successivo affidamento di incarico. Dal 2001 è contitolare dello studio Architetti Associati Sozzi-Bosoni.
Ristrutturazione di fabbricato residenziale unifamiliare a Stradella (Pavia)
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1 - Facciata principale. 2 - Vista del lucernario sullo spazio centrale. 3 - Scala verso l’ambiente soppalcato. 4 - Ballatoio di distribuzione al piano primo. 5 - Interni. 6 - Sezione. 6
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Paolo Cassotti
La nuova veste della sede di GMR srl è il risultato di un intervento di ristrutturazione generale che ha comportato la ridistribuzione degli spazi interni destinati ad uffici, area espositiva e vendita, il miglioramento prestazionale/ energetico dell’involucro, la creazione di un nuovo fronte capace di trovare una propria connotazione rispetto al contesto urbano e, infine, una nuova immagine grafica con il restyling del logo. L’intervento ha nel metallo il materiale distintivo la cui interpretazione progettuale si identifica nel sistema di rivestimento a doppia pelle della facciata principale. Costituita da pannelli in ferro zincato caratterizzati da un reticolo di forature dal diametro variabile, la cui disposizione determina un’alternanza di aree che si distinguono per grado di trasparenza e permeabilità visiva, la pelle metallica è stata oggetto di un processo di sottrazione necessario per liberare alcune finestrature e per rendere più dinamico il fronte. La luce ricopre un ruolo particolare all’interno di questo progetto. Durante la giornata la pelle metallica si offre all’irraggiamento solare mettendosi completamente in risalto; la sera la luce artificiale degli spazi di lavoro interni irrompe verso l’esterno, svelando una geometria del fronte solitamente nascosta; la notte la luce che dapprima proveniva dall’interno lascia il posto ad un sistema luminoso esterno a led RGB e così la maglia metallica si uniforma mettendo in risalto le parti dell’involucro prive di rivestimento che, nate dalla lacerazione della pelle sovrastante, si accendono di colori in continuo cambiamento. Questa soluzione rende omaggio al colore, elemento attorno al quale è cresciuta l’azienda. Paolo Cassotti si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1999. È iscritto all’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Bergamo dal 2002. L’attività professionale inizia con la collaborazione presso lo studio di architettura ed ingegneria Archingegno, alla quale affianca per alcuni anni l’attività di consulenza tecnica per un comune della provincia di Bergamo. Nello stesso periodo ottiene l’abilitazione come Coordinatore della Sicurezza di cantiere. Nel 2004 apre il proprio studio a Bonate Sopra (Bg) concentrandosi sulla progettazione architettonica in ambito residenziale e commerciale, arredamento e grafica. Progetta e si occupa della Direzione Lavori dei propri cantieri che interessano essenzialmente la nuova edificazione e la ristrutturazione, nella maggior parte derivante da committenza privata. Ha partecipato ad una decina di concorsi pubblici di progettazione, nazionali ed internazionali, ottenendo due primi posti, tre secondi posti, un terzo posto e una menzione. Alcuni lavori sono stati pubblicati sulla rivista “A casa” (Edita Periodici), il progetto Casa BCd è stato anche presentato alla mostra “Triennale di Architettura” tenutasi a Bergamo nel 2008.
Ristrutturazione della sede Gmr a Grassobbio (Bergamo)
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1-2 - Viste degli esterni. 3-4 - Disegni progettuali.
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Samuele Frosio collaboratori: Anna Arioli Federico Cabrini Alessia Vismara
Il progetto del museo “Folligeniali” di Lodi, consiste nella ristrutturazione di un edificio liberty vincolato dalla Sovrintendenza per i Beni Culturali della Lombardia. Questo vincolo artistico sull’immobile ha comportato un approccio minimalista al progetto, finalizzato al massimo rispetto dell’edificio storico, cercando di inserire il nuovo intervento nelle regole e dimensioni dettate dall’originale e cercando nello stesso tempo di dare la sensazione di una trasformazione del manufatto esistente in un edificio contemporaneo. Il progetto architettonico viene caratterizzato dalla realizzazione di una vasca d’acqua all’ingresso del museo (riferimento storico di una passerella in legno sopra un fosso che correva lateralmente all’edificio) e dalla realizzazione di un micro ampliamento (laboratorio) in cemento armato alla fine del percorso museale. L’utilizzo dei materiali moderni quali cemento e acciao denota la metodologia dell’approccio progettuale, con particolare riferimento alla cultura scarpiana della qualità del dettaglio architettonico, nel tentativo di generare un’atomosfera in cui non vi siano contrasti tra i materiali utilizzati e facendo sì che l’edificio storico conservi il carattere di unità e non di addizione tra le parti. Il senso dello spazio diviene il nodo centrale del linguaggio architettonico, dettato dalla materia, dal peso del muro, dalla creazione di aperture, varchi e trapassi che originano dei rapporti spaziali, dove ogni ambiente entra in quello successivo, l’esterno dentro l’interno. In questo sottile gioco, razionale e poetico di rimandi e contrasti il tentativo è quello di preservare l’impresssione di un’archeologia disseminata di resti (pietra, legno, arbusti) e inondata dall’acqua, che diviene allora fonte di ispirazione, testimonianza di un tempo ormai trascorso. Quadrati, cerchi, luce e ombra, luce e silenzio e altre forme diventano emblema di uno stato di sospensione, che lascia debolmente trasparire risonanze del passato. Samuele Frosio è iscritto all’Ordine degli Architetti PPC di Lodi dal 2001; parallelamente alla pratica della libera professione ha effettuato una serie di collaborazioni con studi internazionali, quali Krassler & Reiter Architekturbüro di Passau (Germania - dal 1997 al 1999), Schneider + Schumacher Architekturgeselschaft di Francoforte (Germania - nel 2000), Drees & Sommer Italia Engineering di Milano e Roma (dal 2002 ad oggi). Nel 2006, in collaborazione con Sergio Pascolo è stato tra i finalisti di un corcorso internazionale per la realizzazione di un complesso residenziale nel centro storico della città di Riga (Lettonia) ed è stato segnalato nella prima edizione della “Rassegna Lombarda di architettura Under 40” con il progetto per la cascina San Daniele di Somaglia (LO).
Museo “Folligeniali” a Lodi
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1 - Immagine generale della vasca d’acqua all’ingresso del museo. 2 - Vista della galleria interna in corrispondenza della loggia. 3 - La sala espositiva dedicata agli allievi. 4 - Dettaglio della passerella. 4
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Giuseppe Joi Donati
La committenza nell’illustrare le esigenze, ha fatto emergere il problema di una mancanza di spazi al servizio della sacrestia, oltre che l’impossibilità a fruire della stessa in modo più flessibile. L’intervento non poteva prescindere da un confronto con l’esistente, quindi da subito si è pensato di utilizzare spazi già disponibili che per diverse ragioni non venivano sfruttati. Grazie all’inserimento di una nuova scala è stato possibile mantenere quasi inalterati i volumi esterni, l’aumento reale ha, di fatto, comportato solo un “allungamento”, un’aggiunta al piano terra motivato dalle nuove esigenze espresse dalla Parrocchia. Con il benestare della Soprintendenza, si è deciso di sostituire la vecchia sacrestia, frutto d’interventi “spontanei” fatti negli anni ’50, con un nuovo volume, contemporaneo nel linguaggio ma rispettoso della tradizione. Il nuovo volume si distingue solamente per una correzione delle falde (prima asimmetriche) e da una maggior lunghezza di circa 2 m, rilevata esternamente da una vetrata angolare e da un rivestimento esterno in tavelle di cotto, montate “a secco”, che partono esattamente da dove finiva il vecchio manufatto. Internamente il piano terra appare come una grande sala, in cui la luce, mitigata dai frangisole esterni, ne evidenza i caratteri, identificabili nelle capriate in ferro della copertura, nell’intradosso in tavelle di cotto plasmate a mano, nella scala di accesso per i locali superiori, e nei tagli e nelle aperture rimasti come traccia di un’evoluzione storica. I piani superiori si sono svuotati da tutti quegli elementi che creavano la sensazione di confusione e “soffocamento”, e sono diventati spazi fruibili nel loro massimo sviluppo, salvaguardando le murature storiche. Il filo conduttore dell’intero progetto è stato quello di usare nelle parti nuove un linguaggio volutamente diverso ma sicuramente in continuità con il passato. Materiali della tradizione utilizzati in maniera contemporanea. Giuseppe Joi Donati si laurea al Politecnico di Milano nel 2003 e si iscrive all’Ordine degli Architetti PPC di Bergamo nel 2004. Collabora attivamente con diversi studi professionali, con i quali affronta concorsi che spaziano principalmente dalla progettazione architettonica alla pianificazione urbana, ma che trovano spazio anche per il design e la progettazione d’interni. Per un breve periodo, lavora presso lo studio Eisenman Architects di New York, con il quale affronta la fase iniziale e preparatoria per un complesso residenziale di lusso. Segue numerosi corsi e convegni tenendosi in costante aggiornamento professionale, attento da sempre ai temi della sostenibilità, del risparmio energetico, della bioedilizia e alle tecniche di stratificazione a secco. È stato membro di commissioni edilizie urbanistiche, ora è consigliere regionale ALA e membro di diverse associazioni che vivacizzano il panorama culturale architettonico contemporaneo.
Restauro e ampliamento della sacrestia della chiesa di S. Lorenzo Martire a Sola, frazione di Fara Olivana (Bergamo)
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1-2 - Vista da sud est. Il rivestimento in cotto evidenzia l’aggiunta. 3 - Nuova scala di accesso ai piani superiori. 5
4 - Particolare capriate in acciaio. 5 - Sezione.
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Laboratorio Permanente: Nicola Paolo Russi Angelica Sylos Labini
Il progetto consiste nella ristrutturazione e ampliamento di un edificio dismesso, che si trova al limite di un sistema infrastrutturale di raccordo tra aeroporto e città. Il nido dell’aeroporto è un edificio votato all’autosostenibilità energetica, con soluzioni tecnologicamente avanzate volte al risparmio energetico e allo sfruttamento di fonti d’energia alternative. Originariamente l’edificio era organizzato su due livelli e composto da tre corpi di fabbrica. L’aumento di volume ha consentito di accorpare tra loro i due corpi a terra in un’unica struttura a “C” realizzando al piano terra dell’edificio un cortile protetto ed introverso, adatto alla scala e alla dimensione minuta di un asilo nido. La nuova organizzazione degli spazi ha permesso di distribuire tutto l’asilo nido al piano terra, ed un centro ludico al primo piano, ampliato con un aggetto a sud. I servizi comuni ad entrambi sono collocati nel punto di cerniera tra le due strutture. La cucina e gli impianti sono nella parte terminale della “C” e sono sormontati da una rampa che mette a sistema tutti i tetti di copertura del piano terra e dà al centro ludico, oltre che l’affaccio diretto sul giardino, anche la continuità con le superfici esterne attrezzate. Il tetto del piano terra è sistemato a spazio esterno attrezzato, dando la possibilità di svolgere le attività a cielo aperto senza operare spostamenti verticali all’interno dell’edificio. Ciò aumenta la sicurezza dell’edificio, aggiungendo una via di fuga diretta per gli ambienti del primo piano, assumendo le caratteristiche di un giardino pensile (isolante passivo termico ed acustico), determinando un miglioramento dell’ecosistema urbano, un aumento della ritenzione idrica e una dilazione dei tempi di deflusso delle acque piovane. Laboratorio Permanente viene fondato a da Nicola Russi e Angelica Sylos Labini nel 2007. Studiare e progettare lo spazio contemporaneo a partire da una riflessione sulle sue prestazioni architettoniche è l’obiettivo di Laboratorio Permanente, che fonda il suo lavoro sulla sinergia tra esperienza professionale e ricerca universitaria. Lo studio affronta progetti a tutte le scale, investigando i temi della sostenibilità, delle esperienze sensoriali e sviluppando strategie di rigenerazione urbana.
Il nido dell’aeroporto di Bari
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Nicola Paolo Russi nato a Milano nel 1976 ha studiato a Milano e a Delft; è Dottore di ricerca in Architettura, Urbanistica, Conservazione dei luoghi dell’abitare e del Paesaggio, docente a contratto presso il Politecnico di Milano per il Laboratorio di progettazione Urbanistica, consulente presso l’Ufficio di Piano dell’Assessorato allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano.
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1 - Facciata sud, corpo basso sul giardino segreto.
Angelica Sylos Labini nata a Bari nel 1978 ha studiato a Milano e a Barcellona; si è laureata al Politecnico di Milano con una tesi dal titolo “Architettura infrastrutture paesaggio: un nuovo scenario per la piana di Alghero”; Ha collaborato con Herrera (Barcellona), Cls architetti (Milano), Albori architetti (Milano), F&P architetti (Milano).
2 - Facciata ovest, ingresso principale. 3 - Cortile centrale dall’alto. 4 - Cortile interno. 5 - Localizzazione all’interno dell’aeroporto. 4
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Fabio Marchesi
Centro di Ricerca Documentale a Cassano Valcuvia (Varese)
L’intervento progettuale è stato impostato e definito in assoluta organicità alla prevista (e parzialmente in corso d’Opera) ristrutturazione complessiva della corte interna, con realizzazione oltre al Centro di Ricerca Documentale della Linea Cadorna e della Battaglia del San Martino del 13-14-15 novembre 1943 anche di un’area di rivendita di generi alimentari con degustazione di prodotti tipici, che avranno nel cortile uno spazio di coesione, interconnessione e fruibilità associata; a tal fine, lo sviluppo del progetto è passato attraverso la definizione di un masterplan a scala ridotta, atto a definire le linee guida su cui i differenti progetti dovranno svilupparsi. L’intervento inerente al fabbricato ospitante il CdRD è però il nocciolo centrale dell’intervento complessivo, e data anche la posizione interna, quasi introversa rispetto al contesto limitrofo, si è optato per un inserimento che riuscisse ad abbinare oltre ad una riconoscibilità simbolica e formale significativa un impatto contenuto e assolutamente non invasivo; da qui l’esperienza bivalente della facciata ventilata in legno, da una parte elemento tecnico di biomitigazione climatica, dall’altra esperienza materica, ma anche visiva e tattile, importante, caratterizzante ma integrata nel tessuto esistente.
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SALA RIUNIONI MULTIMEDIA CdRD LINEA CADORNA BATTAGLIA SAN MARTINO 11-12-13/11/1943
BLOCCO SERVIZI
ACCOGLIENZA
NSOR
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LOCALE TECNICO
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PIAZZA INTERNA
1 - Vista dell’edificio. 2 - Piazza interna. 3-4 - Interni. 5 - Pianta.
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CdRD LINEA CADORNA BATTAGLIA SAN MARTINO 11-12-13/11/1943
ASCE
Fabio Marchesi si laurea con Massimo Papiani in Architettura nel 2004 al Politecnico di Milano. Nel 2005, edito da Clup, esce Contemporaneità, riflessione sul panorama architettonico internazionale. È componente del team per la realizzazione del Nuovo Asilo Nido Comunitario di Cuveglio. Nel 2006 fonda il proprio studio Fabio Marchesi Architetto. Nel 2007 su incarico del Comune di Cassano Valcuvia realizza il CdRD della Linea Cadorna e della Battaglia del San Martino del 13-14-15/11/43. È segnalato al premio “Rassegna Lombarda di Architettura Under 40. Nuove Proposte di Architettura”, per il progetto “casauno” a Cuveglio. Nel 2008, sperimenta un sistema-muro rispondente ai nuovi requisiti Normativi in materia di risparmio energetico, con uso di materie prime biocompatibili, con cui realizza un edificio plurifamiliare a Cuveglio. Nel 2009 frequenta il “Corso base per progettisti CasaClima” e realizza il primo lotto di ristrutturazione della Scuola dell’Infanzia E. Maggi di Cuvio. Nel 2010 si occupa del secondo lotto di ristrutturazione della Scuola dell’Infanzia E. Maggi di Cuvio e fonda lo studio Marchesi associati. Nel 2011, su incarico del comune di Cassano Valcuvia, realizza spazi pubblici polifunzionali e redige il progetto preliminare di sistemazione complessiva della Casa Parrocchiale e dell’Oratorio della Parrocchia San Lorenzo Martire di Canonica di Cuveglio. Dal 2010 è membro della commissione edilizia dei comuni di Cuveglio (Va) e di Casalzuigno (Va), e della commissione paesaggio di Duno (Va).
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REALIZZANDO AMPLIAMENTO DEL CdRD
Morfemaarchitects: Andrea Fradegrada Giovanni Munafò Simone Natoli
Il progetto di riqualificazione ed ampliamento dell’edificio a Sesto S. G. si inserisce nel quadro di una riflessione affrontata in questi primi anni di attività sia in ambito professionale che universitario sul rapporto tra architettura contemporanea e città storica. Il tema della memoria intende la città contemporanea come l’esito di un processo di fenomeni eterogenei stratificatisi nel corso del tempo, come il continuo mutamento di “fatti urbani” che danno luogo a spazialità di fascino ed efficacia. Partendo da questo percorso abbiamo concepito il progetto. Il programma dell’intervento ha previsto la riqualificazione completa dei fronti e degli spazi interni, l’inserimento di nuovi apparati tecnologici, la sopraelevazione dell’edificio esistente. La strategia è stata inserire elementi di contemporaneità nel quadro di un restauro del manufatto storico, introiettando nel progetto le logiche architettoniche che il tema della memoria suggerisce. Nel disegno del sopralzo vengono assunti gli allineamenti del prospetto sottostante come linee guida in grado di dare vita al disegno della parte sovrastante. I nuovi volumi vengono definiti come il susseguirsi di grandi masse e svuotamenti, le aperture poste in relazione al disegno del fronte ottocentesco, i rapporti tra le parti vengono verificati anche attraverso grandi campiture cromatiche bianche del prospetto sovrastante. Viene ricercato un rapporto con il contesto: la vetrata del terrazzo e le cornici in pietra serena delle finestrature inquadrano come “occhi” sul paesaggio urbano l’elemento della Cattedrale di Santo Stefano e la sua cupola, costruendo una dinamica relazione tra internità ed eternità, negando l’idea stessa di muro con il loro aggetto.
Morfemaarchitects è un laboratorio di progettazione architettonica ed urbana fondato nel 2008. Andrea Fradegrada, Giovanni Munafò e Simone Natoli, dopo aver intrapreso un intenso percorso progettuale, dal 2008 svolgono attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Dal 2008 Morfemaarchitects progetta e realizza interventi di carattere architettonico, urbano, interior design, grafica, partecipando a concorsi di progettazione architettonica in ambito sia nazionale che internazionale, raccogliendo numerosi riconoscimenti. Ambiti di ricerca e interesse sono la stratificazione urbana, la riqualificazione dell’esistente e la sostenibilità ambientale, intesa nella sua accezione più vasta, non solo relativa alle implicazioni tecnologiche in architettura, ma anche inerente le tematiche sociali e compositive. Su questi aspetti si concentra la ricerca progettuale dello studio, sia in termini di incarichi pubblici e privati, ottenendo riconoscimenti, tra cui la selezione nell’ambito del premio “Rassegna Lombarda di Architettura under 40. Nuove Proposte di architettura”, sia in termini accademici, con una proficua attività di ricerca universitaria.
Riqualificazione di Palazzo Belloni a Sesto San Giovanni (Milano)
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1 - Dettaglio sopralzo. 2
2 - Facciata su via Falck. 3 - Prospetto principale.
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Matteo Aldo Origoni collaboratori: Esteve Solà y Saura Massimiliano Stefano Pescio
Il progetto consiste nel recupero di un rudere, in pessime condizioni e privo di qualunque tipo di impianto, in un antico borgo quasi disabitato. Essendo il congiunto tutelato come bene storico vi era l’obbligo di conservare la facciata principale, rivolta a sud e dotata di una splendida vista sulla campagna. Dato che la necessità del cliente era di ampliare la metratura, la proposta è stata quella di ricavare, scavandolo nella roccia, raddoppiando l’altezza del seminterrato originale, un piano abitabile aggiuntivo al di sotto di quello principale di accesso. Questa operazione strutturale, che ha incluso il completamento in pietra della facciata sud, ha permesso di ottenere, oltre alla metratura richiesta, un patio con una grande terrazza a sbalzo e un box al piano superiore. Avendo il piano seminterrato tutte le finestrature utili su un solo lato, all’interno la casa è stata organizzata a partire da una fascia umida di servizio addossata al terrapieno. Essendo poi stata mantenuta, per ragioni di budget, la struttura dei solai esistenti e del tetto, i dislivelli tra questi sono stati superati grazie all’inserimento di una passerella di collegamento che, generando uno spazio a doppia altezza, caratterizza l’intero intervento. Dal punto di vista ambientale il progetto risulta essere doppiamente sostenibile. In primo luogo, i nuovi impianti installati, che comprendono pannelli solari per l’acqua calda sanitaria capaci di integrare il sistema di riscaldamento a pavimento alimentato da una caldaia a biomassa, seguono i più recenti sviluppi tecnologici pur non entrando in contrasto con l’immagine dell’antico borgo. In secondo luogo, ma non per importanza, la volontà del cliente (e dei progettisti) di costruire e ricostruire, superando le tante avversità, in un luogo come questo, rappresenta un’opportunità per riflettere sulle politiche di conservazione dei tanti luoghi storici, e prossimi all’abbandono, presenti nella vecchia Europa. Matteo Aldo Origoni dopo essersi laureato presso il Politecnico di Milano-Bovisa nel 2003, si trasferisce a Barcellona dove lavora come architetto presso alcuni studi locali, occupandosi principalmente di opere pubbliche. Parallelamente incomincia anche a lavorare come libero professionista in collaborazione con l’architetto Esteve Solà y Saura. Con lui formerà la cooperativa aperta d’architettura S.O.S con la quale firmerà progetti per committenti privati e concorsi pubblici in Spagna e all’estero. Per due anni frequenta anche i corsi della UPC (Universitat Politecnica de Catalunya) in “Teoria e Pratica del Progetto d’Architettura” ottenendo, nel 2007, il titolo di Master Oficial Europeo. Tornato in Italia nel 2009 si trasferisce a Genova dove tutt’oggi vive e lavora, occupandosi di design e architettura, sia come libero professionista che in collaborazione con lo studio FrigerioDesignGroup.
Recupero di un rudere a Ribelles-Lleida (Spagna)
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1 - Vista generale. 2-5 - Particolari dell’interno. 6 - Piante e sezione.
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Dario Zonca
Pur trattandosi di una povera cascina rurale, una volta a diretto contatto con i campi circostanti ed il vicino fiume Adda, ci troviamo oggi in pieno centro storico di Solza: uno dei più piccoli comuni d’Italia. Si riscontrano tracce storiche di questo nucleo di fabbricati sin dai primi dell’‘800 individuati in una zona del paese chiamata “dùana” (dogana), presumibilmente localizzata su una porta di accesso del borgo; così fino ai primi del ‘900, quando con la formazione delle prime “lobbìe” (fienili), troviamo nelle citazioni una certa “Casìna di Sèk” (cascina dei secchi) soprannome dell’allora famiglia proprietaria. In tutti questi decenni i fabbricati sono stati ovviamente rimaneggiati più volte, sia per le necessità che le sopravvenute esigenze storiche, ma soprattutto in base alla capacità e disponibilità economica; così il buon senso dei buoni padri di famiglia ci consegnano oggi una tipica corte bergamasca alla quale vita partecipano tre fabbricati distinti: il fabbricato principale della cascina, quello abitativo, un secondo corpo accessorio, legato alle attività degli abitanti ed il fienile, ovvero l’ambito agricolo. La nuova proprietà con legami di parentela ai primi residenti ha lavorato per continuare a tessere, evolvendolo, lo spirito familiare della vita in corte e la risposta architettonica è stata quella di sì mantenere i tre blocchi edilizi distinti aggiornandone però le funzioni alle nuove esigenze insediative, creando così una famiglia allargata contemporanea; quindi il fienile è divenuto la nuova abitazione il corpo accessorio è stato destinato a stanze uso bed & breakfast, mentre la cascina raccoglie tutte le funzioni collaterali ai primi due edifici ristabilendo la centralità funzionale del cortile comune. Per enfatizzare questa nuova lettura funzionale si è deciso di operare con un intervento fortemente materico creando un dualismo linguistico tra la componenti storiche con affaccio su strada conservate e restaurate, diversamente da quelle affacciate sulla corte rilette e reinterpretate in chiave contemporanea. I lavori delle maestranze si sono dovuti adattare all’evoluzione storica intrinseca dei fabbricati e così il progetto, aggiornandosi di giorno in giorno ed operando scelte sulla base di materiali ed esigenze dettati dal luogo. Dario Zonca si è laureato presso il Politecnico di Milano nel 2005. Dopo alcune esperienze grafiche in ambito musicale collabora in eventi con cooperative locali; appassionato di fotografia realizza servizi fotografici d’interni e produce immagini per l’editoria in ambito storico, architettonico e naturalistico. Partecipa a concorsi fotografici a sfondo urbano, coopera altresì con artisti per l’allestimento di mostre e contribuisce alla fondazione di un’associazione socioculturale. Partecipa inoltre ad un progetto di webzine.
Cascina di Sèk a Solza (Bergamo)
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1 - Vista esterna. 2 - Ballatoio. 3 - Particolare della facciata. 4 - Interno. 5 - Sezione e prospetto. 3
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Fabio Beverina Simone Fuso
L’intervento consiste nel recupero della ghiacciaia dell’ex convento francescano di Azzio risalente agli inizi del ‘700, la cui struttura è ancora riconoscibile, nonostante sostanziali modifiche recenti. Oggi rimangono parti del deambulatorio dei due chiostri, la cucina, il refettorio, alcune celle e altri ambienti. La ghiacciaia, posta al piano seminterrato di un corpo di fabbrica disabitato, presenta una distribuzione circolare e una sezione tronco conica, sovrastata da una cupola a sesto ribassato. Le murature delle pareti perimetrali sono in conci di pietra, mentre la cupola è in mattoni a vista. L’intervento effettuato consiste in restauro conservativo dell’opera con progetto di riuso, vista la obsoleta funzione originaria; si è così creato uno spazio polifunzionale su due livelli, adatto ad ospitare eventi, set fotografici e spazi per esposizioni. Il soppalco creato ex novo – realizzato con struttura portante in acciaio e piano di calpestio in doghe di legno sbiancato – assolve la funzione di “belvedere” e di disimpegno al livello inferiore. Nella progettazione della struttura sono esaltate le caratteristiche dell’acciaio mediante un’attenta integrazione della componente ingegneristica. All’interno della struttura è stato inserito l’impianto illuminotecnico, in uno spazio contraddistinto da “pulizia” formale. La pavimentazione del livello inferiore è, in parte, realizzata con mattonelle di cotto non trattate e, in parte, in ciottoli di fiume bianchi che creano un forte contrasto cromatico. Per ovviare ai problemi legati alle attuali suddivisioni di proprietà, è stato realizzato un nuovo ingresso indipendente sul lato sud dell’edificio, mediante il ripristino di una piccola apertura tamponata in epoche precedenti. Per tale ingresso sono stati utilizzati materiali di recupero (pietre e mattoni), mentre il portone d’ingresso è frutto di un sapiente restauro di maestranze locali. Fabio Beverina si laurea nel 2007 presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano con una tesi sulla progettazione del nuovo museo archeologico di Milano. Nello stesso anno è invitato a partecipare al Seminario di composizione architettonica per la progettazione del nuovo museo archeologico di Alessandria d’Egitto. Dal 2007 al 2009 collabora con vari studi di architettura e urbanistica. Attualmente pratica la libera professione occupandosi di progettazione architettonica e pianificazione urbanistica.
Riqualificazione della ghiacciaia dell’ex convento di Azzio (Varese)
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Simone Fuso si laurea nel 2007 presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano con una tesi sulla riqualificazione del quartiere storico della fiera a Milano. Nel 2006 è invitato ad esporre al Festival dell’Architettura di Parma; nel 2007 è tra i finalisti del Premio Mantero, con “Milano fiera: una città possibile”. Dal 2007 ad oggi ricopre il ruolo di Cultore della materia presso il Politecnico di Milano, nei laboratori di Progettazione architettonica e sistemi costruttivi di Davide Derossi. Nel 2008, con Fabio Beverina, fonda lo studio di architettura e ingegneria Spazio 3.
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1 - Vista del soppalco dall’alto. 2 - Particolare struttura del soppalco. 3 - Particolare della nuova scala. 4 - Sezione. 3
Cristiano Coltura Cinzia Nessi
Lo stand dell’”AG marmi”, azienda leader nella produzione e nella lavorazione dei marmi di Carrara, realizzato in occasione della “Carrara Marmotec”, fiera internazionale del marmo, nasce da un’immagine di trasparenza e dalla sensazione di leggerezza. La struttura, un parallelepipedo di luce e trasparenza in policarbonato, è stata posizionata trasversalmente rispetto all’area fornita dall’azienda fieristica; essa presenta zone esterne rivestite da un tappeto erboso all’interno del quale sono stati ritagliati percorsi in marmo circondati dai blocchi che fungono da seduta, dotati di illuminazione a pavimento che ne esalta la matericità. Il percorso espositivo si propaga dall’edificio verso l’esterno, attraverso la continuità del marmo bianco con, all’ingresso, un blocco grezzo che incide parzialmente il volume. La composizione di pannelli opachi modulari in policarbonato si appoggia a uno scheletro metallico la cui struttura lineare scandisce momenti di luci algide riflesse dalla pavimentazione. All’interno lo spazio risulta diviso in due aree da alcune lastre appese alla struttura sovrastante: in una sono stati collocati dei cubi di mdf che fungono da espositori per alcuni campioni di materiale, l’altra ospita uno spazio d’accoglienza per visitatori con un bancone in vetro e una serie di tavolini. La purezza e la linearità del progetto sono espresse dal sodalizio tra il blocco dell’edificio, con la sua trasparenza, e la matericità di questo materiale.
Stand “AG marmi” presso la fiera “Carrara Marmotec”
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Cristiano Coltura si laurea in architettura nel 2000. Dal 1999 collabora con alcuni professionisti di Bergamo e nel 2002 apre il proprio studio, occupandosi della progettazione di interventi sia residenziali che di carattere ospedaliero. Cinzia Nessi consegue nel 2006 la laurea in architettura. Dal 2005 lavora nello studio di progettazione di un’impresa edile che si occupa della realizzazione di edifici residenziali; dal 2007 comincia la libera professione, iniziando la collaborazione con C. Coltura.
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Quello che è nato come rapporto di collaborazione si è trasformato in un percorso progettuale condiviso, che un anno dopo ha portato alla nascita dello Studio Coltura-Nessi. Da un’iniziale esperienza rivolta in particolare modo all’edilizia residenziale, lo studio ha cominciato a confrontarsi con interventi che vanno dalla pianificazione urbanistica alla realizzazione di spazi di relazione (piazze, dehors, locali pubblici), da progetti di arredo all’allestimento di stand fieristici.
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1 - Vista esterna dello stand. 2-4 - Dettagli della costruzione. 3 - Vista dell’interno. 5 - Planimetria con sezione. 3
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Nicola De Ponti
“Sostenibilità”. Il tema della mostra da cui ha preso ispirazione questo progetto è estremamente attuale. Ha pervaso a macchia d’olio ogni settore della sfera culturale e recentemente anche di quella industriale, senza discriminazioni geografiche. Questo progetto punta a proporre uno spunto alternativo di riflessione, che spinga a ragionare in termini inconsueti rispetto alla corrente generale. Sostenibilità è anche, e soprattutto, recupero, e in questo senso l’utilizzo di una struttura a container come tassello progettuale va inteso come atto provocatorio, ma di estrema responsabilità. Green Frame House preserva il fascino industriale del container, restituendo una seconda vita a una struttura altrimenti destinata ad essere dismessa. A partire da questo, il tentativo è chiaramente quello di declinare un alfabeto di lettere industriali nella virtuosistica ricerca di una poetica abitativa tradizionale. Ciò che differenzia questo tentativo da altri, anche più illustri, fatti in precedenza, è proprio la dignità abitativa non provvisoria né effimera che si riconosce a questo accostamento di moduli standard. “Green Frame House nasce da un incontro tra idee e sogni: il sogno di restituire vita, significato e utilità al container, inteso come oggetto abbandonato, e l’idea di sperimentare una sostenibilità definendo forme di abitare consolidate a partire da un modulo industriale. L’allestimento presentato in fiera costituisce in questo senso una sorta di cantiere in corso di un progetto possibilmente più ambizioso e di più ampio respiro, che punta a far diventare realtà questo incontro”. Meno 6 (container) + una (casa), la fase operativa del progetto, è una sfida che ambisce a trasformare questa proposta culturale in produzione seriale, passando attraverso la tecnologia più avanzata per restituire attraverso le alte prestazioni energetiche funzione e dignità ad un immensa giacenza di container marini dismessi in attesa di futuro. Nicola De Ponti si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2000. Dal 1996 al 1999 compie importanti esperienze formative a Barcellona presso lo studio di architettura e design Tusquets, Diaz e Asociados. Dal 2001 al 2004 lavora a Milano con lo studio di architettura Flavio Albanese, indi inizia la libera professione. Collabora inoltre con il Politecnico di Milano e si occupa di critica del progetto. Lavora con Atonia Astori in AstoriDePontiAssociati firmando case, mobili e spazi rigorosi quanto forti, in cui forma e colore sono il risultato di una lunga meditazione che trova le sue radici nell’idea della funzione.
Green Frame House presso la fiera “Abitare il Tempo” di Verona
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1 - Vista generale dell’esterno.
4 - Zona soggiorno pranzo.
2 - Prospetto laterale esterno.
5 - Vista verso l’uscita.
3 - Vista dal patio interno verso la cucina.
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Antonio Gerola
Il progetto nasce dall’analisi delle esigenze della vita odierna, caratterizzata dalla mobilità e dalla poliedricità delle situazioni in cui le persone trascorrono la propria esistenza. La soluzione d’arredo risponde alla necessità di creare un ambiente multifunzionale e personale in cui abitare anche in ambienti con configurazioni diverse da quella per cui originariamente ideata. In questo modo, di fronte ad un trasloco, i proprietari della cucina GM01 potranno riutilizzarla adattandola ai nuovi spazi con interventi minimali. L’aspetto emozionale, esperienziale e affettivo, che lega i proprietari al mobilio realizzato con tecniche artigianali e materiali pregiati, ben si accorda con l’aspetto di eco sostenibilità della soluzione: il complesso di arredi non viene dismesso a ogni cambiamento di residenza. Il progetto si fonda sull’idea di conservazione degli elementi e sulla possibilità di riutilizzarli secondo nuove disposizioni. È stato scelto di progettare una cucina componibile, scomponibile e ricomponibile in svariate soluzioni pur mantenendo gli stessi componenti. La cucina, realizzata dalla Gerola Mobili, ruota attorno alla grande isola che è adibita non solo a banco di lavoro, ma anche a punto di aggregazione ove consumare un pasto veloce. A fianco è disposto un blocco armadi a colonna che costituiscono la dispensa e inglobano gli elettrodomestici. Nel caso in cui l’isola venga posizionata centralmente al locale si viene a creare lo spazio per un frigo cantina sotto piano. Mantenere l’orientamento della vena del legno di teak in verticale, come da tradizione ebanista, agevola l’affiancamento di differenti elementi senza che sorga il problema della perdita degli allineamenti caratteristici nella soluzione con vena orizzontale. Affinché la cucina possa sopportare traslochi, modifiche e spostamenti, le scelte progettuali e costruttive sono state realizzate focalizzandosi sull’alta qualità dei materiali. La cucina ha moduli neutri che sono assemblabili in differenti soluzioni; i fianchi terminali di finitura, sia per le basi che per le colonne, sono indipendenti dal contenitore stesso e questo ne permette le differenti combinazioni dei moduli stessi. Antonio Gerola nato a Sondrio nel 1971 si laurea presso il Politecnico di Milano nel 1997. Dal 1995 realizza un programma di scambio Erasmus presso l’Università di Dortmund; in seguito, collabora 4 anni con lo studio di architettura Thelen+Thelen partecipando alla: ristrutturazione della Evangelischen Kirche (Dorstfeld), Campanile Paulus Kirche (Dortmund), Centro giovanile e Case-graticcio (Stendal); progettazione dello stand con sala conferenze per Ente Fiera di Essen; organizzazione di ciclo di conferenze e mostre di architettura; al Concorso per la nuova Breiterstrasse di Stendal. Dal 2000, anno di rientro in Italia, al 2003 collabora con lo studio Cola di Sondrio. A partire dal 2003, si occupa di progetti di carattere urbanistico e di progettazione di architetture d’interni, strutture per manifestazioni temporanee e di soluzioni d’arredo.
Cucina GM01
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1-2 - Viste della cucina realizzata. 3 - Particolare del piano d’appoggio.
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Stefano Gritti Sofia Rollo
La mostra è stata progettata per far vivere al visitatore un’esperienza coinvolgente per i sensi e la mente, in perfetta armonia con l’ambiente che lo circonda. “Feel Good” è stato pensato come un ambiente tipico italiano, che ci fa sentire liberi e leggeri, che ci riporta alla natura attraverso i colori, i materiali e le loro texture, i cambiamenti di luce, i suoni e i profumi. Feel Good per noi non significa solo avere cura del proprio corpo e della propria mente, ma anche della natura, attraverso l’utilizzo di materiali riciclabili ed ecologici e di tecnologie rispettose dell’ambiente e capaci, come i pannelli fotovoltaici posti in copertura, di produrre parte dell’energia necessaria al funzionamento della struttura. L’area dedicata al wellness, composta da vasche idromassaggio singole, doccia emozionale e sauna, è caratterizzata da un ambiente che rievoca, senza però imitare, i campi di grano appena tagliati, le vele mosse dal vento, la penombra che si gode sotto le fronde degli alberi e i pontili che si estendono verso il mare, attraverso le texture delle pavimentazioni, dei tessuti e dei rivestimenti, la particolare sagomatura dei brise soleil e i giochi di luce. A completare quest’area, un radiatore ideale per l’area benessere, composto dall’incastro di una piastra radiante in acciaio e di mensole in legno che permettono un appoggio per gli asciugamani, così che usufruiscano del calore irradiato dalla piastra. La mostra prosegue con un’area dedicata al fitness con spogliatoio e si estende fino al piano soppalco per ospitare un’area relax che si affaccia sulla zona idromassaggio, e una saletta massaggi più intima, dotata di un lettino caratterizzato da linee avvolgenti per predisporre il cliente al massaggio. Stefano Gritti si laurea nel 2004 in Architettura presso il Politecnico di Milano. Ha lavorato per 3 anni presso una società di project management; inoltre, collabora come assistente universitario presso il Politecnico.
Centro benessere “Feel good” presso la fiera di Rimini
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1 - Vista area di accoglienza.
4 - Area relax e massaggi.
2 - Vista area fitness.
5 - Vista delle vasche di idromassaggio.
Sofia Rollo si laurea nel 2003 in Disegno industriale con indirizzo Architettura d’interni presso il Politecnico di Milano. Ha collaborato dal 2003 al 2008 con lo studio Luca Scacchetti di Milano. Dal 2008 lavorano insieme occupandosi di architettura, di progetti d’interni e di arredo su misura per locali, appartamenti, uffici e showroom, di design del prodotto, e di progettazione di allestimenti, anche di grandi dimensioni, per eventi, mostre, fiere e spazi espositivi (Sia Guest di Rimini, Fuori Salone del Mobile, Made Expo ed EIRE di Milano, Cersaie di Bologna, Moa Casa di Roma). Tra i progetti in corso si segnalano: edificio ad uso uffici e showroom a Mariano Comense, ristrutturazione di una baita in Valtellina e progettazione dell’allestimento generale della mostra “100% Hotel”.
3 - Saletta massaggi.
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Stefano Larotonda
Si tratta di un progetto d’interni per un’azienda in provincia di Lecco. L’incarico iniziale prevedeva il rifacimento dell’arredo all’ingresso: mediante la collaborazione con il committente il progetto si è esteso riconsiderando interamente la reception, la scala e lo spazio di distribuzione al primo piano. Il progetto si rapporta alla preesistenza valorizzandola attraverso una ricerca atta a creare un insieme coerente tra i materiali. La configurazione dello spazio è mantenuta ad eccezione dell’ingresso. Nel portale di pietra esistente, a tutt’altezza, un nuovo serramento enfatizza il momento d’ingresso e media il passaggio dal contesto industriale allo spazio più intimo della reception. Lo spazio è definito dal bancone, realizzato in teak e vetro extra chiaro. Come il resto dell’arredo segue i giunti a pavimento, tagli d’ombra di 5 mm allineati con le pareti esistenti, pensate per definire gli spazi d’ingresso, di ricezione, di attesa e dei corridoi. Il pavimento in terrazzo, in mosaico sottile di marmo, è pensato come un grande tappeto posato nello spazio. Duro e luminoso insieme diffonde la luce naturale nella stanza. La fessura di 3 cm che separa il pavimento dalle pareti è utilizzata come aspirazione dell’aria. Lo spazio è “scaldato” dalla tinta marrone del teak dell’arredo che nelle poltrone è abbinato alla morbida pelle color crema degli imbottiti. In continuità con il vetro acidato della parete divisoria, è realizzata una parte di bancone che funge da contenitore, oltre che da piano d’appoggio. L’illuminazione è pensata per accentuare zone specifiche, come i quadri concepiti per l’occasione, e corpi di luce, a parete, si mimetizzano con la tinta bianca dal tono latteo delle pareti. Salendo la scala si è attirati dalla luce proveniente dalla parete di vetrocemento al primo piano. Questa situazione si è resa possibile con la demolizione del muro che separava la scala dallo spazio di distribuzione ai corridoi. Inoltre, per la pavimentazione è stata scelta la medesima essenza del legno della scala.
Nuovo ingresso uffici azienda Novatex, Oggiono (Lecco)
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Stefano Larotonda nasce a Giussano nel 1983. Studia presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove nel 2007 si laurea con Peter Zumthor. Lavora per Antonio Citterio and Partners nello studio di Milano e per quello di East a Londra. Dal 2009 svolge la libera professione nel comasco e collabora come architetto assistente con Julian Lewis dello studio East, presso l’Accademia di Architettura della Svizzera Italiana di Mendrisio. Vive a Cantù e lavora tra Milano, Mendrisio e Londra.
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1-2 - Viste del nuovo ingresso. 3 - Stato di fatto prima dei lavori. 4 - Scale interne. 5 - Sezione sull’entrata. 5
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N+G architettura: Nora Tagliabue Gabriele Vazzola
L’immobile oggetto di ristrutturazione è porzione di uno stabile costruito nei primi anni Settanta in Mariano Comensese. Gli spazi interni dell’appartamento sono stati completamente ripensati modificando i tavolati interni, i serramenti, gli impianti e ovviamente gli arredi; tutto, tenendo conto di alcuni vincoli preesistenti, quali: aperture, ingresso e affacci. L’altezza dei vani ha permesso di lavorare mediante abbassamenti di quota del soffitto con cui è stata compartimentata la zona giorno lasciandola visivamente aperta e libera da vincoli. Le grandi luci finestrate ci hanno ispirato a mantenere gli ambienti luminosi e chiari mediante l’utilizzo di colori neutri, se non per il rosso come nota forte, punto di riferimento che a spot viene più volte ripreso in tutto l’appartamento. Nella scelta dei materiali, degli arredi e degli impianti si è cercato un compromesso fra la qualità, le performance e l’estetica; anche se come obbiettivo principale avevamo quello di raggiungere tali livelli con un budget piuttosto limitato. Il risparmio, oltre che dalla scelta oculata dei materiali e da una progettazione attenta agli sprechi, è dato anche da impianti di nuova generazione e serramenti a taglio termico con veneziane frangisole in alluminio. Esse permettono durante l’inverno di avere un ambiente luminoso e di convogliare i raggi del sole all’interno; durante l’estate ombra e privacy pur mantenendo aperti i serramenti. Una nota personale: lo scopo di questo progetto era quello di ridare nuova vita ad un appartamento sfitto ormai da molti anni e creare un esempio alternativo all’acquisto di un nuovo appartamento. Interpretando al meglio quello che è il riuso degli edifici come salvaguardia degli spazi, recupero degli immobili e della memoria storica delle nostre città, forse si potranno gettare le basi per una nuova crescita sostenibile della società, lontano dai grossi interventi speculativi e più vicino al territorio e alle esigenze delle persone. Nora Tagliabue si laurea presso il Politecnico di Milano con una tesi sul restauro di una villa nel Parco di Monza. Declina la possibilità di intraprendere l’insegnamento presso la Facoltà di Architettura per collaborare con uno studio di progettazione nel monzese e con gli uffici della pubblica amministrazione quale Responsabile del Servizio di Edilizia Privata.
Ristrutturazione e riqualificazione energetica di un appartamento a Mariano Comense (Como)
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Gabriele Vazzola si laurea presso il Politecnico di Milano con una tesi sul riuso dell’area delle ex acciaierie Falck di Sesto San Giovanni. Dopo esperienze di studio all’estero e di lavoro a Milano, si stabilisce nella sua città natale dove collabora con un grosso studio di progettazione e porta avanti, in parallelo, l’attività di libero professionista.
1-3 - Viste dell’appartamento. 4 - Pianta.
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Margherita Puglielli
Il progetto nasce dalla necessità di modificare la Raccolta di reperti di Paolo Gorini da Collezione a Museo. Gli elementi necessari, perciò, sono la realizzazione di spazi funzionali alla visita di gruppi e alle attività collaterali che potranno sussistere per valorizzare il “tesoro” Gorini fino a renderlo il nucleo di un progetto globale. L’idea è quella di mantenere lo spazio espositivo invariato come superficie e posizione rispetto a quello attuale e di dislocare i servizi necessari allo svolgimento delle attività del museo all’interno degli ambienti messi a disposizione per il progetto. La zona centrale comprende una reception e un blocco in cui si posizionano due servizi igienici e un guardaroba. La sala conferenze è pensata come un ambiente in cui si possano alternativamente posizionare sedute per incontri oppure esposizioni temporanee. In questa zona gli interventi si sono limitati all’adeguamento degli impianti poiché è stato mantenuto il pavimento in mattonelle di cemento esistenti, di valenza storico-artistica, e il soffitto in travi di legno, sostenuto da pilastrini in ghisa. Sono, invece, state posizionate due pareti che isolano la sala conferenze. La sala espositiva, pur restando tale alla superficie precedentemente dedicata, cambia nella forma. Quella che era una “macabra esposizione di reperti” diventa una esposizione di pezzi d’arte anatomica. Il progetto di allestimento della sala è seguito ad un precedente lavoro museologico. Questo ambiente si colloca nella antica sala capitolare del chiostrino della spezieria. Ospita la “macchina espositiva”, con teche su misura che contengono un sistema di illuminazione e deumidificazione dei reperti. La sala espositiva è schermata alla reception tramite una parete. È in atto un accordo tra Comune ed ASL per la realizzazione di un nuovo lotto di intervento per ampliare il museo e dotarlo di nuove sale.
Progettazione funzionale degli spazi del Museo Paolo Gorini di Lodi
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Margherita Puglielli nasce a Lodi nel 1979. Tra il 2002 ed il 2003 compie un anno di studi all’Univesidad de Alicante, in seguito al conseguimento di una borsa di studio Erasmus; si laurea nel 2004 presso il Politecnico di Milano. Ottiene l’abilitazione allo svolgimento della professione nel 2005; esercita la libera professione dal gennaio 2006. Dal 2006 collabora con Progetti Studio Associato di Lodi; dal 2006 al 2007 collabora con lo studio F&P architetti di Milano, per progetti di ristrutturazioni, nuove costruzioni e arredo degli interni. A partire dal 2007 collabora con la Planners One srl per la progettazione e direzione lavori di interni e ristrutturazioni. 2
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1 - Vista del modello. 2 - Sala esposizioni con teche realizzate su misura. 3 - Dettaglio del nuovo allestimento.
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BN Studio: Silvia Ballardini Riccardo Nana
Il colle di Cassago ha ospitato per mille anni il centro della comunità cassaghese. A seguito della demolizione della villa Visconti, avvenuta nel 1963, il legame del tessuto urbano con questo luogo è stato cancellato. Il progetto ha inteso ricostruire questa relazione perduta, restituendo al colle il suo ruolo. Il parco è basato su un tracciato rettilineo principale. Intorno a questo asse, in continuità con i percorsi esistenti, sono stati organizzati alcuni differenti “episodi”: piazza, parco giochi, area sosta. La flessibilità dello schema a pettine permetterà di dare risposta ad esigenze future inespresse, potendo innestare sul percorso principale numerosi altri episodi. Il principio ha dimostrato la sua funzionalità in occasione della variante necessaria a causa di ritrovamenti archeologici. In tale occasione gli spazi pavimentati sono stati ricollocati e ridimensionati senza alterare lo schema iniziale. L’andamento dei percorsi rispetta l’orografia del suolo; la rampa di collegamento alla biblioteca, segue la linea di massima pendenza del terreno, garantendo la completa accessibilità dei luoghi grazie alla lieve pendenza ottenuta. In questa nostra proposta si riversano molteplici contributi culturali. Da un lato le esperienze di paesaggisti quali Martha Schwartz e Adriaan Geuze, incentrate sulla ricerca dell’espressività degli elementi architettonici del progetto e sulla presa di atto che la natura “naturale” nel contesto urbano è una forzatura. Dall’altra la concezione dei paesaggisti francesi di Mouvance, ovvero l’idea che il paesaggio sia una relazione in perpetuo movimento. Movimento che si riferisce non soltanto ai suoi mutamenti fisici, ma sopratutto al non essere un oggetto statico, che esiste in sé. Lo spazio progettato, fondato sull’idea di mutevolezza, si struttura in modo da garantire la possibilità di accogliere innovazioni e mutazioni nei prossimi decenni. Tutte organizzate da pochi singolari elementi oggi definiti con precisione sul suolo: l’asse centrale, il sentiero curvilineo, lo spalto.
Riqualificazione del Parco dei ruderi della villa Visconti, Cassago Brianza (Lecco)
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Lo studio BN è costituito dagli architetti Silvia Ballardini e Riccardo Nana, associatisi nel 2006, dopo aver svolto l’attività professionale congiuntamente dal 2000. La loro formazione è diversificata e consente lo svolgimento di incarichi che spaziano dall’urbanistica alla progettazione architettonica e alla direzione di lavori edili. Ballardini è urbanista di formazione, mentre Nana è fortemente interessato alla tecnologia dell’architettura, materia della quale è docente presso il Politecnico di Milano. Lo studio si fonda sul comune interesse d’entrambi ai temi del disegno urbano e del progetto degli spazi pubblici. Le numerose occasioni lavorative affrontate hanno permesso di affinare, anche attraverso alcuni concorsi di progettazione, il proprio approccio progettuale.
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1-3 - Vedute del parco. 4-5 - Rendering.
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Luigi Colombi
Percorso pedonale lungo il sedime del Colatore Sillaro, Villanova del Sillaro (Lodi)
Il tracciato del percorso pedonale insiste lungo il sedime tombinato del Colatore Sillaro, all’interno del tessuto urbano più consolidato e adiacente la strada provinciale che attraversa il centro abitato del paese di Villanova del Sillaro. Il recupero dell’area necessitava di una strategia semplice che ne valorizzasse le potenzialità, confermandone una centralità urbana in grado di stimolare “la vita di piazza”, legata non soltanto alle attività presenti, ma anche alla semplice quotidianità dei cittadini. La soluzione ideata è stata fortemente condizionata dalla viabilità carrabile e dai tratti, a cielo aperto, del Colatore Sillaro. Il margine lungo la strada provinciale è stato ridefinito in funzione della riqualificazione degli ingressi carrabili. I parapetti inseriti in sintonia con la grammatica del progetto ne delimitano il profilo, consentendo un passaggio controllato dei pedoni. Le geometrie del tracciato sono tali da garantire prestazioni di sicurezza e di funzionalità idonee alle diverse utenze. Di fondamentale importanza è stato stimare l’efficacia della segnaletica, dell’illuminazione e degli elementi di corredo. I differenti materiali di pavimentazione - sestini autobloccanti, listelli e cordoni in granito, cubetti di porfido, acciottolato e prato connotano le differenti destinazioni pedonali e/o carrabili. Luigi Colombi nato a Sant’Angelo Lodigiano nel 1971, si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano (1997), indirizzo di progettazione architettonica, con la tesi dal titolo “Il segno e la storia: Gorée Memorial” (relatore M.A. Arnaboldi). Riceve la sua prima formazione professionale nello studio di architettura Arnaboldi & Partners di Milano, dove collabora alla realizzazione del “Cargo City” di Malpensa 2000 ed all’ampliamento del Palazzo municipale di Casalpusterlengo. Nel 1999 lavora presso lo studio di Remo Dorigati a Pavia, collaborando ai progetti per la Facoltà di Scienze politiche di Milano e per i Dipartimenti medico biologici della Facoltà di Medicina e chirurgia di Varese. Parallelamente alla libera professione collabora con Sergio Uggetti di Lodi a diversi progetti di studio. Partecipa a vari concorsi nazionali e internazionali aggiudicandosi in gruppo il “Concorso di idee per la realizzazione della nuova area attrezzata nel Comune di Izano, Cremona” (1998).
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1 - Tavola d’insieme. 2-4 - Viste prospettiche lungo il nuovo percorso.
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Davide Corti Davide Corti
Il parco comunale “Teresio Olivelli” di Tremezzo, situato sulla sponda occidentale del lago di Como, è un piccolo gioiello botanico e architettonico: la monumentale scalinata e la fontana centrale portano, infatti, la firma del noto architetto razionalista Pietro Lingeri. L’audacia del lavoro svolto è stata quella di conservare e riportare alla luce la parte fondante del progetto originario del Lingeri inserendo anche un segno delicato di contemporaneità. Concettualmente il progetto si è fondato sull’idea di promuovere il parco non più solo come mero luogo di passaggio, ma come vero fulcro propulsore di cultura e fermento sociale per i residenti e per i numerosi turisti che frequentano il territorio: in quest’ottica si è scelto di trasformare l’aspetto funzionale del parco e di alcuni edifici mutando la loro capacità di fruizione e fornendo nuova spinta ad usi differenti, sia del parco stesso, che della spiaggia situata oltre la foce del fiume Mainona. All’interno del parco la Tarocchiera, preesistenza architettonica unica nel suo genere, è stata restaurata sottolineandone la sua valenza storica ed è stata destinata a luogo della memoria, due stele commemorative accolgono due poesie alla Resistenza. L’apertura di grandi vetrate libera scorci suggestivi sul lago facendone un luogo dove fermarsi accompagnati delle parole di Calamandrei e del partigiano Olivelli. L’ingresso principale al parco sulla strada statale Regina è stato ampliato mantenendo in uso l’originale cancello riadattato attraverso l’inserimento di una nuova apertura centrale pedonale. Lampioni e segna-passo illuminano i viali che costeggiano il lago, mentre fari e luci scenografiche valorizzano la fontana, la scalinata e le essenze arboree di maggior pregio. L’antica darsena è stata trasformata in bar a servizio del parco grazie all’inserimento di un piano interno tra la terrazza di copertura e l’acqua sottostante. Al centro, un’apertura vetrata rivela il fondale dove l’acqua è ancora presente come un tempo.
Parco comunale “Teresio Olivelli”, Tremezzo (Como)
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Davide Corti e Davide Corti nati rispettivamente a Lecco e a Como nel 1980, si laureano in Architettura nel 2006 presso il Politecnico di Milano. La loro tesi di laurea, progettuale-sperimentale, sarà selezionata come vincitrice al premio per l’architettura fortificata. Dal 2006 lavorano insieme, con studio in Erba (Como), partecipando a concorsi e ottenendo numerosi premi. Nel 2007, dopo aver vinto il relativo concorso di progettazione, inizia il lavoro per il recupero del Parco civico “T. Olivelli” in Tremezzo; inaugurato nell’aprile 2009, nell’anno seguente, il parco viene indicato come vincitore del primo premio per il restauro di aree pubbliche (Premio TDA2010). Nel 2008 lo studio viene selezionato e partecipa alla Biennale di Architettura sulle nuove generazioni “RIZOMA” tenutasi presso il Museo Piaggio di Pontedera (Pisa). Nel corso del 2011 il Museo didattico della Seta di Como affida allo studio l’allestimento per la mostra temporanea dal titolo “Luigi Aimo Cerati - un naÏf astrattista”.
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1 - Vista dei corpi architettonici all’interno del parco. 2 - Restauro della scalea e della fontana monumentale. 3 - La darsena - lounge bar. 2
Filippo Crucitti
Nuovo edificio biglietteria. Il fabbricato biglietteria è di forma cubica e si caratterizza per la pensilina in policarbonato opalino a forma di “C” aggettante sui 3 lati. In corrispondenza dell’accesso presenta un angolo vetrato, mentre il lato posteriore, rivolto verso nord, è destinato agli ingressi ai bagni pubblici e all’ascensore per i disabili. Dal punto di vista funzionale l’edificio si divide in tre parti: una pubblica con la biglietteria e la sala d’attesa, una contenente i tre bagni pubblici e il vano ascensore per disabili e una riservata agli autisti dei bus (locale riposo, spogliatoi e servizi igienici). La necessità di un rivestimento che duri nel tempo (resistente e non sporchevole) ha portato alla scelta dei pannelli di fibrocemento ecologico colore grigio chiaro (facciata ventilata con lastre appese su sottostruttura metallica e isolazione interposta). Nuova rampa coperta. La nuova rampa per l’accessibilità del sottopasso ferroviario si compone di 4 rampe in direzione ovest e 3 in direzione est; i muri di contenimento sono in cls facciavista, la pavimentazione è costituita da masselli prefabbricati in cls e su entrambi i lati è previsto un corrimano in acciaio inox. La rampa, l’area ascensore-bagni pubblici e la scala esistente sono coperte con una struttura metallica a “portali” in acciaio, colore antracite, a sostegno di una copertura in pannelli di policarbonato traslucido; nei vuoti tra i portali sono posti i parapetti ad elementi orizzontali. Pensilina area attesa autobus. La nuova area partenzearrivi è coperta da una pensilina lunga 37 m e con sbalzo di 5,5 m, composta da 8 pilastri tipo HEA 360, chiusi in testa da elementi scatolari sagomati, i quali ospitano le piastre per l’ancoraggio dei tiranti di sostegno della copertura in policarbonato traslucido; il sistema di copertura è sostenuto da “profili ad omega” appoggiati su elementi IPE 220. Tutte le strutture sono verniciate con tinta ferromicacea colore rosso. Filippo Crucitti nasce nel 1975 a Tirano (Sondrio). Si laurea nel 2001 alla Facoltà di Architettura Civile presso il Politecnico di Milano. Nel biennio 2002-03 collabora con lo Studio A.R.D.E.A di Lecco al progetto della nuova sede del Politecnico di Milano - Polo regionale di Lecco. Dal 2003 è socio dello Studio di progettazione CoProgetto di Tirano, con cui svolge attività professionale realizzando infrastrutture, ristrutturazioni, case ed edifici pluripiano per l’edilizia privata. Tra i principali lavori: la stazione ferroviaria e il ponte sul fiume Poschiavino a Tirano per conto della Ferrovia Retica (Rhb) e il nuovo Terminal Autobus città di Tirano. Dal 2004 al 2009 ha fatto parte della Commissione Comunicazione dell’OAPPC di Sondrio. Nel 2009 partecipa al 16° seminario di progettazione internazionale in Ticino diretto da Luigi Snozzi. Dal 2009 è membro della Commissione del Paesaggio del Comune di Tirano (Sondrio).
Progetto interregionale IT-CH 2007-13. Nuovo Polo intermodale di scambio, Tirano (Sondrio)
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1 - Render vista sud-est dell’edificio biglietteria. 2 - Vista dell’edificio biglietteria. 3 - Vista dei bagni pubblici. 4 - Render della nuova pensilina bus. 5 - Render con vista da nord. 6 - Render della nuova rampa coperta. 6
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FMS architetti: Andrea Foco Matteo Mornata Sara Sacerdoti
Il restauro del monumento di Cavallasca ha offerto l’occasione per realizzare quello spazio cerimoniale per la celebrazione dei caduti che al paese mancava. L’opera, un bassorilievo in bronzo degli anni Venti del secolo scorso raffigurante san Michele, è stata ricollocata all’interno del piazzale antistante il cimitero, trasformato in parco della memoria. Nel ridisegno di piazza e parco si è cercato di combinare la funzione commemorativa con quella ricreativa, ragione per cui si è provveduto a ideare un’installazione che permettesse di conservare al monumento il suo valore metafisico senza svilirlo a mero oggetto d’arredo. È così che il bassorilievo non viene appeso ad una struttura opaca, come sarebbe naturale aspettarsi, ma è sospeso nell’aria attraverso un supporto trasparente, con l’intento di smaterializzarlo e ridurlo a epifania, apparizione sovrannaturale. La scultura si stacca da terra a superare l’altezza di un uomo, così che lo sguardo sia costretto a cercarla verso l’alto. A segnare l’evento, un volume virtuale individuato da un purissimo telaio in tubolari metallici. Dell’intero volume solo gli spigoli acquistano consistenza materiale, quasi si trattasse di un semplice gesto grafico. E come l’arcangelo, anche il volume che ne rappresenta la dimensione sovraumana levita, sospeso a quattro sostegni che, per disegno e giacitura, denunciano chiaramente la loro estraneità. A rimarcare lo scarto di valore spaziale, la proiezione del volume s’imprime nella pavimentazione, quasi si aprisse un vuoto. La differenza di quota, dell’altezza di un gradino, è superata dal percorso proveniente dalla seduta panoramica, che continua nella piazza, segnata dalla sola differenza di materiale e colore, per arrivare a diventare nell’installazione vero e proprio passaggio tra il dentro e il fuori, ponte tra dimensioni diverse. E qui avviene il contatto, da una parte la presenza angelica, dall’altra la lastra con la dedica ai caduti. Andrea Foco si laurea nel 2001 presso il Politecnico di Milano con ”Como: luoghi per nuovi ascolti fra il Duomo e la Casa del fascio”, una tesi di progettazione urbanistica e architettonica. Collaborazioni: Viola Ingegneri & Architetti ass.; Venelli-Kramer Arch.; CIMIC (Civil-Military Cooperation) Project Officer nel 2006 a Herat (Afghanistan) e, nel 2009, a Kabul (Afghanistan).
Ridisegno della piazza e del parco antistante il monumento ai Caduti, Cavallasca (Como)
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Matteo Mornata si laurea nel 2000 al Politecnico di Milano con “Palazzo Mugiasca in Como”, tesi di restauro conservativo. Collaborazioni: Sergio Crotti, Enrica Invernizzi Architetti Ass.; Quattroassociati; Venelli-Kramer Arch. Dal 2004 si dedica alla libera professione. Sara Sacerdoti si laurea nel 2000 al Politecnico di Milano con ”Fabbrica Durini: tutela e governo di un sistema paesaggistico”, tesi di conservazione e riqualificazione del paesaggio. Collaborazioni: Aldo Rossi Associati; Quattroassociati. Dal 2006, condivide l’attività professionale con Matteo Mornata.
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1 - La piazza vista dal parco. 2 - Seduta e cordoli a filo prato come cerniera tra piazza e prato destinato al libero uso. 3 - L’installazione come volume virtuale a conservare il valore metafisico del monumento. 4
4 - Il bassorilievo rimane sospeso a mezz’aria grazie a una lastra di vetro stratificato trasparente.
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Premio “Rassegna lombarda di architettura Under 40. Nuove proposte di architettura” Un’iniziativa degli Ordini degli Architetti PPC lombardi per favorire la conoscenza di opere di architetti Under 40 Ente banditore
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori via Solferino 19 - 20121 Milano tel. 0229002174 - fax 0263618903 e-mail: under40@consulta-al.it sito web: www.consultalombardia.archiworld.it
1. Obiettivo del premio di architettura
Il Consiglio Direttivo della Consulta bandisce la terza edizione del Premio “Rassegna Lombarda di Architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura” dedicata alla valorizzazione dei giovani talenti orientati alla progettazione. Il Premio intende promuovere il lavoro dei giovani progettisti lombardi che si distinguano per la qualità generale della proposta architettonica e per la ricerca di integrazione tra il progetto, i suoi contenuti innovativi e il dialogo con il territorio.
2. Oggetto del premio di architettura
Verranno selezionate solo opere di architettura realizzate ad esclusione di progetti di design e di pianificazione urbanistica. Sono previste quattro categorie del Premio “Nuove costruzioni”, “Ristrutturazioni”, “Interni” e “Spazi pubblici e paesaggio”. Il Premio, che si svolgerà in forma palese, è articolato in due fasi: la prima prevede una preselezione a livello provinciale e la seconda una selezione definitiva a livello regionale. Fra le opere selezionate ne verrà scelta una per categoria meritevole di menzione oltre ad altre segnalate dalla Giuria.
3. Partecipazione
La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti gli Architetti iscritti agli Ordini Lombardi e nati dopo il 31/12/1970. È indispensabile che almeno uno dei partecipanti sia iscritto ad un Ordine degli Architetti della Regione Lombardia e che tutti, il progettista o il gruppo dei progettisti autori del progetto e i collaboratori, siano nati dopo tale data.
4. Incompatibilità
Non possono partecipare i Componenti delle Giurie, i loro collaboratori, parenti e affini fino al terzo grado compreso, e coloro i quali abbiano, o abbiano avuto con loro, rapporti di lavoro di qualsiasi natura dal 1° gennaio 2010.
5. Composizione e lavori delle Giurie
Le Giurie sono nominate rispettivamente dai Consigli degli Ordini degli Architetti PPC lombardi e dal Consiglio Direttivo della Consulta e saranno composte da almeno tre membri. Le riunioni sono valide con la presenza della maggioranza dei membri. Le decisioni delle Giurie saranno prese a maggioranza dei voti. I lavori delle Giurie si svolgeranno alla presenza di un segretario senza diritto di voto. I nominativi dei membri delle Giurie Provinciali sono pubblicati sul sito della Consulta: www.consultalombardia.archiworld.it e sui siti degli Ordini provinciali. La Giuria Regionale è composta da: Manuel Aires Mateus, Emilio Caravatti, Luca Molinari, Paola Pierotti, Umberto Riva. I nominativi degli autori dei progetti menzionati e selezionati saranno comunicati dalla Segreteria organizzativa del Premio, direttamente agli interessati, tramite e-mail e pubblicati sul sito.
6. Iscrizione
La consegna degli elaborati vale come iscrizione e gli stessi dovranno pervenire, indipendentemente dal mezzo di consegna utilizzato, alla Segreteria del proprio Ordine, entro le ore 18.00 del 15 giugno 2011. Il Premio si svolgerà in forma palese.
7. Elaborati
Ogni progetto dovrà essere presentato in un unico plico contenente: • n. 1 tavola, in formato UNI A1 con il lato più lungo in verticale, montato su supporto rigido leggero (tipo forex) contenente disegni e/o foto illustrative del progetto e quant’altro ritenuto necessario alla migliore esposizione dell’opera presentata; • breve relazione descrittiva del progetto (2.000 battute, spazi compresi); • biografia del gruppo o dei singoli componenti (1.000 battute, spazi compresi); • una fotografia in formato digitale del gruppo o del singolo partecipante. Tutto il materiale di cui sopra andrà consegnato anche in formato digitale (.doc per i testi e .jpg o .tif per gli elaborati grafici). Ogni partecipante, dovrà inserire in un CD la tavola e le singole immagini che la compongono e un file contenente le didascalie, al fine di facilitare le operazioni di impaginazione del catalogo da parte dell’editore. Dovrà, inoltre, definire una
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numerazione con riferimento ai file delle immagini e dei progetti per un più facile abbinamento degli stessi. Le immagini e i progetti finalizzati alla pubblicazione dovranno essere scansiti in formato RGB e salvati in .tif quadricromia con risoluzione minima di 300 dpi (300 pixel per pollice) e con base minima di 20 cm. L’editore si riserva, nell’impaginazione di ogni progetto, di eliminare immagini ritenute non idonee alla pubblicazione e di richiedere integrazioni al materiale ricevuto. 8. Documenti amministrativi
Ogni progetto dovrà essere accompagnato dall’allegato “A” debitamente compilato, disponibile sul sito www.consultalombardia.archiworld.it, che riporterà i dati anagrafici di tutti partecipanti e, nel caso di partecipazione di più progettisti per singolo progetto, l’indicazione di un referente, per le eventuali comunicazioni con la segreteria organizzativa del Premio. Una parte dell’allegato “A” contiene una dichiarazione scritta firmata da tutti i componenti, attestante ruoli e compiti di ogni componente del gruppo di progettazione, siano essi autori, coautori, collaboratori o altro, sollevando da ogni responsabilità connessa gli organizzatori del Premio. È richiesta l’autorizzazione al trattamento dei dati da parte di ogni partecipante. Le comunicazioni tra partecipanti e coordinatori avverranno unicamente per posta elettronica. Nel caso di cambio di indirizzo e-mail, il nuovo indirizzo andrà tempestivamente comunicato alla segreteria organizzativa.
9. Utilizzazione degli elaborati
Tutte le opere ammesse al Premio potranno essere esposte in una mostra, curata dai singoli Ordini provinciali o dalla Consulta. Gli elaborati non saranno restituiti.
10. Riconoscimenti
La pubblicazione nel catalogo e la partecipazione alla eventuale mostra costituiscono il riconoscimento finale della rassegna. All’interno della pubblicazione troverà spazio l’elenco di tutti i partecipanti, una rassegna sintetica con un’immagine dei progetti segnalati dalle Giurie provinciali e la documentazione dei progetti ai quali la Giuria regionale avrà attribuito segnalazione. Ampio spazio sarà dedicato ai 4 progetti menzionati (1 per categoria) che saranno pubblicati anche sul sito internet e sulla Rivista “AL” della Consulta. Ai quattro progetti menzionati sarà offerto anche un servizio fotografico, realizzato da un professionista scelto dalla Consulta. La Consulta si riserva il diritto di utilizzare le immagini delle opere concorrenti senza remunerare gli autori.
11. Informazioni
Eventuali quesiti, accompagnati da nome, cognome, Ordine di appartenenza e numero di iscrizione, potranno essere inviati alla Segreteria organizzativa entro e non oltre il 15 maggio 2011 al seguente indirizzo e-mail: under40@consulta-al.it. Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 Titolare del trattamento per i dati personali è la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori che individua come Responsabili dei trattamenti affidati all’esterno gli Ordini Provinciali associati limitatamente alla fase di raccolta e trasmissione. I dati saranno utilizzati unicamente per le finalità inerenti al Bando e a queste accessorie, quali la pubblicazione (nel catalogo, sul sito internet e nel bimestrale “AL”) e la menzione in occasione dell’eventuale mostra. Come richiesto dall’Art. 13 del menzionato Decreto, in ogni momento è possibile richiedere di modificare o cancellare i dati conferiti, fermo restando il fatto che la richiesta di cancellazione nel periodo di validità del Bando ne impedisce la partecipazione allo stesso e la fruizione degli eventuali vantaggi ad esso connessi.
Calendario
• 12 aprile: pubblicazione del bando; • 15 giugno: termine consegna elaborati; • 30 giugno: selezione provinciale; • 20 settembre: selezione regionale; • febbraio/marzo 2012: uscita del catalogo.
Delegati comitato scientifico
Bergamo: Francesco Forcella, Matteo Rota; Brescia: Stefania Buila, Eliana Terzoni; Como: Marco Francesco Silva; Cremona: Davide Cremonesi; Lecco: Patrik Spreafico; Lodi: Guido Siviero; Mantova: Gianni Girelli, Pietro Triolo; Milano: Valeria Bottelli, Paolo Mazzoleni; Monza e Brianza: Patrizio Banfi; Pavia: Patrizia Cucco; Sondrio: Claudio Botacchi; Varese: Carla Giulia Moretti. Responsabile e coordinatore: Daniela Volpi 107
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori tel. 02 29002174 - www.architettilombardia.com Segreteria: segreteria@consulta-al.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Angelo Monti; Segretario: Fabiola Molteni; Tesoriere: Sergio Cavalieri; Consiglieri: Laura Boriani, Laura Gianetti, Aldo Lorini, M. Elisabetta Ripamonti, Silvano Sanzeni, Giuseppe Sgrò, Francesco Valesini, Daniela Volpi Ordine APPC di Bergamo - tel. 035 219705 - www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Francesco Valesini; Vice Presidente: Vittorio Gandolfi, Francesca Carola Perani; Segretario: Remo Capitanio; Tesoriere: Arianna Foresti; Consiglieri: Angela Giovanna Amico, Stefano Baretti, Fabio Corna, Francesco Forcella, Emilio Braian Giobbi, Carlos Manuel Gomes de Carvalho, Matteo Seghezzi, Elena Sparaco, Marco Tomasi, Roberto Francesco Zampoleri (Termine del mandato: 13.7.2013) Ordine APPC di Brescia - tel. 030 3751883 - www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Gianfranco Camadini; Paola Faroni, Roberto Saleri; Segretario: Laura Dalè; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Mauro Armellini, Umberto Baratto, Stefania Buila, Franco Maffeis, M. Paola Montini, Roberto Nalli, Enzo Renon, Patrizia Scamoni, Lucio Serino (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Como - tel. 031 269800 - www.ordinearchitetticomo.it Informazioni utenti: info@ordinearchitetticomo.it Presidente: Angelo Monti; Vice Presidente: Angelo Avedano; Segretario: Margherita Mojoli; Tesoriere: Enrico Nava; Consiglieri: Matteo Ardente, Alessandro Bellieni, Stefania Borsani, Elisabetta Cavalleri, Alessandro Cappelletti, Alessandra Guanziroli, Veronica Molteni, Giacomo Pozzoli, Stefano Seneca, Marco F. Silva, Marcello Tomasi (Termine del mandato: 15.3.2014) Ordine APPC di Cremona - tel. 0372 535422 - www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Silvano Sanzeni; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Andrea Pandini; Tesoriere: Claudio Bettinelli; Consiglieri: Giuseppe Coti, Luigi A Fabbri, M. Luisa Fiorentini, Antonio Lanzi, Massimo Masotti, Nunzia Vanna Musoni, Vincenzo Ogliari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Lecco - tel. 0341 287130 - www.ordinearchitettilecco.it Presidenza, segreteria e informazioni: ordinearchitettilecco@tin.it Presidente: M. Elisabetta Ripamonti; Vice Presidente: Paolo Rughetto; Segretario: Marco Pogliani; Tesoriere: Vincenzo D. Spreafico; Consiglieri: Davide Bergna, Enrico Castelnuovo, Favio Walter Cattaneo, Alfredo Combi, Guido De Novellis, Carol Monticelli, Diego Toluzzo (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Lodi - tel. 0371 430643 - www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Laura Boriani; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Guido Siviero; Tesoriere: Massimo Pavesi; Consiglieri: Paolo Camera, Simonetta Fanfani, Paola Mori, Chiara Panigatta (Termine del mandato: 15.10.2013)
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Ordine APPC di Mantova - tel. 0376 328087 - www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Vice Presidente: Alessandro Valenti; Segretario: Alessandra Fortunati; Tesoriere: Manuela Novellini; Consiglieri: Andrea Cattalani, Gianni Girelli, Cristiano Guernieri, Sandro Piacentini, Enrico Rossini, Pietro Triolo, Sabrina Turala (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Milano - tel. 02 625341 - www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidenti: Marco Engel, Franco Raggi; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Maria Luisa Berrini, Maurizio Carones, Maurizio De Caro, Rosanna Gerini, Paolo Mazzoleni, Alessandra Messori, Emilio Pizzi, Vito Mauro Redaelli, Clara Maria Rognoni, Antonio Zanuso (Termine del mandato: 3.12.2013) Ordine APPC di Monza e della Brianza - tel. 039 2307447 - www.ordinearchitetti.mb.it Segreteria: segreteria@ordinearchitetti.mb.it Presidente: Fabiola Molteni; Vice Presidenti: Ezio Fodri, Fabio Sironi; Segretario: Mariarosa Vergani; Tesoriere: Carlo Mariani; Consiglieri: Francesco Barbaro, Giuseppe Caprotti, Giuseppe Elli, Giovanni Paolo Fumagalli, Marta Galbiati, Enrica Lavezzari, Cristina Magni, Roberto Pozzoli, Biancalisa Semoli, Nicola Tateo (Termine del mandato: 23.12.2013) Ordine APPC di Pavia - tel. 0382 27287 - www.ordinearchitettipavia.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Aldo Lorini; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Paolo Marchesi; Tesoriere: Alberto Vercesi; Consiglieri: Marco Bosi, Raffaella Fiori, Paolo Lucchiari, Luca Pagani, Gianluca Perinotto, Paolo Polloni, Andrea Vaccari (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Sondrio - tel. 0342 514864 - www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Giuseppe Sgrò; Vice Presidente: Giovanni Vanoi; Segretario: Aurelio Valenti; Tesoriere: Claudio Botacchi; Consiglieri: Marco Del Nero, Andrea Forni, Marco Ghilotti, Carlo Murgolo, Nicola Stefanelli (Termine del mandato: 15.10.2013) Ordine APPC di Varese - tel. 0332 812601 - www.ordinearchitettivarese.it Presidenza: presidente.varese@awn.it Segreteria: infovarese@awn.it Presidente: Laura Gianetti; Segretario: Matteo Sacchetti; Tesoriere: Emanuele Brazzelli; Consiglieri: Luca Bertagnon, Maria Chiara Bianchi, Riccardo Blumer, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Ada Debernardi, Alberto D’Elia, Mattia Frasson, Ilaria Gorla, Carla G. Moretti, Giuseppe Speroni, Stefano Veronesi (Termine del mandato: 15.10.2013)
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Under 40 Premio “Rassegna lombarda di Architettura Under 40. Nuove proposte di Architettura” 3ª edizione – 2011 Volume a cura della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori via Solferino 19 20121 Milano tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it www.architettilombardia.com Coordinamento editoriale Redazione di “AL”: Igor Maglica (caporedattore) Irina Casali Martina Landsberger Daniella Villa via Solferino 19 20121 Milano tel. 02 29002165 Progetto grafico e impaginazione Salvatore Gregorietti www.gregorietti.it
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Disegno di Silvano Tintori tratto dalla locandina del concorso.
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Finito di stampare nell’ottobre 2012 da: Grafica Veneta via Malcanton 2 - 35010 Trebaseleghe (PD) per conto della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
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