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The waste issue

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IGOR BONNET

IGOR BONNET

Le Nguyen ph. Francois

IL NODO RIFIUTI. L’IMPATTO DELLA MODA SULL’AMBIENTE

by redazione La Spola

There is no doubt that one of the major issues of the textile-clothing industry in 2022 is going to be waste, meant as both production rejects and unneeded or unsold clothing. An issue that the whole textile chain is concerned about and that, despite united Europe, requires different solutions country by country. In Italy, the latest proposal was launched by the association Sistema Moda Italia which, in a document with ten key points on waste management, aims to create a collective EPR system gathering Italian producers. It is a way to unify the requests from the producers without touching a sensitive spot, that is, infrastructure, starting with the waste-to-energy plants often mentioned by Confindustria Toscana Nord when discussing the waste plan with Regione Toscana, or the “Textile Hubs” for which the Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ( National Recovery and Resilience Plan ) granted € 150 million and which require an EPR system to be used. The EPR (extended producer responsibility) is SMI’s strategy to give producers a significant responsibility for the management of the disposal of textile, clothing, footwear and leather goods. SMI and Fondazione del Tessile Italiano are the founding partners, promotors and guarantors of a Consortium that will operate within the Italian EPR framework to contribute to a higher level of sustainability for the industry and provide concrete support to the companies which have to face the challenge of a completely new legislation in the field. The ten key points set up an EPR system which should include finished textile products and, when it comes to products sold directly to end users, also semi-finished products; the definition of “producer”, which should include not only Italian companies, but also importers and those who, from abroad, sell textile products to end users; the regulation of distance selling, including web plat-

Uno dei temi principali del 2022 del tessile-abbigliamento sarà sicuramente quello dei rifiuti, sia intesi come scarti di produzione che come abbigliamento non più utilizzato o invenduto. Una questione che coinvolge a vario titolo tutta la filiera e che, nonostante l’Europa unita, ha e avrà soluzioni diverse da Paese a Paese. In Italia l’ultima proposta in ordine di tempo è arrivata da Sistema Moda Italia, che in un documento con dieci punti principali da seguire per gestire i rifiuti punta alla creazione di un sistema collettivo EPR, formato da produttori italiani. E’ stato un modo per uniformare le richieste della filiera senza toccare il tasto delicato delle infrastrutture, a iniziare dai termovalorizzatori più volte citati da Confindustria Toscana Nord The world textile nella concertazione del Piano Rifiuti con la Regione Toscana. O dei industry in 2019, “Textile Hub”, per i quali il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha assegnato 150 milioni di euro e before Covid-19, che necessitano proprio di un regime di EPR per essere utilizzati. produced about 480,000 La strategia di SMI passa dall’introduzione di un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR tons of waste, – Extended producer responsibility) per prodotti tessili, dell’abbiglia96% of which non-hazardous mento, calzature e pelletteria formato esclusivamente dai produttori, per gestire in modo efficiente gli obblighi normativi che ne deriveranno. Sistema Moda Italia e Fondazione del Tessile Italiano si pongono come soci fondatori, promotori e garanti di un Consorzio che possa operare nell’ambito dell’eventuale regime EPR italiano per dare un contributo per un maggiore livello di sostenibilità della filiera e un concreto supporto per le aziende che dovranno affrontare un quadro normativo completamente nuovo. Il “decalogo” prevede un perimetro del “regime EPR”, che dovrebbe comprendere i prodotti tessili finiti e, solo per la parte destinata direttamente alla vendita a utenti finali, i prodotti tessili semilavorati; la definizione di “produttore”, che dovrebbe comprendere non soltanto le imprese italiane, ma anche gli importatori e coloro che, dall’estero, vendono prodotti tessili agli utenti finali; la regolamentazione delle

forms and marketplaces; the rules and regulations governing the producers’ management systems, without necessarily requiring the presence of distributors or collectors for waste collecting and treatment; the planning of the separate collection of textile waste through a Coordination Center of the Producers’ Systems operating in urban areas or through voluntary selective collection performed side by side with the public service; the planned use of the PNRR resources; the reasonable and progressive achievement of the goals of waste collection, sorting and preparation for recycling and reutilization of waste; incentives to the prevention of waste production through reutilization; the imposition of an eco-contribution visible on the selling of new textile products; increase in the transparency and legality of the textile waste management chain. All this -as the “L’Italia del Riciclo” study ,carried out by Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile and Fise Unicircular and reported by Sustanaibility-Lab, shows- for a textile industry that, in 2019, produced about 480,000 tons of waste, 96% of which non-hazardous. About half of it is produced by the textile industry, while urban waste collection accounts for 30%. In about ten years’ time, the waste has increased by 39%, while its dangerousness has been cut down to half. In 2019, 46% of textile waste was recycled, whereas 11% was disposed of; the remaining 43% vendite a distanza, comprese le piattaforme web ed i marketplace; la disciplina dei Sistemi di gestione dei produttori, senza imporre necessariamente la presenza dei distributori o degli operatori della raccolta e del trattamento dei rifiuti; l’organizzazione della raccolta differenziata della frazione tessile attraverso un Centro di coordinamento dei Sistemi dei produttori operante per l’ambito urbano e attraverso raccolte selettive volontarie svolte parallelamente al servizio pubblico; l’uso programmato delle risorse del PNRR; la progressione ragionevole degli obiettivi di raccolta, di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti; l’incentivazione della prevenzione della produzione di rifiuti tramite riutilizzo; l’imposizione di un eco-contributo visibile sulle vendite di nuovi prodotti tessili; l’incremento di trasparenza e legalità della filiera di gestione dei rifiuti tessili. Il tutto, come si può leggere nello studio “L’Italia del Riciclo”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular e riportato da Sustanaibility-Lab, per un settore tessile che ha prodotto nel 2019 pre Covid circa 480.000 tonnellate di rifiuti, per il 96% di tipo non pericoloso. Circa la metà proviene dall’industria tessile, mentre la raccolta urbana incide per il 30%. In poco meno di dieci anni i rifiuti sono aumentati del 39%, mentre la pericolosità si è dimezzata. Nel 2019 il 46% dei rifiuti del settore tessile è stato avviato a recupero di materia, mentre l’11% è andato a smaltimento; il restante 43%è stato destinato

was used for intermediate activities, such as pretreatment and storage, after which it was identified by the same EER codes and given to companies specializing in the sorting, preparation for reutilization and processing into industrial skirtings of products which cannot be sold as second-hand, and which recycle them. The first destination is Campania ( where 50% of waste goes to), followed by foreign countries (14%) and Tuscany (13%). Textile waste is mostly exported to Tunisia and to a number of Eastern-European countries (40% per head of the 116,000 tons). There are, instead, emerging countries where, in order to safeguard their own industry, it is forbidden to export textile waste. Then there are the rags and clothing that cannot be reused and which are repurposed into skirtings and paddings and exported mostly to India, Pakistan and China. A sort of world tour which is well described in “Stracci”, the documentary by Tommaso Santi, a project supported by Toscana Film Commission, which deals with the fashion sustainability issue. A tour that starts in Prato to denounce the impact of the excessive consumption of clothing items on the planet. The documentary, which features interviews with many entrepreneurs and with Liz Ricketts, co-founder of The OR Foundation, will be shown at the Première Vision show. ad attività di tipo intermedio, come pretrattamenti e stoccaggio, dopo il quale è stato smistato con gli stessi codici EER verso aziende specializzate in attività di cernita, preparazione per il riutilizzo e trasformazione in pezzame industriale dei prodotti non rivendibili come usato, che li sottopongono a recupero di materia. La prima destinazione è la Campania (dove arriva circa il 50% dei rifiuti), poi estero (14%) e Toscana (13%). L’export di rifiuti tessili ha come riferimenti principali (40% a testa delle 116.000 tonnellate) la Tunisia e un blocco di Paesi dell’Est Europa. Di contro ci sono nazioni emergenti in cui, per tutelare la propria industria, è vietato introdurre rifiuti tessili. Infine ci sono gli stracci e gli abiti non destinati al riutilizzo ma alla trasformazione in pezzame e imbottiture, esportati soprattutto verso India, Pakistan e Cina. Una sorta di giro del mondo che trova una sua narrazione anche in “Stracci”, il documentario di Tommaso Santi, progetto sostenuto da Toscana Film Commission, che affronta il tema della sostenibilità della Moda. Un viaggio che parte da Prato per denunciare l’impatto sul pianeta del consumo eccessivo di abbigliamento. Il documentario, racconto corale di esperienze con interviste a tanti imprenditori e con la testimonianza di Liz Ricketts, co-founder di The OR Foundation, avrà una sua ribalta anche a Première Vision, dove verrà proiettato nei giorni del salone.

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