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UGHETTA RADICE FOSSATI CONFALONIERI
DESCENDANT INTERVIEW
LEGACY AND HUMANITY
UGHETTA RADICE FOSSATI CONFALONIERI, THE DRIVING FORCE BEHIND THE ITACA PROJECT UGHETTA RADICE FOSSATI CONFALONIERI, ANIMA E MOTORE DEL PROGETTO ITACA text Domenico Savini
Ughetta Radice Fossati Confalonieri belongs to one of Milan’s most illustrious families, which has its “stronghold” in the centrally situated Via Cappuccio. An important family, one of those that made the history of Milan and Italy during the Risorgimento, the period leading Federico Confalonieri and his wife Teresa Casati, famous patriots at the time of the Carbonari; even if Ughetta likes to point out that part of the family was loyal to the Habsburgs and their government in Lombardy. Ughetta’s marriage to Rosolo Orlando, of the illustrious and equally historic family of Tuscan entrepreneurs of Sicilian origin, produced four children and ten grandchildren. Founder and driving force behind the non an example to everyone that nobility of blood, combined with that of the soul, can product excellent, lasting re charity event in favour of Itaca organized in Forte dei Marmi.
What are your ties with Milan?
It is the city where I was born, even though my mother origins were partly from Turin and partly from Veneto. My husband and I - me being a nice mix of northern Italy and he Sicilian - have a large number of relatives ca where I have some uncle or cousin, but it’s not true (laughs, ed). I like Milan because it is a city made up of many ‘villages’. The one where I was born, Cappuccio, was at the time characterized by a certain austerity. Both women and men were very socially engaged and volunteering has always been a must for the women in my family.
What can we visit in the city that is linked with the name Radice Fossati?
Certainly the traditional places, and so as well as the Cappuccio area, those of Sant’Ambrogio, San Lorenzo and the Navigli. However, now I live on the border of ChinaUghetta Radice Fossati Confalonieri appartiene a una delle più illustri casate milanesi che ha la sua ‘roccaforte’ nella centralissima via Cappuccio. Una famiglia importante, di quelle che hanno fatto la storia di Milano e dell’Italia all’epoca del Risorgimento. Tra i suoi avi si annoverano, infatti, Federico Confalonieri e la moglie Teresa Casati, famosi patrioti all’epoca della Carboneria; anche se Ughetta ama puntualizzare che una parte della famiglia era fedele agli Asburgo e al loro governo in Lombardia. Dalle nozze di Ughetta con Rosolo Orlando, della illustre e altrettanto storica famiglia di imprenditori toscani ti. Fondatrice e motore del Progetto Itaca Onlus, questa infaticabile signora milanese è un esempio per tutti che la nobiltà di sangue, unita a quella dell’anima, possono dare degli ottimi e duraturi risultati. L’abbiamo incontra a favore di Itaca organizzato a Forte dei Marmi.
Qual è il suo legame con Milano?
È la città dove sono nata, anche se mia madre era in parte torinese e in parte veneta. Io e mio marito – con me che sono un bel mix di nord Italia e lui siciliano - ci siamo trovati ad avere un gran numero di parenti e da sempre tutti scherzano dicendo che apro sedi di Itaca dove ho qualche zio o cugino, ma non è vero (ride, ndr). Milano mi piace perché è una città fatta di tanti ‘paesotti’. Quello dove sono nata io è il paesotto del Cappuccio, al tempo caratterizzato da una certa austerità. Sia le donne che gli uomini erano molto impegnati nel sociale e per le donne della mia famiglia il volontariato è sempre stato un must.
Cosa possiamo visitare in città legato al nome dei Radice Fossati?
Sicuramente i luoghi della tradizione e quindi, oltre alla zona del Cappuccio, quella di Sant’Ambrogio, San Lorenzo e dei Navigli. Adesso vivo però al limite di Chinatown, una zona molto valorizzata, piacevole e attiva.
Chi tra i suoi avi ha più ispirato la sua ammirazione?
DESCENDANT INTERVIEW
SHE IS FOUNDER OF THE ITACA PROJECT, A NON-PROFIT ORGANIZATION ESTABLISHED IN MILAN IN 1999 AND NOW PRESENT THROUGHOUT ITALY IL SUO NOME È LEGATO AL PROGETTO ITACA, ONLUS NATA A MILANO NEL 1999 E OGGI PRESENTE IN TUTTA ITALIA
town, a pleasant, lively area that has been upgraded.
Who among your ancestors most arouses your admiration?
Federico Confalonieri and his wife Teresa Casati, two – the reason his pro-Austrian family considered him “a hothead” – but was also a very practical person who street lighting and navigation on the navigli canals.
Your name is linked with the Itaca Project, a non-profit organization established in Milan in 1999 and now present throughout Italy. What is it exactly?
What prompted me and the other six founders to estab their families and some personally - with mental health that these conditions are incurable, but which (given the new generation drugs that are well tolerated, which allow symptoms to be controlled and guarantee an excellent quality of life. We are not doctors and we do not make use of medical professionals, therefore, we do not deal with treatment but with supporting the daily lives of people who are marginalized or isolated themselves due to the fear and shame that often accompany these conditions. Our method is to support these people who on the contrary, living as they do with these issues, almost always develop a sensitivity and skills that are invaluable for society.
How has Itaca developed in over 20 years?
Today it is a national foundation that coordinates no of Italy, and a national toll free number for all those affected by these issues who need information and practical help in their everyday lives.
What is your dream?
To continue to meet these needs, open new branches, and take this message of hope to the many people who still lack the courage to speak out about their problems. My dream is that speaking about mental health issues will no longer be a reason for shame. When anxiety becomes crippling, for example, it is a real illness and can be treated. The recent Covid drama has brought to light many of these problems and made them easier to understand, but there is still a lot to do. Federico Confalonieri e sua moglie Teresa Casati, due grandissimi personaggi. Federico non è stato solo un pa lo considerava ‘una testa calda’ - ma anche una persona molto concreta che ha dato tanto alla città, battendosi per l’istruzione obbligatoria, l’illuminazione notturna e la navigazione sui navigli.
Il suo nome è legato al Progetto Itaca, onlus nata a Milano nel 1999 e oggi presente in tutta Italia. Di cosa si tratta?
Ciò che ha spinto me e gli altri sei fondatori a dare vita a Progetto Itaca è stata la nostra esperienza - chi attraverso i propri familiari chi in prima persona - con il mondo dei disturbi mentali. La nostra missione è stata eliminare il grande pregiudizio dell’incurabilità di queste patologie, sulle quali (data la componente biologica) si può invece nerazione, ben tollerabili, che permettono di controllare i sintomi e garantire un’ottima qualità di vita. Non siamo medici e non ci avvaliamo di professionisti di quel settore, dunque, non ci occupiamo della cura ma del supporto alla vita quotidiana di persone che sono emarginate o si isolano a causa della paura e della vergona che accompagnano spesso questi disturbi. Il nostro metodo è valorizzare queste persone che convivendo con tali disturbi quasi sempre sviluppano, al contrario, una sensibilità e competenze preziose per la società.
Come si è sviluppato Itaca in più di 20 anni?
territoriali presenti quasi in tutte le regioni d’Italia, e un numero verde nazionale per entrare in contatto con tutte le persone toccate da questo problema che hanno bisogno di informazioni e aiuti concreti nella vita di tutti i giorni.
Il suo sogno?
Continuare a rispondere a questo bisogno, aprire nuove sedi, e portare questo messaggio di speranza a tante persone che ancora non hanno il coraggio di parlare del loro problema. Il mio sogno è che parlare di malattie psichiatriche non sia più una vergogna. L’ansia, per esempio, quando arriva a paralizzare, è una vera malattia e può essere curata. Il recente dramma del Covid ha portato in luce e ha reso più semplice comprendere tanti di questi problemi, ma c’è ancora molto fa fare.
‘In Itaca we do not deal with treatment but with supporting the daily lives of people who are marginalized or isolated themselves due to the fear and shame that often accompany mental health issues. Our method is to support these people who on the contrary, living as they do with these issues, almost always develop a sensitivity and skills that are invaluable for society’