Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma
Philip Lowe Gli Stati Hoffmann UE applichino Winfried
laIl fotovoltaico legislazione verso concordata nuovi mercati Connie Hedegaard Alemanno vs Piasapia
Clima, regime vincolante Roma-Milano, è gara per tutti su energia e ambiente Alberto Biancardi Gas, separazione delle reti Focus elettricità e gas: e un mercato spot più libero è liberalizzazione incompiuta? Dialogo Caldoro tra: Davide Tabarelli, Stefano Vittorio Carlo Rienzi Le fontiChiesa, energetiche volano
di sviluppo e di crescita
Paolo Savona Nicola Zingaretti Così non si esce dalla crisi
Rinnovabili, tutela dell’ambiente, Pietrangelo è la nostra sfida meno CO2,Buttafuoco Il futuro è ai piedi delle madri Francesco Ferrante/Stefano Saglia
Le scelte per un efficiente sistema energetico
SPECIALE Le eccellenze italiane Trasporto e riduzione CO2 Il mondo di Corrente
Giordano Bruno Guerri
Analisi e prospettive del settore
Creatività, voglia di Interventi bello e didicultura. Corrado Clini La rinascita dell’Italia parte da qui e Rocco Colicchio
Periodico del GSE Dicembre 2012 - Marzo 2013
Ridurremo emissioni di CO2 Mercato Ueledell’energia? C’è ancora tanto da fare
Elementi
Corrado Antonio Clini Tajani
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Strategia energetica nazionale
Il GSE pronto a fare la sua parte Il sistema energetico italiano si trova a dover attuare soluzioni strategiche che condizioneranno il futuro del settore e del Paese. L’imponente produzione di energia non programmabile, l’abbondante sovraccapacità di energia elettrica e gas (accentuata ancor di più dalla crisi economica), gli obiettivi sempre più vicini del pacchetto europeo climaenergia e il crescente costo delle bollette per imprese e consumatori, impongono una seria riflessione da parte degli addetti ai lavori, che conduca a una sintesi concreta dei problemi in corso. Del resto, sono molti (e tra loro contrastanti) gli scenari prospettati dalle più autorevoli fonti, che si sono spinti fino a elaborare ipotesi da qui al 2050. Dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, che nell’ultimo World Energy Outlook ha parlato di una futura “età dell’oro del gas”, in particolare dovuta allo sviluppo di quello non convenzionale (shale gas), alla Commissione europea, che esattamente un anno fa ha tracciato una road map al 2050, con un taglio delle emissioni di gas serra dell’80% e una produzione elettrica a zero emissioni di carbonio.
E in Italia cosa sta accadendo? Il Governo ha deciso di elaborare una Strategia Energetica Nazionale per individuare le aree nelle quali devono essere ricercate le risposte per un futuro di crescita economica sostenibile, con bollette più economiche, sicurezza degli approvvigionamenti e riduzione delle importazioni. In particolare, la SEN indica quattro grandi leve: fonti rinnovabili elettriche e termiche, efficienza energetica e sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi. I primi tre punti interessano molto da vicino l’attività del Gestore dei Servizi Energetici, da anni impegnato a favorire la green economy. Da tempo, infatti, la nostra società promuove e incentiva la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con numeri e risultati di assoluto rilievo. Ma dal prossimo anno, in attuazione del D.lgs. 28/2011, al GSE potrebbero essere attribuite anche le competenze sull’emissione dei titoli di efficienza energetica e sull’incentivazione delle rinnovabili termiche. In particolare, è proprio l’efficienza energetica che può trasformarsi in un volàno fondamentale per la ripresa economica del nostro Paese, innescando comportamenti virtuosi sui consumi e garantendo lo sviluppo di un comparto destinato a crescere sotto l’aspetto dell’innovazione tecnologica e sotto quello economico-occupazionale. E non mi riferisco solo al settore degli immobili, dove il Governo è intervenuto prorogando fino al 30 giugno 2013 le detrazioni fiscali al 55%. Per i prossimi dieci anni, anche l’importanza strategica dei Certificati Bianchi è destinata a crescere. Basti pensare che nel cosiddetto “sesto anno d’obbligo” (1 giugno 2010 - 31 maggio 2011) il volume dei Certificati scambiati ha toccato quota 4 milioni, per un controvalore di 344 milioni di euro. Il GSE da tempo mette al servizio del comparto delle rinnovabili tutta l’esperienza e le conoscenze acquisite in anni di attività e anche in futuro è pronto a fare la sua parte, nell’ambito della Strategia Energetica Nazionale, per aiutare i settori dell’efficienza energetica e delle Fer termiche a proseguire sulla strada della crescita tecnologica, economica e occupazionale.
l’E
l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE
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Fausto Carioti Federica Ceccaroni Valter Cirillo Filippo Colzi Maurizio Cuppone Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Iva Gianinoni Jacopo Giliberto Paola Liberali Piergiorgio Liberati Carlo Maciocco Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama)
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Direttore Editoriale Fabrizio Tomada
Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Ansa Archimede SRL Attackit Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Banca Popolare di Sondrio Bosch E-On Enel Eni Hfv I Casco Jinko Solar Leitwind Monte dei Paschi di Siena Punto Com Sogin Studio Bartucci S.r.l Yingli Solar Zero Emission 4-noks
Un
particolare ringraziamento a Monia Hedhli Silvia Morelli Sandro Renzi
Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte
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Elementi
Anno 2012 n. 27 Dicembre 2012 Marzo 2013
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E quel che preoccupa non è lo stare sospeso sul ponte a picco sull’acqua, ma lo starci senza la coscienza di quel che può significare. Senza neppure un palpito interiore che scuota il pensiero, che risvegli il cuore e ci riporti alla realtà. Al senso di ciò che si è diventati, alla strada che si è intrapresa, alla meta verso cui, distrattamente, immersi in un sonnambulismo patologico, ci stiamo dirigendo.
L’uomo, la natura, l’ambiente
MERAVIGLIOSO!
La vita è meraviglia e così l’umanità e la natura che ne sono l’essenza. Fa male chi pensa il contrario. O chi non lo pensa affatto. Fa male e dimostra di aver sprecato il tempo che gli è stato concesso, di non essere stato in grado di carpire il sapore, il profumo, il vigore, la bellezza che stanno nelle cose del mondo e farne viatico per un tempo foggiato dall’ottimismo, dalla speranza, dalla voglia di essere parte fattiva di quel tutto e di comportarsi di conseguenza. Pur nella debolezza, pur nel limite che nell’uomo albergano, ma che l’uomo può superare se ha in sé il propellente della sensibilità, la consapevolezza che senza la capacità di osservare, ascoltare, comprendere e aiutare chi intorno a noi vive e si esprime nei modi più diversi, non saremmo che anemici esseri assetati sempre e solo di un consumo finalizzato al momento. Meccanici spettri di un’umanità non realizzata.
Non ci dicono più nulla le maree, il sole, le stelle, il fiore che si fa spazio tra l’aridità del cemento, lo sguardo di un bimbo, il sorriso di chi ci incontra per caso, l’espressione affettuosa di un amico, la carezza di chi ci ama? Non ci scuotono le parole degli umili, i volti di chi sta nel dolore, la febbre di vita di chi la sta per perdere, l’angoscia di chi vive nell’incertezza di un lavoro, e di un futuro? Non ci fanno riflettere le ribellioni della natura, le sue grida ora silenti ora più rumorose alle ferite che le impartiamo per il gusto di sopraffare, di sottomettere tutto alla nostra volontà, al nostro potere? Non ci pongono dubbi gli sconquassi che vengono da un uso irresponsabile di una finanza aliena da scrupoli, dedita solo a ossequiare le logiche di un profitto incalzante, bulimico, tirannico? Fermiamoci un attimo. Guardiamoci dentro. Ritroviamo il pensiero. Forse percepiremo una sensazione di freddo. Forse ci sentiremo soli. Forse avremo paura. Ripartiamo da qui. Dalla debolezza. Ascoltata, vissuta, temuta. Chissà che non sia lei quell’angelo vestito da passante che squarci di luce le tenebre e ci spinga finalmente a esclamare: MERAVIGLIOSO!
Virgolette di Romolo Paradiso
L’interrogativo è se siamo anche noi, come il protagonista della canzone di Modugno e Pazzaglia, a cui fa riferimento il titolo di questo articolo, su di un ponte a guardare l’acqua scura che passa sotto, protesi verso il baratro. La risposta è: forse sì!
Elementi 27
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primo piano
rubriche
03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 70 Mc il Mondo di Corrente 78 En Elementi Normativi 82 Be Bizzarre Energie 94 Bi Biblioteca 96 Mp Mondo Piccolo 96 Fn Filo di Nota 99 E+ Energia, letteratura, umanità 100 Fo La Foto di Andrea Amato 102 Co la Copertina Elementi
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10 Mercato UE dell’energia?
Il punto di vista di Antonio Tajani
C’è ancora tanto da fare faccia a faccia
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Confronto tra Alemanno e Pisapia su efficienza energetica, rinnovabili, mobilità urbana
Roma vs Milano, è gara a chi fa meglio
forum
18 Elettricità e gas. è liberalizzazione incompiuta? Ne parliamo con Vittorio Chiesa, Carlo Rienzi e Davide Tabarelli
speciale trasporto e riduzione CO2
24 Auto elettrica? Crediamoci di più 26 Lo sviluppo della mobilità elettrica
Intervista al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini
Intervento di Rocco Colicchio (AEEG)
fra sostenibilità e green-white economy
29 Cosa chiede l’Europa 32 Traffico e inquinamento urbano, quali danni? 34 Verso il miglioramento delle emissioni 38 L'impatto sul sistema energetico
42 Guida all'acquisto. Ibrido, gpl o metano 44 Best practice e sviluppi futuri 48 Confronto sull’auto del futuro
energia
Dibattono Pietro Perlo e Bruno Dardani
efficienza energetica
50 La mobilità sostenibile entra in Corrente energia rinnovabile
52 Il fotovoltaico verso
Dialogo con Winfried Hoffmann
nuovi mercati
54 Biomasse, potenzialità Parla Clara de Braud
di sviluppo industriale. Ma che difficoltà!
57 Contro corruzione nelle
Intervista a Piergiuseppe Maranesi
rinnovabili. C'è Green Clean Market
60 Cresce l’impulso alle rinnovabili mercato elettrico
64 AU con il consumatore
Incontro con Paolo Vigevano
per il mercato
66 Arrivare presto alla Grid Parity 68 Dalle rinnovabili tre milioni
A colloquio con Vittorio Cogliati Dezza
A tu per tu con Guy Verhofstadt
di posti di lavoro
75 Ridurre la propria bolletta si può, Intervista a Luca Dal Fabbro
anzi si deve
storie dal mondo dell'energia
80 Io che ho anticipato il futuro Giuseppe Tecco racconta
energia del pensiero
84 Il futuro è ai piedi delle madri
Un caffé con Pietrangelo Buttafuoco
lavoro
92 Così non si esce dalla crisi Il pensiero di Paolo Savona
So Sommario
Mio e la cospirologia La folla si riunisce e si scioglie di lato al Louvre, ognuno porta di bocca in bocca una sua verità. Re Luigi, anzi il cittadino Luigi Capeto, è fuggito dalle Tuilleries; no, il re non è fuggito: si è alleato con i girondini e prepara la vendetta; non sapete l’ultima, Luigi Capeto sta aspettando l’arrivo delle armate prussiane. Così accadeva duecentovent’anni fa a Parigi. Ogni voce, anche la più stravagante, era la verità; e veniva smentita, fischiata, derisa la voce ufficiale. Perché ormai l’abbiamo capito: la voce ufficiale ci nasconde la verità. Una storia minima di complottologia, che pochi conoscono accadde in Italia durante la prima guerra mondiale. In tutto il Paese, mentre i maschi erano sul Carso, c’erano le campagne di vaccinazione dei bambini. Nelle campagne si diffuse la voce che il Governo aveva deciso di far uccidere i bambini per risparmiare sul pane e sulle razioni alimentari. Strage al fronte – dicevano – e strage a casa. Appena il medico condotto entrava nelle scuole e radunava i bambini, la notizia volava e le contadine lasciavano i campi e correvano a ritirare i loro figli; nella vallata tutti sapevano che nel paese vicino il medico stava tentando di uccidere tutti i bambini perché il pane doveva andare al fronte. Il povero medico condotto cercava di spiegare, ma la scienza, si sa, ci nasconde la verità. Nella società paritaria di oggi, dove la rete mette a disposizione di tutti qualsiasi informazione, tutti possono dire la loro opinione e l’asserzione del geometra e della cassiera vale quanto quella del ricercatore di laboratorio, il medico di solida esperienza vale quanto il liceale dallo spirito ribelle, il politico fumoso della casta vale quanto il negoziante di tessuti. Siamo tutti uguali nella democrazia della rete. È giusto. Così la fonte principale d’informazione diventa quella che, scherzando serissimo, chi lavora nell’informazione definisce “mio cuggino”, con due “g”. I cospirologi, edotti da decenni e secoli di bugie da parte dell’autorità, dicono: “È vero perché me l’ha detto mio cuggino”. Chi sa e smentisce l’informazione del “cuggino” viene deriso. “La scienza (la politica, la tecnologia, il potere, i poteri forti, il complotto) ci nasconde la verità”. Così gli inceneritori dei rifiuti che spengono con il
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“cuggino” applicata teleriscaldamento migliaia di caldaie domestiche inquinanti, migliorando la qualità dell’aria, diventano “tumorifici”. Il rigassificatore quando esploderà farà crollare perfino la torre di Pisa. Le trivellazioni producono i terremoti. Le perforazioni a mare distruggeranno le nostre splendide coste e il turismo (al quale s’associano case abusive, barcaioli abusivi, spiagge abusive, rifiuti abusivi: ma questo non conta). Gli stoccaggi sotterranei di metano – giacimenti che hanno resistito a ogni evento per milioni d’anni – sono bombe innescate. I biocarburanti tolgono spazio alla coltura di derrate alimentari (chi si veste di lino e cotone, assai più coltivati dei prodotti energetici, è un affamatore dei popoli?). L’alta tensione fa venire la leucemia.
Chi ha i capelli grigi ricorda che fino agli anni ’60-’70 le spiagge e gli scogli erano sempre incatramati da gromme di bitume orrendo. Oggi il fenomeno è quasi scomparso. Il catrame c’è ancora, ma è una vera rarità da intenditori. Le petroliere erano a scafo unico. Quando scaricavano il greggio a Genova o Marghera, diventavano leggere e altissime. Difficili da gestire, così alte e squilibrate, se c’era un po’ di mare agitato. Quindi, usciti dal porto di consegna del petrolio, le petroliere riempivano di acqua di mare le cisterne per zavorrare la nave durante il viaggio di ritorno verso il porto dove caricare altro greggio. Lungo il Tirreno o l’Adriatico le cisterne venivano vuotate dall’acqua sporca e dal petrolio, lasciando dietro la poppa decine di chilometri di scia bitumosa. I residui sul fondo delle cisterne venivano scrostati e messi in fusti d’acciaio che, oplà, finivano in mare (quest’operazione in genere si svolgeva zigzagando a sud di Malta). Ogni viaggio un lavaggio. Con le petroliere a doppio scafo di oggi, l’acqua di zavorra non entra mai nelle cisterne del greggio. È “segregata”. Per bilanciare la nave, entra acqua di mare pulita, esce acqua di mare pulita. Il problema è più forte con le navi chimichiere. Quando cambiano il tipo di prodotto che viene caricato nelle cisterne, devono togliere ogni traccia del prodotto chimico precedente. I noleggiatori più attenti (e sono molti) preferiscono usare una sola nave per il trasporto di una sola tipologia di sostanza, sempre la stessa, così che non c’è bisogno di lavare le cisterne a ogni viaggio. Ma non tutti sono attenti e solerti.
L’Ilva massacra i tarantini (l’Ilva inquina in modo pazzesco, e questo purtroppo è stravero; ma quelli “che mio cuggino” non vogliono sapere che mortalità e tumori a Taranto sono in calo da anni o che a Massa-Carrara oppure a Orbetello i tassi di mortalità e cancro sono assai più alti che a Taranto). Vicino a Treviso c’è la soluzione “rifiuti zero”.
P° il Punto di Jacopo Giliberto
La centrale a biomasse in realtà vuole bruciare rifiuti. Lo shale gas e il fracking producono terremoti (pare che qualche scossa localissima sia stata rilevata in prossimità di faglie sensibili). Le navi da crociera distruggono Venezia, e il Mose pure. I pannelli solari tolgono spazio all’agricoltura (coltivare granturco sitibondo usando sementi incrociate e diserbanti ammazzatutto è più ecologico di coltivare il sole?) Queste frasi non sono inventate. Ma si continua a usare l’automobile, a coprire i campi con capannoni orrendi e villette a schiera, a chiamare “mo cuggino” con il telefonino per parlare di cose inutili. È la democrazia perfetta. Ogni testa, un parere. E a chi propone risposte difficili da capire, cicuta.
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primo piano
Mercato UE dell'energia? C'è ancora tanto da fare Antonio Tajani
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il punto di vista di Antonio Tajani Vicepresidente della Commissione Ue e commissario europeo per l’Industria e Imprenditoria
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Un mercato interno aperto e integrato dell’energia, con prezzi concorrenziali, interconnessioni, interoperabilità e armonizzazione di regole e standard, è uno dei presupposti per avere un’industria competitiva. L’elettricità in Europa costa il 21% in più rispetto agli Usa e il 197% in più rispetto alla Cina. I rischi? La delocalizzazione delle attività produttive. Individuate sei aree ad alta potenzialità di crescita e sviluppo tecnologico, con ricadute su tutti i comparti industriali: manifatturiero avanzato; tecnologie chiave abilitanti; biotecnologie; veicoli puliti; edilizia sostenibile e materie prime; reti intelligenti.
di Fausto Carioti
“Malgrado l’azione per promuovere un vero mercato dell’energia intrapresa dalla Commissione fin dagli anni Novanta, vi è ancora del lavoro da fare. Anche per colpa delle resistenze di alcuni Stati Ue”. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e commissario europeo per l’Industria e Imprenditoria, va subito al cuore del problema: il costo delle bollette e il rischio d’impresa per le aziende continentali. “Un mercato interno aperto e integrato dell’energia, con prezzi concorrenziali, interconnessioni, interoperabilità e armonizzazione di regole e standard, è uno dei presupposti per avere un’industria competitiva”. Ma è un presupposto ancora lontano da realizzarsi. “Il costo dell’energia nella Ue dovrebbe essere in linea con quello dei concorrenti. Invece l’elettricità costa il 21% in più rispetto agli Usa e addirittura il 197% in più rispetto alla Cina. Queste divergenze”, avverte Tajani, “creano rischi di delocalizzazione delle attività produttive”.
mercato dell’energia. Ne fanno parte anche la separazione tra il fornitore e il gestore della rete, standard comuni per garantire l’interoperabilità, la creazione di un’Autorità per l’Energia europea per coordinare l’azione delle autorità nazionali e un piano d’infrastrutture di rete moderno. Il completamento del mercato dell’energia è, inoltre, tra le azioni prioritarie raccomandate dalla Commissione nell’esercizio del “Semestre europeo”. Agli inizi di ottobre, poi, la Commissione ha adottato il “Single Market Act II”, con dodici iniziative per accelerare il completamento del mercato unico in settori nevralgici. Tra queste figurano misure per integrare le reti di un settore chiave quale quello dell’energia. E: Resta il nodo delle risorse necessarie per completare il sistema di infrastrutture e integrare, anche fisicamente, il mercato. Come intendete scioglierlo?
E: Quali iniziative sta adottando la Commissione per risolvere AT: Occorre reperire più fondi. L’Europa ha stimato in circa il problema e integrare il mercato dell’energia nel più rapido 200 miliardi di euro gli investimenti necessari nei prossimi tempo possibile? dieci anni per reti di alta tensione, gasdotti, impianti di stoccaggio e reti intelligenti. La realizzazione di queste AT: Nell’ambito della nuova politica per l’energia e il clima infrastrutture è una priorità su cui convogliare parte delle presentata all’inizio del 2007, la Commissione ha promosso risorse del nuovo bilancio europeo 2014-2020, anche con l’adozione del cosiddetto “Terzo pacchetto”, che contiene l’utilizzo di nuovi strumenti, quali i project bond e un ruolo misure mirate a completare l’apertura e l’integrazione del maggiore della Banca europea per gli investimenti, per fare
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da volano a investitori privati e cofinanziamenti nazionali. L’azione Ue sarà essenziale anche per accelerare il processo di ottenimento delle licenze, ostacolo numero uno alla modernizzazione della rete europea. Attualmente per una licenza servono anche più di dieci anni. E: La sfida energetica coglie l’Europa nel mezzo della crisi: i fondi pubblici e privati scarseggiano e si rendono necessari nuovi investimenti per avviare il volano della green economy. Sarà importante scegliere bene dove allocare le risorse disponibili. Quali le priorità? AT: Tutti i comparti industriali sono essenziali. La proposta di bilancio UE 2014-2020 prevede più fondi per l’innovazione sia per la ricerca (da 54 a 80 miliardi) che nei fondi strutturali. Oltre a maggiori risorse, è essenziale avere ricadute industriali con una quota maggiore di fondi destinata a ricerca applicata, progetti dimostrativi, clusters con Università e centri di ricerca. La Commissione vuole sostenere allo stesso modo gli sforzi di ogni settore. Ma per essere leader tecnologici nella rivoluzione in atto dobbiamo concentrare forze e risorse su alcune priorità. Per questo nella nuova strategia di politica industriale che ho presentato ad ottobre abbiamo individuato sei aree ad alta potenzialità di crescita e sviluppo tecnologico, con ricadute su tutti i comparti industriali: Manifatturiero avanzato; Tecnologie chiave abilitanti; Biotecnologie; Veicoli puliti; Edilizia sostenibile e materie prime; Reti intelligenti. Settori che fanno da volano alla green economy.
E: Rendere più efficienti gli edifici da un punto di vista energetico è un passo obbligato, ma comporta investimenti onerosi. Servono provvedimenti per rendere più conveniente l’“edilizia verde”? AT: Il 40% dell’energia viene consumato negli edifici. La nuova edilizia dovrà, in linea con gli obblighi della direttiva sull’efficienza energetica in vigore da luglio 2012, essere molto più sostenibile e sicura. Le opportunità d’investimento e per la creazione di nuovo lavoro sono enormi e possono ripagarsi riducendo la bolletta energetica. Solo in Germania, leader nel settore, il mercato vale oltre 400 miliardi l’anno e 4 milioni di posti. Secondo la Commissione, l’attuazione della direttiva creerà fino a mezzo milione di occupati con un risparmio annuo di 5 miliardi di energia. Nella strategia europea dello scorso luglio sono evidenziate le enormi potenzialità del settore edilizio e la necessità di un sostegno, sia con fondi Ue e prestiti Bei, sia con misure d’incentivo nazionale. E: La dipendenza dal gas importato mette l’Europa in una posizione delicata dal punto di vista geopolitico. Sinora i singoli Paesi europei si sono mossi nei confronti dei fornitori spinti da interessi nazionali, senza adottare strategie comunitarie. Sarà possibile un atteggiamento più coordinato nei prossimi anni? AT: Il processo di riforme avviato per uscire dalla crisi dell’euro deve ricomprendere anche una vera politica estera che consenta all’Unione di parlare con una voce unica autorevole. Solo così riusciremo a tutelare davvero interessi vitali per la nostra economia, quali l’accesso effettivo all’energia e alle materie prime a condizione eque e competitive. E: Intanto il governo italiano vara la Sen, la Strategia energetica nazionale. Quali debbono essere le priorità per il nostro Paese?
Un divario da colmare, un paese alimentato a gas Differente mix di produzione elettrica 2010 (%)
AT: L'Italia ha grande bisogno di una politica energetica ambiziosa che sappia bilanciare la green economy con uno sfruttamento sostenibile e innovativo delle fonti tradizionali, in linea con i target europei di riduzioni delle emissioni e di maggiore sicurezza energetica. Con politiche industriali coerenti, maggiore apertura dei mercati e un quadro normativo stabile si possono attirare, anche da noi, gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi indicati.
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Nucleare
3
Petrolio
2
27 25
Carbone
21
Rinnovabili 51
UE
24
Gas
1
Altro
2 Italia
Fonte: GSE
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Elementi 27
faccia a faccia
Gianni Alemanno Sindaco di Roma
Roma vs è gara Efficienza energetica, rinnovabili, mobilità urbana
di Roberto Antonini
Roma-Milano, Milano-Roma: su questa direttrice si può leggere la storia d'Italia. Le due teste e i due cuori di un Paese così diverso e così uguale, anche nel campo delle necessarie e troppo spesso rimandate misure ambientali. Ecco quindi un 'Faccia a Faccia' tra i due primi cittadini del Cupolone e del Duomo: Gianni Alemanno e Giuliano Pisapia. Efficienza energetica, rinnovabili, mobilità urbana: ecco alcuni aspetti qualificanti delle due capitali d'Italia.
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Giuliano Pisapia Sindaco di Milano
Milano, a chi fa meglio E: Efficienza è la parola chiave del futuro energetico prossimo: quali le migliori prospettive di applicazione nella sua città? Alemanno: L’Agenzia Internazionale dell’Energia stima che nel 2030 le città saranno responsabili del 73% dei consumi energetici, e conseguentemente delle emissioni di gas serra. Dalla capacità delle Amministrazioni Locali di fronteggiare la sfida della riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra dipende parte del raggiungimento degli obiettivi che l’Unione Europea si è posta da qui al 2020 nel pacchetto integrato clima – energia. Roma è stata tra le prime città metropolitane a firmare il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), con cui si impegnava a ridurre più del 20% le emissioni climalteranti operando a 360 gradi: per la mobilità sostenibile, la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, la produzione di energia da fonti rinnovabili e la sensibilizzazione dei cittadini sul tema dei consumi energetici. In linea con le indicazioni del Patto dei Sindaci, con l’Osservatorio per l’Ambiente di Roma Capitale abbiamo predisposto un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile la cui realizzazione prevede l’impegno di tutta l’amministrazione, delle imprese e dei cittadini. Pisapia: Il Comune di Milano ha rinnovato lo scorso giugno la propria adesione al Patto dei Sindaci, un impegno concreto nato a livello europeo, con lo scopo di andare
oltre gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020. A questo proposito l’Amministrazione è impegnata a sviluppare programmi che contribuiscono a dare sostanza a questa adesione. Tra questi: l’approvazione del PGT (Piano di Governo del Territorio) modificato grazie all’accoglimento di molte delle osservazioni di cittadini e associazioni, l’adozione a breve del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, la sperimentazione di Area C e la congestion charge. La nuova amministrazione milanese ha aderito anche all’iniziativa europea “Smart Cities and Communities” per avere città più efficienti e sostenibili dal punto di vista dell’energia, dei trasporti, dell’informazione e delle tecnologie di comunicazione. Complessivamente, la Città di Milano si è presentata alla Commissione Europea con cinque progetti: uno sulla pianificazione urbana, uno sull’efficienza energetica e tre sui trasporti. “European cities serving as Green Urban Gate towards Leadership in sustainable Energy” è il primo di questi tre progetti ed è stato presentato nel quadro del bando “Energy Efficient Buildings”. E: L'ecobonus del 55% è stato un impulso nella sua città? Crede che dovrebbe essere reso stabile dall'esecutivo? Pisapia: Sicuramente la possibilità di defiscalizzazione del 55% delle spese per i lavori di efficienza energetica degli edifici è un grande segnale di fiducia nella green economy. A Milano stiamo raggiungendo un alto numero di allacciamento degli edifici al teleriscaldamento, anche edifici
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pubblici come il Tribunale. Penso che mantenere stabile l’Ecobonus possa essere la strada giusta per incentivare gli interventi in questa direzione. Alemanno: L’ecobonus del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici deve certamente essere stabilizzato dall’esecutivo perché per Roma e per l’Italia rappresenta un’opportunità unica di rilanciare l’edilizia sostenibile, tassello fondamentale della green economy che la Capitale insieme alle forze sociali ed economiche sta provando ad incentivare in ogni settore di sviluppo. Il nostro auspicio è che queste defiscalizzazioni rimangano vigenti ben oltre il termine ultimamente fissato. Il settore dell’edilizia residenziale pubblica e privata è di fondamentale rilevanza per la lotta alla CO2 e all’inquinamento atmosferico. E: Lei amministra una città nella quale la mobilità urbana è tema centrale e quotidiano, caratteristico dell'immagine stessa della Metropoli: come si 'spinge' il ricorso al trasporto pubblico? Più offerta o più obblighi e divieti? Alemanno: La chiave è rendere l’utilizzo del trasporto pubblico più conveniente per il cittadino rispetto all'uso del mezzo privato, sia in termini di comfort che di velocità. Per questo stiamo lavorando in due direzioni: portare a termine quelle infrastrutture che la miopia delle precedenti amministrazioni ha colpevolmente omesso di realizzare e innalzare ulteriormente gli standard qualitativi del servizio erogato. A Roma, per la prima volta nella storia della città, il tema è stato affrontato in maniera complessiva e organica grazie alla stesura e all’applicazione di un Piano Strategico della Mobilità Sostenibile. Le interdizioni, come le zone pedonali o a traffico limitato o le corsie riservate al trasporto pubblico, devono essere lette non come misure meramente repressive, ma come parti di un progetto più ampio che mira a migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi.
del biglietto singolo dell’Atm, ma abbiamo mantenuto invariati i costi degli abbonamenti. Anzi, abbiamo esteso l’abbonamento ridotto studenti a tutti i giovani under 26, abbiamo dato la gratuità agli over 65 con redditi Isee inferiori a 16mila euro, nonché ai disoccupati e cassaintegrati. Un grande segnale di equità che ha incentivato l’utilizzo delle metropolitane e dei mezzi di superficie. E: Efficienza energetica e mobilità ecologica si incontrano nella mobilità elettrica. Come è messa la sua città da questo punto di vista? Avremo una 'vera' mobilità elettrica in Italia? Pisapia: Con l’avvio di Area C è aumentato l’utilizzo dei veicoli elettrici e questo è un grande risultato. Milano, inoltre, è entrata a far parte del Programma Operativo Generale della Regione Lombardia, legato al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, con il progetto Electric City Movers che ha come obiettivo l’affermazione di una nuova cultura della mobilità urbana. Quello che faremo nei prossimi mesi è incrementare i punti di ricarica per i veicoli elettrici in città. Stiamo facendo anche un lavoro sulla logistica merci. Per le colonnine di ricarica ci stiamo impegnando per costruire una procedura chiara perché tutti possano avere degli spazi. Poi sta agli operatori trovare un sistema per differenziare l'offerta. Alemanno: Per la mobilità elettrica insieme ad Acea ed Enel, con le quali abbiamo siglato un accordo nell’aprile di quest’anno, stiamo costruendo il sistema per l’infrastruttura di ricarica e contiamo, entro la fine del 2012, di posizionare 300 colonnine. Abbiamo inoltre azzerato i costi di ingresso nelle zone a traffico limitato e di parcheggio per i possessori di veicoli elettrici. Infine, abbiamo cominciato a dotarci di una flotta veicoli elettrica: ad esempio per i vigili urbani, per Ama, Atac e Acea.
Pisapia: Il trasporto pubblico a Milano ha avuto un forte incremento con l’avvio di Area C. Per motivi che ormai conosciamo siamo stati costretti ad aumentare il costo
MILANO Confronto della media mensile degli ingressi di veicoli elettrici nei giorni feriali
16
2012
Media ingressi
% rispetto al totale degli ingressi giornalieri
GENNAIO
1.091
1,9%
FEBBRAIO
1.396
2,9%
MARZO
1.418
2,8%
APRILE
1.289
2,6%
MAGGIO
1.392
2,7%
GIUGNO
1.352
3,2%
LUGLIO
1.227
2,6%
Elementi 27
ROMA Sintesi delle principali azioni per l'edilizia sostenibile Intervento
Responsabile
Risultati ottenibili (riduzione
Periodo di implementazione
Attori coinvolti
2011 - 2020
Roma Capitale, ESCO,
tonnellate di CO2/anno) Riqualificazione energetica
Roma Capitale
600.000
del patrimonio edilizio
Proprietari privati riuniti,
residenziale
Italgas
Riqualificazione energetica
Roma Capitale, ERP
28.000
2011 - 2020
Roma Capitale, ESCO, ATER, Italgas
dell’edilizia residenziale pubblica
Teleriscaldamento EUR
Eurpower (Ecogena e EUR
25.000
2011 - 2013
Eurpower, Eur Spa
50.000
2011 - 2020
ASL territoriale e Regione
Spa)
Installazione impianti di
ASL, Aziende ospedaliere,
cogenerazione ospedali
Regione Lazio
Lazio
Roma Capitale, Società di servizi energetici, società del
(Isolam. termico)45.000 Efficientamento scuole
Roma Capitale
2011 - 2020
settore costruzioni, ESCO, progettisti, certificatori
(sost. Lampade) 9.600
energetici Riqualificazione energetica
Roma Capitale, Gestori di
delle strutture ricettive
strutture alberghiere
Efficientamento
ACEA
48.000
2011 - 2020
Roma Capitale, Albergatori, Federalberghi
34.000
2011 - 2020
ACEA Reti e Servizi
dell’illuminazione interna
Energetici, Municipalizzate,
degli edifici pubblici comunali
Amministrazione Comunale
Cogenerazione degli
Roma Capitale e privati
9.400
2011 - 2015
Roma Capitale, CONI, FIN, gruppi di privati
impianti natatori con motori a combustione interna alimentati a gas metano Installazione di 1GW
Tutte le figure presenti sul
fotovoltaico in regime di
territorio comunale pubbliche
scambio sul posto
e private
Impianti fotovoltaici per le
Roma Capitale
650.000
2011 - 2020
città
27.486
2011 - 2015
scuole comunali
Impianti fotovoltaici nelle
Tutti gli stakeholder della
Provveditorato agli Studi, Società energetiche, ESCO
Roma Capitale, ATAC, ACEA
31.200
2011 - 2020
ATAC, Trambus, Metropolitane
infrastrutture delle aziende comunali
Elementi 27
17
forum
ElettricitĂ e gas. Nonostante i settori elettricitĂ e gas siano stati liberalizzati, restano molti nodi da sciogliere: bollette troppo care, peso degli incumbent, basso tasso di switching da parte dei consumatori
Ne parliamo con: Vittorio Chiesa, Carlo Rienzi e Davide Tabarelli di Piergiorgio Liberati
18
Elementi 27
è liberalizzazione incompiuta? Vittorio Chiesa
Carlo Rienzi
Parlare di liberalizzazioni in Italia significa avventurarsi in un campo lastricato da nodi sistemici difficili da sciogliere, da logiche stataliste complicate da superare e da altre questioni endemiche abbastanza ostiche legate alla storia italiana. Come ogni anno, l’Istituto Bruno Leoni pochi mesi fa ha presentato il suo rapporto sull’indice delle liberalizzazioni in Italia, che per quanto riguarda il settore elettrico, prendendo a confronto il mercato britannico è passato dal 72% del 2011 al 77% del 2012 e quello del gas dal 62% al 64% di quest’anno. Risultati tutto sommato positivi, ma lontani dal risolvere il problema delle bollette salate per imprese e clienti domestici, del basso tasso di switching (di migrazione da un operatore all’altro da parte dei consumatori) e il reale sdoganamento del mercato dal peso degli incumbent. Qualcosa inizia a muoversi, però, e la separazione proprietaria di Snam Rete Gas dall’Eni e il Disegno di legge presentato dal Governo per riportare l’energia tra le materie di esclusiva competenza dello Stato rappresentano un concreto passo in avanti. Su questi ed altri problemi, Elementi ha cercato di fare il punto sentendo la voce di esperti di diverse aree, da quella tecnica e strategica, nella persona del Professor Vittorio
Davide Tabarelli
Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, passando per un noto esperto di economia, il fondatore e Presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, fino a sentire le ragioni dei clienti domestici, rappresentati dal Presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Ne è emerso un quadro a tinte fosche, caratterizzato da luci e ombre: c’è la positiva crescita delle fonti rinnovabili, ma che tanti problemi sta creando alla rete elettrica e agli impianti a ciclo combinato, sempre più in difficoltà vista la sovrabbondanza di capacità e la crisi economica che morde. Si è assistito all’evidente calo del Pun, del Prezzo unico nazionale dell’energia elettrica che si forma sul mercato italiano (Ipex), controbilanciato però da un forte squilibrio sulla tariffa bioraria, cresciuta per varie alchimie nelle fasce serali. Infine, stiamo sì raggiungendo (e in alcuni casi superando) gli obiettivi del pacchetto climaenergia, ma a un prezzo salatissimo dovuto al peso degli oneri generali di sistema ed in particolare della componente A3 della bolletta, sulla quale più di tutte pesa la voce del Conto Energia, che si appresta a raggiungere il tetto dei 6,7 miliardi. A questi, inoltre, va sommato quello dei 5,7 miliardi per le altre rinnovabili, per un totale che a regime toccherà i 12,4 miliardi di euro, dei quali più di 10 miliardi finiranno in bolletta.
> Elementi 27
19
forum Gioie e dolori delle rinnovabili Se è vero che una ricetta definitiva a queste spinose tematiche non esiste, è altrettanto certo che la direzione intrapresa dall’Italia verso una decarbonizzazione del settore elettrico in linea con i principi europei, oltre a trovare conforto nella nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), è stata ben accolta dalla maggior parte degli operatori. Si tratta di “una scelta per le generazioni future, sostenuta doverosamente dai sussidi, altrimenti nessun produttore avrebbe perseguito questa strada”, spiega il Professor Chiesa, aggiungendo che l’ingresso delle Fer nel nostro sistema ha prodotto il primo effetto benefico nel “taglio del Pun, di circa il 20%, nelle ore di picco dalle 11 alle 13, proprio quando il kWh costava di più per via della maggiore richiesta”. Effetti sulle bollette, però, non se ne vedono. “Ciò è dovuto - prosegue Chiesa - al fatto che l’ingente mole di energia da Fer, unita al calo dei consumi, ha creato problemi ai cicli combinati i quali, non riuscendo più a rientrare dei loro investimenti, hanno iniziato, come emerso nelle audizioni del Governo e dell’Autorità per l’energia, a ripianare i costi del kWh nelle ore serali, quando il mercato è ristretto, recuperando quello che si è perso di giorno”. Il risultato è stato uno sconquasso della tariffa bioraria, con un prezzo che ormai di sera è quasi identico a quello del giorno. Dunque, una domanda sulla produzione da fonti rinnovabili, che alla fine del 2012 potrebbe superare gli 88 TWh (con una potenza fotovoltaica a 17 GW ed eolica a 7,5) è lecito porsela. “Se parliamo di costo di CO2 evitata con il fotovoltaico siamo sui 1.000 euro per tonnellata, quando il prezzo di una tonnellata di CO2 sul mercato è di 7 euro”, ammonisce Davide Tabarelli, aggiungendo però che “il nuovo record di rinnovabili sarà quest’anno di 27 milioni di tonnellate equivalenti petrolio, che è un raddoppio in dieci anni: questo è positivo, perché ci consente di risparmiare circa 10 milioni di tonnellate equivalenti petrolio di fonti fossili pari a 8 miliardi di euro risparmiati sull’importazione di combustibili fossili”.
Indipendenza energetica dall’Italia Le Fer, dunque, aiutano l’Italia nel cammino verso l’indipendenza energetica, grazie al risparmio sulle importazioni, che però - specialmente da Russia e Algeria - restano ancora alte. Ed è proprio questo uno dei punti – per Tabarelli il più importante – che va ad incidere sulla mancanza di concorrenza e quindi sul costo delle bollette. In Italia, spiega l’economista, non si è mai posto mano al grande problema del mercato elettrico e cioè alla volatilità del prezzo delle materie prime, in particolare a quello del barile di petrolio. Quando siamo partiti con le liberalizzazioni nel 1999 avevamo molto olio combustibile, ora invece andiamo a gas, il cui prezzo è legato a quello del barile”. E la speculazione fa il resto: “un barile di petrolio costa al produttore al massimo
15 dollari, ma viene scambiato sul mercato a 100”. A fare eco al Presidente di Nomisma Energia, è Carlo Rienzi, per il quale “l’aumento abnorme delle quotazioni internazionali del petrolio ha ripercussioni dirette sulle bollette del nostro paese, con aggiornamenti costanti delle tariffe al rialzo. E spesso si dimentica che tali rincari hanno un peso fortissimo sui bilanci delle famiglie numerose o dei nuclei a reddito medio-basso”.
Smart-Grid, accumuli e autoconsumo Alla luce di quanto detto, è necessario chiedersi come sfruttare al meglio questa ingente quantità di energia da fonti rinnovabili, per ridurre la dipendenza energetica dell’Italia e il costo delle bollette, senza gravare sugli equilibri della rete. In particolare, sul tema degli sbilanciamenti gli esperti si dividono tra sostenitori degli accumuli (tramite batterie o pompaggi) e coloro i quali invece insistono sulla necessità di rivedere la rete elettrica, puntando sulle smartgrid. Chiesa, su questo tema, elabora una terza proposta, molto cara all’economista Jeremy Rifkin. “Bisognerà capire se queste fonti saranno in grado di raggiungere presto la grid-parity, anche se il fotovoltaico ha già dimostrato che una riduzione fortissima dei costi è possibile”, spiega il Direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico, aggiungendo che “una delle proposte più valide per risolvere il tema degli sbilanciamenti è quella dell’autoconsumo da parte di una ristretta comunità o tramite impianti asserviti a siti produttivi e realizzati su terreni industriali con relativa alimentazione”. Rendendo l’utente un produttore di energia autonomo, “l’impatto sulla rete sarà minimo, perché quasi il 100% dell’energia rinnovabile prodotta sarà consumata e la quantità che finirà in rete sarà talmente bassa, da non intaccare gli equilibri della rete stessa”. Insomma, il passaggio alla generazione distribuita potrebbe aiutare. Ma anche dal punto di vista dell’indipendenza? Per Chiesa da sola non basterebbe: “Il giusto mix di efficienza energetica, Fer elettriche e termiche dovrebbe aiutare ad abbassare il costo della bolletta energetica e quindi della dipendenza del Paese dall’estero, che passerebbe dall’attuale 84% all’obiettivo indicato dalla SEN del 67%. Il traguardo al 2020”, ricorda Chiesa, “è che si arrivi ad una produzione elettrica da Fer di 130/140 TWh, che sarebbe un bel risultato in termini di riduzione delle importazioni di materie prime”. Sul tema dell’indipendenza Tabarelli è molto più cauto e ritiene, invece, che “puntare sulle reti intelligenti e sugli accumuli tramite batterie o pompaggi, non solo potrebbe risolvere i problemi di squilibrio, ma favorire lo sviluppo della ricerca e di nuove opportunità di business, quindi di nuova occupazione”.
segue a pagina 22 20
Elementi 27
>
Prezzo del'elettricità per uso domestico (tasse incluse)
Prezzo medio per 100 kWh secondo semestre 2011 moneta corrente
in euro
in PPA*
cambio dei prezzi 2° semestre 2011 2° semestre 2010 in %
-
18.4p
18.4p
6.3p 6.2p
EU27
19.3p
19.3p
-
Belgio
Euro area
21.2
21.2
18.7
7.3
Bulgaria
17.1
8.7
18.8
5.4
Repubblica Ceca
364.0
14.7
19.9
5.2
Danimarca
221.5
29.8
21.8
9.8
Germania
25.3
25.3
24.2
3.8
Estonia
10.4
10.4
15.0
3.8
Irlanda
20.9
20.9
19.1
11.3
Grecia
12.4
12.4
13.5
2.2 12.8
Spagna
20.9
20.9
22.4
Francia
14.2
14.2
12.6
5.4
Italia
20.8p
20.8p
20.0p
8.5p
Cipro
24.1
24.1
26.7
19.4 27.5
Lettonia
9.5
13.4
20.3
Lituania
42.2
12.2
20.0
0.4
Lussemburgo
16.6
16.6
13.8
-4.9
4493.1
15.5
26.4
2.3
Malta
Ungheria
17.0
17.0
23.0
0.0
Olanda
18.4
18.4
16.9
8.4
Austria
19.7
19.7
17.6
1.8
Polonia
57.9
13.5
23.5
5.1
Portogallo
18.8
18.8
22.7
12.9
Romania
46.6
10.9
21.0
3.7
Slovenia
14.9
14.9
18.2
4.6
Slovacchia
17.1
17.1
24.9
4.5
Finlandia Svezia Regno Unito Norvegia
13.7
13.7
11.4
0.0
186.4
20.4
15.9
2.4
13.7
15.8
15.8
12.1
145.2
18.7
12.2
-4.8
Croazia
85.7
11.5
16.8
1.7
Turchia
28.2
11.5
21.1
4.1
Albania
1620.0
11.6
nd
nd
15.4
7.9
nd
6.8
Bosnia Erzegovina *
Il prezzo dell'uso domestico dell'elettricità fa riferimento a un consumo annuale che va dai 2500 ai 5000 kWh
**
Prezzo basato sulla moneta corrente
-
non applicabile
p temporaneo nd
dati non disponibili
Fonte: Eurostat
> Elementi 27
21
forum Nel settore del gas le cose non vanno meglio Sul settore del gas cambiano i termini, ma non i risultati. La liberalizzazione è partita nel 2003, ma restano molti nodi da sciogliere. Su questo settore il Governo è recentemente intervenuto decretando il passaggio di Snam Rete Gas alla Cassa Depositi e Prestiti, nell’ottica di liberalizzare il settore e di eliminare il “conflitto d’interessi” di Eni, allo stesso tempo produttore-distributore, ma anche controllore della rete attraverso Snam. Questo servirà davvero a migliorare il mercato e ad abbassare i prezzi delle bollette? Tabarelli parla di “architetture finanziarie che possono far contenta l’alta finanza, ma non credo che il consumatore possa essere contento dell’indebolimento dei nostri principali importatori, Russia, Algeria, Olanda”. Per il presidente di Nomisma Energia, infatti, indebolendo Eni attraverso l’operazione Snam s’indeboliscono anche i principali fornitori di metano, con la conseguenza che “non ci saranno benefici dal punto di vista dei prezzi. Oggi ci salviamo per il fatto che, purtroppo, a causa della crisi, c’è un calo della domanda del gas e quindi un calo del prezzo”. Se il mercato oggi è più “competitivo”, conclude Tabarelli, “non è tanto per l’assetto del mercato stesso (separazione Snam), quanto perché è crollata la domanda e c’è più offerta”. A fare da sfondo a questo quadro, c’è sempre il problema del costo del barile e dell’assenza di alternative vere al metano. Almeno in Italia. “Il problema è a monte e riguarda l’approvvigionamento dell’energia. In Italia i consumatori pagano speculazione e destrutturazione delle reti distributive e la mancanza di rigassificatori. Il gas che Usa e Canada vendono a Giappone e Cina costa pochissimo all’estrazione e se fosse possibile trasportarlo in Italia e lavorarlo in adeguati rigassificatori, anche agli italiani costerebbe almeno il 30% in meno di quel che lo paga il nostro paese e l’Europa in generale”, ammonisce il Presidente del Codacons Rienzi.
22
Elementi 27
E pochi cambiano fornitore di elettricità e gas Alla fine, come anticipato, sia che si parli del gas, che di elettricità, resta un quadro a tinte fosche sul quale la nebbia stenta a diradarsi. E a farne le spese sono sempre i consumatori finali, se è vero che, come sottolinea Tabarelli, “da quando nel 1999 è partita la liberalizzazione nel settore elettrico, le bollette sono aumentate del 30%”. Ma allora come mai non si cambia operatore? Per Rienzi “i consumatori hanno capito che se passano da un operatore all’altro l’unica cosa che per loro cambierà è l’intestazione della bolletta. Diversi studi hanno dimostrato che chi ha scelto di cambiare operatore non ha riscontrato alcun vantaggio economico, anzi spesso l’importo della bolletta è aumentato”. E al di là delle molte truffe che in questi tempi sono proliferate resta il punto insormontabile: con un prezzo della bolletta formato da costi fissi per circa il 60%, gli operatori hanno ben poco margine per effettuare proposte vantaggiose. Ed è così che si chiude il cerchio: poca flessibilità sull’approvvigionamento, mix energetico limitato, problemi sulla rete, nodi strutturali come quelli degli oneri generali di sistema e pochi operatori in campo per una fetta di torta troppo piccola. E a pagare sempre il cliente finale.
Prezzo del gas a uso domestico (tasse incluse)
Prezzo medio per 100 kWh secondo semestre 2011 moneta corrente
in euro
in PPA
cambio dei prezzi 2째 semestre 2011 2째 semestre 2010 in %
Euro area
7.1
7.1
-
11.0
Belgio
7.3
7.3
6.5
21.0
Bulgaria Repubblica Ceca Danimarca
9.2
4.7
10.1
9.5
147.8
6.0
8.1
15.0
80.8
10.9
7.9
0.0 12.1
Germania
6.4
6.4
6.1
Estonia
4.4
4.4
6.3
9.0
Irlanda
6.2
6.2
5.7
17.3
Grecia***
nd
nd
nd
nd
Spagna
5.4
5.4
5.8
0.0
Francia
6.5
6.5
5.7
12.3 11.2
Italia
8.8
8.8
8.4
Cipro***
nd
nd
nd
nd
Lettonia
3.2
4.8
6.9
11.8
Lituania
18.6
5.4
8.8
19.1
5.8
5.8
4.8
22.4
Ungheria
Lussemburgo
1647.6
5.7
9.7
6.7
Malta***
nd
nd
nd
nd
Olanda
7.4
7.4
6.8
3.8
Austria
7.2
7.2
6.5
19.8
Polonia
21.5
5.0
8.7
6.5 17.1
7.4
7.4
8.9
Romania
Portogallo
11.9
2.8
5.4
-0.1
Slovenia
7.9
7.9
9.6
17.7
Slovacchia
5.1
5.1
7.5
14.8
Finlandia***
nd
nd
nd
nd
106.3
11.7
9.1
7.7 27.2
Svezia
4.5
5.2
5.2
Croazia
Regno Unito
27.8
3.7
5.5
0.1
Turchia
7.2p
2.9p
5.4p
9.4p
Bosnia Erzegovina
10.5
5.4
nd
19.8
*
Il prezzo dell'uso del gas si riferisce a un consumo tra 5600 e 56000 kWh
**
Prezzo basato sulla moneta corrente
***
Grecia, Cipro e Finlandia non hanno un importante mercato del gas nell'uso domestico, per cui non vengono riportati i prezzi
-
non applicabile
p temporaneo nd
dati non disponibili
Fonte: Eurostat
Elementi 27
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Auto elettrica? Crediamoci di più INTERVISTA A CORRADO CLINI Ministro dell'Ambiente L’industria italiana sta perdendo il treno delle auto elettriche e delle ibride, nonostante le numerose risorse pubbliche stanziate negli ultimi quindici anni. Stiamo cercando di colmare almeno in parte il gap attraverso, per esempio, la promozione di una ‘piattaforma nazionale’ dell’auto elettrica. Biocarburanti? è un driver di crescita per le imprese italiane.
Corrado Clini
di Romina Maurizi Per una mobilità urbana sostenibile si deve lavorare soprattutto a livello locale. Auto elettrica? Bene i nuovi incentivi, serve però un ragionamento più organico. Ma se poi l’unica azienda nazionale non ci crede...Parla il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. E: L’ultimo rapporto della Agenzia Ue per l’Ambiente vede l’Italia in maglia nera per la qualità dell’aria. Sul banco degli imputati anche le emissioni del trasporto locale. Cosa c’è nel cronoprogramma del governo per rendere sostenibile la mobilità urbana? CC: è necessario considerare l’estensione prolungata della limitazione del traffico nei sistemi urbani, attraverso il rafforzamento del trasporto ferroviario locale e dei trasporti pubblici urbani a trazione elettrica, l’incentivazione di misure
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Elementi 27
volontarie come il car pooling e il trasporto aziendale e il car sharing con auto elettriche. Misure che renderanno più friubili evivibili le nostre ciittà. Il ministero dell’Ambiente invita a camminare di più e a usare la bicicletta e i mezzi pubblici, sui quali però devono investire sia le istituzioni nazionali sia quelle locali. Recentemente ho presentato a Roma, a Villa Borghese, con il sindaco Gianni Alemanno il progetto pilota ‘Libertà in movimento’ che prevede l’uso di bici a pedalata assistita in due parchi romani. è una tappa significativa di un percorso che unisce la necessità di affermare e diffondere sistemi di mobilità sostenibile nei centri urbani (che stiamo sviluppando con l’Anci) alla necessità di promuovere le innovazioni tecnologiche per rendere sempre più fruibile e agevole la mobilità alternativa. Le nuove soluzioni, frutto della ricerca e dell’imprenditoria italiana, possono rappresentare un viatico d’avanguardia
per una modalità di trasporto individuale da diffondere nelle città italiane, ma anche da esportare come eccellenze nazionali in altri paesi con le stesse esigenze.
segmento industriale non sia strategico e conveniente. Poi perché - forse di conseguenza - non sono state create in Italia le infrastrutture utili alla diffusione delle auto elettriche o ibride. Stiamo cercando di colmare almeno in parte il gap E: Ha siglato un patto con Ferrovie dello Stato per spostare attraverso, per esempio, la promozione di una ‘piattaforma sempre più su rotaia il trasporto merci. Si può pensare a un nazionale’ dell’auto elettrica proposta dalla Regione Emilia impegno analogo per la mobilità civile? Romagna, con la partecipazione sinergica delle imprese italiane che hanno tecnologie di punta nella motoristica, CC: Il 90% delle merci viaggia su gomma. Dunque, soltanto il nell’elettronica, nelle batterie, nei materiali, nella produzione 10% viene trasportato su rotaia, la metà della media europea. di veicoli elettrici. è necessario, allora, sviluppare e incrementare il trasporto E: I biocarburanti finiscono spesso sotto accusa per il loro merci su rotaia anche per una maggiore competitività del sistema produttivo italiano. Inoltre, bisogna rafforzare il impatto sui prezzi alimentari. La Ue ha annunciato un cambio trasporto pubblico su rotaia, in modo da disincentivare di marcia per contenere l’apporto di biofuel “convenzionali” l’uso dei mezzi più inquinanti. A risentirne positivamente puntando su quelli di seconda e terza generazione. Le sarebbero anche i costi sostenuti dalle famiglie. Ma non si imprese italiane sapranno cogliere la sfida? può pensare che queste debbano essere virtuose dal punto di vista ambientale, se le amministrazioni locali non sono in CC: Quella dei biocarburanti è un driver di crescita per le grado di creare un contesto favorevole. E per questa ragione imprese italiane. A maggio ho partecipato a San Paolo del si deve lavorare su livelli di governo soprattutto locale. Spero Brasile alla firma di un accordo tra la nostra Mossi & Ghisolfi che l’accordo con Ferrovie dello Stato sia da stimolo per tutta e la brasiliana Graalbio per la produzione di carburante la filiera della mobilità. di seconda generazione in Brasile con tecnologia italiana. Un tassello verso la chimica verde. è necessario guardare E: Nella Legge crescita ci sono norme per incentivare il ricorso ai biocarburanti di seconda generazione che usano residui all’auto elettrica: basteranno per smuovere un mercato che agricoli e terre abbandonate e non entrano così in conflitto tarda a decollare? con la produzione alimentare. Purtroppo in Italia la produzione di biocarburanti non arriva all’1% e diventa il CC: Gli incentivi sono senz’altro positivi, ma la misura 3-4% se consideriamo l’importazione. Il vincolo Ue del 10% attuativa dovrebbe essere più organica: per l’auto elettrica di biocarburanti al 2020 va letto, allora, come un’opportunità bisogna fare un ragionamento più articolato. Purtroppo industriale da non farsi sfuggire. l’industria italiana sta perdendo il treno delle auto elettriche e delle ibride, nonostante le numerose risorse pubbliche stanziate negli ultimi quindici anni. Prima di tutto perché l’unica azienda nazionale dell’auto, nonostante le flotte pilota realizzate nel corso degli anni con il supporto pubblico e con ottime performance tecniche, ritiene che questo
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Lo sviluppo elettrica fra
INTERVENTO DI ROCCO COLICCHIO Membro dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas Gli obiettivi europei di riduzione dell’impatto climatico al 2020 e la strategia europea “Europa 2020” hanno reso il tema dei “veicoli verdi” rilevante nell’agenda sia della Commissione europea che dei governi nazionali e regionali. Lo sviluppo della mobilità elettrica infatti è un esempio di sostenibilità e di green-white economy, capace di attivare maggior efficienza white e circuiti virtuosi di rinnovabilità green (deliberazione AEEG ARG/elt 56/10). Proprio per la valenza strategica e le prospettive di questo settore l’Autorità per l’energia italiana è stata fra le prime Autorità in Europa ad approvare iniziative a sostegno della mobilità elettrica, per garantire un contesto di regole stabili e incentivazioni capaci di stimolare la sperimentazione di tecnologie innovative. Come più volte ribadito anche in Parlamento (deliberazione AEEG ARG/ elt 56/10), la mobilità sostenibile può fornire un contributo essenziale al raggiungimento degli obiettivi europei e di politica energetica, ambientale e industriale del Paese, sostenendo il sistema elettrico nazionale e lo sviluppo delle reti intelligenti. Anche in questo settore lo sviluppo sarà reale solo se accompagnato da una concreta crescita infrastrutturale e, per questo, gli interventi dell’Autorità hanno puntato alla realizzazione di infrastrutture di ricarica adeguate, con soluzioni il più possibile pratiche ed efficienti, in attesa che maturino scelte tecnologiche che minimizzino i costi per i consumatori. In questo contesto, un primo intervento ha riguardato la ricarica nei luoghi o spazi privati, approvando una misura che ha permesso di installare contemporaneamente due contatori, uno per l’abitazione e uno dedicato alla ricarica della propria auto elettrica, ricevendo due distinte bollette, anche con forniture effettuate da operatori diversi. In futuro la ricarica “privata” nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, con sosta prolungata del veicolo, potrà estendersi anche agli spazi privati di sosta aperti al pubblico, ad esempio i parcheggi della grande distribuzione o altri luoghi commerciali e di svago (si registrano già i primi casi di offerta di ricarica gratuita da parte di alcune catene commerciali di primaria importanza, come strumento di attrazione per un consumatore attento
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Rocco Colicchio
della mobilità sostenibilità e green-white economy agli aspetti ambientali). Per quanto riguarda la ricarica in spazi pubblici tre i possibili modelli: il modello distributore, nel quale le infrastrutture di ricarica vengono realizzate dall’impresa distributrice di energia nella propria area di concessione; il modello service provider in esclusiva, nel quale lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica viene affidato ad un soggetto in regime di esclusiva a seguito di gara o concessione, su un’area definita dalla Regione, dal Comune o da altro Ente locale; il modello service provider in concorrenza, simile al modello service provider in esclusiva ma sviluppato in regime di concorrenza, seppure regolata a livello locale, come avviene per le stazioni di rifornimento dei carburanti. Partendo da queste tre opzioni l’Autorità ha poi voluto dare un concreto sostegno allo sviluppo di innovative infrastrutture di ricarica pubblica tecnologicamente all’avanguardia. Con la delibera ARG/ elt 242/10 è stato deciso di selezionare - per ciascuno dei modelli gestionali citati - specifici progetti-pilota da incentivare. I progetti pilota sono stati scelti sulla base di criteri qualitativi, quantitativi, di efficienza ed efficacia, con particolare attenzione alle tecnologie, alla minimizzazione dell’agevolazione richiesta, all’utilizzo ottimale delle infrastrutture. Tali iniziative divengono così un’occasione preziosa non solo per sperimentare “sul campo” soluzioni tecnologiche e organizzative diversificate - utili per costituire una solida base di conoscenze per la futura regolazione - ma anche per valutare l’efficacia e l’efficienza
dei modelli gestionali individuati. La partecipazione ai progetti di una pluralità di soggetti (non solo imprese distributrici o venditori retail, ma anche nuovi service providers indipendenti) rappresenta poi un valore aggiunto delle sperimentazioni in corso, fondamentale in un’ottica di apertura alla concorrenza. L’intervento dell’Autorità ha inoltre consentito la creazione di un quadro regolatorio all’interno del quale possono operare altre iniziative industriali non comprese nei progetti pilota incentivati. Va inoltre ricordato che è stata introdotta una nuova tariffa di rete, applicabile ai clienti in bassa tensione, dedicata specificamente all’alimentazione delle infrastrutture di ricarica pubblica per veicoli elettrici, prevedendo anche un meccanismo di protezione per i clienti finali, ai quali – oltre al costo dell’elettricità prelevata – non potrà essere richiesta una tariffa per i costi di rete e delle infrastrutture di ricarica superiore ad un limite massimo. Alla luce di tali elementi, all’interno della normativa appare opportuno introdurre elementi di flessibilità e gradualità che privilegino lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica nelle aree con più alto potenziale di utilizzo, responsabilizzando gli attori rispetto al rischio tecnologico ed escludendo che la tariffa elettrica possa essere utilizzata per “coprire” eventuali costi di ricarica divenuti irrecuperabili. Infine, in prospettiva pro-competitiva, è importante garantire la compatibilità delle infrastrutture di ricarica, che vanno realizzate con la logica dell’accesso non discriminatorio a tutti i venditori di energia elettrica.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Cosa chiede l'Europa A cura di Estella Pancaldi, Riccardo Toxiri e Simone Aiello Il Protocollo di Kyoto, strumento di complemento della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, annovera il settore dei trasporti tra le principali fonti emissive di gas climalteranti. A livello europeo, il Pacchetto Clima–Energia individua al 2020 tre obiettivi prioritari per la decarbonizzazione dell’economia (-20% delle emissioni, +20% efficienza energetica, quota FER al 20%, con obiettivo al 10% dei combustibili del settore trasporti da fonti rinnovabili). Per l’Italia, nel 2010, il contributo delle rinnovabili nei trasporti si è attestato al 4,8%. Nel 2011 si stima un risultato superiore al 5,5%, fattore cui contribuirebbero gli effetti della negativa congiuntura economica. Il settore dei trasporti (incluso il marittimo) pesa per quasi un quarto delle emissioni complessive di gas serra nella UE ed è il settore più emissivo dopo quello energetico. Nel periodo
1990-2007, la UE-27 ha registrato un incremento del 27% rispetto ai livelli del 1990, con una crescita delle emissioni non paragonabile a quella degli altri settori. In tale contesto, il White Paper on Trasport lancia un chiaro messaggio di riduzione di emissioni. La UE sta migliorando la propria performance in termini emissivi del parco auto e veicoli commerciali leggeri, in linea con gli obiettivi di medio termine. Le auto alimentate a combustibile alternativo (GPL, gas naturale liquefatto, biocombustibili, idrogeno) costituiscono il 5% di tutti i veicoli nel 2009, mentre i veicoli elettrici sono lo 0,02% del totale. Tra il 2004 ed il 2009 il numero di bus alimentati a gas è passato da 0,5 a 1% della flotta totale (EEA, TERM 2011). La transizione verso una mobilità sostenibile è dunque un obiettivo che l’Unione europea intende raggiungere attraverso una pluralità di strumenti.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Il quadro regolatorio e gli obiettivi nel medio-lungo termine Il White Paper - Roadmap to a Single European Transport Area (2011) e la comunicazione A Roadmap for moving to a competitive low carbon economy (2011) indicano un obiettivo di riduzione delle emissioni nel settore trasporti (escluso quello marittimo) del 20% al 2030 rispetto ai livelli emissivi del 2008 e del 60% al 2050 rispetto ai livelli emissivi del 1990. Il quadro normativo europeo si compone di diversi strumenti. La Direttiva 2003/87/CE (Direttiva ETS) include a partire dal 1° gennaio 2012, il trasporto aereo, non senza polemiche, all’interno del sistema europeo di scambio di quote di emissione (EU ETS): allo studio vi è la possibilità di includere anche il trasporto marittimo. La Direttiva 2009/28/EC sulle fonti rinnovabili (Direttiva RES) indica un obiettivo del 10% di rinnovabili nel settore dei trasporti sul consumo finale di ciascun Stato membro. In terzo luogo, in tema di intensità emissiva nei combustibili, l’Impact Assessment associato al White Paper sui trasporti pone l’obiettivo per la riduzione del 70% nel consumo medio di petrolio, quale fonte d’energia primaria per il settore trasporti, dai livelli del 2009, entro il 2050. Si è inoltre intervenuti sul lato standard di efficienza. Tali parametri, stabiliti per la flotta di auto e veicoli commerciali leggeri di nuova immatricolazione nel territorio della UE, definiscono specifici target di emissione vincolanti per i costruttori. Il regolamento n.443/2009 definisce per le automobili un obiettivo di 130 gCO2/Km nel triennio 20122015 (95 gCO2/Km nel 2020), mentre per i veicoli commerciali leggeri l’obiettivo è fissato a 175 gCO2/Km nel triennio 2014-17 (147 gCO2/Km al 2020) dal Regolamento n. 510/2011. Sul tema, la Commissione ha avanzato a luglio di quest’anno due proposte di emendamento volte a definire modalità operative per il raggiungimento degli obiettivi al 2020. Lo stato dell’arte indica, per il parco auto, emissioni medie di CO2 nella UE-27 pari a circa 140 gCO2/Km (EEA, 2011). Le stime 2011 indicano emissioni medie pari a 135,7 gCO2/Km. (EC-DG Climate Action, 2012).
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Infine, accanto alla definizione di standard emissivi per le auto e veicoli commerciali leggeri (van) di nuova immatricolazione nel territorio dell’Unione europea, il Fuel Economy Labelling rende disponibili ai consumatori i dati relativi al consumo di combustibile e le emissioni di CO2 associate, presso i punti vendita e noleggio. Inoltre, con riferimento al trasporto pesante (Heavy Duty Vechicle), seconda fonte emissiva del settore, nel 2010, la Commissione europea ha lanciato la Clean and Energy Efficient Vechicle.
Il ruolo degli Stati e delle Comunità Locali Ruolo importante è riconosciuto agli Stati membri, Regioni e Città. Un’azione da portare avanti a livello locale riguarda l’attuazione dell’obiettivo di dimezzare l’uso delle auto a combustibile convenzionale nel trasporto urbano entro il 2030, per una completa dismissione entro il 2050 (White Paper, 2011). Sarà fondamentale il ruolo delle nuove tecnologie per il raggiungimento dell’obiettivo, che dovrà esser ancor più pronunciato dopo il 2030: elettrificazione del trasporto e un maggior uso di bio combustibili di seconda generazione, oltre naturalmente a un cambio di condotta. Le azioni condotte nel contesto del settimo Programma Quadro dell’Unione Europea, in particolare nell’ambito dei bandi Smart City and Communities, sono una via per lo sviluppo delle città verso modelli innovativi, secondo paradigmi che integrano uso efficiente delle risorse, ITC ed energie rinnovabili e mobilità sostenibile.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Traffico e inquinamento urbano quali danni? di Valter Cirillo
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Lo sviluppo umano è sempre stato direttamente legato alla capacità di far viaggiare merci e persone. Tale capacità ha conosciuto un’accelerazione impressionante a partire dalla seconda guerra mondiale, grazie al boom del traffico privato su strada, che tutt’oggi sta continuando a crescere in modo vertiginoso e si prevede che continuerà a farlo per almeno un paio di decenni.
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Infatti, alimentata dallo sviluppo demografico, dalla riduzione dei costi degli spostamenti e dalla progressione economica dei grandi Paesi in via di sviluppo, la domanda di mobilità è destinata ad aumentare con incrementi che solo la congestione delle infrastrutture e la saturazione delle vie percorribili potranno frenare. In Cina, per esempio, dove nel 2009 circolava più o meno lo stesso numero di autoveicoli dell’Italia, si stima che tale numero raddoppi ogni 3 anni!
L’impatto ambientale del traffico stradale… Tutto ciò rende il sistema dei trasporti un settore cruciale nello scenario energetico e un campo di azione decisivo per le sorti dell’ambiente. Dalla movimentazione quotidiana di merci e persone discendono, infatti, impatti ambientali che hanno assunto una rilevanza assoluta sullo scenario mondiale. Secondo il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) il settore dei trasporti è responsabile di circa il 22% delle emissioni mondiali di gas serra, di cui il 75% è da attribuire al traffico stradale. Nell’Unione Europea l’incidenza del trasporto stradale è ancora più pesante. Nei 27 Paesi UE, dove il settore dei trasporti assorbe circa il 30% dei consumi finali di energia (per l’83% a carico del trasporto stradale), poco meno del 25% delle emissioni di CO2 è dovuto al solo trasporto su gomma. Il problema è difficilmente risolvibile. Perché l’innovazione tecnologica rappresenta certamente una risorsa preziosa cui far ricorso, ma puntare alla riduzione delle emissioni unitarie dei veicoli non può bastare in uno scenario in cui il numero dei mezzi in circolazione è destinato a moltiplicarsi. La soluzione finale va cercata in un insieme complesso e diversificato di azioni che deve prevedere un riequilibrio generale del sistema trasporti e lo sviluppo di veicoli a zero emissioni. Cose che in ogni caso potranno avere una incidenza significativa solo in tempi molto lunghi.
….e quello sanitario Nel frattempo va detto che l’attenzione che da qualche anno è concentrata sulle emissioni di CO2, in relazione ai rischi del riscaldamento globale, sta facendo pericolosamente trascurare il fatto che il traffico stradale costituisce la più grave emergenza ambientale delle aree urbane. Dove le altre sorgenti di inquinamento – compreso il riscaldamento, che assume particolare rilevanza nelle stagioni invernali – incidono in misura nettamente inferiore sul peggioramento della qualità dell’aria: circa il 70% delle sostanze inquinanti diffuse in ambito urbano derivano in modo diretto dal traffico.
Tutte queste sostanze sono nocive per la qualità dell’ambiente e per la salute umana. L’allarme maggiore, tuttavia, riguarda la presenza delle polveri sottili, che numerosi studi epidemiologici ritengono cancerogene, anche perché, date le ridottissime dimensioni (fino a meno di 2,5 millesimi di millimetro) possono entrare in profondità nell’apparato respiratorio al livello degli alveoli polmonari. Uno studio (2005) dell’OMS realizzato in collaborazione con l’ISPRA su 13 aree urbane italiane con oltre 200.000 abitanti (per un totale di 9 milioni di persone, pari al 16% della popolazione nazionale) ha portato a conclusioni che rappresentano una sorta di bollettino di guerra. Lo studio ha infatti stimato che gli effetti della concentrazione a lungo termine delle polveri sottili sono la causa prima in Italia di una media di 8.220 decessi l’anno, corrispondente al 9% di tutte le cause di mortalità sopra i 30 anni di età, esclusi gli incidenti stradali.
Un aspetto trascurato: l’aggressione al patrimonio monumentale Ma l’inquinamento atmosferico da traffico costituisce una grave minaccia anche per le testimonianze storiche e le opere artistiche esposte all’aperto, che costituiscono uno degli aspetti più rilevanti dell’identità e del patrimonio culturale di una nazione. La presenza nell’aria di alcuni inquinanti, infatti, (in particolare ossidi di azoto, composti dello zolfo e polveri) determina una forte accelerazione e amplificazione del degrado dei monumenti. La cosa è di particolare rilievo soprattutto in Italia, dove si concentra gran parte dell’intero patrimonio culturale mondiale, coinvolgendo anche rilevanti interessi economici, per l’ovvia ragione che il buono stato di conservazione del patrimonio monumentale rappresenta un forte motivo di attrazione per i flussi turistici.
In particolare, i gas di scarico degli autoveicoli sono i maggiori responsabili dell’accumulo nelle città di monossido di carbonio, ossidi di azoto, polveri sottili e composti organici volatili. Inoltre, contribuiscono in via esclusiva all’inquinamento da benzene, in parte alle emissioni di biossido di zolfo e, indirettamente, anche alla formazione di ozono (che si produce per effetto della radiazione solare in presenza di inquinanti come gli ossidi di azoto e i composti organici volatili).
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Verso il di Iva Gianinoni e Filippo Colzi
I motori dei mezzi di trasporto costituiscono le principali sorgenti di inquinamento atmosferico nelle aree urbane a intenso traffico. Nei gas di scarico sono contenute diverse tipologie di inquinanti, tra cui ossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), idrocarburi derivanti dalla combustione parziale del combustibile (HC), particolato e prodotti derivanti da impurità del combustibile (SOx). La combustione di idrocarburi genera la produzione di anidride carbonica (CO2) che pur non essendo classificata come inquinante è responsabile dei sempre più gravi problemi di effetto serra e di alterazione del clima.
Per porre un freno all’acuirsi di questi problemi, già dal 1991 l’Unione Europea ha emanato le note direttive “Euro” (da Euro 1, in vigore dal 1 gennaio 1993, sino a Euro 6, prevista dal 1 gennaio 2014), che hanno fissato limiti sempre più severi alle emissioni nocive dei motori. La presenza dei vincoli comunitari ha imposto al settore automobilistico un’imponente attività di Ricerca e Sviluppo, finalizzata allo studio di tecniche di alimentazione, combustione e controllo dei motori e abbattimento degli inquinanti sempre più sofisticate ed efficaci. Negli ultimi venti anni, i risultati sono stati molto soddisfacenti, permettendo di ridurre di oltre il 95% le emissioni allo scarico, grazie ad importanti modifiche ai componenti motoristici, quali l’inserimento del catalizzatore, (Tab.1) della “sonda lambda” e l’abbandono dei sistemi a carburatore. In particolare, l’attività sviluppata negli ultimi anni ha portato a ulteriori soluzioni innovative, quali: • il generale “downsizing” dei motori (riduzione di cilindrata a parità di prestazioni), reso possibile dall’adozione combinata di sistemi di sovralimentazione a turbocompressore e sistemi avanzati di alimentazione ad aria e combustibile, controllati da centraline elettroniche sempre più sofisticate in termini di parametri monitorati e di possibilità e rapidità di retroazione e controllo; • l’adozione di sistemi di gestione intelligente del motore quali i dispositivi “start/stop”, combinati con l’uso di alternatori che ricaricano le batterie del veicolo in fase di frenata; • l’adozione di sistemi di contenimento delle emissioni sempre più avanzati, sia a livello di riduzione della formazione
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miglioramento delle emissioni degli inquinanti (controllo avanzato della combustione), sia a livello di abbattimento post-combustione, con l’uso di catalizzatori e filtri antiparticolato sempre più efficienti e di reattori a urea per l’abbattimento
degli NOx. La combinazione di queste tecnologie ha consentito di ridurre l’emissione di inquinanti “classici” e di CO2 - fonte: Laboratorio Mobilità Sostenibile – Energy Lab, 2011 (Tab. 2). L’anidride carbonica rappresenta un
tema particolare. La sua produzione è infatti indissolubilmente legata alla combustione degli idrocarburi e non esistono a oggi sistemi di abbattimento o cattura che possano essere installati su un veicolo. Per raggiungere il previsto
Tab.1 Normativa
Data
CO
HC
HC+NOx
NOx
Particolato
Benz
Dies
Benz
Dies
Benz
Dies
Benz
Dies
Benz
Dies
“Euro 0”
pre-1990
30.0
25.0
-
-
10.0
6.0
-
-
-
0.0
Euro 1
1992
3.16
3.16
-
-
1.13
1.13
-
-
-
0.18
Euro 2
1996
2.2
1.0
-
-
0.5
0.7
-
-
-
0.10
Euro 3
2000
2.3
0.64
0.2
-
-
0.56
0.15
0.50
-
0.05
Euro 4
2005/2008
1.0
0.50
0.1
-
-
0.30
0.08
0.025
-
0.025
Euro 5
2009/2011
1.0
0.50
0.1
-
-
0.23
0.06
0.18
0.005
0.005
Euro 6
2014
1.0
0.50
0.1
-
-
0.17
0.06
0.08
0.005
0.005
3%
2%
-
-
-
2.8%
-
-
-
1.7%
Rispetto “Euro 0”
Fonte: Laboratorio Mobilità Sostenibile – EnergyLab
Autoveicoli: Km percorsi ed emissione di inquinanti Tab. 2 160 140 120 100 80 60 40 20
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0
Veic_km CO2 NOX SOX PM2.5
Fonte: elaborazione RSE su dati ISPRA
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obiettivo, in fase di approvazione a livello europeo di 95 gCO2/km al 2020 (rispetto agli attuali 135 gCO2/km medi) non sarà sufficiente affinare la tecnologia dei motori odierni e ridurne il consumo di combustibile, ma si renderà necessario aprirsi a nuovi paradigmi. Tra questi: • impiego di biocarburanti (bioetanolo, biodiesel) e di altri combustibili sintetici, capaci di abbassare le emissioni di CO2 nel ciclo di produzione ed utilizzo finale a bordo del veicolo; • impiego di combustibili gassosi, a partire dal gas naturale fino alle miscele gas naturale – idrogeno e all’impiego di idrogeno puro; • incremento dell’integrazione “elettrica” nei veicoli ibridi e in quelli elettrici puri. In particolare, i veicoli elettrici puri e quelli ibridi (soprattutto di tipo plug-in), con l’uso dell’elettricità di rete come fonte energetica singola o addizionale, sono gli unici a rappresentare un cambiamento fondamentale rispetto ai sistemi di propulsione convenzionali e offrono le maggiori potenzialità di riduzione delle emissioni. Il sistema di trazione si avvantaggia infatti in questo caso del motore elettrico, efficiente e capace di convertire l’elettricità in energia meccanica con rendimento fino al 90%; considerando tutte le trasformazioni energetiche (perdite di ricarica e autoscarica della batteria, rendimento di trasmissione, rendimento medio del parco di generazione termoelettrico), è possibile calcolare un’efficienza di
conversione globale dall’energia primaria (combustibile a base di idrocarburi) all’energia utile alla ruota, del 28 – 37%, circa doppia rispetto a quella di un sistema di trazione tradizionale (15 – 20%) [fonte: elaborazione RSE]. Ne consegue, a parità di chilometri percorsi, una minore quantità di combustibile utilizzato e una minore quantità di CO2 emessa. I risultati ottenuti da RSE nell’ambito del Progetto di Ricerca di Sistema “Impatto sul sistema elettrico della potenziale diffusione dei veicoli elettrici”, prevedono per il 2030 emissioni specifiche di CO2 comprese tra 54 e 79 gCO2/km, dimezzando i valori medi dei veicoli a combustione. Lo spostamento del processo di combustione dal veicolo alla centrale elettrica apre ulteriori prospettive di miglioramento, vista la possibilità di installare, sui grandi impianti di generazione, sistemi di sequestro e cattura della CO2. Inoltre, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e di impianti ad alta efficienza permetterà di produrre energia elettrica sempre più pulita, riducendo le emissioni globali. L’analisi di scenario condotta da RSE ha permesso di identificare, ancora al 2030, un tasso di riduzione per ciascun inquinante compreso tra il 15 e il 30% (Tab. 3). La mobilità elettrica rappresenta oggi una soluzione praticabile e promettente, nonostante le criticità ancora presenti (costi elevati delle batterie, autonomia limitata, standard e infrastrutture per la ricarica). L’importante spinta normativa a livello europeo e l’interesse da parte di molti costruttori di autoveicoli, potranno contribuire alla scelta di questa tecnologia per un concreto e sensibile miglioramento della qualità dell’aria e della vita nelle nostre città.
Emissioni totali dei principali inquinanti negli scenari con e senza i veicoli elettrici nel 2030 Tab. 3 Tecnologia
Percorrenze (Mv*km)
CO (ton)
SO2 (ton)
PM ex* (ton)
NOx (ton)
NMVOC** (ton)
NH3 (ton)
CO2 (ton)
Senza mobilità elettrica
499.688
250.532
1.052
848
58.634
24.618
9.566
53.602.315
Con mobilità elettrica
499.688
210.203
727
714
44.855
20.800
7.079
40.314.439
Differenza
-
-40.329
-325
-134
-13.778
-3.818
-2.487
-13.287.876
Differenza %
-
-16,1 %
-30,9%
-15,8%
-23,5%
-15,5%
-26,0%
-24,8%
Fonte: Elaborazione RSE * Particolato al condotto di scarico ** Componenti organici volatili non metanici
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Elementi 27
Elementi 27
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2 Trasporti
L' impatto sul sistema energetico di I.G. e F.C.
Il settore dei trasporti copre una fetta significativa nei consumi di energia primaria in Europa, rappresentando il 31,7% del totale, con l’impiego di circa 365 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep). Il trasporto su gomma è responsabile di più dell’82% dei consumi, circa il 14% è dovuto al trasporto aereo e piccole percentuali, dell’ordine del 2% ciascuna, al trasporto ferroviario e navale. La situazione è simile in Italia, salvo un leggero aumento delle componenti stradale e navale a discapito del trasporto aereo. In termini di combustibili, nel trasporto merci si registra una notevole prevalenza dell’uso del gasolio (69%) rispetto alla benzina, mentre i combustibili gassosi (GPL e gas naturale) coprono solo pochi punti percentuali (fonte: European Union – Statistical Pocketbook 2012).
La panoramica presentata evidenzia la forte preponderanza del trasporto su gomma e una quasi totale dipendenza del settore da fonti di derivazione petrolifera, cui si legano i noti problemi di emissioni inquinanti/ climalteranti e di dipendenza da Paesi spesso geopoliticamente instabili. La razionalizzazione del trasporto merci (con spostamento parziale su ferro), la produzione di veicoli più efficienti e l’integrazione di combustibili di diversa origine e della mobilità elettrica possono contribuire ad alleviare la “bolletta” del comparto, con benefici sul sistema energetico. Facendo particolare riferimento alla mobilità elettrica, uno studio di scenario condotto da RSE mostra che con la presenza di 10 milioni di auto elettriche e ibride “plug-in” nel 2030 (circa ¼ del circolante) sarebbe
necessaria una produzione aggiuntiva di energia elettrica pari a 3,1 Mtep. A fronte di ciò, i consumi delle auto convenzionali sostituite sarebbero però pari a 3,4 Mtep (immaginando peraltro un forte miglioramento dei motori rispetto agli attuali), con un risparmio netto di 0,3 Mtep. Tale soluzione permetterebbe, oltre alla riduzione di energia primaria, un risparmio economico in acquisto dei combustibili stimabile in più di 1,8 miliardi di euro (moneta corrente). Studi specifici, condotti ancora da RSE, hanno permesso infine di dimostrare che il sistema elettrico italiano, sia in termini di generazione sia di distribuzione, è perfettamente in grado di sopportare l’ipotizzata consistente penetrazione di veicoli elettrici/ibridi, a patto di adottare alcuni accorgimenti di telecontrollo della ricarica in ottica “smart grid”. segue a pagina 40
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Le infrastrutture necessarie Un corretto approccio alla mobilità sostenibile in ambito urbano prevede l’integrazione e l’interoperabilità di molteplici soluzioni. Minimo comune denominatore di tutte le alternative è l’esigenza di adeguate dotazioni infrastrutturali, siano esse fisiche, tecnologiche o virtuali. In particolare, si possono ipotizzare tre macroaree:
1. Gestione del trasporto persone • • •
Parcheggi di scambio ad alta integrazione tecnologica/informatica e corsie dedicate per agevolare l’utilizzo del trasporto pubblico nell’area cittadina; Postazioni diffuse di servizi di “sharing” (car&bike); Corsie dedicate ai velocipedi per permettere il raggiungimento in sicurezza dell’area urbana.
2. Gestione del trasporto merci • Nodi di interscambio per il trasferimento delle merci da mezzi tradizionali a mezzi a basso impatto, adatti alla circolazione in area urbana.
3. Adozione di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale • Veicoli a gas naturale > Distributori di carburante in numero adeguato (a oggi 914, rispetto a 23.120 benzina/diesel) • Veicoli a biocombustibile > Sistemi di adeguamento dei distributori tradizionali • Veicoli elettrici > Colonnine di ricarica, da localizzarsi presso: - Zone residenziali, per permettere la ricarica notturna a utenti non dotati di box auto; - Zone commerciali/ricreative/culturali, per permettere la ricarica durante lo svolgimento di attività diurne; - Zone produttive, per permettere la ricarica diurna durante l’orario di lavoro. > Sistemi di controllo e gestione ottimale della rete di distribuzione. La mobilità elettrica prevede l’impegno tendenzialmente più significativo e si scontra con l’attuale difficoltà a definire le opzioni ottimali tra le varie modalità di ricarica delle batterie: lenta, rapida, super rapida, extra rapida, swap (sostituzione in una stazione di scambio). Un’adeguata integrazione tra le opportunità tecnologiche e la pianificazione logistico-infrastrutturale sarà fondamentale per permettere l’effettivo diffondersi dei veicoli elettrici.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2 Guida all'acquisto
Ibrido, GPL o metano risparmiare inquinando meno
di Michele Panella e Gabriele Sorace
Si parla spesso di mobilità sostenibile, trasporti intelligenti e veicoli ecologici. Ma cosa significano in concreto questi termini? Sicuramente muoversi con tempi e costi ragionevoli, avere impatti ridotti sull’ambiente, aumentare l’efficienza energetica e limitare i consumi di fonti energetiche fossili. Ebbene, per raggiungere questi obiettivi da qualche anno molte case automobilistiche, spinte da una normativa europea sempre più stringente riguardo ai limiti di emissioni di CO2 e da strategie di mercato condizionate dal costo dei carburanti, hanno immesso sul mercato automobili “ecologiche”.
e di emissioni vanno dal 20 al 30%. Trattandosi di automobili con due sistemi di propulsione, hanno dimensioni simili a quelle di macchine medio-grandi.
Le auto ibride rispondono al criterio dell’aumento dell’efficienza energetica: si tratta di auto con un motore termico “tradizionale”, affiancato da una parte elettrica più o meno sviluppata, a supporto del propulsore termico. Il cosiddetto ibrido “mild” o leggero ha una parte elettrica minima, limitata al recupero dell’energia in frenata, per ricaricare le batterie, e alla funzione Start&Stop: il motore termico, cioè, lascia il passo a quello elettrico durante le soste al semaforo. In questo modo, si risparmia fino al 5-10% di carburante.
E, infine, c’è il “range extended”, un’auto ibrida molto vicina all’elettrico completo, in cui il propulsore termico funge da carica batterie: è solo il motore elettrico, infatti, a essere accoppiato alle ruote. Ovviamente, queste auto presentano ancora alcuni punti deboli. Sono più costose di quelle a benzina, anche perché i costruttori non possono contare sulle stesse economie di scala. Le percorrenze vanno da poche decine di Km per le auto più piccole, fino a un massimo di circa 250 km per quelle più grandi, i tempi di ricarica sono lunghi (anche 6-8 ore a 230 V).
Poi c’è l’ibrido “full”, dove i due propulsori hanno potenze fra loro paragonabili. I due motori si avvicendano in base al regime di funzionamento dell’auto: sotto i 50 km/h, cioè quando il propulsore termico è poco efficiente, funziona il propulsore elettrico. In questo caso i risparmi di carburante
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Anche le ibride “plug-in” o bimodali hanno potenze dei propulsori confrontabili fra di loro, e sono dotate di caricabatteria che consente la ricarica dalla presa di casa o da apposite colonnine. Queste auto permettono, per brevi tratti (40 km) di viaggiare solo in modalità elettrica: in sostanza si tratta di due auto in una.
È evidente, allora, che buona parte del successo dell’auto elettrica è legato all’evoluzione della tecnologia delle batterie, in tema di costi, dimensioni, durata e tempi di ricarica.
Al riguardo, è interessante la sperimentazione della sostituzione “robotizzata” del pacco batterie, in luogo della ricarica, con tempi che si aggirano intorno ai 40 secondi: ovvero meno di quello impiegato per un pieno di benzina! Altra frontiera della sperimentazione è rappresentata dalle batterie tipo flow: per la ricarica, invece di effettuare il lento processo di trasformazione dell’energia elettrica in energia chimica, vengono sostituiti direttamente gli elementi (elettroliti) che contengono energia in forma chimica. C’è, poi, tutto il settore “più collaudato” delle auto a Gas da Petrolio Liquefatti (GPL) e a metano, che presentano minori emissioni inquinanti rispetto a quelle a benzina e sono più economiche in termini di rifornimento. Di contro, però, il GPL essendo più pesante dell’aria, in caso di fuoriuscite può accumularsi con pericolo di esplosioni. Per questo le auto a GPL sono parcheggiabili ai primi piani interrati solo se dotate di sistemi di sicurezza rispondenti a precise norme. Anche per questa ragione è preferibile un’auto a GPL omologata dalla fabbrica. Sotto quest’aspetto il metano, essendo più leggero dell’aria, è più sicuro ed è quindi possibile parcheggiare le auto senza limitazioni particolari. Il numero di queste vetture è in crescita, sebbene resti il problema della realizzazione di una rete capillare di distributori, ancora pochi nel caso del metano: circa 914 contro i quasi 2.900 del GPL e i 23.120 di benzina e gasolio. In definitiva, la strada verso una mobilità sostenibile è ancora lunga e certamente non è fatta solo di veicoli a ridotto impatto ambientale ma anche di cambiamenti culturali e del modello infrastrutturale e organizzativo delle nostre città.
Alimentazione1
Percorrenza2 (km/10 ¤)
Costo (¤/km)3
Consumo medio (l/100 km)4
Emissioni CO2 (g/km)
Prezzo5 (¤)
Benzina
91
0,491
6,4
145
13.805
Gasolio
141
0,548
4,2
110
15.505
Benzina/GPL
169
0,520
7,8
127
15.555
Benzina/Metano
253
0,497
4,2
115
14.850
Ibrida Plug-in
154
0,659
3,8
89
22.500
Fonte: Assogasliquidi (inizio 2012) Alimentazione
Autonomia
Costo medio
Costo medio ricarica
Costo “combustibile”
(km)
(Wh/km)
(¤/kWh)7
(energia elettrica)
Percorrenza (km/10 ¤)
Emissioni CO2
276
81,9
Prezzo (¤)
(gCO2/km)8
(¤/km)9 Elettrica6
150
130
0,279
0,036
34.000
Elaborazioni su dati costruttori veicoli e dati RSE (2012) Note 1) Sono state considerate auto di case diverse (1.400 -1.800 cc, 70 - 130 CV) 2) Percorrenza con 10 € di rifornimento 3) Graduatoria ACI, basata sull’ammortamento dei principali costi (su una percorrenza di 10.000 km/anno) 4) 1kg di CH= 1,5 litri di benzina 5) Prezzo medio 6) Valori per vetture di fascia media 7) Ricarica domestica, potenza impegnata 4,5 kW, consumo annuo (domestico+EV) 4.000 kWh, Tariffa D3 (fonte: AU, III trimestre 2012) 8) Ipotesi di ricarica notturna, completamente alimentata dal parco termoelettrico (non si considerano le F.E.R.) 9) Non viene considerato l’ammortamento del veicolo
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Best practice e sviluppi futuri a cura di Simone Aiello e Riccardo Toxiri Il progetto Ventotene isola a emissioni zero 1 e 2, il Programma Ariamia della Provincia di Reggio Emilia, le intese Comune di Firenze-Renault, la stazione di ricarica dell’Iper di Monza, l’impegno di Mossi&Ghisolfi nella produzione di bioetanolo di seconda generazione, le collaborazioni del Gruppo Pininfarina oltreconfine ed i risultati di Fiamm, Iveco e Micro-vett nella mobilità sostenibile, l’impegno di Fcs Group, Scame Parre spa e Valtellina spa per la mobilità elettrica della Cooperativa radio Taxi 3570 a Roma, la collaborazione Enel–Poste Italiane. Questi sono solo alcuni dei significativi esempi dell’eccellenza italiana nella mobilità sostenibile. L’auto elettrica è uno degli strumenti più importanti per lo sviluppo di un modello urbano a basso contenuto di carbonio, in un quadro che integra trasporto pubblico, trasporto su ferro e uso di carburanti alternativi.
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Ventotene isola a emissioni zero 1 e 2 è un progetto pilota di smart city ad emissioni zero e figura tra le esperienze della società civile italiana nel contesto “Rio+20”, Best practice ed iniziativa finanziata dalla Commissione europea, con il coinvolgimento del Polo per la Mobilità Sostenibile (POMOS), Regione Lazio ed Università di Roma "La Sapienza". L’obiettivo è l’integrazione di rinnovabili, efficienza energetica ed opzioni di trasporto a basso impatto ambientale, monitoraggio e gestione della flotta. Allo scopo sono stati aggiunti sette veicoli elettrici alla flotta comunale (modello Piaggio Porter) a pura trazione elettrica. Nell'ottobre 2011 il Comune di Firenze e Renault hanno firmato un‘intesa per promuovere la mobilità elettrica, programmando un piano di adeguamento delle colonnine di ricarica, l’accesso e la circolazione dei veicoli elettrici nella ztl, car e van sharing di veicoli elettrici. Molto interessante anche il progetto Ariamia della Provincia di Reggio Emilia che ha permesso di raggiungere il target di un veicolo a batteria ogni 487 abitanti. Già nel 2003, Reggio Emilia riceveva il titolo di città europea con il maggior numero di veicoli a zero emissioni: importante in tale contesto il contributo fornito da Micro-vett Spa, tra le primissime aziende in Europa per la progettazione e costruzione di veicoli a trazione elettrica, con la fornitura di 371 veicoli elettrici. Inoltre, anche la città di Roma è attiva nella promozione del trasporto elettrico: grazie all’azione di Fcs Group, Scame Parre spa e Valtellina spa, la Centrale Radiotaxi 3570 di Roma si è dotata di un sistema integrato di pannelli fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Infine, occorre ricordare l’intesa Enel – Poste italiane per l’avvio di progetti pilota a Milano, Pisa e Roma per lo svolgimento del servizio postale tramite veicoli elettrici.
Tra le eccellenze emerge il supermercato Iper di Monza che ha inaugurato la prima stazione di ricarica veloce a livello nazionale per i mezzi elettrici, prevedendo il calcolo della CO2 risparmiata ad ogni rifornimento, la prenotazione delle colonnine e l’avviso di ricarica tramite sms o posta elettronica. Interessante la partecipazione del Gruppo Pininfarina al progetto car sharing a zero emissioni a Parigi insieme al Gruppo Bolloré, con la sua Bluecar. Anche Fiamm, azienda italiana leader nella produzione di batterie, sviluppando le batterie AGM per le auto micro ibride e le batterie al sodio cloruro di nickel (SoNick), è entrata nel settore della mobilità sostenibile. Le batterie SoNick, 100% riciclabili, sono fornite per i furgoni Iveco Daily elettrici: modello insignito in Germania dell’European Award for Sustainability in Transport, mentre in Spagna il Nuovo Daily Iveco ha ottenuto il Premios Europa del Transporte. Una punta d’eccellenza è rappresentata dall’impianto dimostrativo del Gruppo Mossi&Ghisolfi per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. L’AIE riteneva una tale realizzazione non fattibile prima del 2015: M&G lo costruirà entro l’anno a Crescentino e si tratterà del primo impianto al mondo, con produzione di 6o milioni di litri di bioetanolo annui.
Smart City e nuove opportunità La vera rivoluzione consisterà nel considerare l’auto elettrica parte della piattaforma Smart City, integrandola all’interno del sistema energetico urbano e superando così la concezione di auto quale mero mezzo di locomozione. È imprescindibile, infatti, la considerazione delle opportunità racchiuse a livello europeo. I bandi Smart Cities and Communities, pubblicati a luglio 2012, stanziano 114 milioni di euro con particolare rilevanza per il tema della mobilità sostenibile. Smart Cities rientra tra le European Industrial Initiatives che costituiscono le linee guida nel quadro dello Strategic Energy Technology Plan, il pilastro tecnologico per le politiche UE in materia clima-energia, con l’obiettivo di indirizzare il sistema economico ed energetico europeo verso tecnologie a basso contenuto di carbonio. Vincitrici del bando Smart City 2012 sono le città di Genova, Firenze e Milano. I partner italiani si sono nel complesso aggiudicati il 12.3% del budget disponibile, per progetti pilota volti a promuovere lo sviluppo sostenibile e una riduzione significativa delle emissioni di gas climalteranti.
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Aspetti normativi Il 23 maggio 2012 le Commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera dei Deputati hanno unificato tre proposte legislative in tema di mobilità sostenibile.
La Camera dei Deputati ha quindi integrato le disposizioni sulla mobilità sostenibile nel Decreto Legge Sviluppo ed il 3 agosto il Senato lo ha convertito in legge. Tre gli obiettivi strumentali: reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici; diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni; infine la ricerca nel settore. Per il primo obiettivo, presso il Ministero delle Infrastrutture saranno stanziati 50 milioni di euro nel triennio 2013-15; per incentivare l’acquisto di veicoli a basse emissioni, nello stesso periodo, saranno stanziati presso il Ministero dello Sviluppo Economico 140 milioni di euro; per la ricerca, è prevista l’attivazione di una linea di finanziamento a valere del “Fondo rotativo a sostegno delle imprese”. Eleggibili per incentivo i «veicoli a basse emissioni complessive», includendo dunque veicoli a trazione elettrica, ibrida, a GPL, a metano, a biometano, a biocombustibili e ad idrogeno, con emissioni di CO2 inferiori ai 120 grammi per chilometro. In particolare, i progetti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli, presentati da Regioni ed Enti locali saranno cofinanziati fino al 50% dallo Stato. Finanziamenti per l’acquisto dei suddetti veicoli di nuova immatricolazione varieranno a seconda del contributo in termini emissivi e dell’anno d’acquisto, per coprire, a titolo di esempio, fino al 20% del prezzo di vendita e sino a 5.000 euro per veicoli con emissioni inferiori a 50 g CO2 per gli anni 2013-14.
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Scorre nuova energia
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Per le aziende italiane Axpo Italia offre la pi첫 ampia gamma di soluzioni e prodotti per la fornitura di energia elettrica e gas.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2
Confronto sull' Perché ci credo Il 2015 sarà l’anno dell’auto elettrica a cura di Pietro Perlo
Presidente della Interactive Fully Electrical Vehicles
È uno dei protagonisti della mobilità elettrica in Italia, da tempo impegnato a sviluppare un progetto che, il prossimo anno, dovrebbe vedere la luce con l’avvio dei primi stabilimenti. Pietro Perlo, presidente della Interactive Fully Electrical Vehicles è convinto che “entro 10 anni questo tipo di veicoli sarà per prestazioni e prezzo competitivo con le auto tradizionali”. E: Ad oggi, però, la diffusione dei veicoli elettrici sembra relegata a una ridotta nicchia. PP: Anche il cellulare al suo esordio era un oggetto per pochi. Quindici anni fa c’erano le prime auto elettriche. Ma allora la produzione, la trasmissione in rete, l’elettronica di potenza, le batterie, avevano un’efficienza così bassa che i loro consumi risultavano del 30% - o più - superiori a quelli dell’auto tradizionale. Con la tecnologia di oggi, questo rapporto si è ribaltato. E: Le grandi aziende, però, investono ancora sul motore a combustione interna... PP: Non si cambia radicalmente dalla mattina alla sera. Per arrivare a qualcosa che sia realmente affidabile ed economicamente appetibile, l’aspetto tecnologico deve essere consolidato. Molti Paesi hanno capito però i vantaggi della mobilità elettrica e hanno iniziato a investire somme di denaro importanti.
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E: Quali, tra questi fattori, contribuirà ad accelerare il processo di sostituzione dei veicoli tradizionali: tecnologico, economico o culturale? PP: Tutti e tre avranno un loro peso, ma quello tecnologico avrà un’importanza maggiore. Da non sottovalutare l’aspetto della salute. A livello globale muoiono circa 1,6 milioni di persone ogni anno per incidenti stradali. Secondo l’OMS, le morti legate all’inquinamento delle città, dovuto alle macchine, sono circa il triplo. E: Parliamo di costi e tempi. A quando un'auto elettrica competitiva? PP: Attualmente il prezzo medio di una batteria è di circa 10 euro al chilo, comprensivo di litio, rame, alluminio, grafite ecc... Gli esperti ritengono che, con la produzione di massa, le batterie costeranno circa 150 euro al kWh. Per quanto riguarda i tempi, stimiamo che l’equivalente elettrico di una Mercedes Classe S potrà essere commercializzato non prima di 10 anni, mentre tra i modelli più piccoli già tra qualche anno si creerà un mercato competitivo. E: Cosa intende tra qualche anno? PP: Il 2015 sarà l’anno in cui inizierà la vera produzione in Europa.
auto del futuro Perché sono scettico Più che all’auto del futuro pensiamo alle infrastrutture del settore trasporto Piergiorgio Liberati Bruno Dardani
Direttore di Capo Horn
Reputa che uno scenario fatto di auto ecologiche sia ancora lontano. Ritiene che quando saranno commercializzati veicoli realmente alternativi – per prestazioni e prezzo – a quelli tradizionali, sarà cambiato il modo di intendere gli spostamenti in città. Crede che senza interventi pesanti da parte dei governi il ricambio del parco auto mondiale è distante dal concretizzarsi. Bruno Dardani, ex inviato speciale del Sole24Ore e direttore del magazine Capo Horn è categorico: “Comprerei l’auto elettrica solo se ci fosse l’obbligo di usarla in città, ma fuori mai”. E: Perché il futuro dell’auto ecologica è lontano? BD: Le maggiori compagnie stanno investendo la marginalità sulla cosiddetta auto ecologica. Significa che un motore competitivo non sarà pronto prima di 7 anni. Considerando i tempi di commercializzazione, ritengo che in assenza di scelte drastiche da parte della politica (es. il divieto di usare auto a benzina o diesel non Euro5), il processo di sostituzione sia lontano dal concretizzarsi. E: Si spieghi meglio. BD: Per capire basta guardare due dati. Dalle immatricolazioni si evince che il processo di sostituzione dei veicoli più vecchi in Europa c’è stato, ma solo una piccola parte delle auto sostituite viene demolita. Se si guarda ad alcuni paesi come l’Africa Subsahariana, si capisce che nel settore
auto sono a uno starting point che l’Europa ha vissuto venti anni fa. è un fattore di condizionamento per gli investimenti delle compagnie. Risultato: oggi circolano poche vetture alternative, alcune in modalità elettrica sono efficienti, ma quando superata una certa velocità entra il motore, inquinano come, se non di più, di un’auto tradizionale. E: Cosa accadrà in futuro? BD: Più che ragionare sulle auto, bisognerà concentrarsi sulle infrastrutture. Stiamo andando verso una saturazione dei nodi urbani. Penso ad esempio al Gra di Roma o alla tangenziale di Milano. Il livello di saturazione è tale che si imporranno scelte più avanzate rispetto all’utilizzo dell’auto privata. Si punterà, come hanno fatto Copenhagen e Dublino, a grandi piattaforme da dove partono solo mezzi elettrici per la consegna delle merci, o come ha fatto Londra che ha messo al bando tutti i furgoni non ecologici. Credo che si arriverà a scelte del genere sui mezzi pubblici. A quel punto, quando arriverà l’auto elettrica competitiva, sarà tardi.
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speciale trasporto urbano e riduzione CO2 Il progetto Corrente e la green mobility
La mobilità sostenibile entra in Corrente di Maurizio Cuppone, Alberto Pela e Paola Liberali
Le politiche elaborate dall’UE hanno determinato negli ultimi anni grandi mutamenti culturali in merito alla mobilità. A tali politiche, che hanno il fine di raggiungere una mobilità sostenibile efficiente e rispettosa dell’ambiente, sono legati obiettivi vincolanti, quali l’utilizzo del 10% di biocarburanti sul totale trasporti entro il 2020 e lo sviluppo di reti europee di trasporto. Gli obiettivi comunitari e una crescente consapevolezza dei cittadini stanno portando a uno sviluppo del sistema-trasporti nel nostro Paese. Si è verificata - infatti - una diminuzione nelle vendite di auto “tradizionali” e un incremento dell’uso di trasporti pubblici e di sistemi di mobilità alternativi quali il car-sharing, il car-pooling, l’uso di automobili e biciclette elettriche. I cambiamenti non investono solo le abitudini dei cittadini, ma coinvolgono anche i settori produttivi che sempre più investono nello sviluppo e nell’offerta di veicoli ibridi o elettrici, sulla produzione di componenti quali accumulatori e infrastrutture di ricarica. Così come il settore delle consulenze, con importanti contributi a livello di mobility management e di realizzazione di piani di mobilità sostenibile a livello locale.
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La crescita dell’offerta di prodotti e servizi per la green mobility ha portato il Progetto del GSE Corrente, attivo nell’aggregazione e valorizzazione della filiera italiana della Green Economy, a dedicare uno spazio on-line alle imprese attive nella mobilità sostenibile per promuovere in Italia e all’estero le buone pratiche di cui possiamo farci portatori e innovatori. Le eccellenze nazionali nella ricerca, nella produzione o nella distribuzione di componenti per la mobilità sostenibile, possono registrarsi al sito web del GSE Corrente (http://corrente.gse.it), per essere coinvolti in iniziative e missioni strategiche dedicate a promuovere la filiera italiana di settore, in sinergia con i tanti partner istituzionali del progetto Corrente. Obiettivo è cogliere quelle opportunità di crescita e di sviluppo industriale, commerciale e scientifico offerte dai mercati nazionali e esteri. Giornate informative e di formazione, iniziative di B2B e di matchmaking (incontro tra consumatori, aziende, investitori e centri di ricerca), diffusione dei principali bandi di gara e pubblicazione on-line dei profili degli oltre 1600 aderenti per valorizzare la loro attività: questi alcuni dei servizi offerti dal Progetto Corrente alle imprese e ai centri di ricerca nazionali delle rinnovabili e ora anche a quelli della green mobility.
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energia rinnovabile
Il Fotovoltaico Dialogo con Winfried Hoffmann Presidente EPIA di Gabriele Masini
Riduzione degli incentivi, dumping, concorrenza con il termoelettrico: il fotovoltaico dovrà affrontare nei prossimi anni le sfide tipiche di un settore ormai maturo. Ne parliamo con Winfried Hoffmann, Presidente di Epia, l’associazione industria fotovoltaica europea.
E: Mr. Hoffmann, la rivoluzione fotovoltaica volge al termine o è soltanto una crisi di crescita? WH: La rivoluzione non è finita. Siamo in una nuova fase in cui la tecnologia dovrà diventare più matura e “mainstream”. E la tecnologia fotovoltaica dovrà diffondersi a livello globale. Per molto tempo è stata l’Europa a trainare il mercato, a trascinare la notevole crescita di questa tecnologia. Ora l’industria deve trovare nuovi mercati, nuovi sbocchi a livello globale. In molti Paesi c’è un enorme potenziale ancora inesplorato per la diffusione del fotovoltaico. E non dobbiamo dimenticare che anche in Europa c’è un grosso potenziale, anche se qui l’industria dovrà affrontare un paio di anni difficili. È normale che in un momento di crisi economica i governi, alle prese con problemi di bilancio, stiano riconsiderando la questione degli incentivi pubblici. E anche nel settore
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privato c’è meno certezza dal punto di vista finanziario: gli investitori sono nervosi e le banche concedono prestiti con difficoltà. Per ristabilire la fiducia degli investitori sarà importante recuperare la certezza del quadro legislativo e regolatorio, soprattutto in Italia. Quanto alla questione commerciale con la Cina, Epia ha assunto una posizione assolutamente neutrale. Speriamo che l’indagine Ue sia portata avanti con rapidità, così da ridurre al minimo l’incertezza degli operatori. E: Quando sarà raggiunta la grid parity in Europa? WH: L’espressione “grid parity” non è corretta. Noi preferiamo parlare di competitività rispetto ad altre fonti. Grazie al crollo dei prezzi registrato negli ultimi anni il fotovoltaico ha imboccato con decisione la strada della competitività in tutta Europa, per quanto con velocità diverse tra Paese e Paese. Secondo le nostre analisi questo percorso di avvicinamento sta procedendo tuttora, anche se gli obblighi legati alla necessità di integrare gli impianti nella rete elettrica fanno nascere nuove voci di costo. E: In Italia invece? WH: Già il prossimo anno in alcune aree si raggiungerà la piena competitività
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Winfried Hoffmann
per quanto riguarda gli impianti residenziali e commerciali. Quanto a quelli industriali, prevediamo di raggiungere il traguardo nel 2016. E: Cosa possono fare le istituzioni europee per sostenere il fotovoltaico? WH: Stabilire degli obiettivi vincolanti per le rinnovabili sarebbe un grosso passo in avanti. Nella Roadmap al 2050 la Commissione europea ha sottolineato il ruolo centrale che l’elettricità generata dal fotovoltaico giocherà nel mix energetico. Se le istituzioni europee introdurranno un obiettivo vincolante di produzione elettrica da rinnovabili del 45% al 2030, questo rafforzerebbe la fiducia degli investitori nei confronti della nostra tecnologia. E: Cosa c’è nel prossimo futuro del fotovoltaico? WH: L’integrazione nelle reti elettriche è la prossima fase dell’evoluzione del fotovoltaico. Diventando sempre più matura e diffusa, la tecnologia fotovoltaica dovrà integrarsi meglio nelle reti elettriche. Ciò richiederà uno sforzo da parte degli operatori delle reti, dei decisori politici e della stessa industria fotovoltaica. Ma non sono
verso nuovi mercati sfide insormontabili. Come abbiamo illustrato nel rapporto “Connecting the Sun: Solar photovoltaics on the road to large-scale” le soluzioni per rendere possibile una massiccia penetrazione del fotovoltaico sono a portata di mano e, in molti casi, già esistono. Tutti, al di là delle critiche, dovrebbero convenire sul fatto che il fotovoltaico rappresenterà una parte importante del mix elettrico mondiale, quale che
sia lo scenario prefigurato. Per questo è importante affrontare le implicazioni di una maggiore penetrazione del fotovoltaico nelle reti elettriche. Nel rapporto sopra citato illustriamo le opzioni realistiche per risolverle e formuliamo delle raccomandazioni di policy per facilitare questo processo. E: È possibile che la perdita di competitività dell’Europa nel
Evoluzione degli impianti fotovoltaici in Italia MW
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fotovoltaico sia dovuta anche al fatto che gli operatori si sono un po’ cullati sugli allori, senza investire il necessario in ricerca? WH: L’Europa è stata leader a livello mondiale nella produzione e nello sviluppo dell’energia fotovoltaica a livello commerciale. Oggi l’industria si è globalizzata e l’Europa si trova ad affrontare un’accresciuta concorrenza. L’Ue deve mettere a punto una politica industriale che incoraggi e rafforzi gli investimenti. C’è bisogno di misure specifiche che consentano di mantenere e sviluppare un tessuto manifatturiero competitivo: un quadro di politiche favorevoli a lungo termine per le energie rinnovabili; un sostegno specifico agli investimenti nell’industria manifatturiera; un forte impegno nell’innovazione continua; un migliore accesso al credito; una maggiore standardizzazione; politiche ambiziose per lo sviluppo di competenze. E: L' Italia è ancora in grado di attirare investimenti nel settore? WH: Certo. La tecnologia fotovoltaica ha imboccato la strada verso la competitività con le altre fonti. Ora serve coerenza e stabilità delle politiche. Se così sarà, l’Italia e il resto dell’Europa potranno sfruttare appieno il potenziale del fotovoltaico per rendere più luminoso il futuro del nostro ambiente e della nostra economia.
Potenza Installata (MW) Numero Impianti *Dati al 22-10-2012
Fonte: GSE
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energia rinnovabile Biomasse
Potenzialità di sviluppo industriale. Ma che difficoltà! Parla Clara de Braud Segretario Generale Aicb, Docente Università Cattolica di Milano di Carlo Maciocco Clara de Braud
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Le biomasse, in particolare quelle legnose, sono un’opportunità di investimento non ancora sufficientemente sfruttata in Italia. Clara de Braud, segretario generale dell’Associazione italiana Corporate & Investment Banking - collegata all’Università Cattolica di Milano traccia alcune coordinate per ottenere i giusti ritorni. Ma sottolinea anche l’esistenza di criticità non indifferenti: prima fra tutte la scarsa attitudine delle banche a finanziare progetti in un settore nuovo, dove il rischio di impresa è ancora elevato.
E: L’Aicb ha pubblicato uno studio sulle opportunità di investimento nelle biomasse legnose, indicando anche le aree geografiche italiane dove il rendimento può essere più elevato. Anche alla luce della revisione degli incentivi sulle Fer, questa fonte può essere più attraente rispetto alle altre fonti rinnovabili? CDB: Lo studio che abbiamo effettuato sulle biomasse nasceva dall’esigenza di analizzare un aspetto del sistema di generazione di energia non completamente approfondito, perché più piccolo come segmento di mercato e relativamente recente, rispetto ad esempio agli impianti fotovoltaici. L’esito dello studio non portava alla conclusione che le biomasse sono preferibili ad altre realtà, ma evidenziava la disponibilità di materia prima esistente sul territorio e la potenzialità dello sviluppo industriale. Va precisato che le biomasse vanno suddivise tra combustibili solidi (scarti agroforestali e agricoli, rifiuti solidi urbani e industriali), di natura gassosa (liquami) e liquidi (olii vegetali). Il settore si caratterizza per impianti di piccole-medie dimensioni (inferiori a 5 MW) in grado con il circuito di teleriscaldamento di essere altamente competitivi per piccole realtà urbane. Agli inizi di quest’anno c’erano in Italia 250 reti di teleriscaldamento alimentate a biomasse legnose. Trattandosi di materia prima il cui costo di trasporto può incidere significativamente sulla redditività dell’impianto, è evidente che l’installazione di caldaie a biomasse risulta conveniente se situate in aree favorevoli per la raccolta e
trasformazione. Ciò riduce la geografia degli impianti, in quanto in molte realtà la materia prima è altamente disponibile, ma in pratica non utilizzabile. E: Filiera corta quindi. Ma quali altri aspetti rendono conveniente investire nelle biomasse? E perché non puntare invece sul più “collaudato” fotovoltaico? CDB: Nelle biomasse l’investimento è interessante quando il circuito caloreelettricità è a “circuito chiuso” e consente di realizzare forti risparmi. E poi con impianti medio piccoli (sotto i 5 MW) e solo se le fonti di approvvigionamento sono a distanza ravvicinata, per cui il trasporto non rappresenti un costo aggiuntivo e la continuità di fornitura è garantita. Attenzione perché questi aspetti (continuità e costo a tonnellata) rappresentano la criticità del sistema a biomasse. Non è quasi mai possibile – manca la cultura d’impresa - fare accordi quadro per il periodo stimato del finanziamento (più di 5 anni). Ogni anno la trattativa sui costi e la fornitura, per motivi contingenti e legati alla natura, non è mai certa. Riguardo al fotovoltaico, attualmente può essere interessante su un mercato relativamente scoperto: quello del pubblico (Comuni), che può ottenere forti vantaggi con coperture di strutture di proprietà (scuole-piscine etc). Ma il finanziamento in project financing crea ancora molti problemi, sempre per la scarsa abitudine a gestire tali prodotti finanziari.
tasso di innovazione è uno di questi. In aggiunta, trattandosi di temi nuovi e con un alto tasso di evoluzione, non sempre le banche hanno degli esperti in grado di seguirne gli aggiornamenti e di fare le corrette valutazioni. A oggi i principali finanziamenti sono legati agli incentivi, fenomeno che crea una bolla speculativa: investo in rinnovabili per gli incentivi, ma appena decadono chiudo perché non sono in grado di generare massa critica. E: Quindi che prospettive di sviluppo ci sono in Italia? CDB: Nel settore delle biomasse esistono alcune eccellenze rappresentate ad esempio dalle caldaie a pellet, che crescono costantemente di circa 150.000 unità annue. Tutto il mondo del teleriscaldamento – invece – è in fase stagnante, anche perché ovviamente i costi di investimento cambiano. E cambiano anche i tempi di pay back degli investimenti, variabile critica nella valutazione, massimamente rappresentata dalle caldaie a pellet e dagli impianti di caldaie a biomasse solo nelle dimensioni piccole. E: Con le biomasse c’è l’opportunità di creare una filiera italiana, al contrario di quanto avvenuto nel fotovoltaico e nell’eolico? CDB: Temo di no. Troppi piccoli produttori, troppo dispersa sul territorio la materia prima.
E: A ciò si aggiunge la ben nota stretta al credito dovuta alla crisi. In queste condizioni i progetti nelle biomasse o anche nel fotovoltaico sono sufficientemente “bancabili”? CDB: Purtroppo no. Il fotovoltaico non è più un mercato in fase di sviluppo e le biomasse sono nuove. Risultato: tutti poco bancabili. L’osservatorio rinnovabili dell’Abi ha evidenziato che nel periodo 2007-2011 il sistema bancario ha investito a vario titolo nelle rinnovabili circa 20 miliardi di euro. Le banche non sono particolarmente orientate a investire in comparti in cui si possa prevedere un rischio d’impresa, e il settore delle rinnovabili per l’alto
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In tutto il mondo, Bosch Soluzioni innovative che migliorano la vita
Bosch è fornitore leader a livello internazionale di tecnologie e servizi, volti a migliorare la qualità della vita. Questo è reso possibile grazie agli oltre 300.000 collaboratori in tutto il mondo, ai 4 miliardi di euro investiti in ricerca e sviluppo e ai 4.100 brevetti registrati ogni anno. I prodotti e le soluzioni innovative che ne derivano hanno un obiettivo comune: quello di rendere migliore, giorno dopo giorno, la vita delle persone. www.bosch.com
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energia rinnovabile Prevenzione della corruzione nelle rinnovabili
Ci pensa Green Clean Market Piergiuseppe Maranesi
Intervista a Piergiuseppe Maranesi Presidente RSE di Aurora Caridi e Guido Pedroni
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energia rinnovabile E: Prof. Maranesi, lei si è fatto promotore nell’ambito del gruppo GSE, di cui RSE fa parte, di una iniziativa per la prevenzione di frode e corruzione nel campo delle energie rinnovabili. PM: Ho favorito il coinvolgimento del gruppo in un progetto che fa riferimento a Transparency International Italia e si propone di prevenire questi fenomeni nella green economy. E: Cos’è Transparency International Italia? PM: È il capitolo italiano di Transparency International – TI, l’organizzazione non governativa leader a livello mondiale per le azioni di contrasto alla corruzione e di promozione dell’etica. TI (www.transparency.org) è stata fondata a Berlino nel 1993, mentre il capitolo italiano - attivo dal 1996 - ha sede a Milano. Lo strumento più noto a livello internazionale elaborato da Transparency International per la misurazione della corruzione è il Corruption Perception Index, in base al quale ogni anno viene elaborata una classifica della trasparenza nel settore pubblico di diversi Paesi del mondo. Nell’ultima edizione dell’Indice l’Italia figura al 69° posto su 182 Paesi. È nella consapevolezza delle opportunità e dei rischi della green economy che Transparency International Italia ha partecipato al Bando Siemens Integrity Initiative presentando il progetto “Green Clean Market: Protecting the green sector market from corruption and fraud”. È risultato uno dei 36 progetti finanziati su oltre 300 candidati.
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E: In cosa consiste il progetto Green Clean Market?
E: In prospettiva quali sono i settori più critici per l’Italia?
PM: Il progetto condotto e coordinato da Transparency International Italia, affronta il tema del rischio criminale di corruzione e di frode nel mercato emergente della Green Economy, con particolare attenzione al settore delle energie rinnovabili. Il progetto punta: • a sensibilizzare verso queste tematiche i soggetti pubblici e privati coinvolti e la stessa opinione pubblica. • a promuovere azioni comuni e coordinate tra i diversi stakeholders (istituzioni, aziende, associazioni di categoria, Università e Istituti di ricerca), con l'obiettivo di favorire la prevenzione del rischio di frode e di corruzione.
PM: In un futuro assai prossimo i rifiuti e le biomasse in generale. Occorrono soluzioni strumentali per il controllo da remoto degli impianti sul territorio e una revisione del meccanismo di incentivazione delle tecnologie rinnovabili, attualmente eccessivamente concentrato sulle rinnovabili elettriche. E: Quali azioni di diffusione dei risultati sono previste? PM: A novembre c'è stato il Forum Nazionale FNL, a Milano, presso la sede della Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche - FAST, a seguire la Conferenza Internazionale 2013.
E: Quale ruolo per GSE-RSE? PM: Come membro dell’Advisory Board del progetto, coordino insieme all’Amministratore Delegato di Siemens Italia Ing. Federico Golla, il Tavolo Tematico “Sistema Energetico”. Il Tavolo ha messo in evidenza le criticità del sistema energetico nazionale. In particolare la complessità delle procedure autorizzative per l’installazione degli impianti di energie rinnovabili, il meccanismo delle incentivazioni e l’importanza del monitoraggio degli impatti sul territorio. GSE ha informato sullo svolgimento di un’analisi delle ricadute nella filiera delle rinnovabili condotta in collaborazione con Università e Istituti di ricerca i cui risultati saranno pubblicati nel 2013. Dal contributo di ENEA, è emerso quanto e come le biomasse, settore in crescita, siano esposte a rischi futuri di frode e corruzione. RSE, presente in vari comitati nazionali e internazionali, è in condizione di suggerire procedure che ostacolino i tentativi di trarre profitti illeciti dall’applicazione delle fonti rinnovabili. Gli studi di scenari di RSE inoltre contribuiscono alle previsioni di lungo termine in materia di fabbisogno energetico e di impatto delle rinnovabili. I contributi portati al Tavolo tematico da GSE e RSE costituiranno una base importante per le raccomandazioni conclusive del progetto.
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Piergiuseppe Maranesi Piergiuseppe Maranesi è Presidente di "Ricerca sul Sistema Energetico RSE S.p.A.". Dal settembre 2011 è sub-Commissario di ENEA Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. Fino al 2010 è stato Professore Ordinario di Elettronica all'Università degli Studi di Milano. È “fellow” dell’Institute of Electrical and Electronic Engineers – IEEE per le sue ricerche in Elettronica analogica e Elettronica di potenza. Ha svolto numerosi incarichi per conto della Power Electronics Society dell'IEEE, tra cui quello di “Distinguished Lecturer” e per AEIT (Federazione italiana di Elettrotecnica, Elettronica, Automazione, Informatica eTelecomunicazioni, Semiconduttori) quello di Consigliere nazionale.Ha presieduto la fondazione di Transparency International Italia nel 1996.
energia rinnovabile Con il DM 6 Luglio 2012
Cresce l'impulso alle rinnovabili
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di Federica Ceccaroni
Il decreto interministeriale del 6 luglio 2012, attuativo dell’art. 24 del decreto legislativo n. 28/2011, definisce i nuovi regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - diverse dal fotovoltaico destinati agli impianti nuovi, integralmente ricostruiti, riattivati, oggetto di intervento di potenziamento o di rifacimento, con potenza non inferiore a 1 kW e che entrano in esercizio dopo il 31 dicembre 2012. Esso rappresenta un momento di discontinuità con i meccanismi di incentivazione vigenti (certificati verdi) previsti dal DM 18 dicembre 2008, poiché continua a sviluppare le energie rinnovabili, raggiungendo gli obiettivi europei al 2020, con un approccio alla crescita più virtuoso e allineato ai livelli europei, basato sull’efficienza dei costi per i consumatori finali e sulla massimizzazione del ritorno economico e ambientale per il Paese. A tale scopo, la spesa per gli incentivi a fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche dovrà crescere in modo graduale e non potrà superare i 5,8 miliardi di euro all’anno. Il decreto per assicurare uno sviluppo ordinato e sostenibile del settore introduce meccanismi di competizione e governo dei volumi di sviluppo delle rinnovabili, basati sulla definizione di contingenti annuali di potenza (per ora fissati solo per gli anni 2013-2015) che possono accedere agli incentivi, definiti per ciascuna tecnologia. Nel caso di impianti con potenza superiore a 5 MW (ad eccezione di quelli idroelettrici e geotermoelettrici per cui tale soglia è elevata rispettivamente a 10 e 20 MW) l’accesso ai meccanismi di incentivazione è subordinato alla partecipazione a procedure d’asta, ovvero all’iscrizione a registri nazionali per gli impianti di potenza inferiore. Per gli interventi di rifacimento, l’accesso ai meccanismi di incentivazione è subordinato, nel caso di impianti la cui potenza è superiore a quella massima ammessa per l’accesso diretto, all’ iscrizione a un registro distinto rispetto a quello previsto per le altre tipologie di intervento (non sono altresì previste procedure concorsuali al di sopra di una determinata potenza di soglia).
L’incentivazione riconosciuta per una vita utile di 20 anni, fatto salvo alcune eccezioni, agli impianti ammessi direttamente, ovvero risultanti aggiudicatari dei registri o della procedura d’asta, è determinata con riferimento all’energia prodotta netta da impianti a fonti rinnovabili e immessa in rete, ovvero al minor valore fra la produzione netta e l’energia effettivamente immessa in rete, e può assumere il connotato di: una tariffa incentivante omnicomprensiva (To) per gli impianti di potenza non superiore a 1 MW; un incentivo per gli impianti di potenza superiore ad 1 MW e per quelli di potenza non superiore a 1 MW che non optano per la tariffa omnicomprensiva, calcolato come differenza tra un valore fissato (ricavo complessivo) e il prezzo zonale orario dell’energia (riferito alla zona in cui è immessa in rete l’energia elettrica prodotta dall’impianto). Nel caso di tariffa omnicomprensiva, il corrispettivo erogato comprende la remunerazione dell’energia che viene ritirata dal GSE. Nel caso di incentivo, invece, l’energia resta nella disponibilità del produttore. Il livello della tariffa incentivante viene stabilito a partire dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, mentre l’incentivazione decorre a partire dalla data di entrata in esercizio commerciale (che può ritardare al massimo 18 mesi da quella di entrata in esercizio). L’Allegato 1 del decreto 6 luglio 2012 individua le tariffe incentivanti di riferimento per l’anno 2013 (decrescenti in funzione della potenza degli impianti) e stabilisce che dette tariffe subiscono una decurtazione del 2% (salvo casi particolari) nel caso gli impianti entrassero in esercizio negli anni successivi.
I piccoli impianti e quelli appartenenti ad alcune categorie specifiche (es. progetti di riconversione del settore bieticolosaccarifero, impianti geotermici con tecnologie avanzate, etc.) possono accedere direttamente agli incentivi, contribuendo comunque alla riduzione del contingente di potenza incentivabile per la tecnologia di appartenenza, per quell’ anno.
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energia rinnovabile Inoltre il decreto definisce specifici premi per applicazioni e tecnologie avanzate (ad esempio biomasse da filiera, cogenerazione ad alto rendimento, biogas con tecnologie avanzate, etc.), che incrementano i livelli di incentivazione previsti per ciascuna tipologia di fonte ed impianto. Nel passaggio dal vecchio al nuovo regime di incentivazione è previsto un regime transitorio per gli impianti già autorizzati alla data di entrata in vigore del provvedimento: pertanto chi entrerà in esercizio entro aprile 2013 potrà optare, in luogo dei nuovi meccanismi di incentivazione, per la percezione dei certificati verdi e per le tariffe omnicomprensive, ridotti del 3% per ogni mese a partire da gennaio 2013. Il 24 agosto scorso il GSE, in ottemperanza a quanto previsto dal decreto e quale soggetto erogatore dei meccanismi di sostegno alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha pubblicato le procedure applicative che forniscono informazioni dettagliate sulle diverse fasi dell’accesso e della gestione degli incentivi: dai regolamenti per l’iscrizione ai registri e alle procedure d’asta, alla richiesta di concessione della tariffa incentivante, alle modalità di calcolo e di erogazione degli incentivi, comprese le modalità di riconoscimento dei premi, e ai controlli e alle verifiche sugli impianti. Le procedure contengono anche una serie di allegati, tra cui i modelli di dichiarazioni sostitutive che i produttori dovranno trasmettere telematicamente sull’applicazione informatica, denominata Portale FER-E disponibile sul sito GSE (https://applicazioni.gse.it), per presentare la richiesta di iscrizione ai registi e alle procedure d’asta.
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L’8 settembre è stato pubblicato il primo bando per l’iscrizione ai registri e per la partecipazione alle Procedure d'Asta, riferito al contingente di potenza assegnabile per l’anno 2013. è possibile presentare la richiesta di iscrizione ai registri e alle procedure d’asta a partire dallo scorso 8 ottobre e fino al 6 dicembre. Alla chiusura delle procedure il GSE ha 60 giorni per formare le graduatorie per i registri e per la procedura d’asta, sulla base dei dati dichiarati dai Soggetti Responsabili, in accordo ai criteri di priorità individuati dal decreto interministeriale 6 luglio 2012 e nel rispetto dei contingenti di potenza assegnabili. La strada per garantire uno sviluppo sostenibile alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse dalla fonte fotovoltaica è ormai tracciata.
PUBBLIREDAZIONALE
Il Finanziamento di impianti per la produzione di energia da biomasse Fra le numerose tematiche relative alla salvaguardia dell’ambiente, gli interventi a favore dell’energia pulita e del risparmio energetico assumono un crescente interesse sociale ed economico. In questo ambito, il Gruppo Montepaschi si è particolarmente distinto attraverso l’approntamento di prodotti di finanziamento a sostegno delle imprese, quali Welcome Energy e Montepaschi Energie Pulite, direttamente attraverso le banche commerciali come pure attraverso MPS Capital Services, mediante operazioni finanziarie ad hoc su specifici progetti di investimento. Riportiamo di seguito un caso concreto di finanziamento di un impianto per la produzione di energia elettrica da biomasse di origine agricola e deiezioni di animali. La produzione di energia elettrica da biomasse di origine agricola avviene mediante un impianto che sfrutta particolari processi di trasformazione. Attraverso il processo biologico di digestione anaerobica, la sostanza organica viene elaborata da speciali microorganismi (batteri) che la trasformano in biogas e calore. Questi prodotti vengono quindi avviati ad ulteriori processi di trasformazione oppure agli utilizzatori finali. Il biogas infatti potrà essere impiegato per la cogenerazione di energia elettrica e calore.
Il progetto recentemente finanziato riguarda un impianto di cogenerazione alimentato a biogas derivante dalla digestione anaerobica di biomasse agricole della potenza di 999 kW. Tra i vari soggetti coinvolti, oltre ai promotori del progetto stesso e all’EPC Contractor, vi sono anche terzisti coltivatori di terreni limitrofi per la fornitura della materia prima, soggetti utilizzatori dell’energia termica ed esponenti del mondo ambientalista. Il fabbisogno dell’impianto è pari a 19.000 t/anno di biomassa (sorgo/mais e triticale), normalmente prodotti da circa 200 ettari di terreno seminati a mais. Il digestato è utilizzato come fertilizzante sui terreni coltivati dalla Società ed in parte anche su terreni agricoli limitrofi. L’impianto, sulla base di un funzionamento previsto di 8.000 ore/anno ed al netto di autoconsumi del 6,5%, produce ca. 7.530 MWh/anno (di cui ca. 7.000 garantiti dal contratto O&M); una parte dell’energia termica prodotta (4.100 MWht) è venduta ad una azienda vivaistica confinante per riscaldamento delle serre. L’esempio riportato rappresenta una concreta testimonianza dell’attenzione del Gruppo Montepaschi che va al di là del semplice intervento creditizio, puntando in particolare sulla conoscenza del processo e del cliente al fine di fornire una più compiuta e tempestiva assistenza finanziaria.
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mercato elettrico
AU con il consumatore e per il mercato INCONTRO CON Paolo Vigevano Presidente e Amministratore delegato di AU
Paolo Vigevano
Il settore energetico vive una costante evoluzione all’interno del quale gli scenari, soprattutto in questi ultimi anni per gli effetti della liberalizzazione, sono decisamente cambiati. In questo contesto Acquirente Unico ha sviluppato le proprie competenze e funzioni al fine di accrescere l'impegno per i consumatori finali, lavorando insieme alle istituzioni e agli operatori. Abbiamo sentito Paolo Vigevano, da poco riconfermato alla guida di Acquirente Unico, per fare il punto della situazione.
di Luca Speziale
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E: La liberalizzazione del settore elettrico a che punto è arrivata? PV: I risultati raggiunti sono positivi e di ciò ne sono un esempio sia le opportunità per i consumatori che l’entrata di nuovi operatori. In Italia, però, i mercati energetici hanno ancora molta strada da fare, soprattutto quando si parla di riduzione del divario di prezzo dell’energia elettrica, se confrontato con gli altri principali paesi europei, nonostante il forte sviluppo concorrenziale. E: Sempre in tema di liberalizzazione, come agiscono le Istituzioni per far sì che questo processo sia più aperto alla concorrenza? PV: Il lavoro svolto dalle Istituzioni è complesso in quanto le dinamiche di mercato richiedono la definizione di strategie sempre più efficaci. L’impegno richiede notevoli sforzi per stabilire gli indirizzi ai quali devono adeguarsi gli operatori nel mercato, sia per il rispetto delle regole che per definire azioni sanzionatorie, oltre che per provvedere alla risoluzione delle controversie tra esercenti e consumatori. Proprio per questo l’Autorità per l’energia elettrica e il gas si adopera con molteplici iniziative, per rafforzare le capacità e il potere negoziale dei consumatori. E: Liberalizzazione e concorrenza sono una legata all’altra. Quanto incide quest’ultima a favore del consumatore? PV: La concorrenza è tra i primi fattori di tutela del consumatore e si esplica attraverso l’esercizio consapevole del diritto di scelta. Per questo non ci si è limitati a conferire all’utente solo la facoltà di cambiare fornitore, ma si è voluta promuovere anche la sua capacità di valutare correttamente le opportunità derivanti da tale processo. Per questo l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva sui mercati per capire quale sia il reale grado di consapevolezza dei clienti nella scelta di un'offerta, oltre a verificare se i prezzi sul mercato libero siano effettivamente più elevati rispetto a quelli del mercato tutelato. E: L’avvio dell’indagine evidenzia che il consumatore non è realmente consapevole delle opportunità che il mercato offre. Cosa si sta facendo per migliorare l’attuale contesto ? PV: Nell’immediato futuro, grazie ai dati che deriveranno dall’indagine, si valuteranno quali potranno essere le azioni più indicate per introdurre una regolazione mirata alla maggiore informazione del consumatore. In questo senso l’Autorità ha già definito numerose attività: mi limito a ricordare quelle che vedono direttamente coinvolto l’Acquirente Unico, ovvero il Sistema Informativo Integrato e il “nuovo” Sportello per il consumatore di energia.
E: Quali sono stati gli input che hanno portato a rinnovare il progetto operativo dello Sportello? PV: I rapporti tra Istituzioni, Associazioni e consumatori sono mutati grazie ad una maggiore interazione. Si è voluto così potenziare e innovare questo strumento. Il rilancio dello Sportello consolida i risultati positivi ottenuti in questi anni. L'Autorità ha messo a disposizione dei consumatori e degli operatori uno strumento prer la risoluzione dei problemi. Con il nuovo Sportello aumenterà l’efficacia della nostra azione, ad esempio riducendo ancora di più i tempi di lavorazione dei reclami e migliorando la comunicazione al consumatore. E: Alla luce di quanto detto, qual è il ruolo di AU nel mercato e per i consumatori? PV: Grazie alla nostra attività i piccoli consumatori beneficiano di prezzi che si formano direttamente nel mercato all’ingrosso. Infatti, nel mercato di maggior tutela, le condizioni economiche e contrattuali sono stabilite dall’Autorità, sulla base dei costi di approvvigionamento di AU. Inoltre, il prezzo dell’energia del regime di maggior tutela è un utile riferimento per i venditori del mercato libero, a vantaggio della competitività. L’esperienza di questi anni indica che il sistema di tutela non è in contraddizione con la promozione della concorrenza, anzi contribuisce a dare un ruolo attivo al consumatore e alimenta le dinamiche competitive sul mercato. E: Se dovessimo tracciare delle linee guida per il prossimo futuro del settore energetico, quali sono gli obiettivi da raggiungere? PV: Nell’attuale contesto di crisi economica, sarebbe indispensabile indirizzare gli sforzi per contenere la spesa energetica per famiglie e Pmi nel breve-brevissimo termine. Certamente il tema dell’efficienza energetica è una leva strategica con molti benefici, anche per quanto riguarda i possibili risparmi per le bollette dei consumatori. Altro nodo rilevante è la regolazione del settore del gas naturale che deve accompagnare l’evoluzione del mercato all’ingrosso. Inoltre va aggiunto lo sviluppo delle infrastrutture del settore energetico e il miglioramento del processo autorizzativo per la loro realizzazione, che ad oggi risulta ancora articolato. Infine la crescente complessità del sistema elettrico, dovuta alla proliferazione della generazione di energia da fonte rinnovabile presso le utenze domestiche e lo sviluppo esponenziale degli scambi di informazione tra distributori e venditori, rendono necessario promuovere un utilizzo progressivamente più esteso delle tecnologie digitali per un sistema elettrico complessivamente più efficiente.
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energia
Arrivare presto A colloquio con Vittorio Cogliati Dezza Presidente di Legambiente di Edoardo Borriello
Vittorio Cogliati Dezza
Nata nel 1980, Legambiente è l'erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e nel mondo occidentale nella seconda metà degli anni '70. Con oltre 115.000 sostenitori e 1000 circoli locali, è la più grande associazione ambientalista italiana. In oltre 30 anni di attività Legambiente ha organizzato grandi campagne di educazione ambientale, ha promosso mobilitazioni contro lo smog, ha sconfitto il nucleare, ha combattuto contro l'abusivismo edilizio, ha alzato il velo sulle discariche abusive di rifiuti e sull'azione delle ecomafie. Alla sua guida c'è Vittorio Cogliati Dezza, professore di storia e filosofia.
E: Presidente, la liberalizzazione del settore energetico appare incompiuta. Cosa fare per completarla? VCD: La liberalizzazione indubbiamente ha cambiato il volto del sistema energetico italiano, con la nascita di nuovi operatori, in particolare nelle fonti rinnovabili. D’altra parte scontiamo il fallimento di un'idea in base alla quale realizzare centrali su centrali avrebbe ridotto il prezzo dell'energia e garantito la sicurezza. Il risultato: le centrali a gas più efficienti lavorano poco. Forse il vizio di fondo della liberalizzazione sta nel fatto che è stata avviata in assenza di un piano energetico nazionale che stabilisse priorità e obiettivi modulando gli incentivi in funzione del loro raggiungimento. Oggi serve aprire la liberalizzazione del mercato elettrico per le fonti rinnovabili e della cogenerazione alla vendita diretta a cittadini e imprese, per arrivare prima alla Grid Parity. Da qui passa il futuro delle fonti rinnovabili e dell'efficienza. Sarebbe poi opportuno
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riflettere sul ruolo dell’Authority che dovrebbe controllare che non si facciano "cartelli" sui prezzi e fare pulizia nelle bollette, alleggerendole dei tanti costi che vi gravano, estranei al costo dell’energia. E: Quali sono i punti deboli dell'attuale sistema energetico italiano? VCD: La mancanza di uno scenario definito per i prossimi anni e adeguato alle sfide dei cambiamenti climatici e della dipendenza energetica. Questo determina le incertezze, le contraddizioni. Poi, l’assenza di una politica strutturale a sostegno dell’efficienza energetica e del potenziamento e integrazione delle reti (Smart Grid) che garantiscano alle energie rinnovabili sia l’immissione in rete che la possibilità – grazie ai sistemi di accumulo - di superare il limite dell’intermittenza, dando stabilità al sistema e accrescendo l’autonomia energetica del Paese. Per il settore fossile, ci
alla Grid Parity troviamo di fronte alla strozzatura provocata dall’isolamento della rete siciliana che garantisce a centrali vetuste e inefficienti di pesare sulla borsa nazionale, mentre sul piano delle rinnovabili si rallenta la possibilità di fare investimenti.
Alta Dipendenza dall'Estero L'import energetico sul totale del fabbisogno
E: La Strategia Energetica Nazionale va nella direzione giusta?
84%
53%
VCD: Si, con obiettivi condivisibili per rinnovabili ed efficienza e propone una visione che sta all’interno di uno scenario europeo. Ha però due difetti. Le strategie e le azioni per rinnovabili e efficienza sono inadeguate, per cui i risultati previsti al 2020 con molta probabilità rimarranno sulla carta. Inoltre il rilievo dato a petrolio e carbone rappresenta una scelta antistorica. Che senso ha parlare di trivellazioni, quando tutte le riserve ipotizzate potrebbero coprire i bisogni nazionali per non più di un anno e mezzo e il petrolio serve solo per l’autotrasporto e per il riscaldamento, settori investiti dall’urgente necessità di innovazione?
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Ue Italia Fonte: Gme; Gse; Mise; Eurostat
Capitolo carbone: per una produzione elettrica intorno al 14%, le emissioni di CO2 superano il 30% di quelle nazionali. I costi sociali, anche per le multe internazionali, li pagherebbe la comunità. Se usassimo le tecnologie della cattura e stoccaggio i costi del carbone non sarebbero più competitivi con le altre produzioni. E: Quali le infrastrutture necessarie per veicolare bene l'energia rinnovabile? VCD: Ci stiamo avviando rapidamente verso la grid parity. Questo fatto da un lato richiede stabilizzazione delle politiche di incentivazione per dare certezza ai consumatori e al mercato, dall’altro apre agli investimenti nei sistemi di accumulo e nelle reti per rendere il sistema in grado di gestire l’energia prodotta in modo distribuito sul territorio e non più da poche mega centrali. Occorre avere una rete nazionale efficiente e integrata con l'Europa per gestire una produzione più diffusa e rinnovabile.
E: Cosa occorre per dare vita a una filiera delle fonti energetiche rinnovabili competitiva? VCD: Bisogna ragionare di energia non come MW installati e da installare, ma come risposta alla domanda di energia. Significa immaginare una nuova prospettiva per l'edilizia, l'industria e l'agricoltura con minori consumi, più efficiente e integrata con le rinnovabili. In futuro avremo bisogno di sistemi di produzione di energia elettrica e termica differenziati a seconda della tipologia di territorio e delle potenzialità di approvvigionamento.
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energia Entro il 2030
Dalle rinnovabili A tu per tu con Guy Verhofstadt ex primo ministro Belga di Maurizio Godart Di ispirazione liberal-democratica, Guy Verhofstadt è stato tre volte Primo Ministro del Belgio. Dopo essere stato eletto al Parlamento europeo, nel giugno 2009 diventa presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (ADLE). Con Daniel Cohn-Bendit, ha formato nel 2010 il Gruppo Spinelli, per il rilancio dell'integrazione europea. Guy Verhofstadt
E: Onorevole Verhofstadt, l'Europa politica è realmente sensibile allo sviluppo delle energie rinnovabili? GV: L'Unione Europea ha una politica ambiziosa in materia di energie rinnovabili. Nel vertice europeo del 2007, l'Ue si è impegnata a produrre entro il 2020 almeno il 20% della propria energia da fonti rinnovabili e a ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990. Impegni convertiti in normative nel 2009, determinando un quadro giuridico vincolante che impone all'Ue di aumentare la sua quota di energie rinnovabili. A parte questi obiettivi, ci sono poi politiche europee volte a migliorare lo sviluppo di infrastrutture energetiche nell'Ue per consentire il pieno sviluppo delle rinnovabili. Con queste non solo l'Ue potrà ridurre le emissioni dei gas a effetto serra, ma diversificherà il proprio approvvigionamento energetico riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati da paesi terzi. Inoltre, rafforzando l'industria delle rinnovabili, si promuove l'innovazione tecnologica e l’occupazione. Pertanto, investendo in energie rinnovabili potremo migliorare la nostra competitività, creare nuove industrie e posti di lavoro, favorire la crescita economica e aumentare le esportazioni. La Commissione
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europea ha stimato che la crescita di energie rinnovabili entro il 2030 potrebbe creare più di 3 milioni di posti di lavoro. L'energia pulita può e deve essere parte della nostra strategia per uscire dalla crisi e tornare a un percorso di crescita sostenibile. Molte questioni relative alle energie rinnovabili restano comunque nelle mani degli Stati membri. L'Unione europea infatti non ha la competenza di decidere sul mix energetico di uno Stato membro. Non dobbiamo però dimenticare che ad oggi i combustibili fossili ottengono più di 700 miliardi di dollari di sovvenzioni dai governi di tutto il mondo. E: Quali i provvedimenti determinanti da prendere per una ulteriore e veloce crescita di questo settore? GV: Dobbiamo completare il mercato unico dell'energia per consentire una facile integrazione delle fonti energetiche rinnovabili nel mercato. Solo in un mercato unico aperto le energie rinnovabili possono competere in modo equo. Dobbiamo incoraggiare gli investimenti in fonti rinnovabili e gradualmente eliminare i dannosi sussidi ai combustibili fossili. Inoltre vanno migliorate le infrastrutture energetiche
tre milioni di posti di lavoro collegandole meglio alle reti energetiche europee. Per fare ciò occorre sfruttare il pacchetto di infrastrutture energetiche proposto dall'Ue che individua 12 corridoi prioritari, propone procedure accelerate per autorizzare concessioni, indica regole per la ripartizione dei costi e ove necessario fornisce finanziamenti comunitari. Inoltre va aumentata la cooperazione energetica nel Mediterraneo per facilitare investimenti su larga scala, ad esempio nel campo dell'energia solare. Ovviamente dobbiamo continuare a incoraggiare la ricerca e lo sviluppo nel settore. L'Ue può contribuire con il suo bilancio, ma bisogna ricordare che l'industria, quando si tratta di investire, prende decisioni di lungo termine. Per questo, gli obiettivi europei fissati per il 2020 devono essere al più presto accompagnati da nuove priorità per i decenni futuri, così da dare il giusto segnale al settore. E: Lei per anni è stato anche un grande leader politico del Belgio. Come si sta muovendo il suo Paese nel campo energetico? GV: Durante il mio mandato come primo ministro, abbiamo liberalizzato il mercato belga dell'energia e deciso di chiudere – entro il 2025 - tutte le centrali nucleari. Tuttavia, oggi i prezzi dell'energia in Belgio sono tra i più elevati in Europa a causa della posizione dominante di Electrabel GDF Suez. Cosa che si ripercuote sugli investimenti in infrastrutture moderne e in energie rinnovabili. Solo il 3% del consumo di energia belga viene da fonti rinnovabili e la dipendenza energetica del Belgio è ancora troppo elevata.
E: Il campo dell'informazione potrebbe essere d’aiuto conducendo un'opera di sensibilizzazione? GV: è importante che i consumatori siano consapevoli della provenienza dell'energia che consumano e delle conseguenze ambientali ed economiche delle proprie scelte energetiche. Sfortunatamente però è proprio la chiusura dei mercati energetici in gran parte del mondo che non permette ai consumatori di scegliere un fornitore con cognizione di causa. L'attività di sensibilizzazione è tanto importante quanto la produzione di energie rinnovabili, l'efficienza energetica e la riduzione dei consumi. Una maggiore apertura dei mercati e una maggiore trasparenza dei prezzi potrebbe aiutare molto. E: La ricerca scientifica, insieme ad efficaci investimenti economici, porterà realmente l'Europa ad avere un 20% del fabbisogno energetico prodotto da fonti rinnovabili nel medio termine? GV: La ricerca e sviluppo sono di vitale importanza, e questa è una area dove il bilancio dell'Ue può fare la differenza. Il totale degli investimenti in ricerca e sviluppo sulle rinnovabili è ancora relativamente ridotto rispetto ad altre forme tradizionali di energia. Servono più ricerca e sviluppo per assicurare che il progresso non si fermi e per mantenere l'industria green tech competitiva in Europa.
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Il mondo di Corrente ITALIA-USA “GREEN ECONOMY DAY” Le eccellenze italiane verso il mercato americano. di Alberto Pela
Si è svolto a New York il primo “ITALY-USA GREEN ECONOMY DAY”, iniziativa dedicata a promuovere la filiera italiana delle rinnovabili e a conoscere le opportunità offerte dal mercato americano in ambito cleantech. Quindici imprese italiane partecipanti, cinque enti e agenzie statunitensi, tre focus sugli Stati americani tra cui New Jersey, Arizona, California e trenta incontri bilaterali tra le parti. Questi alcuni numeri del primo “ITALY-USA GREEN ECONOMY DAY: when Italian excellences meet U.S. business opportunities”, svoltosi a New York lo scorso 27 settembre, promosso dal Ministero degli Affari Esteri d’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il Ministero dell’Ambiente, organizzata in collaborazione con GSE-Progetto Corrente e ICE-Desk Ambiente di New York. Il progetto ha
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dato visibilità alle eccellenze italiane attive nel settore delle fonti rinnovabili e ha permesso di conoscere le principali opportunità di investimento e di collaborazione negli Stati Uniti, attraverso gli interventi degli enti e delle istituzioni americane attive a livello federale e statale. Da parte italiana hanno partecipato le maggiori realtà imprenditoriali e scientifiche nazionali già attive o interessate ad avviare collaborazioni con il mercato americano. Numerosi i referenti degli enti pubblici americani propensi a instaurare intese con le controparti italiane. Tra questi l’American Council on Renewable Energy, che ha offerto una panoramica del mercato statunitense delle energie rinnovabili; l’U.S. Department of Energy, che ha presentato una banca dati dettagliata dedicata al sistema di incentivazione americano a livello federale e statale; il New Jersey Clean Energy Program e il Greater Phoenix Economic Council, che hanno illustrato
Progetto Corrente i numeri 2012 1.700 aderenti su tutto il territorio nazionale
8 filiere green rappresentate
20 iniziative di sistema
3000 news e bandi di gara pubblicati sul sito il sistema di incentivazione a livello statale e le opportunità di business nel comparto delle rinnovabili per le proprie regioni di competenza e il JS&Associates, che ha esposto le strategie per accedere alle opportunità dal governo federale USA in ambito cleantech. Al termine dell’evento le società italiane e le agenzie USA hanno realizzato numerosi incontri bilaterali, valorizzando le best practices e le competenze nazionali in una realtà, quella americana, tra le principali priorità di business green per le nostre imprese. Gli atti dei lavori del primo ITALY-USA GREEN ECONOMY DAY sono disponibili nel sito di Corrente http://corrente.gse. it: il progetto del GSE aperto a tutti gli operatori italiani della green economy che aggrega e valorizza l’industria di settore attraverso un programma di servizi e iniziative strategiche dedicate a promuovere il Sistema paese Italia delle rinnovabili in sinergia con i suoi molteplici partner istituzionali.
L’iniziativa Corrente “ITALY-USA GREEN ECONOMY DAY” 15 imprese italiane partecipanti
3 Focus incentivi USA
29 Stati USA con politiche di supporto e incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili
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il mondo di Corrente GENPORT
Sorgenti di energia portatili GENPORT, unità del Politecnico di Milano, ha sede a Vimercate e a West Lafayette (IN). Costituito nel 2009, ha come obiettivo lo sviluppo, l’industrializzazione, la vendita di sorgenti di energia portatile, basate sulle celle a combustibile PEM, le batterie litio, l’idrogeno solido e il fotovoltaico. Mediante l’integrazione di queste tecnologie, Genport offre soluzioni radicalmente innovative, configurabili, sicure, a impatto zero, affidabili, leggere, silenziose per la generazione off-grid in ambienti estremi. In particolare: GENIOL è una tecnologia per lo sviluppo di pacchi batteria con celle agli ioni di litio gestiti da un’elettronica (GenBMS) per il bilanciamento, il controllo, la comunicazione digitale e la ricarica. Geniol permette lo sviluppo di soluzioni conformi alle normative quali CE, UL, UN, ATEX, MIL. Attraverso un sistema di diagnostica remota via web, le batterie diventano “intelligenti” per manutenzione e logistica remota. G300HFC è un generatore ibrido indossabile e compatto, marcato CE. Combina una cella a combustibile PEM con batterie ad alta densità di energia. Anche per questo dispositivo, Genport sta mettendo a punto un sistema di monitoraggio via web per la prognostica remota. GenH2 è un generatore portatile PEM di idrogeno di elevata purezza. Può essere collegato a un sistema fotovoltaico (GenPV). Produce e accumula direttamente idrogeno allo stato solido con l'impiego di idruri metallici termoregolati
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Casa con generatori Genport ad elevata densità di energia e autonomia.
(GENH2), rendendo l'utilizzatore indipendente dall’approvvigionamento di combustibile. GENFUEL è un combustibile solido innovativo, sarà disponibile in cartucce che inserite all'interno di un mini-reattore portatile liberano idrogeno mentre è in funzione la cella a combustibile. Il composto è stato messo a punto dal Centro di Ricerca di Enea Casaccia e presso il Politecnico di Milano si è realizzato il prototipo di micro-reattore per la generazione “on demand” di idrogeno fino a 5 slpm. Dall’insieme di queste tecnologie mediante una Power Control Unit, nasce G300HPS sistema di mini-shelter portatili per la produzione continua di energia elettrica senza combustibile. Genport ha in corso sei domande di brevetto. è tra le prime aziende in grado di fornire soluzioni di generazione portatile ibride per “critical mission” con le quali le squadre di primo intervento, le forze di pace, possono estendere da un’ora a diversi giorni la durata delle operazioni. L’ambizione è di scalare la tecnologia
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verso la generazione stazionaria. A quattro anni dalla sua nascita Genport ha stabilito la propria sede negli Stati Uniti al Purdue Research Park in Indiana. In questa struttura, con la Purdue University e la supply chain hightech (che ha contribuito al progetto Apollo e in seguito dello Shuttle), Genport avvierà lo sviluppo di prodotti per l’industria militare, elettromedicale e aerospaziale. Ricerca in Italia, applicazione delle tecnologie e produzione e vendita in USA. Trainato dalla forte diffusione di elettronica portatile in diversi settori, Genport, si avvia verso un fatturato in forte crescita. L’obiettivo dei prossimi 5 anni è di raggiungere 10 milioni di Euro. Gli Stati Uniti rappresentano un’opportunità anche per lo sviluppo di un'elettronica di potenza e di ideazione di batterie in collaborazione con partner USA. Il mercato del cleantech nel settore militare si prevede che varrà circa 2 miliardi di dollari nel 2015, ed è una buona sponda per altri mercati internazionali.
GRUPPO TOZZI
Obiettivo Eccellenza Il Gruppo Tozzi, cui fanno capo aziende attive, in Italia e all’estero, nei comparti dei servizi industriali e delle energie rinnovabili, ha definito compiutamente il proprio cuore verde attraverso la costituzione di Tre S.p.A. – Tozzi Renewable Energy. Azienda pioniera nella produzione di energia rinnovabile con oltre 60 addetti. Tre vanta un portfolio di impianti in esercizio per una potenza complessiva di oltre 460 MW, orientando la sua strategia di crescita sui principi di uno sviluppo sostenibile e di un uso consapevole delle risorse energetiche. Tre S.p.A. può contare su una divisione di ricerca e sviluppo con 20 ricercatori e collabora con prestigiosi centri di ricerca italiani ed esteri, con l’obiettivo di sviluppare tecnologie finalizzate alla generazione distribuita di energia rinnovabile: dal mini eolico per ambienti urbani ed extraurbani, alle celle fotovoltaiche di terza generazione per applicazioni in bioedilizia; dall’impiego di idrogeno per lo stoccaggio e la produzione di energia alla fitodepurazione di microalghe per la produzione di biocombustibili e biogas e la depurazione di reflui civili e agrozootecnici. Il percorso compiuto da Tre S.p.A nel settore eolico di piccola taglia con la realizzazione del proprio mini aerogeneratore, prodotto e commercializzato dalla società controllata Tozzi Nord, esemplifica compiutamente il passaggio dalla R&S al mercato. TN535 è il fiore all’occhiello firmato Tozzi Nord, mini aerogeneratore ad asse orizzontale
per ambienti extra urbani, configurato sulla stessa matrice tecnologica delle turbine multimegawatt, per offrire elevate produzioni. «Abbiamo studiato un prodotto ottimizzato anche per le basse ventosità, capace di produrre energia già a partire dai 2 m/s e di raggiungere una produzione di 37.300 kWh all'anno a una ventosità di 5 m/s», afferma Grazia Ramponi, responsabile marketing Tre S.p.A. TN535 può essere connesso alla rete ed essere disponibile anche in versione stand alone per l’alimentazione di utenze isolate. L’impiego di un set di tecnologie tipicamente utilizzate per impianti maxi eolici concorre alla definizione di un prodotto in grado di garantire un Capacity Factor superiore alla maggior parte delle mini turbine eoliche disponibili sul mercato. La curva di potenza di TN535 è certificata GL Garad Hassan secondo lo standard europeo IEC61400-12 a conferma dell’alto profilo qualitativo raggiunto e soprattutto a garanzia di un sicuro investimento per il cliente, continua Grazia Ramponi, sottolineando che l’aerogeneratore TN535 è certificato anche per essere installato in UK, beneficiando delle tariffe incentivanti previste. In Italia le tariffe incentivanti contemplate dal recente decreto DM del 6 Luglio 2012 per l'eolico di piccola taglia continuano a sostenere il mercato di riferimento in costante crescita, secondo Grazia Ramponi, con una diffusione concentrata soprattutto nel Sud Italia.
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efficienza energetica
Ridurre la propria bolletta si può, anzi si deve Intervista a Luca Dal Fabbro Presidente Domotecnica di Maria Pia Terrosi Luca Dal Fabbro
Il patrimonio immobiliare italiano è obsoleto: è come se sulle strade circolassero ancora le 126 di venti anni fa. La riqualificazione energetica rappresenta una grande opportunità per la nostra economia anche in un periodo di recessione. Non solo: permette alle famiglie di risparmiare riducendo la bolletta energetica anche del 40%. Facciamo il punto sulle reali opportunità legate alla riqualificazione energetica con Luca Dal Fabbro, Presidente di Domotecnica, prima rete in franchising indipendente per le aziende di installazione che operano nel campo dell'efficienza energetica.
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E: Dott. Dal Fabbro, secondo alcune stime fatte dalla Commissione Europea, gli edifici sono responsabili di circa il 40% dei consumi energetici e conseguentemente di una larga parte di emissioni climalteranti. Contenere i consumi energetici nell’edilizia è diventato davvero prioritario in una strategia efficace orientata ad obiettivi di efficienza e sostenibilità ambientale? LDF: Credo che vadano considerati due diversi fenomeni. Se il mercato delle nuove case vive una fase di calo non è così per quello legato alla ristrutturazione. Anzi ritengo che nella riqualificazione edilizia ci sia una opportunità immensa, visto che abbiamo un patrimonio immobiliare per gran parte obsoleto e dotato di sistemi di riscaldamento spesso vecchi di decenni. Tenga presente che in Italia ci sono circa mezzo milione di condomini e in gran parte di questi ci sono caldaie che risalgono a dieci ed anche venti anni fa. In pratica è come se nelle strade italiane circolasse un parco auto vecchio, rimasto alla Fiat 126. E: Piuttosto che continuare a incentivare la produzione da fonti rinnovabili non sarebbe il momento di incentivare con maggiore efficacia anche la riqualificazione energetica, ovvero gli interventi in grado di generare efficienza e risparmio energetico? LDF: Lancio una proposta: oggi chi vuole vendere la propria casa deve avere una certificazione energetica. Si potrebbe incentivare questa certificazione, dicendo che chi riqualifica la propria abitazione, ottenendo una certificazione migliorativa, potrebbe avere un premio sulla fiscalità, ad esempio ottenendo uno sconto sull’imu. Oppure individuare - oltre agli strumenti già esistenti ovvero la detrazione del 55% sugli investimenti fatti – altre forme per premiare nel futuro chi fa
interventi importanti per migliorare la propria certificazione. Una possibilità, ad esempio, potrebbe essere di far pagare meno tasse nel passaggio di proprietà dell’immobile. E: Secondo i risultati dell’Osservatorio sull’efficienza energetica commissionato da Domotecnica e realizzato dall’istituto di ricerche Ispo, oggi il 43% dei cittadini sarebbe disponibile ad effettuare interventi di riqualificazione della propria abitazione. Ci può indicare quali sono i comportamenti virtuosi da adottare tra le mura domestiche? E quali le potenzialità di risparmio che ne conseguirebbero? LDF: Gli interventi per ottenere risparmio energetico vanno dalle piccole cose alle grandi cose. Ad esempio un primo intervento può essere l’installazione di valvole termostatiche nei termosifoni, piccoli dispositivi che permettono di graduare e controllare la temperatura nei diversi ambienti, visto che nel corso della giornata non tutte le stanze hanno bisogno di essere riscaldate in egual modo. Secondo intervento: sostituire la caldaia tradizionale con una a condensazione che permette di ridurre fino al 30% i consumi di gas. Si tratta di un bel risparmio, considerando poi che la sostituzione della caldaia è un intervento detraibile al 50%, la qual cosa permette di rientrare dell’investimento in uno, due anni. Si tratta di un investimento quasi migliore di un bot. Terza possibilità: installare il solare termico ed il fotovoltaico che per i consumi domestici, semplici 3 kW, continua ad essere un investimento da non trascurare. Infine la pompa di calore. Questi interventi, complessivamente, consentono di risparmiare dal 20 al 40% di energia, a seconda degli investimenti e delle entità. Con interventi via via crescenti, quindi si può ottenere fino al 40-50% di risparmio complessivo di energia e – in teoria - arrivare alla “casa passiva”. Anche se credo che quando si parla di riqualificazione energetica degli edifici esistenti non bisogna sognare troppo.
La Vignetta di Fama
E: Crescita e sostenibilità. In un periodo di recessione economica quale quello attuale come è possibile coniugare queste parole?
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LDF: Basti pensare che la bolletta energetica di una famiglia media italiana di 4 persone pesa l’equivalente di uno/due stipendi all’anno. Si tratta di cifre importanti nel bilancio domestico. Ridurre del 20, 40, 50% i consumi, equivale a guadagnare in un anno fino ad un intero salario. Oggi risparmiare è un dovere e un diritto, anche perché il costo dell’energia elettrica e del gas in prospettiva non è destinato a diminuire. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa per alleggerire la bolletta economica che sta diventando eccessivamente pesante e Domotecnica, con un’esperienza ventennale, 1.251 aziende affiliate in tutta Italia ed un fatturato che nel 2012 supererà i 10 milioni di euro, si candida a dare il proprio contributo.
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IL GRUPPO BANC ARIO AL CENTRO DELLE ALPI Elementi 27
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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.
A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE
Biocarburanti, competenze a MiSE e GSE Con la Legge 134 del 7 agosto scorso, di conversione del DL Crescita del 22 giugno, le competenze sul rilascio dei certificati relativi ai biocarburanti passano dal Ministero per le Politiche Agricole al MiSE, che si avvale del Gse per espletare tutte le procedure la cui nuova gestione partirà dal primo gennaio 2013. Oltre a questo, la Legge 134 indica molte altre disposizioni in materia di energia. Ad esempio relativamente all’efficienza energetica, contiene la proroga fino al 30 giugno 2013 delle detrazioni Irpef al 50% sulle spese di ristrutturazione edilizia, con la soglia di detraibilità che sale a 96mila euro.
Ricerca sul sistema elettrico, via libera al Piano 2012-2014 Promozione dell’uso efficiente delle varie fonti rinnovabili, con particolare attenzione alle infrastrutture di trasporto, distribuzione e accumulo di energia, oltre alla riconferma della ricerca nei settori del sequestro e stoccaggio della CO2 e della mobilità elettrica. Sono alcuni degli indirizzi strategici del nuovo piano triennale 2012-2014 per la ricerca sul sistema elettrico, approvato con la Delibera 276/2012/R/RDS dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, nelle funzioni del Comitato di Esperti di Ricerca per il Settore Elettrico (CERSE). Il piano, ripartito in aree di attività, prevede lo stanziamento complessivo di 260 milioni di euro, attraverso accordi di programma del MiSE con RSE, ENEA e CNR.
Decreti su incentivi alle rinnovabili elettriche e V° Conto Energia Con la pubblicazione in Gazzetta dei Decreti interministeriali (Ministeri Sviluppo economico, Ambiente e Agricoltura), sono stati definiti lo scorso 10 luglio i nuovi meccanismi di incentivazione per le Fer elettriche e il fotovoltaico. I due decreti stabiliscono un tetto annuo di incentivi di 6,7 miliardi per il Conto Energia e di 5,8 miliardi per le altre fonti rinnovabili. Le novità più rilevanti consistono nell’introduzione del meccanismo d’iscrizione ai registri oltre una certa soglia di potenza e di una maggiore flessibilità proprio nella definizione di queste soglie. Entrambi i Decreti nascono in attuazione dell’articolo 24 del D.lgs. 28/2011.
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Bollette: l’AEEG interviene per ripianare il deficit della A3 Con la delibera 383/2012/R/com, l’Autorità per l’energia ha aggiornato - per il IV trimestre 2012 - le componenti tariffarie destinate alla copertura degli oneri generali di sistema, rivedendo al rialzo anche la maggiorazione A3. L’aggiornamento rientra nel piano dell’AEEG di aumentare gradualmente il valore della A3 nel 2013, per rientrare del deficit della stessa, pari a circa 1,5 miliardi di euro. Secondo le previsioni, gli incrementi trimestrali previsti a partire dal IV trimestre 2012 per tutto il 2013, corrisponderanno ad un maggior gettito su base annuale di circa 450 milioni di euro. Rispetto al III trimestre 2012 il valore totale della componente è aumentato del 3,5%, mentre rispetto al IV trimestre 2011, si registra un incremento del 63,3%. Pertanto con i valori del IV trimestre 2012, una famiglia media paga circa 80 euro all’anno per l’A3.
Aste CO2, 1.260 impianti italiani godono di quote di emissioni gratuite Sono circa 1.260 gli impianti italiani che, nell’ambito dello schema ETS che prevede aste per la collocazione a titolo oneroso delle quote di CO2, riceveranno quote gratuite per la fase 3 dell’Emissione Trading. In totale sono 1.370 gli impianti italiani che, secondo la lista pubblicata dal Comitato ETS, ricadrebbero nel campo di applicazione del sistema di scambio di quote di emissioni. Di questi, 108 sono impianti termoelettrici non cogenerativi. Tali impianti dovranno approvvigionarsi della totalità delle quote necessarie a coprire le proprie emissioni ricorrendo alle aste, indette a livello europeo. Nel periodo 2013-2020 ai restanti 1.262 impianti, inclusi gli impianti termoelettrici in assetto cogenerativo che riceveranno quote gratuite per la sola produzione di calore, dovrebbero essere assegnate complessivamente oltre 780 milioni di quote di emissione a titolo gratuito: in media circa 97,5 milioni di quote l’anno.
Con il Decreto 179, più investimenti per infrastrutture e stoccaggi Accordi tra i Ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico in materia d’infrastrutture energetiche, nuove concessioni per gli stoccaggi del gas e agevolazioni fiscali per lo start-up delle imprese innovative, coperte con le risorse del Fondo della Cassa Conguaglio. Queste alcune delle novità contenute nel Decreto 179/2012 “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 19 ottobre.
Titolo V della Costituzione, si cambia. Energia solo allo Stato L’energia non sarà più materia concorrente Stato-Regioni, bensì un settore ad esclusivo appannaggio dell’amministrazione centrale. È questo l’ambizioso intento del Disegno di legge approvato il 9 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri, che si propone di riportare la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale di energia sotto il solo controllo dello Stato, come da numerose richieste pervenute dal mondo industriale. L’intervento, si legge nella nota di Palazzo Chigi, “è stato disposto alla luce delle criticità emerse nel corso degli ultimi anni”. Il Ddl costituzionale dovrà effettuare due passaggi per ogni ramo del Parlamento.
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storie dal mondo dell’energia
Io che ho anticipato il futuro Giuseppe Tecco
Giuseppe Tecco racconta Fondatore di Agroindustria di Roberto Antonini Un entusiasta lo riconosci dallo spirito con cui parla, dalla serenità quasi allegra con cui ti racconta il suo mestiere. Giuseppe Tecco è uno di questi: oggi si strologa su come non impattare con le biomasse agricole sulla produzione alimentare, lui ha trovato la soluzione da 26 anni. Ecco come racconta la sua storia ad Elementi.
E: Da 26 anni vi occupate dell'utilizzo dei sottoprodotti agricoli, tema che in molti scoprono solo oggi, per non impattare con le bioenergie sulle produzioni alimentari. Come ci si sente a stare da 26 anni nel futuro? GT: Mi sento felice, soddisfatto, pieno di voglia di scoprire. Le risorse della natura sono davvero infinite. Non possiamo sentirci in affanno, in quanto vi sono risorse per tutti. E: Ci racconti la sua azienda. GT: Agrindustria nasce nel 1985 con lo scopo di riutilizzare gran parte dei prodotti secondari di madre natura posti sul nostro territorio. Il compito è stato - ed è - quello di puntare gli occhi su quanto esiste intorno a noi, organizzare la raccolta dei
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biomateriali, gli stoccaggi, la trasformazione con metodi fisici e non chimici. Ottenuti i prodotti (granuli, farine, microgranuli, pellet, scaglie, biocariche micronizzate, criomacinate e così via) si passa alla ricerca del cliente, dell'utilizzatore. La maggioranza dei tecnici nelle fabbriche e nei centri di ricerca tende a inserire i prodotti rinnovabili nelle loro mescole, nei processi produttivi. I nostri granuli, pellet, fillers, farine micronizzate, sono presenti in un'infinità di prodotti: vibro finitura e trattamento superfici metalli (granuli di gusci nocciola, di gusci di frutta secca, di tutoli di mais), lettiere per animali da compagnia (tutoli di mais), combustibili vegetali (pellet per stufe e centrali termiche), fillers per plastiche Wpc - Wood plastic -composite (segatura, bucce, noccioli, gusci, eccetera), energia elettrica e termica con cogenerazione (cippato di legno). E: Lei afferma che “Il rifiuto in natura non esiste”: quali sono i principali 'rifiuti inesistenti' che trattate? GT: Alcuni esempi: la parte edule della nocciola è custodita in un manufatto naturale eccellente (guscio) che ha mille applicazioni, il tutolo di mais è un supporto incredibilmente complesso che sostiene i semi, e una volta smembrato dà origine ad innumerevoli prodotti. La buccia del frumento, dell'uva e di altri prodotti protegge la vita del seme con un intreccio di fibre e sostanze da rimanere sbalorditi. Se si scompone in parte tale intreccio, si creano nuovi prodotti con disparati usi. E: Con le biomasse (scarti legnosi, paglia, sansa, scarti della lavorazione del riso eccetera) si può fare di tutto. L'unico problema è assicurare la quantità annua necessaria. Con gli scarti italiani ci arriviamo? GT: Sì. Dobbiamo attivarci con la "coltivazione" dei boschi, con programmazione, con intelligenza nel gestire "la foresta che cresce", con la manutenzione del territorio. Pensiamo anche ai sarmenti delle potature dei frutteti, vigneti e quant'altro.
E: Quanto è importante il 'chilometro zero' nell'utilizzo delle biomasse? Fa parte della vostra filosofia il legame con il territorio? Quali economie di scala possibili? GT: è importante il " chilometro zero" ma non lo considererei essenziale. Certamente occorre, in primis, valorizzare i prodotti del proprio territorio che, tra l'altro offre sempre in abbondanza di tutto. I territori sono ricchi e uno scambio di materiali tra i territori è molto utile a far crescere l'inventiva, la conoscenza, le applicazioni. Estremizzo con un esempio: preferisco sviluppare un prodotto con la fibra di cocco che sono obbligato ad importare, che utilizzare qualche derivato non rinnovabile. In altre parole: la materia prima vegetale, in questo caso, arriva da lontano ma è rinnovabile (la fabbrica della natura l'anno dopo mi dona altra materia prima). E' meglio mettere a punto prodotti rinnovabili con materie che giungono da lontano che materiali non rinnovabili ma a "chilometro zero". E: Rinnovabili termiche: quanto sono importanti per il nostro Paese? GT: Le energie rinnovabili sono superstrategiche. Dalle biomasse si potranno sviluppare moltissimi impianti sul territorio arrivando così alla vera micro generazione distribuita. Si valorizzeranno gran parte dei prodotti vegetali, cogenerando, in modo distribuito, con reti intelligenti, non impattando, creando occupazione e ricchezza per il Paese e evitando importazioni. I microimpianti (max 999 KWe) a combustione e a gassificazione dovranno essere veramente incentivati in quanto svolgeranno una funzione sociale. Consideriamo che da un impianto di pirogassificazione si ottiene oltre all'energia elettrica e termica il biochar (carbonella vegetale) che contiene il 50% di carbonio, corregge l'acidità dei terreni, li riscalda, li rende più soffici, li fa produrre di più. Una vera manna per i terreni impoveriti di carbonio, in seguito all'agricoltura intensiva.
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Bizzarre energie La bio plastica? La fanno i batteri
Un metrò d’energia
Minerv – Pha è la prima plastica ecologica, ideata da due imprenditori italiani dell’azienda Bio-on. Si tratta di un materiale ottenuto da alcuni batteri che nutrendosi di sughi di scarto della barbabietola da zucchero accumulano al loro interno una sostanza plastica, utilizzata come fonte di energia. La sostanza una volta estratta ed essiccata, viene trattata per la produzione di materiale plastico non dannoso per l’ambiente. Infatti questa plastica ecologica è in grado di biodegradarsi in 10/40 giorni, in acque di fiume o di mare senza rilasciare veleni. Un sacchetto di plastica tradizionale ha un periodo di biodegrazione di circa di 500 anni. Attualmente un’importante società di produzione di zucchero ha dato il via all’edificazione del primo impianto di produzione di Minerv-Pha, che avrà la forma di un batterio e sarà attivo dal 2013.
Un po’ d’energia a "dosso" Si chiama Underground Power, è un progetto made in Italy che riguarda la creazione di dossi capaci di immagazzinare l’energia cinetica delle auto in movimento. Con questo sistema i dossi presenti nelle aree urbane non avranno solo la funzione di limitare la velocità delle auto, ma anche quella di catalizzatori energetici. Con un ricavo di circa 100.000 kwh annuali, mentre si potrebbero raggiungere i 6.300kwh se i dossi fossero disposti in corrispondenza dei caselli autostradali sull’intera rete nazionale.
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A cura di Sallie Sangallo
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Un’azienda di trasporti della Pennysilvania (SEPTA) studiando le auto ibride che utilizzano la frenata come ricarica elettrica, è riuscita a sviluppare un congegno simile, adatto ai treni metropolitani. Ogni qualvolta la metro si ferma accumula energia che viene immessa in rete attraverso le smart grid e venduta. In questo modo l’azienda ha la possibilità di trarne un guadagno riducendo i costi degli utenti e della collettività. Attualmente il sistema è utilizzato su una sola linea di Philadelfia e prevede un risparmio di energia pari a 190 mila dollari l’anno e un ricavo che va dai 75 ai 250 mila dollari, derivante dalla vendita dell’energia in eccesso.
La spugna lava mare L’Istituto di Tecnologia Italiana di Genova ha creato una spugna capace di assorbire gli olii filtrandoli dall’acqua. La presenza di questo tipo di spugne potrebbe rappresentare una delle soluzioni all’inquinamento dei mari e dei fiumi a seguito di incidenti navali o industriali. Soluzione economica in quanto si tratta di poliuretano che viene rivestito da nano particelle con proprietà oleofile e idrofobiche, che consentono di assorbire una quantità pari a 13 volte il loro peso. Inoltre le spugne possono essere manovrate a distanza in quanto le molecole che le rivestono rispondono a campi magnetici, per cui sarà semplice farle galleggiare nei luoghi in cui vi è maggiore necessità.
Energia spaziale
Pedala, illumina, rieduca
Secondo un recente studio della Washington State University la realizzazione di un satellite in grado di catturare vento solare potrebbe soddisfare un multiplo di tutto il fabbisogno energetico terrestre. Il vento solare è composto da un flusso continuo di particelle, in prevalenza protoni ed elettroni, che per la velocità variabile e l’alta temperatura sono sfuggite alla gravità del sole e si disperdono nel sistema solare. Un filo di rame caricato elettronicamente potrebbe catturare le particelle energetiche, ma l’unico limite sarebbe rappresentato dalla trasmissione dell’energia sulla terra. La soluzione? La creazione di un raggio laser in grado di trasportare il “carico di energia”. Ma i costi sono ancora elevati e si avrebbe una perdita parziale di particelle energetiche.
Projeto Luminar è l’iniziativa di un carcere brasiliano che ha il duplice obiettivo di produrre energia pulita e rieducare i detenuti. Coloro che hanno mostrato una buona condotta possono lasciare la cella per 10 ore, otto delle quali le passeranno in sella a biciclette collegate in rete da uno speciale dispositivo, le cui pedalate produrranno energia che illumina le via del paese. Inoltre ogni detenuto avrà lo sconto di un giorno di pena per ogni 16 ore di pedalata. Un progetto positivo che attualmente coinvolge 130 penitenziari brasiliani, ma se ne ipotizza la diffusione in altri paesi.
Spalle energetiche Si chiama Voltic Offgrid è lo zaino dotato di batteria da 60W ricaricata ad energia solare. I pannelli solari che ricoprono la parte esterna sono collegati a vari attacchi con differente voltaggio, a seconda della quantità di energia che necessita il dispositivo da ricaricare (5V, 12V, 16V, 19V). Se il sole latita, è sufficiente collegare lo zaino a una presa elettrica e potremmo ugualmente uscire con ”l’energia in spalla”.
Gira il mondo con il sole Si chiama Tûranor PlanetSolar (società PlanetSolar SA), è un catamarano ricoperto da 537 mq di pannelli solari, che gli consentono di viaggiare a una velocità di 8-14 nodi e consumare 22kwh (stessi consumi di uno scooter). L’imbarcazione a impatto zero è stata ideata e, in parte finanziata, da un eco-esploratore tedesco Raphael Domjan, e lo scorso maggio è diventata il primo veicolo alimentato a energia solare che ha circumnavigato la terra. La sua capienza è di 400 persone e può viaggiare anche di notte grazie alle batterie che accumulano l’energia prodotta dai pannelli.
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energia del pensiero
Il futuro è “L’uomo è nell’inganno. Ogni suo pensiero o atto è a quello aperto. Così inganna la vita. Ma essa non tarda a rifarsi, ingannando il suo inganno”. (André la Roche)
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ai piedi delle madri Un caffé con Pietrangelo Buttafuoco Scrittore, giornalista, Presidente del teatro stabile di Catania Solo coloro che saranno in grado di reggere una soglia d’attenzione lunga, distesa, lenta e che avranno la capacità di riflessione, di profondità di pensiero e di estasi estetica, saranno l’elite di domani. La scuola della democrazia e del conformismo italiano è un’officina di rieducazione ideologica. Dobbiamo evitare la supremazia dell’uomo sull’uomo. La nuova arma di distruzione di massa non è la bomba atomica, ma la menzogna. L’Italia si riprenda la sovranità geografica.
di Romolo Paradiso Ho riletto “Le uova del Drago” per la seconda volta, questa estate a Pantelleria, mentre il vento, il rumore del mare, la fragranza del passito e gli occhi neri di una picciotta invitavano al sogno. L’ho riletto d’un fiato, come si fa con le opere che sanno catturare l’attenzione del lettore, facendolo sentire parte della storia, personaggio tra i personaggi che gravita silente tra gli anfratti dei loro pensieri, dei loro sogni, delle loro speranze, delle loro emozioni. “Le uova del Drago” è stato il libro che ha fatto conoscere al grande pubblico Pietrangelo Buttafuoco, un siciliano dai tratti normanni ma saraceno nei sentimenti e nei pensieri, innamorato della sua terra, ma da essa deluso per essersi perduta, come facile madonna, tra le braccia dell’inedia. Nelle sue vene scorre il verbo del politicamente scorretto, un prezzolinismo necessario per guardare l’uomo e il mondo senza i paraocchi del conformismo e del servilismo, padroni delle epoche decadenti, come la nostra.
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E: Buttafuoco, l’odierna letteratura sembra soffrire di una povertà di idee e di linguaggio. I libri durano il tempo di un momento e così gli scrittori. Quali le cause? PB: Quella scritta è ormai lingua morta. Me ne sono reso conto sia come scrittore, sia come uomo di teatro. Nel senso che c’è un pubblico sempre più ristretto che legge o si interessa alla cultura. La gente è stanca, annoiata, distratta. E la lingua si ritrova senza pulsioni, incapace di creare attenzione. Il libro sembra avere un destino segnato. Chissà, forse un giorno lo ritroveremo tra i merletti delle vecchie zie.
La gente è stanca, annoiata, distratta. E: Internet, i social network hanno contribuito a impoverire il linguaggio parlato e scritto e frenato il fiorire di storie di spessore? E cosa dobbiamo aspettarci in futuro in conseguenza del loro sempre più forte impatto sulla cultura societaria? PB: Non credo che i così detti nuovi media abbiano contribuito ad abbassare la qualità del linguaggio. Come dicevamo, c’è una soglia di attenzione da parte del pubblico sempre più ristretta verso i mezzi di cultura “tradizionali”, ma questa non è la causa del problema. Un tempo si pensava che la nascita della televisione avrebbe portato alla fine della radio, poi si è visto che così non è stato. E si sbagliava a pensare che la televisione avrebbe ucciso il cinema. Lo stesso dicasi per internet e gli altri nuovi mezzi di comunicazione, che non uccideranno il libro o stravolgeranno il linguaggio. È qualcosa d’altro la causa di un eventuale depauperamento del linguaggio, del pensiero, del libro, del teatro e via dicendo. È un problema tipicamente occidentale legato alla logica del consumo. Tutto viene fagocitato, non si gusta, non si apprezza fino in fondo. Non lo si metabolizza. Usiamo e gettiamo ogni cosa. Pure la cultura. Tutto è breve. Anche il pensiero, che viene privato di spessore e di vitalità. In un’altra parte del mondo, invece, questo problema non c’è. Non abbiamo compreso che solo coloro che saranno in grado di reggere una soglia d’attenzione lunga, distesa, lenta e che avranno la capacità di riflessione, di profondità di pensiero e di estasi estetica, inevitabilmente saranno l’elite di domani.
come Sciascia e Bufalino, per esempio. Se dovessi fare un nome di uno scrittore siciliano interessante, di questo momento, direi senza dubbio Ottavio Cappellani, poco conosciuto in Italia, ma famoso e apprezzato all’estero. E: Le antologie di letteratura italiana delle scuole medie superiori, così come i corsi di studio nelle facoltà di lettere sono infarciti dei soliti autori: Moravia, Calvino, Morante, Pavese, Pasolini, Soldati, Silone e compagnia bella. Tutti indossanti la stessa casacca politica. È possibile che non ci si riesca a togliere di dosso il condizionamento fazioso della politica sulla cultura? È concepibile ancor oggi disconoscere chi ha lasciato una traccia forte nella nostra letteratura solo perché non aggreppiato a una fazione, ma unicamente al senso e al valore del proprio lavoro? PB: Esiste - purtroppo - nelle scuole e di conseguenza nella società, un luogo comune che individua alcuni scrittori come i soli capaci di aver fatto letteratura in Italia. Non c’è stata e non c’è la volontà di allargare l’orizzonte, pure vastissimo, che farebbe apparire altri e altrettanto validi scrittori. Per esempio, si dice che Pier Paolo Pasolini sia stato un grande poeta. Questo certamente lo possiamo sottoscrivere. Ma il rischio grosso che si è corso - e che si corre - è che nessuna ragazza, nessun ragazzo sa che c’è dell’altro. C’è la grandezza immensa di Dino Campana, autore che pochi insegnanti sanno spiegare e far amare e non sanno neppure chi è Lucio Piccolo e disconoscono le sue meravigliose e allunate poesie, perché la scuola della democrazia e del conformismo italiano è un’officina di rieducazione ideologica. E poi, tutta quella meraviglia di patrimonio semianalfabeta che è lo “spontaneismo popolare” viene conculcato con delle formule baggiane attraverso cui l’italiano medio è preparato, tutt’al più, per affrontare il pomeriggio di Maria De Filippi, non per arricchire la conoscenza e il sapere.. E: Ci suggerisca un libro e un autore che secondo lei merita di essere riscoperto, studiato e assimilato. PB: Ne ho letto di recente uno molto particolare, una specie di canto veda applicato al periodo intorno all’unità d’Italia, che dà l’imprinting di quella che poi diventerà la metafora della camorra napoletana. Lo ha scritto Francesco Palmieri, un orientalista, ed è intitolato “Il libro napoletano dei morti”, speculare a “Il libro tibetano dei morti”, costruito interamente sulla figura mirabile di don Ferdinando Russo, musicista, paroliere, compositore, giornalista, amato dalle donne e dalla vita, che seppe essere in quel frangente, non dico la coscienza critica, ma colui che poté dire una volta per tutte, quante cretinate ci fossero nella filosofia di don Benedetto Croce.
E: Giordano Bruno Guerri dice che lei è uno scrittore con la “S” maiuscola. Buon erede di quella scuola siciliana che ha dominato e influenzato la letteratura di tutto il mondo. Oggi però un po’ meno presente. Perché?
E: “Le uova del drago”, un suo libro di successo di qualche hanno fa, aveva come base una storia vera, ma poco conosciuta. Ci sono pagine della nostra storia recente che secondo lei andrebbero rese note o riscritte perché non conformi alla realtà dei fatti?
PB: Nei primi cinquemila anni la Sicilia ha espresso tutto quello che c’era da esprimere. Abbiamo dato vita alle cose più belle e mirabili dell’arte, della letteratura, della poesia, dell’estetica, della gastronomia e di tanto altro ancora. Il problema nasce dalla fine della seconda guerra mondiale. Da quel momento si è assistito a un lento e graduale declino. Con alcune eccezioni,
PB: Personalmente non so se quella scritta e raccontata sia più o meno vera di quella non raccontata. So però che noi italiani ci trasciniamo addosso, come le lumache la loro casa, la condanna che avevamo letto tra le righe a scuola, pronunciata da Pirro: “guai ai vinti!”. Non sapremo mai la verità che c’è nella storia. Non abbiamo la fortuna di essere intellettualmente liberi come segue a pagina 88
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lo sono stati i russi, per esempio, capaci di contenere dentro la loro storia tutto quello che la riguarda, dai zar all’Unione sovietica, fino ai giorni d’oggi. È impensabile che da noi si possa fare un racconto corale di quello che è stata l’Italia. Tanto è vero che alla “sfilata” del 2 giugno, è emersa perfino la paura dello scudo sabaudo. Fa impressione a ripensarci. Ho trovato - invece – elegante, coraggioso e degno dello stile che contraddistingue l’uomo, la dichiarazione di Eugenio Scalfari che ha ricordato che lui a suo tempo votò per la Monarchia. E: Anche Montanelli lo fece… PB: Già, anche lui! E: Che bella la Sicilia medievale, quella di Federico II, crogiolo fiorente di diverse culture e religioni, archetipo di una società mai più realizzata e a cui oggi non si è capaci di guardare con serietà di pensiero e intenti. Perché? PB: Ma ancora più bella era la Sicilia musulmana. Tanto che Federico II dovette recuperare quel mondo saraceno che aveva sconfitto. Un po’ come quando Roma conquista Atene per esserne a sua volta conquistata. Le vestigia di quella Sicilia, a cui guardiamo con ammirazione, sono in gran parte arabe. La cattedrale di Palermo altro non è che una tra le più belle moschee mai realizzate. Perfino la cassata siciliana è un racconto di una vita saracena, alla quale i normanni aggiunsero quell’orrenda glassa zuccherosa che un po’ ne guasta il sapore. Oggi non siamo capaci di riprodurre quel meraviglioso modello di convivenza tra le diversità religiose e di pensiero perché siamo più gretti, lontani dalla cultura e dal suo valore. Abbiamo smarrito anche il rapporto cavalleresco che portava gli avversari a rispettarsi, come persone, esseri capaci di pensiero e di emozioni. Ora nell’altro non vediamo la diversità che aiuta a pensare, a riflettere, a smuovere il dubbio, ma solo un nemico da annientare. L’orrendo finale della seconda guerra mondiale ne è un esempio. Il nemico trasformato in un imputato. È una aberrazione, un’oscenità l’idea che se perdi la guerra devi essere processato dai vincitori. Winston Churchill, a questo proposito, se ne uscì con la famosa battuta: “Una volta che abbiamo costituito Norimberga, la prossima guerra dobbiamo vincerla ancora noi, altrimenti ci tocca essere processati”. E: Carl Schmitt, tra i più grandi studiosi del diritto, che fu processato dagli angloamericani per presunto collaborazionismo con i nazisti, descrive bene questo concetto nel suo libro “Ex Captivitate Salus”. PB: Sì, lo ricordo.
E: Ernst Jünger nel libro “Il nodo di Gordio”, scritto negli anni ’50 e riedito qualche anno fa per da “il Mulino”, nel quale appare anche un contributo di Carl Schmitt, afferma che la differenza tra il mondo occidentale e quello orientale, tra i quali il famoso nodo si pone, sta nella valutazione che si dà della libertà. Quanto è attuale questo concetto? PB: Dico con estrema sincerità che il senso di libertà che ho vissuto nel mio soggiorno a Il Cairo è molto più forte di quello che si possa respirare nel così detto Occidente. Tanto è vero che le censure, le chiusure mentali, i riflessi condizionati i luoghi comuni che si sovrastano, lì non li ho trovati. Ricordo perfettamente l’atmosfera che si respirava all’università di al-Azhar, molto più stimolante, molto più ricca di fermento di quella che si può respirare a Oxford o a Cambridge, nelle nostre università o in quelle americane. Certamente l’appecoronamento per tramite di conformismo lì non lo trovi. E: Perché? PB: Per il radicamento spirituale saldo che c’è. Tanto forte è l’identità, il radicamento, tanto più si è liberi, non si ha paura di confrontarsi con l’altro, con tutto ciò che arriva da fuori. E: Edgar Morin sull’Unità di qualche mese fa ha scritto che occorre andare al di là del dualismo Conservazione-Rivoluzione, ormai sterile, ma tendere a combinare Conservazione e Rivoluzione. È la rivincita del pensiero rivoluzionario-conservatore di Junger, Heidegger, Gentile, Unamuno, Ortega Y Gaset su quello marxista? PB: Non so rispondere. Me la cavo con un insegnamento di Ruhollāh Mustafa Mosavi Khomeyni, che diceva: “per le vicende terrene non si deve dimenticare che di vicende terrene trattasi, per cui non possiamo costruire un paradiso in terra. Altro risultato non avremmo che un inferno”. È un tentativo di avvicinarsi ai modi migliori, più adatti alla natura umana. La cosa che dobbiamo evitare è la supremazia dell’uomo sull’uomo. Stiamo vivendo un periodo che definirei di anteguerra. La guerra si sta preparando. Da un lato abbiamo un mondo fatto di furbizie, di egoismi, di materialismo, dall’altro c’è un sentimento della vita che forse ci sembra inaudito, perché inadeguato rispetto ai nostri parametri. Purtroppo, ci troviamo in una fase della storia epocale, non per retorica ma per una serie di conseguenze fattuali. La nuova arma di distruzione di massa non è la bomba atomica, ma ancor peggio, la menzogna! Quando noi ci lasciamo invadere dalle notizie, veniamo devastati dalla menzogna. Non conosciamo il fatto così come si è verificato, ma come lo si è interpretato, attraverso la lente dell’appartenenza ideologica. Non sappiamo cavarne un minimo di verità. Cosa sta accadendo veramente in Siria, in Libia? Non lo sappiamo. Siamo annebbiati dall’orgia ermeneutica. La menzogna è un colpo di pistola sparato al nemico armato di spade. segue a pagina 90
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“Il futuro è ai piedi delle madri, di un destino dove ognuno racconterà se stesso sulla base delle proprie radici” E: Raffaele La Capria parla di concettualizzazione dell’evidenza, come malattia feroce di questi tempi. Il primo passo per negare la verità e il suo valore. PB: È quanto di peggio ci possa essere. E: C’è ancora spazio per nuove idealità? E se sì, quali condizioni occorre porre in essere? PB: Credo di sì, ma partendo da un’intesa. Avere la consapevolezza di uno spazio geografico e dare quindi a esso la sovranità. Quello che succede nel nostro cortile italiano è la conseguenza di uno spazio geografico e neppure tanto esteso, senza sovranità politica. Dove nessuno degli attori ha la possibilità, la capacità e soprattutto l’autorità di determinare delle scelte. Direi che siamo ritornati ad essere un’espressione geografica. Ora come ora, di sicuro non c’è la possibilità di raccontare l’Italia se non come luogo di periferia, di deriva, di risulta. E: Riuscirà l’uomo a riprendersi il dominio sulla tecnica, la finanza, l’economia, e tornare protagonista con un pensiero che sappia coniugare senso dell’umanità e equo sviluppo sociale ? PB: Dobbiamo riuscirci. Pena la fine dell’Occidente, che deve saper anche guardare e apprendere da culture e mondi a esso estranei. Penso all’Iran, regione dove non si sono seguiti i parametri dell’illuminismo, del giacobinismo, della secolarizzazione. Una realtà che non è solo la sublime teologia sciita, ma un luogo dove il 70% della popolazione è tra i 15 e i 30 anni, dove la maggioranza dei ruoli dell’esercito, dell’industria, della ricerca scientifica e medica è nelle mani delle donne. Una realtà che però l’Occidente tende a esorcizzare, perché non ha volontà di comprendere.
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E: Il futuro sarà allora non Occidentale per cultura e visione delle cose? PB: Rispondo da saraceno. “Il futuro è ai piedi delle madri, di un destino dove ognuno racconterà se stesso sulla base delle proprie radici”. E da saraceno penso che è probabile che il futuro sarà sì saraceno, ma europeo. Perché se andiamo a ripercorrere le pagine ingiallite della storia, troviamo che ci sono state età indo-saracena, l’età normanno-saracena, l’età ottomano-saracena. Dobbiamo evitare la trappola del luogo comune e non pensare che siano solo esotismi, arabismi. È il futuro che trova la sua strada attraverso reticoli imperscrutabili, ma sfacciati, evidenti. È un po’ come quando gli dei del Pantheon presero la via di fuga da Roma e trovarono rifugio in India. Cambiarono i nomi ma non l’essenza e il senso delle divinità. La radice era la stessa. Questa è la nostra storia. E: Facciamo un gioco: ipotizziamo che le fosse concessa la possibilità di decidere i tre principi sui quali basare la rinascita della comunità umana. Lei quali indicherebbe? PB: Non lo so. L’unico formulario con cui inizio la giornata è composto da tre parole saracene che significano: "In nome di Dio!" Inch’ Allah! Buttafuoco.
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Così non si esce dalla crisi “Anche la migliore delle ideologie al contatto con l’uomo si guasta”. (Gotfried Bahuman)
Paolo Savona
il pensiero di Paolo Savona Economista e professore universitario 92
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di Giusi Miccoli
E: La crisi finanziaria ed economica ha evidenziato come sia sempre più difficile integrare economia globale e interessi locali. Ritiene che ci sia un ritorno alla rivendicazione degli interessi nazionali, nonostante la ricerca di un’integrazione economica? PS: Il prof. Guarino considera i trattati internazionali organismi biogiuridici, ossia strutture che una volta create continuano a vivere come un organismo fisico (uomo, animale, pianta) finché non vengono soppressi (come l’accordo di Bretton Woods) o si ammalano (come l’Unione Europea). Gli organismi creati dal dopoguerra hanno operato in direzione di una crescente integrazione tra le economie nazionali perché contribuivano a soddisfare gli interessi nazionali. L’arrivo di due miliardi di nuovi produttori-consumatori, quelli dei paesi emergenti, hanno inizialmente impresso una spinta allo sviluppo globale, ora invece operano più sulla ripartizione internazionale del lavoro che sul benessere di tutti e rinascono le tentazioni di difendere gli interessi in un’ottica nazionale. Quando la torta da spartirsi non cresce, la lotta diventa più dura. Non credo però che si possa ritornare al protezionismo: le minoranze possono crederlo, ma le maggioranze ritengono che questa politica non risponda agli interessi nazionali. Questo non esclude che il problema sia all’ordine del giorno dell’agenda mondiale.
E: Nella scorsa primavera ha sostenuto che “Urge per l’Italia un Piano-B per un’uscita ordinata dall’euro”. E' una strada strategicamente e realmente percorribile?
PS: Nel mio libro ho sviluppato uno schema basato sulla teoria dei giochi in cui sostengo che, se l’avversario – e siamo in un mondo di avversari – conosce ciò che intendi fare, hai già perso. Il primo punto è che noi sosteniamo apertamente che staremo nell’euro a ogni costo e perciò perderemo sui tavoli dove si cercano e decidono soluzioni. Il secondo punto è che l’infarto dell’euro poteva accadere anche contro la volontà di tutti i 17 paesi dell’eurozona e, quindi, dovevamo essere preparati, dotandoci di un Piano B. Ero certo, come lo sono ancora, che la Banca d’Italia questo Piano ce l’ha. Se non lo avesse sarei molto preoccupato sul futuro di questa istituzione, ma non ho motivo di esserlo. Il terzo punto è che l’uscita dall’euro, scelta che ho proposto di approfondire con i gruppi dirigenti, sarebbe stato anche un modo per convincerci di pagare il costo di stare nell’Unione Europea o quello di riprendersi la responsabilità E: Lei ha recentemente pubblicato un libro dal titolo "Eresie, di guidare le sorti del nostro futuro. Non mi facevo illusioni esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia". Quali perché ho più volte toccato con mano la debolezza culturale sono a suo parere due decisioni di politica economica dell'attuale e lo scarso coraggio dei nostri gruppi dirigenti. governo che considera la principale eresia e la scelta giusta? Le soluzione trovate, che soluzioni non sono, sono dovute alla paura del futuro. Si dovrebbe avere un po’ vergogna, ma non PS: Credo che si stia realizzando quello che ho scritto lo scorso mi illudo che accada. anno nel preparare la pubblicazione. Scrissi che l’euro non sarebbe morto, ma che il costo per tenerlo in vita sarebbe stato E: L'occupazione giovanile rappresenta un'urgenza politica per noi molto elevato ed è quello che sta accadendo. Che la e sociale per il nostro Paese. Come se ne può uscire? politica economica del Governo Monti era stata male impostata e avrebbe aggravato la crisi, perché aveva iniziato dalle tasse PS: Aiutando i giovani ad avere esperienze di lavoro internazionali e dalle riforme di struttura, invece di tagliare le spese e cedere senza ripetere gli schemi dell’emigrazione di bassa qualità il patrimonio pubblico: è ciò che sta accadendo. Che il rimborso a cavallo dei due secoli precedenti (ma anche senza escludere del debito pubblico attraverso avanzi del bilancio statale avrebbe queste soluzioni). Il mercato del lavoro è ormai planetario aggravato la crisi produttiva e occupazionale e ci siamo. e bisogna avere una politica dell’istruzione e formazione che Che l’economia avrebbe trovato un aggiustamento ai suoi innalzi il livello di professionalità dei giovani per consentire loro problemi, ma avrebbe lasciato la patata calda della disoccupazione di immettersi nelle fasce alte dei paesi esteri. Finché l’economia alla politica, che non è in condizione di raffreddarla e quindi non si sarà messa sui binari di ordinaria crescita risolvendo il problema sarebbe diventato sociale ed è quello che sta i problemi internazionali ancor più di quelli interni legati a accadendo. Che la politica europea fosse tale da aggravare tutte tradizioni e cultura, sperare di aumentare l’offerta di lavoro queste condizioni, avendo ideato forme di tamponamento per i giovani è un’illusione. Scambiare inoltre gli anziani con e non di soluzione della crisi in atto; tutte le decisioni prese lo i giovani una truffa sociale. confermano: fondo salva-Stati insufficiente, politica monetaria collegata alla deflazione fiscale, unione politica sostituita dall’esproprio delle sovranità senza contropartita. Significa che sono più intelligente degli altri? No di certo: solo che non sono condizionato da interessi di parte o personali e ho più esperienza pratica rispetto a molti dilettanti dell’economia e della politica.
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Professione Portavoce
La Fisica della Sobrietà (Ne basta la metà o ancora meno)
Economia senza Natura (La grande truffa)
Editore: Centro di Documentazione
I diritti della natura (Tutti i trucchi per sopravvivere al caro vita)
di Giovanni V. Pallottino,
di Ferdinando Boero,
Giornalistica, 2012, pag.111,
di Cormac Cullinan
Editore: Dedalo, 2012, pag.131,
Editore: Codice, 2012, pag. 246,
Euro 16,00
Editore: Piano B, 2012, pag.230, Euro 16,90
Euro 15,00
Euro 21,00
Conosco Mauro De Vincentiis da moltissimi anni. So della sua professionalità in campo giornalistico e soprattutto lo conosco come maestro e studioso delle logiche che guidano la comunicazione degli enti, materia alla quale si è dedicato con passione, dando alla luce una serie di pubblicazioni ricche di spunti pratici e di grande fruibilità. Adesso arriva nelle librerie la sua ultima opera: “Professione Portavoce”, edita dal “Centro di Documentazione Giornalistica”, colmando una lacuna su un argomento delicato e importante nel panorama della comunicazione d’impresa e non solo. De Vincentiis affronta il tema con la consueta scrupolosità ed esaustività, attraverso una scrittura semplice, lineare ed efficace, che rende lieve la lettura e immediata la comprensione degli argomenti trattati. Lo aiutano in questo le testimonianze contenute nel volume: quella di Vichi De Marchi, portavoce per l’Italia del World Food Programme e quella di Jaume Duch Guillot, portavoce del Parlamento Europeo.
L’Autore (avvocato ed esperto di governance) coniuga qui l’attualità politica con la filosofia, la giurisprudenza e la saggezza popolare. Un libro-manifesto di un nuovo modo di rapportarsi con la natura e con gli eco-sistemi.
Le modalità e i mezzi di cui disponiamo per ridurre gli sprechi di energia (e non solo) ci sono insegnati dalla fisica, nei suoi termini più semplici, quando la applichiamo alle situazioni quotidiane della vita comune: dal riscaldamento delle case all’illuminazione degli ambienti; dal cucinare all’uso dei mezzi di locomozione e alla gestione dei rifiuti. Per l’Autore è possibile innescare un sistema virtuoso di nuove abitudini, recuperando anche passati comportamenti di sobrietà.
Per Boero l’uomo “fa parte della natura, e le regole che inventa sono alla fine soggette alle regole della natura”. Se è vero che la natura è arrivata prima dell’economia, è altrettanto vero che oggi il mondo è governato da economisti che non sempre capiscono che l’economia deve essere un corollario dell’ecologia, e che potrà continuare ad esistere solo se saprà essere un’economia “della” (e non “senza”) natura.
di Mauro De Vincentiis
Romolo Paradiso
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Bi
Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis
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“Non sarà una corona ricevuta a fare di un idiota un grande uomo” (Montaigne)
Attività impianto
Rete elettrica
Imp. fotovoltaico
0,26 kW 0
1,55 kW 3
1,5
0
1,5
3
Analisi energia
Energia prodotta 01/09/2012 - 08/09/2012 alle 10:44
78,92 kWh
52%
40,56 kWh
Consumi
1,78 kW 0
1,5
48% 38,36 kWh
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Energia immessa Energia autoconsumata
1 Giorno
7 Giorni
1 mese
1 anno
Tutto
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10:46
10:46
Monitoraggio fotovoltaico? Basta un’App! VISUALIZZAZIONE SU TABLET O SMARTPHONE DELLE PRINCIPALI VARIABILI DI FUNZIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO* MISURE VISUALIZZATE IN TEMPO REALE: ENERGIA PRODOTTA, ENERGIA SCAMBITA CON LA RETE, CONSUMI, AUTOCONSUMO STATISTICHE DI FUNZIONAMENTO CON GRAFICI TEMPORALI E DIAGRAMMI DI TORTA GRAFICA ANIMATA, SEMPLICE E INTUITIVA APP GRATUITA
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Mp Mondo Piccolo
Gusto di lampone
E arriva l’ora del vespro. L’aria è lieve, i contorni delle cose sfumano lentamente tra il giorno che va e la sera che viene. è il momento del bilancio e lo sguardo sul tempo trascorso si fa penetrante, indagatorio, anche severo. Dove ho mancato? Cosa non ho fatto? Ho aggiunto un granello d’esperienza e di saggezza alla mia vita? Ho sorriso di me? Ho dato al mio mondo lo sguardo che merita? Ho acceso speranze e guadagnato fiducie? Ma tra le domande s’insinua improvviso lo sguardo di un bimbo, che mi lancia un sorriso e allunga la mano in cerca della mia. Mi avvicino e gli accarezzo il capo. Lui mi fissa negli occhi e dalla tasca piccina trae una caramella e me la porge. Accetto. Lo ringrazio. “è buona!” mi dice, mentre scappa via correndo. Voglio dirgli di sì, ma la sua sagoma è già tra le ombre. Riprendo il cammino gustando la caramella. è gradevole, sa di lampone. Come il sorriso del bimbo. Mi guardo attorno, il cielo s’è riempito del tramonto, gli uomini e le cose non sono che contorni scuri, come le mie domande di prima, alle quali non rispondo, aspetto ancora. Mi piace perdermi in questo gusto di lampone. lo Smilzo
Nella quotidianità della nostra lingua c’è un abuso “sconsiderato” di termini anglosassoni. Come si può accettare, leggendo i giornali, “spending review” e “credit crunch”? Perché non scrivere “revisione di spesa” e “stretta creditizia”? In un giornale ho trovato: “location”, “fiction tv”, “working class”, “master plan”, “class action” e “start up con logo e design old fashion” (riferito a un prodotto ridisegnato, nello stile del suo primo lancio). Dimenticavo. In quel giornale c’erano anche: “project bond”, “governance”, “screening”, “swicth off”, “exit strategy”, “road map”, il temutissimo “spread”, la “e-car” (l’auto elettrica) e il “mismatching” (il mancato
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Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis
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incontro tra domanda e offerta). E che dire del “dream team dell’equity brokerage”? Nelle telecronache sportive, poi, imperversano gli “extra time”, i “paddock” e i “match winner”, mentre i primi cinque di una classifica (divenuta: “ranking”) sono i “top five”. George Orwell ha scritto in Politics and the English language: “Non usare una parola straniera, un termine scientifico o un’espressione gergale, quando c’è un equivalente nella lingua quotidiana”. Domanda: Perché non applicare questa regola anche nel nostro “Bel Paese?". O dovremo risciacquare gli scritti e il parlare nel Tamigi e non più in Arno?
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Come un’orma sulla sabbia Prima di noi sugli stessi albereti è passato il vento, quando c’era vento, e le foglie non parlavano in maniera diversa da oggi. Passiamo e ci agitiamo invano. Non facciamo più rumore al mondo di quanto ne facciano le foglie degli alberi o i passi del vento. Tentiamo dunque con costante abbandono d’offrire il nostro sforzo alla Natura e di non chiedere più vita di quella dei verdi alberi. Inutilmente sembriamo grandi. Ma eccetto noi, niente al mondo proclama la nostra grandezza né ci serve se non la desideriamo. Se qui, vicino al mare, con tre ondate la mia orma sulla sabbia il mare cancella, che farà sull’altra spiaggia dove il mare è il tempo? Fernando Pessoa
Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà
E+ Energia, letteratura, umanità
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Fo La foto di Andrea Amato
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Ci occupiamo del passato Proteggiamo il presente Garantiamo il futuro
Sogin è la società di Stato che si occupa della bonifica dei
Nel Parco Tecnologico sarà realizzato il Deposito Nazionale
siti nucleari italiani e della messa in sicurezza di tutti i rifiuti
dove saranno definitivamente sistemati e mantenuti in
radioattivi provenienti dalle attività industriali, mediche e di
sicurezza i rifiuti radioattivi: un diritto degli italiani.
ricerca. Per Sogin la sostenibilità è: È impegnata nella più grande opera di bonifica ambientale della garantire
la
storia
sicurezza
del
nostro
Paese,
per
dei cittadini, salvaguardare
l’ambiente e tutelare le generazioni future. Sogin ha il compito di localizzare, realizzare e gestire il Parco Tecnologico, un centro di eccellenza internazionale in cui verranno sviluppate nuove tecnologie e progetti di ricerca per la gestione dei rifiuti radioattivi.
• responsabilità nelle scelte di oggi e consapevolezza dei loro effetti sul domani; • tecnologia, know how, salvaguardia dell’ambiente e sicurezza.
Sul sito istituzionale www.sogin.it è disponibile il bilancio di sostenibilità del Gruppo Sogin dove sono riportate le informazioni e i dati sul decommissioning e sulla gestione dei rifiuti radioattivi.
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Turi Sottile L’opera dell’artista siciliano Turi Sottile (nato ad Acireale nel 1934), è frutto di una continua ricerca che tende sempre più a perfezionare quel connubio tra la sapienza del mestiere dell’artista e le novità del linguaggio artistico contemporaneo che lo caratterizza nell’attuale panorama dell’arte. Se l’equilibrio delle masse e quello cromatico, la ricerca strutturale della tessitura, il segno che interagisce con i supporti (trasparenti, gomme, tele emulsionate e polimerizzate) sono propri delle più avanzate ricerche, l’utilizzazione di colori da lui stesso fabbricati amalgamando acrilici, pigmenti e terre, argille e infiorescenze riflette le esperienze della tradizione. Con il cromatismo, a volte violento a volte ridotto all’essenzialità del bianco su bianco, Turi Sottile evoca dinamicamente ritmi plastici e spazi profondi per sottolineare la relazione fra spazio e energia. In ogni opera riesce a mantenere vivo e costante il senso narrativo delle forme necessario alla concretizzazione dell’incontro tra la sua creatività e la capacità interpretativa del fruitore. Attraverso continue “metamorfosi” del suo linguaggio ha saputo cogliere e interpretare in modo personale, a volte anche anticipandoli, i più importanti passaggi e snodi dell’arte contemporanea (Figurativo, Realismo post cubista, Nuova Figurazione, Espressionismo Astratto, Metapittura) per pervenire a quelle “forme”, ottenute riducendo il colore alla sua naturale funzione espressiva, che fanno di lui uno dei più interessanti autori della sua generazione. Per comprendere appieno la sua pittura è necessario, come recitano due suoi aforismi “usare tutti i sensi in tutti i sensi” perché “lasciando aperta la porta all’intelletto tutto può succedere”. Nel suo lungo peregrinare per confrontarsi con le esperienze maturate da artisti di ogni parte del mondo ha allestito, dal 1958 ad oggi, oltre settanta personali in varie nazioni d’Europa, in America Latina, in quella Centrale e in quella del Nord, in Cina, in Giappone, in Australia e in Africa, paesi dove è stato anche docente di pittura contemporanea europea, e ha partecipato ad oltre cento Rassegne Internazionali e Premi.
Acquerello 1985
Co Copertina a cura di Vittorio Esposito
Turi Sottile
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In collaborazione con
ENEL CONTEMPORANEA PRESENTA “BIG BAMBÚ” DI DOUG E MIKE STARN. ENERGIA, ARTE E NATURA: UN LEGAME INDISSOLUBILE. A volte, entrare in contatto con l’arte può offrire un momento indimenticabile, un’esperienza destinata a durare per sempre come la grande installazione in bambù dei fratelli Starn. Dall’11 dicembre Enel vi invita al MACRO Testaccio: preparatevi a vedere la città da un nuovo punto di vista. Scoprirete che quando l’energia dell’arte incontra la forza della natura, lo spettacolo è senza tempo. enelcontemporanea.enel.com