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Paesi Ue: sintonia di pensiero e azioni per la compatitività Fulvio Conti
Carbone pulito, energia rinnovabile, nucleare Nando Pasquali
Kyoto e rinnovabili, un’opportunità per ambiente ed economia Fabio Gobbo
Guidare i mercati dell’energia Luigi Roth
Terna scommette sul futuro Ermete Realacci/Chicco Testa
Faccia a faccia su energia e ambiente
inserto speciale
RITIRO DEDICATO
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Periodico del GSE AU GME aprile 2008
Andris Piebalgs
Elementi
Sped. in Ab. postale 70% - Roma
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Un mix equilibrato di soluzioni tecnologiche in grado di offrire l’energia necessaria, sicura dal punto di vista ambientale e con costi ridotti. È ciò che occorre all’Italia per fronteggiare una situazione che ci vede dipendenti per l’85% da importazioni d’energia primaria, percentuale che sfiorerà il 100% intorno al 2020-2030 a causa della diminuzione della disponibilità del gas nel mercato nazionale. Oggi dipendiamo fortemente dal gas, visto che con tale combustibile si alimenta il 60% della produzione elettrica, con tutti i rischi connessi alle limitazioni fisiche, logistiche e d’importazione. Nel breve-medio periodo è impensabile sperare di superare tale dipendenza, come difficile appare far fronte alle difficoltà che scaturiscono dall’aumento del costo del petrolio, le cui ripercussioni sul settore energetico sono ben note. Sicuramente, però, si possono prevedere azioni capaci di limitare le ripercussioni negative che tali situazioni possono generare. Tra queste la realizzazione di nuove e funzionali infrastrutture per l’importazione del gas, la costruzione di rigassificatori per attrarre opportunità di acquisti a buon mercato, da ribaltare sulla bolletta elettrica. Usando le buone pratiche di nazioni con sviluppata sensibilità ambientale, come il Giappone ad esempio, sul cui territorio (ad elevato rischio sismico) sono installati da trent’anni 24 impianti di rigassificazione, senza che questi abbiamo mai creato problemi. Ancora: dovremo portare al 20% e più la percentuale di utilizzo del carbone pulito, e far crescere la quota di rinnovabili, spingendo sul solare, sull’eolico, migliorando e accrescendo la capacità geotermica, incrementando - ove possibile - il mini idro.
Lavoriamo per una migliore efficienza energetica dei nostri impianti e diffondiamo il concetto etico di risparmio energetico e snelliamo le procedure burocratiche per l’apertura d’impianti elettrici di nuova generazione, agendo anche sulla riforma del Titolo V della Costituzione, riportando la responsabilità strategica di assicurare il futuro energetico del Paese al governo centrale “senza se e senza ma”. Non va dimenticato che occorre potenziare le risorse dedicate alla ricerca, dandole linfa economica e intellettuale, per intensificare la sperimentazione di nuove tecnologie da applicare al settore energetico. Abbiamo le capacità intellettuali per ideare sistemi in grado di catturare e sequestrare la CO2 prodotta dagli impianti elettrici, cosa che renderebbe meno ostico il percorso per giungere alla percentuale di emissioni consentite dall’Unione Europea in ossequio al dettato del Protocollo di Kyoto. Infine, la sfida per invertire la rotta fin qui intrapresa in un settore delicato e importante, quello relativo al nucleare e alla sua tecnologia, per il quale servono nuovi traguardi, timonieri capaci di guardare la realtà delle cose con competenza, senso di responsabilità e decisionismo. L’Europa della ricerca, degli accordi, delle filiere industriali, della programmazione strategica è ripartita e noi già siamo indietro. Per prima cosa la prossima legislatura dovrà ricostituire le competenze per una nuova Agenzia di sorveglianza e controllo: penso al modello della Direction de la Sûreté des Installations Nucléaire francese. Se vogliamo fare sul serio.
l’Editoriale di Carlo Andrea Bollino / Presidente GSE
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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Segreteria di redazione e pubblicità Luca Speziale luca.speziale@ acquirenteunico.it Tel 06 80134794 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Natascia Falcucci Claudia Momicchioli Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl Via Tiburtina, km 18.300 Setteville di Guidonia Roma
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Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Direttore Editoriale Fabrizio Tomada Hanno collaborato a questo numero Roberto Antonini Luca Barberis Edoardo Borriello Paolo Bustaffa Fausto Carioti Livia Catena Valter Cirillo Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Natascia Falcucci Jacopo Giliberto Piergiorgio Liberati Fabrizio Mariotti
Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Acea Asja Banca Intesa San Paolo bticino Enel Eni IRFIS Master Team Mitsubishi Monte dei Paschi di Siena Terni Energia
(la vignetta di Fama)
Gabriele Masini Giusi Miccoli Claudia Momicchioli Michele Rossanigo Luca Speziale Un particolare ringraziamento a Fiorella Fontana Sandro Renzi
Foto Fototeca Elementi
In copertina “Superficie strutturata n.5” 2006, tecnica mista di Salvatore Giunta Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001
Chiuso in redazione nel mese di marzo 2008
Elementi è visibile in internet al sito www.gsel.it
GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gsel.it www.gsel.it
AU Guidubaldo Del Monte, 72 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it
GME Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680121 F +39 0680114393 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org
Elementi
Anno 2008 n. 13 aprile 2008
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Governo nuovo, energia nuova? Lo speriamo, anche se ci sono troppe resistenze interne ed esterne alla politica che non permettono a questa di individuare e attuare soluzioni capaci d’offrire risposte coerenti ai problemi concreti della società. E quello energetico è un grande problema nazionale. Un grande e grave problema. Insoluto da decenni. O solo tamponato con soluzioni che poi apparivano limitate o lacunose. Mai, o quasi mai, visto con sguardo obiettivo, sereno, privo di preconcetti ideologici, o di bottega, e con quel dovuto e autentico senso di responsabilità. Tutto questo ci costa. Tantissimo. E tantissimo ci costerà ancora. Non solo in termini economici, ma anche di sviluppo societario. Fino a quando? Fin quando non trionferà il valore del bene comune. E quel senso d’appartenenza che lo contiene e spinge tutti a pensare, agire e lavorare per il bene di tutti. A volte prendendo decisioni che possono apparire, sotto alcuni aspetti, impopolari, se queste riescono, in un periodo medio, a istaurare situazioni migliori e vantaggiose per la Comunità, e soprattutto per le generazioni future. Tutto, secondo visione, guidata da una logica interpretativa calata sulla realtà e sulle necessità attuali e future del Paese. Ci riusciremo? Ci piacerebbe pensare di sì. Sarebbe l’alba di una nuova era. Il trionfo della politica realista e fattiva, su quella “faziosista” e inconcludente.
Virgolette di Romolo Paradiso
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rubriche
primo piano
03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette” 08 P° il Punto 55 Bi Biblioteca 59 Fn Filo di Nota 59 Pn in Punta di Penna 60 E+ Energia, letteratura, umanità 62 Co la Copertina
10 Paesi Ue: sintonia
Intervista a Andris Piebalgs
di pensiero e azione per la competitività
14 Carbone pulito, energia Parla
Fulvio Conti
rinnovabile, nucleare
18 Kyoto e rinnovabili,
Intervista a Nando Pasquali
un’opportunità per ambiente ed economia
20 Guidare i mercati
Incontro con Fabio Gobbo
dell’energia
22 Terna scommette
A tu per tu con Luigi Roth
sul futuro
24 Liberalizzazione:
Conversazione con Alberto Clô
le famiglie frenano Elementi
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faccia a faccia
26 E il futuro è nel solare Ermete Realacci/Chicco Testa
44 Kyoto chiama
Parla Maurizio Cenni
Siena risponde
46 Una fonte da incrementare Speciale Biogas
energia rinnovabile
30 Certezza e trasparenza, A colloquio con Marcella Pavan
nuovo corso per i Certificati bianchi
31 Ritiro dedicato 36 Crisi energetica?
energia del pensiero
50 Senza ironia
Un Caffè con… Lina Wertmüller
siamo geni cretini
L’inserto
Il parere di Paolo Frankl
La risposta è nelle rinnovabili
38 Rifiuti solidi urbani:
lavoro
54 Ambiente ed Energia, Intervista a Maurizio Beretta
le frontiere del futuro Sommario
Incontro con Vittorio Prodi
un’energia da non sprecare
41 Il fotovoltaico crescerà Il pensiero di Gianni Chianetta
del 30%
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Gentile Presidente del Consiglio, gentile Ministro dell'Industria, vi scrivo questa lettera senza sapere chi siate: oggi non ho idea se siete espressione di un Governo di centrodestra o di centrosinistra o di una maggioranza a sorpresa. Mentre scrivo è l'ultimo scorcio d’inverno, il sole è pallido, gli alberi stentano a formare le gemme, le famiglie cominciano a scoprire una concorrenza timida anche nella corrente elettrica e il petrolio ha violato la soglia dei 100 dollari al barile, cosa che qualche anno fa sembrava una fandonia da fantascienza come l'Invasione degli ultracorpi. Invece quando voi leggerete - diamo alla posta il tempo di distribuire Elementi - sarà ormai primavera, le rondini disegneranno nel cielo le loro geometrie erronee e con ogni probabilità le elezioni saranno appena finite, dopo una campagna elettorale piena di artifici, più che di fuochi d'artificio. Vi scrivo, gentile Presidente del Consiglio e gentile Ministro dell'Industria (delle Attività produttive? dello Sviluppo economico? quale nome nuovo sarà dato allo stesso ministero?) per parlarvi di energia e per chiedervi qualcosa. Quasi come se fosse una lettera a Babbo Natale, perché mentre scrivo siete ancora nell'immaginario al pari del vecchio con la giubba rossa. Ecco le mie richieste. Alleggerite nell'energia il ruolo della politica spicciola, la più fastidiosa. Il settore energetico ha bisogno di una visione prospettica e di un'indicazione politica di fondo, su questo non c'è dubbio. A differenza di altri comparti economici e sociali, il settore energetico per sua natura chiede investimenti impegnativi, occorre quindi una politica energetica che sia in qualche modo visionaria, progettuale. Se nell’energia entra troppa politica, significa destrutturare il progetto politico. Significa assecondare il bisogno o l'umore del deputato singolo, del gruppetto d'interesse, dell'assessore scorbutico. E poiché queste persone sono sensibilissime al consenso, non si può far dipendere la politica energetica dalla gastrite dei collegi elettorali.
Gentile del
Abbiate il coraggio di indicare una rotta sicura, decisa, e di mantenerla. Senza fraintendimenti, senza piegarsi a ogni onda. Saranno poi le imprese e gli organismi di settore a programmare gli investimenti sulla base della rotta impostata da voi. Dovete essere i comandanti della nave energetica, non i nostromi: lasciate che il timone sia impugnato da altri. Abbiate il coraggio di scontentare qualcuno. Se qualcuno brontola, significa che state facendo un buon lavoro. Se nessuno contesta, se non ci sono borborigmi, significa che è stata scelta la strada del compromesso, e il compromesso accontenta qualcuno ma scontenta tutti. Chiudete gli occhi e immaginate come vorreste l'Italia energetica fra dieci o quindici anni. Pensatela in modo che sia giusta (nel senso della giustizia e non della correttezza formale) e cercate di raggiungere quell'obiettivo lontano. Non vi preoccupate se il tempo è nemico: abbiate un sogno e cercate di realizzarlo. Per questo motivo, nel delineare un programma energetico, non pensate alla vostra parte politica, tralasciate le care amicizie economiche, abbandonate i luoghi comuni dei partiti. Ricordatevi che, quando avrete delineato la politica energetica che riterrete migliore, le care amicizie economiche, il mondo degli affari, gli investitori, gli elettori sapranno adeguarsi e partecipare con profitto. In questo modo otterrete una politica in cui tutti vincono, e non solamente alcuni.
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Non giocate con le parole. Com’è accaduto con il ministero dell’Industria, delle Attività produttive, dello Sviluppo economico, in generale c’è il vezzo di cambiare i nomi delle cose, pensando che ciò cambi anche la cosa. Come se bastasse cambiare le parole. L’eufemismo ha portato a dire termovalorizzatore anziché inceneritore, polizia locale invece di vigile, treno interregionale invece di diretto, posta prioritaria, che è quella di prima ma si chiama prioritaria. Inceneritori, vigili, lettere, treni; rosa est rosa est rosa. Date alle cose il loro nome vero, sennò c’è odore di presa in giro. E chi vi ascolta se ne accorge benissimo. Date spazio ai contestatori, ai comitati locali, ai beppegrilli (non si parla dell’attore Beppe Grillo, ma del fenomeno che egli è riuscito a capire e interpretare). Ascoltateli, perché spesso le loro istanze non sono banali e hanno ragioni forti. Date loro ragione, quando hanno ragione, ma non piegatevi quando le loro ragioni sono ipocrite e strumentali. Non abbiate paura del dissenso, se è un dissenso insincero, come a volte accade.
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Presidente consiglio, gentile Ministro dell’Industria… Gentile Presidente, gentile Ministro, un’altra richiesta. Non contradditevi. Se decidete di puntare sull’energia rinnovabile, per esempio, non annunciate incentivi per poi mettere ostacoli legislativi. Se annunciate lo sviluppo dei biocarburanti, non impedite l’uso di biodiesel e alcol e punite chi lo impedisce. Se volete più metano, o più nucleare, o più infrastrutture energetiche, non lusingatevi nei compromessi. Se annunciate "faremo", fate. E soprattutto, mettete le scelte in mano ai consumatori. Date gli strumenti affinché gli investitori, gli industriali, il commercio, le piccole imprese e le famiglie possano scegliere fra mille offerte. Noi consumatori – io sono un consumatore, e lo siete anche voi nella vostra vita privata, gentile Presidente e gentile Ministro – con le nostre scelte dobbiamo poter premiare chi azzecca l’investimento e chi ci propone beni e servizi interessanti. Noi dobbiamo poter bocciare un impianto che non ha senso, rendendolo insensato con le nostre scelte di consumo, o punire chi lavora male. Ricordate che sarò un controllore molto severo. Buon lavoro.
il Punto di Jacopo Giliberto
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Paesi UE: sintonia di pensiero e azione per la competitività INTERVISTA A ANDRIS PIEBALGS Commissario europeo per l’energia
Andris Piebalgs
di Livia Catena
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Completa liberalizzazione del settore elettrico, unbundling, riluttanza di alcuni Paesi verso la costituzione di un’Agenzia unica europea, utilizzo dei biocombustibili e soluzioni per garantire la sostenibilità ambientale. Il Commissario europeo per l’energia, Andris Piebalgs, sollecita un cambiamento di rotta per un’energia più sostenibile e sicura nel mercato interno e ribadisce il proposito di indirizzare l’Europa verso un’economia energetica più efficace a livello ambientale e con minori livelli di CO2.
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E: Come è possibile pensare a un mercato europeo dell'energia se ci sono Paesi della UE che non hanno completato la liberalizzazione del settore? AP: La normativa comunitaria in materia, sia quella esistente sia quella in fieri, è stata concepita per instaurare gradualmente un mercato dell’energia integrato, trasparente e competitivo. Per assicurare l’attuazione della normativa, la Commissione ha aperto procedimenti di infrazione nei confronti di venticinque Paesi su questioni di politica energetica e ha anche adottato misure per rimuovere gli ostacoli ad un corretto sviluppo del mercato dell’energia. Anche le autorità nazionali competenti in materia di energia e antitrust stanno dando un notevole contributo in tal senso. E: Nel contempo è indispensabile dotare la Comunità Europea di misure che le garantiscano di rispondere alle sfide che vengono dal resto del mondo, soprattutto dai Paesi emergenti, quali Cina e India. AP: Sono d’accordo sull’opportunità di dotarci di strumenti per fronteggiare le sfide energetiche presenti su scala planetaria, ma i primi passi li dobbiamo fare sul versante interno. Ho già sottolineato la necessità di un mercato energetico europeo più coerente e interconnesso, ma occorrono altre iniziative di carattere interno per raccogliere le sfide a livello internazionale. Avere un’energia più sostenibile e sicura nel mercato interno richiede un cambiamento di rotta politico. Per favorirlo, nel marzo del 2007, la UE si è data degli obiettivi di politica energetica con cui ha reso evidente ai cittadini europei e ai partner internazionali il proposito di indirizzarsi verso un’economia energetica più sostenibile e con minori livelli di CO2. Essenziali saranno lo sviluppo e la diffusione di tecnologie efficienti e pulite per la produzione, l’utilizzo e lo stoccaggio dell’energia. Ma saranno necessarie altre norme per far sì che la UE raggiunga i suoi obiettivi. A gennaio la Commissione ha varato un pacchetto di misure per le energie rinnovabili e per potenziare il sistema di scambio di quote di emissioni (ETS). Inoltre, stiamo
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migliorando la normativa sul risparmio energetico. Questo permetterà alla UE di rispondere meglio alle sfide internazionali. Ma non sarà sufficiente: per tutelare i nostri interessi e negoziare con i nostri partner internazionali, la UE deve parlare con una sola voce. E: L’Italia è uno dei Paesi che ha portato a termine la separazione tra produzione e distribuzione dell’energia elettrica. Riusciremo a fare la stessa cosa nel gas? AP: La legge italiana ha già previsto delle norme che disciplinano la separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, anche se non è stato fissato un termine per il completamento di questo processo. Snam Rete Gas è già separata sotto l’aspetto giuridico: una volta presa la decisione politica, il processo sarà ultimato con rapidità. Nel settore elettrico l’unbundling ha avuto effetti positivi. Le imprese interessate (Enel e Terna) sono dinamiche ed efficienti, il loro esempio favorirà la separazione proprietaria nel gas, e non solo in Italia. E: Come pensa di superare le opposizioni di Paesi come Francia e Germania alla proposta di costituire un’Agenzia europea per la cooperazione tra Autorità nazionali? AP: Francia e Germania hanno grandi operatori energetici, con forti interessi in molti Paesi dell’Unione. Dovrebbero essere favorevoli allo sviluppo di un mercato europeo unico, integrato e competitivo e l’Agenzia da lei citata sarà uno strumento utile per realizzarlo. Le perplessità di questi Paesi sono oggetto di un dibattito franco e non vi è motivo di ritenere che non sarà individuata una soluzione soddisfacente. E: Quali sono gli strumenti migliori per far crescere la cultura energetica, quella relativa all'utilizzo diffuso delle fonti alternative, al risparmio energetico e per aumentare il senso di mutualità tra i diversi Paesi? AP: Il Piano di Azione per l’Efficienza Energetica, adottato dalla UE nel 2006, delinea un quadro di politiche e interventi volti a coinvolgere l’opinione pubblica, i decisori politici a tutti i livelli e gli operatori in una trasformazione del
mercato interno dell’energia che dia ai cittadini europei i più alti livelli di efficienza energetica nelle infrastrutture, edifici, applicazioni, trasporto e sistemi energetici. Sono state proposte varie azioni per cambiare i nostri comportamenti, cioè consumare meno energia mantenendo la stessa qualità della vita. I produttori dovranno essere incoraggiati a sviluppare tecnologie e prodotti meno energivori, mentre i consumatori dovranno avere maggiori incentivi per acquistare e usare in modo razionale tali prodotti, attraverso maggiore disponibilità e migliore qualità dell’informazione sui consumi energetici e sui metodi e tecnologie per ridurne l’entità. Una delle priorità è l’efficienza energetica nell’edilizia e nei trasporti. Oltre al sostegno finanziario della Comunità per gli interventi “sul territorio” (l’istituzione di agenzie locali dell’energia, la promozione di programmi di sensibilizzazione), occorre una molteplicità di strumenti politici a livello nazionale, regionale e locale, che comprende il ricorso a strumenti fiscali mirati, l’internalizzazione dei costi esterni, il pieno sostegno dei Paesi membri attraverso Piani di Azione Nazionali per l’Efficienza Energetica ed anche sistemi di certificazione. E: La proposta di cattura e stoccaggio della CO2 "come soluzione promettente per garantire la sostenibilità ambientale della produzione elettrica", non è un passo indietro rispetto alla possibilità di incentivare le energie rinnovabili e il risparmio energetico? Così come fare ricorso al nucleare di quarta generazione, ipotesi ventilata di recente? AP: Per rispondere alle sfide dell’energia e dei cambiamenti climatici, occorre una politica energetica incisiva, fondata su un mix di efficienza energetica, uso di fonti rinnovabili, nucleare e combustibili fossili “eco-compatibili”. È evidente che gli obiettivi posti dalla UE richiedono un maggior impiego delle fonti rinnovabili. Ma queste, da sole, non ci consentiranno - almeno nel breve e medio termine – di disporre di energia sufficiente per sostenere la crescita economica. L’Europa continuerà ad aver bisogno dei combustibili fossili e dobbiamo farlo in modo da non arrecare danno al nostro pianeta.
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Produrre elettricità da combustibili fossili con emissioni pari o vicine allo zero esige il ricorso alla tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS). Tale tecnologia può rappresentare una pietra angolare nella lotta ai cambiamenti climatici, in quanto consente di eliminare gran parte delle emissioni senza rimuovere il carbone - o il gas - dal mix delle fonti energetiche. Non si tratta di un passo indietro, ma di una tecnologia innovativa basata sui progressi compiuti nelle attività di ricerca e che consente di utilizzare i combustibili fossili in modo nuovo. Lo sviluppo di tecnologie CCS va anche visto nel contesto internazionale: molti sono i Paesi che hanno una forte dipendenza dal carbone e che, probabilmente, continueranno ad utilizzarlo in futuro. Le tecnologie CCS costituiscono una condizione essenziale per il successo della lotta ai cambiamenti climatici. E la tecnologia europea può trovarsi all’avanguardia in questo sviluppo.
E: Vista l’importanza dei biocombustibili, non pensa che si debbano evitare azioni speculative nei confronti dell’eccessivo rialzo dei prezzi di pane e pasta, come sta accadendo da tempo? AP: Le impennate dei prezzi dei prodotti alimentari non sono dovute all’uso dei biocombustibili, il cui impatto sull’agricoltura è molto contenuto, ma a cattivi raccolti e alla domanda crescente dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo. È evidente che la nuova domanda di prodotti agricoli, come quella determinata dai biocombustibili, può far salire i prezzi. Tuttavia, negli ultimi decenni, i prezzi di questi prodotti sono diminuiti e questa è stata una delle principali cause della riduzione del reddito delle popolazioni povere rurali (il 70% delle persone più povere del mondo vive in zone rurali). Ma, a parte ciò, va tenuto presente che i biocombustibili ridurranno le nostre emissioni, apriranno nuove opportunità per gli agricoltori europei e faranno diminuire la nostra dipendenza dai Paesi produttori di petrolio.
Il piano europeo sulle fonti rinnovabili percentuale di energia pulita sul totale dei consumi nazionali da raggiungere entro il 2020 0
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Svezia Lettonia Finlandia Slovenia Romania Regno Unito Francia Spagna Germania Italia Bulgaria Polonia Paesi Bassi Rep. Ceca Ungheria
situazione nel 2005 obiettivi da raggiungere nel 2020 fonte Commissione europea
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Gli obiettivi per l’Europa i tagli alle emissioni di CO2 e la quota di consumi energetici da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2020 previsti dalla Commissione europea. Quota % energia da fonti rinnovabili
Riduzione %CO2 sul 2005* Austria
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Danimarca
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Finlandia
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Francia
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Germania
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Grecia
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18
Irlanda
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Italia
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Lussemburgo
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Olanda
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Portogallo
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Spagna
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Svezia
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Gran Bretagna
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UE-27
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*nei settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) fonte Commissione europea
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Carbone pulito, energia rinnovab nucleare PARLA FULVIO CONTI Amministratore Delegato Enel È la ricetta per uscire dalla crisi energetica. No ai veti degli enti locali. La liberalizzazione italiana funziona. Enel, investendo in tecnologie più pulite e efficienti riuscirà a ridurre la dipendenza dagli idrocarburi aumentando la sicurezza del nostro sistema energetico, a conquistare nuove quote di mercato e ad abbassare il costo del megawattora. La conversione a carbone pulito di Civitavecchia e Porto Tolle può correggere il mix produttivo nazionale. L’ulteriore sviluppo del solare fotovoltaico, eolico e geotermico contribuirà a riequilibrare il mix produttivo.
di Fausto Carioti La rinuncia all’energia nucleare è stata “errata”. Così come si è sbagliato ad investire troppo sul gas. Errori che stiamo pagando a caro prezzo. Se ne esce convertendo le centrali al carbone pulito, investendo nelle energie rinnovabili e in nuove tecnologie e riconsiderando l’opzione nucleare. Mantenendo un approccio realistico, perché i combustibili fossili restano indispensabili. Enel, assicura l’amministratore delegato Fulvio Conti, è già all’opera. Ma il legislatore deve fare la sua parte, modificando il titolo V della Costituzione: basta con i veti degli enti locali alla costruzione delle infrastrutture essenziali per il ciclo dell’energia.
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Fulvio Conti
E: Giudica sufficiente il grado di liberalizzazione del mercato italiano dell’energia? FC: Sì. Il mercato italiano, insieme a quello inglese e a quello scandinavo, è oggi il più aperto d’Europa. Abbiamo un regolatore forte ed indipendente. Tutti i clienti sono liberi di scegliere tra più venditori. La trasmissione e il dispacciamento sono in mano a Terna, un soggetto indipendente e neutrale; la distribuzione, che è un monopolio naturale, è regolata dall’Autorità di settore; nella generazione operano una pluralità di imprese italiane ed estere in concorrenza tra loro; nessuno ha una quota di mercato superiore al 50%. In nessun altro Paese dell’Europa continentale sono soddisfatti pienamente questi quattro criteri come accade in Italia. E: Enel oggi produce circa il 30% dell’energia elettrica generata in Italia. È la quota ottimale per il suo gruppo? FC: Vogliamo aumentare la quota di mercato introducendo tecnologie migliori rispetto a quelle utilizzate dai nostri concorrenti. Entro quest’estate entrerà in funzione il primo dei tre gruppi della centrale di Civitavecchia che utilizzerà la più efficiente tecnologia disponibile per il carbone pulito. Un progetto di riconversione analogo è pronto per Porto Tolle (Rovigo), dove però siamo ancora in attesa dell’autorizzazione del governo. Investendo in tecnologie più pulite e efficienti riusciremo a ridurre la dipendenza dagli
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E: Tutti gli operatori hanno investito massicciamente sul gas. È una scelta che stiamo pagando a caro prezzo? FC: Certo. Siamo l’unico Paese d’Europa che produce oltre il 60% dell’energia di base con il gas. Tutti gli altri usano questo costoso combustibile solo nei momenti di punta della domanda. Inoltre abbiamo dimenticato di costruire le infrastrutture necessarie a importare il gas di cui abbiamo bisogno. In definitiva, andiamo a tutto gas, ma non abbiamo rigassificatori e gasdotti sufficienti a soddisfare la domanda in condizioni di sicurezza. E: Lei ha detto che, se in Italia si riaprisse la partita del nucleare, Enel sarebbe pronta a partecipare, costruendo nuovi impianti in 7-8 anni. È una soluzione auspicabile?
idrocarburi aumentando la sicurezza del sistema energetico nazionale, a conquistare nuove quote di mercato e a ridurre il costo del megawattora. E: Per arrivare alla creazione di un mercato europeo coordinato dell’energia, i Paesi coinvolti dovrebbero avere un grado simile di liberalizzazione. Siamo lontani da questo? FC: Se Italia, Regno Unito e Paesi Scandinavi hanno aperto i rispettivi mercati nazionali, in altri Paesi la liberalizzazione è ancora all’inizio. Occorre maggiore uniformità nell’applicazione delle direttive comunitarie in materia. Nel quadro attuale, le famiglie e le imprese europee sono costrette a pagare il costo della difesa di campioni nazionali, mentre i mercati si globalizzano e le frontiere energetiche si sono allargate. E: L’Italia produce energia elettrica con il mix di combustibili più dispendioso d’Europa. Prevede che possa cambiare nei prossimi anni? FC: La conversione da olio a carbone pulito di Civitavecchia e l’analoga trasformazione di Porto Tolle sarebbero, da sole, in grado di correggere in positivo il mix produttivo nazionale. Con la tecnologia di cui disponiamo oggi, il chilowattora generato con il carbone, anche considerando le quote di CO2, è assai meno costoso di quello prodotto con il gas o l’olio combustibile, senza dimenticare che il carbone è reperibile via nave in molti Paesi del mondo. Con questi due progetti ridurremo la dipendenza dell’Italia dal petrolio, compensando, in parte, il deficit tecnologico ed economico prodotto dalla scelta, a mio avviso errata, di mettere al bando il nucleare. Inoltre, l’impegno verso la realizzazione di ulteriori capacità da fonti rinnovabili come il solare fotovoltaico, l’eolico e il geotermico, contribuirà a riequilibrare il mix produttivo.
FC: La tecnologia nucleare è auspicabile perché è a emissioni zero ed è economicamente competitiva anche tenendo conto del costo per lo smaltimento in sicurezza delle scorie. Tutti i Paesi industrializzati tranne l’Italia ricorrono al nucleare, oltre che al carbone, per produrre l’energia di base. Enel si è riappropriata della tecnologia nucleare: di quella russa in Slovacchia con l’acquisizione di Slovenske Elektrarne, di quella statunitense in Spagna con l’acquisizione di Endesa e di quella francese di terza generazione con la partecipazione al programma EPR lanciato da Eléctricité de France. Inoltre, partecipiamo alla ricerca per il nucleare di quarta generazione. In Italia il dibattito si è riacceso, ma non credo che a breve ci siano le condizioni per costruire nuove centrali nucleari. E: Perché? FC: Se anche la politica trovasse un accordo, nelle condizioni attuali sarebbe ben difficile trovare un comune disposto a ospitare una centrale: facciamo fatica persino a installare una pala eolica, un termoconvertitore, una linea dell’alta velocità… E: Ritiene che l’autorizzazione per la costruzione di infrastrutture essenziali per il ciclo di produzione dell’energia debba essere affidata al solo governo centrale? FC: Sì. Credo che occorra una modifica del Titolo V della Costituzione perché le decisioni strategiche che riguardano la politica energetica nazionale siano ricondotte sotto la competenza del governo centrale. Possiamo realizzare investimenti per miliardi di euro; abbiamo le competenze tecniche, la capacità finanziaria, la visione strategica: non possiamo essere ostaggio della burocrazia e del localismo esasperato per progetti di interesse nazionale che hanno ottenuto le più ampie autorizzazioni e sono passati attraverso gli scrutini delle leggi ambientali del nostro Paese.
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E: Enel punta molto sul ricorso alle energie rinnovabili. I numeri, però, dicono che l’energia elettrica prodotta mediante queste fonti resta minima. FC: Se consideriamo anche l’idroelettrico e il geotermico si tratta di quantità rilevanti: circa un terzo dell’elettricità prodotta da Enel e poco meno di un quinto di quella generata in Italia. Certo, se pensiamo al solare fotovoltaico dobbiamo riconoscere che il contributo di questa fonte non potrà che essere modesto. Più significativo il contributo dell’eolico e promettente è la tecnologia del solare termodinamico innovativo che vogliamo sperimentare in Sicilia.
Mix di generazione elettrica a confronto
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E: Parole sue: “Solo investimenti in nuove tecnologie possono stabilizzare e progressivamente ridurre le emissioni di gas serra”. Nello sviluppo di quali tecnologie state investendo? FC: Abbiamo destinato 800 milioni di euro nella ricerca nei prossimi quattro anni. La cattura e il sequestro della CO2 è forse il filone più promettente: in pochi anni potremmo applicare su scala industriale alcuni progetti che stanno avendo successo in laboratorio. Il governo italiano e l’Unione Europea sono impegnati a favorire l’introduzione di questa tecnologia e presto potremmo avere il quadro regolatore. Gli altri ambiti di ricerca su cui siamo impegnati sono l’idrogeno e il solare termodinamico. Ma qui dovremo attendere qualche anno in più prima di vedere applicazioni su scala industriale.
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E: Le energie rinnovabili possono sostituire i combustibili fossili? FC: Enel è tra i maggiori operatori al mondo nelle fonti rinnovabili, ma sarebbe sbagliato puntare solo sulle fonti rinnovabili. Oggi le tecnologie disponibili non permettono di produrre grandi quantitativi di energia senza ricorrere ai combustibili fossili. La Germania, che è il più grande produttore al mondo di energia da fonte solare, e uno dei primi Paesi nell’eolico, genera due terzi della sua elettricità con il carbone e il nucleare. L’equazione energetica – energia a basso costo e abbondante, pulita, in sicurezza – è complessa, e richiede, per essere risolta, tutte le tecnologie disponibili. Abbiamo bisogno delle rinnovabili, ma anche del carbone pulito e, laddove possiamo, del nucleare.
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Italia
Rinnovabili
Francia
Nucleare
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Germania
Carbone
Gas
UE 15
Petrolio/altro
valori espressi in percentuale
L’Italia è caratterizzata da: Eccessivo apporto del gas Assenza del nucleare Scarso contributo dal carbone
Enel per fare fronte al problema di sicurezza degli approvvigionamenti e di bilanciamento della domanda sta attuando le seguenti linee di azione ed investimenti: Investire nello sviluppo delle rinnovabili, nella cattura e sequestro della CO2 e nelle tecnologie nucleari avanzate [Piano Ambiente ed Innovazione 4.1 Mld € investimento fino al 2011; riduzione a regime 4 Mln tonn/anno CO2] Riequilibrare il mix di produzione, mediante una quota ragionevole di carbone pulito [Obiettivo Mix Enel: 30% Rinnovabili, 50% Carbone, 20% Gas-CCGT] Incentivare il risparmio energetico [200.000 TEP nel 2006; 2 Milioni TEP a regime dal 2009]
Differenziare gli approvvigionamenti di gas mediante la costruzione di rigassificatori e di gasdotti [16 Mld m3 di cui circa 10 riservati ad Enel] Disporre di stoccaggi adeguati, per aumentare la flessibilità del sistema [~0,5 Mld m3] fonte Enel
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Kyoto un’opportunità ed economia Nando Pasquali
INTERVISTA A NANDO PASQUALI Amministratore Delegato del GSE
I nuovi obiettivi Ue per la lotta ai cambiamenti climatici e la sicurezza energetica. Il “pacchetto” europeo e la sfida dell’Italia. I meccanismi “flessibili”.
di Edoardo Borriello
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La lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale influenza molto le scelte di politica economica dei Paesi industrializzati, alimentando la crescita della green economy. Le politiche di sostegno alle imprese che operano in campo energetico e ambientale stanno assumendo una rilevanza straordinaria e saranno uno dei principali volani dell’innovazione futura. Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi firmatari a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di gas serra. Per raggiungere questo obiettivo, insieme a misure interne di riduzione delle emissioni, l’accordo prevede l’utilizzo di strumenti flessibili che consentono di effettuare investimenti per il trasferimento di tecnologie pulite nei Paesi in via di sviluppo o con economie in transizione.
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I sistemi normativi sovranazionali che stabiliscono obiettivi di riduzione delle emissioni prevedono, anche per l’Italia, obblighi e sanzioni. Gli obblighi internazionali e quelli europei procedono su binari paralleli e separati. Le stime sui costi economici dell’eventuale non conformità a Kyoto per il Sistema Italia sono in buona parte da precisare, anche perchè esiste un profilo sanzionatorio europeo che riguarda le imprese appartenenti a determinate categorie produttive. Per il Sistema Paese nel suo complesso, gli obiettivi di riduzione delle emissioni vanno considerati in maniera integrata con i quelli di produzione di energia pulita in discussione a Bruxelles. Obiettivi che interessano direttamente il Gestore dei Servizi Elettrici italiano e chi è alla sua guida, Nando Pasquali.
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e rinnovabili, per ambiente E: Cosa pensa dei nuovi obiettivi europei al 2020? NP: L’economia legata alla lotta ai cambiamenti climatici è considerata uno dei principali strumenti di sviluppo, innovazione tecnologica e competitività. Il 2007 è stato un anno record per gli investimenti a livello globale: circa 120 miliardi di dollari. Il Piano strategico su clima, energia e ambiente adottato dalla Ue costituisce una svolta per l’Europa, che oggi affronta in modo integrato la lotta ai cambiamenti climatici e la sfida alla sicurezza energetica. Quanto all’Italia, la Commissione Europea ha fissato un obiettivo per le fonti rinnovabili, entro il 2020, pari al 17% del totale dei consumi nazionali di energia, contro il 5,2 del 2005. È un traguardo ambizioso, come lo sono gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di incremento dell’efficienza, specie per il settore termoelettrico, visto che l’Italia è già tra i Paesi Ue più virtuosi in termini di energia utilizzata per unità di prodotto. E: È una sfida per il nostro Paese? NP: Sì, e per vincerla l’Italia dovrà sfruttare gli aspetti positivi del Pacchetto europeo, cogliendo le opportunità economiche e industriali, facendo leva sugli strumenti offerti dalle politiche nazionali e internazionali, quali Industria 2015 e lo stesso Protocollo di Kyoto.
E: Kyoto è entrato nelle agende di tutti i contesti internazionali. Addirittura la Gran Bretagna vuole affrontare il tema in Consiglio di sicurezza Onu. Lei che ne pensa? NP: La lotta ai cambiamenti climatici è connessa alla sicurezza energetica e agli equilibri geopolitici globali. I rapidi cambiamenti di scenario provocati dalla forte crescita economica di Cina e India, le preoccupazioni legate all’approvvigionamento energetico, specie in Europa, e il forte aumento dei prezzi delle materie prime, hanno portato la sfida climatica tra le priorità dell’agenda internazionale. La proposta di discuterne al Consiglio di sicurezza Onu è un segnale di consapevolezza che nessun Paese può affrontare queste sfide da solo. E: Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni si parla di “meccanismi flessibili”. A suo avviso rappresentano una soluzione? NP: Il sistema comunitario di scambio dei diritti di emissione ha stimolato l’interesse verso i meccanismi flessibili, consentendo l’utilizzo addizionale dei crediti da essi generati per il raggiungimento dei target di riduzione, sia dei Paesi membri che delle aziende. Le imprese italiane sottoposte alla Direttiva Emission Trading potranno fare ricorso ai crediti derivati dai meccanismi flessibili di Kyoto per un totale di circa 30 MtCO2/anno, pari al 15%
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dell’assegnazione complessiva di emissioni, così come prevista nel Piano Nazionale di Allocazione (PNA) per gli anni 2008-2012. Il Governo potrà utilizzare circa 19 MtCO2eq/anno provenienti dai meccanismi flessibili, e sarà responsabile direttamente della riduzione delle emissioni per i settori “indistinti”, non sottoposti ad Emission Trading. I meccanismi flessibili sono un’opportunità, perché offrono la possibilità di investire in tecnologie pulite nei Paesi in via di sviluppo, dove i fattori di emissione per unità di prodotto sono più alti e gli investimenti meno onerosi. Si ricavano quindi, in aggiunta ai ritorni di investimento, crediti di emissione che possono essere venduti nelle borse internazionali. La comunità internazionale riconosce in questo strumento un efficace volano per lo sviluppo imprenditoriale. A tutto febbraio 2008 sono circa 2900 i progetti in corso di realizzazione, per un valore di 25 miliardi di dollari e l’85% di questi progetti riguarda l’energia rinnovabile. E: In questo contesto l’Italia che ruolo occupa? NP: L’Italia non risulta ancora protagonista di questo fenomeno globale, che ha connotazioni ambientali, imprenditoriali e industriali, con ricadute nel settore finanziario. Il Gse, però, ha la fortuna di interagire con gli operatori ed è testimone di un fermento e di una volontà di operare sui mercati da protagonisti.
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Guidare i mercati dell’energia Fabio Gobbo
INCONTRO CON FABIO GOBBO Professore di Economia industriale Università Luiss Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Governo Prodi Mercato pubblico e privato possono coesistere. Gli operatori vanno indotti ad avere logiche di lungo periodo, gli approvvigionamenti garantiti con sicurezza, il mix di fonti equilibrato. In queste materie la parte pubblica del sistema non può esimersi dal decidere. Il modello di liberalizzazione in Italia è in linea con i migliori esempi esteri. Dobbiamo far calare i prezzi, scegliere un adeguato mix di fonti e completare la liberalizzazione sotto l’aspetto delle regole. Bene le rinnovabili, ma gli incentivi vanno inseriti in un programma energetico equilibrato. La fusione Gse, AU, Cassa Conguaglio? Una logica di razionalizzazione e di fusione serve a dare maggiore coordinamento e forza all’azione di questi soggetti.
di Romolo Paradiso
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E: A quasi dieci anni dall’avvio della liberalizzazione del settore elettrico, possiamo tracciare un bilancio su quanto è stato fatto e quanto ancora si dovrà fare perché il processo si completi? FG: L’Italia, in questo, è diventata un caso virtuoso a livello internazionale. Il nostro modello di liberalizzazione è in linea con i migliori esempi esteri. Abbiamo un’Autorità di settore che svolge bene il proprio ruolo, con una ragionevole ripartizione di responsabilità con l’esecutivo. In questi anni sono nati nuovi operatori, Enel è ormai un’impresa di primo livello anche su scala continentale. Abbiamo, inoltre, rinnovato buona parte del nostro parco impianti di generazione, con un’intensità di investimenti che ha pochi eguali al mondo. Certo, molto resta da fare. I prezzi sono più elevati rispetto all’estero, il mix energetico ci penalizza e la liberalizzazione va completata anche sotto l’aspetto delle regole. Mi riferisco, soprattutto, al sistema di incentivazione delle nuove tecnologie e ai mercati a termine.
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E: Stesso discorso per il gas? FG: Anche in questo caso, l’Italia è all’avanguardia. Tuttavia, i progressi nel settore sono stati meno evidenti. Pure da Bruxelles i segnali sono meno forti rispetto a quanto avviene per l’elettrico. Nel nostro Paese si rivela ancora problematico investire. Ma senza investimenti sufficienti in nuova capacità di trasporto e di stoccaggio ogni tentativo di incrementare la concorrenza rischia d’essere velleitario. E: “Pubblico” e “privato” possano convivere in un sistema liberalizzato? FG: Certo. I mercati dell’energia vanno guidati e gli operatori indotti ad avere logiche di lungo periodo. Gli approvvigionamenti vanno garantiti con sicurezza e il mix di fonti primarie deve essere più equilibrato. Da queste decisioni la politica e l’amministrazione non possono chiamarsi fuori. A volte basta avere regole chiare e ben scritte, in altri casi occorre affidare compiti precisi a operatori pubblici. E: Senza infrastrutture nessun percorso verso la vera liberalizzazione e il mercato può dirsi compiuto. Ma come superare gli innumerevoli ostacoli che ne impediscono la realizzazione? FG: Regole e incentivi chiari e sostenuti con tenacia, in primo luogo. Bisogna essere consapevoli che ogni scelta ha una conseguenza di tipo economico. Chi non vuole che un investimento venga effettuato deve sopportare, almeno in parte, i maggiori costi che scarica sulla collettività. Inoltre occorre una politica di informazione seria ed equilibrata. E: Si dice che l’energia rinnovabile sia l’energia del futuro. L’Italia ha compiuto e compierà passi importanti per dar forza a questo settore. Cosa occorre, perché il nostro Paese possa svincolarsi almeno in parte dalla dipendenza degli idrocarburi e dalla continua oscillazione del loro prezzo? FG: Difficile pensare che il solo maggior ricorso alle fonti rinnovabili ci possa svincolare, in tempi brevi, dalla dipendenza
Consumi di combustibile per la produzione di energia elettrica in Italia
dagli idrocarburi. Va operata una comparazione fra rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica nel loro insieme. Poi, non è solo con maggiori incentivi che si garantisce una maggiore diffusione delle rinnovabili: il nostro sistema costa già molto e ha dato relativamente poco. I casi migliori (quello tedesco) mostrano come l’incentivo vada inserito in un programma energetico serio ed equilibrato. All’investitore serve conoscere non solo l’entità dell’incentivo, ma anche se e dove potrà investire, con che tempi riceverà le risposte dalle amministrazioni centrali e locali, ecc. Le procedure e i programmi energetici nazionali e locali hanno un ruolo altrettanto importante di quello di certificati e tariffe. E: Il Gestore dei Servizi Elettrici sta svolgendo una funzione importante per l’incentivazione dell’energia rinnovabile. Quale futuro si può immaginare per quest’Ente, anche alla luce dell’ipotizzata fusione con l’Acquirente Unico e con Cassa Conguaglio? FG: In un sistema liberalizzato vi sono ampi spazi per la “regolamentazione operativa”. L’Autorità e i Ministeri non hanno la possibilità di svolgere tutte quelle funzioni, in parte operative e di controllo, necessarie per un buon funzionamento del mercato elettrico e del gas naturale. Questo è il ruolo attuale e futuro del Gestore, ma anche di Acquirente Unico e di Cassa Conguaglio. Io resto convinto che una logica di razionalizzazione e di fusione serva a dare maggiore coordinamento e forza all’azione di questi soggetti. E: Ricerca e Innovazione: il futuro è lì? FG: Sì. L’incentivazione non deve guardare solo a un sottoinsieme di tecnologie. Né al breve periodo, ma deve tenere conto delle ricadute nel sistema produttivo dei medesimi incentivi. C’è sproporzione tra quanto investiamo in ricerca, e quanto in incentivi. L’ordine di grandezza dei finanziamenti alla ricerca di sistema è dei cento milioni di euro annui, quando il solo sistema di certificati verdi vale miliardi di euro all’anno.
unita metriche
migliaia di tep
Quota
2005 Solidi
16.253
migliaia di t
10.159
21,0%
Gas naturale
30.544
milioni di mc
25.284
52,3%
Gas derivati
12.104
milioni di mc
1.276
2,6%
7.941
migliaia di t
7.881
16,3%
migliaia di t
3.426
7,1%
314
0,6%
48.340
100,0%
Petroliferi Altri Combustibili (solidi) Altri Combustibili (gassosi)
15.460 978
milioni di mc
Totale 2006 Solidi
16.587
migliaia di t
10.121
20,5%
Gas naturale
31.381
milioni di mc
26.023
52,7%
Gas derivati
13.131
milioni di mc
1.372
2,8%
7.629
migliaia di t
7.564
15,3%
16.253
migliaia di t
3.893
7,9%
1.321
milioni di mc
363
0,7%
49.336
100,0%
Petroliferi Altri Combustibili (solidi) Altri Combustibili (gassosi) Totale fonte GSE
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Terna scommette sul futuro A TU PER TU CON LUIGI ROTH Presidente di Terna Eliminare i colli di bottiglia, potenziare le interconnessioni, aumentare la sicurezza. Per lo sviluppo della rete c’è ancora molto da fare. Ma Luigi Roth, presidente di Terna, è ottimista per il futuro, anche grazie ai risultati ottenuti rispetto agli anni passati. E, con il nuovo Piano Strategico 2008-2012, lancia la sfida: “Abbattimento dei costi e investimenti da 3,1 miliardi, con maggiori opportunità di crescita all’estero”. Luigi Roth
di Piergiorgio Liberati
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E: Luci e ombre della rete: dove bisogna migliorare e quali sono i punti forti?
E: Terna ha presentato il Piano strategico 2008-2012. Quali le novità più importanti?
LR: La rete è una realtà viva e in quanto tale va sempre curata con attenzione. Rispetto però a quella che era la situazione del 2003, oggi la rete di trasmissione nazionale ha un volto nuovo. Non voglio dire che sia immune da eventi imprevisti e imprevedibili, ma molte cose sono cambiate, soprattutto per quanto riguarda il controllo in tempo reale e la sicurezza. Un esempio: il 4 novembre 2006 10 milioni di cittadini europei rimasero al buio per un black out in Germania, ma l’Italia fu solo lambita da quell’evento grazie alle contromisure attivate da Terna. Naturalmente ci sono margini di miglioramento, e per questo ci siamo dati obiettivi ambiziosi e avviato progetti importanti anche a livello europeo.
LR: La principale novità è in realtà una conferma: priorità, investire nella rete. Abbiamo aumentato di 400 milioni di euro gli investimenti, saliti ad oltre 3,1 miliardi di euro, convinti che investire nel nostro core business sia il miglior modo per creare valore per il Paese e per i nostri azionisti. Per il resto, il nuovo Piano 2008-2012 prevede una riduzione dei costi per 50 milioni di euro, un Piano di Difesa da 150 milioni di euro e una crescita minima annua del dividendo di almeno il 4% rispetto al precedente 3%. Prevediamo inoltre di ampliare il nostro business nelle attività non regolamentate, e di perseguire opportunità di crescita all’estero con particolare attenzione alle iniziative di tipo strategico, localizzate nelle aree geografiche che rappresentano la naturale estensione delle attività di Terna, vale a dire i Balcani e il Nord Africa. In Brasile, la nostra controllata Terna Participações sarà impegnata nel processo di integrazione delle 4 società acquisite nel 2007, e continuerà ad esplorare le opportunità di crescita nel Paese ed in altri Paesi dell’America Latina.
E: Sono ancora molti i “colli di bottiglia” che interferiscono con una buona distribuzione dell’energia? LR: Con i nuovi elettrodotti realizzati da Terna negli ultimi anni, 7 linee elettriche per oltre 400 km, la situazione è migliorata. In particolare, il completamento della “MateraS.Sofia” e la “Rizziconi-Laino” a Sud, la “Turbigo-Rho” e la “S.Fiorano-Robbia” a Nord sono opere che stanno dando i benefici attesi. Certo, di congestioni ne esistono ancora, ma il buon lavoro svolto ci fa ben sperare per il futuro. E: Sul piano delle interconnessioni, Terna ha puntato molto sull’area dei Balcani oltre al Nord Africa. L’Italia come sta giocando la partita di hub elettrico nel Mediterraneo?
I NUMERI DI TERNA PIANO STRATEGICO 2008-2012 investimenti per 3,1 miliardi di euro
LR: La realizzazione di nuove infrastrutture elettriche di interconnessione con l’estero, in particolare con l’area dei Balcani e del Nord Africa, è un’opportunità per rafforzare la sicurezza del sistema e differenziare le fonti di approvvigionamento, ma anche per un’energia a costi più bassi. In questa prospettiva l’Italia è destinata ad avere un ruolo strategico come piattaforma ideale per la creazione di un “hub” elettrico. E: Il Presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, sostiene che Terna non sia sufficientemente indipendente. Di conseguenza i prezzi sul mercato del dispacciamento, e quindi per il consumatore finale, sono troppo alti. LR: Il mercato del dispacciamento garantisce la sicurezza della fornitura di energia e i suoi prezzi sono determinati dalle offerte libere che Terna deve accettare per tenere la luce accesa nel Paese. Non è corretto attribuire a Terna la responsabilità sui prezzi del mercato dei servizi del dispacciamento, che sono il sintomo di un mercato che funziona male per la presenza di monopoli locali, dovuti ai colli di bottiglia della rete. Allora il problema numero uno, per i consumatori e quindi per il loro garante, è quello di eliminare i colli di bottiglia, come si vede anche dalle ultime decisioni tariffarie, che aumentano da un lato gli incentivi agli investimenti in infrastrutture e dall’altro gli strumenti di controllo sui loro risultati.
1.200 km linee elettriche da smantellare 450 km nuovi elettrodotti ad alta tecnologia (prevalentemente cavi interrati e sostegni innovativi)
4.800 tralicci da eliminare, di cui 161 in cemento armato
1.000 MW energia rinnovabile in più 300 MILIONI DI KW/H la riduzione delle perdite tecniche di rete (pari al consumo annuo di 100.000 famiglie)
“COLLI DI BOTTIGLIA” completamento a Sud della Matera-S.Sofia e della Rizziconi-Laino, la Turbigo-Rho e la S.Fiorano-Robbia al Nord
IMPEGNI ALL’ESTERO progetto di hub elettrico nel Mediterraneo. Interconnessioni con l’area dei Balcani e del Nord Africa. Espansione dell’attività in Brasile con l’acquisizione di 4 società da parte della controllata Terna Participações
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CONVERSAZIONE CON ALBERTO CLÔ
Liberalizzazione: le famiglie frenano Ad alcuni mesi dalla completa liberalizzazione del mercato elettrico è scarsa la propensione delle famiglie allo “switching”. Abbiamo chiesto al Prof. Clô, voce autorevole del settore, ed ex Ministro dell’Industria, di farci il punto della situazione e di dare un giudizio sull'applicazione, nel lungo periodo, di strumenti di tutela come quelli applicati da AU.
Alberto Clô
di Claudia Momicchioli
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E: Da qualche mese anche le famiglie possono accedere al mercato libero per scegliersi il fornitore di energia elettrica. A fine 2007, erano poco più del 2% i consumatori domestici che l’avevano fatto. Quali sono, secondo lei, le ragioni di tale resistenza? AC: La creazione di un mercato è un processo lungo, che non si realizza per decreto, che richiede regole efficaci, unite ad un cambiamento culturale di tutti gli attori del sistema, consumatori inclusi. Il poco tempo trascorso non consente risposte definitive su ciò che è accaduto dopo il 1° luglio 2007, con la completa apertura del mercato. Anche nelle esperienze più collaudate l’apertura del mercato finale ha richiesto tempo per superare la ritrosia delle famiglie a cambiare fornitore nel servizio elettrico. I fattori che pesano sono molteplici: livello d’istruzione, esperienza con altre liberalizzazioni, aspettative di risparmio, qualità dell’informazione ricevuta. Ma conta anche la concorrenza tra le imprese, così come la cultura commerciale nel proporre prodotti innovativi (tariffe on line, dual fuel, tariffe verdi, nuovi metodi di pagamento) e, infine, gli effettivi vantaggi conseguibili. E: Nel Regno Unito a fronte di un tasso di switching che ha superato il 50% (il più elevato in Europa), si è assistito ad un processo di integrazione verticale fra produzione e vendita e di consolidamento da parte degli operatori. Un elevato tasso di switching è un buon indicatore di contendibilità di un mercato?
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strategica alle mutate condizioni di mercato, ed è osservabile in tutto il mercato europeo. E: Nei mercati appena liberalizzati la propensione a cambiare fornitore è bassa; nei mercati dove la liberalizzazione è più matura le imprese retail tendono a consolidarsi e ad integrarsi con la produzione. Strumenti di monitoraggio del mercato e di tutela del consumatore sono necessari anche nel lungo periodo? AC: Sì, ma il consumatore deve essere tutelato soprattutto nella fase iniziale di apertura del mercato, quando l’impreparazione degli utenti su aspetti tecnici può alimentare il rischio di comportamenti opportunistici da parte delle imprese, non diligenti nel fornire ai clienti un’informazione esauriente. Se questo dovesse accadere in modo diffuso sarebbe un duro colpo alla complessiva credibilità della liberalizzazione. Agli organi competenti il compito di evitare e di sanzionare tali comportamenti. E: In Italia, con la completa apertura del mercato elettrico, il legislatore ha previsto un mercato di maggior tutela per i clienti domestici e le piccole imprese che non scelgono il fornitore di energia elettrica, e un mercato di salvaguardia per tutti gli altri clienti che rimangono senza fornitore.
AC: La liberalizzazione deve andare di pari passo con il rispetto degli obblighi relativi al servizio universale. I servizi di maggior tutela, di salvaguardia e la protezione dei clienti vulnerabili vanno in questa direzione. Al riguardo le specificità degli Stati nazionali sono molto forti e riconosciute dalle stesse direttive europee che individuano solo standard minimi. L’Italia ha delegato all’AU alcune importanti funzioni. Questa figura, però, non è presente negli altri Stati europei e la direttiva 2003/55 afferma che, nel lungo periodo, l’apertura progressiva del mercato dovrebbe eliminare le differenze tra gli Stati. Per quanto riguarda la maggior tutela occorrerà vedere come e in che misura si svolgerà il passaggio dei clienti al mercato libero. Due aspetti si devono considerare fondamentali: la sicurezza e l’economicità degli approvvigionamenti. Solo così si potrà formulare un giudizio sulla validità del meccanismo in atto, considerando anche gli sviluppi del mercato europeo.
Propensione al cambiamento del fornitore
Famiglie no-switch
AC: In Gran Bretagna il processo di liberalizzazione è partito nel 1990. La cultura del mercato, le sue condizioni strutturali, l’eccesso di capacità produttiva, le ampie disponibilità interne di metano, hanno favorito una dinamica concorrenziale con benefici per i consumatori, anche se a guadagnarne sono stati soprattutto azionisti e managers. La liberalizzazione del retail si è avviata nel 1996: al 2000 aveva cambiato fornitore il 22% dei consumatori. Nel 2006 si è arrivati a circa il 50%, con risparmi dalle 60 alle 170 sterline, pari a sconti tra il 14% e il 18%. Il processo di reintegrazione verticale e di consolidamento delle imprese in Gran Bretagna è la risposta
AU è il soggetto incaricato di garantire la fornitura del mercato di maggior tutela e di individuare i fornitori del mercato di salvaguardia. Come giudica tali strumenti di tutela? Il modello scelto dall’Italia può essere efficace e compatibile con l’affermarsi di un mercato concorrenziale al dettaglio?
Imprese no-switch
Si 12,70
Non saprei
No
Non saprei
42
42
49,10
No Si
38,10
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valori espressi in percentuale Ricerca di mercato Rie Gmpr - Gennaio 2008
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faccia a faccia
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“RIGASSIFICATORI IMPORTANTI. I LOCALISMI NON FRENINO LE NECESSITÀ ENERGETICHE” Ricerca e innovazione sì
e il futuro è ERMETE REALACCI Presidente Commissione Ambiente della Camera e Presidente onorario Legambiente
di Roberto Antonini
Carbone contro Protocollo di Kyoto, rigassificatori contro effetto Nimby, rinnovabili contro fossili, eolico contro paesaggio: le tessere del puzzle energetico italiano sono difficili da comporre. Intanto restiamo dipendenti dall’estero per circa l’85% dei nostri bisogni energetici, mentre è sempre più evidente come i temi dell’energia e dell’ambiente siano inseparabili. Ecco un giro di domande a due personaggi che sul tema hanno molto da dire: Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera e presidente onorario di Legambiente, che ha guidato sin dai primi anni facendone l'associazione ambientalista italiana più diffusa e meno propensa alla ‘cultura del no a priori’ e Chicco Testa, ora presidente di Roma Metropolitane (la società del Comune per le nuove linee della Capitale), già presidente di Legambiente, di Enel, nel cda di Acea e del Kyoto Club.
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Elementi 13
E: I nostri consumi energetici sono dominati dagli idrocarburi: possiamo iniziare ad affrancarci dal petrolio e dal gas? ER: È una scelta che si doveva fare da tempo. Per tutti i combustibili fossili e a maggior ragione per quel che riguarda il carbone. Se vogliamo, e dobbiamo, ridurre le emissioni di anidride carbonica questa è una strada obbligata, che può anche rivelarsi una grande opportunità.
CT: Dipende cosa vuole dire affrancarci: tutte le previsioni dei prossimi decenni ci dicono che le fonti fossili, in particolare il carbone per la produzione elettrica, resteranno di gran lunga dominanti. Principalmente a causa della enorme crescita della domanda energetica in Paesi come Cina e India.
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“CO2: ITALIA ATTENTA, MA IL PROBLEMA È GLOBALE” CHICCO TESTA Presidente di Roma Metropolitane
nel solare E: Le fonti alternative sono la soluzione, parte della soluzione o un esercizio volontaristico, come alcuni sostengono? ER: Sono una parte importante della soluzione. L’Italia su questo fronte ha perso molto terreno rispetto agli altri Paesi europei, che però va recuperato anche perché vuol dire posti di lavoro e un ruolo in un mercato– quello dell’impiantistica per le fonti pulite– che cresce a ritmi impressionanti. L’Europa, con il 75% dell’installato a livello mondiale, è la maggiore potenza industriale nel campo dell’eolico, parliamo di ben 20.000 MW. La Spagna ne ha installati 12.000, l’Italia ha raggiunto da poco quota 2.100. In pochi anni la Germania ha installato circa 800 MW di pannelli solari fotovoltaici. L’Italia è 36 MW, 22 volte meno nonostante le condizioni climatiche più favorevoli. CT: Le fonti rinnovabili sono destinate a crescere. I grandi investimenti che si stanno facendo certo produrranno risultati. In quanto tempo è la domanda decisiva. Questo secolo è destinato a vedere la prevalenza delle fonti rinnovabili. Sono più pessimista per i prossimi 20–30 anni.
E: Il risparmio energetico è la più grande e immediatamente disponibile fonte rinnovabile: siamo pronti a sfruttarla appieno? ER: È necessario fare molto di più, è un campo dove ci sono spazi di miglioramento. Bisogna investire in innovazione e ricerca per fare ricorso alla più straordinaria fonte di energia rinnovabile e non inquinante a nostra disposizione che è l’intelligenza umana. CT: Dai processi di miglioramento dell’efficienza energetica possono venire risultati importanti. Le tecnologie sono in gran parte disponibili. Mancano ancora politiche veramente efficaci. E: Risparmiare vuol dire modificare lo stile di vita. Bisogna essere disposti a cambiare, circostanza nella quale la comunicazione gioca un ruolo cruciale. Come creare una efficace cultura energetica? Meglio i richiami all’ambiente o al portafoglio? ER: Il più delle volte non c’è contraddizione fra le due soluzioni. Migliorando l’efficienza degli apparecchi che usiamo, aiutiamo l’ambiente e la tasca. Lo stesso avviene favorendo politiche che potenzino il trasporto pubblico a scapito di quello privato.
> Elementi 13
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CT: Più che di stile di vita si tratta di tecnologie efficaci, già disponibili. L’educazione è necessaria, ma soprattutto deve diventare conveniente risparmiare. E: Biocarburanti, biomasse, solare termico e fotovoltaico, eolico: chi vince al fixing delle energie pulite? E quale tra esse delude? ER: Anche in questo campo la ricerca e l’innovazione tecnologica potranno fornire importanti soluzioni. Le scelte più valide nell’immediato sono l’eolico e il solare termico, in prospettiva, il solare nelle sue varie applicazioni. Per quanto riguarda i biocarburanti, che sono oggi l’unica fonte rinnovabile in grado di sostituire benzina e gasolio, bisogna verificare con attenzione le controindicazioni: il bilancio energetico, il bilancio complessivo del carbonio, l’intero ciclo di vita, l’uso dell’acqua, l’impatto sul paesaggio e sulle produzioni alimentari. CT: Se dovessi scommettere sul futuro punterei sul solare. E: Intanto dobbiamo poter continuare ad accendere la luce: va bene il carbone per il medio periodo? Ci aiuta a riequilibrare il mix o cozza irrimediabilmente con Kyoto? ER: Un aumento del ricorso al carbone può essere pensato solo dopo aver risolto il problema del confinamento del carbonio, attraverso una forte spinta alla ricerca su questa tecnologia che diventa cruciale anche in relazione agli incrementi enormi nel ricorso a questo combustibile da parte della Cina e dei Paesi in via di sviluppo. Fino ad allora ogni ulteriore ricorso al carbone ci allontana da Kyoto. CT: In Italia litighiamo per un paio di centrali a carbone. In Cina se ne apre una alla settimana. Ma non si era detto che l’effetto serra è un problema globale?
E: Il nucleare torna di moda: panacea o illusione? Vale solo per chi già lo ha o si può rientrare nel club dell’atomo? ER: Quella che uscì dal referendum fu una scelta lungimirante degli italiani. Una scelta che si conferma ancora oggi fino a quando non saranno risolti i problemi di sicurezza, di chiusura del ciclo delle scorie e di costi. Certo quella strategia è rimasta monca, perché non sono seguiti i necessari investimenti per lo sviluppo di fonti energetiche alternative a cominciare dalle rinnovabili. CT: Se veramente l’effetto serra è il problema n.1, il nucleare può dare un contributo. E comunque ciò che fa l’Italia è poco importante. I grandi investimenti nel nucleare si faranno in Cina, India, Usa , Russia, Francia, Gran Bretagna. E: I ‘comitati per il no’ bloccherebbero quasi certamente l’atomo italiano: qual è il prezzo dei localismi? Dicono no anche ai rigassificatori: questi impianti sono davvero una soluzione per la sete di gas del Paese? ER: Sebbene nessuna li voglia “nel proprio giardino”, da qualche parte - certo in luoghi con opportune caratteristiche questi impianti vanno fatti. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a vivaci proteste di cittadini, non sempre del tutto condivisibili. Il metano, infatti, è l’unico combustibile che permette una transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili riducendo le emissioni di CO2. I rigassificatori sono necessari per diversificare gli approvvigionamenti e consentire all’Italia di colmare il ritardo rispetto agli accordi internazionali assunti. CT: Si bloccano anche i piccoli impianti idroelettrici… Non scherziamo, per favore: no al petrolio, no al carbone, no al nucleare, no al vento, alle biomasse, al gas, all’idroelettrico… Per fortuna il mondo è grande.
Consumi ridotti il risparmio energetico per settori
12 55 11 6
Settore civile uso termico Settore civile usi elettrici Illuminazione pubblica Produzione e distribuzione energia elettrica Industria usi elettrici e termici valori espressi in percentuale fonte Autorità Energia Elettrica e Gas 28
Elementi 13
La Vignetta di Fama
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energia rinnovabile
Certezza e trasparenza, nuovo corso per i certificati bianchi Marcella Pavan
INTERVISTA A MARCELLA PAVAN Responsabile Unità Gestione e Controllo domanda di energia Autorità per l’energia elettrica e il gas di Gabriele Masini Le opinioni espresse dall’autore a titolo personale non impegnano in alcun modo l’Autorità per l’energia elettrica e il gas
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Elementi 13
segue a pagina 35
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Elementi 13
L’INSERTO
Ritiro dedicato
A cura di Luca Barberis e Michele Rossanigo
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La delibera AEEG n. 280/07
dei servizi di dispacciamento e di trasporto correlati. Al contrario la precedente normativa prevedeva un iter più complesso e vari interlocutori nelle diverse fasi di richiesta.
Il ritiro dedicato si propone come una modalità semplificata a disposizione dei produttori per la vendita dell’energia elettrica immessa in rete, in alternativa ai contratti bilaterali o alla vendita diretta sulla Borsa elettrica. A qualche mese dall’entrata in vigore della 280/07 le adesioni al nuovo regime di ritiro dedicato sono andate oltre le aspettative e il numero giornaliero di nuove richieste è tuttora sostenuto. In particolare più di 2.300 impianti, per una potenza complessiva pari a circa 3.000 MW, hanno già optato per questo regime di cessione dell’energia elettrica.
Perché il ritiro dedicato? La completa liberalizzazione del mercato elettrico, insieme al ruolo assegnato alle imprese distributrici dalla direttiva n. 2003/54/CE, ha reso necessario procedere alla revisione del regime di ritiro dell’energia elettrica - prima regolato dalla deliberazione AEEG n. 34/05 - con l’obiettivo di renderlo coerente con l’evoluzione del mercato. La nuova regolazione ha semplificato le modalità di cessione dell’energia elettrica per i produttori, in particolare i più piccoli, valorizzando l’energia elettrica ritirata in coerenza con i valori espressi dal mercato e allocando efficientemente i costi per l’accesso al sistema elettrico. La principale novità introdotta consiste nella individuazione del GSE come unica controparte del produttore per la regolazione dell’energia elettrica immessa in rete, oltre che
Chi può aderire? Sono ammessi al regime di ritiro dedicato gli impianti alimentati da fonte rinnovabile o non rinnovabile: 1 con potenza apparente nominale inferiore a 10 MVA alimentati da fonti rinnovabili, ivi compresa la produzione imputabile delle centrali ibride; 2 di qualsiasi potenza che producano energia elettrica dalle seguenti fonti rinnovabili: eolica; solare; geotermica; del moto ondoso; maremotrice; idraulica (limitatamente agli impianti ad acqua fluente); 3 con potenza apparente nominale inferiore a 10 MVA alimentati da fonti non rinnovabili, ivi compresa la produzione non imputabile delle centrali ibride; 4 con potenza apparente nominale uguale o superiore a 10 MVA, alimentati da fonti rinnovabili diverse dalla fonte eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice ed idraulica, limitatamente, per quest’ultima fonte, agli impianti ad acqua fluente, purché nella titolarità di un autoproduttore. Si tratta, cioè, degli impianti citati nell’articolo 13, commi 3 e 4, del decreto legislativo n. 387/03 e all’art. 1, comma 41 della legge n. 239/04, come rappresentati nella tabella 1.
Tabella 1 Impianti di potenza qualsiasi alimentati dalle fonti rinnovabili eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice ed idraulica (solo ad acqua fluente) Fonti rinnovabili energia elettrica di cui all’art. 13, commi 3 e 4,
Impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza apparente nominale
d.lgs. 387/03
inferiore a 10 MVA (compresa la produzione imputabile delle centrali ibride) 0
1 MWA
10 MWA
Prezzi minimi garantiti per impianti idroelettrici e impianti alimentati dalle altre fonti rinnovabili (ad eccezione delle centrali ibride) fino a 1 MWA. Fonti rinnovabili energia elettrica di cui all’art. 1, comma 41,
Impianti alimentati da fonti non rinnovabili di potenza apparente
della l. 239/04
nominale inferiore a 10 MWA (compresa la produzione non imputabile delle centrali ibride)
Eccedenze dagli impianti, di potenza apparente nominale uguale o superiore a 10 MWA, alimentati da fonti rinnovabili diverse dalla fonte eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice ed idraulica (solo ad acqua fluente), purché nella titolarità di un Autoproduttore.
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Cosa deve fare il produttore per accedere al regime di ritiro dedicato? Il ritiro dedicato dell’energia elettrica è regolato da una convenzione sottoscritta dal produttore e dal GSE. Questa convenzione sostituisce ogni adempimento relativo alla cessione commerciale dell’energia elettrica immessa in rete e all’accesso ai servizi di dispacciamento e di trasporto, ma non quelli riguardanti la connessione alla rete elettrica, la conclusione del regolamento di esercizio elettrico dell’impianto e la regolazione relativa all’energia elettrica prelevata dalla rete. Per stipulare la convenzione il produttore deve fare domanda al GSE manifestando l’intenzione di aderire alla 280/07 e comunicando i dati della società e quelli caratteristici dell’impianto. A tal fine il GSE ha messo a disposizione un apposito portale informatico per il caricamento dei dati. Per la sensibilità dei dati richiesti e la necessità di operare un controllo su quanto comunicato via informatica, il produttore è comunque tenuto a inviare al GSE la documentazione cartacea ai fini della valutazione dell’istanza.
Tabella 2
Numero impianti 68 423 1 1.368
Quali sono i numeri? Al 12 febbraio 2008, a fronte di circa 3.000 impianti con le caratteristiche per l’ammissione al ritiro dedicato, sono state presentate al GSE più di 2.300 istanze per una potenza complessiva pari a circa 3.000 MW, di cui quasi 1.300 valutate e accettate. 700 le domande tuttora in corso di valutazione, mentre per altre 300 non risulta ancora disponibile la documentazione cartacea.Trascurabile, invece il numero delle istanze rifiutate per il mancato rispetto dei requisiti di ammissione. Nella tabella 2 sono indicate, con riferimento alle istanze già presentate, le tipologie di impianto coinvolte e le rispettive potenze.
Tipologia impianto
Fonte
Potenza (kW)
Eolico
Eolica
896.755
Fotovoltaico
Solare
39.764
Geotermico
Geotermica
75.408
Idroelettrico ad acqua fluente
Idraulica
84
Termoelettrico
Biogas
59
Termoelettrico
Gas di discarica
4
Termoelettrico
Gas residuati dai processi
1.216.908 93.258 112.903 16.029
di depurazione 2.007 2
Totale Potenza (kW)
2.451.025
Ibrido
Ibrido
26
Idroelettrico a bacino
Idraulica
71.980
30
Idroelettrico a serbatoio
Idraulica
86.971
25
ITermoelettrico
Biomasse
180
Termoelettrico
Combustibili fossili
11
Termoelettrico
Rifiuti
274
1.441
35.651 386.407 41.981
Totale Potenza (kW)
624.430
Totale Potenza (kW)
3.075.455
34 34 2.315
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Nell’ottica della semplificazione perseguita dalla nuova normativa, il GSE ha sviluppato un sistema che prevede una elevata informatizzazione e l’automazione di parti importanti del processo. Una delle novità più interessanti riguarda l’introduzione della fatturazione elettronica al fine di incrementare, anche per il produttore, l’efficienza dei processi di valorizzazione delle partite, di fatturazione e di pagamento. La deliberazione AEEG n. 280/07, inoltre, ha introdotto ulteriori regolamentazioni al fine di stimolare l’efficienza del sistema elettrico. In primo luogo i produttori titolari di impianti di potenza nominale elettrica superiore a 1 MW, alimentati da fonti programmabili, o di qualsiasi impianto di potenza apparente nominale non inferiore a 10 MVA, sono tenuti a comunicare al GSE il programma giornaliero di immissione relativo all’impianto. In caso di mancato rispetto del programma, il produttore partecipa agli oneri di sbilanciamento sostenuti dal GSE. Nella tabella 3 è evidenziato il numero degli impianti che, ad oggi, sono tenuti all’invio del programma con le relative percentuali di adempimento.
Tabella 3
Impianti programmabili
Impianti
Impianti
Totale
Potenza
>1 MW
<1 MW
impianti
Nominale MW
Ibridi Idroelettrico a bacino Idroelettrico a serbatoio
1
1
2
1
13
13
26
72
19
11
30
87
Termoelettrici
116
103
216
464
Totale
149
125
274
624
hanno inviato il programma
Nominale MW
Impianti con obbligo invio
Impianti
da programma Ibridi Idroelettrico a bacino Idroelettrico a serbatoio
>1 MW
di cui:
Potenza
1
0
0%
0
13
9
69%
64
19
17
89%
75
Termoelettrici
116
64
55%
159
Totale
149
90
60%
299
In secondo luogo la normativa attribuisce al GSE il compito di sviluppare, in collaborazione con gli stessi produttori, strumenti idonei a supportare il miglioramento della capacità previsionale per gli impianti alimentati da fonti non programmabili – in particolare eolico e fotovoltaico. Se i risultati, ad oggi incoraggianti, dovessero confermare le aspettative, una migliore programmazione pemetterà un’ulteriore riduzione degli oneri del sistema elettrico.
Informazioni Ulteriori informazioni sono disponibili al sito: www.gsel.it, alla pagina: http://www.gsel.it/ita/Ritirodedicato/Ritirodedicato.asp
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E: Ampliamento della platea dei soggetti obbligati, ridefinizione degli obiettivi al 2012, aumento automatico degli obiettivi di risparmio in caso di raggiungimento di quelli stabiliti, trasparenza nelle contrattazioni bilaterali. Con il decreto del 21 dicembre 2007 il Ministero dello Sviluppo economico ha affrontato alcuni nodi che rischiavano di soffocare il mercato dei Certificati bianchi (o TEE - Titoli di efficienza energetica). L’intervento potrà arginare la crisi del mercato e dare certezza al sistema? MP: Su questi punti il decreto ha recepito le proposte del Governo all’Autorità, affrontando due delle criticità principali emerse nei primi due anni di attuazione del meccanismo: - la graduale riduzione degli incentivi allo sviluppo di interventi di risparmio energetico in conseguenza del surplus di offerta di titoli rispetto alla domanda di mercato di breve periodo; - la scarsa trasparenza degli scambi di TEE per la prevalenza di transazioni bilaterali (78% degli scambi complessivi) rispetto alle transazioni nel mercato organizzato. Ciò determina una carenza d’informazioni per gli operatori e per il regolatore, per il quale i prezzi di scambio dei titoli sono uno dei possibili parametri per determinare il contributo tariffario riconosciuto ai distributori obbligati al conseguimento degli obiettivi e per individuare le sanzioni, in caso di inadempienza. Per dare trasparenza ai meccanismi di formazione del prezzo anche nei bilaterali, l’Autorità era intervenuta a fine 2007 introducendo un obbligo di comunicazione dei prezzi degli scambi bilaterali e di registrazione delle relative informazioni (delibera n. 345/07).
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E: Il contributo tariffario per la copertura degli oneri sostenuti dalle imprese è rimasto invariato. C’è il rischio di un fenomeno “windfall profits” per le imprese che partecipano al sistema?
alle tecnologie mediamente più diffuse nel mercato o a norma di legge.
MP: A fronte della riduzione dei prezzi di scambio dei TEE, l’Autorità aveva proposto una riduzione del contributo tariffario per evitare posizioni di rendita e l’imposizione di oneri ingiustificati a carico dei consumatori, auspicando un intervento governativo di correzione degli squilibri attraverso un potenziamento della domanda di TEE. Si è deciso così di mantenere invariato il contributo per il 2008, tenendo conto che, nei primi due anni di attuazione del sistema, il solo costo energetico evitato dai consumatori presso i quali sono stati realizzati gli interventi ai quali sono stati rilasciati i TEE è risultato superiore al valore del contributo erogato. A tale beneficio economico diretto se ne aggiungono altri: riduzione delle emissioni inquinanti e della dipendenza energetica dall’estero, contenimento dei picchi di domanda, sviluppo del settore dei servizi energetici e dei prodotti ad alta efficienza. Per il rischio di “windfall profits” c’è da fare un’importante considerazione. In un meccanismo come quello dei TEE, la scelta di erogare un contributo unitario “piatto”, indipendente dal tipo di intervento che ha prodotto il risparmio, è inevitabile se si vuole non incorrere nella frammentazione del mercato, favorire la liquidità degli scambi e contenere i costi amministrativi. Quindi, per alcune tipologie d’intervento, il contributo erogato per unità di energia risparmiata sarà superiore ai costi sostenuti per la riduzione dei consumi, e per altri sarà inferiore. In un sistema così, la possibilità di differenziare il contributo in funzione del tipo d’intervento e del suo costo, si raggiunge con altri strumenti di regolazione: l’esclusione degli interventi più maturi dal novero di quelli che accedono al sistema, la differenziazione della durata dell’incentivo e il suo riconoscimento solo per gli interventi che producono risparmi energetici addizionali rispetto
MP: I controlli devono verificare nel dettaglio che quanto dichiarato sia stato realizzato in conformità alle regole, per evitare comportamenti opportunistici ed elusivi della regolazione.
Elementi 13
E: Come limitare le speculazioni e rendere più efficace l’azione sanzionatoria dell’Autorità?
E: È immaginabile l’esportazione dell’esperienza italiana del mercato dei TEE a livello europeo? MP: Con la Direttiva 32/2006 la Commissione europea ha esplicitamente indicato i certificati bianchi come uno degli strumenti da utilizzare per riuscire a contenere i consumi energetici del 9% al 2016, e ha avviato uno sforzo per individuare regole comuni tra i Paesi per la verifica del conseguimento degli obiettivi. Da questo lavoro complesso potranno venire importanti indicazioni sulla fattibilità di un mercato europeo di certificati bianchi. Altro elemento di complessità sta nella necessità di valutare con attenzione le possibili interazioni tra uno schema di certificati bianchi, l’Ets e un eventuale meccanismo di certificati verdi europeo, per non contabilizzare due volte i benefici ambientali globali dovuti a interventi di risparmio energetico e per non sacrificare i benefici locali legati allo sviluppo del mercato dei prodotti e dei servizi energetici. La Direttiva prevede che nel 2011 la Commissione valuti l’opportunità di introdurre un mercato europeo dei certificati bianchi sulla base delle esperienze nei diversi Paesi. In Europa, ad oggi, solo la Francia ha introdotto un sistema simile al nostro, diverso per ambito di applicazione e regolazione degli scambi. Nel Regno Unito sono in vigore da anni obblighi di risparmio energetico per le società di vendita di energia elettrica e di gas; ed anche in Polonia, di recente, è stato introdotto un sistema di certificati bianchi.
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energia rinnovabile IL PARERE DI PAOLO FRANKL Responsabile dell’Unità Rinnovabili della IEA [International Energy Agency]
Crisi e La risposta è nelle La crisi energetica mondiale rende necessario un intervento politico incisivo volto a favorire la promozione delle energie rinnovabili e un impegno concreto nel settore della ricerca tecnologica che conduca a soluzioni per la sicurezza degli approvvigionamenti. La IEA (International Energy Agency), Agenzia dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nata nel 1973 per far fronte alla crisi petrolifera, è oggi un’istituzione che svolge un importante ruolo di analisi dei mercati energetici mondiali delineando gli scenari di sviluppo economico e l’impatto degli stessi in termini di sostenibilità. Ci confrontiamo su questi temi con Paolo Frankl, che coordina da 8 mesi l’Unità Rinnovabili (REU) della IEA ed è il responsabile di progetti il cui scopo è definire le strategie più efficaci per la diffusione delle energie rinnovabili, alla luce delle misure nazionali di supporto.
di Natascia Falcucci
E: La promozione delle energie rinnovabili vuol dire “sviluppo”. Quale è il ruolo specifico della IEA in questo ambito e in particolare dell’Unità da lei coordinata? PF: Negli ultimi anni l’attenzione dell’IEA per le tematiche ambientali, si è fatta sempre più viva, tanto da vedere la nascita di un Ufficio preposto all’analisi specifica delle energie rinnovabili. Si tratta di un nucleo di esperti che svolge un’attività di supporto tecnico scientifico all’Ufficio per lo Sviluppo delle Tecnologie Energetiche, agli Implementing Agreements (accordi di cooperazione su specifiche aree tematiche siglati volontariamente dai membri IEA) e al Renewable Energy Working Party (REWP), coordinato da Roberto Vigotti. Mi sembra molto interessante evidenziare i progetti avviati nel corso del 2007. Si tratta dell’elaborazione di analisi relative allo sviluppo tecnologico nel settore delle bioenergie e del riscaldamento/raffescamento; all’efficacia delle politiche internazionali di incentivazione a supporto delle energie rinnovabili e, infine, ai problemi dell’integrazione delle fonti rinnovabili nelle reti. 36
Elementi 13
E: Anche l’Italia mira alla crescita della generazione rinnovabile con nuove misure di incentivazione disposte a favore degli impianti fotovoltaici, con novità introdotte dalla legge 244/07 e con la finanziaria 2008. Come vede il futuro italiano nello scenario mondiale? PF: La consapevolezza sull’importanza delle energie rinnovabili sta crescendo così come l’impegno del nostro Paese nel contesto mondiale, anche se abbiamo bisogno di misure capaci di rendere concreta la diffusione delle FER. In tal senso ancora permangono importanti difficoltà come, ad esempio, la complessità dei processi autorizzativi o la difficoltà di penetrazione sulle reti. Sicuramente l’auspicata pubblicazione, nel corso del 2008, della nuova direttiva comunitaria per la promozione delle energie rinnovabili, potrà determinare un contributo positivo per la soluzione di questi problemi. A tale proposito mi preme segnalare che il Gestore dei Servizi Elettrici - GSE sta sponsorizzando il progetto “Renewable Energy Technology Briefs”, il cui obiettivo è la predisposizione di schede sintetiche sulle tecnologie energetiche rinnovabili che descriveranno nello specifico lo stato dell’arte di ogni tecnologia; i costi attuali di investimento e di generazione, alla luce anche del contesto geografico e socio-economico di riferimento; i dati di mercato; le best practices e top countries nella produzione ed utilizzo delle fonti rinnovabili e il potenziale di riduzione dei costi. E: Alla luce delle autorevoli pubblicazioni dell’IEA, come WEO (World Energy Outlook), che annualmente illustra i trend della crescita economica mondiale e le prospettive di utilizzo delle risorse energetiche con proiezioni al 2030, potremmo avere un commento sui dati che, a suo giudizio, sono più significativi? PF: In tema di fonti rinnovabili, trovo interessanti i dati sulla penetrazione degli impianti eolici e fotovoltaici che, nel corso degli ultimi anni (2000-2006), hanno registrato un tasso di crescita medio rispettivamente del 20% e del 40%, come si può notare dalle tabelle che seguono. Con riferimento, invece, agli scenari del WEO, è significativo che, per la prima volta, la pubblicazione relativa al 2007 prevede una stabilizzazione degli impatti climatici e un’importante presenza delle fonti rinnovabili.
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si energetica? elle rinnovabili Paolo Frankl
Solar PV - OECD Total 6000 MW
5000 MW
4000 MW
3000 MW
2000 MW
1000 MW
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Wind - OECD Total 7000 MW
6000 MW
5000 MW
4000 MW
3000 MW
2000 MW
1000 MW
1990
1991
1992
Annual capacity additions Cumulative installed capacity Fonte OECD/IEA, 2007, World Energy Outlook
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energia rinnovabile
Rifiuti solidi urbani: un’energia da non sprecare INCONTRO CON VITTORIO PRODI Parlamentare europeo e Professore di Fisica all’Università di Bologna Vittorio Prodi
di Livia Catena
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Forti difficoltà nell’accettare la costruzione di impianti di valorizzazione termica. Diffidenza verso la classe politica. Mancanza di autorevolezza da parte di Regioni ed Enti locali. Queste, secondo Vittorio Prodi - Parlamentare europeo e Professore di Fisica all’Università di Bologna - le principali ragioni del mancato sfruttamento energetico dei rifiuti solidi urbani nel nostro Paese. E: Professor Prodi, come coinvolgere l’opinione pubblica affinché la questione rifiuti non si traduca in un’emergenza? VP: Ci sono grosse difficoltà da parte di tante Comunità ad accettare la costruzione di termovalorizzatori nei propri territori. Avversione che deriva da una profonda diffidenza verso la classe politica. È fondamentale che ci sia maggiore trasparenza e credibilità, insieme ad una burocrazia tecnica autorevole che contribuisca al dialogo della cittadinanza con i politici. Per quanto riguarda gli impianti di termovalorizzazione, occorre dimostrare che l’analisi costi-benefici è positiva anche dal punto di vista ambientale, considerando che non trattare i rifiuti può avere conseguenze più gravi, anche nelle emissioni, rispetto a quelle dovute agli impianti. Si deve creare una situazione in cui le persone e le comunità, a cui si chiede di sopportare una serie di svantaggi potenzialmente gravosi, possano essere indennizzate magari usufruendo di parte dell’elettricità prodotta dall’impianto stesso. E: Nella direttiva Rifiuti, c’è la proposta della Commissione Europea di considerare recupero e non smaltimento lo sfruttamento energetico dei rifiuti a patto di aumentare l’efficienza energetica. Come? VP: Aggiungendo anche il gas prodotto nel computo dell’efficienza energetica. È importante che si tenga aperta la possibilità di sviluppo tecnologico di conversione della biomassa in gas, perché questo porta ad un’efficienza maggiore. Si apre così una prospettiva tecnologica più interessante della combustione: i gas prodotti possono essere meglio purificati rispetto alla combustione e quindi immessi nella rete gas, contribuendo a diffondere la cogenerazione e la
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trigenerazione. Cioè incrementare l’efficienza energetica complessiva con la produzione di elettricità, utilizzando anche il calore di scarto. E: C’è il nucleare nel futuro energetico che immagina? VP: Avremo bisogno di tutte le energie possibili. D’altra parte il nucleare è una realtà in Europa. Sarà fondamentale però ampliare e adattare la rete elettrica perché si utilizzino e valorizzino tutte queste energie, con l’energia nucleare come carico di base. Dobbiamo guardare all’insieme delle fonti tenendo conto di un dato: in un’ora il sole riversa sulla terra l’equivalente dell’energia che il genere umano consuma in un anno. Personalmente ho molte aspettative nei riguardi del cosiddetto solare termodinamico, solare a concentrazione semplice che potrebbe garantire temperature molto interessanti dal punto di vista termodinamico e dare un ottimo contributo al fabbisogno energetico. E: I CDR-Q (combustibili da rifiuto di qualità) sono a suo parere una ricchezza per tutti o per quei pochi che possono trarne vantaggio? VP: È un processo che va considerato da un punto di vista sistematico e in modo trasparente. Non si può pensare di avere certificati verdi per la plastica bruciata, però non è neanche ammissibile che non
ci sia un trattamento se c’è della plastica dentro. La mia proposta è di semplificare le operazioni di raccolta tenendo conto che la plastica nella maggior parte dei casi va bruciata, per cui è necessario assoggettare anche la petrolchimica alla disciplina delle emissioni di gas a effetto serra, in modo da non dovere seguire canali separati nel recupero delle sostanze organiche, di origine biologica e petrolchimica. Contemporaneamente si dovrà escludere la parte di plastica e gomma dai certificati verdi, limitando gli incentivi alla frazione effettivamente di origine biologica. Sarebbe importante, inoltre, che i vantaggi di tutto ciò andassero anche ai contribuenti. Se infatti ai consumatori dicessimo che questo serve anche a diminuire le risorse che noi chiediamo loro, si contribuirebbe a un’accettabilità generale. E: A proposito del processo di raccolta, come valorizzare quei rifiuti senza una normativa adeguata sulla raccolta differenziata? VP: Quello che facciamo a Bologna è, innanzitutto, la raccolta della frazione umida. Vuol dire che noi produciamo “tal quali” rifiuti da sottoporre alla digestione anaerobica. L’umido diventa quindi metano da mettere in rete, andando ad arricchire, ad esempio, il metano destinato ai rifornimenti del nostro parco automobili, attualmente il più grande d’Europa.
Incremento di produzione elettrica da rinnovabili al 2020 rispetto al 2006 (TWh) 1,1 Rifiuti solidi urbani 1,4 Idro >10 MW 3,0 Solare termico 40
4,2 Geotermia 4,6 Idro <10 MW
30
5,4 Fotovoltaico
6,6 Biomasse e CDR nelle centrali
+45,7 quasi raddoppio della produzione a 98,4
20
10
19,4 Eolico
0 fonte “Energia, una sfida per l’Europa e l’Italia” documento programmatico del governo italiano, settembre 2007
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Il fotovoltaico crescerà del 30% IL PENSIERO DI GIANNI CHIANETTA Presidente Assosolare di Jacopo Giliberto Gianni Chianetta
È il risultato atteso per il 2008. Ci confortano gli obiettivi di Kyoto e le indicazioni dell’Unione europea. Il Gse per il fotovoltaico ha fatto meglio di istituzioni e strutture di altri Paesi con le stesse funzioni. I Certificati Verdi per il fotovoltaico non vanno bene fin quando non scenderanno i prezzi dei pannelli.
E: Chianetta, cosa prevede per il settore fotovoltaico? GC: Nei prossimi anni ci aspettiamo tassi significativi di crescita. Il risultato positivo conseguito finora ha il valore di una fase di start-up, e nello start-up va considerato anche il 2008, perché nei prossimi mesi dovremo affrontare, per esempio, molte problematiche autorizzative. E: Si spieghi meglio.
“È un periodo positivo per il fotovoltaico. Secondo i dati diffusi il 14 gennaio dal Gestore dei servizi elettrici – afferma Gianni Chianetta, presidente dell’Assosolare – i risultati possono sembrare inferiori alle attese. In realtà bisogna considerare che essi comprendono il primo e il nuovo Conto Energia, cioè tutto il periodo di svolta rispetto al pre-conto energia, e quindi la valutazione complessiva è positiva”.
GC: Direi che, in sostanza, manca la conoscenza del settore, perfino da parte di funzionari pubblici, oltre al fatto che gli ingranaggi sono rallentati da una certa inerzia. Ed alcune Regioni non si sono ancora “svegliate” sul fotovoltaico. E: Un esempio? GC: La Regione Sicilia. Il fotovoltaico ha in Sicilia il terreno ideale ed è
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un’opportunità per l’isola e i siciliani. Al contrario ci sono altre Regioni, come la Puglia, che hanno raggiunto ottimi risultati. Poi lavoreremo con le Sovrintendenze, che spesso con troppa facilità bloccano il processo autorizzativo. Comunque, per quest’anno, ci aspettiamo una crescita del settore intorno al 30%. E: Non pecca di ottimismo? GC: Con il nuovo Conto energia, i nuovi impianti vengono registrati al Gse dopo il loro completamento. Ci sono molti impianti fotovoltaici realizzati, ma non ancora collaudati né registrati. E: Vede segnali di una nascita imprenditoriale? GC: Certo. Sono nate molte aziende nella filiera produttiva del fotovoltaico. Ci sono, ad esempio, molte nuove realtà imprenditoriali nel segmento dell’assemblaggio delle celle
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una “commissione dei garanti” che riunisca rappresentanti del Governo e di quelle istituzioni che hanno un ruolo importante nello sviluppo del fotovoltaico (per esempio i Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente) ed anche le associazioni ecologiste. Due le funzioni che dovrà assolvere questa Commissione: la prima riguarda la valutazione della metodologia per la certificazione e il rilevamento dei dati; la seconda l’approvazione del rapporto annuale dell’Osservatorio. Il rapporto Onefa avrà un taglio più attento al mercato, con una scansione fino alla scala provinciale e una mappatura dei vari processi autorizzativi, purtroppo diversi nelle Regioni.
e dei pannelli. Inoltre, ci sono dei “colossi” che stanno investendo nel settore e questo fa acquistare fiducia e solidità. C’è poi un altro elemento da considerare. Tra i più grossi produttori internazionali di “inverter” ci sono aziende italiane che esportano e raccolgono numeri significativi all’estero. Lo sviluppo di un mercato giovane in Italia è un’opportunità per queste aziende, il cui mercato non deve limitarsi all’export. Dunque ci sono già parecchie migliaia di occupati in questa filiera e sta nascendo una nuova economia legata al fotovoltaico. Speriamo di continuare ad avere il sostegno del Governo, qualunque esso sia, perché abbiamo bisogno di stabilità. Soprattutto in un momento così delicato per il mercato. Certo, ci confortano gli obbiettivi di Kyoto e le indicazioni dell’Unione europea.
E: Un cenno ai certificati verdi, Chianetta.
E: È stato importante il ruolo del Gestore dei servizi elettrici? GC: Molto e continuerà a esserlo. Il Gse è citato anche all’estero come esempio e modello perché ha fatto meglio di istituzioni e strutture di altri Paesi con le stesse funzioni. Ha allestito un sito web funzionale, ha risorse a disposizione, svolge un ruolo di chiarimento; ha una forte capacità di informare ed infine un ruolo importante anche nei confronti del Governo. A tutto quanto sta facendo il Gse vogliamo contribuire con il nostro Osservatorio. L’osservatorio Onefa, organizzato con Nomisma, potrebbe essere completato da
GC: Per il fotovoltaico non vanno bene. Ne abbiamo discusso con gli amici dell’associazione tedesca BSW (l’Associazione dell’industria solare tedesca ndr) con cui abbiamo dato vita al Network delle Associazioni Nazionali del Fotovoltaico (NNPVA). Questa organizzazione, che mette insieme tedeschi, polacchi, francesi, spagnoli, greci, il Gifi dell’Anie e i produttori industriali dell’Epia, ha confermato che per il fotovoltaico serve il Conto Energia, non il Certificato Verde. Quando i prezzi dei pannelli scenderanno, solo allora il Certificato Verde potrà dare un contributo importante.
700
Nuovo decreto Impianti FTV entrati in esercizio al 1 febbraio 2008
2.667
650 700
2800 600
2.667
582
650
2600
550 600
2400
582
500
550
2200 1.818
450 500
2000 1.818 1.602
258
250
1.216 292
1.178 200 1023 161
150 200
1000
712 178
800
50
Impianti n. 2.882 fonte GSE
Impianti n. 2.882 42 fonte GSE
Potenza realizzata kW 14.590
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8 54
Friuli Venezia Puglia Giulia
38
Basilicata Veneto
5 16
207
Trentino Alto Adige Campana
36 155
Lombardia Molise
Marche
Toscana
Emilia Romagna
Liguria
Friuli Venezia Giulia
Veneto
Trentino Alto Adige
Lombardia
Piemonte
2 39 Valle d’Aosta
0 kW
34 105
0 kW 29
34 105
2 39 Piemonte Abruzzo
50
361
Valle d’Aosta Lazio
80
Umbria
100
Potenza realizzata kW 14.590
148 567
361 80 600
148 567
24
164
93
447
400 61 221 SardegnaToscana
100
658 151
161
150
1023
658 151
Emilia Romagna Sicilia
258
250
1400 1200
Calabria Liguria
300
1.178
200 0 n.
29 Lazio
350
1600
1.216 292
300
362
1381 340
Umbria
400
1800
362
1381 340
350
Marche
450
1.602
400
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Kyoto chiama Siena risponde PARLA MAURIZIO CENNI Sindaco di Siena
Maurizio Cenni
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Il Comune toscano, nella lotta all’inquinamento, è tra i primi in Italia. Negli ultimi anni sono stati sviluppati molti progetti per ridurre le emissioni inquinanti. Dal Carbonfree, alla drastica diminuzione delle polveri sottili, dal risparmio energetico alla lotta ai cambiamenti climatici. Un aiuto arriva anche dal protocollo d’intesa firmato tra ANCI e GSE per lo snellimento delle procedure riguardanti l’installazione di impianti fotovoltaici. Questa è Siena oggi .
di Luca Speziale
L’obiettivo è di quelli ambiziosi: riuscire ad essere la prima provincia in Italia a “emissioni zero”. Il Comune di Siena guarda lontano ad un futuro più pulito, sano e libero dall’inquinamento. Il lavoro svolto in questa direzione non conosce soste perché dalle parole si è passati ai fatti. Non esiste una data precisa ma, a Siena e dintorni, le emissioni dei gas serra e non solo, paiono avere le ore contate. Abbiamo incontrato Maurizio Cenni, Sindaco della cittadina toscana, per sapere quali saranno gli obiettivi del prossimo futuro. E: La lotta contro l’inquinamento non è facile da vincere. Voi ci state provando, con buoni risultati, ci spieghi come. MC: La tutela dell’ambiente e la lotta all’inquinamento sono temi molto importanti e la nostra città destina a questo settore un impegno costante, nonché importanti risorse. Una graduatoria di Legambiente ha collocato Siena al vertice, tra le città toscane, per quanto riguarda i giorni di superamento dei limiti di polveri sottili, che la legge fissa in 50 microgrammi giornalieri. Con un parametro che prevede un limite massimo di 35 giorni annui, Siena risulta la migliore della Toscana con soli 12 giorni di superamento rilevati dall’impianto installato in località Due Ponti, nella zona a sud della città. Si tratta di un buon dato che ci spinge a portare avanti il nostro impegno per migliorare la qualità dell’aria nella nostra città. Proprio per questo motivo stiamo sviluppando il Nuovo Accordo di Programma Regionale per l’abbattimento delle emissioni di Pm10, attraverso una progressiva limitazione della circolazione delle auto non catalitiche.
E: Importante sarà il risparmio energetico e l’incremento dell’energia da fonti rinnovabili. Quali sono i margini di miglioramento che ipotizzate? MC: L’attenzione nei confronti del risparmio energetico da parte del Comune di Siena si è concretizzata nel 2007 con varie iniziative. Tra queste, il finanziamento di un progetto da 150.000 euro che, a partire dalla prossima estate, garantirà l’installazione di impianti solari per la produzione di acqua calda sanitaria in gran parte delle strutture scolastiche cittadine, eliminando i dispendiosi e numerosi scaldabagni elettrici. Siamo convinti che le energie rinnovabili rappresentino una risorsa fondamentale per il nostro futuro e per questo stiamo cercando di intervenire in ogni appalto che riguardi scuole ed edifici comunali. Inoltre, vorrei aggiungere che la nostra azienda di trasporto pubblico locale è stata tra le prime in Italia ad introdurre autobus alimentati a gas metano nel suo parco mezzi. E: Meno consumi, meno inquinamento. Dietro tutto questo esiste un piano di comunicazione efficiente? MC: Recentemente la commissione del premio internazionale Un bosco per Kyoto ha premiato Siena per il costante impegno nel cercare di combattere, con azioni di coinvolgimento pubblico, il fenomeno dei cambiamenti climatici. È un riconoscimento simbolico che ci riempie di orgoglio e aiuta a sensibilizzare ancor più la nostra cittadinanza su questi temi. E: La Toscana è una regione molto “verde”, il che rappresenta un prezioso alleato contro gli agenti inquinanti. Avete progetti relativi alle aree boschive? MC: La nostra regione è da sempre attenta alla salvaguardia degli ecosistemi. Oltre a quelle già presenti nell’isola di Pianosa e a San Rossore, in provincia di Pisa, due anni fa anche nel nostro territorio è stata installata una torre che misura i flussi di anidride carbonica presenti nell’atmosfera. Più precisamente la torre monitora costantemente la quantità di C02 che viene assorbita dalle piante. Il progetto, realizzato nel bosco di Lecceto a pochi chilometri dal centro città, è stato attivato dal Comune di Siena nell’ambito dell’Osservatorio di Kyoto.
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SPECIALE BIOGAS
Una fonte da incrementare Rilevante lo sviluppo del biogas in alcuni Paesi UE. Con forme di incentivazione e tecnologie diverse, adatte a realtà diverse. Si tratta di sforzi necessari e da incrementare, che tuttavia sono tardivi per poter raggiungere gli obiettivi che l’Unione si è data.
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di Valter Cirillo
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La Direttiva europea n.2003/30/CE definisce biogas un combustibile ricavato dalla biomassa e o dalla parte biodegradabile dei rifiuti, che può essere trattato in un impianto di purificazione onde ottenere una qualità analoga a quella del gas naturale, al fine d’essere usato come biocarburante o gas di legna. È una definizione generica, in quanto riguarda un combustibile che può essere prodotto e valorizzato in una grande varietà di modi. In concreto, il biogas è una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 all’80% circa) che si produce spontaneamente dalla fermentazione anaerobica di sostanze organiche. Si forma ovunque vi siano accumuli di materiali organici, sia solidi, sia liquidi. Le discariche, ad esempio, ne sono grandi produttori, poiché in media il 30-40% dei rifiuti è costituito da materiale organico. Per un utilizzo energetico, il biogas può essere direttamente captato là dove si forma naturalmente (discariche controllate, particolari impianti di depurazione) oppure prodotto in appositi impianti (fermentatori, di taglia e tipologia molto diversi) da vegetali e altri materiali organici in decomposizione, liquami zootecnici o di fognatura eccetera. Le tecnologie di valorizzazione variano molto secondo i tipi di giacimenti, la qualità e la ricchezza in metano, nonché in funzione degli sbocchi di prossimità e delle politiche attuate. Il biogas può essere utilizzato: - come combustibile, per la produzione di elettricità, per la produzione di calore o per la produzione combinata di elettricità e calore - come gas da immettere in rete - come biocarburante (dopo opportuna purificazione) per veicoli a gas
IL BIOGAS NELL’UNIONE EUROPEA Nel 2006 nella UE è stato prodotto biogas per circa 5,35 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), con un incremento del 13,6% rispetto al 2005. La quota predominante proviene dalle discariche controllate (3,12 Mtep), seguita da impianti decentralizzati agricoli e urbani (1,28 Mtep) e da impianti di depurazione urbani e industriali (0,95 Mtep). Dal punto di vista degli usi finali, nel 2006 è molto aumentata la produzione lorda di elettricità (+29%), che ha raggiunto i 17,3 miliardi di kWh. A ciò ha contribuito la quota prodotta in cogenerazione, superando per la prima volta la produzione di sola elettricità. Per quanto riguarda la valorizzazione sotto forma di calore, i dati sono poco attendibili, poiché esistono statistiche solo per i volumi venduti e non si hanno dati sulle quantità (largamente prevalenti) di calore autoconsumato. EurObserv’Er stima che l’utilizzo di calore da biogas sia stato di circa 631 mila tep nel 2006, di poco superiore all’anno precedente.
A livello di singoli Paesi, Germania e Gran Bretagna coprono da soli oltre il 67% della produzione di biogas dell’intera UE.
GERMANIA La produzione 2006 è ammontata a 1,92 Mtep (+ 21% rispetto al 2005), grazie alla produzione elettrica da piccoli fermentatori agricoli funzionanti in cogenerazione. A fine 2006 risultavano in servizio circa 3.500 di tali impianti, che continuano ad essere installati a ritmi sostenuti (circa 600 nuovi impianti nel 2007). Il successo è dovuto alle tariffe d’acquisto molto attraenti per i piccoli impianti, pari - nel 2007 - a 16,99 cent/kWh per impianti fino a 150 kW di potenza. Per gli impianti di maggiore taglia le tariffe d’acquisto sono state di 15,47 cent/kWh per potenze fino a 500 kW; di 12,51 cent per impianti fino a 5 MW e di 8,03 cent per impianti fino a 20 MW. Le tariffe di acquisto del kWh prodotto da discariche e da impianti di depurazione sono lievemente inferiori. Tutte le tariffe di acquisto sono maggiorate di 2 cent/kWh se l’elettricità è prodotta da tecnologie innovative (pile a combustibile, turbine a gas). Complessivamente, a fine 2006, in Germania erano in servizio 7.338 impianti a biogas, tutti in cogenerazione.
GRAN BRETAGNA
Con una produzione di 1,70 Mtep, nel 2006 la Gran Bretagna si colloca al secondo posto in Europa nella produzione di biogas, pur mantenendo la leadership per la produzione pro-capite: 28 tep/1000 abitanti, contro i 23,3 tep della Germania. Circa il 90% del biogas prodotto proviene da discariche controllate ed è destinato alla produzione elettrica (in impianti dedicati, senza cogenerazione) per il mercato dei Certificati Verdi.
ITALIA Siamo al terzo posto per produzione di biogas (354 mila tep nel 2006), con un modesto tasso di incremento (+3%) rispetto al 2005. Oltre l’87% del biogas proviene da discariche controllate. L’energia generata rientra nel mercato dei Certificati Verdi, di cui si avvalgono i produttori e importatori di energia elettrica per rispettare l’obbligo di coprire una quota (attualmente il 2,7%) da fonti rinnovabili. Secondo il Rapporto Le biomasse per l’Energia e l’ambiente di ITABIA in Italia il potenziale della risorsa è pari a circa 8 Mtep l’anno per il biogas recuperabile da discariche e da impianti zootecnici.
ALTRI PAESI La produzione di biogas a fini energetici sta registrando incrementi significativi in Austria (118 mila tep, con produzione quasi quadruplicata rispetto al 2005), in Polonia (94 mila tep, + 85% rispetto al 2005) e Grecia (69 mila tep, + 92%). La produzione è di poco aumentata in Francia (227 mila tep, + 3%); è rimasta stabile in Olanda (119 mila tep), in lieve flessione in Belgio (83 mila tep) e Portogallo (9 mila tep). Si tratta, tuttavia, di volumi modesti: 18 Paesi hanno, complessivamente, una produzione inferiore alla metà di quella tedesca. Da segnalare il caso della Svezia, ove la produzione è ancora modesta (33 mila tep nel 2006), anche in relazione alla popolazione (la produzione pro-capite è 7 volte inferiore a quella della Gran Bretagna e di poco superiore alla metà di quella italiana). Tuttavia, da circa un anno, la valorizzazione del biogas è divenuta una priorità energetica del Paese, non solo per la generazione di elettricità e di calore, ma per la
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produzione di biocarburanti. Dei 33.000 tep di biogas prodotti nel 2006, 19.340 sono stati destinati alla produzione di biocarburante - per un valore equivalente a 25 milioni di litri di benzina, secondo lo Swedish Gas Center - che per la prima volta ha sorpassato il metano negli usi per autotrazione (54% contro 47%). Di recente in Svezia è stato inaugurato anche un treno alimentato esclusivamente a biogas prodotto da scarti di macellazione. Dal punto di vista degli incentivi, oltre a quanto previsto per i Certificati Verdi, l’energia generata da biogas non è soggetta alle limitazioni sulle emissioni di CO2, si avvale anzi di tutte le sovvenzioni mirate alla riduzione dei gas climalteranti, mentre gli autoveicoli a biogas beneficiano di una defiscalizzazione del 30% e le stazioni di servizio hanno l’obbligo di fornire anche carburante - biogas.
SFORZI TARDIVI Nell’insieme la dinamica attuale è favorevole allo sviluppo della filiera biogas, secondo linee di valorizzazione diverse da Paese a Paese sia da un punto di vista politico, sia delle tecnologie adottate. Il potenziale di sviluppo della UE è peraltro rilevante, in particolare per la produzione da scarti e produzioni agricole, e supportato da varie norme che incentivano sia la produzione di colture energetiche, sia la valorizzazione energetica dei rifiuti. Se è dunque prevedibile un notevole sviluppo della filiera, tuttavia tali sforzi non saranno sufficienti per raggiungere gli obiettivi prefissati nel Libro Bianco sulle rinnovabili del 1997, che indicava una produzione di 15 Mtep da biogas nel 2010 solo per i Paesi dell’Europa a 15. In base al pur positivo trend attuale, infatti, e anche considerando ulteriori sviluppi, a tale data la produzione europea di biogas potrà essere solo di poco superiore agli 8 Mtep.
Produzione di energia primaria da biogas nell’Unione Europea nel 2006 (migliaia di tonnellate equivalenti
Germania
di petrolio)
Gran Bretagna
da discariche controllate
da Impianti di depurazione
Da altri impianti distribuiti
TOTALE (ktep)
Per abitante (tep/000/ab)
573,2
369,8
980,2
1923,2
23,3
1515,0
181,0
─
1699,0
28,1
Italia
310,8
0,9
42,1
353,8
6,1
Spagna
251,6
56,8
25,8
334,3
7,6
Francia
148,0
75,0
4,0
227,0
3,6
Paesi Bassi
38,8
50,8
29,4
119,0
7,3
Austria
11,2
3,5
103,4
118,1
14,3 17,4
Danimarca Altri Paesi UE Totale UE
14,2
23,5
56,5
94,2
253,0
188,2
39,7
481,1
─
3116,2
949,5
1281,1
5346,7
11,5
fonte EurObserv’ER 2007
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energia del pensiero
Senza ironia siamo geni cretini
“Com’è triste non saper fiorire” Fernando Pessoa
UN CAFFÈ CON… LINA WERTMÜLLER Regista, sceneggiatrice, scrittrice Lina Wertmüller
di Romolo Paradiso Folle, arguta, sensibile, controcorrente, dolce, semplice, irriverente, sentimentale e soprattutto, geniale. È Lina Wertmüller, una delle più affascinanti e poliedriche figure del nostro cinema. Parlarci, starla a sentire è godere di un momento mai monotono, scanzonato e allegro spesso, ricco d’interesse, per quello che dice e racconta. Ma Lina Wertmüller sa anche ascoltare, con l’attenzione e il rispetto delle anime nobili. Le piacciono le storie degli uomini, la vita narrata che si dipana tra difficoltà e gioie, tra una lacrima e un sorriso, come disse qualcuno che non ricordo più. E la vita sa rappresentare, nell’arte che più le è congeniale, il cinema, con forza, coraggio, ma soprattutto con una sottile sobrietà e una dirompente ironia. Quell’ironia che più d’ogni altra cosa è maestra di vita. Quell’ironia che oggi sembra latitare dal vissuto comune, come dal cinema, dalla letteratura, dall’arte. Perché signora Wertmüller?
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Perdere la capacità di fare ironia, su se stessi prima di tutto, è un brutto segnale per una persona e più ancora per un popolo. Perché l’ironia è l’espressione di un’intelligenza sensibile. Ciò che distingue l’uomo dalle bestie, non è il pianto, perché anche gli animali piangono, ma il riso, la capacità di guardare la vita con quello sguardo lieve che sa dei nostri limiti, della finitezza che ci appartiene, e a tutto dà il giusto peso, nel bene e nel male. Oggi siamo presi dal fare continuo, da una visione eccessivamente mercantile delle cose per trovare il tempo di riflettere su quel che siamo e facciamo. Per mettere in moto l’intelligenza del capire e conoscere che meglio ci disporrebbe alla quotidianità e alle sue cose. E poi l’ironia è il propellente per un pensare e agire con serenità e slancio creativo. Non è poco! E: Quest’uomo senza, o con poca ironia, dove sta andando? LM: Partirei con il dire che al mondo siamo troppi. Siccome ognuno nel suo ambito si batte per un certo equilibrio nella distribuzione delle ricchezze, ne consegue che i vizi della società dei consumi stanno raggiungendo tutte le popolazioni. Il risultato è che sono più i guai che si combinano che i vantaggi che si procurano, se tutto questo non è giustamente regolato, se alla modernità della scienza, della tecnica, del mercato non si pongono dei limiti di natura etica, che mirino alla salvaguardia dell’essere umano e alla
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possibilità che questo riprenda il dominio sulle cose, invece di esserne dominato. Per dirla con una battuta d’attualità, l’immondizia ci sta sommergendo! E non parlo solo di spazzatura, che pure è un sintomo di un’umanità decadente, ma mi riferisco ad un depauperamento delle potenzialità che sono proprie dell’uomo.
E: Ha ragione Simone Weil quando dice che tutti i peccati sono tentativi di colmare un vuoto? LM: Simone Weil è una signora troppo importante per non portare rispetto a questa sua affermazione. Era una donna geniale. Infelice, ma come tutti i grandi infelici, geniale.
E: Quindi ci stiamo perdendo? LM: Siamo dei geni cretini, per dirla meglio.
Amare i difetti di chi amiamo E: Qualcuno ha affermato che la ricchezza della vita si manifesta nella gratuità delle relazioni e nella capacità di far progetti, di superare ostacoli. Quanto siamo, oggi, “ricchi di vita”? LM: La ricchezza sta nel dono della vita. E la vita è ricchezza. Bisogna vedere come quest’enorme bene è gestito. L’attuale civiltà dei consumi ci ha viziato a tal punto da farci considerare il superfluo necessario. In ogni ambito. Producendo delle sperequazioni, privandoci di quell’armonia che dovrebbe guidare il nostro percorso. Sforzandoci di conquistare il superfluo, viviamo superficialmente, perdendo di vista quanto è importante per accrescere il nostro io, affrancarlo dalla materia e spingerlo al miglioramento, al superamento del male per il bene. La modernità ci ha distolto da quell’essenza ricca della vita, che spinge ognuno ad essere fonte di ricchezza per sé, ma soprattutto, per gli altri. Che poi è una sorta di ricchezza circolare. Nel senso che donare una briciola di ricchezza propria a chi ci sta accanto è, indirettamente, ricevere una vibrazione di ricchezza comunque, sia che quella offerta venga ripagata con altrettanta ricchezza, sia che rimanga solo quella donata. E ci ha allontanati dalla capacità di progettare, condividere e compiere, autenticamente, percorsi con gli altri, che è l’aspetto significativo del vivere. E: Lei ha detto che il momento più bello della sua vita è stato, quando suo marito, Enrico Job*, le ha dato il primo bacio. Desumo che il suo sia stato un amore importante e lungo. Le chiedo: quanto È difficile di questi tempi l’amore? LM: L’amore è la cosa meravigliosa per eccellenza. Beato chi l’incontra e lo sa difendere. Io sono sposata da quarant’anni, e sono innamorata di mio marito più ora che quando ci siamo messi insieme. E lui pure. Per l’amore non c’è alcuna formuletta. Importante è cercare di capire con chi si sta bene. Che non significa fare l’amore, regalarsi il fiorellino o altro. Ma comprendere, stimare, avere complicità, saper essere amici, scoprire l’altro con curiosità e condividere con passione il divertimento e la difficoltà. È riuscire ad amare i difetti di coloro che amiamo. Tutto questo però presuppone ed esige tempo. Tempo dedicato. Tempo in cui bisogna avere e infondere fiducia, pazienza, dedizione. Questo tempo non deve mancare mai, perché è il tempo più prezioso dell’uomo. *Enrico Job, marito di Lina Wertmüller, sceneggiatore di fama mondiale, oltre che pittore, scultore e scrittore, si è spento a Roma il 5 marzo, ad intervista già avvenuta.
Un grande errore della sinistra maltrattare Guareschi E: Lei ha portato in televisione, con sapiente levità, un toccante e delicato racconto, “Il decimo clandestino”, di quel grande scrittore che è stato Giovannino Guareschi. Guareschi sapeva sapientemente miscelare umanità e poesia. Parlava con sentimento di quel mondo piccolo ora scomparso. Non crede che proprio di quelle cose semplici, minute, abbiamo bisogno per ritrovare noi stessi e il senso di tutto? LM: Guareschi è stato un grandissimo uomo e scrittore. Volava alto. Sciascia affermava che il migliore ritratto dell’Italia l’aveva fatto Guareschi. Guareschi aveva uno spiccato senso d’umanità. Purtroppo è stato molto maltrattato dalla sinistra. È questo, della sinistra, è uno dei peccati più gravi. Quanto all’importanza delle piccole cose della vita, direi che ne abbiamo sempre un enorme bisogno. Ora più che mai, perché non siamo capaci di individuarle, di capirne il senso e il valore. Invece è proprio da queste cose che vengono quelle oasi di felicità utili a nutrire e a fecondare la vita. Le racconto un fatto. Stavo girando una scena d’un film al cimitero del Verano, e durante una pausa, feci un giretto tra le tombe. Dietro un vialetto scoprii un libro aperto di pietra, con una penna d’oca infilata in una sorta di calamaio, dove c’erano scritte queste parole: “C’è n’ape che se posa su un bocciolo de rosa. Lo soffia e se ne va. Tutto sommato la felicità è n’a piccola cosa”. E: Meravigliosa! LM: Trilussa. Era la tomba di Trilussa. E: “Alla donna è affidata una missione senza uguali: la sua energia, in qualsiasi modo si esprima può generare la vita. Ma oggi si svende come le borse alle bancarelle”. È il pensiero di Maria, monaca di clausura visitandina, enunciato in un’intervista per il libro di Espedita Fisher: “Clausura”. Cosa ne pensa? LM: La donna s’è sempre svenduta. Glielo vorrei dire a quella signora. E: Dice? LM: Le storie delle donne, dal medioevo a oggi, dicono questo. Le donne hanno permesso che a loro tutto si facesse. E non lo dico da femminista. Tutt’altro, non lo sono mai stata e non lo sarò. Perché con il loro fare hanno creato tante
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solitudini. Ora, però, vedo una riscossa da parte delle ragazze, delle giovani. Nelle scuole, nel lavoro, mi pare che vadano meglio. Sono giustamente determinate, sanno impegnare bene la loro sensibilità, il loro patrimonio genetico dell’essere donna. Certo, c’è anche uno stereotipo femminile negativo, quello delle donne che per il successo personale annullano la loro parte migliore, emulando pensieri, concezioni, gli atteggiamenti più deteriori degli uomini, quelli egoisti, materialisti e violenti. E: Non pensa che la ragione umana ha prodotto un gran numero di sciocchezze? LM: Una frase in un dipinto di Goya dice: “Il silenzio della ragione ci rende simili a mostri”. Una volta, girando un film cancellai il silenzio della e scrissi: “La ragione ci rende simili a mostri”. La ragione da sola non basta. È importante, ma non sufficiente a spiegare le cose dell’uomo e della vita. Il sentimento, le sensazioni, il dolore, la natura, l’amore, la storia stessa dell’umanità, sono cose nelle quali c’è sempre l’alone, forte, del mistero. Con questo occorre fare i conti. Confrontarsi, domandarsi, prendere contatto. Allora si torna al famoso “limite” umano. Ci si interroga sul “chi siamo”. E: E soprattutto, sul Leopardiano: “Che siamo?”. LM: Certo! E: È vero, come sostiene Cioran, che le radici del dubbio sono profonde come quelle della certezza? LM: Bello questo pensiero! E vero! È la forza del dubitare, del domandarsi, quindi del ricercare, dell’approfondire, che spinge alla verità. Nel “profondo” dell’uomo c’è il seme della verità.
Giovani, attenti alla sporcizia mentale E: Cosa devono temere i giovani per il loro futuro? LM: La sporcizia mentale, quella ideologica e la cretineria che fa vincere la violenza, psicologica e fisica. Bisogna che stiano molto attenti, perché queste negatività oggi sono spesso diffuse e mascherate da virtù. Sarà importante il lavoro delle famiglie e della scuola. Sempre che riescano a rimpossessarsi dei loro ruoli. E: Ha ragione Bufalino quando sostiene che “vivere fuori del proprio tempo è la sola santità che ci rimane”? LM: Bufalino dice una cosa condivisibile in parte. Nel senso che bisogna stare nel proprio tempo, come faceva, e bene, il suo amico Sciascia, senza estraniarsi troppo da esso. Per comprenderlo, criticarlo, cambiarlo. Però credo che esista un tempo in cui l’astrazione ci può stare, per dar sfogo a quella visione fantastica, onirica, della vita che pure è importante.
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E: Aiuta a ritrovare sensazione smarrite nella routine quotidiana, che danno un po’ di respiro e vigore, a tutti, e ancor più a un artista, a uno scrittore come lui, o a chi, come lei, fa cinema. LM: Condivido. E: A proposito di cinema, come sta quello italiano? LM: Ultimamente ho visto dei bei film. Storie scritte bene. Ci sono dei giovani autori, o meglio, degli ex giovani autori, che danno buone speranze. Sono ottimista. Io amo il cinema e vorrei che fosse sempre un momento importante per tutti.
FILMOGRAFIA I basilischi (1963) Il giornalino di Gian Burrasca (1964) serie TV Questa volta parliamo di uomini (1965) Rita la zanzara (1966) Non stuzzicate la zanzara (1967) Il mio corpo per un poker (1968) Città violenta (1970) Quando le donne avevano la coda (1970) Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972) Fratello sole, sorella luna (1972) Quando le donne persero la coda (1972) Cari genitori (1973) Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973) Tutto a posto e niente in ordine (1973) Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) Pasqualino Settebellezze (1975) La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova... si sospettano moventi politici (1978) E una domenica sera di novembre (1981) Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada (1983) Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione (1984) Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti (1985) Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1987) Il decimo clandestino (1989) film TV In una notte di chiaro di luna (1989) Sabato, domenica e lunedì (1990) film TV Io speriamo che me la cavo (1992) Ninfa plebea (1995) Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica (1996) Ferdinando e Carolina (1999) Francesca e Nunziata (2001) film TV Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004) Regista
Regista e sceneggiatrice
Sceneggiatrice
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IRFIS MEDIOCREDITO DELLA SICILIA L'IRFIS - Gruppo Bancario UniCredito Italiano, nell’ambito della propria operatività, ha dato particolare rilievo ai settori specialistici. Su base nazionale, è organizzata con un team di specialisti di settore, he assistono le imprese sin dalla fase preliminare di studio di fattibilità economico/finanziaria delle iniziative da proporre. L’assistenza della banca prevede l’esame del progetto nelle sue varie componenti, con particolare attenzione ai flussi economici nella fase d’esercizio degli impianti, al fine di strutturare operazioni di finanziamento, che assicurino il ritorno dell’investimento anche in termini di remunerazione per gli investitori.
SETTORI Navale _ cantieristica navale _ porti commerciali e turistici Energia _ centrali elettriche turbogas _ centrali da fonti rinnovabili _ impianti di cogenerazione _ reti di distribuzione gas _ impianti per razionalizzazione e risparmio energetico Ambiente _ depuratori _ trattamento acque reflue industriali _ trattamento oli esausti _ produzione biodisel _ impianti abbattimento fumi _ piattaforme per trattamento e selezione rifiuti Infrastrutture _ aeroporti _ viabilità _ interporti _ autoporti _ parcheggi _ edilizia pubblica _ gestione aree di stazioni ferroviarie _ centri direzionali e di servizi _ A.T.O. acque _ acque
Geom. Salvatore Calà Infrastrutture,turismo, commercio. T 095 322120 - 335/5212692 s.cala@irfis.it
Ing. Emanuele Carreca Energia,ambiente, telecomunicazioni, I.T.C., ricerca e sviluppo T 091 7821269 - 335 5325865 e.carreca@irfis.it
Telecomunicazioni _ call center _ impianti terrestri per telecomunicazioni satellitari _ produzione apparati a micro onde _ produzione centrali _ telefoniche pubbliche _ reti telematiche per trasmissione dati via internet; _ sviluppo network per TV digitale terrestre Turismo _ alberghi _ villaggi turistici _ residence turistici Commercio _ centri commerciali _ ipermercati _ piattaforme di servizio I.T.C. _ sistemi informatici avanzati per la logistica industriale e integrazione modale _ informatizzazione della gestione delle pubblic utilities Istituzioni ed Enti
Ing. Massimo Raimondi Navale ed infrastrutture portuali, meccanico T 091 7821296 - 335 5418568 m.raimondi@irfis.it Avv. Salvatore Pillitteri Istituzioni ed Enti T 091 7821403 - 334 6212026 s.pillitteri@irfis.it
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lavoro
Ambiente ed e le frontiere d Maurizio Beretta
INTERVISTA A MAURIZIO BERETTA Direttore Generale di Confindustria di Giusi Miccoli
Difficilmente il Pil italiano, in prospettiva, riuscirà a raggiungere l'1%. Se non cresce la produttività non cresceranno i salari. L’impresa? Il motore dell’innovazione al suo interno, ma anche l’unica spinta ad innovare all’esterno. La fortuna delle aziende è nei manager e lavoratori motivati, in possesso di competenze d’eccellenza.
“Bisogna ammettere che certi uomini dappertutto sono schiavi e altri in nessuna parte lo sono”
E: In che modo l’innovazione scientifica e tecnologica risentirà della situazione geopolitica e geoeconomica del mondo?
recuperare il tempo e il terreno perduto. Da noi si spende poco per due problemi: un assetto industriale troppo schiacciato sulle piccolissime imprese, con dimensioni insufficienti per investire in ricerca, ed una ricerca pubblica che spende poco e male. In parte l’Italia sarà in grado di colmare le distanze grazie al credito d’imposta per le commesse di ricerca che le piccole e medie imprese affidano alle università. Una richiesta forte che Confindustria è riuscita a ottenere. Le vie di uscita? Una maggiore capacità di focalizzazione su filoni di ricerca precisi e la crescita di imprese in grado di governare i mercati mondiali.
MB: Dal punto di vista geoeconomico si assiste ad uno spostamento di potere economico verso est. Possiamo anche ipotizzare lo sviluppo di un mercato euro-americano, ma il problema è: accettiamo la traslazione di baricentro geoeconomico? Questa la chiave di lettura per definire le risposte o orientare lo sviluppo. E: Da quali aree del mondo proverranno nel prossimo triennio le innovazioni più rilevanti? Quale sarà il ruolo dell’Italia? MB: L’innovazione arriverà da dove c’è sviluppo economico industriale. Avremo campioni tradizionali come gli USA, mentre l’Europa continuerà ad arrancare se ogni Paese andrà ancora avanti più o meno da solo. Naturalmente ci sono processi di crescita interessanti. La Cina può destinare notevoli fondi per ricerca e innovazione. L’Europa tenterà di dare una risposta per accelerare sull’agenda di Lisbona. Mentre l’Italia cercherà di
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Aristotele
E: Nei prossimi anni quali saranno le principali innovazioni economiche, tecnologiche, politiche, socio-culturali? MB: La crescita del personale e il passaggio generazionale, soprattutto nel caso delle piccole e medie imprese, sono elementi importanti, superabili con l’introduzione di sistemi di knowledge management. Poi, l’ambiente e l’energia, settori che evolveranno su binari paralleli. Saranno le frontiere più interessanti perché da un lato
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d energia, e del futuro abbiamo il problema di governare un passaggio dai rifiuti all’energia e dall’altro il bisogno di spingere su tecnologie che incidano, soprattutto a livello privato, sulla capacità di risparmio energetico e su una consapevolezza diffusa della questione energetica. Le imprese saranno spinte a ragionare in tale direzione da fattori di efficienza, dalla competizione e dalle norme. E poi, sono questioni che toccheranno a breve termine i consumatori. Non possiamo continuare a ragionare sul protocollo di Kyoto solo guardando esclusivamente alle imprese. Se vogliamo risultati dobbiamo porci per esempio il problema delle abitazioni e dei mezzi pubblici. Dal punto di vista socio-culturale si stanno ponendo dei piccoli germi per passare da una cultura rivendicativa ad una della responsabilità. Si romperanno alcune incrostazioni e si immetteranno elementi di liberalizzazione e competitività. E: Quali le prospettive di sviluppo per l’Italia? MB: Le stime di Confindustria indicano che difficilmente il Pil italiano riuscirà a raggiungere l'1%, a causa della crisi “subprime”, delle difficoltà dell’economia americana e dell’alto prezzo di gas e petrolio. Prospettive che vanno ad incidere sul mercato del lavoro e sull’occupazione. Senza una crescita della produttività non potrà esserci un aumento dei salari. La produttività è il nostro obiettivo e l'andamento dell'economia di questi anni dice che per aumenti salariali compatibili è necessario far lievitare la produttività. Il tutto nell'obiettivo di far crescere il Paese. È una strada obbligata. Occorre poi, trattare con i sindacati in modo rapido, perché, o si affrontano i temi della crescita e della produttività o si rischia solo di fare polemiche. E: I punti dell’accordo sul Welfare riguardano il completamento della riforma previdenziale, gli ammortizzatori sociali, le modifiche normative da introdurre per migliorare la qualità dell’occupazione, l’incentivazione della contrattazione di secondo livello, i giovani e le donne. Tra questi punti, quale
potrà incidere maggiormente per un mercato del lavoro più flessibile e moderno? E quale può costituire un punto di debolezza? MB: È stato fatto un buon accordo ed è stata mantenuta la flessibilità introdotta con la Legge Biagi e prima ancora con il “pacchetto Treu”. C'é una parte sulle pensioni che non condividiamo, ma che abbiamo accettato nella logica di un accordo complessivo. Nella Finanziaria 2008 avremmo voluto una maggiore determinazione nella politica dei tagli delle spese strutturali, ma sul fronte della fiscalità è stato fatto un passo avanti sulla strada della semplificazione. È importante la significativa riduzione delle aliquote Ires e Irap, per restituire competitività alle imprese. E: Nell’ultimo anno rivendicazioni sindacali e professionali hanno comportato diversi disagi anche per i cittadini. Ritiene che sia necessario individuare nuove regole e differenti meccanismi? MB: Servono meccanismi più virtuosi e non solo degenerazioni. Il confronto sociale deve essere civile. Bloccare le strade, colpire la cittadinanza è inaccettabile. E: Quali saranno i soggetti economici e sociali più innovativi? MB: L’impresa continuerà ad essere il motore dell’innovazione al suo interno, ma anche l’unica vera spinta ad innovare all’esterno. Per cui là dove avremo un forte concentrato d’impresa la domanda spingerà a servizi più elevati e all’innovazione. Anche lo sviluppo delle infrastrutture sarà influenzato dalla presenza territoriale delle imprese. I principali soggetti di innovazione poi saranno quelli impegnati nel mondo del lavoro e che vivono la concorrenza internazionale. Non dimentichiamo che la fortuna delle aziende si baserà sulla presenza di manager e lavoratori motivati, in possesso di competenze di eccellenza.
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Energia verde per un paese “rinnovabile” di Paolo Pietrogrande/Andrea Masullo Muzzio, pag. 240, euro 17
Le fonti rinnovabili sono inquadrate, in queste pagine, nel contesto dello sviluppo sostenibile e del settore energetico. Presentate anche le tecnologie più promettenti sia sul piano tecnico che su quello economico. Gli approfondimenti multidisciplinari focalizzano le fonti rinnovabili secondo i loro aspetti tecnico-scientifici, economici e storico-culturali.
“Dicono che gli angeli stazionano spesso nelle biblioteche, sanno che alla fine del sapere c’è sempre Dio” S. Dopiaràs
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Gestione dei sistemi elettrici nei mercati liberalizzati
Dizionario del pensiero ecologico
di Federico Rossi Edizioni Scientifiche Italiane, pag. 346, euro 22
Carocci, 2007, pag. 440, euro 29,50
di Roberto Della Seta/Daniele Guastini
Nel settore energetico, mutamenti e trasformazioni investono il quadro regolamentare, gli assetti delle imprese, i comportamenti strategici e organizzativi degli operatori, nonché i criteri tecnico-economici con i quali vengono gestiti i sistemi fisici che forniscono i servizi. Soprattutto su quest’ultimo aspetto si sofferma l’autore. E lo fa riferendosi al sistema elettrico che, per le sue peculiarità, ha problematiche gestionali non facili, diverse da quelle che si riscontrano per gli altri sistemi infrastrutturali a rete.
È un’antologia , articolata in 70 voci tematiche e in più di 300 biografiche, che abbraccia oltre due millenni di storia delle idee, a partire da Pitagora. I concetti e i personaggi sono legati tra di loro da un filo comune: il rapporto tra uomo e natura, come chiave di conoscenza scientifica del mondo e di comprensione filosofica del senso e dei limiti dell’avventura umana. Il libro è completato da due saggi sulle radici e sul valore odierno del “pensiero ecologico”.
Il grande libro del cinema. 50 film letti in chiave d’impresa a cura di Francesco Bogliari Etas, pag. 251, euro 18
Il libro propone la lettura, in chiave manageriale e organizzativa, di grandi film capolavori senza tempo e opere recenti - appartenenti a vari generi (commedia, western, ecc.) diretti da registi del calibro di John Ford e Steven Spielberg. Pellicole scelte per dare spunti di riflessione sulle competenze, sulla formazione, sui ruoli, sul gruppo, sull’innovazione, sulla capacità motivazionale e sul problem solving. Ogni film è analizzato secondo gli insegnamenti che può fornire. Come “Sentieri selvaggi”, dove in John Wayne si scoprono alcune metafore: l’ossessione per il perseguimento dell’obiettivo, il senso dell’appartenenza, la solitudine, la leadership.
Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis
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Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis
Fn Trovare il tempo per “affilare l’accetta” Un giorno fu chiesto a Andrew Carnagie, uno degli uomini più ricchi del mondo: “È vero che avreste potuto fermarvi in qualsiasi momento, perché possedevate molto di più di quanto vi servisse?”. Egli rispose: “Sì, è vero. Ma non riuscivo a fermarmi. Non mi ricordavo come si faceva”. Molti sono convinti che, se si fermano a pensare e a interrogarsi, poi non saranno più capaci di ripartire. I fautori della “lentezza”, come stile di vita, però cominciano a farsi sentire e a sostenere l’imperativo
“rallentare per vivere meglio”, per spezzare lo stress dei ritmi spersonalizzanti quotidiani. Tra i guru del “movimento slow”, alla ricerca della “lentezza perduta” c’è il canadese Carl Honoré, autore del pamphlet “…E vinse la tartaruga”. Rallentare i ritmi, riprendere coscienza del tempo e delle cose da fare, senza imitare quel taglialegna, stremato di fatica, che continuava a sprecare tempo ed energie tagliando la legna con un’accetta spuntata, perché diceva di non avere il tempo per fermarsi ad affilare la lama.
Lavorare troppo, vivere troppo poco? Una vita spesa nel lavoro, consumata nel lavoro, fatta tutta di lavoro… Il tempo del lavoro e l’altro tempo messi uno contro l’altro. Dopo tante ore di fatica…l’ora di aria. Situazioni note in ogni luogo di lavoro. Si può dividere così il tempo? Prigionieri, a volte inconsapevoli, di una cultura che mette in secondo piano lo scorrere della vita. Non c’è bisogno di richiamare qui la tragica serie di decessi e di infortuni. Ma sul lavoro non si muore o ci si ammala solo fisicamente. C’è una malattia che corrode fino a cancellarla, la parte invisibile della persona, ne ruba i pensieri, i sentimenti, gli sguardi… C’è un ladro intelligente e signorile, che prende il volto di chi considera il lavoro l’unico e ferreo metro per misurare la statura di un uomo e di una donna. Un ladro difficile se non impossibile da smascherare perché trova appoggio nelle regole del mercato, nella logica del profitto, nella competitività sfrenata da cui viene quell’individualismo che spegne la solidarietà, annulla l’abitabilità di un luogo di lavoro. L’instancabile lavoratore è convinto che nessuno gli stia rubando qualcosa, si sente stimato da chi lo ha alle proprie dipendenze ed egli stesso si stima a tal punto da non distinguere l’overdose di lavoro dal dovere di lavorare. La trappola culturale è tesa. Per disattivarla occorre lavorare con responsabilità, ma anche nella consapevolezza che il tempo dato a ogni persona ospita le ore di lavoro e non si lascia tuttavia impadronire da esse. Significa mantenere l’armonia tra il visibile e l’invisibile, tra il corpo e l’anima, tra il pensiero e il gesto. Difficile esercizio. Irrinunciabile se non si vuole scoprire, con tardivo rammarico, di aver lavorato troppo e di aver vissuto troppo poco.
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ELETTRICHE LUNE Spiaggia, spiaggia. Giunse il battello e riposa Nel crepuscolo e l’anima divina Costella di elettriche lune Gli alberi Il paesaggio è mitico Di navi all’infinito: Dal battello capace Ascendono i tesori nella sera Calida di felicità: Ininterrottamente. Triangoli magici Di lampade elettriche S’incastonan nel crepuscolo I viaggiatori oziano sul molo I bambini rincorronsi sul molo Son giunti al porto di felicità. (…) Energia, letteratura, umanità
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Salvatore Giunta Animata sia dalla forma allusiva e simbolica sia da un’invenzione strutturale proiettata nello spazio la ricerca di Salvatore Giunta (scultore, pittore, medaglista, scenografo e autore di film d’artista e brani filmici per azioni teatrali) vuol porre l’accento sull’interpretazione dell’energia, sull’esistenza di una presenza emotiva che unisce le azioni, le opere e il loro significato estetico. La sua opera si distingue per una raffinata esecuzione che usa un linguaggio di derivazione costruttivista, composto da elementi - quali alluminio, legno, carta, tela, lastre metalliche - in stretto rapporto sia con lo spazio pittorico, sia con quello circostante e volto a definire ritmi dinamici di notevole forza. Nella scultura Giunta supera i limiti della materia impiegata per imporsi come episodio di arte autonoma non solo decorativa, ma creativa. L’essenzialità delle forme che si levano nello spazio con ellissi, cerchi e spirali, è realizzata con soluzioni plastico-spaziali di estrema leggerezza e intensità poetica, coniugando rigore di forme e di progetto. La sua pittura è incentrata o sulla netta contrapposizione di colore o sulla purezza di un monocromatismo vibrante di sfumature tonali appena accennate di “vernici” (olio, acrilico, acquerello) a simulare la pittura murale per meglio catturare gli effetti della luce sulla ruvidità delle superfici esaltati dall’uso di supporti (tela, carta, legno) contaminati da elementi estranei alla pittura (sfere, semicerchi) inseriti nella raffigurazione. Una pittura costruita secondo rigorosi rapporti di dimensione e colore che si pone in costante dialogo con l’opera scultorea. Nato a Roma nel 1943, Salvatore Giunta, diplomato in Scenografia e docente di Discipline Plastiche, si impone subito all’attenzione della critica ottenendo l’invito a partecipare nel 1962 a Roma alla 1° Mostra d’Arte Nuova e ad allestire una personale al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1969. Numerose le mostre allestite in Italia, Francia, Spagna, Malta, Stati Uniti, Brasile, Giappone e le partecipazioni a Rassegne internazionali tra cui la Biennale Aurea di Firenze, la XII Biennale di Parigi, la X Mostra della Medaglia al Vaticano, la VII Triennale Italiana della Medaglia d’Arte e gli eventi collaterali della LII Biennale d’Arte di Venezia. Sue opere sono state commissionate per musei e edifici pubblici e religiosi in Italia e all’estero.
Salvatore Giunta
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Superficie strutturata n. 5 2006, tecnica mista su tavola cm 15x15 Collezione Studio Massi
la Copertina a cura di Vittorio Esposito
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