Lungo la Strada dei Re
Il mondo è un libro. Chi non viaggia ne legge una pagina soltanto. Sant’ Agostino
Riserva della Biosfera del Wadi Mujib
Fonte delle foto : Internet
Aldo Gervasone
Lungo la Strada dei Re
GIORDANIA Da un punto di vista politico, lo Stato attuale è una creazione moderna ( 1923 ), che abbraccia però quel territorio dove sono fiorite le più antiche civiltà del mondo. Egizi, Assiri, Babilonesi, Greci, Nabatei, Romani, Crociati e Turchi hanno vissuto su queste terre, costruito delle città, combattuto delle guerre, condotto le loro merci e lasciato così delle profonde influenze culturali, sulle quali la Giordania ha costruito la sua identità. La sua posizione nella « mezzaluna fertile » ( Mesopotamia, Siria e Palestina ) la rende abitabile, convertendo così l’uomo preistorico, nomade, ad una vita stanziale ( 10.000-8.500 a.c. ). Si fondano i primi villaggi con case in pietra ( sito di Al-Beidha fig. 1-2 ), si sviluppa l’agricoltura e l’allevamento. Nel 4.000 a.c. nascono insediamenti permanenti ad Amman e nel Sud. Del medesimo periodo sono le miniere di rame di Khirbet Faynan ( fig.3-4 ) e i monumentali dolmen di Ar-Rawdah ( fig. 5-6-7 ). L’età del bronzo porta alla nascita delle città–stato, poi alla creazione di regni. Verso il 580 a.c. nasce un’entità territoriale dall’unione di tre regni, attraversata da una via commerciale oggi chiamata Strada dei Re.
Fig. 1-2
Fig. 3-4
Fig. 5-6-7 Le continue guerre ed invasioni, non furono però del tutto negative per i popoli dell’area. Sebbene i confini si siano estesi e contratti e le popolazioni si siano spostate più volte, le città sorte lungo la Strada dei Re, al centro del ponte di terra tra Asia ed Africa, si trovarono in posizione ideale per soddisfare i bisogni degli eserciti di passaggio e trassero numerosi vantaggi dalle vie carovaniere che attraversavano i deserti, dall’Arabia all’ Eufrate, e le congiungevano ai porti sul Mar Rosso e sul Mediterraneo. Queste carovane necessitavano di aree di sosta e di rifornimento per uomini ed animali. La tassazione dei trasporti e il costo dei rifornimenti produssero molta ricchezza. Greci, Nabatei e Romani godettero tutti dei profitti di questi commerci, lasciando in cambio un’enorme eredità culturale. Fonte delle foto : Internet
Jerash ( Gerasa ) I ritrovamenti archeologici indicano che la zona era già abitata in epoca neolitica, ma solo con Alessandro Magno nasce un insediamento di una certa importanza. Le strutture che ci sono pervenute risalgono per la maggior parte al periodo romano. Sono facilmente distinguibili i classici elementi della città romana: il cardo massimo, il foro, il ninfeo e l’ippodromo. La città è divisa in due da un profondo wadi. Oggi, come nel periodo romano, la popolazione vive per lo più nella parte orientale del wadi. Sul lato occidentale sorge la città antica, circondata di mura, abbellita da importanti monumenti, fontane e terme, destinata alle attività civili, amministrative, commerciali e religiose. Le due parti della città erano unite da ponti e strade sopraelevate. Gerasa raggiunse l’apice della sua storia nel III secolo. In seguito la città iniziò un lento declino, accelerato da un devastante terremoto nel 747, che fu causa di una decisa diminuzione della popolazione. La città fu completamente abbandonata, e solo la riscoperta dei grandiosi resti archeologici, alla metà dell’ 800, pose le basi per la rinascita della parte moderna. Ora la città, chiamata la « Pompei del deserto », è famosa per l’ottimo stato di conservazione delle sue rovine dovuto all’aria secca del deserto.
Arco di Adriano
Foro
Tempio di Zeus
Teatro sud
Cattedrale
Decumano sud
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Tetrapilo nord
Ninfeo
Cardo massimo
Salt La città è adagiata in un’angusta valle dai versanti ripidi. Nel periodo ottomano Salt è stata il centro amministrativo della regione. Quando la capitale fu trasferita ad Amman perse molto della sua importanza. In compenso, non avendo vissuto il radicale passaggio alla modernità, mantiene il suo fascino e la sua atmosfera tradizionale. Buona parte del centro storico è accessibile solo attraverso scalinate e il suq si raccoglie attorno a vicoli chiusi al traffico. Salt possiede alcuni bellissimi edifici ottomani costruiti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Poche di queste dimore sono aperte al pubblico, ma è comunque possibile ammirarne le facciate. La visita al bazar è una grande possibilità per conoscere le abitudini locali ed apprezzare la grande varietà di prodotti offerti.
Amman Come Roma, anche Amman fu costruita su 7 colli, ma oggi è cresciuta a tal punto da occuparne più di 20. Nonostante le sue antiche origini, oggi Amman appare come una città moderna. Il paesaggio urbano è caratterizzato da un’omogenea distesa di edifici in cemento a pochi piani. L’insediamento più antico ed ininterrotto è presso la cittadella. Questa collina, la più alta della città, servi da fortezza e da centro politico ed economico per migliaia di anni. Filadelfia, così era chiamata l’Amman dei Romani, attraversò una fase di declino; con l’invasione mussulmana tornò ad essere un prospero centro commerciale. Dal X secolo iniziò una rapida decadenza fino al 1878 quando una colonia di Circassi si installò nella città. Oggi pochi resti testimoniano l’antico splendore di Amman: del tempio di Ercole, costruito sotto Marco Aurelio, restano solo due imponenti colonne. Anche il palazzo degli Omayyadi ( 720 d.c. ), distrutto dal terremoto del 749 d.c., non venne mai completamente ricostruito. Il Teatro Romano rimane la testimonianza più grandiosa e spettacolare della Filadelfia romana. Comunemente si ritiene che la Strada dei Re parta da Amman, ma le fonti storiche indicano il percorso Madaba-Petra come il solo al quale si possa correttamente ascrivere questo titolo.
Tempio di Ercole
Palazzo degli Omayyadi
Teatro romano
Wadi Zarqa Ma’in
Fra le alture sopra il Mar Morto si notano spesso fasce di vegetazione lussureggiante. Tra le colline la vita fiorisce grazie alle sorgenti termali. Ce ne sono circa 60 che emergono in superficie in modo rumoroso. La più famosa è la sorgente di Hammamat Ma’in. L’acqua, con temperatura tra i 45 e i 60 °c., scorre lungo il versante formando cascate e vasche usate come bagni termali. Alcune vasche risalgono al periodo romano.
Madaba La cittadina di Madaba è celebre soprattutto per i suoi mosaici di epoca bizantina. Il più famoso è quello che riveste il pavimento della chiesa di San Giorgio e rappresenta una carta geografica. Completato nel 560 d.c. è corredato da didascalie in greco che indicano i principali siti biblici del Medio Oriente, dall’Egitto alla Palestina. In origine era lungo dai 15 ai 25 metri ed alto 6, ma una gran parte è andata perduta. Quel che resta rappresenta la più antica carta della Palestina e fornisce ancora oggi informazioni storiche sulla regione. Madaba raggiunse la massima prosperità sotto il dominio romano, diventando una florida città, con maestose vie colonnate ed imponenti edifici pubblici. Questo periodo si protrasse fino all’epoca cristianobizantina che vide la costruzione di numerose chiese. La città fu abbandonata dopo il terremoto del 747 e si ripopolò solo alla fine del XIX secolo. Fu durante la ricostruzione delle case che si scoprirono innumerevoli mosaici, molti dei quali completi e con vividi colori. Ora Madaba è diventata una accogliente e vivace cittadina, nota per la sua tolleranza religiosa ( un terzo degli abitanti è cristiano ). Grazie alla presenza dei mosaici è nata un importante Scuola di Restauro del Mosaico, che ha il compito di curare le numerose opere presenti sul territorio e di formare nuovi tecnici.
Chiesa di San Giorgio
Restauro a cura dell’Istituto per l’Arte e il Restauro del Mosaico di Madaba
Il vasto Wadi Mujib, definito il « Gran Canyon della Giordania » attraversa il paese do ovest a est ed anticamente segnava il confine tra 2 regni ( Amoriti e Moabiti ). La gola è profonda 1 km. e larga 4. La Strada dei Re ne attraversa la parte superiore, mentre le parti inferiori, verso il Mar Morto, ospitano la Riserva della Biosfera del Wadi Mujib.
Karak - La città nuova
Castello di Karak
L’antica roccaforte crociata di Karak, sorge all’interno delle mura della città vecchia ed è una delle principali attrattive della Giordania. Qui si svolsero le leggendarie battaglie tra i crociati e le armate musulmane di Saladino. Il castello fu distrutto e ricostruito più volte, ma dopo il crollo di 3 torri dovuto al terremoto del 1293, fu abbandonato e cadde nell’oblio. Solo nel 1812 l’esploratore Johann L. Burckhardt ( lo scopritore di Petra ) ne scrisse definendolo : « diroccato ma imponente ». Oggi il sito è molto famoso, ma in passato era uno dei tanti forti costruiti dai crociati lungo la linea che univa Aqaba alla Turchia.
Porta degli Ottomani
Petra Petra è senza dubbio una delle meraviglie del mondo, uno di quei posti il cui ricordo non sbiadisce. Quello che sorprende è la dimensione, non in senso geografico, ma come percezione di un tempo e uno spazio diversi. Petra è un luogo della mente, dove il senso del fantastico costituisce la norma.
Sebbene il loro nome sia legato a quello di Petra, i Nabatei non furono i primi abitanti del luogo. Durante il Paleolitico, l’intera zona era abitata da cacciatori e raccoglitori, e al Neolitico ( 9000 ac. ) risalgono testimonianze di insediamenti stabili ad Al-Beidha, poco a Nord di Petra. In seguito si ebbe la coesistenza di popolazioni stabili e di nomadi dediti alla pastorizia. I Nabatei giunsero da Nord, probabilmente spinti dall’espansionismo babilonese. Descritti come « abitanti del deserto », vivevano nelle tende e, in parte, in grotte naturali. Poco alla volta le tende furono sostituite da case in muratura e l’accampamento si trasformò in un centro urbano. La loro grandezza si basò sulla capacità di canalizzare le acque e la loro prosperità crebbe con il controllo delle rotte carovaniere tra l’Arabia e le sponde del Mediterraneo. Ad oggi della città di Petra rimane ben poco. Il terremoto del 363 dc. rase al suolo l’abitato, danneggiando molti edifici monumentali e causando il progressivo spopolamento della città. Rimangono comunque resti, in parte ben conservati, di quasi 800 tra abitazioni, templi e tombe, sparsi su di una vasta area. Di origine nomade i Nabatei non avevano tradizioni costruttive e decorative proprie e così attinsero a linguaggi figurativi provenienti da Egitto e Siria e poi da Grecia e da Roma, civiltà con le quali i rapporti commerciali furono sempre costanti. Le tombe sono i monumenti più significativi. Inizialmente molto semplici, col tempo diventarono più complesse e rifinite come quelle in « stile assiro » caratterizzate da una fila di merli a scalini e cornice semplice o doppia. A questo tipo appartiene oltre metà delle tombe di Petra ( vedi Tomba di Uneishu ). Si svilupparono poi modelli più sofisticati: «tombe a cavetto », in « stile nabateo », in « stile romano » e tombe con stili misti ed originali. A tanta ricchezza esterna, le tombe oppongono interni molto spogli : una camera centrale, a volte camere laterali, nicchie molto semplici, lievi tracce di pitture. Spesso le tombe erano famigliari e venivano usate per decenni, ricavando ulteriori loculi nelle pareti. Sicuramente forma e dimensione dipendevano dallo status sociale.
Tomba degli Obelischi
Entrata del Siq
Il Siq
Al – Khazneh ( il Tesoro )
Via delle Facciate
Teatro Romano
Tomba di Uneishu
Porta dei Temenos
Tempio Grande Meridionale
Tomba del Palazzo
Tomba Corinzia
Tomba dell’ Urna
A pochi chilometri da Petra, percorrendo uno stretto siq si arriva in una valle circondata da montagne dalle pendici ricoperte di elementi rupestri : biclini, triclini, magazzini, stalle e cisterne per l’acqua ed alcune rare tombe. Aeree scale scavate nella roccia permettono di accedere ai vani ricavati superiormente . Qui arrivavano e sostavano le carovane e le merci venivano immagazzinate in attesa di accedere ai mercati di Petra. Uomini ed animali potevano rifocillarsi e riposare dopo tanti giorni di viaggio. Anche se il tempo ne ha in buona parte cancellato le tracce, è provato che tutti questi ambienti, come anche quelli di Petra, erano dipinti a colori vivaci. Nella Casa Dipinta, la sala da pranzo, raggiungibile da una scala esterna, è decorata da pitture, datate all’epoca nabatea, in un eccezionale stato di conservazione.
Siq Al Barid
( La piccola Petra )
La Casa Dipinta
Wadi Rum La magnificenza del paesaggio affascina tutti i visitatori, fin da quando, all’inizio del Novecento, Thomas Edward Lawrence nel suo famoso libro ne descrisse gli accampamenti beduini, le dune e le rocce scolpite. Nel Wadi Rum possiamo trovare tutto quello che ci si aspetta da un deserto: caldo estremo e freddo pungente, il sole che abbaglia e il vento che solleva un velo di sabbia. Estendendosi verso Sud per oltre 100 chilometri, il deserto si presenta con monumentali formazioni di arenaria e dune di sabbia. Eppure questo ambiente è stato abitato fin dalla preistoria, grazie a numerosi pozzi e sorgenti. Petroglifi e tumuli funerari punteggiano l’intera area; anticamente si potevano trovare vigneti ( ora scomparsi ), uliveti e pinete ( di cui rimane qualche traccia sulle alture ). Il Wadi Rum ha un ecosistema molto complesso. Si possono trovare varie piante medicinali, e durante le rare piogge, in alcune zone, sbocciano decine di fiori e graminacee. Numerosi sono gli animali selvatici, che però a causa della calura, escono preferibilmente la notte.
Foto
ALDO GERVASONE
Giugno
2013
Progetto – Elaborazione – Composizione dell’ Autore
Controcopertina Amman