ALDO
GERVASONE
RAVENNA MOSAICI
Copertina Basilica di S. Vitale Pavimento VI secolo
« Aut lux hic nata est aut capta hic libera regnat » ( o la luce è nata qui oppure imprigionata qui regna libera )
Cappella di S. Andrea - Vestibolo ( Il primo dei venti esametri latini posti sulle pareti )
Palazzo di Teodorico Pavimento V secolo
Aldo Gervasone
RAVENNA S. Giovanni Evangelista Scene della IV Crociata XIII sec.
Foto e Testi dell’ Autore
Museo TAMO. Mosaico su supporto per allestimento su parete o pavimento. II – III secolo
Ravenna è considerata la Capitale del Mosaico, non solo per le grandi Opere Musive che qui si trovano e che sono entrate nel grande Patrimonio dell’Unesco, ma anche perché, avvicendandosi in questi luoghi molte popolazioni provenienti da paesi lontani, si è accumulato nel corso dei secoli un lascito culturale ed artistico di enorme importanza. Umbri, Romani, Barbari, Bizantini, Veneziani e tutte quelle popolazioni che arrivavano qui dai lontani porti del Mediterraneo, hanno importato tecniche e cultura, abitudini e religioni, usanze e conoscenza. Grazie anche alla natura particolare della zona, un ambiente paludoso soggetto a costante interramento, ( subsidenza ) si sono creati vari strati sovrapposti di strutture, chiese, abitazioni, reperti e manufatti offrendoci così la possibilità di studiare ogni periodo storico che si è succeduto. A Ravenna si incontrano lo stile bizantino, o arte cristiana orientale, ( IV – XV secolo ) con le sue caratteristiche particolari : prevalenza della pianta centrale, un’ importante grande cupola, fusione di elementi cristiani, persiani e siriaci, un forte senso decorativo, sfarzo e colore, e lo stile cristiano ( I – VI secolo ) caratterizzato da una pianta basilicale rettangolare con più navate, portici dinanzi alle facciate, ( nartece ) un approccio decorativo più semplice e meno sfarzoso. Dalla mediazione e fusione di questi elementi nasce un nuovo stile: il Bizantinoravennate. Questo stile così particolare, che si esprime comunque solo nel contesto molto ridotto della città e dei suoi dintorni, fa di Ravenna un « unicum » nella Storia dell’ Arte.
Battistero Neoniano: esterno
Campanile
Il Patrimonio Mondiale UNESCO a Ravenna Il Battistero Neoniano o degli Ortodossi E’ il più antico monumento ravennate, sopraelevazione di un edificio romano, su cui il Vescovo Orso, tra la fine del IV e l’ inizio del V secolo, fece erigere il Battistero per la sua grande Basilica distrutta nel 1734 . La costruzione fu terminata dal Vescovo Neone ( fine V sec. ) che provvide a decorare la cupola con gli attuali mosaici. L’impianto ottagonale non ha origine estetica o casuale, ma è un riferimento simbolico ai sette giorni della creazione e all’ottavo, giorno della resurrezione. Purtroppo le proporzioni del Battistero risultano alterate e falsate : il piano di calpestio è stato innalzato di circa 3 mt. , togliendo slancio a tutta la costruzione e alla decorazione. Il bel campanile a fianco del Battistero risale al X secolo e mostra la sua originalità e la tecnica dell’alleggerimento della struttura muraria con l’ampliamento delle aperture. Il mosaico della parte centrale raffigura S. Giovanni che battezza il Cristo immerso nelle acque del Giordano, personificato da un vecchio con un panno e una canna nella mano. La scena del Battesimo è stata non correttamente restaurata. Nella fascia sottostante gli Apostoli, ognuno individuabile dal nome, creano un corteo solenne che partendo da direzioni opposte incontra Pietro e Paolo. L’impostazione è di chiaro influsso romano classico. La fascia successiva, con ricche architetture illusorie, è ripartita tra otto altarini con transenne che presentano i Vangeli ed il Trono. Gli spazi tra le finestre sono decorate con stucchi e nelle vele si affacciano i Profeti e scene dal Vecchio Testamento. La decorazione è completata negli spazi intermedi da una natura ricca ed esuberante.
Il mausoleo di Galla Placidia Questo monumento fu edificato tra il 425 e il 430 dopo il ritorno di Galla Placidia da Bisanzio a Ravenna. Sorprende il contrasto fra l’esterno modestissimo, in muratura di stile romano, e l’interno decorato da splendidi mosaici di gusto romano – ellenistico, i più completi ed antichi del ciclo ravennate. Questa piccola cappella, ora isolata, era parte della Chiesa di S. Croce, che venne in seguito resa indipendente. La pianta dell’edificio ha una forma irregolare, quasi a croce greca, poiché la navata centrale è più lunga del transetto. Alcune piccole finestre illuminano l’interno attraverso lastre di alabastro. Nella lunetta sopra l’entrata , il Buon Pastore con la tunica d’oro e la grande croce sta assiso sulle rocce tra sei pecorelle. Il pacifico paesaggio è ricco di piante e di fiori. La volta a botte dell’entrata mostra un fondo azzurro indaco con decorazioni circolari e corolle di bianche margherite La cupola mostra una croce d’oro in un cielo stellato. Le stelle, gigantesche ai lati, degradano verso il centro. Negli angoli, i simboli dei quattro Evangelisti. In basso, nelle lunette del tamburo, gli Apostoli a coppie, con la toga bianca su fondo indaco. Ai piedi hanno tutti un vaso o una piccola fontana ove colombe bianche si dissetano. ( Le anime alla ricerca della pace eterna si dissetano alla fonte della salvezza. ) Nelle lunette dei bracci laterali due cervi dalle grandi corna si abbeverano avvolti da grandi volute di acanto. Nella lunetta di fronte all’entrata S. Lorenzo, con la croce del martirio, sta per essere posto sulla graticola. Nelle tre nicchie si trovano tre sarcofagi, in uno dei quali si ritiene fosse inumata Galla Placidia.
Il Battistero degli Ariani Il Battistero degli Ariani era parte della Chiesa dello Spirito Santo, antica cattedrale del rito ariano, fatta erigere da Teodorico ai primi anni del VI secolo. Dopo la morte del Re ( 526 ), la chiesa e il battistero furono riconsacrati al rito cattolico dal vescovo Agnello. Si può immaginare come le eventuali decorazioni a mosaico abbiano avuto vita brevissima, con una epurazione simile a quelle effettuate a S. Apollinare Nuovo. Il Battistero, esclusa la volta, risulta completamente spogliato dai marmi, stucchi e mosaici che in analogia al Battistero Neoniano lo dovevano ornare. Dopo scavi effettuati sotto il pavimento furono ritrovati 170 kg. di tessere colorate, a dimostrazione che la decorazione doveva essere ben più estesa di quella attuale. Anche il Battistero degli Ariani risulta interrato, si trova a circa 2.30 mt. dal piano stradale. Di forma ottagonale a quattro nicchioni, nella decorazione musiva viene ripreso il tema del Battistero Neoniano e cioè il battesimo di Cristo da parte di S. Giovanni. Il fatto che si ripeta lo schema architettonico e decorativo dell’altro battistero sta ad indicare che, almeno nel primo periodo, non vi era antagonismo fra le due chiese. Il mosaico della volta rappresenta il Battesimo di Cristo, con S. Giovanni che si appresta, correttamente con le usanze del periodo, ad immergere il Cristo nel fiume. A sinistra il Giordano personificato da un vecchio con un otre, dal quale sgorga il fiume, e con in testa due chele di granchio, attributo tipico delle divinità marine e fluviali. Nella fascia sottostante, il corteo degli Apostoli si reca incontro al trono, simbolo della Sovranità e decorato da una croce gemmata e un cuscino di porpora. La veste di S. Pietro è di candido marmo e non di paste vitree. Fusti di palme da datteri ricche di frutti separano gli apostoli che portano la corona del martirio e vestono con abiti e calzari tipicamente romani.
Cappella di Sant’ andrea All’interno del Museo Arcivescovile primeggia tra i tanti reperti la Cappella di S. Andrea. Nata come cappella privata dei vescovi fu costruita, probabilmente da Pietro II vescovo dal 493 al 519, sotto il governo di Teodorico. L’oratorio è preceduto da un piccolo atrio rettangolare con volta a botte, decorata con gigli bianchi e uccelli colorati. La lunetta sopra l’entrata presenta un Cristo guerriero che calpesta un leone e un serpente ( salmo 91 ). Vestito di ricchi abiti, porta la croce ed un libro con la scritta: « Io sono la via, la verità e la vita ». La lunetta opposta ci mostra il simbolo di Cristo con ai lati due colombe, il tutto immerso tra rami e frutti. Sulle pareti dell’atrio sono riportati venti esametri latini. Entrando nella cappella a croce greca, si ammira sullo sfondo una piccola abside decorata con una croce d’oro al centro, immersa in un cielo stellato con stelle oro e argento che si infittiscono verso il centro. Nella volta quattro angeli sorreggono un cerchio con le iniziali di Cristo in greco. Fra i quattro angeli i simboli dei quattro Evangelisti. Nel sottarco dell’abside e nell’altro di fronte, alcuni medaglioni con Cristo al centro e gli Apostoli. Negli altri due sottarchi altri medaglioni con santi e sante ornate di gemme preziose.
Sant’ apollinare in ClaSSe Situata a 5 km. dalla città di Ravenna, S.Apollinare, la più grande basilica paleocristiana, sembra isolata nella piatta pianura. Ma non era così al tempo della sua costruzione. Una fiorente comunità occupava Classe con il suo movimentato porto. La città di Cesarea, che univa Classe a Ravenna era un grande insediamento, con case, fabbriche e magazzini tutti rimasti sepolti nei secoli, in strati successivi, coperti nel tempo da insabbiamenti, dall’assedio del mare, dall’abbandono e dalla volontaria distruzione e riscoperti solo in epoca recente. La ridotta superficie delle dune limitava le zone cimiteriali, con la necessità della sovrapposizione delle sepolture. Molte erano le Chiese sorte in vicinanza dei cimiteri e che oggi restano solo nel ricordo: la Chiesa di S. Lorenzo in Cesarea ( V sec. ), i resti visibili di S. Severo ( VI sec. ), la Basilica Probi ( metà VI sec. ), La Basilica Petriana ( inizi V sec. ) ed altre ancora. Alimentato dalla cosmopolita comunità composta da elementi orientali ( siriani, giudei, greci ) il cristianesimo si diffuse da Classe in tutto il vicino territorio. Non è un caso che il primo vescovo di Classe fu S. Apollinare da Antiochia e che i primi vescovi risiedessero tutti a Classe. La Basilica di S. Apollinare in Classe fu eretta dal vescovo Ursicino e consacrata nel 549. La facciata, molto semplice, è caratterizzata dal un bel nartece, porticato che prende tutta la fronte della chiesa, con una grande entrata con due monofore e due grandi trifore ai lati di queste. Una trifora si trova anche sulla facciata, sopra il nartece. A fianco della chiesa si innalza il più bel campanile delle chiese ravennati. Alto 37 mt. si distingue per l’alternarsi di mattoni rossi e gialli e per la progressione delle feritoie che si distendono in due ordini di monofore, uno di bifore e tre di trifore.
INTERNO La visione dell’interno è sorprendente: il ritmo creato dalle 24 colonne in marmo greco venato si conclude nell’abside dove un delicato prato musivo verde mostra la pineta di S. Apollinare piena di fiori colorati, piante, uccelli e candide pecore. Le colonne poggiano su di uno zoccolo quasi cubico e gli sbiaditi affreschi della parete della navata, raffiguranti alcuni vescovi di Ravenna, risalgono al XVIII secolo. Le pareti laterali, ora spoglie, non erano certo in questo stato quando la basilica fu consacrata nell’ anno 549. La spogliazione dei preziosi marmi avvenne nel 1449, allo scopo di allestire il Tempio Malatestiano a Rimini.
I mosaici dell’ abside mostrano, in alto al centro dell’arco, il busto del Cristo, i simboli dei quattro Evangelisti e 12 pecore ( gli Apostoli ), tutti immersi fra nuvole multicolori. Nella conca absidale una grande croce dorata, con al centro il volto di Cristo, è immersa in un cielo cosparso di 99 stelle oro e argento; ai lati della croce, immersi a metà in un mare di nuvole, i profeti Mosè ed Elia; sotto la croce, al centro di un luminoso prato verde si staglia la figura del protovescovo S. Apollinare. Fra le finestre la decorazione più antica rappresenta quattro vescovi ravennati; nella stessa fascia, a destra e a sinistra due scene ampiamente manomesse ( VII sec. ) , mostrano, con evidente richiamo ai pannelli di S. Vitale, da un lato i tre sacrifici e dall’altro l’Imperatore d’Oriente che conferisce i privilegi alla Chiesa ravennate. L’ultima scena, in parte dipinta a tempera ad imitazione del mosaico, risale al XII secolo. Il sottarco, decorato con piante ed uccelli, si chiude in basso con le figure degli Arcangeli Gabriele e Michele che reggono uno stendardo. Altre due figure, una con l’indicazione S. Matteo, di epoca tarda, presumibilmente tra l’ XI ed il XII secolo completano la decorazione.
Sant’
apollinare
nUoVo
Fatta edificare da Teodorico per il rito ariano nel I quarto del VI secolo, la Basilica fu riconsacrata dal vescovo Agnello nel 561. Pur bellissima ora, era certamente, data la vicinanza al Palazzo Reale ed alla sua funzione di Cappella Palatina, ancora più ricca di marmi e mosaici. Della decorazione musiva è rimasta solo quella della navata centrale. Il mosaico dell’abside fu distrutto da un terremoto nell’ VIII secolo. Il portico e la bifora sovrastante sono di epoca rinascimentale. Il bel campanile rotondo, alleggerito da monofore, bifore e trifore, risale all’ XI secolo. Giustiniano, nel concedere la nuova Basilica ad Agnello, gli lasciò carta bianca per eliminare tutte le figure che contrastavano con la nuova chiesa. Ampie furono le epurazioni : tutti i personaggi che erano nel Palatium furono eliminati e sostituiti da tende. Restano le tracce di mani e braccia sulle colonne. Eliminata anche la figura a cavallo di Teodorico sul frontone del Palatium. Nella rappresentazione del porto di Classe, le figure davanti alle mura furono eliminate e ricoperte con marmo anziché con paste vitree. A metà del 1800 furono restaurati con marmo i due angeli alla sinistra del Cristo e ai Re Magi fu tolta la corona, sostituita con un cappello frigio. Nel primo quadretto della parete di sinistra, le nozze di Cana, il giovane inginocchiato è di profilo, in contrasto con la regola bizantina della frontalità. L’interno, semplice ed armonico, si presenta a tre navate scandite da 12 colonne per parte, di marmo greco, con capitelli corinzi e pulvini con croce; nei peducci, modesti affreschi rinascimentali. Negli anni 1514/1520 il pavimento fu rialzato e le colonne sollevate al piano, a scapito però del respiro degli archi. La decorazione musiva della navata segue uno stesso schema su entrambe le pareti. La parete è divisa in tre fasce: una subito sotto il soffitto, con 13 quadretti intercalati da motivi della croce, da 2 colombe e una conchiglia. La seconda fascia , tra le finestre, ci mostra 16 immagini di Santi e Profeti. Nella terza, la più bassa, il corteo solenne: nella parete di sinistra le 22 Vergini, in quella di destra i 26 Martiri.
Nella fascia superiore, nella parete di sinistra i quadretti presentano scene di Miracoli e Parabole di Cristo. Di epoca teodoriciana, mostrano un Cristo giovane, riccioluto e sbarbato, con la tunica imperiale. Nella parete di destra, altri 13 quadretti illustrano la Passione e la Resurrezione. Qui il Cristo non è più giovane e una folta barba incornicia il suo viso. Nella fascia inferiore, tra le finestre, in entrambe le pareti, 16 figure statuarie di Santi e Profeti, alti e solenni, portano in mano libri e pergamene. L’ interno delle finestre, solo nella parete destra, mostra una decorazione musiva a motivi geometrici. Nell’ultima fascia, quella più bassa, procedono i grandi cortei. A sinistra, si inizia con il porto di Classe, le sue mura merlate e tre grandi navi in sosta, una a vele spiegate. Segue il corteo delle 22 Vergini. Riccamente vestite ed adorne di perle, si recano incontro alla Madonna. Sono precedute dai Re Magi, con ricchi abiti orientali, recanti doni. Infine la Madonna, con Gesù Bambino in grembo, siede in trono attorniata da 4 angeli. Tutto il corteo procede in un prato verde pieno di fiori e piante. A destra, iniziando dalla porta è rappresentato il palazzo di Teodorico. Inizia poi il corteo dei 26 Martiri che procedono ieratici, di bianco vestiti offrendo la corona del martirio e riproponendo la musicalità del corteo femminile, anch’ esso cadenzato dalle foglie delle palme ricche di frutti. Si arriva così al Cristo Redentore, maestoso, assiso in trono e attorniato da 4 angeli.
SAN
VITALE
Iniziata sotto il dominio dei Goti nel 527, fu portata a termine dal vescovo Massimiano che la consacrò al rito cattolico nel 548. Fu terminata grazie al munifico banchiere Giuliano L’Argentario che finanziò anche la costruzione di S. Apollinare in Classe. La Basilica è uno straordinario esempio di architettura bizantina unita alle esperienze romano-ravennati, che portano ad una perfetta unione tra la costruzione e la decorazione musiva: infatti i mosaici ravennati non adempiono, come quelli romani e greci, unicamente ad una funzione pittorica, ma fanno parte integrante della struttura e la completano. Si possono identificare elementi romani, la cupola e le torri scalarie, assieme ad elementi di origine bizantina come i capitelli, le transenne e l’abside poligonale. La Basilica è a pianta centrale, non comune nelle chiese cristiane d’Occidente, sormontata da una cupola ottagonale. Attorno all’abside si trovano diverse costruzioni rotonde o squadrate usate come piccole sacrestie dagli officianti. Tipici dell’epoca sono i mattoni, sottili circa 4 cm., fissati con calce dello stesso spessore. Il campanile, sopraelevazione di una delle torri scalarie, risale al X secolo. All’ interno gli otto grandi pilastri creano altrettanti nicchioni sui quali grava la cupola, affrescata nel XVI sec. e ridipinta nel 1780. Gli otto nicchioni sono occupati in alto dall’ ambulacro superiore, o matroneo, ed in basso dall’ambulacro inferiore. Tutti e due si interrompono al presbiterio. L’armonia del luogo si esprime nel grande respiro delle absidi e nello slancio delle volte, non meno che nello splendore della decorazione musiva.
Le due torri scalarie
L’ingresso. L’ambulacro inferiore .
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Il mosaico del pavimento
L’ interno con la volta affrescata.
Il sottarco del Presbiterio
Presbiterio.
La parete laterale di sinistra
Qui sono descritti due episodi della vita di Abramo: la nascita del figlio Isacco e il momento del sacrificio dello stesso con la mano di Dio che scende a fermare il braccio armato. E’ interessante notare la ricchezza dei particolari che non lasciano vuoti; ovunque alberi, erbe e fiori. Nei rinfianchi si vede Geremia da una parte e dall’altra Mosè che riceve le tavole sul monte Sinai; sotto, Aronne, fratello di Mosè, discute con i capi delle 12 tribù d’ Israele. Sopra l’arco due angeli in volo reggono un cerchio con la croce. La trifora superiore, è impreziosita da due colonne di onice e la decorazione rappresenta gli Evangelisti: Luca, con il bue, e Giovanni con l’aquila. Sopra questi quadri, nell’estradosso, da due vasi si innalzano tralci di vite pieni di grappoli. Presbiterio.
La parete laterale di destra
Nella lunetta troviamo Abele che offre in sacrificio l’agnello e Melchisedech che offre pane e vino. Nei rinfianchi, Mosè conduce il gregge; un’altra scena mostra Mosè che si appresta ad entrare nel roveto ardente. Sulla destra il profeta Isaia. Attorno alla trifora superiore vediamo S. Marco con il leone e S. Matteo con l’uomo alato. Anche qui nell’estradosso si vedono due vasi dai quali si innalzano rigogliosi tralci di vite.
Nella volta a vela spicca il medaglione centrale fatto a ghirlanda di foglie, mele e pere con al centro l’Agnello mistico su un fondo di stelle. Questo medaglione è sorretto da 4 angeli, sommersi da un lussureggiante sfondo di foglie d’acanto vivacizzate da una moltitudine d’animali.
Conca Absidale La decorazione musiva ha al centro il Redentore, giovane ed imberbe, seduto sul globo celeste; ha ai fianchi due angeli ed offre la corona del martirio a S. Vitale. Dall’altro lato il vescovo Ecclesio in atto di offrire la Basilica al Cristo. Nell’ estradosso dell’abside sono raffigurate le mura gemmate di Gerusalemme e Betlemme. Al centro due angeli sorreggono il cerchio con al centro l’Alfa. In basso i due celebrati pannelli musivi dell’ Imperatore Giustiniano a sinistra e dell’Imperatrice Teodora a destra. Entrambi sono rappresentati col capo circondato dal nimbo, simbolo del potere divino, ed accompagnati dai simboli del potere imperiale, militare e religioso per Giustiniano e da ancelle e dignitari Teodora. La coppia imperiale indossa splendide corone, di madreperla per Teodora, ricchissimi abiti e recano offerte per il Salvatore, confermando così la loro assoluta adesione al cristianesimo.
Sottarco dell’abside: cornucopie, uccelli e fiori
ALDO GERVASONE
RAVENNA MAGGIO
2022
PROGETTO – ELABORAZIONE – COMPOSIZIONE
dell’ AUTORE
Controcopertina: Basilica di san Giovanni Evangelista Mosaici a soggetto popolare facenti parte del pavimento medioevale. XIII secolo