Myanmar - Il paese delle pagode

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Aldo Gervasone

IL PAESE DELLE PAGODE



« Questo paese è diverso da qualsiasi altra terra si conosca »

Rudyard Kipling



ALDO GERVASONE

Il Paese delle Pagode

Foto e Testi dell’ Autore



Con una superficie poco più grande della Francia, il Myanmar presenta ambienti molto diversi. A Sud-Ovest di Yangon, la capitale, si estende la regione del delta; la zona mediana è costituita da una vasta pianura ricoperta di risaie, protetta sui lati da catene di colline e di monti che si innalzano a Nord avvicinandosi alla catena terminale dell’Himalaya, dove troviamo cime superiori ai 5800 mt. Lungo la costa crescono le mangrovie, le palme ed altre piante resistenti al vento. Nell’interno troviamo le foreste monsoniche dove la stagione secca dura circa tre mesi e le foreste pluviali che ricevono precipitazioni per più di nove mesi l’anno. Le prime, che occupano la parte mediana, sono contraddistinte da alberi decidui, mentre le foreste pluviali, nel resto del territorio, sono in genere costituite da sempreverdi. Tre fiumi alimentati dai monsoni e dalle nevi himalayane tagliano il paese da Nord a Sud. L’ Ayeyarwady, ( Irrawaddy ) lungo 2000 km. scorre lungo la pianura centrale, ed oltre a essere navigabile, irriga buona parte delle risaie del paese. Il Myanmar è la « Terra d’Oro» dove la cultura permea ogni angolo, dove gli abitanti sono ospitali ed orgogliosi, e dove, causa il lungo isolamento, si sono conservati usi e costumi. Il buddhismo è molto diffuso e radicato. Ne sono testimonianza le migliaia di templi che ricoprono pianure e colline.


YANGON Costruita nell’ XI sec. attorno alla Shwedagon Paya, Yangon ( Rangoon ) era inizialmente un piccolo villaggio di pescatori. Ora è la città più grande, cosmopolita e multietnica del Myanmar. Situata nella fertile regione del delta si distingue dal resto del paese per un’ intensa attività imprenditoriale. Vecchi edifici coloniali, moderni grattacieli di vetro e «stupa» dalle cime dorate creano un mosaico irregolare e contradittorio. Ma nonostante la moderna vita cittadina, la gente di Yangon sembra preferire uno stile di vita rilassato. Tutto questo rende la città esotica e sorprendente. La Shwedagon Paya è oggi il simbolo della città e luogo più sacro dell’ intero paese. Una meta che tutti gli abitanti del Myanmar sperano di visitare almeno una volta nella vita. Visibile da qualsiasi punto della città, la grandiosa cupola risplende in tutta la sua dorata magnificenza. Però non tutti i templi di Yangon sono cosi relativamente isolati dalla frenetica operosità cittadina. Spesso templi vecchi di 2000 anni sono usati come rotatorie, circondati da uffici e attività commerciali sottolineando così l’ incoerenza del paesaggio urbano. Paesaggio nel quale sono frequenti i parchi ricchi di alberi e fiori tropicali, usati dai cittadini come luogo di riposo e di incontro.









Chaukhtatgyi

Paya



Shwedagon

Paya



















MANDALAY Mandalay, ultima capitale del regno birmano è considerata l’ ombelico del Myanmar. Seconda città del paese dopo Yangon, ma totalmente diversa, appare più tranquilla, appartata e rannicchiata sulle rive dell’ Irrawaddy. La città è relativamente giovane e si estende su di una piatta ed ampia griglia di strade piene di biciclette, motorini e risciò piuttosto che di automobili ed autobus. I siti più importanti sono la Mandalay Hill e la Mahamuni Paya che ospita un Buddha ricoperto di lamine d’oro dai fedeli. Mandalay e le cittadine vicine, dal forte orientamento buddhista, ospitano circa il 60% dell’intero corpo monastico del Myanmar. A pochi chilometri dalla centro si possono raggiungere 4 città che nei secoli, dopo il declino di Bagan, assunsero il ruolo di capitale : Inwa, Pinya, Amarapura dove è presente il famoso ponte di U Bein’s ( lungo 1,2 km e realizzato con oltre mille pali di tek ), e il Monastero Maha Ganayon ( dove è possibile assistere al pranzo dei monaci ) e Sagaing, una cittadina che ospita 500 stupa, oltre a monasteri e conventi, luogo di residenza di circa 6000 monaci. Adagiata sulle rive del fiume Irrawaddy, la sua atmosfera di pace contagia tutti i viaggiatori. A Nord di Mandalay, con una piacevole gita in barca si può raggiungere Mingun, e i suoi siti antichi come la enorme e incompleta Mingun Paya.





Kyauktawgyi

Paya


Mandalay Hill




Irrawaddy

River





Mingun


Mingun Paya


Settawya

Paya



Hsinbyume

Paya




Taungthaman

Lake






U bein’s

Brigde





Maha Ganayon Kyaung







Sagaing





Kaunghmudaw

Paya











BAGAN Attraverso una piatta ed arida pianura si raggiunge Bagan. Qui, su di un’ area di 42 kmq. si trova la più incredibile raccolta di templi di tutto il Myanmar. A partire dal 1057 d.c., in un periodo di 230 anni, i re di Bagan fecero erigere circa 4400 templi. Il successivo rapido declino della città si attribuisce generalmente all’ invasione mongola di Kublai Khan nel 1287, ma altri fattori come le lotte per la supremazia nel Nord Myanmar, hanno sicuramente contribuito a questa caduta. Di certo dopo l’ invasione mongola i siti sono rimasti disabitati e quasi intatti. I birmani cominciarono a far ritorno solo dopo che gli inglesi si stanziarono nella zona. Con la riscoperta di Bagan, rinasce il sentimento religioso. I templi più importanti sono stati restaurati e si alzano sulla pianura attorniati da edifici più piccoli, edicole e cappelle. Il fervore religioso porta a costruire sempre nuovi templi e, ad oggi , a Bagan , si contano circa 2300 costruzioni. Nelle giornate chiare a Est della piana si può scorgere il Mt. Popa. Sul nucleo di un vulcano spento è stata eretta una superba pagoda: questa è la casa dei 37 «Nat». Residui di un vecchio culto animista ancora molto seguito, i «Nat» sono spiriti guardiani che hanno potere sulla natura e sugli uomini. Alla base del monte si trova Kyaukpadaung, una cittadina con un vivace mercato agricolo.





A seconda del periodo di costruzione, a Bagan si trovano templi con stili diversi. Esistono fondamentalmente due stili di «Paya» ( luogo sacro ): lo «zedi» ( o stupa ) a forma di campana, e il «pahto» a pianta quadrata. Il primo si ritiene contenga delle reliquie, che possono essere vere e proprie parti del corpo del Buddha ( capelli, denti o frammenti di ossa ), mentre il secondo è un santuario con corridoi, stanze e piccole finestre. E’ conosciuto anche come «gu» ( grotta ) . Il concetto alla base dei monumenti religiosi birmani è la raffigurazione simbolica di una montagna, ispirata al monte Meru, che il fedele deve scalare accompagnato lungo il suo cammino da pitture, statue e bassorilievi .







Payathonzu

( XIII sec. )



Leimyethna

Pahto ( 1222 d.c. )



Nandamannya Pahto

( metĂ XIII sec. )



Shwezigon

Paya

( 1084 d.c. )





Festa Buddhista a Bagan







Htilominlo

Pahto

( 1218 d.c. )




Upali Thein ( metĂ XIII sec. )




Ananda Pahto ( 1090 d.c. )













Monte Popa

( ricostruzione circa 1050 d.c. )







Kyaukpadaung

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Mercato agricolo







INLE LAKE Situato a 875 metri sul livello del mare, lungo 22 km. e largo circa 10, il Lago Inle è di una bellezza sorprendente e molto particolare. La prima impressione della sua superfice, calma, priva di onde, con le colline sfumate all’orizzonte, ricorda paesaggi antichi e primordiali. Non esiste una vera sponda, il livello si abbassa e un dedalo di canali segnati dai giacinti d’acqua e da cespugli di palude si intrecciano fino a che la navigazione forzatamente si arresta. Attorno al lago ci sono circa 100 «kyaung» ( monasteri ) e forse un migliaio di «stupa» con stile architettonico «shan», assai diverso dallo stile «bamar» di Bagan. Lungo le sponde e sulle isole ci sono 17 villaggi su palafitte popolati dagli « Intha», una popolazione conosciuta per il modo insolito di spingere le loro barche a fondo piatto sulla superfice del lago stando in piedi a prua su di una gamba, mentre con l’altra manovrano il remo. Questa tecnica è utile ad evitare gli ostacoli e muoversi nei canali degli orti galleggianti. Questi particolari orti, formati da terra e giacinti d’acqua e fissati al fondo con canne di bambù, sono incredibilmente fertili e permettono di coltivare riso, fiori ed ortaggi. Nei villaggi si sono sviluppate anche alcune manifatture: lavorazione della seta, del tabacco ed artigianato per la produzione di oggetti di argento e ottone nonché di lacche e ceramiche.







Orti

galleggianti







































Foto

ALDO

Febbraio

GERVASONE

2010

Progetto – Elaborazione – Composizione – dell’ Autore




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