Sped. in Abb. postale 70% - Roma
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• Editoriale di Pier Luigi Parcu _ • Il Punto di Jacopo Giliberto / p. 4 _ • Primo piano
Liberalizzazione e Mercato elettrico Meno norme e più semplici per lo sviluppo della concorrenza Intervista a Enrico Letta / p. 6 _ Le regole ci sono, ora vanno applicate A colloquio con Pippo Ranci / p. 9 _ Molto è stato fatto, ma la strada è ancora lunga / p. 11 Intervento di Salvatore Machì _ Se occorre si rimetta mano alla riforma / p. 13 Incontro con Nicola Tognana _
elementi 1 n.
Facciamo partire presto il mercato / p. 14 Intervista a Chicco Testa _ Il mercato aguzza l'ingegno / p. 16 di Giulio Del Ninno _ • Punti di vista La California non fa paura, ma attenzione a far bene le cose Un caffè con…Franco Debenedetti / p. 18 _ • Lavoro Lavorare in rete / p. 21 _ • Management La comunicazione organizzativa / p. 22 _ • In Biblioteca Da capo a coach / p. 23 _ Comunicare organizzando _ • Filo di nota Who, where, when, what, why: copiato dai Romani? / p. 23 _ • Controcopertina Buzzword / p. 24
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GRTN 00197 Roma Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 068165 1 Fax +39 0681654392 info@grtn.it www.grtn.it
AU 00197 Roma Via Guidubaldo Del Monte, 72 Tel. +39 068165 1 Fax +39 0681654392 info@acquirenteunico.it
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I
Anno 1 n.1 maggio – luglio 2001
Progetto Grafico Gentil Associates
Editore Gestore Rete Trasmissione Nazionale
Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 • 00197 Roma
Direttore Responsabile Romolo Paradiso
Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 105/2001 del 15.03.2001
Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis
Realizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl • Via Tiburtina, Km 18.300 • Setteville di Guidonia - Roma
• Editoriale di Pier Luigi Parcu _ • Il Punto di Jacopo Giliberto / p. 4 _ • Primo piano
Liberalizzazione e Mercato elettrico Meno norme e più semplici per lo sviluppo della concorrenza Intervista a Enrico Letta / p. 6 _ Le regole ci sono, ora vanno applicate A colloquio con Pippo Ranci / p. 9 _ Molto è stato fatto, ma la strada è ancora lunga / p. 11 Intervento di Salvatore Machì _ Se occorre si rimetta mano alla riforma / p. 13 Incontro con Nicola Tognana _
elementi 1 n.
Facciamo partire presto il mercato / p. 14 Intervista a Chicco Testa _ Il mercato aguzza l'ingegno / p. 16 di Giulio Del Ninno _ • Punti di vista La California non fa paura, ma attenzione a far bene le cose Un caffè con…Franco Debenedetti / p. 18 _ • Lavoro Lavorare in rete / p. 21 _ • Management La comunicazione organizzativa / p. 22 _ • In Biblioteca Da capo a coach / p. 23 _ Comunicare organizzando _ • Filo di nota Who, where, when, what, why: copiato dai Romani? / p. 23 _ • Controcopertina Buzzword / p. 24
Editing Maria Pia Terrosi
GRTN AU GME
Elementi è visibile in internet al sito www.grtn.it
Hanno collaborato a questo numero: Goffredo Galeazzi, Jacopo Giliberto, Giusy Miccoli, Claudio Mimmi, Anna Maria Palermo, Alessandro Perini
Finito di stampare nel mese di aprile 2001
e editoriale
Un'impresa si costruisce con obiettivi definiti e valori condivisi.
Si costruisce con motivazioni forti e risultati concreti. E la comunicazione non è una sovrastruttura ma una componente essenziale e decisiva di ogni attività che interessa una comunità di persone.
La pubblicazione di una nuova rivista come “Elementi”, espressione di un’azienda ma certo non aziendale, quantomeno negli intenti, è per noi un avvenimento rilevante. “Elementi” nasce con un compito impegnativo: sostenere l’opera di liberalizzazione e di innovazione in atto nel settore elettrico, facendo conoscere le prospettive ed i vantaggi che da queste si determineranno per chi nel settore opera e per l’intera società italiana.
A tal fine “Elementi” si avvarrà della collaborazione delle molte professionalità tecniche del settore, di economisti, di manager, di docenti universitari, di rappresentanti dei sindacati e dei consumatori.
Il loro parere, le loro idee, la loro visione potranno contribuire attraverso questa tribuna a stimolare riflessioni e approfondimenti in un settore in continua crescita ed evoluzione. Un settore fondamentale per il nostro Paese, dove si giocheranno partite importanti in termini di sviluppo economico ed industriale.
gruppo GRTN.
“Elementi” in questa fase si pone anche come strumento collante all’interno del gruppo GRTN contribuendo a definire gli obiettivi comuni e la nostra identità. Quando la comunicazione è viva e i suoi mezzi sono credibili, è il clima aziendale nel suo complesso a guadagnarci.
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continuo mutamento oltre che in stretta correlazione con il vissuto societario del
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quello del lavoro. Due ”universi” le cui tematiche sono di grande interesse e in
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La rivista aprirà una finestra anche sul mondo della comunicazione manageriale e su
La credibilità di “Elementi” dovrà manifestarsi nella chiarezza e nella semplicità di una formula editoriale che sarà affinata di numero in numero.
L’impegno è di quelli ambiziosi. Entusiasmo e volontà aspettano solo di tradursi in fatti. Buon lavoro a tutti i colleghi e amici che ci accompagneranno in questo viaggio intellettuale.
Pier Luigi Parcu
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IL PUNTO
di
Jacopo Giliberto
Nel ’99 si diceva: liberalizzazione. Nel 2001 si chiama riassetto, riforma. Per ora, la liberalizzazione è parziale, con una gradualità molto cauta. Una cosa è sicura: l’elettricità non è più un’esclusiva dello Stato. L’elettricità L’eccesso di mercato può produrre è – lo dice il problemi. La vera libertà di mercato decreto legislativo non deve avere pruriti n. 79 del ’99, meglio noto come decreto Bersani – libera. Ma (e qui sta il punto) le attività elettriche “sono libere nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico contenuti nelle disposizioni del presente decreto”, mentre “le attività di trasmissione e dispacciamento sono riservate allo Stato ed attribuite in concessione al Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale”. Inoltre la distribuzione “è svolta in regime di concessione rilasciata dal ministro dell'Industria”. Insomma, l’Enel non è più né ente economico dello Stato né esclusivista, ma il sistema elettrico è normato (Parlamento), governato (Governo), è regolato (Autorità dell’energia), è gestito (Gestore di rete). C’è ancora poco mercato. C’è chi, più dell’Italia, considera l’elettricità come un bene pubblico. È il caso della Francia, ma anche la Germania continua ad immaginare una proprietà pubblica per l’elettrone che corre nei conduttori: che si tratti del Land, la municipalizzata in mano al borgomastro o del colosso energetico guidato dalle Aktiongesellschaft, i tedeschi continuano a prediligere per l’elettricità un “governo collettivo”, per quanto piccola sia la collettività. In Inghilterra, no. Nell’isola sulla quale è passato il temporale Thatcher, l’elettricità è come un’automobile, un vasetto di marmellata o una polizza d’assicurazione. Chiunque può comprare, vendere o scambiare il chilowattora. Qual è la soluzione vincente? Il caso della Gran Bretagna ha mostrato che l’eccesso di mercato può produrre problemi. Ha mostrato anche che la vera libertà di mercato non ha
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pruriti: senza troppe storie, un monopolista (in Italia si griderebbe allo scandalo) straniero (in Italia si direbbe che è un orrore) come l’Eléctricité de France ha potuto comprare la London Electricity. Il caso della Francia mostra che anche l’eccesso di monopolio può non essere negativo: le tariffe sono gestite con finalità politiche, e quindi anche elettorali, e un sistema statale ben regolato può assicurare efficienza buona e costi contenuti. Ovviamente, questo vale quando il sistema politico ha tutto il tempo e la solidità per impostare politiche energetiche di lungo corso per consolidare il suo consenso. C’è un caso che invece mostra gli incerti della soluzione intermedia fra regolazione forte e liberalizzazione. Tariffe regolate per i clienti ma liberalizzazione nella produzione, vincoli alla costruzione delle centrali, finalità di consenso politico a breve termine, oligopoli. Ebbene, questo caso è la California. E si è visto che cosa è accaduto. Aziende elettriche in crisi fra tariffe basse e acquisti in rialzo, nessuna centrale nuova, accondiscendenza. Alla fine, interruzioni del servizio che lasciano a piedi una delle aree più ricche del mondo: ricche - lo dicono le statistiche internazionali: sono questi i punti di maggiore reddito - come l'Ile de France, come Londra e come il sistema della pianura padana (l’area-sistema più ricca al mondo). L’Italia si trova oggi non lontana dalla situazione californiana. Pochi anni fa, durante l’elaborazione del riassetto elettrico, il “dreaming California” era un ritornello che aveva suggerito a scegliere anche nella rete di alta tensione la formula dell’Iso (independent system operator: la proprietà delle linee alle aziende elettriche, la gestione a un organismo esterno e indipendente). Ma per l’Italia c’è una differenza di sostanza. La situazione della California è un punto d’arrivo. Quella italiana è
un passo intermedio di un processo. Quindi, serve la massima cautela per evitare che questo processo non si fermi in qualche passo. Oggi il sistema italiano non ha ancora una Borsa dell’energia. Quando ci sarà, dovrà essere una Borsa ben regolata. Sarà condizionata dai principali attori del mercato, è naturale, ma dovrà essere “condizionata”, dovrà sentirne spinte e suggerimenti, ma non dovrà esserne “monopolizzata”. La Borsa sarà condizionata dai Ed è il primo principali attori del mercato. rischio. Dovrà sentirne spinte e Oggi il sistema suggerimenti, ma non dovrà italiano è ancora sottoposto alle essere monopolizzata suscettibilità locali. Se si alza la ciminiera di un nuovo impianto, se sale il traliccio di una nuova linea ad alta tensione, è scontata la nascita del comitato locale di protesta. Oggi il sistema italiano è legato a un’azienda che ha una posizione talmente dominante da renderlo, in sostanza, monopolista. Anche sul mercato libero dove, se non si parla di monopolio, si può dire posizione dominante: non meno del 50% dei consumi dei clienti “idonei” è targato Enel Trade. Una posizione dalla quale Potenziare le interconnessioni l’Enel non sarà mai e creare una rete che segua la scalzata, qualunque cosa accada. Anche se crescita della domanda e lo aumenterà il numero e sviluppo dell’offerta il peso dei competitori, anche se l’Enel scenderà al 40 o al 30% del mercato libero, guiderà il mercato. Lo si vede anche in altri settori: chi guida le politiche commerciali tra i soft drink è la Coca-Cola; il prezzo dei carburanti segue le scelte dell’Agip; chi produce creme spalmabili deve tenere d’occhio la Ferrero con la Nutella. C’è un solo strumento per ridurre questo peso, se lo si vuole ridurre. Dividere l’Enel più di quanto non sia stato fatto. Ma bisogna decidere se ne vale la pena.
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La transizione però corre veloce e allontana il “rischio California”. Con le soglie di liberalizzazione previste dal decreto Bersani, che ha portato al 35% di apertura del mercato (in pratica, poco più del minimo previsto dalla direttiva europea) ci sono 1.133 consumatori liberi fra aziende e consorzi; contando i singoli aderenti ai gruppi d’acquisto e le aziende più grosse che hanno diversi stabilimenti, il mercato è accessibile a 7.344 punti di consumo, pari a un consumo di 93,6 miliardi di chilowattora l’anno. Non tutti si sono rivolti al mercato libero perché oggi non sempre conviene sul fronte dei prezzi, nonostante la maggiore disponibilità di energia rispetto all’anno scorso: fra la contestata vendita all’asta dell’energia Cip 6 (che in futuro confluirà nella Borsa elettrica) e l’aumento di elettricità d’importazione, ormai domanda e offerta si sono ravvicinate. Il divario non è chiuso, e potrebbe riallargarsi con l’abbassamento della soglia appena approvato dal Parlamento. Si potrebbe – come aveva detto a fine gennaio il presidente dell’Autorità dell’energia, Pippo Ranci, durante un’intervista pubblicata dalla Repubblica - “potenziare le interconnessioni per creare un vero mercato unico europeo”. Un altro strumento per il mercato futuro verrà dalla realizzazione di una rete a maglie più strette che segua passo passo la crescita della domanda e lo sviluppo dell’offerta. Il piano varato di recente dal Gestore di rete vuole questa crescita della rete in parallelo (e in questo caso, non si tratta del “parallelo” usato dagli ingegneri dell’elettricità) con il sistema-Paese. Ma c’è chi ha paura del mercato. Chi frenerà le nuove installazioni. C’è chi userà il paravento dell’elettrosmog per non far costruire nuove linee, e chi si coprirà dietro Kyoto per non far costruire nuove centrali. E forse la formula californiana dell’ Iso potrebbe diventare un limite. e
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Jacopo Giliberto
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PUNTO
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PRIMO PIANO
Intervista a
Enrico Letta
Liberalizzazione e mercato elettrico
''Talvolta nei processi di liberalizzazione ci si e' accorti di aver commesso errori e di aver scritto regole non del tutto omogenee tra loro. In Italia si sono compiuti significativi passi avanti verso una compiuta realizzazione del processo di liberalizzazione. Ma nella prossima legislatura ne rimangono molti altri da fare''
Meno norme e più semplici per lo sviluppo della concorrenza Aprire alla concorrenza per ridurre i prezzi dell’energia elettrica. Trasparenza e diffusione delle informazioni tra gli operatori, fondamentali per lo sviluppo di un mercato concorrenziale. Ma oltre alle attuali, occorrono altre e nuove misure di liberalizzazione. Rete elettrica: la divisione tra proprietà e gestione è un’imprudenza oltre che elemento di inefficacia.
di Claudio Mimmi
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La strada della liberalizzazione del mercato elettrico intrapresa dall'Italia è valida e ha registrato molti passi in avanti. Ma il cammino è ancora lungo e restano da sciogliere una serie di nodi: dall'armonizzazione delle regole tra il mercato del gas e quello dell'elettricita' alla semplificazione dell' insieme di norme che caratterizzeranno il settore elettrico. Passando anche per l'auspicabile superamento ''dell'insolita'' scelta, operata dal decreto Bersani, di mantenere separata la proprieta' dalla gestione della rete di trasmissione. Enrico Letta, ministro dell'Industria, traccia cosi' - a tre anni dal decreto di liberalizzazione del mercato elettrico - un primo bilancio. E mentre il governo si appresta a passare il testimone, Letta ricorda che ''alla prossima legislatura rimangono da compiere molti passi in avanti''. Ministro Letta, la commissaria UE De Palacio guarda all'Italia come esempio di apertura dei mercati. Ma le bollette italiane invece di scendere salgono, la vendita delle Genco procede, ma a rilento. Così come la cessione delle reti di distribuzione alle municipalizzate. Si tratta solo di 'intoppi' in corso d'opera o qualcosa non sta funzionando?
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L'esperienza estera delle liberalizzazioni dei settori dell'energia e di altri quali ferrovie e poste ci mostra che occorrono anni per ottenere risultati stabili e significativi. Talvolta, ci si è accorti di avere commesso errori e di avere scritto regole non del tutto omogenee fra loro. Personalmente ritengo che in Italia si siano fatti significativi passi verso una compiuta realizzazione del processo di liberalizzazione. Gli incoraggiamenti che provengono da Bruxelles sono di grande conforto, anche se sappiamo bene, sempre in linea con le tesi espresse in sede comunitaria, che la strada da percorrere è ancora lunga. Sono convinto che una parte consistente delle attuali difficoltà sono 'intoppi in corso d'opera' e che la struttura portante del decreto di liberalizzazione del settore elettrico sia valida. Ma allora, quali sono i passaggi più urgenti da affrontare per superare quella che, ad una prima lettura, potrebbe apparire come una fase di impasse? Come ho già avuto modo di rilevare più volte credo che nella prossima legislatura rimangano molti ulteriori passi da compiere. Oltre alla realizzazione di quanto scritto nel decreto Bersani in tema di cessione delle Genco e delle reti di distribuzione, bisognerà concentrarsi su almeno due ulteriori obiettivi. In primo luogo procedere a una omogeneizzazione delle norme di liberalizzazione concernenti i settori dell'energia elettrica e del gas naturale; nel caso, si dovrà dare recepimento a nuove norme della UE. Le asimmetrie fra singoli settori nell'ambito nazionale e fra singoli sistemi nazionali possono risultare di ostacolo allo sviluppo della concorrenza. In secondo luogo, si dovrà avere il coraggio di semplificare l'insieme di norme che
PRIMO PIANO
Enrico Letta
caratterizza attualmente il settore elettrico. Solo in una prima fase di liberalizzazione è razionale predisporre un sistema di norme estremamente ampio e dettagliato. Successivamente la diminuzione e la semplificazione delle norme sono necessarie per un pieno sviluppo della concorrenza.
Mercato libero: domanda / offerta * [Miliardi di kWh]
Domanda potenziale ** Offerta di cui: autoconsumi import Produzione CIP 6 Produzione convenzionale * Fonte: GRTN
2000
2001
98 71
101 94
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25 24 35 10
** Fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas
Da tempo sembra emergere anche la necessita' di un ulteriore intervento, quello relativo al ricongiungimento della proprieta' con la gestione della rete di trasmissione, oggi affidate rispettivamente all'Enel ed al Grnt. Anche nell'ottica - da Lei appena auspicata - dell'armonizzazione tra il mercato del gas e quello elettrico..... La scelta di mantenere separata la proprietà dalla gestione della rete di trasmissione adottata con il decreto Bersani, appare insolita nel panorama internazionale, e costituisce un problema sia per quanto riguarda l'esecuzione di interventi di sviluppo e di manutenzione, sia per lo stesso esercizio della rete. Lo scorso dicembre è stato approvata la convenzione tipo che regola i rapporti tra Gestore e proprietari della rete di trasmissione, disciplinando gli obblighi nell'ambito dell'attività di trasmissione, di manutenzione e di sviluppo e fissando le modalità per la remunerazione delle attività e degli investimenti. Tuttavia poiché la gestione (accesso, esercizio, manutenzione, sviluppo) della rete di trasmissione è fondamentale per la sicurezza del sistema elettrico e per lo sviluppo della concorrenza, mantenere una situazione per la quale proprietà e gestione dialogano attraverso la stipula di convenzioni, appare imprudente, e rischia d’essere inefficace. L'unificazione di proprietà e gestione della rete è quindi auspicabile, come hanno più volte indicato anche il Presidente del Consiglio Amato e il Ministro del Tesoro Visco. In vista di una sempre maggiore concorrenza sul fronte dell'offerta e di un calo delle tariffe, crede sia sufficiente la cessione da parte dell'Enel dei 15 mila MW di centrali delle tre Genco?
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L'apertura alla concorrenza è la migliore arma di cui disponiamo per consentire un calo dei prezzi dell'energia elettrica in Italia. L'accelerazione della apertura al mercato delle attività che lo stesso decreto Bersani considera liberalizzate è essenziale. In quest'ottica è necessario procedere in tempi rapidi alla cessione delle Genco, così come è auspicabile ogni ulteriore diminuzione della capacità di generazione dell'operatore dominante.
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E sul fronte della domanda ? Simmetricamente, l'abbassamento della soglia di idoneità consentirà di aumentare il grado di concorrenza nel settore sul lato della domanda. Queste misure devono essere accompagnate dalla predisposizione in tempi rapidi di almeno un altro strumento normativo previsto dal decreto legislativo di liberalizzazione. Mi riferisco al decreto cosiddetto 'sblocca centrali', concernente la realizzazione e il potenziamento di nuovi impianti di generazione. Questo decreto, passato all'esame del Consiglio dei Ministri, darà un impulso decisivo, in quanto renderà molto più contendibile la quota di ciascun operatore presente nella attività di generazione e soprattutto di quello che deterrà una posizione dominante anche dopo la cessione delle Genco.
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Pensa che la Borsa Elettrica potrà dare un contributo reale al processo? Il compito di una Borsa - nel caso dell'energia elettrica così come in quello delle altre merci – è di rendere trasparenti i meccanismi e le decisioni di scambio e contrattazione e, in questo modo, di rendere più facile individuare comportamenti
segue
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PRIMO PIANO
Enrico Letta Nuovi criteri di idoneità *
[Legge 5 marzo 2001, n. 57]
anticoncorrenziali da parte degli operatori. In tal senso, l'impulso che ci attendiamo allo 0,1 GWh/anno sviluppo del mercato da parte della Borsa ~ 150.000 clienti elettrica è decisivo. dopo 90 giorni dalla data di cessione GENCOs ENEL La trasparenza e la diffusione delle informazioni fra gli operatori sono elementi ~ 60% consumi finali essenziali per lo sviluppo di un mercato concorrenziale. È evidente, tuttavia, che le * Fonte: GRTN contrattazioni di borsa non possono che riflettere le condizioni strutturali dell'offerta e della domanda: quindi, sarebbe scorretto attendersi un calo dei prezzi dell'energia affidandosi unicamente sull'istituzione di una Borsa. Per agevolare lo sviluppo della concorrenza bisognerà dare applicazione alle norme di riforma strutturale previste dal decreto Bersani e, probabilmente, procedere a ulteriori misure di liberalizzazione. Lo sviluppo della concorrenza è condizione necessaria ma non sufficiente per una stabile riduzione di prezzi dell'energia. Quale allora la ricetta per agevolare una progressiva riduzione dei prezzi dell'elettricita'?
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Il sistema elettrico italiano è gravato da alcune debolezze strutturali che compromettono la sua capacità di competere e si traducono in prezzi superiori a quelli dei principali concorrenti. Mi riferisco in particolare alla eccessiva dipendenza dal petrolio e dal gas naturale del parco di generazione. In Italia la generazione elettrica avviene per oltre il 70% a mezzo di petrolio e gas naturale; al contrario in Europa la generazione elettrica dipende solo per il 16% da gas naturale, e solo per l'8% dall'olio combustibile. Ciò espone l'Italia, penalizzandola in misura molto maggiore degli altri Paesi europei, alla volatilità dei prezzi dei prodotti petroliferi. Occorre quindi promuovere una maggiore diversificazione delle fonti di energia, nonché un maggior ricorso alle fonti rinnovabili, come raccomandato anche dal libro verde UE del 29 novembre 2000.
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A proposito di Unione Europea: la commissione sembra stia cercando di spingere l'acceleratore sul fronte della creazione di un mercato unico sempre piu' aperto alla concorrenza. Ma ci sono Paesi molto indietro e ancora barricati, di fatto, dietro i loro monopoli che potrebbero ostacolare il processo.... Il mercato dell'energia diventerà sempre più europeo indipendentemente dalle scelte di ciascun singolo Stato membro dell'Unione. In questo senso, le leggi e le norme seguiranno un'evoluzione imposta dal mercato e dalla tecnologia. Sono fiducioso che entro tempi ragionevolmente brevi questa tesi possa essere condivisa da quasi tutti i Paesi europei. e
A colloquio con
PRIMO PIANO
Pippo Ranci
Liberalizzazione e mercato elettrico
Il Mercato libero dell’energia elettrica sta cominciando a prendere forma, sia per quello che riguarda gli operatori che il numero dei contratti. La liberalizzazione non si è mai fermata, siamo in continuo movimento su di un percorso che non sfigura per niente a fronte di quelli del resto d’Europa.
Le regole ci sono, ora vanno applicate GESTIONE E PROPRIETÀ DELLA RETE
È UN QUADRO SOSTANZIALMENTE POSITIVO QUELLO TRACCIATO DAL PRESIDENTE DELL' AUTORITÀ PER L' ENERGIA ELETTRICA E IL GAS, PIPPO RANCI SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE.
Che cosa manca ancora per arrivare ad un mercato veramente competitivo? Come realizzazione da deliberare entro una data certa resta solo la Borsa elettrica. Per il resto si tratta di processi progressivi che non hanno una scadenza precisa. Le regole di accesso alla rete ci sono, e presto saranno definite le modalità di allacciamento. Per il resto, il problema è solo quello di incrementare l’uso delle interconnessioni, di incrementare l’offerta interna non Enel con la cessione delle Genco e con l’attuazione delle ultime decisioni dell’Antitrust e poi incrementare l’uso delle interconnessioni. Poi servirebbe un’accelerazione dei nuovi investimenti, ma si tratta di processi che non dipendono dalla deliberazione di qualche autorità. Siamo insomma in una fase iniziale del percorso di liberalizzazione, dove la concorrenza è vista in prospettiva ma non è ancora reale, perché esiste una situazione fortemente dominata da un operatore solo. Superare questa fase dipende dal realizzarsi delle condizioni a cui accennavo prima, e questo non potrà che richiedere un po’ di tempo. Uno dei problemi è quindi quello di incrementare l’offerta? Certamente. È più che auspicabile che oltre alle previste cessioni dell' Enel siano realizzati nuovi impianti. Per due ragioni: perché il parco centrali è vecchio, e c'è bisogno di impianti nuovi, compatibili dal
punto di vista ambientale. E poi perché anche dopo la cessione delle Genco, l’Enel continuerà a controllare il 40% della produzione nazionale. Bisogna considerare che non siamo più in una situazione di pianificazione delle risorse, per cui la scelta di investire è un aspetto che rientra ora nella sfera dell'attività imprenditoriale. A nostro giudizio c'è comunque un ampio margine per investire in nuovi impianti, visto che importiamo il 15% dell’energia dall’estero. Questo discorso resterà valido anche dopo la cessione di ulteriori 5 mila MW da parte dell'Enel in base alla decisione dell' Antitrust sull’operazione Infostrada? L’ulteriore cessione di 5 mila MW non sposta di una virgola il problema della obsolescenza delle centrali. Semmai aiuta a risolvere il secondo problema cioè quello dell’eccessivo controllo della produzione da parte dell'Enel. In ogni caso spazio per nuove centrali c'è sicuramente.
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U NIFICARE
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SPAZIO PER NUOVE CENTRALI .
Quanto alla rete di trasmissione, ci sarebbe un vantaggio con il passaggio della proprietà e della gestione ad un unico soggetto? Sicuramente ci sarebbe una semplificazione nel processo decisionale per quello che riguarda gli investimenti e il potenziamento delle infrastrutture, oltre a migliorare il coordinamento tra la manutenzione e il dispacciamento. Abbiamo una forte necessita’ di aumentare l’interconnessione con l’estero, di rimuovere i punti di congestione, e inoltre bisogna affrontare la questione dei campi elettromagnetici in modo razionale.
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C’ È
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Situazione dei “clienti idonei” nel mercato elettrico nazionale * Clienti idonei che hanno ottenuto il riconoscimento della qualifica Cliente finale
Punti di prelievo dei Clienti idonei che hanno ottenuto il riconoscimento della qualifica
597
Consumo annuo (1999) dei Clienti idonei che hanno ottenuto il riconoscimento della qualifica (in TWh)
597
Percentuale di apertura del mercato finale (anno 1999)
58,0
21,7%
Impresa c.f. societaria-Gruppo
153
691
12,1
4,5%
Consorzio-Società consortile
306
6132
24,6
9,2%
7420
94,7
35,4%
Distributore
8
Grossista
88
TOTALE
1152
* Fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas
Per quanto riguarda i progetti di ampliamento della rete?
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Il Gestore della Rete ha progetti che sono necessari. A volte si tratta di piani da completare che ha ereditato, in altri casi sono realizzazioni completamente nuove. Vedo comunque positivamente l’orientamento del Gestore al potenziamento e va riconosciuta la tempestività con cui si sta muovendo. In fondo si tratta di un soggetto che appena nato ha dovuto subito affrontare i problemi della grande transizione al mercato. È ben diverso getire una rete complessa come quella elettrica da monopolista integrato rispetto ad ora, con una pluralità di soggetti diversi che quella rete vogliono usare.
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Assetto della generazione in Italia Potenza installata attuale (MW)* 45000
42.500
40000 35000 30000 25000
15000 7.600
5000 0
In questo momento non ci sono le condizioni perché la Borsa diventi uno strumento perfettamente adatto alla competizione. Manca ancora una sufficiente pluralità dell’offerta, visto che esiste un soggetto che da solo è in grado di influire pesantemente sul prezzo. Questo non significa che la Borsa non abbia fin da ora una sua ragione di esistere. Anche se fossero soddisfatte tutte le condizioni per un suo perfetto funzionamento, non potrebbe operare al meglio fin dal primo giorno. Avrebbe bisogno, come tutte le istituzioni, di un periodo di rodaggio nel corso del quale gli operatori si abitueranno ad operare e le procedure saranno definite. Quindi anche se inizialmente le condizioni non saranno quelle ottimali, la Borsa avrà una sua utile funzione, con una messa a punto degli strumenti che procederà di pari passo con la realizzazione di quelle condizioni di pluralità di offerta che renderanno il mercato elettrico veramente competitivo. M.S.
20000
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Lei ha indicato nella Borsa elettrica l’ultimo passaggio formale sulla strada della liberalizzazione. In questo momento ci sono le condizioni perché diventi veramente uno strumento di competizione?
7.000
5.500 3.500
2.800
2.500
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l n n n ri el er te Ene utto oge Ediso lizza rpow Sond oge a e od Eur Elettr r p t i p n c I to ni Au Mu
* Fonte: GRTN
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Intervento di
Salvatore Machì
Liberalizzazione e mercato elettrico
Il GRTN ha garantito la sicurezza del sistema e del servizio elettrico. Qualunque sistema elettrico ha bisogno di un piano di crescita che assicuri sempre il bilancio tra disponibilità e fabbisogno d’ energia. Il mercato deve far conoscere agli investitori le linee di sviluppo e le condizioni per i loro investimenti
L’energia da importazione risulta avere prezzi di gran lunga inferiori ai costi di produzione nazionale, e perciò più appetibile per i clienti idonei. Ne consegue una sorta di “corsa all’estero” con un notevole incremento delle richieste di importazione. Tutto questo contrasta con i “vincoli fisici” della rete di interconnessione con l’estero progettata per rispondere ad esigenze di sicurezza che necessita d’essere adeguata alle nuove realtà. Oggi l’interconnessione con l’estero va vista in una logica di libera circolazione dell’energia nel contesto europeo. L’interconnessione, in una visione di mercato definitivamente liberalizzato, dovrebbe poter funzionare sia in importazione, sia in esportazione. Va da sé che la soluzione naturale è quella della costruzione di nuovi impianti di generazione. Impianti caratterizzati da una maggiore efficienza rispetto a quelli esistenti ed in grado di produrre energia a prezzi comparabili con quelli degli altri Paesi europei, creando così opportunità per investimenti e alleggerendo le interconnessioni con l’estero. Perché ciò avvenga occorre agevolare e snellire le
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Sulla via della riforma del sistema elettrico sono stati fatti molti passi avanti. Il GRTN ha sicuramente svolto fin qui la sua parte. Abbiamo costituito le due società collegate, l’Acquirente Unico (AU) e il Gestore del Mercato Elettrico (GME). Abbiamo presentato in novembre, attraverso il GME, la proposta di regolamentazione del mercato. Si è proceduto all’assegnazione della capacità di energia disponibile dall’estero e da impianti CIP 6. Abbiamo redatto un Programma triennale di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, inviato al Ministero dell’Industria e alle Regioni, nel quale sono previsti 1.800 km di nuove linee ad alta tensione, 47 nuove stazioni elettriche da costruire, 32 da potenziare, con un impegno di spesa di circa 1.800 miliardi, di cui 800 per la rete e 1000 per centrali di trasformazione e smistamento. Verso l’estero sono stati individuati nuovi collegamenti con Francia, Svizzera e Austria, mentre è allo studio il potenziamento dell’interconnessione con la Slovenia. Il Programma consentirà di eliminare le maggiori strozzature del sistema attualmente esistenti. Insomma ci si è mossi in funzione di quanto previsto dal Decreto Bersani, cercando di rispettare i tempi di attuazione dei compiti a noi assegnati. Soprattutto, e lo dico con un pizzico d’orgoglio, siamo stati in grado di garantire la sicurezza del sistema e del servizio elettrico al nostro Paese senza discontinuità né disagio per gli italiani. Questo risultato è ancor più apprezzabile in una situazione di forte transizione verso un settore elettrico profondamente mutato. Ora però bisogna continuare la strada intrapresa affinché la liberalizzazione si concretizzi e produca gli effetti da tutti sperati. Facendo sì che gli attori del sistema elettrico si muovano in modo da recuperare sui tempi previsti dal Decreto Bersani, oggettivamente ribaltati rispetto ad una logica di mercato che avrebbe dovuto prevedere il funzionamento della Borsa dell’elettricità, in una situazione in cui l’offerta risultasse già articolata. Oggi il mercato libero ha una dimensione determinata solo dalle importazioni (24 TWh), dall’energia CIP 6 (35 TWh), dall’autoproduzione (25 TWh) e da una quota d’energia nazionale (10 TWh).
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Molto è stato fatto, ma la strada è ancora lunga
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PRIMO PIANO
Salvatore Machì
Potenziamento rete nazionale * 380 kV
220 kV
132 kV
Tot
1.060 **
80
700
1.840
- trasformazione
11
3
-
14
- smistamento
16
-
17
33
Totale
27
3
17
47
11.900
3.900
-
15.800
Nuove linee (km) Nuove stazioni (N.ro)
Nuovi Trasformatori (MVA)
800 linee 1000 stazioni
Investimenti: 1.800 miliardi di lire
* Fonte: GRTN
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** Incluse interconnessioni con l’estero
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Previsioni della domanda di energia elettrica - ITALIA * Anno
Domanda elettrica
1985
195,0
1990
235,1
1995
261,0
2000 **
297,7
2005
345,0
2010
400,0
* Fonte: GRTN
** Dati Provvisori
Energia elettrica
PIL Tassi medi annui
Intensità elettrica
3,8%
3,0%
0,8%
2,1%
1,1%
1%
2,7%
1,6%
1,1%
3,0%
2,5%
0,5%
3,0%
2,5%
0,5%
procedure autorizzative alla costruzione di nuove centrali e dei relativi collegamenti alla rete nazionale, determinando così quegli elementi di certezza di cui hanno bisogno gli investitori per operare sul mercato. E non è tutto. Sarà necessario articolare l’offerta di energia in modo da evitare che ci sia un operatore, e uno solo, in grado di determinare il prezzo di vendita dell’elettricità in una Borsa di cui si auspica l’approvazione in tempi brevi del relativo regolamento . Avremo in tal modo attuato gli strumenti per una soluzione operativa di medio termine. Ciò in ogni caso non può bastare. Qualunque sistema elettrico ha bisogno di un progetto complessivo che ne garantisca anche nel futuro l’adeguatezza, cioè l’equilibrio tra disponibilità e fabbisogno d’energia. Sarà necessario quindi creare le basi conoscitive perché anche nel futuro il sistema elettrico sia in grado di garantire l’equilibrio tra domanda ed offerta. Ciò che si auspica non è una politica di piano, legata a criteri di monopolio superati, bensì la definizione di linee strategiche utili ad orientare gli investitori in una logica di libero mercato. Questo è ancor più importante per un Paese come l’Italia fortemente importatore di energie primarie. Su tale aspetto però il quadro normativo non individua gli strumenti più adeguati. In carenza di un progetto di sviluppo potrebbe determinarsi un sottodimensionamento del sistema elettrico nazionale, soprattutto lato generazione, con il conseguente rischio per la sicurezza dello stesso sistema, oppure di un suo sovradimensionamento, determinando in tal modo nuovi “stranded cost” che ricadrebbero comunque sulla collettività. Gli aspetti fin qui segnalati sono i più rilevanti e vanno affrontati in tempo per portare a compimento la liberalizzazione del settore elettrico. Sono convinto che, malgrado alcuni ritardi “fisiologici”, il nostro Paese è in una posizione più avanzata rispetto ad altri Paesi europei, quanto a strada fatta verso la liberalizzazione. Certo il riassetto di un sistema come quello elettrico è un processo naturalmente complesso. Occorre che tutti i soggetti con responsabilità svolgano il proprio ruolo nell’interesse del Paese. Nulla però mi fa dubitare del contrario. e
PRIMO PIANO
Incontro con
Nicola Tognana
Liberalizzazione e mercato elettrico
Per procedere bene nel processo di liberalizzazione del mercato elettrico è urgente migliorare il trasporto dell’energia, accelerare la vendita delle Genco e il rilascio delle autorizzazioni per la costruzione di nuove centrali. Ma potrebbe non bastare, e allora…
Se occorre, si rimetta mano alla riforma di Anna Maria Palermo
”“
Borsa elettrica: va rivista la partenza operativa delle contrattazioni perché la liberalizzazione dell’offerta non ha raggiunto un grado sufficiente di apertura
”
Ecco perché Confindustria non accetta tabù. Riformare la riforma, dunque? “Credo si debba uscire dalla logica - è la risposta - secondo cui la legge di riassetto sia stata scritta sulla pietra. La situazione al contrario richiede flessibilità. E non penso - prosegue il vice presidente degli industriali - che il problema della proprietà della rete di trasmissione sia centrato. E’ fondamentale, infatti, che il Gestore nazionale sia messo in condizione di eseguire direttamente gli interventi che ritiene necessari sulla rete. Oggi deve chiederlo all’Enel che ha tutto l’interesse a ritardarne l’esecuzione per conservare intatto il monopolio. Qui vedo il principale problema”. Infine, la Borsa elettrica: “E’ urgente definirne le modalità per consentire alle aziende di “attrezzarsi”, ma occorre rinviare la partenza operativa delle contrattazioni - è la posizione di Confindustria finché la liberalizzazione dell’offerta non ha raggiunto un grado sufficiente di apertura”. e
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“Nel mercato della domanda - sottolinea Tognana abbiamo avuto un’ottima accelerazione, con un buon numero di clienti idonei e la prospettiva di una liberalizzazione totale nel 2003, come prevede la più recente direttiva Ue. Se invece guardiamo all’offerta, vediamo che in concreto si è fatto poco o nulla. La riforma Bersani prevede la cessione di 15 mila MW da parte dell’Enel ma siamo solo alla messa in vendita della prima delle tre Genco. Chi comprerà gli impianti dovrà inoltre ristrutturarli e ci vorrà altro tempo. E comunque, anche con l’ultima decisione dell’Antitrust che fa salire a 20 mila MW le cessioni imposte all’Enel, questa resta al secondo posto nella classifica internazionale, subito dopo i francesi dell’EdF”. Cifre alla mano, il vice presidente di Confindustria considera “assolutamente fuori luogo le grida d’allarme lanciate dai vertici Enel sulla presunta demolizione del proprio patrimonio di centrali”. Due allora, secondo Confindustria, le ipotesi da percorrere: aumentare l’import potenziando i collegamenti con l’estero; accelerare le autorizzazioni per nuove centrali. Sul primo punto qualcosa si è mosso: “Il Gestore della rete - riconosce Tognana – ha deciso degli interventi per migliorare il trasporto. Ciò porterà 2.000 MW in più, nella migliore delle ipotesi, considerato che negli ultimi anni l’Enel non ha costruito nuove
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“
dare al Gestore i poteri d’intervento sulla rete che oggi fanno capo all’Enel
interconnessioni. Ci sono progetti, è vero, per realizzare nuovi accessi verso la Svizzera, la Francia e la Slovenia, ma tutto ciò richiederà tempi lunghi”. E veniamo alle autorizzazioni per la costruzione di nuovi impianti. Al Ministero dell’Industria, secondo quanto affermato dal ministro Letta, sono giacenti richieste di nuove centrali per 65.000 MW complessivi. “Se la procedura rapida varata dall’Industria, darà risultati concreti – è l’opinione di Tognana - allora nei prossimi mesi vedremo poste le fondamenta per la costruzione di impianti moderni. Credo che il ministro Letta si batta effettivamente per una maggiore competitività del sistema e tutto fa ritenere che subito dopo l’estate potremo avere le prime autorizzazioni”. Per gli industriali il problema dell’energia è di rilevanza strategica se si considera che una piccola-media azienda italiana paga l’elettricità il 40% in più del suo concorrente tedesco o spagnolo.
elementi
La liberalizzazione del mercato elettrico procede a due velocità: rapida nella domanda, ma troppo lenta e insufficiente dal lato dell’offerta. È il j’accuse della Confindustria che segue da vicino l’evolversi della riforma realizzata finora con estrema prudenza in Italia. E Nicola Tognana, vice presidente dell’associazione che riunisce i più importanti gruppi privati italiani, non rinuncia a mettere a nudo i punti deboli di un processo che per gli industriali rappresenta una svolta cruciale sulla strada del contenimento dei costi e della competitività. Migliorare il trasporto dell’energia, accelerare la vendita delle Genco e il rilascio delle autorizzazioni per la costruzione di nuove centrali, sono le richieste più urgenti degli imprenditori.
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PRIMO PIANO
Intervista a
Chicco Testa
Liberalizzazione e mercato elettrico
Non ricercare in astratto le soluzioni ottimali. Focalizziamoci sulle decisioni senza perdere di vista l’obiettivo. La cessione delle Genco darà impulso alla pluralità lato offerta. L’interconnessione con l’estero? Difficile aumentarla in modo significativo, troppi i problemi autorizzativi per realizzare nuovi elettrodotti attraverso le Alpi.
Facciamo partire presto il mercato
di Goffredo Galeazzi
Presidente Testa, il decreto Bersani è del 1999, la liberalizzazione è stata avviata, si cominciano a vederne i primi riflessi. Come sta evolvendo il mercato? Sono stati rispettati i tempi di marcia? Il mercato sta certamente evolvendo con una certa rapidità. La quota di consumo dei clienti idonei, che era il 13% nel novembre 1999, ha già raggiunto il 35%. Alla fine del 2000 oltre 1100 operatori avevano ottenuto il riconoscimento di cliente idoneo, circa 400 di essi sono figure nuove per il nostro sistema, cioè consorzi e grossisti. Per quanto riguarda il rispetto dei tempi di marcia previsti dal Decreto, posso dire che le scadenze degli adempimenti in capo ad ENEL sono state rispettate perfettamente, e le assicuro che non è stato semplice, basti pensare all’enorme lavoro di riorganizzazione societaria che abbiamo condotto nel 1999. Non tutti i soggetti in campo hanno fatto altrettanto, e non sta a me valutarne i motivi. Di certo non si può incolpare l’ENEL di ritardi, come talvolta sento fare, rispetto al Decreto Bersani. Stiamo anzi cercando di agevolare l’accelerazione che si intende dare rispetto ai tempi previsti dal Decreto, ad esempio sulla cessione delle Genco.
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Lei ritiene che a una liberalizzazione dal lato della domanda di energia elettrica, con l’allargamento dei clienti idonei, corrisponda un’altrettanto rapida apertura dal lato dell’offerta? E se no, quali sono i motivi?
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La cessione delle Genco darà certamente un importante impulso alla pluralità dal lato dell’offerta, così come era previsto dal Bersani. Come dicevo, siamo impegnati ad accelerare ulteriormente sui tempi previsti dal decreto. Non bisogna dimenticare che operazioni di questa complessità, se vogliamo rispettare la trasparenza e le regole del mercato, richiedono un minimo di tempo soprattutto nell’interesse dei potenziali acquirenti. Il Ministero dell’ Industria ha poi destinato al mercato libero parte del CIP6, innescando però in questo modo un problema di copertura del sovracosto di questi impianti. Per aumentare l’offerta di energia elettrica che cosa occorre fare? Sono sufficienti il potenziamento delle interconnessioni con l’estero, il decreto cosiddetto “sblocca-centrali”, la vendita di Elettrogen? Sono tutti fattori che vanno nella direzione di un aumento dell’offerta di energia. Occorrerà valutare i reali effetti sul sistema. Penso ad esempio che non sarà facile aumentare in modo significativo l’interconnessione con l’estero, a causa dei problemi autorizzativi connessi alla realizzazione di nuovi elettrodotti attraverso le Alpi. Il decreto sblocca centrali dovrebbe aiutare a fare un po’ di chiarezza sulla nuova potenza green field, dato che le attuali richieste di autorizzazione non sono più di tanto attendibili in termini di MW effettivamente realizzabili. Più in generale, credo che occorra dare certezze agli operatori, soprattutto ai nuovi. Per ciò vanno definiti al più presto gli elementi mancanti per completare il quadro: i meccanismi di funzionamento della Borsa, che dovrebbero favorire la competizione, e quindi il calo dei prezzi, e la stabilità del sistema, o anche la partita degli stranded cost, che ricordo interessa non solo l’ENEL, ma anche i futuri proprietari delle Genco. Ecco, ritengo che il percorso logico sia far partire al più presto il mercato, operando
PRIMO PIANO
Chicco Testa
ognuno per le sue reali competenze e responsabilità, valutare i risultati, e attuare poi le modifiche che si dovessero rendere necessarie. Il rischio è invece ricercare continuamente in astratto le soluzioni ottimali, focalizzandosi sul dibattito più che sulle decisioni, e perdere di vista l’obiettivo. Negli ultimi tempi si è tornati a parlare di riunire la proprietà e la gestione della rete di trasmissione sotto un unico soggetto. Secondo lei è corretta l’ipotesi? E se sì, come è praticabile? È una ipotesi percorribile. Ma vanno studiate bene le modalità di attuazione. In particolare occorrerà prestare particolare attenzione ai diritti e agli interessi di tutti gli azionisti di ENEL. Infine, la Borsa elettrica sembra destinata a partire con tempi più lunghi rispetto alle previsioni. Cosa ne ha ritardato la messa a punto? Quali i meccanismi da evitare per non produrre gli effetti indesiderati di una situazione di crisi come quella californiana? È convinto della funzione calmieratrice dell’Acquirente Unico?
La liberalizzazione grado di apertura del mercato, valori in percentuale ELETTRICITÀ Media UE 2000 (66)
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Minimo dal 2003 (35)
elementi
Minimo obbligatorio attuale (30)
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Non do valutazioni sui ritardi, spero solo che si possa partire al più presto. Mentre per quanto riguarda la California, tema ampiamente dibattuto, la situazione del nostro Paese, e mi riferisco in particolare alla riserva di capacità rispetto alla domanda, è per fortuna sostanzialmente diversa. L’Acquirente Unico, come tutto il resto del sistema, va valutato alla prova dei fatti. Il Decreto Bersani ne definisce chiaramente compiti e ruolo, a tutela del mercato vincolato, anche se l’accelerazione prevista dall’UE sembrerebbe porre un preciso termine temporale alla sua attività, e cioè la completa liberalizzazione del mercato prevista entro il 1 gennaio 2005. e
G. Bretagna Svezia Spagna Portogallo Olanda Lussemburgo Italia Irlanda Grecia Germania Francia Finlandia Danimarca Belgio Austria
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PRIMO PIANO
di
Giulio Del Ninno
Liberalizzazione e mercato elettrico
Produttori e fornitori di energia stanno investendo massicciamente per il futuro, ma l’attuale deregulation è troppo timida lato offerta e non incentiva benefici concreti. Lo squilibrio tra domanda ed offerta ha fatto impennare i prezzi dell’energia d’importazione riducendo lo sconto per le imprese energivore rispetto ai prezzi del mercato vincolato. Eliminiamo le soglie di consumo per l’ingresso al mercato libero
Il mercato aguzza l’ingegno…se è vero mercato
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elementi | Maggio / Luglio 2001
L’obiettivo di fondo della liberalizzazione del mercato era e rimane valido: in un vero quadro competitivo, produttori e fornitori di energia dovrebbero essere stimolati a ricercare la massima efficienza attraverso le migliori tecnologie e a contendersi la clientela offrendo servizi accurati ed innovativi. Efficienza significa anche, e prima di tutto, risparmio di energia primaria, di cui l’Italia rimarrà pur sempre importatrice netta, con evidenti vantaggi anche per l’ambiente. Noi, come produttori, stiamo concretamente sperimentando che “il mercato aguzza l’ingegno”. Per esempio, la nuova centrale Edison di Terni, la prima in Italia interamente costruita da greenfield per il mercato libero, entrata in marcia a fine 2000, è in assoluto tra le prime in Italia per rendimento, con il 54% elettrico e oltre il 64% in assetto cogenerativo. Inoltre l’impianto cede in continuo il vapore cogenerato e altri fluidi di processo (acqua, aria compressa) agli stabilimenti del polo chimico che la ospita. Quindi: massimo rendimento, massimo risparmio di energia primaria. Anche dal punto di vista ambientale si tratta di un impianto “eccellente”, con emissioni di Nox contenute al di sotto dei 50 milligrammi per normal metro cubo, un livello bassissimo. Oltre a ciò, abbiamo iniziato a investire seriamente nella formazione di nuove figure professionali, in ambito tecnico e commerciale, e per modernizzare i sistemi di relazione con la clientela, ad esempio attraverso la creazione di un nuovo sistema di Customer Relationship Management supportato dalle nuove tecnologie. Insomma, produttori e fornitori di energia stanno investendo massicciamente per il futuro.
Sul quadro normativo, a quasi due anni dal decreto Bersani, va riconosciuto che Governo e Parlamento hanno saputo far procedere la liberalizzazione sul lato della domanda con sufficiente rispetto delle tabelle di marcia prefissate, non così il quadro applicativo, che procede con lentezza. Sul lato dell’offerta, l’esperienza dei primi due anni di mercato libero dimostra che l’attuale deregulation è troppo timida per produrre benefici concreti. Non si può dire che sia già innescato il circolo virtuoso che ci si attendeva e che ancora si attende, capace di far calare i prezzi, migliorare la qualità dei servizi al consumatore, e ridurre la bolletta energetica del Paese. Anzi. Il 2000 ha visto i consumi elettrici nazionali crescere oltre il 4,1%. Proporzionalmente, è cresciuta meno (+3,9%) la produzione nazionale, mentre le importazioni sono cresciute del 5,6%, trainate proprio dalla domanda di energia “libera”. Quindi, in mancanza di adeguata produzione nazionale dedicata, la dinamica dei prezzi sul mercato libero si è avviata al rialzo invece che al ribasso. Lo squilibrio tra domanda e offerta ha fatto impennare i prezzi dell’energia d’importazione, riducendo in maniera significativa lo “sconto” che le imprese energivore si attendono rispetto ai prezzi del mercato vincolato. Complice anche il costante rialzo dei prezzi petroliferi, ma sarebbe miope limitarsi ad apprezzare gli eccellenti risultati economici realizzati lo scorso anno dalle imprese energetiche senza riflettere sul clima di incertezza che può generare tra i consumatori una liberalizzazione che fa crescere i prezzi. La liberalizzazione ha fatto i primi passi, ma deve fare ancora molta strada. Sul lato della domanda, il progressivo abbassamento delle soglie di consumo per poter accedere al mercato elettrico
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Gulio Del Ninno
Disponibilità di Energia Elettrica Milioni di kWh 26.480
27000 24000
20.875
20.953 265
5.271
3.135
3.263
3.412
21000 18000
(+26%)
(+5%)
15000 (+2%)
12000 9000 6000 3000 0
17.740
17.425
1998
1999
17.797
2000
Termo Idro+Eolico Import e acquisti spot Fonte: EDISON
Vendite di Energia Elettrica Milioni di kWh 20.875 100%
20.953
35
26.480
780
763
90% 80% 6.796
2.255
50% 40%
12.689 1.456
30% 20% 10% 0
11.466
1998
10.981
1999
Riconc. Gestore rete Consorzi autopr.
11.026
2000
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6.592
2.270
|
70% 60%
elementi
liberalizzato e la possibilità per le imprese di creare consorzi di consumo sono stati una apertura notevole. Bisognerebbe però arrivare a eliminare qualsiasi soglia di ingresso, anche perché la stessa cosa è prevista per il gas e sarebbe opportuno che il consumatore potesse avere per tutto il settore dell’energia il vantaggio di riduzione dei prezzi che deriva dalla concorrenza. E sul lato dell’offerta da tempo ripetiamo con vigore che occorre fare di più: anzitutto accelerare la vendita delle tre Genco dell’ENEL. Inoltre rendere rapidamente operativo il cosiddetto “decreto sbloccacentrali", che semplificherà la procedura di autorizzazione per costruire nuovi impianti. Infine realizzare la Borsa dell’energia, per la quale ci stiamo preparando intensamente, e che se tutto va bene partirà a gennaio del 2002. Questo ritardo potrebbe anche non essere così dannoso, se entro la partenza della Borsa le tre Genco fossero già state dismesse. Ciò consentirebbe alla Borsa di partire con una quantità di energia - e di operatori – più adeguata alla creazione di un vero mercato, liberando le spinte all’efficienza del sistema che restano l’obiettivo principale della riforma. e
Municipalizzate Clienti ind.li/liberi Eccedentaria Dedicata a CIP 6
Fonte: EDISON Pagina
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PUNTI
D I V I S TA
Un caffé con…
Franco Debenedetti
Situazioni simili, ma anche molte differenze. Chi opera nel mercato decida sulla base delle informazioni che giungono da questo. La Rete, tra Enel e GRTN? Una questione barocca. Ritarda la liberalizzazione.
La California non fa paura, ma attenzione a far bene le cose di Romolo Paradiso
Allora senatore, "non più sognando California?". Né sogni né incubi. Anzi il caso California ci può servire per andare avanti nella strada della liberalizzazione, imparando dagli sbagli altrui. Eppure somiglianze con il Paese americano ce ne sono. C'è una comune "dimensione" elettrica: la domanda annua californiana, è di circa 230 TWh, quella italiana di 270 TWh. In California, come da noi, è stato costituito un gestore della rete, l'ISO, lasciando la proprietà di quest'ultima alle utilities. Nonostante la liberalizzazione i clienti delle utilities hanno conservato tariffe regolate e a prezzo fisso. Da noi i clienti vincolati continueranno ad essere sottoposti a tariffe fissate dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, anche se con una parte indicizzata all'andamento dei prezzi dei carburanti.
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elementi | Maggio / Luglio 2001
“
In California non c’era mercato elettrico: i prezzi al consumo erano bloccati. In questo modo si è impedito il funzionamento del sistema dei prezzi, si è bloccata la sua funzione di segnalare che cosa sta succedendo. Questa è la causa sistemica. Poi il disastro è stato innescato, come sempre, dal sommarsi di una serie di fatti scatenanti. Un’estate calda che ha aumentato il consumo di energia; manutenzioni e chiusura di impianti perché si erano superati i limiti annuali di emissioni nell’atmosfera; difficoltà di rifornirsi oltre i confini In California non c’era mercato elettrico: i prezzi al dello stato per le opposizioni alle consumo erano bloccati. In questo modo si è impedito il costruzioni di nuovi elettrodotti. funzionamento del sistema dei prezzi, si è bloccata la sua Nel segmento di mercato funzione di segnalare che cosa sta succedendo liberalizzato, quello della generazione, un aumento di domanda con un’offerta rigidamente bloccata ha fatto andare i prezzi alle stelle. Nel segmento non liberalizzato, invece, i prezzi erano bloccati: le imprese che acquistavano l’energia sul mercato a prezzi crescenti e la vendevano a prezzi bloccati sono fallite. Se invece si fosse lasciato che si formasse il mercato anche nella distribuzione, e che quindi potesse funzionare il sistema dei prezzi, i consumatori si sarebbero accorti di che cosa stava succedendo, e anche le difficoltà politiche ad un aumento della produzione si sarebbero potute superare. Da noi non è così, naturalmente a patto che l’Autorità sappia resistere e opporsi alle pressioni per differenziare i prezzi e far pagare per esempio agli utenti industriali una quota più elevata dell’aumento del prezzo del petrolio. Sarebbe una strada che porterebbe al ritorno ai prezzi amministrati. E poi California e Italia hanno anche delle diversità in campo elettrico e ambientale.
”
PUNTI
D I V I S TA
Franco Debenedetti
Si riferisce alla penuria californiana di capacità fisica di offerta elettrica?
”
Poi c'è la questione delle emissioni inquinanti. In California il programma di controllo obbliga gli impianti a smettere di produrre quando hanno esaurito i loro permessi di emissione annuale. Sicuramente. In Italia i vincoli ambientali ci sono , ma sono diversi. Intervengono più a monte, per ora non con blocchi a valle.
“ ” regolerà da solo
Quindi lei sostiene che se i segnali che arrivano agli attori del mercato elettrico sono distorti, o giungono in ritardo di anni, com’è capitato in California, per rimediare ci vogliono azioni da economia di guerra.
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Tutt'altro. I confini ci sono eccome. Bisogna innanzi tutto far funzionare bene le cose. I prezzi, per esempio, devono riflettere i costi e le tariffe sussidiate devono essere ridotte al minimo. Piuttosto sussidiamo gli utenti invece delle tariffe. Le distorsioni dei prezzi prima o poi si pagano. Perché i comportamenti degli imprenditori che investono e dei consumatori che consumano dipendono dai prezzi. Allora è opportuno che tutti gli operatori di mercato, compresi i regolatori e il potere politico, decidano in base alle informazioni che arrivano dal mercato. Ciò è tanto più necessario nel caso dell'energia elettrica perché in questo settore il tempo di reazione ai cambiamenti è lungo. Per Creiamo presto il mercato. costruire un nuovo impianto, ad esempio, Poi questo si occorrono dai 5 anni in su.
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Il suo è dunque un ottimismo senza barriere?
elementi
“
Certo. Questa in Italia, almeno per ora, non c'è. Se si prende come riferimento il 1999, il picco di domanda in California è stato di 45.600 MW a fronte d'una potenza installata di circa 52.000 MW, con un margine di riserva esiguo. In Italia, se non ricordo male, il picco di domanda è stato di 48.000 MW, ma la potenza installata supera 72.000 MW. Inoltre non I prezzi devono riflettere i costi e le tariffe abbiamo da temere aumenti immediati di Pil tali sussidiate essere ridotte al minimo. da far pensare che in breve tempo questo Le distorsioni dei prezzi si pagano cuscinetto di riserva sia annullato.
Esatto. Da segnali distorti derivano azioni distorte. Per evitare da un lato il caso California e avviare dall'altro la liberalizzazione del settore elettrico, cosa ancora occorre fare? Occorre non solo avviare la liberalizzazione, ma portarla a compimento. E quindi creare concorrenza, e quindi diminuire la posizione dominante di Enel, andando se necessario oltre la vendita delle Genco, che peraltro è ancora da effettuare. E rendendo la costruzione di nuove centrali e l’ammodernamento delle vecchie meno un percorso ad ostacoli.
segue
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PUNTI
D I V I S TA
Franco Debenedetti
E la questione Rete elettrica? Proprietà all'Enel e gestione al GRTN? È una soluzione barocca. La divisione tra proprietà e gestione crea ritardi, quando gli ingranaggi sono complicati, basta un po’ di sabbia per incepparli. Invece bisogna cercare di accelerare, non di rallentare le decisioni, in questo caso su nuovi allacciamenti, su potenziamento delle linee! È sulla rete di trasmissione che fisicamente avviene l’incontro tra domanda e offerta, quello che il GRTN deve facilitare e gestire. Per questo è necessario che proprio sulla rete non si verifichino intoppi che ostacolino questo incontro. È stato detto che un insegnamento dalla crisi californiana sembra essere quello di non confondere liberalizzazione elettrica con consegna acritica del settore al mercato, certi della diminuzione dei prezzi, ma impostare un'attenta e intelligente politica di regolamentazione. Non sottoscrivo quest’affermazione. Prima di tutto deve funzionare il mercato. Abbiamo un soggetto preposto ad avviarne la formazione, che è l'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Non perdiamo di vista l’obbiettivo, anche se ora appare lontano. Se si riesce a fare funzionare il mercato, se questo non è falsato alla partenza dalla presenza di operatori dominanti che non si sono formati per forza propria ma perché eredi del monopolio, ci penserà il mercato a formare i prezzi, senza bisogno di alcuno che lo regoli. e Pagina
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La corsa dei prezzi Prezzi medi settimanali dell'elettricità in California nel 2000, $/MWh 700 600 500 400 300 200 100 0 1 gennaio
31 dicembre
L AVO R O
Lavorare in rete
“ ” Non si deve prevedere il futuro, ma favorirlo
Lo sviluppo di relazioni è motivato dall’obiettivo di acquisire risorse esterne e knowledge sulle caratteristiche dei prodotti, sui consumatori, sulle strategie di settore, sulle tendenze innovative. La rete di relazioni, in quanto caratterizzata dalla complementarietà e interdipendenza delle attività e delle risorse finanziarie, umane e conoscitive, richiede modalità di governo che possono essere di carattere contrattuale e gerarchico o consistere nel coordinamento reciproco e nella cooperazione. Il successo delle reti inter-organizzative richiede la fiducia reciproca e l’impegno nel soddisfare i referenti. Emergono, quindi, relazioni cooperative e interpersonali che si basano sulla volontà e capacità di investire sulla relazionalità. La collaborazione con una molteplicità di soggetti rappresenta una modalità strategica e organizzativa che consente alle imprese, così come alle istituzioni, di acquisire know-how, apprendere e cogliere i segnali di cambiamento e proporre modelli di organizzazione orientati all’innovazione. Emerge quindi un modello a rete in cui diverse unità autonome collaborano per produrre valore. L’innovazione è vista cioè come una co-innovazione, un comportamento innovativo esteso a tutti i soggetti e le organizzazioni in relazione tra loro. La possibilità di trarre beneficio dal lavorare e organizzarsi in rete è tuttavia una condizione necessaria, ma non sufficiente per l’innovazione. Le reti organizzative si manifestano, infatti, come modelli utilizzati per organizzare il processo di co-produzione e co-innovazione, ma che presuppongono relazioni cooperative e non conflittuali al fine della condivisione di risorse complementari. e
Maggio / Luglio 2001
Tra gli anni ‘70 e ‘80 si è assistito all’affermazione dei distretti industriali e all’emergere di modelli organizzativi a rete, che hanno contraddistinto il sistema economico italiano tanto da renderlo un modello di riferimento internazionale. Infatti, in contro tendenza alla secolare esistenza dell’impresa come unità singola e individuale e alle tradizionali modalità di crescita dimensionale, le imprese hanno iniziato a creare gruppi e reti. In alcune aree industriali l’impresa individuale autonoma ha iniziato a rivestire un ruolo minore rispetto a gruppi di imprese che utilizzavano la divisione del lavoro nel gruppo, assegnando a ogni unità risorse e attività specifiche. Si è verificato l’abbandono di un atteggiamento isolazionista e individualista e il passaggio a una cultura della collaborazione realizzata attraverso la creazione di rapporti di interazione produttiva. La sfida strategica si è basata sulla ricerca della differenziazione produttiva e competitiva così come sulla gestione integrata di business distinti. Rispetto al modello del mercato tradizionale, in cui i rapporti tra fornitori e committenti sono esclusivamente di carattere contrattuale, oggi l’analisi dei distretti industriali e delle reti organizzative evidenzia relazioni di dipendenza specifica e diretta tra imprese, relazioni di tipo sociale, legale, tecnologico, basate sullo sviluppo della conoscenza e sulla pianificazione strategica. Tali relazioni possono manifestarsi nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi, nel coordinamento della logistica, negli accordi su progetti speciali, in contratti di lungo termine, nell’interscambio di know-how. Quindi l’analisi delle reti organizzative non pone l’attenzione solo sui prodotti e sul mercato, ma anche sulla relazionalità tra aziende e individui.
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di Giusy Miccoli
[Antoine de Saint Exupéry]
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Il successo delle organizzazioni si basa sempre più sulla definizione di strategie di cooperazione tra individui e tra imprese. Lavorare in rete significa abbandonare atteggiamenti isolazionisti, individualisti e conflittuali. Questa è la sfida che ci aspetta per realizzare iniziative realmente innovative.
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M A NA G E M E N T
La comunicazione organizzativa
Nelle attuali strutture organizzative, decentrate e a rete la “comunicazione interna” è strategica per l’affermazione del nuovo modo di gestire le politiche operative.
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La libertà di pensare è una grande cosa, ma non è niente. La capacità di pensare, quella è tutto, se no è come andare in giro con l’ombrello e non piove
[Vittorio G. Rossi]
di Mauro De Vincentiis
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elementi | Maggio / Luglio 2001
Per i sociologi della comunicazione, tramontato il modello tayloristico, si va imponendo un modello gestionale basato sulla partecipazione e la motivazione di tutte le componenti del mondo economico e produttivo. In questo contesto assumono particolare rilevanza i processi di comunicazione all’interno delle imprese, soprattutto come elementi strategici della cultura della qualità e della customer satisfaction. Con la comunicazione interna si coinvolgono emotivamente i dipendenti e i collaboratori, si diffondono i valori, la missione e le strategie e si raccolgono tutti gli stimoli innovativi provenienti da soggetti che partecipano alla vita dell’impresa. Con la diffusione delle competenze comunicazionali i manager e i quadri intermedi sono in grado di gestire in modo proficuo i rapporti con i superiori e i collaboratori, di diffondere e raccogliere informazioni vitali per i processi produttivi e decisionali, di partecipare ai quelli di tipo cooperativo, che rappresentano una componente sempre più importante della vita delle moderne strutture organizzative. È solo con la comunicazione interna che si possono realizzare fino in fondo quei cambiamenti che rendono possibili il governo e l’affermazione del nuovo modo di fare impresa. Questa si realizza mediante il funzionamento di strutture organizzative di tipo organico, decentrate, multipolari, a rete, in grado di favorire l’innovazione, il cambiamento rapido delle strategie e delle politiche operative. Per Emanuele Invernizzi, autore di saggi in materia, le tradizionali definizioni della comunicazione che circolano in Italia sono spesso troppo legate a una operatività spicciola (“comunicazioni esterne”, “relazioni pubbliche” o “ufficio stampa”), che identificano campi di attività definiti più dai pubblici di riferimento che da una solida riflessione derivante dai bisogni maturati dall’evolversi delle organizzazioni complesse. Oppure sono troppo astratte, come quella di “comunicazione globale”, basata sulla giusta esigenza di ovviare alla frammentazione che le definizioni precedenti originano, ma che si limita a una generica petizione di principio, relativamente a una modalità operativa basata sulla integrazione dei diversi tipi di comunicazione. La stessa dizione di “comunicazione interna” potrebbe essere opportunamente modificata, in quanto è troppo legata all’identificazione di un pubblico specifico. Il suo contenuto si è ampliato fino a comprendere consistenti aspetti dello sviluppo e dell’innovazione organizzativa ed è destinato ad espandersi ulteriormente, perché la “comunicazione interna” assume direttamente una rilevanza strategica per il successo dell’impresa. Per questo, Invernizzi ritiene che la dizione “comunicazione interna” potrà essere inglobata, non appena i suoi contenuti verranno opportunamente ampliati, in quella di comunicazione organizzativa, largamente impiegata nella esperienza anglosassone, dove esiste una consolidata tradizione di collegare le iniziative di comunicazione all’evoluzione delle organizzazioni e delle attività correlate al loro sviluppo. e
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Filo di Nota di Alessandro Perini
“Who, where, when, what, why”: copiato dai Romani?
COMUNICARE ORGANIZZANDO di Giuditta Alessandrini Edizioni SEAM, pp. 256, L. 30.000
[Emil Cioran]
Nella prospettiva di un'organizzazione vista sempre più come sistema aperto, tende a scomparire la divergenza tra i processi di comunicazione esterna e quelli interni, in quanto anche i dipendenti possono e devono essere destinatari di linee di comunicazione finalizzate al miglioramento delle performances aziendali. La competenza comunicativa costituisce quindi un fondamentale fattore di innovazione, come componente di base e non accessoria della professionalità, come oggi è richiesto nell'ambito dell'organizzazione: questa è la tesi del saggio di Giuditta Alessandrini. Attraverso un percorso agile e documentato, il libro esplora gli spazi della comunicazione organizzativa (pubblici e strumenti), le variazioni tecnologiche e metodologiche con riferimento ai temi di sociologia organizzativa, con il supporto di case history. L'autrice insegna presso il Dipartimento di Scienze della Educazione della III° Università di Roma e nel corso di perfezionamento in Scienze della Comunicazione della "Sapienza" di Roma. Svolge anche attività di ricerca e formazione. MDV
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Dopo Cicerone, gli studi sulla retorica continuarono fino al primo Medio Evo. Furono i retori latini ad articolare la narratio (narrazione) in sette semplici domande che permettevano di descrivere un evento: quis, quid, ubi, cum, cur, quemadmodum, cum quibus adminiculis? (chi, che cosa, dove, quando, perché, come, con quali mezzi?). Era uno schema, economico e preciso, tipico del pragmatismo latino. Oggi lo si ricorda anche in Italia, soprattutto nelle scuole di giornalismo, ma… “riacquistato” e sintetizzato dagli americani nella regola delle “5 W”: who, where, when, what, why. e
Maggio / Luglio 2001
“ ” chi non soffre a causa della conoscenza, non ha conosciuto niente
• INVENTIO, la capacità di trovare argomenti veri o verosimili che rendano il discorso convincente; • DISPOSITIO, la strutturazione degli argomenti: indica l’ordine di ognuno: (esordio, narrazione, argomentazione, epilogo); • ELOCUTIO, l'uso delle parole e delle frasi compatibili con l’inventio; • MEMORIA, la tenace presenza nel pensiero degli argomenti, delle parole e della loro disposizione; • PRONUNTIATIO, la capacità di regolare la voce, l'aspetto, la gestualità.
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In una società in continua evoluzione e in cui le sfide della concorrenza non si vincono solo con tecnologie avanzate, ma soprattutto con l'attenzione alla qualità dei processi e alla migliore gestione delle risorse umane, la figura del capo deve modificarsi e specializzarsi nei rapporti interpersonali. Il capo è un coach. Il buon capo deve saper attivare con professionalità i processi di motivazione per portare i collaboratori a non dare per scontati i propri limiti né la superiorità dei “competitors”; in particolare deve combattere la pericolosa “sindrome dell'alibi”, un meccanismo di difesa che ogni gruppo e organizzazione utilizza per non mettersi in discussione e non prendere atto della necessità del cambiamento. Applicare al management le tecniche del coaching, nate nel mondo dello sport, è un metodo diffuso negli Stati Uniti. Il coach ha il compito di allenare l’individuo al constante miglioramento, aiutandolo a identificare i punti di forza e di debolezza. Il coaching lo si può intendere non solo come strumento per dirigere, ma lo si può ampliare al concetto di leadership. Scopo del coaching è dunque quello di sostenere i collaboratori e i team in modo che svolgano la loro attività con motivazione, responsabilità ed efficienza. Quali sono, dunque, le capacità e gli atteggiamenti per un coaching mirato agli obiettivi? Con quali metodi i capi possono diventare coach di successo? Suggerimenti concreti e tecniche collaudate a cambiare il modo di dirigere sono trattate in questo libro, scritto da tre esperti specializzati in consulenza, in organizzazione e nello sviluppo del personale e nelle human resources. Punti cardine del libro: la competenza di dirigere; i metodi del coaching sistemico; il coaching in situazioni difficili; la cultura del feedback. Il libro è completato da case history.
Nella Rhetorica ad Herennium, Cicerone descrive le cinque abilità richieste all'oratore:
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DA CAPO A COACH Dirigere nella new economy di Gerhard Lenz, Heiner Ellebracht, Gisela Osterhold. Ed. FRANCOANGELI, pp. 128, L. 26.000
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Buzzword
C O N T R O C O P E RT I NA
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Si pronuncia bàzzuord: si scrive buzzword. È una parola onomatopeica. Secondo le usanze, soprattutto aziendali, sono le parole di moda (quasi sempre anglosassoni) che tutti ripetono perché fanno trend. Molte delle parole qui deliverate sono buzzword, adottate soprattutto da giovani manager, uomini marketing, esperti di Human Resources/Organizat ion & Internal communication, guru di External Relations & Advertising, EVP (Executive Vice President) di Business Developement & Reengineering, Headhunters …
elementi | Maggio / Luglio 2001
Questo report è il feedback di espressioni raccolte in meeting, brainstorming, briefing, forum, coffee break, brainwashing …
Clickerati
Spamming / spam
In analogia con i digerati viene chiamata così la generazione di bambini nati a contatto con le nuove tecnologie, abituati a cliccare per trovare quello che vogliono su Internet e nei loro videogiochi preferiti. Il termine è stato introdotto da Idit Harel, creatrice di un sito Web per bambini.
“Prosciutto in scatola dal gusto discutibile”. È la spedizione massiccia e indiscriminata di messaggi di posta elettronica, in genere di tipo promozionale. “L’uso di questa parola deriva da un celebre sketch dei Monty Python, in cui questo prosciutto inscatolato diventava progressivamente il solo piatto presente nel menù.
Digerati
Wappario
L’élite digitale americana, intellettuali e imprenditori particolarmente avvezzi all’uso delle tecnologie, protagonisti del nuovo scenario culturale ed economico. Il termine è apparso per la prima volta in un articolo di John Markoff su Times (1996) e designa l’élite intellettuale, in possesso della conoscenza e dunque del potere.
Cyber-dizionario dedicato a frasi gergali, abbreviazioni numeriche e icone diffusesi a macchia d’olio tra gli utenti del Web e dei telefonini. "C6" (Ci sei)? "4ch" (Facciamo quattro chiacchiere)? "ho xso L" (Ho perso la linea). Si comincia così e poi via chattando. Nel dizionario si trovano le espressioni che compaiono più frequentemente in messaggi Sms, e-mail, chat, forum e newsgroup. Un mix originale di sintesi estrema e informalità. In questo linguaggio si trovano voci gergali e spiritose, "uappismi" dialettali ("Ndostai" per "Dove sei", "Kammafà" per "Che cosa si può fare?"). Voci stilate in presa diretta utilizzando le espressioni usate dalle comunità che comunicano attraverso il wap.
Geek È un fanatico del computer, che lo usa come mezzo di socializzazione. Nerd Assatanato della tecnologia. Lo stereotipo lo vuole bruttino e brufoloso, dall’aspetto complessivamente insano, ma geniale nell’usare i computer. “I nerd ottengono ciò che vogliono quando vogliono e danno in escandescenze se non hanno immediatamente quello che cercano. I nerd soffrono di un eccesso di concentrazione. Ma è per questa capacità che sono diventati così bravi ad elaborare codici". Netizen Contrazione di “net citizen” cittadino della Rete. Esistono alcune organizzazioni che si occupano della tutela dei diritti della cittadinanza elettronica. Sniffing Network sniffing, pratica di hacking che consiste nell’intercettazione di informazioni durante uno scambio via Rete. Lo sniffing, mira, ad esempio, a numeri di carte di credito o password e generalmente avviene nel passaggio dei dati da un nodo collocato nel tragitto fra il punto di partenza e quello di arrivo del messaggio.
Whiz kid Si usa per i giovani professionisti prodigio che sanno tutto. (“yuppie”). WYSIWYG È la sigla di “What You See Is What You Get” (ciò che vedi è ciò che avrai stampato). Indica i programmi informatici di trattamento testi che mostrano sullo schermo esattamente ciò che apparirà sul foglio stampato, compresi i neretti, i sottolineati, ed altro.