Elementi 16 - Aprile 2009

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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

All’Europa serve un WTO dell’energia Andrea Gibelli

L’energia unisca l’UE sulle necessità comuni Maurizio sacconi

La persona torni al centro del lavoro Alessandro Ortis

sostenibilità ed efficacia dei nuovi incentivi ‘verdi’ Nando pasquali

Energie rinnovabili, giusta la strada intrapresa Enrico Letta

Urge programma pluriennale Raffaele Lombardo

Il sole di sicilia, energia per l’Italia speciale

Gianni Alemanno

Le ‘energie’ di Roma Dacia Maraini

Riscopriamo il senso di responsabilità

SOLARE TERMICO A BASSA TEMPERATURA

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periodico del GsE aprile 2009

Elementi

Adolfo Urso


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Gli Usa con il cannocchiale, l’Italia sotto gli occhi Non c’è dubbio che il piano di risanamento presentato dal Presidente Barack Obama per fronteggiare la crisi avrà, soprattutto per la parte relativa all’energia, un riverbero importante sulle strategie dei Paesi industrializzati e anche di quelli in netta crescita come Cina e India. L’onda verde del nuovo corso energetico, di una politica che vuole investire per ridurre i consumi di elettricità, incrementare e migliorare l’uso delle fonti rinnovabili e individuarne delle nuove non inquinanti, rappresenta un’importante opportunità per quegli stati in grado di cogliere il significato del messaggio racchiuso in una visione strategica così concepita. Perché? Perché è chiaro che il futuro, in termini di crescita economica e sociale, gira in torno all’innovazione e alla spinta che a questa potrà dare la ricerca. Innovazione tecnologica che ben si concilia con il migliore sfruttamento delle fonti energetiche pulite, che saranno quelle da cui trarremo la percentuale maggiore di energia elettrica nei prossimi decenni, che procurerà forti cambiamenti nei modi di vita, di consumo e di produzione. Il nostro Paese dovrà cercare di trarre opportunità da una situazione di crisi mondiale come questa. Recepire, così, il messaggio che giunge da oltre oceano e tracciare strategie che vadano nella direzione di far crescere le attività di ricerca e di sviluppo tecnologico, propellente base per l'evoluzione dei settori trainanti della società, come è quello energeticoambientale e viatico per limare fortemente la penalizzante dipendenza di approvvigionamenti dall’estero. Lo standard tecnologico migliore farà il mercato, condizionerà le scelte strategiche e quelle economiche.

Non favorirlo, rimanere estranei a un processo di progresso, sarebbe un suicidio. Così come sarebbe per noi inimmaginabile non coniugare le politiche energetiche rivolte allo sviluppo tecnologico e all’uso più diffuso e più avanzato delle rinnovabili, con scelte che guardano alla possibilità di sfruttare fonti che, invece, consentono, da subito minor costi di produzione, minori emissioni di gas inquinanti e minor dipendenza dagli idrocarburi. È il caso del nucleare, la cui utilità è stata di recente riconosciuta anche dalla “verdissima” Svezia, che riprenderà presto ad utilizzarlo nella produzione elettrica. E a riguardo del nucleare, c’è da dire che la sua rinascita nel nostro territorio è legata alla realizzazione di alcune condizioni, essenziali per incoraggiare investimenti in questa tecnologia. L’attuazione di tali condizioni ha bisogno di regole chiare e condivise che favoriscano le decisioni d’impiego di risorse economiche da parte delle imprese e quelle di credito da parte delle banche. Ma non c’è dubbio che la ripartenza del nucleare procurerà alle nostre famiglie e alle aziende vantaggi in termini economici, ambientali e strategici. Il governo l’ha capito e sta adoperandosi perché ciò avvenga nel migliore e più rapido dei modi. Certo, l’Italia non è nelle condizioni di intraprendere sin da ora una strada che guardi solamente alle fonti alternative e al nucleare. Ma il futuro è tracciato e va in questo senso. Dobbiamo muoverci con cautela, ma con visione e decisione, coscienti dell’importanza della partita che si sta per giocare, dal cui risultato dipendono la credibilità e il peso politico ed economico della nostra Nazione.

l’Editoriale di Carlo Andrea Bollino / Presidente GSE

l’E Elementi 16

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Foto Fototeca Elementi Serafino Amato (foto Dacia Maraini)

Direttore Responsabile Romolo Paradiso

Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma

Segreteria di redazione e pubblicitĂ Luca Speziale luca.speziale@ acquirenteunico.it Tel 06 80134794 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Natascia Falcucci Claudia Momicchioli Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali

Editore GSE Direttore Editoriale Fabrizio Tomada Hanno collaborato a questo numero Roberto Antonini, Luca Benedetti, Edoardo Borriello, Fausto Carioti, Valter Cirillo, Mauro De Vincentiis, Vittorio Esposito, Jacopo Giliberto, Piergiorgio Liberati, Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama), Gabriele Masini, Luca Speziale

Un particolare ringraziamento a Alberto Biancardi, Maurizio Cuppone, Sabina Delle Rose e Sandro Renzi Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Acea Aper Asja Banca Intesa San Paolo Egl Enel Eni Mitsubishi SolarExpo

Realizzazione impianti e stampa D.G.P srl Via Tiburtina, km 18.300 Setteville di Guidonia, Roma

In copertina Energia in tensione 1998, marmo bianco di Carrara cm 40x40x8 di Claudio Perri

Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

Chiuso in redazione nel mese di marzo 2009

Elementi è visibile in internet al sito www.gse.it

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Elementi

Anno 2009 n. 16 aprile 2009

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A proposito di energia rinnovabile

si può fare di più

Se potessimo scegliere liberamente, senza difficoltà di alcun ordine, quale energia vorremmo utilizzare, quella proveniente dalle fonti rinnovabili sarebbe di gran lunga la preferita dalla maggior parte di noi. Per ora dobbiamo accontentarci dei sensibili passi avanti fatti nell’utilizzo di queste fonti e della crescente attenzione ad esse dedicata da governi, scienziati e media. Ma quelli che sembrano solo desideri, potrebbero non essere più tali, in tempi non troppo lunghi, se si riuscisse a puntare, con visione e decisione, sulle potenzialità che può enucleare l’uso dell’energia alternativa. Il futuro si gioca oggi. E oggi ancora troppi pregiudizi gravitano sul mondo energetico, sebbene i tempi, le situazioni economiche, politiche, ambientali soprattutto, dicano che si può e si deve fare di più per favorire una ponderata svolta energetica. La moderna tecnologia sull’uso delle energie rinnovabili offre opportunità che vanno considerate, studiate, sviluppate e applicate. A cominciare da un miglior sfruttamento dell’energia solare grazie ai pannelli di nuova generazione, più sottili, economici e in grado di catturare maggiore energia rispetto a quelli attualmente in uso. Stati Uniti, ma anche Spagna e Germania, stanno sperimentando sistemi all’avanguardia in questo settore, con risultati sorprendenti. Anche dall’eolico possono venire spinte per incrementare significativamente l’uso di fonti pulite. La Spagna, dallo sfruttamento del vento, in certi periodi dell’anno, riesce a coprire fino al 40% del suo fabbisogno energetico. Dai biocarburanti può arrivare un importante contributo, programmando un aumento del raccolto destinato a queste colture. Che dire poi delle correnti marine, l’utilizzo delle quali sta dando eccellenti risultati in Portogallo e in Irlanda del Nord, grazie allo sfruttamento delle onde per mezzo di generatori a turbina. Oppure del sostegno che possono offrire all’ambiente e alla riduzione dell’approvvigionamento di fonti fossili le auto elettriche, ora che la tecnologia sta superando lo scoglio della durata delle batterie, dei limiti di velocità e anche il design è al passo con tempi e mode. E ancora, della possibilità d’avviare una politica di riduzione delle emissioni prodotte dalle abitazioni esistenti, meno onerosa e subito fruttifera, rispetto alla costruzione di nuove a “zero emissioni”, ancora molto costose. Tutto questo è realizzabile, e la sensibilità diffusa nel nostro Paese, Governo compreso, sull’importanza di un maggior e migliore utilizzo delle fonti rinnovabili, (si veda l’adesione dell’Italia all’Agenzia Internazionale per lo sviluppo delle fonti rinnovabili- Irena-) può fungere da volano. Ma serve un’ulteriore spinta decisionale e un maggior convincimento della bontà strategica di queste scelte. E serve un impegno evidente nel campo dell’informazione e della ricerca. Qui l’Europa può fare la sua parte. Creando presupposti per collaborazioni più strette tra gli Stati membri, sulla base di fondi comuni da destinare a istituzioni preposte allo sviluppo condiviso della ricerca tecnologica. Creando quella mutualità che è uno dei presupposti base per una Comunità che aspiri a divenire Nazione.

Virgolette di Romolo Paradiso

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rubriche

primo piano

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette” 08 p° il punto 59 Bi Biblioteca 51 E+ Energia, letteratura, umanità 60 Fn Filo di Nota 60 Mp Mondo piccolo 62 Co la Copertina

10 All’Europa serve un WTO Parla Adolfo Urso

dell’energia

12 L’energia unisca l’UE

Intervista ad Andrea Gibelli

sulle necessità comuni

14 sostenibilità ed efficacia

A colloquio con Alessandro Ortis

dei nuovi incentivi ‘verdi’

18 Energie rinnovabili, giusta Di Nando Pasquali

la strada intrapresa

20 Non perdiamo tempo serve Conversazione con Enrico Letta

un programma pluriennale

22 Risparmio energetico,

Dialogo con Federica Guidi

innovazione, meno emissioni, poi…immaginare il futuro energia e ambiente

26 Il sole di sicilia, energia

Il pensiero di Raffaele Lombardo

Elementi

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per l’Italia


28 44 Le ‘energie’ di Roma Il gigante assopito 30 nuove tecnologie Copiamo gli Usa, più energia alternativa e sostenibile 48 smart Grid, il futuro delle reti? Speciale Solare Termico a bassa temperatura

Intervista a Gianni Alemanno

Il parere di Fulco Pratesi

mercato elettrico

32 Idex, mercato in crescita

energia del pensiero

34 C’è un ‘Cowboy’

di responsabilità lavoro

Incontro con Nicolas Bertrand

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Un Caffè con… Dacia Maraini

ma servono aggiustamenti Riscopriamo il senso A tu per tu con Klaus Schäfer

dell’energia

56 38 Liberalizzazione? Maneggiare La persona torni al centro Intervista a Maurizio Sacconi

Quattro chiacchiere con Rosario Trefiletti

con cura

40 Egl made in Italy

Il pensiero di Domenico De Luca

energia rinnovabile

42 La rivoluzione degli

Decreto Mse per le fonti rinnovabili

incentivi

del lavoro sommario

so


Brutta cosa l’ignoranza L’aspetto più sorprendente (e deludente) del dibattito dei mesi scorsi sulla divisione dell’Italia in tre zone di mercato elettrico, è stato la reazione dei parlamentari e dei politici locali. Vergogna - avevano tuonato dalle aule parlamentari e tramite le agenzie di stampa - vergogna! Questa deriva federalista dicevano - ci farà pagare la corrente un prezzo diverso rispetto al resto d’Italia. Perché noi del Mezzogiorno - si chiedevano dovremmo finanziare la bolletta elettrica dell’industria dell’Alta Italia? L’Italia elettrica non va divisa! Quelle affermazioni di parlamentari, politici regionali e sindacalisti diramate a mezzo stampa erano la testimonianza di una sconfitta amara. La sconfitta di anni di lavoro nell’informazione e nella divulgazione dei temi dell’energia, una sconfitta di Elementi, dei giornali, dei siti web, dei forum, dei newsgroup e di tutti i mezzi attraverso cui si tenta di far crescere la consapevolezza dei temi dell’energia. Molti fra quanti leggono conoscono nel dettaglio il sistema elettrico. Ma non tutti sanno di che cosa si sta parlando.

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L’Italia - dicevano i parlamentari alle prese con la decisione sulla Borsa elettrica - non va divisa in tre mercati elettrici. Pensavano, costoro, che il mercato italiano fosse una “piattaforma” unica, una portaerei della corrente, un mercato da Aosta a Otranto, da Trieste a Trapani. E quindi una divisione in tre zone - apriti cielo! - avrebbe creato orrende discriminazioni tra i consumatori delle diverse parti d’Italia. Il problema (e la sconfitta dell’informazione) sta nel fatto che i signori che decidono, purtroppo, non sapevano che l’Italia elettrica è già divisa. Divisa addirittura in sette diverse zone di prezzo. Non sapevano che quanto dovevano decidere era non una divisione, bensì al contrario un accorpamento. Dalle attuali sette zone ad appena tre. Con l’obiettivo di arrivare a un’unica piattaforma nazionale. Questa riduzione da sette zone a tre può non conoscerla il tassista che ascolta la radio mentre borbotta nel traffico (tuttavia i tassisti spesso rivelano conoscenze non banali), ma doveva essere nota ai signori che decidono in Parlamento per


conto di tutti gli italiani. E, invece, non lo sapevano. Da qui lo scoramento per l’inefficacia del lavoro di informazione. La divisione nelle tre zone, che diventerà operativa tra molto tempo, tenderà a ridurre quelle disparità di prezzo che per anni si sono manifestate sui diversi mercati di vendita dell’elettricità. La prima colpa di questi divari di prezzo, che hanno visto a lungo la Sicilia come primatista di quotazioni e la Sardegna tra le posizioni di testa, è il rapporto tra le centrali disponibili e le reti di alta tensione. Il Nord Italia, per esempio, è ben innervato di linee. Le centrali lavorano in stretta correlazione con la richiesta di elettricità e i prezzi riflettono le condizioni di rapporto tra domanda e offerta. In altre zone invece le linee di trasporto dei chilowattora sono inadeguate. Ai consumatori arrivano meno chilowattora di quanti ne servano (e ciò significa aumento dei costi) o viceversa le centrali devono lavorare a mezzo servizio perché la loro produzione non arriva al mercato (e ciò significa aumento dei costi). Sono le cosiddette strozzature della rete, cioè quei punti in cui le linee di alta tensione sono inadeguate e in qualche misura isolano alcune zone dalle altre. Accade per esempio con la Puglia, la grande fornitrice di energia per il Mezzogiorno: parte della corrente elettrica prodotta dalle sue centrali non riesce a uscire. Accade anche in Sicilia. Da anni Terna cerca di posare - ostacolata dai soliti funzionari dalla firma lenta - una seconda linea di altissima tensione a cavallo dello stretto di Messina e stenta a creare un “anello” che unisca i vari poli energetici dell’isola. Quindi basta che una centrale si “ammali” per mandare in emergenza il sistema elettrico siciliano. A tutto vantaggio delle quotazioni alla Borsa elettrica, prezzi che volano in alto, e a tutto svantaggio dei consumatori siciliani (che penano ad avere la corrente) e italiani (che pagano il divario di prezzo).

La riforma della Borsa elettrica delineata dal decreto anticrisi potrebbe essere uno stimolo alla realizzazione di nuovi elettrodotti. Già si sta completando il Sapei, dalla Sardegna all’Italia. Un cavo in corrente continua che racchiude in sé alcuni primati tecnologici. Quando sarà allacciato alle due estremità, il flusso di corrente consentirà scambi migliori tra la Sardegna e il Continente e ammorbidirà le punte dei prezzo. Fondamentale è anche potenziare le interconnessioni con l’estero. I programmi ci sono, ma ancora incerti fra le sospettosità degli organismi statali e le paure delle autorità locali. E spesso chi propone nuove linee internazionali si scontra con i concorrenti che non vogliono l’ingresso di elettricità a basso costo. Far inciampare un progetto, così, è assai facile. Per far scendere le quotazioni e aumentare la competizione tra fornitori elettrici, affermano i consumatori industriali, potrebbe servire il passare, alla Borsa elettrica, dal prezzo marginale al prezzo d’offerta. Con ogni probabilità, però, è un’illusione. Qualunque sia il criterio adottato per la formazione del listino, la vera carta è la trasparenza e la pulizia. Per la trasparenza, serve la decisione di dare accesso ai dati di mercato. Nell’opacità, i trucchetti e le manovre sulle quotazioni riescono benissimo con qualsiasi sistema di formazione del listino, che sia il prezzo marginale che a “bid”. Con gli ultimi ritocchi poi (quando però saranno applicati?), il Gestore del mercato elettrico ha un’offerta completa, stabile e interessante. I certificati verdi (energia da fonti rinnovabili), bianchi (efficienza energetica) e bruni (emissioni di anidride carbonica) e il segmento dei derivati, danno al Gme un ruolo internazionale. Che non va perso.

il punto di Jacopo Giliberto

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primo piano

All’Europa serve un WTO dell’energia

Adolfo Urso

pARLA ADOLFO URsO sottosegretario allo sviluppo economico di Piergiorgio Liberati “Dobbiamo puntare sulla diversificazione delle fonti, per ridurre la dipendenza dall’estero e per dotare il nostro Paese di un Piano energetico nazionale. Per questo puntiamo su nucleare e su rinnovabili”. Adolfo Urso, Sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, sa meglio di chiunque altro quanto pesi sul bilancio del sistema Paese la dipendenza energetica. “Al netto delle importazioni di minerali energetici, la nostra bilancia commerciale sarebbe in attivo. Nel 2008 questa dipendenza c’è costata circa 60 miliardi”. Raggiunto al telefono durante una delle sue trasferte a sostegno del made in Italy all’estero, Urso assicura che il rilancio dell’atomo “non ha subìto battute d’arresto, semplicemente vogliamo operare al meglio”.

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E: Dunque, qual è la strada da seguire? La crisi del gas ci ha insegnato che la dipendenza dall’estero, specie se sbilanciata su un’unica fonte energetica, è pericolosa. AU: La nuova politica energetica italiana è basata sulla diversificazione delle fonti e delle aree di provenienza. Ciò perché la bolletta energetica del nostro Paese ammonta a 60 miliardi di euro l'anno e paghiamo più di altri la dipendenza dall’estero. Per l'approvvigionamento di petrolio e gas siamo troppo sbilanciati sulla Russia e sulle aree instabili. Vogliamo riportare equilibrio. I previsti accordi con Grecia, Turchia, Tunisia e Algeria vanno in questo senso. L’obiettivo del governo è arrivare - in quindici anni - ad una produzione di energia basata al 50% sulle fonti fossili, al 25% sul nucleare e ad un altro 25% sulle rinnovabili.


E: Lei è stato uno dei primi promotori del ritorno del nucleare in Italia, reintroducendo le norme che consentono all’Enel di partecipare alla costruzione di centrali all’estero. L’iter parlamentare, però, sembra ora aver subito una battuta d’arresto.

Il nucleare è un fondamentale complemento che permetterà all’Italia di raggiungere gli obiettivi di lungo termine nel 2030 e oltre. Come dicono in Inghilterra non esiste una sola silver bullet che risolva tutti i problemi, ma una serie di bullets certamente sì.

AU: Nessuna battuta d’arresto. Semplicemente vogliamo operare al meglio e con il coinvolgimento delle forze responsabili dell’opposizione. Si tratta di recuperare anni d’incuria e di voltare pagina con la politica dei veti ideologici che ha caratterizzato la nostra politica energetica nell’ultimo ventennio. In passato eravamo la terza potenza al mondo nella produzione di energia dall’atomo. Oggi siamo circondati da centrali nucleari e importiamo energia nucleare che ci costa -a livello industriale- il 30-32% in più rispetto agli altri partner europei e oltre il 50% in più per le famiglie. Stiamo lavorando per risolvere questo paradosso ed entro questa legislatura metteremo la prima pietra di un impianto nucleare made in Italy.

E: Il made in Italy vive, anche in un momento di crisi, un forte sviluppo e la bilancia tra import ed export risente solo del salato conto energetico. Come porre rimedio a questo problema?

E: Per ridurre l’importanza, in termini di dipendenza, di ciascuna fonte energetica, occorre diversificare e rilanciare il mix energetico. Come mai l’Italia non riesce a sfruttare a pieno la sua esposizione al sole e al vento? AU: Per quanto riguarda le rinnovabili l’Italia è ben posizionata per attrarre tali investimenti. Secondo il Renewables Country Attractiveness Index -che misura l’appetibilità nei vari Paesi degli investimenti in energie rinnovabili- l’Italia si colloca complessivamente al settimo posto e al quarto in Europa (nel solare al terzo posto dietro Germania e Spagna). È ovvio che il nucleare non rimpiazzerebbe o diminuirebbe l’importanza delle energie rinnovabili nel mix elettrico. Queste fonti energetiche hanno già un posto significativo nel nostro sistema elettrico e la loro importanza continuerà a crescere per raggiungere le finalità poste a livello europeo per il 2020.

AU: Questo è il cuore del problema. Senza la zavorra dell’import energetico la nostra bilancia commerciale sarebbe nettamente in attivo. Nei primi 11 mesi del 2008 la bilancia per i minerali energetici ha continuato a pesare sui conti complessivi, avendo raggiunto un deficit di 59,3 miliardi (contro i 45,4 dello stesso periodo del 2007). Ciò nonostante il deficit complessivo, gravato anche dall’import di materie prime, è rimasto contenuto in 11 miliardi di euro, proprio grazie alla forte compensazione del surplus manifatturiero. In pratica le nostre esportazioni riescono a tamponare il deficit energetico, ma cosa sarebbe l’Italia senza questa zavorra? Certamente un Paese più forte e veloce rispetto ad altri partner commerciali che non possiedono le qualità del nostro made in Italy. E: Che ruolo può giocare il settore del commercio estero, in termini di rilancio e sviluppo energetico italiano? AU: Un ruolo decisivo, perché all’estero il tema dell’energia e dell’ambiente si intreccia con quello del commercio. Occorrerebbe una piattaforma comune, un organismo internazionale, che bilanciasse le tre questioni. Ad esempio si è concesso alla Cina e ad altre economie emergenti di crescere a dismisura senza rispettare l’ambiente. Se invece fossimo riusciti a far entrare i temi energetici e ambientali in una sorta di WTO allargata, avremmo regole generali e condivisibili che permetterebbero una migliore governance globale. La strada da seguire è inevitabilmente questa, altrimenti le generazioni future pagheranno un costo decisamente troppo alto.

Previsioni fabbisogno energetico nazionale fino al 2020 fabbisogno in Mtep

1991

2000

2004

2010

2015

2020

Solidi

14,3

12,9

17,1

15,9

15,1

14,1

Gas naturale

41,4

58,4

66,2

77,1

87,2

98,2

Petrolio

91,8

91,3

88,0

84,1

86,9

90,4

Rinnovabili

11,5

12,9

14,1

18,1

20,6

24,1

7,7

9,8

10,0

16,8

16,8

16,8

166,7

185,2

195,5

212,0

226,5

243,6

Import energia elettrica Totale fabbisogno

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primo piano

L’energia sulle necessità INTERVIsTA AD ANDREA GIBELLI presidente della X Commissione della Camera dei deputati

Andrea Gibelli

Occorre far sedere attorno al tavolo europeo soggetti con le medesime necessità, sebbene con diverse rendite di posizione. Il nucleare crea una sorta d’indipendenza, in una quota che noi ci auguriamo del 25%. Ma occorre anche eliminare gli sprechi e sviluppare le rinnovabili. La rivoluzione verde di Obama? Aspettiamo i fatti. La ricerca, motore per innovazione e risparmio. Le macro zone di prezzo del mercato elettrico: opportunità per le Regioni se creano le giuste infrastrutture.

di Roberto Antonini

E: Il boccone più grande è il nucleare. Boccone certamente costoso.

Crisi energetica e dipendenza dall’estero, crisi climatica e rientro nel nucleare, riforma del mercato elettrico: questioni cruciali per i settori produttivi e civili del nostro Paese, temi che ruotano attorno al modo in cui produciamo e consumiamo energia e che definiscono anche il nostro percorso di sviluppo. Temi al centro dell’attività delle competenti Commissioni parlamentari. Ecco un utile promemoria stilato con Andrea Gibelli, Presidente della X Commissione permanente della Camera che ha in carica i settori delle Attività produttive, commercio e turismo.

AG: Non è corretto pensare al nucleare solo in termini di

E: L’Italia e l’energia: quali sono, secondo lei, le priorità e i percorsi da seguire?

AG: Non ci sarà una politica energetica a livello europeo. Ogni Paese ha diverse esigenze di mix e forniture: per questo non si riuscirà a negoziare con una voce politica unica. L’energia, però, può essere un banco di prova per riunire attorno al tavolo soggetti con le medesime necessità, anche se con posizioni diverse.

AG: L’esperienza maturata in questi mesi dalla Commissione, legata al provvedimento 1441-ter sul riordino di alcune materie specie in tema di energia, vuole configurare il futuro del Paese. A partire dall’introduzione del nucleare e dalla volontà di raggiungere in termini politici e industriali quei Paesi che, partiti prima di noi, stanno differenziando le fonti di approvvigionamento energetico. È un procedimento compless il cui risultato si apprezzerà nel medio-lungo termine.

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Elementi 16

economicità. Si rischia di cadere nell’errore di aspettare sempre qualcosa di nuovo e più conveniente. Premesso che tutte le fonti hanno la loro dignità, il nucleare ha la caratteristica di creare una sorta di indipendenza dall’estero, in una quota che noi pensiamo del 25%. Ciò perchè il costo del combustibile incide meno sulla realizzazione dell’impianto ed è poco influenzabile da crisi politiche.

E: Diversificazione delle fonti ed indipendenza dall’estero. Se ne esce con un’azione concertata a livello europeo?

E: Più offerta di elettricità o minore richiesta, puntando su risparmio ed efficienza? AG: Entrambe. La maggior offerta di elettricità non deriva da


unisca l’UE comuni Produzione lorda di energia elettrica rinnovabile in Italia dati provvisori GWh

60.000 51.390

49.921

49.027

50.000

59.244

55.286

55.099

Quota % (2000)

52.272

Quota % (2008)

49.411

47.984

1%

40.000

0% 4%

12%

0%

9% 11%

30.000 9%

20.000 86%

10.000

68%

0 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

fonte Terna-Enea-Gse

una maggiore capacità produttiva, ma dal differenziare le fonti di produzione. Le nostre centrali turbogas hanno una capacità produttiva molto più elevata di quella attuale, ma poi devono fare i conti con i limiti di rete. In ogni caso anche rendendo più efficiente la rete ed aumentando la produzione, non si supera la necessità di considerare la maggior offerta da più fonti per ragioni politiche, proprio quelle alla base della scelta del nucleare. Comunque, resta fondamentale ridurre il più possibile gli sprechi.

E: È possibile anche da noi la rivoluzione verde che vuol lanciare negli USA il Presidente Obama? AG: Vedremo cosa farà Obama in questa cosiddetta ‘rivoluzione verde’. Il nostro Paese può far tesoro di ogni contributo. In base alle attuali tecnologie e confrontando i 20 Paesi che oggi al mondo rappresentano il top dell’avanguardia in termini di capacità industriale ed economica, si dimostra che l’Italia può arrivare a coprire non oltre il 25% con le rinnovabili, visto che le rinnovabili hanno forti limitazioni, pur considerando l’evoluzione tecnologica del settore. Ma ci sono costi che spesso non vengono denunciati: ad esempio il fotovoltaico vive grazie al Conto energia, ma ciò crea le condizioni affinché aumenti la ricerca.

Idrica

Biomasse/Rifiuti

Geotermica

Solare

Eolica

E: La riforma del mercato elettrico, con le tre macro-zone di prezzo, ha sollevato perplessità - soprattutto nelle regioni meridionali - che evidenziano numerose criticità. Cosa ne pensa? AG: Uno dei problemi di questo Paese sono i costi di congestione. C’è un sistema, costruito individuando sette macroaree che definiscono un costo dell’energia per zona poi mediato attraverso il Pun, che ha creato delle distorsioni dovute ai limiti del sistema. La riduzione delle zone impone che riunendo le aree, quindi facendo investimenti sulla rete, quello che può apparire come un rischio per le regioni meridionali diventi un’opportunità per tutti di ridurre i costi. Questo è un aspetto che non è emerso con chiarezza, ma è la risposta più autentica. Non è infatti accettabile che, confrontando i dati mensili sul costo dell’energia, il Nord Italia, il Centro e una parte del Sud stiano all’interno di un certo margine di incontro tra domanda e offerta oraria, perché la Sicilia che, per quei limiti infrastrutturali, ha un’incidenza ponderata sul prezzo finale del Pun assolutamente ingiustificata. La soluzione non è punire il territorio che ha dei limiti infrastrutturali che comportano poca concorrenza in quella zona, ma ripensare le aree in funzione di investimenti nelle infrastrutture le rendano aree più omogenee fra loro, con un fisiologico allineamento del Pun.

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primo piano

sostenibilità ed efficacia dei nuovi incentivi ‘verdi’ A COLLOqUIO CON ALEssANDRO ORTIs presidente Autorità per l’energia elettrica e il gas di Gabriele Masini Alessandro Ortis

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Elementi 16


E: Il 18 dicembre il Mse ha emanato il decreto attuativo sui nuovi incentivi alle fonti rinnovabili. Sono cambiate le regole e i soggetti attuatori. Quali novità per l’Autorità? AO: Il decreto dà all’Autorità per l’energia un ulteriore mandato per definire alcuni interventi significativi mirati ad un corretto funzionamento della filiera dell’incentivazione delle fonti rinnovabili. L’Autorità, più in generale, dovrà attuare un controllo della corretta applicazione del decreto e, in particolare, individuare le condizioni per la pratica attuazione del meccanismo della tariffa fissa onnicomprensiva per gli impianti di potenza nominale fino a 1 MW. Rimane il compito di prevedere anche la copertura dei costi correlati ai programmi di incentivazione che andranno a gravare sui clienti finali del sistema elettrico: compito, questo, che l’Autorità ha sempre svolto con grande attenzione al possibile impatto sui consumatori finali. E: Tra i problemi che hanno frenato lo sviluppo delle rinnovabili c’è il difettoso funzionamento del meccanismo dei Certificati verdi. La nuova norma prevede, tra l’altro, la registrazione delle transazioni bilaterali, che contribuiranno a formare il prezzo. Basterà a dare stabilità al mercato e garanzie ai produttori? AO: La registrazione delle transazioni bilaterali contribuirà senza dubbio alla trasparenza del mercato anche se da sola forse non sarà sufficiente a consentire un buon funzionamento del mercato dei Certificati Verdi in termini di stabilità e garanzia nei confronti dei produttori. Tale mercato è infatti condizionato da una serie di disposizioni legislative, tese in principio a garantire la stabilità del valore dei Certificati Verdi, che però rischiano di influire sul buon funzionamento del mercato stesso. E: Rimanendo sulla questione CV, il “bersaglio grosso” per le associazioni dei produttori da fonti rinnovabili è, più che l’aumento degli incentivi e della quota d’obbligo, l’ampliamento della “base imponibile”, cioè l’assoggettamento all’obbligo, per esempio, dell’import nucleare dalla Francia e del grande idroelettrico. Crede sia praticabile? AO: L’esperienza ha dimostrato che il meccanismo di riconoscimento di importazione “rinnovabile”, ora basato sul sistema delle garanzie di origine, necessita di essere affinato. Più in generale, sapere se e come la produzione da un certo tipo di fonte viene trasferita da un Paese all’altro costituirà, in futuro, un elemento fondamentale non solo per il controllo dei meccanismi di incentivazione nazionale, ma anche per la valutazione del raggiungimento delle quote d’obbligo imposte a ciascun paese dall’Unione Europea. L’Autorità è già impegnata attivamente nelle sedi di confronto internazionale nelle quali interviene istituzionalmente (CEER e ERGEG) per un ordinato sviluppo di tale disciplina.

E: Dove andranno a “pesare” i nuovi incentivi? AO: La componente tariffaria per la copertura degli oneri generali a sostegno dello sviluppo delle fonti rinnovabili già esiste (la componente A3 della bolletta elettrica) e viene pagata dai clienti finali. Il problema è se e quanto potrà aumentare per effetto dei nuovi sistemi di incentivazione. Su questo tema giocano molte variabili tra cui l’effettivo sviluppo futuro delle fonti rinnovabili, le modalità con cui gli stessi incentivi saranno rivisti e l’andamento nel futuro delle incentivazioni già attive. Per quest’ultimo aspetto il complesso degli oneri futuri del solo Cip6, intesi come costi netti a carico dei clienti del settore elettrico, sono stimabili in 16 miliardi di euro. In ogni caso si dovrà prestare attenzione alla sostenibilità economica dei livelli di incentivazione che pesa per oltre 3 miliardi di euro all’anno sulle bollette degli italiani, pari circa al 6% della spesa totale di una famiglia tipo, al netto delle imposte. Nel perseguire gli obiettivi fissati dall’Europa tali oneri potrebbero facilmente raddoppiare o triplicare, generando una instabilità dei modelli e dei livelli di incentivazione nel medio termine. Il problema tuttavia non è solo se questa quota aumenterà, ma in quale misura l’aumento dello sforzo da sostenere sarà in grado di avviare un circolo virtuoso con la nascita di un’industria nazionale di settore, in grado di generare innovazione tecnologica e, nel medio lungo termine, una discesa dei costi delle tecnologie di produzione da fonte rinnovabile. E: Crede che i nuovi incentivi siano commisurati allo sforzo che ci chiede l’Unione europea con il Piano 20-20-20? AO: Il raggiungimento degli obiettivi europei è un problema che non può essere ridotto alla valutazione di adeguatezza del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili. I tre obiettivi europei non sono scollegati, ma interagiscono. Il famoso 20-20-20 pone sì delle condizioni, ma le variabili su cui poter agire sono molteplici. La vera sfida è il rispetto delle condizioni al minimo costo complessivo. Senza dubbio, il programma di incentivazione, per quanto robusto in termini economici, non sarà sufficiente se non accompagnato da una corretta responsabilizzazione delle Regioni e degli Enti locali e da misure legislative dedicate ad un ordinato sviluppo dei percorsi autorizzativi. E: È possibile, accettabile e praticabile spostare una parte di questi oneri dalla bolletta alla fiscalità generale? AO: Non spetta all’Autorità decidere su questa scelta. Certo è che occorre porre attenzione su alcuni aspetti di non equità redistributiva connessi all’attuale meccanismo di tipo parafiscale, che fa gravare gli oneri dell’incentivazione per le rinnovabili, peraltro maggiorati in bolletta dall’IVA, sui consumi di energia elettrica. Può capitare che, ad esempio,

> Elementi 16

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una famiglia numerosa con maggiori consumi sia chiamata a contribuire al sostegno delle rinnovabili più di un single benestante che –in media– consuma meno. E: Scambio sul posto: la gestione è passata dai distributori locali al Gse. Ci sarà una semplificazione? AO: Con la delibera ARG/elt 74 del 2008 l’Autorità ha previsto una nuova disciplina per lo scambio sul posto, con l’obiettivo, da un lato, di garantire maggiore semplicità contrattuale, più trasparenza ed efficacia di gestione, corretta valorizzazione economica dell’energia elettrica immessa e consumata e, dall’altro, di integrarla con le regole che governano il mercato elettrico. Un obiettivo, questo, dal quale non è possibile prescindere se si vuole che lo scambio sul posto possa effettivamente crescere in termini di volumi e di numerosità di soggetti che vi aderiscono. Inoltre, con il nostro provvedimento abbiamo cercato di dare risposta ad un situazione che vedeva l’erogazione del servizio di scambio affidata ai distributori e, dunque, troppo spesso soggetta a grande disomogeneità sul territorio. Tutte queste ragioni hanno condotto alla scelta di semplificazione e di portare l’erogazione per lo scambio sul posto in capo al GSE, con procedure trasparenti, uniche sul territorio nazionale e controllate dall’Autorità.

Tariffe del conto energia fotovoltaico relative al 2009 Tariffe (€/kWh) Tipologia impianto Potenza nominale dell'impianto (kW)

1

2

3

Non integrato

Parzialmente integrato

Integrato

A 1<p<3

0,392

0,431

0,480

B 3 < p < 20

0,372

0,412

0,451

C p > 20

0,353

0,392

0,431

fonte GSE

Incentivazione delle rinnovabili con CV e TO Il sistema con tariffa onnicomprensiva Taglia inferiore o uguale ad 1 MW (200 kW nel caso degli eolici on-shore) L’energia rinnovabile riconosciuta all’intervento effettuato, che deve essere necessariamente immessa nel sistema elettrico, viene incentivata per 15 anni con una tariffa fissa onnicomprensiva (parte incentivante+valore per cessione dell’elettricità).

Le tariffe sono differenziate per fonte secondo la seguente tabella: Fonte

Tariffe onnicomprensive (€c/kWh)

Eolica per impianti di taglia non superiore a 200 kW

30

Geotermica

20

Moto ondoso e maremotrice

34

Idraulica diversa da quella del punto precedente

22

Rifiuti biodegradabili, biomasse diverse da quelle di cui al punto successivo

22

Biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ottenuti nell’ambito di intese di filiera o contratti quadro oppure di filiere corte (entro un raggio di 70 Km)

30

Gas di discarica e gas residuali dai processi di depurazione e biogas diversi da quelli del punto precedente

18

Tabella 3 L. 24/12/2007 n. 244 (integrata con la L. 29/11/2007 n. 222) (Le tariffe possono essere aggiornate ogni 3 anni con apposito D.M. da MSE) 16

Elementi 16

fonte GSE


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L’energia EGL: una scelta trasparente Soluzioni flessibili, contratti chiari, competenza ed esperienza caratterizzano l’offerta di EGL in 18 Paesi europei. Oggi il Gruppo è attivo sull’intera filiera energetica, dalla produzione alla gestione del portafoglio di approvvigionamento. Per questo EGL è il partner più affidabile per le aziende italiane.

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primo piano L’ITALIA E LE sCELTE COMUNITARIE

Energie giusta la strada

DI NANDO pAsqUALI Amministratore Delegato del GsE Il ruolo privilegiato del GSE, quale soggetto dedicato alla gestione dei meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili, consente alla società di monitorarne lo sviluppo costantemente. Successo del conto energia: 350 MW la capacità complessiva incentivata a marzo 2009 a fronte di circa 30.000 impianti. Le soluzione economiche messe in piedi a livello centrale sembrano avere tutte le caratteristiche per una diffusione significativa delle fonti rinnovabili.

Non si può parlare del mercato elettrico italiano e del posizionamento delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) senza accennare alle recenti scelte comunitarie che hanno prodotto un notevole impatto sul nostro Paese. Il 2008, infatti, è stato per la UE un anno di acceso dibattito in materia di energia e sostenibilità della crescita. A dicembre, a circa due anni di distanza dalla proposta originaria del Consiglio dei Ministri UE, c’è stato l’accordo politico delle istituzioni comunitarie sul pacchetto cambiamento climatico, noto come 20-20-20. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, la nuova direttiva, che presto diventerà vincolante al’interno della UE, ha fissato al 20% l’obiettivo di consumo di energia rinnovabile all’interno della comunità nell’anno 2020, ripartito su base nazionale. L’Italia con un target del 17% dovrà quindi scegliere, come gli altri Stati membri della Comunità, la ripartizione settoriale di tale quota (elettricità, riscaldamento/raffrescamento e trasporti). Questo impegno dovrebbe tradursi, per il mercato elettrico, nel coprire il 25% del fabbisogno con la produzione da impianti rinnovabili. La nuova direttiva prevede, inoltre, la possibilità di utilizzare per conseguire gli obiettivi nazionali, anche la produzione realizzata in altri Paesi membri, previa notifica alla Commissione, anche in assenza di un effettivo scambio di energia elettrica. Opzione che, pur lasciando

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Elementi 16

intravedere una maggior flessibilità per gli Stati, non deve prescindere da misure di risparmio e di efficienza energetica, decisive per convergere verso gli obiettivi fissati. Per l’Italia, il consuntivo provvisorio 2008 del settore elettrico (17,6% di produzione da fonti rinnovabili rispetto al consumo interno lordo di energia elettrica) dimostra che si deve fare ancora molto per rafforzare il contributo delle FER. Si tratta di obiettivi ambiziosi, ma siamo sulla strada giusta. Lo sviluppo delle nuove rinnovabili (in particolare eolica, biomasse, solare) verificatosi negli ultimi anni ne è la testimonianza. Il ruolo privilegiato del GSE, quale soggetto dedicato alla gestione dei meccanismi di incentivazione, consente alla società di monitorare costantemente tale sviluppo. Il GSE - operativo da novembre 2005 sul fronte della gestione degli incentivi - ha potuto riscontrare la buona efficacia degli strumenti definiti dal legislatore. Il meccanismo dei Certificati Verdi, introdotto dal decreto legislativo 79/99, ha permesso al GSE di qualificare - dal 2001 a fine 2008 - una potenza di oltre 4.300 MW, di cui oltre il 50% dagli impianti eolici e più del 17% a biomasse. Ha raggiunto, invece, quota 9.000 MW la capacità degli impianti a progetto, presentati al GSE. Significativa anche la produzione incentivata con Certificati Verdi, pari nel 2007 a circa 8 TWh. Un dato che tiene conto - oltre alle nuove installazioni e alle riattivazioni anche di altre categorie di intervento - ovvero potenziamenti e rifacimenti parziali o totali - che beneficiano del meccanismo dei Certificati Verdi. Di rilievo anche il successo del Conto Energia, il sistema di feed-in che incentiva gli impianti fotovoltaici, avviato a luglio 2005. Ad oggi la capacità complessiva incentivata (che tiene conto di entrambe le modalità definite con i decreti del 2005 e del 2007) supera i 350 MW, a fronte di circa 30.000 impianti. Non va dimenticato che questi risultati, nonostante l’adozione


rinnovabili, intrapresa Nando Pasquali

peraltro sostenuta anche in vari Paesi europei, dove la tutela per impianti piccoli e grandi è diversificata. Le soluzione economiche messe in piedi a livello centrale sembrano avere, oggi, tutte le caratteristiche per una diffusione effettiva delle rinnovabili. Ora rimangono da eliminare le misure che possono rendere questi sforzi meno efficaci. Il riferimento è ai processi autorizzativi, spesso di difficile accesso agli operatori, sui quali è necessario coinvolgere tutte le parti interessante per arrivare a soluzioni soddisfacenti.

da parte dell’AEEG di misure volte ad eliminare le difficoltà tecniche e amministrative per connettere gli impianti rinnovabili alle reti, tengono conto di un andamento del 2008 non positivo. Un anno, infatti, che va considerato di transizione dal vecchio al nuovo sistema incentivante previsto dalla legge 244/07 e operativo dall’inizio del 2009, a valle dell’adozione del D.M. 18.12.08. Con il nuovo assetto - che prevede strumenti di mercato (CV) e strumento regolato (tariffa onnicomprensiva), già valutato positivamente dagli operatori - l’Italia ha scelto una politica,

Impianti nuovi qualificati ed in esercizio al 31/12/2008

fonte GSE

2500

600 2.307 MW

571

500 2000

400 1500

300 257

1000 195

200

777 MW 669 MW

500 100 262 MW

76

219 MW 30

0 Potenza (MW)

80 MW

49 5 MW 0

2 Eolica

Biomasse

Idraulica

Biogas

Rifiuti

Geotermica

Solare

Numero impianti


primo piano

Non perdiamo tempo, serve un programma pluriennale CONVERsAzIONE CON ENRICO LETTA Deputato del pd, già ministro dell’Industria

Enrico Letta

di Fausto Carioti

Deve essere coordinato con i singoli piani regionali. Nucleare necessario, ma l’obiettivo del 25% è irrealistico. Serve una politica industriale di stimolo agli investimenti e allo sviluppo di nuove tecnologie e poi, potenziamento di reti, costruzione di rigassificatori e ogni misura che renda più equilibrato il mix di fonti primarie. Energia e ambiente devono essere viste come opportunità tecnologiche da non lasciarsi sfuggire.

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C’è spazio per una politica bipartisan dell’energia dell’ambiente. Anzi, ce ne è necessità. Enrico Letta, ex ministro dell’Industria e deputato del Pd, apre le porte al confronto col governo. Su tutti i temi strategici, iniziando dalle liberalizzazioni e dallo sviluppo di nuove tecnologie. E: Onorevole Letta, il piano predisposto dal governo per diversificare le fonti energetiche prevede il raggiungimento, a regime, di un mix composto per il

Elementi 16

50% da energia ricavata da fonti fossili, il 25% da energie rinnovabili e il 25% da nucleare. Entro la legislatura dovrebbe iniziare la costruzione delle nuove centrali nucleari italiane. Lo ritiene un piano auspicabile e raggiungibile? EL: Il nostro Paese deve disporre, per energia e ambiente, di un programma nazionale pluriennale, coordinato con i singoli piani regionali. In questa fase di estrema difficoltà economica, l’energia


e l’ambiente sono fra gli ambiti in cui è più urgente investire a fini anticiclici. Sotto questo profilo, avere obiettivi chiari e condivisi è prioritario per dare certezza agli investitori. Ciò detto, pur comprendendo la necessità di sintetizzare in slogan ragionamenti complessi, resta la sensazione che non si sia andati molto più in là rispetto agli slogan. E: Ad esempio? EL: Sul nucleare. Fu un errore uscirne, questo errore lo stiamo pagando ancora oggi e lo pagheremo nel futuro. Ma l’obiettivo del 25% espresso dal governo mi sembra irrealistico. E: Ritiene possibili convergenze parlamentari tra maggioranza e opposizione sul tema dell’energia? EL: Energia e, lo ripeto, ambiente, sono i settori su cui occorre intervenire per arginare la crisi economica. Programmi così ambiziosi necessitano dell’accordo di tutte le parti politiche. Noi siamo disponibili a un confronto serio. E: Su quali argomenti? EL: In primo luogo occorre proseguire nelle liberalizzazioni, senza fare marce indietro. Inoltre bisogna definire una politica industriale di stimolo agli investimenti e allo sviluppo di nuove tecnologie. E: Come possiamo rendere l’Italia meno soggetta alla dipendenza energetica dall’estero, soprattutto dai Paesi politicamente inaffidabili? EL: Dialogo e investimenti restano le uniche strade percorribili. La politica è fondamentale, a livello italiano ma soprattutto a livello comunitario, per contenere le istanze dei Paesi produttori. Poi, bisogna potenziare le reti, costruire i rigassificatori e riequilibrare il mix di fonti primarie. E: Sono passati nove anni dal decreto che ha liberalizzato il mercato del gas. Qual è, secondo lei, il bilancio del provvedimento? EL: Ritengo che il decreto abbia retto abbastanza bene

la prova del tempo. Senza dubbio il settore si è evoluto. Penso, fra tutti, al segmento della distribuzione, in cui oggi il numero di operatori si è dimezzato. Rispetto al 1990, vi sono operatori più forti e in grado di reggere meglio la concorrenza internazionale. Certo, la strada è ancora lunga. Allora vi era l’aspettativa di una maggiore integrazione su scala continentale. Nonostante questo, ritengo che la strada tracciata sia solida e da percorrere senza esitazioni. Non a caso, il cosiddetto terzo pacchetto di direttive comunitarie conferma i principi che noi, già da anni, abbiamo introdotto nel sistema italiano. E: Il partito democratico propone per l’energia un “new deal ecologico” sul modello di quello messo in cantiere dal presidente Barack Obama. Ma gli Stati Uniti possono permettersi investimenti nelle energie rinnovabili, ancora antieconomiche, perché producono il 20% della loro energia elettrica dal nucleare. Che senso ha, per l’Italia, imitare il piano di Obama? EL: Le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono i due ambiti in cui le economie industrializzate si confronteranno nei prossimi anni. È questo il senso del piano di Obama o, per lo meno, la parte che noi dobbiamo imitare. Energia e ambiente devono essere viste anche, se non soprattutto, come opportunità tecnologiche da non lasciarsi sfuggire. Pena un ulteriore e insanabile aggravamento della posizione competitiva su scala internazionale. Sotto questa luce va inquadrato anche il confronto in atto a livello comunitario. La sfida che Francia, Germania e gli altri Paesi dell’Unione stanno lanciando è di tipo tecnologico. Non scordiamocelo. E: Che giudizio dà delle procedure che permettono di installare impianti energetici nel nostro Paese? Sono adatte a consentire una pianificazione adeguata o devono essere rese più rapide? EL: Quasi nessuno è soddisfatto del federalismo applicato all’energia. Vorrei, però, notare, che tanto vale prendere atto della nuova situazione e, invece di tentare continue modifiche agli iter procedurali, consolidare quelli esistenti. La ricerca della procedura perfetta rischia di essere vana. Forse bisogna lavorare di più sulla riforma della pubblica amministrazione, al fine di dotare gli uffici competenti di risorse adeguate. E poi, come ho detto prima, servono programmi chiari e stabili.

Il ricorso alle fonti energetiche: confronto mix dei combustibili Dal 2007 in % Francia

Germania

Italia

13

77

16

22

17

Rinnovabili

49

14

Nucleare

18

Carbone

Gas

24

4

12

54

21

Spagna

5

1

1

15

30

7

Olio

fonte Relazione annuale Aeeg 2008/Enerdata

Elementi 16

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primo piano Risparmio energetico, innovazione, meno emissioni, poi...

‘immaginare’ il futuro Federica Guidi

DIALOGO CON FEDERICA GUIDI presidente giovani imprenditori Confindustria di Jacopo Giliberto Immaginare i benefici sul fronte dell’impatto ambientale, costi più bassi e un’efficienza energetica interessante. E poi un uso più efficace degli idrocarburi e meno dipendente dal greggio per alcune applicazioni. Il nucleare? Necessario per energia a minor costo e per l’ambiente.

Ducati Energia, obiettivo non scontatissimo. Oggi sono direttrice generale, con responsabilità particolare sui settori degli acquisti, della logistica e nel commerciale. Fino a 3 o 4 anni fa ero direttrice dell’ufficio acquisti, ma avevo cominciato in azienda girando il mondo per anni a vendere condensatori di riscaldamento.

“Del liceo classico? Il ricordo più pesante, in senso letterale, è il Rocci: quel vocabolario di greco mi sembrava pesante ventisette chili”. Sorride ai ricordi dell’aoristo Federica Guidi, modenese, figlia di Guidalberto Guidi, presidente dei Giovani imprenditori della Confindustria. Lavora alla Ducati Energia di Bologna, l’azienda del padre. Nell’autunno scorso i Giovani avevano organizzato a Capri uno dei convegni più attesi, dedicato in questa occasione al tema dell’energia e dell’ambiente.

E: Stato civile? FG: Non sono sposata, e amo i cani. E: Che cani ha? FG: Una bellissima golden retriver: Trudi. E: Preferirei parlare di Trudi, ma parliamo di energia. Qual è il suo impegno su questo tema?

E: Una sua carta d’identità, Guidi. FG: Sono laureata in giurisprudenza, ho conseguito un master in Economia e ho lavorato per due anni in una banca d’affari, dove mi avevano proposto un contratto. Ero in dubbio se accettare, ma ho perseverato nell’obiettivo di entrare alla

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Elementi 16

FG: Come Giovani di Confindustria pensiamo che bisogna puntare sul risparmio di energia, ma anche investire sull’innovazione tecnologica nel settore dell’energia e nella creazione di prodotti a basso contenuto di emissioni e a basso impatto ambientale. Innovare è il futuro


E: Verso quali tendenze di innovazione nell’energia e nell’ambiente si muove l’impresa italiana?

La situazione nucleare nel mondo (2007) fonte: Associazione Nucleare Italiana/Onu-Iaea

Produzione elettrica (2006) 2658 TWh %Ee 16

Unità in esercizio N 439 MWe 371.642

Unità in costruzione N 33 MWe 26.838

Unità in progetto N 94 MWe 101.595

Unità in opzione N 223 MWe 194.695

Contributi alla produzione elettrica mondiale Carbone

40%

Gas

19%

Nucleare

16%

Idroelettrico

16%

Olio combustibile

7%

Altre rinnovabili

2%

FG: Le imprese sviluppano soprattutto produzioni di energia alternativa. Penso ai pannelli fotovoltaici o alla generazione distribuita. C’è una forte domanda di generatori diffusi di corrente. Ci sono molte aziende che diversificano la proposta di prodotti intercettando un’esigenza globale. E: È una tendenza mondiale. Ma il mercato italiano è sensibile? FG: Ho la sensazione che sia il mercato in crescita. È un’indicazione relativa al mercato ante-crisi, ma anche in Italia questi segmenti di mercato hanno ottime prospettive di crescita. La produzione diffusa di energia è un buon investimento per trovare anche un buon mercato domestico. E: Torniamo a declinare su scala personale queste indicazioni.

Nucleare

33%

FG: Anche alla Ducati Energia siamo coinvolti da questa tendenza, come tutti i produttori di componentistica. Imprenditori e colleghi stanno investendo in questo settore che - a parte il rallentamento dovuto al momento di crisi dà un ritorno e un recupero veloce. Gli stessi investimenti spesso non sono così pesanti e hanno costi competitivi. Possiamo immaginare, a breve, un uso domestico di queste applicazioni, nel residenziale, nelle scuole, negli uffici.

Carbone

30%

E: Continui a immaginare.

Gas

20%

Idroelettrico

11%

Olio combustibile

4%

Altre rinnovabili

2%

Contributi alla produzione elettrica in Europa (27 paesi)

FG: Bisogna avere una visione del futuro, per immaginare i benefici ambientali, ma anche i costi più bassi e una maggiore efficienza energetica. Immaginare la produzione di energia di un mondo post-petrolifero, o comunque di transizione e di uscita dal petrolio, con un uso più efficace degli idrocarburi. E: Parliamo di oggi. Per esempio, di nucleare.

dell’industria. C’è un motivo etico, ambientale, beninteso, ma anche di business. Chi investe per avere innovazione energetica e ambientale ottiene quei prodotti ad alto valore aggiunto e ad alta tecnologia che si venderanno bene anche sui mercati in crescita. E: Mi racconti un caso di innovazione alla Ducati Energia. FG: Siamo impegnati per sviluppare condensatori innovativi anche per l’industria. Abbiamo investito su un quadriciclo leggero sia elettrico che ibrido. E: Un veicolo? FG: Sì, con questa doppia soluzione che permette di avere, a scelta, anche la sola trazione elettrica. Così si può usare con bassissimo impatto ambientale quando lavorano i motori ibridi oppure a emissioni zero, in modalità urbana, quando funziona il solo motore elettrico. Ma in generale l’alta efficienza, la mobilità sostenibile e la componentistica, che migliora i rendimenti, sono temi affrontati non soltanto dai Giovani imprenditori ma, in modo applicativo, anche dalle imprese.

FG: La Confindustria è sempre stata chiara sul tema. L’Italia senza energia atomica paga una disefficienza sui costi energetici, che sono molto più elevati rispetto a quelli di altri Paesi, ad esempio la Francia. Ora dobbiamo andare velocemente verso questa opzione energetica, anche se per il ritardo accumulato non sarà possibile recuperare il divario. Inoltre, il nucleare non emette anidride carbonica e l’Europa con il pacchetto clima-energia e il “20-20-20” cerca di avere un impatto ridotto sui cambiamenti climatici. La sola Europa non può sobbarcarsi un costo eccessivo: vogliamo evitare il paradosso che porta a spostare la produzione europea nei Paesi con meno regole. Dovremmo darci dei tempi congrui per arrivare a quegli obiettivi, ma insieme valorizzare le nuove aziende e le nuove tecnologie: le innovazioni europee dovrebbero essere quasi “imposte” ai Paesi che producono con forti inefficienze. E: Cioè, usare gli impegni come strumento condiviso. FG: Sì. L’innovazione ci può dare l’opportunità di trasformare la tecnologia nuova in standard comune e di ridurre così il dumping ambientale. Senza deindustrializzare l’Europa. La posizione negoziale assunta dal Governo italiano va nella direzione giusta, ma c’è ancora tanto da fare.

Elementi 16

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con ‘Energia Tutto Compreso’ prezzo unico e bolletta semplice Le famiglie che scelgono di passare sul mercato libero con Enel Energia possono aderire a un’offerta innovativa che consente di scegliere la propria ‘taglia’ di consumi e, imposte a parte, di pagare un prezzo dell’energia ‘tutto compreso’

SMALL CONSUMO 100 KWH MESE PREZZO FISSO DI

12€/MESE

‘Energia Tutto Compreso’ è il nome della nuova offerta che Enel Energia, la Società di Enel per la vendita di elettricità e gas sul mercato libero, propone alle famiglie che vogliono avere la certezza della propria spesa di elettricità e una bolletta semplificata e di facile lettura. Si tratta di un’offerta decisamente innovativa, un segnale di chiarezza e semplicità rivolto ai consumatori che oggi più che mai hanno bisogno di capire quanto costa davvero ciò che comprano.

MEDIUM CONSUMO 225 KWH MESE PREZZO FISSO DI

28€/MESE

LARGE CONSUMO 300 KWH MESE PREZZO FISSO DI

44€/MESE

Energia Tutto Compreso prevede un prezzo fisso e invariabile per due anni comprensivo di tutte le voci della bolletta, escluse le sole imposte. L’offerta rivolta principalmente, ma non solo, alle famiglie con contratto 3 kW per la propria abitazione -cioè circa l’80% del mercato domesticoè disponibile in tre taglie di consumo: Small: per un pacchetto di 100 kWh mensili, il prezzo valido per due anni è di 12 € al mese (escluse imposte). Medium: per 225 kWh mensili, il prezzo è di 28 € al mese (escluse imposte). Large: per 300 kWh mensili, il prezzo è di 44 € al mese (escluse imposte). Rimanendo nei limiti di consumo previsti dalla taglia scelta, ogni tre mesi si riceverà una bolletta che rispecchierà esattamente l’importo scelto (al di là delle imposte), ma anche nella eventualità in cui si superi la soglia, la maggiorazione di costo per

i chilowattora eccedenti sarà anch’essa comprensiva di ogni onere, tasse escluse. Mai più sorprese quindi per i clienti di Energia Tutto Compreso. Scegliere la taglia è semplice. Sul sito www.enelenergia.it i clienti potranno individuare la taglia che più si adatta alle loro abitudini di consumo attraverso un simulatore, ottimizzando quindi la loro scelta. In più, scegliendo Energia Tutto Compreso, per chi lo vorrà e ha già il contatore elettronico teleletto (oltre l’80% delle famiglie italiane) sarà disponibile un servizio gratuito che, attraverso un semplice sms, comunicherà al cliente l’esatto ammontare del consumo di chilowattora del mese precedente. Come per tutti i prodotti di Enel Energia, anche per chi sceglierà Energia Tutto Compreso ci sarà la possibilità di iscriversi al programma di fidelizzazione Enelpremia, con la possibilità di ricevere in un anno un bonus fino a 3.000 Punti Energia, equivalenti a 30 euro che possono essere dedotti dalla bolletta. Ad oggi sono oltre 1,35 milioni le famiglie - di cui più del 20% con una fornitura anche di gas - che hanno scelto di passare sul mercato libero con Enel Energia. Nel settore delle aziende, la società serve ora più di 1,6 milioni di clienti. Prosegue con successo anche Enelpremia - il programma che conta oltre 1,3 milioni di clienti - con il quale si possono accumulare Punti Energia per avere sconti direttamente in bolletta, premi per la casa e il tempo libero e vantaggi speciali per i propri acquisti. E grazie alle convenzioni del programma con oltre 30 grandi Partner, le famiglie possono risparmiare dai

350 ai 750 euro all’anno per i propri acquisti con la card Enelpremia. Grazie ai servizi offerti dal nuovo portale di Enel Energia, aggiornato costantemente nei contenuti, si possono visualizzare on line tutte le informazioni relative all’offerta e le condizioni contrattuali. E se si sceglie di domiciliare il pagamento sul proprio conto corrente, bancario, postale o su carta di credito, si potrà richiedere la bolletta via mail. I clienti riceveranno così direttamente nella loro casella di posta la bolletta in formato elettronico, che potrà essere comodamente archiviata nel proprio PC. Una scelta che recherà beneficio anche all’ambiente, grazie al minor abbattimento di alberi per la produzione della carta e conseguentemente minori emissioni di CO2. L’adesione a Energia Tutto Compreso, la cui sottoscrizione da parte di clienti del servizio di maggior tutela prevede il loro passaggio al mercato libero, può essere effettuata on line, collegandosi al sito www.enelenergia.it, oppure chiamando il numero verde 800 900 860 - attivo con 2 mila operatori dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 22.00, e il sabato dalle 8.00 alle 14.00 - o ancora recandosi in uno dei 690 PuntoEnel ed Enel.si, dove personale esperto è a disposizione di coloro che desiderano diventare clienti dell’elettricità e del gas di Enel Energia. Per scoprire qual è il PuntoEnel o il negozio Enel.si più vicino, basta collegarsi al sito www.enelenergia.it. E per chi invece avesse bisogno della sicurezza di un viso nel momento della scelta, Enel Energia è presente sul territorio anche con oltre 2 mila agenti, disponibili a dare tutte le informazioni necessarie a fare la scelta migliore.

a cura di Enel Comunicazione



energia e ambiente

Il sole di sicilia, energia per l’Italia Raffaele Lombardo

IL pENsIERO DI RAFFAELE LOMBARDO presidente Regione siciliana di Luca Speziale

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Che la Sicilia avesse il sole, tra i suoi molteplici elementi caratterizzanti, è un dato di fatto e ciò potrebbe avere degli importanti “eco-risvolti” per l’Italia. Il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, illustra il nuovo Piano energetico della Regione e i progetti in atto che, molto probabilmente, faranno dell’isola la produttrice numero uno di energia fotovoltaica. E non solo.


E: Nel numero scorso di Elementi, l’on. Prestigiacomo ha affermato: “la Sicilia ha potenziali importanti per energia ed ambiente. Li valorizzeremo”. Alla luce di questa affermazione, quali sono i progetti in via di attuazione e quali quelli in fase ideativa? RF: La Giunta di Governo ha dato il via libera al Piano energetico della Regione, redatto con il contributo di autorevoli esponenti delle università siciliane e al termine di un serrato confronto con le parti sociali. Un importante traguardo raggiunto, un forte impulso a maggiori investimenti e alla creazione di nuove opportunità di lavoro. Nel documento ci sono tutte le risposte alle numerose e complesse questioni sul problema energetico regionale, secondo due principi fondamentali. Ovvero, la valorizzazione della competenza esclusiva che ha la Sicilia in materia energetica e la liberalizzazione dei mercati, principio strategico per lo sviluppo e la sicurezza energetica. E: Importanti società del settore elettrico stanno investendo in Sicilia nella costruzione di impianti energetici, soprattutto da fonte rinnovabile. Questo vuol dire che si è capito il reale potenziale del “sole siciliano”, passando quindi dalle idee ai fatti? RF: Il Piano energetico non può contenere limiti in negativo, ma consigli di mera opportunità, all’interno del principio della valorizzazione delle fonti rinnovabili e della riduzione dei consumi di energia da fonti inquinanti. In dettaglio si concretizza nella promozione del risparmio energetico e della diversificazione delle fonti energetiche, nella promozione di filiere produttive di tecnologie innovative e di clean techonologies nelle industrie ad elevata intensità energetica, nella valorizzazione delle risorse endogene, nel potenziamento della rete metanifera. In concreto le priorità di intervento riguardano il raddoppio dell’elettrodotto SiciliaContinente, la realizzazione della rete ad altissima tensione e la costruzione di due terminali di rigassificazione. E: Oltre al fotovoltaico quali altre risorse possono essere sfruttate in Sicilia al fine di diminuire la dipendenza dal petrolio e dai suoi derivati nella produzione di elettricità? RF: Il settore eolico è certamente quello di primaria importanza. Sono state presentate istanze per una potenza complessiva superiore a 4.000 MW. Vorremmo, tuttavia, che a questo rinnovato interesse seguisse un coerente vantaggio per la Sicilia, cosa che non sempre esiste, a fronte di un inevitabile danno ambientale che la Regione deve sopportare. E: Qual è l’obiettivo che la Sicilia vuole raggiungere nel prossimo futuro per le fonti rinnovabili? RF: La Regione Sicilia vanta il più alto indice di incremento di impianti di fonti rinnovabili nell’ultimo periodo, in linea con gli obiettivi di Kyoto. L’assessorato competente ha rilasciato, infatti, circa 100 autorizzazioni alla costruzione ed esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili. 27 per impianti eolici per una potenza complessiva pari a 955,70 MW, 10 per impianti alimentati da biomassa per una potenza pari a 100MW, alcune per impianti fotovoltaici per circa 20MW, un impianto solare termodinamico di valenza scientifica per 6 MW. Inoltre, è in fase conclusiva l’istruttoria per la prima raffineria di bioetanolo.

LE NUOVE INFRAsTRUTTURE 100 autorizzazioni

concesse dalla Regione alla costruzione ed esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili

27 impianti eolici 10 impianti alimentati da biomassa 2 terminali di rigassificazione 20 MW di impianti fotovoltaici E: La Sicilia è destinata a svolgere un ruolo da protagonista nel settore delle rinnovabili. Diverrà un esempio trainante per il resto d’Italia? RF: Molto del nostro futuro dipenderà dagli investimenti che sapremo mettere a disposizione nel settore della ricerca. Nel Piano energetico si fa particolare riferimento alla valorizzazione dell’uso del vettore idrogeno; al recupero del freddo nei processi di rigassificazione del GNL; alla ricerca e lo sviluppo relativo all’impiego di biocarburanti; alla sicurezza degli impianti per lo sfruttamento della fissione nucleare con nuove e più sicure tecnologie per la risoluzione dei problemi relativi allo smaltimento e custodia delle scorie. L’UE destina a tal fine una somma complessiva di 684.140.786 euro, pari all’8% delle risorse globali. E: Le lungaggini burocratiche rallentano l’attuazione di nuovi piani sul fronte delle energie alternative. Si sta facendo qualche cosa per cambiare rotta? RF: Siamo impegnati in una semplificazione burocratica in tutti i settori della nostra amministrazione, a partire dall’assessorato all’Industria dove sono già stati posti in essere elementi di semplificazione, che daranno i primi risultati molto presto. La decisione più importante è quella - recentemente assunta di istituire un apposito dipartimento per l’energia al quale affidare la gestione di tutta la problematica connessa. E: È ipotizzabile l’individuazione di un sito nucleare in territorio siciliano? RF: A tre condizioni: l’utilizzo di una tecnologia sicura al 100%, una effettiva convenienza per i siciliani, un consenso popolare ampiamente condiviso.

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energia e ambiente

Le ‘energie’ di Roma INTERVIsTA A GIANNI ALEMANNO sindaco di Roma Gianni Alemanno

di Luca Speziale

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Efficienza energetica, rispetto dell’ambiente e risparmio di denaro, questi i dictat della politica del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Dalle parole si sta passando ai fatti. La dimostrazione? I molti progetti in campo energetico che stanno prendendo il via. Roma può diventare un esempio di Capitale eco-compatibile? Sentiamo cosa ne dice il Sindaco.


E: Essere il primo cittadino “della Capitale” non è una cosa semplice. Tra i vari problemi da affrontare ci sono il rispetto dell’ambiente e risparmio energetico. Di fronte a questi temi come si pone la Giunta da lei presieduta? GA: Roma ha veramente tante “energie” che attendono di essere liberate. È proprio su questo che punta il Dpf, Documento di programmazione finanziaria 2009-2011, nel quale si sintetizzano e rilanciano, tra l’altro, gli obiettivi strategici della nuova Giunta in materia ambientale. Come il Piano per “Roma Verde” e il Progetto “Roma solare ed energie alternative”; piani complementari a una serie di macroprogetti come il “Piano Servizi” e il “Piano strategico della Mobilità sostenibile”. È su questo terreno che si gioca la battaglia per l’ambiente, in una logica di rete e trasversalità di temi che include la sostenibilità anche delle opere pubbliche. E: L’instabilità dei prezzi delle fonti fossili, le difficoltà che possono nascere per l’acquisizione di altre materie prime destinate alla produzione di energia elettrica da Paesi che a volte giocano in modo speculativo, la mancanza di risorse proprie del Paese, la crescita costante della domanda elettrica, richiedono revisioni di programmi e di strategie energetiche. Quali gli strumenti sui cui il Comune di Roma intende puntare? GA: Stiamo analizzando la fattibilità di alcune iniziative di risparmio energetico proposte da Acea, che potenzialmente rappresentano opportunità interessanti. Tra queste, la realizzazione di un impianto di cogenerazione al Mattatoio e di un impianto a biomasse presso Tor Vergata. Anche i privati dovranno essere coinvolti in una strategia di utilizzo e sviluppo di impianti a biomassa (utilizzando gli scarti delle potature degli alberi ad esempio), e in interventi di miglioramento energetico per gli edifici di proprietà comunale (scuole, impianti sportivi, uffici) con la collaborazione delle Esco. Questa strategia necessita di uno sforzo integrato e della massima concertazione in vista dell’elaborazione del Piano energetico comunale anche tra le municipalizzate e le aziende elettriche: Ama, Italgas e Acea. E: Sono stati messi in atto, o sono in fase ideativa, progetti che mirano a sensibilizzare ed educare i cittadini sulle questioni energetiche ed ambientali? GA: Il “risparmio energetico romano” è sicuramente un argomento di grande attualità ed è per questo che sono state avviate da tempo campagne, condotte da importanti aziende nazionali, con il fine di coinvolgere e quindi informare i cittadini. Tra le molteplici iniziative possiamo ricordare quella dell’Ama che ha regalato ai romani, lo scorso Natale, un kit per la raccolta differenziata e il compost. Oppure, l’Acea che si sta impegnando per la sostituzione dell’illuminazione pubblica con lampadine a risparmio energetico, mentre l’Italgas ha incentivato l’adozione di caldaie di ultima generazione. E: Si parla spesso di grandi progetti tralasciando le piccole iniziative, utili invece per il raggiungimento dell’obiettivo finale. In questo senso qual è l’atteggiamento del Comune? GA: L’impegno deve essere di tutti e a 360°. Proprio per questo, visto che i fatti contano più delle parole, il Comune

darà per primo il buon esempio adottando, per i suoi uffici, una delibera mirata all’acquisto di materiale eco-compatibile. Dalla carta ecologica, al riciclo toner stampanti, dai frangiflutti per ridurre il consumo idrico, alle lampadine a basso consumo e ai salvaschermi del Pc per ridurre il consumo elettrico. E: Possiamo pensare a Roma, in un prossimo futuro, come una città eco-compatibile? GA: L’idea esiste e, come abbiamo precedentemente detto, i progetti avviati sono molteplici. A questo processo di ricostruzione di un tessuto urbano armonico ed eco-compatibile si deve accompagnare un risparmio energetico che renda Roma una città leder nel solare. Tra i vari progetti che l’amministrazione sta studiando, tramite un gruppo di lavoro in collegamento con l’Università La Sapienza, c’è quello di voler trasformare Roma in una città all’avanguardia, in particolar modo nell’utilizzo dell’energia solare a uso abitativo.

LE ECO-INIzIATIVE DI ROMA piano per ‘Roma Verde’ progetto ‘Roma solare ed energie alternative’ piano servizi piano strategico della Mobilità sostenibile Impianto di cogenerazione al Mattatoio Impianto a biomasse presso Tor Vergata Campagne di sensibilizzazione con Acea, Ama, Italgas


energia e ambiente

Copiamo gli UsA, più energia alternativa e sostenibile Fulco Pratesi

IL pARERE DI FULCO pRATEsI presidente onorario del WWF di Edoardo Borriello

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Giornalista e ambientalista, fondatore del WWF di cui è Presidente onorario, deputato dei Verdi fino al 1994, Fulco Pratesi è stato protagonista di numerose battaglie a favore dell'ambiente e autore di libri di successo su questo problema. Senza dubbio, la persona più competente per dirci come vanno le cose nel nostro Paese.


FP: Ci vorrebbe molto tempo per rispondere a questa domanda. Posso affermare che il vocabolo “ambiente” mostra diverse - e spesso opposte - interpretazioni. Ad esempio, nel campo della tutela del territorio, vi sono luci ed ombre. Le luci riguardano l’aumentata disponibilità di boschi, che, dalla fine dell’ultima guerra, sono passati dal 20% della superficie totale del Paese a oltre il 30%, nonostante gli 80.000 ettari percorsi ogni anno dagli incendi. Ciò grazie ad una minor pressione dell’agricoltura sui terreni meno avvantaggiati (pendici montane e collinari) che sono stati riconquistati poco a poco dalla vegetazione. In secondo luogo, dall’introduzione del gas liquido che ha ridotto la richiesta della legna da ardere e di carbone vegetale (anche se negli ultimi anni i forni a legna di ristoranti e i caminetti hanno riattivato l’utilizzo dei boschi cedui, limitandone la naturale evoluzione verso l’alto fusto). Altro fenomeno positivo può essere considerato l’accresciuta estensione delle aree protette che, considerando anche le Riserve Marine, ha di molto superato il 10% dell’intera superficie nazionale. Va detto che non tutto ciò che risulta ufficialmente protetto lo sia anche concretamente. Tuttavia il successo di questa evoluzione, della quale va reso ampio merito alle associazioni ambientaliste, è testimoniato anche dall’incremento di specie animali un tempo estremamente ridotte nel numero e avviate all’estinzione. Tra queste il lupo - passato da 100 esemplari nel 1970 ai circa 1000 di oggi, riconquistando areali abbandonati da più di cento anni - il cervo sardo, l’orso, il camoscio d’Abruzzo, l’avvoltoio barbuto, il fenicottero. C’è poi il tema dell’erosione del suolo agricolo e naturale. Ogni anno decine di migliaia di ettari vengono seppelliti dal cemento e dall’asfalto di una urbanizzazione irresponsabile e selvaggia. Dal 1970 al 2005, la superficie agricola utilizzata è diminuita di quasi il 30%, passando da 17,5 milioni di ettari ai 12,7 milioni di ettari, divorati da supermercati, parcheggi, autostrade, aeroporti, industrie, capannoni, seconde case e altro. E, nelle aree rimaste agricole, la necessità di sempre maggiori produzioni, favorisce l’aumento di pesticidi, soprattutto erbicidi, con danni alla salute e alla biodiversità. E: Per quanto riguarda l'inquinamento, come si presenta la situazione? FP: La situazione, soprattutto nelle grandi città, è drammatica. La nostra densità di automobili non ha riscontro in altri Paesi europei e impianti di riscaldamento e industriali che fanno ancora largo uso di combustibili fossili, rendono le atmosfere cittadine sempre più mefitiche, con reiterati e crescenti “sforamenti” dei limiti imposti dall’Unione Europa. Grave la situazione anche nel settore dello smaltimento dei rifiuti, che ci vede agli ultimi posti in Europa, e l’inquinamento delle acque, poco o nulla mitigato da impianti di depurazione assenti o non funzionanti. L’intervento fondamentale per tentare di risalire la china sarebbe quello di privilegiare subito una nuova politica, non solo energetica, che tenga conto della situazione climatica mondiale e della profonda crisi in cui l’intero pianeta si dibatte.

E: A suo avviso quali sono le fonti di energia più utilizzabili nel nostro Paese? FP: Nella situazione critica attuale, è privilegiato l’uso di combustibili fossili, che determinano i problemi poco sopra descritti. Ciò impone una svolta nel settore energetico, superando i condizionamenti di chi non vorrebbe cambiare nulla, spremendo fino all’ultimo le risorse fossili. Occorre investire - come stanno facendo gli Stati Uniti - nelle energie alternative - dal solare all’eolico, alle biomasse, alla geotermia (proprio in questo ordine) - non considerando, invece, l’ingannevole ricorso ai biocarburanti. E: Il nucleare è indispensabile o se ne può fare a meno? FP: Il nucleare non è assolutamente indispensabile, soprattutto oggi. Se ne deve fare a meno per numerose ragioni. Come quelle sulla sicurezza, sulla destinazione finale delle scorie, sul costo globale degli impianti (considerando anche quello dello smantellamento delle centrali), sulla scarsità del combustibile, sulla esistenza di forti opposizioni locali, basate anche sul risultato del referendum antinucleare del novembre 1987. E: Ritiene valida la comunicazione ambientale in Italia? Cosa suggerisce in proposito? FP: Anche in un Paese come il nostro in cui la libertà di stampa è quasi sempre garantita, la comunicazione ambientale risente dell’influenza dei grandi gruppi industriali, spesso tetragoni ad accettare cambiamenti di un’opinione pubblica non sempre sensibile e adeguatamente informata, oltre che, naturalmente, di una politica più attenta a interessi particolari e a breve termine (pur se legittimi) che non al benessere e alla sicurezza della popolazione.

La Vignetta di Fama

E: Presidente Pratesi "come sta" l'ambiente in Italia? Occorrono nuovi interventi? Quali?

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mercato elettrico

IDEX, mercato in crescita ma servono aggiustamenti INCONTRO CON NICOLAs BERTRAND Responsabile del mercato dei derivati di Borsa Italiana È attivo dal 3 novembre dello scorso anno, ma ha già riscosso un discreto successo. Il mercato dei derivati elettrici, chiamato IDEX e gestito da Borsa Italiana, conta 14 società, che hanno negoziato, nei primi tre mesi, oltre 2,5 TWh di energia. A chiarire a Elementi quali siano luci e ombre di questo mercato è Nicolas Bertrand, responsabile del mercato dei derivati di Borsa Italiana.

di Piergiorgio Liberati

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Nicolas Bertrand


E: Il mercato dei derivati elettrici è partito in un momento di recessione. È soddisfatto dei primi risultati? NB: Visto il momento in cui il mercato è stato lanciato, il risultato si può considerare soddisfacente. 14 società sono già state ammesse alle negoziazioni, 7 banche offrono i servizi di General Clearing Member, Enel Trade svolge il ruolo di Primary market maker, esponendo offerte in vendita e acquisto su tutti gli strumenti in negoziazione e altre società hanno iniziato la procedura di adesione al mercato. Nei primi tre mesi i volumi negoziati sono stati oltre 2,5 TWh, per un controvalore di circa 180 milioni. La crisi finanziaria ha avuto - nell’immediato un effetto negativo sui volumi dell’IDEX in quanto per gli operatori finanziari, in un momento di crisi di liquidità, è più difficile reperire le risorse necessarie ad iniziare l’attività di trading. Una volta superata la fase più acuta ci si può aspettare che, essendo stati evidenziati i problemi che derivano da una non corretta gestione del rischio di controparte e dalla presenza in portafoglio di titoli illiquidi, la stessa crisi potrebbe favorire lo spostamento di volumi dal mercato OTC all’IDEX, accelerandone la crescita. E: Superata la fase di rodaggio, ci sono ancora dei nodi da sciogliere? NB: La struttura dell’IDEX è molto simile a quella dei più sviluppati mercati di derivati elettrici del mondo. Inoltre, si è anche raggiunta un’intesa sui ruoli che devono svolgere le società e istituzioni del mondo finanziario (Consob e Borsa Italiana) da una parte e quelle del mondo dell’energia (AEEG e GME) dall’altra. Bisogna però ancora ottenere la partecipazione attiva della domanda finale, che nei primi tre mesi è stata ridotta, facendo meglio conoscere i vantaggi e le opportunità che l’IDEX offre a questa categoria di utenti. Anche la partecipazione dell’Acquirente Unico, che rappresenta una parte notevole della domanda finale, è un obiettivo importante da raggiungere per far sviluppare la liquidità sull’IDEX. E: Uno degli scopi del mercato dei derivati è quello di offrire all’industria italiana la possibilità di gestire il rischio di prezzo dell’energia elettrica su un mercato regolamentato e garantito.

Gli operatori finanziari come hanno accolto questa novità? NB: Lo scopo principale dell’IDEX è quello di dare, ai produttori e ai consumatori, la possibilità di gestire il rischio di prezzo su un mercato garantito da una cassa di compensazione che agisce come controparte centrale. Per raggiungere questo obiettivo è però necessaria la partecipazione degli operatori finanziari che svolgono due ruoli essenziali: fornire liquidità al mercato operando in conto proprio e offrire servizi di intermediazione a operatori di minore dimensione. La liquidità può essere considerata la misura della qualità di un mercato, determinando bassi costi di transazione indiretti (grazie allo stretto bid-ask spread), garantendo un prezzo trasparente e offrendo la possibilità di negoziare senza eccessive garanzie collaterali. Il modello di mercato dell’IDEX è stato disegnato quindi per incrementare la liquidità attraverso la presenza di operatori market maker e il cash settlement dei contratti. È naturale quindi che l’IDEX sia stato accolto da questi ultimi con molto interesse. E: Non c’è il rischio che anche l’IDEX possa essere soggetto a degenerazioni speculative? NB: A volte nei mercati finanziari si verificano significativi movimenti di prezzo seguiti poi da un ritorno ai livelli precedenti, senza che avvenga nulla di rilevante in apparenza. In realtà le quotazioni degli strumenti finanziari riflettono le aspettative di eventi futuri pesate per la loro probabilità di realizzarsi: spesso i movimenti di prezzo sono giustificati anche se poi tali eventi non si verificano. In casi rari si verificano anche delle bolle speculative, ma tali fenomeni non sono peculiari né dei mercati di derivati e neppure dei mercati regolamentati, dal momento che si verificano anche al di fuori di essi. E: Se si guarda al petrolio spesso i contratti futures sono stati causa di oscillazioni repentine del prezzo del barile. Non c’è il rischio che questo avvenga anche per l’energia elettrica? NB: Il caso dell’energia elettrica è diverso anche per come sono disegnati

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i relativi derivati. Il settlement dei futures è fissato prendendo la media di molti prezzi spot e quindi la loro volatilità diminuisce all’aumentare del periodo di consegna ed è molto più bassa di quella dei prezzi spot. Per giudicare la pericolosità dei derivati, occorre distinguere tra quelli Over the Counter (OTC) e quelli negoziati sui mercati regolamentati. Per i derivati OTC è più difficile comprenderne a fondo i rischi, sia di prezzo che di controparte, e possono portare così ad accumulare perdite rilevanti. Questi problemi hanno probabilità minore di accadere con i derivati negoziati sui mercati regolamentati dove il rischio di controparte è trascurabile. Inoltre, ogni giorno sono disponibili indicazioni di prezzo trasparenti e la cassa di compensazione richiede i margini in caso di movimenti del mercato sfavorevoli, rendendo immediatamente evidenti le perdite subite.

MERCATO IDEX È la piattaforma nella quale si scambiano derivati elettrici Il mercato, gestito da Borsa Italiana, è attivo dal 3 novembre del 2008 Società ammesse alle negoziazioni a tutto gennaio 2009:

14 Banche che offrono i servizi di General Clearing Member:

7 Ruolo di Primary market maker:

Enel Trade Volume di energia negoziata nei primi tre mesi:

2,5 TWh Controvalore dei TWh scambiati:

circa 180 milioni 33


mercato elettrico

C’è un ‘Cowboy’ A TU pER TU CON KLAUs sChäFER Ad di E-On Italia Klaus Schäfer

Puntiamo sull’energia rinnovabile, soprattutto sull’eolico. Abbiamo 280 MW di impianti eolici, pari a circa il 10% della capacità eolica nazionale, con 9 parchi operativi. Ma anche l’energia dal mare potrebbe sviluppare un potenziale rilevante. Il mercato energetico italiano? Dinamico, ma c’è difformità nel funzionamento dei mercati e delle borse energetiche, che rende difficile per le aziende estere operare in Italia e per il Paese stesso importare competitività da altri mercati. Nel 2011 partirà il progetto Olt Offshore LNG Toscana, rigassificatore al largo del mare di Livorno.

di Roberto Antonini

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C’è un nuovo cowboy in città e non passa inosservato. Il cowboy è E.On, colosso dell’energia, mentre la città è il complesso settore dell’energia italiano. La società tedesca con sede a Düsseldorf ha solide basi nelle tecnologie in uso in Italia e si candida a un ruolo importante in quelle del futuro, come il nucleare. Ecco la situazione vista con gli occhi di Klaus Schäfer, ad di E.On Italia.

competitività da altri mercati. Ma dobbiamo tener conto di un quadro legislativo che nell’ultimo anno è stato ancor più penalizzante e instabile. Abbiamo bisogno di regole certe e di stabilità per dar vita ad un mercato forte, competitivo e integrato con l’Europa. Occorre incentivare gli investimenti in infrastrutture energetiche e non penalizzarle con aggravi fiscali e regole di mercato instabili.

E: Il colosso tedesco, la più grande compagnia energetica del mondo a capitale interamente privato, ha appena costituito una nuova società, E.ON Italia. Quali le vostre prospettive e quale la strada percorsa sinora?

E: L’Italia che ‘va a gas’ e che guarda al nucleare, mentre cerca di ‘fare’ il carbone. Come giudica il nostro assetto energetico e come si potrebbe migliorarlo?

KS: E.On è presente in Italia da prima del 2000. In poco più di dieci anni è diventata uno dei principali operatori nel panorama energetico del Paese, presidiando l’intera catena: dall’approvvigionamento e distribuzione di gas, alle attività di generazione di energia elettrica, alla vendita di gas e energia. Il 2008 è stato un anno iniziato con la costituzione della nuova market unit Italy all’interno del gruppo E.On e proseguito con l’integrazione degli assets di Endesa Italia, che ci ha conferito un ampio portafoglio di produzione, cresciuto poi con l’entrata in funzione della centrale a ciclo combinato di Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli. In autunno ci siamo rafforzati nella vendita di energia elettrica sul mercato retail con un’offerta combinata di energia elettrica e gas, ‘E.On Doppio Vantaggio’, destinata a clienti business e residenziali. L’attività commerciale si è consolidata con l’acquisizione della rimanente quota del 50% di MPE Energia, che ci porterà a detenere il 100% della società dopo l’approvazione dell’Antitrust. Da questa posizione, E.On intende continuare a crescere in quanto a efficienza, innovazione e competitività. Abbiamo definito

KS: Nell’ambito di una produzione elettrica, come quella italiana, in cui il gas copre più del 50% della capacità, credo sia fondamentale muoversi per diversificare il mix energetico: non solo per la sicurezza delle forniture, ma anche per l’andamento dei prezzi dell’energia e per ridurre l’impatto ambientale. Indispensabile, oltre alle rinnovabili, anche l’uso del carbone, che tuttavia deve diventare ‘più pulito’. Anche noi siamo impegnati nella realizzazione di studi tra cui quello per la cattura dell’anidride carbonica (carbon sequestration). I nostri progetti puntano a diversificare il mix energetico, che oggi nel mercato italiano è già bilanciato: 44% centrali termoelettriche a gas (ciclo combinato), 28% impianti a olio combustibile e gas, 12% impianti a carbone e 16% impianti a fonte rinnovabile. E: Vi siete dichiarati pronti a partecipare all’eventuale - programmato - ritorno dell’Italia nell’atomo. Quali potrebbero essere i punti di forza della vostra proposta? KS: Siamo il secondo operatore nucleare in Europa con 21 impianti tra gestioni dirette e partecipazioni, considerati tra i più sicuri e performanti al mondo. Siamo tra i pochi operatori con una tale esperienza, maturata in tanti anni costruendo e gestendo questi impianti (reattori ad acqua pressurizzata e ad acqua bollente). Questo ci conferisce le credenziali necessarie per interpretare un ruolo primario in un contesto favorevole, sia sociale sia politico, alla ripresa del nucleare in Italia. Ci auguriamo, dunque, che si arrivi presto ad una definizione della normativa di riferimento.

dell’energia un programma con misure precise in termini di performance per il raggiungimento dei nostri obiettivi. E: Come giudica il mercato dell’energia in Italia? KS: È molto dinamico, ma rispetto agli altri Paesi europei, ha avuto una liberalizzazione nel settore del gas più tardiva. I progetti per la costruzione di rigassificatori e per l’espansione dei gasdotti, permetterebbero all’Italia di diventare un hub europeo di riferimento nel gas. In Italia c’è un numero consistente di società di produzione e, negli ultimi anni, si sono avuti esempi di successo di riconversione e costruzione di nuovi impianti a ciclo combinato. C’è però una significativa difformità nel funzionamento dei mercati e delle borse energetiche, che rende difficile per le aziende estere operare in Italia e per il Paese importare

E: Siete impegnati nella realizzazione del rigassificatore al largo di Livorno. Come si vive nella ‘giungla’ italiana dei ‘no’ e delle autorizzazioni? KS: Il progetto Olt Offshore LNG Toscana (dove deteniamo la maggioranza insieme a Iride) ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie ed il suo esercizio è previsto nel 2011. Nel complesso i tempi dell’iter autorizzativo sono stati nella norma, concludendosi in circa 4 anni con il parere favorevole degli enti e parti interessate.

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E: Quali i vostri progetti sulle rinnovabili. Su quale tecnologia puntate maggiormente?

EON IN pILLOLE

KS: E.On intende dare il suo contributo per garantire un approvvigionamento sicuro ed eco-sostenibile anche in Italia, guardando con interesse e competenza a possibili sviluppi e investimenti nelle rinnovabili. Oggi l’eolico e l’idroelettrico costituiscono circa il 16% della produzione energetica italiana. Abbiamo già 280 MWdi impianti eolici, circa il 10% della capacità eolica complessiva nazionale, gestendo 9 parchi operativi. Il gruppo prevede di dare un ulteriore impulso alle rinnovabili in Italia, puntando soprattutto sull’eolico. Anche l’energia dal mare, al cui utilizzo stiamo lavorando soprattutto nel Regno Unito, potrebbe avere un grande potenziale davanti alle coste italiane, insieme a quella solare, settore che nel medio termine potrebbe diventare rilevante.

Entro il 2010: investimento di 6 miliardi di euro nelle energie rinnovabili. potenza totale installata: circa 6,2 GW Termoelettrica: circa 5,4 GW Idroelettrica: 0,5 GW Eolica: 0,3 GW Efficienza energetica media: 50% Emissioni specifiche di CO2 (g/kwh): 460 Nucleare: 2° operatore in Europa con 21 impianti tra gestioni dirette e partecipazioni.

Gli impianti E.ON in Italia settembre 2008

Tavazzano 1797 MW

Montefalcone 976 MW Ostiglia 1.482 MW

Livorno Ferraris 812 MW (75%)

CEF 147 MW (58%) poggi Alti 20 MW

Terni 531 MW CET 148 MW (58%)

Fiume santo 1.041 MW Iardino 14 MW serra pelata 42 MW

Florinas 20 MW

Trapani 169 MW Impianti Termoelettrici

Trapani 32 MW

Impianti idroelettrici Parchi eolici Impianti che saranno ceduti ad A2A fonte E-ON

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Montecute 44 MW M. A. severino 44 MW piano di Corda 38 MW Calabria 484 MW Vizzini 24 MW



mercato elettrico

Liberalizzazione? Maneggiare con cura Rosario Trefiletti

qUATTRO ChIACChIERE CON ROsARIO TREFILETTI presidente Federconsumatori

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Lo scenario del settore elettrico, con la completa liberalizzazione, è notevolmente cambiato. Cosa è successo in questo periodo per i risparmiatori, invasi da promozioni, offerte e sconti? I vantaggi sono reali? I consumatori hanno tutti gli strumenti per una scelta consapevole? Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori, ci aiuta a capire facendo un’analisi della situazione.

di Luspe

regolazione capace di salvaguardare gli effetti positivi della precedente, compreso il ruolo dell’Acquirente Unico. Per questo è stato di grande utilità l’approfondimento e l’acquisizione dei pareri delle Associazioni dei Consumatori. Così come l’interazione tra l’Acquirente Unico e l’AEEG, con la creazione di un call-center specifico e di una parte dedicata alla liberalizzazione sul sito dell’Autorità. Tutti validi strumenti per la divulgazione curata dalle Associazioni dei Consumatori, sul territorio nazionale, con la finalità d’informare l’utente finale.

E: A più di un anno dalla completa liberalizzazione del settore elettrico, si può affermare che la fase di ‘rodaggio’ sia conclusa?

E: La volatilità del prezzo del petrolio non permette di fare previsioni precise su come saranno i costi della bolletta. Nel 2009, i consumatori avranno dei veri risparmi o solo minori costi da sostenere?

RT: Direi di no, nonostante, nel primo anno, il 6% dei clienti domestici sia passato al mercato libero. Ad oggi i consumatori sono ancora troppo distratti dalle molteplici offerte proposte dalle società del settore, che creano indecisione nella scelta. Un aiuto può venire dalla consultazione del portale web dell’AEEG che, con l’attivazione del sistema “Trova-offerte”, fornisce i parametri economici e le condizioni contrattuali di base delle proposte presenti in ciascuna zona del paese. E: Le aziende di settore si sono adoperate subito proponendo una moltitudine di pacchetti ed offerte. Si tratta di abili mosse di marketing o di reali vantaggi? RT: Le aziende hanno interpretato in forma ampia il concetto di concorrenza, pubblicizzando le loro offerte. Alcune di queste sono destinate solo ad una parte delle famiglie: quelle già clienti dell’azienda per elettricità e/o gas, che hanno la connessione ad internet, che hanno elevati consumi in tarda serata e nei giorni non lavorativi. Il risparmio annuo rispetto alla spesa di riferimento dell’AEEG, decrescente al crescere del consumo, è risultato di diverse decine di euro solo per le offerte a prezzo bloccato. Il successo dell’apertura del mercato dunque è dovuto alla forzata propensione al rischio di oltre un milione di famiglie. E: AEEG ed operatori si sono adoperati per fornire ai consumatori degli strumenti utili per una scelta consapevole. Quali i più efficaci? E quali quelli che potrebbero migliorarla? RT: Si sono dovute superare difficoltà e complessità presenti solo in Italia. Ricordiamo l’affidamento all’Acquirente Unico della funzione d’interposizione tra produttore e distributore di una stessa impresa e la tariffa domestica a scaglioni, con prezzi crescenti con il consumo. Per introdurre la liberalizzazione della vendita per le forniture domestiche, è stato necessario adottare una nuova

RT: La crisi ha portato alla necessità d’introdurre nuove regole per i mercati finanziari. Perciò il prezzo del petrolio dovrebbe diminuire, attestandosi, tra il 2009 e il 2010, al valore precedente la bolla speculativa alimentata dalle transazioni dei “barili di carta”. La bolletta dell’elettricità, nel 2009, per i consumatori sarà decisamente inferiore a quella del 2008. Purtroppo veri risparmi non sono acquisibili, perché il mercato elettrico italiano è fra i meno integrati in quello europeo per ragioni geografiche ed è viziato da regole che, non condizionando il potere di contrattazione dell’offerta, rendono la domanda quasi “in difesa” dei comportamenti da cartello degli operatori dell’offerta. E: Da gennaio, circa 5 milioni di famiglie, hanno ricevuto il Bonus sociale. Quali le sue considerazioni in merito? RT: Stiamo completando un cammino iniziato nel 2003, che ci porterà dalla fascia sociale implicita nella tariffa domestica per residenti, allo sconto esplicito per le famiglie in condizioni economiche disagiate o bisognevoli di apparecchi elettromedicali. L’impegno dell’AEEG e delle Associazioni dei Consumatori ha reso possibile mantenere la decorrenza del beneficio dal gennaio 2008 per tutte le famiglie che hanno presentato l’apposita documentazione entro il 31 marzo presso il comune di residenza. L’ANCI, con l’apporto dell’AEEG, ha realizzato una piattaforma informatica per lo scambio rapido dei dati tra i comuni e le aziende di distribuzione che dovranno erogare lo sconto. Al 19 marzo erano collegati alla piattaforma 6748 comuni su 8104, e fra questi, solo pochi capoluoghi. La modalità di sconto in cifra fissa, parametrata in base ai consumi medi, consente anche ai beneficiari del Bonus di accedere al mercato libero per cogliere le opportunità ed eventuali offerte convenienti. Le Associazioni dei Consumatori sono impegnate per scongiurare il rischio che il traguardo di oltre 5 milioni di beneficiari non sia raggiunto.

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mercato elettrico

EGL made in Italy IL pENsIERO DI DOMENICO DE LUCA Responsabile Divisione Energy Trading & Origination Gruppo EGL Domenico De Luca

Oltre cinquant’anni di storia, fatturato in crescita, importante attività nel trading energetico e progetti nelle rinnovabili. Questi alcuni degli strumenti messi in campo dalla Società svizzera per consolidare la propria posizione nel mercato italiano. Ne parliamo con Domenico De Luca, Ad di EGL, che tira le somme di quanto fatto nello scorso anno e annuncia gli obiettivi del prossimo.

di L. S.


E: Ad anno finanziario concluso, che bilancio si può fare e cosa vi aspettate per il 2009? DDL: Il bilancio del 2008 è per noi di grande soddisfazione. Abbiamo raggiunto i 14 mln di euro di utile e confermiamo la crescita di fatturato ad oltre 2.250 mln di euro. Questi risultati confermano la validità del processo di revisione strategica avviato che ci ha permesso di recuperare redditività e di ottenere quest’anno la migliore performance di sempre. Il forte incremento dei ricavi di vendita (+45% rispetto al 2007) è stato determinato soprattutto dallo sviluppo dell'attività di trading, dalla crescita dei volumi di gas naturale nel canale grossisti e dalle transazioni di energia con la casa madre. La crescita del trading di energia ha aiutato il conseguimento dell’utile, ma determinante è stata anche la rifocalizzazione commerciale. Abbiamo puntato sulle PMI con contratti di fornitura competitivi e sviluppato prodotti strutturati particolarmente sofisticati per i grandi gruppi industriali, trasferendovi il nostro know-how di trading e di energy management. Questo stesso approccio commerciale lo terremo anche nel 2009. E: La liberalizzazione del settore elettrico ha portato a un aumento del numero degli operatori. Qual è la strategia per allinearvi alla concorrenza e rafforzare il vostro business? DDL: Gli operatori nel mercato italiano sono tanti, ma è in corso un forte processo di razionalizzazione. Si fondono le multiutility e scompaiono tante piccole società che non hanno raggiunto le dimensioni adeguate per essere competitive. Essenziale, per competere, è presidiare l'intera filiera dell'energia e quindi cogliere il valore nelle varie fasi del processo. EGL ha avviato un piano per dotarsi di propria capacità produttiva anche in Italia. Sono già in funzione due nuovi impianti a ciclo combinato per complessivi 1.600 MW (Sparanise in Campania e Rizziconi in Calabria), mentre l’avvio della centrale di Ferrara è previsto entro il 2009. Quest’anno la nostra produzione elettrica in Italia è stata di 5,6 miliardi di kWh e prevediamo di raddoppiarla presto. E: A novembre è partita la Borsa elettrica dei derivati e EGL ha ricoperto subito un ruolo di primo piano. Quali gli strumenti che avete messo in campo e quali gli obiettivi da raggiungere? DDL: A livello europeo siamo presenti con in tutte le borse elettriche: pertanto abbiamo trasferito competenze e esperienze nel nuovo mercato italiano dei derivati. Tra l'altro EGL è stato il primo operatore a chiudere una transazione sull'IDEX a pochi secondi dall'apertura delle contrattazioni. Il valore di questo strumento è fondamentale per lo sviluppo di un libero mercato. La borsa dei derivati permette di definire in forma trasparente dei prezzi di riferimento e annulla il rischio credito per gli operatori coinvolti. In Italia siamo all'inizio, ma siamo ottimisti sulle potenzialità di questo strumento. E: Le energie alternative, in Italia, hanno ancora un grosso margine di crescita. Quali sono le realtà già avviate, quali i progetti e quanto EGL vuole investire in questo ambito? DDL: Siamo particolarmente interessati ad investire nelle rinnovabili dove vantiamo una lunga esperienza. EGL è nata

come produttore idroelettrico con una centrale ad acqua fluente sul Reno. L'attenzione a queste fonti è stata sempre prioritaria per il nostro Gruppo che ha investito nel settore in vari Paesi europei. Abbiamo avviato progetti per la realizzazione di parchi eolici nel Sud Italia. Il primo ad entrare in cantiere nei prossimi mesi sarà il parco di Bisaccia in provincia di Avellino, costituito da 22 aerogeneratori da 3 MW di potenza. Investimento previsto: 120 milioni di euro. E: Nell’ultimo periodo si è parlato molto di gas. Come vi state muovendo in questo settore in campo nazionale e internazionale? DDL: La crisi Russo-Ucraina ha evidenziato la necessità per l'Italia di poter contare su fonti di approvvigionamento differenziate. Come operatore impegnato nella generazione termoelettrica e nella vendita del gas naturale, siamo coinvolti direttamente. Occorre creare alternative ai tradizionali corridoi d’importazione. Per questo abbiamo avviato il progetto del metanodotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) tra Italia-Albania e connesso alla rete di trasporto verso il Medio Oriente. L’infrastruttura permetterà d’importare gas dai giacimenti in Iran e Azerbaijian. Entro quest’anno prevediamo di completare la fase progettuale e dar via alla realizzazione.

EGL IN pILLOLE Attività

trading, commercializzazione di energia elettrica e gas naturale, certificati verdi, emission trading e certificazioni ambientali

Fatturato 2008 € 2.252 milioni Utile netto € 13,8 milioni Centrali

2 a ciclo combinato da 760 MW di potenza installata. Un terzo impianto di analoga potenza, realizzato insieme a EniPower, è in fase di avviamento a Ferrara.

Nel 2009

realizzazione di un parco eolico da 66 MW in provincia di Avellino.

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energia rinnovabile

La rivoluzione degli incentivi IL DECRETO MsE pER LE FONTI RINNOVABILI di Natascia Falcucci e Luca Benedetti

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Chiariti alcuni elementi nel panorama della promozione delle fonti rinnovabili (FER), gli operatori di settore possono finalmente orientare i propri investimenti. Sono infatti operativi, con il D.M. 18.12.08, i meccanismi di incentivazione introdotti dalla Finanziaria per il 2008. Linea di spartiacque nel riordino della materia risulta essere la data del 31.12.2007. Infatti, gli impianti entrati in esercizio dopo questa data possono ricevere Certificati Verdi (CV) in base a coefficienti moltiplicativi applicati all’energia prodotta, diversi a seconda della fonte utilizzata. Oppure, se non eccedenti una certa soglia di potenza (200 kW per gli eolici, 1 MW per le altre fonti), possono richiedere Tariffe Onnicomprensive (TO) anch’esse differenti in ragione della fonte utilizzata. È consentito passare da uno all’altro meccanismo una sola volta nel il periodo di incentivazione.

Le fonti rinnovabili ammesse Non beneficia degli incentivi il solare, che continua ad essere incentivato con il Conto Energia introdotto nel 2005. Tuttavia, ai produttori da fonte solare che abbiano avviato l’iter autorizzativo entro il 31.12.2007 e che intendano ottenere i CV, è consentito optare per il meccanismo dei Certificati Verdi vecchia maniera. Per le biomasse, il D.M. 18.12.08 conferma che, in attesa dell’adozione del decreto che stabilirà le modalità di tracciabilità e rintracciabilità della filiera, per questa fonte non si possono applicare le disposizioni specifiche previste dal collegato alla Finanziaria 2007. Novità per i rifiuti. In attesa che un successivo decreto definisca le modalità di calcolo della quota di produzione imputabile alle FER in impianti ibridi, essa è posta forfetariamente pari al 51% della produzione totale nel caso di impiego di rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata o di CDR prodotto esclusivamente da rifiuti urbani.

Durata degli incentivi È di 15 anni per l’energia prodotta da fonti rinnovabili in impianti entrati in esercizio dopo il 31.12.2007. Rimane a 12 anni nel caso di impianti entrati in esercizio in precedenza. Per i rifiuti non biodegradabili gli anni di incentivazione si fermano a 8 per gli impianti entrati in esercizio entro il 31.12.2006. Stessa durata anche per gli impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, nei limiti di quanto stabilito dal D.Lgs 20/07. Sul fronte della cumulabilità degli incentivi, è la data del 31.12.2008 a tracciare una linea di confine. Gli impianti operativi dal 2009 potranno accedere ai nuovi meccanismi incentivanti solo se non beneficiano

di altri incentivi pubblici nazionali, regionali, locali o comunitari in conto energia, in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione anticipata. Solo per gli impianti alimentati a biomassa da filiera sarà consentito il cumulo con altri incentivi, purché non eccedano il 40% del costo dell’investimento e a condizione che le biomasse rappresentino almeno l’80% del combustibile impiegato.

Come accedere agli incentivi Per poter accedere agli incentivi, sia Certificati Verdi che Tariffe Onnicomprensive, continua ad essere necessario ottenere la qualifica dell’impianto che per quelli già in funzione non può essere chiesta a più di 3 anni dall’entrata in esercizio. Tra le novità relative alla qualifica: la necessità per l’impianto di essere già autorizzato all’atto della richiesta e l’introduzione di un contributo per le spese di istruttoria (da un minimo di 150 euro per gli impianti fino a 20 kW, ad un massimo di 1.350 per gli impianti oltre i 10 MW). I Certificati Verdi continuano ad essere emessi sia a consuntivo che a preventivo. Questa opzione è limitata agli impianti rinnovabili o ibridi ed è subordinata alla presentazione di una garanzia a favore del GSE in termini di energia a valere su altri impianti di produzione o nella forma di fideiussione bancaria. Per la compra-vendita dei Certificati Verdi, è confermato lo scambio sia in borsa che attraverso contrattazioni bilaterali. In entrambi i casi il Gestore del Mercato Elettrico deve registrare le transazioni in terminidi quantità, prezzi e tipologia dei certificati scambiati. Inoltre, come previsto dalla Finanziaria, dal 2008 il GSE, su richiesta dei produttori, può ritirare i CV in scadenza nell’anno al prezzo medio registrato dal GME nell’anno precedente. Per salvaguardare gli investimenti già avviati, il D.M. 18.12.2008 prevede che fino al 2011, su richiesta, il GSE possa ritirare i CV (non quelli relativi agli impianti di cogenerazione abbinata al teleriscaldamento) al prezzo medio di mercato del triennio precedente. Non rimane che attendere per verificare l’efficacia della riforma, tenendo presente che quelle economiche possono non essere le principali barriere alla realizzazione degli impianti.

scambio sul posto Prorogato il termine per la presentazione delle domande al 30/06/2009 per gli impianti che prima del 2009 erano in scambio sul posto con il GSE.

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energia rinnovabile

spECIALE sOLARE TERMICO A BAssA TEMpERATURA

Il gigante assopito 44

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Il mercato del solare termico cresce da anni in modo sostenuto. Ma è ancora ben lontano dall’esprimere tutte le potenzialità implicite in una tecnologia affidabile e competitiva, per moltissimi usi, in ogni zona del pianeta. di Valter Cirillo

Il potenziale dell’energia solare termica a bassa temperatura è notoriamente rilevante. Tale che, in teoria, potrebbe soddisfare una quota importante della domanda di calore sia per gli usi civili (riscaldamento e usi sanitari), sia per quelli di alcuni settori produttivi. Per raggiungere obiettivi significativi, tuttavia, il sole ha ancora un lungo cammino da percorrere.

LA sITUAzIONE INTERNAzIONALE Il più recente punto sulla situazione del settore a livello internazionale è stato fatto dal Rapporto Solar Heat Worldwide (maggio 2008) curato dal Solar Heating and Cooling Programme dell'International Energy Agency (IEA). In esso è fotografato lo stato del solare termico in 48 Paesi, nei quali vivono 3,9 miliardi di persone, pari a circa il 60% della popolazione mondiale. Complessivamente in tali Paesi la superficie di pannelli solari installati a fine 2007 è stimata in 220 milioni di metri quadrati. Che può sembrare una cifra notevole (un quadrato di quasi 15 km di lato), ma non certo eclatante su base mondiale, tanto più considerando che un deciso sviluppo del settore è atteso dall’inizio degli anni ‘90. Incoraggiante è, però, l’accelerazione registrata negli ultimi anni. La potenza globale installata a fine 2006 (127,8 GWt milioni di kW termici) è aumentata del 22% rispetto al 2005, e quella del 2007 (154 GWt) del 20% rispetto all’anno precedente. In termini energetici, nei 48 Paesi analizzati dal rapporto IEA

il contributo del solare termico a fine 2006 è valutato in circa 77 TWh (miliardi di kWh), cioè pari a 12,5 milioni di tep (tonnellate di petrolio equivalente). Rispetto alle altre “nuove” fonti rinnovabili (cioè escludendo l’idroelettrico), tale contributo è secondo solo alla fonte eolica (148 TWh a fine 2006, secondo l’IEA) e decisamente più consistente di quello apportato dal geotermico (52 TWh) e dal fotovoltaico (7,7 TWh). Considerando poi le ricadute occupazionali del settore, nei Paesi oggetto del rapporto IEA sono più di 150.000 le persone impegnate nella produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari termici. È la Cina il Paese del solare termico. Il tasso di incremento medio annuo nel periodo 1999-2006 è stato del 22% ed attualmente la superficie installata in Cina è pari alla metà di quella mondiale. Con un particolare: contrariamente al resto del mondo (dove il mercato è soprattutto costituito da pannelli vetrati piani e pannelli scoperti), in Cina la grande maggioranza dei collettori installati è del tipo vetrato sottovuoto, più costosi, ma anche molto più efficienti degli altri. Attualmente, i collettori sottovuoto sono quelli più diffusi al mondo, grazie al fatto che la loro superficie installata in Cina è superiore alla somma di ogni altro tipo di collettore installato nel resto del mondo. Scarsi, invece, i risultati degli Stati Uniti, ove a fine 2006 risultavano installati 29,9 milioni di mq di pannelli (16,3% del totale mondiale), ma con incremento del solo 2% rispetto al 2005. Nel 2007 si stima che il mercato USA sia sceso a non più del 15% di quello mondiale. Molto positiva è stata – fino al 2006 - la performance dell’Europa, poi trasformatasi in un imprevisto segno negativo nel 2007, che ha lasciato un grosso punto interrogativo da chiarire nel prossimo futuro.

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L’IMpREVIsTA FRENATA EUROpEA Dopo un quinquennio di forte sviluppo (culminato con un incremento del 46% della superficie installata nel 2006 rispetto al 2005), nel 2007 il mercato europeo ha registrato una riduzione del 6,9% rispetto all’anno precedente. La ragione va ricercata essenzialmente nella stabilizzazione del mercato austriaco (-3,4% nel 2007) e nel crollo di quello tedesco (-37% nel 2007). Questi due eventi sono entrambi attribuibili alla cattiva congiuntura economica che ha causato una diminuzione generalizzata degli investimenti per la sostituzione di impianti di riscaldamento e un rinvio di quelli previsti per nuovi impianti. Se si considera che i due Paesi insieme costituiscono il 55% dell’intero mercato del solare termico della UE (2007), le previsioni diventano difficili anche per il futuro. Perché, da un lato, non gioca a favore il fatto che la Germania abbia ridotto le sovvenzioni dirette ed aumentato l’IVA sugli impianti solari (dal 16 al 19%). Dall’altro l’aumento dei prezzi di gas e prodotti petroliferi nella prima metà del 2008 ha fatto registrare un nuovo slancio del riscaldamento solare (di quasi il 50% in Germania, nel primo semestre 2008 rispetto allo stesso periodo 2007), che però deve ora confrontarsi con il forte ribasso di tali prezzi. Austria e Germania a parte, lo sviluppo del settore è proseguito positivamente in tutti gli altri Paesi, soprattutto in Spagna, Italia, Repubblica Ceca, Slovenia e Slovacchia. Nei 27 Paesi dell’Unione Europea a fine 2007 erano installati poco meno di 24 milioni di metri quadri di pannelli solari termici (16,7 GWt), pari a circa l’11% del totale mondiale. Al riguardo va detto che lo sviluppo europeo – che complessivamente ha registrato buoni risultati nell’ultimo quinquennio – è pur sempre frutto di un impegno tardivo, che obbliga a ridimensionare di molto gli obiettivi comunitari al 2010. Per tale anno, infatti, il Libro bianco per le fonti rinnovabili (1997) prevedeva 100 milioni di mq installati, che invece saranno al massimo 35 milioni. Se tutto va bene.

Il caso italiano: risultati buoni, ma insufficienti Con 1,1 milioni di mq di pannelli installati a fine 2007 (779 MWt) l’Italia è al quinto posto della graduatoria europea, dopo la Germania (9,5 milioni di mq), Austria (3,6 Mmq), Grecia (3,5 milioni) e Francia (1,4 Mmq, prevalentemente nei dipartimenti d’oltremare). L’incremento annuale è stato più che rilevante nella sua costanza: mediamente del 31% l’anno negli ultimi quattro anni. Ma è probabile che tali cifre, di fonte Eurobserver’ER, sottostimino il nostro mercato. Secondo Assolterm, infatti, nel 2007 sono stati installati in Italia 330.000 mq di pannelli (cifra superiore del 33% a quella stimata da Eurobserver), con un incremento del 77% rispetto

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al 2006. Assolterm segnala peraltro una ulteriore crescita nel 2008, con 400.000 mq installati. In ogni caso l’incremento del mercato italiano nel 2007 è stato secondo solo a quello spagnolo. Ma se il dato è eclatante, anche per il nostro Paese resta evidente il ritardo di questa tecnologia. L’Italia è infatti al 14° posto nella graduatoria europea dei collettori solari installati pro capite, con 18,8 mq/1.000 abitanti. Una cifra di per sé bassa, e lontanissima non solo dagli 803 mq di Cipro e dai 320 mq della Grecia, ma anche dai 434 mq dell’Austria, dai 115 della Germania, dai 73 della Danimarca e, addirittura, dai 38 mq della Svezia.


TIpOLOGIE DI COLLETTORI Tre sono le principali tecnologie attualmente in uso per il solare termico a bassa temperatura:

Collettori non vetrati scoperti semplicemente realizzati con tubi in materiale plastico. Sono molto economici, ma forniscono prestazioni accettabili solo durante la stagione estiva, per cui sono utilizzati soprattutto negli stabilimenti balneari, i campeggi, le piscine scoperte e le residenze di villeggiatura estiva. Sono i più diffusi in USA, con oltre il 90% del mercato.

Collettori vetrati piani caratterizzati dalla presenza di una intercapedine tra una superficie trasparente e una piastra assorbente (di rame, acciaio, alluminio o altri materiali). Sono di gran lunga i più utilizzati in tutti i Paesi (eccetto la Cina) per usi continuativi durante tutto l’anno a temperature comprese tra 40 e i 65 C°.

Collettori vetrati sottovuoto sono realizzati eliminando l’aria nell’intercapedine tra la superficie trasparente e la piastra assorbente. In tal modo si riducono le perdite ed è possibile lavorare in ambiente più freddo e con temperature del fluido più elevate (70-80 C°). Sono i collettori più efficienti (e più costosi), ed anche i più diffusi, grazie al fatto che sono largamente prevalenti in Cina (oltre il 97% del mercato). Allo stato attuale della tecnologia, il costo maggiore, rispetto ai normali collettori piani, ne consiglia l'adozione solo nei casi in cui è effettivamente necessaria una elevata temperatura dell’acqua o in presenza di clima rigido.

pannelli solari ad aria (vetrati o scoperti) l’impiego è limitato a meno dell’1% del mercato globale. Concettualmente simili ai pannelli piani, in essi il fluido vettore non è costituito da acqua, ma da aria che viene utilizzata direttamente (senza scambiatori di calore intermedi) prevalentemente per il riscaldamento di ambienti.

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nuove tecnologie

smart Grid, delle reti? Le reti elettriche interattive, utopia o possibile realtà ? Gli esperti studiano i progetti che, probabilmente, trasformeranno ed innoveranno le tradizionali reti elettriche.Tanti i vantaggi, soprattutto per l’utente finale, ma servono investimenti importanti e i tempi per la realizzazione non saranno brevi.

di Luspe


il futuro L’era dell’alta tecnologia, o hi-tech per i puristi, allarga sempre più il proprio raggio d’azione ed il settore elettrico ne è coinvolto in pieno. In questo contesto stanno prendendo il via molti progetti: tra questi, di particolare interesse, ci sono le Smart Grid o reti elettriche interattive. Probabilmente il vecchio concetto di filiera organizzato in pochi punti di produzione, sistema in alta tensione e rete di distribuzione, lascerà il posto ad una nuova struttura delle reti di distribuzione. Un progetto complesso che promette importanti vantaggi economici e il rispetto dell’ambiente, ma che ha bisogno di ingenti investimenti e lunghi tempi di realizzazione. L’idea è quella di rendere idonee alle diverse finalità le infrastrutture esistenti. In primis facendo diventare protagonisti i consumatori, rendendoli co-autori del processo di fornitura dell’energia elettrica, ma non solo. Infatti, tra gli altri obiettivi proposti con l’avvio delle Smart Grid, c’è la promozione e diffusione delle fonti di energia rinnovabile oltre alla generazione distribuita e cioè la produzione di energia elettrica in unità di piccole dimensioni localizzate in più punti del territorio. Questo elemento rappresenta il punto di partenza del funzionamento delle reti interattive. La produzione e la distribuzione dell’energia avverranno, infatti, integrando le centrali elettriche - di medie o piccole dimensioni con impianti di diversa tipologia (cogenerazione, energia rinnovabile, etc). Un sistema software e hardware gestirà e organizzerà la generazione distribuita di elettricità, assicurando così una distribuzione intelligente, con notevole riduzione degli sprechi di energia, maggiore efficienza e risparmio. In questo contesto, il consumatore potrà rivestire un ruolo di primo piano, potendo gestire il proprio consumo di energia elettrica. Il sistema nel suo insieme, oltre ad assicurare un miglior controllo dei consumi da parte delle famiglie, consentirà una più diretta relazione con i distributori, grazie alla crescita dell’offerta di servizi. A tal fine sono già stati avviati studi sulla fattibilità, ma - se da una parte i vantaggi sono facilmente immaginabili e quantificabili - dall’altra l’attuazione delle piattaforme Smart Grid necessita di forti investimenti per adeguare le attuali infrastrutture alla nuova tecnologia. Per questo i tempi previsti nono sono brevi. Saranno necessari interventi sia sulle infrastrutture delle reti Information and Communication Technology, utili per la crescita della rete elettrica, che sul controllo, trasmissione e gestione delle informazioni quali orari, tariffe e consumi. Già alcune aziende internazionali si sono interessate alla nuova tecnologia e stanno sviluppando programmi per realizzarla.

MALTA sARà UN’IsOLA “INTELLIGENTE” di Carlo Drago (Business Development Executive Utility Industry IBM Italia)

Le aziende che garantiscono il servizio elettrico ed idrico a Malta (EMC Enemalta Corporation and WSC Water Services Corporation) hanno recentemente firmato un accordo di partnership con IBM. Il progetto -finalizzato a avviare un profondo rinnovamento- si fonda sul presupposto che le reti di distribuzione possano diventare più intelligenti grazie all’installazione di contatori elettronici e di sistemi di comunicazione che ne permettano il controllo remoto. Ciò renderà più efficienti i processi interni e maggiormente efficace la relazione con il cliente finale. Il servizio elettrico a Malta, isolato dalla rete di trasporto europea, è sottoposto a pressioni derivanti dalla crescita economica e quindi dalla domanda energetica. Per quanto riguarda il servizio idrico, invece, la mancanza quasi totale di acque superficiali potabili rende inevitabile ricorrere a processi di desalinizzazione, a loro volta fortemente energivori. A fronte di tali problemi, il sistema a Malta presenta inoltre forti perdite di rete prevalentemente di natura commerciale, difficoltà nel recupero credito e pressioni della comunità europea a limitare le emissioni di CO2. L’accordo con IBM permetterà di sostituire 250.000 contatori elettrici analogici con nuovi strumenti intelligenti; inoltre integrerà contatori dell’acqua e applicazioni IT avanzate, per il controllo, la gestione, la lettura dei contatori e la sospensione dell’erogazione da remoto.

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PRENOTA LA TUA COPIA A partire dal 2004 APER ha avviato uno studio sulle Linee guida regionali per la realizzazione degli impianti eolici ed il loro inserimento nel paesaggio, con lo scopo di fornire degli spunti di riflessione e delle indicazioni che mostrino come lo sviluppo dell’eolico possa essere condotto con responsabilità. Prenotate la vostra copia presso la segreteria APER allo 02/76319199

Fondata nel 1987, APER è l’associazione che riunisce a rappresenta i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, tutelandone gli interessi a livello nazionale e internazionale. Un’attività che si traduce da una parte con l’assistenza e il supporto tecnico e normativo necessario alla realizzazione e gestione degli impianti e alla commercializzazione dell’energia elettrica prodotta, e dall’altra in azioni di promozione mirate a favorire la formazione e la diffusione di una cultura della sostenibilità ambientale e delle Fonti Rinnovabili, attraverso l’organizzazione di un fitto calendario di corsi, convegni e fiere. Attualmente APER conta più di 430 associati, oltre 450 impianti per un totale di circa 2000 MW di potenza elettrica installata che utilizza il soffio del vento, la forza dell’acqua, i raggi del sole e la vitalità della natura per produrre 6 miliardi di KWh all’anno a cui corrisponde una riduzione di emissioni di CO2 di oltre 5 milioni di tonnellate annue.

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L’arba Appena s’arza soffia su le stelle e lascia in celo quarche sbaffo giallo. Tira la coda ar gallo, sveja le rondinelle e quanno ha caricato er girasole mette la spina ar muro e accenne er sole.

Neon Un’emme, un’esse, un’effe: le lettere a bizzeffe. Basta un filo de luce che le cuce e so’ topazzi o rose de diamanti, so’ zàffiri o rubbini. Le case ciànno un’aria da sciantose co la spilla, er brelocche e l’orecchini.

Mario Dell’Arco* (da “Roma levante Roma ponente”,1965)

Energia, letteratura, umanità

E+

*Pseudonimo di Mario Fagiolo, architetto e poeta dialettale (Roma, 1905-1996). Ha diretto numerosi periodici di letteratura romanesca. La sua poesia, pur nella tradizione di Giuseppe Gioachino Belli e di Trilussa, ha risentito dei modelli dell’esperienza ermetica, in cui ha introdotto una sensibilità delicata e commossa.


energia del pensiero

Riscopriamo il senso di responsabilità solo così si potranno elaborare progetti di società in cui l’eticità, il senso di responsabilità e di appartenenza siano alla base dei pensieri e delle azioni delle persone. UN CAFFè CON… DACIA MARAINI scrittrice, poeta, saggista, regista di Romolo Paradiso

Il suo ultimo libro “Il treno dell’ultima notte” è un viaggio nella memoria, da Auschwitz a Budapest. Un viaggio nel cuore del Novecento piagato da ideologie che dietro l’illusione di un mondo e di un uomo nuovo, hanno lasciato un deserto di disperazione e di orrore. Il testo è scritto con passione e senso umano. Con un’attenzione alle piccole cose della vita, a quelle sfumature, a volte apparentemente insignificanti, che invece la vita fanno e nella vita lasciano tracce indelebili, nel bene e nel male. È la scrittura di chi ha posto sempre attenzione all’uomo e al suo vissuto. Ai suoi drammi come alle sue gioie, ai suoi bisogni, alle sue necessità, spesso impegnandosi in prima persona, mettendoci la faccia, e prima ancora, lo spirito e il cuore. Con quella passione e con quella tenacia che sono sovente tipici d’una sensibilità mediterranea, alla quale, forse, la sicilianità ha dato un importante contributo. Così mi appare Dacia Maraini, scrittrice di questo tempo e a cui questo tempo guarda con attenzione.

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Dacia Maraini

“Non sanno più cos’è un capo, cos’è un uomo, cos’è l’arte, cos’è la religione. Prendono gusto solo a ciò che è fuga dalla vita, in ogni ordine di cose.” Pierre Drieu La Rochelle E: Raffaele La Capria, parlando di lei dice che le è congeniale una rapidità di scrittura che lui un po’ le invidia, perché pigro… DM: Sì, dice così? Ma non è vero. Perché per scrivere un romanzo impiego a volte tre o quattro anni. Poi scrivo anche di altre cose, e allora forse lì ho una maggiore rapidità. E: Nei suoi racconti, così come nei suoi scritti, a parte “La vera storia di Marianna Ucrìa” e “Bagheria”, in cui lei parla della Sicilia e della sua gente, c’è evidente un approccio e una tensione narrativa tipica degli autori siciliani. È la forza di una terra le cui complessità e contraddizioni coinvolgono e spingono alla riflessione e allo studio dell’uomo e della natura delle cose? DM: La Sicilia ha avuto e ha molti grandi autori, oltre a un’importante tradizione narrativa. E una particolare affezione per il linguaggio. Molti scrittori siciliani sono scrittori di linguaggio. E: Ma questo da cosa deriva? DM: Non è facile dirlo. Potrebbe dipendere dall’influsso della filosofia greca, perché la Sicilia è stata terra anche di filosofi, filosofi greci venuti in Sicilia e filosofi siciliani che a quella filosofia si sono ispirati. Ma la vera ragione è molto difficile scovarla.

E: Comunque, La Capria, in merito alla letteratura, dice che quella siciliana è la letteratura italiana per eccellenza, perché, sostiene, parte dalla Sicilia e guarda al mondo, cosa che non riesce agli altri. Perché secondo lei? DM: Non bisogna dimenticare che la letteratura italiana è nata proprio in Sicilia, nel suo momento di maggiore splendore culturale. Poi si passa alla Toscana. Ma l’inizio avviene nell’isola e questo credo che abbia contato sulla tradizione letteraria italiana. E: Penso a Pirandello, Verga, Capuana, Consolo, Bufalino, Tommasi di Lampedusa, Brancati, Quasimodo, per citarne alcuni. I loro nomi ci portano a non dar torto a La Capria. Forse, come dice lui, la storia e la particolarità della terra una qualche influenza l’hanno avuta sulla scrittura. DM: Aggiungerei anche qualche autrice, come Maria e Annie Messina, Goliarda Sapienza, Silvana Grasso, Maria Attanasio, Silvana La Spina.

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E: C’è una cosa che vivendo in Sicilia ho notato da ragazzo, il forte senso della morte che aleggia negli animi delle persone. Che non è paura, ma una specie di monito a vivere la vita con estrema pienezza, senso forte del limite umano, cosa che oggi mi sembra un po’ perduta, per colpa forse di una globalizzazione che, mercificando la vita, ha espulso da essa il senso e il valore della fine. È così? DM: Il senso della morte così sentito in Sicilia, deriva secondo me dalle radici filosofiche. La filosofia ha influenzato il carattere dei siciliani in questa e in molte altre cose della vita. C’è anche da dire che alcuni comportamenti, o sfumature di comportamento, derivano dall’influenza della cultura spagnola. La Sicilia è stata sotto il regno spagnolo e la cultura spagnola, quella tradizionale, è basata sul senso della morte. Pensi che alcuni giocattoli per bambini ancora oggi sono fatti con le bare, con i teschi. È anche il riverbero del barocco, nel quale traspare un ricordo continuo della morte, che si contrappone all’appetito di vita. Forse è vero che oggi in Sicilia tutto questo vada scemando, tendi a scomparire. Può essere il risultato della globalizzazione. Ed è una perdita non da poco. E: Cosa sta rischiando di perdere, d’importante, l’umanità? DM: Molte cose. Su tutte credo il senso dell’identità e il rispetto per l’altro. C’è molto egoismo in giro, anche teorizzato come valore da difendere. La cultura mercantile porta alla mercificazione degli individui. Questo fa paura e deve far riflettere. E: Emil Cioran ha detto che “solo l’uomo che se ne sta in disparte, che non fa come gli altri, conserva la facoltà di capire veramente qualcosa. Tutta l’antichità è vissuta con questa idea. Oggi non è più possibile”. Lei condivide? DM: L’uomo d’oggi vive in effetti una contraddizione strana: da una parte dispone di sempre più strumenti per comunicare; dall’altra si trova sempre più solo con queste macchine e non sa più nemmeno tendere la mano a un suo simile. E: Ciò influisce sulla capacità di pensare, di produrre pensiero. Qualcosa di cui oggi si sente forte la mancanza. DM: Il pensiero è l’ultima preoccupazione. Si punta tutto sull’apparenza ed è avvilente. E: Il tempo. Con esso l’umanità ha sempre avuto un rapporto difficile. Almeno con quello che i greci chiamavano Kairòs, il tempo utile, perché della riflessione, della conoscenza, della scoperta della bellezza, della creatività. Questo tempo noi lo abbiamo perso. Riconquistarlo, oggi, significa ripercorrere necessariamente un cammino donchisciottesco, emarginato e confinato dai più nella follia? La nostra è un’epoca che ha un senso del tempo diverso rispetto ad altre epoche. Non è, per esempio, quello di Checov. Certo, il nostro è un tempo frenetico, ansioso, forse poco rivolto alla riflessione, al pensiero, ma è il nostro tempo.

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E: Un poeta africano, del quale non ricordo il nome, ha detto a questo proposito, che noi occidentali abbiamo gli orologi, loro, invece, hanno il tempo. DM: Giusto. È proprio così. Abbiamo creduto che le macchine ci avrebbero fatto risparmiare tempo lasciando più spazio alla riflessione, alla meditazione. Invece quelle stesse macchine beffardamente si succhiano tutte le nostre giornate. Ci rapiscono dentro un mondo virtuale che ad un certo punto ci appare più reale di quello vivo e siamo presi in trappola come topi. E: Non le pare che in Italia ci siano autori di cui si dovrebbe parlare di più, come Pasolini, Curzio Malaparte, Giovanni Papini e altri, che hanno fatto la cultura e la letteratura italiana del secolo scorso? DM: Troppi bravi autori e autrici sono dimenticati. Ma in questo oblio metterei anche molta parte dell’arte e soprattutto della storia. È una forma di cancellazione della memoria comune. Ecco, io credo che oggi manchi il sentimento della memoria. Ed è una mancanza che pesa sulle nostre coscienze. Vivere senza memoria è un vivere monco. Crea deserti interiori. E: Aveva allora ragione Martin Heiddeger quando diceva che: “l’uomo del duemila sarà il guardiano del nulla”. DM: Purtroppo, penso proprio di sì. La mancanza di memoria porta le persone a essere facili prede degli attuali mercanti d’ideologie. E: La recente crisi finanziaria dimostra che quello fin qui intrapreso, da un punto di vista politico, economico e culturale, è stato un percorso di rovina. L’uomo non è più al centro delle cose, ma loro strumento. Serve una svolta. Serve che la politica torni a ricoprire il ruolo di difesa degli uomini e delle comunità. Da cosa occorre ripartire per elaborare progetti di società in cui l’eticità, il senso di appartenenza, l’attenzione per gli altri, il rispetto per le diversità siano alla base di ogni pensiero e di ogni azione? DM: Bisognerebbe ripartire da un senso maggiore di responsabilità. Mi sembra di vedere in giro una grande irresponsabilità. Nessuno si assume con scrupolo dei compiti precisi. Tutto rimane nel vago e senza conseguenze. Non si prendono responsabilità verso i figli, i giovani, gli immigrati. E: Vuol dire che sono carenti le istituzioni base della Comunità come la famiglia, la scuola e lo stato? DM: Se manca il senso di responsabilità la famiglia, la scuola, lo stato, rischiano di diventare contenitori vuoti. E: Gli intellettuali possono e devono svolgere un ruolo di responsabilizzazione, richiamando a riconquistare quanto d’importante l’uomo ha perduto, in termini di valori comuni. DM: Sì, e molti lo fanno. Ci sono scrittori che si fanno testimoni


DACIA MARAINI

della propria epoca. Penso a Pasolini, a Sciascia. E oggi al giovane Saviano, che ha avuto il coraggio di prendere di petto la realtà, denunciando con nomi e cognomi la camorra: una vera ferita nella società meridionale. Così facendo ha riscoperto l’impegno, quello che è stato di Annamaria Ortese de “Il mare non bagna Napoli”, di Domenico Rea, di Sibilla Aleramo e di tanti altri scrittori del dopoguerra. E: E poi devono venire spinte al senso di responsabilità da altre parti, dalla politica, dalla famiglia e dalla scuola. DM: Mi capita di andare spesso nelle scuole e vedo che quando i ragazzi vengono stimolati al pensiero, al giudizio politico, rispondono bene. Tutto dipende dagli insegnanti. Quando ci sono degli insegnanti motivati, che prendono sul serio la loro professione e ce la mettono tutta, il bullismo proprio non si fa vedere. Purtroppo spesso gli insegnanti non sono all’altezza, pensano di fare un mestiere come un altro, come se fossero impiegati di banca, e allora gli studenti, abbandonati a se stessi, cadono nel bullismo, nella barbarie. Sulla scuola bisogna investire tutto quello che si può, non tagliare continuamente. La scuola è il nostro futuro e va salvaguardata. Mentre ora cade a pezzi e si tende a spendere sempre di meno. Spesso gli insegnanti buoni e i presidi intelligenti sono costretti a fare miracoli, nonostante e qualche volta contro la scuola, per organizzare incontri, attività teatrali, musicali, filmiche. Il taglio poi delle maestre nelle scuole elementari è demenziale. Avevamo le migliori scuole elementari del mondo, da tutti invidiate e le stiamo demolendo in nome del risparmio. Una vera pazzia.

Figlia dello scrittore ed etnologo Fosco Maraini e della pittrice siciliana Topazia Alliata, appartenente all'antico casato degli Alliata di Salaparuta. La nonna materna si chiamava Sonia Ortúzar Ovalle ed era la figlia di un diplomatico cileno con la passione del canto lirico. La nonna paterna di Dacia era la scrittrice Yoi Crosse, per metà polacca e per metà inglese. Dacia trascorse la sua infanzia in Giappone dove la sua famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove Dacia patì estrema fame. Al ritorno in Italia, si trasferirono in Sicilia, presso i nonni materni, nella Villa di Valguarnera a Bagheria, ma poi i genitori si separarono. A 18 anni Dacia raggiunse il padre a Roma dove riscosse il suo primo successo con il romanzo La vacanza (1962). Seguono L'età del malessere (1963), A memoria (1967), Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (1985, Premio Fregene 1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990, Premio Campiello; Libro dell'Anno 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Un clandestino a bordo (1996), Dolce per sé (1997) e la raccolta di racconti Buio (1999) che ha vinto il Premio Strega. Nel 2001 ha pubblicato La nave per Kobe, in cui rievoca l'esperienza infantile della prigionia in Giappone, e Amata scrittura. Nel 2004 è la volta di Colomba. Nel 2008 pubblica Il treno dell'ultima notte. Dacia Maraini si è occupata anche di teatro. Nel 1973 ha fondato a Roma con Maricla Boggio, il Teatro della Maddalena, gestito e diretto soltanto da donne. Ha scritto più di sessanta testi teatrali rappresentati in Italia e all'estero, tra cui Manifesto dal carcere e Dialogo di una prostituta con un suo cliente. Tra i premi vinti: Campiello, Strega e il Pinuccio Tatarella.

E: E non si possono avvilire nella funzione gli insegnanti, le maestre soprattutto. DM: Le maestre sono nello stesso tempo delle mamme e delle accompagnatrici nel grande mondo dell’apprendimento. Il servizio che svolgono è di primaria importanza. Chi non ha amato la propria maestra? Far male alla scuola primaria, alle maestre, è far male ai bambini, e i bambini sono la parte più bella e più importante della società.

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lavoro

“Il lavoro dovrebbe essere un’esigenza creativa” Ermanno Olmi

La persona torni al centro del lavoro INTERVIsTA A MAURIzIO sACCONI Ministro del Welfare

Maurizio Sacconi

di Fausto Carioti

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Se nella crisi è doveroso provvedere “alle” persone, per il dopo crisi è necessario ripartire “dalle” persone. Ampliare, di molto, la platea dei beneficiari dei sostegni di disoccupazione, collegando questo ampliamento ad un percorso di apprendimento per evitare la creazione indiscriminata di un nuovo bacino di assistiti. Donne e lavoro: provare a valorizzare altre forme di erogazione come le reti interfamiliari, valida l’esperienza delle “tagesmutter”.

essere utilizzate anche per sostenere il reddito, qualora sia finalizzato all’apprendimento. In questa direzione va l’accordo con Regioni e parti sociali affinché il tempo di non lavoro sia impiegato per incrementare le competenze. Insomma, se nella crisi è doveroso provvedere alle persone, per costruire il dopo crisi è necessario ripartire dalle persone.

Ripartire dalle persone, dai singoli lavoratori. Dai loro meriti e dalla loro formazione, che deve essere continua. È la ricetta con cui ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, conta di traghettare l’Italia fuori dalla crisi nel modo più indolore possibile.

MS: È necessario sostenere i meriti per far sì che singoli o gruppi possano vedere riconosciuta, nella retribuzione, la loro partecipazione alla crescita dell’impresa. L’accordo sulla riforma del modello contrattuale ha una portata storica perché inserisce nel sistema di relazioni industriali rapporti più fluidi e costruttivi. Con la detassazione dei salari di produttività di operai e impiegati fino a un reddito di 35mila euro, il sistema si rivolge naturalmente a condividere obiettivi e risultati. Si tratta di una modifica della componente della retribuzione tale da difendere l’apporto dei singoli lavoratori rispetto agli indicatori di produttività e, in prospettiva, anche rispetto agli indicatori dei risultati ottenuti dall’impresa.

E: Signor ministro, gli ultimi dati Istat hanno rilevato un aumento di mezzo punto del tasso di disoccupazione, giunto al 6,1%, e una brusca frenata dell’offerta di lavoro. Secondo l’Inps il 2008 si è chiuso con un aumento dei cassintegrati, a dicembre, pari al 110%. Quali interventi ha in cantiere il governo per invertire questo trend? MS: Per ora il Paese non tende a rattrappirsi strutturalmente. Aumenta la cassa integrazione ordinaria ma cala quella straordinaria. Questo vuol dire che l’azienda conserva il proprio capitale umano ed è pronta a ripartire non appena le condizioni lo consentiranno: la crisi, quindi, sembra mantenersi in termini congiunturali. Dobbiamo però essere attrezzati ad affrontarla. E: In che modo? MS: Occorre una forte collaborazione tra Stato, Regioni e parti sociali. L’obiettivo è mantenere quante più persone nel sistema produttivo e garantire loro un reddito e attività di apprendimento. È necessario ampliare la platea dei beneficiari dei sostegni di disoccupazione, ma collegando questo ampliamento ad un percorso di apprendimento per evitare la creazione indiscriminata di un nuovo bacino di assistiti. E: Lei ha detto che il sistema della formazione in Italia è stato protagonista di un “fallimento storico”. Quali sono le linee guida della riforma a cui state pensando? MS: Innanzitutto dobbiamo riscoprire il lavoro come parte del processo educativo e superare l’idea che la formazione debba essere esterna all’impresa. Altra condizione da realizzare è che le certificazioni formalistiche sulla formazione vengano sostituite da un sistema di valutazione indipendente sulle effettive competenze dei lavoratori. Su questo gli organismi bilaterali possono svolgere un ruolo fondamentale, mirando gli interventi e scostandoli da una logica burocratica. La formazione deve diventare lo strumento per non perdere il contatto con il lavoro. E: Dove troverete le risorse? MS: Occorre mobilitare risorse che oggi vengono usate poco e male, come quelle del Fondo sociale europeo, che possono

E: “Incentivare il merito” nel lavoro è uno slogan di tutti. Che intende fare il governo?

E: L’Italia non riesce a utilizzare nel modo migliore una parte importante delle sue energie: quella delle donne lavoratrici. Conciliare lavoro e maternità resta impresa proibitiva per molte famiglie. MS: Io credo che per realizzare una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro vadano affrontati due aspetti fondamentali: da un lato i servizi di cura all'infanzia, dall'altro l'orario di lavoro. Nel primo caso è necessario affidarci non solo al tipo di erogatori diffusi sino ad ora, quindi pubblico, privato, aziendale e interaziendale, ma valorizzare altre forme di erogazione come le reti interfamiliari: si veda a tal proposito l’esperienza delle cosiddette “tagesmutter”. E: E per quanto riguarda l’orario di lavoro? MS: Una modulazione flessibile dell'orario di lavoro gioverebbe sia all’impresa che alle lavoratrici, permettendo una loro reciproca adattabilità in funzione delle diverse esigenze. Da un lato consentirebbe all’impresa di modulare la produzione di beni e servizi, dall'altro darebbe modo alle lavoratrici di conciliare meglio tempo di lavoro e di non lavoro. E: Che atteggiamento si attende dai sindacati, in particolare dalla Cgil, dinanzi a questi vostri interventi? MS: L’accordo sulla riforma della contrattazione rappresenta un segnale importante, perché per la prima volta si abbandona un approccio conflittuale e si afferma un modello volto alla condivisione. L'accordo quadro promuove lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale, ove le parti sono portate a condividere obiettivi e risultati. Credo che, rispetto a questo, la Cgil soffra di un blocco ideologico. Spero che rifletta e cambi idea.

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ll sole raccomanda i sistemi fotovoltaici Mitsubishi Electric.

Il sole è una fonte di energia inesauribile, sicura, ecocompatibile. E molto redditizia. Infatti, grazie all’incentivazione del Conto Energia e al risparmio sulla bolletta elettrica, il fotovoltaico è oggi una vantaggiosa opportunità di investimento. Ecco perché è meglio scegliere un partner affidabile come Mitsubishi Electric, che vanta oltre 25 anni di esperienza nell’industria solare e offre la garanzia di soluzioni tecnologicamente avanzate, inalterabili nel tempo e dal rendimento eccezionale. Non a caso Mitsubishi Electric è l’unica a proporre sia pannelli fotovoltaici sia inverter appositamente studiati per il mercato europeo, garantendoli per 5 anni sui difetti di fabbricazione e per 25 anni sulla producibilità. Mitsubishi Electric Europe B.V. ·Centro · Centro Dir. Colleoni, Pal. Sirio 1 · Agrate Brianza (MI) · tel. 039 60531 · fax 039 6053312 · www.mitsubishielectric.it · info.fotovoltaico@it.mee.com


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Maledetta Chernobyl! progettare l’energia cura di E. Casadei La vera storia del nucleare aSperling & Kupfer, 2008, pag. 161 in Italia euro 13,50

L’ambiente e l’energia da fonti rinnovabili

È una panoramica sulle fonti di energia (da quelle fossili a quelle “carbon free”, come la fissione nucleare e le rinnovabili) che fa il punto su conoscenze tecnologiche, costi, impatto ambientale, problema delle scorie radioattive e risvolti politici. Al volume hanno collaborato fisici, chimici, ingegneri, esperti di impiantistica nucleare ed economisti.

Tutti ricordano Chernobyl e le conseguenze per la politica energetica italiana, così come i condizionamenti che hanno avuto un ruolo in quella storia. Corbellini, già Presidente dell’Enel, e Velonà, allora Direttore per la realizzazione delle centrali nucleari, ricostruiscono quegli avvenimenti, il contesto politico e industriale, le scelte fatte e le reazioni suscitate.

Un vademecum per capire l’arcipelago delle fonti tradizionali e rinnovabili. L’Autore è convinto che, per lo sviluppo sostenibile, esse siano l’unica via percorribile per salvare il pianeta. Sia perché le risorse sono “in prestito”, sia perché così non saranno penalizzate le generazioni future.

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Il libro raccoglie la documentazione di un dibattito fra esperti sulla sfida delle fonti energetiche pulite. La scienza è già in possesso degli strumenti per realizzarle. Ora, secondo quanto sostenuto nei vari interventi, occorre agire a livello politico ed economico per le scelte più vantaggiose.

di Giampiero Ligabò Diabasis, 2008, pag.195 euro 13,50

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis "Chi pensa per concetti e non per immagini, tratta la lingua con la medesima crudeltà di colui che vede soltanto le categorie sociali e non gli uomini" Ernst Jünger

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A proposito di merito

La lezione di Adriano Olivetti “Lo sa dott. Olivetti, che dalla biblioteca mancano dei libri? Qualche dipendente, invece di prenderli e riportarli, li ruba”. “Ah sì?”, rispose Adriano Olivetti con un sorriso sornione “bene, vuol dire che almeno qualcuno li leggerà”. Deve essere andata più o meno così la conversazione tra il bibliotecario dell’Olivetti e il suo Presidente, molti anni fa quando l’Italia aveva appena iniziato il cammino verso il benessere economico e l’azienda di Ivrea era una di quelle società che meglio rappresentavano il momento congiunturale. La risposta di Adriano Olivetti era perfettamente in linea con la sua lungimirante visione del lavoro, che metteva la persona al centro di tutto, sulla quale era dovere per l’azienda investire per favorirne la crescita umana, culturale e professionale. Le iniziative prese da Adriano Olivetti crearono un’impresa che si distingueva per competenza, creatività e innovazione. Nella quale ogni dipendente viveva il tempo del lavoro con

Mp

passione, fiducia in se stesso e nei suoi colleghi, senso di appartenenza e forte coinvolgimento nel processo produttivo. Si sentiva compreso, aiutato, sollecitato a dimostrare le proprie potenzialità, rispettato e giudicato secondo merito. Percepiva di trovarsi al centro di un cambiamento della cultura lavorativa che tendeva a dare al lavoro, prima un senso etico e poi un valore economico. Malgrado i risultati positivi però, quella strada non è stata più percorsa. Le logiche mercantili sempre più spinte all’eccesso, hanno condizionato la cultura del lavoro, rendendola schiava di visioni nelle quali l’uomo, la sua umanità, le sue potenzialità sono schiacciate dai valori del solo fare, del dire sempre di sì, del “meglio non pensare”, per un successo da raggiungere a tutti i costi, e i suoi percorsi lavorativi mortificati dal clientelismo, dalla tesserocrazia partitocratica, portatori di mediocrità e di “geni” capaci solo di creare intorno a loro

Filo di Nota di Mauro De Vincentiis

Fn 60

Mondo piccolo

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delusioni, insoddisfazioni, deserti d’anime e futuri senza speranze. Oggi qualcuno si alza in piedi e rivendica l’importanza del merito nel lavoro. Ma a costoro bisognerebbe ricordare che il merito deve partire dall’alto. Dalla scelta di chi deve guidare i gruppi, secondo la forza d’umanità, l’esperienza di vita, la creatività,

la conoscenza della materia in cui opererà. Magari con la sensibilità del “buon padre di famiglia”, capace di trasmettere emozioni, amore e visione a chi con lui condivide il tempo del lavoro. Tempo che nella vita è l’altro battito vitale.

lo Smilzo

Letteratura e industria L’Ottocento tra cultura e Rivoluzione Industriale; il Futurismo e il mito poetico della macchina, della velocità e della luce; i dibattiti politici sull’arte, la produzione e l’uomo nuovo; la polemica italiana su “letteratura e industria”; i rapporti tra neoavanguardia e neocapitalismo; gli interventi della sociologia su evoluzione industriale e sviluppo delle forme espressive. Questi i punti principali per una premessa approfondita a un’antologia di saggi e di narrativa di letterati italiani. Da Marinetti a Severini, da Calvino a Volponi, da Vittorini a Ungaretti e a Ottieri, solo per indicarne alcuni. Il romanzo “A proposito di una macchina” (1965) di Giovanni Pirelli, per esempio, porta il lettore nel cuore della Lombardia industriale, nella complessa rappresentazione della vita di fabbrica del tempo, nel vivo di problemi etici, tecnologici e “politici”.


clean energy for a clean planet

Questa pagina Ê pulita, come l’Energia che produciamo.

< nel duemila-sette Asja ha prodotto 219 milioni di kWh di energia verde > [ www.asja.biz ][ www.asjacleanplanet.biz ]


Claudio perri Scopo di Claudio Perri nello scolpire è quello del recupero del corpo totale dell’arte intesa come stimolo alla differenziazione, in contrapposizione all’appiattimento spesso ideologico se non mercantilistico. È il suo modo di risolvere il problema della creatività che è alla base dell’Arte. Problema contingente nella società attuale, dove tutto è definito creativo. Perché è il processo creativo che qualifica l’opera d’arte in quanto indagativo attraverso il segno o il volume nello spazio. La “realtà” della sua scultura non è tale perché propone forme già note, ma in quanto ha una sua realtà oggettiva e perché conscio e inconscio ritrovano una ragione d’essere in “forme” esistenzialmente vissute. Claudio Perri, in oltre quarant’anni di ricerca sia sui materiali (ha inventato una sorta di pietra lavica, ottenuta macerando giornali, con la quale ha realizzato le sue “maceromorfosi” e scolpisce libri con squarci per costruire con logica costruttiva spazi e forme ideali da lui definiti “liberintro”) sia sulla comunicazione realizzata attraverso la forma, ha aperto lo spazio per superare, attraverso torsioni e compenetrazioni, i limiti imposti dalla materia a costruire un suo linguaggio che esprime la tensione che è alla base della vita. In un inusuale rapporto tra la pulizia delle superfici e il vuoto dello spazio, Claudio Perri ha sempre proposto opere intessute di un raffinato lirismo, testimonianza di un profondo senso del volume, e compendio di pittura, grafica, scultura, architettura e arte concettuale. Nato nel 1933 a Roma, Claudio Perri, dopo aver frequentato per due anni la Facoltà di Architettura a Roma, si trasferisce nel 1954 in Francia, a Chartres, per studiare scultura presso lo studio di Alberto Cappabianca e nel 1957 a Londra, dove lavora come disegnatore di fumetti. Nel 1975 decide di dedicarsi solo all’arte e espone, per la prima volta, le sue “Maceromorfosi” e alcuni disegni nella Galleria “Fant Cagni” di Brescia. Attraversando trasversalmente la storia dell’arte del suo tempo ne traduce spunti con venticinque personali, allestite varie città d’Italia e all’estero e partecipando a trentasette rassegne nazionali e internazionali, tra le quali il XXV Premio Villa San Giovanni, la XI Quadriennale di Roma e la XXII Biennale di Alessandria d’Egitto.

Energia in tensione 1998, marmo bianco di Carrara cm 40x40x8

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Claudio Perri

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