Elementi 11 - Settembre - Dicembre 2007

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Sped. in Ab. postale 70% - Roma

Mercato dei derivati contro la volatilità dei prezzi dell’energia Parla Alessandro Ortis

Il futuro dell’energia è nelle biomasse Intervista a Paolo De Castro

Tariffe elettriche meno care? Sì, ma non di molto Conversazione con Aldo Scarabosio

Il GSE, centro e stimolo per le fonti rinnovabili di Nando Pasquali

Quelle “onde brevi” che cambiano la storia Un caffè con… Folco Quilici

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Periodico del GSE AU GME settembre/dicembre 2007

Intervista a Pier Luigi Bersani

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Avanti tutta, priorità a concorrenza


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In un momento particolarmente delicato per il settore energetico, in cui avvenimenti interni ed esterni al nostro Paese ci inducono ad affrontare con maggior attenzione, senso di responsabilità e oculatezza gli impegni da prendere per migliorare e rendere competitivo un comparto importante per la nostra economia, il Gestore dei Servizi Elettrici decide di offrire un ulteriore apporto a quanti operano nel suo specifico, arricchendo nei contenuti, nei contributi e nella grafica Elementi, la sua rivista, dedicata, dalla nascita, ad analizzare, dibattere, proporre tematiche stimolanti per lo sviluppo di un settore articolato e complesso come quello elettrico. Ma la decisione è anche il frutto di un crescente interesse riscosso dal nostro giornale in questi anni. Tanti sono, infatti, gli addetti ai lavori, e non, del settore energetico che hanno manifestato apprezzamento per un prodotto editoriale unico nel suo genere. Prodotto alla cui riuscita hanno contribuito sin dall’inizio, con articoli e interviste, i ministri che in questi anni hanno guidato i dicasteri dello Sviluppo Economico (già Ministero dell’Industria e poi delle Attività Produttive) e dell’Ambiente, i Presidenti delle Commissioni Attività Produttive del Senato e della Camera dei deputati, professori universitari, esperti in materia energetica italiani e internazionali, management delle maggiori aziende operanti nel settore elettrico, rappresentanti delle categorie dei consumatori, offrendo eccellenti contributi per capacità, pratica e visione. La validità dei temi trattati e l’importanza di chi li ha affrontati hanno offerto spunto ai media per riproporli all’attenzione del loro pubblico. Un successo per Elementi che non può essere

vantato, nel nostro Paese, da altra testata di società. Grazie a questo il giornale si permette ora di allungare il passo. Cercando di offrire al suo pubblico un prodotto che, nei contenuti, pur non discostandosi da quelli di sempre, focalizzerà con più attenzione i temi riguardanti l’energia alternativa, l’ambiente e, in particolare, lo sviluppo tecnologico nelle fonti rinnovabili. Un comparto, questo, in evoluzione e punto cardine nella politica energetica non solo nazionale, ma europea e mondiale. Senza l’energia alternativa non si va da nessuna parte. Lo hanno capito tutti. Ma tutti ora devono dimostrare di voler veramente andare verso questa direzione, che, insieme a una politica energetica ben equilibrata nelle fonti, all’impegno nella ricerca e nella tecnologia, al risparmio energetico, rappresenta il viatico per un futuro migliore in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, di produzione, bontà delle fonti e soprattutto vivibilità del nostro ambiente. E non va dimenticato che qualsiasi provvedimento, qualsiasi azione che in tal senso saranno adottati, dovranno prevedere il coinvolgimento dell’opinione pubblica attraverso una comunicazione chiara, semplice e, soprattutto, autentica. Una “comunicazione per” e non una “comunicazione contro”. Il progresso nel nostro settore, come in tutti quelli di vitale importanza per la comunità, passa attraverso la partecipazione comunicativa delle persone che ne fanno parte.

Elementi si pone anche il compito di stimolare un cammino che vada verso questa direzione e, ancor più, di vigilare affinché i propositi divengano realtà. E

l’Editoriale di Carlo Andrea Bollino / Presidente GSE

l’E Elementi 11

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Natascia Falcucci Claudia Momicchioli Editing Maria Pia Terrosi Hanno collaborato a questo numero: Raffaella Bruno Paolo Bustaffa Fausto Carioti Livia Catena Valter Cirillo Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Natascia Falcucci Jacopo Giliberto Piergiorgio Liberati Gabriele Masini Luca Speziale Maria Pia Terrosi Un particolare ringraziamento a: Fiorella Fontana Sandro Renzi

Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl Via Tiburtina, km 18.300 Setteville di Guidonia Roma Foto Fototeca Elementi AGR Maurizio Riccardi Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma

Editore GSE Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

In copertina “Colorato e caldo il futuro” Acrilico su tela argentata, 2006 di Turi Sottile

Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

Chiuso in redazione nel mese di agosto 2007

Elementi è visibile in internet al sito www.gsel.it

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gsel.it www.gsel.it

AU Guidubaldo Del Monte, 72 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

GME Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680121 F +39 0680114393 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org

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Anno 2007 n.11 settembre/dicembre 2007

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Virgolette

Mercato dei derivati contro la volatilità dei prezzi dell’energia Parla Alessandro Ortis

Il futuro dell’energia è nelle biomasse Intervista a Paolo De Castro

Tariffe elettriche meno care? Sì, ma non di molto Conversazione con Aldo Scarabosio

Il GSE, centro e stimolo per le fonti alternative di Nando Pasquali

Quelle “onde brevi” che cambiano la storia Un caffè con… Folco Quilici

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Periodico del GSE AU GME settembre/dicembre 2007

Intervista a Pier Luigi Bersani

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Avanti tutta, priorità a concorrenza

Elementi continua il suo percorso di crescita. Lo fa arricchendo i contenuti e la grafica, aumentando la foliazione, corredando ancor più gli articoli con tabelle, grafici e foto, passando dall’interno a due colori alla totale quadricromia, e aprendosi alla pubblicità. In questa nuova avventura ci avvarremo della collaborazione tecnica dei colleghi delle principali attività della nostra società, così da offrire ai lettori approfondimenti e delucidazioni pratiche sugli argomenti riguardanti lo specifico delle fonti alternative, la loro utilizzazione e il loro sviluppo. Un’evoluzione dovuta, vista l’attenzione crescente che c’è intorno alla rivista, proveniente non solo dai settori dell’energia e dell’ambiente, i cui argomenti sono trattati e dibattuti dal nostro giornale, ma anche da quelli universitari e, cosa che ci gratifica ulteriormente, dall’opinione pubblica in genere, sempre più incuriosita e affascinata dall’evoluzione di un comparto così importante e complesso come quello energetico. A partire da questo numero la rubrica “Comunicazione” diventa “Energia del pensiero”, a sottolineare con maggior vigore l’importanza del pensiero quale energia rinnovabile per eccellenza.

La più importante per l’uomo, attraverso la quale egli riesce a dare senso e impulso al suo vissuto. Un’energia oggi poco sfruttata, ma alla quale occorre far ricorso se si vuole che la persona torni al centro delle cose e le cose governi per fini umanitari e nobili.

Elementi quindi diventa un prodotto editoriale ancora più fruibile, maggiormente accattivante, redatto in modo chiaro e semplice, per una informazione comprensibile a tutti, come per altro è sempre stato nel suo stile. E come deve essere per un’informazione che vuole creare conoscenza e pensiero. Che vuole fornire al lettore motivi di riflessione, analisi, ricerca, indagine. Per giungere a quella consapevolezza delle cose che è sinonimo di libertà e autonomia di giudizio. Noi tenteremo di offrire spunti per portare chi ci legge ad affrontare questo cammino. Ancora senza preconcetti, senza faziosità, senza barriere di alcun genere. Stimolando, pungolando i nostri interlocutori alla sincerità, alla chiarezza, all’assunzione di responsabilità. Che sono i caratteri ricercati e apprezzati da ogni lettore. Ci riusciremo? La sfida l’abbiamo accettata. In campo mettiamo la nostra professionalità, la nostra esperienza, la dedizione e il senso d’umiltà che una missione del genere richiede. Il tempo poi dirà.

Romolo Paradiso

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rubriche

primo piano

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette” 08 P° il Punto 54Bi Biblioteca 55 Fn Filo di Nota 55 Pn in Punta di Penna 56 No Notizie Notizie… 57 Co la Copertina 58 Elu Energia, letteratura, umanità

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elementi

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Intervista a Pier Luigi Bersani

priorità a concorrenza

16 Mercato dei derivati Parla Alessandro Ortis

contro la volatilità dei prezzi dell’energia

20 Tariffe elettriche meno

Conversazione con Aldo Scarabosio

care? Sì, ma non di molto biomasse

22 Il futuro dell’energia Intervista a Paolo De Castro

è nelle biomasse faccia a faccia faccia

24 Meno emissioni

Mirko Lombardi /Giovanni Fava

e via Cip6


mondo mondo energetico energetico

energia del pensiero iero

28 Mercato elettrico,

48 Quelle “onde brevi”

29 Conto Energia 34 Il GSE, centro e stimolo

lavoro

A colloquio con Enzo Gatta

non è ancora liberalizzato

Un caffè con… Folco Quilici

che cambiano la storia

L’inserto

Nando Pasquali

per le fonti rinnovabili

38 Rinnovabile l’energia

52 Trasparenza e garanzia Intervista a Paolo Bertoli

con il dirigente contabile

Incontro con Davide Tabarelli

del futuro, solo se libera da ostacoli

42 Il vero obiettivo Claudio F. Fava

della liberalizzazione energia alternativa

44 Il vento a gonfie vele Speciale Eolico

Sommario

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Il libro delle belle storie Jacopo Giliberto

Questa sera voglio leggere un libro pieno di storie belle, quelle che piacciono a voi, senza gli orchi Cip6 o le streghe stranded cost, senza le matrigne sussidi incrociati. Un libro, invece, dove le vicende sono a lieto fine e il consumatore – industriale o domestico – paga la corrente il prezzo giusto senza essere preso per il naso. Dove le aziende elettriche aumentano utili e fatturato perché conquistano clienti, dove l’energia scorre libera sulle linee di importazione e non trova nodi in Italia, dove i dati sui clienti sono disponibili senza dover impazzire, dove le aziende elettriche locali escono dal guscio protetto del loro comune e imparano la cultura del mercato, dove il metano e gli altri combustibili arrivano da ogni parte del mondo in impianti di importazione e in centrali innovative. Il 1° luglio anche i consumatori domestici sono stati liberalizzati, ma ancora per qualche mese, solamente in parte perché – si sa – le famiglie non sanno badare ai loro interessi. Come se ci fossero differenze sostanziali di consumo tra un appartamento e un’agenzia di viaggi, tra una casa di vacanza e uno studio di geometra. Che cosa manca perché la liberalizzazione sia completa? Non mancano le regole, quelle anzi sono decisamente troppe. Mancano però le regolette di base, quelle fondanti. La prima, che è all’origine della liberalizzazione, è che il prezzo dell’energia deve essere più vicino possibile al suo costo.

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È chiaro che un acquirente industriale – vale anche per l’acqua gassata o per il detersivo – pagherà quel bene una cifra minore rispetto a chi acquista al dettaglio perché si approvvigiona in quantità ben diverse dalla famiglia. Il trasporto del bene (che sia detergente portato da un camion o chilowattora in media tensione) costerà meno al grande consumatore rispetto alla famiglia che trasporta piccole quantità per volta. Sono le normali regole del mercato e l’abilità dei consumatori industriali è ottenere maggiore competitività rispetto ai loro concorrenti approvvigionandosi a un prezzo più basso. Via quindi i vantaggi destinati solamente ad alcune categorie di clienti, i quali approfittano di una distorsione di mercato a scapito di tutti gli altri che pagano in più, perdendo competitività o reddito. Via quindi (due esempi per tutti) la fascia sociale, via i prezzi stracciati per l’industria dell’alluminio.

“Sussidi solo per ricerca e ambiente” Perché la famiglia deve pagare uno sconto sulla corrente se – per esempio – non ha sconti su altri beni altrettanto essenziali come il detersivo per lavatrice, per acquistare il frigorifero o per il pane quotidiano? Perché l’alluminio deve farsi sussidiare con un aiuto mascherato di Stato, se a parità di condizioni non è capace di competere in Italia? Ci sono tantissime produzioni che in Italia sono competitive (le navi da crociera, per esempio) e altre che per vari motivi non lo sono e che pertanto non si fanno, come per esempio la coltivazione del tè o la realizzazione di reattori nucleari. E via al tempo stesso i sovrapprezzi pagati dalle piccole imprese


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anche quando si trovano nel mercato libero, perché per loro i contratti sul mercato libero ricalcano la struttura tariffaria falsata dai sussidi che si pagano ai consumatori sussidiati. Via i sovrapprezzi degli stranded cost e dei finti Cip6. Da cancellare quelle tariffe punitive per le case di vacanza: chi consuma corrente nel weekend al mare o per la vacanza in montagna, lo fa quando la domanda è bassa e le quotazioni del chilowattora alla Borsa elettrica sono stracciate: perché al contrario paga una tariffa più alta? Quali sussidi teniamo? Quelli per la ricerca e quelli ambientali. Stop. Un sistema del genere sarebbe forse impopolare. Difficile convincere le associazioni dei consumatori e alcune organizzazioni industriali, ma altre associazioni e altre organizzazioni imprenditoriali sarebbero al contrario felici. Un sistema senza sconti immeritati forse non piacerebbe ad alcuni. Ma avrebbe un grande vantaggio. Sarebbe un sistema giusto. Senza vincoli alle importazioni e senza problemi nel costruire centrali e rigassificatori, ci sarebbe un surplus moderato di energia e i costi scenderebbero. Sarebbe il mercato a decidere quali di questi progetti sono

destinati a imbottirsi di utili, quali a vivere con dignità e quali investimenti sono fuori luogo. Una ricca dotazione di linee internazionali consentirebbe di avere in Italia quell’energia nucleare che qui è così malgradita. Basta farla produrre all’estero, come mille altre produzioni che in Italia non decollano ma che hanno mercato. E se l’Italia è più brava a produrre energia (i segnali ci sono: i

di accesso richiede denaro e abilità, e solamente chi avrà motivi validi per investire in questa attività di approvvigionamento elettrico deciderà di farlo. Ma se il signor Rossi vorrà spendere soldi e tempo per avere in casa la piattaforma telematica per gli scambi, in teoria gli dovrà essere concesso. Anch’egli è un consumatore con tutti i diritti. Quale difesa si può mettere ai consumatori più

“Proteggere i clienti più deboli” prezzi europei si stanno avvicinando a quelli italiani), potrà avvenire quell’export di chilowattora che ogni tanto desta stupore nel settore elettrico. Il contributo delle centrali da fonti rinnovabili sarebbe non più marginale, in questo libro delle belle storie, ma rilevabile: un contributo integrativo ma non ancora sostitutivo. La Borsa elettrica funziona bene, ma andrebbe migliorata. Le sue porte dovrebbero essere aperte a tutti i consumatori, senza distinzione di censo. Consentire a costoro di comprare direttamente alla Borsa elettrica non sarebbe il caos: la procedura stessa

deboli? C’è già, ma troppo spesso è facile dimenticarsene. L’Acquirente Unico potrà diventare quella figura di “fornitore di ultima istanza” di cui c’è bisogno per proteggere alcuni clienti. È il rivenditore di corrente per chi è rimasto senza corrente, per chi era rifornito da una società elettrica fallita, per chi non sa che pesci pigliare quando le aziende elettriche si rifiutano di fare il contratto. Questo ruolo, dopotutto, è quello ritagliato negli Stati Uniti per il “servizio di fornitura standard”, presente in tutti gli Stati con piena liberalizzazione. Questo è il libro delle belle storie, a lieto fine. Il libro del mercato. E

il Punto di Jacopo Giliberto

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INTERVISTA A PIER LUIGI BERSANI Ministro dello Sviluppo economico

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E: L’ultima Finanziaria ha introdotto numerose novità in tema di energia, soprattutto per l’efficienza energetica e l’impulso alle rinnovabili. Quale percorso prevede per la prossima manovra? Si procederà lungo la strada tracciata?

L’apertura del mercato elettrico favorirà l’ingresso di nuovi operatori mentre l’Autorità per l’energia continuerà a mantenere i propri poteri di vigilanza sui prezzi a tutela dei consumatori. Il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, va avanti per la propria strada e illustra ad ‘Elementi’ le strategie in un settore, quello energetico, che ha bisogno di nuove infrastrutture e di una politica integrata a livello europeo che faccia da volano anche allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Fonti sulle quali un supporto per l’amministrazione potrà venire dal GSE. E sulla rete del gas dice: la separazione proprietaria di Snam rete gas “è la soluzione definitiva”.

” di Raffaella Bruno

n correnza

PLB: Il settore energetico va guardato con realismo, considerato che non possiamo compromettere la sicurezza delle forniture energetiche, né penalizzare eccessivamente il nostro sistema produttivo. Occorre perciò da un lato, sostenere ogni sforzo per migliorare l’efficienza del ciclo dell’energia e aumentare il contributo delle fonti rinnovabili. Dall’altro, costruire filiere produttive e territoriali che diano opportunità di investimenti e occupazione. Le prime misure sono state attuate con la legge finanziaria 2007. Abbiamo introdotto nuovi incentivi per l’efficienza energetica degli edifici, per il solare termico, per la riduzione dei consumi nell’industria e nel settore civile. Per cogliere le opportunità industriali di questo corso, abbiamo anche lanciato il programma “Industria 2015”, con due progetti di filiera dedicati all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile. Sono, inoltre, state stabilite nuove regole per ridurre i consumi energetici degli edifici e incentivare la cogenerazione e il solare fotovoltaico. Ulteriori azioni per chiarire il quadro delle regole sulle altre fonti rinnovabili, in termini di incentivi, di rapporti tra Stato e Regioni e di regole, sono già contenute nel disegno di legge presentato dal Governo. Si tratta di azioni che vanno inquadrate in uno sforzo più ampio determinato in ambito europeo. Nel Consiglio europeo dell’8 e 9 marzo scorso, del quale sono noti soprattutto gli obiettivi al 2020: -20% emissioni di anidride carbonica, -20% di consumi energetici rispetto al tendenziale, +20% di fonti rinnovabili, si è individuata una visione di lungo periodo, nella quale mercato, sviluppo e integrazione delle reti e ricerca concorrano insieme per assicurare una leadership europea nell’energia. Dobbiamo dunque impegnarci in sede europea e italiana per assicurare lo sviluppo delle infrastrutture in modo da favorire una crescente integrazione delle rinnovabili, l’efficienza e la decarbonizzazione dell’energia. Dovremo riorganizzare e rilanciare il nostro sistema di ricerca in modo che possa dare un contributo sulle tecnologie del futuro, incluso il nucleare di quarta generazione e le tecniche per il sequestro e il confinamento dell’anidride carbonica. Misure ulteriori dovranno essere messe in campo, in particolare, per sostenere la ricerca nel settore elettrico. E: Il Governo ha varato il decreto sulla liberalizzazione del mercato elettrico. Il Parlamento sta esaminando il disegno di legge delega sulla liberalizzazione. Con questi nuovi provvedimenti quali prospettive per il sistema energetico italiano anche alla luce della liberalizzazione lato domanda?

Pier Luigi Bersani

PLB: Voglio ricordare che la scelta della decretazione d’urgenza si è resa necessaria per attuare in tempo la previsione di una direttiva europea del 2003 secondo la quale a partire dal primo luglio 2007 tutti i clienti finali del settore elettrico, dunque anche i clienti domestici, sono clienti idonei. Eravamo ormai in “zona Cesarini”, perché, nonostante il Governo avesse approvato più di un anno fa il disegno di legge delega per completare il processo di liberalizzazione del mercato dell’energia e, in particolare, per recepire la direttiva europea, i tempi dell’iter parlamentare hanno impedito di adottare il decreto delegato entro la data utile. Le norme messe in campo

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in attesa che il ddl conduca in porto l’intero processo di riforma del settore, garantiscono che l’ingresso delle famiglie nel mercato libero avvenga con regole certe, mantenendo inalterati i livelli di tutela dei clienti previsti dalle norme comunitarie. E, cosa non di poco conto, evitando all’Italia di incorrere in inevitabili sanzioni. Dettagli a parte, queste prime misure da un lato faranno in modo che chi vuole migliorare possa farlo e nessuno vada a star peggio. Dall’altro avvieranno una ulteriore fase di discussione sul sistema elettrico, dalla quale emergerà la definizione del quadro futuro dello sviluppo del segmento della fornitura al settore domestico, che avrà forte influenza sulle imprese del settore, e che andrà inquadrato nel più generale completamento dell’assetto del sistema elettrico. E: I piccoli consumatori riusciranno ad essere tutelati pagando tariffe eque, anche quando partirà il sistema a regime, superata la fase transitoria? Non vi è il rischio che sul mercato pesi ancora la posizione di privilegio degli ex monopolisti? PLB: Nella fase transitoria, di avvio della seconda tappa dell’apertura del mercato, sarà garantito che i consumatori civili e le piccole imprese, se non soddisfatti dalle offerte proposte dal mercato libero, possano ritornare nell’ambito del regime di tutela alle condizioni indicate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che manterrà comunque le sue competenze in materia di sorveglianza, anche ex-post, del regime dei prezzi all’utenza domestica sia nella fase transitoria che in quella a regime. È naturale che nella fase iniziale le società che oggi sono in posizione dominante nel settore elettrico e del gas possano trovarsi in vantaggio, considerato l’effetto di scala nella riduzione dei costi per acquisire nuova clientela. Detto questo, così come è avvenuto in altri Paesi, siamo convinti che nel tempo possa svilupparsi una concorrenza anche con altri operatori, in particolare le società di vendita connesse ai gruppi che operano nel settore della distribuzione, che possono contare su un rapporto di fiducia con i propri clienti. E, in tema di maggiore concorrenza, voglio sottolineare, l’importanza delle norme del decreto legge che consentono ai concorrenti di accedere ai dati storici dei consumi dei clienti, potendo così formulare offerte adeguate e competitive. È importante, infine, che si completi entro pochi mesi il quadro dei provvedimenti attuativi e delle delibere dell’Autorità in merito, per definire compiutamente il sistema di regole entro cui potrà svilupparsi questo nuovo mercato.

tecnologie. Il programma “Industria 2015” va proprio in questa direzione offrendo opportunità per la creazione di filiere italiane nei comparti delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Le prime risposte delle imprese italiane sono molto incoraggianti e penso che in pochi anni il nostro Paese potrà posizionarsi nell’area di punta della produzione di tecnologie verdi, con significative ricadute occupazionali. E: Il decreto per l’incentivazione del fotovoltaico dà ulteriore impulso a questa tecnologia, stabilendo incentivi automatici per la produzione. Cosa occorre perché l’Italia nel settore fotovoltaico stia al passo, in tempi medi, con i Paesi più avanzati? PLB: Nel solare fotovoltaico si sta registrando il coinvolgimento di diverse imprese intenzionate ad investire in tutti i segmenti della filiera solare, sia sul lato produttivo che su quello della ricerca. Si tratta di un panorama del tutto nuovo per l’Italia che era rimasta tagliata fuori dalle dinamiche industriali di questa tecnologia emergente. Una parte dell’interesse deriva certamente dal meccanismo del Conto energia che, nella nuova versione del febbraio 2007, consente di dare certezze a chi è interessato ad installare gli impianti solari e facilita gli investimenti industriali nel settore. Il fatto che si stiano realizzando 150 MW, contro i 50 MW installati complessivamente negli ultimi 30 anni dà il senso della dinamica in atto. L’importante è però abbinare alla creazione del mercato solare una decisa politica sul fronte della ricerca e della produzione in grado di far giocare un ruolo importante al nostro Paese e ridurre gli elevati costi di produzione del chilowattora fotovoltaico. E: Cip6: ci sono ancora dei punti “oscuri”? Alcuni lamentano che poco è cambiato se si permette ad impianti già in esercizio, che non utilizzano energia verde, di vedere parte della propria produzione classificata come proveniente da fonti assimilate. Cosa si potrà fare? PLB: Nel ‘97, appena divenuto ministro, bloccai tutto il meccanismo degli incentivi alle fonti assimilate alle rinnovabili, il cosiddetto “Cip6”, nato con la legge del 1991. Ricordo che in attuazione di quella legge, varata per promuovere l’autoproduzione in tutte le sue forme dato il deficit produttivo in Italia, l’allora Comitato interministeriale prezzi istituì un provvedimento, la legge numero 6 del 1992, che equiparava le fonti assimilate alle fonti rinnovabili. A quel provvedimento ne

“Lo sviluppo delle fonti alternative farà crescere l’occupazione” E: Lo sviluppo delle fonti alternative, presupporrà una crescita dell’occupazione? In che misura? PLB: Considerati gli obiettivi ambiziosi che si è data l’Unione europea al 2020 e la forte crescita delle tecnologie legate alle fonti rinnovabili su scala mondiale, la nostra sfida consiste nel combinare una adeguata politica della domanda di energia verde con una efficace azione sul fronte dell’offerta di

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seguì un altro nel ‘95, la legge 481, che confermò il diritto agli incentivi anche per le fonti assimilate. Questo era lo stato dell’arte quando staccai la spina delle graduatorie del Cip6 stabilendo che chi aveva già stipulato un contratto, avesse un tempo limite per realizzare l’impianto. In quella occasione mi imbattei nella delicata questione dei diritti acquisiti. C’erano, infatti, contratti già stipulati che, se non onorati, avrebbero portato lo Stato ad affrontare numerosi ed onerosi ricorsi, tutti


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pagati comunque dai cittadini tramite bolletta. Emerse così che per dare certezza alla distinzione tra rinnovabili e assimilate era necessaria una nuova normativa. Per questa ragione, si adottò il decreto legislativo del ‘99 in base al quale da quel momento in avanti, gli incentivi sarebbero stati destinati solo ed esclusivamente alle fonti rinnovabili, con il nuovo meccanismo di mercato dei Certificati verdi, e sarebbe stato cancellato il concetto stesso di “fonti assimilate” dalla legislazione italiana sotto il profilo degli incentivi. Dal momento che la durata dell’incentivo Cip6 era stabilita in otto anni, è evidente la ragione per la quale, anche dopo il blocco delle nuove graduatorie, siano ancora da completare le erogazioni per gli impianti che, alla data della modifica legislativa, avevano già maturato il diritto all’incentivo. Dalle previsioni elaborate anche su dati GSE, l’ammontare delle erogazioni si ridurrà significativamente tra un paio d’anni, quando arriveranno a conclusione le incentivazioni per gli impianti di maggiore potenza. Ora vengo alla questione degli impianti autorizzati, ma non ancora in esercizio, vale a dire quelli che la norma inserita nella legge comunitaria all’esame del Parlamento esclude dalla rosa degli incentivati. In primo luogo, voglio sottolineare che si tratta per la quasi totalità di impianti che godono degli incentivi non per effetto della legislazione ordinaria (visto che il decreto

legislativo del ‘99 ha bloccato il Cip6), ma per effetto di ordinanze emanate dalla Presidenza del Consiglio su sollecitazione della protezione civile. La Presidenza del Consiglio, infatti, di fronte all’emergenza rifiuti di alcune regioni (Campania, Lazio, Puglia) individuò come soluzione l’utilizzo dei rifiuti a fini energetici e diede il via libera agli incentivi per la costruzione dei termovalorizzatori. Oggi si può e si deve individuare una soluzione differente al problema dei rifiuti, fermo restando che una soluzione va comunque trovata. In secondo luogo si tratta di impianti già autorizzati che quindi faranno scattare contenziosi e probabili indennizzi da parte dello Stato.

“Il ruolo del GSE” E: Quale il ruolo del GSE nel futuro panorama energetico? PLB: Nell’ambito della promozione delle rinnovabili, il GSE può contribuire a dare un valido supporto all’amministrazione. Questo ruolo sarà tenuto presente anche nel riassetto degli enti

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elettrici, in attuazione della delega parlamentare, ferma restando l’esigenza di ridurre i costi del sistema e le duplicazioni funzionali in un settore, quello elettrico, oggi caratterizzato da troppe sovrastrutture. E: Quanto è importante un’Europa in cui si condividono le strategie energetiche e ci sia, in materia, una vera mutualità tra gli Stati? E quanto può essere rilevante per la sicurezza del sistema e l’approvvigionamento? PLB: L’energia è sempre più un fattore fondamentale delle politiche di sviluppo, e le soluzioni che occorrerà trovare per questa che si annuncia una nuova sfida, davvero complessa, per i Governi e le istituzioni europee, potranno portare ad assicurare all’Europa una posizione leader del settore, nei confronti soprattutto delle economie emergenti, in particolare asiatiche, che si troveranno anche loro, nel medio termine, a dover fronteggiare analoghi problemi. I mercati – elettrico e del gas naturale – si stanno sempre più fondendo in un mercato integrato dell’energia, con sempre maggiori interconnessioni fisiche e finanziarie con quello europeo. Occorre perciò procedere ad adeguare e aggiornare le regole del gioco, anche per completare il recepimento formale delle direttive. Per accrescere il livello della sicurezza degli approvvigionamenti bisogna promuovere la formazione di imprese energetiche europee, lo sviluppo di interconnessioni e corridoi energetici tra gli Stati membri e con i Paesi dell’Europa del Sud Est e del Mediterraneo, ottenendo come risultato connesso anche lo sviluppo dell’offerta e quindi della concorrenza.

Il nuovo Conto energia Incentivo riconosciuto all’energia prodotta Tariffe (€/kWh) per impianti in esercizio entro il 31 dicembre 2008 fonte GSE Impianti fotovoltaici

“Nell’energia meglio campioni europei che nazionali” In assenza del mercato unico dell’energia, concorrenziale e aperto, gli Stati membri trovano facili alibi per seguire vie nazionali e rafforzare comportamenti neo-protezionistici. Siamo a favore di “campioni europei” che sappiano competere sui mercati internazionali piuttosto che di “campioni nazionali” che mirano a difendere il loro mercato. Anche per la sicurezza degli approvvigionamenti, l’Europa può e deve parlare con una sola voce nei confronti dei Paesi produttori e di transito, per promuovere una politica di partenariato – a cominciare dalla Russia e dall’Algeria – che offra garanzie reciproche a lungo termine. In tale ambito sono stati già conseguiti importanti risultati con le recenti acquisizioni in Spagna e in Russia dell’Enel, gli accordi tra Gazprom e l’Eni ed alcune municipalizzate italiane, che stabiliscono rapporti di reciprocità tra Paesi produttori e consumatori e quindi rapporti di fiducia e stabilità.

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Potenza nominale dell’impianto P (kW)

1

2

3

Non

Parzialmente

Integrato

integrato

integrato

A

1≤P<3

0,40

0,44

0,49

B

3 < P ≤ 20

0,38

0,42

0,46

C

P > 20

0,36

0,40

0,44

L’incentivazione del Fotovoltaico Scenario sviluppo impianti (vecchio e nuovo Conto energia) fonte GSE Anno

Previsione impianti in esercizio

Previsione impianti in esercizio

Potenza cumulata (MW)

Numero cumulato (N°)

2007

50 - 100

2.000 - 4.000

2008

200 - 300

8.000 - 12.000

2009

350 - 450

12.000 - 18.000

Obiettivo nazionale: 3000 MW entro il 2016


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E: Parliamo di separazione delle reti. Si è detto a più riprese della creazione di una società delle reti in cui far confluire Terna e Snam Rete Gas. E sulla vicenda incombe il parere del Consiglio di Stato sul caso Terna - Cassa Depositi e Prestiti e l’impegno della scorsa finanziaria a un Dpcm che stabilisca le modalità per la discesa di Eni in Snam Rete Gas. Non sarebbe auspicabile arrivare al più presto a una soluzione che crei condizioni di maggiore concorrenza nell’accesso alla rete? PLB: Occorre precisare che in Italia l’accesso alla rete di trasporto del gas, indipendentemente dal fatto che Snam Rete Gas sia tuttora controllata dall’Eni, è totalmente garantito dall’avere introdotto da anni un sistema di accesso regolato, secondo modalità e tariffe identiche per tutti stabilite dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Ogni impresa può pertanto accedere alla rete a pari condizioni. Il problema è che la presenza del controllo dell’Eni possa orientare le scelte industriali di Snam Rete Gas verso soluzioni che restringano in prospettiva la concorrenza e l’accesso di nuove infrastrutture al sistema italiano. La soluzione più definitiva è ovviamente quella della separazione proprietaria, che può essere attuata in vari modi, anche sulla base di quanto già avvenuto nel settore elettrico, assicurandosi che il controllo delle società che gestiscono le infrastrutture di trasporto dell’energia, che hanno un carattere strategico per il Paese, sia coerente con gli obiettivi di servizio pubblico da loro svolto. Si sta lavorando anche in ambito europeo per conseguire un ulteriore passo avanti nella liberalizzazione dei mercati, con l’elaborazione di proposte che saranno presentate entro l’anno.

Il Cip6 nel 2006 Evoluzione delle convenzioni Cip6 e della relativa potenza, con indicazione della ripartizione tra fonti assimilate e rinnovabili fonte GSE 31.12.2005

“Favorire concorrenza, trasparenza e apertura dei mercati in Europa”

Convenzione N°

Potenza contrattuale (MW)

31.12.2006 Convenzione N°

Potenza contrattuale (MW)

Fonti assimilate

59

5.466 (64%)

54

5.367

(66%)

Fonti rinnovabili

445

3.106 (36%)

384

2.880

(34%)

Totale

504

8.572 (100%)

405

8.247 (100%)

L’Italia asseconderà lo sviluppo di queste regole a favore di una maggiore concorrenza, trasparenza e apertura dei mercati, come d’altra parte ha sempre fatto, assicurando al contempo una maggiore omogeneità di applicazione delle regole europee all’interno di singoli Stati membri, per evitare anche in questo caso, distorsioni e vantaggi per società che operino sul mercato integrato europeo godendo ancora di protezioni o privilegi a livello interno nazionale. Nel frattempo, è divenuta effettiva la disposizione sulla separazione funzionale tra le attività di vendita e di trasporto di energia, stabilita dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, e ribadita dalle norme del decreto legge del 18 giugno, che consentirà di fare un passo avanti decisivo verso la trasparenza della gestione di Snam Rete Gas. E

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PARLA ALESSANDRO ORTIS Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas

Mercato dei derivati contro la volatilità dei prezzi dell’energia 16

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Coordinandoci con altre istituzioni potremo avere anche poteri di monitoraggio e di intervento su tali mercati. Per raggiungere gli obbiettivi fissati dalla Comunità Europea su efficienza energetica, fonti rinnovabili ed emissioni di CO2, occorre affidarci a corretti meccanismi di mercato di tipo “pull”, perché trainati dall’effettiva domanda e con protagonismo diretto dei cittadini. Borsa elettrica: è un pilastro del sistema elettrico nazionale, ha dato maggiore chiarezza e trasparenza al mercato, pur dovendo ancora essere perfezionata. L’Autorità vigila sul processo di formazione dei prezzi.

di Gabriele Masini

Alessandro Ortis

” Nuovi obiettivi sulle fonti rinnovabili, nuovi obiettivi in merito alle emissioni di gas serra, apertura del mercato anche ai clienti domestici. Per il settore dell’energia il 2007 ha comportato una generale ridefinizione degli “standard” di riferimento. Con l’aumento del consenso intorno alle cause del riscaldamento globale e la spinta verso una liberalizzazione dei mercati dell’energia, l’Europa ha assunto a pieno il proprio ruolo di leadership e ha messo a punto, in marzo, un piano di azione che copre tutti gli aspetti del mondo dell’energia, dal risparmio all’efficienza, dalle emissioni alle regole comuni di mercato. In questo senso, la definizione delle regole nazionali è sempre più interconnessa con il quadro europeo. Tra tutte, la questione degli incentivi (e dei costi) per lo sviluppo delle fonti rinnovabili agita da qualche tempo lo scenario politico italiano e non solo. Un sistema così complesso e articolato ha un bisogno vitale di regole chiare ed efficaci, di trasparenza nella gestione dei meccanismi, per perseguire gli obiettivi senza porre fuori equilibrio il sistema , sia dal lato della domanda che dell’offerta, che sul fronte degli “oneri di sistema”. In questo contesto il ruolo dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas diventa sempre più delicato e sempre più centrale. Per questo abbiamo voluto ascoltare il presidente dell’Autorità, Alessandro Ortis, proprio in merito alle rinnovabili e alla questione dello sviluppo della Borsa elettrica.

E: Il Consiglio europeo di marzo ha stabilito ambiziosi obiettivi di utilizzo delle fonti rinnovabili. Saremo in grado di favorire un vero e proprio sviluppo delle fonti alternative? Quale di queste ha il maggiore margine di crescita e di espansione? AO: Il recente pacchetto “20/20/20” europeo, su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, pone obiettivi ambiziosi per la sostenibilità del mercato dell’energia. Per raggiungerli, sviluppo delle rinnovabili compreso, occorre affidarci a corretti meccanismi di mercato, cioè di tipo “pull” in quanto trainati dall’effettiva domanda e con protagonismo diretto dei cittadini, piuttosto che di tipo “push”. In Italia nel mix delle fonti rinnovabili prevale l’idroelettrico, che contribuisce per oltre il 75% dell’energia “pulita”. Seguono le biomasse/rifiuti, la fonte geotermica e l’eolico. Per il futuro è prevedibile una crescita con una potenza aggiuntiva di 6.000 MW circa, entro il 2012; ciò con apporti dallo stesso tipo di fonti ed un valore di produzione da fotovoltaico meno trascurabile di quello attuale.

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E: Per quanto lo sviluppo delle fonti rinnovabili sia prescritto, tra l’altro, dal Protocollo di Kyoto e dall’Unione europea, in Italia, anche recentemente, il Nimby (Not in my back yard) ha colpito anche le istallazioni più “verdi” (parchi eolici, impianti fotovoltaici). Le associazioni di settore lamentano spesso la mancanza di regole certe per le procedure di autorizzazione. Da un altro punto di vista, l’esperienza del primo Conto energia e il “mercato delle autorizzazioni” che si è sviluppato nell’eolico, mettono in evidenza la necessità di controlli e sanzioni per i cosiddetti furbi. Cosa può fare l’Autorità in questo senso? AO: In materia di fonti rinnovabili, l’Autorità non ha competenze per le autorizzazioni. Essa è invece chiamata a sviluppare una parte della norma: cioè la regolamentazione per agevolare le condizioni di ritiro dell’energia e di accesso alla rete della produzione da tali fonti. Abbiamo emanato diversi provvedimenti volti a definire disposizioni sulle modalità e condizioni economiche per il ritiro dell’energia elettrica di impianti che usano le fonti rinnovabili. Regole più favorevoli per la connessione alle reti elettriche, disposizioni per usufruire del cosiddetto servizio di “scambio sul posto” per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza non superiore a 20 kW. Vale a dire la possibilità per l’utente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta in eccesso rispetto alle esigenze di consumo e di ri-prelevarla dalla rete quando l’autoproduzione non è sufficiente a coprire il suo fabbisogno. I controlli relativi agli impianti incentivati con il meccanismo dei “Certificati verdi” ed a quelli fotovoltaici incentivati nell’ambito del “Conto energia” sono attribuiti al GSE-Gestore dei servizi elettrici. I relativi decreti interministeriali hanno infatti previsto in capo all’Autorità compiti esclusivamente sanzionatori per i soggetti produttori e importatori inadempienti all’obbligo di immettere in rete una quota prefissata di energia rinnovabile. Le verifiche ispettive svolte dall’Autorità nel periodo 2005–2006 sugli impianti di produzione di energia elettrica incentivati, in collaborazione con la Cassa conguaglio per il settore elettrico, hanno riguardato 83 impianti per complessivi 4.653 MW. Verifiche che hanno portato a proporre recuperi amministrativi per circa

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77 milioni di euro. Di questi, 50 milioni di euro riguardano incentivazioni indebitamente percepite da impianti “assimilati” Cip6, mentre i rimanenti 27 milioni sono relativi a impianti Cip6 che usufruivano dell’esenzione dall’obbligo di acquisto dei “Certificati verdi”, pur non essendo cogenerativi. Inoltre, dalla campagna di verifiche ispettive è emerso un rilevante effetto da “moral suasion” che induce una maggior propensione alle auto-verifiche ed al rispetto delle norme. Ha anche consentito di definire meglio il quadro normativo, soprattutto con riferimento agli aspetti applicativi ed ai casi più complessi. Di sperimentare l’efficacia di una collaborazione con la Cassa conguaglio per il settore elettrico che, con la costituzione di un “Comitato esperti” e di nuclei ispettivi selezionati, ha coinvolto Università ed esperti di settore; di conseguire una riduzione, anche per gli anni futuri, degli “oneri generali di sistema”.

Le “nuove” fonti rinnovabili in Italia (produzione lorda) fonte GSE

E: Rinnovabili sì, dunque, ma con un occhio al portafogli. Proprio sul fronte dei prezzi, nel medio termine dovrebbe essere la Borsa elettrica a garantire un abbassamento dei prezzi all’ingrosso. Anche se, secondo alcuni, essa rappresenta uno dei problemi del nostro sistema, in quanto “asfittica” e priva di liquidità. Che ne pensa? Quali sono le soluzioni possibili? AO: Non sono d’accordo sul giudizio negativo per la “Borsa elettrica”. A tre anni di distanza dall’avvio delle negoziazioni, essa rappresenta un pilastro del sistema elettrico nazionale, e - pur dovendo ancora essere perfezionata - ha contribuito a dare maggiore chiarezza e trasparenza al mercato. Grazie al funzionamento della Borsa elettrica sono stati raggiunti benefici non trascurabili. La presenza anche in Italia di un sistema di scambi organizzato, su basi di merito economico, ha offerto un’alternativa alla sola e pur libera


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contrattazione bilaterale, rendendo così palesi i comportamenti degli operatori e diminuendo le loro asimmetrie informative. L’Autorità ha progressivamente emesso disposizioni per l’avvio e per lo sviluppo della Borsa elettrica, vigilando attentamente sul processo di formazione dei prezzi. Ad esempio, ricordiamo la segnalazione all’Antitrust in esito alle istruttorie per gli andamenti della Borsa di giugno 2004 e gennaio 2005. Le nostre indagini hanno evidenziato situazioni anomale nella formazione dei prezzi, nonché possibili abusi del potere di mercato. Il dato di liquidità delle Borse europee, inclusa quella italiana, non è un parametro rilevante in quanto la vera liquidità delle Borse dipende, come noto, dalla presenza di strumenti di copertura dalla oscillazione dei prezzi, quali ad esempio contratti differenziali e swap. E: Uno dei rimedi proposti per ovviare alla volatilità dei prezzi è l’introduzione di conti energia a termine e derivati. Cosa ne pensa?

Produzione lorda rinnovabile in Italia fonte GSE

AO: È quanto mai opportuno introdurre mercati di copertura quali quelli in cui si negoziano prodotti finanziari. Il coordinamento con le altre istituzioni, ci permette di avere anche poteri di monitoraggio ed intervento su tali mercati in quanto intimamente legati con il sottostante. Va però perfezionata la nostra Borsa elettrica. Ciò può essere ottenuto anche semplicemente lavorando sul mercato dei “servizi di dispacciamento” (MSD). Infatti, il “dispacciamento” dell’energia elettrica è una funzione complessa e di fondamentale importanza per il buon esito delle transazioni di Borsa e della contrattazione bilaterale: rende fisicamente eseguibili le contrattazioni stipulate e registrate, permettendo il funzionamento sicuro ed affidabile del sistema elettrico nazionale. E

60.000

50.000

40.000

30.000 Solare Biomasse e rifiuti

20.000

Eolica 10.000

Geotermica Idrica

0 1998

Fonte

Idrica Geotermica Eolica

1999

CV

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

GWh

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006*

06/05

41.213,6

45.358,0

44.204,9

46.810,3

39.519,4

36.674,3

42.744,4

36.066,7

36.650,0

1,6%

4.213,7

4.402,7

4.705,2

4.506,6

4.662,3

5.340,5

5.437,3

5.324,5

5.527,0

3,8% 37,0%

231,7

402,5

563,1

1.178,6

1.404,2

1.458,4

1.846,5

2.343,4

3.210,0

1.228,8

1.822,3

1.906,2

2.587,3

3.422,6

4.493,0

5.637,2

6.154,9

6.720,0

9,2%

Solare

14,5

15,1

15,6

16,5

18,5

22,6

27,3

31,0

35,0

12,9%

Totale

46.902,3

52.000,6

51.395,0

55.099,3

49.027,0

47.988,8

55.692,7

49.920,5

52.142,0

4,5%

Biomasse e rifiuti

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CONVERSAZIONE CON ALDO SCARABOSIO

Tariffe elettriche “ Sì, ma non d La liberalizzazione lato domanda potrebbe portare a una riduzione del 2-3 % delle tariffe elettriche. Ma è poco per spingere l’utente a cambiare gestore. E per gli operatori significherebbe rinunciare a creare un mercato che costa più del vantaggio che se ne può trarre. Sì all’energia alternativa, ma serve tanta, tanta ricerca per farne crescere l’utilizzo. Nucleare? Potrebbe essere l’ora.

di G.M.

” E: Presidente Scarabosio: partiamo dal decreto del 1° luglio e dalla possibilità per gli utenti domestici di scegliere il fornitore di energia elettrica. Quali gli effetti sul sistema e sui cittadini?

La commissione Industria del Senato si è ritrovata ad essere, nel primo anno di vita del Governo Prodi, il crocevia dei provvedimenti più importanti in materia di politica industriale ed energetica. Una maggioranza risicata e una compagine governativa non sempre coesa sul fronte energetico, fanno del Senato, e della commissione Industria in particolare, un centro nevralgico nell’elaborazione e nella decisione delle scelte che determineranno l’assetto futuro del Paese. Tanto che in molti hanno addirittura parlato di ingorgo, con riferimento sia al Senato che alla Commissione Industria. Nei mesi scorsi la Commissione ha licenziato la legge delega sulla liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica e del gas, lasciando però all’Aula la definizione delle nuove norme che ridefiniranno l’assetto degli incentivi alle fonti rinnovabili. In due giorni, all’inizio di luglio, ha poi approvato la conversione in legge del decreto che dà agli utenti domestici la possibilità di cambiare fornitore di energia elettrica. Per capirne di più abbiamo incontrato Aldo Scarabosio, 66 anni, torinese, notaio, eletto nelle liste di Forza Italia, Presidente della Commissione Industria. 20

Elementi 11

AS: È difficile quantificare l’effetto della liberalizzazione del mercato elettrico per gli utenti domestici. Da un lato, l’enorme pubblicità data a questo evento ha creato una grande aspettativa, soprattutto sul fronte della riduzione delle tariffe. Ora, mi sembra di poter dire che ragionevolmente ci si può aspettare un margine di riduzione nell’ordine del 2-3 per cento. Il che potrebbe essere un grosso ostacolo alla creazione di vera concorrenza: se il vantaggio non è abbastanza consistente, temo che l’utente domestico non sia neanche portato ad affrontare le pratiche per cambiare fornitore. E: Una difficoltà che può ripetersi dal lato dell’offerta. AS: Anche per gli operatori, c’è il rischio che andare a “cercare il mercato” costi più del vantaggio che ne deriva, perché i margini non sono così ampi. In altre parole, può fare l’offerta solo chi ha una posizione dominante. Non credo che ci sarà una furiosa lotta per conquistare i consumatori domestici. Per questo, in sede di esame del provvedimento in Commissione Industria, abbiamo eliminato quegli ostacoli che rischiano di scoraggiare altri operatori a entrare nel mercato.

E: Insomma, anche l’apertura del mercato rischia di non avere effetto sull’alto livello dei prezzi dell’energia in Italia. L’energia elettrica in Italia costa il 50% in più rispetto all’Europa. Cosa fare per migliorare la situazione e metterci al passo con gli altri Paesi? AS: Quello dei prezzi dell’elettricità in Italia è un problema che dipende dalla struttura della produzione e non della distribuzione. Sfruttiamo soprattutto fonti fossili, non facciamo sufficiente ricorso al carbone, non abbiamo il nucleare. Il problema, in altre parole, è quello di un mix sbilanciato. Anche il ricorso alle fonti rinnovabili, che vogliamo incrementare, comporta un aumento dei costi. E: Qual è dunque la soluzione? Più carbone? Riprendere in considerazione l’opzione nucleare? O cosa? AS: Se in un Paese i prezzi dell’energia sono più cari del 30% rispetto ai suoi “pari grado”, evidentemente qualche scelta sbagliata c’è stata. La stessa Unione europea ci dà la possibilità di considerare la ricerca e la produzione nel campo dell’energia atomica. Ma mi sembra che in Italia il dibattito sia condizionato da pregiudizi ideologici, mentre la questione andrebbe affrontata senza preconcetti. E: Alcuni sostengono che tra i problemi che ostacolano una vera concorrenza nel nostro Paese, ma anche a livello europeo, c’è il fatto che gli ex monopolisti dispongono delle reti di distribuzione.


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Presidente X Commissione Industria Commercio e Turismo della Camera dei deputati

meno care? n di molto Aldo Scarabosio

In particolare, negli ultimi mesi in Italia si è parlato molto della questione di Eni e Snam Rete Gas. La discesa del “cane a sei zampe” nel capitale della società dei gasdotti sembra ormai essere stata espunta dall’ordine del giorno.

La produzione rinnovabile rispetto al consumo interno di elettricità: gap ancora significativo rispetto al target 2010 fonte eurostat (consuntivo 2005)

AS: È una questione complessa. Ci sono due posizioni in campo, ed entrambe vantano buone ragioni. Da un lato c’è il rischio di indebolire un “campione nazionale” in un contesto europeo nel quale solo la Gran Bretagna ha attuato una reale separazione proprietaria tra produzione e gestione della rete. Nel mondo politico dopo un ampio dibattito mi sembra che al momento la questione sia stata accantonata. Lo stesso Bersani mi pare che abbia ammorbidito le proprie posizioni in merito. E, comunque, bisogna aspettare ciò che stabilirà la UE sulla questione. E: Tra le novità introdotte dall’Unione europea con il Piano d’azione sull’energia approvato dal Consiglio in marzo, ci sono anche i nuovi obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili. Anche questo potrà portare a un aumento degli oneri di sistema e, in definitiva, a un aumento delle tariffe? AS: In un Paese che ha già una bolletta energetica alta, gli incentivi alle fonti rinnovabili gravano in modo molto più consistente. Io sono favorevole ad aumentare il ricorso alle fonti rinnovabili, ma con attenzione ai costi. Nel definire i traguardi per i diversi Stati nell’ambito dell’obiettivo europeo, va tenuta presente la situazione di partenza dei singoli Paesi. Altrimenti rischiamo che i sistemi nazionali vadano fuori equilibrio.

E: Si sono levate da diverse parti (da ultimo dall’Autorità per l’energia) perplessità sul costo dell’incentivazione delle fonti rinnovabili. Sotto accusa anche il nuovo Conto energia, che, pure, ha portato molto entusiasmo nel settore. Si può già tracciare un primo bilancio? È possibile migliorare ancora la normativa? AS: La tecnologia fotovoltaica è efficace soprattutto sulle piccole dimensioni. Pensare a grandi produzioni, allo stato attuale dello sviluppo tecnologico, è più problematico. È necessario proseguire nella ricerca. Per questo io immagino un diverso sistema di sostegno, che privilegi gli sforzi di ricerca, la definizione di una tecnologia che consenta il break-even,

Elementi 11

più che l’incentivazione di una tecnologia esistente e matura che però ha dei limiti evidenti. L’idea è quella di concedere incentivi invece che per venti anni solo per un periodo breve – diciamo tre anni – alla scadenza del quale l’incentivo decresce notevolmente, in modo che ci sia lo stimolo, per l’azienda che produce una determinata tecnologia, a innovare. Ogni tre anni, chi gode degli incentivi alla ricerca dovrà portare una innovazione, fino a quando non si raggiungerà la tecnologia in grado di camminare da sola e dare un contributo effettivo al bilancio energetico del Paese. Le aziende potrebbero appoggiarsi a enti pubblici di ricerca, come l’Enea. Insomma, il motto deve essere: ricerca, ricerca, ricerca. E 21


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biomasse PARLA PAOLO DE CASTRO Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali

Il futuro dell’energia è nelle biomasse Nel 2010 un milione di ettari dedicati alle colture agroenergetiche

di Piergiorgio Liberati

Con una produzione di energia derivante da biomasse di poco superiore al 7% del totale, l’Italia deve mettere in campo una serrata politica di incentivi alle fonti rinnovabili, se vuole recuperare il divario che la separa dal resto d’Europa. E in questa direzione vanno gli sforzi dell’attuale ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, per il quale il primo dei traguardi prefissati è “il conseguimento, nel 2010, del milione di ettari dedicati alle colture energetiche”. Per questo, spiega, “stiamo incentivando con 45 euro ad ettaro la produzione di olio vegetale per autoconsumo”.

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E: Ministro, l’Europa ha sancito un utilizzo delle rinnovabili a copertura del 20% del consumo interno lordo di energia primaria. Quale il ruolo delle biomasse? PDC: Il Governo considera prioritario il rispetto degli obiettivi fissati dalla Ue in ambito di produzione e commercializzazione dei biocarburanti, che rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’ambiente e l’agricoltura. Attualmente la produzione italiana di energia da biomasse è di circa 5 milioni di tonnellate petrolio equivalente, ma il potenziale italiano nel 2030 è stimato intorno ai 25 milioni. Particolarmente importante, tra le cose realizzate, il Contratto Nazionale Quadro sui biocarburanti, firmato di recente da tutti gli attori della filiera, mentre si attende

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il Contratto Quadro per le Agroenergie da siglare tra agricoltori e Assoelettrica. E: Trasporti, riscaldamento ed elettricità sono tre filiere nelle quali utilizzare le biomasse. Quale tra queste necessita di maggiori incentivi e quale, al contrario, può considerarsi economicamente autosufficiente? PDC: È più corretto parlare di filiere dove si guadagna di più e altre dove si guadagna di meno. Si guadagna poco, ad esempio, a produrre olio vegetale e dobbiamo rendere più conveniente per l’agricoltura produrre il biodiesel. Per essere prodotte e avere una ricaduta positiva su ambiente e agricoltura, le biomasse devono essere convenienti. È necessario, quindi, che la produzione industriale di energia elettrica,

di calore da biomasse e di biocarburanti sia legata alla filiera produttiva, così da trasferire agli imprenditori la giusta quota di valore aggiunto. Esistono, ad esempio, dei micro impianti da 2-3 megawatt, economicamente convenienti e in grado di consentire l’accesso ai Certificati verdi. E: La politica comunitaria si è posta obiettivi ambiziosi. Quale contributo può apportare l’agricoltura rispetto al fabbisogno di biomassa per scopi energetici? PDC: La valorizzazione e il completamento delle filiere agricole, forestali e agroalimentari per un utilizzo a fini energetici è un obiettivo prioritario del mio mandato. Potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di


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Diamo i numeri:

Contributo biogas, biomasse e rifiuti Produzione lorda

5 milioni

stima sui dati statistici di Terna - fonte GSE

è la quantità in tep di energia prodotta con le biomasse

25 milioni è la quantità di energia da biomasse che si potrebbe raggiungere nel 2030

13% è la percentuale del fabbisogno energetico nazionale che potrebbe essere coperto dal settore agricolo

Previsioni future 1 milione

gli ettari che nel 2010 saranno impiegati nelle filiera agroenergetica suddivisi in:

100.000 bioetanolo 200.000 biomasse 200.000 biogas 100.000 biomasse legnose 100.000 olio vegetale 300.000 biodiesel biodiesel e di bioetanolo, utilizzando residui agricoli, forestali e dell’allevamento e installando pannelli solari nelle aziende agricole, il settore primario può coprire fino al 13% del fabbisogno energetico nazionale. Con un risparmio di oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalente e la riduzione delle emissioni di CO2 di origine fossile di 30 milioni di tonnellate. Secondo le previsioni del Mipaf, entro il 2010 la filiera agroenergetica italiana impiegherà da 800 mila a un 1 milione di ettari così distribuiti: 100-150.000 per il bioetanolo; 200.000 per le biomasse; 150-200.000 per il biogas, 80-100.000 per le biomasse legnose; 50-100.000 per l’olio vegetale; 250-300.000 per il biodiesel.

le normative Ue sulla concorrenza. A partire dai decreti sull’obbligo soggettivo di immissione al consumo dei biocarburanti, che rappresenta una novità in grado di spingere i petrolieri ad incrementare l’offerta di biodiesel. Un secondo decreto stabilisce una quota defiscalizzata pari a circa 70.000 tonnellate di biocarburante, per la quale l’accisa viene notevolmente ridotta. Grazie alla produzione di energia elettrica e calore da biomasse, le aziende agroenergetiche percepiscono un reddito aggiuntivo attraverso i Certificati verdi e contribuiscono alla difesa dell’ambiente. Ulteriori incentivi arriveranno dai Piani di sviluppo rurale.

E: La procedura di infrazione per “aiuti di Stato” è una delle sanzioni nelle quali gli Stati membri possono incorrere. Come evitare questo rischio, pur incentivando le biomasse?

E: A proposito di Certificati verdi. La Finanziaria ne prevede la revisione per incentivare l’uso delle coltivazioni energetiche e dei residui agricoli e forestali. In che termini sarà applicata la riforma?

PDC: I decreti attuativi della Finanziaria sono molto chiari e non violano in alcun modo

PDC: La revisione dei Certificati verdi prevista dalla Finanziaria mira ad incentivare l’impiego

di materie prime provenienti da contratti di coltivazione, di prodotti e materiali residui provenienti dall’agricoltura, dalla zootecnia, dalle attività forestali e di trasformazione alimentare, nonché di materie prime provenienti da pratiche di coltivazione a basso consumo energetico. Con il Ministero dello Sviluppo economico, abbiamo previsto di garantire un maggiore incentivo ai Certificati verdi derivanti da produzioni ottenute a seguito di accordi o contratti di filiera. Inoltre, sarà prevista una durata maggiore per le autorizzazioni di emissione dei Certificati derivanti da biomasse e in particolare da produzioni di filiera. E Biomasse

Elementi 11

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faccia a faccia

Meno emissioni Rinnovabili indispensabili se si vuol salvare il pianeta MIRKO LOMBARDI [PRC] di Fausto Carioti

Il rapporto tra ambiente, energia e territorio è uno dei nodi politici più importanti per due partiti – peraltro diversissimi tra loro - come Rifondazione Comunista e la Lega Nord-Padania. Mirko Lombardi, responsabile Ambiente ed Energia del Prc, e Giovanni Fava, deputato e responsabile Energia e Ambiente per il Carroccio, indicano le priorità dei rispettivi partiti. Divisi quasi su tutto, Lombardi e Fava concordano però sulla desiderabilità degli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla Comunità europea e nella critica all’attuale legislazione Cip6: troppo confusa, secondo l’esponente leghista; uno “scandalo” da cancellare, per il responsabile di Rifondazione. E: La nuova direttiva europea promette di cambiare la condizione del settore energetico italiano e di aprire verso una liberalizzazione del comparto. Qual è il vostro giudizio sulla direttiva? ML: Una politica energetica fatta di risparmio, efficienza e rinnovabili non ha nel mercato un alleato credibile. Il mercato punta a “vendere”, non a ridurre consumi. Per questo, non per ideologismi, serve il pubblico. L’energia non va considerata una merce, ma un bene comune. GF: Crediamo che la direttiva vada verso la liberalizzazione. Ma le sue applicazioni nei singoli Paesi rischiano di risentire di interpretazioni locali. Il caso italiano è eclatante, dal primo luglio abbiamo una forma di liberalizzazione del tutto priva di regole.

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Elementi 11

E: È sensato investire risorse nelle fonti energetiche alternative? E queste possono essere una soluzione alla carenza di energia anche nel breve periodo?

pianeta. Il problema non è economico, ma politico e di prima grandezza, perché riguarda la sopravvivenza di parti di biosfera, compresi noi Sapiens.

GF: Credo sia opportuno investire nelle energie alternative, ma i risultati si potranno vedere a mediolungo termine. È ancora troppo ampio il divario tra il costo di produzione delle energie tradizionali e quello delle alternative. In questo momento poi non è chiara la posizione del governo sulle formule incentivanti: troppo caos e troppe versioni su Cip6, Certificati bianchi e Certificati verdi danno poche certezze agli investitori.

E: Quali fonti alternative il nostro Paese dovrebbe privilegiare, considerando l’attuale stadio evolutivo delle tecnologie e le caratteristiche del territorio?

ML: Le energie rinnovabili sono indispensabili: bisogna uscire dall’uso dei combustibili fossili, che hanno distrutto gli equilibri termodinamici del

ML: Il sole, il vento, la geotermia. Ma la prima fonte rinnovabile è il risparmio energetico. Il futuro è di chi consumerà meno, non di chi avrà più energia a basso costo. GF: Credo nel carbone e nelle tecnologie di nuova generazione, così come valuto positivamente l’eolico e alcuni cicli con biomasse. Resto più scettico sul solare.


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e via Cip6 Energia alternativa sì. Sugli incentivi dare certezze agli investitori GIOVANNI FAVA [Lega Nord]

E: Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha detto che “nell’interesse generale occorre riflettere sui casi in cui è opportuno, trascorso un tempo definito, svincolare l’azione del governo centrale dall’obbligo di assenso degli enti regionali e locali interessati. Dare voce alle esigenze locali deve essere possibile senza bloccare sine die la realizzazione di opere per la modernizzazione del Paese”. Questo ragionamento è valido anche per la realizzazione di siti per la produzione di energia dinanzi ai quali i poteri locali si oppongono, come le centrali eoliche e quelle a carbone? GF: Evidentemente la ratio della Legge obiettivo resta valida e crediamo possa essere estesa anche agli impianti finalizzati alla produzione energetica, laddove ne siano dimostrate l’efficacia e la necessità in un contesto di equilibrio territoriale nazionale. Non è giusto che le aree interessate da impianti ad elevato impatto ambientale siano sempre le stesse, mentre in altre zone del Paese ci si sottrae ai propri impegni. ML: I territori, difendendo il loro

“cortile”, difendono il “cortile” di tutti. I Nimby “Not in my backyard”, non nel mio cortile, sono una espressione modernissima e sapiente della difesa del territorio. Spesso simili opposizioni coincidono con sanzioni europee che ci siamo beccati sulle questioni ambientali. L’eolico, però, non è il carbone. Una pala eolica, salvo eccezioni, non deturpa il paesaggio ed è una buona pratica energetica ambientale. E: Gli obiettivi fissati dalla Comunità Europea per il 2020 prevedonoun utilizzo pari al 20% di “energia verde”; la riduzione del 20% del consumo energetico nell’edilizia, nell’industria e nei trasporti; la riduzione del 20% dell’emissione di gas serra. Sono obiettivi desiderabili, anche in rapporto ai costi che impongono, e raggiungibili? ML: Consumi termici ed efficienze energetiche italiane, specie nel patrimonio edilizio, ci devono far vergognare. Siamo tra gli ultimi in Europa: e devono emergere le responsabilità di questi ritardi. La questione energetica italiana è stata

segnata da speculazioni inaccettabili. I Cip6 sono una truffa legalizzata che ha deviato risorse che erano finalizzate alle rinnovabili. GF: Sarebbe auspicabile realizzare questi obiettivi, che ritengo però improbabile raggiungere. E: In Europa qualcosa non va. Ci sono troppe asimmetrie, nazionalismi celati, interessi di parte. Il mercato europeo dell’energia è ancora lontano dal nascere e questo penalizza gli Stati meno ricchi di fonti energetiche, come l’Italia. Come se ne esce? GF: Stabilendo meccanismi di reciprocità fra i Paesi e conducendo un’azione politica univoca in sede europea, nell’ottica della nascita di un Acquirente Unico comunitario che ci metta al riparo da decisioni unilaterali dei produttori di gas extra Ue. ML: Nel Paese di “o sole mio” dire che si è meno ricchi di fonti energetiche è una stupidaggine. Occorre un piano energetico innovativo che definisca modi,

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tempi ed investimenti per la fuoriuscita dai fossili e tracci la politica energetica del futuro. Non possiamo più permetterci resistenze su questi obiettivi. E: Una quota importante dell’energia usata in Italia proviene da centrali nucleari straniere, spesso vicine ai nostri confini. Esistono margini per un utilizzo futuro dell’energia nucleare anche in Italia? ML: Anche se importiamo elettricità prodotta dal nucleare, non è una buona ragione per riproporlo. I costi di gestione, sicurezza e smaltimento delle scorie sono tali che l’elettricità dal nucleare ha costi reali superiori ad ogni altra fonte. Ma vengono nascosti e scaricati sulla fiscalità generale. Non c’è alcun privato

disponibile ad investire facendosi carico di tali costi. GF: Credo che i margini ci siano. Perché le nuove tecnologie che si stanno sperimentando nel mondo dovrebbero garantire il massimo della sicurezza ambientale. Va però risolto il nodo politico che si trascina da decenni, dopo l’approvazione del famigerato referendum sul nucleare. E: Tra pubblico e privato, come e dove reperire denaro per lo sviluppo della tecnologia e della ricerca nel settore dell’energia, importanti per una nazione come la nostra? GF: Bisogna fare un salto culturale e abbandonare i protezionismi che spesso

Contributo differenziato delle Regioni alla produzione rinnovabile fonte GSE

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hanno caratterizzato l’azione politica. La frammentazione degli operatori italiani, soprattutto pubblici, non ha giovato ad un mercato che, solo di fronte alla paura verso gli operatori esteri, si è compattato nel difendere un’italianità energetica tutta da dimostrare. Spero che le aziende italiane dimostrino la capacità di far fronte alle necessità finanziarie derivanti da un serio programma di sviluppo e ricerca. ML: I privati si sono intascati miliardi di euro all’anno con i Cip6, sottraendoli alle rinnovabili. Già lì ci sono risorse enormi da recuperare. Penso che molti cittadini ed imprese sino disposti a prodursi energia pulita se incentivati. Non è un caso che i bandi pubblici si esauriscano in un batter d’occhio. E


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Mercato elettrico, non è ancora liberalizzazione

A COLLOQUIO CON ENZO GATTA Presidente Assoelettrica di Maria Pia Terrosi

Enzo Gatta

Il processo di liberalizzazione del settore elettrico non è ancora completato, per questo occorre accompagnare il mercato verso la nuova realtà. Nelle rinnovabili l’Italia non è la cenerentola in Europa. E il margine di miglioramento è ampio. In questo ambito è auspicabile una modulazione degli incentivi in funzione delle diverse tecnologie. Queste le riflessioni del presidente Enzo Gatta su alcune delle questioni più attuali del dibattito energetico.

E: Ingegner Gatta, con l’apertura del mercato elettrico anche alle utenze domestiche si può ritenere compiuto il processo di liberalizzazione del settore? EG: È stato fatto un passo importante verso la completa liberalizzazione del mercato, ma il percorso non è ancora completato. Rimangono aperte numerose questioni, proprio in relazione all’apertura alle utenze domestiche. Questo segmento del mercato dovrà vedere una forte incentivazione ed un’intensa competizione tra gli operatori per favorire un rapido passaggio al cosiddetto mercato totalmente libero. Peraltro, la mancata correzione delle distorsioni

che ancora caratterizzano questo segmento del mercato, come i sussidi incrociati e la scarsa cost reflectivity dei prezzi, oltre alle evidenti difficoltà che gravano sulla ridefinizione della "fascia sociale", rendono necessaria l’adozione di misure per accompagnare il mercato verso la nuova realtà. Ma tali misure devono essere provvisorie e vanno inserite in un contesto di norme il cui obiettivo è di pervenire ad una condizione in cui gli operatori possano confrontarsi in condizioni paritarie. È questo il presupposto per giungere in futuro ad una riduzione dei prezzi e ad un miglioramento della qualità del servizio.

E: L’UE ha posto per il 2020 l’obiettivo di portare al 20% il contributo delle rinnovabili sul totale dei consumi di energia primaria. Quali sono per l’Italia le condizioni necessarie per vincere questa sfida? EG: Si tratta di un obiettivo ambizioso che dovrà essere declinato nell’ambito dei settori interessati (trasporti, terziario e settore elettrico) con criteri ancora da definire. Da questo punto di vista è necessario che gli obiettivi da assegnare ai vari Paesi tengano conto del contributo che le fonti rinnovabili garantiscono nelle diverse realtà geografiche. segue a pag. 33

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L’inserto

Conto Energia

a cura di Livia Catena e Natascia Falcucci

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Caratteristiche La tecnologia fotovoltaica rientra tra quelle cosiddette rinnovabili in senso stretto, in quanto consente la produzione di elettricità senza l’impiego di materie prime esauribili. I principali vantaggi degli impianti fotovoltaici sono l’assenza di qualsiasi tipo di emissione inquinante, il risparmio dei combustibili fossili, l’estrema affidabilità, i costi di manutenzione ridotti al minimo e la modularità del sistema. In Italia, dal settembre 2005, è attivo il meccanismo di incentivazione in Conto Energia per la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici. A febbraio 2007, un nuovo decreto dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, che ha confermato GSE soggetto attuatore del sistema di incentivazione, ha introdotto radicali modifiche al meccanismo originario.

Innovazioni Il Nuovo Conto Energia, caratterizzato da procedure più snelle e semplificate e da una potenza incentivabile complessiva di 1.200 MW, prevede che i titolari di impianti fotovoltaici richiedano le tariffe a impianto già realizzato e in esercizio. Inoltre, sono previsti premi aggiuntivi per gli impianti abbinati a interventi di efficienza energetica degli edifici, nonché incrementi di tariffe per installazioni realizzate in scuole, ospedali e piccoli comuni. Tra le principali novità introdotte dal nuovo decreto c’è l’abolizione del limite annuo di potenza incentivabile, un vantaggio per gli investitori non più soggetti alla indisponibilità di potenza da incentivare. Nel caso si raggiunga la soglia di 1.200 MW - capacità complessiva al momento finanziabile - si potrà essere ammessi alle tariffe a condizione che gli impianti entrino in esercizio entro quattordici mesi (ventiquattro mesi in caso di soggetto responsabile pubblico) dalla data, comunicata dal GSE sul proprio sito web, in cui sarà stato raggiunto tale limite.


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Nuove tariffe e ulteriori premi L’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici entrati in esercizio dopo il 13 aprile 2007 (data di entrata in vigore della delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas n.90/07) e prima del 31 dicembre 2008 hanno diritto alle tariffe indicate nella tabella sotto riportata, a seconda della classe di potenza dell’impianto e del suo grado di integrazione architettonica. Per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2010, invece, questi valori saranno leggermente inferiori, perché decurtati del 2% per ogni anno successivo al 2008. Le tariffe, inoltre, sono riconosciute per venti anni a partire dalla data di entrata in esercizio dell’impianto e rimangono costanti per l’intero periodo.

Impianti fotovoltaici

Hanno diritto a una maggiorazione della tariffa del 5%: Impianti con potenza superiore a 3 kW, appartenenti alla tipologia “non integrato” che consumano almeno il 70% dell’energia prodotta. Impianti i cui moduli fotovoltaici abbiano sostituito coperture in eternit. Impianti appartenenti a soggetti pubblici in un Comune con meno di 5mila abitanti.

A B C

1

2

3

Potenza nominale dell’impianto P (kW)

Non integrato

Parzialmente integrato

Integrato

1≤P<3

0,40

0,44

0,49

3 < P ≤ 20

0,38

0,42

0,46

P > 20

0,36

0,40

0,44

I titolari di impianti installati su edifici o unità immobiliari in regime di “scambio sul posto” hanno diritto a una maggiorazione della tariffa fino al 30%, se, dopo l’installazione dell’impianto, eseguono interventi di efficienza energetica presentando una certificazione che dimostri la riduzione dei consumi elettrici e termici. Per gli impianti fino a 20 kW, che operano in regime di scambio sul posto, il nuovo decreto riconosce la tariffa incentivante a tutta l’energia prodotta (non più solo a quella autoconsumata). Gli incentivi illustrati sono complementari al prezzo dell’energia che il titolare dell’impianto si vede accordato nel caso di vendita dell’elettricità prodotta. Due sono le alternative per la cessione di elettricità: partecipare al mercato, o cedere al distributore, cui è connesso l’impianto, l’energia a prezzi definiti, su base mensile, dall’Acquirente Unico. In caso di istallazione di potenza inferiore ad 1 MW sono stabiliti dei prezzi minimi garantiti: per il 2006 pari a 95.65 ?/MWh per i primi 500.000 kWh prodotti, 80.54 €/MWh per i successivi 500.000 kWh e 70.48 € 7MWh per l’ulteriore milione di kWh.


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Iter Per accedere all’incentivazione: il titolare dell’impianto inoltra il progetto preliminare al gestore di rete locale (Enel Distribuzione, ACEA, AEM, ecc.) al quale chiede la connessione alla rete e, eventualmente, il servizio di scambio sul posto; a impianto ultimato, il titolare comunica al gestore della rete locale la conclusione dei lavori; dopo l’entrata in esercizio, il titolare deve collegarsi al portale informatico del GSE all’indirizzo https://fotovoltaico.gsel.it, registrarsi e inserire i propri dati anagrafici e i dati tecnici dell’impianto; entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, il titolare deve inviare al GSE la documentazione scaricabile dal portale e gli ulteriori documenti richiesti dal decreto; entro i successivi 60 giorni, il GSE, dopo aver verificato la conformità dell’impianto, comunica la relativa tariffa riconosciuta; dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, il GSE riconosce per 20 anni gli incentivi.

Informazioni consultare il sito www.gsel.it; telefonare al numero verde 800 16 16 16 solo da telefono fisso (dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 9 alle ore 18); telefonare al numero 0680114388 - 4389 da telefono fisso o mobile (dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 9 alle ore 18); inviare una e-mail a fotovoltaico@gsel.it; inviare un fax a 06 8011 2039.


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Il Contributo alle emissioni globali per macro aree geografiche fonte assoelettrica

Ripartizione delle emissioni italiane di anidride carbonica nel 2004 totale 490 Mt fonte assoelettrica

Occorre effettuare circostanziate analisi del potenziale delle fonti rinnovabili economicamente sviluppabile nel prossimo decennio, considerando le diverse caratteristiche territoriali e geomorfologiche, la densità della popolazione, il contesto geografico, storico, paesaggistico e architettonico nel quale collocare le nuove iniziative. E: La Commissione Europea accusa l’Italia di essere in forte ritardo in questo settore. EG: L’Italia ha bisogno di dare un nuovo impulso alle fonti rinnovabili ma non deve essere considerata una “cenerentola”. Nell’ultimo decennio la produzione da fonti rinnovabili (ad esclusione dell’idroelettrico) si è quasi triplicata. Certo, non si può negare che la crescita delle rinnovabili negli ultimi anni sia risultata più contenuta del previsto. Proprio per questo sono necessarie decisioni politiche forti, per risolvere i problemi che condizionano le iniziative e la progettualità degli operatori elettrici. Servono obiettivi regionali coerenti con quelli nazionali, misure per semplificare gli iter autorizzativi. Occorre risolvere i problemi che limitano la connessione dei nuovi impianti alle reti e un miglior coordinamento delle politiche di sviluppo a livello locale.

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E: Rimanendo nell’ambito dell’energia verde, alcuni ritengono utile stabilire un uso dei Certificati Verdi più consono al mercato. Per Assoelettrica ritiene necessario modificare questo sistema di incentivazione delle rinnovabili? EG: Quanto ai meccanismi di incentivazione, occorre distinguere tra interventi a sostegno della microgenerazione distribuita, come il fotovoltaico, e iniziative a favore dei nuovi impianti industriali, salvaguardando però gli investimenti avviati sulla base dei precedenti criteri di incentivazione. È auspicabile una modulazione degli incentivi in funzione delle diverse tecnologie, per non penalizzare quelle più mature, ma il cui potenziale presenta significativi margini di sviluppo, come le biomasse, evitando di mettere a repentaglio il conseguimento degli obiettivi. E: Nella sua opinione, come sta funzionando il nuovo sistema di incentivazione del fotovoltaico? EG: Quello del fotovoltaico è un caso per il quale bene si adattano meccanismi tipo il cosiddetto Conto energia, che funzionano positivamente per incentivare forme di piccola generazione diffusa. E

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Il GSE, centro e stimolo per

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RAPPORTO DELLE ATTIVITÀ GSE di Nando Pasquali Amministratore delegato GSE

le fonti rinnovabili

Nando Pasquali

Cresce l’attività del Gestore dei Servizi Elettrici

Con il Rapporto delle attività, il Gestore dei servizi elettrici (GSE), operativo dal 1° novembre 2006, ha voluto rappresentare in modo semplice ed efficace gli aspetti emersi dopo oltre un anno di gestione. In tale anno si è assistito ad un ampliamento dei compiti inizialmente assegnati al GSE, dopo la cessione a Terna del ramo di azienda legato a trasmissione, dispacciamento e sviluppo della rete elettrica. Per una società come la nostra, impegnata nell’esercizio di una funzione pubblica rilevante nel mercato dell’energia, due sono le ragioni che rendono fondamentale evidenziare i risultati conseguiti. La prima, per illustrare al consumatore, in modo chiaro e trasparente, l’impiego delle risorse che costituiscono la componente tariffaria A3, evidenziata in bolletta e dedicata al finanziamento delle energie rinnovabili (FER). La seconda, per offrire spunti di riflessione sull’efficienza dei sistemi di incentivazione vigenti, essendo il GSE la società preposta alla gestione degli strumenti incentivanti la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e alla sensibilizzazione dei consumatori verso scelte compatibili con l’ambiente. Il contesto in cui il GSE opera è in misura crescente di respiro internazionale. Infatti, in ambito comunitario, al tema ambientale viene riservata una tutela sempre più rilevante e la promozione delle energie rinnovabili rappresenta uno

strumento in tale direzione. Stiamo assistendo ad un passaggio che porta dagli attuali impegni non obbligatori di produzione di elettricità da FER - identificati per ciascuno Stato Membro dell’UE nella direttiva 2001/77/CE - a piani nazionali vincolanti, che dovranno applicare le disposizioni del Consiglio UE del marzo scorso. Prima di illustrare quanto fatto dalla nostra società per l’incentivazione delle energie rinnovabili, ritengo necessario spendere alcune parole sull’andamento della produzione di energia elettrica italiana. Il dato provvisorio del 2006 per le FER è pari a 52,1 TWh, con un incremento di oltre il 4% rispetto ai dati dell’anno precedente (49,92 TWh): tale valore, però, riduce la sua significatività nel momento in cui lo confrontiamo con la produzione totale. Quest’ultima, infatti, è di oltre 315 TWh, avendo subito una crescita del 3,7%, quasi annullando così lo sforzo del settore rinnovabile. Alla luce dei dati del 2006 emerge, inoltre, che il rapporto tra produzione rinnovabile e consumo interno lordo di energia elettrica, è pari a 14,5%, ancora lontano dall’obiettivo del 22% per il 2010, fissato per il nostro Paese dalla direttiva 2001/77/CE. Il grafico di seguito riportato rappresenta l’andamento del rapporto percentuale (produzione rinnovabile/consumo interno lordo) nell’arco temporale 2001-2006 (per il 2006 il dato è provvisorio).

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obblighi di acquisto di energia in regime Cip6, derivanti dalle convenzioni sottoscritte, esplicano i loro effetti fino al 2020 e che, come mostrato nella figura in basso a sinistra, la curva dei costi che ricadono sulla A3 ha un andamento decrescente. Potremo così pensare, se questo sarà l’indirizzo di politica energetica delle Istituzioni, di volgere lo sguardo verso altri impegni, a fronte delle risorse “liberate”.

%

16,8

16,0 14,6

14,1

13,9

14,5

Per venire ai risultati del GSE, parto dai numeri legati all’incentivazione della produzione dei circa 450 impianti Cip6 che determina ancora oggi un notevole impegno finanziario per il sistema italiano. Tali impianti, nel 2006, hanno prodotto complessivamente 48,9 TWh, dei quali 9,4 TWh (circa il 20% del totale) da fonti rinnovabili e 39,5 TWh da fonti cd. “assimilate”. La ragione di questo “sbilanciamento” sta nel fatto che il provvedimento del Cip6 è stato adottato a suo tempo con obiettivi più ampi della promozione delle FER, in quanto orientati a stimolare la produzione dei privati in deroga alla riserva in capo ad Enel, anche al fine di trovare una soluzione alla carenza di generazione nei primi anni ‘90. Per l’anno trascorso, la differenza fra i prezzi riconosciuti ai produttori ed i ricavi derivanti dalla vendita dell’energia in questione e dei Certificati Verdi nella disponibilità del GSE, pari a circa 2.863 milioni di euro, ha trovato copertura nella componente tariffaria A3. Per ridurre tali oneri, il GSE monitora costantemente gli impianti e dal luglio scorso presenta offerte anche sul Mercato di Aggiustamento. È utile ricordare che gli

Mn €

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Il 2006 è stato un anno intenso anche per le attività connesse al sistema di incentivazione tramite il meccanismo dei Certificati Verdi (CV). In tale ambito il GSE conduce sia la valutazione tecnica degli impianti, finalizzata al rilascio della qualificazione IAFR (Impianto Alimentato a Fonti Rinnovabili), che l’emissione dei Certificati Verdi, a fronte dell’energia elettrica prodotta. Al fine di dare una rappresentazione completa dei risultati offerti da questo meccanismo, può essere significativo guardare due dati: quello della nuova potenza rinnovabile qualificata e quello della produzione di energia elettrica associata. Lo strumento dei CV, il cui prezzo di riferimento è stato nel 2006 di 125 €/MWh al netto di IVA, fa riferimento non solo agli impianti nuovi o riattivati (circa 2.000 MW, di cui più di 1.000 MW associati a installazioni eoliche), ma anche ad interventi di rifacimento totale o parziale e di potenziamento. Nel 2006 la produzione degli impianti qualificati già in esercizio (in prevalenza idroelettrici ed eolici) ha superato i 6 TWh. Significativo è anche il numero degli impianti qualificati ancora in fase progettuale, oltre 500, che è auspicabile possano entrare in esercizio nei prossimi anni. A tale riguardo si deve segnalare l’eccessiva lentezza delle procedure autorizzative, nonostante la semplificazio ne prevista dal D. lgs. 387/03, e l’opposizione delle comunità locali, spesso preconcetta, alla realizzazione di nuovi impianti. Alla luce delle considerazioni esposte, ritengo possa esprimersi un giudizio essenzialmente positivo sullo strumento dei Certificati Verdi, anche se è opportuno rilevare alcuni elementi di criticità presenti nel sistema. Si tratta principalmente della indifferenziazione del prezzo del CV per fonte. Mentre in alcuni casi, ad esempio l’eolico, la maturità della tecnologia consente di trovare nel certificato, integrato dal prezzo di vendita del MWh, un adeguato riconoscimento dell’investimento, per altre tipologie di impianto, come per il fovoltaico, è stato necessario intervenire con misure correttive ad hoc. Infatti, nel 2005, i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente hanno introdotto il Conto Energia che ha riscosso un enorme successo: in meno di un anno più di 36.000 domande sono pervenute al GSE, nominato dall’AEEG “soggetto attuatore” del meccanismo. La modifica della normativa, disposta dal decreto ministeriale dello scorso febbraio, ha sensibilmente innovato il meccanismo, innalzando la potenza incentivabile e rendendo più semplice la richiesta di incentivo, che dovrà essere inoltrata al GSE solo dopo l’entrata in esercizio degli impianti. Il 2006 e i primi mesi del 2007 sono stati ricchi di novità per la nostra società. Il Decreto Legislativo 20/07, che ha recepito nel nostro Paese la direttiva comunitaria per la promozione della produzione in cogenerazione, ha assegnato nuovi ed importanti compiti al GSE, già responsabile del riconoscimento di tale tipologia di impianti. In particolare, il GSE dovrà rilasciare la Garanzia di Origine per la cogenerazione ad alto rendimento (CAR), agli impianti che rispettino precisi parametri di risparmio energetico, ed inoltre istituire una banca dati degli impianti ed effettuare l’analisi del potenziale cogenerativo nazionale. Sono state, poi, rilasciate altre tipologie di certificazione per le rinnovabili: la Garanzia di Origine e i RECS (Renewable Energy Certificate System), strumenti volontari che qualificano l’energia elettrica attestando la fonte di produzione impiegata al momento della fornitura. Quest’attività ha visto un incremento consistente


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- dai 4 TWh del 2005 ai 7 TWh del 2006 - ed elevate sono le aspettative di ulteriore sviluppo nel corso del 2007. La completa apertura del mercato a partire dal 1° luglio ha determinato, infatti, il proliferare di proposte commerciali verdi a disposizione dei clienti finali. In tale contesto il GSE potrà giocare un ruolo ancora più rilevante, estendendo la sua attività di certificazione dalla fase di produzione fino alla fase del consumo, garantendo così utilizzi corretti delle informazioni associate a tali scelte. Sulla base dei risultati delle attività del GSE, mi sembra di poter dire che il nostro Paese abbia intrapreso la strada giusta verso la promozione delle energie rinnovabili, elemento imprescindibile per uno sviluppo sostenibile e, per l’Italia, strumento per ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e per aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti. Quello su cui ancora si deve lavorare è la creazione di un quadro normativo stabile, capace di rispondere in modo adeguato alle esigenze degli investitori, e la semplificazione delle procedure autorizzative. Ciò, naturalmente, va inserito in un contesto di misure integrate che siano propulsive anche sul fronte della ricerca tecnologica e sul piano industriale. Il GSE, in tal senso, può offrire un contributo importante mettendo le sue competenze e i dati rilevanti di settore in suo possesso a disposizione dei soggetti istituzionali preposti a compiere le scelte strategiche per il nostro Paese.

Alessandro Ortis e Nando Pasquali

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Rinnovabile del futuro, s da ostacoli

Occorre che l’opinione pubblica sia ben informata e accetti impianti di grandi dimensioni. Migliorare il meccanismo di distribuzione degli incentivi. Certificati Verdi? Diversa durata per diversa fonte energetica. Investimenti necessari nella ricerca per rispettare gli accordi Ue del 2020. Cambiare stili di vita per salvaguardare le risorse energetiche. Con l’ingresso nella distribuzione di energia elettrica di colossi come l’Eni avremo vantaggi sui prezzi, più qualità del servizio e si potranno stipulare “contratti verdi”.

” di Livia Catena

L’Italia è il quarto produttore di energia elettrica da fonti rinnovabili nell’Unione Europea a 25. Il risultato emerge da uno studio condotto per il Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) da Nomisma Energia, la società di ricerca nei settori dell’energia e dell’economia presieduta da Davide Tabarelli. Il rapporto, presentato la scorsa primavera a Roma, mette in evidenza come in Italia le potenzialità di sviluppo delle nuove fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, mini-idro e biomasse) non siano del tutto sfruttate per ritardi autorizzativi e problemi sulle reti. Tabarelli sulle rinnovabili invita a un dialogo basato su un maggiore realismo. Non solo in Italia ma anche a livello comunitario. Una delle questioni difficili che il numero uno di Nomisma Energia individua è il protocollo di Kyoto. Quando venne fissato, sostiene Tabarelli, fu troppo ambizioso e ora ne paghiamo le conseguenze. E ancora: rivedere il sistema degli incentivi, modificare almeno in parte i nostri stili di vita e scegliere “soluzioni verdi” tra le offerte proposte dai vari operatori elettrici, sono alcune delle azioni necessarie per garantire e sostenere lo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili.

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E: Secondo l’ultimo rapporto Nomisma, l’Italia è quarta in Europa per produzione da fonti rinnovabili. La riduzione dei costi delle energie rinnovabili in un medio periodo è un’ipotesi reale? DT: È una certezza. C’é un trend che dura da moltissimo tempo, circa 20 anni, e si riflette su tutta l’industria energetica. Tra l’altro questa mia opinione è sostenuta dal fatto che alla base di tale tendenza c’è la spesa per la ricerca di nuove soluzioni: c’è grande movimento a supportare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la tecnologia applicata all’ambiente è molto dinamica e positiva. Rispetto a pochi anni fa i costi sono diminuiti e continueranno certamente a scendere. E: Quali, nel nostro Paese, gli ostacoli maggiori a uno sviluppo consistente delle fonti da energia rinnovabile? DT: Come in tutta Europa, l’ostacolo maggiore è l’accettabilità, da parte delle popolazioni, di impianti ingombranti e di grandi dimensioni. In Italia, la difficoltà a far capire ai cittadini la necessità di installare questi impianti è doppia: perché il nostro è un Paese meno esteso e con un territorio diverso da altri quali Spagna, Francia e Germania - oltre che


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l’energia o, solo se libera

Davide Tabarelli

INCONTRO CON DAVIDE TABARELLI Presidente di Nomisma Energia più ricco di paesaggi storici e architettonici - ma anche per una scarsa e peggiore conoscenza di aspetti infrastrutturali da parte dell’opinione pubblica. E: Ritiene che gli incentivi alle rinnovabili, in Italia, siano ben distribuiti? Ad esempio alcuni operatori propongono di allungare la durata dei CV a 20 anni come in Germania e di estenderli alle biomasse. DT: Dare incentivi è un problema mondiale, che riguarda ogni settore. Le situazioni molto variegate che si presentano in Italia, sia con riferimento alle diverse fonti, che alle condizioni

del territorio, possono complicare le cose. Penso ad esempio all’eolico, che ha bisogno di minori incentivi perché è una tecnologia che costa meno, e al fotovoltaico, che essendo più costoso, necessita di più consistenti incentivi. In Italia il problema non è rappresentato dalla quantità degli incentivi ma nell’efficienza nel distribuirli. I nostri incentivi sono tendenzialmente molto alti rispetto ad altri Paesi, poi però sono ostacolati da ritardi e intoppi. Va migliorato il meccanismo con cui sono distribuiti. Ad esempio attraverso una differenziazione della durata del Certificato verde per le diverse tecnologie, oppure variando a seconda della fonte la quota di energia prodotta alla quale riconoscere i certificati.

Il ritardo italiano sulla direttiva comunitaria fonte elaborazioni NE - Nomisma Energia

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E: L’accordo di Bruxelles secondo cui al 2020 il 20% della produzione totale di energia dovrà venire da fonti rinnovabili cosa comporta per l’Italia e le sue politiche energetiche? DT: Con la riduzione delle emissioni di CO2 imposte dal protocollo di Kyoto abbiamo capito che è rischioso prendere impegni stringenti e ambiziosi, non solo per l’Italia. Il rischio, fissando obiettivi irrealistici, è quello di arrivare in prossimità delle scadenze con forti distacchi, che forzerebbero poi interventi di emergenza, accrescendo il grado di incertezza e i costi economici. L’effetto sarebbe di danneggiare la crescita delle fonti rinnovabili. Ecco perché è fondamentale porsi degli obiettivi raggiungibili. Senza investimenti nella ricerca è un sogno riuscire a tenere fede agli obiettivi fissati dalla Comunità europea. E: L’opportunità delle agroenergie è uno dei modi possibili per supportare una politica di sostenibilità energetica, oppure rischia di produrre ulteriore povertà tra le popolazioni meno sviluppate, come ha affermato di recente uno studio dell’Università del Minnesota pubblicato sul Foreign Affairs? DT: Il rischio c’è. In maniera estrema ed estremista alcuni leader politici sudamericani hanno evidenziato come con un pieno di etanolo a un SUV si potrebbero sfamare molte persone. È una forzatura, ma il problema esiste. Ora, dopo 20 anni di forte sostegno, i prezzi sono saliti anche per i biocarburanti, provocando, in parallelo, un rincaro del mais che, secondo alcune stime, sarà del 20% entro il 2010, con forti alterazioni anche su altre produzioni. E: La tecnologia ci consentirà di mantenere inalterato il nostro sviluppo o dovremo modificare gli stili di vita? DT: Soltanto un investimento nella tecnologia ci darà una mano per sfruttare al meglio le fonti rinnovabili, altrimenti rimarranno

Gli obiettivi (ambiziosi) dell’UE fonte Elaborazioni NE - Nomisma Energia

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sempre marginali rispetto ai combustibili fossili. Fulco Pratesi ha dichiarato che i nostri comportamenti vanno modificati in maniera drastica. Non nascondo che mi avvicino alle sue teorie. Non abbiamo altra scelta: o cambiamo almeno in parte i nostri stili di vita, oppure dobbiamo essere consapevoli che le risorse energetiche tradizionali sono destinate ad esaurirsi. Del resto, non dimentichiamo che abbiamo fatto a meno dell’energia elettrica per gran parte della storia della nostra civiltà. E: Liberalizzazione: la tariffa sociale introdotta dal ministro Bersani avrà un costo significativo sulla collettività (340 milioni di euro ca). Non c’è il rischio che tale tariffa diventi un ulteriore onere per le famiglie medie? DT: Il rischio è minimo. È vero che le complicazioni tariffarie possono creare delle perversioni. È anche vero, però, che sono davvero pochi i cittadini che rientrerebbero sotto quella soglia minima. Accade più spesso, infatti, che questi cambiamenti siano a somma zero: provocano solo un travaso da una parte all’altra. E: Lo sbarco sul mercato della distribuzione dell’energia elettrica di operatori come Eni, quali vantaggi porterà? DT: Forse avremo qualche piccola riduzione di prezzo, ma sarà piuttosto la qualità del servizio a migliorare, come è già accaduto in altri Paesi europei. La bolletta unica è una soluzione difficile da attuare per tutti. In molti rimarranno fedeli al proprio distributore di gas. La cosa positiva, invece,è che alcuni tra i nuovi operatori offriranno energia verde. Da una ricerca condotta da Nomisma è emerso che non sono pochi gli italiani disposti a pagare anche qualcosa di più sulla bolletta pur di acquistare energia pulita. Finora potevano farlo solo i clienti idonei, i titolari di partita IVA. Il grande vantaggio è che con l’apertura del mercato anche ai clienti vincolati, questi potranno scegliere di stipulare contratti verdi con diversi operatori che offrono queste soluzioni. E


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Energie rinnovabili, il primato dell’Europa fonte REN 21, 2006

Potenza installata da FER (escluso grande idro)

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Il vero obiettivo della liberalizzazione di Claudio F. Fava

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L’AU aiuta i consumatori-famiglie a comprendere i meccanismi della liberalizzazione lato domanda. Occorre catturare la complicità del consumatore affinchè si consumi meglio e meno per un vivere più tranquillo, con una prospettiva di futuro maggiormente serena per quanto riguarda un bene primario come l’energia.

” Mai in passato l’Unione Europea aveva affrontato la questione energetica in maniera tanto vasta e complessa come nell’ultimo anno, prima con la Comunicazione della Commissione del 10 gennaio scorso, quindi con il Consiglio dell’8-9 marzo e la definizione delle linee generali di una Politica Energetica per l’Europa. Questo perché le sfide da affrontare nei prossimi decenni sono impegnative: cambiamenti climatici, dipendenza energetica accresciuta verso l’estero, aumento dei prezzi primari dell’energia. Il DL 18 giugno 2007 in parte ha cercato di dare delle risposte, almeno per quanto riguarda le misure urgenti sulla liberalizzazione. E visto che non si può parlare in Italia di nucleare, rigassificatori, VAS (valutazione Ambientale Strategica), carbone, eolico di grandi dimensioni e termovalorizzatori, vale la pena di fare una considerazione importante sul significato della parola “liberalizzazione”. Di fatto come si può chiamare liberalizzazione la filosofia di un mercato in cui la materia prima è saldamente nelle mani della Gazprom, mentre in Francia e in Germania il 70% dell’energia elettrica è prodotta dalle sole due risorse carbone-nucleare? È evidente che la parola liberalizzazione, per quanto riguarda una platea di venditori potenziali di energia elettrica (gli ex 165 distributori ante 1° luglio 2007), dovrebbe essere rappresentata da una maggiore capacità produttiva di generazione, più ampia di quella pur cresciuta nell’ultimo quinquennio passando da circa 60.000 a 90.000 MW. Per correttezza dobbiamo dire che ciò che ha ottenuto il mercato elettrico nazionale in questa fase è la razionalizzazione della commercializzazione: importantissima, ma parte del processo di automatismo che richiede una “liberalizzazione di mercato”. Certo gli elettrodotti, le infrastrutture, la rete, le fonti di energia rinnovabile sono cantieri aperti che necessitano di maggiore capacità di valutazione da parte dei beneficiari: ma tant’è, in Italia, spesso le grandi soluzioni sono inversamente proporzionali alla capacità di comunicazione dei loro ideatori. Il semestre cosiddetto provvisorio, iniziato il 1° luglio 2007, che prevede la promulgazione di una legge che sistemi definitivamente le complessità della materia energetica italiana, servirà a chiarire alcuni aspetti, ma non a risolvere tutti i problemi. Per questo occorrono riflessioni più partecipative

che solo con il tempo produrranno i loro effetti in linea con le esigenze del mercato. Nel frattempo, e per dare seguito ai problemi appena accennati, relativamente all’insufficiente utilizzo dell’informazione per fare cultura in un mercato di massa che non può maturare autonomamente, vediamo gli effetti che potrebbe avere il radicamento della cultura del risparmio inteso come modifica dello stile di vita di tutti i grandi protagonisti nella filiera del consumo dell’energia elettrica. La più grande riserva di energia elettrica del nostro Paese è l’utente finale. La nostra Gazprom, la nostra Sonatrach, la nostra centrale nucleare è composta dall’insieme di risparmi ottenibili nei cicli di produzione a tecnologia obsoleta, o negli uffici della Pubblica Amministrazione, nei negozi, nelle aule di scuola, nelle case, soprattutto nelle case dove si vota “no” al nucleare e si lascia accesa la tv tutta la notte, tanto per fare un esempio.

Cosa può fare AU Cosa può fare AU di fronte a uno scenario così complesso? Per statuto o per missione, e quindi per volontà comunicata dal MSE e dall’AEEG, AU, oltre ad acquistare energia elettrica a prezzi competitivi deve informare e per fare ciò ha istituito un call-center, definito da tutti neutrale. Neutrale nel senso che non potendo entrare nella tenzone commerciale dei vari competitors della vendita di energia elettrica, aiuta i consumatori-famiglie, prevalentemente, a comprendere i meccanismi relativi a come si trasferisce un contratto da un fornitore ad un altro, a quale sarà il nuovo iter amministrativo per il pagamento della fattura, a quanto tempo ci vuole per cambiare fornitore. Cosa per altro utile anche nel mercato del gas, tuttora sprovvisto di tale servizio. Ma ciò non basta, perché occorre ottenere un servizio più condiviso, più coinvolgente, più partecipativo e quindi più efficace ed utile per il Paese. Catturare la complicità del consumatore nel consumare meglio e meno per vivere più tranquillo e con una prospettiva di futuro più serena per quanto riguarda un bene primario come l’energia, sia essa energia elettrica o gas. Ecco uno dei tanti compiti che potrebbe svolgere soltanto AU e nessun altro dei potenziali concorrenti sul mercato libero, interessati, per ora, prevalentemente a convincere chiunque ad accettare una loro proposta, successivamente a guadagnare la loro fiducia, quindi il loro contratto, non si sa fino a quando. In tutto questo le Associazioni dei Consumatori potrebbero rendersi oltremodo utili esplicitando le statistiche di quanti clienti abbiano cambiato venditore di energia elettrica, pur all’interno dell’elenco dei venditori facenti parte del mercato delle offerte private. Questo sì, sarebbe un segno di liberalizzazione matura e non una razionalizzazione del “reparto vendita energia elettrica al dettaglio”. E

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SPECIALE EOLICO

Il vento a gonfie vele di Valter Cirillo


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Continua in modo accelerato lo sviluppo eolico in Europa e nel mondo. Con 13.394 MW installati, il 2006 ha registrato il nuovo record d’installazione, confermando l’internazionalizzazione della filiera e la crescente importanza nel mix energetico di tutti i principali Paesi. Buoni risultati anche in Italia, ove il vero boom è però atteso per l’anno in corso.

Ancora un anno all’insegna dei record, quello trascorso. La nuova potenza eolica installata – 13.394 MW contro gli 11.746 MW del 2005 – non solo rappresenta il nuovo record in Europa e nel mondo, ma soprattutto conferma lo slancio e l’internazionalizzazione di questa fonte di energia. L’energia eolica è ormai entrata nel mix energetico di oltre 60 Paesi: in tutti quelli industrializzati, e in modo rilevante anche in molti in via di sviluppo. L’India, ad esempio, dispone di un parco di 6.053 MW (+1.619 MW rispetto al 2005), posizionandosi al quarto posto nel mondo. La Cina, invece, è all’ottava posizione, con 1.699 MW installati (+439 MW rispetto al 2005) e ambiziosi programmi di sviluppo. Nel mercato mondiale (72.628 MW in servizio) è comunque l’Europa saldamente al primo posto (57,1%) seguita da America del nord (24%) e Asia (15,7%).

Impatto e tutela del territorio in Italia In Italia la realizzazione di nuove centrali eoliche si scontra sempre più spesso con una diffusa opposizione di comitati civici, associazioni ambientaliste ed enti locali, preoccupati di tutelare i valori paesaggistici, naturali e storici del territorio. Conciliare le due esigenze – energetiche e di salvaguardia del territorio – è indispensabile e richiede una attenta e consapevole pianificazione e progettazione degli impianti, da realizzarsi nell’ambito di indicazioni chiare, precise e condivise. In questo quadro la scorsa primavera il Ministero dei Beni e Attività Culturali ha presentato delle apposite Linee guida per l’inserimento degli impianti eolici nel paesaggio, allo scopo di rendere più semplice l’applicazione dell’Allegato tecnico del DPCM 12-12-2005 per le richieste di autorizzazione di nuovi impianti.

Prosegue lo slancio dell’Unione Europea

Le linee guida prendono in considerazione l’intero processo di progettazione, il cui primo passo consiste nell’analisi dei luoghi che gli interventi eolici inevitabilmente modificheranno. Le indicazioni del documento si rivolgono ai progettisti, affinché siano maggiormente consapevoli che l’integrazione paesaggistica degli impianti deve partire dalle prime fasi di progettazione. Ma vengono forniti anche opportuni strumenti di valutazione alle Amministrazioni responsabili dell’approvazione dei progetti, cui spetta il compito di verificare la compatibilità paesaggistica degli interventi.

A livello di singoli Paesi nel 2006 il maggiore dinamismo è stato registrato negli USA, dove sono stati installati 2.454 MW, che hanno portato la potenza totale a 11.603 MW. A livello di aree geopolitiche l’Unione Europea ha invece confermato il suo ruolo trainante. Con 7.613 MW supplementari installati, la potenza eolica della UE ha raggiunto 48.042 MW. Ma più delle cifre record, l’aspetto davvero significativo in Europa è il rinnovato slancio del mercato tedesco, il decollo del mercato francese, la tenuta di quello britannico e la conferma del forte progresso portoghese. Germania - Dopo tre anni di flessione, l’eolico tedesco ha registrato una sensibile e in parte inaspettata crescita. Sono stati installati 2.233 MW (425 MW più del 2005) con un investimento di 2,9 miliardi di euro. La potenza totale ha raggiunto i 20.622 MW (record mondiale). L’industria si è concentrata sul repowering degli impianti più vecchi e sull’offshore. Di rilievo la decisione del Governo di rendere obbligatoria per i gestori di rete la connessione dei parchi offshore e la riconferma delle condizioni di acquisto del kWh eolico.

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Lo sviluppo eolico in Italia Spagna – Il mercato è rimasto stabile su livelli elevati. Sono stati installati 1.587 MW, portando la potenza totale a 11.615 MW. Il ritmo di progressione appare tuttavia ancora inadeguato a raggiungere gli obiettivi fissati dal “Piano Nazionale per le fonti rinnovabili”, che prevedono 20.155 MW installati entro il 2010. Inoltre, a breve termine sono previste difficoltà legate al sistema di tariffazione, che rischia di non retribuire adeguatamente il kWh prodotto dalle rinnovabili, eolico compreso. Gran Bretagna – Confermato il livello di crescita del settore, con 631 MW, di cui 90 offshore. La potenza totale ha raggiunto i 1.963 MW (di cui 304 offshore). Il mercato usufruisce di un sistema di Certificati verdi e di benefici fiscali rispetto alla produzione elettrica da fonti fossili e ulteriori agevolazioni d’imposta e in conto capitale sono previste per gli impianti offshore. Il Governo sembra però intenzionato a ridurre tali agevolazioni, mirando allo sviluppo di tutte le tecnologie rinnovabili piuttosto che “iper-sovvenzionare” una sola fonte. L’eolico infatti è considerato prossimo alla competitività economica e in grado di sostenersi anche solo grazie alle nuove norme anti global warming. Francia – Con 879 MW installati, nel 2006 la Francia è divenuto il terzo mercato europeo, superando anche la Gran Bretagna. Complessivamente, però, la potenza eolica totale (1.635 MW, di cui 68 MW oltremare) è ancora lontana da quella attesa. Il Governo ha stabilito nuove tariffe incentivanti e definito un ambizioso piano di sviluppo che prevede una potenza di 13.500 MW al 2010 e 17.000 MW al 2015. La riuscita di tale piano dipenderà dalla cooperazione degli enti locali, che dovranno individuare delle “zone di sviluppo eolico” (ZDE) per le nuove centrali. Solo le centrali realizzate all’interno di tali ZDE potranno beneficiare delle agevolazioni tariffarie previste. Portogallo – Con 673 MW installati, le centrali eoliche portoghesi hanno raggiunto i 1.716 MW. Una potenza che pone il Paese al sesto posto in Europa, ma che acquista particolare significato se calcolata in rapporto alla popolazione. Pro-capite, infatti, l’eolico portoghese è al quinto posto in Europa, oltre il quadruplo della potenza pro-capite italiana. Inoltre, sono stati messi a gara altri 1.200 MW, da realizzarsi entro il 2011. Da questa gara è anche atteso il varo di una industria nazionale di settore, poiché il consorzio che l’ha vinta (capeggiato da Eolicas de Portugal) ha preso l’impegno di realizzare 7 impianti di fabbricazione di aerogeneratori. Ulteriori 500 MW sono stati banditi nei primi mesi del 2007. Paesi Bassi – Nel 2006 sono stati installati 350 nuovi MW eolici, di cui 108 offshore. La potenza totale è così salita a 1.560 MW (ottavo posto della classifica europea). Nell’agosto 2006 il Governo ha deciso di bloccare le sovvenzioni alla produzione elettrica da fonti rinnovabili, in attesa di definire nuovi sistemi di incentivazione. È quindi prevedibile che per almeno un paio di anni il settore registri una battuta di arresto.

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In Italia l’industria eolica è cresciuta nel 2006 di quasi il 25% rispetto al 2005. I 417 MW installati hanno portato la potenza complessiva a 2.123 MW, ponendoci al quarto posto in Europa. Con tutto ciò, in ambito europeo, la situazione italiana è giudicata “stagnante”, in relazione al fatto che la nuova potenza 2006 è stata inferiore a quella 2005. È peraltro vero che, calcolato pro-capite, l’eolico italiano è all’undicesimo posto in Europa, con un valore (36,3 kW/1000 ab) superiore a quello di Francia e Gran Bretagna, ma pari alla metà di quello della Grecia, ad un terzo di quello dell’Austria e ad un ottavo di quello di Spagna e Germania, e a un sedicesimo di quello danese (la Danimarca, per posizione e popolazione è un caso a sé: il mercato è ormai saturo e nel 2006 sono stati installati solo 11 MW – su una potenza totale di 3.136 MW). Ma per l’Italia il 2007 si profila come un anno da boom. Secondo recenti dati ENEA quest’anno l’eolico italiano potrebbe crescere di quasi il 50%, superando il tetto dei 3.000 MW installati.

Irlanda – Con 249 MW installati nel 2006 (745 MW di potenza totale) l’Irlanda sta di fatto muovendo i primi passi. Lo scorso anno è stata varata una normativa di incentivazione da cui è atteso il rilancio delle rinnovabili. Ed effettivamente nella seconda metà del 2006 sono stati approvati progetti per oltre 600 MW (non solo eolici). L’obiettivo è quello di raggiungere il 13,2% di elettricità da fonte rinnovabile entro il 2011.

Dove va il mercato Due gli aspetti di maggiore rilievo da evidenziare per il mercato. Innanzi tutto la tendenza all’aumento di taglia degli aerogeneratori, cresciuta in media di ben 125 kW tra il 2005 e il 2006. In quest’ultimo anno la taglia media degli aerogeneratori installati è stata di 1.849 kW in Germania, 1.689 kW in Francia, 1.375 kW in Spagna e di ben 2.103 kW in Gran Bretagna. Il secondo aspetto riguarda la penuria di componenti critici registrata dall’industria. Il che potrebbe ridurre il tasso di crescita della filiera almeno a tutto il 2008, oltre a creare problemi di tipo finanziario, in un momento in cui si punta ad un miglioramento qualitativo dei componenti per accrescere il rendimento complessivo degli impianti, in particolare quelli offshore. Il generale, tuttavia, la situazione dell’industria eolica in Europa resta positiva. Le difficoltà manifatturiere potranno al massimo rallentare uno sviluppo che – sulla base dell’attuale trend – prevede al 2010 una potenza complessiva installata di circa 89.000 MW, oltre il doppio dell’obiettivo posto per quella data dal Libro Bianco della UE sulle rinnovabili. E


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I cambiamenti climatici impongono di accelerare nella ricerca di nuove tecnologie che rendano sempre meno inquinanti le centrali che utilizzano combustibili fossili. Secondo tutti gli studi infatti di questi ultimi non si potrà fare a meno ancora per un lungo periodo. Pertanto accanto alla promozione della cultura del risparmio energetico e all’ampliamento dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, occorre investire massicciamente su nuove tecnologie in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica, la CO2, principale responsabile dei cambiamenti climatici in atto. Enel è entrata a far parte di ZEFFPP, Zero Emissions Fossil Fuels Power Plant, la prima piattaforma di studi o sulla cattura e stoccaggio della CO2 creata dall’Unione Europea (negli Stati Uniti è già in corso un progetto che va in questa direzione, il Future Gen Project). Il principio è molto semplice: l’anidride carbonica prodotta da combustibili fossili, invece di andare dispersa in atmosfera, andrebbe convogliata in cavità sotterranee.

Una soluzione che contribuirebbe notevolmente a limitare le emissioni di gas serra e contrastare il riscaldamento del pianeta. Anche se, va detto, le emissioni di CO2 in Italia derivanti dal settore elettrico rappresentano il 30% del totale e che il nostro è tra i paesi industrializzati che consumano meno energia e generano meno CO2 per ogni unità di Pil prodotta. Dopo che nel 2000 Enel si impegnò volontariamente a ridurre entro il 2006 del 20% le emissioni di CO2 rispetto al 1990, l’obiettivo è stato raggiunto già nel 2005 portando i grammi di CO2 per chilowattora prodotto dai 618 del 1990 a 501. Un risultato raggiunto grazie a investimenti per 4 miliardi di euro. Ora l’obiettivo è di arrivare entro il 2020 a produrre energia elettrica con combustibili fossili e con zero emissioni, attraverso le centrali del futuro. Ma dove verrebbe “immagazzinata” l’anidride carbonica? I siti che potrebbero “ospitarla” sono vecchi pozzi di petrolio in via

Progetto Zero Emission: entro il 2020 centrali senza camini di esaurimento, o cavità del sottosuolo. “Sono moltissime le zone interessanti per stoccare la CO2 – spiega Gennaro De Michele, responsabile ricerca di Enel – solo in Italia le aree potenziali si possono trovare in tutta la costa adriatica, nella pianura padana e in alcune aree del Lazio, della Toscana, della Sardegna e della Sicilia. Enel ha commissionato all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia uno studio della costa a Nord di Roma, mentre un impianto pilota verrà costruito a Brindisi per la cattura di 2 t/h di CO2 e sarà pronto alla fine del 2008”. Sono allo studio poi sistemi di combustione innovativa in grado di facilitare la combustione della CO2 e il suo sequestro e sistemi di gassificazione del carbone per catturare CO2 e produrre idrogeno.

Combustione innovativa Il progetto mira a realizzare su scala dimostrativa un sistema di combustione innovativo in grado di utilizzare combustibili solidi, come il carbone, riducendo sensibilmente gli inquinanti e facilitando la cattura della CO2 prodotta, per una successiva fase di sequestro. La tecnologia è quella della combustione in ossigeno (un componente chiave ma costoso, per la cui produzione a basso costo è stato varato un apposito programma di ricerca e sperimentazione). Cattura e sequestro della CO2 Obiettivo del progetto è la dimostrazione industriale della tecnologia di cattura della CO2 prodotta dalle centrali fossili convenzionali e del suo sequestro geologico. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di trattamento dei fumi prodotti da una unità termoelettrica da 660 MW, separandone la CO2. La realizzazione dell’impianto sarà preceduta da attività di ricerca in laboratorio e dalla realizzazione di un circuito pilota da installarsi presso uno degli impianti Enel esistenti.

Testi a Cura di Enel Comunicazione

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UN CAFFÈ CON FOLCO QUILICI regista, scrittore, fotografo di Romolo Paradiso

Quelle “onde brevi” che cambiano la storia Folco Quilici


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“La sofferenza non viene dal disaccordo, viene dalla mancanza di comunicazione” Vittorio G. Rossi

Lei ha girato ogni angolo di mondo, ha visto luoghi e paesi lontani, a volte sconosciuti ai più. Ha visto uomini di diverse razze, abitudini, religioni, di diverso pensiero. Ha visto la vita in ogni sua espressione. In tutto questo girovagare, che idea s’è fatto dell’uomo?

Quando uscì nelle sale cinematografiche Tikoyo e il suo pescecane, nel 1961, io ero bambino, ma ricordo quel film, uno dei primi lungometraggi di Folco Quilici, con lucidità impressionante. Mi aveva colpito la storia semplice e delicata di un sentimento d’amicizia e d’affetto tra un ragazzo polinesiano e un pescecane. Una storia raccontata con eleganza, umanità e poesia. Un po’ gli elementi che hanno caratterizzato tutti i lavori di Quilici, da sempre impegnato a farci scoprire le meraviglie del mondo, della natura e degli uomini. Oggi Quilici è un signore di settantasette anni, animato ancora dalla passione di un tempo, sempre pronto a caricare la sua attrezzatura cinefotografica su un pulmino o su un aereo e partire verso i luoghi più remoti del pianeta, in cerca di cose da farci ammirare, di racconti da narrare, di umanità da scoprire. Sempre pronto a risvegliare in noi quel senso di meraviglia e stupore, di questi tempi, troppo spesso abbandonato o disconosciuto. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio di Roma, indaffaratissimo a completare la stesura della sua ultima fatica editoriale: “I miei mari” in uscita a settembre per le edizioni Mondatori, ma attento e cortese a rispondere alle nostre domande.

È difficile fornire una risposta in poche parole. Si potrebbero scrivere libri e libri. Comunque, una cosa la posso dire, ed è che fondamentalmente le anime cattive, che pure ci sono al mondo, sono molte, ma molte di meno di quello che si può credere. La maggior parte degli uomini è accogliente, ben disposta, non interessata al male. Il fatto è che il male fa notizia, clamore, ha una diffusione capillare e, soprattutto, impressiona. Quindi sembra che il mondo sia fondato sul male. Ma non è così. Quando, negli anni cinquanta, ho affrontato i miei primi viaggi nelle isolette sperdute di altri continenti, animato di tanta voglia di scoprire e imparare, anche di fronte a popolazioni che avevano fama di cannibalismo, sono stato sempre accolto con curiosità sì, ma mai, mai con malvagità. Chiaro che è importante porsi con gentilezza, con senso d’umanità e anche con un pizzico d’umiltà che non guasta mai. Perché se mi fossi presentato in modo aggressivo sarei sicuramente stato ripagato con la stessa moneta. Quindi la bontà o la cattiveria sono direttamente proporzionali al nostro comportamento.

“Abbiamo smarrito il rapporto con la natura”

E: Capire, amare il mare è capire e amare la vita. Il mare, come la vita, ha bisogno della pienezza del vissuto, che vuol dire amore, dedizione, spirito di sacrificio, senso del mistero e fede. Non pensa che a scuola bisognerebbe insegnare ai bambini a capire, apprezzare e a saper vivere il mare? FQ: Sì, penso che sia importantissimo. Ma ci vorrebbe un’intelligenza, una sensibilità da parte degli insegnanti, una loro predisposizione ed una cultura del mare, che forse oggi non c’è. Ed è un peccato, perché il mare è un po’ in tutte le cose importanti dell’uomo. È nelle lezioni che ci offre la storia, è nella natura, è nel comportamento, perché ci insegna il valore e il senso del coraggio, come della prudenza, ed è anche nell’educazione fisica. Non dimentichiamo, infatti, che noi siamo bipedi terrestri, quindi imparare come comportarsi nell’acqua sarebbe importante. E dovrebbe essere obbligatorio, così come lo è ad esempio negli Stati Uniti. E poi il mare contiene un’immensità di storie, di tesori e di bellezze inimmaginabili. Ma per insegnare questo occorrono gli interpreti. Cioè i grandi scrittori, da Omero in poi, passando per Ulisse, o i grandi musicisti. E più ancora ascoltare i racconti dei pescatori, che il mare lo vivono quotidianamente e dal mare hanno imparato a conoscere se stessi e la vita. Sarebbe una bella cosa invitare un pescatore, magari un anziano pescatore, a scuola e fargli raccontare del mare. Sarebbe, per gli alunni, come vivere un’avventura, un’emozione difficilmente dimenticabile.

Roca Valley, Nuova Guinea 1969

E: Lì dove manca la “civiltà”, così come l’intendiamo noi, c’è però un briciolo di vera, autentica civiltà che dovremmo acquisire, o riacquisire? FQ: Intanto, i popoli sono tutti civili, ovviamente ognuno a suo modo, secondo le tradizioni che li caratterizzano. Forse noi abbiamo perduto quel senso di comunità che in loro è molto forte. E più ancora, abbiamo smarrito quasi completamente il rapporto diretto con la natura. In altri tempi non esisteva l’uomo distruttore. Sì, l’uomo ha, da sempre, usufruito della natura. Ha tagliato foreste, ha ucciso animali, ma non lo faceva mai in maniera tale da compromettere il futuro. Noi, invece, lo stiamo facendo. Stiamo compromettendo le riserve di energie utili alla nostra specie. Siamo in una fase che, non è sbagliato definire “preistorica”, e dalla quale dovremmo uscire al più presto. In questo la tecnologia, se ben gestita, può esserci d’aiuto.

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E: Viviamo nell’inquietudine, ma non è l’inquietudine del domandarsi, del pensare, dell’indagare, del cercare, che stimola la crescita e l’evoluzione dell’individuo. È d’accordo?

Area vulcanica, Nuove Ebridi 1956

E: La parola, nella nostra società, sembra aver perso di sostanza, è vuota, fredda, ma, soprattutto, irresponsabile. Eppure noi viviamo di parole. Le aspettiamo. Ne abbiamo bisogno. Non è più così, ci siamo abituati ad una parola “rumorosa”, che invece di scuotere l’animo, scuote i nostri nervi, o l’attenzione, per soli fini utilitaristici o mercantili? FQ: Certo, la parola oggi è un po’ influenzata dalle logiche mercantili. Si è forse meno disposti al dialogo sereno e produttivo, nel senso di aspirazione a capire, conoscere, condividere qualcosa di importante con l’altro. La parola, anche se usata male, è comunque l’elemento che contraddistingue la nostra specie. Difficilmente l’uomo è riuscito, nel corso della sua storia, ad usare una parola “autentica”, responsabile. Per certi versi dico, fortunatamente. Pensi a quando, attraverso la parola, siamo in grado di celare l’odio verso un nostro nemico. Non è una cosa negativa. O quando ad un amico, attraverso la parola, nascondiamo, filtriamo, cose che potrebbero creargli turbative e malesseri. L’emisfero della parola è molto complesso. La parola fa parte di quella misteriosa categoria che Dio ci ha dato che è la libertà. Il massimo a cui possiamo aspirare, da difendere sempre.

“Gli insegnanti non trasmettono valori. Tranne le maestre”

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FQ: L’inquietudine è sempre stata nell’uomo. Si pensi alle paure dell’essere primitivo, quando si chiudeva dentro la grotta e sperava che non arrivasse l’orso grigio, o a quelle dell’anno 1000, alle angosce dell’inferno al solo pensare di peccare, a quelle dovute alle guerre improvvise e cruente, e così via fino ai nostri tempi, che pure non sono molto tranquilli. Insomma credo che noi dobbiamo vivere nell’inquietudine. L’inquietudine fa parte di quel conglomerato che si chiama uomo, che se fosse tutto lindo, chiaro, tranquillo, sarebbe un’altra cosa. Certo, dobbiamo essere in grado, avere la forza di superare, di “calmierare” l’inquietudine, attraverso valori e principi capaci di guidare e indirizzare al meglio il nostro percorso di vita. L’umanità odierna ha delle inquietudini un po’ artefatte, forse eccessivamente rivolte alla sfera del tornaconto personale, del successo, dell’utile e del guadagno a tutti i costi. Queste andrebbero mitigate, non dico eliminate, perché ogni tempo è portatore di nuove inquietudini. Probabilmente oggi si è meno ricchi di persone in grado di indirizzare le loro energie verso quell’inquietudine di cui diceva lei, di tipo intellettuale, capace di elaborare un pensiero che aiuti la comunità a individuare mappe di percorsi comuni che fungano da stimolo, che inneschino un “sogno” da coltivare, e soprattutto da realizzare.

E: Sono scomparsi i maestri, nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella società. Questo, cosa ha comportato e quanto ancora potrà pesare sulla comunità? FQ: È una mancanza che ha pesato e pesa moltissimo. Io guardo soprattutto ai giovani, che stimo tanto, ma che, proprio per l’assenza di punti di riferimento, come i genitori, gli insegnanti, vivono un’esistenza allo sbando da un punto di vista culturale e morale. Gli insegnanti, nelle scuole, mi sembra che non sappiano trasmettere valori, né principi. Non serve leggere appunti e trasferirli agli studenti. Occorre qualcosa di più. Occorre trasferire il senso e il valore della cultura applicati alla vita. Occorre trasmettere sensibilità, aiutare, stimolare la sensibilità dei ragazzi. Lo fanno bene ancora solo le maestre elementari, che lavorano su di un terreno molto umano e semplice. La loro forza umanitaria supplisce a tante mancanze, a volte anche familiari, e s’insinua nell’animo del bambino aiutandolo ad affrontare con sicurezza i primi passi nella vita. Certo la mancanza di maestri si sente poi a tutti i livelli, da quello lavorativo a quello politico, e rappresenta un momento difficile per l’umanità. Un momento che non so quanto ancora possa durare, ma l’entità dei danni potrebbe essere per noi, e per le generazioni future, elevatissima.


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“La vera religione è la somma del meglio di tutte” E: Non crede che occorra tornare a stimolare la ricerca della bellezza? FQ: Certamente. È vero però che la ricerca della bellezza è molto soggettiva. Quello che può essere bello per noi potrebbe non esserlo per un pigmeo. Ma tutti dovremmo coltivare la sensibilità di ricercare la bellezza. Ecco che si ritorna alla scuola, che deve insegnare a capire l’importanza della bellezza. La storia dell’arte è una materia che s’insegna una, due ore alla settimana, alla quale non si dà gran valore. Mentre, soprattutto in Italia, dovrebbe essere la materia più importante. Capire, apprezzare, meravigliarsi della bellezza è avvicinarsi al mistero che governa tutte le cose. È un buon viatico per intuire il valore, l’importanza e, soprattutto, il senso della vita. E: A proposito di meraviglia, la creatività, che pure della meraviglia si serve, ha oggi maggiori stimoli e anche maggiori risorse rispetto ad altri tempi, ma della sua qualità che giudizio ne dà? FQ: Ogni epoca ha la sua creatività. Quella odierna è senza dubbio più favorita, nell’essere diffusa, dall’enorme mole d’informazione che abbiamo. Penso che oggi ci sia una creatività molto forte e di valore in genere, in particolare nell’architettura e nella pittura. Forse c’è una crisi nella musica, anche perché questa è un’arte così astratta e così a parte, che è difficile pensare a dei periodi particolari come si possono pensare per la scultura o per la pittura. Per il resto mi sembra che un po’ da tutte le parti ci sia un risveglio creativo di grande interesse. Bisognerà vedere nel tempo cosa la creatività d’oggi avrà saputo generare di resistente a livello di scuola, di filone artistico.

E: Cosa, di tutto quello che ha visto e sentito, nel suo girovagare per il mondo, ha tentato di scalfire in lei l’idea di Dio e cosa, invece, l’ha legittimata? FQ: Nulla ha in me insinuato l’assenza di Dio. Anzi, nel tempo, l’idea di un essere superiore si è rafforzata. Anche se si è modificata rispetto a quella che avevo da bambino. Nel senso che bisogna pensare Dio in maniera non assolutistica. A mio avviso Dio ha preso, nel corso della storia e nei diversi luoghi, tanti volti differenti. Io credo molto nella Chiesa cattolica, che per me ha un’importanza enorme e penso anche che sia suo dovere parlare dell’unicità e della giustezza della missione e del ruolo che riveste. Nello stesso tempo però ho la massima stima e la massima emozione per il Dalai Lama, per esempio. Sono convinto che la vera religione sia un po’ la somma del meglio di tutte. Oggi ci vorrebbe un San Francesco, con la forza della sua semplicità e purezza, capace di andare alla corte dell’Islam a portare un messaggio di fratellanza e di amicizia sincero. Ci vorrebbe per dare linfa al valore del bene che è il fine a cui le religioni aspirano. E: Siamo una società povera di principi, valori, ideali, pensiero. Siamo probabilmente una società in declino. Ha forse ragione Nietzsche, secondo il quale solo dal caos può nascere una stella? FQ: Sì, sono convinto che serva il caos per far nascere una stella. Diceva Fernand Braudel, con il quale ho lavorato tanto, che la storia dell’uomo è come il mare. Ci sono le onde lunghe, come il cristianesimo ad esempio, e quelle brevi, come il romanticismo, il barocco, il futurismo, che sono quelle che imprimono la svolta all’onda lunga. Ne modificano il “dna”. Bisogna quindi credere nelle onde brevi. Lasciarsi portare dalle onde lunghe per sperare in quelle brevi. La stella è lì. E

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lavoro

Paolo Bertoli

Trasparenza con il dirigen t

INTERVISTA AL PROF. PAOLO BERTOLI Presidente Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari (ANDAF) E: Nelle società non quotate controllate dal Tesoro arriva il dirigente contabile. Perché si è sentito il bisogno di istituire questa nuova figura? PB: Negli ultimi anni abbiamo assistito a crack finanziari di imprese di enormi dimensioni - Enron e WorldCom all’estero, Parmalat e Cirio in Italia - che hanno determinato dissesti finanziari tali da indurre molti investitori, a livello mondiale, a preferire un approccio più prudente prima di ritornare a investimenti su strumenti finanziari emessi da imprese. Tra le cause di questi disfunzioni si annoverano pratiche contabili discutibili, un management inefficace e disonesto e un sistema dei controlli interni/esterni inadeguato. In seguito a questi eventi, Usa prima e Italia poi, hanno agito per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari, intervenendo sulle norme di Corporate governance per assicurare una maggiore tutela dei risparmiatori. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha deciso di far propri i principi che hanno ispirato il legislatore ad intervenire sulla governance delle società quotate, estendendo l’applicazione della legge 262, per la parte che riguarda la nomina di un Dirigente Preposto, alla redazione dei documenti contabili societari e a una serie di specifici compiti di controllo. E: Quali i compiti del Dirigente Preposto? PB: La sua nomina, obbligatoria, si inserisce nel sistema dei controlli interni dell’impresa e ha la responsabilità di contribuire a garantire l’affidabilità dell’informazione finanziaria. I principali compiti che la legge e lo statuto per

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le società Mef gli assegnano sono: identificare ed analizzare le procedure e i singoli processi che alimentano e generano l’informativa patrimoniale, economica e finanziaria; identificare e valutare i rischi aziendali; predisporre procedure per la formazione del bilancio di esercizio e consolidato; verificare l’adeguatezza e l’effettiva applicazione delle procedure; attuare azioni correttive in caso di carenze del sistema di controllo interno o in relazione ad opportunità di miglioramento; definire all’interno della società e del gruppo le soluzioni organizzative per assicurare un sistema di responsabilizzazione “a cascata”. Il Dirigente Preposto è una figura di vertice all’interno dell’organizzazione aziendale. Dovrà, quindi, far parte dell’alta direzione, riportare all’amministratore delegato o al direttore generale, ma con un collegamento funzionale con il Consiglio di amministrazione. E: Chi sceglie la persona destinata a ricoprire tale incarico? PB: La legge 262 attribuisce alle imprese la scelta del soggetto cui affidare il potere di nomina - e di revoca - del DP. Le ipotesi praticabili ricadono nell’organo amministrativo nel suo complesso, negli organi delegati, ovvero l’assemblea degli azionisti. La scelta di attribuire il potere di nomina all’organo amministrativo (consiglio di amministrazione o consiglio di gestione nel modello dualistico) è apparsa al Ministero dell’Economia e delle Finanze la più corretta e praticabile, visto che agli stessi amministratori è affidato il governo dell’impresa e su di essi ricadono le più ampie responsabilità di gestione.


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“Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità” Demostene

Progetto del Ministero dell’Economia per le sue società controllate ma non quotate

a e garanzia n te contabile

di Luca Speziale

E: Cosa accade se la società direttamente controllata dal MEF è capogruppo di un gruppo di società?

E: Qualcuno sostiene che questa figura possa fungere da “controllore” dell’operato societario. Vogliamo smentire questa supposizione?

PB: Occorre valutare il regime di responsabilità del DP rispetto al management delle società controllate. Infatti è a carico del Dirigente preposto della controllante e dell’organo amministrativo delegato della stessa, la piena responsabilità riguardo le attestazioni che deve rendere. È evidente, soprattutto in aziende con numerose società controllate, la difficoltà del DP della capogruppo di svolgere le attività previste dalla legge su tutte le società comprese nell’area di consolidamento. Al riguardo si condivide la posizione assunta da Assonime che evidenzia l’esigenza di individuare e separare le responsabilità dei diversi soggetti all’interno del gruppo, quali il DP, i Direttori Amministrativi e Finanziari delle controllate e i loro organi amministrativi, gli organi di controllo. La strada più opportuna è quella di intervenire sullo statuto delle società controllate più significative, replicando all’interno del gruppo, il sistema attestazioni cui è sottoposta la società capogruppo.

Le competenze organizzative e di controllo interno del DP

PB: Assolutamente sì. Il DP non è né un commissario né un certificatore. È un dirigente dotato di mezzi e poteri adeguati, sul quale vigila il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale, che ha la responsabilità di accertare, dopo aver effettuato le necessarie indagini, che il sistema dei controlli interni nel “financial reporting” sia adeguato. E: Quali gli effetti immediati e futuri con l‘introduzione di questa nuova figura societaria? PB: Solo attraverso una rivisitazione di tutti i processi sensibili e della stessa organizzazione interna si giungerà ad un concreto miglioramento degli assetti amministrativi e contabili. È importante che questo processo di riesame sia effettuato in piena sinergia con le altre funzioni aziendali di staff che dovranno collaborare positivamente con il Dirigente Preposto: l’internal auditing, l’organizzazione, la funzione compliance, i sistemi informativi. Le aziende che affronteranno seriamente questo progetto renderanno i loro processi più efficaci e più efficienti, con un concreto miglioramento del governo aziendale. E

legge 262 risk assessment

Formalizzazione dei processi e dei relativi controlli secondo criteri di tracciabilità, ripercorribilità, surpervisione e monitoraggio

Valutazione dei processi secondo logiche di risk assessment per identificare i profili di rischiosità e i controlli posti a presidio

Processo ciclico continuo

Valutazione del sistema di controllo e processo di certificazione finalizzato all’attestazione del DP

disegno sistema controllo

valutazione

test of controls & action plan Individuazione delle carenze di controllo e configurazione dei piani d’azione correttivi

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L’Italia a secco La fine del petrolio e la nuova era dell’energia naturale di Mario Tozzi Rizzoli, 2006, pag. 400, Euro 18,00

Gli idrocarburi alimentano un sistema economico fondato sull’accumulo e sul consumo smodato, con un prezzo ambientale altissimo. In Italia, la sete di energia cresce, così come aumenta quella dei Paesi in via di sviluppo. Non è lontano il giorno in cui queste risorse si esauriranno o costeranno troppo. Partendo dalle situazioni esaminate sul campo (dai giacimenti petroliferi della Lucania alle centrali solari campane, dagli impianti eolici della Daunia alle grandi dighe alpine), l’autore spiega come e dove si produce energia nel nostro Paese. Ma, soprattutto, illustra le strade da percorrere per scongiurare conseguenze drammatiche: investire in efficienza e informazione, potenziare la ricerca su fonti rinnovabili e non inquinanti, favorire il decentramento della produzione.

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per manager e quadri. Tra gli autori delle opere indicate: Collodi, de Balzac, Manzoni, Pirandello, Poe. Questo libro è l’ideale prosecuzione di “Romanzi per manager. La letteratura come risorsa strategica”, curato da Varanini nel 2000.

Edgar Varèse

di Pahl Greg Muzzio, 2006, pag. 206, Euro 18,50

Una guida ai sistemi di riscaldamento alimentati da fonte rinnovabile: stufe a legna, pellet e cereali; caminetti e stufe in maiolica ad accumulo; sistemi solari attivi e passivi; impianti di riscaldamento a pompa di calore. Soffermandosi su tutto ciò che riguarda i combustibili, le tecnologie, i costi, i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna opzione, l’autore indica sia come “riadattare” i sistemi di riscaldamento già esistenti, sia come progettare case nuove con costi e impatto ambientale “minimi”.

Leggere per lavorare bene di Francesco Varanini Marsilio, 2007, pag. 304, Euro 19,00

Per imparare a muoversi in mercati incerti e privi di regole e per comprendere come funzionano le imprese si scrivono e si consultano saggi e manuali di management. Si tratta, però, di libri prescrittivi: pagine che non coinvolgono e non commuovono. Con i romanzi è diverso: emozionano e, nello stesso tempo, evidenziano come guardare il mondo del lavoro, con un’ottica differente. Tutto, infatti, può essere detto senza ricorrere a linguaggi settoriali: ciò che scrive, oggi, lo specialista è stato già raccontato ieri da un romanziere, con più acume e profondità. Francesco Varanini, formatore e consulente, propone ventidue romanzi (ognuno con una propria chiave di lettura)

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“La saggezza abita nelle grandi solitudini”

Riscaldamento naturale della casa

Concorrenza e regolazione nel settore elettrico di Graziella Marzi Carocci, 2006, pag. 224, Euro 16,00

Il volume propone alcune risposte ai problemi che emergono dalle esperienze di liberalizzazione dei settori elettrici attuate in molti Paesi negli ultimi anni. Si tratta di capire come si determinano i prezzi sui mercati elettrici, chi è il garante ultimo dell’offerta, cosa provoca le impennate dei prezzi e i blackout. Nella prima parte del volume: le modalità, i vantaggi e i problemi connessi alla liberalizzazione dei settori elettrici, con particolare attenzione alla struttura dei mercati all’ingrosso e alla definizione delle condizioni di accesso alle reti infrastrutturali. Nella seconda: le esperienze di liberalizzazione dei settori elettrici nei diversi Paesi europei e in Italia.

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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Filo di Nota

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Un colpo d’ala

Lo “stile” Olivetti Non era solo il poeta Leonardo Sinisgalli a lavorare in pianta stabile per l’Olivetti. C’erano anche Libero Bigiaretti (direttore di “Notizie Olivetti”) e lo scrittore Paolo Volponi (uno dei dirigenti di punta). E poi, la schiera di letterati che partecipavano attivamente al centro culturale e alla “Rivista Olivetti”. Giani Stuparich e Alberto Savinio fecero da battistrada, convertendo con il loro esempio il pubblico all’uso della macchina per scrivere. Nacque così lo “stile” Olivetti. Un mix di cultura, sensibilità manageriale e valorizzazione della “comunità” aziendale. Letteratura, pubblicità e management trovarono, nella grande impresa di Adriano Olivetti, sbocchi inaspettati.

Divisumma 18 1973, design Mario Bellini

I contatti fra scrittori e vita di fabbrica resero possibile una osmosi, forse unica in Italia, fra mondi in apparenza diversi. Quello della fabbrica, con , entrò di prepotenza nella letteratura, come in “Donnarumma all’assalto” di Ottiero Ottieri, il racconto dello sconvolgimento provocato dall’apertura di una fabbrica a Pozzuoli e la conflittualità creatasi con le innovazioni. Quella degli Olivetti è una vera saga. Comincia nei primi anni del Novecento, con Camillo che va in America riuscendo a realizzare i suoi sogni e inventandosi anche la prima immagine pubblicitaria: Dante Alighieri che scrive a macchina con un dito. Poi venne Adriano, manager “romantico” del XX secolo.

Nell’esperienza di un gruppo, a prescindere dall’identità e dal compito, c’è un valore che precede e sostiene tutti gli altri: la persona. A partire da questa priorità, che vale anche in un gruppo di lavoro all’interno di un’impresa pubblica o privata, due sono le strade percorribili per realizzare un progetto di sviluppo, raggiungere un obiettivo strategico, ottenere buoni risultati. La prima é l’elaborazione permanente del principio di responsabilità personale che nasce nella coscienza d’ogni componente del gruppo e tanto più si sviluppa quanto più c’é conoscenza degli obiettivi, delle finalità, dei successi e dei rischi. La seconda è la consapevolezza che la responsabilità di gruppo non è data dalla sommatoria di singole responsabilità, ma dalla comunicazione e dalla condivisione delle responsabilità tra le persone che il gruppo compongono. Sulle due strade si esprime l’intelligenza non solo operativa del leader. Creare consenso su progetti, metodi e obiettivi è una scelta, impegnativa e irrinunciabile, per puntare al successo e come tale esige una competenza che non é data solo dall’applicazione di tecniche. Come nelle università i giovani chiedono maestri e non solo professori, così nell’impresa c’è la domanda di leader che abbiano anche una grande esperienza in umanità per trasformare un “gruppo” di lavoro in una “comunità” di lavoro, in un luogo in cui ogni volto si sente riconosciuto, valorizzato e quindi incentivato a esprimere il meglio di se stesso, rispondere delle proprie scelte, contribuire al successo dell’impresa. Una leadership imprenditoriale si gioca nella consapevolezza che la persona umana è la prima e insostituibile risorsa di un’azienda mentre il gruppo è il luogo in cui può fiorire o appassire la persona e con essa la salute dell’azienda. Si tratta di scegliere, un colpo d’ala è comunque necessario.

in Punta di Penna di Paolo Bustaffa

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Energia Cip6, inaugurata la nuova sala trading del GSE Tra le attività, il monitoraggio degli impianti per ridurre gli oneri di sbilanciamento Spaziosa, funzionale, dotata di tecnologia all’avanguardia, è la nuova sala trading del Cip6 del Gestore dei Servizi Elettrici inaugurata a giugno dal presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas Alessandro Ortis, dall’amministratore delegato e dal presidente del GSE, rispettivamente Nando Pasquali e Carlo Andrea Bollino. La strumentazione tecnologica e informatica della sala – operativa tutti i giorni dell’anno con due semiturni giornalieri – consente la telelettura dei contatori di tutte le unità Cip6 rilevanti. Gli impianti Cip6 sono quelli rinnovabili e assimilati, incentivati in base al provvedimento Cip6 del 1992. Ai fini del mercato si suddividono in due categorie: / impianti programmabili (idroelettrici a serbatoio e bacino, rifiuti solidi urbani,biomasse, impianti assimilati che utilizzano combustibili fossili, combustibili di processo o residui), che producono circa il 90% dell’energia Cip6; / impianti non programmabili (idroelettrici fluenti, eolici, geotermici, fotovoltaici, biogas), che producono il residuo 10%.

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Le principali attività della sala trading La programmazione della produzione degli impianti Cip6. Il GSE ha l’obbligo di ritirare l’energia elettrica prodotta dagli impianti Cip6 alimentati a fonti rinnovabili e/o assimilate a un prezzo definito dallo stesso provvedimento. La differenza tra costi e ricavi derivanti dalla vendita è integrata con la componente tariffaria A3. Questa è una delle voci presenti in bolletta e che rientra nella categoria “oneri di sistema”. La vendita in Borsa dell’energia Cip6 attraverso il monitoraggio della produzione per ridurre gli oneri di sbilanciamento a carico dell’utente finale. Attualmente le offerte avvengono sul Mercato del Giorno Prima (MGP) e dal 1 luglio anche su quello di aggiustamento (MA). La gestione del contratto di dispacciamento Cip6. Il settlement (fatturazione) verso il GME per energia venduta, verso TERNA per gli sbilanciamenti e verso i produttori per le unità Cip6 miste, ai sensi della delibera AEEG 112/06.

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Sala trading GSE

Notizie, Notizie…

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Turi Sottile Turi Sottile, ovvero un linguaggio specchio della cultura dei nostri tempi e la sapienza del “fare arte” del pittore. Nella sua opera, infatti, l’equilibrio delle masse e cromatico, la ricerca strutturale della tessitura, il segno trasformato in armonici fasci di linee che interagiscono con i supporti (trasparenti, tele gommate o argentate) e spesso sostituiscono la tela tradizionale, costituiscono una delle più avanzate ricerche nel campo dell’arte aniconica. Al tempo stesso gli effetti coloristici riflettono le modalità espressive della tradizione per la preziosità cromatica con la quale “definisce” e dà concretezza alle sue “forme”. Dagli iniziali interessi postcubisti degli anni ‘50, l’ispirazione di Turi Sottile si è poi indirizzata verso la Nuova Figurazione, l’Espressionismo Astratto, la Metapittura e l’Arte Gestaltica, fino all’attuale ricerca che vede nella pittura la metafora del colore e della luce. Nato ad Acireale nel 1934, ma residente a Roma dal 1973, Turi Sottile ha elaborato la sua cifra linguistica confrontandosi con le proposte emergenti negli altri Paesi durante i suoi soggiorni all’estero - sia come “espositore” che come docente di pittura contemporanea europea - in particolare nell’America del Sud e del Nord, nell’Africa, nella Cina, nel Giappone,

nell’Australia oltre che in Europa. Intensa l’attività espositiva. Dal 1958 ad oggi ha ordinato oltre settanta personali in gallerie private e musei, ottenendo sempre significativi riconoscimenti. Tra questi gli inviti a partecipare a più di cento Rassegne nazionali e internazionali (tra cui l’XI Quadriennale di Roma), l’assegnazione di numerosi premi e la nomina a Responsabile per l’Italia nella Commissione Internazionale per l’assegnazione dei premi della Biennale di Architettura Urbanistica di Buenos Aires. Sue opere figurano in collezioni private e in numerosi musei in Italia e all’estero: a Caracas, Lubiana, Toronto, Recife, Assuncion, Wolhen, Buenos Aires, Mar del Plata, Lujàn, Moron e Santa Fè.

“Colorato e caldo il futuro” Acrilico su tela argentata, 2006

la Copertina a cura di Vittorio Esposito

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Energia, Letteratura, Umanità

La Terra “Adunque potrèn dire la terra avere anima vigitativa, e che la sua carne sia la terra, li sua ossi sieno li ordini delle collegazione dÈ sassi di che si compongano le montagne, il suo tenerume sono li tufi, il suo sangue sono le vene delle acque, il lago del sangue che sta dintorno al core è il mare oceano, il suo alitare è il crescere e decrescere del sangue pelli polsi, e così nella terra è il flusso e reflusso del mare, e il caldo dell’anima del mondo è il foco ch’è infuso per la terra, e la residenza dell’anima vigitativa sono li fochi che per diversi lochi della terra spirano in bagni e in miniere di zolfi e in vulgàno, e Mongibello di Cicilia1 e altri lochi assai.”

Leonardo da Vinci dal “Codice dell’Armand Hammer Museum of Art” di Los Angeles

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l’Etna in Sicilia.


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