Elementi 10 - Febbraio - Aprile 2007

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Febbraio Aprile 2007

Elementi 10 Periodico del GSE AU GME

Pecoraro Scanio: fPiano Energetico e risposte efficienti per l’energia

Capezzone:

fPiù carbone, fonti rinnovabili e risparmio energetico

Cabras-Saglia: fFaccia a Faccia Obbligo diversificare le fonti

De Paoli:

fPiù mercato per i Certificati Verdi

Energia alternativa: fSpeciale Russia Longo:

fCertificare energia verde in modo snello e flessibile

Isolani: fL’AU un modello da difendere e replicare

Alda Merini:

fLa follia è più vera della vita


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fAnno 2007

fDirettore Responsabile Romolo Paradiso

n. 10

febbraio-aprile 2007

fCollaborazione redazionale Mauro De Vincentiis fComitato di redazione Romolo Paradiso, Natascia Falcucci, Claudia Momicchioli

A In copertina: fEditing Maria Pia Terrosi fProgetto Grafico Imaginali fFoto Fototeca Elementi

”Avventure di luce” (Olio su tela, di Piero Mascetti, 2005)

fHanno collaborato a questo numero: Edoardo Borriello; Paolo Bustaffa; Fausto Carioti; Valter Cirillo; C. Cor; Sibilla Di Renzo; Vittorio Esposito; Jacopo Giliberto; Gabriele Masini; Giusi Miccoli; Maria Pia Terrosi

fRedazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma

fUn particolare ringraziamento a: Livia Catena; Fiorella Fontana; Sandro Renzi

fRealizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl. Via Tiburtina, km 18.300. Setteville di Guidonia - Roma

fEditore GSE

GSE 00197 Roma - Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 068165 1 - Fax +39 0681654392 info@gsel.it - www.gsel.it

fDirettore Editoriale Fabrizio Tomada Chiuso in redazione nel mese di gennaio 2007 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 105/2001 del 15.03.2001

AU 00197 Roma - Guidubaldo Del Monte, 72 Tel. +39 0680131 - Fax +39 0680134191 info@acquirenteunico.it - www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet al sito

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www.gsel.it GME 00197 Roma - Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 0680121 - Fax +39 0681654392 info@mercatoelettrico.org - www.mercatoelettrico.org


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Carlo Andrea BollinoO OPresidente Gse

l ’E Diciamolo chiaramente, in un sistema energetico come quello italiano non si può più pensare di far rivestire un ruolo marginale all’energia alternativa.¶ Proprio perché la dipendenza dagli idrocarburi è così importante, occorre rafforzare la complementarietà fra fonti tradizionali e rinnovabili, accelerando la ricerca, l’utilizzo e lo sviluppo di queste ultime.¶ Accelerazione che può essere resa coerente con i dubbi a livello europeo sul successo della liberalizzazione del settore energetico che propositi, norme e indirizzi hanno cercato di ipotizzare da più di un decennio.¶ Dal prossimo 1° luglio sarà completata la liberalizzazione del settore elettrico lato domanda, ma sui processi per l’apertura dei mercati pesano ancora, oltre alle incompletezze nazionali che mantengono gli ex monopolisti in posizioni di privilegio anche per le infrastrutture da monopolio tecnico, lentezze e asimmetrie a livello europeo.¶ Voglio fare un paragone. Negli anni della fine della 2a guerra mondiale si progettava il nuovo Sistema Monetario Internazionale (quello che diventò nel 1944 il Sistema di Bretton Woods). Oggi in Europa occorre un nuovo sistema energetico sostenibile, per una concorrenza ben regolata e snella. Così tutti gli stati dell’Unione potrebbero meglio far fronte alle difficoltà che derivano da un uso politico dell’energia che, in un mercato chiuso, favorisce un aumento della tensione, alimentando un nazionalismo delle risorse già evidente all’interno dell’Ue.¶ La conseguenza è la mancanza di sicurezza del sistema energetico e l’impossibilità di salvaguardare gli interessi dei clienti domestici ed industriali.¶ Dunque non si può pensare ad una liberalizzazione funzionale ed efficace senza norme efficienti e opportune a livello nazionale ed europeo, che permettano la costituzione di

quel mercato comunitario che tutti auspicano, ma che in molti poi ostacolano.¶ E non si può pensare di non inglobare in questo contesto lo sviluppo della ricerca, un’adeguata differenziazione delle fonti, un impulso al risparmio energetico, un’attenzione all’ambiente e una decisa politica a favore dell’energia alternativa.¶ Sviluppare e incrementare la ricerca e l’uso di nuove tecnologie è un dovere di ogni Stato responsabile, consapevole che da questo nasce progresso, occupazione, crescita economica e sociale.¶ La diversificazione delle fonti va attuata anche attraverso una strategia geopolitica per individuare nuove direttrici di approvvigionamento dall’estero, per un sistema che non può prescindere dalla sicurezza.¶ Risparmiare energia è oggi un compito che attiene ad ogni cittadino. Ma ciò comporta la diffusione di una cultura capillare e convincente orientata in tal senso.¶ Avere a cuore il rispetto dell’ambiente è rispettare se stessi, la propria comunità e le generazioni future. È riconoscere la simbiosi di vita che sta nel rapporto tra uomo e natura.¶ Infine, l’energia alternativa, dalla quale non si può più prescindere, perché è su tale terreno che si vincerà la sfida energetica nel prossimo futuro, e per la quale occorre lavorare.¶ Il Governo ha fissato l’obiettivo del 22% di fonti rinnovabili al 2012. Ora siamo quasi al 18%. Occorre un ulteriore sforzo. I fondi per l’incentivazione dell’uso delle rinnovabili ed un’adeguata campagna di comunicazione pubblica sono gli strumenti per non mancare l’obiettivo.¶ fAh

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fElementi : Febbario/Aprile 2007

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Editoriale

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Sommario

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Editoriale:

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Il Punto:

f06 Primo pianog

“Piano Energetico e risposte efficienti per l’energia”:

f08

Intervista a Alfonso Pecoraro Scanio

“L’Italia dimostri coraggio: più carbone, fonti rinnovabili e risparmio energetico”:

f13

A colloquio con Daniele Capezzone

Faccia a Faccia:

f16

“Obbligo diversificare le fonti” Antonello Cabras / Stefano Saglia

Più mercato per i Certificati Verdi :

f19

Incontro con Luigi De Paoli

Biomasse, energia da “coltivare”:

Energia alternativag f21

Una fonte al microscopio

“Certificare energia verde in modo snello e flessibile:

f24

Il parere di Roberto Longo

Speciale Russia: Il gigante dell’energia che non crede (o quasi) nelle rinnovabili

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L’AU un modello da difendere e replicare:

Mercato vincolatog f29

Parla Pieraldo Isolani

Il business dell’efficienza energetica

Bibliotecag f31

Autonomia energetica Televisione e teatro in azienda L’organizzazione perfetta

Lo scherzo del fulmine

Un caffè con…Alda Merini:

Filo di nota f31

Comunicazioneg f32

“La follia è più vera della vita”

“Serve un mercato competitivo

Lavoro f37

e sostenibile”: Intervista a Tito Boeri

Ritornino i volti

“Arcobaleno di luce”

In punta di penna f38 La Copertina f39

g

di Piero Mascetti

Energia, letteratura e umanità “I tesori del sole”

Controcopertinag f40

fElementi : Febbario/Aprile 2007

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IL PUNTO di Jacopo Giliberto↵ Tra i regali più scambiati a Londra lo scorso Natale c’erano i crediti di carbonio. Impacchettati con la carta da regalo e il nastro rosso d’ordinanza. Ecco i certificati che comprovano il dono di alberi piantati. Ci sono prodotti “zero emission” (“zero emission” pure le merendine alla nocciola del supermercato). Oppure, c’è la carta di credito all’anidride carbonica – meglio, al carbon dioxyde, il biossido di carbonio come si usa nella nomenclatura chimica anglosassone. Con ogni acquisto, invece dei punti regalo, si vincono quote di ossigeno, ovviamente, non esigibili. Chi ha raccolto mille punti non ha diritto a una fiutata gratis di aria di montagna o a una visita a una centrale idroelettrica. Sono benefici difficili da percepire. Un po’ come la beneficenza all’Unicef. ¶ Questo tipo di programmi hanno nomi come CO2 Offset o Carbon Neutral. Ci sono fior di calcolatori dello spreco di energia e di emissione di anidride carbonica. Basta andare in indirizzi web come www.co2balance.com oppure www.climatecare.org per poter calcolare quanto “carbon dioxyde” produce ogni nostra attività, come una vacanza in Costa Brava o un viaggio in macchina a Basilea. Questo in Inghilterra e in altri Paesi. ¶ In Italia – paese leader nell’idroelettrico, che ha la più antica storia di geotermia, l’Italia baciata dal sole – in Italia, invece, questo costume virtuoso stenta a trovare seguaci. A molti, sembrano cose che l’immaginario collettivo più arretrato attribuisce alle figure degli “ambientalisti grigi”, quelli delle “zuppette di farro bioenergetico” e dei vestiti equi e solidali “di color pantegana”. ¶

06

Forse più del regalino di una verdissima quota di carbonio, in Italia piacciono le cose di modesta immagine e di molta efficacia. Il Gestore dei Servizi Elettrici con i Certificati Verdi, oppure il Gestore del Mercato Elettrico con i titoli di efficienza energetica e gli altri mercati “ecologici”, sono due esempi di efficacia notevole e di visibilità contenuta. ¶

“Il risparmio energetico? Un giacimento di 500mila tonnellate di greggio” Le fonti rinnovabili piacciono sì, ma come strumento di business. Piacciono meno quando si tratta di avere vicino a casa una piccola centrale ad acqua fluente, oppure il largo giro dei candidi “mulini a vento” sui crinali di montagna. ¶ Nel frattempo si sta scoprendo – e qui entra ancora la Borsa elettrica – che l’Italia ha un giacimento enorme di energia a costo bassissimo, più disponibile dell’energia rinnovabile e più pulita. Energia “zero emission”. Finora il giacimento sconosciuto ha fruttato in Italia 500mila tonnellate di greggio (nessuno sceicco e nessuna boriosa multinazionale petrolifera potranno mai metterci sopra le mani) pari a 1,36 milioni di tonnellate di anidride carbonica non emesse! Questo giacimento è il risparmio energetico, l’efficienza. ¶ Rispetto ad altri Paesi (basti pensare a Sua spreconità gli Usa), l’Italia ha già un’efficienza energetica altissima. Povera di materie prime, ha imparato a riciclare la carta e gli stracci, è leader nella rigenerazione della plastica e sa risparmiare energia. ¶


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Qualche confronto secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia. Ogni italiano consuma per i suoi bisogni e per i suoi vizi energia pari a 3,17 tonnellate di petrolio l’anno. A titolo di paragone, 3,17 tonnellate l’anno equivalenti al consumo pro capite dei libici. I turkmeni consumano di più. Come intensità energetica (cioè l’energia necessaria a produrre il Pil), l’Italia usa 188 tonnellate di petrolio per produrre un milione di euro. Per produrre la stessa quantità di ricchezza, gli Stati Uniti hanno bisogno di bruciare 337 tonnellate di petrolio. ¶ Per alzare l’efficienza energetica in un’automobilone statunitense ad alto consumo e modeste prestazioni, in una lavatrice ad asse verticale, in una villetta di legno con finestre a ghigliottina, basta una spesa modesta. Fare lo stesso lavoro in un’auto di media cilindrata e ad alte prestazioni, o in un condominio di cemento armato è più difficile: ogni chilowatt di energia risparmiato ha un costo più alto. Eppure, anche l’Italia efficiente ha ancora molto margine di risparmio di energia. ¶

“I danni delle lobby anti Kyoto” Dal gennaio 2005 l’Autorità dell’energia ha certificato risparmi per circa 500mila tonnellate equivalenti di petrolio. Si tratta dei consumi (non effettuati) di una città come Genova. Oppure, corrisponde alla produzione annua di una (evitata) centrale da 290 megawatt, quelle centrali oggetto di ricorsi al Tar perché gli abitanti non le vogliono. Sul mercato organizzato dal Gme o attraverso contratti bilaterali i distributori di energia (aziende elettriche e del gas) hanno già utilizzato 156mila tonnellate di petrolio sotto forma di “certificati bianchi” di efficienza energetica e altre 344mila tonnellate di petrolio risparmiato saranno usate in futuro per raggiungere gli obiettivi di risparmio indicati dall’Autorità. Le riduzioni nei consumi sono sempre avvenute attraverso comportamenti più razionali e soluzioni produttive più intelligenti - quali l’installazione di nuove apparecchiature o tecnologie efficienti - e, dunque, a parità di servizi energetici goduti dai consumatori finali (ad esempio: a parità di temperatura degli ambienti, grado di illuminazione, livelli produttivi). Le emissioni evitate grazie a questi risparmi danno un contributo fondamentale al Protocollo di Kyoto. ¶ Intanto c’è chi minimizza gli effetti del cambiamento del clima. La scomparsa sott’acqua di città come Venezia, il turismo alpino devastato dalla mancanza di neve, la perdita delle ricche colture, case e fabbriche distrutte dalle alluvioni sono il rischio sottovalutato dalle piccole lobby anti-Kyoto, dall’illusione di un piccolo profitto, dal menefreghismo becero. Agricoltori, imprese di turismo, piccole e medie aziende, uomini di cultura e soprattutto i cittadini dovranno chiedere a costoro, agli irridenti menefreghisti, il conto dei danni. fAh

07 Il punto

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Primo piano

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Intervista a

Alfonso Pecoraro ScanioO OMinistro dell’Ambiente e della tutela dell’ambiente

Piano energetico e risposte efficienti per l’energia Importante diversificare le fonti. Dare impulso all’energia alternativa. Rispettare gli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto e calibrare un programma energetico che tenga conto dei mutamenti climatici in atto. di Gabriele Masini↵ Da un paio d’anni a questa parte la questione dell’energia ha assunto un ruolo di primo piano all’interno del dibattito politico. I prezzi del petrolio alle stelle, la sicurezza degli approvvigionamenti di gas dalla Russia, il rispuntare della questione nucleare, gli sviluppi impetuosi delle fonti alternative, i residui para-monopolistici che ancora irretiscono un pieno sviluppo del settore, sia a livello italiano che europeo e mondiale, i problemi della liberalizzazione: sono tutte situazioni che si stagliano ormai sullo sfondo di una questione ambientale i cui rischi acquisiscono di giorno in giorno contorni più netti. Nel mese di ottobre il rapporto Stern, per quanto tuttora oggetto di dibattito, ha quantificato l’impatto economico dei cambiamenti climatici, evocando esplicitamente lo spettro di un nuovo ’29. Energia e ambiente costituiscono ormai un binomio inscindibile, sotto tutti i punti di vista: sia relativamente alle tematiche legate all’impatto ambientale delle fonti tradizionali, che al ruolo delle rinnovabili, rispetto alle quali lo Stato (e l’Unione Europea) sono chiamati a uno sforzo tutto nuovo di elaborazione strategica, nella promozione di una politica energetica che sia sostenibile dal punto di vista ecologico, economico e geopolitico. Con il cambio di guardia a Palazzo Chigi

08

la questione energetica ha assunto un’accentuata sfumatura ambientalista, della quale ne è un chiaro segnale la nomina di Alfonso Pecoraro Scanio al ministero dell’Ambiente. Sul cui tavolo sono transitati numerosi importanti provvedimenti in materia di energia: dal piano di allocazione delle quote di emissione di Co2 al nuovo decreto sul conto energia; dalla questione delle bonifiche ai provvedimenti di Via per le nuove centrali; dalle nuove norme sulle biomasse al piano di sviluppo dei terminali di rigassificazione del gas naturale. ¶ Ministro, con il petrolio a oltre 60 dollari il barile e il pericolo sempre imminente di una crisi degli approvvigionamenti di gas dalla Russia, si fa più urgente la necessità di definire una nuova politica energetica, che tenga conto, insieme, degli aspetti ambientali, economici e geopolitici. Una politica, insomma, che non si fermi al breve-medio periodo ma guardi più avanti, come si conviene ad una nazione che vuole stare al passo coi tempi e con le necessità dell’economia e del mercato. Quale ruolo e quale piattaforma potrà avere la Conferenza nazionale sull’energia da lei invocata più volte negli ultimi mesi? g Una prospettiva di lungo medio periodo è prevista già nel Programma dell’Unione in cui sono indicate, per l’Energia, misure relative all’efficienza energetica, alla cogenerazione diffusa e al raddoppio, nel periodo dell’intera legislatura, della quota delle rinnovabili per la produzione di energia elettrica. La Conferenza nazionale sull’energia, che


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Produzione lorda degli impianti da fonti rinnovabili

GWh

2001

2002

2003

2004

2005

2006*

% ‘06/’05

Quota % 2006

Idrica

. . . .46.810 . . .39.519 . . . 36.674 . . . 42.744 . . . 36.067 . . . 36.650 . . . . . . 1,6 . . . . . 70,3

Biomasse e rifiuti

. . . . .2.587 . . . .3.423 . . . . 4.493 . . . . 5.637 . . . . 6.155 . . . . 6.720 . . . . . . 9,2 . . . . . 12,9

Geotermica

. . . . .4.507 . . . .4.662 . . . . 5.341 . . . . 5.437 . . . . 5.325 . . . . 5.527 . . . . . . 3,8 . . . . . 10,6

Eolica

. . . . .1.179 . . . .1.404 . . . . 1.458 . . . . 1.847 . . . . . 2.34 . . . . 3.210 . . . . . 37,0 . . . . . . 6,2

Solare

. . . . . . . .17 . . . . . . .19 . . . . . . . 23 . . . . . . . 27 . . . . . . . 31 . . . . . . . 35 . . . . . 12,9 . . . . . . 0,1

Totale

. . . .55.099 . . .49.027 . . . 47.989 . . . 55.693 . . . 49.920 . . . 52.142 . . . . . . 4,5 . . . . 100,0

Elaborazione GSE su dati provvisori TERNA

si terrà in marzo, analizzerà il settore energetico con un diretto e continuo riferimento alle questioni ambientali, partendo da un attento esame del reale fabbisogno energetico nazionale, nella logica di trovare soluzioni che vadano nella direzione del risparmio e dell’efficienza. In un secondo momento, si dovrà verificare come e in che quantità le rinnovabili potranno giocare il ruolo di fonti pulite. E poi, bisognerà fare una scelta sull’utilizzo dei combustibili fossili tenendo in considerazione gli impegni assunti a livello internazionale con il Protocollo di Kyoto e quanto sostenuto da buona parte dei Paesi europei in occasione della Conferenza di Nairobi, quando si sono imposti target di riduzione delle emissioni di anidride carbonica molto più severi, del 30% entro il 2020. Anche se gli accordi presi a Nairobi, benché importanti, non rappresentano la soluzione definitiva ai cambiamenti climatici: tant’è vero che alcuni governi hanno riconosciuto anche la necessità di ridurre le emissioni globali del 50% per il 2050. ¶

“Serve un Piano energetico” Sicurezza degli approvvigionamenti, prezzi internazionali che continuano a salire, veti locali: il bisogno di una nuova politica energetica sembra ormai chiaro a molti. Che significato può avere l’elaborazione di un nuovo Piano energetico? g Un nuovo Piano energetico è sicuramente auspicabile, ma non è sufficiente a risanare l’emergenza che vive il nostro Paese. Servono anche risposte efficienti, per ottenere risultati a breve termine. Abbiamo predisposto, pertanto, una cabina di regia che prenderà decisioni in materia di sviluppo energetico e che si è già riunita per stabilire le linee-guida per definire l’ammontare necessario di gas, la localizzazione e la costruzione dei rigassificatori in Italia. Inoltre, l’auspicata Conferenza Nazionale sull’energia e l’ambiente di marzo dovrà portare ad un confronto pubblico e costruttivo sugli scenari energetici del nostro Paese. ¶ Alzando lo sguardo al livello europeo, il blackout del novembre scorso ha messo in luce l’alto grado di interconnessione delle reti elettriche, cui, probabilmente, non corrisponde un adeguato livello di coordinamento tra i soggetti nazionali coinvolti. Può essere utile, in questo senso, un’Autorità europea per fornire regole comuni in tutto il Continente? E non pensa che possa essere utile anche la costituzione di un Gestore di rete europeo che coordini le azioni sulla rete interconnessa e solleciti il miglioramento e lo sviluppo della stessa? g In Europa stiamo arrivando, anche grazie all’operato dei Verdi europei, a delle conclusioni condivise e condivisibili. Il 14 dicembre, in occasione dell’adozione della relazione Morgan sulla strategia energetica della UE,

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presentata alla Commissione europea a gennaio 2006 il Parlamento europeo ha detto chiaramente che alla base della politica energetica dovrà esserci il mutato cambiamento climatico e che nella revisione della strategia energetica comunitaria la priorità va alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Il rapporto chiede una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 30% entro il 2020, cosa che consentirebbe all’Unione Europea di porsi alla guida della lotta internazionale contro il cambiamento climatico. Inoltre, si mira ad una maggiore diversificazione tra le fonti energetiche e a ridurre i consumi del 20% entro il 2020 con interventi di risparmio ed efficienza. In base a questo rapporto, inoltre, la Commissione europea dovrà proporre un quadro schematico di sostegno per le fonti rinnovabili nell’ambito di una più ampia “road map” di tali energie. Alla Commissione si chiede anche di fissare obiettivi settoriali vincolanti, per raggiungere il 25% di produzione elettrica da rinnovabili entro il 2020. Nella situazione attuale, la costituzione di un “Gestore unico”, seppur utile non corrisponde all’obiettivo che ci prefiggiamo, che è quello della produzione energetica e del suo consumo all’interno dello stesso ambito territoriale. Non un unico mercato ed una rete a livello europeo, dunque, ma la creazione di distretti energetici autosufficienti. ¶ L’Europa è da sempre in primo piano nella promozione delle fonti rinnovabili di energia. La Germania e, più recentemente, la Spagna, costituiscono due modelli a livello mondiale in questo senso. In Italia si è sviluppato soprattutto l’eolico. Quali sono le prospettive per questa fonte? Quali i vantaggi e gli svantaggi di una tecnologia che, nel nostro Paese, ha visto anche il crearsi di spaccature tra diverse anime del movimento ambientalista? g L’eolico è oggi una delle fonti rinnovabili più discusse ma anche con grandi margini di sviluppo sul territorio italiano e sull’off-shore. Inoltre, le nuove tecnologie hanno attirato l’attenzione di numerosi investitori, perché i guadagni sono alti e non c’è bisogno di incentivi statali. Proprio al Ministero dell’Ambiente si è svolto un incontro tra i responsabili dei Ministeri Sviluppo e Beni Culturali, per definire le linee-guida nazionali per lo sviluppo dell’eolico sul territorio nazionale. Ma oltre a ciò ritengo sia necessaria un’iniziativa di comunicazione e informazione, oltre che di coinvolgimento degli enti locali e l’individuazione di tutti gli interventi che possono ridurre al minimo i possibili impatti paesaggistici e ambientali di questa tecnologia.

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“Nuovo conto energia per sviluppo fotovoltaico” Tra le fonti rinnovabili un ruolo di primo piano, per le potenzialità di sviluppo, spetta al fotovoltaico. L’estate scorsa ha visto la luce la Commissione nazionale per l’energia solare. Quali sono le difficoltà, anche di ordine burocratico, che deve affrontare chi vuole investire in questa fonte nel nostro Paese? g Anche in questo caso sia col Programma dell’Unione, sia con la Finanziaria, abbiamo assunto un impegno ambizioso prevedendo la possibilità di arrivare a un 25% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2011. Come Ministero dell’Ambiente, e in accordo con il Ministero dello Sviluppo, stiamo predisponendo il nuovo decreto di Conto Energia, che segnerà la svolta definitiva per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia, eliminando molti vincoli burocratici che hanno reso difficile la possibilità di usufruire di incentivi. Inoltre, abbiamo creato una Commissione all’interno del Ministero, la CNES (Commissione nazionale per l’energia solare), con l’obiettivo di individuare nuovi strumenti per incrementare la diffusione delle tecnologie solari, sia termica che fotovoltaica. La Commissione predisporrà innanzitutto uno rapporto per definire il potenziale del solare. Poi, individuerà le migliori soluzioni legislative per rimuovere gli ostacoli per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal governo. Una particolare attenzione, infine, sarà destinata all’analisi delle innovazioni tecnologiche, ma anche all’individuazione di provvedimenti che diano slancio all’industria italiana nel settore. Anche in Finanziaria abbiamo introdotto molte voci che dovranno dare un forte impulso alle fonti energetiche pulite, come l'obbligo di introduzione nei regolamenti edilizi comunali dell'installazione di pannelli fotovoltaici per gli edifici di nuova costruzione, la soppressione

dell'art.25 sulle opere di compensazione, ossia i fondi destinati ai comuni che ospitano centrali termoelettriche o rigassificatori, 400 milioni di euro in quattro anni che verranno destinati alla riduzione delle bollette per i cittadini di aree disagiate e per provvedimenti di efficienza energetica. Inoltre, è prevista una dotazione di 45 milioni di euro a sostegno della nuova edilizia attenta all'efficienza energetica, per la quale sono previste anche detrazioni fiscali del 55%, fino a un massimo di 100.000 euro, per le opere di riqualificazione energetica. Infine, nel fondo di rotazione previsto in Finanziaria per un ammontare di 600 milioni di euro in tre anni per il rispetto del Protocollo di Kyoto e la lotta ai cambiamenti climatici, sono inserite delle voci per incentivare la diffusione di microimpianti per la produzione di energia. ¶ Con il nuovo “Conto Energia” il settore spera finalmente di poter decollare. Come saranno i nuovi incentivi, tra tetti annuali, livello delle tariffe e procedure di assegnazione? g Possiamo certamente affermare che non è corretto parlare di “tetto”, perché non è un limite massimo, ma solo un obiettivo che potrà essere ulteriormente aggiornato. Le tariffe sono state ritoccate, avvantaggiando gli impianti costruiti sugli edifici civili e dimensionati alle reali esigenze di consumo diretto. ¶ Quali sono i possibili sviluppi per il progetto Rubbia sul solare ad alta pressione? g Il progetto di Rubbia, ormai, ha trovato nel territorio spagnolo la possibilità di svilupparsi e arrivare ad una concreta realizzazione. Come Ministero, stiamo valutando la possibilità di realizzare progetti simili, anche se in scala minore sul nostro territorio. ¶

“Il Cip6 non ha futuro” Parlando di rinnovabili non possiamo non toccare il delicatissimo tasto delle assimilate: Cip6, rifiuti, ecc... g È oramai evidente che i Cip6 destinati alle cosiddette fonti assimilate non hanno futuro.

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Ritengo che aver esteso il contributo alle rinnovabili anche alle fonti assimilate sia stata una delle più grandi truffe portate avanti ai danni dei cittadini, che per anni hanno pagato, attraverso la tariffa A3 nelle bollette elettriche, incentivi a produzioni energetiche di fatto inquinanti. Anche questo è stato uno dei principali limiti allo sviluppo delle rinnovabili. Ora possiamo e dobbiamo garantire che i contributi vengano destinati solo alle rinnovabili vere e pulite. Infatti gli incentivi andranno unicamente agli impianti già autorizzati e in esercizio. Con possibili deleghe da valutare caso per caso. Questo mette la parola fine ad un sistema assolutamente inaccettabile. fAh

Potenza efficiente lorda degli impianti da fonte rinnovabile in Italia al 31 dicembre 2005 n°

2004 kW

kW

% ’05/’04

Idrica

2.021

17.055.630

2.055

17.325.767

1,6

0_1

1.134

413.034

1.157

419.418

1,5

1 _ 10

593

1.951.470

605

1.986.114

1,8

> 10

294

14.691.126

293

14.920.235

1,6

Eolica

120 _

1.131.485

1.638.955

44,8

31.000

148 _

34.000

9,7

Geotermica

31

681.000

31

711.000

4,4

**Biomasse e rifiuti

267

1.191.751

277

1.199.773

0,7

SOLIDI

94

923.848

98

915.900

-0,9

rifiuti solidi urbani

53

511.228

55

526.500

3,0

da colture e altri rifiuti agro-industriali

41

412.620

43

389.400

-5,6

BIOGAS

173

267.903

180

283.873

6,0

da discariche

148

229.623

150

236.833

3,1

da fanghi

4

3.512

5

4.714

34,2

da deiezioni animali

13

3.973

14

6.843

72,2

da colture e altri rifiuti agro-industriali

8

30.795

9

35.483

15,2

Totale

2.439

20.090.866

2.512

20.909.495

4,1

(MW)

*Solare

2005

* Compresi i tetti Fotovoltaici (dati Enea) ** Per gli impianti in cocombustione la potenza considerata è pari ad una quota della potenza dell’impianto calcolata in base alla produzione reallizzata dalle biomasse e rifiuti rispetto a quella totale.

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A colloquio con

Daniele CapezzoneO OPresidente Commissione attività produttive della Camera dei deputati

L’Italia dimostri coraggio: più carbone, fonti rinnovabili e risparmio energetico Uscire dalle logiche pauperistiche e catastrofiche che frenano lo sviluppo del settore energetico. Il carbone ci può rendere meno “strangolati” del petrolio e del gas per via dei molti fornitori. Ma occorre un controllo serio e non demagogico sulle emissioni dei fumi. Il Gas? Un errore strategico la sua scelta. Ha creato un problema geopolitico e geostrategico che condizionerà tutto questo secolo. La sfida è quella lanciata dalle autocrazie, dai regimi dittatoriali e paramilitari che tengono banco nella decisiva partita energetica. Con Putin bisogna parlare, ma a testa alta e senza soggezioni, evitando la paura indotta da una forte dipendenza di materie prime importate dalla sua nazione. di Edoardo Borriello↵

Occorre rimettere in agenda il tema "energia e democrazia". Lo sostiene Daniele Capezzone, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera e sino al novembre scorso segretario dei Radicali Italiani, carica che ha ricoperto per oltre cinque anni. A suo avviso l'Italia ha commesso un errore fatale, accettando in questi anni una notevole dipendenza dalle forniture di gas per il proprio fabbisogno energetico. In questo campo, invece, l'Italia deve giocare tutte le carte, soprattutto quelle del carbone e delle fonti rinnovabili.

Presidente Capezzone, lei ha detto che il tema energia non può essere scorporato da “democrazia”. Perché? g C’è un grande problema geopolitico e geostrategico, che occuperà tutto questo secolo. Nessuno è così sciocco da ritenere che con Putin non si debba parlare: al contrario, bisogna parlargli e molto, ma a testa alta. Sapendo, come ha scritto il Wall Street Journal, che il leader russo sta usando gas e petrolio “come un tempo Mosca usava i carri armati”. E, si badi, non si tratta tanto e solo dell’accordo con l’algerina Sonatrach, ma di un’operazione ben più ambiziosa, che vede Putin al centro della costruzione di un nuovo “polo” sullo scacchiere globale, grazie agli accordi realizzati con Iran, Cina e -su un altro piano- con il Venezuela. Occorre, pertanto, rimettere in agenda il tema “energia e democrazia”: sapendo che la sfida è quella lanciata da autocrazie e regimi paradittatoriali o comunque non democratici, che sono oggi, e in prospettiva lo saranno sempre più, quelli che tengono banco nella partita energetica. ¶ Indubbiamente siamo troppo gas dipendenti, con tutti i rischi che questo comporta. Ma per quanto lo saremo ancora? g A mio avviso, l’Italia ha commesso, in questi anni, un errore fatale, scegliendo, più o meno consapevolmente, la via di una pressoché totale dipendenza dal gas (nel nostro Paese il 62% della generazione elettrica dipende dal gas), e consegnandosi così mani e piedi- ai due grandi fornitori (Russia e Algeria, e solo in quota minore la Libia), che con un’operazione di cartello

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Rapporto percentuale tra Produzione rinnovabile / Produzione totale in Italia dal 1994 al 2005 2005

16,4

2004

18,4

2003

16,3

2002

17,2

2001

19,7

2000

18,6

1999

19,6

1998

18,1

1997

18,5

1996

19,0

1995

17,2

1994

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20,9

5

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20 Fonte: GSE

si sono naturalmente affrettati ad accordarsi tra loro. E non più gloriosa, in prospettiva, rischia di essere la sorte dell’Europa, che, secondo le previsioni, vedrà raddoppiare nei prossimi anni il proprio fabbisogno di gas, anche in questo caso avendo firmato la propria dipendenza, a quel punto non solo energetica, dal “sistema Putin”. ¶ C’è un problema rigassificatori. Servono, ma quanti veramente, e come superare le opposizioni che vengono dagli enti locali? g Servono, ed è una delle carte, sottolineo "una delle carte" da mettere in campo. In questi casi occorre un po’ di coraggio: in tutto il mondo, dal Giappone alla Spagna, si costruiscono i rigassificatori, senza incidenti e senza il caos che qui in Italia si crea ogni volta che bisogna realizzare qualcosa. Si tratta di impianti sicuri, che ci consentirebbero di essere più liberi e tranquilli nell’approvvigionamento energetico. Naturalmente, occorre un’accurata vigilanza sulla qualità dei progetti. Ma da qui a fare le barricate contro, ce ne corre. ¶ La diversificazione delle fonti energetiche è indubbiamente una necessità. Ma come farla? g Senza dubbio la parola chiave è proprio “diversificazione”. E, come dicevo, dobbiamo giocare tutte le carte. Occorre adottare misure che ci rendano meno “dipendenti” dal gas: e se è sconsigliabile e/o poco realistica la carta nucleare (per il problema delle scorie; per i 10-12 anni di tempo che sarebbero necessari per ritagliarci un ruolo significativo; e anche per i costi “politici” di polemiche e contestazioni che l’operazione comporterebbe), appare invece da giocare la carta del carbone, senza sottovalutare il problema delle emissioni, che può essere affrontato in modo ragionevole; e, soprattutto, considerando che nel mondo ci sono una cinquantina

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di paesi fornitori, e quindi difficilmente potremmo esserne “strangolati”. Così come non va trascurata la via, anch’essa importante, delle fonti rinnovabili. Lo ripeto: un Paese saggio tenterebbe in tutte queste direzioni. Senza trascurare, infine, il risparmio energetico, che può avere una grande valenza. ¶ Ecco, il risparmio energetico è un altro strumento da tenere presente. Ma attraverso quali azioni agire per riuscire a risparmiare il 2% annuo di energia inquinante? g Io non credo che sia molto efficace dire: “occorre cambiare il nostro stile di vita, dobbiamo entrare in un’era di austerità”. Secondo me il messaggio da dare è un altro. Senza cambiare il nostro stile di vita, ma semplicemente attraverso alcuni accorgimenti di buon senso, possiamo arrivare ad un risparmio energetico del 15-20%. Questa è la mia valutazione. Basterebbe un “decalogo”, con l’indicazione di comportamenti utili per centrare un risultato significativo. ¶

Produzione lorda rinnovabile nei paesi EU15 nel 2005 (UE15 = 409,5 TWh) Svezia

88,2

Germania

61,3

Francia

56,2

Italia

49,8

Spagna

42,8

Austria

39,8

Finlandia

23,0

Regno Unito

14,7

Portogallo

8,8

Paesi Bassi

6,9

Danimarca

6,6

Grecia Belgio Irlanda

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6,3 2,1 1,7

Lussemburgo 0,5

%0

10

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30

40

50

60

70

80

90

Fonte: Elaborazione GSE su fonte Enerdata Euroelectric

Finora è mancata una vera e propria informazione dell'opinione pubblica. Una opportuna sensibilizzazione sull’utilizzo delle nuove fonti, della moderna tecnologia e del risparmio energetico. g Appunto. Serve una grande campagna di comunicazione, a trecentossesanta gradi. Sia sui grandi temi geostrategici, per informare l’opinione pubblica dello scenario mondiale in cui le nostre esigenze si collocano, come su tutto il resto. Dalle rinnovabili ad una corretta informazione sul carbone che non va necessariamente demonizzato, fino all’indicazione di comportamenti consapevoli nella direzione dell’efficienza e del risparmio. Ma, lo ripeto, senza prediche pauperistiche o catastrofiste. fAh

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fh Antonello Cabras (DS) Stefano Saglia (AN)

Obbligo diversificare le fonti Se qualcuno credeva che il gas naturale sarebbe stato la soluzione a gran parte dei problemi del sistema energetico italiano, si illudeva. Le difficoltà di approvvigionamento, di stoccaggio e di distribuzione del gas iniziano a diventare evidenti. Per questo, nel medio periodo, il nostro Paese dovrà diversificare le fonti. Più carbone pulito, più risparmio energetico, ma non solo: ben difficilmente si potrà fare a meno di ricorrere ai reattori nucleari di nuova generazione. Dal confronto tra il senatore Antonello Cabras, responsabile dei Ds per i problemi dell’energia, e l’onorevole Stefano Saglia, che ricopre lo stesso incarico in Alleanza Nazionale, emergono numerose e insospettabili coincidenze di vedute sulla terapia cui si dovrebbe sottoporre il mercato italiano dell’energia. di Fausto Carioti ↵

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Quali sono i maggiori problemi del sistema energetico italiano? g hCABRAS: Riguardano il gas, dove l'Eni svolge un ruolo dominante e gestisce la rete distributiva attraverso la sua controllata Snam Rete Gas. Il sistema elettrico deve invece affrontare la prova della completa liberalizzazione del mercato domestico prevista dal prossimo luglio: il numero limitato di produttori richiede un potere più forte dell'Autorità di regolazione per garantire che il mercato sia al riparo da accordi di cartello, più facili quando si è in pochi. g hSAGLIA: In cima ai problemi metto il mix delle fonti, troppo sbilanciato verso il gas. La carenza infrastrutturale è stata compensata con ben 22 miliardi di euro di investimenti in nuove centrali. È il più grande aumento di capacità produttiva d’Europa, che ci consente addirittura, grazie all’efficienza degli impianti, di esportare energia elettrica. Per contro, manca un impegno analogo per la realizzazione di terminali Gnl, che consentirebbe la creazione di un mercato spot del gas utile alla sicurezza del sistema ed alla discesa dei prezzi. ¶


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fh Dopo i tagli alle forniture di gas decisi dalla Gazprom lo scorso inverno, quanto è concreto il pericolo che il gas, in Italia, in futuro venga a mancare? g hSAGLIA: L’emergenza materia prima è reale, a causa dell’asse Russia-Algeria che ci vede sempre sotto scacco. L’incremento degli stoccaggi, l’intervento dell’Autorità per l’energia contro il prelievo illegittimo del gas da modulazione da parte delle aziende elettriche ed i piani di emergenza predisposti, così come la mitezza del clima, dovrebbero dare tranquillità all’Italia. Ma il condizionale è d’obbligo. g hCABRAS: Il problema italiano è la scelta di alimentare in misura preponderante il sistema di produzione elettrico a gas, e nello stesso tempo non aver fatto investimenti adeguati per aumentare le capacità di stoccaggio. In presenza di una crisi nelle forniture si può ricorrere ad un taglio verso le centrali per non toccare le famiglie. Questo, però, comporterà un aggravio nei costi dell'energia elettrica. ¶ È politicamente sensato dipendere in misura così importante, e crescente, da una simile fonte e da un simile fornitore? g hCABRAS: Le scelte fatte in passato creano una situazione di asset produttivi dipendenti dal gas e gli impianti di generazione sono tutti di recente costruzione: un cambiamento si può programmare solo per tempi medio-lunghi. In questa prospettiva sarebbe saggio diversificare le fonti. g hSAGLIA: Una simile dipendenza non è sensata. Intendiamoci: Gazprom e Sonatrach sono interlocutori da sempre affidabili sul piano commerciale. Ma l’influenza che avrà la nuova politica dei due Paesi sui propri campioni nazionali è un capitolo che interroga il Terzo Millennio. ¶ Allora su quali fonti deve puntare il nostro Paese? g hSAGLIA: Bisogna insistere con il carbone pulito, assicurando ai cittadini una corretta informazione, e realizzare i terminali di Gnl per aumentare la platea dei Paesi fornitori. Inoltre bisogna guardare con realismo e senza preconcetti al nucleare di nuova generazione. Infine, non

escluderei neppure una ripresa dell’upstream nazionale superando i veti ambientali, ad esempio, per l’estrazione di gas nell’Alto Adriatico, un tesoro da 35 miliardi di metri cubi. g hCABRAS: Nel breve periodo sul gas e il carbone con tecnologia pulita. Nel medio occorre ripensare al nucleare, con priorità per i siti delle scorie, che, con il progresso della tecnologia, sono l'unico problema. ¶ Dunque il discorso dell’energia atomica può essere riaperto anche in Italia? g hCABRAS: Personalmente credo che siano cambiate molte cose dai tempi del referendum che determinò l'uscita dal nucleare in Italia. Il tempo trascorso preclude alcune vie, ma non impedisce la messa in campo di nuove opportunità che possono maturare, nei tempi medi, nell'ambito degli impianti di nuova generazione. g hSAGLIA: Se la politica fosse più responsabile dovrebbe accadere. ¶ Le fonti rinnovabili sono una strada sulla quale vale la pena di insistere e di investire, oppure il loro ruolo è comunque destinato a rimanere marginale? g hSAGLIA: Ci vorranno decenni e miliardi di investimenti prima che le fonti rinnovabili rimpiazzino gli idrocarburi. Nel frattempo bisogna incrementare la quota di eolico e fotovoltaico, facendo attenzione al peso degli incentivi. Mi sembrano più interessanti i temi dei biocarburanti e dell’efficienza energetica, sui quali si sono esercitate le ultime due leggi finanziarie. g hCABRAS: Occorre investire ma consapevoli che costituiranno una parte più grande, ma comunque una parte, dell'energia necessaria. ¶ Il risparmio energetico può diventare una “fonte” per il nostro Paese? Quanto, e come, è possibile risparmiare energia? g hCABRAS: Il risparmio più importante può arrivare dal miglioramento dell'efficienza e quindi del rendimento degli apparati che consumano energia.

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Rapporto percentuale tra Produzione rinnovabile e il consumo interno lordo in Italia dal 2001 al 2005

23,5

21,9

21,6

16,8

| 2001

25,9

14,5

| 2002

17,2

13,9

15,9

| 2003

| 2004

14,1

| 2005

Produzione lorda rinnovabile + Estero Rinnovabile / Consumo Interno Lordo Produzione lorda rinnovabile / Consumo Interno Lordo Fonte: GSE

Inoltre dal miglioramento delle tecnologie costruttive in uso nell'edilizia. Nel medio periodo, l'entità stimata del risparmio può raggiungere il 30% dei consumi. g hSAGLIA: Non so se sia possibile raggiungere l’obiettivo della riduzione del 20% dei consumi come auspica l’Europa. Nel campo dell’edilizia, degli elettrodomestici e soprattutto dei trasporti c’è molto spazio di manovra per risparmiare. La speranza è che non si sacrifichi la competitività delle imprese. ¶ Quale sviluppo societario del GSE può essere auspicabile per migliorare gestione e rendimento delle fonti alternative? g hSAGLIA: L’unificazione in un unico soggetto delle società pubbliche che gestiscono il mercato delle rinnovabili mi convince, perché si guadagnerebbe in efficienza. g hCABRAS: L'attività deve incrociare in modo crescente la ricerca e gli investimenti, anche da

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fonti private. In questa fase, nel mondo c'è un interesse privato all'investimento in fonti rinnovabili. Il GSE potrebbe svolgere un ruolo di catalizzatore di questi interessi. ¶ Si invoca spesso una politica comune europea sulle fonti energetiche. Ma l’Europa sta davvero favorendo politiche energetiche capaci di garantire un mercato liberalizzato, la sicurezza degli approvvigionamenti e il calo delle materie prime? g hCABRAS: L'Europa ci prova. Gli ostacoli vengono dai singoli stati, con una politica miope. Non è roseo un futuro che ci vede totalmente dipendenti da Gazprom o Sonatrach. Ma se la Ue riuscisse a mettere in comune ciò di cui dispone nell'insieme delle fonti, cambierebbe molto. g hSAGLIA: Siamo in attesa delle nuove direttive su gas ed elettricità. Se le stesse, però, non avranno termini cogenti, dubito che il processo di liberalizzazione potrà procedere spedito. fAh

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SAGLIA CABRAS


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Incontro con

Luigi De PaoliO Odirettore IEFE della Bocconi

PIU’ MERCATO PER I CERTIFICATI VERDI Nell’energia per competere, gli operatori devono avere spalle forti e fare questo mestiere su larga scala. Ci siamo sbilanciati troppo sul gas. I rigassificatori? Bisogna superare le opposizioni locali. Ci vuole più mercato per i Certificati verdi. La ricerca è importante ma va gestita con capacità di indirizzo e visione strategica. di Jacopo Giliberto↵ ¶ Prof. De Paoli, si riuscirà a portare a compimento la liberalizzazione del settore energetico in modo efficace in Italia? g Come prima cosa, ricordiamo che dal 1° luglio tutti i clienti diventeranno liberi. Non è una facoltà nostra, ma un obbligo che l’Italia ha assunto in base alla direttiva europea. Dal punto di vista formale, le liberalizzazioni energetiche saranno completate quest’anno. Se poi ci chiediamo se sarà introdotta una concorrenza sufficiente – liberalizzazione e concorrenza sono due processi molto contigui - la questione è più complicata. Sul mercato elettrico Enel resta preminente anche se ci sono più operatori. Nel gas Eni svolge un ruolo dominante, anche perché approvvigionarsi di gas non è semplice. Nel metano, non si può frammentare troppo il sistema perché è oligopolistica l’offerta a monte, quella di chi ha i giacimenti. La concorrenza deve aumentare, sebbene nel Dna del settore energetico sia scritta la tendenza all’oligopolio perché l’energia chiede alta intensità di capitale e una prospettiva a mediolungo termine. Questa tendenza è presente non solo nel settore del gas ma anche in quello elettrico: in futuro il mercato europeo

sarà dominato da una decina di grandi operatori. Significa che non ci sarà competizione? No, basti pensare al settore dell’automobile dove agiscono pochi grandi operatori, eppure il mercato è apertissimo. Di quanto fatto finora non dobbiamo disconoscere gli elementi di base, ma non va forzato un processo di liberalizzazione estrema per immaginare un’organizzazione del settore che non c’è. Nell’energia, per competere, gli operatori devono avere le spalle larghe e operare su larga scala. ¶ Ma c’è un problema gas? g Ormai più del 60% della produzione elettrica viene dall’utilizzo del gas: è una posizione troppo sbilanciata. Utilizzare gas anche per produrre elettricità è rischioso, ma non significa che sia un errore, quanto una condizione di cui devono essere noti vantaggi e svantaggi. Il ricorso al carbone è sottoposto agli incerti delle opposizioni locali e poi i progetti sono un numero limitato: il carbone forse farà scendere il peso del gas sotto il 50%, ma il metano resterà dominante almeno fino al 2020. In futuro si potrà pensare al nucleare, ma per spostare l’asse della produzione elettrica servono molti anni. ¶ E per i rigassificatori? g Bisogna vedere “quanti riesce a farne il mercato”. Separiamo il tema delle autorizzazioni da quello del consenso locale. Se gli operatori ne propongono dieci, oppure due, l’eccesso o l’insufficienza di impianti sarà un problema degli operatori, secondo le regole del mercato. Nella situazione

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attuale, credo che si costruiranno tre, quattro nuovi rigassificatori. Si tratta di una trentina di miliardi di metri cubi in più, ai quali bisogna aggiungere il rafforzamento dei gasdotti con Tunisia e Austria, e poi i progetti del Galsi dall’Algeria e quelli di collegamento con i Balcani, con la Grecia o i progetti di collegamento con l’Albania o il Montenegro correlati con il futuro metanodotto balcanico Nabucco. Costruiti i primi impianti, reggeranno quelli che avranno condizioni particolari, come una domanda “captive” molto forte o un piano industriale integrato con altri progetti che assicurino la validità economica del rigassificatore. C’è poi il problema delle opposizioni locali. In Italia ogni progetto viene letto attraverso la cultura del sospetto e con una visione schizofrenica. Si annuncia che bisogna fare i gassificatori per dare indipendenza di forniture e sicurezza di approvvigionamenti, ma poi la Regione revoca un permesso o il ministero chiede un’altra Valutazione di impatto ambientale. Il vero problema è questa propensione a rimettere in discussione le scelte già prese, solo perché è cambiata la giunta. ¶ Serve diversificare le fonti energetiche, ma come farlo? Quale potrà essere il ruolo del GSE, e come vede il nuovo “Conto energia”? g Sulle rinnovabili occorre un impegno continuo. Le centrali alimentate con fonti rinnovabili richiedono uno sforzo quotidiano anche sul fronte delle politiche locali, poiché le questioni si moltiplicano per mille, per ogni comune. Purtroppo non ci sono soluzioni miracolose. Nell’idroelettrico rimane uno spazio marginale per le piccole centrali. La geotermia si può fare dove ci sono le risorse e quindi potrà essere solo potenziata. Un contributo rilevante potrà venire dall’energia eolica. Dalle analisi sul vento, l’Italia non sembra così vocata all’eolico. Ma anche se arrivasse a fare centrali per 10mila megawatt, sarebbe un contributo importante ma non risolutivo. L’energia da biomassa è interessante, ma la biomassa verrà in buona parte da importazione. Qualcosa di buono sulle biomasse si potrà fare, ma con alti investimenti. Anziché pensare ad un uso termoelettrico delle biomasse, vedo meglio pensare al loro impiego per produrre biocombustibili. Capitolo dell’energia solare. Più delle applicazioni va coltivata soprattutto la ricerca, come le nuove celle fotovoltaiche a costi contenuti o il solare termodinamico. Si sta discutendo se abbandonare i Certificati Verdi o se tornare a un prezzo fisso d’acquisto. Ora i nostri Certificati Verdi sono ad un prezzo praticamente amministrato. Lasciamo al Gse il ruolo di fornitore di ultima istanza, ma il prezzo diventa quello del mercato. Infine, il valore dell’incentivo alle fonti rinnovabili dovrebbe essere unico e non differenziato per singola fonte. ¶ Quanto si può contare sul risparmio energetico? g Tutti siamo d’accordo sul risparmio e l’efficienza energetica. Ma ciò richiede interventi continui. Lo strumento dei Certificati Bianchi comincia a funzionare e non va fermato, inoltre va perseguita ogni politica che aiuti il risparmio. Ma siamo sicuri che puntando con forza sul risparmio di energia il trend che ne risulterà sia di diminuzione dei consumi energetici? Si sa che le liberalizzazioni spingono a una riduzione dei costi, ma non dei consumi. Così l’efficienza energetica fa spendere meno, ma il risparmio conseguito induce a consumare, e quindi a spendere, di più. È il cosiddetto paradosso di Jevons, dimostrato a metà Ottocento con il saggio “The coal question”. In sostanza, l’efficienza energetica va perseguita nell’ottica del miglioramento tecnico, ma non illudiamoci che l’efficienza dia meno consumi: riduce il consumo relativo, ma non quello assoluto. ¶ Ricerca. Serve un’incentivazione forte, per una tecnologia che permetta maggior risparmio e sicurezza. g Il vero problema della ricerca non è chi deve farla, ma come va fatta. Il compito più difficile è gestire la ricerca. Oltre ai fondi serve capacità di indirizzo e di visione strategica. In Italia abbiamo finanziato molto le fonti rinnovabili, ma non abbiamo saputo governare questi fondi verso una ricerca che sviluppasse le tecnologie e non abbiamo saputo creare un’industria che facesse l’offerta di prodotti. Al contrario la Danimarca oggi è leader nelle tecnologie e nelle produzioni per l’energia eolica perché ha saputo sollecitare le proposte della ricerca, ha sviluppato il prodotto e l’offerta, ha creato la domanda, e oggi ha un’industria di peso internazionale. In questo l’Italia è più debole. fAh

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Una fonte al microscopio

BIOMASSE, ENERGIA DA “COLTIVARE” Importanti per la riduzione dei gas inquinanti e della dipendenza energetica. Rappresentano un ottimo viatico per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo del territorio. Ma va creato un mercato e stimolata la domanda a fronte di un’offerta di buon livello. di Valter Cirillo↵

Come noto, l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di ricavare, entro il 2010, il 12% dell’energia primaria dalle fonti rinnovabili. In questo quadro, il ruolo atteso dalle biomasse è più che rilevante. Se attualmente si stima che in Europa esse coprano il 4% del fabbisogno energetico complessivo, notevoli sono le aspettative per il loro sviluppo. Ad esempio il Biomass Action Plan - la Comunicazione adottata dalla Commissione Europea nel dicembre 2005 che definisce le misure per promuovere l’uso delle biomasse nei settori del riscaldamento, dell’elettricità e dei trasporti – punta a raddoppiare l’attuale quota entro il 2020. Il che vuol dire passare dal 4 all’8%, ma in termini di energia prodotta dai circa 70 milioni di tep (Mtep) del 2004 a 188 Mtep nel 2010 e a 227 Mtep nel 2020. D’altra parte vi sono ragioni che non spingono all’ottimismo. A partire dal fatto che la maggiore penetrazione delle biomasse è soprattutto affidata alla crescita della quota dei biocarburanti nei trasporti, che - per effetto della nuova direttiva sulla promozione dei biocarburanti, oramai recepita da tutti gli Stati membri – dovrebbe passare dall’attuale 1% al 6% entro il 2010. Su questo fronte, tuttavia, le difficoltà restano notevoli come testimonia anche la situazione italiana, dove l’attesa “rivoluzione dei serbatoi” - l’obbli-

go di immettere al consumo dal 1° luglio scorso l’1% di biocarburanti e di incrementare questa quota fino ad arrivare al 5% nel 2010 – è rimasta per ora interamente sulla carta. ¶

Le biomasse in Italia

fIl ritardo del nostro Paese, peraltro, non riguarda solo i biocarburanti. Pur presentando un notevole potenziale di sfruttamento – calcolato da Itabia (Italian Biomass Association ) in non meno di 20-25 Mtep/anno – l’intero settore stenta a farsi strada nello scenario energetico nazionale. Gli ultimi dati assegnano alle biomasse un contributo di 5,2 Mtep alla produzione di energia primaria nazionale, con una copertura sui consumi totali del 2,7%, ben al di sotto della media europea. La maggior parte di tale contributo (4,0 Mtep) riguarda la produzione di energia termica, mentre solo un milione di tep viene utilizzato nella produzione di energia elettrica ed appena 200.000 tep in quella di biocarburanti. Per promuovere l’utilizzo delle biomasse l’Italia si è dotata fin dagli anni ’90 di Programmi e di Piani di Azione. In particolare, sono stati predisposti due documenti programmatici specifici: il Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse (PNERB) del 1998 e il Programma Nazionale per la Valorizzazione delle Biomasse Agricole e Forestali (PNVBAF) del 1999. Gli obiettivi contenuti in questi programmi prevedevano per il periodo 2008-2010 un contributo di energia primaria di 8-10 Mtep, ma si tratta di un obiettivo ormai irraggiungibile anche nei valori minimi (8 Mtep al 2010), a meno di non riuscire a compiere uno sforzo formidabile. Sforzo che presupporrebbe, in ogni caso, la rimozione di una serie di ostacoli allo sviluppo di filiere bioenergetiche, come è

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Energia alternativa

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stato denunciato in un documento predisposto da Itabia su incarico del Ministero dell’Ambiente, dove, tra l’altro, sono esaminati gli aspetti tecnici, legislativi e di mercato che impediscono al sistema biomasse nel nostro Paese, di compiere il definitivo salto di qualità. ¶

Il ruolo delle biomasse per lo sviluppo sostenibile

fEppure le biomasse hanno un ruolo importante per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra, ed in particolare delle emissioni di CO2, visto che il loro bilancio energetico è in equilibrio (l’anidride carbonica emessa per gli usi energetici è pari a quella assorbita nella fase di accrescimento naturale). Inoltre l’impiego delle biomasse – soprattutto in un Paese come l’Italia, che copre l’84% della propria domanda energetica con le importazioni – risulta importante anche per la diversificazione delle fonti e per la riduzione della dipendenza energetica attraverso la valorizzazione di risorse locali e in un’ottica di sviluppo sostenibile. Né va dimenticata la possibilità che esse offrono per la tutela e lo sviluppo del territorio, con particolare riferimento alle aree marginali (gestione e conservazione dei suoli e creazione di nuova occupazione in aree poco sviluppate o in via di abbandono). Resta dunque il problema di favorire lo sviluppo del settore, legato in primo luogo alla competitività economica. Che nel caso delle biomasse è ancora in gran parte connessa alla presenza di incentivi, specie nei Paesi industrializzati ove i costi di produzione della materia prima sono elevati. Tuttavia, agli attuali livello di prezzo degli idrocarburi, i margini di convenienza crescono velocemente per molti usi, non più solo marginali. Ma il vero problema - per la creazione di un mercato reale, basato cioè sull’incontro tra domanda e offerta - è che negli ultimi anni, nel gran parlare di fonti rinnovabili, si è sempre pensato di promuovere l’offerta e quasi mai di stimolare la domanda. Che infatti è oggi molto scarsa, a fronte di una offerta di buon livello. ¶ La vera sfida va vinta sulla capacità di sensibilizzare la popolazione sui benefici delle rinnovabili per attenuare i rischi e i danni provocati da un uso massiccio di fonti fossili. Lanciando, ovviamente, messaggi realistici, senza creare aspettative irreali dal punto di vista dei benefici e del ritorno degli investimenti. fAh

I NODI DA SCIOGLIERE SECONDO ITABIA Questi i principali nodi da sciogliere individuati da Itabia nel documento predisposto su incarico del Ministero dell’Ambiente: - Aspetti legislativi Superare l’attuale frammentazione normativa (tanto tecnica che giuridica) introducendo norme e incentivi che mirino a premiare l’innovazione tecnologica e il costante miglioramento dell’efficienza. La questione è rilevante sotto il profilo ambientale perché gran parte dei dispositivi in uso non è adeguata alle nuove norme sulle emissioni. - Mercato Favorire una domanda stabile sia tramite una adeguata campagna di informazione e di promozione, sia tramite la standardizzazione dei nuovi prodotti finali (con particolare riferimento ai biocombustibili) anche per assicurare adeguate garanzie al consumatore.

22 Energia alternativa

- Territorio Sono necessari numerosi interventi al fine di: 1) migliorare la qualità dei terreni agricoli per rafforzare le capacità biologiche delle specie vegetali; 2) individuare specie e/o varietà vegetali in grado di massimizzare l’efficienza produttiva in termini di biomassa utilizzabile; 3) tutelare la biodiversità attraverso un maggior ricorso a specie vegetali autoctone e all’incremento delle aree forestali; 4) sviluppare coltivazioni energetiche svincolate dal “set-aside”, strumento dimostratosi non idoneo e destinato a scomparire.


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COSA SONO LE BIOMASSE Con il termine “biomassa” si intendono tutte le sostanze di origine biologica: materiali e residui di origine agricola e forestale, prodotti secondari e scarti dell'industria agro-alimentare, reflui di origine zootecnica. In realtà la definizione di biomasse nella normativa, sia italiana che comunitaria, appare abbastanza confusa, con fonti legislative che danno definizioni in maniera diversa e anche contraddittoria. Ciò avviene specie per quanto concerne i rifiuti, che sono in parte assimilati alle biomasse, non solo quando sono scarti di lavorazioni agricole, dell’industria del legno e simili, ma anche nel caso dei rifiuti urbani (ove la frazione organica raggiunge in media il 40% in peso). Le biomasse possono essere utilizzate come combustibili naturali per produrre energia sia elettrica, sia termica. Nell’utilizzo di residui da lavorazioni di legno o paglia vengono bruciate direttamente per ricavarne calore, ma, più frequentemente, prima dell’utilizzo sono necessari opportuni trattamenti o processi di trasformazione quali la digestione anaerobica, la fermentazione alcolica, la digestione aerobica, la pirolisi e altri. Ogni tipologia di biomassa ha infatti una composizione diversa – con riferimento, ad esempio, ai livelli di umidità, carbonio e azoto - che richiede differenti processi di trasformazione per l’utilizzo ottimale (vedi tabella).

Tipici processi di conversione di biomasse in energia TIPO DI BIOMASSE

PROCESSO DI CONVERSIONE

PRODOTTO

UTILIZZO

Piante oleaginose H2O > 35%

Esterificazione degli olii

Biodiesel

Motori diesel

Materiali legnosi H2O ≥ 35% C/N > 30

Combustione

Calore

Riscaldamento Energia Elettrica

Liquami zootecnici H2O > 35% 20 ≥ C/N ≥ 30

Digestione anaerobica

Biogas 60% metano

Riscaldamento Energia Elettrica

Piante zuccherine (barbabietola, sorgo, ecc) 15 ≥ H2O ≥ 90% C/N qualunque

Fermentazione degli zuccheri in alcool etilico

Etanolo

Motori a benzina

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Fonte: Itabia

Inoltre attraverso processi biochimici è possibile convertire le biomasse in combustibili liquidi (biocombustibili). Le tipologie più comuni di biocombustibili sono due: l’etanolo ed il biodiesel. Il primo (un alcool ottenuto per fermentazione di piante amidacee) può essere utilizzato allo stato puro, ma è più spesso miscelato come additivo di benzine (in proporzioni variabili da poche percentuali fino a oltre l’80%) con lo scopo di ridurne le emissioni. L'etanolo ricavato da materiali cellulosici della biomassa (anziché dalle tradizionali piante amidacee) è denominato bioetanolo. Il Biodiesel è un sostituto rinnovabile del gasolio, ricavato chimicamente combinando olio o grasso naturale con un alcool (solitamente metanolo). Molti oli vegetali, grassi animali e grassi di cucina riciclati possono essere trasformati in biodiesel, da utilizzarsi in forma pura come combustibile alternativo oppure – è il caso più frequente - come additivo per ridurre le emissioni dei veicoli. Altri biocombustibili di rilievo sono i componenti riformulati della benzina – ad esempio l’etere butilico terzial-metilico (MTBE) e l’etere butilico terzial-etilico (ETBE) - e soprattutto il metanolo: un alcool denominato "alcool di legno", prodotto in prevalenza non da biomasse, ma da gas naturale.

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Il parere di

Roberto LongoO Opresidente di Aper

Certificare energia verde in modo snello e flessibile Questo l’obiettivo di APER, l’associazione produttori energie rinnovabili. Fondamentale la collaborazione con il GSE per la promozione delle energie rinnovabili. di Sibilla Di Renzo↵ L’energia da fonti rinnovabili contribuisce oggi per il 16% al fabbisogno nazionale. L’obiettivo dell’Italia è ambizioso: portare nel 2010-2012 questa quota al 25% con un incremento di 20-25 miliardi di kilowattora di energia prodotta rispetto agli attuali 53 miliardi. Per i maggiori gruppi energetici impegnati nello sviluppo di fonti rinnovabili, il tutto si traduce in investimenti per oltre 12 miliardi di euro nei prossimi 4-6 anni per potenziare e sviluppare nuovi impianti “puliti”. La svolta in questo settore potrebbe arrivare tra meno di un anno. Il primo luglio 2007 scatterà la completa liberalizzazione del mercato elettrico e tutti i consumatori saranno liberi di scegliere il proprio fornitore. I produttori si stanno attrezzando per cogliere le nuove opportunità ma, avverte Roberto Longo, presidente di Aper (Associazione produttori energie rinnovabili), è necessario arrivare a quella data con regole certe, “perché quando si fornisce energia verde, nasce il problema della certificazione per evitare truffe”. ¶ Ingegner Longo, cosa intende quando parla di possibili contraffazioni e come si può risolvere il problema, visto che mancano ormai pochi mesi alla completa liberalizzazione del mercato elettrico? g L’energia è fatta di elettroni che sono tutti uguali sia che si tratti di produzione da impianti nucleari, a carbone, a gas oppure da altre fonti rinnovabili. Il problema è dimostrare il rispetto degli impegni contrattuali: quando si dice che si fornisce energia verde, assicurare che quest’ultima provenga al 100% da impianti rinnovabili. La quantità di energia verde venduta deve essere uguale a quella prodotta o acquistata. C’è un pro-

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blema di verifica di flussi e di certificare tale congruenza per evitare le truffe. ¶ Ritiene che l’utilizzo di label, ossia di marchi di qualità, possa risolvere il problema e comunque l’Italia come si pone in questo ambito rispetto agli altri Stati dell’Unione Europea? g In Europa è nato nel 2000 un meccanismo volontario, quello dei RECS (Renewable Energy Certificates System). È un progetto comunitario che ha dato vita ad una rete di certificatori. Questi hanno iniziato a emettere dei titoli, appunto i RECS, destinati ai produttori di energia rinnovabile, che in questo modo possono certificare la provenienza dell’energia e venderla a un cliente finale, annullando un certo numero di certificati corrispondenti. Il meccanismo volontario è cresciuto negli anni perché in Europa non esisteva una certificazione ufficiale della qualità dell’energia. Successivamente, in seguito alla direttiva 2001/77/CE, è stato introdotto un obbligo per tutti gli Stati UE, a partire dal 2003, di dotarsi di uno strumento di garanzia d’origine. Per cui l’energia immessa in rete può essere certificata da un ente nominato a livello governativo, in Italia dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE). Quindi per identificare l’energia pulita si è passati da uno strumento volontario a uno previsto dalla normativa comunitaria. Ciò però non permette ancora di certificare i flussi, ossia i contratti. Ecco perché in Italia nel 2002 è stata costituita una onlus, la REEF, tra Enel Green power e Aper che ha registrato un marchio, “100% energia verde”, basato su un disciplinare che impone delle verifiche sia sui produttori, per la qualità dell’energia, sia sui consumatori, rispetto ai consumi effettivi. ¶ Quali sono gli obiettivi principali di un marchio di qualità per l’energia verde? g Il marchio certifica che le affermazioni commerciali fatte da Enel, Aem Milano, dalle altre utility e operatori, sono veritiere. Gli stessi produttori si potranno presentare al consumatore finale con una garanzia di correttezza commerciale. Un altro aspetto importante si riferisce al fatto che il nostro marchio può essere utilizzato non solo dal produttore, ma anche dal consumatore. La molla culturale che spinge a consumare e comprare energia verde è anche legata alla voglia di mostrare all’esterno la propria coscienza ambientale.


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Fonte

Fonte: Aper

Idroelettrico Eolico Biomasse Biogas Fotovoltaico Totale

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Numero impianti

Potenza installata [MW]

. . . . . . . . . . . . . . . . .332 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.320 . . . . . . . . . . . . . . . . . .34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .292 . . . . . . . . . . . . . . . . . .18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .130 . . . . . . . . . . . . . . . . . .19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0,1 . . . . . . . . . . . . . . . .408 . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1.763,1

Producibilità annua [GWh]

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5.000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .590 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .630 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .76 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0,1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6.296,1

Ciò per il privato è meno importante, mentre l’operatore commerciale può presentare sul mercato un bene prodotto con energia verde, credenziale maggiore sulla bontà del prodotto e sul rispetto dell’ambiente nel ciclo di produzione. Tengo a precisare che, per lo sviluppo dei marchi, abbiamo operato a stretto contatto con le associazioni dei consumatori per evitare situazioni di scorrettezza. ¶ Siamo allineati al resto d’Europa oppure in Italia esiste ancora un gap? g In Italia stiamo assistendo in questi ultimi due anni a una forte accelerazione. Aumentano le richieste di certificazione e ci aspettiamo una crescita con la completa liberalizzazione del mercato elettrico. Il gap è ancora a monte del settore. Nel nostro Paese non è presente un’industria che produca impianti per le fonti rinnovabili e quindi siamo costretti ad andare all’estero per acquistare le tecnologie. Ma ci stiamo muovendo per rendere il settore ancora più trasparente. ¶ Al momento il GSE è il soggetto che in Italia si occupa della certificazione, nonché dell’incentivazione, della produzione di energia verde. In che modo è ipotizzabile un maggiore coinvolgimento del Gestore? g REEF sta collaborando con il GSE in materia di promozione delle energie rinnovabili. In particolare si vuole lavorare affinché l’extragaranzia data dal marchio “100% energia verde” sia basata non solo e non più sui RECS, ma sulla garanzia d’origine. Ci auguriamo a breve di instaurare un rapporto biunivoco così che tutta l’energia verde accompagnata dai certificati d’origine (GO) possa essere messa sul mercato come “100% energia verde”. Per questo sarà opportuno che la normativa, attualmente poco chiara sulle modalità di utilizzo della GO, sia integrata per creare un processo che permetta all’energia verde che arriva sul mercato di avere un differenziale minimo di prezzo. ¶ Considerato che l’energia verde costa di più di quella tradizionale, in che modo cercherete di catturare l’interesse dei consumatori? g La revisione del disciplinare renderà il marchio “100% energia verde” molto più flessibile e adatto a un mercato che potrebbe passare da pochi a milioni di clienti di energia verde. Quindi, anche il meccanismo di certificazione deve diventare, a parità di caratteristiche, più snello e flessibile. Una volta presentato il nuovo disciplinare, partiremo, anche in collaborazione con le società che operano sul mercato, con una campagna di comunicazione che speriamo sia supportata anche dalle istituzioni. ¶ Il governo potrebbe fare qualcosa di più? g La crescita della domanda di energia elettrica rinnovabile potrebbe rappresentare la possibilità di riconosce incentivi anche ai consumatori per premiare le loro scelte. fAh

APER IN NUMERI Attualmente l’Associazione raccoglie 275 tra associati (215) e affiliati (60). La loro distribuzione tra le varie fonti è sintetizzata nella tabella mentre la distribuzione geografica copre tutto il territorio nazionale. APER continua a raccogliere produttori di ogni dimensione e tipologia, dai piccoli autoproduttori ai principali gruppi energetici privati, e questa eterogeneità dimensionale le conferisce una piena rappresentatività della categoria. Un’attenta valutazione degli scenari in evoluzione ha permesso di allargare la rappresentatività dell’Associazione anche a quelle fonti che da poco si stanno affacciando sullo scenario industriale, quali gli impianti di microgenerazione e in particolare il fotovoltaico.

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Il gigante dell’energia che non crede (o quasi) nelle rinnovabili Nonostante le grandi potenzialità lo sviluppo delle fonti ecologiche nell’ex Unione Sovietica è ancora all’anno zero. In passato le cose andavano diversamente e adesso, con i finanziamenti internazionali, qualcosa potrebbe cambiare. di C.Cor.↵ Nella Russia dalle immense ricchezze di energia, nonostante le grandi potenzialità, lo sviluppo delle fonti rinnovabili è ancora praticamente all’anno zero. Per soddisfare l’export e consumi in forte crescita, il gigante russo punta quasi esclusivamente sulle energie fossili petrolio, gas, carbone - utilizzate sempre più in chiave di strumento politico ed economico come evidenziano le crisi con Ucraina e Bielorussia e il braccio di ferro con le compagnie straniere per controllare lo sfruttamento dei suoi giacimenti. Prima al mondo per riserve di metano, l’ex Unione Sovietica trae da questa fonte oltre la metà (54%) del suo fabbisogno energetico; il resto deriva da petrolio (20%), carbone (16%) e nucleare (6%), mentre le rinnovabili non superano il 3,5% del totale. Più precisamente secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) aggiornati al 2004, dei 641 mila Ktoe consumati ogni anno in Russia ben 346 mila derivano dal gas, 202 mila dal petrolio, 104.190 dal carbone. Il nucleare fornisce 38 mila Ktoe, l’idroelettrico 15mila Ktoe, i rifiuti 7 mila Ktoe, mentre geotermia e solare insieme non superano i 347 Ktoe. In realtà, le fonti rinnovabili ricoprono un

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Speciale Russia

ruolo di primo piano nella produzione di energia elettrica ma esclusivamente per lo sfruttamento delle risorse idriche dalle quali viene tratto il 20% dell'energia elettrica consumata nel paese, pari a circa 177.783 GWh. A distanza di anni luce la produzione elettrica delle altre fonti alternative: 1.766 GWh dai rifiuti industriali, 403 GWh dalla geotermia, 42 GWh dalle biomasse, mentre praticamente nullo è l’apporto del solare termico, del fotovoltaico e del biogas. (*1) ¶ Eppure le potenzialità di sviluppare l’utilizzo del sole, del vento, del calore della terra, così come delle biomasse e della forza delle maree, sono immense e, secondo le stime di alcuni economisti russi, in uno scenario ipotetico, potrebbero coprire un terzo dei consumi nazionali, ovvero secondo le stime dell’IEA, 270 milioni di tonnellate di carbone equivalenti (Mtce) su un fabbisogno complessivo di 875 Mtce. ¶ Si tratta di valutazioni forse ottimistiche, ma è indubbio che in passato queste risorse siano state sfruttate: la prima turbina eolica di taglia media è stata costruita proprio in Russia nella metà del secolo scorso e subito dopo la seconda guerra mondiale si contavano ben 7 mila impianti di piccolo idroelettrico. In seguito, come sottolinea Sergio Ferraris, esperto di tematiche energetiche e ambientali, queste esperienze sono state “seppellite sotto la gestione centralizzata *1: Nella produzione di energia elettrica, un ruolo di primo piano spetta al gas (45%), al carbone (17,3%), al nucleare (15,6%)


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dell'economia, imposta da Stalin e dal primato dell'industria pesante, al quale corrispondeva un'industria energetica altrettanto pesante’’. Dopo il crollo dell’Impero sovietico, l’obiettivo di fare del Paese un grande esportatore di petrolio e di gas e il peso ancora scarso delle tematiche ambientali hanno confinato in un ruolo marginale le risorse rinnovabili, tanto più che il loro sfruttamento avrebbe richiesto ingenti investimenti e un adeguato know how tecnologico. ¶

Grandi potenzialità Oggi, però, lo scenario sta cambiando. I progressi sul fronte delle nuove tecnologie, le crescenti ricchezze accumulate in questi anni con la vendita di idrocarburi e la decisione di Mosca di aderire al Protocollo di Kyoto, mettono le premesse per rivitalizzare questo settore e rilanciarne lo sviluppo. A cominciare da un più intensivo utilizzo delle foreste e dei fiumi di cui il Paese è ricchissimo. Le foreste russe sono un quinto di quelle dell’intero Pianeta, coprono il 40% della superficie del Paese e hanno una potenzialità di taglio stimabile in 542 milioni di m3 l’anno. L’oro verde potrebbe essere un’efficace alternativa all’oro nero, se sfruttato per fornire rifiuti lignei e produrre energia da biomassa; insieme all’agricoltura questo settore potrebbe fornire 50 Mtce l'anno, ovvero circa il 6 % del totale dell'energia consumata in tutta la Russia. Sul territorio russo scorrono oltre due milioni di corsi d’acqua: il secondo Paese al mondo per capacità idrica subito dopo il Brasile. Attualmente un quinto del fabbisogno di energia elettrica viene soddisfatto dalle risorse idriche concentrate per il 75% in undici grandi centrali, fra cui Sayano-Shushenskaya la più grande del Paese con i suoi 6.400 MW. Ora il governo di Mosca ha incaricato la HydroOGK di sviluppare le proprie fonti energetiche rinnovabili, includendo i progetti che sfruttino l'energia idrica e delle maree. Un potenziale che riguarda sia gli impianti di grandi dimensioni, sia quelli di piccola taglia adatti per la fornitura elettrica a comunità locali che ora sono allacciate a reti obsolete o che non sono affatto collegate. Un contributo significativo potrebbe venire anche dall’eolico, se venisse sfruttata la forza del vento nelle aree costiere del Pacifico, dell'Artico, del Mar Caspio e del Baltico. Da notare che circa il 37% delle risorse eoliche disponibili si trova nella Russia europea, mentre il restante 63% è localizzato in Siberia e nel Far Est. Per quanto riguarda il solare, le prospettive più favorevoli si riferiscono al sud-ovest del Paese, alla Siberia meridionale e al Far Est: in Russia l'insolazione media varia dai 1.400 kWh/m2 l’anno delle zone del sud, agli 810 kWh/m2 l'anno delle aree del nord. Nella penisola della Kamchatka e nelle isole Kuril sono invece concentrati oltre 150 gruppi di sorgenti termiche e di sistemi idrotermici che potrebbero fornire fra i 380 e i 550 MW geotermici. Si tratta di sorgenti con temperature che oscillano tra i 50°C e i 200° a profondità comprese tra i 200 e i 3mila metri. ¶

Il ruolo dei finanziamenti internazionali Ma un contributo decisivo per lo sviluppo delle rinnovabili in Russia può venire dai prestiti internazionali. Recentemente la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha disposto un finanziamento di 185 milioni di euro per un programma quinquennale di modernizzazione del settore idroelettrico. Il progetto, del valore di 764 milioni di euro, punta ad allungare di almeno 25 anni l'operatività di quattro centrali presso la cascata del Volga-Kama. La Banca ha inoltre promosso un finanziamento da parte della Spagna per lo sviluppo di un quadro normativo di incentivazione alle rinnovabili e, sempre grazie a un finanziamento di 100 milioni della Bers, nel 2002 è entrato in funzione un nuovo impianto geotermico a Mutnovskaya. Ma c’è anche un altro settore dalle grandissime potenzialità e altamente strategico: quello del risparmio e dell’efficienza energetica. * ¶ Oggi gli sprechi sono enormi. Componenti male dimensionati, obsoleti e senza sinergie, scarsa qualità dei materiali utilizzati e delle tecniche impiegate sono fra le cause dell’elevato consumo di energia per unità di superficie o di volume che in alcuni casi è cinque volte superiore a quello dell’Europa settentrionale. Nella maggior parte delle abitazioni, i termosifoni sono collegati in serie e senza possibilità di regola* Optimising Russian Natural Gas: Reform and Climate Policy dell’Agenzia Internazionale dell’energia – Parigi 2006

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zione, cosicché c’è chi ha la casa troppo calda e deve tenere aperte le finestre anche d'inverno, chi ha una temperatura troppo bassa che costringe all’impiego di stufette autonome. I giacimenti del futuro, dunque, potrebbero non essere in Siberia, ma negli edifici, nel sistema produttivo, nelle infrastrutture energetiche, nella lotta agli sprechi e alle perdite nei processi industriali, nelle reti di teleriscaldamento, in una maggiore efficienza delle centrali e delle stazioni di compressione del sistema di trasporto del gas. Oggi la Russia è tra i maggiori consumatori mondiali, terza dopo Stati Uniti e Cina. Tra il 2000 e il 2004 i suoi consumi di gas sono cresciuti del 18% e un incremento consistente è previsto anche per i prossimi anni, specie nell'industria e nel settore residenziale. Applicando tecnologie innovative per migliorare il rendimento si potrebbero risparmiare fino 30 miliardi di metri cubi di gas l’anno, con una riduzione di 150 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti che potrebbero essere vendute alle ‘Borse dei fumi’ sui mercati esteri per l’attuazione del Protollo di Kyoto, ratificato da Mosca nel 2004. fAh

UN COLOSSO DAI PIEDI DI ARGILLA Nella graduatoria dei giganti dell’energia, la Rus-

Sul fronte petrolifero la situazione appare

sia è prima al mondo per riserve di gas, seconda

meno preoccupante. Negli ultimi anni le espor-

per il carbone, settima per il petrolio con 60

tazioni di greggio sono riprese anche se troppo

miliardi di barili di riserve. Relativamente all’oro

lentamente per rispondere alle speranze di

nero, si colloca tra i grandi produttori con 9,5

molti Paesi occidentali di ridurre la dipendenza

mbg, subito dietro l’Arabia Saudita, con un ruolo

dal greggio del Medio Oriente.

di assoluto dominio fra i Paesi non-Opec.

Il problema è che l’esplorazione di nuove risor-

Ma la sua importanza sullo scacchiere energeti-

se, la manutenzione e lo sviluppo del sistema di

co globale è sempre più legata alle sterminate

infrastrutture, necessitano di ingenti capitali

riserve di gas, 48 mila miliardi di metri cubi, e

mentre il nuovo corso politico tende a rinazio-

al suo ruolo di principale esportatore verso

nalizzare le società energetiche e al controllo

l’Europa e gli ex satelliti sovietici.

dello stato nello sfruttamento delle risorse in

Nonostante la politica sempre più aggressiva

territorio russo, cosa che allontana gli investi-

del Cremlino, l’industria energetica russa è un

menti esteri necessari a espandere la capacità

colosso minato da numerose fragilità, come

produttiva. Al riguardo va citato il caso di

l’elevata dipendenza dagli idrocarburi (per oltre

Sakhalin 2, nel quale il consorzio internazionale

il 25%) che espone il Pil alla volatilità delle

formato da Royal Dutch Shell, Mtsui e Mitsubishi

quotazioni, ma anche l’insufficienza della rete

è stato costretto a cedere una quota di maggio-

di trasporto, l’incertezza del quadro legislativo

ranza a Gazprom; così come le minacce di un

e politico, la maturità dei giacimenti a comin-

trattamento analogo in altri progetti portati

ciare dai cosiddetti ''Big Three'',

avanti da Total ed Exxon. Episodi che rappresen-

i tre giganti siberiani Urengoy, Yamburg,

tano un duro colpo alla certezza del diritto e che

Medvezh'ye ormai in fase di declino.

rischiano di dissuadere gli investitori esteri.

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Parla Pieraldo ISOLANI responsabile settore Energia e Ambiente Adiconsum

L’AU, UN MODELLO DA DIFENDERE E REPLICARE In un mercato del tutto libero, sarà ancora più importante tutelare i piccoli consumatori. Per questo il ruolo dell’Acquirente Unico deve assumere maggior rilievo e chiarezza. Ma ci vorrebbe un AU anche per il gas. Occorre puntare al mercato europeo dell’energia, perché solo dalla concorrenza può venire la libertà. di Maria Pia Terrosi↵ In vista del completamento del processo di liberalizzazione del mercato elettrico previsto per il prossimo luglio, il tema dell’energia è più che mai presente nel dibattito legislativo. Qual è il giudizio dell’Adiconsum su questa fase e quali sono le linee di azione che intende perseguire? g Dal 1° luglio 2007 i piccoli consumatori ai quali noi facciamo riferimento, ovvero i consumatori domestici e le piccole imprese, saranno liberi di scegliere, ma non avranno cosa scegliere. Perché quello elettrico è ancora un mercato imbalsamato, dominato da un soggetto quasi monopolista: c’è la privatizzazione ma manca un’adeguata concorrenza sia nella produzione che nella vendita. Occorre puntare al mercato europeo dell’energia, poiché solo dall’Europa può venire la concorrenza e quindi la libertà di scegliere fra fornitori diversi. Purtroppo, anche se qualcosa nel settore elettrico si è mosso - gli investimenti nella generazione, e c’è una maggiore interconnessione siamo ancora lontani dal traguardo. ¶ Gli interventi regolatori a supporto del processo di liberalizzazione non possono essere concentrati solo sul lato dell’offerta,

ci vogliono condizioni di concorrenzialità anche sul lato della domanda. A tal fine l’Autorità per l’energia elettrica e il gas e alcuni governi locali (Friuli, Toscana) hanno studiato interventi per supportare i consumatori dopo il completamento della liberalizzazione. Come considera tali iniziative? g Valide, ma il punto fondamentale è realizzare una maggiore interconnessione e stipulare contratti bilaterali a condizioni vantaggiose. Ma è necessario guardare oltre. Pensiamo al momento in cui, risolti questi problemi, si avrà la concorrenza. Allora sarà fondamentale che i consumatori possano comparare le offerte così da operare una scelta consapevole. Adiconsum chiede all’Autorità di fissare delle linee guida per la comparabilità delle offerte, altrimenti mancherà un elemento base sia per la tutela dei consumatori, sia per la vera concorrenzialità. ¶ In un mercato del tutto liberalizzato, aumenterà la necessità di tutelare i consumatori e assumerà ancor più evidenza il ruolo ricoperto dall’Acquirente Unico? g Occorre fare un po’ di chiarezza in più sul ruolo dell’Acquirente Unico. Per noi AU deve essere riconfermato nella sua missione, e acquisire maggiore autorevolezza per portare avanti tutte le azioni a tutela dei piccoli consumatori. Anche dopo il 1° luglio pensiamo a un AU che mantenga le sue funzioni: dà gli input all’Autorità per stabilire le tariffe, e poi potrà darli ai distributori e venditori per determinare prezzi equi e in linea con il mercato. Ma non solo. È importante che AU rimanga ente pubblico

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Struttura dei consumi di energia elettrica in Italia (2005)*

2% 21%

50%

27%

Agricoltura

Industria

Fonte TERNA

Terziario

Domestico

senza scopo di lucro, una sorta di grossista per conto dei piccoli consumatori. Pensiamo anche alla possibilità che AU diventi una struttura a “governance duale”, con un “Comitato di Sorveglianza”, dove siano presenti, oltre ai soggetti istituzionali che hanno potere di indirizzo su AU, anche quelli che rappresentano i suoi interlocutori primari, cioè consumatori e piccole imprese. Ciò garantirebbe un forte stimolo a portare avanti le iniziative migliori. In ogni caso quello di AU è un modello da replicare, visto che finora ha ben funzionato, anche nel settore del gas dove la situazione è ancora più difficile rispetto al comparto elettrico. Nel gas, infatti, siamo in presenza di una società (l’Eni) che ha il 90% del mercato, la proprietà della rete di trasporto e controlla Italgas, il maggior distributore e venditore di gas. Inoltre, occorreranno anni prima di avere un’offerta di gas che superi la domanda, costruendo rigassificatori e potenziando le reti di trasporto. È prematuro parlare di liberalizzazioni e di concorrenza. Dal 1° luglio 2007 l’Autorità potrà fare solo prezzi di riferimento non vincolanti per i piccoli consumatori di gas metano, ma in queste condizioni di scarsa concorrenza le famiglie sarebbero senza protezione e potrebbero trovarsi di fronte a picchi di prezzo ingiustificati. ¶

Il costo dell’energia, la volontà di risparmiare sulla bolletta elettrica e considerazioni di carattere ambientale rendono il tema dell’efficienza energetica di primo piano anche per i consumatori. Quali gli obiettivi che, al riguardo, si è posta l’Adiconsum? g Su questo tema siamo molto impegnati. Finora abbiamo svolto più un’attività di informazione. Ci siamo resi conto che se vogliamo far risparmiare energia alle famiglie, bisogna investire nelle abitazioni. Ovvero, sostituire le vecchie caldaie con quelle ad alta efficienza, isolare i muri, utilizzare sistemi di riscaldamento inseriti nei pavimenti, montare infissi con doppi vetri, installare nei condomini la contabilizzazione individuale, così da pagare in base a quanto si consuma, utilizzare centraline programmabili a distanza che possono accendere/spegnere il riscaldamento in caso di assenza prolungata dall’abitazione. Utilizzare pannelli solari per produrre acqua calda ed infine sostituire le lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo. Occorre dare impulso alle azioni che portano al risparmio energetico. Le famiglie hanno bisogno di servizi in grado di fornire suggerimenti qualificati ed indipendenti sul risparmio energetico nella propria abitazione, sul costo degli interventi da realizzare e sul tempo per ammortizzarli. Addirittura indicare le imprese più qualificate sul mercato a svolgere tali lavori. Si potrebbe risparmiare fino al 40% degli attuali consumi di energia, ma bisogna applicare le diverse tecnologie con un progetto integrato, sistemico che oggi non è offerto quasi da nessuno. A questo obiettivo risponde in parte il progetto chiamato “Enerbuilding” appena avviato dall’Adiconsum, per il quale abbiamo ricevuto un parziale finanziamento dalla Commissione Europea. Il progetto - che durerà tre anni e riguarda anche Spagna, Francia e Portogallo – vuole offrire assistenza e consulenza ai consumatori, suggerendo le tecnologie più appropriate per le specifiche situazioni abitative e offrendo soluzioni integrate e personalizzate. Infine, occorre “educare” i cittadini al risparmio energetico. In tale ottica ben si inserisce un’iniziativa di AU, “Festa dell’Elettricità”, per diffondere nelle scuole elementari di tutta Italia i concetti di preziosità e indispensabilità dell’energia elettrica e dell’educazione al risparmio energetico anche ai fini della tutela ambientale, alla quale abbiamo aderito anche noi e le principali associazioni dei consumatori. Tutti devono modificare i propri comportamenti e quando ci si abitua da piccoli è molto più facile. fAh

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Biblioteca

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O“Ogni parola vive per sé, perché unica” :(Jorge L. Borges)

fIL BUSINESS DELL’EFFICIENZA ENERGETICA I “Certificati Bianchi” di D. Di Palma, M. Lucentini, F. Rottemberg Ed. Muzzio, 2006, pag.174, Euro 20,00g La promozione del risparmio energetico di elettricità e gas, attraverso la diffusione di tecnologie più efficienti, è stata introdotta in Italia come obbligo per le imprese distributrici da raggiungersi direttamente o attraverso “titoli di efficienza energetica”, denominati “Certificati Bianchi”. Il mercato di questi “titoli” offre al nostro Paese un’occasione di rilancio, nel campo del risparmio e dei servizi energetici.¶

fAUTONOMIA ENERGETICA Ecologia, tecnologia e sociologia delle risorse rinnovabili di H. Scheer; Edizioni Ambiente, 2006, pag. 256, Euro 20,00g Hermann Scheer, membro del Bundestag (il Parlamento Federale tedesco) e “Nobel Alternativo” nel 1999, in queste pagine individua nell’autonomia energetica il concetto chiave per porre in evidenza i vantaggi offerti dalle risorse rinnovabili e “ripulire” così il dibattito in corso, soprattutto nelle comunità scientifiche, da pregiudizi che condizionano sia l’opinione pubblica, sia la politica. L’analisi di Scheer rompe il circuito di disinformazione e ricolloca nella giusta prospettiva lo sviluppo del sistema energetico.¶

fTELEVISIONE E TEATRO IN AZIENDA Usare nuovi linguaggi per innovare le imprese di A. Notarnicola; Ed. Etas, 2006, pag. 188, Euro 17,00g Anche in Italia, le esperienze di formazione del personale e d’innovazione nel campo organizzativo e sociale, proposte dalle forme dello spettacolo, come il teatro e la televisione interessano diverse organizzazioni, private e pubbliche, coinvolgendo professionisti della consulenza strategica, della televisione, del teatro, della comunicazione e del web. Nel libro, modelli di lavoro ed esperienze dirette sono riportati secondo un punto di vista narrativo e scientifico, per voci tematiche e casi partecipati dall’autore, nel suo ruolo di gestore di programmi e docente di corporate tv all’Università Cattolica di Milano.¶

fL’ORGANIZZAZIONE PERFETTA La regola di San Benedetto. Una saggezza antica al servizio dell’impresa moderna di M. Folador; Ed. Guerini e Associati, 2006, pag. 198, Euro 19,50g Da millecinquecento anni, i monasteri benedettini sono l’esempio di cosa significhi vivere e lavorare in un contesto dove tutti abbiano chiari obiettivi e finalità, ruoli e mansioni e sappiano fare della comunità il proprio punto di forza. Un’organizzazione “perfetta” che ha attraversato i secoli e che può dire molto al mondo manageriale, grazie alla corretta gestione di valori condivisi e alla capacità di fare lavorare insieme persone motivate e consapevoli delle proprie responsabilità. La “Regola di San Benedetto” è stata per decenni il riferimento dei monasteri. Oggi, è un richiamo alle radici comuni del lavorare organizzati. fAh Pagina a cura di Mauro De Vincentiis ↵

[Filo di Nota] Lo scherzo del fulmine Ruggero Pierantoni, scienziato eclettico, ha studiato a lungo il fenomeno del fulmine, evidenziando come sia un’apparenza culturale che domina dalle origini l’immaginazione visiva. ¶ “Gli uomini apprezzano, capiscono, anzi notano l’esistenza della luce solo quando è precaria, intermittente, quando confina col buio. Il fulmine corre sulla frontiera tra luce e buio, divide le tenebre e produce accecamento. E soprattutto è uno straordinario creatore di forme. Ma la sua forma è inafferrabile”, ha precisato di recente Pierantoni, parlando del suo libro “Uno scherzo fulmineo”. ¶ La nota distintiva dell’analisi dello scienziato è la storia secolare del rapporto dell’artista col fulmine che è “frustrante” perché la sua luce “sfugge, non sta in posa”, dura millesimi di secondo, non ha “dimensioni”, né “colore”, né “movimento”. Un “vuoto percettivo” che i pittori sono riusciti a riempire fissandola sulle tele in tanti modi (a “fascio”, a “stella”, a “freccia”). ¶ “Ci piace così tanto vedere le cose – dice Pierantoni – sotto una luce intermittente, che ci siamo fabbricati i nostri fulmini artificiali”, ricordando in proposito i flash dei fotografi e il fisico Wertheimer che, nel 1916 con pochi marchi di spesa, realizzò un esperimento importante per la storia scientifica: due lampadine, accese alternativamente nel buio, che agli occhi dell’osservatore apparivano come un’unica luce che si muoveva dall’una all’altra. fAh

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Un caffè con…

Alda MERINIO “ Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita” (Alda Merini)

La follia è più vera della vita Ho conosciuto Alda Merini molti anni fa. Per caso. Ascoltavo una canzone di Roberto Vecchioni che ne raccontava la vita. Si chiama “Canzone per Alda Merini”. Parla di una donna che ha la poesia nel cuore, che sgorga fluida e limpida, come da una fonte divina che le detta versi di una bellezza sovraumana. Parla di una donna che ha dovuto arrendersi al manicomio per anni lunghi, senza mai perdere l’amore per la poesia, che era la sua vita e alla vita l’avrebbe riportata. Ho letto molte cose di Alda Merini. Mi sono affascinato e perso nei suoi versi. Ho amato le sue parole, i suoi sogni, la sua fede, le sue preghiere, i suoi lamenti. Le sue “folli” frasi d’amore e d’umanità. Ma più di tutto ho amato e amo i suoi occhi. Lo sguardo, la luce che emanano. di Romolo Paradiso↵ Sì, signora Merini, i suoi occhi mi hanno fatto innamorare di lei. g I miei occhi? Cosa hanno di tanto particolare? ¶ Hanno la luminosità, la brillantezza, il candore, il lampo di follia che è dei bambini. g Oh i bambini! Sono le creature più belle dell’universo. Sono la voce della verità, linfa di vita. Sono la carezza di Dio ai genitori e all’umanità. Sono belle le famiglie in cui ci sono bambini, con il loro chiasso, con le loro domande, con i loro sguardi d’attesa, di dubbio, di conoscenza, di soccorso, di complicità, d’amore. Sono belle le famiglie

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OPoetessa

che vivono nella serenità, nell’affetto, nel sentimento. Io ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia in cui si cantava sempre, una famiglia felice. Una famiglia di matti, forse, in cui però ci si voleva bene. Mio padre, che amava scrivere, scriveva delle lettere che parlavano d’amore a persone immaginarie, suscitando la gelosia di mia madre, che non si accorgeva che erano tutte indirizzate a lei. Erano parole d’amore, un amore tenero, puro, vero. Io penso che amare significhi appartenere a qualcuno, entrare con la propria idea nell’idea di lui o di lei e farne un sospiro di felicità. ¶ Signora Merini, chi è il poeta? g È un filosofo puro che va sulle montagne a cogliere l’ultima stella. Ma è una persona semplice, umile, spontanea, alla quale non piacciono etichette di alcun genere. Vanni Scheiwiller diceva che “i poeti non vanno scandalizzati, come i bambini”. I poeti sono religiosi, nel senso che hanno quel briciolo d’umiltà che li porta a capire che tutto è creatura di Dio. E sa cosa succede quando il poeta piange? ¶ Cosa succede? g Comincia la fine del mondo. Io non mi sento una poetessa. Mi sento più donna che poetessa. Una donna qualunque. Quando qualcuno mi ha chiamato “poeta”, gli ho detto: “Io poeta? Ma non sono mica matta!”.


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Ma il poeta, come dice Fernando Pessoa, è un fingitore? g Credo di sì. Perché a volte scrive in modo che gli altri non capiscano che cosa è la vita. Vuole fare della poesia una favola. ¶ Ma c’è verità nei suoi versi… g Come c’è tanta verità nella favola. Non si vuole scandalizzare con i versi, si vuole che si creda in un mondo buono, che può essere buono. ¶ E questo è un bene. g È un bene ma è anche una bugia. Una bugia di cui abbiamo bisogno, grazie alla quale possiamo captare quel pizzico di verità che non appartiene all’uomo, ma che a lui sta oltre. ¶

“Ci manca il silenzio” Cos’è il tempo per un poeta? g Il poeta non ha una misura del tempo. Il poeta non ha tempo. Soprattutto, non ha tempo per nessuno. Così come il tempo non ha valore per il poeta. Il suo tempo è la sua sensibilità, la voce del suo cuore, il sentimento del mondo. ¶ Lei ha detto che spesso ha fame di silenzio. Quanto ci manca il silenzio? g Il silenzio, la meditazione, la riflessione, la ricerca del segreto del nostro io, lo studio di chi siamo, l’indagine del profondo, ci mancano molto. Nel silenzio si intuisce meglio il mistero che governa le cose. Per questo il mistero è uno dei grandi, forse il più grande, amico dell’uomo. Io credo che il principio attivo di ogni creatura umana sia la sua solitudine. Io ho scoperto il silenzio. L’ho scoperto nei manicomi, tra i poveri, i diseredati. In coloro che però, non erano mai disperati… ¶ Non erano disperati perché avevano dentro la speranza. g Può darsi. Ma soprattutto perché si volevano bene. Nella società, invece, c’è una disperazione collettiva. La nostra epoca è una gigantesca bolla di solitudini, un insieme di vite stanche trascinate al loro epi-

logo. I giovani, per esempio, hanno paura della vita. Non si sposano, non fanno figli. Eppure tutto è magia nell’uomo. È questo che devono sapere. E la vita, pur nella stanchezza, e perfino nella follia della sua estrema stagione, non è un cieco carcere, finché esisterà l’infinito. Che è poi il volto di Dio, di colui che non condanna le nostre povere passioni, ma che anzi, le redime. L’infinito è solitudine divina, è colloquio con l’Eterno, è il riflesso di Colui che in fondo ogni cosa brama. ¶ L’uomo ha bisogno di parole, ma non le pare che questa nostra umanità sia priva di voce, di quella voce autentica, partecipativa, interessata, carica di passione? g Sì, certo le parole ci mancano. Tanto. Io ho avuto un caro amico, con il quale ho scritto “Il delirio amoroso”, era il figlio del senatore Volponi, mi diceva una cosa rispetto a suo figlio: “Si fa così fatica a dire “ti voglio bene”. Si dicono tante parole, ma “Ti voglio bene”... Le parole sono importanti, possono aiutare molto. A noi mancano anche parole di cultura. ¶

Lei pensa che nel nostro tempo ci sia una cultura, un pensiero “debole”? g Non si fa cultura nel nostro tempo, soprattutto non abbiamo memoria della cultura. Continuiamo a sciuparla, a graffiarla, a vedere cosa c’è sotto. Ma lì sotto c’è la cosa più semplice, la parola di Dio, che è dappertutto. Io credo che la vera casa del pensiero sia l’anima, essa è insospettabile, come tutte le verità che non si vedono ma che riempiono la nostra vita. A volte l’anima muore di fronte ad un dolore, per mancanza d’amore e soprattutto quando è sospettata d’inganno, o quando affoga nella materialità. Allora anche il pensiero perde il suo vigore, la sua verità. E la parola ammutolisce. Soffoca. Perisce. Oggi capita di ascoltare tante domande inutili, tanto inutili e strane che occorre interpretarle. E allora dai con gli psicologi, i sociologi… Ma ciò non fa che rovinare la sorpresa della vita. Perché la

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vita è una sorpresa. Nel mio ultimo libro io parlo di Giuda. Giuda è stato colui che ha voltato le pagine del Vangelo, perché anche il traditore è utile. Ma non chiediamo il perché, non domandiamocelo, il perché lo sa solo Dio.

“Chi conserva la bellezza conserva Dio” Emil Cioran sostiene che “la follia è più vera della vita”. Lei condivide? g Sì, perché è un luogo dove si va a riposare in pace. Ci si isola dal mondo. La follia è benefica. È buona. La follia è anche un dono di Dio, perché il folle non sa di essere tale, e vive beato. ¶ Noi abbiamo paura del dolore. Ma l’uomo è nel dolore. E il dolore non è forse conoscenza, avventura, risveglio di coscienza, nascita? g Certo, ed è un aspetto della debolezza dell’uomo, quello più significativo. La debolezza non è accettata dalla società. E invece la debolezza è la nostra forza. Dobbiamo voler bene alle debolezze come parti che ci appartengono, come presagi di morte, di una morte che va amata, perché è la compagna di tutti i giorni e non va temuta, ma addomesticata. Io ho scritto che “chi ha paura della morte s’offenda. La morte è una riviera musicale, il seno curvo della donna amata. Non c’è spazio tra l’uomo e la sua morte. Soltanto il batticuore di un nemico che ride al suo passaggio”.

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E così il dolore. g Sì, il dolore è la sorpresa di non conoscersi. Ma il dolore è cibo quotidiano, non si può evitare, per questo va gustato e rispettato. Senza il dolore non ci sarebbero stati Dante, D’Annunzio, la più bella letteratura e l’arte. La cosa più penosa per l’uomo è dover giustificare il proprio lamento. Anche un lamento è un lungo discorso. ¶ Lei ha scritto il Magnificat, che sembra un inno al dolore. g Al dolore e alla Madonna. All’ineluttabilità del dolore ed all’amarezza del dolore. A me è costato tanto vivere. A trentanove anni sono stata sterilizzata in manicomio. Quella è stata un’esperienza di dolore, dolore profondo, lacerante. Ma in fondo pur nella negatività, in tutto quel dolore c’era gioia tra noi che stavano rinchiusi in quel luogo. Ci amavamo. Io ho ricevuto lì delle proposte indecenti da parte di altri malati. Ma era un’indecenza “pudica”, infantile, pulita, quasi un bisogno d’affetto materno. O un desiderio d’amore carnale che era desiderio d’amore totale, espresso come l’esprimerebbe un uomo senza storia, senza cultura, senza “civiltà”. Un uomo tutto istinto e sentimento. Ci bastava poco per essere felici. Ricordo che avevo solo un libro da leggere: Fantozzi. Lo leggevo e mi divertivo moltissimo. E ridevo, ridevo di cuore, e tutti ridevano con me. Era un riso di solidarietà alla gioia, che era una gioia comune. Così come ci accomunava il dolore. Quello di uno era il dolore di tutti. Ecco questo c’era in quel posto di sofferenza: la solidarietà schietta, spontanea, la condivisione, la mutualità. Quello che manca nella società dei “sani”, dove tra gli uomini non c’è più familiarità. Se anche noi fossimo capaci di condividere il sorriso dell’altro, così come il pianto, il dolore, la meraviglia, saremo migliori, autentici. Più inclini alla felicità e sereni. ¶ La bellezza è la luce di Dio? g Ah certo! In giro ci sono tanti uomini e donne belle. Di una bellezza schietta, molto curata. Ma sono persone vuote dentro, manca loro l’anima. Non dovremmo mai dimenticare di guardare la natura e di prendere esempio da lei. C’è, intorno a noi, una natura fantastica che mantiene la sua bellezza, il suo fascino, il suo nitore, malgrado l’uomo, l’incuria, la prepotenza, la superficialità dell’uomo.


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C’è tanta bellezza intorno a noi che solo la cecità dell’arroganza riesce ad oscurare. C’è tanto bellezza nell’uomo che solo l’uomo può mortificarla per il gusto di distruggere quanto in suo possesso a vantaggio di una bellezza effimera fatta di trucchi e di inganni. Peccato! Perché tutto ciò che conserva la bellezza, soprattutto quella interiore, conserva Dio, che è la sua fonte. Perdendo il senso, la voglia, la ricerca della bellezza, noi perdiamo il contatto con Dio, con il suo alito, con la sua voce, con la sua essenza. E siamo più soli. Siamo più poveri. Siamo deboli. Siamo sperduti. ¶

“Belli quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo” Siamo ancora in grado di capire e di amare la semplicità? g La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte. Non ci esponiamo mai. Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto. Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore. E lì c’è il senso di Dio. ¶ La ragione della poesia sta nell’intuizione della verità. La verità della ragione non è spesso un’intuizione a metà? g Sì, la poesia ha in sé la verità. La ragione, a volte, nasconde la verità. ¶ Scrivere è un mestiere innocente? g Mah…anche un po’ peccaminoso… Mi ha detto una volta Salvatore Quasimodo: “Sai, la vera puttana è la tua poesia”. Purtroppo oggi si scrive un po’ per vendersi. Perché la vita non permette la pover-

tà, la semplicità. Ma tiene all’apparire, al fare, all’avere, al successo a tutti i costi. Ma la letteratura è un grande rischio? g Per lo scrittore certo. Perché deve andare tra la gente, capirla e non farsi capire. Lo scrittore è come una spia. ¶ E lei perché scrive? g Io non so perché scrivo. Forse perché così vuole il creato. I poeti sanno quando devono smettere di scrivere. ¶

“Sono stata rapita, penetrata dalla poesia” Crede, come Ernst Jünger, che “la poesia è il documento d’identità dell’uomo, la sua parola d’ordine” ? g È la pelle del poeta e dell’uomo. La poesia non attinge all’infinito, ma lo oltrepassa. È lanciata nello spazio siderale. Come una stella sparata dalla terra. Io sono stata rapita dalla poesia, penetrata. ¶ I bambini, i poeti, i folli, sono loro le oasi di verità? g Credo proprio di sì. Bisogna guardare a loro quando tutto intorno a noi e dentro di noi sembra perduto, privo di significato, estraneo. Per ritrovare il senso delle cose, la voglia di andare avanti e di scommettere ancora sulla vita. Dobbiamo saper amare e vivere pienamente la vita. Questo è anche poesia. Ma, come ho detto altre volte, più bella della poesia è stata la mia vita. ¶ Guardo gli occhi della signora Merini. Sono carichi di sentimento, lucidi di commozione, brillanti e vivi come gemme. Come quelli dei bambini dopo una corsa allegra e sfrenata, pieni di stanchezza, ma colmi di serenità e di gioia. Allora, istintivamente mi scappa un sorriso e una carezza di comprensione, di condivisione. Proprio come farei con un bimbo, come farei con un poeta, come farei con un “folle”.

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Bibliografia Alda Merini è nata il 21 marzo 1931 a Milano, e qui tuttora vive in una casa sui Navigli. Ha esordito giovanissima sotto la guida di Angelo Romanò e Giacinto Spagnoletti. È considerata la più grande poetessa italiana vivente, ed una delle più grandi del novecento.

Le pubblicazioni di poesie e racconti: “La presenza di Orfeo” - Schwarz, 1953; : “Paura di Dio” - Scheiwiller, 1955; h “Nozze romane” - Schwarz, 1955; : “Tu sei Pietro” - Scheiwiller, 1961;h “Destinati a morire”, Lalli, 1980; : “La Terra Santa” - Scheiwiller, 1984;h “L’altra verità. Diario di una diversa”: “Scheiwiller, 1986; “Fogli bianchi” – Biblioteca Cominiana, 1987; h “Testamento” – Crocetti Editore, 1988; : “Delirio amoroso” – Ed. Il Melangolo, 1989; h “Il Tormento delle figure”: Ed. Il Melangolo, 1990; “Vuoto d'amore” (1991), h curato da Maria Corti – Ed. Einaudi, 1991; “Ipotenusa d’amore”: Ed. La Vita Felice, 1992; “Se gli angeli sono inquieti”,h Shakespeare and Company, 1993; “Aforismi” con fotografie di G. Grittini : Ed. Nuove Scritture, 1993; “La palude di Manganelli o il monarca del re”h Ed. La Vita Felice, 1993; “Delirio amoroso” – Ed. Il Melangolo,1993; : “Titano amori intorno”h Ed. La Vita Felice,1994; “Reato di Vita. Autobiografia e poesia”: Melusine, 1994; “Ballate non pagate” (1995),h a cura di Laura Alunno – Ed. Einaudi. 1995;

f“La pazza della porta accanto” Ed. Bompiani, 1995; : “La vita facile” – Ed. Bompiani, 1996; f“Ringrazio sempre chi mi dà ragione” Stampa Alternativa, 1997; : “Salmi della gelosia” - Ed. Dell’Ariete, 1997; f“Fiore di poesia 1951-1997” Ed. Einaudi, 1998; : “Il tormento delle figure” Ed. Il Nuovo Melangolo,1998; f“Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi” Ed. Rizzoli, 1998; : “Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta” – Ed. Scheiwiller, 1999; f“L’anima innamorata” – Ed. Frassinelli, 2000; : “Superba è la notte” Giulio Einaudi Editore, 2000; f“Corpo d’amore: un incontro con Gesù” Ed. Frassinelli, 2001; : “Aforismi e magie” – Ed. Rizzoli, 2003; f“Dés Cartes” – Ed. Vicolo del Pavone, 2003; : “Non curiosate tra le lenzuola dei poeti” a cura della Galleria ripArte di Milano con foto di Giuliano Grittini, 2003; f“La volpe e il sipario – poesie d’amore” Ed. Rizzoli, 2004; : “Le briglie d’oro – Poesie per Marina. 1984-2004” Ed. Scheiwiller, 2004; f“Io dormo sola - poesie” Ed. Acquaviva, 2005; : “Canzone dell’ultimo Amore - poesie” Ed. Acquaviva, 2006.

Nel 1993 ha ricevuto il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia, vinto in precedenza da Caproni, Bertolucci, Luzi, Zanzotto, Fortini: è la consacrazione fra i massimi poeti del nostro tempo. Nel 1996 ha vinto il Premio di Viareggio; nel 1997 il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Settore Poesia. Nel 2001 è stata candidata dal Pen Club Italiano al Premio Nobel per la poesia. Nel 1994 è stato pubblicato da l’Incisione di Corbetta il volume “Sogno e Poesia” con 20 incisioni di 20 artisti contemporanei. Si sono occupati della sua opera tra gli altri Oreste Macrì, David Maria Turoldo, Salvatore Quasimodo, Pier Paolo Pasolini, Carlo Betocchi, Maria Corti, Giovanni Raboni. L’amministrazione milanese le ha consegnato inoltre, nel 2002, l’Ambrogino d’oro. A Dicembre 2004 gli é stato consegnato il Premio dal Presidente della Repubblica Ciampi. Nel mese di marzo 2006 ha partecipato alla mostra “In3” (la pittura di Enzo Maio, la poesia di Alda Merini, le fotografie di Giuliano Grittini) presso il Palazzo Leone da Perego, Legnano.

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Intervista a

Tito BOERIO “Aveva ragione quella postulante che un giorno m’ero rifiutato di ascoltare fino alla fine, quando esclamò che se mi mancava il tempo per darle retta, mi mancava il tempo per regnare”. (Adriano, Imperatore)

Serve un mercato competitivo e sostenibile di Giusi Miccoli↵ Alcuni economisti legano la competitività e la sostenibilità del sistema nazionale al mercato del lavoro e ai provvedimenti in termini di decontribuzione. Lei cosa ne pensa? g Nel breve periodo, a livelli salariali invariati, le imprese non possono che beneficiare di una riduzione del costo del lavoro. Ciò aumenterà la competitività del Paese, generando maggiori investimenti e maggiori assunzioni. Gli effetti sulla competitività nel medio periodo sono più incerti, in quanto è molto probabile che parte della riduzione dei contributi si trasformerà in aumenti salariali. I dati sul modo con cui l’offerta di lavoro reagisce a cambiamenti nel salario fanno ritenere che quest’effetto di traslazione della decontribuzione sarà relativamente forte per i lavoratori maschi in età centrali, caratterizzati da un’offerta di lavoro "rigida" e "stabile". In sostanza, se l’obiettivo di politica economica è quello di aumentare la competitività nel medio-lungo periodo, la riduzione contributiva dovrebbe concentrarsi sui lavoratori meno stabili sul

OProfessore di Economia del Lavoro, Università Bocconi di Milano fondatore de: la voce.info

mercato del lavoro, quali le donne, i giovani, e quelli a bassa produttività. ¶ Focalizziamoci ora su quelli che lei definisce i “due mercati del lavoro”. Quale è la situazione italiana? g Le riforme del mercato del lavoro succedutesi in questi anni hanno reso più facile il primo ingresso nel mercato, come dimostrato dal calo strutturale della disoccupazione giovanile (circa 6 punti percentuali nel periodo 1998-2005). Queste riforme hanno creato una specie di mercato del lavoro secondario. Infatti, abbiamo un sistema duale, nel quale, per molti giovani, è terribilmente incerto il passaggio dal mercato del lavoro secondario a quello primario, verso il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ed è difficile entrare nel mercato del lavoro formale per donne dopo la maternità o lunghi periodi passati a lavorare a casa. Il rientro è difficile anche per chi è costretto a uscirne durante una fase della vita e per chi sceglie di stare per un po’ fuori dal mercato, cosa che avverrà in modo sempre più frequente. Deve essere possibile entrare, uscire e poi rientrare, senza trovarsi di fronte ostacoli pressoché insormontabili. ¶ È possibile tracciare un sentiero a tappe verso la stabilità? Insieme al Prof. Garibaldi, dell’Università di Torino, abbiamo elaborato una proposta. Il canale principale di entrata nel mercato del

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lavoro deve prevedere un sentiero di lungo periodo per i lavoratori e, al tempo stesso, permettere alle imprese un’assunzione "flessibile". Il sentiero ha tre fasi: la prova, l’inserimento e la stabilità. Chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato, è soggetto a un periodo di prova di sei mesi, come oggi avviene già per alcune categorie. Serve a non scoraggiare il datore di lavoro che vuole essere garantito circa le qualità del lavoratore. Successivamente, dal sesto mese al terzo anno dopo l’assunzione, il lavoratore è coinvolto in un periodo di inserimento in cui è tutelato dall’articolo 18 per quanto riguarda il licenziamento disciplinare e discriminatorio e dalla protezione indennitaria (da due a sei mesi di salario) nel caso di licenziamento economico. È questo il periodo in cui il datore di lavoro e lavoratore investono in capitale umano specifico. Al termine del terzo anno, la cosiddetta tutela reale è estesa anche ai licenziamenti economici. A questo punto per l’azienda, che ha già investito nel capitale umano del lavoratore, sarebbe comunque molto costoso interrompere il rapporto di lavoro. Quindi, questa forte protezione dell’impiego non è tale da dissuadere il datore di lavoro dall’assumere il lavoratore. Al contempo, riteniamo che la durata massima del contratto a tempo determinato (Ctd) debba essere ridotta a due anni, mentre si dovrebbero aumentare i contributi per l’assicurazione contro la disoccupazione versati da chi assume con Ctd, per coprire i costi, altrimenti scaricati sulla collettività, legati al pagamento di sussidi di disoccupazione agli ex-dipendenti il cui contratto non venga rinnovato alla scadenza. Infine, i contratti temporanei devono essere utilizzati soltanto per prestazioni lavorative veramente a termine. ¶ In merito al trattamento di fine rapporto in un suo articolo sul sito de “La Voce” ha parlato di “un accordo senza i giovani”. Che ruolo hanno appunto i giovani e che ruolo viene loro offerto? g I giovani hanno bisogno della previdenza integrativa per potersi costruire pensioni adeguate e il Tfr offre loro l’opportunità di investire in questo senso. Chi oggi inizia a lavorare ha un salario netto di ingresso del 15% inferiore rispetto a chi iniziava dieci anni fa. Il rischio è, che pur lavorando 45 anni come si faceva una volta e contribuendo alla pensione di chi è già in quiescenza, di pagare una tassa molto più alta di allora, non arrivando a maturare i requisiti per una pensione sopra il livello di sussistenza. Non serve alzare i contributi, se non si riduce la tassa previdenziale che grava sul lavoro. Si poteva fare come la Svezia, che ha adottato il nostro sistema un anno dopo, ma ha applicato il nuovo metodo a tutti, tranne agli ultrasessantenni, mentre noi abbiamo esentato i quarantenni, che avevano tutto il tempo di adattarsi alla nuova normativa. Si dovevano anche rendere automatici gli aggiustamenti all’aumento della longevità per evitare nuove torture agli italiani, con politicamente costose revisioni delle regole di calcolo della pensione, che intervengono inevitabilmente troppo tardi. fAh

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[In punta di penna] Ritornino i volti di Paolo Bustaffa↵ C’è stato un vento che oltre 40 anni or sono ha cominciato a soffiare anche nel nostro Paese. Portava la notizia della morte o dell’assenza dei padri. Sembrava, allora, che squassasse solo le pareti della casa, della scuola, dell’università. Invece no. Anche i luoghi del lavoro venivano colpiti. Con l’inaccettabile autoritarismo veniva spazzata via la necessaria e doverosa autorevolezza. Ha fatto seguito un tempo di ripensamento ma ancora si attende il ritorno dei padri. Contrariamente alle previsioni e agli intenti di allora quel vento ha suscitato più la difesa del patrimonio individuale di competenze che la disponibilità a trasmettere ad altri, soprattutto ai più giovani, conoscenze, sensibilità e futuro. La crescita professionale dell’altro, che comprende sempre la dimensione umana, è stata letta come un pericolo per la sicurezza e il prestigio personali. Con questa paura si è scelto e si sceglie di non comunicare l’essenziale. È, questa, una strada senza futuro per tutti, anche per chi, nel lavoro, la imbocca con l’illusione di conservare gelosamente per se stesso un patrimonio che il tempo invece consuma. Anziani, adulti e giovani più poveri in umanità, quindi in professionalità. Si potrà rompere il cerchio? No, se prevarrà la convinzione che “l’altro” è un concorrente pericoloso di cui diffidare anche se lavora nella stessa impresa e ha gli stessi compiti e obiettivi. Torneranno i padri, torneranno i figli? Saranno disposti, gli uni e gli altri a pensare, progettare, costruire insieme il futuro? Nasceranno relazioni lungimiranti tra generazioni anche nei luoghi di lavoro e nel mondo delle professioni? Nessuna università, nessun master, potrà rispondere del tutto. Non si può tuttavia perdere altro tempo. Ritorni la comunicazione tra i volti. Anche per l’impresa pubblica e privata, questa é una scelta irrinunciabile per ottenere risultati positivi, per sentirsi soggetto intelligente della società e della cultura, per sanare quella logica del profitto e del successo che si illude di vincere sempre, comunque e ovunque. fAh

fElementi : Marzo/Maggio 2006

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Piero Mascetti Nei dipinti di Piero Mascetti vive la città, o meglio, il caos cittadino che rende sempre più difficoltoso “svelare” i caratteri distintivi di ogni singolo componente. Palazzi, alberi, auto, persone sono “assemblati” da Mascetti in modo da trasfigurare

La sua, come ha scritto Renato Civello, è

con acutezza i loro tratti in “vortici di luce”

una pittura caratterizzata da una “persona-

creando suggestioni futuriste ed espressio-

lissima convergenza nell’ordine di strutture

niste allo stesso tempo. E’ come se l’occhio

inventate e di non comuni cadenze tonali,

dell’artista, accecato da una luce abbaglian-

di analogie veristiche e di fughe temerarie

te, non riesca a separare le immagini di

dall’oggettività pragmatica”.

fotogrammi che, scorrendo velocemente,

Significativi i riconoscimenti ottenuti da

tendono a sovrapporsi le une alle altre.

Mascetti, tra i quali le numerose mostre per-

Si realizza così un susseguirsi e un intricarsi

sonali allestite in molte città in Italia e all’e-

di relazioni formali e spaziali tra le “figure”

stero (Atene, Bruxelles) e la partecipazione a

e lo spazio pittorico che giocano un ruolo

prestigiose Rassegne d’Arte nazionali e inter-

determinante, attraverso particolari che si

nazionali come la XIV Quadriennale di

individuano nella raffigurazione, nella

Roma, il XXXI Premio Internazionale d’Arte

esplicazione di temi esistenziali incentrati

di Sulmona, il III Premio Nazionale d’Arte

sulla drammaticità del nostro tempo.

“Ferruccio Ferrazzi” di Sabaudia e, nell’am-

Le “forme” – costruite con contorni marcati

bito degli eventi culturali che annualmente

da colori contrapposti – sono organizzate da

caratterizzano la manifestazione, il XXXIII

Mascetti in scansioni ritmicamente definite,

“Giffoni Film Festival” di Salerno.

sovvertendo ogni logica spaziale e temporale. fAh Nato a Roma nel 1963, Piero Mascetti si

Pagina a cura di Vittorio Esposito ↵

è subito imposto all’attenzione della critica, come una tra le più interessanti figure artistiche della nuova generazione.

A ”Avventure di luce” (di Piero Mascetti)

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fElementi : Febbraio/Aprile 2007

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La copertina

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energia, letteratura e umanità

Controcopertina

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I tesori del sole Il Sole tutto solitario nello spazio non manda fuori da sé altro che raggi; ma se questi si scontrano in un pianeta la sua luce fiammeggia in varie tinte, feconda la natura, si dispiega in mille tesori.

Francesco Algarotti * (da “Pensieri diversi”, Ed. Mondadori) * Amico di Voltaire e di Federico II di Prussia, fu in relazione con i maggiori scrittori e scienziati italiani ed europei (Venezia 1712 - Pisa 1764)


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