Elementi 37 - Aprile - Luglio 2016

Page 1

Silvia Velo

Salviamo il mare nostrum Guido Bortoni

Arriva la rivoluzione dei contatori Giuseppe Tannoia

Centrare gli obiettivi di efficienza energetica Christiana Figueres

Aria più pulita dopo accordo Parigi Gilberto Dialuce

Il futuro è delle rinnovabili, ma ora c’è il gas Anne Houtman

Un’Europa unita con reti intelligenti Vittorio Sgarbi

Elementi fa cultura: un esempio da imitare Alberto Angela

Divulghiamo l’energia della conoscenza

Periodico del GSE Aprile - Luglio 2016

Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

La trasparenza sia cultura della Comunità

Elementi

Raffaele Cantone

Padre Enzo Fortunato

La fragilità ci salverà

SPECIALE RAEE

37


A L Mo L A A i D N ù E i T Di P SiEME oT E T E L Voi VoA CARTA. iN Vi. i VoSTR Gi ESCLUS G VANTA S

AS E D I G HARiN

Carta Oro Exclusive: un Personal Assistant, un innovativo Servizio Protezione d’Identità che ti avvisa se i tuoi dati personali sono a rischio di utilizzi fraudolenti e molti altri vantaggi.

intesasanpaolo.com Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali della Carta di credito Oro Exclusive fare riferimento ai Fogli Informativi disponibili presso le filiali e sul sito internet delle banche del Gruppo Intesa Sanpaolo. La vendita della Carta è soggetta ad approvazione della banca.


l’Editoriale di Andrea Peruzy*

TEMPI INTERESSANTI Quando sono entrato nel Gruppo GSE per ricoprire la carica di Presidente e AD dell’Acquirente Unico, mi è stata affidata la missione di accompagnare la Società in un percorso di trasformazione che sta interessando tutto il sistema energetico, e di cui il superamento del servizio di Maggior Tutela è solo il passaggio più vistoso: lo spostamento di venticinque milioni di clienti in due anni da un servizio, svolto sì a condizioni di mercato ma senza che il singolo debba interessarsi della scelta, a un servizio in cui il cliente deve decidere il proprio fornitore sul mercato. E tutto questo dovrà avvenire senza incidenti per nessuno. Non per i piccoli consumatori cui dovrà essere garantita una qualità del servizio e una efficienza dei prezzi almeno paragonabili a quelle attuali. Né per le imprese che, acquisendo e perdendo questi clienti, affronteranno costi e complessità gestionali. Acquirente Unico però non acquista solo energia per milioni di clienti, ma fornisce loro anche due servizi essenziali: le attività di “assistenza al consumatore” e quelle del Sistema Informativo Integrato, una sorta di vero e proprio cervello del sistema. Nelle ore in cui scrivo si apprende che l’Antitrust inglese vorrebbe istituire un equivalente del SII per incrementare la competizione nel segmento retail - scarsa anche in un mercato consolidato come quello britannico - attraverso l’apertura e la condivisione dei database dei singoli operatori, la cui gestione sarà affidata a un soggetto terzo.

decidendo in questi mesi, non solo attraverso i provvedimenti legislativi in itinere, ma anche attraverso il lavoro quotidiano di tutti noi. Perché spesso la legge non fa che dare una veste compiuta alle intuizioni e alle buone pratiche che l’efficienza e la competenza sanno mettere in campo. La differenza la fanno sempre le persone. Sono certo che la differenza che faremo, assieme, sarà positiva per tutti.

*Presidente e AD di Acquirente Unico

Ci troviamo dunque a vivere, tutti noi del Gruppo GSE, i proverbiali, “tempi interessanti”. Verso quale assetto va il sistema energetico italiano? Quale sarà il nuovo modello di sviluppo delle fonti rinnovabili? Quale mix di generazione alimenterà il Paese tra dieci anni? Il mercato vedrà ancora la centralità del prezzo spot o la liquidità si sposterà su meccanismi diversi e meno volatili? Le risposte si stanno

Elementi 37

3


Direttore Responsabile Romolo Paradiso Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 In redazione Gabriella Busia Maurizio Godart Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Claudia Delmirani Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Hanno collaborato a questo numero Simone Aiello Andrea Amato Roberto Antonini Luca Barberis Stefano Besseghini Edoardo Borriello Alessandro Buttà Libero Buttaro Fausto Carioti Enrico Cingottini Luca Colasanti Stefania Concari Maurizio Cuppone Emanuele Del Buono Mauro De Vincentiis

Vittorio Esposito Liliana Fracassi Jacopo Giliberto Giacomo Giuliani Roberto Laurenti Piergiorgio Liberati Roberto Lucchini Fabrizio Mariotti (la vignetta di Fama) Gabriele Masini Ilaria Proietti Sallie Sangallo Maria Pia Terrosi Elena Veronelli Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Adn Kronos (Prometeo) Anev Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Bartucci S.p.A Ke energia sviluppo Centro Documentazione Giornalistica Cobat Electrade S.p.A. HFV Italia Energia Jinko solar Northen Power Pianeta Terra Punto Com QualEnergia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Staffetta Quotidiana

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski n.92 00197 Roma Editore GSE

Elementi è distribuito presso le principali rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.

Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte.

Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

In copertina Galileo Galilei 2015, bronzo h120cm di Enrico Benaglia Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

Chiuso in redazione il 21 marzo 2016

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 - 00197 Roma T +39 0680111 - F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

Elementi, house organ del gruppo GSE è visibile in internet al sito www.gse.it

Elementi

Anno 2016 n. 37 Aprile - Luglio 2016

37


Virgolette di Romolo Paradiso

LA SALVEZZA? NELLA NATURA La misura appare colma. L’uomo sta pian piano depauperando quanto è in grado di conferire senso e valore alla sua esistenza. Nel tempo, con gli ideali, sono scomparsi i propositi di costruire un mondo nel quale far trionfare la giustizia, l’eguaglianza, la mutualità, il bene comune. Con loro si sono affievoliti principi e valori che nell’eticità e nel senso di responsabilità trovavano riferimento. Insieme a quelli non laici della fede, del senso della morte e dell’ultraterreno, che all’uomo offrivano il mezzo per una ricerca e un cammino di spiritualità, fonte e stimolo per elevarsi dalla sfera materiale. Al loro posto trionfano le logiche economico-finanziarie, i valori positivistici, il relativismo sfacciato che tutto ammette senza alcun limite e quelli del tecnicismo e dello scientismo, che a ogni cosa o fatto sembrano poter dare risposte e conforto. Ci siamo sentiti improvvisamente fieri di questo. Ci siamo sentiti liberi. Perfino invincibili. Ma alla lunga quella felicità è apparsa un’ossessione. Quella libertà una dittatura, pure mal celata, e quella invincibilità, la più grande delle debolezze.

Nella solitudine del fare continuo, del profitto, del successo a tutti i costi, dell’individualismo egoista, i giorni si consumano invano. E con loro si perdono la serenità, la fiducia nel domani e nell’altro, la gioia del momento, lo sguardo stupito sulla bellezza. E indifferenti restiamo di fronte alle parole, ai gesti, agli sguardi, ai sogni, alla ricerca di conforto, tenerezza e amore dei bambini e a quelli di chi vive nell’ingenuità, nel nitore e nella sofferenza. Eppure una via di uscita c’è. Il suo esprimersi, i suoi riverberi sono evidenti ma noi sembriamo non vederli, né ascoltarli. È la natura! Quella stessa che negli anni abbiamo sottomesso alle nostre esigenze effimere, agli intenti utilitaristici, allo sfarzo di potere su ogni cosa. È lei la nostra salvezza. È nel recupero dei valori che le sono propri che noi possiamo uscire dal tunnel del nulla nel quale ci siamo confinati. Torniamo ad osservarla. Torniamo a comprendere le leggi e le dinamiche che la governano. Come facevano i nostri avi che a essa sapevano guardare con rispetto, fiducia e speranza. E con essa operare in sintonia e armonia. Così come ci suggerisce San Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature del quale abbiamo parlato in questo numero di Elementi, nella rubrica “Energia del Pensiero”, con padre Enzo Fortunato, capo della comunicazione del Sacro Convento di Assisi e Direttore responsabile del periodico “San Francesco”. Allora sarà possibile ritrovare il senso e il valore del dono, che la natura ci offre quotidianamente con i suoi frutti. Da saper accettare con umiltà e parsimonia. Quello dell’attesa, attraverso la quale comprendere che ogni cosa ha il suo tempo di crescita, di maturazione, di evoluzione. Da rispettare e mai forzare. Quello della forza d’animo e delle fiducia nel domani, nel momento in cui le mutazioni cambiano il corso delle cose. Quello del rispetto per ciò che si ha attraverso il sacrificio, il lavoro, la dedizione. Rispetto che è anche capacità di godimento semplice ed entusiasta e di condivisione con chi ha meno di noi. Quello del limite, insito in ogni cosa. Finitezza che fa di ogni attimo di vita un attimo di gioia. Quello della responsabilità verso noi stessi, le cose e gli altri. Perché ogni nostro pensiero o atto non ricadono solo su chi li compie, ma investono anche chi accanto a noi vive e opera. Quello del dolore, che sta nelle pieghe della vita, che la vita può cambiare in meglio, se di esso si ha consapevolezza, forza di rispettarlo, di sopportarlo e capacità di metabolizzarlo. E quello dell’amore che è alla base di ogni buon atto umano. Elemento senza il quale nulla ha senso, nulla ha scopo, nulla va oltre il limite di ciò che è terreno. Ha detto Ermanno Olmi nel suo libro: “Il primo respiro”: “Noi cittadini metropolitani che viviamo inscatolati nelle nostre città, senza più i colori e i profumi delle stagioni forse, in un giorno molto prossimo, se ci capiterà di passare accanto a un orto dove un nonno e una piccola bimba colgono i frutti maturi, allora potremo ancora riconoscere la vera casa dell’uomo”.

Elementi 37

5


rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette

08 P° il Punto 38 Vi Verifiche e ispezioni 72 En Elementi Normativi

74 Be Bizzarre Energie 93 Mp Fn Mondo Piccolo e Filo di Nota 95 E+ Energia, letteratura, umanità 97 Bi Biblioteca

99 Fo

La Foto di Andrea Amato

101 Co la Copertina 102 Cc Controcopertina Elementi

37

primo piano

10

Intervista a Raffaele Cantone

14

Il pensiero di Silvia Velo

18

Conversazione con Guido Bortoni

La trasparenza sia cultura della Comunità Salviamo il Mare Nostrum Arriva la rivoluzione dei contatori

22

Incontro con Giuseppe Tannoia

24

A colloquio con Christiana Figueres

27

Conversazione con Gilberto Dialuce

Centrare gli obiettivi di efficienza energetica Dopo Parigi, l’aria migliore del futuro Il futuro è delle rinnovabili. Ma ora c’è il gas

Speciale RAEE

30

Smaltire i pannelli? Ecco come si fa

ricerca e sviluppo tecnologico

34

Il senso di RSE per l’Europa

investigazioni e trasparenza

36

GdF-GSE, una garanzia per i cittadini A tu per tu con Gennaro Vecchione


energia rinnovabile

energia ed edilizia

42

68

Il punto di vista di Riccardo Maria Monti

Aziende “Green Italy”, dinamismo crescente

44

Meccanismi incentivazione: obbligo di sorpasso

Case a “energia quasi zero”

energia del pensiero

76

Un caffè con Padre Enzo Fortunato

La fragilità ci salverà

mercato elettrico

arte e architettura in luce 1

47

82

50

letteratura

Prezzo dell’energia? Centro del sistema economico GSE nel mercato, garanzia per tutti

energia

54

Confronto Anne Houtman

Un’Europa unita con reti intelligenti

57

Faccia a faccia con Claudio Spinaci

60

Il parere di Ivan Faiella

62

Parla Sergio Orlandi

Mitra, il capolavoro salvato

86

Il '900 da non dimenticare III parte

cultura

89

Dialogo con Alberto Angela

Divulghiamo l’energia della conoscenza

Petrolio, prima fonte di energia ancora per molto Sistema EU-ETS, prezzo coerente con gli obiettivi UE La fusione che verrà

65

Con l’Energy Intelligence vantaggi di qualità

Sommario

So


Mercato elettrico

Essere competitivi? Ecco cosa serve Tra due anni i consumatori usciranno dal cosiddetto segmento tutelato, sorvegliato, vincolato, protetto. Chi non l’ha ancora fatto – circa tre quarti delle famiglie – dovrà rinunciare alle tariffe fissate dall’Autorità dell’energia e dell’acqua; dovrà scegliere un fornitore in concorrenza. L’Italia è pronta per un mercato aperto alla competizione? Sono pronti i consumatori? Non è facile rispondere a questa domanda. Come avviene per tutti i problemi complessi e per le domande che chiedono competenze affinate, solamente chi non sa può permettersi il lusso d’avere una certezza semplice ed univoca. L’Italia ha condizioni e premesse ottime per una competizione vera. L’Italia ha condizioni e premesse pessime per una

8

Elementi 37


competizione vera. Probabilmente entrambe le affermazioni sono esatte. Le condizioni che rendono più facile il confronto sul mercato davvero libero per l’Italia sono una dozzina d’anni di esperienza e di aggiustamenti del mercato, una Borsa elettrica veloce e sensibile, aziende di fornitura attrezzate dal punto di vista della cultura d’impresa, consumatori evoluti, strumenti tecnologici. L’Italia è più avanti di quasi tutti i Paesi europei in questo percorso e può insegnare liberalizzazione a molti dei nostri vicini. Al tempo stesso, i quasi quarant’anni di nazionalizzazione elettrica, e una assai più lunga tradizione di elettrificazione politica, hanno reso il settore soggetto a una mentalità di Stato: l’energia come un bene pubblico. Quest’idea è diffusa non solo tra i consumatori ma anche fra chi detta le regole e addirittura fra le imprese elettriche. Il chilowattora come faccenda di Stato è ciò che fa salvare con trucchi normativi le aziende energetiche che hanno sbagliato strategia d’investimento o scelta contrattuale; è ciò che fa ormeggiare sulle bollette elettriche la tassa di possesso delle televisioni, chiamato impropriamente canone Rai. Mille regole si aggiungono a mille regole. Un altro elemento rende difficile una vera competizione tra fornitori: il peso eccessivo dei costi fiscali e parafiscali. Accise, oneri e addizionali sono così ingombranti sul prezzo finale del chilowattora da impedire la concorrenza. Il fenomeno è noto in un segmento di mercato simile per molti aspetti, quello dei carburanti. I carburanti continuano a essere percepiti come “bene pubblico” (molti consumatori non si sono mai accorti che il prezzo è fissato dal benzinaio, a suo insindacabile giudizio), ma soprattutto l’enormità del sovrapprezzo statale impedisce a benzinai concorrenti e a compagnie in competizione di usare appieno la leva del fattore economico. Su un prezzo finale occupato militarmente dallo Stato i margini di sconto sono così impercettibili, che la differenza fra un benzinaio e l’altro è quasi invisibile e non sposta le preferenze dei consumatori. Oggi sulla bolletta elettrica la voce “materia prima energia” pesa molto meno della metà del prezzo. Quando le società elettriche propongono uno sconto potente sulla voce energia, al consumatore non appare alcun vantaggio sensibile. Prima che arrivasse il canone tv, ciò che fino a qualche tempo fa disturbava più di tutti era l’incentivo alle fonti rinnovabili, e il conto energia. Mitragliate contro il sistema di aiuti, senza tener conto che invece questo incentivo è davvero riuscito a creare una filiera poderosa delle rinnovabili: l’Italia è fra i primi al mondo, e grazie alla lungimiranza visionaria di alcuni è riuscita a creare addirittura l’azienda leader al mondo nella produzione di energia verde.

Per un mercato aperto servono nuove soluzioni di vendita alternative, più efficaci e condivise con il cliente, rispetto alla telefonata seriale. Un altro elemento centrale è il sistema di misura. In ciò l’Italia è in vantaggio rispetto ad altri Paesi, poiché siamo stati il primo Stato che si è dotato di contatori elettronici. I contatori di oggi hanno due inadeguatezze. Non paiono avere certificazioni chiare di un ufficio metrico, indispensabili per validare qualsiasi transazione contrattuale. Non sono ancora adeguati sulla capacità di lettura di un mercato aperto. Ciò rende urgente l’avvio della campagna per sostituire i contatori. I nuovi contatori, questa volta davvero intelligenti, devono avere una tecnologia validata e trasparente e devono poter interagire con la variabilità del mercato libero. Lo strumento di misura si associa con un altro passaggio centrale, la gestione dei dati raccolti dai futuri contatori. Qui è centrale quello che era stato definito Sii, cioè Sistema informativo integrato. Temuto e amato al tempo stesso, il sistema di gestione e scambio dei dati sui consumatori è la base che consente la trasparenza del mercato dal lato dell’offerta e dal lato della domanda. Chi lo teme, teme la trasparenza.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

Il consumatore è pronto a mettere in competizione i fornitori elettrici, come già fa ogni giorno con qualsiasi atto d’acquisto. Ma ha il diritto di ascoltare offerte ragionevoli nei modi e nei contenuti, così come le aziende di fornitura hanno il diritto di poter proporre le loro offerte. Gli uffici di marketing delle aziende elettriche si scontrano con l’inefficacia delle modalità usate (ed abusate) oggi per consegnare ai clienti il loro messaggio. L’abuso dei contatti telefonici annulla qualsiasi capacità di marketing. La maggior parte dei consumatori non ascolta più i call center e chiude il telefono in faccia anche alle offerte più succose.

Elementi 37

9


primo piano

La trasparenza sia cultura della Comunità INTERVISTA A RAFFAELE CANTONE Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione

Raffaele Cantone

10

Elementi 37


Per rendere più trasparente la pubblica amministrazione “è necessario da parte dei cittadini un salto di qualità culturale: la collettività deve capire che l’unica vera barriera contro la corruzione è proprio lei stessa”. Non basta dunque la massima trasparenza dei dati. Sì, è fondamentale, ma non basta. Oltre a una trasparenza “quantitativa” occorre infatti una trasparenza “qualitativa” che coinvolga maggiormente la società civile. Lo spiega bene in questa intervista Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

di Elena Veronelli

> Elementi 37

11


E: Presidente, si parla sempre più spesso della necessità di migliorare la trasparenza nelle pubbliche amministrazioni. Quali sono gli strumenti e le misure più efficaci per raggiungere un risultato soddisfacente? RC: Trasparenza è la parola chiave nella lotta alla corruzione: la corruzione è un reato che si svolge all`oscuro, ed è quindi nemico genetico della trasparenza. Se vogliamo combattere la corruzione abbiamo bisogno di massima trasparenza. Fino a oggi si è pensato che trasparenza significasse mettere a disposizione il massimo di dati. Ma quella è una trasparenza, per così dire, quantitativa; occorre una trasparenza qualitativa, cioè creare strumenti che consentano al cittadino ed alla società civile di trovare ciò che cercano consentendoun efficace controllo degli atti e dell’operato della PA. Mi permetta di sottolineare anche il ruolo dell’informazione. La trasparenza è un concetto strettamente collegato all`informazione e alla stampa, che svolge un ruolo insostituibile nel controllo democratico dell’operato delle amministrazioni pubbliche da parte dei cittadini.

E: In generale come si classifica l’Italia quanto a trasparenza nella PA? Rispetto al passato qual è il trend? Si stanno facendo passi avanti? RC: La corruzione in Italia è a un livello molto alto, anche se ci sono segnali positivi. Nel recente rapporto di Transparency International 2015 l’Italia si è classificata al 61° posto nel mondo, con un voto di 44 su 100. Rispetto allo scorso anno il nostro Paese ha guadagnato 8 posizioni, un segnale sicuramente positivo da mettere in relazione all’emersione dei grandi scandali che ci sono stati in Italia nell’ultimo anno: Mose, Expo, Roma Capitale, e che si può leggere anche come riconoscimento del lavoro fatto nel contrasto alla corruzione. Anche se l’Italia rimane in fondo alla classifica, direi che è iniziato un trend positivo, dimostrato anche dal progressivo adeguarsi delle Pubbliche Amministrazioni agli obblighi di trasparenza dettati dalla legge. L’Autorità Nazionale Anticorruzione verifica ogni giorno che tale processo sia definitivamente in atto. Le prescrizioni in materia di trasparenza non sono più vissute come appesantimento burocratico, ma sempre di più come un modo per migliorare la produttività della PA.

E: Quali sono le difficoltà che ancora si incontrano? RC: Un aspetto importante è quello culturale. C’è ancora una certa pigrizia burocratica delle Amministrazioni a considerare la trasparenza come un’opzione importante nella lotta ai fenomeni corruttivi. Per far comprendere tale circostanza occorre tempo. E’ un percorso che ho intrapreso da quando sono all’Autorità Nazionale Anticorruzione e sono certo che darà risultati sempre migliori, in termini di efficienza delle Amministrazioni e di accresciuta fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

12

Elementi 37

E: Come dicevamo prima, a favorire l’opacità nella Pubblica Amministrazione c’è anche una certa mentalità della società civile. Come è possibile coinvolgere e sensibilizzare maggiormente i singoli cittadini? RC: Questa domanda mi ricorda il famoso discorso di Kennedy quando disse “non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedetevi cosa potete fare voi per il vostro Paese”. E’ necessario da parte dei cittadini un salto di qualità


culturale: la collettività deve capire che l`unica vera barriera contro la corruzione è proprio lei stessa. Non si può pensare di avere un poliziotto per ogni singolo episodio di potenziale minaccia; occorre imparare a convivere con le regole che non significano burocrazia, ma prevenzione. Questo salto culturale è stato avviato e stiamo prendendo collettivamente consapevolezza che la corruzione è un male che si deve e si può combattere, per il beneficio di tutti. Certo la consapevolezza dei cittadini sarà rafforzata da una maggiore efficienza dell’amministrazione, il che diminuisce la percezione del malaffare e della cattiva amministrazione e innesta un circolo virtuoso nei comportamenti dei cittadini. Una recente teoria economica ci dice che le differenze di sviluppo nei Paesi non discendono da fattori esterni e non controllabili, ma solo ed esclusivamente dalla buona amministrazione. Quello che lo Stato può fare per i cittadini, sempre tornando a Kennedy, è avere una sana gestione della cosa pubblica. E: Tra gli obiettivi dell’ANAC c’è quello di creare una rete di collaborazione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche. Ci sono risultati? RC: La collaborazione fra le amministrazioni pubbliche è essenziale per combattere efficacemente la corruzione, nell’ottica di fornire loro indicazioni univoche sugli adempimenti anticorruttivi. Più che di rete parlerei di diffusione di buone pratiche. In questo senso stiamo stipulando protocolli di intesa collaborativa con gli enti locali, come la Regione Lazio, per il controllo preventivo dei bandi di gara. Abbiamo fatto protocolli con Guardia di Finanza ed Arma dei Carabinieri, che hanno dato ottimi risultati come per l’Expo, il cui lavoro è stato definito una eccellente best practice dall’OCSE. Inoltre abbiamo promosso due incontri con i responsabili per la prevenzione della corruzione di tutte le Amministrazioni pubbliche d’Italia. Di rete invece si può parlare in riferimento all’attuazione di quanto previsto dal codice dell’amministrazione digitale in merito alla cooperazione applicativa soprattutto per ridurre gli oneri informativi degli enti mettendo in condivisione le banche dati. L’ANAC è al riguardo tra le amministrazioni che più di tutte persegue questo obiettivo mettendo a disposizione il proprio patrimonio informativo. Significativo al riguardo il protocollo con la Ragioneria generale dello Stato per condividere le informazioni sui pagamenti dei contratti pubblici, riducendo gli obblighi informativi di entrambe, ANAC e Ragioneria. E: Il Gse sta lavorando molto per migliorare il proprio livello di trasparenza. Di recente ha avviato il programma 'operazione trasparenza', che tra le altre cose prevede la pubblicazione dei nomi di chi riceve (e quanto) gli incentivi alle rinnovabili. Inoltre ha istituito al suo interno un ufficio per la prevenzione della corruzione e ha rafforzato, tramite l’attivazione di un presidio fisso presso la propria sede, la collaborazione con la Guardia di Finanza per potenziare i controlli nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e contrastare comportamenti illegittimi. Si può fare altro per migliorare ancora?

RC: Portare avanti il processo di maggiore trasparenza è essenziale per tutti i motivi che ci siamo detti. E’ importante che ciò venga fatto con intelligenza, in particolare dando per scontato che tutti gli obblighi di legge in materia di trasparenza siano pienamente assolti. Così come è importante che il Gse identifichi e pubblichi ulteriori misure di trasparenza rese necessarie in ragione delle proprie caratteristiche strutturali e funzionali, in coerenza con le finalità delle norme sulla prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione. Gli anticorpi si creano dall’interno.

Il peso della corruzione Costi della corruzione Secondo Confindustria, negli ultimi vent’anni la corruzione sarebbe costata 300 miliardi di euro alle casse dello Stato, praticamente come aver tolto 5000 euro ad ogni italiano. 81 mila segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio giunte nel 2015 all’Uif (Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia). La corruzione è uno dei cosiddetti “reati presupposto” del riciclaggio 97% degli italiani considera la corruzione molto diffusa, ma solo il 9% dichiara di averne esperienza diretta Monito del Presidente Mattarella Sconfiggere questa piaga è possibile, secondo il Presidente Mattarella. In occasione della Giornata mondiale contro la corruzione, il Capo dello Stato ha affermato che “corruzione, complicità e illegalità non sono fenomeni connaturati alle nostre società. Dobbiamo porci obiettivi elevati sul piano della moralità pubblica e del senso civico” Conseguenze della corruzione sull’economia Mattarella aggiunge che la corruzione “crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera ogni principio di equità, penalizza il sistema economico, allontana gli investitori e impedisce la valorizzazione dei talenti”. “Sulle pratiche corruttive -continua il Presidente della Repubblica- prosperano le organizzazioni criminali e la mafia, che soffocano le speranze dei giovani” MG.

Elementi 37

13


primo piano

Salviamo il Mare Nostrum IL PENSIERO DI SILVIA VELO Sottosegretario Ministero dell’Ambiente Rinnovabili, dopo la fase del pionierismo bisogna concentrare risorse e strumenti normativi sull'innovazione. I sistemi di accumulo sono una frontiera tecnologica che può consentire un salto di qualitĂ all'utilizzo delle rinnovabili, consentendo di stoccare la produzione.

di Roberto Antonini Silvia Velo

14

Elementi 37


Quella che ai più scettici sembrava una strada lastricata di buone intenzioni ecologiche ha portato, invece, a una realtà industriale consolidata, quella della Green economy. Un settore di sviluppo non solo dalle grandi prospettive capace di dare un'iniezione di competitività alle imprese italiane, a partire dalle Pmi ma anche con grandi chance internazionali. Eppure in Italia sino a poco fa scorrendo le raccolte giuridiche non si sarebbe trovata la locuzione “Green economy”. Ora, invece, con il Collegato ambientale eccola apparire, insieme a un set di norme utili alle aziende italiane della sostenibilità. 'Elementi' ne ha parlato con Silvia Velo, sottosegretario al ministero dell'Ambiente, in prima fila su questo tema così come nella realizzazione di una “Blue strategy” che tuteli e valorizzi i nostri mari, ricchi di opportunità nel settore delle rinnovabili, ad esempio. Ma non solo. E: Con la recente approvazione del Collegato ambientale l'Italia può cambiare passo sul fronte della sostenibilità? SV: Direi di sì. Intanto mi piace sottolineare che è la prima legge in cui si usa il termine Green economy, che è ormai una realtà consolidata dell'economia del nostro Paese. Un set di norme molto vario, tutte articolate nella direzione di

favorire l'economia verde. E: Lei è molto attenta ai temi del mare: come organizzare una strategia di sostenibilità che lo tenga in considerazione? SV: Fuor di retorica, dobbiamo fare il punto su cose che sembrano ovvie e invece non lo sono. Il nostro Paese è quel che è perché sta sul Mediterraneo. In parte però questa consapevolezza l'abbiamo persa o l'abbiamo troppo a lungo data per scontata. Tutto ciò fa sì che da una parte non ci si curi a sufficienza del benessere del nostro mare, salvo i due o tre mesi dell'estate quando c'è la balneazione; dall'altro sottoutilizziamo tutte le potenzialità di sviluppo legate al mare. Ci sono i settori tradizionali - la pesca, la cantieristica, il cabotaggio marittimo, il turismo sul mare – ma ce ne sono altri da sviluppare. Per citarne solo due le biotecnologie per la produzione di farmaci e sostanze utili dal mare e la produzione di energia rinnovabile dal mare, sfruttando onde e maree. Insomma, dovremmo riconoscere più a fondo la nostra identità di Paese legato al mare, ma anche essere consapevoli che il nostro mare è un bene non infinito. A maggior ragione se pensiamo al Mediterraneo, un mare piccolo, chiuso, fortemente antropizzato.

> Elementi 37

15


E: Come possiamo fare per sviluppare e tutelare questa risorsa? SV: Uno degli strumenti è nel Collegato ambientale. Abbiamo definito nella revisione della strategia di sviluppo sostenibile l'obbligo di prevedere un capitolo dedicato al mare. Inoltre, stiamo attuando la direttiva europea sulla strategia marittima che punta a raggiungere entro il 2020 il buono stato ecologico del nostro mare. Abbiamo finanziato un piano triennale di monitoraggio in mare, oltre la fascia del miglio costiero quella della balneabilità, una parte di mare mai monitorata ai fini ambientali e della salute, e anche questo è un dato significativo. Nei prossimi mesi attiveremo un percorso di confronto con i soggetti economici, pescatori, imprese turistiche, perché il sistema deve essere in equilibrio, sia in mare che nell'uso degli spazi della fascia costiera. Banalmente, se si pensa di fare trivellazioni, eolico offshore, cantieri navali e anche turismo nello stesso tratto di costa la cosa non regge. E: Rinnovabili anche a mare, ma il settore delle energie alternative si divide tra crescita e incertezza delle norme, lamentano gli operatori. SV: L'Italia grazie agli incentivi ha goduto di uno sviluppo straordinario delle rinnovabili, diventando il primo Paese in Europa col 40% di energia verde. Questo però ha pesato sulle nostre bollette, perché gli incentivi qualcuno li paga, ovvero i cittadini e le imprese. Il tutto impatta con un tema molto importante che è quello della competitività delle nostre imprese, visto che l'aumento della bolletta si riflette sui costi di produzione. Ciò ha avuto un effetto straordinariamente positivo, con una lacuna però: le nostre misure non sono riuscite a creare una filiera produttiva italiana. Il risultato è stato che il sistema di produzione energetica ne ha beneficiato, ma lo stesso non è accaduto al sistema industriale nel suo complesso. Il governo ha deciso di intervenire sulla bolletta elettrica riducendo gli incentivi e provando a indirizzarli in maniera un po' più selettiva, escludendo i settori maturi. Ad esempio il fotovoltaico sta ripartendo perché si sostiene da solo. E: Quindi? SV: L'indirizzo del governo è quello di selezionare gli incentivi, tenendo conto delle risorse limitate, concentrandoli

16

Elementi 37

su quei settori più innovativi come il solare termodinamico, che possono avere anche una filiera produttiva tutta nazionale, in modo da spendere al meglio le risorse limitate. Ci sono anche altri provvedimenti importanti. In particolare sono orgogliosa di aver innalzato a 500 kilowatt lo scambio sul posto, cosa che ha favorito l'autoproduzione tra soggetti nello stesso comparto produttivo o urbano. Insomma, stiamo reindirizzando gli sforzi sulle rinnovabili che rimangono un elemento strategico per la produzione di energia nel nostro Paese. E: Un tema, quello delle rinnovabili, che si intreccia con quello degli accumuli. SV: Dopo la fase del pionierismo bisogna concentrare risorse e strumenti normativi sull'innovazione. I sistemi di accumulo sono una frontiera tecnologica che può aiutarci a fare un salto di qualità nell'utilizzo delle rinnovabili, consentendo di stoccarne la produzione. Da una parte abbiamo innalzato la soglia dell'autoconsumo, che non ha costi e permette di redistribuire la produzione, dall'altra se ci concentriamo nel sostenere le tecnologie e l'innovazione nei sistemi di accumulo, possiamo permettere alle rinnovabili di funzionare meglio di quanto già non facciano, innervando il sistema. E: Poi c'è il tema dell'efficienza energetica. SV: Si tratta della frontiera più recente che ci dà maggiori potenzialità. Sia in termini di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2, sia in termini di politiche industriali. Una frontiera che ci consente di rendere efficienti i nostri edifici pubblici e privati e al tempo stesso ha una filiera tutta in situ, che non si delocalizza e può essere lo strumento per rilanciare “ambientalmente” l'edilizia, senza il consumo di suolo ma riqualificando il patrimonio esistente che ha bisogno di essere rinnovato. Insomma, stiamo investendo e puntando molto sull'efficienza energetica come la nuova frontiera su cui aggiornare la politica energetica del Paese.



primo piano

Arriva la rivoluzione dei contatori CONVERSAZIONE CON GUIDO BORTONI Presidente dell’Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico I nuovi contatori rileveranno i consumi orari dei clienti. Possibili offerte sul mercato più aderenti alle esigenze dei clienti, anche grazie a raggruppamenti orari “personalizzabili” dal venditore. I dati orari – anzi, quartorari – saranno disponibili su base giornaliera e non mensile o bimestrale: questo eleminerà le “code di fatturazione”, favorendo l’azzeramento delle fatture di conguaglio e minori rettifiche. Guido Bortoni

18

Elementi 37


di Fausto Carioti

Manca poco. Dopo quindici anni di servizio, 37 milioni di contatori elettrici intelligenti di prima generazione, la cui installazione iniziò nel 2001, stanno per lasciare il passo ai loro successori. L’Autorità per l’Energia elettrica il gas e il sistema idrico ha svolto le consultazioni in vista della definizione degli standard dei sistemi di “smart metering” di seconda generazione ed è già tempo di primi bilanci. Elementi ne parla con Guido Bortoni, Presidente dell'Authority. E: Che caratteristiche avranno i nuovi apparecchi? Quali saranno le differenze principali che noteranno i clienti? GB: La funzione principale del contatore è la misura di energia: questa non cambierà. Cambieranno però le prestazioni. I contatori di prima generazione sono progettati per rilevare le misure di energia elettrica ogni mese, con dettaglio per fasce orarie. Come le fasce orarie sono state un notevole passo avanti della prima generazione, così la rilevazione dei consumi orari per tutti i clienti sarà il risultato più importante della seconda. Saranno possibili nuove offerte

sul mercato, più aderenti alle esigenze dei clienti, anche grazie a raggruppamenti orari “personalizzabili” dal venditore. Inoltre i dati orari – anzi, quartorari – saranno disponibili su base giornaliera e non più mensile o bimestrale: questo darà la possibilità di eliminare le cosiddette “code di fatturazione”, portando all’azzeramento delle fatture di conguaglio e minori rettifiche. E: I venditori e le aziende che forniranno i servizi quali vantaggi ne ricaveranno? GB: I nuovi contatori consentiranno l’eliminazione del load profiling e la disponibilità di dati più accurati, superando la rilevazione per fasce orarie fisse e “sclerotizzate”. Ciò permetterà di eliminare le approssimazioni convenzionali nella regolazione delle partite economiche. Grazie alla disponibilità giornaliera dei dati di prelievo si ridurrà l’esposizione finanziaria, limitando i costi per le garanzie. Inoltre la presenza di dati quartorari consentirà minori sbilanciamenti. La disponibilità di misure orarie ridurrà i costi di sbilanciamento e permetterà ai venditori di formulare offerte più competitive. La scelta dei clienti tra le diverse offerte, che è il meccanismo fondamentale su cui si basa la competitività dei mercati retail, trasferirà loro, nel medio periodo, questi vantaggi. Si pensi

> Elementi 37

19


anche alla possibilità di offerte prepagate, che saranno un valido strumento di gestione dei casi di morosità del cliente senza la necessità di riportare il cliente nel regime di servizio universale, una volta venuta meno la Maggiore Tutela nel 2018. E: I clienti potranno consultare l’andamento dei propri consumi elettrici, o dell’elettricità autoprodotta, dal computer di casa? GB: I dati di consumo sono di proprietà dei clienti, oggi non consultabili in modo immediato. Oltre alla misurazione oraria, il più importante beneficio dei contatori di seconda generazione sarà costituito proprio dalla disponibilità dei dati in via pressoché immediata, tramite opportuni dispositivi che saranno “interoperabili”, cioè potranno essere prodotti da qualsiasi operatore del mercato e non solo, come accade oggi, dall’impresa distributrice. È stato dimostrato che i clienti, se sollecitati a prestare attenzione ai propri consumi li riducono sensibilmente. La consapevolezza dei propri consumi permette inoltre di fare scelte economicamente più vantaggiose in occasione del rinnovo degli apparecchi, prestando attenzione ai risparmi derivanti dall’acquisto di apparecchi più efficienti. E: Come sarà garantita la riservatezza dei dati di consumo dei clienti? GB: Come ho detto, i dati di prelievo, immissione e consumo sono di proprietà del cliente. Questo implica che il cliente possa disporne liberamente per migliorare il proprio profilo di consumo (energy footprint), attraverso confronti con altri clienti o con profili tipo. Altro è la questione della riservatezza dei dati. È un aspetto cruciale che va affrontato con misure di sicurezza adeguate e aggiornate. Faccio solo un esempio: nella seconda generazione verranno adottati algoritmi di criptazione dei messaggi veicolati sulla rete elettrica contenenti i dati di consumo dei clienti. Siamo il più grande Paese al mondo con gli smart meter, non abbiamo avuto fino ad oggi incidenti di cybersecurity, tuttavia non dobbiamo riposare sugli allori né abbassare la guardia. E: Quali saranno i tempi della sostituzione? E quali saranno i prossimi passi dell’iter avviato dall’Autorità?

20

Elementi 37

GB: Le norme del decreto legislativo 102/2014 prevedono una scadenza a metà anno. Contiamo di fare molto prima: quando questo numero della rivista sarà in mano ai lettori, la delibera sui requisiti funzionali sarà stata già emanata. Per quanto riguarda i tempi della sostituzione dipenderà dalle imprese. Enel è stata la prima impresa distributrice a sostituire i contatori e quindi i clienti allacciati a reti di Enel Distribuzione, avendo contatori che per primi raggiungeranno i termini delle vite utili, saranno anche i primi, progressivamente, a usufruire dei nuovi contatori. Poi seguiranno le altre imprese distributrici metropolitane. E: Per i costi, quali sono le stime? La prima generazione ha consentito un risparmio del 20%: ci possiamo aspettare effetti analoghi anche per la seconda generazione? Quale sarà il ruolo dell’Autorità? GB: Non appena concluso il provvedimento sui requisiti funzionali affronteremo il tema dei costi. In questo momento è prematuro parlarne, se non per dire che l’Autorità è interessata all’efficienza del servizio e quindi a massimizzare il rapporto tra benefici e costi. È bene non aggiungere di più al momento, anche per non distorcere le gare di appalto che saranno bandite per realizzare i nuovi contatori al minor costo industriale. E: Saranno possibili sinergie tra i nuovi contatori e il Sistema Informativo Integrato (SII) che gestisce i dati del mercato elettrico? GB: È per noi di fondamentale importanza che i dati rilevati dagli smart meter di seconda generazione si coniughino con lo sviluppo del Sistema Informativo Integrato, che ha iniziato a incorporare anche i dati di misura. Ci sarà un notevole aumento dei dati raccolti: questo comporterà nuove esigenze di dimensionamento (memoria ed elaborazione), ma anche più opportunità di analisi dei dati e nuovi servizi connessi. Il SII potrebbe essere la nuova banca dati per l’esame del profilo dei clienti e per l’audit di base per il singolo cliente anche di piccole dimensioni, previo il suo assenso.



primo piano Efficienza energetica

Centrare gli obiettivi INCONTRO CON GIUSEPPE TANNOIA Presidente Confindustria Energia di Elena Veronelli

Dalle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, al petrolio e il gas. E ancora: la crisi del termoelettrico, la riforma delle tariffe elettriche e gli obiettivi di Confindustria Energia. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Tannoia, da ottobre 2015 Presidente di Confindustria Energia. E: Con il crollo del prezzo del petrolio si allontana la 'grid parity'? GT: La crescita della filiera delle rinnovabili oltre a rappresentare una sfida nel campo della tecnologia e sviluppo, risponde alla richiesta di conseguire gli obiettivi in ambito energetico ed ambientale individuati dalle politiche europee e nazionali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un rapido sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili, imputabile all’esigenza di favorire la transizione verso una low carbon economy. La tecnologia delle rinnovabili ha pertanto subito un deciso processo di potenziamento e sviluppo. Tuttavia, non ritengo che la crescita delle rinnovabili sia legata al prezzo del greggio, piuttosto la attribuirei ad altri driver. Il crollo del prezzo del petrolio, e quindi del gas, invece può rappresentare un’occasione per lo sviluppo di centrali termoelettriche economicamente più sostenibili e a minor impatto ambientale. Giuseppe Tannoia

22

Elementi 37


E: Da tempo Confindustria Energia insiste sull'importanza di puntare sull'efficienza energetica. A che punto è l'Italia su questo fronte? Quali sono gli ostacoli ancora da superare? GT: Confindustria Energia è formata da imprese che, essendo storicamente impegnate nel dare Energia al Paese, sanno quanto sia preziosa e sono pienamente coscienti dell'importanza di non sprecarla. Di certo c’è ancora molto da fare, sia sotto il profilo dell’innovazione tecnologica che della normativa. Un potenziale di miglioramento è, ad esempio, rappresentato dagli edifici pubblici che attraverso riqualificazione ed efficientamento potrebbero contribuire in maniera sostanziale alla riduzione del fabbisogno energetico e quindi al raggiungimento degli obiettivi di efficienza. E: Secondo le associazioni ambientaliste e dei consumatori, la riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici disincentiva il risparmio di energia elettrica, l'utilizzo di fonti rinnovabili e l'autoproduzione. Che ne pensa? GT: Fermo restando che le imprese della filiera Energia non hanno alcun interesse nello spreco delle risorse - rinnovabili e non - la funzione regolatoria dell'Autorità dovrebbe favorire lo sviluppo di un sistema energetico efficiente, capace di ridurre gli sprechi ed evitare distorsioni del mercato. È possibile che mettendo mano al sistema delle tariffe si rischino degli effetti non voluti: proprio per questo in genere si stabiliscono sistemi di monitoraggio che consentano le correzioni e gli aggiustamenti necessari per il raggiungimento degli obiettivi. E: La fase di recessione e la concorrenza sempre più importante delle fonti rinnovabili stanno affossando il settore termoelettrico. Che riassetto prevede tra dieci anni? GT: Le crisi spingono al cambiamento. E il cambiamento che stiamo vivendo è perfettamente in linea con le trasformazioni che negli ultimi anni hanno interessato le tecnologie energetiche. E l’Italia possiede un’industria energetica che storicamente ha marcato l’innovazione in questo settore. Penso all’idroelettrico, allo sviluppo di giacimenti gas ed alla

metanizzazione del Paese; come pure alla geotermia o allo stoccaggio del gas. Questa è l’industria italiana rappresentata da Confindustria Energia e che è leader nel cambiamento. Mi auguro che la capacità di innovazione delle nostre imprese sappia continuare a vincere le sfide di integrazione tra fonti diverse, compreso quella dei sistemi di accumulo per la produzione di elettricità da rinnovabili. Tra dieci anni assisteremo ad una maggiore integrazione dei due settori dovuta principalmente alla componente tecnologica che da un lato comporterà un perfezionamento della filiera delle rinnovabili e dall’altro asseconderà lo sviluppo di centrali termoelettriche alimentate a gas e quindi più efficienti e a minor impatto sull’ambiente. Il sistema ne beneficerebbe in termini di efficienza energetica oltre a rispondere agli impegni sottoscritti nel corso della COP21 di Parigi. E: A dicembre, a Parigi, 193 Paesi di tutto il mondo hanno trovato un accordo politico per ridurre le emissioni di CO2. I prossimi passi per mettere in pratica gli impegni sottoscritti? GT: L’accordo di Parigi rappresenta un momento di svolta , una presa di coscienza del fatto che i cambiamenti climatici interessano tutti i Paesi. Ma il risultato della COP21 è anche il riconoscimento che le fonti tradizionali possono e devono contribuire alla lotta per la riduzione delle emissioni di CO2. In particolare il gas naturale, principale combustibile di transizione verso una low carbon economy. E: Un bilancio di questi primi mesi alla presidenza di Confindustria Energia? GT: Molto positivo. Confindustria Energia rappresenta un settore altamente strategico le cui attività rispondono all’esigenza di tutelare e sintetizzare gli interessi delle nostre aziende. Siamo molto impegnati nelle relazioni industriali e in particolare nei lavori afferenti i rinnovi dei contratti di settore, assicurando piena collaborazione tra le parti sociali. Sarà importante in futuro definire iniziative e attività per coinvolgere molteplici interlocutori - dalle istituzioni, al mondo accademico, ai media nelle problematiche della filiera Energy Supply.

Domanda di energia in fonti primarie nel 2014-2015 (Mtep) var. %

gen-dic

var. %

dicembre

var. %

2014

2014/13

2014

2015

gen-dic

2014

2015

Combustibili solidi

13,7

-3,3

13,69

13,51

-1,3

1,23

1,22

dicembre -1,1

Gas naturale

50,7

-11,6

50,71

55,29

9,0

6,22

6,88

10,6

Importazione di energia elettrica

9,6

3,7

9,62

10,20

6,1

0,85

0,95

12,1

Prodotti petroliferi

57,3

-1,8

57,27

59,35

3,6

5,02

5,29

5,5

Fonti rinnovabili

34,7

2,5

34,67

32,26

-6,9

2,63

2,04

-22,3

idroelettrico

13,1

10,2

13,11

9,85

-24,9

0,91

0,45

-51,1

altre rinnovabili

21,6

-1,7

21,56

22,42

4,0

1,72

1,60

-7,0

166,0

-4,1

165,97

170,62

2,8

15,94

16,38

2,7

310.535

-2,5

310.535

315.234

1,5

25.652

25.818

0,6

di cui

Totale Elettricità richiesta sulla rete (GWh) Fonte: Osservatorio energia AIEE

Elementi 37

23


primo piano Accordo di Parigi

L’aria migliore del futuro A COLLOQUIO CON CHRISTIANA FIGUERES Segretario esecutivo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per i Cambiamenti Climatici di Simone Aiello E: L’Accordo di Parigi è di stimolo alla crescita delle rinnovabili? CF: L’Accordo, inclusi i piani d’azione nazionale per il clima ed i meccanismi di mercato, può solo rinforzare il trend di espansione di rinnovabili e tecnologie low carbon. Molti piani d’azione hanno target di riduzione delle emissioni o di incremento delle rinnovabili nei mix energetici. Di conseguenza per soddisfare la domanda energetica, con il crescere della popolazione, sarà necessaria una maggior diffusione delle rinnovabili: e questo è grandioso! IRENA ha recentemente evidenziato che il potenziamento del peso delle rinnovabili nella generazione globale di energia può incrementare la ricchezza prodotta, creare lavoro, favorire la sicurezza alimentare ed energetica e l’accesso all’acqua. Rimane però ancora da capire se Parigi costituisca l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili. L’accordo apre la porta ad una rapida trasformazione dell’economia globale con ampi spazi per il picco emissivo entro un decennio e crescita nulla delle emissioni al 2100. Adesso bisogna concentrarsi Christiana Figueres

24

Elementi 37


sul cambiamento e sulla transizione per un modello non più totalmente dipendente dai combustibili fossili. E: È vincolante il raggiungimento dei target nazionali? CF: L’accordo rappresenta un nuovo modello di trattato che riflette la complessità e il livello di cooperazione necessaria per la sfida del cambiamento climatico. Non si tratta di un trattato nel senso tradizionale perché non fissa obblighi quantificati o sanzioni. Esso individua la trasparenza come mezzo per alimentare la fiducia reciproca nelle azioni dei paesi, da realizzarsi in sintonia con le circostanze nazionali. Per ciascun piano d’azione nazionale, il ciclo quinquennale di revisione serve ad aumentare il livello d’ambizione dei target; in tal modo ciascun paese rimane vincolato all’obiettivo scelto e si impegna a definirne di nuovi a partire dalle azioni intraprese. Questo nuovo modello pone le premesse per essere durevole e dinamico. Più di 20 anni di negoziati hanno insegnato che per affrontare seriamente questa grandiosa sfida, ognuno deve impegnarsi, rimanendo responsabile individualmente e collettivamente verso l’obiettivo comune, indicato dalla scienza. Ai governi è riconosciuta flessibilità e libertà nell’attuare policy per una crescita economica a basse emissioni. E: Come fare per stimolare azioni sempre più ambiziose per l’obiettivo climatico? CF: È assolutamente essenziale raggiungere, il prima possibile, il picco emissivo e poi una sua decrescita per garantire la neutralità carbonica in questo secolo. Tuttavia è chiaro che gli attuali piani d’azione nazionale non sono sufficienti per limitare l’incremento della temperatura entro i 2°C e l’Accordo deve stimolare livelli crescenti di ambizione nel tempo: ciò si realizzerà grazie al meccanismo della revisione

e aggiornamento dei contributi. Ogni cinque anni, i governi avanzeranno nuovi piani d’azione, la cui revisione periodica assicurerà il raggiungimento dei target prefissi. C’è l’impegno da parte dei paesi a non ridurre l’entità dell’impegno assunto: sono fiduciosa che ciò ponga le migliori condizioni per un ciclo virtuoso al rialzo delle azioni per una trasformazione continua verso un’economia a basso contenuto di carbonio. Per questo, i governi non devono agire soli. L’azione di investitori, industria, privati e tutti i livelli di governo sono leve per assicurare il raggiungimento o il superamento dei target. Se si riesce ad aumentare già in questa fase il livello d’ambizione, dovremo assistere ad un secondo e più ambizioso round di piani nazionali che ci pongano nella strada dei 2°C, aprendo alla possibilità di contenere la temperatura entro 1,5°C per un clima sicuro e stabile per tutti. E: Quali strumenti stimoleranno gli investimenti in rinnovabili? CF: Il supporto ai paesi in via di sviluppo è un elemento caratterizzante dell’accordo. In questo senso, il sostegno finanziario e tecnologico dovrebbe fluire dal mondo sviluppato, favorendo l’accesso all’energia e il passaggio a rinnovabili e a fonti pulite. Gran parte di questo aiuto servirà a ridurre il rischio degli investimenti e incoraggiare il settore privato. Guardare all’insieme dei piani nazionali dovrebbe significare guardare ad una mappa di opportunità di investimento perché ciascun paese agirà per raggiungere i target in termini di mitigazione o di capacità in rinnovabili. L’accordo si basa, inoltre, su strumenti multilaterali già in essere e tesi a stimolare investimenti in energia pulita. Questi permarranno per aumentare il livello dei finanziamenti. Per esempio, il Clean Development Mechanism funziona oggi come

> Elementi 37

25


Emissioni globlai di CO2 per regione

1973

2012

OECD

China

Africa

Non-OECD Europe and Eurasia

NON-OECD Americas

Middle East

Asia (exlcudes China)

Bunkers

Fonte: politico.eu, dati fonte IEA

garanzia imparziale di riduzioni di emissioni per il mercato dei green bond. Ciò aiuta gli investitori ad assicurarsi del ritorno delle risorse stanziate ma anche delle riduzioni di emissioni che rendono attraente l’investimento. Il Green Climate Fund è un altro strumento con alto potenziale di leva per gli investimenti e il suo modello di business dà priorità ai progetti che promuovono cambiamenti importanti. Questo cambio sistemico muove intere economie verso modelli di sviluppo alimentati da energia pulita e potrà aprire a ulteriori investimenti. E: L’Accordo entrerà in vigore alla ratifica di almeno 55 Parti con il 55% delle emissioni di gas serra. È un’opportunità per l’operatività del nuovo regime prima del 2020? CF: L’accordo non è stato disegnato per dare continuità al regime di Kyoto. Esso mira a maggiore inclusione e ad un approccio meno punitivo, per indurre ogni paese ad agire, rispettando al contempo le proprie specificità. Questo sistema è intrinsecamente differente rispetto a quello istituito dal protocollo di Kyoto ed è stato possibile disegnarlo così grazie a quanto appreso. Una lezione chiave è stata partire da ciò che ha

funzionato e abbandonare quello che è risultato non efficace. Così per esempio, mentre i target che assumeranno i governi assomigliano molto a quelli che abbiamo avuto con il Protocollo, adesso si impegneranno molti più paesi perché non c’è un sistema coercitivo. Si assisterà anche alla prosecuzione di alcuni degli elementi di Kyoto anche se il nuovo assetto è totalmente differente: questo dovrebbe favorirne la ratifica. Le lezioni apprese a Kyoto e a Copenaghen dimostrano che non può essere un solo gruppo di paesi ad agire. Per questa sfida globale abbiamo bisogno della mobilitazione di tutti. Ciò ci ha portato ad un differente modello di accordo, più robusto ed adatto alle circostanze nazionali. Questa ampia mobilitazione di governi ed attori non statali avviene con un alto grado di trasparenza. In questo modo, i firmatari dell’accordo diventano responsabili mutuamente, verso la realtà atmosferica espressa dalla scienza e nei confronti delle prossime generazioni che si affidano in noi per salvaguardare il loro futuro. Per questo motivo esorto ogni paese affinché firmi rapidamente l’accordo e aumenti il livello di ambizione nel periodo pre-2020: è urgente per vincere la sfida globale.

Un’analisi dell’Accordo è presente nel Rapporto GSE sulle Aste di quote europee di emissione – 2015 http://www.gse.it/it/Gas Servizi energetici/AsteCO2

26

Elementi 37


primo piano

Il futuro è delle rinnovabili. Ma ora c’è il gas CONVERSAZIONE CON GILBERTO DIALUCE Direttore generale per la sicurezza dell'approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche al Ministero dello Sviluppo Economico Gilberto Dialuce

> Elementi 37

27


di Roberto Antonini

L'Italia celebra una storia di successo nelle rinnovabili, questo però non significa che le fonti fossili siano definitivamente uscite di scena, anzi. Ad esempio il gas può (e forse deve) diventare la dorsale di un sistema elettrico che si affidi a un largo impiego delle fonti rinnovabili, mantenuto in equilibrio dal termoelettrico a gas. Il metano, infatti, potrà avere un ruolo importante anche nel rendere più sostenibili i trasporti su gomma, vera croce italiana, sia con il classico metano compresso per le auto ma ancor di più con l'uso del gas naturale liquefatto (Gnl) - quello che arriva sulle gasiere via nave e poi viene rigassificato per immetterlo nella rete - nella sua forma 'tal qualÈ. Tema, quest'ultimo, come il più grande scenario dell'Energy union, nell'agenda dell'Unione europea.

Di tutto questo 'Elementi' ha parlato con Gilberto Dialuce, direttore generale per la sicurezza dell'approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche al Ministero dello Sviluppo economico, un ruolo centrale nel settore energetico nazionale. E: È opinione condivisa che il gas possa fungere da fonte di transizione verso una low carbon economy. GD: È condivisa sostanzialmente, salvo le opinioni radicali di alcuni ambientalisti. Lo è almeno per l'Italia, visto che non abbiamo nucleare e per il carbone, per ovvi motivi, non si può immaginare uno sviluppo. Di conseguenza, sia per il riscaldamento che per la parte di generazione elettrica non coperta da rinnovabili il gas si utilizzerà ancora a lungo. Sulle rinnovabili avremo altri traguardi ancora più ambiziosi, però bisogna arrivarci. Certamente il gas per unità di energia anche elettrica prodotta ha una minore emissione di CO2, è la migliore tra le fonti fossili. O la meno peggiore, a seconda dei punti di vista. E: Quindi almeno per un po' resteranno le tanto vituperate fonti fossili… GD: Rimarranno, ad esempio, per i trasporti. Le auto ibride stanno prendendo piede, e la riduzione del consumo di carburanti è ormai in gran parte divenuta strutturale, però prima che ci sia una forte trasformazione del settore dei trasporti verso una mobilità sostenibile, con una diffusione piena di quella elettrica, ci vorrà ancora molto. I prodotti petroliferi quindi rimarranno sostanzialmente confinati al settore dei trasporti ancora per molti anni. E: Ma anche nel trasporto eco il gas ha un ruolo importante. GD: Sì, anche il gas può dare un suo contributo. Abbiamo pubblicato sul sito web del ministero un documento di consultazione sul Gnl e stiamo cominciando a lavorare con gli altri ministeri interessati. Il gas, come il Gnl, può essere utile per accelerare la transizione nel settore dei trasporti.

28

Elementi 37

Una fonte di transizione ma anche di sviluppo. E: Per un'Italia dove domina il trasporto su gomma, che ruolo può avere il Gnl? GD: Può offrire un vantaggio economico, in termini di efficienza e di emissioni. Il Gnl è una chance per il trasporto stradale e anche per quello marittimo; su questo tema stiamo lavorando con il Ministero delle Infrastrutture e trasporti. E: Ma, alla fine, di gas ne avremo abbastanza? GD: Se guardiamo ai gasdotti e ai rigassificatori esistenti, considerandone solo la capacità tecnica, potrebbe sembrare che ne abbiamo a sufficienza. Non credo che la domanda aumenterà più con i tassi pre-crisi: anche se la situazione economica migliorerà, la domanda non sarà più ai livelli precedenti dato che una parte del termoelettrico consumerà meno gas perché le rinnovabili elettriche già ora hanno eroso


Il consumo del gas in Italia TOTALE

In Gm3

di cui RESIDENZIALE

GD: Il gas è il modo tuttora più economico di fare il backup. Abbiamo molte centrali elettriche a gas sottoutilizzate, quindi parrebbe logico impiegarle a questo scopo. Con il tempo si svilupperanno nuove tecnologie per le batterie, si riuscirà ad arrivare a 'smart tutto', ma ancora ce ne vuole. Perché si possa avere una stoccabilità completa della produzione elettrica da rinnovabili serviranno ancora molti anni di ricerca tecnologica e di integrazione dei sistemi.

90

80

70

60

E: Nell'ottica del bilanciamento del sistema elettrico si fa spesso riferimento all’interconnessione delle reti fra i vari Stati.

50

40

GD: Sì, si può fare la rete delle reti europee. Certo funzionerà al meglio per un paese al centro dell'Europa, che può utilizzare le risorse di bilanciamento dei paesi confinanti. Per un paese periferico come l'Italia non è così semplice dato che non abbiamo molti paesi confinanti con i quali bilanciare la variabilità delle rinnovabili. Da questo punto di vista i paesi che sono ai bordi meridionali o atlantici dell'Europa sono svantaggiati, per questo è inevitabile dover ricorrere a un backup.

30

20

10

0

E: Gli ambientalisti più oltranzisti puntano al 'tutto a rinnovabili'. In realtà non è possibile quantomeno perché vista la non programmabilità delle rinnovabili serve un backup che stabilizzi il sistema elettrico.

‘98

‘00

‘02

‘04

‘06

‘08

‘10

‘12

‘14

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico. Bilancio energetico nazionale

il mercato del termoelettrico e questo effetto aumenterà, considerando anche la maggiore efficienza energetica. Però se guardiamo cosa c'è all'altra estremità dei gasdotti, va considerato che la situazione algerina è ancora densa di incognite per la scadenza dei contratti di supply al 2019, quella libica è fortemente instabile e sulle rotte dalla Russia ci sono tensioni che resteranno irrisolte a lungo. Per questi motivi continuiamo a puntare su nuove rotte da sud e sul Gnl. E: Cosa converrà fare? GD: Per tutta una serie di ragioni si ritiene che già da quest'estate e per un paio d'anni ci sarà abbondanza di Gnl, con una prevalenza di offerta sulla domanda. Questo dovrebbe far sì che i prezzi vadano a calare, quindi ci potrebbe essere un rilancio della filiera Gnl. Per questo a maggior ragione riteniamo che si debba spingere in questo momento per il suo uso nei trasporti approfittando dell’abbassamento dei prezzi per lanciare il settore.

E: Intanto le rinnovabili sono quasi a mercato. GD: Sostanzialmente sì, almeno una parte di esse: il nuovo decreto sugli incentivi in notifica a Bruxelles riduce le tipologie meritevoli ancora di incentivo, anche perché per buona parte del solare si può andare a mercato. Dai dati Gse pubblicati a fine anno scorso e relativi al 2014, vedo che la produzione da rinnovabili è lanciatissima. E continuerà a crescere: abbiamo superato con 6 anni di anticipo il target Ue e siamo già sopra il 17%. E: Il riferimento resta quello europeo. GD: Ora vedremo gli sviluppi nell'ambito dell'Energy union, con ogni Paese che presenterà i propri piani e i suoi scenari. D'accordo con Bruxelles svilupperemo a stretto contatto uno scenario condiviso sulla base del quale lavorare quando presenteremo i piani sulle rinnovabili, l'efficienza, la CO2, che dovranno riguardare non solo l'energia ma anche altri settori, come trasporti e agricoltura. Insomma, l'Energy union sarà il 'piano dei piani’ e richiederà un forte lavoro di coordinamento tra istituzioni.

Elementi 37

29


Speciale RAEE

Smaltire i pannelli? Ecco come si fa di Maurizio Cuppone

Per anni la nostra filiera industriale, grazie al forte impulso del governo italiano, ha lavorato alacremente per installare migliaia di megawatt fotovoltaici su abitazioni, capannoni industriali e terreni. Una vera corsa all’incentivo che, nel decennio appena trascorso, ha portato ad un rapido sviluppo del settore su tutto il territorio italiano e alla realizzazione di circa 18 GW di potenza fotovoltaica. Già diversi anni fa, durante i numerosi seminari dedicati alla materia, una domanda iniziava ad albergare nella testa di molti cittadini particolarmente sensibili al tema dell’impatto ambientale del silicio, con il quale vengono fabbricati i moduli fotovoltaici. Una domanda che non veniva chiaramente pronunciata in pubblico (in quel periodo era preferibile chiedere lumi su come funzionasse il meccanismo incentivante), ma che anticipava un problema che si sarebbe verificato di li a pochi anni: come e dove smaltire i pannelli a fine vita? A domanda semplice dovrebbe seguire una risposta altrettanto semplice e chiara: il modulo fotovoltaico esausto è un normale rifiuto elettrico o elettronico e come tale deve essere smaltito. Esiste già una normativa e una filiera industriale per trattare

30

Elementi 37

i moduli fotovoltaici. È necessario, però, definire bene lo scenario di riferimento. I numeri in gioco sono molto elevati, circa 90 milioni di moduli fotovoltaici installati in Italia e un megawatt corrisponde circa a 80 tonnellate di rifiuti da trattare. La vita utile dei moduli fotovoltaici è stimata in circa 25 anni, durante i quali, le performance progressivamente diminuiscono e parimenti accade per la produzione di energia di tutto l’impianto. Dal punto di vista strettamente tecnologico, questi impianti potrebbero avere una vita ben più lunga ma il progressivo decadimento dei suoi componenti obbliga ad una sostituzione degli stessi dopo circa 20 anni. È facile immaginare che il processo di sostituzione dei moduli, o di dismissione, genererà un fenomeno complesso da gestire. Va quindi introdotto il concetto di ciclo di vita di un modulo fotovoltaico, in particolar modo per questo tipo di rifiuti che producono energia a basso impatto ambientale. In questo modo, il settore del fotovoltaico italiano, già noto alle cronache per importanti primati per potenza installata nel corso degli ultimi anni, potrà essere considerato doppiamente rinnovabile.


L’Europa e l’Italia si sono già mosse in questa direzione per la gestione del ciclo di vita dei moduli fotovoltaici e il riciclaggio dei suoi materiali. Un comune pannello fotovoltaico è costituito da vetro per più del 65% del peso, e per la rimanente parte da alluminio, silicio e altri metalli. Materiali nobili che potranno essere riciclati per un nuovo utilizzo. La Direttiva europea 2012/19/EU disciplina il trattamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), inclusi i moduli fotovoltaici, e sancisce gli obblighi in materia di gestione dei rifiuti. In Italia, inoltre, vi è già un Centro di Coordinamento RAEE, consorzio di natura privata, istituito per la gestione dei RAEE in adempimento all'obbligo previsto dal Decreto Legislativo 40/2014. Questo decreto ha stabilito che, in presenza del Conto Energia, il GSE trattenga dalle tariffe incentivanti una quota, ad oggi pari a 10 o 12 euro per ogni modulo fotovoltaico dell’impianto in base alla tipologia impiantistica, per garantire la copertura dei costi di smaltimento dei rifiuti. La somma trattenuta viene restituita dal GSE al proprietario dell’impianto, dopo aver accertato l’avvenuto adempimento agli obblighi di legge.

Il ruolo del GSE e obblighi dei proprietari degli impianti fotovoltaici Il 14 Dicembre 2015 il GSE ha pubblicato sul suo sito internet (www.gse.it) le istruzioni operative che definiscono l’ambito di intervento, inerente ai moduli fotovoltaici relativi ai seguenti meccanismi di incentivazione: • • • •

Primo Conto Energia (DM 28 luglio 2005 e DM 6 febbraio 2006) Secondo Conto Energia (DM 19 febbraio 2007) Terzo Conto Energia (DM 6 agosto 2010) Quarto Conto Energia - Solo per gli impianti entrati in esercizio fino al 30 giugno 2012 e tutti gli impianti rientranti nel titolo IV - Impianti a concentrazione (DM 5 maggio 2011) Quinto Conto Energia - Solo gli impianti integrati con caratteristiche innovative e gli impianti a concentrazione (DM 5 luglio 2012).

> Elementi 37

31


Speciale RAEE Il GSE tratterrà dall’incentivo una quota per ogni modulo fotovoltaico incentivato. È doveroso sottolineare che l’obbligo di smaltimento permane anche oltre la scadenza del periodo di incentivazione; quindi, il GSE, verificato l’avvenuto smaltimento, restituirà la quota trattenuta al titolare dell’impianto in quel periodo. Il Decreto prevede inoltre due tipologie di RAEE fotovoltaici: domestici, per moduli fotovoltaici installati in impianti di potenza sotto 10kW; professionali, per moduli fotovoltaici installati in impianti di potenza maggiore o uguale a 10kW.

• RAEE domestici: per questa tipologia di RAEE il conferimento ai centri di raccolta, centri presso i quali sono raccolti mediante raggruppamento differenziato le diverse tipologie di RAEE, è gratuito per i proprietari degli impianti. Nel caso in cui il soggetto responsabile dell’impianto debba dismettere o sostituire un modulo fotovoltaico durante il periodo di incentivazione, adempie ai propri obblighi avvalendosi del servizio gratuito fornito dai centri di raccolta e comunicando al GSE, secondo le procedure in vigore, l’avvenuto smaltimento. In caso di sostituzione del modulo fotovoltaico, inoltre, il soggetto responsabile dovrà comunicare al GSE attraverso l’apposito portale web, i dati relativi al nuovo pannello installato. In questo caso il GSE non restituisce la quota originariamente trattenuta e non trattiene la quota per il modulo fotovoltaico sostituito. Nel caso in cui il soggetto responsabile non adempia agli obblighi imposti dalla normativa per il trattamento e lo smaltimento del RAEE fotovoltaico, il GSE, invece, non restituisce la quota trattenuta per il pannello sostituito e trattiene un’ulteriore quota per il nuovo pannello fotovoltaico installato.

• RAEE professionali: per smaltire questa categoria di moduli ci si dovrà avvalere di professionisti o società abilitate a svolgere tali attività e a conferire i RAEE presso un impianto di trattamento. Solo per questa tipologia di RAEE il soggetto responsabile può, in ultima istanza, richiedere al GSE la completa gestione delle operazioni di smaltimento integrando eventuali costi aggiuntivi che verranno sostenuti dal GSE. Anche in questo caso, qualora un modulo fotovoltaico venga dismesso durante il periodo di incentivazione, il soggetto responsabile dovrà presentare al GSE la prova dell’avvenuto smaltimento. L’onere economico per il completo smaltimento di questa fattispecie è a carico del proprietario dell’impianto, ma solo per i moduli immessi nel mercato prima del 12 aprile 2014. Per gli altri moduli l’onere è a carico del produttore del modulo. Nel caso di sostituzione di un modulo fotovoltaico valgono le stesse modalità di gestione dei moduli dismessi; in questo caso il soggetto responsabile comunicherà al GSE anche i dati relativi alle sostituzioni. Il GSE provvede a restituire la quota del RAEE smaltito e a trattenere la quota per ogni nuovo pannello installato.

32

Elementi 37

Le quote trattenute dal GSE Il GSE trattiene una quota finalizzata a garantire la completa copertura dei costi di gestione dei rifiuti, determinata sulla base dei costi medi di adesione ai consorzi per lo smaltimento dei RAEE fotovoltaici e differenziata a seconda se l’utente è domestico o professionale. La cifra stabilita è pari a:

• 12 € per modulo fotovoltaico, per i RAEE domestici • 10 € per modulo fotovoltaico, per i RAEE professionali. Le quote vengono trattenute, in base alla tipologia di utente, secondo queste cadenze temporali:

• RAEE domestico: viene trattenuta una quota una tantum

a valere sulla prima erogazione dell’anno a favore del soggetto responsabile relativa al quindicesimo anno di incentivazione; RAEE professionali: viene trattenuta, a partire dall’undicesimo anno e per dieci anni, la quota una volta l’anno, a valere sulla prima erogazione dell’anno a favore del soggetto responsabile. La quota sarà trattenuta secondo le seguenti modalità: Valore della quota da trattenere nell’anno

i-esimo =

(

)

2*(n-i+1) *quota totale. n*(n+1)

dove: n = 10 - In caso di sostituzioni durante il periodo di incentivazione, n sarà pari alla differenza tra 10 e il numero di anni in cui il GSE ha già provveduto a trattenere una quota per il vecchio pannello; i = anno in cui la quota verrà trattenuta (i va da 1 a n). Il GSE si riserva il diritto di aggiornare ogni anno il valore della quota trattenuta e, a partire dal 15° anno di incentivazione, sulla base di nuove informazioni ottenute grazie all’utilizzo di tecnologie che consentano la geo localizzazione degli impianti incentivati, potrà rimodulare la quota trattenuta stimandone un valore puntuale considerando anche la distanza degli impianti dai centri di raccolta e smaltimento. A titolo esemplificativo, si riportano di seguito degli esempi di calcolo della quota: Quota da trattenere: 12 €/pannello Tipologia di pannello: domestico Numero di pannelli dell’impianto: 10


Quota trattenuta dal GSE nei 10 anni di incentivazione: Esempio di rateizzazione della quota trattenuta dal GSE

i

1

Trattenuta €/pannello

12

Totale trattenuto all'impianto

12*10=120

Quota da trattenere: 10 €/pannello Tipologia pannello: professionale Numero di pannelli dell’impianto: 100

Quota trattenuta dal GSE nei 10 anni di incentivazione: Esempio di rateizzazione della quota trattenuta dal GSE i

Trattenuta €/pannello Totale trattenuto all'impianto

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

Totale nei 10 anni

1,82

1,64

1,45

1,27

1,09

0,91

0,73

0,55

0,36

0,18

10

181,82

163,64

145,45

127,27

109,09

90,91

72,73

54,55

36,36

18,18

1.000

Maggiori informazioni e documenti tecnici per gestire al meglio lo smaltimento dei RAEE fotovoltaici sono disponibili sul sito internet del GSE e su quello del Centro di Coordinamento RAEE (www.cdcraee.it) che, come anticipato, ha il ruolo primario di garantire che il nostro Paese venga servito da appropriati sistemi di raccolta e smaltimento con procedure e regole operative omogenee.

Elementi 37

33


ricerca e sviluppo tecnologico

Il senso di RSE per l’Europa di Stefano Besseghini Ad e Presidente RSE

Lo scorso 29 febbraio, a Milano, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia, RSE ha organizzato il convegno annuale dedicato alla presentazione dei risultati del triennio di ricerca 2012-2014. È stata, però, anche - e soprattutto - l’occasione per svolgere una riflessione più approfondita attorno ad un tema di sempre maggiore attualità, ovvero il collegamento tra le attività di ricerca nazionale e quelle europee. Il nuovo programma quadro Horizon 2020 è ormai in pieno svolgimento ed è possibile sviluppare le prime considerazioni. In particolare, la scelta è stata di ragionare attorno ad un tema che sarà protagonista della seconda fase di H2020, quella in cui sarà ancora più stretta la correlazione tra i programmi nazionali di ricerca e la relativa programmazione europea. Stretta non solo in relazione alla comunanza di obiettivi, ma anche stringente dal punto di vista della accessibilità ai fondi. La disponibilità di stabili programmi di finanziamento nazionale con una programmazione definita e la possibilità Stefano Besseghini

34

Elementi 37


di raccordarli tra loro in una visione complessiva coerente con l’evoluzione della programmazione europea, sarà infatti una delle chiavi di successo di questa fase. Diventeranno quindi particolarmente rilevanti due caratteristiche in cui l’Italia non ha mai tradizionalmente brillato: una stabile frequentazione dei consessi europei e una chiara programmazione delle proprie attività di medio periodo. Sul primo aspetto è necessario che il nostro paese mantenga un presidio più costante delle varie fasi che portano alla formazione dei piani di ricerca e delle previsioni di sviluppo tecnologico. È fondamentale in queste fasi che i nostri rappresentanti siano in grado di mantenere una connessione stabile con il settore produttivo organizzandone ed interpretandone le esigenze. Una sintesi non semplice anche per la natura della nostra produzione industriale caratterizzata da una dimensione medio-piccola, seppure con punte di eccellenza. Dall’altra parte, in Italia, la ricerca fatica a definire piani di medio periodo stabilmente finanziati. Se questo ha delle eccezioni nel caso della ricerca di base diventa, ahimè, una regola nel settore dello sviluppo e della collaborazione con i soggetti industriali. Per ritrovare un piano strutturato e stabile specificamente orientato a mettere in comunicazione il settore industriale con la ricerca si deve risalire alla metà degli anni ’90, con l’ultima generazione di Progetti finalizzati del CNR. In tempi più recenti progetti anche bene impostati, si pensi solo ad Industria2015, hanno sostanzialmente fallito l’obiettivo, spesso per problemi esogeni alla progettualità stessa. Tra questi un elemento decisivo è spesso la tempistica amministrativa. Un progetto di innovazione, per essere tale, deve vivere in un preciso momento storico e su un orizzonte temporale definito, di solito breve. Condizioni che non sempre coincidono con le caratteristiche dei meccanismi di finanziamento. Si è scelto di sviluppare il tema del convegno di Milano attorno alla Ricerca di Sistema come programma di finanziamento della ricerca che con lungimiranza il legislatore ha avviato all’inizio degli anni 2000. Oltre a garantire un presidio di un settore rilevante quale quello del sistema energetico, la Ricerca di Sistema ha permesso di sviluppare per quasi 15 anni programmi

che hanno saputo mantenere il presidio della ricerca di interesse pubblico nel contesto di un progressivo sviluppo del processo di liberalizzazione del settore elettrico. La Ricerca di Sistema è stata concepita per garantire il mantenimento e il continuo rinnovo e aggiornamento delle attività di studio, analisi tecnico-economica, sviluppo e sperimentazione di tecnologie che in un regime di monopolio verticalmente integrato sono garantite dal monopolista stesso. Esso incorpora al proprio interno le funzioni di progettazione, gestione, innovazione ed ha quindi piena visibilità di ogni aspetto che può contribuire alle scelte strategiche. Nel mercato liberalizzato le informazioni e competenze sono frammentate, sia in senso orizzontale che verticale, fra diversi operatori, mentre le scelte strategiche complessive e la regolazione del mercato, a tutela dell’ambiente e degli utenti finali, sono affidate ad uno o più soggetti pubblici. Si determina quindi una sistematica situazione di asimmetria informativa, che può rendere meno efficaci le scelte che governano l’evoluzione del sistema. L’esigenza resta più che mai attuale, come è reso evidente dal perdurare e dall’intensificarsi delle attività legislative e regolatorie relative al settore. Un’adeguata posizione di neutralità tecnologica e di terzietà rispetto ai legittimi interessi in gioco si persegue peraltro presidiando anche aree di competenza che non per forza implicano una leadership di innovazione, ma consentono comunque di interloquire in modo autorevole con le realtà industriali operanti sul mercato che avanzano istanze di evoluzione normativo/regolatoria ritenute dal proprio punto di vista necessarie. Si evidenziano già, peraltro, nuovi elementi che avranno un’influenza forse decisiva sull’evoluzione del sistema elettrico ed energetico italiano. Come l'Energy Union che pone sfide del tutto nuove al nostro sistema, travalicando i confini del settore elettrico ed investendo il futuro dell'industria italiana.

Elementi 37

35


investigazioni e trasparenza Accordo Gdf-Gse

Garanzia per i cittadini A TU PER TU CON GENNARO VECCHIONE Generale di Divisione, Comandante delle UnitĂ Speciali della Guardia di Finanza di Piergiorgio Liberati Gennaro Vecchione

36

Elementi 37


“L’aspetto umano nel settore investigativo è fondamentale. Non basta incrociare le banche dati: spesso il confronto e il ragionamento portano a trovare chiavi di lettura o soluzioni altrimenti difficilmente raggiungibili”. Ne è convinto il Generale di Divisione Gennaro Vecchione, Comandante delle Unità Speciali della Guardia di Finanza, per il quale la collaborazione tra il GSE e le Fiamme Gialle “porterà in breve tempo a risultati positivi”. Da dicembre 2015 ufficiali e sottoufficiali del Nucleo Speciale per l’Energia e il Sistema Idrico lavorano all’interno del GSE, in sinergia con l’Unità Verifiche e Ispezioni. Una collaborazione nata con la firma del Protocollo di intesa nel 2014 e che si è rafforzata negli ultimi mesi, come spiega ad Elementi, il Generale Vecchione: “Il GSE ha una grande responsabilità, non solo relativa alla gestione amministrativa di un patrimonio considerevole come quello degli incentivi alle fonti rinnovabili, ma anche fondamentale per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del nostro ambiente”. E: Quali sono i vantaggi di mettere a sistema le proprie competenze in modo diretto? GV: Amministrare 16 miliardi di incentivi, e soprattutto garantirne la corretta allocazione, comporta la necessità di collaborare con un’organizzazione che abbia capacità di analisi e operative come i Reparti speciali che noi rappresentiamo. Naturalmente, per poter effettuare una buona analisi su un settore dall’elevato profilo tecnico, occorre appoggiarsi a chi il settore lo conosce bene, come nel caso del GSE per il settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. E: Generale, in che modo conducete le vostre indagini? GV: La Guardia di Finanza è una forza di Polizia che deve tutelare, prima di tutto, il bilancio dello Stato. Ciò fa sì che la nostra azione non sia finalizzata solo all’arresto di delinquenti, ma ne colpisca l’aspetto economico-finanziario, sia che si parli di pirateria digitale, che di altre attività criminali. E: E in questo modo riuscite ad ottenere risultati migliori? GV: Il nostro modo di operare garantisce una percentuale di esiti positivi che sfiora il 100%. Prima di agire, infatti, conduciamo una lunga fase di indagini - fatta di incroci di banche dati, assunzione di informazioni - tali per cui siamo quasi sicuri che all’azione seguiranno risultati positivi. Noi li chiamiamo “controlli di coerenza esterna”, per i quali un’affermazione di un soggetto implica che ci siano altri fattori esterni che la confermano. Se questi mancano, vuol dire che il soggetto ha mentito e quindi quando si andrà a fare il controllo quasi certamente l’esito sarà positivo. Da questo punto di vista, lavorare con le banche dati del GSE e avvalersi della vostra collaborazione è fondamentale per la buona

riuscita delle indagini. E: La metodologia utilizzata è la stessa o cambia in base al tipo di reato? GV: La prima fase delle indagini è costituita da un’attività di progettazione operativa, tipica dei reparti speciali, che consente di standardizzare i controlli in qualsiasi parte del territorio ci si trovi, anche attraverso migliori pratiche che possono essere messe a sistema. L’attività di analisi poi si concretizza, dal punto di vista operativo, con il coinvolgimento dei reparti sul territorio. E: A proposito di territorio: come vi muovete in contesti più difficili? Penso all’ecomafia ad esempio. GV: Eseguiamo sempre delle analisi di contesto per disegnare il profilo economico degli attori e l’ambito nel quale si muovono. Poi le analisi di contesto vengono “calate” sulle diverse banche dati per verificare eventuali elementi contraddittori. Se emerge che un soggetto sul quale indaghiamo è legato a clan mafiosi, lo segnaliamo all’autorità giudiziaria per disporre indagini, intercettazioni telefoniche, telematiche o ambientali. Ci sono indici di rischio per vari soggetti. Quando tali indici corrispondono a elevati profili penali si coinvolge immediatamente l’autorità giudiziaria. A un soggetto che ha un indice di rischio medio, fa seguito un’attività amministrativa e di solito questo tipo di indagini sono standardizzate. E: Come è cambiato il modo di truffare lo Stato nel settore delle rinnovabili? GV: L’evoluzione delle attività illecite è continua. In particolare oggi si cerca di creare un’apparenza di legalità, dietro alla quale si cela il reato. Il tipico esempio è quello del grande parco fotovoltaico, che in realtà dal punto di vista catastale è l’insieme di tanti piccoli impianti che fanno riferimento a diversi soggetti, che hanno chiesto ognuno i propri incentivi, ottenendone in modo illecito più di quanti ne avrebbero ottenuti dichiarando un unico grande impianto. Un altro esempio tipico è quello della duplicazione tra incentivi e detrazioni: non solo si percepiscono incentivi pubblici, ma li si portano anche in detrazione sulla dichiarazione dei redditi. E: Crede che la vostra presenza all’interno del GSE possa avere un effetto dissuasivo nei confronti di pratiche illecite? GV: La capacità di dissuasione è conseguenza dei risultati ottenuti dalle indagini e sono convinto che la nostra presenza all’interno del GSE ne favorirà l’esito positivo. Prima c’erano solo riunioni, ora c’è continua collaborazione tra i militari della Finanza e i funzionari del GSE e questa sinergia crea un proficuo clima di fiducia. Tutto ciò è una garanzia per la tutela delle risorse pubbliche.

Elementi 37

37


verifiche e ispezioni gse

Attività di verifica sugli impianti idroelettrici di Roberto Lucchini ed Enrico Cingottini

Il Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A è il soggetto attuatore dei meccanismi di incentivazione degli impianti di produzione di energia elettrica e termica alimentati da fonti rinnovabili e degli interventi di efficienza energetica. Tra le varie attività svolte effettua verifiche con cui accerta la sussistenza e/o la permanenza dei presupposti e dei requisiti, oggettivi e soggettivi, per il riconoscimento o il mantenimento degli incentivi agli impianti di produzione di energia elettrica e termica, tra cui gli impianti di generazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili.

EVOLUZIONE NORMATIVA

Verdi e, con il DM 18/12/2008, la Tariffa Onnicomprensiva).

Il maggiore impulso alla costruzione di nuovi impianti idroelettrici è venuto dal D.Lgs. 79/1999 che ha introdotto – a carico dei produttori e importatori - l’obbligo di immettere in rete quote minime di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.

Infine, il DM 6/7/2012 ha aggiornato l’intero meccanismo di incentivazione dell’energia elettrica da FER prevedendo tre diverse modalità di accesso e incentivi riconosciuti alla sola energia ceduta alla rete.

Con i DM 11/11/99, DM 18/3/02, DM 24/10/2005 e DM 18/12/2008 sono stati definiti i criteri per il riconoscimento degli impianti a fonte rinnovabile oltre ai meccanismi di incentivazione (Certificati

38

Elementi 37

Già questi decreti prevedevano la possibilità per il GSE di effettuare controlli, ma l’aumento degli impianti incentivati ha portato all’introduzione di una disciplina più organica al riguardo (D.M. 31 gennaio 2014, c.d. Decreto controlli).


IL PARCO IDROELETTRICO ITALIANO COMPLESSIVO E QUELLO INCENTIVATO

LE ATTIVITÀ DI CONTROLLO SUGLI IMPIANTI IDROELETTRICI

Dal 1960 ad oggi in Italia la potenza elettrica installata da fonte idrica è raddoppiata: 11,5 GW nel 1960 a 22,5 GW nel 2014. Nella tabella sono indicati gli impianti idroelettrici incentivati al 31/12/2015, oltre a quelli in posizione utile all’interno dei registri o vincitori delle procedure di asta.

Tali attività consistono, in sintesi, nell’accertare la corrispondenza tra quanto dichiarato dal produttore nell’ambito della qualifica o della richiesta di ammissione agli incentivi e quanto effettivamente autorizzato e/o realizzato. Ogni attività di verifica (di tipo documentale o con sopralluogo) è svolta con procedura dedicata che prevede:

Impianti

Potenza (MW)

Energia Incentivabile (MWh)

Costo indicativo annuo (Mln€)

• la definizione di un programma annuale e di sottoprogrammi

• l’acquisizione, presso l’impianto, della documentazione

Impianto in esercizio

2.207

6.301

10.424.842

1.136

Impianti da realizzare

260

174

990.512

71

Il costo indicativo annuo, riportato nell’ultima colonna e introdotto con il DM 6 luglio 2012, rappresenta una stima dell’onere annuo potenziale riconosciuto ai soli impianti idroelettrici.

di dettaglio delle verifiche;

• l’avvio del procedimento con l’invio al produttore di una comunicazione (tranne nel caso di controlli senza preavviso); richiesta da parte del GdV (Gruppo di Verifica). Durante il sopralluogo vengono rilevate le evidenze riportate nel verbale. L’esito degli accertamenti viene comunicato al produttore in forma scritta al fine di aprire un contraddittorio, che si concretizza normalmente mediante la presentazione di memorie

> Elementi 37

39


scritte corredate da documentazione. Se le integrazioni ricevute non permettono di superare le difformità riscontrate, il GSE può richiedere la restituzione di parte o della totalità degli incentivi percepiti. In caso contrario viene comunicata la chiusura del procedimento senza difformità. Con specifico riferimento agli impianti idroelettrici, i principali controlli effettuati riguardano:

• per le nuove costruzioni, l’accertamento che tutte le sezioni

di impianto siano state realizzate e completate nel rispetto della tempistica e degli altri requisiti previsti dalla normativa applicabile; per gli impianti oggetto di rifacimento totale, oltre a quanto previsto per gli interventi di nuova costruzione, viene accertato che siano stati eseguiti i lavori per la totale ricostruzione di tutte le opere idrauliche appartenenti all'impianto e la sostituzione con nuovi macchinari dei gruppi turbina-alternatore; nel caso di rifacimento parziale viene verificata la completa sostituzione con nuovo macchinario di tutti i gruppi turbinaalternatore e gli eventuali interventi di diversa natura eseguiti sulle opere idrauliche; nel potenziamento si verificano gli interventi che hanno portato all’aumento della producibilità anche attraverso il controllo delle corrispondenti misure elettriche.

Analoghe attività sono svolte per gli impianti che hanno avuto accesso agli incentivi ai sensi del DM 6 luglio 2012, fatta salva la verifica delle ulteriori prescrizioni introdotte da tale decreto. Altro aspetto importante per le verifiche sono le misure dell’energia elettrica. Il GdV effettua le letture dei sistemi di misura dell’energia elettrica e, se presenti, delle portate derivate dai corsi d’acqua. L’analisi delle misure di energia elettrica, oltre a verificare l’effettiva corrispondenza tra l’energia elettrica prodotta e gli incentivi erogati, consente di ricavare anche l’effettiva portata derivata dall’impianto. Inoltre, poiché gli incentivi sono riconosciuti all’energia elettrica netta prodotta o immessa in rete, occorre verificare la presenza di eventuali ulteriori punti di prelievo dai quali possono essere alimentate le utenze identificate come servizi ausiliari. Negli ultimi anni il numero di controlli del GSE è aumentato sia in termini di impianti verificati che di potenza verificata (vedi tabelle).

Impianti IAFR/FER

Le difformità riscontrate sugli impianti idroelettrici riconducibili a violazioni rilevanti che possono determinare l’annullamento della qualifica e il recupero totale degli incentivi riconosciuti riguardano, ad esempio:

• la mancata presentazione di documenti indispensabili ai fini • • • •

della verifica della ammissibilità agli incentivi, specialmente per gli impianti iscritti ai registri di cui la DM 6 luglio 2012; la presentazione di dati non veritieri; il mancato rispetto dei termini previsti per l’entrata in esercizio; l’insussistenza dei requisiti per la qualificazione dell’impianto (es: mancanza dei titoli autorizzativi); interventi di rifacimento e potenziamento realizzati in difformità dalle norme di riferimento o da quanto dichiarato in fase di qualifica.

Criticità di minore entità (violazioni o inadempimenti), quali ad esempio il superamento delle portate indicate nel titolo concessorio, possono comportare la rideterminazione degli incentivi riconosciuti.

2001-2010

2011

2012

2013

2014

2015

Verifiche con sopralluogo TOTALI

421

72

135

99

97

86

Verifiche con sopralluogo su impianti idroelettrici

219

12

28

22

15

35

Verifiche documentali TOTALI

-

-

-

-

335

164

Verifiche documentali su impianti idroelettrici

-

-

-

-

50

24

Impianti Idroelettrici

Provvedimenti conclusi

40

Esito

2014

2015

Senza difformità

39

22

Con difformità

25

11

Elementi 37


NPS 60-24

La turbina eolica da 60 kW più venduta in Italia NORTHERN POWER SYSTEMS progetta, produce e commercializza aerogeneratori e fornisce servizi di sviluppo ingegneristico e licenze tecnologiche per il mercato delle energie rinnovabili, da oltre 40 anni. NPS opera dalla sua sede negli Stati NPS 60-24: 60 kW di potenza Uniti e dai suoi uffici in Europa, tra cui nominale; rotore da 24.4 m che quello di recente apertura a Bari. massimizza il potenziale dei siti italiani, caratterizzati da basse La flotta ha da poco superato i 7.5 ventosità, generando elevate milioni di ore di funzionamento quantità di energia. complessivo a livello globale, con una disponibilità media di oltre il 98% » Tecnologia PMDD: massimizza senza incidenti dal proprio ingresso l’acquisizione di energia e riduce i sul mercato, nel 2008. costi di gestione

avanzato, giri al minuto e velocità di punta non elevati.

» Garantita 10 anni: Northern Power garantisce i propri prodotti per 10 anni tramite il Performance Guarantee Programme.

Per saperne di più, chiama lo 080.908 0812 specificando di essere un lettore di Elementi. Valuteremo » Plug and play: l’avanzatissimo gratuitamente se il tuo sito sia adatto convertitore di potenza completo ad un investimento nel settore eolico. offre energia pulita e senza sbalzi Sede commerciale e operativa per le reti locali. Via Cardinale Agostino Ciasca, 9

Tra il 2008 e il 2013 Northern Power Systems ha introdotto una turbina eolica avanzata a magneti permanenti e trasmissione diretta di cui sono state vendute oltre 500 unità, nei due modelli da 60 e da 100 » Silenziosa: design senza kW. moltiplicatore di giri, eliche dal profilo

70124 Bari tel. +39 080 9698131

northernpower.com


energia rinnovabile

Aziende “Green Italy”, dinamismo crescente IL PUNTO DI VISTA DI RICCARDO MARIA MONTI Presidente Ice

di Ilaria Proietti Riccardo Maria Monti

42

Elementi 37


E: Presidente, quali sono le prospettive di crescita delle aziende italiane nella green economy? RMM: Le aziende della 'green Italy', hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte di un dato medio del 10,7% di quelle che non investono nel verde. Per quanto riguarda il settore delle rinnovabili si sono intensificate le strategie di internazionalizzazione: le operazioni realizzate al di fuori dei confini nazionali si sono concentrate principalmente in centro e sud America. Sta crescendo anche la quota degli investimenti delle aziende italiane in Africa, mentre rimane costante in Medio Oriente. E: Su quali filiere tecnologiche si concentrano le aziende italiane che chiedono il vostro supporto? RMM: L’interesse prevalente delle filiere tecnologiche per un supporto dell'ICE si concentra sulle imprese elettrotecniche ed elettroniche che offrono prodotti e soluzioni sui mercati dell’energia, del building, inteso come offerta tecnologica a corredo dell’infrastruttura edile, e dell’industria. Nell’ultimo anno si sta sviluppando un interesse anche da parte delle aziende che offrono tecnologie per il settore ferroviario, sia per il materiale rotabile sia per le infrastrutture di rete. E: Verso quali mercati? RMM: In prevalenza in Medio Oriente, in particolare l’area del Golfo, dove resta elevata la capacità di investimento nei grandi progetti infrastrutturali per l’energia (inclusa la filiera dell’oil&gas), per le infrastrutture edili e dei trasporti. Il processo di graduale allentamento delle sanzioni sta riportando anche l’Iran al centro delle strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane fornitrici di tecnologie su questo mercato. Gli Stati Uniti rappresentano un mercato di interesse per le aziende che offrono componenti tecnologicamente avanzati per l’industria, in particolare tecnologie e soluzioni per l’automazione industriale. I Paesi del Sud America, invece, risultano attrattivi per la domanda di tecnologie provenienti dal crescente sviluppo e rinnovamento delle reti infrastrutturali; infine nel Sud-est asiatico l’attenzione è prevalentemente incentrata sulle filiere dell’oil&gas e del building, con mercati di interesse quali Singapore, Malesia, Indonesia. Per quanto riguarda il continente africano le nostre aziende ci chiedono soprattutto azioni esplorative o di incoming rivolte a quei mercati che daranno avvio ai grandi progetti infrastrutturali per l’energia: l’elettrificazione delle aree rurali nell’Africa subsahariana è di grande interesse per le aziende elettromeccaniche italiane.

RMM: Il bilancio 2015 è eccellente. Sono state realizzate iniziative mirate su “mercati obiettivo” per promuovere forme di internazionalizzazione più mature, non orientate alla semplice promozione dell’export, quanto piuttosto alla collaborazione industriale e nell’ambito di progetti di R&S, al trasferimento tecnologico, all’instaurazione di accordi e jointventures. Per il settore delle energie rinnovabili sono state realizzate missioni imprenditoriali mirate di aziende italiane sui mercati individuati in Giappone, Messico, Singapore. Per il 2016 sono state già programmate iniziative di promozione del partenariato tecnologico. In particolare il Workshop Alleanza del Pacifico che si terrà in Italia e che avrà l’obiettivo di presentare progetti ed opportunità di collaborazione industriale nell’ambito dei piani di investimento, pubblici e privati, nel settore delle rinnovabili e della tutela dell’ambiente, nei quattro Paesi membri dell’Alleanza (Cile, Colombia, Messico, Perù). Nel secondo semestre 2016, sono programmate missioni imprenditoriali nei paesi ASEAN e la Missione al Renewable Energy di Tokyo. E: In tema di rinnovabili, il Ministero dello Sviluppo Economico ha siglato con GSE ed ICE un accordo triennale volto a promuovere le aziende del settore. Quali le iniziative e le aziende coinvolte? RMM: Abbiamo organizzato, tra le altre cose, la missione formativa in Italia di alti funzionari di aziende di Stato ucraine del settore energia, che ha permesso di presentare le competenze italiane nel settore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica; abbiamo fornito attività di assistenza tecnica di primo livello alle agenzie ed enti ucraini sulla base delle loro richieste, favorendo la partecipazione delle imprese italiane allo sviluppo di progetti settoriali in Ucraina. Inoltre sono stati attivati due Osservatori di mercato - il primo negli Emirati Arabi, il secondo in India - che, per alcuni mesi hanno raccolto informazioni, supportato le aziende italiane, fornito collaborazione per la partecipazione di GSE, aziende ed altre istituzioni ad eventi dedicati al settore delle rinnovabili. E: Quali progetti in campo energetico sono stati individuati nell'ambito piano per le regioni Convergenza per il prossimo futuro? RMM: Per il Piano Export Sud sono in programma una serie di interventi: in particolare alla fiera “Wetex 2016” di Dubai, alla “Canadian Waste Recycling Expo (CRWE) 2016” di Toronto, alla “Americana 2017” di Montreal. Inoltre l’incoming alla Energy Med di Napoli del 2017 e alla Ecobuild 2016 di Londra.

E: Quali sono state le più importanti azioni di partenariato tecnologico tra imprese, enti e istituzioni scientifiche nel 2015? Quali le più promettenti per il 2016?

Elementi 37

43


energia rinnovabile Riflessione sui meccanismi di incentivazione

Obbligo di sorpasso Ăˆ tempo per cambiare il paradigma di sviluppo, il sistema è maturover una sostenibilitĂ delle rinnovabili oltre gli incentivi. Siamo pronti a cogliere la sfida e superare le attuali logiche di investimento, basate esclusivamente su indicatori finanziari?

di Luca Barberis ed Emanuele Del Buono

44

Elementi 37


Ogni cambiamento ha una sua forza motrice che agisce autonomamente rispetto al nostro modo di operare. Alla naturale resistenza segue, prima o poi, l’inevitabile resa. Nell’ambito dell’incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili la resistenza è quantificabile sulla base dei limiti del costo i limiti del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi previsti dalla normativa (6,7 e 5,8 miliardi di euro all’anno rispettivamente per il fotovoltaico e le altre fonti rinnovabili). Per gli impianti fotovoltaici il limite è stato già raggiunto con la conseguente cessazione del regime di incentivazione, mentre per le altre fonti rinnovabili il valore - aggiornato al 31 dicembre 2015 - è pari a 5,658 miliardi di euro. Se sono noti i significativi risultati conseguiti dai diversi meccanismi di incentivazione in termini di realizzazione di nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili e di consolidamento di quella esistente, è indubbio che la presenza degli incentivi abbia indotto molti soggetti a realizzare

impianti esclusivamente sulla base dei ricavi attesi derivanti dal riconoscimento di una tariffa incentivante. A scapito di altri fattori di opportunità e di sostenibilità, con conseguenze spesso negative anche sullo stesso diritto di accesso all’incentivazione. Una analisi critica sull’insieme degli investimenti effettuati e sulla loro capacità di sopravvivere alla scadenza del periodo di incentivazione sarà possibile solo in futuro, ma una indicazione rappresentativa delle suddette criticità è ricavabile dagli esiti delle verifiche condotte dal GSE. Nel 2015 oltre il 17% dei procedimenti di verifica conclusi dal GSE ha avuto un esito negativo che, in alcuni casi, ha portato anche alla decadenza totale dagli incentivi a seguito di accertamenti di violazioni rilevanti quali il mancato completamento dei lavori entro la data di entrata in esercizio o l’assenza di titoli autorizzativi idonei ed efficaci. Alla luce di questi risultati c’è chi cerca di rappresentare una insanabile contrapposizione tra gli interessi degli operatori e quelli del GSE.

> Elementi 37

45


Una simile rappresentazione:

• è semplicistica poiché non

• • •

distingue tra gli operatori che hanno realizzato interventi senza rispettare i requisiti e quelli “virtuosi” per i quali la verifica del GSE non solo non riduce l’ammontare degli incentivi, ma rappresenta un valore aggiunto in quanto conferma il diritto di accesso agli incentivi e certifica gli incentivi già percepiti; è errata perché l’azione di verifica riducendo le erogazioni indebite non diminuisce gli incentivi attribuiti ai produttori, ma libera risorse a favore di altri potenziali investitori; è inefficace poiché la contrapposizione tra operatori e attori istituzionali limita le opportunità di investimento; rappresenta una resistenza al cambiamento.

L’analisi delle criticità tuttavia non è finalizzata a mettere in discussione i meccanismi di incentivazione, ma a metterne in luce gli effetti distorsivi e l’obsolescenza di schemi basati solo sul riconoscimento di una tariffa incentivante. Nelle valutazioni di opportunità di investimento la riduzione e l’eliminazione delle tariffe incentivanti devono privilegiare la ricerca delle soluzioni più innovative e/o di quelle in grado di sfruttare eventuali sinergie con altre attività del territorio. In tale contesto anche per il GSE si pone la necessità di evolvere verso un ruolo di facilitatore dell’interazione tra i diversi attori istituzionali e gli operatori per stimolare la realizzazione di nuove iniziative. Il ruolo del GSE nella promozione dello sviluppo sostenibile dovrà dunque accompagnare la crescita di consapevolezza di tutti gli operatori, anche di quelli ad oggi non incentivati, sulle opportunità legate ad un progetto sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. Opportunità non basate solo al ritorno economico, ma ad una valutazione complessiva della convenienza dell’utilizzo di una fonte rinnovabile sulla base delle risorse a propria disposizione e in relazione alla copertura dei propri consumi di energia elettrica. I benefici nella massimizzazione di una produzione di energia strettamente correlata ai consumi, pianificando anche questi in relazione

46

Elementi 37

alla produzione, aprono scenari a investimenti basati sulle esigenze energetiche e non sul mero ritorno economico. Evitando il proliferare di impianti la cui unica ragione di esistere sia legata all’incentivo e non alla crescita e consolidamento delle energie rinnovabili nel territorio. Un modo per promuovere la produzione da fonti rinnovabili senza incentivi potrebbe essere migliorare la percezione del consumatore di energia elettrica sul mix energetico utilizzato per i propri approvvigionamenti. In altri campi l’utilizzo delle scienze comportamentali ha dimostrato come sia possibile orientare la maggior consapevolezza delle persone attraverso azioni che consentano un beneficio per il singolo operatore e per l’intero sistema. Quali sarebbero in Italia gli effetti dell’applicazione di un meccanismo virtuoso che riducendo i consumi spinga i consumatori all’acquisto di energia verde? Si pensi, ad esempio, agli straordinari risultati in termini di adesioni alla previdenza integrativa ottenuti negli Usa dal famoso programma “Save More Tomorrow” mediante il quale i dipendenti neo-assunti venivano direttamente iscritti al fondo pensione aziendale, salvo esplicita opzione di rinuncia, e si impegnavano ad investirvi una maggior quota ad ogni aumento. Agendo sulle tipiche distorsioni cognitive, tra cui ad esempio la semplice inerzia nel non cambiare il proprio status quo semplicemente perché “si è sempre fatto così”, così come sperimentato negli Stati Uniti per i fondi pensione, si potrebbe orientare una maggior produzione delle rinnovabili. Trainata non più dagli incentivi ricevuti, ma dall’aumento della domanda da parte dei consumatori virtuosi. Il controvalore di un risparmio in bolletta potrebbe essere reinvestito in miglioramento del mix energetico acquistato, orientandolo al rinnovabile come opzione di default, fatta salva la possibilità per il consumatore di rimanere con il suo attuale mix energetico e risparmiare del denaro. Un progetto italiano “per un domani più verde” senza ulteriori incentivi ma basandosi sulla messa in atto di comportamenti sostenibili, potrebbe attuarsi anche mediante una spinta gentile di chi, come il GSE, deve promuovere le rinnovabili e l’efficienza energetica.


mercato elettrico

Prezzo energia? Centro del sistema economico La riflessione sul sistema di formazione del prezzo e sull’allocazione delle risorse nel settore elettrico italiano è fondamentale affinchĂŠ il sistema rimanga vitale.

di Liliana Fracassi

> Elementi 37

47


Quando questo articolo verrà pubblicato, il nuovo decreto sull’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili sarà verosimilmente entrato in vigore. Destinato comunque a gestire l’estensione dei meccanismi del DM 6 luglio 2012 limitatamente al 2016, il decreto rammenta l’urgenza di riflettere su quello che potrà essere il nuovo schema incentivante a partire dal 1° gennaio 2017. Per iniziare la riflessione, non si può prescindere dalle direttive della Commissione Europea contenute nella “Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020 (2014/C 200/01)” che “in vista della revisione delle varie discipline e dei vari orientamenti, invita ad adottare un approccio comune basato sul rafforzamento del mercato interno […] mediante un migliore contributo degli aiuti di Stato al perseguimento degli obiettivi di interesse comune e un controllo più attento dell’effetto di incentivazione […]. Un effetto di incentivazione si verifica quando l’aiuto stimola il beneficiario a cambiare comportamento, inducendolo a garantire un livello maggiore di tutela dell’ambiente o a migliorare il funzionamento del mercato dell’energia [così da renderlo] sicuro, accessibile e sostenibile[...]. Un effetto potenzialmente nocivo degli aiuti di Stato sugli obiettivi per l’ambiente e l’energia è il fatto che impediscono ai meccanismi di mercato di funzionare efficacemente ovvero di premiare i produttori più efficienti e innovativi spingendo quelli meno efficienti a migliorare, ristrutturarsi o a uscire dal mercato”. A partire da tali principi, alla riflessione deve però aggiungersi uno sforzo di immaginazione: think outside the box, direbbero gli americani. Dalla considerazione che il prezzo di equilibrio di un bene esprime l’indicazione del miglior sistema di produzione disponibile in quel momento nel mercato e che l’esistenza di un sistema perfettamente concorrenziale obbliga gli operatori alla ricerca continua del miglior sistema di produzione disponibile per potere prevalere sui concorrenti, si ricava che la formazione del prezzo di un bene è un argomento rilevante per l’economia di un sistema. E il prezzo dell’energia è al centro di ogni sistema economico. Ecco che la riflessione sul sistema di formazione del prezzo e sull’allocazione delle risorse nel settore elettrico italiano è sempre centrale nello sforzo di miglioramento, necessario affinché il sistema rimanga vitale.

48

Elementi 37


Un primo sforzo deve quindi essere rivolto a come far diventare rappresentativi i prezzi dell’energia. Certamente tutti i fattori di produzione devono trovare conforto nel costo di produzione: oltre ai costi fissi e a quelli del combustibile, occorre includere quelli di sistema (integrazione delle reti energetiche e sbilanciamenti inclusi) e quelli definiti per compensare le disutilità che l’attività considerata procura all’ambiente circostante (inquinamento dell’ambiente nel suo complesso). A tal riguardo, le fonti rinnovabili (almeno quelle non programmabili), a fronte di una rapida riduzione dei costi delle tecnologie, dovrebbero pagare un tributo in termini di costi di sistema. Infatti, per garantire la sicurezza e l’affidabilità del sistema elettrico, messo a dura prova dal rischio di sovra-produzione, dall’intermittenza della produzione e dalla congestione della rete, le rinnovabili dovrebbero investire in misure strutturali di lungo termine, quali stazioni di pompaggio e dispositivi di stoccaggio. Dal canto loro, le fonti fossili, oltre all’onere dell’approvvigionamento sul mercato del carbonio delle quote CO2 necessarie a coprire il fabbisogno di emissioni, onere che in futuro potrebbe trasformarsi nell’obbligo alla carbon sequestration, dovrebbero internalizzare i costi derivanti dall’impatto ambientale della propria attività. A fronte di tali inclusioni nella formazione del costo andrebbero eliminate le utilità erogate da vari attori a taluni operatori: fiscalità di vantaggio, sovvenzioni, tariffe privilegiate, ecc. Con questa “ripulitura” dei fattori che concorrono alla sua formazione, finalmente avremmo un prezzo dell’energia indicatore dell’efficienza del settore in funzione anche dello stato dell’arte raggiunto dalla tecnologia utilizzata. Ma non basta. Un risultato del genere necessita anche di un sistema di relazione tra gli operatori che elimini ogni forma di “collaborazione”, diretta o implicita. E, non potendo far affidamento su uno schema semplice di concorrenza perfetta, diventa essenziale organizzare un sistema di asta che esalti la capacità degli operatori di produrre al miglior prezzo. E questo è senz’altro il sistema dell’asta competitiva nella quale ogni operatore offre prezzi e quantità definite e viene accettato per i prezzi e per le quantità che soddisfano la domanda. Così il prezzo medio di mercato sarà sistematicamente inferiore al prezzo marginale e al tempo stesso ogni

operatore accettato avrà quello che ha chiesto. Rimarrà fuori chi ha costi di produzione (e tecnologie) non più competitivi. Che è proprio quello che un sistema efficiente vuole. Con una impostazione del genere potremmo vedere competere il carbone con il solare, l’eolico con i CCGT. Insomma, lo sforzo dei produttori per generare energia con la migliore tecnologia al miglior costo sarebbe un vantaggio per il sistema nel suo complesso (verrebbero meno le sovvenzioni a tecnologie superate) e i consumatori pagherebbero il miglior prezzo disponibile in quel momento all’industria energetica italiana. E anche l’ambiente ne avrebbe un vantaggio visto che i costi dell’inquinamento (inclusi nei costi di produzione di ogni singolo operatore) sarebbero tali da eliminare l’attuale vantaggio per le tecnologie inquinanti. Infatti, attualmente, gli oneri derivanti dall’approvvigionamento delle quote CO2, così come è avvenuto fino al 2015 per quelli rappresentati dai certificati verdi, entrano nel costo dell’operatore marginale incrementando il prezzo complessivo percepito da tutti gli operatori accettati in asta, creando quindi delle rendite intramarginali per i produttori meno inquinanti, senza far venir meno l’inquinamento degli operatori chiamati a produrre. Probabilmente, con tale impostazione i prezzi di certe forme di produzione dell’energia (solare, eolico) sarebbero molto elevati, incrementando il costo medio dell’energia rispetto ai livelli attuali; ma il risparmio in bolletta degli oneri sinora sostenuti per sovvenzionare talune produzioni sarebbe ben superiore all’eventuale incremento del prezzo medio dell’energia. Senza contare che una parte di questo risparmio potrebbe andare a sovvenzionare la domanda (dei più deboli, degli energivori, ecc) così da mantenere la sostenibilità di tale sistema per i consumatori senza intaccarne il vero valore e cioè utilizzare la migliore tecnologia disponibile e la più idonea combinazione di fattori della produzione di energia elettrica.

Elementi 37

49


mercato elettrico Ruolo e finalità del GSE

Noi nel mercato, garanzia per tutti di Luca Colasanti

Sviluppando le sue attività nell’ambito della sostenibilità ambientale il GSE è impegnato nella promozione della produzione di energia elettrica generata dall’impiego di fonti rinnovabili attraverso i noti meccanismi di incentivazione e sostegno. Il Mercato Elettrico può essere immaginato come una grande piazza virtuale, sempre aperta, dove ogni giorno dell’anno si incontrano la domanda e l’offerta di energia elettrica presentate dagli operatori che vi partecipano. Ma qual è l’anello che unisce il GSE al Mercato Elettrico? Il GSE ha l’obbligo di ritirare l’energia prodotta dagli impianti incentivati o che accedono a meccanismi di sostegno e la valorizza effettuando delle offerte di vendita sul Mercato, avendo cura che tutta l’energia nella sua disponibilità trovi una “giusta” remunerazione. Giusta, perché rappresentazione del prezzo di equilibrio che si forma sul Mercato. Si potrebbe dunque pensare al GSE come ad un “Operatore di Mercato” ma la rappresentazione più corretta è di “Soggetto Pubblico che opera sul Mercato”. Qual è la differenza? L’intento. È vero che il GSE opera sul Mercato dell’energia come un qualunque “Operatore di Mercato”, ma non cerca profitto. Lo fa nell’intento di ottenere il massimo beneficio per la collettività. La gestione commerciale dell’energia ritirata assume una

50

Elementi 37

connotazione prevalentemente pubblica poiché il ritiro non è un atto volontario. Non è il GSE a decidere se acquistare o meno l’energia prodotta dagli impianti. Si pensi agli oltre 600 mila impianti, di cui più dell’80% di piccola taglia, che ogni giorno producono energia. Se il GSE non ritirasse questa energia, dovrebbero preoccuparsi di trovare delle controparti affidabili per venderla nel modo migliore. Per contro, al GSE spetta il compito di gestirla al meglio. L’attività svolta sul Mercato dal GSE fornisce un contributo sensibile nella riduzione dei costi sostenuti dalla collettività per il sostegno alla produzione di energia da fonte rinnovabile. Secondo il Rapporto Attività del GSE, nel 2015 si sono ricavati oltre 2 miliardi di euro attraverso la collocazione sul Mercato a Pronti dei quasi 40 TWh di energia ritirata dagli impianti gestiti. Questo ricavo ha coperto per oltre il 13% il costo totale sostenuto per i meccanismi di incentivazione e supporto alla produzione di energia da fonte rinnovabile, che ricade nella componente tariffaria A3 della nostra bolletta elettrica. Ogni giorno dell’anno, le persone che nel GSE si occupano della previsione e della vendita dell’energia, sono impegnate affinché questa attività crei il maggior beneficio possibile per la collettività dei consumatori.





energia

Un’Europa unita con reti intelligenti CONFRONTO CON ANNE HOUTMAN Consigliera Direzione Energia Commissione Europea

di Gabriele Masini Anne Houtman

54

Elementi 37


Per superare l’attuale momento di crisi l’Europa deve tornare ai suoi principi fondativi, che si applicarono per la prima volta nel settore dell’energia, con la Ceca e l’Euratom. Ne abbiamo parlato con Anne Houtman, consigliera della Direzione Energia della Commissione europea, con uno sguardo sulle reti intelligenti, sul ruolo degli operatori della distribuzione e sulle rinnovabili. E: L’Europa sta attraversando un momento di crisi. L’energia può essere un fattore di unificazione, con una sorta di ritorno alle origini, alla Ceca e all’Euratom, cellule primarie dell’Unione? AH: Un anno fa la Commissione ha lanciato il progetto dell’Unione dell’energia, una strategia concepita per trasformare il sistema energetico europeo al fine di raggiungere l’obiettivo di un’energia più sicura, sostenibile, competitiva ed economica per tutti. Lo sviluppo di questa strategia nasce dal riconoscimento della crescente interdipendenza tra i Paesi membri nel campo dell’energia e dei benefici che l’Europa può ottenere dalla solidarietà e dalla fiducia reciproca, da una più stretta collaborazione e coordinamento delle politiche nazionali. Da questo punto di vista l’Unione dell’energia è un ritorno ai valori e ai principi

essenziali che hanno guidato la costruzione e l’adozione dei trattati Ceca ed Euratom. E: La trasparenza degli accordi intergovernativi è un pilastro dell’Unione dell’energia, ma alcuni Paesi membri non la vedono di buon occhio. La Commissione terrà il punto? AH: Il 16 febbraio la Commissione ha presentato nuove proposte per aumentare la trasparenza nella fornitura di gas. In un mercato dell’energia più interconnesso sia i contratti privati che gli accordi intergovernativi possono incidere sulla sicurezza degli approvvigionamenti nelle diverse regioni o nell’intera Ue. Già nel regolamento del 2010 sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas e nella decisione sugli accordi intergovernativi del 2012 ci sono misure sulla trasparenza, che prevedevano un meccanismo di scambio di informazioni per consentire alla Commissione di eseguire controlli di conformità degli accordi. Nelle nuove proposte della Commissione queste misure vengono rafforzate per riflettere la maggiore integrazione del mercato e migliorare la loro efficacia nell’assicurare la conformità alle regole del mercato interno e accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti. In particolare, la Commissione vuole essere coinvolta prima che i Paesi membri concludano accordi con un Paese terzo.

> Elementi 37

55


E: Per il successo dell’Unione dell’energia sono essenziali interconnessioni “intelligenti”. Cosa significa “intelligenti” quando si parla di reti? AH: Reti più efficienti e affidabili. Questo richiede l’uso di tecnologie intelligenti lungo tutta la catena che consentano di gestire la rete nel modo più economicamente vantaggioso, grazie a un afflusso crescente di produzione variabile rinnovabile e decentralizzata, utilizzo di sistemi di accumulo, gestione della domanda e manutenzione della rete. Rendere la rete elettrica intelligente significa ridurre o posporre il bisogno di nuove linee, interconnessioni e meccanismi di capacità. E: Cosa sta facendo l’Europa per lo sviluppo delle reti intelligenti e di consumatori intelligenti? AH: Le reti intelligenti sono una delle quattro priorità di ricerca e innovazione previste dalla strategia dell’Unione dell’energia. Ci sono inoltre tre progetti di reti intelligenti* tra i progetti infrastrutturali chiave selezionati nell’ultimo aggiornamento dei “Progetti di interesse comune”. Questi godranno dei vantaggi previsti dal regolamento TEN-e: maggiore trasparenza, procedure più rapide per l’assegnazione dei fondi, valutazioni ambientali più spedite, un trattamento regolatorio ad hoc e migliore. Questi progetti potranno ricevere assistenza finanziaria nell’ambito del Connecting Europe Facility (CEF). L’attuale quadro regolatorio europeo promuove l’introduzione di reti intelligenti come strumento per migliorare l’efficienza energetica, e il futuro disegno del mercato elettrico garantirà il contesto adatto per il loro sviluppo. In particolare, saranno incoraggiati schemi di remunerazione che incentivino gli investimenti in tecnologie per le reti intelligenti. Infine nel 2016, un “New Deal per i consumatori di energia”, darà a questi ultimi la possibilità di diventare soggetti attivi, garantendo loro l’accesso alle offerte sul mercato, assicurando la sicurezza, la riservatezza dei dati e l’interoperabilità dei dispositivi e degli elettrodomestici. E: Tra le priorità della Ue c’è anche l’elettrificazione degli usi finali? AH: Nei prossimi anni i consumi complessivi di energia dovrebbero diminuire, ma aumenterà la domanda elettrica.

Il futuro disegno del mercato elettrico dovrà adeguarsi a questa tendenza, incentivando la riduzione dei consumi e consentendo l’integrazione nel mercato di nuove modalità flessibili di domanda. Nel 2014 l’Unione europea ha adottato una direttiva per accelerare lo sviluppo di infrastrutture per i carburanti alternativi, in particolare per promuovere l’elettrificazione dei trasporti. I veicoli elettrici saranno integrati nella rete elettrica, sia come nuovi consumi che come dispositivi di accumulo. Nel 2016 e 2017 la Commissione perseguirà questa politica di decarbonizzazione del settore con ulteriori provvedimenti. E: Dal punto di vista delle reti intelligenti, è opportuna un’ulteriore separazione tra i gestori delle reti di distribuzione (Dso) e i produttori? AH: L’attuale quadro legislativo prevede una separazione legale e funzionale degli operatori delle reti di distribuzione. Con una maggiore penetrazione delle rinnovabili e di nuovi carichi sui sistemi di distribuzione, i gestori delle reti dovranno assumere un ruolo più attivo. Per fare ciò dovranno essere attori neutrali sul mercato. Un’ulteriore separazione è una possibilità che valuteremo se si dimostrasse il modo più efficiente per raggiungere tale obiettivo. E: Le biomasse sono la principale fonte rinnovabile in Europa. Tuttavia le loro virtù in termini di riduzione delle emissioni non sono chiare, mentre lo è il loro effetto negativo sulla qualità dell’aria. Abbiamo un problema biomassa? AH: Al momento solo i biocarburanti e i bioliquidi devono rispettare criteri di sostenibilità europei. Per i nostri obiettivi sul clima tutti gli usi delle biomasse devono essere sostenibili: per questo nel pacchetto sulle rinnovabili che la Commissione proporrà a fine 2016, ci saranno nuove misure per la sostenibilità delle biomasse. Attualmente stiamo lavorando per valutare i risultati del quadro legislativo esistente e le sinergie con altre iniziative legislative, come la decisione sull’Effort Sharing e quella sul cambiamento di destinazione d’uso dei terreni (LULUCF), la comunicazione sulla decarbonizzazione dei trasporti e la revisione della direttiva sull’efficienza energetica. E il 10 febbraio abbiamo lanciato una consultazione proprio sulla sostenibilità delle bioenergie che si chiuderà il 10 maggio[1].

* North Atlantic Green Zone Project (Regno Unto, Irlanda), Green-Me (Francia, Italia) e Sincro.Grid (Slovenia, Croazia). [1] https://ec.europa.eu/energy/en/consultations/preparation-sustainable-bioenergy-policy-period-after-2020

56

Elementi 37


energia

Petrolio, prima fonte di energia ancora per molto FACCIA A FACCIA CON CLAUDIO SPINACI Presidente Unione Petrolifera L’importanza di avere un’industria della raffinazione, le virtù del petrolio e l’assenza di alternative valide e percorribili. Per questo il barile è ancora l’unità di misura dell’energia in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci.

di Gabriele Masini

E: Perché l’industria della raffinazione è strategica per l’Italia e per l’Europa in generale? Cosa si rischia con una smobilitazione di questo asset? CS: Il rischio principale è legato alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla loro economicità. Una cosa è, infatti, importare greggio da raffinare che oggi è disponibile in molte e diverse aree geografiche e quindi non è legato a particolari rischi di tensioni geopolitiche locali. Altra cosa è importare prodotti finiti con specifiche europee, da un numero più limitato di Paesi, Cina e India fra tutti, caratterizzati da una forte crescita Claudio Spinaci

> Elementi 37

57


della domanda interna. Dovremmo, in questo caso, attrarre tali prodotti con premi per i raffinatori di quei Paesi molto più remunerativi di quelli che potrebbero ottenere nei rispettivi mercati interni. Con un costo molto elevato e una evidente perdita di competitività di tutto il sistema industriale europeo. A ciò andrebbero ovviamente aggiunti anche gli impatti negativi sul piano occupazionale. E: Per tanto tempo l’Italia è stata l’hub della raffinazione dell’Europa e degli Stati Uniti. È possibile tornare ai vecchi splendori, soprattutto con l’export, o bisogna attestarsi su una linea Maginot? CS: Il mondo è talmente cambiato negli ultimi decenni che non esistono più linee Maginot, soprattutto in economia. Non conta più solo ciò che accade entro i confini nazionali, o anche europei, perché i mercati sono sempre interconnessi, in particolare i petroliferi. Il punto è riuscire a confrontarsi con una competizione internazionale molto agguerrita e spesso asimmetrica. L’industria italiana è in grado di reggere questa ed altre sfide, ma andrebbe messa nelle condizioni di poterlo fare senza gli oneri eccessivi che altri paesi non hanno, in particolare sulle questioni ambientali. Nonostante le tante difficoltà, le esportazioni hanno continuato a tenere anche in questi anni di crisi a riprova del fatto che abbiamo un’industria sana che si impegna a rendere i nostri prodotti appetibili sui mercati esteri. Nel 2015, ad esempio, complice l’indebolimento dell’euro e del prezzo del petrolio, abbiamo esportato oltre 27 milioni di tonnellate di prodotti vari, soprattutto benzina e gasolio, con un incremento di oltre il 30% rispetto al 2014. Ma siamo ancora lontani dai volumi del 2007, miglior anno di sempre. E: Esiste un “prezzo giusto” per il petrolio? Quanto conta la speculazione nella formazione del prezzo? CS: Il “prezzo giusto” è quello che fa il mercato in base alla domanda e all’offerta: oggi è proprio l’eccesso di offerta che spinge al ribasso il prezzo del petrolio. Ciò tenendo conto anche della minore crescita della domanda dovuta al rallentamento di molte economie emergenti, Cina in particolare, che negli ultimi anni sono stati il vero motore della crescita mondiale. La speculazione ha naturalmente un ruolo non secondario visto che l’ammontare dei contratti cartacei è 20-30 volte il mercato

fisico, ma tende ad amplificare tendenze già in atto, cavalcando i cosiddetti rumors con effetti evidenti nel breve-brevissimo periodo. Nel medio-lungo periodo conta sicuramente molto meno dei fondamentali che alla fine hanno e avranno sempre il sopravvento. Ed è quello che è accaduto nel 2015 e anche in questo avvio di 2016, stante il “disimpegno” dell’Opec che ha deciso di difendere le quote piuttosto che il prezzo contribuendo all’eccesso di offerta oggi presente sul mercato. E: Molti danno il petrolio per “finito”, non più nel senso del picco, ma perché superato da altre soluzioni. Per quanto tempo ancora il barile sarà l’unità di misura fondamentale dell’energia? Per quanto tempo sarà ancora la fonte primaria di energia, in Italia e nel mondo? CS: Oggi nonostante il progresso tecnologico e lo sviluppo delle rinnovabili, il petrolio è ancora la prima fonte di energia a livello mondiale e tale resterà per i prossimi due-tre decenni, come prevede l’Agenzia internazionale per l’energia. Lo stesso vale per l’Italia, dove l’atteso sorpasso del gas naturale non c’è ancora stato. Oggi il petrolio è praticamente insostituibile nei trasporti e nella petrolchimica poiché la sua efficienza complessiva, sia in termini di flessibilità che di sostenibilità economica e ambientale, non ha paragoni rispetto ad altre fonti energetiche. E questo anche grazie al fatto che l’industria petrolifera investe molto in questo settore, collocandosi ai primi posti delle classifiche europee per innovazione di processo e di prodotto. E: Cosa cambia con l’ingresso degli Stati Uniti come Paese esportatore sui mercati petroliferi mondiali, e cosa cambia per l’Italia? CS: L’ingresso degli Usa tra i principali paesi produttori, nonché esportatori, ha rotto equilibri ormai consolidati. È stato dirompente sotto molti punti di vista. Se oggi paghiamo così poco il petrolio, cosa che per alcuni è un bene ma per altri una iattura, è proprio per il boom produttivo americano. L’Italia ne ha beneficiato sicuramente in termini di minore bolletta petrolifera, ma ha anche perso un importante mercato di sbocco per i propri prodotti raffinati, visto che la nostra industria petrolifera è tra le poche in grado di rispondere alle specifiche ambientali che vigono negli Stati Uniti. Mi sembra però che, tutto sommato, ci stiamo difendendo bene.

Prospettive dei prezzi del WTI e derivati (dollaro a barile) $ 100 $ 90

Produzione di Shale gas aumenta velocemente

Scenario principale

Produzione rimane stabile / bassa

Mercato ottimista

Situazione reale

Mercato pessimista

Derivati

$ 80 $ 70 $ 60 $ 50 $ 40 $ 30

Fonte: Credit Suisse Research, Bloomberg

58

Elementi 37

LT

20 19

20 18

04 -2 01 7f

03 -2 01 7f

02 -2 01 7f

01 -2 01 7f

04 -2 01 6f

03 -2 01 6f

02 -2 01 6f

01 -2 01 6f

04 -2 01 5

03 -2 01 5

02 -2 01 5

01 -2 01 5

04 -2 01 4

03 -2 01 4

$ 20



energia Sistema EU-ETS

Prezzo coerente con obiettivi Ue IL PARERE DI IVAN FAIELLA Senior economist, Dipartimento Economia e statistica Banca d’Italia

Ivan Faiella

60

Elementi 37


Per migliorare il quadro competitivo delle nostre imprese rispetto ai competitors europei si potrebbe adottare un floor price. Oppure sostituire EU ETS con una carbon tax accresciuta progressivamente in sintonia con gli ambiziosi target di riduzione che verranno adottati dopo l’Accordo di Parigi.

di Ilaria Proietti

E: Quanto pesa in termini di competitività delle imprese il cuneo energetico che distanzia l’Italia dagli altri mercati? IF: Per l’energia elettrica il premio pagato dagli utenti industriali italiani, pur assottigliandosi negli ultimi tempi, è rimasto elevato: nel primo semestre del 2015 il prezzo per kWh (in media 16 eurocent) era superiore di 6 centesimi rispetto a quello pagato dalle aziende francesi, di 3 rispetto alle spagnole e di 2 rispetto alle tedesche. Questo divario dipende da un mix di generazione più sbilanciato sul gas, da un’imposizione fiscale sull’energia elevata anche nel confronto europeo. A queste componenti strutturali si sono aggiunti gli oneri di finanziamento delle rinnovabili, arrivati a rappresentare tra 1/4 e 1/5 del prezzo finale. E: Quali sono invece i fattori istituzionali che spiegano questo “spread elettrico”? IF: Il forte scarto del prezzo dell’energia elettrica rispetto alla Francia è legato alla sostanziale prevalenza dei prezzi amministrati largamente inferiori a quelli determinati sul mercato all’ingrosso. In Spagna, invece, il prezzo è poco influenzato dal supporto alle rinnovabili in quanto vige un sistema tariffario che non copre totalmente i costi sostenuti dal sistema. Infine un altro fattore da considerare nel confrontare il livello dei prezzi, è il differente peso sostenuto in bolletta da famiglie e imprese: in Italia il prezzo pagato dalle imprese è inferiore di 1/4 a quello sostenuto dalle famiglie, mentre in Germania, Spagna e Francia le imprese pagano circa la metà. In questi paesi è stata fatta la scelta strategica di limitare gli effetti delle politiche di decarbonizzazione sulla competitività del sistema industriale. E: Così tutti i sacrifici fatti sono risultati inutili oltre che costosi. IF: Le risorse che stiamo drenando a famiglie e imprese per decarbonizzare il sistema elettrico stanno sortendo effetti positivi: importiamo meno gas per la generazione termoelettrica, con benefici per la nostra bilancia commerciale e per la sicurezza energetica oltre che per l’ambiente. Se però il sistema di penalizzazione delle emissioni non funziona succede che mentre riduciamo la produzione elettrica con il gas aumentiamo quella con il carbone e questo mi sembra davvero un paradosso. L’ingente investimento di risorse per proseguire nella decarbonizzazione non è stato premiato per l’incapacità del sistema europeo di scambio di emissioni (EU ETS) di dare un corretto segnale di prezzo che scoraggiasse il ricorso alle fonti carbon intensive. Alcuni paesi dell’UE (come la Germania) hanno accresciuto l’uso del carbone in chiaro contrasto con gli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni di gas serra.

IF: Per migliorare il quadro competitivo delle nostre imprese rispetto ai competitors europei occorre che l’Italia si esprima in modo forte in seno alla UE affinché questa renda la sua azione coerente con gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni: il sistema EU ETS deve ritrovare presto la capacità di fornire un segnale di prezzo coerente con questi obiettivi, ad esempio adottando un floor price. Oppure va sostituito con una carbon tax che cresca progressivamente in sintonia con i più ambiziosi target di riduzione che verranno adottati dopo Parigi. E: Quali prospettive si potrebbero aprire per le aziende e per la nostra economia dall’impiego di nuove tecnologie applicate al settore energetico? IF: Per le imprese della manifattura e dei servizi, l’energia è un input fondamentale. Per queste aziende una spesa energetica in crescita - oltre a penalizzarle nella competizione internazionale - distoglie risorse che potrebbero essere destinate a investimenti produttivi. Inoltre l’eccessiva dipendenza dalle fonti fossili aumenta l’incertezza a causa dell’erraticità dei corsi delle materie prime energetiche. Le innovazioni energetiche (miglioramento dell’efficienza energetica, adozione di tecnologie low carbon, smart energy management) da un lato accrescono la produttività dell’impresa e quindi migliorano la possibilità di competere sul mercato. Dall’altro costituiscono una strategia di hedging per mitigare i rischi di shock energetici esterni o quelli legati all’evoluzione delle politiche di contrasto al cambiamento climatico (energy e climate risk). Inoltre queste innovazioni possono ampliare le opportunità di business catturando un mercato più sensibile alle problematiche ambientali. Diversa è la situazione per le imprese che operano nel settore energetico: per queste i futuri sviluppi del sistema energetico costituiscono una sfida fondamentale che può deciderne la sopravvivenza. Aumenta la diffusione delle rinnovabili e le imprese che producono direttamente l’energia loro necessaria (i prosumers) scardinando il modello di business tradizionale: si riduce il prezzo sui mercati all’ingrosso (quello che remunera gli investimenti dei produttori di energia) ma nel contempo - per effetto del peso degli incentivi - aumenta il prezzo finale pagato dagli utenti.

E: Ma allora è fondamentale un cambio di passo specie in termini di politiche energetiche comuni…

Elementi 37

61


energia

La fusione che verra’ PARLA SERGIO ORLANDI Capo dei lavori di costruzione di ITER

di Giacomo Giuliani Il progetto ITER avvicina la data dell’agognata fusione nucleare? Forse sì. E sarebbe vera “rivoluzione energetica”! Sergio Orlandi

62

Elementi 37


Immagine del cantiere

In Francia 34 Paesi (di cui 28 europei insieme a Russia, Corea del Sud, USA, India, Cina, Giappone) stanno unendo i propri sforzi in una delle più grandiose collaborazioni scientifiche della storia. È il Progetto ITER. Il reattore a fusione nucleare che si ripromette di ricreare sulla terra lo stesso processo che avviene nel sole e in tutte le stelle - per produrre energia: illimitata, pulita, sicura e a bassissimo costo. Un impianto che, nell’arco di qualche anno - la prima fusione è prevista nel 2032 - potrebbe risolvere i problemi energetici del pianeta in maniera definitiva. I combustibili fossili, infatti, simbolo di un modello economico insostenibile, sono destinati ad esaurirsi, mentre le fonti rinnovabili, non sembrano ancora in grado di sostituirli completamente. ITER potrebbe rappresentare una rivoluzione energetica epocale, capace di spalancare le porte alla conoscenza del quarto stadio della materia. Una tecnologia quindi, immediatamente trasferibile, in altri campi della scienza. Elementi ha intervistato Sergio Orlandi, l’ingegnere a capo dei lavori di costruzione, avviati nel 2006, dell’avveniristico reattore. Il suo contributo ci ha aiutato a comprendere i principi alla base di ITER. E: Ingegnere, potrebbe spiegarci cosa avviene nella fusione nucleare? Cosa c’è di diverso rispetto alla fissione?

SO: L’energia nucleare può essere prodotta attraverso due processi fisici, molto diversi fra loro: la rottura del nucleo, per bombardamento neutronico, che libera energia e residui di fissione, per autosostenere la reazione chiamata di “fissione”. Oppure con l’aggregazione di nuclei, generalmente di idrogeno (deuterio e trizio), con altissime temperature che, al momento della fusione allo stato plasmatico, generano energia. E: ITER produce scorie? Con quali tempi di decadimento radioattivo? SO: Non si può affermare che la fusione nucleare non produca scorie. È vero però che mentre nella fissione, si generano rifiuti a lunga vita di decadimento (anche 3000 anni), nella fusione - dove il carburante richiesto è minimo - vengono liberati elementi come il trizio, caratterizzati da tempi di decadimento di poche decine di anni. E: Come risponde alle critiche sui costi legati alla costruzione di ITER? SO: Il costo dell’impianto è di circa 16 miliardi, ripartito fra i partecipanti al consorzio, (l’Europa finanzia il 45%) e distribuito attraverso un “In kind Contribution” che protegge e valorizza,

> Elementi 37

63


l’industria locale di ogni specifico Paese. Le potenzialità future del progetto valgono ampiamente gli investimenti previsti. E: Quali sono i motivi che spingono a continuare ad investire sulla fusione nucleare?

ITER invece, realizza un impianto a “confinamento magnetico” dove, temperature di 150 milioni di gradi, permetteranno alle particelle dei due nuclei di eccitarsi, e fondersi, senza toccare le pareti del Tokamak. Generando, per difetto di massa, una grande quantità di energia.

SO: Energia illimitata, pulita e sicura. È il sogno di generazioni di scienziati, senza distinzione. Ma non è solo una questione di produzione energetica. Solo ITER, infatti, potrà esplorare in modo gestibile e controllato il quarto stadio della materia. Anche i tempi di realizzazione di ITER, pur non essendo irrilevanti, non sono certo ciclopici, rispetto a quelli di costruzione dei reattori a fissione, e costituiscono un fattore importante.

E: Perché non unire le forze in un unico progetto?

E: La grande disponibilità di idrogeno (il carburante di ITER) è un altro dei motivi?

E: Qual è la sua opinione sulla contestata fusione fredda?

SO: La disponibilità pressoché illimitata del carburante, rinvenibile anche nell’acqua di mare, è certo un elemento fondamentale. L’obiettivo sarà, in futuro, quello di ingegnerizzare ed industrializzare tutto il processo, al fine di ridurre anche i costi di investimento iniziali. E: Quali sono le differenze di ITER rispetto al californiano National Ignition Facility? SO: Il NIF è un’installazione a “confinamento inerziale”: 192 laser vengono utilizzati per riscaldare, e comprimere, piccole quantità di idrogeno, fino all’avvio di una reazione di fusione nucleare. È il più grande strumento di confinamento costruito, e il primo dal quale ci si aspetta il raggiungimento dell'obiettivo. Il maggiore problema, oggi, è che l’energia consumata dai laser è maggiore di quella generata. I ricercatori pensano di poter arrivare all’efficienza energetica, nel giro di un paio di anni.

SO: Lo scienziato vuole esplorare tutte le strade che possono portare all’obiettivo. Dopo 40 anni di ricerca penso che non sia corretto approcciare il problema in termini di convenienza economica o di sinergie di sviluppo. I migliori cervelli devono produrre risultati, sulla base di sensibilità e conoscenze personali.

SO: Un approccio ridicolizzato fin dai tempi di Fleischmann e Pons. Il brevetto dell’E-Cat di Andrea Rossi, sta però modificando le cose. Personalmente tendo a dare fiducia a chi lavora e produce ricerca. A patto che si sia sempre trasparenti, nei risultati e nelle sperimentazioni. Forse in tale ambito, queste, non sono sempre state cristalline. Ma è una strada da tenere in grande considerazione. E: Le tante centrali costruite nel mondo, verranno mai dismesse? SO: Non si può pensare a una totale dismissione, in assenza di una valida strategia, dal punto di vista economico ed ambientale. Tutte le energie alternative, infatti, riescono oggi a sopravvivere, e ad autoalimentarsi, grazie ai finanziamenti pubblici. Ma hanno una convenienza economica? Purtroppo i numeri dicono di no. E: Che fine faranno le scorie prodotte? SO: Il problema delle scorie rimarrà, comunque, un elemento da gestire in futuro. Paesi ad alta cultura nucleare come Francia, USA, Russia e Finlandia si sono attrezzati da tempo, con depositi permanenti, qualificati per la loro gestione nel lungo periodo. L’Italia, sotto questo aspetto, è più indietro. E: Si sta “remando” tutti verso una soluzione condivisa? O no? SO: Si, ma nel rispetto delle proprie sfere di competenza. Il ricercatore dovrà sviluppare la scienza e la tecnologia ed il politico, favorire l’implementazione dei suoi risultati. Fanno sorridere le critiche ai costi di ITER, quando si sperperano denari in obiettivi, tanti, senza alcun ritorno di pubblica utilità. E: La fusione potrebbe far cambiare l’opinione che gli italiani hanno del nucleare? SO: In nessun Paese le persone vogliono mettere a rischio la propria salute. In Italia il problema percepito, e reale, è la pochezza nella gestione di imprese complesse, che spesso genera corruzione, e spreco di denaro. Non posso sostenere che la fusione sia più sicura della fissione. Sono entrambe sicurissime e, se gestite opportunamente, di estrema utilità per il genere umano.

Tokamak, il cuore del reattore a fusione nuclare

64

Elementi 37


energia

Con l’Energy Intelligence vantaggi di qualità di Edoardo Borriello

E’ sotto gli occhi di tutti la crescente importanza delle Information and Communication Technologies (Ict) nell’economia italiana. L'utilizzo di informazioni all'interno delle aziende è infatti diventato un fattore fondamentale per la crescita della loro competitività. Ma quale potrebbe essere il ruolo di queste tecnologie nella gestione e razionalizzazione dei consumi energetici? Per rispondere a questo interrogativo l'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha coniato il termine “Energy Intelligence”, vale a dire la capacità di un’impresa di “trasformare dati e informazioni sui consumi energetici in conoscenza, tale da essere sfruttata per determinare un vantaggio".

> Elementi 37

65


Le soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato italiano portano alla configurazione di tre sistemi di Energy Intelligence: • I Sistemi di Monitoraggio permettono la raccolta delle informazioni sullo stato di un’utenza energetica e la loro rielaborazione attraverso analisi di benchmark rispetto a situazioni “ideali” o simulazioni tecnico-economiche di sostituzione e miglioramento degli impianti. • I Sistemi di Controllo permettono di monitorare l’andamento dell’utenza energetica, confrontare le informazioni ottenute con valori target predefiniti (set-point) e, quindi, implementare automaticamente eventuali azioni correttive. • I Sistemi di Supervisione condensano le funzionalità degli altri due sistemi, consentendo di monitorare l’andamento dell’utenza energetica, confrontare le informazioni ottenute con valori target predefiniti, scegliere e implementare automaticamente le eventuali azioni correttive in base ai risultati di analisi tecnico-economiche e di benchmark. Le prestazioni energetiche di questi sistemi sono valutate in termini di "tasso di risparmio energetico conseguibile", ossia la riduzione in percentuale della bolletta energetica complessiva (energia elettrica + energia termica) dell’utenza. L’analisi svolta dall’ Energy & Strategy Group ha portato alla luce alcune best practice di implementazione di tali sistemi, che ne testimoniano i reali vantaggi. Una diffusione capillare di tali sistemi potrebbe portare ad un notevole beneficio energetico ed economico. Stando a recenti analisi dell’Energy & Strategy Group, si può stimare che l’utilizzo di un semplice sistema di monitoraggio porti a un risparmio sulla bolletta energetica di un’impresa nell’ordine dell’8-10%, mentre l’impiego di un sistema di supervisione avanzato possa consentire risparmi anche del 18-20%. Anche i costi di questi sistemi non sono elevati - ha sottolineato in un articolo sul "Sole 24 Ore" il professor Vittorio Chiesa, che al Politecnico di Milano dirige l'Energy & Strategic Group - al punto che i tempi di rientro dall’investimento in soluzioni di energy intelligence sono spesso inferiori all’anno. Considerando per esempio un’impresa con un consumo di circa 110mila MWh di elettricità e di 130mila MWh di calore, l’investimento in un semplice sistema di monitoraggio

66

Elementi 37

(nell’ordine dei 200mila euro) si ripaga in meno di sei mesi. Oggi - ha rilevato Chiesa - la diffusione dei sistemi di energy intelligence in Italia non è particolarmente elevata. Si stima che circa il 50% delle nostre medio-grandi imprese industriali (con fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro) sia dotato di un sistema di monitoraggio dei propri processi produttivi, mentre solo il 10% utilizzi sistemi di supervisione. Ancor più limitata la diffusione nelle piccole imprese, il 55% delle quali non utilizza alcuna tecnologia di energy intelligence a livello di processo produttivo. Al contrario, l’installazione dei sistemi di energy intelligence rappresenta una soluzione che sarebbe opportuno promuovere, considerati gli impatti positivi che determinerebbe sulla bolletta energetica delle imprese e, di conseguenza, sulla loro competitività. Sarebbe, inoltre, una leva importante per contrastare lo spread negativo del costo del kWh (che può arrivare anche al 30%) che le nostre imprese sono costrette a scontare rispetto ai loro competitor europei. Secondo Chiesa, una capillare diffusione dei sistemi di energy intelligence nelle imprese italiane avrebbe ricadute molto positive in termini di riduzione della bolletta energetica del nostro Paese. Considerando uno scenario ottimistico, se i sistemi di monitoraggio e quelli di supervisione si diffondessero capillarmente tra le imprese italiane nei prossimi cinque anni, al 2020 potremmo avere un risparmio atteso di oltre 6 Mtep, pari a oltre il 50% degli obiettivi che il nostro Paese si è dato con la sua strategia energetica nazionale. Infine, non va sottovalutata l’importanza che i sistemi di energy intelligence rivestono come meccanismo in grado di favorire investimenti in soluzioni e tecnologie per l’efficienza energetica più tradizionali, quali ad esempio motori elettrici ad alta efficienza, sistemi di recupero del calore di processo, isolamenti industriali. L’Energy & Strategy del Politecnico di Milano ha condotto un’indagine su un campione di imprese italiane appartenenti a diversi settori industriali (tra cui i prodotti per edilizia, siderurgia, meccanica, chimica e petrolchimica) che utilizzano un sistema di energy intelligence da almeno tre anni. Ebbene il 65% circa di queste imprese afferma di aver realizzato investimenti per migliorare l’efficienza dei propri processi produttivi dopo essersi dotate di un sistema di energy intelligence.



energia ed edilizia

CASE A "ENERGIA QUASI ZERO" a cura di Prometeo-Adnkronos

Formare all'edilizia 'green' i tre milioni di italiani che lavorano nel settore per riqualificare il parco di edifici a 'energia quasi zero' entro il 2020. Un obiettivo possibile secondo Anna Moreno, ricercatrice dell'Enea che coordina Bricks, un progetto europeo dell'iniziativa strategica Build Up Skills - Pillar II. "Solo con una manodopera specializzata e che conosca bene tutte le tecnologie si potrà raggiungere l'obiettivo di un parco edilizio a energia zero, spiega la ricercatrice. Sta ai politici capire che questa strada è percorribile e che a lungo termine ci libera da una bella fetta di dipendenza dalle fonti fossili e riduce l’inquinamento delle città.” Del resto, sottolinea "la tecnologia

68

Elementi 37

già esiste e l'Italia è leader in molti dei settori legati alle fonti rinnovabili e alle tecnologie per l'efficienza energetica: bisogna fare sì che tutto questo diventi patrimonio comune." Il progetto Bricks cerca di tracciare il percorso in questa direzione, partendo dalla definizione di un repertorio nazionale dei mestieri nel settore dell'edilizia e dallo sviluppo di strumenti e metodologie per realizzare un sistema di formazione che migliori abilità e competenze dei lavoratori impegnati nella riqualificazione energetica degli edifici e nell'uso delle rinnovabili. Al momento "stiamo sviluppando le indicazioni sulle figure professionali: cosa deve saper fare, ad esempio, l'esperto di domotica. L'obiettivo è fornire indicazioni


uniformi a livello nazionale superando le differenze che oggi esistono tra regione e regione", dice Moreno. "Entro un mese - prosegue - dovremmo terminare una sperimentazione nell’ambito della formazione in cantiere: è più facile portare l'aula nei cantieri che milioni di lavoratori in aula. Abbiamo fatto già un primo corso e contiamo di farne in tutte le Regioni che risponderanno al nostro invito a usare il fondo sociale europeo per riqualificare chi già opera nel settore edile. Inoltre stiamo completando il materiale didattico: un patrimonio di conoscenza che mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti, lavoratori ed enti di formazione". Sul fronte dell’aggiornamento delle conoscenze, prosegue, "noi prendiamo la figura professionale tradizionale muratore, elettricista, idraulico - e proponiamo unità di competenze supplementari: in pratica con un corso di 30-40 ore il professionista potrà per esempio acquisire la specializzazione nel fotovoltaico". Un percorso di certo più praticabile di quello che prevede figure professionali ex novo con corsi di 3-4 anni per chi comincia da zero o di e centinaia di ore che un lavoratore attivo non può permettersi di seguire. Il progetto europeo prevede anche l’elaborazione di un policy paper con le azioni da attuare a livello nazionale e locale. "I ministeri, principalmente Sviluppo economico, Ambiente e Lavoro, dovrebbero produrre una legislazione nella quale privilegiare le aziende con personale qualificato per intervenire sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili - spiega la ricercatrice -. Le Regioni dovrebbero usare i fondi della programmazione 2014-2020 del Fondo Sociale Europeo (Fse) per promuovere, appunto, formazione qualificata e quelli strutturali per intervenire sugli edifici esistenti ". Inoltre potrebbe essere utile l’elaborazione di un marchio di qualità per le aziende che impiegano addetti green. Una soluzione che "permetterebbe al privato di identificare le imprese che lavorano secondo i criteri più innovativi che contribuiscono al ritorno dell’investimento nel più breve tempo possibile", dice Moreno. L’appello finale è di nuovo ai politici affinché "attraverso la legislazione utilizzino al meglio i risultati di questo progetto”.

NASCE LA PIATTAFORMA ITALIANA SULL’ETICHETTATURA È nata la piattaforma italiana sull'etichettatura energetica dei sistemi per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria: uno strumento a disposizione dei cittadini per scegliere la strada dell'efficienza energetica. La National Stakeholders Platform (Nsp) raccoglie decine di soggetti coinvolti a vario titolo nell'etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda. Obiettivo: formare e informare installatori, progettisti, rivenditori e consumatori sull'etichetta energetica. Grazie al progetto Labelpack A+, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Horizon 2020, in due anni verranno formati direttamente diverse centinaia di installatori, progettisti e rivenditori ed emesse diverse migliaia di etichette energetiche per impianti solari, per un totale stimato di oltre 50.000 metri quadrati di collettori e una produzione di energia solare pari a circa 30.000 MWh annui. Da settembre 2015, infatti, i regolamenti europei obbligano i produttori ad allegare agli apparecchi venduti un'etichetta energetica con informazioni relative ad efficienza e impatto ambientale, permettendo ai clienti di orientarsi meglio tra le soluzioni disponibili sul mercato. Nasce anche ‘Calcola la tua etichetta’, il calcolatore sviluppato attraverso il progetto LabelPack A+ che permette di calcolare correttamente l'etichetta per i nuovi sistemi di riscaldamento. Alla National Stakeholders Platform, guidata da Assolterm, hanno aderito oltre a Legambiente, aziende produttrici di tecnologia e le loro associazioni, enti normativi e di ricerca, associazioni di consumatori e ambientaliste ed editori specializzati.

Elementi 37

69




Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Accordo di Parigi, max entro i 2° l’aumento della temperatura Il 13 dicembre 2015 a Parigi, la comunità internazionale ha concluso un accordo universale e legalmente vincolante per la lotta ai cambiamenti climatici. L’intesa ha messo fine alla distinzione tra Paesi di storica industrializzazione e Paesi in via di sviluppo, richiedendo a tutti impegni per il raggiungimento della neutralità carbonica entro il secolo. I 196 Paesi riuniti, Cina e Usa compresi, si sono impegnati a contenere entro i 2° l’aumento della temperatura rispetto all’era preindustriale. L’accordo prevede anche un taglio delle emissioni di CO2 che va dal 40 al 70% (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2050, per arrivare all’obiettivo delle emissioni zero al 2100.

Prezzo medio di cessione energia elettrica 2015 a 51,69 euro a MWh 51,69 euro/MWh: questo il prezzo medio di cessione dell’energia elettrica fissato per l’anno 2015. A stabilirlo l’AEEGSI, con la deliberazione 29/2016/R/EFR dello scorso 3 febbraio. Il prezzo medio è determinato ai fini del collocamento sul mercato dei Certificati Verdi in possesso del GSE. La legge 244/2007 stabilisce, infatti, che a partire dal 2008, i Certificati verdi emessi dal GSE siano collocati ad un prezzo pari alla differenza tra 180 euro/ MWh e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica definito dall’Autorità sulla base di quanto registrato l’anno precedente. Il valore è utilizzato anche per determinare gli incentivi da riconoscere ai produttori a seguito della cessazione del meccanismo dei Certificati Verdi, sempre dal 1° gennaio 2016.

Conto Termico, con il nuovo decreto più vantaggi per la PA Il 27 gennaio il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha firmato il decreto sul nuovo Conto Termico. Molte le novità volte a semplificare l’iter per l’approvazione dei progetti di riqualificazione energetica e aumentare il volume degli incentivi da erogare. In particolare, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, il nuovo Conto Termico introduce una procedura più snella ed efficace per la prenotazione degli incentivi; inoltre sarà possibile percepire un acconto già all’avvio dei lavori (tra i 2/5 e 1/2 dell’incentivo complessivamente riconosciuto).

72

Elementi 37


La Cassa Conguaglio cambia… non solo il nome “La Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico (CCSE), a decorrere dal 1° gennaio 2016, diventa Cassa per i Servizi Energetici ed Ambientali (CSEA), ente pubblico economico operante con autonomia organizzativa, tecnica e gestionale e sotto la vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’AEEGSI”. A disporlo è la Legge di Stabilità 2016. La CSEA avrà un patrimonio iniziale di 100 milioni di euro, prelevati dai conti gestiti dalla Cassa e versati al Bilancio dello Stato per successiva riassegnazione alla Cassa. Sempre dal 1° gennaio 2016, eventuali utili derivanti dalla gestione economica dell’ente saranno versati al bilancio statale.

Stabilità 2016: norme in materia di energia Tra le misure in materia di energia disposte dalla Legge di Stabilità la proroga per il 2016 delle detrazioni fiscali previste per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica. Nel campo dell’efficientamento energetico sono state estese le detrazioni di imposta anche ad altre tipologie di lavori come l’installazione di dispositivi per il controllo da remoto degli impianti di climatizzazione delle unità abitative. Prorogato al 31 dicembre 2020 il termine per l’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica da impianti a biomasse, biogas e bioliquidi che hanno cessato il periodo di incentivazione al 1° gennaio 2016 o lo cesseranno entro il 31 dicembre 2016.

GSE e Acquirente Unico altri tre anni al fianco dell’Autorità L’AEEGSI ha rinnovato per il periodo 1 gennaio 2016 – 31 dicembre 2018 la validità del Disciplinare di avvalimento con le società Gestore dei Servizi Energetici SpA ed Acquirente Unico SpA. Il Disciplinare è volto a rafforzare le attività di tutela dei consumatori, nonché ad espletare le attività tecniche mirate all’accertamento e alla verifica dei costi a carico dei clienti finali, sia come maggiorazioni che come ulteriori componenti del prezzo finale dell’energia. Lo stesso provvedimento stabilisce che l’attività di verifica sui sistemi efficienti di utenza (SEU e SEESEU) sia svolta dal GSE anche mediante sopralluoghi a campione, in avvalimento al personale dell’AEEGSI e del Nucleo Speciale per l’Energia e il Sistema Idrico, secondo le modalità previste dal Protocollo d’intesa tra l’AEEGSI e la Guardia di Finanza.

La riforma dell’ENEA? Nel Collegato Ambientale Presterà servizi avanzati alle imprese, alla PA e ai cittadini nei settori dell’energia, dell’ambiente e dello sviluppo economico sostenibile; assolverà alle specifiche funzioni di agenzia per l’efficienza energetica, oltre a fornire supporto al MiSE nella partecipazione a specifici gruppi di lavoro o ad organismi nazionali, europei ed internazionali. Questi i nuovi incarichi per l’ENEA contenuti nella legge 221/2015 (Collegato Ambientale) pubblicata in G.U. il 18 gennaio 2016. La nuova struttura è stata ridefinita nelle figure del Presidente, del Consiglio di amministrazione e Collegio dei revisori dei conti. Nel Collegato Ambientale anche norme per l’ampliamento dei sistemi SEU, su categorie di fonti energetiche e impianti ammessi agli incentivi previsti per le fonti rinnovabili, su RAAE fotovoltaici e distribuzione proventi aste CO2.

Elementi 37

73


Bizzarre energie

A cura di Sallie Sangallo

Il biossido di titanio, Eco-Greenenergy, il lampione acchiappa zanzare più è nero più purifica l’aria Il ricercatore Chong Wen Tong ha ideato un lampione, Eco-greenenergy, che illumina la strada e intrappola le zanzare. Infatti grazie a una particolare luce ultravioletta le zanzare vengono prima attratte e poi risucchiate all’interno del lampione grazie a una ventola. Eco-greenenergy è alimentato da pannelli solari e da una pala eolica di ridotte dimensioni.

Energia dal tè Due studenti di Copenaghen, su commissione di un laboratorio di ricerca, hanno inventato uno strumento capace di catturare il calore prodotto da alcuni oggetti e trasformarlo in energia. Il dispositivo si chiama Heat Harvest ed entra in funzione se posizionato sullo stesso piano di dispositivi come PC, televisori accesi o accanto a una fumante tazza di tè. Una volta assorbito il calore degli oggetti riesce a trasformarlo in energia, così da divenire una piccola centrale elettrica portatile. Il tutto è possibile grazie ai principi base della termoelettrica e della fisica: “la differenza di temperatura tra due superfici consente di generare elettricità”.

74

Elementi 37

Grande alleato alla lotta all’inquinamento marino è il biossido di titanio, composto chimico TiO2 che ha la facoltà di purificare l’acqua. Un gruppo di ricercatori ha scoperto che dando una colorazione nera al composto TiO2 si potenzia la sua forza purificatrice. Infatti la sua azione avviene grazie alla fotocatalizzazione, ovvero alla capacità di assorbire i raggi UV, che consente di ossidare i composti chimici a lui vicini. In questo modo gli agenti inquinanti presenti nel mare possono essere disintegrati dalla forza purificatrice del biossido di titanio, ancora più potente se tinto di nero.

Una boccata di ossigeno da foglie di seta Il ricercatore Giuliano Melchiorre ha creato una foglia artificiale capace di assorbire l’anidride carbonica presente nell’ambiente circostante e rilasciare ossigeno. Composta da un lembo di seta su cui sono deposti i cloroplasti, parti delle cellule vegetali responsabili della fotosintesi, potrebbe rappresentare una valida alternativa alla produzione di ossigeno nello spazio, oppure una soluzione all’insalubrità dell’aria di alcuni edifici.


“Maya”, l’aeroporto più sostenibile del mondo

La forma dell’aeroporto che sorgerà nel 2020 a Città del Messico è una X rappresentante “l’uomo Maya”. Con una superficie di 560.000 mq, avrà 95 gate e riuscirà ad ospitare fino a 120 milioni di viaggiatori all’anno. Progettato da Forster and Partners, Fernando Romeo Enterprise e Naco “Maya” sarà l’aeroporto più sostenibile del mondo: infatti per il suo funzionamento sarà sfruttata energia solare, acqua piovana e ventilazione naturale.

“Icewind” doma il vento d’Islanda La verde, sostenibile e ventosa Islanda a causa della potenza dei propri venti che durante le tempeste arrivano a soffiare fino a 180 km orari, ha dovuto rinunciare alla produzione di energia eolica. Le classiche turbine eoliche con una base alta e sottile, e lame a ventaglio sono inadatte a reggere la potenza dei venti islandesi. Infatti per riuscire a produrre energia da venti così potenti, le turbine tradizionali hanno necessità di costosi freni interposti tra le eliche. La soluzione al vento islandese è un nuovo tipo di turbina, la Icewind CW1000, che con la sua innovativa forma ben si adatta alla potenza di venti così forti. Infatti ha una base bassa e larga, e le lame ricurve capaci di girare ad una velocità idonea alla produzione di energia.

Con Solvatten acqua potabile per tutti

S’Cool bus, un “bruco” a impatto zero

Solvatten è un dispositivo portatile che svolge la doppia funzione di depuratore e scalda-acqua. Ideato e prodotto dalla microbiologa Petra Wadström, la quale ha deciso di distribuirlo nelle zone del mondo in cui l’accesso all’acqua potabile è difficile o impossibile. Solvatten ha la forma di una scatola di medie dimensioni, la parte esterna è di plastica nera ed è apribile a mo’ di libro. Per il suo funzionamento è necessario introdurre dell’acqua non potabile all’interno delle due cavità, quindi il dispositivo viene aperto, proprio come un libro ed esposto al sole. Grazie a un rivestimento interno, di acrilico trasparente che ne ostacola l’evaporazione e facilita l’ingresso dei raggi UV l’acqua introdotta può arrivare a una temperatura massima di circa 75 gradi. L’elevata temperatura e la luce a cui è esposta l’acqua elimina i batteri, rendendola potabile e utile per gli usi domestici. La durata di ogni dispositivo è di circa 10 anni e gli apparecchi distribuiti sono circa 42.000. Se nelle zone in cui non vi è acqua potabile potesse essere presente Solvatten in ogni casa, si eliminerebbero buona parte delle malattie responsabili delle morti infantili, che colpiscono i bambini durante i primi 7 anni di vita.

S’Cool bus è uno scuolabus a impatto zero che ogni giorno sfreccia a Rouen, cittadina a nord della Francia. Ha le sembianze di un bruco verde composto da otto piccole postazioni e una grande per il conducente. Non inquina perché si muove grazie alla pedalata simultanea dei piccoli studenti e dell’autista. S’Cool Bus è un mezzo di trasporto ecologico e sicuro, il suo tragitto prevede la percorrenza di corsie dei taxi e piste ciclabili, ogni studente indossa il casco e per poter far parte della squadra di piccoli ciclisti deve presentare un certificato medico di idoneità all’attività fisica. Inoltre il bruco a pedali ha vinto il premio innovazione Paris- Normandie 2015.

Elementi 37

75


energia del pensiero

La fragilità ci salverà UN CAFFÈ CON PADRE ENZO FORTUNATO Responsabile della comunicazione del Sacro Convento di San Francesco ad Assisi e direttore della rivista “San Francesco” di Romolo Paradiso Padre Enzo Fortunato

76

Elementi 37


La basilica di San Francesco ad Assisi

La crisi economica, i conflitti religiosi ed etnici, l’inquinamento, l’arroganza della finanza, dello scientismo, del tecnicismo e delle logiche materialistiche sull’uomo, l’incapacità dell’Occidente di dare risposte attraverso la politica alle situazioni che gravano sul mondo, sono alcuni degli aspetti più evidenti di una crisi radicale che attanaglia la nostra umanità. Una crisi che nasce da lontano. Già Oswald Spengler con “Il tramonto dell’Occidente” nel 1918, e prima ancora Nietzsche avevano tracciato la linea d’ombra nella quale sarebbe caduta l’umanità del XX e XXI secolo, fino alla definizione più conforme, quella di Martin Heidegger, che vedeva nell’uomo del 2000 “il guardiano del nulla”. Di fronte a queste situazioni, lo sguardo sul futuro appare preoccupato. Indicare una ricetta su misura per uscire dall’impasse è difficile. Ma il tentativo va fatto. Partendo da cosa? Confidando in cosa? Abbiamo rivolto le domande a padre Enzo Fortunato, responsabile della comunicazione del Sacro Convento di San Francesco ad Assisi e direttore delle rivista “San Francesco”, che così ci ha risposto. “Vorrei vedere l’affermazione dei filosofi che ha citato e soprattutto quella di Heidegger come un monito, non come una negazione. Un monito che ci conduce a non perderci nei meandri del nulla, ma a focalizzare attentamente la vicissitudini del cuore dell’uomo. Le quali sono quanto di più

prezioso l’umanità è chiamata a custodire. Quindi l’uomo non è il guardiano del nulla, ma l’attento osservatore che cerca inesorabilmente il volto di Dio. Questa è la scommessa più grande, che ci porta a giocare la partita di un’umanità, quella d’Occidente, che nonostante abbia tutto, ha sete di valori. Perché si accorge che più si aggrappa alla superficialità e più il gusto e il retrogusto è l’amarezza. È un po’ l’esperienza di Francesco d’Assisi prima della conversione: “ciò che mi sembrava- amaro -dice Francesco- mi si cambiò in dolcezza e ciò che mi sembrava dolce si tramutò in amaro”. Oggi la ricchezza dell’uomo è davanti alle nostre frontiere. Un marea umana che vuole incrociare un volto”. E: Non crede che abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di eticità nei nostri pensieri e nelle nostre azioni, un briciolo di sano rigore per iniziare un cammino di riabilitazione e di vero rinnovamento? EF: Papa Francesco ultimamente ha evidenziato tre grandi aspetti su cui riflettere con attenzione: quello della corruzione di fronte al denaro, quello dell’egoismo di fronte all’uomo e quello della misericordia dinanzi all’arroganza, alla superbia e al rifiuto. Si tratta di comportamenti che richiedono disponibilità alla comprensione e al rispetto di se stessi e dell’altro e al

> Elementi 37

77


riconoscimento del bene comune come valore. Necessitano quindi di un rigore morale, etico, che non vuol dire rigidità, ma convinzione in ciò che abbiamo compreso essere la base di un vivere secondo principi che stimolano la convivenza nella felicità.

E: Guardare alla natura come maestra di vita. Imparare ad ammirarla, rispettarla e proteggerla. Ha detto Adriano Olivetti: “più l’uomo si è allontanato dalla equilibrata integrazione con la natura, più il suo ambiente fisico si è fatto nocivo”.

E: Forse è anche il momento di tornare a capire l’importanza delle cose che hanno veramente valore per l’uomo, quali il sentimento, la capacità di sentirsi parte di un tutto che si muove in sincrono, dove la depauperazione di un elemento implica quella degli altri. E poi la disponibilità al pensiero, alla riflessione, alla comprensione di quanto in noi e accanto a noi vive. È d’accordo?

EF: Papa Francesco ha scelto il nome “Francesco” perché foriero di tre grandi realtà urgenti per il nostro mondo: i poveri, la pace, l’ambiente. Il rispetto del creato ha oggi una valenza maggiore rispetto ai tempi passati perché l’uomo ha fatto e sta facendo di tutto per distruggere l’ambiente in cui vive. Il Papa proprio su questo argomento ha redatto un documento, la “Laudato sì” che ha avuto un’attenzione mediatica planetaria. Il punto importante, dove anche la Chiesa ha sbagliato, è il fraintendimento delle parole della Genesi di “sottomettere e dominare il creato”. Invece, il vero intervento di Dio nell’affidare il creato all’uomo, non implica la sottomissione del creato da parte dell’uomo, ma, secondo l’esegesi esatta delle parole ebraiche, vuol invece significare che l’uomo deve insediare un territorio per coltivarlo, custodirlo e conservarlo. È un servizio che siamo chiamati a compiere. Si tratta di una rivoluzione antropologica e non antropocentrica: l’uomo è equivalente al creato, alla terra. Una ferita portata alla terra è una ferita che inevitabilmente si riflette sull’uomo. Si tratta dunque di un’armonia solidale.

EF: La strada più importante da percorrere è quella della conoscenza e del conoscersi. Voglio fare un esempio. Due giovani che ho conosciuto tempo fa, una ragazza italiana e un ragazzo emigrato, si sono innamorati e fidanzati. La famiglia di lei però non accettava di buon grado questa relazione perché voleva altro per la figlia. Il ragazzo, di fronte alla sofferenza della fidanzata le disse: “non ti preoccupare, vedrai che prima o poi mi conosceranno e sono certo che lentamente mi apprezzeranno”. E così è stato. La conoscenza quindi è la base di ogni relazione. Quelle interpersonali, ma anche quelle tra l’uomo e ciò che lo circonda e dei momenti e delle situazioni che esso vive. Conoscenza che certamente non può esserci senza la disponibilità alla riflessione e al pensiero. Direi che la “conoscenza” è la sfida fondamentale dell’essere per essere veramente.

"La bellezza scuote, sveglia dal torpore, stupisce, dà gioia e vigore."

78

Elementi 37


E: A proposito di amore per la natura, San Francesco nel Cantico delle Creature abbraccia e rivendica la forza propulsiva che scaturisce dall’amare la terra, il creato. La natura come madre. EF: San Francesco in questo componimento del 1224, riconosce e inneggia al perfetto equilibrio della natura con tutti gli elementi a lei legati: l'uomo il sole, il vento l'acqua, fino ad arrivare a "sorella morte", escludendone l'immagine negativa, perché essa è la via per la vita eterna. E: Sarebbe allora interessante domandarci quale tipo di ambiente vogliamo? Quale deve essere il nostro futuro? EF: La questione sociale chiama in causa la politica, le istituzioni, l'economia, la scienza e ogni uomo credente, non credente o di altre fedi. Tutti dobbiamo offrire una risposta seria e responsabile. Non è più il tempo del bluff o dello scarica barile. È il momento della responsabilità personale e sociale fatta di rispetto e cura del Creato. E: C’è un elemento del quale l’uomo d’oggi sembra aver dimenticato il senso, ed è il tempo. Dare senso al tempo, per un tempo di valori e di contenuti è quanto di più necessario per recuperare quella dimensione di conoscenza e di forza che sola dà significato alla nostra vita. EF: Il tempo da noi vissuto è un tempo di fretta, di ansia, d’angoscia e di superficialità. Tutto avviene attraverso atteggiamenti istintivi, convulsi, privi di pensiero, di riflessione, di oculatezza, di saggezza. E, mi lasci dire, d’amore. Un tempo così è un tempo inutile. Forse è arrivato il momento di fermarsi un attimo e riflettere sulla nostra condizione, sul nostro operato. Capire chi siamo diventati, dove stiamo andando e cosa veramente ci manca. Non sarà difficile comprendere che la maggior parte delle ansie, delle preoccupazioni, delle paure, è proprio dovuta al tempo non dedicato alla comprensione di se stessi e di quanto vive e opera accanto a noi. Se recuperiamo il tempo interiore il nostro sguardo sulla vita e sul mondo sarà più autentico e più chiaro. E la conseguenza diretta sarà quella di ritrovare il valore più importante per l’uomo: il sentimento, l’amore! E: E se il tempo sarà un tempo “fuori del tempo” meccanico, allora forse torneremo a riappropriarci del senso della bellezza. Quell’ebbrezza leggera che dà animo, impulso e valore al nostro cammino… EF: La bellezza scuote, sveglia dal torpore, stupisce, dà gioia e vigore. Illumina il nostro momento, ci fa capire che c’è qualcosa nell’uomo che va oltre la materia e il tempo e si eleva in spazi di libertà, verso confini dove è facile avvicinarsi al mistero. Quel mistero che anima il dubbio, che pone interrogativi sull’essere e la vita e apre la strada verso confini ultraterreni, lì dove s’affaccia luminoso il volto di Dio. E: Che poi è il percorso che ha caratterizzato la scelta di fede di San Francesco, per il quale la scoperta di Dio ha significato anche la scoperta della fraternità tra tutti gli uomini, di Dio figli.

EF: Francesco ha abbandonato le sue ricchezze per intraprendere la strada della semplicità, della povertà, dell’umiltà e dell’amore per gli uomini. E: Non crede che quanto abbiamo fin qui detto essere necessario all’uomo per riscoprire se stesso e i valori che veramente lo possono aiutare a vivere con pienezza la sua esistenza abbiano necessità di una “educazione rivoluzionaria” che debba partire dalle famiglie, dalle scuole, passando poi dai posti di lavoro? EF: La famiglia è la base dell’educazione dell’uomo. Oggi la famiglia soffre. Spesso è assente, perché affranta da logiche materialistiche e positivistiche che la vogliono annientare. In essa quel tempo di valori di cui dicevamo poc’anzi spesso non c’è. I genitori sono presi da mille altri problemi, vivono nella fretta, a volte, nella superficialità, di un sentimento. C’è penuria d’ascolto, di partecipazione emotiva, di condivisione d’un momento di vita. Col tempo è venuto a mancare il ruolo del padre, la sua autorevolezza, il suo gesto di forza e d’amore. E la mamma ha un po’ perduto quella dolcezza, quella delicatezza, quella capacità di complicità, di ascolto, di comprensione, di stimolo e di introspezione che ne facevano creatura altra e assolutamente complementare alla figura dell’uomo. Ma è alla famiglia che bisogna necessariamente ricorrere se vogliamo riappropriarci dei valori fondamentali della persona. In essa si foggiano i buoni cittadini delle Comunità. Poi tocca alle scuole. Che avranno più forza se i bambini, i ragazzi che lì vanno avranno alle spalle famiglie sane e di principi. Anche il mondo del lavoro deve fare la sua parte e soprattutto chi una Comunità governa. Insomma, se vogliamo cambiar rotta e mutare in meglio il nostro momento contingente, sì, dobbiamo partire proprio da una rivoluzione, quella di un’educazione fondata sull’etica. E: Anche nelle aziende, come del resto in politica, serve una sorta di “nuovo rinascimento”, basato sulla persona. Ma occorre iniziare dalla scelta di chi deve guidare i gruppi, per i quali servono uomini dotati di sensibilità, senso delle cose e cultura. Elementi da trasmettere a chi fa loro riferimento, per porre in essere una Comunità capace di muoversi con entusiasmo, serenità, voglia di fare, di creare, di crescere. È d’accordo? EF: Recentemente ho letto con interesse i risultati di alcune ricerche fatte in America sui posti di lavoro, dove emergerebbe la riscoperta dell’amicizia nelle aziende come elemento capace di creare comunità più produttive. E: La fermo un attimo Padre. Io un po’ diffido degli americani e della loro cultura. Mi va benissimo la scoperta dell’amicizia in azienda come elemento che può aiutare una comunità a vivere meglio il proprio momento, ma non per il solo scopo del profitto. Noi siamo persone d’Occidente, la culla del pensiero e dei valori. Ora se io penso alla mia Comunità di vita e di lavoro ideale non posso che immaginarla fondata su quanto possa rendere “felice” l’uomo. E parlo di “felicità” e non di “benessere”, perché questo è un termine solo economico, e non “umano”. Credo che invece serva, in azienda, così come nella vita sociale, la creazione e la fecondazione di una cultura che cerchi di favorire la crescita prima umana e poi lavorativa delle persone.

> Elementi 37

79


EF: Non c’è dubbio che occorre creare le condizioni che permettano al lavoratore in quanto persona, di poter sviluppare anche in azienda la sua crescita umana oltre che professionale. E sono d’accordo che questo può avvenire solo se le persone sono guidate da chi ha in sé sensibilità e cultura e poi anche una buona capacità tecnica. È un po’ riproporre il ruolo e la funzione dei genitori all’interno di una famiglia. Questa è la strada per dar vita a una Comunità di anime in grado di viver nel modo più completo ed efficace il proprio tempo del lavoro. E: Un tempo che non è un tempo altro rispetto a quello della vita, ma è altrettanto vita. EF: Per questo va rispettato, tutelato e alimentato. E: Padre, alla fine del nostro discorso, cosa altro potrà salvare l’uomo dal caos e dal nulla: l’umiltà, il riconoscimento dei nostri errori, il senso di finitezza e il riscatto del pensiero? Oppure non riusciremo nell’intento, perché come dice Emil Cioran, “quanto stiamo vivendo altro non è che il prologo di un lento, inesorabile e ciclico declino di civiltà”?

La Vignetta di Fama

EF: Ci salverà la nostra fragilità, nel momento in cui ci farà prendere coscienza che abbiamo bisogno dell’altro.

80

Elementi 37

Asterisco Il Tuo Sorriso di Stefania Concàri Il tuo sorriso spontaneo e sincero mi hai donato il tuo sorriso che illumina il cielo di azzurro e colora le mie giornate. È bastato un tuo sorriso ad aprire il mio cuore quel tuo stesso sorriso che ora più che mai mi accompagna… e mi sorriderai ancora mi verrai incontro lungo il mio percorso e con occhi negli occhi riscopriremo la gioia di essere ancora più vicini. Per sempre!



arte e architettura in luce 1

Mitra, il capolavoro salvato Inizia da questo numero la rubrica “Arte e Architettura in luce”, curata da Maurizio Godart e da Maria Pia Terrosi, il cui scopo è mettere in evidenza opere artistiche ed architettoniche italiane meno note ma importanti come quelle più famose, cercando così di contribuire ad accrescere la conoscenza delle bellezze del nostro patrimonio artistico, che fanno dell’Italia un luogo unico al mondo. Ci aiuteranno in questo percorso esperti e studiosi con i quali cercheremo di evidenziare i pregi delle opere scelte, il periodo storico di appartenenza e le caratteristiche tecniche ed intrinseche che le contraddistinguono.

di Maurizio Godart Massimo Maresca

82

Elementi 37


Il ritrovamento di un’opera di alto valore artistico è senza dubbio un successo di tutta quanta la comunità, soprattutto quando il reperto viene sottratto alla criminalità e ai mercati clandestini. È quello che è accaduto con lo straordinario gruppo scultoreo raffigurante un Dio Mitra tauroctono, databile tra il II ed il III secolo d.C., recuperato nel 2014 dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Ne parliamo con il Maggiore Massimo Maresca, responsabile della Sezione Archeologia del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. E: Maggiore, può raccontarci come è avvenuto il ritrovamento di questo inestimabile gruppo scultoreo? MM: Il ritrovamento è il risultato di una complessa manovra investigativa iniziata con il monitoraggio e la ricostruzione della catena criminale ancora attiva nelle aree archeologiche di Roma e dell’Etruria meridionale. Le indagini hanno accertato che il Mitra era in viaggio per la Svizzera, cosa confermata dalle perquisizioni, durante le quali, infatti, sono state rinvenute mappe della Confederazione elvetica. Le attività dei Carabinieri si sono quindi concentrate a Fiumicino, crocevia del traffico dei beni scavati clandestinamente. Il Mitra, coperto da un telone, era su un furgone all’apparenza anonimo che trasportava

piante e altro materiale, con destinazione Svizzera. Il trasporto era preceduto da un motociclo che fungeva da battistrada e da una Smart che, presumibilmente, aveva funzioni di copertura. All’altezza del Museo delle Navi di Fiumicino, il furgone è stato bloccato e controllato dai Carabinieri: tra le piante, sotto il telone, è stato rinvenuto il gruppo scultoreo. E: Qual è il valore storico artistico del reperto ritrovato? MM: Si tratta di un vero unicum, sia per le notevoli dimensioni che per la particolare qualità; lo slancio delle figure è pregevole. Inoltre, mentre gli scavi clandestini spesso decontestualizzano l’opera, in questo caso siamo riusciti a ritrovare tutto il contesto archeologico, impreziosendo ancor di più il reperto. Al mondo ci sono solo due esemplari simili, custoditi al British Museum e ai Musei Vaticani. Volendo poi stimare l’opera in termini economici, siamo intorno agli otto milioni di euro. E: Quali sono le origini del culto del Dio Mitra? MM: Il culto del Dio Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda (testi sacri in sanscrito dei popoli arii) come uno degli Aditya, una delle divinità solari e Dio dell’onestà, dell’amicizia e dei contratti. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso

> Elementi 37

83


come Mithra, assunse col tempo sempre più importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello zoroastrismo. Il Mitra, dunque, è una divinità proto-indo-iranica. La parola mitra può avere due significati: o amicizia, o patto, giuramento. La prima alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la seconda in quelle iraniche. Il più antico riferimento conosciuto del nome Mitra si trova in un’iscrizione di un trattato risalente approssimativamente al 1400 a.C., stipulato tra gli Ittiti e il Regno hurrita di Mitanni nell’area del lago di Van, nell’attuale Turchia. È interessante ricordare che ci sono diverse similitudini tra il culto pagano mitraico e la religione cristiana, in particolare legate all’età di Mitra e di Gesù (entrambi 33 anni) e alla loro nascita da una vergine. Forse proprie queste analogie col cristianesimo fecero sì che il culto mitraico a poco a poco fu vietato nell’Impero Romano, fino a quando la religione cristiana non diventerà religione di Stato a tutti gli effetti. E: Questi capolavori avrebbero bisogno di una maggiore diffusione, di una conoscenza più capillare… MM: La conoscenza di questi capolavori non basta mai, però di sicuro questo gruppo scultoreo sta avendo la risonanza che merita. Anche grazie all’esposizione prima nei Musei Vaticani e

Foto gruppo scultoreo Mitra

84

Elementi 37

poi nelle sale del Quirinale. Poi ci sono le iniziative televisive e quelle della carta stampata, tra cui quella vostra, sicuramente lodevole. E: Come si è capito che l’opera era stata trafugata a Tarquinia? MM: I Carabinieri sono riusciti a risalire alle aree archeologiche di Tarquinia e Vulci, come possibili zone dello scavo clandestino del Dio Mitra. Nell’area archeologica di Tarquinia, infatti, sono stati individuati nove ambienti, di cui uno con funzioni sacre: quello in cui era avvenuta la profanazione ed il saccheggio, nell’agosto del 2013. Durante gli scavi poi sono stati scoperti due ulteriori elementi marmorei riconducibili all’iconografia mitraica: un cane rampante che, oltre ad essere una caratteristica simbolica nella rappresentazione mitologica dei gruppi statuari riconducibili al culto del Mitra, combacia perfettamente con il gruppo scultoreo ritrovato dai Carabinieri. Inoltre, è stata ritrovata la testa di un serpente, anch’esso mancante e combaciante col resto della scultura.Non meno importanti gli altri rinvenimenti tra cui pavimentazioni a forme floreali in materiale fittile, pavimentazione mosaicata e vari altri frammenti in marmo.


E: Qual è la storia del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri? MM: Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato istituito nel 1969, in anticipo di un anno rispetto alla Convenzione Unesco di Parigi del 1970, con la quale si invitavano gli Stati Membri ad adottare le opportune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati, nonché a istituire uno specifico servizio a ciò finalizzato. Il Comando, inserito funzionalmente nell’ambito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali quale Ufficio di diretta collaborazione del Ministro, svolge compiti riguardanti la sicurezza e la salvaguardia del patrimonio culturale nazionale attraverso la prevenzione e la repressione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici. Il particolare settore di tutela è un comparto di specialità che è stato affidato in via

prioritaria all’Arma con Decreto del Ministero dell’Interno del 12 febbraio 1992, successivamente ribadito con Decreto del 28 aprile 2006 che ha attribuito al Comando TPC la funzione di polo di gravitazione informativa e di analisi a favore di tutte le Forze di Polizia. E: Da chi è composto il Comando? MM: Da militari in possesso di qualificata preparazione e prevede un Ufficio Comando, quale organo di supporto decisionale del Comandante nell’azione di comando, controllo e coordinamento delle attività di istituto in Patria e all’estero. Inoltre prevede un Reparto Operativo con una competenza territoriale areale, nonché di coordinamento operativo sull’intero territorio nazionale per le indagini di più ampio spessore, suddiviso a livello periferico in 12 nuclei e tre sezioni: antiquariato, archeologia, falsificazione e arte contemporanea.

Intervista a Vittorio Sgarbi Elementi fa cultura, un esempio da imitare di Maurizio Godart E: Onorevole Sgarbi, in questo numero di Elementi parte il progetto “Arte e Architettura in luce”, che ha l’obiettivo di far conoscere ai nostri lettori opere artistiche e architettoniche meno note, ma non per questo meno importanti di quelle famose. Lei che oltre ad essere un esperto in materia ne è un efficace divulgatore, come pensa si possa diffondere maggiormente la cultura nel nostro Paese in un momento contingente in cui se ne sente grande necessità? VS: Anzitutto, trovo che la vostra iniziativa – mettere in luce i tesori nascosti o meno visibili al grande pubblico – sia davvero significativa oltreché utile. Credo, infatti, che in Italia manchi il coraggio, soprattutto nell’ambito televisivo, di divulgare la cultura; forse lo si ritiene, a torto, un investimento poco redditizio. Io stesso spesso ho cercato di imporre nei palinsesti dei programmi a tema, ma sostanzialmente senza successo. Ma la cultura è ricchezza, è accrescimento di individualità, è predisposizione al pensiero e anche creatività. E: La televisione è l’unico mezzo con cui diffondere la cultura tra i non addetti ai lavori? VS: La televisione, con la sua diffusione di massa, rimane ancora oggi lo strumento più efficace e diretto. Tuttavia, soprattutto per i giovani, un ruolo importante lo possono giocare il web e i social networks. Queste piazze virtuali, frequentatissime soprattutto dagli under quaranta, sono uno strumento di divulgazione potentissimo che, se ben usato, può istruire, educare e preparare alla vita partecipativa e comunitaria intere generazioni di ragazzi. E: Per quanto riguarda la carta stampata invece? VS: In questo settore c’è un po’ più di vivacità. Penso ad esempio agli inserti culturali di alcuni quotidiani. Io stesso ho delle rubriche fisse su questi temi. Spero che sulla scia di questi quotidiani importanti anche altri giornali a diffusione nazionale, e locale, possano dedicare sempre più spazio all’arte e alla cultura in generale. Ne guadagneremmo tutti in civiltà e progresso.

Elementi 37

85


letteratura

Il ‘900 da non dimenticare 3 Scrittori “fuori del coro” La terza puntata dedicata alle grandi firme della letteratura italiana del ‘900 passa in rassegna tre autori che in qualche modo si sono caratterizzati per la loro particolare capacità di essere fuori della vulgata letteraria in voga nelle seconda metà del secolo scorso. Autori sanguigni, veraci, senza peli sulla lingua, per nulla riverenti al potere del tempo, in grado di far rimbombare le loro opere in ogni settore della società, tanto potente e deflagrante ne era la qualità e il valore. Autori i cui scritti hanno lasciato un segno indelebile non solo nella nostra letteratura, ma anche nel costume e nelle abitudini degli italiani. (Romolo Paradiso)

di Mauro De Vincentiis

LEO LONGANESI Longanesi aveva la vocazione del memorialista epigrammatico, perfino nelle sue lettere private, tutte a capoversi e asterischi. Una immagine, una battuta, punto e a capo. Andava a naso, in tutto. Ma non sbagliava mai. A proposito, Indro Montanelli ricordava nelle conversazioni con gli amici che un giorno a Omnibus (il capostipite dei settimanali d’informazione in Italia), gli buttò sul tavolo, senza leggerla, una novella di Moravia, ingiungendogli di portare in testa il capoverso di coda, e sottolineando che Moravia era “come le stoffe inglesi: il rovescio è meglio del diritto”. Longanesi, per Montanelli, è stato un grande maestro: l’ultimo. Nella sua vasta produzione pubblicistica, il gusto per la tradizione si fuse con un atteggiamento intellettuale anticonformista. Per esempio in “La sua signora” (1957) Longanesi si esprime nella forma che più gli è congeniale: epigrammi, frammenti, osservazioni, sarcasmi, poesiole, caricature, che riecheggiano la sua impareggiabile arte di conversatore e, a poco a poco, costruiscono l’immagine di un paese conformista, retorico, vanaglorioso e disposto al compromesso. Proprio questo conferisce alle sue battute mordente e, in fondo, tanta

86

Elementi 37


Longanesi, Bufalino e Flaiano visti da Alessandro Buttà

malinconia e un senso amaro di insofferenza, sotto la veste lieve del gioco di parole e del motto arguto. Il nome di Longanesi è legato a tre testate: L’Italiano, settimanale di cultura artistico-letteraria (dal 1926 al 1942); Omnibus (1937-1939): nell’editoriale di presentazione scrisse che è “L’ora delle immagini, il nostro nuovo Plutarco è l’obiettivo fotografico, che fissa la realtà come lo spillo fissa la farfalla sul cartoncino”; Il Borghese (1950, diretto fino al 1956), rivista sul costume dell’Italia intellettuale. Il successo delle sue iniziative editoriali gli ritagliò su misura il ruolo di opinion maker politico-culturale, che ricoprì per tutto l’arco della sua carriera. Fino al 27 settembre 1957, quando fu colto da infarto nel suo ufficio di Milano. Morì poco dopo, all’età di 52 anni.

ENNIO FLAIANO Nel 1947, Ennio Flaiano (1905-1972) vinse il primo Premio Strega, con “Tempo di uccidere”: lunga avventura – in sequenze tragiche e oniriche – del soldato italiano in Etiopia, che si crede contagiato dalla lebbra. Libro scritto in tre mesi, su espressa richiesta di Leo Longanesi. Fine e ironico moralista, talvolta acre e tragico, Flaiano produsse opere narrative percorse da un’originale vena satirica e da un forte senso del grottesco, stigmatizzando gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava a getto continuo aforismi e piccoli motti. Compendiò le contraddizioni e le inquietudini degli anni Cinquanta del ‘900: un epigrammista, scrittore di psuedo-versi e di romanzi mancati (non-racconti?). ”Diario notturno” (1956) e “Una notte” (1959) testimoniano la progressiva distruzione dell’intenzione narrativa, a favore della pura corrosione ironica. Da poeta irriverente, da “arcimboldo antidemagogico” (soprattutto un “anti”) annotò: “Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche la domanda è insieme buffa e sconvolgente”. Flaiano è stato il personaggio tipico della “civiltà borghese” dei caffè, che si era creata in quegli anni a Roma, tra l’alienazione e la noia dell’improvviso benessere. Un

> Elementi 37

87


modo di vivere, che dipinse in poche parole: “In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita…la gente vive all’aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade…”. La sua è stata una carriera eclettica: sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo. Specializzato in elzeviri, scrisse per Oggi, Il Mondo (dal 1949 al 1953), Corriere della Sera e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ai soggetti e alle sceneggiature dei suoi più celebri film (“La strada”, “La dolce vita”, “8 ½”).

GESUALDO BUFALINO Per gran parte della vita insegnante liceale, Gesualdo Bufalino (1920-1996) si è rivelato tardi, come romanziere: nel 1981 con “Diceria dell’untore”. L’opera gli valse nello stesso anno il Premio Campiello. Bufalino si rese subito famoso per lo stile ricercato, talvolta anticheggiante, nonché per la sua abilità linguistica (vero giocoliere della parola). Amico di Leonardo Sciascia, trascorse la maggior parte della sua vita a Comiso, paese natio, mantenendovi una esistenza discreta e fotografandolo con le parole: immagini visive ed emotive nel contempo, restituite all’attenzione del lettore. Comiso, allora, buco nero, reggia-prigione, bunker, santuario, tana, ventre protettivo, polmone d’acciaio (tutte definizioni di Bufalino), è l’ostacolo necessario per superare il limite dell’orizzonte. Comiso, poi, è legato all’Ippari: “Vecchio fiume di vento…sotterrata nell’acque tue c’è la pietra del mio cuore”. La storia alla base della “Diceria dell’untore” si svolge in un sanatorio della Conca d’Oro (castello d’Atlante e campo di sterminio) nel 1946. Alcuni personaggi, reduci dalla guerra, e presumibilmente inguaribili, duellano con se stessi e con gli altri, in attesa della fine. Una lettura approfondita di Bufalino, non può che completarsi con “Le menzogne della notte” (1988). La struttura del libro vede, nei primi due capitoli, l’introduzione alla vicenda, con la descrizione dei personaggi. Le parti a seguire alternano, ai racconti dei protagonisti, capitoli di riflessione. Il “dove” del libro è un carcere situato su un’isola poco distante dal continente, da cui però è impossibile evadere.

Letture suggerite • Leo Longanesi La sua signora; In piedi e seduti • Ennio Flaiano Un marziano a Roma; Le ombre bianche • Gesualdo Bufalino Menzogne della notte; Il Guerrin Meschino

88

Elementi 37


cultura

Divulghiamo l’energia della conoscenza DIALOGO CON ALBERTO ANGELA Giornalista scientifico

di Maurizio Godart Alberto Angela, volto notissimo e amato della televisione italiana, dopo la laurea in scienze naturali si occupa per anni di paleontologia. Lo abbiamo incontrato in uno degli studi televisivi dove sta registrando una puntata di "Ulisse". Alberto Angela

Copyright Barbara Ledda

> Elementi 37

89


Angela ci può parlare delle sue esperienze lavorative in quel periodo?

E: Ci sono argomenti o materie che lei preferisce trattare nelle puntate delle sue trasmissioni?

Anzitutto la laurea non è un punto di arrivo ma di partenza, è una scala che ti fa andare oltre lo steccato dell’università. È molto importante arrivare a laurearsi essendo già specializzati in qualche specifico settore: è il modo migliore per entrare con autorevolezza nel mondo del lavoro. Io ha fatto una tesi sui musei della scienza, un lavoro che mi è valso la lode e anche la pubblicazione. Consisteva in un’indagine su come organizzare i musei e le mostre in modo moderno, interattivo. A cavallo dell’università e dopo, per oltre dieci anni, ho partecipato a spedizioni internazionali alla ricerca dei resti fossili di antenati dell’uomo (paleoantropologia- ndr) nell’allora Zaire nel 1983 e 1984; in Tanzania dal 1986 al 1988; nel Sultanato dell’Oman nel 1989, in Etiopia e in Mongolia nel deserto del Gobi, nel 1991. La mia esperienza di paleontologo mi ha insegnato come sia importante avere un gruppo di lavoro coeso e collaborativo, in cui ci siano poche gerarchie, spirito di amicizia, voglia di supportarsi a vicenda, dove ognuno è specializzato a fare qualcosa. Questo concetto di gruppo l’ho riproposto anche nella mia carriera televisiva, perché se stai bene dietro la telecamera anche davanti il lavoro è molto buono.

AA: Il tema della storia mi piace particolarmente, perché attraverso il passato capisci il tuo presente e orienti il tuo futuro. Il racconto, la tradizione orale, si è sviluppata sin da quando l’uomo ha scoperto il fuoco, sin dagli albori della nostra civiltà. Quando si studiano e si approfondiscono i grandi imperi del passato - come quello cinese o quello romano - si capisce come quelle società rappresentavano una prima forma di globalizzazione, non molto dissimile a quella che stiamo vivendo noi contemporanei. Territori immensi con una sola moneta, poche lingue e con problemi molto simili a quelli che abbiamo noi oggi: religione, razze, confini da difendere o da allargare. Capendo quei contesti si possono trovare spunti interessanti per risolvere i problemi che oggi angustiano le nostre società moderne. Ecco perché io parlo spesso di storia.

E: Come avviene il passaggio alla divulgazione scientifica? È stata decisiva la figura di suo padre Piero Angela? AA: In realtà mio padre non c’entra con i miei esordi come divulgatore scientifico televisivo. Durante una mia spedizione in Tanzania mi chiamarono dalla tv svizzera italiana per commentare alcuni filmati di questi ed altri posti importanti per la paleontologia umana. Si sono accorti che mi trovavo a mio agio davanti alle telecamere e mi hanno proposto di fare una serie di dodici puntate, il programma si chiamava “Albatros”. Andò molto bene e successivamente alla sua messa in onda in Svizzera fu acquistato da Telemontecarlo e venne trasmesso anche in Italia. Così mi trovai di fronte ad un bivio e capii, parlando anche con mio padre, che quello sarebbe stato il mio futuro.

90

Elementi 37

E: Noi del GSE ci occupiamo in particolare di rinnovabili e cerchiamo di diffondere tra i cittadini una nuova cultura, basata sull’utilizzo di fonti energetiche pulite. Non crede che in questo campo serva una comunicazione istituzionale più forte e ricca che debba partire dalle scuole per poi coinvolgere i media e le famiglie? AA: Le scuole sono molto importanti, come lo è anche la famiglia. I bambini devono crescere nel rispetto degli altri e della natura, devono capire da subito che la sopravvivenza della specie umana dipende da determinati atteggiamenti: la natura è un treno, se provochi un dissesto ambientale o climatico continuerà ad andare avanti, sarai tu a scendere dal treno. Il nostro pianeta ha vissuto per una larghissima parte della sua esistenza senza gli esseri umani, e probabilmente continuerà a vivere anche quando gli esseri umani non ci saranno più. Noi che dobbiamo trovare le condizioni adatte a rimanere il più a lungo possibile sulla Terra. Nei paesi del Nord, ad esempio quelli scandinavi, c’è una maggiore attenzione al rispetto dell’ecosistema, sia da un punto di vista istituzionale,


che famigliare e scolastico. E: Come immagina l’energia del futuro? AA: Innanzitutto immagino un’energia pulita, che rilasci poche scorie. Immagino anche un consumo energetico più razionale, meno dispendioso. Pensiamo all’esempio del led con le lampadine. Oggi però la situazione è molto critica: io sono stato in Cina e mi ha colpito molto come Shangai sia un esempio di spreco energetico, con tutte le luci della megalopoli perennemente accese. Rispetto a venti anni fa nelle grandi città i consumi sono aumentati a dismisura, non c’è ancora lungimiranza da questo punto di vista. Ripeto, energie pulite ed efficienza energetica sono alla base di un progresso armonico e razionale della nostra civiltà, per poter ottenere una qualità della vita futura molto più elevata. E: C’è un’energia che sta alla base di ogni espressione dell’uomo, e che credo a lei cara: quella della cultura. Come riuscire a far passare in modo più capillare il messaggio che senza un ritorno al pensiero, e quindi alla cultura, l’uomo d’occidente difficilmente potrà uscire dal tunnel del pressapochismo, dell’ignoranza e della mancanza di visione in cui si ritrova? AA: In questo sono fondamentali i mezzi di informazione, in particolare televisione e web. Ci vogliono però abili narratori, bravi divulgatori. I programmi culturali come “Ulisse” e “Passaggio a Nord-Ovest”, primi nelle graduatorie Qualitel della Rai (un indice di misurazione della tv di qualità- ndr), devono stare sulla televisione pubblica e generalista, per

raggiungere un pubblico il più vasto possibile. Infatti, chi guarda i canali tematici ha già una certa cultura, vuole soddisfare delle curiosità peculiari partendo da informazioni che già possiede, è una minoranza. Il pubblico va incuriosito, va fatto ragionare e messo nelle condizioni di capire in modo chiaro gli argomenti trattati nelle varie trasmissioni. È quello che noi cerchiamo sempre di fare. E: E se queste divulgazioni le portassimo a scuola? AA: Già succede: spesso nelle scuole vengono trasmesse le nostre trasmissioni. È una mossa molto intelligente, i ragazzi vengono a contatto con la parte buona della televisione. Il nostro linguaggio è sicuramente adatto anche ai ragazzi, li incuriosisce e li sprona ad approfondire. Il mix di questi due servizi pubblici, scuola e televisione, è senza dubbio vincente. E: Forse voi divulgatori dovreste essere insegnanti degli insegnanti, per coinvolgere ed educare i ragazzi, rendendoli un domani cittadini migliori? AA: Non è facile fare il docente, tra tutte le difficoltà che oggi ha la scuola. Ma i nostri insegnanti sono degli eroi, ce la mettono tutta e possiamo dire che, in fondo, facciamo lo stesso mestiere: passiamo il sapere. Sta anche ai ragazzi trovare la volontà e l’intelligenza di seguirli.

Elementi 37

91


Ogni giorno la fonte essenziale di ENERGIA Da 80 anni il giornale dell’informazione energetica sempre completa, precisa, affidabile ed indipendente. Più di 10.000 notizie l’anno. Quotidianamente petrolio, gas, elettricità, fonti rinnovabili, acqua. Notizie, articoli, approfondimenti dei maggiori esperti del settore. Variazione dei prezzi e andamento dei mercati, consumi, statistiche. Testi di legge, decreti, documenti delle Autorità con commenti. Gare, eventi e rubriche specializzate. Staffetta Quotidiana Largo Luigi Antonelli, 30 - 00145 Roma - Tel. 06 57 41 208 Fax +39 06 57 54 906 - abbonamenti@staffettaonline.com


Malgrado tutto

Mp Mondo Piccolo

Malgrado tutto c’è, in un anfratto del mondo, qualcuno che senza chiedere nulla, cerca con tutto se stesso di salvare un suo simile. Malgrado tutto c’è un bimbo che lancia un sorriso improvviso a chi posa lo sguardo sul suo volto. Malgrado tutto nell’abbraccio di una mamma svanisce il pianto della figlia. Malgrado tutto c’è un amico che offre il suo tempo a un amico, colorandolo di attenzione, di comprensione, di solidarietà. Malgrado tutto c’è la forza di una parola che s’insinua nell’animo di chi l’ascolta e apre squarci improvvisi di speranza e destino. Malgrado tutto c’è una mano invisibile che quando non te lo aspetti ti solleva da un problema, da una difficoltà, da un dolore. Malgrado tutto c’è il silenzio ritrovato tra i rumori del giorno che sa svelare mondi sconosciuti di emozioni e palpiti. Malgrado tutto c’è una lacrima che invade il volto di qualcuno per annunciare al mondo la commozione. Malgrado tutto c’è chi in umiltà prega perché qualcuno trovi sollievo al suo dolore. Malgrado tutto c’è un alito di vento che improvviso irrompe tra i pensieri del giorno e prepotente restituisce l’attenzione all’attimo e a tutto ciò che in lui vive. Malgrado tutto c’è qualcosa in noi e accanto a noi che non aspetta altro che d’essere scovata, osservata e compresa. Qualcosa in grado di favorire la meraviglia, lo stupore, la bellezza. È la poesia che rivela segreti e misteri, illuminando la vita di verità altrimenti sconosciute. E malgrado tutto ci sei tu, uomo: basta un sussulto del tuo pensiero, un’emozione, un impeto di passione e tutto può tornare a pulsare e a sorridere.

Fn

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

lo Smilzo

Un tappo di latta per giocare Sarebbe impensabile una bottiglia di birra senza il tappo di latta a corona per sigillo. Nel 1892 a ideare questa chiusura fu William Painter che, a Baltimora, fondò l’azienda per la produzione. In tempi di videogiochi, il ricordo dei passatempi che i ragazzi di qualche decennio fa creavano con tappi recuperati, è svanito. Il gioco “classico” era la corsa automobilistica o ciclistica. Si disegnava nel cortile di casa un percorso sinuoso. Ogni partecipante metteva in pista il proprio “bolide” o il proprio campione della bici e, con colpi ben dati (pollice-dito indice o pollice-dito medio), si partiva. Chi urtava una “lattina” avversaria restava fermo un giro. Vinceva chi attraversava per primo la linea del traguardo. A ripensarli oggi i giochi con le “lattine” sviluppavano attenzione e creatività, rispetto al condizionamento di quelli attuali, studiati secondo le regole degli algoritmi, del commercio e del profitto.

Elementi 37

93



CANTICO DELLE CREATURE Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, siranno incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. “Il cantico di Frate Sole e Sorella Luna” di Francesco d’Assisi (1181/8-1226)

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

E+ Energia, letteratura, umanità

Elementi 37

95


Esistono modi più moderni per trovare un contatto!

Il primo strumento per gli uffici stampa, la comunicazione, le relazioni pubbliche e istituzionali AGENDA DEL GIORNALISTA DIGITALE Versatile, rapida e ottimizzata per computer, tablet e smartphone. Un database di giornalisti, media, uffici stampa e comunicatori, con più di 200.000 riferimenti in costante aggiornamento che consentono di gestire i contatti per organizzare il lavoro facilmente da qualsiasi postazione Internet. Tutti i dati possono essere ricercati, selezionati ed esportati in formato Excel.

AGENDA DEL GIORNALISTA – DUE VOLUMI L’AGENDA DEL GIORNALISTA da 49 anni è il più completo strumento professionale per chi lavora nel campo dell’informazione, della comunicazione, del marketing e delle relazioni pubbliche. Completamente rinnovati e ripensati, i due volumi della collana, Media Contact e Rp Contact. Media Contact in uscita a gennaio, è dedicato interamente all’informazione, con i contatti dei giornalisti, delle testate e delle redazioni. Indispensabile per realizzare campagne mediatiche, per gli uffici stampa e i portavoce. Rp Contact in uscita a giugno, è specializzato sul mondo della comunicazione. Include i contatti di comunicatori, decisori politico-istituzionali, gruppi e mediatori di interesse. Utile per trovare gli interlocutori migliori nel lavoro di comunicazione e nelle relazioni pubbliche e istituzionali.

AGENDA DEL GIORNALISTA APP Tutti i contatti e i riferimenti dell’Agenda del Giornalista su smartphone e tablet, disponibili per Android e iOS. Le potenzialità di un modo nuovo e agile per consultare la più completa banca dati dell’informazione e della comunicazione in Italia, con la possibilità di avviare telefonate e email cliccando direttamente sul contatto. Centro di Documentazione Giornalistica srl Piazza di Pietra, 31 - 00186 Roma Tel. 06/69940143- 06/6798148

www.agendadelgiornalista.it

tutti i contatti che contano


UNA VOLTA

I VULCANI, GIGANTI DI FUOCO

L’ALTERNATIVA AMBIENTE

IL CICLOPE

di Wim Wenders

di Donatella De Rita

di Gilles Clément

di Paolo Rumiz

Contrasto, 2015, pag.400,

Il Mulino, 2015, pag.160,

Quodlibet, 2015, pag.67,

Feltrinelli, 2015, pag.149,

Euro 24,90

Euro 11,00

Euro 10,00

Euro 15,00

Pubblicato nel 1993, il libro ora riproposto, presenta più di trecento foto dell’Autore. Le immagini sono disposte per sequenze e accompagnate da sessanta mini-storie, scritte da Wenders, che iniziano tutte con “Una volta”. Il volume è introdotto da un testo di Leonetta Bentivoglio, seguito da un suo dialogo con Wenders, in cui i due ragionano – tra l’altro – sui temi, legati tra di loro, delle immagini e delle parole, del cinema, dei viaggi e della solitudine. I volti e i luoghi fotografati dall’Autore, che illustrano il libro, anticipano o corrono paralleli ai fotogrammi dei suoi film; in alcuni casi, però, costituiscono un autonomo nucleo narrativo, materia di cinema, così come di semplice racconto.

L’Autrice, docente di Vulcanologia all’Università di Roma, ci introduce nel mondo dei “giganti di fuoco”, spiegando come la loro storia sia strettamente legata a quella della vita sulla terra. Raccontando, inoltre, quale influenza i vulcani abbiano sul clima globale, come interagiscano con l’ambiente e come possano rappresentare una risorsa.

In questo breve saggio, l’Autore sostiene che c’è una nuova strada da percorrere, definita “Alternativa ambiente”, che prende le mosse dall’intrecciarsi di analisi contraddittorie, ma anche da dati certi, esperienze e ricerche attendibili. L’ ”Alternativa Ambiente” approva il movimento della decrescita ma non vi aderisce totalmente e anziché attendersi una qualche forma di salvezza dai parlamentari della Repubblica, si mette in attesa interrogando i possibili impatti dell’effetto- farfalla.

È un poetico reportage da un faro del Mediterraneo, Ciclope monocolo che veglia nella notte. Nell’isola del Ciclope si impara a decrittare l’arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni dei nuovi migranti. Per i faristi, poi, l’attività più importante è quella di vestali della sacra luce: “Una lampadina da 12 watt, grande come un’unghia”, che grazie alla magia di prismi, riflessi e rifrazioni, si potenzia a un punto tale da illuminare il mare avanti a sé, per decine di miglia. Sui fari, Ciclopi in via di estinzione, però, aleggiano Gps e tanta automazione.

Bi

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

Elementi 37

ERRATA CORRIGE All’interno della rubrica “biblioteca” del numero precedente è stata erroneamente pubblicata un’immagine della copertina, non corrispondente alla recensione del libro “Serre Solari bioclimatiche” edito da Sistemi editoriali. Ci scusiamo con l’editore e i lettori.

97


PIANETA TERRA

il

PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO

Mensile di informazione scientifica e cultura dell’ambiente, dell’energia e delle fonti rinnovabili Il PIANETA

TERRA ospita

• la Newsletter dell’ • carta, penna e diritto rubrica dedicata ai temi giuridici e legislativi in cui si alterneranno avvocati esperti di settore

• i membri del

raccontano

si alterneranno le opinioni dei membri di questo importante istituto di rappresentanza del comparto energetico

Dà voce ogni mese ad autorevoli personalità del settore energetico Redazione - Pubblicità segreteria.redazione@ilpianetaterra.it www.ilpianetaterra.it


Fo La foto di Andrea Amato

Elementi 37

99



Enrico Benaglia Entrare nello studio di Enrico Benaglia (pittore, scultore, incisore e scenografo romano classe 1938) è come viaggiare in un libro di favole ed essere proiettati in una atmosfera onirica e visionaria. Ogni opera che si osserva è un racconto che ha come protagonisti uomini, donne, animali, astri celesti, giocattoli e oggetti d’uso comune (definiti come sagome ritagliate su fogli di quaderno a quadretti) dotati di poteri sovrannaturali: catturano stelle, si librano nell’aria sostenuti da un “metro” per sarto in tessuto, si accompagnano in passeggiate cittadine a rinoceronti, pesci, giraffe, volteggiano in una tenda di circo insieme alle piume per interpretare nello spazio pittorico un sogno dove l’impossibile è la normalità. Anche nelle sculture Benaglia supera il confine tra realtà e sogno liberando il bronzo della sua pesantezza per tramutarlo in lievi figure sorrette nelle spazio, quasi sempre in precario equilibrio, dall’aria che le circonda. Alla base dell’opera di Benaglia non c’è l’arbitrio dell’irrazionale ma la fantasia con la quale riesce a mantenere fresca una sorta di innocenza emotiva visualizzata attraverso figure dalle forme disincantate eppure espressive che possono apparire, ad una lettura superficiale, naif ma che, in realtà, sono razionali, colte, espressione di un’arte, assolutamente originale e non ascrivibile ad alcuna corrente, tutt’altro che banale, assolutamente padrona dei mezzi pittorici e scultorei. Considerato tra i protagonisti dell’arte del Novecento, Enrico Benaglia è stato invitato ad allestire mostre sia in Italia che all’estero (Osaka, Vienna, Caracas, New York, Madrid, Tallin, Strasburgo) e a collaborare, realizzando manifesti e mostre, con Istituti di Cultura italiani all’estero, con Camere di Commercio, Regioni, Province, Comuni. E con le più importanti aziende italiane, tra le quali l’ENI, l’INAIL e l’Alitalia che ha esposto le sue opere all’Aeroporto

“Galileo Galilei”, 2015, bronzo h. 120 cm.

J.F. Kennedy di New York, e all’Aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. Da ultimo la realizzazione del manifesto (con l’immagine della sua scultura “Galileo Galilei”) e l’esposizione di alcuni suoi dipinti nel Chiostro della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università “La Sapienza” di Roma dove si è svolto il Convegno “Universi di luce tra Arte e Scienza” organizzato in occasione della proclamazione del 2015, dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite, “Anno internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla Luce”.

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

Immagine di sfondo di: Caspar DavidFriedrich “Viandante sul mare di nebbia”

Elementi 37

101


controcopertina Europa, Europa! Ma servono “Principi” di Romolo Paradiso “Europa, Europa!” gridavano Carlo Cattaneo e gli europeisti agli albori dell‘Ottocento. Il loro sentimento guardava lontano. Sognavano un’Europa nazione. Un insieme di Stati federati uniti da una storia, da un sentimento religioso e da abitudini comuni. Da valori etici condivisi, tra i quali spiccavano il senso di responsabilità, di bene comune, di solidarietà, di giustizia sociale. Un’Europa che si voleva fondata su una democrazia autorevole, guidata da persone capaci di infondere in coloro che rappresentavano, sicurezza e affidabilità. Persone di cultura, sensibilità e visione. Ne è trascorso di tempo da allora. Il mondo e l’Europa hanno vissuto momenti travagliati, vicissitudini che hanno messo a dura prova l’animo, il sentimento, le passioni, la cultura di questo nostro vecchio continente. L’Europa, così come i padri europeisti l’avevano sognata, non c'è. Esiste solo un agglomerato di Stati legato da una moneta unica e da un mercato per nulla solidale al suo interno, per via dei forti interessi di parte che le varie nazioni esercitano con la logica tipica dell’homo economicus. Ne consegue un trionfo d’egoismi che ci allontana dalla strada che conduce all’Europa Nazione. E c’è di più: la forza della finanza internazionale, con l’ausilio di un’attività sempre più sfrontata in senso usuraio delle banche, ha fatto sì che in molti Stati, quelli che per questioni economiche e di mal politica sono maggiormente in sofferenza, siano nati partiti fortemente antieuropeisti, impegnati più a distruggere che a costruire qualcosa di buono. A ciò si aggiunga l’incapacità europea di gestire, con senso delle cose e visione, l’esodo inarrestabile di popolazioni in cerca di rifugio da guerre e fame che ha pesato e pesa non poco sui bilanci sociali ed economici dei vari Paesi. A tutto questo fa poi riscontro un’endemica fragilità della democrazia europea incapace d’offrire una classe dirigente di valore e valori in grado di esprimere un pensiero che possa far fronte alle difficoltà contingenti. E il futuro appare tutt’altro che roseo, sia per gli avvenimenti che giungono dall’Africa e dal Medio Oriente, sia per la forza economica e decisionale che spinge Paesi emergenti asiatici, Cina e India su tutti, a condizionare, mutandoli, la vita e le abitudini dei cittadini d’occidente, con riflessi non di rado onerosi in termini di diritti e dignità delle persone. Ne consegue che gli Stati capaci di tenere testa a questa situazione, per via di politiche lungimiranti

Immagine di sfondo di: Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”

102

Elementi 37

e di risorse interne forti, non subiranno condizionamenti rilevanti, che invece toccheranno a quelli che tale capacità non avranno dimostrato. Ecco che allora il pensiero e la visione di Carlo Cattaneo e dei padri europeisti si rifà oltremodo attuale. Serve un’Europa unita. Serve la disponibilità di tutti i Paesi dell’Ue a guardare con visione alla sola ricetta in grado di far fronte ad un futuro in cui non ci sarà più posto per individualismi esasperati, solipsismi egoistici destinati prima o poi a consumarsi nel nulla. Serve la volontà di dar vita a una società liberale, mutuale ed etica, attraverso una democrazia moderna, snella e forte, che garantisca la governabilità e la pluralità di pensiero. Che sappia riscoprire quei valori base insostituibili sui quali costruire le sue fondamenta: la famiglia, il lavoro, il rispetto del bene comune, il senso di responsabilità, la libertà di espressione e di religione, non negoziabile con eccessi della stessa tendenti a limitare o offendere la libertà e i principi altrui e, soprattutto, la riscoperta del pensiero. Una società la cui finalità sia la soddisfazione delle vere necessità della persona e la capacità di salvaguardare, rispettare e proteggere i beni e le risorse offerte dalla natura. Una Comunità che sappia indicare alla tecnica, allo scientismo, all’economia e ancor più alla finanza, confini che non superino l’eticità e il senso di umanità. Una società autorevole, i cui governanti siano persone cui affidare la vita dei cittadini con fiducia ed entusiasmo, dotati della capacità di guardare al domani con lo sguardo di un genitore al quale non possono mancare la voglia di costruire un futuro di benessere, serenità e di giustizia per i propri figli. Una sorta di “Principi” di machiavelliana memoria della politica. Donne e uomini di indubitabile spessore umano e di conoscenza, da recuperare dalla società civile attraverso una selezione meritocratica e responsabile. Individui pregni di idealità e di vigore, dedicati alla politica per missione e non per lavoro o lucro, capaci di trasformare il pensiero in azione, il sogno in realtà. Un’Europa così concepita non potrà non rappresentare un’entità che faccia sentire con autorevolezza la propria voce, il proprio pensiero d’umanità e lungimiranza. Un’Europa rinnovata, che possa tornare ad essere, per tutti, faro di civiltà e di progresso.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.