Elementi 2 - Settembre - Novembre 2001

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• Editoriale di Pier Luigi Parcu

• Il Punto di Jacopo Giliberto / p. 4

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• Primo piano

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico

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Creare le condizioni per lo sviluppo del settore elettrico Il pensiero di Antonio Marzano / p. 6

Ora il mercato di Enzo Berlanda / p. 8 _ Un mercato per gli operatori / p. 9 di Alberto Pototschnig _ Mercato unico dell'energia? Indispensabile / p. 12 Intervista a Dominique Ristorì _ Rete e privatizzazione Enel per rilanciare la liberalizzazione / p. 15 Incontro con Giuseppe Tesauro _ È mercato solo se ci sono più competitori / p. 17 Intervista a Giuliano Zuccoli _

elementi 2 n.

Borsa elettrica sì, ma veramente efficiente / p. 20 a colloquio con Fabio Leoncini _ Il ruolo dell'Acquirente Unico nel mercato elettrico / p. 22 di Fabio Gobbo _ Borsa elettrica più completa con il mercato dei derivati / p. 25 di Valeria Termini _ • Evidenza Certificati Verdi / p. 28 _ • Lavoro Un caffè con…Domenico De Masi Essere creativi / p. 30 _ • Filo di nota La leadership secondo Attila l'Unno / p. 32 _ • Vetrina Le pubblicazioni GRTN / p. 33 _ • Management La cultura della vigilanza / p. 34 _ • In Biblioteca Come prosperare nella nuova economia / p. 35 _ Petrolio / p. 35 _ • Controcopertina Rassegna stampa d'epoca / p. 36

GRTN AU GME

I


GRTN 00197 Roma Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 068165 1 Fax +39 0681654392 info@grtn.it www.grtn.it

AU 00197 Roma Via Guidubaldo Del Monte, 72 Tel. +39 068165 1 Fax +39 0681654392 info@acquirenteunico.it

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Elementi è visibile in internet al sito www.grtn.it

Anno 1 n.2 settembre - novembre 2001

Progetto Grafico Gentil Associates

Editore Gestore Rete Trasmissione Nazionale

Foto SIE [P. Steiner]

Direttore Responsabile Romolo Paradiso

Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 • 00197 Roma

Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis

Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 105/2001 del 15.03.2001

Editing Maria Pia Terrosi

Realizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl • Via Tiburtina, Km 18.300 • Setteville di Guidonia - Roma

Hanno collaborato a questo numero: Fausto Carioti, Goffredo Galeazzi, Jacopo Giliberto, Giusi Miccoli, Claudio Mimmi, Alessandro Perini, Renato Terrosi.

Finito di stampare nel mese di settembre 2001


e

Pier Luigi Parcu

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Con l’approvazione della disciplina del mercato elettrico, un ulteriore passo in avanti è stato compiuto nel percorso di liberalizzazione del settore. Il mercato organizzato dell’energia è uno strumento centrale di garanzia dell’operatività di meccanismi concorrenziali nell’incontro di domanda e offerta in un settore quale quello dell’energia elettrica. Dal mercato organizzato dell’elettricità ci si aspetta nel medio periodo l’affermarsi e il consolidarsi nel settore dei meccanismi allocativi tipici di un mercato concorrenziale. Ci si aspetta un miglioramento delle relazioni tra i fornitori e i consumatori attraverso la nascita e il rafforzamento di figure nuove quali i trader e i grossisti, orientate a soddisfare le esigenze di approvvigionamento fisico e quelle di natura economica dei clienti finali. A fronte di tali aspettative, numerosi sono gli interrogativi sugli effetti del riassetto del settore elettrico. Il mercato organizzato dell’energia rappresenta un punto di incontro tra domanda e offerta, ma i risultati delle negoziazioni, cioè i prezzi e le quantità scambiate, dipendono dalle caratteristiche delle offerte di vendita e di acquisto degli operatori. Il volume e il livello di concentrazione dell’offerta così come il volume e la rigidità della domanda determinano prezzi e quantità che possono discostarsi da quelli competitivi. Lo strumento mercato organizzato, di per sé, non è condizione sufficiente rispetto all’obiettivo di una riduzione dei prezzi o di una differenziazione del servizio ai clienti finali. Come rendere le condizioni dell’offerta vicine o tali da simulare una struttura concorrenziale? Come garantire il controllo di comportamenti collusivi o anticoncorrenziali? Come valorizzare la flessibilità della domanda? Il mercato organizzato dell’energia rompe una tradizione consolidata nelle abitudini dei consumatori, anche industriali, con il passaggio da prezzi amministrati e stabili (almeno nel breve periodo) ad un meccanismo che determina prezzi variabili ora per ora. La volatilità del prezzo che si determina sul mercato fisico del giorno precedente l’effettivo consumo, rende rischiosa la transazione sotto il profilo economico, e può spingere i consumatori, o i trader e i grossisti che li riforniscono, a preferire contratti bilaterali di lungo termine. Esperienze di altri paesi e di mercati assimilabili a quello dell’energia elettrica mostrano come si possano efficacemente fronteggiare tali rischi anche con la creazione di strumenti finanziari di copertura offerti da soggetti disposti ad assumersi il rischio economico. Come rendere operativo un mercato di strumenti finanziari coerente con le transazioni fisiche? Come organizzare le eventuali forme di controllo? Il mercato organizzato dell’energia dovrebbe fornire segnali di prezzo sui mercati giornalieri sufficienti a garantire l’adeguatezza della capacità di generazione al soddisfacimento della domanda. Imperfezioni nel mercato degli investimenti (capitale e rischiosità) possono generare problemi di copertura del fabbisogno nel lungo termine. Come gestire l’imperfezione dei mercati e risolvere il problema della copertura nel lungo periodo? È possibile trovare un disegno di mercato unitario che risponda sia all’incontro di domanda e offerta ora per ora, sia ad un equilibrio di più lungo termine? Su questi temi Elementi raccoglie il punto di vista di esperti e operatori del settore. Punti di vista che possono contribuire a fornire risposte agli interrogativi ancora aperti e a cogliere gli spunti necessari a costruire un corretto quadro del mercato. In tutti gli interventi, al di là delle diverse sensibilità e sottolineature, appare prevalere il comune obiettivo di rendere davvero realizzabili i meccanismi della concorrenza.

settembre/novembre 2001

editoriale

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IL PUNTO

di

Jacopo Giliberto

Il mercato elettrico parte, non parte, va a rilento. Pareri diversi, contrapposti, quelli di chi deve lavorare con i chilowattora. Le promesse e gli impegni sono tanti, e quasi tutti saranno rispettati. Ci sarà bisogno di la Borsa come strumento per rendere aggiustamenti in più trasparente e ampio un mercato corso d’opera, che oggi ha la dimensione dei puffi come è d’obbligo quando si tratta di creare qualcosa che non c’era. Il primo grande appuntamento è la Borsa elettrica. Pochi mesi fa esperti e operatori si auguravano che partisse entro luglio. Luglio è passato ma la “piazza del mercato” non c’è ancora. C’è invece il Gestore del Mercato, un organismo nuovo ma che cammina già sulle sue gambe. C’è anche l’Acquirente Unico, una figura discussa ma che ha già individuato il suo ruolo. Gestore del Mercato e Acquirente Unico hanno saputo tenersi lontani dalla tentazione dei carrozzoni. Questi strumenti serviranno a migliorare il mercato elettrico, ora ristretto ed elitario. Ci sono però altre speranze. Per esempio, che la Borsa del chilowattora, aggiungendo concorrenza, possa fare scendere il prezzo dell’energia. Tuttavia, come spiega Pier Luigi Parcu, uno strumento organizzato di mercato di per sé, non è condizione sufficiente a ottenere una riduzione dei prezzi o una differenziazione del servizio ai clienti finali. Simili i dubbi di Alberto Pototsching, secondo il quale la struttura attuale del settore elettrico italiano non garantisce che questa scommessa possa essere vinta. “In particolare - osserva - l’offerta di energia elettrica è ancora altamente concentrata nelle mani di pochi operatori”. La tormentata vicenda delle “genco”, il contenzioso sulla questione Enel-WindInfostrada e sulla “genco-4” chiesta dall’Antitrust e infine la questione delicata della Montedison e dell’EdF sono conferme della spinta continua all’accentramento, in contrasto con la

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Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico

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tendenza secondo cui i processi di liberalizzazione, per loro natura, spingono verso la destrutturazione e la moltiplicazione delle presenze imprenditoriali sui mercati. Obiettivi della Borsa dell’elettricità sono l’incontro tra domanda e offerta, l’aumento della concorrenza, rafforzare la fiducia negli operatori, creare strumenti finanziari per coprire il rischio di prezzo sul mercato elettrico. Fra i problemi c’è la posizione dominante dell’Enel e più in generale la voglia di accorpamenti fra compagnie. Ma Fabio Leoncini teme anche “un freno al mercato dovuto a un eccesso di regole”. La Borsa, quindi, come strumento per rendere più trasparente e più ampio un mercato che oggi ha ancora le dimensioni dei “puffi”, nonostante gli annunci trionfali di due anni fa quando fu varato il decreto di riassetto elettrico. L’Italia è ora a ridosso della liberalizzazione minima e obbligatoria chiesta dalla direttiva europea, cioè non è lontana dal 35% di apertura del mercato. A fianco della Borsa elettrica ci sono però anche altri avvenimenti che concorreranno ad allargare il mercato in senso “fisico”. Sul fronte della domanda di chilowattora, ricorda Enzo Berlanda, “l’anno venturo diventeranno liberi i clienti con consumi annui almeno pari a 9 gigawattora e i clienti “multisito” con consumi annui complessivi almeno pari a 40 gigawattora”. Significa che potranno scegliere il fornitore elettrico circa 5 mila consumatori, pari al 40% del consumo finale di energia. Nel frattempo, come spiega Fabio Gobbo, “la legge n. 57/2001 ha delineato una maggiore apertura del mercato, prevedendo che, a partire da tre mesi dopo la cessione delle “genco”, possano acquisire la qualifica di cliente idoneo tutti i soggetti con consumi annuali pari ad almeno 100 megawattora. Secondo le stime, si tratta di portare il mercato a 150 mila clienti e al 60% dei consumi di elettricità”. Questo allargamento forte delle soglie di liberalizzazione potrebbe dare


PUNTO

Jacopo Giliberto

accesso libero al mercato del chilowattora anche a consumatori di dimensioni medio-piccole, alle medie industrie, ai grandi complessi residenziali, alle aree di sviluppo artigianale, ai supermercati. Siamo lontani dall’apertura totale che presto accadrà sul fronte dei consumatori di metano, ma verrà ridotto il divario fra i due processi di liberalizzazione che vanno affiancandosi sul fronte della tecnologia, dopo che negli ultimi anni ha l’apertura degli scambi raggiunto le interni all’Ue allargherà economie di scala il il mercato sistema del turbogas a ciclo combinato. Il divario fra metano e chilowattora comunque rimarrà, per la natura stessa dei due prodotti. Il gas viene estratto là dove c’è, la corrente elettrica può essere prodotta ovunque o da chiunque e con qualunque fonte primaria di energia, dai colossi del nucleare fino al piccolo generatore a benzina che alimenta il chiosco dei cocomeri. “Un altro strumento per allargare il mercato - da Bruxelles afferma Dominique Ristorì - verrà dall’apertura degli scambi interni all’Unione europea”. Le connessioni internazionali sono nate come mutuo soccorso fra compagnie elettriche nazionali isolate e protezionistiche, e non per favorire gli scambi commerciali. Va la rinascita delle fonti cambiata rinnovabili accelera la l’impostazione di creazione, con la Borsa fondo del sistema elettrica, di nuovi strumenti di trasporto finanziari, come i Certificati Verdi internazionale per adeguarla al mercato. Sul fronte dell’elettricità sta nascendo anche un altro fenomeno, e le compagnie petrolifere - per loro natura devono avere una capacità di programmazione molto lunga e sensibilità verso le grandi strategie - se ne sono accorte. Si tratta della tendenza alla produzione “diffusa”, alla produzione “distribuita” dell’energia. Al centro ci sono le tecnologie che vanno verso l’energia

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rinnovabile, ma in generale è una tendenza verso piccoli impianti di dimensioni locali. Sensori attenti delle tendenze, le compagnie petrolifere da un paio d’anni cambiano nome e struttura, e preferiscono definirsi compagnie “energetiche”, per le quali il petrolio e il metano sono sì i principali prodotti che mettono sul mercato, ma solamente alcuni dei prodotti energetici del loro portafoglio. Al cliente propongono la gamma completa. Saranno le esigenze del cliente a preferire una soluzione energetica piuttosto che l’altra. Le energie “alternative” non sono più nemiche del petrolio. Così, società come la Shell e la Bp sono diventate leader al mondo nella produzione di pannelli solari, e in Italia anche l’Eni ha diversificato in questo settore con l’Eurosolare. Passando poi dalla produzione di tecnologie alla produzione di energia, l’Enel, che fino a pochi anni fa era chiusa (per legge) entro i confini nazionali, ha avuto la sua prima forma di forte internazionalizzazione attraverso l’Erga, diventata la prima società al mondo nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili. Come afferma il ministro Antonio Marzano, “l’Italia sta puntando molto sulle fonti rinnovabili, anche se siamo convinti che, per quanti sforzi si facciano, non si possano garantire percentuali elevate del fabbisogno totale”. La rinascita delle fonti rinnovabili, non più “alternative” accelera la creazione, a fianco della Borsa elettrica, di nuovi strumenti finanziari, come i Certificati Verdi, cioè il mercato del chilowattora ecologico. Non a caso l’Erga e l’associazione dei produttori di energie rinnovabili Aper hanno già varato una forma di certificazione. Inoltre, sulla Borsa del chilowattora appariranno anche altri derivati, che serviranno a gestire il rischio e l’incostanza dei prezzi, quali i future e le opzioni. Non si tratta di auspici, ma di esperienze reali già accadute nei Paesi in cui il mercato elettrico è una realtà. e

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IL

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PRIMO PIANO

Il pensiero di

Antonio Marzano

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico

Il punto di vista del Ministro delle Attività produttive Antonio Marzano su liberalizzazione e mercato elettrico espresso alla Xa Commissione della Camera

Creare le condizioni per uno sviluppo del settore elettrico in linea con i paesi più industrializzati Incrementare lo sviluppo e il grado della concorrenza, fondamentale per un aumento dell’efficienza nella generazione, nella trasmissione e nella distribuzione di energia elettrica. Con interventi specifici si potrà giungere nel giro di tre anni ad una riduzione del 20% circa del costo dell’energia. Occorre arginare le asimmetrie esistenti in Europa tra i vari Paesi in materia di politiche di mercato.

di Romolo Paradiso

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“Il settore energetico riveste un ruolo importante agli effetti di una politica di competitività”. Così Antonio Marzano, Ministro delle Attività produttive, ha dichiarato lo scorso 12 luglio nel corso dell’ audizione tenuta alla decima Commissione della Camera, dove ha illustrato le linee programmatiche del suo dicastero e gli interventi che intende adottare in materia energetica. Relativamente a questo ambito e a proposito del processo di liberalizzazione in atto che dovrebbe portare alla realizzazione di un vero mercato libero dell’energia elettrica, Marzano sostiene che “l’attuale quadro normativo di riferimento che recepisce formalmente gli obblighi comunitari, presenta numerosi elementi di incertezza. Occorre creare le condizioni atte a garantire uno sviluppo produttivo in linea con i Paesi più industrializzati. Solo ponendo le basi per uno sviluppo della concorrenza si potranno raggiungere obiettivi di aumento dell’efficienza sia nella generazione sia nella trasmissione e distribuzione di energia. Tali iniziative dovrebbero consentire il rilancio degli investimenti nell’ambito del settore elettrico, che potranno meglio realizzarsi anche attraverso un alleggerimento dell’apparato burocratico-amministrativo che attualmente grava sul settore”. “Sarà altresì necessario, secondo Marzano, incrementare il grado di concorrenzialità e trasparenza del mercato energetico italiano, completare rapidamente la prevista cessione degli impianti di generazione dell’Enel, rendere più efficiente la gestione della rete separandone la proprietà dal produttore, privatizzare le aziende di servizio pubblico locale o la gestione della rete, diminuire la dipendenza energetica del paese dall’estero, riducendo nello stesso tempo l’impatto ambientale, e infine promuovere lo sviluppo dell’innovazione tecnologica e delle fonti rinnovabili, ovunque e in tutti i modi possibili”.

Possibile una riduzione graduale del costo dell’energia elettrica Marzano ritiene che attraverso queste linee di intervento sia possibile ottenere una riduzione graduale del costo dell’energia dei prossimi tre anni. “Secondo alcune previsioni, ha sottolineato Marzano, dovrebbe essere possibile, attraverso interventi specifici, giungere anche ad una riduzione di circa il 20% in tre anni del costo dell’energia per le imprese e per le famiglie. Tra l’altro, attualmente il livello delle tariffe è alquanto sperequato. Abbiamo costi dell’energia relativamente bassi per le piccole utenze e per le imprese cosiddette energivore, mentre in mezzo abbiamo piccole e medie imprese che pagano in gran parte lo scotto di questa situazione”.


PRIMO PIANO

Antonio Marzano

Evitare una monodipendenza energetica Con riferimento alla dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, Marzano, pur riconoscendo che l’Italia ha risorse energetiche insufficienti ai bisogni della collettività, è del parere che si potrebbero utilizzare quelle che Gli operatori abbiamo in maniera migliore. Ciò, afferma Marzano, che si può e si deve I soggetti che, in base al decreto legislativo 79 del 16 marzo 1999, possono evitare è una monodipendenza, cioè una acquisire la qualifica di operatore di mercato elettrico. dipendenza energetica derivante dai • Clienti idonei nazionali, direttamente o tramite grossisti rapporti con un unico paese, ricercando una • Clienti idonei esteri, con possibilità di transito dalla frontiera italiana varietà di fonti energetiche anche in senso • Acquirente Unico, (la società per azioni costituita dal Gestore di Rete per geopolitico. garantire la fornitura di energia ai clienti vincolati) • Produttori nazionali, per impianti di generazione di potenza pari o superiore Certamente se l’energia proveniente a 10 megawatt. dall’estero fosse distribuita esclusivamente dall’Enel, ciò contribuirebbe a rafforzarne il • Produttori esteri, con possibilità di transito fino alla frontiera italiana • Il Gestore della rete di trasmissione nazionale (per gli impianti essenziali monopolio, ma se fosse venduta ad un alla sicurezza e per gli impianti Cip6) valido concorrente accrescerebbe la concorrenza. Al fine di evitare una * Fonte: GRTN concentrazione monopolistica in questo settore esistono due organismi competenti: l’Autorità garante della concorrenza e del marcato e l’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Ho fiducia che tali autorità riusciranno ad impedire che si ricostituiscano monopoli in tale ambito. Stiamo puntando molto sulle fonti rinnovabili, anche se siamo convinti che, per quanti sforzi si facciano non si possano garantire percentuali elevate del fabbisogno totale. L’ENEA sta approfondendo un progetto sul settore dell’energia solare che potrebbe rilevarsi interessante anche sotto il profilo della fattibilità”.

Quanto alla possibilità di creare nel breve-medio termine un mercato unico europeo dell’energia elettrica, è palese che attualmente esistono degli ostacoli che sembrano ritardare tale processo. Tra questi il problema delle asimmetrie esistenti in Europa tra i vari Stati in materia di politiche di mercato. A tal proposito Marzano rileva che “vi sono Paesi, come il nostro, che si sono posti da anni sul binario di una politica di privatizzazione dei mercati, mentre altri non mostrano analoga propensione verso questo tipo di politica. È evidente che si tratta di un’asimmetria grave, che andrebbe affrontata e risolta nella sede più appropriata, cioè quella europea, dove però finora i tentativi operati in tale direzione sono stati elusi ed ostacolati. Credo che sia difficile continuare ad usare la locuzione cui tutti siamo abituati, di “mercato unico europeo”, quando in realtà le politiche di mercato sono molto diverse da paese a paese. La situazione che si è venuta delineando andava quindi segnalata con forza in sede comunitaria e le conseguenze di questa asimmetria dovevano essere in qualche modo arginate. Questi erano gli intenti che il decreto perseguiva. Ora il Governo attuale ritiene che esso debba proseguire nel suo iter, così come era nelle intenzioni anche del Governo precedente. La posizione italiana a livello europeo deve rimanere ferma nel rivendicare una maggiore simmetria nelle politiche di mercato dell’energia. Il problema è all’attenzione degli organismi europei, e l’Italia insiste nel sottolineare la sua importanza e la necessità di trovare una soluzione”. e

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Ha un senso parlare di “mercato unico europeo”?

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di

PRIMO PIANO

Enzo Berlanda*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico * Presidente GME

Ora il mercato Anche in Italia inizia a delinearsi concretamente lo scenario di liberalizzazione del settore elettrico, risultato della riforma introdotta con il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79. Le innovazioni maggiori riguardano il segmento della produzione di energia elettrica, dove l’obiettivo è quello di promuovere la concorrenza tra una pluralità di operatori, e la libertà, per un numero crescente di consumatori, di scegliersi un fornitore diverso dal distributore locale.

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La dismissione di 15 GW di capacità produttiva Enel, prevista dal decreto Bersani, promuove la nascita di nuovi produttori, anche se l’ex monopolista continuerà a controllare circa il 50% della capacità produttiva nazionale.

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Per la liberalizzazione della domanda di energia elettrica, invece, il decreto Bersani prevede un percorso che, il prossimo anno, vedrà la qualifica di cliente idoneo, cioè la facoltà di scelta del fornitore, estesa a tutti i clienti che, singolarmente o complessivamente se riuniti in consorzio, abbiano consumi annui almeno pari a 9 GWh.

Mercati elettrici in attività • Nord Pool 1996 • OMEL 1998 • APX 1999 • NETA 2000 • EEX (Francoforte) 2000 • LPX (Lipsia) 2000

Mercati elettrici in sviluppo • Powernext, Francia • EXAA Austria • GME Italia

* Fonte: GME

Sempre dal prossimo anno potranno acquisire la qualifica di clienti idonei anche i clienti “multisito” con consumi annui complessivi almeno pari a 40 GWh. Le nuove soglie consentiranno di acquisire la qualifica di cliente idoneo a quasi 5000 consumatori, che rappresentano circa il 40% del consumo finale di energia elettrica. Nel frattempo, la legge n. 57/2001 ha delineato una maggiore apertura del mercato, prevedendo che, a partire da tre mesi dopo la cessione delle Genco possano acquisire la qualifica di cliente idoneo tutti i soggetti con consumi annuali pari ad almeno 100 MWh. Si tratta di una misura molto significativa che porterà la quota del consumo finale di energia elettrica destinata a clienti idonei a oltre il 60%, con circa 150 mila clienti idonei. Anche in Italia, la normativa di recepimento della Direttiva europea prevede che nel nostro Paese, come in altri stati europei, si sviluppi un mercato elettrico organizzato. Per questo il Gestore del Mercato Elettrico sta lavorando. e


PRIMO PIANO

di

Alberto Pototschnig*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico

* Amministratore Delegato GME

Favorire l’incontro tra domanda e offerta. Incrementare la concorrenza. Promuovere la fiducia negli operatori. Gli strumenti finanziari importanti per coprire il rischio di prezzo sul mercato elettrico. La posizione dominante dell’Enel, ostacolo allo sviluppo del mercato.

Il GME sta organizzando il mercato elettrico sulla base della disciplina approvata il 9 maggio scorso dal Ministro dell’industria, secondo un’articolazione in più mercati. Sono previsti mercati per lo scambio di energia tra operatori - il mercato del giorno prima dell’energia ed il mercato di aggiustamento, quest’ultimo articolato in due sessioni - e mercati per la selezione economica delle risorse necessarie al Gestore della rete di trasmissione azionale per il servizio di dispacciamento. In particolare nel mercato del giorno prima dell’energia, sulla base delle offerte presentate dagli operatori, si definiranno programmi di immissione in rete (per la produzione) e di prelievo dalla rete (per il consumo) per ciascuna ora del giorno seguente. Tali programmi saranno modificabili dagli operatori attraverso offerte sul mercato di aggiustamento. La prima sessione di questo mercato si svolgerà immediatamente dopo la chiusura del mercato del giorno prima dell’energia e consentirà di correggere eventuali risultati di tale mercato che l’operatore considerasse non soddisfacenti. La seconda sessione si svolgerà all’inizio del giorno a cui immissioni e prelievi si riferiscono e permetterà di modificare gli impegni di immissione o prelievo assunti dagli operatori sui precedenti mercati qualora eventi nuovi, quali ad esempio un’avaria ad un impianto di produzione di energia elettrica o ad un impianto utilizzatore di tale energia, lo richiedessero. La compravendita di energia sul mercato elettrico non sarà peraltro l’unica modalità di scambio consentita. Anche dopo l’avvio del mercato elettrico continuerà ad essere ammessa la contrattazione bilaterale fisica, sottoposta comunque a preventiva autorizzazione da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Con l’introduzione di un mercato elettrico organizzato, per i clienti idonei si apriranno quindi diverse opportunità di approvvigionamento di energia elettrica attraverso: - il mercato elettrico; - un contratto bilaterale fisico con un produttore; - un contratto con un grossista, il quale a sua volta potrà acquistare energia sul mercato elettrico o da un produttore sulla base di un contratto bilaterale fisico. Anche i clienti vincolati saranno interessati, seppur indirettamente, dalla riforma. Infatti, l’Acquirente Unico, la nuova società che in prospettiva dovrà approvvigionare energia elettrica per il mercato vincolato, la acquisterà di norma sul mercato elettrico, coerentemente con gli indirizzi fissati dal Ministro dell’industria all’Acquirente Unico. Quali potranno essere i vantaggi dell’approvvigionamento sul mercato elettrico invece di ricorrere alla contrattazione bilaterale? Sicuramente il non dover richiedere ed ottenere l’autorizzazione del contratto bilaterale da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, la quale può comunque negarla quando il contratto proposto pregiudichi gravemente la concorrenza e la sicurezza ed efficienza del servizio elettrico.

segue

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Un mercato per gli operatori

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PRIMO PIANO

Alberto Pototschnig

Mercato elettrico • Mercati e sessioni Mercati per lo scambio di energia tra operatori Mercato del giorno prima dell'energia

Mercati per l'approvvigionamento delle risorse per il servizio di dispacciamento

Mercato di aggiustamento - 1a sessione

Giorno prima

Mercato per la risoluzione delle congestioni Mercato della riserva Mercato di bilanciamento - 1a sessione

Giorno a cui si riferiscono le contrattazioni

Mercato di aggiustamento -

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sessione Mercato di bilanciamento - 2a sessione

* Fonte: GME

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Ma vi sono altri, e ben più rilevanti vantaggi. In primo luogo, nel mercato elettrico i prezzi si formeranno sulla base di un meccanismo semplice e trasparente e rifletteranno in ogni momento le condizioni della domanda e dell’offerta come rappresentate nelle offerte di acquisto e vendita proposte dagli operatori. Le transazioni sul mercato elettrico avverranno quindi sempre alle “migliori” condizioni. Non vi potrà essere il pericolo per un cliente di aver acquistato e per un produttore di aver venduto energia elettrica ad un prezzo fuori mercato; e questo senza dover effettuare verifiche talvolta costose. In secondo luogo, non vi sarà la necessità di cercarsi una controparte. Il mercato elettrico, come tutti i mercati, “garantirà” l’equilibrio tra domanda e offerta al prezzo di mercato. Facilitare l’incontro di domanda e offerta e ridurre pertanto i costi di ricerca della controparte è il ruolo storico dei mercati. In terzo luogo, il mercato elettrico permetterà maggior flessibilità nel definire i propri impegni di produzione e consumo. Nel mercato elettrico consumatori e produttori potranno rivedere i propri impegni di prelievo dalla rete ed immissione in rete fino al giorno prima senza alcuna

penalizzazione, e fino a poche ore prima operando sul mercato di aggiustamento. A fronte di questa flessibilità nel definire e rivedere i propri impegni di produzione e consumo i partecipanti al mercato sono esposti alla variabilità dei prezzi ora per ora. Questo rischio è nuovo per il settore elettrico italiano, che proviene da oltre quarant’anni di tariffe fissate in via amministrativa e quindi, almeno nel breve periodo, stabili. Prezzi di mercato variabili sono invece la norma in molti altri settori dove mercati di tipo borsistico hanno una più lunga tradizione (mercati finanziari e borse merci). Su questi mercati si sono sviluppati strumenti finanziari, detti anche derivati, per la gestione del rischio, quali futures e opzioni. Ed è interessante notare come, nei Paesi in cui il mercato elettrico è già una realtà, si siano sviluppati strumenti finanziari anche per il settore elettrico e mercati organizzati nei quali tali strumenti sono scambiati. Il GME sta analizzando le migliori modalità per offrire una soluzione di questo tipo anche per il settore elettrico italiano. La combinazione di acquisti e vendite di energia elettrica sul mercato elettrico ed un opportuno posizionamento sul mercato degli strumenti derivati permetterà ad un cliente idoneo e ad un


PRIMO PIANO

Alberto Pototschnig Mercato elettrico Mercato Mercato del giorno prima dell'energia Mercato di aggiustamento

Chi vi partecipa • produttori nazionali ed esteri • GRTN • Acquirente Unico • clienti idonei

Mercato per la risoluz. delle congestioni

Mercato della riserva

Regol. secondaria Regol. terziaria

Prezzo di equilibrio Prezzo di equilibrio Prezzo offerto

• produttori* • produttori** • consumatori**

• produttori** • GRTN • consumatori**

Prezzo marginale Prezzo offerto

Prezzo offerto

* titolari di impianti abilitati al servizio di regolazione secondaria ** titolari di impianti abilitati al servizio di bilanciamento

produttore di replicare gli effetti economici che si produrrebbero attraverso la contrattazione bilaterale fisica. Anzi, e questo è forse il maggior vantaggio di operare sul mercato elettrico, tale strategia risulterà più vantaggiosa per le controparti rispetto alla contrattazione bilaterale fisica, in quanto consentirà di beneficare della concorrenza tra produttori, a vantaggio anche del produttore contraente. Lo sviluppo pieno del mercato elettrico presuppone condizioni concorrenziali sia sul lato della domanda che sul lato dell’offerta, in modo che i prezzi che su questo mercato si formano possano riflettere le condizioni fondamentali del settore, e non anche strategie di operatori in posizione dominante. La liquidità del mercato elettrico crea a sua volta le condizioni per lo sviluppo di un mercato di strumenti finanziari derivati che, permettendo di coprire il rischio di prezzo sul mercato elettrico, promuovono la partecipazione degli operatori a quest’ultimo. La possibilità di instaurare questo circolo virtuoso è la scommessa di fronte a cui, in questo momento, si trova il settore elettrico italiano nel percorso di liberalizzazione. Oggi la struttura del settore elettrico italiano non garantisce che questa scommessa possa essere vinta. In particolare, l’offerta di energia elettrica è ancora altamente concentrata nelle mani di pochi operatori. Anche a valle delle dismissioni previste dal decreto Bersani, e di quelle ulteriori richieste dall’Antitrust, l’Enel manterrà una posizione dominante nel segmento della generazione di energia elettrica. L’esistenza di tale posizione, e non solo il suo eventuale abuso, crea quelle incertezze che possono ostacolare lo sviluppo di veri mercati. Si tratta di un problema strutturale e l’esperienza di altri paesi (ad esempio quella inglese) dimostra che interventi di tipo regolatorio possono ottenere risultati di breve periodo, ma il problema strutturale si risolve definitivamente solo con interventi strutturali. Questi non implicano necessariamente il trasferimento della proprietà di impianti di generazione.. Soluzioni contrattuali di lungo periodo possono produrre risultati altrettanto interessanti. È questa una questione su cui l’attenzione delle istituzioni e degli operatori coinvolti dovrà concentrarsi nel prossimo futuro, per assicurare che anche in Italia si sviluppi un vero mercato elettrico a beneficio di tutti. e

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* Fonte: GME

Mercato di bilanciamento

Determinazione del prezzo

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Intervista a

PRIMO PIANO

Dominique Ristorì*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico

* Direttore per gli Affari Generali - Direzione Generale Energia e Trasporti - Commissione Europea - Bruxelles

Mercato unico dell’energia? Indispensabile Ma c’è ancora molto da fare. Esistono anelli deboli nel mercato interno. La capacità di interconnessione in alcuni punti del sistema europeo è fragile. La mancanza di infrastrutture fra l’ Italia e i Paesi confinanti, fra la Spagna e la Francia ed in altri parti dell’Europa impedisce al mercato interno di produrre i benefici sperati.

di Goffredo Galeazzi

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Nel documento della Commissione europea dello scorso 13 maggio, “Verso un mercato unico dell’energia nel 2005”, tra le ragioni che imporrebbero una accelerazione dell’apertura dei mercati dell’energia viene più volte citato l’esempio negativo della California. Dopo lo stop imposto al Consiglio europeo di Stoccolma, quali sono i rischi per il sistema energetico europeo?

fondato su norme chiare e su una regolamentazione efficace, deve tener debitamente conto degli imperativi della sicurezza dell’approvvigionamento, della qualità, della tutela dei consumatori e dell’ambiente”. Sono obiettivi realizzabili in presenza di tempi di apertura dei mercati nazionali difformi e di evidenti asimmetrie tra le varie regolamentazioni?

Il processo di apertura del mercato non ha subito alcuno stop in conseguenza del Vertice di Stoccolma, che non era chiamato ad adottare le proposte presentate il 13 marzo dalla Commissione in materia di completamento del mercato interno dell’energia. Proposte sottoposte al Consiglio ed al Parlamento secondo l’iter istituzionale normalmente previsto. Consiglio e Parlamento devono esprimere una posizione comune, e attualmente hanno la responsabilità di portare avanti i lavori sul completamento del mercato interno dell’energia. Le discussioni sono già in corso e la Commissione si augura che vengano rapidamente fatti passi in avanti, data la portata del tema in esame. Quanto al sistema energetico europeo, questo non è a rischio. In Europa, la situazione della sicurezza degli approvvigionamenti è sostanzialmente buona e dobbiamo far sì che rimanga tale e, se possibile, migliorarla. A tal fine, alcune disposizioni riguardanti proprio la sicurezza degli approvvigionamenti sono state inserite dalla Commissione nelle sue proposte.

L’esperienza ci insegna che gli obbiettivi chiave in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, del servizio al cliente e della salvaguardia dell’ambiente possono essere realizzati altrettanto bene e, in molti casi meglio, nei mercati interconnessi e aperti alla concorrenza, in quanto questi possono, in caso di necessità, far ricorso all’energia transfrontaliera. Gli studi indicano che il livello di servizio alla clientela e la qualità della fornitura aumentano nei paesi che hanno aperto alla concorrenza i loro mercati. Ed è logico, perché quando i clienti possono cambiare fornitore, i fornitori stessi operano in clima di concorrenzialità per acquisire clienti e, quindi, la qualità del servizio diventa un punto essenziale per fidelizzare i clienti già acquisiti o acquisirne di nuovi. Per la tutela dell’ambiente, occorre dire che la liberalizzazione ha avuto un impatto positivo, in quanto gli impianti di produzione elettrica inefficienti o più inquinanti sono stati dismessi e sostituiti da impianti più efficienti. Non dobbiamo, però, abbassare la guardia. Dobbiamo evitare che la diminuzione dei prezzi faccia lievitare i consumi. I governi e le autorità europee devono continuare ad

Per la vicepresidente signora Loyola de Palacio, “il mercato unico dell’energia,


PRIMO PIANO

Dominique Ristorì

essere in prima linea nel settore ambientale, incentivando il ricorso a sistemi meno inquinanti per la produzione di energia elettrica e adottando adeguate misure lato domanda (demand-side), ad esempio di tipo fiscale. Quali strumenti ha la Commissione europea per vigilare sulla salvaguardia e sullo sviluppo delle relazioni con tutti i soggetti principali, produttori, operatori di rete, soggetti economici, consumatori e sindacati? Sin dall’inizio dell’apertura del mercato, la Commissione ha assunto un ruolo estremamente attivo nel promuovere la collaborazione fra i vari attori della scena energetica europea. Nel ‘98, la Commissione ha avviato consultazioni fra produttori, operatori di rete, Stati membri, Authority, consumatori e gestori del mercato, per affrontare le tematiche legate alla creazione del mercato interno dell’energia. Tutti questi attori si riuniscono più volte all’anno per esaminare le questioni di interesse comune. Come conseguenza di tale processo, Authority e gestori delle reti elettriche e del gas hanno dato vita ad associazioni di scala europea, accrescendo così lo scambio di informazioni e la collaborazione a livello europeo.

G.BRETAGNA €/MWh 30 GERMANIA €/MWh 23 OLANDA €/MWh 32 AUSTRIA €/MWh 22

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costo dell'energia al consumo in Europa La mappa dei costi Il[dati in Euro per mille KWh - Previsioni 2002]

Fonte: Platts European Power Dayly-Haven

FRANCIA €/MWh 23

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SVIZZERA €/MWh 23 SPAGNA €/MWh 30

ITALIA €/MWh 44-45

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PRIMO PIANO

Dominique Ristorì

Nel documento citato, la Commissione insiste sulla necessità di trasformare gli attuali 15 mercati nazionali aperti in un vero e proprio mercato europeo dell’elettricità e del gas. La carenza di infrastrutture, più che la mancanza di regole relative a tariffe transfrontaliere e alla gestione delle congestioni per l’energia elettrica, sembra l’impedimento principale alla realizzazione di un mercato unico dell’energia. È immaginabile un grande piano di infrastrutture energetiche, anche in un’ottica di sicurezza degli approvvigionamenti?

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Creare un vero e proprio mercato europeo dell’elettricità e del gas è indispensabile. Nel caso dell’elettricità, la quota dei consumi europei coperta dall’energia proveniente dagli scambi transfrontalieri rappresenta soltanto l’8%, un valore molto scarso rispetto alla quantità di beni che hanno tratto sensibili vantaggi dalla creazione del mercato interno dell’Unione Europea. Adottare, in tempi brevi, decisioni sulle regole di determinazione delle tariffe transfrontaliere a livello europeo è una questione di importanza vitale. Anche se sono stati compiuti notevoli passi in avanti, non si è ancora pervenuti ad un accordo definitivo, il che ostacola l’interscambio intracomunitario. Se, come succede attualmente, le spese di trasporto per i beni scambiati fra l’Italia e l’Olanda non riflettono i costi effettivi ma sono sproporzionalemente elevati, l’interscambio transfrontaliero non decollerà mai. Se si aggiunge a ciò la mancanza di norme trasparenti che regolamentino l’accesso ai dispositivi di interconnessione fra i Paesi, è evidente che gli ostacoli che si frappongono agli scambi transfrontalieri sono quasi insormontabili. Occorrono dunque progressi su entrambi i fronti. La Commissione ha inserito queste norme nel “pacchetto” di proposte per il completamento del mercato interno dell’energia, norme la cui adozione è tanto più urgente in quanto manca un accordo volontario in materia fra gli attori europei. Sicuramente uno degli anelli deboli del mercato interno è l’insufficiente capacità di interconnessione presente in alcuni punti del sistema europeo. La mancanza di infrastrutture fra l’Italia ed i Paesi confinanti, fra la Spagna e la Francia ed in altre parti d’Europa impedisce al mercato interno di esplicare pienamente i suoi benefici effetti. Non è l’assenza di progetti o di finanziamenti che ostacola la realizzazione di queste interconnessioni, ma la scarsa consapevolezza della loro importanza e le opposizioni che si verificano a livello locale o per motivi ambientali. Perciò, la Commissione presenterà una relazione sull’infrastruttura energetica, nella quale verranno evidenziate le principali carenze e le possibili soluzioni alla situazione attuale. Questo, nei mesi a venire, sarà un tema prioritario dell’attività della Commissione. e


PRIMO PIANO

Incontro con

Giuseppe Tesauro*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico * Presidente dell’Antitrust

La Rete? La preferirei pubblica. Ho la speranza che così possa essere efficiente e moderna. Sarebbe la soluzione più chiara e netta. La Borsa dell’elettricità è un’idea felice. Le asimmetrie tra Paesi si devono risolvere a livello europeo. Sì all’accelerazione del processo di liberalizzazione del settore elettrico.

Rete e privatizzazione Enel per rilanciare la liberalizzazione di M. S. “La riforma Bersani era l’indicazione di un percorso con un obiettivo abbastanza preciso: quello di aprire il mercato elettrico liberandolo da una serie di ostacoli che ne facevano un mercato chiuso. Il percorso è stato seguito, più o meno, con qualche delusione, in particolare per quello che riguarda il destino della rete e, in misura minore, la vendita delle Genco. Per il resto mi sembra che i risultati dell’attuazione del provvedimento siano in linea con quanto prospettato. Certo si tratta di un percorso minimo, legato al recepimento di una direttiva europea nata da un compromesso tra diversi scenari esistenti nei quindici Paesi aderenti”. È un giudizio sospeso quello del presidente dell’Antitrust, Giuseppe Tesauro, sulla liberalizzazione del settore elettrico in Italia.

Perché parla di delusione a proposito delle infrastrutture di rete?

Quale potrebbe essere la soluzione migliore da adottare?

“ ” la Borsa è un’idea felice.

Due sono le strade: proprietà pubblica o privata. Io ho un debole per la soluzione pubblica. Riconosco che c’é il rischio di creare un carrozzone, ma nutro la speranza che anche la proprietà pubblica possa essere efficiente e moderna. Questa soluzione sarebbe in ogni modo la più chiara, la più netta, stabilendo una completa separazione della rete da tutti gli operatori che agiranno sul mercato.

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All’epoca del decreto Bersani, si pensò che una semplice gestione separata dalla proprietà potesse bastare ad accompagnare il distacco dall’Enel delle infrastrutture. In realtà, da questo punto di vista, l’idea si è dimostrata utopistica e si è capito che la rete o la si separa del tutto o pone dei problemi se resta di proprietà dell’Enel. Questo è sicuramente il punto più importane da ritoccare sulla strada della liberalizzazione.

Quali altri aspetti del processo di liberalizzazione avviato con il decreto Bersani, secondo lei, devono essere ripensati e riveduti? Più che rivedere, ci sono due istituzioni che non hanno ancora iniziato a funzionare, o almeno sono ai primi vagiti: la Borsa elettrica e l’Acquirente Unico. La Borsa mi sembra un’idea felice, e comunque rappresenta una soluzione adottata in altri Paesi europei. L’Acquirente Unico è un po’ un punto interrogativo. È ancora da capire quale sarà il valore aggiunto che apporterà al mercato liberalizzato. È un’ idea tutta italiana che andrà verificata nella sua attuazione.

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PRIMO PIANO

Giuseppe Tesauro

C’è un problema di reciprocità con gli altri Paesi europei, sull’entità e qualità dell’apertura dei singoli mercati nazionali. Come ovviare a queste diversità in un mercato unico in cui le imprese sono libere di operare con acquisizioni ed intese? Esistono sicuramente delle asimmetrie. Essendo la Direttiva europea un obiettivo minimo di liberalizzazione, c’è stato un tasso di autonomia dei singoli paesi molto elevato nell’attuarla. C’è poi un aspetto molto importante di cui tenere conto: è vero che c’è neutralità per il diritto europeo fra proprietà pubblica e privata, però è anche vero che se al processo di liberalizzazione non si lega quello di privatizzazione, ci troviamo di fronte ad imprese che operano con criteri imprenditoriali pur continuando a godere dei privilegi di una proprietà pubblica. È quello che sta avvenendo, ma il libero mercato europeo è una scelta che è stata fatta dall’Italia negli anni ‘50 e che non può essere ripudiata ora. Certo è una contraddizione il fatto che in un processo di liberalizzazione le asimmetrie tra Paesi vanno portato avanti con fatica in un Paese, si inserisca un società risolte a livello europeo straniera che a casa sua è quasi monopolista e di proprietà pubblica. Ma rientra tutto nelle regole del libero mercato, che non possiamo negare.

“ ”

Quale è la soluzione a questo problema?

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Accelerare sulla strada della liberalizzazione dei mercati. Una scelta che però è stata di recente rifiutata dai paesi membri della Ue, Italia compresa. La soluzione delle asimmetrie esistenti può trovare soluzione solo a livello europeo, perché la differenza tra stati di avanzamento della liberalizzazione nei singoli Paesi è un fatto europeo. Non parlo solo della Commissione Ue, ma di tutti i Paesi europei che hanno il potere decisionale su questa materia.

Secondo lei è necessario un nuovo provvedimento normativo per accelerare la liberalizzazione?

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È nell’aria e se ne parla. L’aspetto più importante credo sia il progetto di privatizzare completamente l’Enel che è ancora al 68% dello Stato. Una privatizzazione che non può avere come obiettivo quello di far cassa soltanto. La privatizzazione dell’Enel è un passo che deve essere visto in funzione di un completamento del processo di liberalizzazione, altrimenti al posto di un operatore dominante pubblico ci ritroviamo un forte soggetto privato, che costituisce a volte una patologia ancor peggiore di un monopolio pubblico. Quindi ben venga un’accelerazione del processo di privatizzazione, ma che sia accompagnato dal completamento del processo di liberalizzazione. e


Intervista a PRIMO PIANO

Giuliano Zuccoli*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico * Presidente AEM

È mercato solo se ci sono più competitori Ne servono almeno quattro. E poi occorre abbattere i vincoli per la costruzione delle centrali e aumentare la capacità delle importazioni.

La liberalizzazione del mercato elettrico in Italia e la realizzazione di un vero mercato libero impatta con la possibilità di disporre di energia elettrica. Giuliano Zuccoli, presidente dell’Aem, l’azienda milanese produttrice e distributrice di eletttricità che si candida a divenire uno dei protagonisti del futuro energetico del Paese con, nel cassetto, anche un progetto di debutto oltre frontiera, va diritto al centro del problema. E auspica un intervento del Governo nel rimuovere vincoli che impediscono la costruzione di nuove centrali. Ma anche un maggiore impegno per accrescere l’import. Oltre ovviamente ad una rapida conclusione del processo di cessione delle Genco. Solo una vera apertura del mercato dell’offerta può infatti stimolare la presenza di più operatori nel mercato producendo gli attesi benefici in termini di efficienza, qualità del servizio e tariffe. Scongiurando l’instaurarsi - anche alla luce della vicenda Montedison-Edf-Fiat - di un duopolio. Presidente, da mesi si parla con insistenza di un processo di liberalizzazione, quello intrapreso dall’Italia, fatto di luci e ombre. Dove le ombre sembrano, di giorno in giorno, assumere dimensioni maggiori. Quale secondo Lei il vero punto di caduta? esistono molti vincoli a livello locale che possono intralciare il percorso di realizzazione di nuovi impianti

È certamente la mancanza di prodotto. L’ impossibilità di disporre della materia prima con la quale disputare e confrontarsi sul mercato.

L’annunciata cessione delle Genco dell’Enel risolverà il problema? La cessione dei 15 mila MW che il gruppo dovrebbe dismettere entro poco tempo, potrebbe bastare a coprire il periodo iniziale arrivando cioè a saldare l’ intervallo, in attesa dell’entrata in funzione di nuovi impianti. Anche se, nonostante il decreto sblocca centrali (peraltro ora bloccato n.d.d.) non intravedo il campo sgombro.

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di Claudio Mimmi

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PRIMO PIANO

Giuliano Zuccoli

Consumi per settore Milioni di kWh e variazioni percentuali 1999

2000

Variazioni %

4.682

4.870

4,0

Industria

139.698

147.000

5,2

Terziario

62.187

65.500

5,3

Usi domestici

60.717

61.230

0,8

267.284

278.600

4,2

Agricoltura

Totale consumi * Fonte: GRTN

Cioè...

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Ci sono molti vincoli a livello locale che temo possano continuare a intralciare il percorso di realizzazione di nuovi impianti. C’è la necessità di scelte strategiche di Governo che vadano ad impattare sul territorio. Esiste poi il problema della copertura del fabbisogno nazionale e sarebbe necessario, nel sistema di autorizzazione degli Enti locali, Edf si è accorta delle buone attivare un meccanismo di delega affinché a opportunità che presenta livello regionale, si riesca a trovare un il mercato italiano equilibrio. Anche riportando centralmente le decisioni autorizzative. Si tratta, lo ripeto, di una questione di interesse nazionale’’.

“ ”

E sul fronte delle importazioni?

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Sarebbe molto corretto aumentare la capacità. O noi rinunciamo, restando chiusi all’interno delle nostre frontiere, oppure dobbiamo aprire l’interscambio. Aprire le frontiere significa, tra l’altro, combattere le rendite di posizione degli operatori titolari dei contratti di import.


Giuliano Zuccoli

Quale è, secondo lei, l’assetto ideale per realizzare una concorrenza in grado di produrre gli attesi benefici? Non ha senso arrivare ad un duopolio, avere cioè solo due grandi operatori. L’obiettivo dovrebbe essere quello di stimolare la creazione di almeno 3-4 competitori. Una possibilità questa che sarà strettamente correlata a come si evolverà la vendita delle Genco. A chi, cioè, saranno aggiudicate le tre società a cui fanno capo i 15 mila Mw di impianti destinati al mercato. Noi auspichiamo che attraverso questo processo si riesca a vedere la nascita di una presenza preferibilmente nazionale. Pertanto difendo Italpower: i vantaggi per il mercato si realizzeranno nel momento in cui i competitori saranno più di due. A proposito di Europa e possibile ingresso di operatori italiani. Come vede la presenza di Edf in Italia ? L’operazione Edf-Fiat su Montedion ha segnato un punto fermo. Non è entrato nel mercato italiano un operatore qualsiasi, ma un gruppo forte che si è accorto delle buone opportunità che presenta il nostro mercato.

Presidente, un ultima domanda che riguarda le tariffe. Come sottolineato dallo stesso Presidente dell’Authority Pippo Ranci nella sua relazione annuale sembrano riapparire i fantasmi di voci e oneri che nulla hanno a che fare con l’elettricità.... Ranci ha ragione. È uno dei punti delicati da monitorare per evitare la tentazione da parte di tutti di mettere mano sulle tariffe. Noi siamo dalla parte dell’Authority per una sempre maggiore trasparenza. È allucinante e vergognoso il Cip 6, così come non ha senso il meccanismo degli stranded cost. e

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PRIMO PIANO

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A colloquio con PRIMO PIANO

Fabio Leoncini*

Dalle regole de mercato elettrico al mercato elettrico * Presidente Aiget

Borsa elettrica sì, ma veramente efficiente di Fausto Carioti Tra i nuovi protagonisti del mercato, i grossisti di energia e i trader sono forse quelli di cui, sino ad oggi, meno si è sentito parlare. Eppure avranno un ruolo decisivo nel sistema concorrenziale della vendita di elettricità. Fabio Leoncini, presidente dell’Aiget, l’associazione che raggruppa molti di questi operatori, intende dare voce alla categoria. E per prima cosa chiede di riflettere sul regolamento della Borsa elettrica: così com’è, sostiene, rischia di creare un mercato poco robusto e privo di indicatori d’efficienza reali. A vantaggio degli operatori più forti. Cosa volete dal mercato dell’elettricità?

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Il mercato avrà il compito di creare, per ogni ora della giornata, l’equilibrio tra offerta e domanda. Noi vogliamo che questo avvenga attraverso un prezzo sufficientemente efficiente, trasparente e non discriminatorio. Se questo deve esser l’obiettivo, la normativa approvata si presta già ad una prima obiezione: perché, sin dall’inizio, non si è pensato a dar vita a un pool obbligatorio? In questo modo avremmo avuto la certezza di creare un punto d’incontro tra offerta e domanda. In un mercato qualunque, per avere indicatori efficienti, non c’è bisogno di creare una piazza fisica in cui scambiare la merce. La gente va nei negozi, si informa e sceglie in base al prezzo. Nella Borsa dell’energia è diverso: per avere la stessa efficienza occorre accentrare i flussi energetici. Il regolamento italiano, purtroppo, si è fermato a metà strada: il decreto Bersani ha autorizzato la creazione di un pool volontario, invece di imporre un pool obbligatorio. Così sarà ancora più difficile capire quale sarà il volume di energia che finirà nella Borsa.

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Ci sono altri aspetti del regolamento che non vi convincono? Il regolamento deve avere come primo obiettivo quello di attirare il maggior volume di flussi energetici verso la Borsa, in modo di darle spessore. Se il volume della Borsa è troppo basso, si corre il rischio di non riuscire a trovare un indicatore di prezzo chiaro ed efficiente. Ed è su questo indicatore che si basano tutti i mercati legati alla Borsa dell’energia elettrica, come quello dei derivati. Ma in più di un punto il regolamento sembra allontanarsi da questo scopo. Ad esempio laddove disciplina i contratti bilaterali. Nel regolamento della prima Borsa - quella disegnata alla fine dello scorso anno - era obbligatorio far passare in Borsa il volume di energia scambiato nei contratti bilaterali. Ma con il regolamento ufficialmente approvato prima dell’estate, questo passaggio in Borsa diventa facoltativo e in questo modo il volume della Borsa si riduce. Sarà importante il ruolo dell’Authority, chiamata a decidere chi e perché potrà in una Borsa efficiente occorre portare in Borsa l’energia scambiata nei contratti bilaterali. Se accentrare i flussi energetici. La la Borsa non riuscirà a dare un indicatore di prezzo chiaro e normativa italiana si è fermata a significativo la situazione diventerà critica. Si correrà il metà strada e ha autorizzato la rischio, ad esempio, che appaiano manovre speculative per creazione di un pool volontario, creare volatilità artificiale. Oppure che sul mercato si formino invece di uno obbligatorio segnali di prezzo “sbagliati”, preservando così le posizioni dominanti di alcuni operatori.


PRIMO PIANO

Fabio Leoncini

La Borsa si basa sul meccanismo dell’asta “cieca”, introdotto per impedire collusioni tra gli operatori: i “bid”, le offerte degli operatori, devono rimanere segreti almeno per un anno. Voi vi siete detti contrari. Perché? Siamo preoccupati dall’asimmetria informativa che si verrà a creare. L’Aiget ha preso apertamente posizione a favore della più ampia diffusione possibile delle informazioni sulle offerte. Nel mercato italiano ci sono uno, forse due operatori forti, in possesso delle informazioni sulla curva di offerta dell’elettricità. L’asta “cieca” da un lato danneggia gli operatori che non sono in possesso di queste informazioni, dall’altro non riesce a ridurre il livello di collusione del sistema. Al contrario, è stato dimostrato che rischia di aumentarlo. Per l’Enel, che manterrà una grossa porzione del parco di generazione, sarà molto facile intuire le informazioni che non conosce. Ma per un operatore che non ha capacità di produzione in Italia è fondamentale sapere, ad esempio, qual è l’impianto marginale, la cui energia rischia di non essere necessaria. Per evitare congestioni il mercato della Borsa elettrica è stato diviso in tante zone. Vi crea problemi questo “spezzettamento”?

C’è il rischio che da qui alla partenza effettiva della Borsa nascano problemi? Il mercato è già partito. Sono apparsi nuovi operatori, ma sono nati nuovi problemi. Ed è sbagliato pensare che tutti questi problemi si risolveranno con la partenza della Borsa: la soluzione va trovata prima. La decisione - positiva - presa lo scorso anno di rovesciare sul mercato l’energia prodotta dal Cip 6, ha dato buoni risultati: ha reso dinamico il mercato e messo gli operatori in condizione di muoversi, creando indicatori validi. L’immissione in Borsa dell’energia Cip 6, però, è stata presa nella logica temporale dell’anno solare. Come nella favola di Cenerentola, dopo la mezzanotte tutto tornerà come prima. Ma il mercato chiede stabilità, non può sopportare simili discontinuità. Mettiamo che la Borsa parta il primo ottobre: non è pensabile che gli operatori nel frattempo restino fermi, è contrario a ogni logica di mercato. Per questo noi chiediamo che l’energia Cip 6 resti sul mercato. Devono essere stabilite regole chiare per l’allocazione delle importazioni e della capacità Cip 6. Tali allocazioni devono avvenire con un meccanismo trasparente ed efficiente, ma soprattutto contestuale. Stiamo parlando infatti di un’unica energia e di un unico mercato, non di tre mercati diversi.

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Sarà pure una decisione ottimale per risolvere il problema della congestione e sono convinto che chi l’ha presa lo abbia fatto con conoscenza della situazione. Ma questa scelta tende a creare troppi borsini piccoli. Ed espone ad un rischio ulteriore. Mentre nel mercato libero c’è un segnale trasparente, quello dei prezzi diversi da zona a zona, nel mercato vincolato questo segnale, per legge, non c’è. Si potrebbe creare così l’ennesima ritorsione a carico del sistema: nelle zone in cui i prezzi saranno inferiori alla media perequata nazionale ci sarà un incentivo artificiale per i clienti a passare dal mercato vincolato a quello libero. In altre zone potrà succedere il contrario. Con il risultato di creare segnali e incentivi sbagliati.

servono regole chiare per l’allocazione delle importazioni e della capacità Cip 6 che devono avvenire con un meccanismo trasparente, efficiente e soprattutto contestuale

Vorrei che mi fornisse una sua valutazione sul regolamento del mercato. Pagina

L’Aiget è un’associazione giovane. Siamo aperti al dibattito pubblico e ad incontrare l’Authority e gli interlocutori istituzionali del settore, per illustrare le nostre posizioni e discutere la possibilità di adottare provvedimenti utili a creare un mercato davvero concorrenziale, forte e trasparente. Siamo pronti a portare sul tavolo della discussione tutto il know-how di Aiget e dei suoi associati, molti dei quali hanno una lunga esperienza internazionale nei mercati già liberalizzati: non dimentichiamo che alla fine saranno i grossisti e i trader a cambiare il mercato. e

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PRIMO PIANO

di

Fabio Gobbo*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico * Vice Presidente esecutivo AU

L’Acquirente Unico garantirà la disponibilità della capacità produttiva e la fornitura di energia elettrica per gli utenti del mercato vincolato, in condizioni di continuità, sicurezza ed efficienza del servizio nonché di parità del trattamento, anche tariffario.

Il ruolo dell’Acquirente Unico nel mercato elettrico

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L’Acquirente Unico è un nuovo soggetto del mercato elettrico, istituito ai sensi del decreto legislativo n. 79/99 di liberalizzazione del settore dell’energia elettrica, che accompagnerà la fase di transizione dal regime di monopolio al mercato libero. Il citato decreto, recante attuazione della direttiva comunitaria 96/92, ha infatti liberalizzato le attività di produzione, importazione ed esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica, apribili alla concorrenza in quanto non caratterizzate da condizioni di monopolio naturale. In regime di concessione, invece, sono state mantenute le attività di trasmissione e dispacciamento, attribuite alla società Gestore della rete di trasmissione nazionale, e l’attività di distribuzione, la cui concessione è attribuita dal Ministero delle Attività produttive alle imprese distributrici già operanti all’entrata in vigore del decreto. Nel nuovo assetto di mercato l’Acquirente Unico ricopre il ruolo di garante della disponibilità della capacità produttiva e della fornitura di energia elettrica per gli utenti del mercato vincolato, che deve essere assicurata in condizioni di continuità, sicurezza ed efficienza del servizio nonché di parità del trattamento, anche tariffario. Il compito principale dell’Acquirente Unico è dunque quello di acquistare energia elettrica e rivenderla, sulla base di direttive dell’Autorità per l’energia e il gas, alle imprese distributrici per la quota destinata alla fornitura del mercato vincolato, ovverosia agli utenti che non sono legittimati a stipulare contratti di fornitura con soggetti diversi dal distributore che esercita il servizio nella loro area territoriale. Nel 2000 i consumi del mercato vincolato sono stati pari a circa 207 TWh, equivalente al 75% circa del totale nazionale. Per il 2002, considerando l’abbassamento della soglia di idoneità a 9 GWh di consumo annuo, che decorre dal 1° gennaio del medesimo anno, alcune prime stime indicano che il consumo del mercato vincolato possa attestarsi intorno a 180 TWh, corrispondente al 62% circa del totale dei consumi finali. A decorrere da 90 giorni successivi alla data di cessione delle tre Genco, prevista entro il 1° gennaio 2003, la soglia di idoneità si abbasserà ulteriormente a 0,1 GWh. Il consumo complessivo degli utenti elettrici i cui consumi risultano individualmente inferiori a 0,1 GWh, è stimato per il 2003 di poco superiore a 110 TWh, pari al 35% dei consumi totali. Nel maggio scorso il Ministro dell’industria ha adottato il decreto recante gli indirizzi ai quali l’Acquirente Unico si deve attenere al fine di salvaguardare la sicurezza e l’economicità degli approvvigionamenti per gli utenti del mercato vincolato, nonché di garantire la diversificazione delle fonti energetiche.


PRIMO PIANO

Fabio Gobbo

Produttori & Import ENEL, Edison, Sondel, ENI, 3 GenCo, Altri Impianti CIP 6

GRTN

Offerte vendita

Pool Vendita Offerte vendita

Clearing Price acquisto

Impianti Must-run

volume

Offerte Bilaterali acquisto Bilaterali

Bilaterali? Offerte vendita

Offerte acquisto

elementi | settembre/novembre 2001

Secondo tale decreto l’Acquirente Unico svolge la propria attività di acquisto prevalentemente attraverso la Borsa dell’energia elettrica, ma può anche, al fine di garantire economicità e sicurezza negli approvvigionamenti, stipulare contratti in deroga al mercato delle offerte, nonché contratti finanziari per la copertura del rischio di volatilità dei prezzi. Per garantire la disponibilità di capacità produttiva l’Acquirente Unico acquista diritti di capacità, ove operante il relativo mercato, e stipula contratti per l’acquisizione di disponibilità di impianti di produzione, la cui energia prodotta sarà rivenduta prevalentemente in borsa. Il tema della disponibilità di capacità produttiva, a lungo sottovalutato in Italia, è tornato di grande attualità. Il cosiddetto effetto California ha portato l’Autorità di settore a considerare la necessità della creazione di un mercato dei diritti di capacità. Attraverso la possibilità, prevista dalla Direttiva, di contrattualizzare impianti di produzione l’Acquirente Unico potrà dare impulso ai progetti di costruzione di nuovi impianti, facilitandone l’accesso al credito attraverso la garanzia del ritiro, ad un prezzo prefissato, dell’energia da questi generata. Gli indirizzi del Ministro dell’industria prevedono, inoltre, che l’Acquirente Unico promuova, in particolare nei confronti dei distributori di minore dimensione e d’intesa con i medesimi, iniziative volte al conseguimento di incrementi dell’efficienza energetica e dell’economicità del servizio, favorendo la crescita imprenditoriale di tali soggetti nel nuovo contesto del settore, e che lo stesso Acquirente Unico fornisca servizi per il miglioramento dell’efficienza del servizio elettrico ai distributori le cui reti non sono direttamente connesse alla rete di trasmissione nazionale. Attualmente Enel controlla circa il 90% del settore della distribuzione, mentre la

Offerte acquisto

AU Distributori

Fonte: AU

Mercato vincolato

Grossisti Mercato libero Pagina

Energia Trading

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PRIMO PIANO

Fabio Gobbo

restante quota è detenuta da circa 200 imprese, la maggior parte delle quali di piccolissime dimensioni. L’Acquirente Unico, favorendo accordi e promuovendo l’aggregazione fra le imprese distributrici di minori dimensioni, potrà contribuire al miglioramento dell’efficienza nel servizio stesso e dare un reale contributo al processo di razionalizzazione del settore, uno dei principali obiettivi della riforma in atto. Il ricorso all’Acquirente Unico per la fornitura degli utenti del mercato vincolato, figura prevista dalla direttiva comunitaria 96/92, trova ragione nell’integrazione tra generatore e distributore dominante che caratterizza il mercato italiano. L’ex monopolista Enel, il maggiore operatore del mercato nella distribuzione, controlla attualmente circa il 70% del settore della generazione e, anche dopo la dismissione delle tre Genco prevista dal decreto Bersani, godrà di un notevole potere di mercato. La presenza di un soggetto che agisca da filtro tra produttori e distributori consente di evitare che l’impresa distributrice dominante si orienti ad acquistare l’energia elettrica destinata agli utenti del mercato vincolato dall’impresa di generazione facente parte dello stesso gruppo, anziché approvvigionarsi dai generatori nuovi entranti, anche se ciò risultasse in minori benefici per gli utenti del mercato vincolato. La data per l’assunzione del ruolo, da parte dell’Acquirente Unico, di garante della disponibilità della capacità produttiva e della fornitura di energia elettrica per il mercato vincolato, verrà stabilita mediante decreto del Ministro delle Attività produttive e dovrebbe coincidere con l’avvio dell’operatività commerciale ed il subentro in tale funzione all’Enel S.p.A.. e Pagina

24 Mercato elettrico 2002

Vincolato 62% Fonte: AU

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Libero 38%


PRIMO PIANO

di

Valeria Termini*

Dalle regole del mercato elettrico al mercato elettrico * Vice Presidente del GME

Un valore aggiunto della borsa elettrica, a conclusione del processo di liberalizzazione, sarà quello di consentire a tutti gli operatori di ottenere l’energia elettrica alle migliori condizioni possibili al momento dello scambio. Centralizzando le contrattazioni, garantendo la trasparenza e la diffusione delle informazioni rilevanti, la borsa contribuisce a rendere concorrenziale il mercato. Accompagnato dagli indispensabili meccanismi di sicurezza, necessari a garantire l’equilibrio fisico del sistema, il perfezionamento di questo processo implica vantaggi per le imprese italiane, che vedranno migliorare le loro condizioni di competitività con la riduzione dei costi dell’approvvigionamento energetico. Tuttavia, il percorso di liberalizzazione del settore richiede tempo. Per essere superata con successo, la transizione deve essere percorsa insieme dalle istituzioni e dagli operatori, in un rapporto dialettico costruttivo. Il GME ha il compito di offrire il più tempestivamente possibile strumenti e regole di mercato semplici e trasparenti, per consentire agli operatori di attrezzarsi alle condizioni del nuovo sistema e convogliare una larga quota degli scambi di energia elettrica in borsa. Creare condizioni di liquidità nella borsa elettrica è la via per rendere più spedito il “circolo virtuoso” della liberalizzazione del settore e garantirne l’efficienza. Con l’accesso alle contrattazioni in borsa gli operatori del settore devono affrontare due condizioni nuove rispetto alle caratteristiche storiche di funzionamento del mercato elettrico italiano: la necessità di gestire l’approvvigionamento di energia elettrica con nuova competenza, legata alla flessibilità e alla tempestività che una borsa richiede e l’esigenza di tutelarsi dal rischio connesso alla variabilità del prezzo nel breve periodo. È dunque particolarmente importante per il GME che si attivi, fin dall’avvio della

borsa elettrica, la “2° gamba” del mercato, ovvero gli strumenti finanziari e l’assistenza che consentiranno agli operatori di replicare in borsa le caratteristiche dei vecchi contratti bilaterali, usufruendo dei vantaggi di stabilità di lungo periodo che da questi derivavano, senza incorrere negli svantaggi di quel sistema e in particolare nel rischio di controparte. Si tratta di costruire un quadro di riferimento anche finanziario che consenta un utilizzo semplice e poco costoso di strumenti quali i futures, i forwards, le opzioni, allo scopo di fornire flessibilità e sicurezza di lungo periodo agli operatori che hanno accesso alla borsa elettrica. I tempi della liberalizzazione del settore elettrico in Italia consentono oggi di trarre vantaggio dall’esperienza di successo di altri Paesi, quale il mercato elettrico dei Paesi Scandinavi (il Nord Pool dove dal 1993 prosegue lo sviluppo sinergico dei due mercati fisico e finanziario sul prezzo dell’energia elettrica), e dai rischi evidenziati invece da esperienze negative, come quella del mercato elettrico californiano, ove una regolamentazione più rigida ha imposto regole troppo restrittive all’utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte delle imprese del settore elettrico, esponendole a eccessivi rischi di prezzo. A completamento del mercato elettrico, il GME intende dunque utilizzare l’apertura istituzionale offerta dal T.U. della finanza (legge Draghi ‘98), che consente di utilizzare al meglio il contributo dei derivati finanziari, promuovendo la costituzione di un mercato regolamentato di derivati sul prezzo dell’energia elettrica. Naturalmente strumenti finanziari accompagnano sempre gli scambi fisici di merci sul mercato. È importante tuttavia in questo settore che gli operatori possano affidarsi anche ad un mercato regolamentato di strumenti finanziari derivati sul prezzo

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Borsa elettrica più completa con il mercato dei derivati

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PRIMO PIANO

Valeria Termini

Strumenti finanziari per il mercato elettrico Esperienza degli altri paesi

FUTURES

Senza consegna fisica (finanziari)

FORWARDS

Con consegna fisica

Senza consegna fisica (finanziari)

OPTIONS

Con consegna fisica

ZONAL PRICE FUTURES

Zonal PriceSystem Price

Nord Pool

NYMEX

Nord Pool

CalPX

Nord Pool

Nord Pool

(Scandinavia)

(New York)

(Scandinavia)

(California)

(Scandinavia)

(Scandinavia)

SFE

IPE

(Australia)

(UK)

NZFOE

NYMEX (New York)

Nel Nord Pool, al Nymex e in Nuova Zelanda, le contrattazioni di futures sull'elettricità sono partite nel 1996, in Australia nel 1997, in California dopo il 1998, all'EEX (European Energy Exchange - Francoforte) all'inizio di marzo 2001. È prevista a breve la partenza delle contrattazioni di futures nel mercato inglese (con consegna fisica, all'IPE - International Petroleum Exchange), all'LPX (Lipsia) e nel mercato spagnolo (OMEL).

(N. Zelanda)

EEX (Germania)

* Fonte: GME

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dell’energia elettrica per una molteplicità di ragioni. In primo luogo gli strumenti standardizzati sono per definizione di semplice utilizzo e non richiedono competenze troppo articolate per la gestione finanziaria del rischio. In secondo luogo la standardizzazione garantisce flessibilità e mercati più liquidi; ma, soprattutto, un mercato regolamentato elimina il rischio di controparte, frapponendo a garanzia delle transazioni la Clearing House, e offre le necessarie garanzie di vigilanza, attribuite dal T.U. ‘98 alla Consob. Con l’acquisto di un future, un operatore del settore elettrico è in grado di acquistare per un periodo futuro, della lunghezza desiderata, un determinato quantitativo di energia elettrica ad un prezzo stabilito. Si copre così dal rischio di volatilità futura del prezzo. A seconda che si sia affidato a un future finanziario o a un future con consegna fisica. Nel primo caso sarà tenuto a liquidare alla scadenza del contratto solo l’eventuale differenziale monetario tra il prezzo fissato e il prezzo del periodo di riferimento, nel secondo caso, invece, alla scadenza del contratto è prevista anche la consegna fisica di energia elettrica. Una simile “assicurazione” contro il rischio di volatilità del prezzo è offerta dai contratti forwards, i quali differiscono dai futures solo in relazione al momento di pagamento dei differenziali monetari (nei futures la liquidazione avviene su base giornaliera, nei forwards solo alla fine). Infine le opzioni offrono, a fronte del pagamento di un premio, la possibilità di stabilire una protezione “ad hoc” che non limita i guadagni sul sottostante (nel caso per esempio di un aumento del prezzo dell’energia per un produttore o della diminuzione del prezzo per un consumatore), limitando invece le eventuali perdite. Le funzioni svolte dai derivati finanziari sul prezzo delle merci e in particolare dell’energia elettrica, si possono descrivere nella capacità di trasferire il rischio tra operatori con diversi obiettivi, nello svolgere un ruolo di price discovery ovvero di disseminare le aspettative informate degli operatori sull’andamento futuro dei prezzi, dal momento che nel mercato dei derivati si riflettono rapidamente le nuove aspettative, che l’arbitraggio trasmette al mercato a pronti. Inoltre, incorporando con un ruolo positivo gli speculatori che sono in grado di assumere i rischi di volatilità del


Valeria Termini

prezzo, i derivati danno spessore al mercato sottostante incrementandone la liquidità. L’esempio del Nord Pool dove si concentra poco più del 25% degli scambi del mercato fisico dell’energia elettrica ne dà testimonianza. Nel 2000 si sono avuti 96,2 TWh di scambi fisici e 358,6 TWh sui derivati. Utilizzando il prezzo medio dell’energia del 25 luglio 2001, si ha un controvalore di circa 2,1 mld di euro e 7,8 mld di euro rispettivamente. Se si confrontano questi dati con quelli del ‘96 (40,6 TWh sul fisico e 42,6 TWh sui derivati, con un controvalore teorico di 887 e 930 milioni di euro) si ha la misura dell’incremento di liquidità del mercato. Una ulteriore fonte di rischio, cui il nuovo sistema potrà esporre nella stessa misura sia i soggetti operanti sul mercato elettrico sia quelli operanti attraverso contratti bilaterali fisici è costituita dalla volatilità dei differenziali, che si producono a causa dei vincoli del sistema di trasmissione, dei prezzi dell’energia elettrica nelle diverse zone del Paese. La necessità di un mercato regolamentato degli strumenti di copertura contro tale rischio è acuita dalla peculiare configurazione dell’offerta di tali strumenti. Infatti, il soggetto che percepisce le rendite cosiddette “ da congestione” - che si formano per effetto dell’applicazione di prezzi differenziati zonalmente - è esposto ad un rischio simmetrico a quello a cui sono sottoposti i soggetti che acquistano e vendono energia elettrica in zone diverse, e pertanto può costituire la controparte in contratti finanziari finalizzati a stabilizzare i differenziali dei prezzi tra le zone, a fronte della variabilità caratteristica degli esiti del mercato. Anche in questo caso l’esperienza estera è di aiuto: dal 2000 strumenti finanziari standardizzati per coprire gli operatori dal rischio di differenze di prezzo tra zone sono presenti al Nord Pool. L’esperienza degli altri Paesi mostra che contribuire al completamento del mercato dell’energia elettrica con un mercato di derivati finanziari sul prezzo dell’energia, induce ad un equilibrio più efficiente. Naturalmente la struttura del mercato di derivati in Italia deve rispondere alle esigenze del mercato fisico del nostro Paese, in particolare della possibilità che i vincoli di rete diventino operativi e della presenza ancora consistente di un operatore dominante. Caratteristiche queste che fanno prediligere contratti di natura puramente finanziaria (rispetto ai derivati con consegna fisica) , che consentono di fissare il prezzo lasciando libertà di consegna fisica e rendono ancora più opportuna la definizione da parte del GME di un indice dei prezzi dell’energia elettrica o di un “system price” da utilizzare anche come prezzo di riferimento degli strumenti derivati. e

Copertura Copertura degli acquisti di energia elettrica durante il mese di settembre con un future avente come periodo di riferimento lo stesso periodo (future settembre)

Il costo medio degli acquisti sul mercato è 60 €

Acquisti di energia nel mercato ‘spot’ durante settembre

Acquisti di un future settembre con periodo di riferimento settembre al prezzo di 50 €

* Fonte: GME

La media dei prezzi nel mercato ‘spot’ durante settembre è pari a 60 €

60 - 50 = 10 € è il guadagno della posizione in future

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PRIMO PIANO

Costo totale dell'operazione 50 € Pagina

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IN EVIDENZA

Certificati Verdi

Certificati Verdi: una grande innovazione

di G.G.

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Scatta nel 2002 una piccola rivoluzione nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Il decreto di liberalizzazione del settore elettrico ha previsto la sostituzione del meccanismo di incentivazione tariffaria rappresentato dal Cip-6 con quello del principio competitivo dei Certificati verdi (CV). Gli operatori che hanno prodotto e/o importato nel 2001 energia da fonte convenzionale saranno obbligati a immettere nell’anno 2002 una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (sole, vento, risorse idriche e geotermiche, maree, moto ondoso e trasformazione da prodotti vegetali e dei rifiuti organici e inorganici).

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Ogni Certificato verde attesta la produzione da fonti rinnovabili di 100 MWh di energia elettrica. Avvalendosi della commissione tecnica appositamente costituita, il Gestore della Rete effettua la qualificazione degli impianti a Fonti Rinnovabili di produttori privati che intendono ricevere Certificati Verdi a fronte dell’energia prodotta ( sinora sono stati qualificati 53 impianti); effettua inoltre l’emissione dei Certificati Verdi stessi ed il controllo del soddisfacimento della quota d’obbligo annuale per ogni operatore; gestisce un apposito registro contenente sia le transazioni eseguite tra i titolari di CV che il quantitativo di CV a disposizione di ciascun operatore; infine emette un bollettino statistico annuale relativo agli impianti qualificati e ai CV emessi. Nel mercato dei CV la domanda e’ definita dalla quota d’obbligo di nuova elettricita’ da fonti rinnovabili, pari al 2% dell’energia prodotta o importata l’anno precedente. Rimane ancora aperto il problema della cogenerazione nel calcolo dell’energia prodotta e importata da fonti non rinnovabili.


Mercato di energia verde e relativi certificati Mercato del certificato Flusso monetario Benefici ambientali Elettricità

L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha pubblicato un documento di consultazione nel quale vengono proposti i criteri per la definizione degli impianti di cogenerazione che ricadono nell’obbligo di acquisto dei CV. L’offerta e’ costituita dai CV emessi a favore di impianti a fonti rinnovabili che hanno ottenuto dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale la relativa qualifica, e dai CV che il Grtn emette a proprio favore a fronte dell’energia elettrica prodotta dagli impianti convenzionati Cip-6 entrati in esercizio dopo il primo aprile 1999, di cui alle delibere dell’AEEG 175/00 e 144/01. Dalle previsioni effettuate, il costo medio di acquisto da parte del GRTN dell’energia elettrica prodotta da sole fonti rinnovabili di cui all’art. 9 del Decreto ministeriale 11/11/99, sarà pari, per il 2002, a circa 260 lire al KWh. Nell’ipotesi che la cessione di energia per l’anno 2002 si realizzi in base alla normativa attuale e d al prezzo medio di circa 140 lire al KWh, come nel corrente anno, il prezzo di offerta del GRTN per il CV, nella propria disponibilità, sarebbe pari a circa 120 lire al KWh. e

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* Fonte: Eurostat

Mercato fisico dell'energia

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Un caffé con…

L AVO R O

Domenico De Masi

L’importanza del “gruppo creativo”. Serve un leader che abbia carisma, vision e fascino tali da spingere e incentivare le persone. Ma occorre fissare bene l’obiettivo da raggiungere, e sulla base di questo scegliere persone fantasiose e persone concrete, che devono lavorare con entusiasmo. Perché i creativi creano solo con entusiasmo.

“ ” l’uomo che non ha tempo è difficile che abbia felicità

Essere creativi

[Ernst Jünger]

di Giusi Miccoli

Prof. De Masi, proviamo a dare una definizione di “creatività”.

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Il concetto di creatività è stato molto esplorato da un po’ tutte le discipline. Psicanalisti, neurologi, psicologi, sociologi, storici hanno analizzato la creatività ognuno dal proprio angolo di visuale, dandone la propria definizione. Quella che più mi ha soddisfatto è quella di Arieti, per il quale la creatività è una continua battaglia tra il livello inconscio, che fa emergere materiali impossibili, e il livello conscio, che seleziona questi materiali e ad alcuni consente di concretizzarsi. Il livello inconscio riesce a elaborare idee atipiche; il livello coscio, se è particolarmente aperto, non censura queste idee ma le traduce in quadri, poesie, idee scientifiche. Dopo lunghi ragionamenti ho aggiunto a questa dimensione un’altra dimensione. Al livello verticale, che va dall’inconscio al conscio, ho aggiunto un asse orizzontale che va dalla dimensione emotiva alla dimensione razionale. Da un lato troviamo emozioni, atteggiamenti, opinioni, sentimenti. Dall’altro conoscenze e abilità razionali. In questa tabella a doppia entrata emergono fantasia e concretezza. I due assi creano quattro aree. Noi ne analizzeremo solo due. Un’area è quella costituita dall’intersezione tra sfera emotiva e livello inconscio. È l’area della fantasia che produce molti materiali, però senza alcun auto-limite e quindi spesso anche inutili. L’altra area importantissima è l’opposta che nasce dall’intersezione tra il livello cosciente e la sfera razionale: l’area della concretezza. A mio avviso la creatività è sintesi di fantasia e concretezza. Esistono persone che hanno entrambe queste capacità: fantasia e concretezza. Il possesso altissimo di queste due capacità porta a ritenere questi individui dei geni e un po’ mostri, perché ognuno di noi è più portato ad essere soprattutto fantasioso con poca concretezza o concreto con poca fantasia. Solo pochissimi riescono a essere molto fantasiosi e molto concreti. Pensiamo per esempio a un Michelangelo che idea e realizza la Cupola di S.Pietro. Tale schematizzazione non spiega solo la creatività dei singoli, ma anche quella dei gruppi. Nel frequentare gruppi creativi anche di altissimo livello mi sono reso conto che i singoli membri presi isolatamente non avevano nulla di eccezionale. E mi sono chiesto come mai tutte queste persone gruppi ben composti in medie messe insieme formavano un gruppo creativo. assenza di blocchi, barriere e ostacoli danno luogo ad una forte creatività


Ho capito che alcuni di loro erano molto fantasiosi, ma poco concreti e altri molto concreti e poco fantasiosi. Messi insieme in certe situazioni e in assenza di certi blocchi, barriere, ostacoli, questi gruppi, magari inconsapevolmente ben composti, davano luogo a una forte creatività. Secondo lei le grandi aziende sono creative? Non conosco aziende creative, ma grandi aziende all’interno delle quali ci sono sotto-gruppi creativi, spesso avversati dalle aziende stesse. Quindi non si può dire che le grandi aziende determino creatività, piuttosto la ostacolano. Se è vero quello che si dice, che i sistemi sono più della somma delle parti, è anche vero che spesso gruppi non sono dei sistemi, ma degli aggregati. Molte volte le persone messe insieme sono più della somma delle parti, danno molto di più di quanto ci si aspetterebbe. Ma è anche vero che ci sono gruppi che danno molto meno di quanto ci si aspetterebbe. E in azienda accade di solito questo. Infatti ci sono aziende e uffici con persone anche molto intelligenti, che stanno lì tutto il giorno, bighellonano, fanno riunioni, sono soggetti a una ritualità che li opprime psicologicamente: devono timbrare il badge, sono controllati da un usciere quando escono e devono farsi vedere dal capo come persone particolarmente solerti. È una ritualità che blocca la creatività. Jay Galbraith, un consulente molto corteggiato dalle aziende americane, ha scritto sull’Harward Business Review che le grandi aziende americane sono ormai a corto di idee. Secondo Galbraith non sono state le imprese produttrici di macchine per scrivere meccaniche a inventare quelle elettriche, non sono state le l’assenza di regole non imprese produttrici di valvole a inventare i alimenta la creatività. transistor. Ma l’eccesso l’inibisce Da dove prendono le aziende quindi idee e invenzioni? Le prendono da sistemi molto più poveri, come per esempio le università, che però, grazie all’anarchia che vi regna, riescono, a far lavorare insieme dei concreti e dei fantasiosi, senza bloccarli e controllarli e ottenendo ottimi risultati.

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“ ”

Ma è l’assenza di regole che alimenta la creatività? No, non è l’assenza di regole che alimenta la creatività, ma è l’eccesso che la inibisce. Ogni creativo se non ha delle regole se le dà. Ho letto contratti del ‘500 e del ‘600 tra committenti e artisti in cui c’erano delle regole estremamente minuziose. Il creativo ama i vincoli perché si diverte a superarli. Quello che invece il creativo non tollera, anche inconsciamente, è l’inibizione dovuta alla burocrazia, al dover rendere conto continuamente di quello che fa, all’essere controllato durante il processo e non a prodotto finito. Se si dovesse organizzare un gruppo creativo quali condizioni bisognerebbe porre in essere e quali evitare? Va determinato bene l’obiettivo che si deve raggiungere e in funzione di questo obiettivo va organizzato il gruppo. In relazione a tale obiettivo e al settore in cui si opera, vanno scelte persone fortemente fantasiose e altre fortemente concrete. E poi è necessario farle lavorare insieme con grande entusiasmo, perché i creativi creano solo in situazione di entusiasmo. L’entusiasmo è determinato da tante cose. Per esempio dalla sfida con altri gruppi analoghi che lavorano sullo stesso

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Filo di Nota di Mauro De Vincentiis progetto. Comunque l’entusiasmo varia di volta in volta e solo una leadership visionaria può alimentarlo. La presenza di una leadership visionaria è fondamentale in un gruppo creativo. Occorre un leader che faccia capire con le parole e con il comportamento di carisma, vision essere convinto che si e fascino le qualità possono superare i limiti per un leader in presenza dei quali si opera. Inoltre, deve essere un leader che tolleri l’insuccesso. Il creativo infatti non ha sempre successo, su cento insuccessi ha un solo buon successo.

“ ”

Quindi nella progettazione di un gruppo creativo è importante la figura del leader? È fondamentale. All’inizio degli studi sulla creatività pensavo che i gruppi creativi non avessero leader. Invece poi ho scoperto che hanno leader anche autoritari. Il leader deve avere carisma, vision, deve essere dotato di fascino, un fascino tale da spingere e incentivare le persone.

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Tra i manager ci sono dei creativi?

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Certo, soprattutto tra i manager molto giovani che non sono stati ancora inquinati dalle organizzazioni. Ma tra i manager ce ne sono pochi che hanno sia fantasia che concretezza. Nelle selezioni si preferisce assumere persone che hanno i piedi per terra. E anche quando vengono presi dei soggetti che hanno fantasia, spesso non vengono messi a lavorare con persone dotate di concretezza. E in genere una persona fantasiosa in azienda viene repressa, perché considerata anomala e deviante rispetto alla razionalità assoluta, alla quale si conforma l’azienda. In linea di massima le aziende medie e grandi tendono purtroppo ad ostacolare la creatività attraverso barriere quali la burocrazia e la ritualità. e

La leadership secondo Attila l’Unno Il personaggio di Attila, il re degli Unni che trasformò un’orda di nomadi in un esercito vittorioso, può offrire oggi a manager e quadri una lezione di leadership. Come il famoso condottiero seppe radunare attorno a sé migliaia di seguaci e poi governarli, così chi attualmente occupa una posizione “di responsabilità” può riuscire a risolvere i problemi legati alla gestione delle risorse umane, prendendo come spunto la vita di Attila e le strategie da lui adottate. Per questo è stato scritto “I segreti della leadership di Attila l’Unno”, best-seller negli Stati Uniti, tradotto in Italia qualche tempo fa, che si colloca nella tradizione dei testi sul management dal tono semiserio quali “L’One Minute Manager”. Una raccolta di massime per formare i leader che vogliono essere vincitori, proprio come Attila. Wess Robert, autore di questo libro insegna a non sottovalutare la pericolosità di un avversario e la sua eventuale riscossa; a cercare sempre un’alternativa quando alcune decisioni si rivelino troppo gravose; ad evitare le mediazioni per non delegare il potere a un terzo e, soprattutto, ad astenersi dagli abusi di potere che provocano attriti e ribellioni in seno a un gruppo. Sull’esempio di Attila spiega come condurre gli attacchi, mantenere la pace “nell’accampamento”, scegliere con oculatezza gli avversari, negoziare. In breve, tutto ciò che costituisce la linfa vitale del management e che ne determina il successo o il fallimento.

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vetrina vetrina

Le nostre pubblicazioni

RAPPORTO SULLE ATTIVITA’ GRTN

PROGRAMMA TRIENNALE DI SVILUPPO DELLA RETE ELETTRICA DI TRASMISSIONE NAZIONALE - EDIZIONE 2001 E’ il “Programma triennale di sviluppo della rete di trasmissione nazionale”, pubblicato il 31 gennaio 2001, con il quale il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale ha posto le basi per l’evoluzione della rete di trasmissione nazionale (RTN), pianificando un incremento netto di circa 1.200 km di linee e la costruzione di 47 nuove stazioni elettriche. Il Programma, che tiene conto delle indicazioni del Ministero delle Attività Produttive, è articolato nelle seguenti sezioni: * Situazione al 31 dicembre 2000 delle richieste di connessione alla RTN di nuovi impianti di produzione, di cui quasi il 5% da fonti rinnovabili concentrati nel Centro-Sud e Isole. * Previsione della domanda di energia elettrica, che costituisce il quadro di riferimento per il Programma di sviluppo della RTN, con una stima della crescita della domanda nel prossimo decennio ad un tasso medio annuo del 3%. * Criteri di pianificazione, che, per la rapida evoluzione del settore elettrico, sono ispirati a principi di cautela, al fine di minimizzare i possibili rischi dovuti ad errori di previsione, e di flessibilità, intesa come capacità d’adattamento ai diversi possibili scenari. * Linee di sviluppo della rete e l’allegato documento “Attività di sviluppo della RTN”, che descrive nel dettaglio oltre 500 interventi di sviluppo che interessano il triennio 2001-2003.

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Il volume illustra le attività del GRTN relative al periodo aprile 2000-marzo 2001, nel corso del quale la società si è impegnata a mettere a punto l’organizzazione, le modalità e le procedure per ottemperare all’esercizio delle attività di trasmissione e dispacciamento, tenendo conto delle funzioni ad essa assegnate dalla concessione, dei criteri e degli obiettivi di utilità generale definiti dalla normativa. Sono indicate, inoltre, una serie di attività correlate al core business del GRTN in attuazione delle competenze previste dalla liberalizzazione del mercato elettrico e dagli interventi dei soggetti preposti alla regolamentazione. Tra queste, quelle svolte per la costituzione dell’Acquirente Unico e del Gestore del Mercato elettrico, e, in questa fase di transizione precedente l’operatività del mercato organizzato dell’energia, quelle per assegnare l’offerta di energia disponibile per il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale mercato libero. Ulteriori iniziative del GRTN hanno riguardato Rapporto sulle attività tematiche correlate alla tutela ambientale e alla qualità del servizio sia nelle attività di esercizio, sia in quelle di Aprile 2000 – Marzo 2001 programmazione e sviluppo della rete. Dalla natura delle attività illustrate appare chiaro il ruolo svolto dal GRTN all’interno del sistema elettrico, che mostra la complessità delle attività di coordinamento e di relazione in un contesto dinamico, progressivamente aperto alla concorrenza. Interessante il capitolo sui programmi futuri e lo sviluppo delle attività. Particolare rilievo, la stipula delle convenzioni con i soggetti proprietari di porzioni o elementi della RTN, necessari a svolgere iniziative di manutenzione e sviluppo della rete, e l’organizzazione e gestione del sistema dei certificati verdi.

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Gli interventi contenuti nel Programma - che comprendono anche le connessioni alla rete dei nuovi impianti di produzione - sono finalizzati all’aumento dell’efficienza e dell’economicità del servizio, allo sviluppo della rete nel Mezzogiorno, alla riduzione delle congestioni di rete, allo sviluppo ed al potenziamento delle strutture di interconnessione con l’estero, nonché al superamento delle problematiche ambientali.

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M A NA G E M E N T

La cultura della vigilanza

Ia fase: diciamo che ... non accadrà nulla; 2a fase: ... forse accadrà qualcosa, ma non dobbiamo fare niente; 3a fase: ... forse dovremmo fare qualcosa, ma non c’è nulla che possiamo fare; 4a fase: ... forse avremmo potuto fare qualcosa, ma ormai è troppo tardi.

di Alessandro Perini

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[J. Lynn e A. Jay]

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La forza di un’organizzazione si misura anche dal modo in cui il management affronta una crisi. Le decisioni che un manager deve assumere investono tutta la sua personalità. Gli si richiedono senso di responsabilità (dover fare) nei confronti dei vertici e della “comunità” per la quale agisce; determinazione e forza morale (voler fare); capacità di assumere il comando e guidare gli uomini a superare la crisi (poter fare); capacità intellettuali ed esperienza professionale (saper fare). Nelle emergenze è facile farsi prendere dall’emotività proprio quando è necessario un comportamento razionale. L’emotività, se non è dominata, produce errori di valutazione sulle proprie condizioni, sulla forza reale degli attori che operano nell’arena e, di conseguenza, gravi errori di comunicazione. Poiché si è costretti a prendere decisioni repentine è necessario fare riferimento ad una politica di comunicazione costruita su una solida base filosofica, realmente condivisa e lungamente praticata. La comunicazione costituisce allora, per i decisori dell’azienda, una sorta di bussola per orientare le scelte e per comunicare in modo efficace con tutti gli attori presenti nell’arena. L’addestramento alla gestione delle crisi si articola in due percorsi. Da una parte si acquisiscono automatismi che producano reazioni precise e immediate alle situazioni di emergenza. Su relazioni di causa-effetto fra stimoli “probabili” e risposte “giuste”, si codificano i comportamenti e si redige un manuale di crisi. La pianificazione riduce l’incertezza e rende il sistema più protetto ma, se rimane una semplice procedura, può indebolire l’elasticità e la creatività necessarie a fronteggiare situazioni impreviste. Bisogna allora coltivare anche l’intuizione e la capacità di ritenere probabile ciò che alla luce della comune logica sembrerebbe impossibile. Alcune imprese si sono dotate di un’unità di crisi permanente, costituita da esperti di vari settori, i quali, oltre a monitorare i punti di debolezza della struttura e gli eventuali rischi provenienti dall’ambiente, effettuano un’attività di addestramento in favore del personale. In fase di addestramento l’unità di crisi, costituita da professionalità e personalità, si pone alcuni obiettivi precisi: 1. rafforzare la solidarietà intorno ai valori dell’impresa o dell’istituzione; 2. affinare i sistemi di allerta e di percezione dell’ambiente; interpretare, con serenità e senza allarmismo, i segnali deboli di una crisi e individuare i rischi; 3. coltivare il piacere di risolvere i problemi e stimolare gli altri alla cooperazione; 4. sviluppare la capacità di utilizzare le risorse per la difesa (spesso abbiamo molte possibilità di difenderci ma non sappiamo utilizzarle); 5. perfezionare la capacità di comunicare e di negoziare in modo rapido, semplice, chiaro, sia all’interno che all’esterno. Queste qualità, coltivate in prima istanza all’interno del gruppo, si estendono con la formazione a tutto il personale. Diventano cultura, la cultura della vigilanza. e


biblioteca biblioteca

siamo andati avanti così rapidamente in questi anni, che ora dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di raggiungerci [Micheal Ende]

L’ECONOMIA DIGITALE E IL CULTURE CHANGE Come prosperare nella Nuova Economia di Franco D’Egidio Ed. FrancoAngeli, pag.132, Lit. 20.000 (Euro 14,46)

“Internet è come la marea: sommergerà ogni industria e affogherà coloro che non imparano a nuotare fra le sue onde”. Con questa frase di Bill Gates, si apre il saggio “L’economia digitale e il culture change” di Franco D’Egidio, nel quale l’autore -esperto di change management- delinea i possibili sviluppi dell’Economia digitale. Non mancano aneddoti e citazioni, storie di protagonisti - come i capi di Amazon, Oracle e di Sun Microsystem. D’Egidio fa sorridere con ironia, mentre ci aiuta a capire e raccogliere le sfide come nuove opportunità. Per coloro che volessero confrontarsi con l’e-commerce, comunque, c’è la regola del “4+7”. “4” sono le regole “fondamentali”: 1. Esaminare come l’economia delle informazioni può plasmare un settore. 2. Considerare come le nuove tecnologie possono modificare la struttura esistente del business. 3. Capire in che misura i diversi attori che operano nel sistema di business possono creare valore in funzione dei cambiamenti in atto. 4. Assicurarsi di attivare il cambiamento culturale nella transizione dal vecchio al nuovo modello.

Mauro De Vincentiis PETROLIO: TRA FALSI MITI E CRUDE REALTÀ Petrolio di Leonardo Maugeri Sperling & Kupfer Editori, pag. 254, £.30.000 Parlare di petrolio nel disincantato e supertecnologico duemila fa spesso venire in mente tante storie da “Mille e una notte” e caterve di miti quasi sempre fasulli. Già, perché questa benedetta materia prima viene -di solito- tirata in ballo dai mass-media in occasione di guerre ed eventi particolarissimi. Fa eccezione proprio l’ultima crisi che non ha un nome ed è soprattutto crisi di mercato: un corto circuito tra una offerta di greggio nominalmente abbondante ed una domanda molto elevata di certi tipi di greggio relativamente scarsi. Paese capacità Rapporto tra Stringi stringi con il suo avvincente libro “Petrolio”, Maugeri produttiva riserve e sostenibile produzione fotografa magistralmente la situazione e fa pollice verso di alcuni (mil. di b/g) effettiva (anni) diffusi luoghi comuni riguardanti il petrolio, analizzandoli senza Arabia Saudita 10,5 85 alcuna pietà. Stati Uniti 7,8 10 Per Maugeri, dunque, niente caverne sotterranee di greggio, niente Russia 6,5 22 oro nero perché un litro costa meno di una lattina di coca cola, niente tesori da scoprire, niente Opec padrina e padrona perché alla Iran 3,7 68 fine controlla solo il 40% dei bisogni mondiali, niente compagnie Messico 3,5 24 contrarie alle fonti alternative e niente petrolio prodotto omogeneo. Venezuela 3,2 65 Insomma un volume non solo godibilissimo, ma attento al futuro nel Norvegia 3,2 9 quale il petrolio, elemento basilare nella produzione di energia Gran Bretagna 2,8 5,5 elettrica, reciterà ancora una parte di primo piano.

Quanto ne è rimasto

Iraq Kuwait Canada Emirati Arabi Uniti Nigeria Libia

2,9 2,6 2,6 2,5 2,1 1,5

100 92 92 94 31 50

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Renato Terrosi

elementi | settembre/novembre 2001

“7” i “principi guida”: 1. L’accelerazione dei cambiamenti impone una costante ridefinizione del business. I fornitori, i clienti, i concorrenti, la catena del valore, la relazione con i collaboratori e con gli investitori sono tutte variabili. 2. Il management non è più custode delle attività e del patrimonio aziendale ma deve essere un creatore di valore. 3. Essere disponibili a provare differenti vie. Si è passati dal learn and launch, ovvero apprendi e poi lancia la tua offerta, al suo contrario: launch and learn. 4. Sviluppare le competenze corrispondenti al nuovo modello di business. 5. Il modello di business fondato sulla scomposizione e ridefinizione della catena del valore implica l’applicazione di uno spostamento di paradigma ovvero di un nuovo modo di pensare. 6. Presenza di una forte leadership per guidare, e non solo gestire, cambiamenti di questa portata. 7. Nell’applicare il nuovo indirizzo strategico attivare un profondo cambiamento culturale, per superare le resistenze interne ed esterne.

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Rassegna stampa d’epoca

C O N T R O C O P E RT I NA

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Ecco cosa scrivevano, alla fine dell’’800 e nei primi anni del ‘900, “Comfort”, “Cosmopolitan”, “Electrician”, “Engineering” e “Western Electrician”.

elementi | settembre/novembre 2001

Allo stesso modo in cui la rivista Wired rappresenta oggi la cultura di una élite cablata, alla fine del XIX secolo il Western Electrician o il più sofisticato Electrician esprimevano il punto di vista di una élite impegnata a consolidare il proprio status sociale fondandolo sul monopolio della competenza tecnica. Sulle loro pagine si criticava l’ignoranza dei profani: come un miliardario americano che pare avesse chiesto a Edison di costruire un motore elettrico per alimentare la macchina a vapore che faceva muovere il suo ascensore. Anche i giornalisti impegnati a celebrare le meraviglie della tecnica venivano stigmatizzati per le loro banalizzazioni divulgative, ma al tempo stesso le nuove élite usavano i media di massa per alimentare la fede popolare nei confronti dei “miracoli” tecnologici (“Che può saperne l’uomo della strada - è scritto in un articolo dell’epoca - del perché e dei miracoli scientifici di cui si serve tranquillamente nel corso della giornata”). E un ruolo importante nella nascente mitologia elettrica svolgevano le anticipazioni sulla globalizzazione. Già nel 1893, sul Cosmopolitan si leggeva che “gli abitanti del pianeta si stanno rapidamente trasformando in una popolazione omogenea, con identici interessi sociali, politici e commerciali”. E pochi anni dopo, il Comfort fantasticava sull’avvento d’una tv ante litteram: “Tra non molto i fatti e gli eventi del mondo giungeranno istantaneamente nelle nostre case sotto forma di immagini”. Un decennio più tardi, Scientific American parlava dell’avvento di “un’epoca di vicinanza senza contiguità”, anticipando il villaggio globale di McLuhan. Infine Engineering, celebrando la nascita della telefonia intercontinentale nel 1911, annunciava con entusiasmo che “presto sarà possibile trasmettere messaggi (oggi si sarebbe aggiunto “in tempo reale”) in tutto il mondo”. Nell’articolo di un inventore, pubblicato nel 1900 sul Western Electrician, si trova perfino un’anticipazione del cyborg: “L’elettricità verrà presto utilizzata per fornire assistenza alla forze naturali del corpo”.


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