Antonio Decaro
Piccolo e distribuito, è la formula vincente Francesco Venturini
Saremo i protagonisti della mobilità elettrica Paolo Frankl
Transizione energetica, servono flessibilità e innovazione Pietro Cavanna
La geotermia: rinnovabile, programmabile, pulita Antonella Baldino
CDP per lo sviluppo dell’energia Carlo Rienzi
Fine mercato tutelato. Sono scettico, spiego perché Frate Johannes-Maria Volk
Siamo tutti cercatori d’affetto
SPECIALE PROGETTO “PERFORMANCE GRANDI IMPIANTI”
Periodico del GSE Aprile - Luglio 2018
Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma
I consumatori al centro del nuovo processo energetico
Elementi
Kaisa Itkonen
43
www.cobat.it
RIMETTILI IN FORMA
LA TUA AZIENDA HA BISOGNO DI AVVIARE AL RICICLO CIÒ CHE PRODUCE?
Per una nuova forma, scegli Cobat. Un consorzio storico, nato oltre 25 anni fa, attivo nella raccolta e nel riciclo di pile e accumulatori esausti, apparecchiature elettriche ed elettroniche, moduli fotovoltaici e pneumatici fuori uso. Con Cobat ciò che produci non diventa mai un rifiuto, ma un’importante fonte di nuove materie prime.
ALLA FINE CI PENSIAMO NOI
Virgolette di Romolo Paradiso
LE TECNOLOGIE DIGITALI? CI POSSONO SALVARE SE… Non è affatto un dilemma di secondo piano quello che divide economisti, politici e scienziati se l’impatto, la diffusione, l’utilizzo e i consumi delle tecnologie digitali negli anni a venire metteranno a rischio la sostenibilità ambientale della Terra o rappresenteranno un’opportunità per risolvere il problema del riscaldamento globale. Il rapporto tra tecnologia, energia e ambiente è uno dei problemi più attuali da risolvere con responsabilità e impegno, nel più breve tempo possibile. Non possiamo infatti disconoscere che l’innovazione digitale avrà uno sviluppo esponenziale e la sua influenza in tutti i settori, energia in testa, sarà notevole. Secondo quanto affermato dalla Global Sustainability Initiative, l’organizzazione internazionale che comprende le grandi aziende mondiali dell’Ict, la trasformazione digitale dell’economia del pianeta porterebbe, nel 2030, enormi benefici tagliando i costi di quasi 5 trilioni di dollari, facendo risparmiare 25 miliardi di barili di petrolio e 332 milioni di litri d’acqua, oltre a altre risorse minori. Ma, importantissimo, taglierebbe 12 miliardi di tonnellate di CO2, che significherebbe mantenere invariati i livelli di emissione nei futuri 15 anni. Non è roba da poco! Proprio l’energia, che è uno dei settori in cui più di ogni altro si sta sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie, potrebbe fungere da volano per il raggiungimento degli obiettivi su indicati, grazie alla crescita delle
soluzioni digitali, ed essendo essa stessa trasversale ad altri importanti settori dell’economia, come i trasporti, l’edilizia, il manifatturiero, l’agricoltura e via dicendo. Quello che occorre però, come fa notare l’Agenzia Internazionale dell’Energia, è un ecosistema forte. Per questo sarà necessario che l’evoluzione delle tecnologie emergenti nel settore energetico, che poggiano sull’interazione, si muovano a pari intensità. Ma, come sottolinea sempre l’Agenzia, solo un sistema connesso, monitorato e sostenuto da idonei strumenti di pianificazione, complessi normativi adeguati e una sensibilità politica attillata al caso, potranno fare la differenza. Certo, accanto a tutto ciò bisognerà vincere l’ignoranza sugli strumenti digitali che ostacolano la crescita dell’efficienza energetica. E, non ultimo, far sì che aziende e uomini della ricerca si impegnino per la riduzione dell’inquinamento ambientale, permettendo una flessione significativa dei costi e l’implementazione dei servizi. La strada è tracciata, ora servono impegno, responsabilità e azione.
Elementi 43
3
Direttore Responsabile Romolo Paradiso In redazione Gabriella Busia Maurizio Godart Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Claudia Delmirani Maurizio Godart Claudia Imposimato Piergiorgio Liberati Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Hanno collaborato a questo numero Andrea Amato Roberto Antonini Daniele Bacchiocchi Stefano Besseghini Edoardo Borriello Annalisa Bottani Alessandro Buttà Libero Buttaro Fausto Carioti Annalisa Ciatti Stefania Concari Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Mariangela Giunti Agime Gerbeti Jacopo Giliberto Giacomo Giuliani Maurizio Godart Roberto Laurenti Piergiorgio Liberati
Fabrizio Mariotti (la vignetta di Fama)
Ilaria Proietti Claudio Ramoni Sallie Sangallo Rocco Surace Vincenzo Surace Luca Speziale Tommaso Tetro Maria Pia Terrosi Valerio Venturi Elena Veronelli
Progetto Grafico Imaginali Realizzazione grafica Imaginali Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma
Si ringrazia per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Adn Kronos (Prometeo) Anev Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Bartucci S.p.A Centro Documentazione Giornalistica Electrade Cobat Grastim Gruppo Italia Energia IVPC Pianeta Terra Punto Com QualEnergia Rinnovabili.it Staffetta Quotidiana
Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato Adobe stock Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Elementi è distribuito presso le principali rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.
Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte.
In copertina "Mana Hata", 1999, olio su tela, cm 80x120 di Gianni Testa Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001
Chiuso in redazione il 21 marzo 2018
GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 - 00197 Roma T +39 0680111 - F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it
Elementi, house organ del gruppo GSE è visibile in internet al sito www.gse.it
Elementi
Anno 2018 n. 43 Aprile - Luglio 2018
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CORSI DI FORMAZIONE ANEV 1/2018
ANEV 2/2018
ANEV 3/2018
ANEV 4/2018
ANEV 5/2018
15 - 16 marzo 2018 Roma, sede ANEV
14 - 17 maggio 2018 Roma, sede ANEV
24 settembre 2018 Roma, sede ANEV
6 - 7 novembre 2018 Rimini, Ecomondo Key Wind
8 - 9 novembre 2018 Rimini, Ecomondo Key Wind
Il Minieolico Il Minieolico Rinnovabili La Sicurezza nel Parco Eolico corso avanzato sull’eolico
Operation &Maintenance
Per informazioni e iscrizioni : formazione@anev.org Lungotevere dei Mellini, 44 | 00193 Roma | tel. +390642014701 | fax +390642004838 | segreteria@anev.org
www.anev.org
rubriche
03 “
primo piano
Virgolette
10
A colloquio con Anna – Kaisa Itkonen
12
A tu per tu con Antonio Decaro
Verifiche e ispezioni
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Conversazione con Francesco Venturini
86 En
18
Intervista a Paolo Frankl
21
Parla Pietro Cavanna
Bizzarre Energie
24
Dialogo con Antonella Baldino
102 Mp
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Intervista a Carlo Rienzi
08 P°
il Punto
62 Vi
Elementi Normativi
88 Be
Mondo Piccolo
103 Fn Filo di Nota
104 E+
Energia, letteratura, umanità
106 Bi
Biblioteca
I consumatori al centro del nuovo processo energetico Piccolo e distribuito, è la formula vincente Saremo i protagonisti della mobilità elettrica Servono flessibilità e innovazione Geotermia: rinnovabile, programmabile, pulita Noi per lo sviluppo dell’energia
Fine mercato tutelato: sono scettico. Ecco perché
Speciale
28
Progetto Performance Grandi Impianti
energia
34
Incontro con Marco Margheri
la Copertina
37
Il parere di Stefano Clerici
110 Cc
40
Incontro con Antonio Barile
109 Co Controcopertina
Elementi
43
Sì a strutture di mercato dinamiche e resilienti Efficienza energetica, ripartiamo da qui E sfida digitale sia
44 Una nuova Governance europea per la transizione energetica
48 51
Gse scuole un progetto per il futuro Progetto PV EAST
mercato energetico
54
Conversazione con Marco Bruseschi
Riformare il mercato elettrico. Si parta da qui
58
76
Il pensiero di Monica Tommasi
80
Le foreste elisir della terra
Avanti con fermezza verso efficienza ed ecocompatibilità
efficienza energetica
82 84
Edilizia, andare oltre l’efficienza Accordo FIEE – GEMMO per l’efficienza
A tu per tu con Loredana De Angelis
Servizio Conciliazione clienti energia a tutela del consumatore
energia rinnovabile
66
energia e ambiente
Confronto con Andrea Gilardoni
Batterie, gas e rinnovabili, tre punti da portare avanti
68
Il punto di vista di Christopher Morgan
72
Pompaggio marino... di necessità virtù?
arte e architettura in luce
90
Eufronio e l’orrore della guerra
energia del pensiero
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Dialogo con Frà Johannes – Maria Volk
Siamo tutti cercatori di affetto
Serve un mercato maturo dell’energia di Stefano Besseghini
74
La rivoluzione dei prosumer
di Edoardo Borriello
Sommario
So
SEN? Qualche ombra c'è Presentata nel novembre scorso, la seconda Strategia Energetica Nazionale è il piano decennale adottato con decreto dai due ministri dello Sviluppo Economico (Carlo Calenda) e dell’Ambiente (Gian Luca Galletti). Cinque anni prima, la Sen numero 1.0 era stata emanata dai predecessori Corrado Passera e Corrado Clini, e già quella era stata un'innovazione che aveva lasciato di stucco il mondo dell’energia. L’ultimo Piano Energetico Nazionale (PEN) era passato da più di vent’anni e si era espresso con le leggi 9 e 10 del 1991. Poi più nulla. La pianificazione era stata abbandonata davanti ad altre priorità, il processo di privatizzazione delle grandi società energetiche e la liberalizzazione dei mercati di elettricità e gas. Le strategie sono state
8
Elementi 43
condotte da una commistione fra il mercato e la pianificazione, con la giacchetta dell’amministrazione tirata in direzioni alterne da aziende, associazioni di consumatori, gruppi di pressione, partiti politici, associazioni ambientaliste e così via. Il primo cambiamento avvenne con la Sen 1.0 del 2012. In primo luogo il documento metteva in relazione i due temi che fino ad allora erano stati tenuti contrapposti, cioè le strategie dell’energia e quelle per l’ambiente. Inoltre non si trattava più di una pianificazione, ma di un’indicazione. La Sen indicava l’angolo di prora cui tendere. La Sen 2.0 di Calenda e Galletti ne è l’evoluzione, corregge lo scostamento sulla bussola e indica meglio nel dettaglio dove si vuole arrivare. Ma sulla carta nautica dell’energia la rotta indicata dalla Sen non è delineata con nitidezza. Per esempio, per la prima volta dopo cinque piani energetici del passato, la produzione nazionale di idrocarburi è ridotta a pochi cenni nebbiosi. Si tratta con ogni probabilità di un’omissione di tipo politico, per non toccare la sensibilità Nimby, ma il processo di decarbonizzazione è tratteggiato dalla Sen con dettagli nei risultati e negli strumenti, e passa anche per un migliore sfruttamento del metano, ma il documento si ferma al “downstream” del gas. La Sen non entra nel cosiddetto “upstream” quando si tratta di dare indicazioni sui giacimenti che fanno dell’Italia uno dei maggiori Paesi europei per riserve. Eppure lo sfruttamento dei giacimenti nazionali di petrolio e di metano riduce le emissioni di CO2. Posare migliaia di chilometri di tubazione e far arrivare petroliere da Paesi remoti dove le tecnologie di estrazione sono meno controllate, ha un impatto ambientale peggiore; il metano o il greggio a chilometri zero, sotto il controllo dei cittadini e della magistratura è meglio per l’ambiente. Senza contare che riduce il costo dell’import e aiuta le imprese italiane – gioielli apprezzati in tutto il mondo – nel contrastare il processo di deindustrializzazione. Tutto questo può generare incertezza anche negli investimenti. Diverse compagnie petrolifere, anche italiane, non sanno se impegnarsi sui giacimenti; una primaria società italiana ha annunciato 2 miliardi di spesa per cercare nuove riserve (forse ingenti) nel mare Adriatico. L’aumento dell’offerta di metano che potrebbe venire dai nostri giacimenti nazionali potrebbe avere effetti benefici sulla quotazione alla borsa del metano, il punto virtuale di scambio. Un altro aspetto che la Sen pare sviluppare in maniera più superficiale è il modo con cui conseguire l’obiettivo per le fonti rinnovabili, senza dettagliare facilitazioni specifiche per il fotovoltaico e per la produzione eolica. Con ogni probabilità gli investitori vorrebbero avere le idee chiare sulle eventuali incentivazioni, non per forza economiche ma anche normative, che possano modificare la prospettiva della loro scelta di investimento. Ancora, il mondo economico e finanziario è pronto a indirizzarsi verso una delle finalità descritte dalla Strategia Energetica, cioè l’efficienza, ma il mercato dei certificati bianchi ora soffre le ristrettezze che hanno seguito gli anni in cui il settore aveva largheggiato nella concessione dei titoli di efficienza energetica. Ciò che però la Sen non ha trattato è un nodo tuttora irrisolto: la sindrome Nimby che sta paralizzando ogni scelta
strategica dell’Italia. Forse non è compito della Strategia Energetica occuparsi di questo fenomeno sociale e politico paralizzante. Ma l’opposizione alla realizzazione di qualsiasi tipo di impianto energetico condiziona il raggiungimento degli obiettivi. La Sen ha tracciato una rotta, ma non ha considerato gli scogli che vi si frappongono. È sufficiente citare alcuni degli avvenimenti più evidenti. In questi mesi la vicenda più nota è forse il caso enorme dei No Tap, i quali contestano la posa del tubo del gas in Puglia. L’opposizione contro la posa di quella tubatura nascosta sotto la terra rossa fra gli olivi del Salento raccoglie gli umori più diversi: ovvero quello dei violentissimi ribelli insurrezionalisti e al tempo stesso delle mamme preoccupate, quello dei bambini che esprimono nei temi di scuola il loro timore per un’infrastruttura che non conoscono, insieme al risentimento di persone che ritengono di informarsi a modo loro. Ma se suscita opposizione la posa di una condotta fra i 36mila chilometri che già invisibili magliano tutta la penisola dal nord Italia alla Sicilia, suscita opposizione qualsiasi altra opera energetica. I pannelli fotovoltaici: “una mazzata per il nostro territorio”. Il parco eolico: “distruggerà il nostro territorio”. La centrale termodinamica: “devasterà il nostro territorio”. In questo caso purtroppo ciò che manca non è solamente un capitolo nella Sen.
P° il Punto di Jacopo Giliberto
Elementi 43
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primo piano
I consumatori al centro del nuovo processo energetico A COLLOQUIO CON ANNA-KAISA ITKONEN Portavoce Commissario UE per Clima ed Energia di Roberto Antonini
Anna-Kaisa Itkonen - Portavoce Commissario UE per Clima ed Energia
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Elementi 43
Le rinnovabili sono ormai una stabile realtà del panorama energetico mondiale ed europeo. La loro crescita è costante e ormai a livello di prezzi sono assolutamente competitive con le concorrenti fossili. Ma come stiamo procedendo in questa nuova realtà ? 'Elementi' ne parla con Anna-Kaisa Itkonen, portavoce Commissario UE per Clima ed Energia.
2014 Domanda
2015
2016
89,2
AKI: Senz'altro. Di recente abbiamo visto dei segni molto incoraggianti per quel che riguarda i prezzi d'asta per eolico e solare in giro per il mondo. Nel 2016 quasi 70 Paesi hanno implementato il meccanismo delle aste per le energie rinnovabili. Una delle principali ragioni della loro popolarità in rapida crescita è che consentono l'individuazione di prezzi competitivi. Le aste riflettono una caduta dei costi tecnologici più rapida rispetto ad altri strumenti di sostegno e possono essere implementate in ogni mercato, dai monopoli verticalmente integrati ai mercati completamente liberalizzati. Queste tendenze sono il segno di costi di investimento per le energie rinnovabili in rapida decrescita. Mostrano anche l'aumentata fiducia degli investitori nelle riforme del mercato elettrico. Ad esempio, i progetti piazzati con basi d'asta a zero euro dimostrano che tali investitori si aspettano prezzi dell'elettricità all'ingrosso forti e sufficientemente stabili nel futuro da poter recuperare i costi dei loro investimenti. Perché tali benefici si materializzino, la Commissione sta quindi richiedendo una
265,94
E: In molte aste i prezzi del MW solare o eolico sono in caduta libera: siamo finalmente arrivati alla grid parity delle rinnovabili, almeno di alcune rinnovabili con le fonti fossili?
Rinnovabili Dati gennaio - ottobre in terawattora
92,02
AKI: Oggi le bioenergie da legno e sottoprodotti e residui dell'agricoltura rappresentano la principale fonte di energia rinnovabile (il 60% dei consumi UE di energia rinnovabile), ma la loro quota scenderà - intorno al 50% al 2030 - a causa della accelerata crescita di altre rinnovabili come eolico solare. Ci si aspetta che nel 2030 circa il 50% della generazione elettrica arrivi da fonti rinnovabili, eolico e solare. La quota di generazione elettrica rinnovabile dovrebbe raggiungere il 70% al 2050, con il vento e il sole rispettivamente al 40% e al 14% .
261,54
E: Quale tecnologia dovrebbe avere il ruolo maggiore, o puntiamo a un bouquet di tecnologie rinnovabili?
94,47
AKI: Più in generale, la transizione dell'Europa verso una società low-carbon sta diventando la nuova realtà. Complessivamente tra il 1990 e il 2016 il Pil combinato dell'UE è cresciuto del 53%, mentre le emissioni totali sono scese del 23%. Anche crescita economica e consumo di energia si sono disaccoppiati: nel 2015 l'UE consumava il 2,5% in meno di energia primaria rispetto a quanto facesse nel 1990, mentre - come detto - il Pil è cresciuto del 53%.
AKI: Una forma di sostegno finanziario economicamente efficiente per le energie rinnovabili andrebbe visto come un investimento strutturale nella modernizzazione economica, che porta a benefici in termini di maggiore sicurezza energetica, di crescita e sviluppo di posti di lavoro. Ad ogni modo c'è uno spazio significativo per migliorare i benefici per i consumatori negli anni a venire, nel corso del dispiegamento delle energie rinnovabili. Prima di tutto l'impressionante riduzione dei costi nelle energie rinnovabili significa che i nuovi investimenti sono in maniera significativa più convenienti di quanto si sarebbe potuto sognare solo pochi anni fa. In secondo luogo l'elaborazione delle politiche è migliorata e anche i notevoli prezzi raggiunti nelle aste di cui abbiamo già parlato sono dovuti a miglioramenti nei meccanismi d'asta, alla maggiore competizione tra i fornitori di energia rinnovabile e così via. Da questo punto di vista la proposta della Commissione per una revisione della “Renewable Energy Directive” faciliterà questa tendenza, ad esempio promuovendo la partecipazione transfrontaliera e quindi anche la competizione tra gli schemi di sostegno ai nuovi investimenti in rinnovabili. Infine, è una priorità della Commissione porre i consumatori al centro della transizione verso l'energia pulita. Per esempio, una delle iniziative promosse è la facilitazione dell'autoproduzione e consumo da parte dei clienti residenziali.
264,89
E: Siamo nella 'nuova normalità'? È iniziata l'era della decarbonizzazione?
E: In Italia il peso degli incentivi alle rinnovabili sulle bollette dei consumatori è rilevante e spesso viene usato strumentalmente contro il loro dispiegamento. Come possiamo uscire da questa trappola?
102,56
AKI: L'elettricità prodotta da fonti rinnovabili sta indubbiamente penetrando il mix di generazione dell'Europa. Già dal 2013 le fonti rinnovabili hanno staccato i combustibili solidi in termini di generazione elettrica. Nel 2015 le rinnovabili hanno rappresentato il 30% del mix elettrico dell'UE, sono la prima fonte energetica per la generazione di elettricità. La quota di energia rinnovabile nel mix energetico europeo continua a salire ed è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo del 20% nel 2020. Nel 2016 la quota complessiva di energia rinnovabile (includendo elettricità, riscaldamento e raffreddamento e i trasporti) era pari al 17%, il doppio rispetto al 2004.
rapida adozione e implementazione delle proposte del pacchetto 'Clean energy for all europeans' per quel che riguarda le riforme dei mercati elettrici e le energie rinnovabili.
259,44
E: L'elettricità da fonti rinnovabili in Europa è una realtà?
2017
Fonti Energia Rinnovabile
Fonte: L'Economia
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primo piano
Piccolo e distribuito, è la formula vincente A TU PER TU CON ANTONIO DECARO Presidente Anci
di Elena Veronelli
Antonio Decaro - Presidente Anci
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Elementi 43
Un modello energetico basato sulle fonti rinnovabili e in particolare sulla generazione distribuita, sintetizzabile nella formula “piccolo e distribuito”. Il tutto “auspicando un ripristino dei sistemi di distribuzione chiusi", ossia le reti elettriche che permettono di scambiare tra privati l’energia prodotta. Secondo Antonio Decaro, presidente dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), è questa la strategia efficace per la diminuzione degli sprechi e dunque per un aumento dell’efficienza energetica. Nell’intervista che segue il presidente dell’Anci si sofferma, tra le altre cose, anche sulla Strategia Energetica Nazionale (“ne condividiamo gli obiettivi”) e sulle azioni da intraprendere a livello comunale per la diffusione dei veicoli green. E: Presidente Decaro, qual è la posizione dell’Anci sul modello energetico che promuove la generazione distribuita di energia rinnovabile? AD: Un paese come il nostro, estremamente diversificato e ricco, può trarre enormi benefici dall’utilizzo razionale delle risorse proprie e tipiche dei singoli territori. È per questo che sosteniamo il modello sintetizzabile nella formula “piccolo e distribuito”, insieme al ripristino dei cosiddetti sistemi di distribuzione chiusi, ovvero le reti elettriche che permettono di scambiare tra privati l’energia prodotta, di cui abbiamo molti esempi virtuosi nei Comuni italiani. Un tale modello può rappresentare una strategia efficace per la diminuzione degli sprechi. E: Attraverso quali strumenti un Comune può promuovere sul proprio territorio l’efficienza energetica, lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili? AD: Innanzitutto mediante una pianificazione degli obiettivi che tenga conto dei fabbisogni del territorio e delle risorse disponibili. Ne è un esempio il Piano d’azione su energia e sostenibilità, che il Comune, aderendo al Patto dei sindaci, elabora per consentire una condivisione degli obiettivi e delle azioni con tutti gli stakeholder. Uno strumento dalla valenza differente, ma che rappresenta un volano di innovazione e sviluppo anche nel settore privato, è il regolamento edilizio comunale che però deve essere sempre aggiornato. E: Cosa pensa della Strategia Energetica Nazionale varata a novembre scorso dal governo? Quali sono i prossimi passi? AD: Abbiamo apprezzato il lavoro del governo, a partire dalla fase di consultazione aperta e dal lavoro congiunto di due dicasteri chiave, Sviluppo Economico e Ambiente. Ne condividiamo gli obiettivi e la cogenza delle azioni. Speriamo ora in un potenziamento della ricerca e in un’azione di orientamento della filiera produttiva locale: in questo i Comuni sono alleati imprescindibili.
AD: L’azione di rappresentanza delle istanze e di supporto da parte dell’Anci è fondamentale. In molti casi abbiamo chiesto al governo la previsione di indispensabili misure di accompagnamento per realizzare gli interventi di sostenibilità energetica e ambientale. Inoltre abbiamo sempre ribadito la necessità di evitare misure una tantum, a favore di azioni integrate e partecipate che coinvolgano tutti i livelli amministrativi. E: Ci sono già in campo progetti di particolare rilievo, a livello comunale, che favoriscono l’utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili? Quali sono i Comuni più virtuosi in questo campo? Perché secondo lei? AD: Le azioni virtuose dei Comuni sono molteplici, come dimostrano i dati annuali del Rapporto “Comuni rinnovabili”. Penso innanzitutto ai 61 Comuni che superano anche largamente il proprio fabbisogno, grazie a impianti di teleriscaldamento collegati a impianti da biomassa o geotermici; e penso ai 40 Comuni 100% rinnovabili. Queste realtà sono premiate proprio per la loro capacità di utilizzare il più efficace mix delle diverse fonti; si trovano per la stragrande maggioranza in Trentino Alto Adige, dove esiste una radicata cultura di rispetto delle risorse naturali e le due Province autonome svolgono un forte ruolo guida. Al Sud, invece, nel Comune di Melpignano in provincia di Lecce, abbiamo uno degli esempi migliori di partecipazione della collettività all’attuazione della politica energetica. Ma ci sono testimonianze anche tra le città medio-grandi: in dieci dei Comuni con più di centomila abitanti si produce più energia elettrica di quella consumata dalle famiglie. Succede a Parma, Latina, Ravenna, Pescara e Foggia, per esempio. E: Cosa può fare un Comune per agevolare la diffusione dei veicoli green? AD: La mobilità deve andare verso l’alimentazione alternativa e sostenibile, mantenendo un mix tecnologico. Gli enti locali possono svolgere un ruolo importante sia nella fornitura di biocombustibili avanzati, sia come utilizzatori finali degli stessi sui mezzi di servizio: è un modello virtuoso che si sta già diffondendo dal Piemonte alla Sicilia. Per sostenere la mobilità elettrica, le gare per l’affidamento di servizi pubblici locali sono una grande occasione per innalzare il livello di qualità e dare una spinta alle infrastrutture, prevedendo la realizzazione di punti di ricarica. Attraverso la regolazione di circolazione, accesso e sosta, e attraverso l’incentivazione della mobilità pubblica, collettiva e dolce, il Comune può contribuire a una transizione che passa necessariamente da una limitazione delle auto private e da un cambiamento culturale.
E: Su cosa si concentra l’interlocuzione tra enti locali e governo? Ritiene che tra comuni ed esecutivo ci sia una adeguata comunicazione e collaborazione su questi temi? Quali sono le vostre richieste?
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primo piano
Saremo i protagonisti della mobilitĂ elettrica CONVERSAZIONE CON FRANCESCO VENTURINI Responsabile Enel X
di Roberto Antonini
Francesco Venturini - Responsabile Enel X
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Elementi 43
Non è più “futuro” ma un presente estremamente reale e promettente. La mobilità elettrica è già qui e siamo anche oltre le aspettative. Per dire, presto avremo una Harley elettrica e gli appassionati di due ruote potranno seguire anche un campionato motociclistico tutto elettrico-zero emissioni. ‘Elementi’ parla di questa sfida difficile ma entusiasmante con Francesco Venturini, responsabile Enel X, la nuova divisione per i servizi innovativi e digitali di Enel. E: Anche la Harley Davidson realizzerà una moto elettrica: anche il simbolo del motore endotermico rumoroso e inquinante ma così ‘maschio’ ha ceduto. L’era elettrica è iniziata e ci siamo dentro, quindi? FV: Ci siamo dentro e sicuramente ci saremo sempre più. Il passaggio a una mobilità elettrica più sostenibile è un percorso ormai obbligato tanto che, col passare del tempo, anche coloro che all’inizio si erano mostrati scettici stanno cambiando idea; hanno ormai capito che non è più possibile nascondersi e se vogliono competere devono per forza abbracciare questa sfida. Il passaggio all’elettrico offre una serie di vantaggi non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico. La maggior parte di questi sono evidenti – per esempio bassissimi
costi di manutenzione, l’esonero dal bollo e l’ingresso nelle aree ad accesso limitato delle città – mentre altri sono ancora da approfondire e ampliare; penso, tra gli altri, alle collaborazioni tra operatori provenienti da diversi ambiti, uno di questi è proprio quello delle moto. E: A proposito di moto, Enel ora è attiva anche nel campionato di MotoE, le moto elettriche da gara: nemmeno le due ruote da corsa saranno più quelle di una volta. FV: Era solo questione di tempo e finalmente la rivoluzione elettrica è arrivata anche nel campionato motociclistico. Se Formula E è un grande successo, ci auguriamo che lo stesso possa accadere con MotoE. In questo non siamo solo sponsor tecnico ma abbiamo dato il nome alla competizione che si chiamerà FIM Enel MotoE World Cup. Le competizioni ci permettono, oltre a diffondere la cultura della mobilità elettrica e dei valori ad essa associati, anche di sperimentare nuove tecnologie. Sono un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove provare e testare soluzioni innovative nell’ambito delle ricariche fast e ultrafast, delle energie rinnovabili, dello storage e delle smart grid, che poi potrebbero essere replicate anche sul mercato. Tornando poi alla MotoE ritengo si tratti di una vetrina particolarmente prestigiosa
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per il nostro paese perché le moto che correranno saranno tutte prodotte da una azienda italiana, Energica: la prima casa costruttrice al mondo di moto elettriche a elevate prestazioni, un’eccellenza della quale essere fieri. E: Alcuni Paesi fissano date per il phasing out del diesel o addirittura – i più fortunati – delle auto a combustione interna tout court. È una strada percorribile verso il futuro della mobilità elettrica o è una mossa velleitaria? FV: Il fatto che molti Paesi, europei e non, abbiano deciso di fissare degli obiettivi per la diffusione dei veicoli elettrici fa ben sperare ma le strade percorribili per favorire questa transizione sono diverse, a partire dagli incentivi economici sull’acquisto e utilizzo delle auto, fino ad arrivare a limiti stabiliti per legge alla vendita e di auto a combustione interna. Si tratta di un segnale anche nei confronti di quei Paesi che non hanno ancora individuato un percorso in tal senso. Gli studi condotti finora dimostrano come la diffusione delle auto elettriche è destinata a proseguire e anzi a crescere nel futuro. PwC nella ricerca “Five trends transforming the automotive industry”, evidenzia come entro il 2030 il 55% dei nuovi veicoli sarà elettrico, mentre i tradizionali sistemi a combustione progressivamente lasceranno il passo. In Europa, il primato delle vendite di auto elettriche va ai paesi nordici, primi su tutti Norvegia e Paesi Bassi. L’Italia, invece, è in notevole ritardo sul tema, con una penetrazione del veicolo elettrico sul totale del parco circolante di circa lo 0,03%, che tradotta in unità equivale a circa 10.000 vetture.
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Un altro studio promosso da PwC Strategy& prevede una forte crescita delle auto elettriche anche in Italia, con un trend che vedrebbe la flotta di veicoli elettrici salire da circa 10 mila mezzi oggi circolanti, sino a mezzo milione di vetture al 2025 nello scenario base o addirittura 1,5 milioni in quello più ottimista. Questo trend sarà sostenuto da molteplici driver connessi alla maggiore sostenibilità, flessibilità e convenienza economica dell’auto elettrica. E: Questo inverno siamo di nuovo ripiombati nell’emergenza smog: certo ci sono i settori residenziali e industriali a pesare sui nostri polmoni, ma anche tante auto a combustione interna. È naif dire che con la mobilità elettrica una buona parte del problema inquinamento potremmo risolverlo? FV: Non avendo un tubo di scappamento l’auto elettrica non produce emissioni inquinanti, nocive per la salute. Se si considerano poi le emissioni di gas serra climalteranti, nell’intera fase “dal pozzo alla ruota” – ossia come viene prodotta l’energia elettrica – l’auto elettrica ha comunque performance ambientali migliori rispetto a quella a combustione interna. Se parliamo del nostro Paese dove la quota di generazione rinnovabile è circa il 34% della domanda elettrica, nell’intera fase “dal pozzo alla ruota” le emissioni di CO2 risultano inferiori del 72% rispetto a quelle delle vetture tradizionali. E questo è solo l’inizio, perché con la progressiva decarbonizzazione del parco di generazione arriveremo ad abbattere ulteriormente le emissioni di CO2. A ciò occorre poi aggiungere la drastica riduzione dell’inquinamento
acustico, il rumore del traffico e delle marmitte con cui siamo costretti a vivere ogni giorno. L’auto elettrica è silenziosa e il suo utilizzo consente di migliorare notevolmente la qualità della vita.
primato e un know how in tutte queste tecnologie abbiamo deciso, proprio per sfruttare le capacità che già possediamo e per crearne di nuove, di creare una divisione ad hoc che opererà sul mercato col brand Enel X.
E: L’investimento di Enel nella mobilità elettrica è rilevante, e la sua divisione Enel X ne è la ‘punta di diamante’, con l’ambizione di un cambio nello stile di vita delle persone. L’auto elettrica è solo un elemento di un ecosistema energetico che alla casa lega il tetto, il garage, V2G, accumulatori, giusto?
E: Quali saranno i prossimi passi di Enel nella mobilità elettrica?
FV: È una sfida difficile ma entusiasmante. Le tecnologie disponibili già oggi permettono un utilizzo dell’energia elettrica completamente diverso rispetto a quello che avevamo fino a pochi anni fa. Tutto è iniziato con la grande rivoluzione delle energie rinnovabili e già allora gli scettici erano molti. Tutto è partito da lì. L’ondata è stata inarrestabile e ha fatto da apripista a una serie di ulteriori innovazioni e miglioramenti tecnologici continui come le batterie, le reti intelligenti e i sistemi per l’efficientamento energetico. La mobilità elettrica si inserisce in questo solco, ma sappiamo già che avrà degli effetti ancora più tangibili nella vita di tutti i giorni grazie anche alla possibilità di utilizzare la batteria delle auto per stabilizzare la rete attraverso la tecnologia Vehicle to grid (V2G). Visto che Enel vanta un
FV: Stiamo procedendo a ritmo serrato alla realizzazione del Piano nazionale per l’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici che abbiamo presentato a novembre scorso a Vallelunga. Abbiamo già raggiunto dei traguardi importanti e man mano che proseguiamo aumenta il numero dei Comuni e dei partner privati come operatori della grande distribuzione e aziende che manifestano l’intenzione di aderire, collaborando all’installazione di punti di ricarica. Inoltre stiamo stringendo degli accordi con tutte le principali case automobilistiche che producono veicoli elettrici, come ad esempio Nissan, Audi e Mercedes Benz, per la realizzazione di pacchetti che comprendano, oltre all’auto, anche l’infrastruttura di ricarica e la possibilità di utilizzare le stazioni pubbliche. Il prossimo obiettivo è quello di fare quello che stiamo facendo in Italia anche nei paesi in cui siamo presenti iniziando con la Spagna per poi proseguire anche in Sud America, in Cile e Argentina.
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primo piano Transizione energetica
Servono flessibilità e innovazione INTERVISTA A PAOLO FRANKL Capo della divisione Energie Rinnovabili dell’AIE
di Jacopo Giliberto
Paolo Frankl - Capo della divisione Energie Rinnovabili dell’AIE
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E: Paolo Frankl, romano, 54 anni, fisico dei semiconduttori, è capo della divisione Energie Rinnovabili dell’AIE, l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Frankl, dal suo osservatorio si nota la cosiddetta transizione energetica?
diventare più economico perfino del carbone in India nel 2020 e in Cina nel 2025.
PF: È chiarissima. È iniziata ed è trainata fortemente dal progresso tecnologico, soprattutto in tre aree.
PF: Senza dubbio le fonti rinnovabili domineranno le nuove capacità addizionali nei prossimi 5 anni. Per avere un’idea, dal 2017 al 2022 saranno istallati circa 1.000 gigawatt di rinnovabili: 1.000 gigawatt in appena 5 anni, pari alla metà totale cumulata del carbone che è stata realizzata in circa 80 anni! Il solare fotovoltaico nel 2016 è entrato in una nuova era: per la prima volta la capacità aggiuntiva netta ha superato quella del carbone. E secondo i dati che ci stanno arrivando, nel 2017 è stato un altro anno da primato: superato il carbone anche per capacità aggiuntiva lorda, con più di 90 nuovi gigawatt installati.
E: In quali? PF: C’è un traino forte della tecnologia nell’efficienza energetica: pensi per esempio a che cosa significhino i led, all’innovazione nelle fonti rinnovabili o all’effetto che hanno le nuove batterie per la mobilità elettrica.
E: Prevede una crescita, quindi?
E: Tocchiamo il segmento delle fonti rinnovabili di energia. E: Non eccede in ottimismo, Frankl? PF: Nelle fonti rinnovabili il progresso tecnologico è stato velocissimo. Prendiamo il caso del solare fotovoltaico: negli ultimi tre anni si sono dimezzati i prezzi delle gare d’asta bandite in diversi Paesi e prevediamo che si dimezzeranno ancora entro il 2020. Ciò significa che il solare fotovoltaico è già oggi una delle fonti energetiche più economiche in diversi Paesi, e presto potrà
PF: Certo, non va così bene sotto tutti gli aspetti. Finora ho parlato della sola elettricità, che tuttavia rappresenta solo il 20% dei consumi finali di energia. Il resto dei consumi energetici sono rappresentanti per metà dalla produzione di calore, industriale e residenziale, e circa il 30% è la domanda di trasporto. Calore
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e trasporti sono i settori più difficili da decarbonizzare, in cui è più difficile la penetrazione dell’elettricità. Ma si rischia di peccare in ottimismo anche nel delineare le prospettive anche del segmento elettrico: la storia di successo delle rinnovabili riguarda le tecnologie dell’eolico e del solare fotovoltaico, due fonti energetiche estremamente volatili che impongono uno sforzo addizionale importante in termini di integrazione di sistema. E: Quindi, Frankl, lei intravede la necessità di investire anche nell’integrazione. PF: La transizione energetica richiederà investimenti ingenti per integrare fra loro le diverse tecnologie. Il problema non è tecnologico – le tecnologie ci sono – è invece economico. E: La parola chiave?
questi Paesi. Non parlo della biomassa tradizionale ma delle tecnologie più evolute, come le caldaie a pellet: negli usi finali, oggi la bioenergia ha un ruolo 5 volte maggiore di solare ed eolico sommati insieme. E: Bioenergie? Ma sono sostenibili? PF: Certo. Non parlo della combustione tradizionale della legna. Penso che ci sia ancora moltissimo da fare nel settore della produzione del calore attraverso la cogenerazione, attraverso l’uso moderno di residui forestali, agricoli e domestici. Poi ci sono i biocombustibili per il settore del trasporto, biocarburanti di nuova generazione che permettono di creare combustibili da una biomassa non commestibile, togliendo la competizione con le derrate alimentari. La messa a punto di biocarburanti di nuova concezione ha molte esperienze importanti anche in Italia.
PF: Flessibilità. Mi spiego meglio: serviranno presto reti e interconnessioni migliori per spostare verso la domanda l’eccesso di offerta rinnovabile. E aggiungo una seconda parola d’ordine: innovazione. Innovazione per rendere più flessibile il settore termoelettrico che deve compensare l’incostanza delle rinnovabili; innovazione per poter fare maggiore ricorso agli stoccaggi, soprattutto i pompaggi e in futuro anche le batterie. Ancora: agire sulla domanda, che è la forma più economica e meno sfruttata di flessibilità. E poi sono importanti anche le nuove regole di mercato, le quali devono essere adattate a un mix produttivo diverso rispetto a quello degli anni ‘90. Non basta. Servono segnali di prezzo per rendere evidente la domanda a brevissimo termine, in modo istantaneo, ogni 5 o 15 minuti, in modo da garantire un dispacciamento ottimale. E poi occorrono segnali di prezzo a medio-lungo termine per indirizzare e garantire il flusso degli investimenti.
E: Gli sviluppi dei biocarburanti hanno prospettive interessanti.
E: Un cenno sui temi della produzione di calore e dei trasporti.
PF: Eccolo. L’India vuole realizzare 12 impianti di produzione di biocombustibili avanzati nel prossimo paio d’anni. C’è una piattaforma internazionale, la Biofuture Platform, che spinge a creare le condizioni per dare all’industria un’opportunità nel costruire impianti e nell’approfittare delle economie di scala, in modo da ridurre i costi per rendere i biocarburanti concorrenziali con i combustibili convenzionali. Noi dell’AIE pensiamo che ciò sia fattibile al 2030. L’Italia è all’avanguardia nelle tecnologie dei biocombustibili avanzati ma deve fare di più dal punto di vista regolatorio e di investimenti per approfittare di queste opportunità.
PF: Penso a più filiere possibili, come per esempio il “sector coupling”. E: Cioè? PF: Cioè accoppiare fra loro settori differenti. Accoppiare l’elettrico con gli altri due settori, calore e trasporti, elettrificandoli: le pompe di calore o la mobilità elettrica. Nei Paesi occidentali si sta puntando sulle vetture elettriche, ma in India o Cina per esempio si sta pensando anche al ruolo che possono avere i minivan elettrici, le motorette elettriche, i tuctuc elettrici. Pensiamo anche a un uso diretto delle bioenergie in Rinnovabili in Italia verso gli obiettivi 2020 Italia
Europa
Quota FER sui consumi energetici Totali
17,41%
17,04%
Quota FER nel settore Trasporti
7,24%
7,13%
Quota FER nel settore Elettrico
34,01%
29,60%
Quota FER nel settore Termico
18,88%
19,06%
Fonte: GSE
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PF: In Brasile tra due-tre anni si prevede di poter arrivare al bioetanolo “avanzato” prodotto allo stesso costo dell’etanolo convenzionale, partendo dagli scarti della lavorazione della canna da zucchero. Chiaro, sono casi eccezionali che hanno trovato le condizioni più favorevoli, tuttavia queste tecnologie – che non sono competitive con un combustibile convenzionale e che trovano un break even point con un petrolio tra i 100 e i 130 dollari al barile – contengono comunque un potenziale importante nella riduzione dei costi. I costi di produzione dei biocarburanti scenderanno in modo consistente quando una legislazione che attragga gli investimenti favorirà la nascita di impianti di scala maggiore. E: Un esempio?
E: Come attrarre gli investimenti? PF: In primo luogo bisogna ridurre il rischio. Il rischio d’investimento in alcuni Paesi è altissimo. In certe zone del mondo, per esempio in parte dell’Africa, ci sono rischi forti nei pagamenti e nella solvibilità dei committenti, nella solidità valutaria e così via. Servono strumenti internazionali di copertura del rischio, come quelli promossi dall’International Solar Alliance (ISA) presentata alla Cop21 di Parigi da Modi e Hollande e diventata un’entità legale il 6 dicembre scorso. Questo organismo ha come obiettivo far istallare 1.000 nuovi megawatt solari a prezzi competitivi tramite meccanismi come l’aggregazione della domanda e come un fondo internazionale di garanzia per gli investimenti.
primo piano
Geotermia: rinnovabile, programmabile, pulita PARLA PIETRO CAVANNA Vicepresidente di Assomineraria
Pietro Cavanna - Vicepresidente di Assomineraria
di Roberto Antonini
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Energia gratis che abbiamo sottoterra: rinnovabile, pronta, programmabile, è a bassa alta e media entalpia e può essere utilizzata per vari scopi. Pietro Cavanna, vicepresidente di Assomineraria responsabile del settore Idrocarburi e Geotermia, sintetizza così le opportunità che derivano dallo sfruttamento del calore della terra, delle anomalie termiche che regalano al nostro Paese una rete di terme che fanno parte del paesaggio e della cultura italiani sin dai tempi più antichi. “Sa quante sono le sorgenti termali in Italia? Venti? Cento? No, ci sono 1.789 sorgenti termiche in Italia”, spiega Cavanna in una conversazione con 'Elementi'. Dalle cure termali deriva anche un consolidato segmento turistico, ma soprattutto anche una disponibilità energetica di tutto rispetto in un settore nel quale l'Italia è protagonista. Nella geotermia “siamo pionieri e siamo leader, e soprattutto Enel quando era società statale è riuscita a sviluppare notevoli infrastrutture con grossi benefici”, aggiunge Cavanna, quelle geotermiche “sono le prime forme di energia rinnovabile con una tecnologia che magari oggi è un po' vetusta; negli anni sono state apportate delle migliorie con nuova tecnologia, ma non è il meglio che oggi l'industria può mettere a disposizione.”
E: Come mai? Non stiamo facendo abbastanza nel settore? PC: Potremmo fare di più, e potremmo fare ancora meglio. Oggi ci sono delle tecnologie che possono eliminare e minimizzare le problematiche durante la produzione di energia elettrica. Potremmo fare di più ma in Italia è radicato il concetto che tutto può essere fatto, ma non nel mio giardino. E: Parliamo di geotermia e pensiamo alla Toscana, quali le altre aree più interessanti? PC: Dal punto di vista geologico, in buona parte del Paese ci sono anomalie termiche. La Toscana è la regione che le ha più visibili, anni fa direttamente in superficie come nel Larderello e nel Monte Amiata. Anomalie termiche, però, simili anche se non così evidenti, ci sono in Emilia, nelle Marche, nel Lazio, nell'Umbria, in zone della Campania e anche in Sicilia. Sotto questo punto di vista siamo stati baciati da Madre Natura, quindi cerchiamo di sfruttare questa possibilità. E: Sono siti industrialmente sfruttabili? PC: Sicuramente. Sono zone ad alta entalpia ma anche a media, che sono comunque sfruttabili dal punto di vista industriale con opportuni accorgimenti e usando tecnologie oggi disponibili. Non si tratta di sperimentazioni, sono già in applicazione industriale anche in altri Paesi.
Sorgenti Termali
E: Quali le tecnologie più promettenti oggi disponibili?
1789
(460)
Fonte: Assomineraria
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PC: Sono quelle che fanno riferimento soprattutto alla possibilità di utilizzare il fluido geotermico senza che entri mai in contatto con il fluido di lavoro e che viene mantenuto in un ciclo chiuso per essere poi reimmesso, re-iniettato completamente nel sottosuolo. Naturalmente per ciò che riguarda il fluido che genera l'energia dal punto di vista industriale si possono usare liquidi con un punto di ebollizione più basso per poter produrre senza raggiungere il punto di bolla, il cosiddetto 'flash', che poi richiede l'emissione in atmosfera della parte che vaporizza. Quindi anche da questo punto di vista non c'è nessuna emissione di gas climalteranti in atmosfera. Abbiamo delle soluzioni molto buone e promettenti perché innanzitutto danno origine a energie rinnovabili che sono programmabili, a differenza di tutte le altre, perché
energia e calore sono disponibili 24 ore al giorno, tutti i mesi e tutti gli anni, salvo piccoli periodi di manutenzione.
E: Magari servirebbe un maggiore ruolo del pubblico? C'è qualcosa che le istituzioni potrebbero fare per favorire la geotermia italiana?
E: Insomma, si tratta di opportunità da cogliere. PC: Quella geotermica è una tecnologia rinnovabile, programmabile, amica dell'ambiente, anche dal punto di vista paesaggistico perché dal punto di vista delle infrastrutture di superficie gli impianti geotermici si confondono con la natura. Ho visto delle centrali di piccole medie dimensioni che si fa fatica a individuare perché sono dei boschetti in mezzo alla campagna. Ne ho viste in Germania, nella Baviera, e in Francia nell'area di Strasburgo, zone avanzate e molto abitate. E: E allora come si spiega le preoccupazioni ambientali che vengono spesso sollevate? PC: Io capisco gli ambientalisti, credo che senza di loro probabilmente oggi l'Italia sarebbe peggiore. Quindi, ritengo positiva la loro azione ma non all'eccesso come si sta facendo ora. Cerchiamo di pensarci bene. Questa è una tecnologia che 'non dovrebbe indurre in tentazione' gli ambientalisti, se fatta sempre secondo le regole, certo. Ma per questo basta un po' di attenzione; ricordo che le autorità preposte al controllo eseguono un lavoro serio, rigoroso e professionale. E: E le nuove tecnologie vengono in soccorso dell'ambiente. PC: Con la reiniezione, la re-immissione completa del fluido geotermico garantisce un completo bilancio di materia, e quindi non va a scapito di problemi di subsidenza o attività sismiche. Non cambia niente di quel che c'è sottoterra, quello che prelevo rimetto senza nessuna variazione. Ed è un'altra cosa importante.
PC: Il governo nel 2010 ha emanato una legge per la realizzazione di impianti pilota con una taglia di 5 MW che utilizzano la tecnologia innovativa a ciclo chiuso. Diversi operatori hanno fatto richiesta per ottenere concessioni, ma sinora nessuna concessione è stata mai assegnata perché siamo ancora nel lungo cammino burocratico che contraddistingue il nostro Paese. Nel frattempo, in altre parti del mondo le centrali sono già in funzione. C'è forse anche, per quel che riguarda le società, l'incapacità di dare una informazione precisa e dettagliata, ci sono sempre diverse opposizioni senza troppe giustificazioni. Credo che prima o poi dovremmo convincerci tutti ad applicare questa nuova tecnologia che può contribuire in maniera sostanziale in questo periodo di transizione verso uno scenario futuro quando soddisferemo tutti i nostri fabbisogni energetici con le rinnovabili. Se così non sarà non ci basterà un secolo a compiere la transizione energetica. E: Insomma, i vantaggi della geotermia sono notevoli, ed è poi una tecnologia 'nostra'. PC: Oltre ad essere una fonte energetica rinnovabile, programmabile e amica dell'ambiente, tutto il ciclo industriale della geotermia è di casa nostra. Si utilizza tecnologia che è stata sviluppata dalle nostre industrie, dal nostro ingegno: sviluppandola oltre a ridurre l'import energetico si avrebbe un aumento dell'occupazione e flussi fiscali per lo Stato e le Regioni notevolmente aumentati. Non riesco a capire come una cosa così vantaggiosa possa essere osteggiata.
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primo piano
Noi per lo sviluppo dell’energia DIALOGO CON ANTONELLA BALDINO Chief Business Officer Cassa Depositi e Prestiti
Antonella Baldino - Chief Business Officer Cassa Depositi e Prestiti
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di Ilaria Proietti
E: Dottoressa Baldino, tra il 2011 e il 2015 Cassa Depositi e Prestiti ha mobilitato risorse per 1,7 miliardi nel settore delle infrastrutture energetiche. Che tipo di interventi sono stati privilegiati? AB: CDP si concentra su quei settori che rappresentano i principali motori di una crescita sostenibile, con interventi caratterizzati da significative esternalità positive e che possono traguardare orizzonti e prospettive più ampi. In quest’ottica, le iniziative nell’ambito della promozione delle infrastrutture energetiche sono volte a sostenere i piani di investimento dei principali operatori nazionali per supportare lo sviluppo delle reti di interconnessione con l’estero, per favorire l’ammodernamento e la razionalizzazione delle reti di distribuzione e per promuovere l’adeguamento della capacità di generazione elettrica alle nuove sfide poste dalla transizione energetica e dagli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi. Il nostro Business Plan 2016-2020 sostiene gli investimenti volti ad aumentare l’incidenza delle rinnovabili sui consumi finali lordi del Paese, anche attraverso il supporto ai processi di consolidamento dei produttori di piccole dimensioni, allo scopo di incrementare l’efficienza e accelerare il raggiungimento della grid parity. Dedichiamo poi particolare attenzione a individuare quei progetti in grado di garantire l’incremento della sicurezza degli approvvigionamenti e lo sviluppo delle interconnessioni, nonché la diffusione degli interventi di efficienza energetica, in linea con i target fissati dalla SEN. Nel perseguire questi obiettivi, CDP agisce anche come veicolo per realizzare un blending efficace di risorse nazionali ed europee, pubbliche e private. E: Qual è l'impegno di CDP in Marguerite II, il fondo pan-europeo a supporto dello sviluppo di progetti infrastrutturali nei settori energetico, rinnovabili, trasporti e ICT? AB: Gli ambiti di intervento del Fondo Marguerite II, lanciato a fine 2017, sono focalizzati sui settori indicati dall’agenda politica europea 2030: dall’efficienza alle rinnovabili, dalle reti di telecomunicazioni a quelle di trasporto. Lo scopo è facilitare lo sviluppo di nuove infrastrutture sostenibili con un approccio paneuropeo, contribuendo a colmare il fabbisogno di investimenti necessari per stimolare la competitività delle economie nazionali. Le risorse, destinate principalmente a infrastrutture greenfield e, in via residuale, a quelle brownfield, si concentreranno su interventi volti a promuovere la riduzione delle emissioni di CO2, a migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti di energia, a ottimizzare le reti di trasporto e potenziare le infrastrutture ICT (incluso l’accesso alle reti internet ad alta velocità). Il fondo si occuperà, inoltre, di finanziare progetti innovativi in ottica “green” contribuendo alla transizione verso una low-carbon economy. Dal punto di vista finanziario, Marguerite II ha raccolto impegni di sottoscrizione pari a 705 milioni di euro: 500 milioni di euro con un contributo paritetico da CDP e dai principali istituti nazionali di promozione europei (CDC, KfW, ICO e BGK) e 200 milioni di euro dalla Banca europea per gli Investimenti, di cui 100 messi a disposizione grazie all’intervento del Fondo europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI). E: Qual è il ruolo di supporto a Interconnettor per quel che riguarda la linea elettrica Francia-Italia?
di sviluppo delle infrastrutture nell’ambito del Piano Juncker, prima grande iniziativa a livello europeo per consolidare una ripresa economica investment driven. Il progetto – dichiarato di “interesse comune” dall’Unione europea – contribuisce al raggiungimento degli obiettivi strategici italiani ed europei di integrazione dei sistemi elettrici e di sviluppo di un mercato unico dell’energia. In particolare, la nuova linea porterà un duplice beneficio al sistema elettrico italiano: da un lato consente di ridurre il costo dell’energia elettrica per i consumatori e per le imprese italiane, migliorandone il posizionamento competitivo; dall’altro, permette una diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell’energia, incrementando stabilità e sicurezza della rete. A fronte di un investimento di circa 415 milioni di euro relativo alla parte italiana di uno dei due cavi, il finanziamento prevede linee a lungo termine per complessivi 338 milioni di euro, di cui CDP risulta il primo sottoscrittore con una quota di circa 113 milioni di euro. L’operazione è stata premiata da Project Finance International come deal of the year nel settore energetico europeo. E: Quali altri progetti sono inclusi nella Piattaforma Grandi Infrastrutture promossa con Bei? AB: La prima operazione conclusa nell’ambito della Piattaforma Grandi Infrastrutture riguarda il finanziamento concesso a favore di Autovie Venete per investimenti relativi ad una tratta autostradale di preminente interesse nazionale: il completamento della terza corsia della A4 Venezia-Trieste. Questo asse autostradale riveste una particolare rilevanza strategica, facendo parte della rete europea dei trasporti “Trans-European Networks – Transport” (TEN-T) e del Corridoio V (Barcellona-Kiev), naturale porta di accesso per le merci italiane verso i mercati della Slovenia, dei Balcani e dell’Europa dell’est. Il finanziamento per complessivi 600 milioni di euro, reso disponibile da CDP e BEI attraverso due linee di credito di 300 milioni di euro ciascuna, consentirà di attivare investimenti per circa 950 milioni di euro, garantendo il completamento dell’opera entro il 2022. E: Che ruolo può giocare CDP nel recupero del gap infrastrutturale nel settore idrico? AB: Guardiamo con grande interesse al settore idrico, caratterizzato da un elevato fabbisogno di investimenti per adeguare la dotazione infrastrutturale e migliorare la qualità del servizio. In questa prospettiva, CDP punta a un ruolo attivo nel rilancio degli investimenti, sia supportando i piani di sviluppo dei principali operatori, sia promuovendo l’accesso al mercato dei capitali, agendo come Anchor Investor per attrarre altri investitori internazionali di livello istituzionale. A testimonianza di questo approccio, negli ultimi anni abbiamo erogato finanziamenti per oltre 2,2 miliardi di euro a società attive nella gestione del Servizio Idrico Integrato e a multiutility operative anche nel settore idrico. Inoltre abbiamo attivato investimenti “indirettamente” attraverso finanziamenti agli enti locali per circa 800 milioni di euro. Accanto all’attività di finanziamento, dedichiamo particolare attenzione all’analisi strategica degli scenari di sviluppo di questo come degli altri settori infrastrutturali, anche attraverso un proficuo dialogo con le istituzioni nazionali ed europee.
AB: Il finanziamento della nuova interconnessione elettrica tra Italia e Francia rappresenta una importante operazione
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primo piano Fine del mercato tutelato
Sono scettico. Ecco perchĂŠ INTERVISTA A CARLO RIENZI Presidente Codacons
di Claudio Ramoni
Carlo Rienzi - Presidente Codacons
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E: La fine del mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas, al 1° luglio 2019, porterà effettivi benefici per i cittadini o rischia di rivelarsi un boomerang con conseguenti aggravi di costi per le famiglie? CR: Sono scettico sul funzionamento del mercato libero: finora ha solo creato problemi ai cittadini spesso ingannati da pubblicità relative a un prezzo presentato come super conveniente per l’energia o il gas, salvo poi ritrovarsi con brutte sorprese, con conguagli da capogiro. È da evidenziare che le pubblicità dei gestori riguardano solo la componente ‘materia prima’ (energia o gas) cioè il 40% del totale della bolletta, perché non possono riferirsi ai prezzi della distribuzione, oneri di sistema e tutte le altre voci presenti in bolletta. Quindi spesso accade che il prezzo in pubblicità è bloccato per due anni a 20 euro al mese, ma dopo i due anni arriva un maxi conguaglio. Nel mercato tutelato, sebbene le tariffe varino ogni 3 mesi, il cittadino può effettivamente confrontare sempre il prezzo che paga per il KWh e per metrocubo di gas sul sito dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), il che rappresenta una garanzia che invece andrà persa nel 2019. In media i rincari di spesa per chi è passato al mercato libero sono stati del +20% per l’elettricità e del +8% per il gas.
Infine, bisogna far cessare l’invio dei maxi conguagli che mettono in ginocchio le famiglie. E: Cosa c'è dietro i rincari delle bollette di luce e gas entrati in vigore dal 1° gennaio 2018? Sono giustificabili?
E: Quali differenze ci sono nel nostro Paese rispetto agli altri Paesi europei in tema di spesa energetica per i cittadini?
CR: Secondo l’ARERA - Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente - l’aumento per l’energia elettrica è determinato dalla crescita dei costi di approvvigionamento, che contribuisce per circa il +3,8% alla variazione complessiva della spesa per il cliente tipo. Rincaro che al suo interno comprende la variazione del +1,3% dei costi di acquisto, del +1,2% dei costi di dispacciamento e del +1,3% della componente di perequazione per il recupero tra costi di approvvigionamento attesi e quelli reali registrati nei trimestri precedenti. Il rialzo degli oneri generali di sistema contribuisce al +1,9% sulla spesa del cliente tipo, determinato per intero dalla variazione della componente degli oneri generali per la copertura degli incentivi alle imprese a forte consumo di energia, mentre sono stabili tutte le altre componenti. I rialzi sono controbilanciati in parte dal calo delle tariffe di trasmissione, distribuzione e misura, -0,5% sulla spesa del cliente tipo. Si arriva così al +5,3% finale per la spesa complessiva del cliente tipo. La variazione del gas è invece sostanzialmente legata alla crescita della componente che chiamiamo ‘materia prima’, cioè all’aumento delle quotazioni del gas anche per effetto della maggiore domanda dei mesi invernali. A nostro giudizio tuttavia i rincari sono determinati da fattori speculativi che nulla hanno a che vedere con i costi reali di approvvigionamento: alla base del rialzo del +5% del gas vi è la prevista maggiore domanda per i mesi invernali, mentre l’incremento del +5,3% per l’elettricità è causato, tra i vari fattori, anche dagli oneri per la sicurezza del sistema elettrico, che così vengono scaricati interamente sui consumatori. Se vi sono delle anomalie che sono all’esame del Codacons, queste verranno denunciate in tutte le sedi.
CR: Il costo dell’energia in Italia è tra i più alti d’Europa. Basti pensare che per l’energia elettrica le tariffe appaiono più alte del +17% della media Ue , e per il gas siamo attorno al +13%.
E: Si legge spesso di contratti attivati senza il consenso dell’utente. Quali sono i numeri di queste pratiche commerciali scorrette nel settore dell'energia?
E: Quali ritiene siano le priorità per tutelare i consumatori e quali politiche energetiche debbano essere adottate?
CR: Sono state moltissime in passato, ora fortunatamente il fenomeno è in diminuzione grazie all’incessante lavoro che le associazioni svolgono firmando specifici protocolli d’intesa con gli esercenti, per gestire il fenomeno dei contratti non richiesti, creando dei canali dedicati a cui il cliente può rivolgersi e denunciare l’accaduto per rientrare velocemente con il precedente gestore. Inoltre, come Codacons denunciamo sempre all’AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato - le pratiche scorrette poste in essere dai gestori al fine di sanzionare le condotte illecite a danno degli utenti.
E: Quanto incide ad oggi la spesa nelle bollette di gas e luce all'anno per una famiglia tipo in Italia? CR: In base agli ultimi dati Istat disponibili, il capitolo di spesa “Abitazione, acqua, elettricità, gas” incide per quasi il 36% sulla spesa annua delle famiglie. Per quanto riguarda luce e gas, inoltre, occorre ribadire che più è numeroso il nucleo familiare, più l’incidenza di tale voce sarà elevata.
CR: La priorità è avere un’autorità di regolazione più vicina alle esigenze dei consumatori che recepisca le istanze che quotidianamente portiamo avanti nelle riunioni organizzate con gli stakeholders. Servono meno regole, più trasparenza nei rapporti tra fornitori e clienti, eliminazione totale della fatturazione in stima, rimborsi ai clienti più cospicui e davvero automatici. Risposte ai reclami veloci, e non in 40 giorni come avviene oggi, non interlocutorie ma efficienti e risolutive.
Spesa famiglia tipo 2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
Spesa famiglia tipo
2012
2018
Luce
Aumento spesa famiglia tipo
16,8%
-1,8%
1,3%
-1,2%
-3,0%
5,9%
5,3%
Luce
€ 467
€ 535
Differenza + € 68
Gas
8,2%
-5,6%
-4,7%
-2,9%
-9,5%
1,9%
5,0%
Gas
€ 1.209
€ 1.044
- € 165
Fonte: Codacons
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Speciale Iniziative a supporto della SEN
Il progetto “Performance Grandi Impianti” di Annalisa Bottani e Rocco Surace
Garantire un elevato livello di performance del parco di produzione fotovoltaico italiano favorendo il raggiungimento dei target stabiliti dalla Strategia Energetica Nazionale 2017, che ha fissato a circa 70 TWh la produzione degli impianti fotovoltaici al 2030 rispetto ai 22 TWh del 2016. Questa è la ratio che ha ispirato il Progetto “Performance Grandi Impianti” realizzato dal GSE per individuare e promuovere le best practice che caratterizzano il settore, grazie al confronto - in termini di soluzioni, tecnologie e processi - tra i più importanti impianti produttivi fotovoltaici di potenza maggiore o uguale a 5 MW.
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Elementi 43
70 TWh La Strategia Energetica Nazionale e il ruolo del GSE L’obiettivo dei prossimi anni sarà, infatti, proprio quello di garantire e migliorare le performance dei diversi impianti fotovoltaici per ridurre il livello di invecchiamento dei componenti installati, nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di accesso e mantenimento delle tariffe incentivanti. In questa direzione si sta muovendo la Strategia Energetica Nazionale - il piano del governo approvato a novembre del 2017 per gestire il cambiamento del sistema energetico - che ha coinvolto organismi pubblici, operatori delle reti di trasporto di elettricità e gas ed esperti del settore energetico, individuando nella competitività, sostenibilità e sicurezza i principali obiettivi strategici.
Tre i target prioritari che la SEN ha individuato per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica: • il 28% di energia da fonte rinnovabile sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015 • il 55% di quota FER nel settore elettrico rispetto al 33,5% del 2015; in ambito termico la quota dovrà attestarsi al 30% rispetto al 19,2% del 2015. Anche nel settore dei trasporti la quota sarà pari al 21% rispetto al 6,4% del 2015 • la riduzione dei consumi finali da 118 a 108 Mtep nell’ambito dell’efficienza energetica, con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030
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Il Progetto Grazie al Progetto “Performance Grandi Impianti”, il GSE consapevole della rilevanza strategica della SEN - si è impegnato a svolgere un ruolo di supporto agli Operatori nella gestione dell’esercizio dei propri impianti, come stabilito dal Documento tecnico di riferimento - DTR del fotovoltaico, pubblicato dal GSE a febbraio del 2017. Partendo da questo provvedimento si punta ad “agevolare il perseguimento e il conseguimento degli obiettivi generali di sostenibilità ambientale”, massimizzando “la produzione di
energia elettrica da fonte fotovoltaica” e promuovendo “la diffusione di buone pratiche da adottare nella realizzazione degli interventi di manutenzione e ammodernamento tecnologico sugli impianti fotovoltaici incentivati.” Obiettivi la cui adozione, ad oggi, risulta sempre più indifferibile. Il mantenimento del parco installato risulta fondamentale anche alla luce dell’incremento di 35 GW di potenza installata , pari a 47 TWh di energia elettrica da produrre, necessaria al perseguimento degli obiettivi della SEN. Il grafico che segue offre una previsione della nuova potenza da installare:
Previsione della potenza fotovoltaica installata al 2030
55 GW
23,2 GW Obiettivo +175% 10 GW
20 GW
Potenza dei nuovi impianti in autoconsumo
2 GW
Repowering impianti installati
19,8 GW
19,8 GW
Revamping impianti installati
Potenza fotovoltaica 2017
Potenza fotovoltaica 2030
I nuovi strumenti a supporto degli Operatori: la piattaforma “Performance Grandi Impianti” Tra gli strumenti che il Progetto “Performance Grandi Impianti” ha messo in campo rientra la piattaforma software dedicata, in esercizio già da ottobre 2017, che sta valorizzando il patrimonio informativo acquisito dal GSE nel corso degli anni, attraverso la qualifica e la gestione di oltre 700.000 impianti, svolgendo un prezioso ruolo di catalizzatore dei flussi di dati tecnico-gestionali degli impianti. Grazie alla piattaforma, ulteriormente integrata negli ultimi mesi con il contributo di alcuni dei principali interlocutori del settore, si possono effettuare analisi numeriche sul rendimento degli impianti per supportare gli Operatori nella scelta di investimenti di ottimizzazione delle performance dei propri impianti.
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Potenza dei nuovi impianti in cessione totale
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A questa attività si affianca la creazione di specifici scenari di simulazione per sostenere gli Operatori nella scelta di investimenti di ottimizzazione delle performance, calcolate in base al Performance Rate. Un coefficiente che effettua le valutazioni indipendentemente dalle condizioni ambientali del sito di installazione, fornendo una valutazione sulle performance dei componenti tecnologici. L’analisi del PR del singolo impianto offre l’opportunità sia di confrontare il singolo impianto con i dati storici per individuare eventuali variazioni dei valori dell’efficienza della produzione sia di comparare le performance del singolo con quelle di impianti simili (ad esempio, marca del modello dei componenti, orientamento, anno di entrata in esercizio, tipologia installativa etc.). Il tutto per evidenziare potenziali margini di miglioramento conseguibili a seguito di una corretta gestione (Operations and Maintenance - O&M) dell’asset.
Home Page della piattaforma “Performance Grandi Impianti”
Le principali funzionalità della piattaforma Quattro sono le macrofunzionalità che caratterizzano la piattaforma. In primis, la capacità di svolgere analisi geoanalitiche mirate: il sistema permette, infatti, di visualizzare i singoli impianti, evidenziandone le principali caratteristiche anagrafiche. La seconda funzionalità consiste nella possibilità di elaborare analisi comparative tra impianti. Il sistema consente di classificare i vari impianti in relazione al proprio Performance Rate e di effettuare un confronto tra il singolo impianto e il cluster di impianti che presentano caratteristiche simili in modo da evidenziare i margini che potrebbero essere conseguiti, attraverso il revamping e la corretta gestione dell’O&M. La terza funzionalità è legata alla capacità del sistema di visualizzare la composizione fisica dell’impianto e i relativi componenti, determinando per ciascuno un PR medio riguardante tutti gli impianti in cui è installato. Questa funzione consente, dunque, di effettuare una stima delle performance dei vari componenti, evidenziando particolari derive dovute all’invecchiamento precoce. L’ultima funzionalità è fondamentale, invece, per delineare scenari “What-if Analysis”: la valutazione degli interventi migliorativi. Il sistema consente, infatti, di variare alcuni parametri tecnologici, valutandone gli effetti.
Il perimetro d’azione: gli impianti coinvolti In questa prima fase sono stati 183 gli impianti analizzati. Con un’età media di 6 anni e l’entrata in esercizio tra il 2009 (3 impianti) e il 2016 (1 solo impianto), con un picco nel 2011 di 120, questo campione rappresenta tutti gli impianti fotovoltaici di potenza maggiore o uguale a 5 MWp e lo 0,025%1 degli impianti installati, pari al 9,3% della potenza installata e al
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12% dell’energia elettrica incentivata in Conto Energia. Passando alle modalità di installazione, l’86% degli impianti è realizzato a terra, il 7,6% su serre e il 4% sulle pensiline, mentre il 2,4% sugli edifici. Per aumentare la produzione il 23% del campione (42 impianti) si è munito di un sistema di tracking monoassiale o biassiale. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, le tecnologie dei componenti: al primo posto si ritrova il silicio policristallino (circa il 70%), seguito dal silicio monocristallino (17,5%), il film sottile (4,9%), il silicio amorfo (2,7%) e altre tecnologie (4,9% il tellurio di cadmio, celle multigiunzione etc.). Ma è la distribuzione geografica dei grandi impianti ad offrire i dati più interessanti: la prima regione per impianti installati è la Puglia con 40 impianti (22%), seguita dal Lazio con 33 impianti (18%), e dalla Sicilia con 26 impianti (14%). Anche per la potenza si rileva il medesimo scenario: la Puglia è sempre in testa, con 387,5 MWp (22%), seguita dal Lazio con 326 MWp (18%), e dalla Sicilia con 214 MWp (12%). Un’eccellenza italiana è sicuramente la provincia di Viterbo: con 17 grandi impianti installati è in testa alla classifica delle province italiane, soprattutto grazie al comune di Montalto di Castro, che con 11 grandi impianti è il primo comune italiano per fotovoltaico installato. Proprio Montalto di Castro è il sito di installazione dei primi 5 impianti (totale della potenza installata pari a 64 MWp) realizzati in market parity ed entrati in esercizio a maggio 2017. Un risultato che si spiega con il buon mix in termini di radiazione solare, disponibilità di aree idonee e della connessione alla rete elettrica in alta tensione e di iter autorizzativi rapidi. Nel 2016, dal punto di vista dell’energia prodotta, sempre in testa la Puglia, con 561 GWh (23%), seguita dal Lazio con 488 GWh (20%), e dalla Sicilia con 317 GWh (13%). Ad oggi non risultano installati grandi impianti in Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Liguria e Umbria.
Dati aggiornati al 31 dicembre 2016
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Primi risultati: un focus sul biennio 2015/2016 Il Performance Rate dei 183 impianti analizzati dal GSE si è attestato a 82,45% nel 2015 e all’81,05% nel 2016, facendo così registrare una diminuzione dell’1,4% su base annua. Nel 2016 il 27% del campione ha visto un PR ridotto, inferiore al 75%, come indicato nella seguente ripartizione: • • • • •
1% con PR inferiore al 50% 26% con PR compreso tra 50% e 75% 56% con PR compreso tra 75% e 85% 10% con PR compreso tra 85% e 100% 7% con PR superiore al 100%
Guardando le caratteristiche tecniche, si evidenzia che gli impianti muniti del sistema di tracking presentano un PR pari al 90% circa contro un PR del 77% registrato dagli impianti privi di tale sistema. Si riscontrano, comunque, anche impianti privi di tracking con un PR maggiore rispetto a quello registrato da quasi la metà degli impianti dotati di tracking.
La piattaforma, inoltre, offre un vantaggio strategico, ovvero rendere possibile il confronto tra il PR del singolo impianto e quello del proprio cluster di riferimento. Analizzando la figura di seguito riportata, si nota che l’impianto scelto presenta un PR inferiore di circa 9 punti percentuali rispetto a quello del cluster di riferimento. Questa analisi consente di quantificare il gap recuperabile con gli interventi di revamping. Se si considera il parco fotovoltaico italiano nel suo complesso, si può ipotizzare, alla luce della minor taglia degli impianti, che il tasso di decrescita si attesti al 2% annuo circa. In questo caso la “potenza persa” annualmente ammonterebbe a 350-400 MW, in linea con la potenza installata sempre annualmente nell’ultimo biennio. Al 2030 la “potenza persa” raggiungerebbe il valore di circa 5 GW. In questo scenario la nuova potenza installata andrebbe a sostituire la sola “potenza persa”, rendendo più difficoltoso il raggiungimento dei target al 2030 definiti per il fotovoltaico dalla SEN. È, dunque, di fondamentale importanza sviluppare corrette politiche di mantenimento degli impianti per favorire interventi di revamping e repowering.
Posizionamento degli impianti installati nella regione Sardegna in base alla performance
Evoluzione della piattaforma e nuovi progetti a supporto della SEN Nei prossimi mesi la piattaforma sarà integrata con altre funzionalità che permetteranno di estendere il perimetro degli impianti analizzati anche a quelli caratterizzati da una potenza maggiore o uguale a 1 MW. Solo così sarà possibile implementare un canale diretto di comunicazione tra il GSE e gli operatori per condividere le best practice gestionali e supportare i produttori
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nello svolgimento delle pratiche amministrative relative agli interventi rientranti nel DTR, inserendo nella piattaforma anche i dati acquisiti attraverso un sistema di telelettura realizzato su un campione di impianti inclusi nel perimetro. La ratio del Progetto è in linea con quanto il GSE sta già sviluppando. Nei prossimi mesi il GSE stesso sarà attivamente impegnato nello sviluppo di nuove iniziative, tra cui il progetto “Fotovoltaico Quota 70”, che potranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi al 2030 fissati dalla Strategia Energetica Nazionale, garantendo valore aggiunto al Sistema Paese.
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energia Per un’economia competitiva e sostenibile
SĂŹ a strutture di mercato dinamiche e resilienti INCONTRO CON MARCO MARGHERI Presidente del World Energy Council
di Claudio Ramoni
Marco Margheri - Presidente del World Energy Council
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E: La produzione di energia è sempre più legata alla sostenibilità. Quali sono le sfide che i decisori dovranno affrontare per un'economia competitiva ma sostenibile?
E: Dove trovare i capitali necessari per la transizione energetica? Quali strategie politiche sono necessarie per sostenere l'intero sistema?
MM: In un mondo in cui i consumi globali crescono rapidamente, l’economia mondiale è investita da un processo di trasformazione caratterizzato da tre trend distinti: decarbonizzazione, digitalizzazione e decentralizzazione. Questi trend incidono sulla domanda e sull'offerta di energia con ritmi sempre maggiori, supportati anche dalla trasformazione tecnologica. L’ultimo rapporto "World Energy Trilemma 2017” pubblicato dal WEC affronta questi temi; in particolare come la decentralizzazione stia influenzando il processo di transizione energetica in atto e come la generazione distribuita giocherà un ruolo centrale in tale ambito. La generazione distribuita dell’energia influenzerà la transizione energetica sviluppando nuovi profili di consumo e produzione che porranno i sistemi di trasmissione al centro di quelli energetici, diventando sempre più importanti per il loro funzionamento ottimale. La sfida per i policymaker e i leader dell´energia sarà quella di favorire lo sviluppo di strutture di mercato dinamiche e resilienti, in un contesto di accresciuta eterogeneità di attori e di tecnologie.
MM: Il WEC ha intrapreso un importante percorso di approfondimento sul tema del finanziamento delle infrastrutture energetiche resilienti. Partendo dall’esame dei rischi emergenti più critici per il settore energetico, il rapporto “The road to resilience: Financing resilient energy infrastructure” individua le misure per contrastare queste minacce attraverso il finanziamento in infrastrutture energetiche sempre più sostenibili e resilienti. A livello globale un cambiamento è già in atto con un crescente riconoscimento di fattori sociali e ambientali, i cosiddetti fattori Environmental, Social and Governance (ESG) nei processi decisionali di allocazione dei capitali. La transizione energetica porta con sé l’opportunità di riorientare i sistemi finanziari globali per sostenere un modello di sviluppo a bassa intensità di carbonio, inclusivo, sostenibile e resiliente. Durante la scorsa presidenza del G7, l’Italia ha fatto del tema una priorità, riconoscendo che “moltiplicare l’ordine di grandezza della finanza sostenibile è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e di sostenibilità.” I 7 hanno accolto con favore gli sforzi crescenti,
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comprese le iniziative strategiche e le azioni guidate dal settore privato, per rispondere alle opportunità e ai rischi ambientali, aumentando così i flussi di finanza sostenibile. E: Come devono evolversi i quadri normativi per integrare nuove opportunità e bilanciare efficacemente il 'trilemma' dell'energia? MM: Dal rapporto “World Energy Trilemma 2017” emergono tre aree di azione prioritarie sulle quali i responsabili politici e i leader del settore dovranno focalizzarsi per costruire un sistema energetico sostenibile e resiliente: favorire lo sviluppo di un mercato capace di adattarsi ai cambiamenti futuri che deriveranno dai progressi tecnologici e dal diverso ruolo dei consumatori e degli operatori di mercato; stabilire regole chiare e tecnologicamente neutrali, supportate da standard concordati con le parti interessate così da ridurre i costi e le inefficienze e di favorire l'interoperabilità tecnica, l'armonizzazione dei servizi e l'integrazione della generazione distribuita; strutturare un quadro regolatorio per adattare il mercato alle nuove esigenze dei consumatori, che grazie ai progressi tecnologici avranno nuove opzioni per utilizzare l’energia. Questi temi saranno al centro dei dibattiti della World Energy Week (WEW) Milano 2018 - evento flagship annuale del World Energy Council - che si terrà a Milano dall’8 all’11 ottobre 2018. E: Qual è la sfida principale nel nostro Paese in tema di politica energetica e quali gli scenari energetici futuri? MM: Nel perseguire l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più competitivo, sostenibile e sicuro, la nuova Strategia Energetica Nazionale 2017 ha identificato le direttrici sulle quali impostare la cosiddetta transizione energetica 3D (decarbonizzazione, decentralizzazione e digitalizzazione). Tra le aree prioritarie di intervento in particolare quelle riguardanti l’efficienza energetica, con l’obiettivo di ridurre dell’1,5% i consumi finali di energia nel periodo 2021-2030 rispetto al 2016-2018; le fonti energetiche rinnovabili, che dovranno raggiungere il 28% dei consumi finali lordi al 2030; il phaseout dal carbone nella generazione elettrica al 2025 attraverso un piano di interventi infrastrutturali. In questo quadro, il gas naturale è indicato come strumento chiave per completare il percorso di decarbonizzazione in quanto fonte energetica di transizione. In tale contesto, le eccellenze tipiche delle filiere industriali tradizionali e innovative presenti nel panorama italiano fungeranno da volano di sviluppo dell’intero settore grazie al miglioramento delle proprie capacità e performance.
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E: Il settore energetico richiede un approccio finanziario che va nella direzione di innovazione e investimenti. Quale strada devono seguire politica, mercato e tecnologia per un domani energetico sostenibile? MM: Raggiungere gli obiettivi di sostenibilità stabiliti per il sistema energetico nazionale necessita di politiche pubbliche a supporto di indirizzi di mercato specifici. Un ruolo altrettanto importante verrà ricoperto dalla green finance e dai programmi di sostegno alla transizione energetica. Su tutti questi aspetti, i regolatori, gli stakeholder del mercato e gli attori della finanza hanno già avviato programmi di sviluppo che segnano la strada da percorrere. Nel processo di trasformazione energetica non va dimenticato il ruolo altrettanto importante ricoperto dai diversi attori del sistema energetico in tutti i suoi ambiti, da quelli storici a quelli innovativi. Avere un sistema energetico aperto alle novità e in grado al contempo di sfruttare al meglio il patrimonio energetico esistente, attirando investimenti per attività di manutenzione e ulteriore sviluppo, è di fondamentale importanza per una crescita armonica del settore nel suo complesso. E: Qual è il ruolo dei consumatori di energia, oggi più proattivi e orientati al mercato con esigenze sempre più specifiche? MM: La transizione energetica è un processo tecnologico, industriale ma anche sociale. Il suo compimento passa attraverso il ruolo più attivo del consumatore che diventa attore consapevole dei propri consumi e della loro gestione, grazie anche all’innovazione tecnologica e a nuovi servizi. In tale contesto, i bisogni dei consumatori non sono più definiti solo in termini di fornitura di energia, ma anche in termini di percezione dei benefici derivanti dai servizi legati al consumo di energia. Conoscenza e partecipazione: su questi due valori chiave deve puntare la crescita e lo sviluppo del mercato dell'energia, che vede oggi il consumatore al centro del sistema energetico. Il flusso di informazioni sarà sempre meno unidirezionale e sempre più bidirezionale. Questi nuovi modelli di consumo dell’energia portano con sé nuovi modelli di business.
energia
Efficienza energetica, ripartiamo da qui! IL PARERE DI STEFANO CLERICI Direttore del CESEF Centro Studi sull’Economia e il Management dell’Efficienza Energetica
Stefano Clerici - Direttore del CESEF
di Giacomo Giuliani
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economiche e ambientali dell’efficienza energetica. Le imprese, in Italia e all’estero, grazie alle migliori capacitĂ organizzative e alle maggiori potenzialitĂ economiche, potranno garantire realmente un valido supporto nella lotta al climate change. Stesso discorso potrebbe essere fatto per le Pubbliche Amministrazioni che, inoltre, dovrebbero fornire un esempio virtuoso per la collettivitĂ adottando comportamenti piĂš sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Purtroppo non tutte le istituzioni sanno cogliere appieno le opportunitĂ . La situazione del nostro Paese, pur avendo una posizione di avanguardia a livello tecnologico, continua ad evidenziare alcune criticitĂ nella gestione dei progetti di efficientamento energetico. Elementi questi, fotografati nel Rapporto Annuale, CESEF 2017 - “Il mercato italiano dell’efficienza energetica. Public policy, strategie delle utilities e Pubblica Amministrazioneâ€?. Il documento evidenzia ad esempio il fatto che i progetti avviati scontano una pianificazione spesso contraddistinta da ottiche parziali, non in grado di considerare le reali ricadute per lo sviluppo dell’economia del Paese. Oggi il meccanismo dei Certificati Bianchi appare in crisi, segnato da una notevole riduzione dei progetti presentati e da un aumento dei prezzi dei titoli.
L’efficienza energetica rappresenta una vera e propria fonte sostenibile in grado - al pari delle energie rinnovabili - di produrre rilevanti benefici per l’ambiente. I dati evidenziano come per le attivitĂ economiche sia finalmente iniziata nel nostro Paese una lenta ripresa (piĂš marcata a livello internazionale); nonostante questo l’IEA ha rilevato una riduzione delle emissioni di CO2 a livello globale. Ăˆ l’ormai noto decoupling tra Pil e consumi energetici. Un risultato importante, ottenuto anche grazie alla sempre maggiore centralitĂ riconosciuta da governi e istituzioni, nazionali e internazionali, all’efficienza energetica. In molti Paesi, forse piĂš lungimiranti del nostro, è da anni aumentato l’interesse verso questa tematica di assoluto rilievo strategico per lo sviluppo e la sostenibilitĂ dei territori; anche da parte delle collettivitĂ amministrate. Nel 2014 a Lubecca, in Germania, i residenti di un centro abitativo si sono autofinanziati per raccogliere circa 160.000 euro necessari a riqualificare energeticamente gli immobili. Interventi che hanno permesso di ridurre le emissioni di CO2 di 132,7 tonnellate l’anno e di contenere le bollette elettriche. Grazie agli strumenti incentivanti oggi presenti sul mercato è quindi possibile realizzare interventi per razionalizzare l’uso dell’energia risparmiando e contribuendo alla sostenibilitĂ ambientale. Anche il mondo imprenditoriale e alcune istituzioni hanno compreso le positive ricadute
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Sul tema è intervenuto Stefano Clerici, Direttore del CESEF (Centro Studi sull’Economia e il Management dell’Efficienza Energetica) aiutandoci a comprendere lo stato dell’arte e i potenziali sviluppi futuri di un settore in continua evoluzione, tecnologica e normativa. E: In Italia il freno al rilancio dell’efficienza energetica è dovuto, in primis, al calo dei progetti attraverso il sistema dei TEE, al ruolo delle Utility e delle PA, oppure ci sono altri aspetti da considerare? SC: Il mercato nazionale dell’efficienza energetica vive una serie di paradossi che ne limitano lo sviluppo. Nelle dichiarazioni dei governi l’efficienza è al centro delle politiche energetiche europee e nazionali, ma nella pratica è spesso poco supportata, se non osteggiata. Per l’Italia, si pensi ad esempio agli interventi governativi e regolatori in materia energetica, come il taglia - bollette o la revisione delle tariffe elettriche; o al sistema incentivante, poco generoso e incerto. In secondo luogo, il settore oggi ha a disposizione risorse molto limitate che, inoltre, sono usate poco e male. Come noto, i finanziamenti per i progetti di efficienza e per le ESCO sono scarsi anche a causa della piccola dimensione delle imprese. A questo si aggiungono risorse non spese come i 900 milioni di euro del Conto termico; o ancora bloccate come i 70 milioni di euro/anno del Fondo nazionale per l’efficienza energetica. E: Quanto incide la non corretta percezione dei benefici dell’efficienza energetica a livello sociale? SC: Questo fattore ha un’importanza rilevante. La questione è poi centrale se si parla di PA dove la limitata conoscenza delle opportunità di intervento e dei modelli di finanziamento blocca gli investimenti. Anche nel settore industriale, dove il risparmio energetico significa riduzione dei costi e maggiore competitività, gli interventi in efficienza non vengono effettuati perché si preferisce concentrare investimenti e risorse sul core business. Per questo, almeno nel breve - medio periodo questi investimenti non possono fare a meno dei meccanismi incentivanti attuali che dovrebbero però funzionare al meglio. Inoltre, per il rilancio dell’efficienza energetica, credo importante che i progetti siano accompagnati da adeguate analisi Costi Benefici che permettano di evidenziare gli impatti dei progetti per gli utenti, per il territorio e per tutto il sistema Paese.
E: La scarsa chiarezza percepita dagli operatori sarà superata emanando le Guide operative (TEE) o servirà anche una promozione più accentuata del meccanismo?
SC: Le Guide operative hanno un ruolo fondamentale perché permetteranno agli operatori di avere chiare le “regole del gioco”, visto che le nuove linee guida hanno introdotto non poche novità. Una maggiore “attività promozionale” da parte
delle istituzioni permetterebbe però ai clienti finali di conoscere il meccanismo, aiutando anche le ESCO nella complessa e onerosa attività di scouting degli interventi che porterebbero ad un aumento degli investimenti. E: Quanto e come la ripresa economica in atto in Europa potrà generare un positivo ritorno in termini di efficienza energetica? SC: Sicuramente permetterà alle imprese, specie quelle italiane, di far ripartire gli investimenti sia nel core business che in efficienza. E: L’Italia rappresenta oggi un’eccellenza nel panorama dell’efficienza. Lo sarà anche nel prossimo futuro? SC: In tema di efficienza l’Italia ha rappresentato un’eccellenza in Europa fino al 2016 raggiungendo, anzi superando, gli obiettivi che si era posta. Per il futuro, invece, le prospettive non sembrano rosee. Gli obiettivi al 2020 sono ancora lontani e come sappiamo l’apporto dei sistemi incentivanti non è stato quello atteso: il meccanismo dei TEE è entrato in crisi, mentre il sistema delle detrazioni fiscali è stabile ma non garantisce l’apporto atteso. Il Conto termico inoltre stenta a decollare. Molto dipenderà quindi dalle nostre imprese e da una serie di fattori: la capacità delle ESCO di rilanciarsi emancipandosi dai TEE; quella delle utilities che oggi stanno acquisendo le ESCO più importanti (A2A-Consulsystem, Terna-Avvenia, Alperia-Bartucci) di mantenere ed esaltare queste competenze. Ed infine quella del sistema Paese nel favorire l’internazionalizzazione delle nostre imprese.
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energia
E sfida digitale sia INCONTRO CON ANTONIO BARILE Vice Presidente Head of Energy & Utilities di Capgemini Italia
Antonio Barile - Vice Presidente Head of Energy & Utilities di Capgemini Italia
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di Luca Speziale
Riduzione dei costi, servizi ai consumatori, possibilità di maggiori investimenti, non dimenticando il benessere dell’ambiente. Questi i temi analizzati nella diciannovesima edizione del World Energy Market Observatory, l’osservatorio mondiale annuale sul mercato energetico. Abbiamo incontrato Antonio Barile, Vice Presidente, Head of Energy & Utilities di Capgemini Italia, tra le aziende promotrici dell’indagine, che ci ha commentato i risultati raccolti. E: Avete pubblicato un’indagine intervistando i manager a capo di importanti aziende in 8 paesi. Di che cosa si tratta? AB: Nello specifico si tratta della diciannovesima edizione del World Energy Market Observatory (WEMO), l’osservatorio mondiale annuale sul mercato energetico di Capgemini creato in partnership con i team dell’I4CE, De Pardieu Brocas Maffei e Vaasa ETT. Il WEMO monitora annualmente i maggiori indicatori nei mercati dell’elettricità e del gas in Europa, Nord America, Australia e sud-est asiatico e registra i progressi e le trasformazioni avvenute nel settore. Quest’ultima edizione si è avvalsa, per la maggior parte, di fonti pubbliche integrate con le competenze di Capgemini nel settore energetico, e si basa su dati relativi al 2016 e all’inverno 2016/2017. Le competenze specifiche su normative, cambiamenti climatici e comportamento dei consumatori sono stati forniti rispettivamente dai team di ricerca di De Pardieu Brocas Maffei, I4CE – Institute for Climate Economics – e VaasaETT. E: Numeri alla mano, cosa è emerso dall’indagine? AB: Dallo studio emerge che i progressi compiuti nell’ambito delle tecnologie per la produzione di energia hanno favorito un’accelerazione verso la transizione energetica, mentre la crescita delle energie rinnovabili continua a destabilizzare sia i mercati dell’elettricità all’ingrosso che i maggiori player. Inoltre il report evidenzia un profondo cambiamento dei consumatori nell’utilizzo dell’energia, nei loro comportamenti e aspettative. Nello specifico, nel 2016 gli investimenti globali sulle energie rinnovabili (escludendo le grandi risorse idroelettriche) sono calati del 23% a 241,6 miliardi di dollari, il valore più basso dal 2013, ma lo stesso periodo si è contraddistinto per un’installazione record di rinnovabili in tutto il mondo. A livello globale, il 55% di tutta la capacità installata nel 2016 era rinnovabile. La percentuale di energia elettrica globale proveniente da fonti rinnovabili è passata dal 10,3% nel 2015 all'11,3% nel 2016. In Europa, nel 2016 gli investimenti in fonti rinnovabili si sono stabilizzati a 60 miliardi di dollari. I principali investimenti del 2016 sono stati realizzati per l'energia eolica (42 miliardi di dollari) e solare (10 miliardi di dollari).
E: Che valore aggiunto potrà dare la digitalizzazione? AB: Attraverso la digitalizzazione, le utility possono ottenere numerosi vantaggi, con ricadute sia sul business, sia sul consumatore finale. Una piena e completa trasformazione digitale, infatti, potrebbe generare risparmi sui costi pari al 30%, liberando nuove risorse che possono essere reinvestite, per esempio, nello sviluppo di nuovi servizi a valore aggiunto, in grado di migliorare la soddisfazione del cliente e produrre nuovi flussi di entrate. Inoltre, l’applicazione di analytics al database di clienti delle utility consentirebbe di migliorare l'acquisizione e il mantenimento del cliente stesso, implementare offerte personalizzate e diminuire il cost to serve. E: Il livello di digitalizzazione degli impianti delle aziende è al passo con i tempi e obiettivi futuri o è ancora alto il numero delle aziende non digitalizzate? AB: Quasi tutte le utility hanno implementato canali digitali, fatture elettroniche e applicazioni mobile e self-service. In generale, però, la digital customer experience nel settore delle utility è ancora in ritardo rispetto ai grossi retailer (come ad esempio Amazon), e il valore dei dati gestiti – analytics – continua a non essere completamente sfruttato. Il nostro report incoraggia le aziende ad accelerare i propri sforzi verso la trasformazione e sfruttare sempre di più il potere della digital transformation. E: Quali sono i reali vantaggi della digitalizzazione applicata all’industria energetica in termini di efficienza e sicurezza? AB: Assistiamo a un nuovo fenomeno: le utility stanno creando delle divisioni ad hoc per i consumatori, il cui difficile obiettivo è differenziare i servizi ritenuti più importanti dai propri clienti, permettendo così lo sviluppo di nuovi flussi di ricavi con margini migliori. La gran parte dei principali player del settore ha avviato dei piani di trasformazione, che vengono implementati con molta attenzione e che, oltre a semplificare i processi interni, generalmente si concentrano sul business downstream (reti, energia pulita e servizi energetici a valore aggiunto per i consumatori), creando e gestendo nuove operation e nuovi business model. Ulteriori guadagni potrebbero anche provenire sul lato della produzione. Le tecnologie digitali sono in continua evoluzione e producono continuamente nuove soluzioni, ad esempio l’automazione Robotica dei Processi, l’Intelligenza Artificiale, l’Internet of Things o la Blockchain, tutte innovazioni che non erano disponibili solo un paio di anni fa.
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Mettiamo l’Energia in Rete Gruppo Italia Energia è un gruppo editoriale specializzato nel settore dell’energia. Dalla fondazione, ha come obiettivo la diffusione di un’informazione indipendente in grado di migliorare la conoscenza e l’operatività all’interno di mercati sempre più complessi. Il mix sinergico di canali e l’integrazione con i social network, favorisce il networking tra le aziende e offre un lavoro continuo di monitoraggio e analisi degli ambiti industriali creando valore per gli stakeholder.
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energia
Una nuova Governance europea per la transizione energetica 44
Elementi 43
di Agime Gerbeti
È in via di definizione il regolamento Governance dell’Unione dell’Energia che introduce un nuovo regime sia in termini di gestione degli obiettivi di decarbonizzazione della produzione energetica che in termini di monitoraggio e misure sanzionatorie per gli Stati membri inadempienti. È un regolamento molto importante poiché per la prima volta energia e ambiente sono considerate su un piano paritario. Per raggiungere nuovi obiettivi complessivi all’interno dello stesso regolamento si promuovono le fonti rinnovabili (FER), l’efficienza energetica, le interconnessioni, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e si stimola una condivisione e cooperazione regionale sovranazionale. Il governo e la coerenza del pacchetto legislativo “Energia pulita 2030” passerà attraverso questo regolamento e sarà affidato alla Commissione europea assistita sia dal Comitato dell’Unione dell’Energia che da quello già esistente sui cambiamenti climatici a seconda delle decisioni da prendere. In merito alle rinnovabili, il regolamento si fonda su strumenti quali la progettazione dei Piani nazionali integrati Energia-Clima e il monitoraggio (progress report) biennale dell’andamento della quota FER. L’elaborazione dei piani nazionali, che saranno aggiornati ogni 10 anni dopo il 1 gennaio 2028, è considerata di per sé una sfida e, a tal fine, è previsto dettagliatamente un dialogo continuo tra la Commissione e gli Stati Membri. Entro il 31 dicembre 2018 la Commissione europea dovrebbe ricevere le prime elaborazioni dei piani nazionali degli Stati membri e successivamente, ogni due anni, le relazioni intermedie. Sui piani nazionali la Commissione monitorerà i progressi e valuterà la necessità di formulare raccomandazioni e opinioni non vincolanti agli Stati membri sul livello degli obiettivi nazionali, il cosiddetto “divario di ambizione” o “ambition gap”, come contributo al raggiungimento collettivo degli obiettivi dell'Unione dell'energia. Ove necessario per raggiungere gli obiettivi prefissati, la Commissione potrà inoltre proporre l’adozione di misure supplementari a livello nazionale o dell’UE e avvalersi dei suoi poteri per colmare il cosiddetto “divario di consegna” o “delivery gap”. Il regolamento Governance assume un’importanza essenziale soprattutto in assenza dei “tradizionali” obiettivi nazionali vincolanti nella promozione delle FER. Una clausola fondamentale da concordare a livello UE riguardava il punto di partenza della traiettoria FER per il periodo 2020-2030. Alcuni Paesi, con l’intento di tutelare i loro risultati nazionali raggiunti, si sono mostrati intransigenti sul punto di partenza per la traiettoria al 2030 che doveva essere legato agli obiettivi nazionali del 2020. La loro preoccupazione era quella di vedere vanificati gli sforzi già compiuti verso l’obiettivo 2020 e sopperire ai Paesi in ritardo. In più, per garantire l’incremento delle FER verso il 2030, limitando da un lato la flessibilità per i governi nazionali ma favorendo l’affidabilità degli impegni presi durante il Consiglio europeo nel 2014, a dicembre 2017 sono stati concordati dai governi tre obiettivi intermedi. Quindi negli anni 2023, 2025 e
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Andamento dell’incremento FER 2010 - 2030 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 2010
2015 UE
IT
2020
2025
2030
SEN*
*La SEN prevede solo valori di partenza e di obiettivo al 2030. I valori intermedi sono calcolati come linea tendenziale
2027 i Paesi e l’UE dovranno aver incrementato la loro quota FER, rispetto alla baseline del 2020, rispettivamente del 24% sul totale pari al 27% nel 2023; il 40% nel 2025 e il 60% nel 2027 per raggiungere complessivamente il target del 27% nel 2030 (in realtà l’ambizione europea, secondo il parlamento UE, dovrebbe essere almeno del 35 % al 2030). Ancora non sono stati calcolati gli obiettivi nazionali poiché saranno decisi dai singoli Stati all’interno dei Piani integrati clima-energia. Successivamente la Commissione valuterà la loro adeguatezza per il raggiungimento del traguardo UE. Ipotizzando un contributo italiano all’obiettivo europeo simile a quello del periodo 2010 – 2020 e immaginando la stessa percentuale e metodologia di calcolo per l’obiettivo, il nostro traguardo dovrebbe essere del 23%. Nell’eventualità che l’obiettivo sia uguale a quello europeo, ossia 27%, l’incremento FER richiesto all’Italia equivarrebbe a circa il 60% in più rispetto all’attuale 17% di partenza. Se consideriamo la percentuale indicata nella SEN, ossia il 28%, tale obiettivo comporta un incremento FER di circa 65% della quota rinnovabile. Nella figura 1 si riporta la traiettoria UE FER con l’obiettivo del 27% che equivale a un incremento del 35% al 2030 rispetto al 2020, quella ipotizzata per l’Italia (27%) e il traguardo prefissato dalla strategia nazionale energetica (28%) adottata a novembre del 2017. È evidente che la percentuale di incremento FER stabilita nella SEN si presenta più sfidante rispetto a quanto fissato nella legislazione UE, quindi l’Italia per raggiungere gli obiettivi posti dovrebbe creare le condizioni per un altro forte incremento delle fonti rinnovabili sia nel territorio italiano che in altri Paesi UE, con i quali l’Italia deciderà di collaborare per lo sviluppo delle FER. Su quest’ultimo punto legato alla cooperazione
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Elementi 43
regionale la SEN non offre dettagli. Quello che nella SEN si prospetta per lo sviluppo delle FER è la crescita di impianti di taglia significativa attraverso dei contratti a lungo termine (Power Purchase Agreement). Comprensibilmente il settore privato gioca un ruolo di fondamentale importanza e le modalità di supporto in merito si stanno affrontando su diversi tavoli; inoltre e contemporaneamente si sta rafforzando la richiesta di approvvigionamento elettrico al 100% verde. Nella proposta delle misure aggiuntive la Commissione dovrà tenere conto degli sforzi già compiuti dagli Stati verso gli obiettivi FER al 2020. Le misure da attuare includono anche un nuovo meccanismo concepito per offrire agli Stati che non riescono a raggiungere una quota sufficiente di FER, oppure non hanno il potenziale per farlo, la possibilità di dare un contributo volontario finanziario. Tale meccanismo gestito dalla Commissione contribuirebbe alla promozione delle fonti rinnovabili in modo efficiente in termini di costi. La Commissione, ai fini della valutazione dell’ambizione iniziale degli SM al 2030 utilizzerà i criteri oggettivi inclusi nel regolamento. Si tratta di criteri qualitativi come le condizioni economiche e il livello di interconnessione elettrica. Il Parlamento europeo propone comunque una formula per il calcolo degli obiettivi nazionali per le rinnovabili. Naturalmente, molto dipenderà dall’implementazione del regolamento Governance ma si auspica che ci sia un’ottimizzazione delle procedure amministrative. La speranza è che la pianificazione e la trasparenza, la certezza degli investimenti e la cooperazione tra i Paesi Ue possano accompagnare la transizione energetica e renderla meno onerosa per i consumatori europei.
energia GSE Scuole
Un progetto per il futuro
IL VENTO
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Elementi 43
È LA TERRA CHE PIANGE E LE È VENUTO UN BERNOCCOLO PER "L'OLIO CATTIVO" (PETROLIO) E L'ASTRONAVE VIENE A SALVARLA DALLA MALATTIA
di Mariangela Giunti
Al Gestore dei Servizi Energetici proseguono, per il settimo anno consecutivo, gli appuntamenti del progetto “GSE incontra le scuole”. Un percorso interattivo ideato per i ragazzi dai 9 ai 18 anni per parlare loro di energia, fonti rinnovabili ed efficienza energetica. La formazione, della durata di circa due ore, si svolge a Roma nell’auditorium del GSE oppure, su richiesta, negli spazi comuni delle scuole. Dal 2011 il Progetto ha coinvolto più di 8 mila studenti di tutta Italia con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura della sostenibilità, motivando, coinvolgendo
> Elementi 43
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PALA EOLICA
Formazione Anno di riferimento
Scuole
Studenti formati
Ore di formazione
2011
2
160
320
2012
2
150
300
2013
3
260
520
2014
1
80
80
2015
34
1.260
2.520
2016
30
2.315
4.630
2017
38
3.880
7.760
Totale complessivo
110
8.105
16.130
e rendendo gli stessi studenti protagonisti. Al termine dell’incontro ai ragazzi viene fornita “A scuola di Energia”, una mini guida in cui sono descritte, attraverso grafici e semplici tabelle, le fonti di energia rinnovabile, il loro stato attuale e le prospettive future. Gli incontri con gli studenti si aprono con l’illustrazione del ruolo svolto dal Gestore dei Servizi Energetici, cui segue un argomento di strettissima attualità: l’“Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. In particolare, viene approfondito il tema dell’economia circolare, della lotta ai cambiamenti climatici e dell’energia rinnovabile ed accessibile a tutti. L’intento è quello di incoraggiare nelle nuove generazioni una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo, basata sul principio della responsabilità condivisa: tutti sono chiamati a partecipare attivamente al raggiungimento dei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile, nessuno escluso. A seguire, attraverso slide, video e simulazioni, viene illustrato ai ragazzi il sistema elettrico nazionale, il concetto di efficienza energetica e spiegato il funzionamento - dal punto di vista tecnico - degli impianti alimentati a fonti rinnovabili, e quali sono i vantaggi del loro utilizzo. L’obiettivo è contribuire a quel cambiamento di paradigma culturale necessario per garantire un futuro al nostro pianeta e a noi che lo abitiamo. A tal fine, il GSE vuole accrescere le sinergie con il mondo della scuola, ambito essenziale e irrinunciabile per sviluppare nelle nuove generazioni una radicata cultura della sostenibilità. Trasmettere ai ragazzi il messaggio che le nostre possibilità future di mantenere e migliorare gli attuali standard di vita dipendono dalle scelte che facciamo ora. Scuole, genitori, studenti, Istituzioni, cittadini possono richiedere ulteriori informazioni e segnalare l’interesse di un istituto scolastico al progetto inviando una mail a: GSEincontraleScuole@gse.it
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Elementi 43
energia
PV EAST
Il progetto PV EAST nasce per indurre i proprietari dei piccoli impianti fotovoltaici ad effettuare una corretta manutenzione, aumentandone la producibilitĂ e ottimizzando la produzione di energia. CosĂŹ, si valorizza l'investimento e si garantisce piĂš energia pulita per tutti.
di Annalisa Ciatti e Vincenzo Surace
> Elementi 43
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Il Gestore dei Servizi Energetici applica le scienze comportamentali agli impianti fotovoltaici. Con il progetto PV EAST si è deciso di esercitare una “spinta gentile” per indurre i proprietari dei piccoli impianti ad effettuare una corretta manutenzione, aumentandone così la producibilità. L’intento? Ottimizzare la produzione di energia pulita, valorizzando appieno l'investimento fatto dai proprietari di impianti incentivati, e al tempo stesso, garantire più energia pulita per tutti. PV EAST “Photovoltaic - Easy - Attractive - Social Timely" è una sperimentazione ideata con la collaborazione di Matteo Motterlini, Docente di Economia Cognitiva e Neuroeconomia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che si basa su un presupposto ormai noto alle scienze comportamentali: se si vuole incoraggiare un comportamento virtuoso, occorre renderlo Facile (semplificando il linguaggio), Attraente (massimizzando l’attenzione dell’interlocutore), Sociale (dimostrando che molti si comportano così perché questo incoraggerà le persone a fare lo stesso) e Tempestivo (incoraggiando le persone nel momento in cui sono più ricettive). Sulla base di questi capisaldi il GSE ha inviato una comunicazione mirata (nudge) ai proprietari di 477 impianti fotovoltaici, con caratteristiche “simili” (impianti del settore domestico, di potenza compresa tra i 3 e i 20 kW) collocati nella medesima area geografica (nord Italia) e che avevano mostrato performance produttive inferiori alla media dell’insieme di impianti affini. Il campione è stato suddiviso in 3 gruppi, ciascuno composto da 159 impianti: ai primi due gruppi sono state inviate due distinte forme di comunicazione “nudging", ispirate a principi consolidati nella ricerca nel campo delle
scienze comportamentali, quali il principio del confronto sociale e quello dell'avversione alle perdite. Il confronto sociale è stato utilizzato per mettere in relazione la performance del singolo impianto con quella di altri simili, l’avversione alle perdite per porre in evidenza la perdita monetaria (minori incentivi) dovuta alla mediocre performance del singolo impianto rispetto ai risultati potenzialmente raggiungibili dallo stesso. Il terzo gruppo non ha ricevuto alcuna comunicazione, agendo così da “gruppo di controllo” secondo quanto previsto dal metodo del Randomized Control Trial, una tecnica mutuata dalla ricerca medico/scientifica e ormai diffusa anche nella ricerca in campo economico-comportamentale. Il gruppo di controllo ha costituito di fatto la cartina tornasole per verificare differenze nel comportamento dei gruppi omogenei, che - a parità di altre condizioni - può essere attribuita all’azione di “nudging”. Come indicato, entrambi i nudge sono stati strutturati per rendere i destinatari consapevoli della scarsa produzione del proprio impianto e per suggerire possibili azioni volte a massimizzarla: pulire i pannelli, chiamare un tecnico per il controllo delle componenti impiantistiche o semplicemente recuperare maggiori informazioni sulla pagina web appositamente creata dal GSE e resa accessibile ai soli destinatari dell’esperimento. Si è tentato, così, di evitare obblighi e divieti, optando per forme di persuasione degli operatori verso un comportamento virtuoso grazie all’utilizzo di immagini e “pungoli verbali”. L’efficacia dell’esperimento è stata verificata sotto varie angolazioni: osservando i dati di produzione degli impianti prima e dopo il nudge e verificando gli accessi alla pagina web.
Esempio nudge “confronto sociale” inviato
Esempio nudge “avversione alle perdite” inviato
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Elementi 43
I primi risultati sono stati illustrati dal GSE lo scorso 30 novembre al “Convegno sulle Scienze Comportamentali applicate all’energia e all’ambiente” ed hanno sostanzialmente confermato l’utilità del nudge come “spinta gentile” per indirizzare le persone verso un comportamento più virtuoso, mantenendo inalterata la libertà di scelta. Nei primi 9 mesi di sperimentazione (periodo di osservazione gennaio - settembre 2017), a parità di insolazione, gli impianti che hanno ricevuto comunicazioni nudge (318 su 477) hanno prodotto in media il 4% in più rispetto al gruppo di controllo.
La survey ha poi evidenziato un aspetto decisamente interessante: i proprietari dei primi 4 impianti in termini di produzione post nudge sono anche coloro che hanno dichiarato di aver effettuato una delle azioni suggerite dalla comunicazione. Non solo, le performance dei “best 4” sono in linea con la produzione media degli impianti simili suggerendo che le funzionalità di questi impianti siano state completamente ripristinate grazie al nudge.
Andamento della produzione dei best 4 - Anno 2017 180
Confronto di performance fra i gruppi - Anno 2017
160 140 133
120
4,3% 3,6%
139
Ore di utilizzazione impianto
9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0%
149 137
115
100
101
80
88
60 40 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET
GEN-SET
85% del totale della produzione dell’anno Gruppo Sociale vs Gruppo Controllo
43
20 0
Gruppo Avversione perdite vs Gruppo Controllo
53
GEN Impianto 1
Per di più, il 50% dei proprietari “pungolati” a ridosso dei giorni immediatamente successivi all'invio della comunicazione ha visitato la pagina web dedicata al progetto, dimostrando, così, la capacità del nudge di attivare immediatamente i soggetti. Nella seconda fase del progetto, il GSE è tornato ad accendere i riflettori sui soggetti destinatari del nudge, attraverso l’invio di un questionario. Il sondaggio ha rilevato l’effettiva reazione dei soggetti scoprendo che chi ha agito sull’impianto ha registrato circa il 23% in più in termini di produzione rispetto alle performance degli impianti di chi ha dichiarato di non aver posto in essere azioni migliorative.
Andamento della produzione - Anno 2017
Impianto 2
FEB
MAR
APR
Impianto 3 Impianto 4
MAG
GIU
LUG
AGO
SET
Media popolazione
Ore di utilizzazione nel periodo gennaio - settembre 2017 Ore
Media ore di utilizzo nella popolazione di riferimento
958
Impianto 1 ––
1.000
Impianto 2 ––
959
Impianto 3 ––
956
Impianto 4 ––
935
140 Ore di utilizzazione impianto
120 100 80 60 40 20 0
GEN
FEB
MAR
APR
PASSIVI - Rispondenti al questionario che non hanno fatto un'azione sull'impianto
MAG
GIU
LUG
AGO
Esperienze come quella descritta finalizzate a promuovere il follow-up della sostenibilità energetico-ambientale consentono al GSE di esplorare nuove aree di efficacia nella sua azione, rendendo più efficiente il proprio ruolo nell’erogazione degli incentivi. Il traguardo è assicurare che le risorse pubbliche destinate ad impianti beneficiati, sotto forma di incentivo, assicurino il miglior ritorno per tutti.
SET
ATTIVI - Rispondenti al questionario che hanno fatto un'azione sull'impianto
Elementi 43
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mercato energetico
Riformare il mercato elettrico. Si parta da qui CONVERSAZIONE CON MARCO BRUSESCHI Presidente Coordinamento Consorzi Energia Confindustria
Marco Bruseschi - Presidente Coordinamento Consorzi Energia Confindustria
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Elementi 43
di Ilaria Proietti
E: Quali sono le esigenze e le istanze più urgenti della vostra realtà? MB: I 30 soggetti aderenti al Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria rappresentano circa 6.000 aziende, soprattutto PMI, con oltre 300.000 dipendenti. Pagano l’energia che consumano (10 TWh di energia elettrica e circa 1 miliardo di metri cubi di gas) profumatamente rispetto ai competitors europei. Per queste imprese abbiamo un dovere di tutela, per quanto possibile, all’interno dei mercati energetici in profonda evoluzione e che necessitano di urgenti riforme. In particolare guardiamo con attenzione alla completa liberalizzazione dei mercati dell’energia che sicuramente amplierà la concorrenza tra gli operatori di fornitura, con effetti benefici sui prezzi della commodity e quindi sui prezzi dell’energia pagati dalle nostre imprese. Questo di per sé non è sufficiente ad evitare, come successo di recente, che alcuni operatori non siano in grado di garantire le forniture ai prezzi pattuiti, perché magari hanno gestito in modo scriteriato le compravendite sui mercati all’ingrosso. In questo ambito chiediamo maggiore trasparenza e regole più severe. La regolamentazione delle attività di trading e vendita ai clienti finali necessita una revisione tale da evitare che i default di operatori improvvisati possano pesare,
direttamente e indirettamente, sulla bolletta. E: Il mercato elettrico in Italia e in Europa è alle prese con una delle più profonde trasformazioni degli ultimi decenni. Quali sono le implicazioni più attese dal vostro comparto? MB: Una prima considerazione. Il mercato sta subendo una forte contrazione dell’offerta. Il default di alcuni trader sta generando una diffusa perdita di fiducia nei confronti del mercato. Quanto poi alla questione dei prezzi finali, che è l’argomento di cui più s’interessano le nostre imprese, ci rendiamo conto che le trasformazioni in atto per il raggiungimento di sfidanti livelli sostenibili di produzione e consumo di energia comporta dei costi di transizione che inevitabilmente si riverseranno in bolletta. Siamo preoccupati che il nostro Paese non affronti il tema con la dovuta organicità di tutti gli stakeholder coinvolti ma lasci l’iniziativa di singole azioni a soggetti o categorie che non dialogano tra loro, portando a processi inefficienti e dispendiosi. Soprattutto per quelli meno forti e strutturati, come le PMI. E: Quali sono i temi che secondo lei sono rimasti senza soluzione dopo la liberalizzazione dei mercati dell’energia?
> Elementi 43
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MB: Direi che la riforma del mercato elettrico che Confindustria aveva a suo tempo promosso presso il Ministero dello Sviluppo Economico possa essere un importante punto di partenza per risolvere, in tempi rapidi, le criticità del sistema elettrico. Purtroppo di tale riforma non se ne vede traccia e i provvedimenti regolatori che sono stati attuati hanno solo lenito i dolori, ma non affrontato le criticità tuttora esistenti. Altra questione è quella della copertura dei costi di dispacciamento, una voce che rappresenta un costo addizionale rispetto ai competitors europei di circa 15 €/MWh, ulteriore rispetto allo spread strutturale che già paghiamo sulla sola commodity. Inoltre tale voce è stimata in aumento, soprattutto in relazione al nuovo sviluppo di energia rinnovabile. Il lavoro svolto nell’ambito del Market Assesment di Confindustria è un buon punto di partenza. Occorre che lo sviluppo della generazione rinnovabile sia affiancato da un parallelo sviluppo infrastrutturale e l’allocazione dei costi sui diversi attori sia tale da non compromettere la competitività delle imprese pur di garantire ai soggetti regolati margini tipici di attività ad elevato rischio imprenditoriale.
E: Che giudizio sente di dare rispetto alle politiche energetiche varate nel corso della legislatura?
E: Il 2016 sarà ricordato per la fiammata dei costi di dispacciamento…
MB: La regolamentazione del mercato dell’energia elettrica e del gas naturale si avvia ad una fase caratterizzata da grande complessità e l’evoluzione del quadro regolatorio comunitario avvia un cambiamento senza precedenti nelle modalità con cui si sviluppa la partecipazione dei consumatori industriali al mercato; i relativi strumenti di tutela dall’elevato costo dell’energia potrebbero essere messi a dura prova se non radicalmente cambiati. Ci avviamo ad una nuova fase con un forte cambio di paradigma che ha alla base un nuovo modello di generazione distribuita nella quale diventerà centrale il ruolo di consumatore-produttore: quindi il collegio dell’Autorità dovrà avere elevate competenze in materia di regolazione e di tutela della concorrenza sia sul piano tecnico economico che in termini di capacità di interagire nel contesto delle Agenzie Europee per l’Energia. Oltre ad una conoscenza adeguata del sistema industriale italiano.
MB: Le anomalie verificatesi nei mercati dei servizi nella primavera del 2016 hanno comportato un extra-costo per i consumatori di circa 700 milioni di euro. Fatto che si è ripresentato e con modalità simili seppur in misura limitata, a distanza di un anno. Tali aumenti hanno di fatto sterilizzato le condizioni favorevoli di approvvigionamento dell’energia che si erano verificate in Europa grazie alla forte flessione dei prezzi dei combustibili, che hanno garantito un forte stimolo di crescita per le imprese europee ma non per quelle italiane. Il Coordinamento dei Consorzi ha evidenziato le anomalie chiedendo un celere intervento dell’Autorità. Dopo quasi 2 anni risultano ancora in corso le attività di recupero da parte della ARERA relativamente ai trader, responsabili di meno del 30% dell’extra costo, mentre i procedimenti antitrust relativi ai produttori sono stati chiusi con l’accettazione degli impegni proposti. Da tali impegni purtroppo non verrà nessun rimborso per i consumatori.
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Elementi 43
MB: Le politiche energetiche devono avere come obiettivo prioritario l’abbattimento delle differenze di costi con i principali paesi competitors. Alcuni dei provvedimenti adottati vanno in questa direzione: mi riferisco soprattutto all’adozione del sistema agevolativo per le imprese ad alta intensità energetica del settore elettrico, mentre siamo ancora in attesa di un analogo provvedimento nel settore gas. Altri provvedimenti, quali quelli per favorire l’allargamento alla domanda del mercato dei servizi di dispacciamento o l’accesso al mercato del GNL dei consumatori industriali, non hanno ancora dato risultati tangibili forse a causa di alcune farraginosità insite nei provvedimenti stessi. La strada è comunque ancora lunga e molte sono le cose da fare per sfruttare appieno la flessibilità della domanda. E: Di quali competenze, specie in termini di regolazione e policy europea, ci sarà più bisogno nei prossimi anni?
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mercato energetico Servizio Conciliazione clienti energia
A tutela del consumatore A TU PER TU CON LOREDANA DE ANGELIS Responsabile Servizio Conciliazione clienti energia
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Elementi 43
di Luca Speziale
Disservizi legati ai contratti come le mancate letture o le doppie fatturazioni, pratiche commerciali scorrette ma anche un’informazione poco chiara sulle offerte del mercato e i suoi funzionamenti. Sono le disfunzionalità nei mercati dell’energia elettrica e del gas che le istituzioni cercano di contrastare attraverso servizi di supporto e tutela al consumatore. Tra i più innovativi, per la modalità online, il Servizio Conciliazione clienti energia, gestito dall’Acquirente Unico. Abbiamo sentito Loredana De Angelis, responsabile del Servizio Conciliazione.
e Ambiente (ARERA) ed è gestito dall’Acquirente Unico. È uno strumento di tutela che nasce per facilitare la composizione delle controversie tra clienti finali e operatori (venditori o distributori) di energia elettrica e gas, facendoli incontrare online e fornendo un conciliatore che li aiuti ad individuare una soluzione di comune accordo. E: Chi sono i conciliatori?
E: Iniziamo dalle origini. Quando nasce il Servizio di Conciliazione clienti energia?
LDA: Sono sia interni che esterni. I primi sono stati selezionati all’interno di Acquirente Unico per le loro elevate competenze nel settore energetico e hanno seguito un percorso di formazione specifico per conseguire l'abilitazione a diventare conciliatori. Mentre gli esterni sono stati scelti perché esperti in materia di mediazione, oltre ad essere specificamente formati sul settore energetico.
LDA: È stato istituito nel 2013 dall’Autorità di regolazione del settore energia, oggi Autorità per la Regolazione Energia Reti
E: Quali sono le principali caratteristiche del Servizio Conciliazione?
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LDA: Mettiamo a disposizione dei clienti finali di elettricità e gas un canale di tutela per risolvere in tempi rapidi le controversie con gli operatori. I tempi medi di conclusione nel 2017 sono pari a 40 giorni solari. La nostra procedura, completamente online, è del tutto trasparente, dalla presentazione della domanda allo svolgimento dell’incontro: le parti possono accedere in ogni momento al proprio fascicolo e vederne lo stato di lavorazione. Inoltre il Servizio Conciliazione è completamente gratuito. Infatti non ci sono né costi di presentazione della documentazione, né spese legate agli spostamenti, essendo la pratica interamente gestibile dal proprio computer. Va poi aggiunto che siamo espressione – come definito sia dal legislatore comunitario che da quello interno - di una soluzione stragiudiziale delle controversie. Infatti, non solo quanto facciamo “alleggerisce” il lavoro nei tribunali, ma dà la possibilità di trovare una soluzione a tutti quei consumatori che, per questioni legate ai costi e ai tempi della giustizia, avrebbero rinunciato a portare avanti un’azione. E: Perché la gestione del Servizio Conciliazione è stata affidata ad Acquirente Unico? LDA: La presenza di un soggetto terzo e indipendente, quale appunto Acquirente Unico, è sinonimo e garanzia d’imparzialità nella gestione dei casi. Inoltre il Servizio Conciliazione è la naturale evoluzione dello Sportello per il consumatore Energia e Ambiente che si è adeguato al mutato quadro regolatorio in materia di tutela, mettendo in campo le esperienze già ampiamente acquisite per quanto concerne l’informativa e trattazione dei reclami. E: Risultati ad oggi? LDA: Dall’inizio del 2017 il tentativo di conciliazione ha assunto natura obbligatoria: il cliente è tenuto a tentare la via conciliativa prima di rivolgersi al giudice e l’operatore è tenuto a partecipare alle conciliazioni ammesse dal Servizio Conciliazione. Anche per questo i volumi che abbiamo registrato hanno un trend in crescita. Il consuntivo a fine 2017 evidenzia oltre 10.500 pratiche gestite e, di quelli ammissibili, 4.500 accordi conclusi tra le parti. Inoltre i dati a nostra disposizione ci confermano che circa il 90% degli utenti apprezza la tutela offerta dal Servizio Conciliazione. E: A prima vista potrebbe sembrare che le finalità del Servizio di Conciliazione siano le stesse dello Sportello per il consumatore Energia e Ambiente, sempre gestito da Acquirente Unico. In realtà sono due strumenti diversi: quali sono le peculiarità di entrambi? LDA: A seguito della riforma degli strumenti di tutela, voluta dall’ARERA da inizio 2017, il Servizio Conciliazione e lo Sportello per il consumatore Energia e Ambiente sono di fatto complementari nel fornire aiuto nella risoluzione delle
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Elementi 43
controversie. Nello specifico il Servizio Conciliazione, anche con riferimento a tutte le materie regolate dall’Autorità, mette il consumatore e l’operatore uno di fronte all’altro, facendoli interagire non solo per iscritto, ma anche verbalmente e visivamente. Le rispettive posizioni, dunque, non sono cristallizzate nella forma documentale, ma possono essere aggiornate in tempo reale, il che costituisce un importante valore aggiunto. L'interazione, oltre che immediata, è poi facilitata dalla presenza del conciliatore che aiuta a trovare un accordo. La soluzione negoziata può avvenire non solo sulla base di parametri giuridici, ma anche di interessi specifici di entrambe le parti. Dal 2017 gli accordi stipulati di fronte al Servizio Conciliazione hanno natura di titolo esecutivo: nei casi residuali in cui uno dei contraenti non adempia, è possibile ottenerne l’esecuzione in tempi rapidi. Invece lo Sportello in alcune materie (bonus, corrispettivo di morosità, doppia fatturazione, ecc.) per le quali è possibile avere in tempo reale le informazioni utili per risolvere la problematica sfruttando le sinergie con il Sistema Informativo Integrato e con il Sistema Indennitario entrambi gestiti da AU, continua a trattare le controversie immediatamente risolvibili. Inoltre, lo Sportello ha mantenuto e rafforzato la propria vocazione informativa: tramite il numero verde 800.166.654 fornisce informazioni telefoniche sui mercati liberalizzati e sui diritti dei consumatori di luce e gas, mentre tramite i servizi “Smart info”fornisce informazioni scritte alle richieste puntuali dei clienti finali (per esempio l'importo e il nome del fornitore richiedente il corrispettivo di morosità). Infine da marzo 2018 lo Sportello gestirà anche reclami, segnalazioni e richieste di informazioni nel settore idrico, mentre da luglio il Servizio Conciliazione potrà essere utilizzato anche per la soluzione delle controversie in questo settore. E: Vista la veloce evoluzione e l’utilizzo crescente del Servizio Conciliazione, cosa possiamo immaginare per il prossimo futuro? LDA: Come dicevamo prima, da quest’anno sarà possibile utilizzare il Servizio Conciliazione in maniera facoltativa per le conciliazioni per l’idrico, che in seguito potrebbe seguire il percorso evolutivo avvenuto nell'elettrico e nel gas. È importante, quindi, che il lavoro miri sempre di più, in ogni campo di competenza, a far percepire il Servizio Conciliazione come un’opportunità di soluzione tempestiva dei problemi e consolidamento del rapporto negoziale. Possiamo pensare che il Servizio Conciliazione costituisca“l’ultimo miglio” del customer care dell’operatore, nel quale esercitare l’intenzione di risolvere la controversia sapendo che l’alternativa alla soluzione è un cliente insoddisfatto o, nei casi più estremi, l’apertura di una vicenda giudiziale.
verifiche e ispezioni
La nuova metodologia GSE
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Elementi 43
di Daniele Bacchiocchi e Valerio Venturi
IMPIANTI IAFR – FER L’indicatore KPI relativo agli impianti IAFR e FER è funzione del costo indicativo annuo dell’impianto incentivato e della durata complessiva del periodo di incentivazione dell’impianto.
La programmazione dei controlli del GSE è effettuata, in conformità con quanto previsto dal D.M. 31 gennaio 2014 recante la Disciplina generale dei controlli e delle sanzioni in materia di incentivi nel settore elettrico (cosiddetto D.M. Controlli), “tenendo conto dei fattori di rischio, quali la rilevanza economica degli incentivi, la data di entrata in esercizio e la potenza degli impianti in relazione all’incentivo riconosciuto”. Al fine di selezionare puntualmente gli impianti e gli interventi di efficienza energetica da sottoporre ad attività di controllo, il GSE ha sviluppato una metodologia basata su criteri oggettivi di criticità individuati attraverso due indicatori:
Indicatore sintetico KPI – IAFR e FER costo indicativo annuo * durata
IMPIANTI/INTERVENTI CT Il valore dei KPI per gli incentivi in conto termico è pari al valore totale dell'incentivo per ciascuna tipologia di impianti/interventi incentivati. La modalità di calcolo del KPI per CT varia al variare delle diverse tipologie di intervento regolate dai DD.MM. 28 dicembre 2012 e 16 febbraio 2016.
• Key Performance Indicator (KPI) • Key Risk Indicator (KRI)
Indicatore sintetico KPI – CT
I KPI sono dei parametri associati all’impianto o all’intervento in funzione del valore degli incentivi riconosciuti dal GSE (per esempio il costo indicativo annuo dell’impianto). I KRI sono delle metriche misurabili per la gestione del rischio. Rappresentano, più in particolare, indicatori da associare agli impianti o agli interventi in funzione del rischio per il GSE di erogare incentivi non dovuti e/o in misura maggiore rispetto a quanto spettante. La totalità degli impianti e degli interventi incentivati dal GSE è stata mappata secondo i predetti indicatori la cui combinazione individua delle classi (cluster) dalle quali gli impianti sono estratti a campione, attraverso funzioni random.
Valore totale per ciascuna tipologia di interventi incentivati
INTERVENTI TEE Il valore dei KPI per gli interventi ricadenti nell’ambito del meccanismo dei Certificati Bianchi è pari al numero di TEE (Titoli di Efficienza Energetica) potenzialmente riconosciuti o al numero di TEP (Tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate) potenzialmente risparmiati 1.
Indicatore sintetico KPI – TEE
I Key Performance Indicator (KPI)
n° di TEE o n° di TEP
Con riferimento ai KPI sono stati identificati, per ciascuna categoria di incentivazione, i parametri correlati al valore economico complessivo dell’incentivo.
IMPIANTI CAR
IMPIANTI FOTOVOLTAICI
Per ciascuna unità che ha richiesto l’accesso al regime di sostegno definito dal D.M. 5 settembre 2011, è stato individuato un valore univoco di KPI così determinato:
Indicatore sintetico KPI – FTV
Indicatore sintetico KPI – CAR
(
Numero di anni trascorsi dall'anno di decorrenza dell'incentivo prezzo di ritiro CB* durata incentivo
ore annue di producibilità * Tariffa * Potenza
1
Numero complessivo di CB riconosciuti
(
L’indicatore KPI relativo agli impianti fotovoltaici è calcolato in funzione della producibilità annua dell’impianto incentivato, della tariffa riconosciuta e della classe di potenza cui l’impianto appartiene.
Un titolo equivale al risparmio netto di una tonnellata equivalente di petrolio (TEP).
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I Key Risk Indicator (KRI) I KRI sono indicatori associati agli impianti e agli interventi in funzione del rischio di erogare incentivi non dovuti o in misura maggiore rispetto a quanto spettante. Vengono associati agli impianti e agli interventi valutando, in termini di impatto e probabilità, il ricorrere di problematiche di natura tecnica e amministrativa proprie di uno specifico meccanismo di incentivazione; nonché sulla base dei dati storici delle verifiche, misurando, ad esempio, l’incidenza percentuale di “esiti negativi” riscontrati per un determinato cluster di impianti e interventi. Ai fini dell’ottimizzazione delle attività di verifica, è stata inoltre effettuata una distinzione tra gli indicatori di rischio in relazione ai quali è possibile attivare un controllo di tipo documentale e quelli che richiedono necessariamente una verifica mediante sopralluogo. APPLICAZIONE DEI KPI E KRI E CAMPIONAMENTO
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Applicando gli indicatori sintetici descritti è stata effettuata una rappresentazione grafica del profilo di performance e di rischio di ciascun impianto incentivato dal GSE (c.d. “mappatura degli impianti”). In particolare, all’interno della mappatura sono evidenti delle aree, composte da impianti con caratteristiche omogenee, gradualmente colorate dal verde al rosso sulla base del crescente livello combinato di KPI e KRI.
Cluster 19
Cluster 21
Cluster 28
Cluster 33
Cluster 36
Cluster 10
Cluster 17
Cluster 23
Cluster 30
Cluster 35
Cluster 34
Cluster 8
Cluster 15
Cluster 25
Cluster 32
Cluster 31
Cluster 29
Cluster 6
Cluster 13
Cluster 27
Cluster 26
Cluster 24
Cluster 22
Cluster 3
Cluster 4
Cluster 14
Cluster 16
Cluster 18
Cluster 20
Cluster 1
Cluster 2
Cluster 5
Cluster 7
Cluster 9
Cluster 11
Il GSE ha sviluppato un’applicazione informatica, “PRO-VIS”, che implementa i suddetti algoritmi in modo completamente automatico. PRO-VIS prevede le seguenti principali funzionalità: • applicazione dei KPI e dei KRI agli impianti e agli interventi incentivati; • elaborazione della mappatura matriciale degli impianti, con individuazione delle aree in funzione dei profili di performance e di rischio degli impianti e degli interventi; • selezione del campione degli impianti da verificare.
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KRI
Gli impianti che nella mappa si posizionano nei settori in alto e a destra sono caratterizzati da un alto valore di performance e da un’alta rischiosità, mentre, percorrendo il grafico verso il basso e la sinistra, si trovano impianti meno performanti e meno rischiosi. Gli impianti da sottoporre ad attività di controllo vengono selezionati dalle aree di interesse secondo la tecnica del campionamento casuale, al fine di individuare la Programmazione annuale delle attività di verifica e ispezione. La programmazione può essere oggetto di integrazione o modifica in considerazione di specifiche segnalazioni. Vale a dire “segnalazioni interne” che possono provenire da altre direzioni del GSE responsabili della gestione delle diverse attività in cui si articola il processo di riconoscimento degli incentivi (per esempio qualifiche, gestione delle misure, aspetti commerciali), o “segnalazioni esterne” che sono trasmesse al GSE da altre Pubbliche Amministrazioni, Autorità giudiziarie e organi di Polizia giudiziaria. L’APPLICAZIONE INFORMATICA PRO-VIS
KPI
Cluster 12
ESEMPIO DI MAPPATURA DEGLI IMPIANTI
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PRO-VIS è in grado di acquisire i dati degli impianti/interventi dai vari database aziendali, e consente di inviare agli altri applicativi informatici interni utilizzati dalla Direzione Verifiche e Ispezioni, nella fase esecutiva delle verifiche e in quella di gestione dei seguiti, l’elenco di impianti e le relative informazioni significative, che consentono di attuare la programmazione dei controlli.
IVPC Group
da oltre vent’anni l’eolico in Italia
energia rinnovabile
Batterie, gas e rinnovabili, tre punti da portare avanti CONFRONTO CON ANDREA GILARDONI Presidente di Agici Finanza d’Impresa
Andrea Gilardoni - Presidente di Agici Finanza d’Impresa
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Elementi 43
di Tommaso Tetro Approfondire il discorso delle batterie, gas naturale in accoppiata con le rinnovabili e una transizione energetica che sia veramente tale, specie se declinata nella Strategia Energetica Nazionale e legata a obiettivi concreti. Questo, in sintesi, il pensiero del presidente di Agici Finanza d’Impresa Andrea Gilardoni che racconta anche di quanto sia necessario uno sviluppo della rete per pensare a progetti futuri, una specie di ‘punto zero’ del sistema energia, soprattutto per ridurre i consumi. Una delle chiavi principali in un’ottica di riduzione delle emissioni. E: Per l’energia da cosa partirebbe per tracciare un quadro della situazione? AG: Partirei dal tema della transizione energetica che si collega all’argomento principale di oggi, quello delle emissioni. Se vogliamo davvero perseguire la transizione energetica ci sono molti problemi aperti, a cominciare dalla posizione degli Usa di Donald Trump a quella della Germania, cioè di quei Paesi che hanno una ampia disponibilità di fonti fossili.
E: La partita della mobilità elettrica? AG: Nella prospettiva della transizione energetica la mobilità elettrica è estremamente importante sempre che la ricarica avvenga con fonti rinnovabili. Ma ritengo vadano create le condizioni: è necessario favorire la standardizzazione a livello europeo delle infrastrutture di ricarica veloce, anche perché la leadership in questa partita è nelle mani dell’industria automobilistica, dal momento che oltre alle colonnine è necessario che ci siano anche le auto da ricaricare.
E: Allora la transizione energetica è ancora un ‘obiettivo’? E: Ai fini della transizione energetica su che altro punterebbe? AG: C’è, ma è soltanto declamata, non applicata. Se guardiamo alla SEN possiamo dire che si tratta di un bel documento, con idee interessanti, ma manca la parte dedicata al ‘come‘. Quando si parla di strategia bisogna che ci siano sempre almeno due componenti: l’indicazione degli obiettivi e come fare per raggiungerli. Altrimenti rimane una dichiarazione d’intenti. In questo caso manca la seconda parte. E: Quali sono i punti deboli nella SEN? AG: Mancano due aspetti centrali: uno legato all’efficienza energetica e uno alle rinnovabili. Per l’efficienza energetica, ad esempio, non si spiega dove è finito il Fondo di garanzia. Sembra quasi che l’efficienza energetica sia figlia di un dio minore mentre è centrale in ogni politica di riduzione delle emissioni. Oltre a esserci un problema di governance: bisognerebbe cioè che si definissero bene i ruoli per capire ‘chi deve fare cosa’. L’altra grande area che la SEN lascia scoperta è quella delle rinnovabili. Si viaggia ad un ritmo molto più basso di quanto viene indicato negli obiettivi. Si dice però una cosa che trovo corretta e cioè che i sostegni vanno eliminati. Bisogna lavorare sulle rinnovabili non in termini di sostegni ma guardando a una serie di punti precisi: ad esempio, l’agevolazione del revamping degli impianti, la concessione di un aumento delle capacità a determinate condizioni, la ricerca di soluzioni autorizzative più rapide e il prosieguo del processo di concentrazione del settore per favorirne l’industrializzazione; la diffusione delle batterie per impianti PV esistenti e nuovi. Bisogna che, su tutto questo, anche le imprese si facciano carico di alcune responsabilità. In questi mesi stiamo studiando possibili soluzioni per favorire un rilancio delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, mettendo a punto proposte concrete sia per il prossimo governo nazionale che per quelli regionali.
AG: Sulle batterie e, più in generale, sui sistemi di accumulo, strumenti importanti che hanno impatti economici e ambientali molto positivi. Si tenga anche presente la Battery Alliance per dotare anche l’Europa di una fabbrica di batterie competitiva, evitando così una completa dipendenza dall'estero. È un punto che non mi sembra sufficientemente sostenuto: vanno meglio messi a fuoco costi e benefici per chi si dota di sistemi di accumulo e per il Paese nel suo complesso. Un altro punto è la rete: gran parte dei progetti per la transizione energetica possono avere luogo solo se c’è una rete intelligente, il che significa anche contatori smart. Credo che lo sviluppo della rete sia il punto-zero di tutto, per andare avanti nella razionalizzazione del sistema o anche più semplicemente per gestire meglio i consumi. Infine la regolazione che ha un’importanza colossale nell’indirizzare e nell’accelerare il processo di transizione. E: Quali rischi per il futuro? AG: Pur essendo assolutamente favorevole alle rinnovabili credo che il ricorso al gas naturale sarà centrale in Italia e in Europa per molti anni, almeno 30 e forse 50. Dobbiamo stare attenti perché oggi siamo in una fase di pericoloso stallo. Abbiamo detto che le fossili devono sparire, e allora chi investe più in fossili? Le rinnovabili crescono ad una velocità del 15% rispetto agli obiettivi, molto bassa, e in più il loro tasso di degrado appare più rapido del previsto. E se non piove o nevica abbastanza rischiamo la crisi e il margine di riserva crolla pericolosamente. Serve prudenza e gradualità. Dobbiamo chiederci se un modello basato integralmente sulle rinnovabili sia davvero del tutto giusto e affidabile. Certamente, per alcuni anni la soluzione va ricercata nell’accoppiata gas e rinnovabili per il nostro Paese e per l’Europa.
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energia rinnovabile
Serve un mercato “maturo” dell’energia IL PUNTO DI VISTA DI CHRISTOPHER MORGAN Ad di Eusebio Energia
di Fausto Carioti
Christopher Morgan - Ad di Eusebio Energia
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Eusebio Energia è figlia di un’azienda del settore tessile, specializzata nel settore moda e tecnico industriale. Una storia che inizia due decenni fa, racconta ad Elementi l’amministratore delegato, Christopher Morgan. «Eusebio faceva parte del primo consorzio per l’importazione di energia elettrica, alla fine degli anni Novanta. Da lì nasce l’interesse per l’energia elettrica. La famiglia Eusebio ha fatto il primo investimento nelle rinnovabili nel 2002, quando ha acquistato le 19 centrali del gruppo Marzotto. In seguito, alla fine del 2005, ha acquisito cinque centrali idroelettriche ed un parco eolico dal gruppo RWE. La diversificazione è continuata con l’acquisto di due grandi impianti idroelettrici in Valcamonica nel 2009». Oggi Eusebio Energia possiede 21 centrali idroelettriche che generano in media 160 mila MWh annui di energia, e un parco eolico in Irpinia formato da 14 turbine da 1 MW. E: Dottor Morgan, molte centrali idroelettriche italiane sono antiche quanto la comparsa delle prime industrie nel nostro Paese. In che modo l’energia ricavata dall’acqua può conquistare nuove quote? Quali margini di efficienza sono recuperabili attraverso il “revamping”? CM: Difficilmente l’energia ricavata dall’acqua può conquistare nuove quote, visto che sono rimasti pochi salti importanti da sfruttare. Ampi, invece, sono i margini ottenibili tramite il “revamping”: in alcuni casi abbiamo recuperato fino al 40% di efficienza. Questo, evidentemente, dipende dalla vetustà delle centrali in portafoglio. L’attività del “revamping” sarà sicuramente importante per Eusebio nei prossimi anni, perché abbiamo ancora cinque centrali da ristrutturare e due da riattivare. E: Che sviluppo prevede per le rinnovabili in Italia nei prossimi anni? Il loro è un mercato maturo o, almeno per alcune di esse, possiamo attenderci ancora tassi di crescita importanti? CM: Nella Strategia Energetica Nazionale è previsto un aumento significativo della produzione da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, entro il 2030 e questo senza incidere sostanzialmente sull’andamento della spesa. Da qua al 2030 l’energia eolica dovrebbe più che raddoppiare, da 18 TWh a quasi 40 TWh, mentre l’energia fotovoltaica passerà da 25 TWh a circa 65-70 TWh. Per gli impianti su larga scala si prevede un supporto diretto all’energia prodotto con meccanismi d’asta e PPA (Power Purchase Agreements) con possibili garanzie pubbliche.
investitori e finché per i PPA non ci sarà un mercato maturo, che possa garantire prezzi e quindi flussi più certi, persisterà questa situazione. Si tratta di uno strumento che si va diffondendo a livello mondiale, ma stenta a decollare in Italia. E: Rispetto a Paesi come Danimarca, Spagna e Germania, l’Italia è ancora indietro nello sviluppo dell’eolico. Tutta colpa dell’orografia o anche le leggi e le amministrazioni locali hanno un ruolo? Quanto pesa il pregiudizio negativo nei confronti dell’eolico, spesso accusato dalle comunità locali di deturpare il paesaggio? CM: Sicuramente pesano sia l’iter burocratico, ancora molto lungo e tortuoso, sia il pregiudizio negativo da parte di alcune associazioni e comitati locali. Aiuta tantissimo, invece, il coinvolgimento di attori locali nella fase progettuale, per evitare proposte e soluzioni evidentemente improponibili. Purtroppo la potenzialità eolica off-shore in Italia è molto limitata rispetto ai paesi nordici. In ogni caso, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla SEN al 2030, è chiaro che le turbine del futuro dovranno essere più grandi, ma - anche per questo - più distanziate l’una dall’altra. E: Si parla da anni di un vostro investimento per lo sviluppo dell’eolico in Basilicata, dove avete già realizzato forti investimenti in ricerca. A che punto siete? CM: Siamo sempre intenzionati a realizzare il campo eolico in Basilicata. Purtroppo stiamo incontrando un’ostinata resistenza da parte della Regione, che continua imperterrita ad ostacolare il nostro progetto, nonostante due sentenze a nostro favore da parte del TAR Basilicata. Se continuerà questa situazione saremo costretti a chiedere il risarcimento dei danni. E: Nel 2016, per finanziare le rinnovabili, sono stati caricati 13,6 miliardi di euro sulle bollette degli italiani, più che nell’anno precedente. Le rinnovabili senza incentivi sono destinate a restare un’utopia? CM: I costi delle tecnologie necessarie sono in calo ormai da anni e questo trend continuerà nel futuro. Il primo grande impianto fotovoltaico allacciato alla rete Terna in grid parity è dell’aprile 2017, per una potenza totale di circa 63MW. Sicuramente stiamo andando in questa direzione, anche se, con gli attuali livelli dei prezzi dell’energia elettrica, si fa ancora fatica ad avere livelli di redditività accettabili per i potenziali investitori in impianti in grid parity, e questo vale sia per il fotovoltaico che per l’eolico.
E: Che giudizio dà della politica energetica italiana nei confronti delle rinnovabili? Offre agli investitori le giuste garanzie e remunerazioni? CM: Il mercato italiano delle energie rinnovabili è stato uno dei mercati europei più dinamici fino al 2014/2015, offrendo ottimi livelli di remunerazione. Adesso lo scenario è cambiato, con il limite di spesa imposto dal governo praticamente già raggiunto. Il nuovo decreto FER, atteso per quest’anno, porterà qualche novità, ma probabilmente in un contesto di alta competitività dovuto al meccanismo delle aste. La volatilità dei prezzi dell’energia elettrica ha creato non poca incertezza per gli
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energia rinnovabile
Pompaggio marino... di necessitĂ virtĂš?
Stefano Besseghini - Presidente e AD RSE
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di Stefano Besseghini
Nella SEN è comparso, anche con qualche sorpresa in un mainstream fortemente polarizzato sullo sviluppo dell’accumulo elettrochimico, un assai pragmatico richiamo alle possibilità offerte dall’accumulo idroelettrico quale matura e poco sfruttata tecnologia per la mitigazione delle sollecitazioni indotte dalla generazione distribuita. Gli impianti di pompaggio, rappresentano un’importante risorsa per l’adeguatezza oltre che per la sicurezza e flessibilità del sistema, essendo in grado di fornire nelle ore di più alto carico la massima capacità disponibile, assicurata dal riempimento degli invasi a monte, a seguito della programmazione in pompaggio di tali impianti nelle ore di basso carico. Prime stime fornite dal TSO indicano una capacità di stoccaggio fino a 5 GW, per accumulare produzione intermittente limitando al minimo il fermo degli impianti. Tale capacità da stoccaggio sarà localizzata prevalentemente in Centro e Sud Italia, dove più intenso sarà lo sviluppo delle rinnovabili e dove minore è la capacità di accumulo1. Malgrado queste premesse incoraggianti la loro reale implementazione è, ad oggi limitata da considerazioni sia di esercizio che di localizzazione geografica degli impianti. È un dato di fatto che l’attuale dotazione impiantistica che metterebbe a disposizione circa 8 GW di pompaggio vede impegnato poco più di 1 GW e certamente non contribuisce al miglioramento della situazione la localizzazione degli impianti presenti principalmente al nord del paese. Per contro, la sostenibilità economica degli impianti di pompaggio è compromessa, o addirittura annullata senza la considerazione di opportuni meccanismi incentivanti che consentano il trasferimento dei benefici indiretti derivati dall’impatto dell’impianto di pompaggio sul sistema elettrico. Una possibile via per la risoluzione di questo problema è, come indicato anche nella SEN, il censimento e l’impiego sistematico di tutti quegli invasi ed impianti che già concorrono allo sfruttamento della risorsa idrica così come l’integrazione di reti e sistemi come quello del gas e del teleriscaldamento che possono contribuire al supporto di quello elettrico. Esiste però una ulteriore opzione, non così nota, ma dalle interessanti possibilità di sviluppo. Da qualche tempo RSE ha avviato studi ed indagini per valutare il potenziale della tecnologia del pompaggio marino, una soluzione impiantistica del tutto analoga a quella convenzionale ma con l’innegabile vantaggio che il serbatoio inferiore è già disponibile e di capacità pressoché illimitata (trattandosi del mare stesso)
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mentre la realizzazione del bacino superiore può beneficiare del fatto che dove si localizzano scogliere con caratteristiche adeguate alla realizzazione di questi impianti è possibile operare con impatti ambientali assai modesti. Le ricerche sviluppate nei precedenti anni hanno consentito di individuare i siti più promettenti di pompaggio marino, nel sud e nelle isole, dove la rete elettrica italiana presenta le maggiori criticità predisponendo un completo database del potenziale di pompaggio. È stato svolto anche un esercizio più di dettaglio nella ipotesi di realizzare un impianto di pompaggio marino a Foxi Murdegu in Sardegna, in prossimità degli impianti eolici di Ulassai e Nurri, dove si è ipotizzata la costruzione di un serbatoio superiore di capacità pari a 1.200.000 metri cubi e una potenza in pompaggio di 170 MW e in generazione di 130 MW. Di questo impianto è stata valutata la completa fattibilità tecnica con una analisi dei costi e dei ricavi che è possibile immaginare dalla simulazione dell’esercizio di un impianto di questo tipo inserito nel sistema elettrico nazionale anche in considerazione delle particolari condizioni connesse alla localizzazione in Sardegna. Naturalmente lo sviluppo di una tecnologia che possa operare nelle condizioni più aggressive che vedono l'impiego di acqua salmastra, implica tecnologie più raffinate di quelle dell’idroelettrico convenzionale ma l’incremento dei costi (stimato in un 5% di capex) non è tale da pregiudicare la sostenibilità economica dell’impianto. Giova anche ricordare che l’impiego dell’acqua salmastra, in impianti di generazione non è certo una novità ma già si utilizza per il raffreddamento negli impianti convenzionali. La SEN affida alla redazione dei piani di sviluppo di Terna l’identificazione del giusto mix degli strumenti da impiegare per rendere disponibile la capacità di accumulo in grado di supportare il sistema elettrico nazionale. L’attività svolta nell’ambito della Ricerca di Sistema da RSE permette di sviluppare rapidamente una analisi di fattibilità del contributo che potrebbe venire dallo sviluppo del pompaggio marino in aree del paese in cui la disponibilità della fonte può esser di per sé critica in termini anche, e forse soprattutto, di uso concorrente con una soluzione, quella del pompaggio marino, che avrebbe anche il non trascurabile pregio di far leva su una capacità impiantistica tipica del sistema industriale italiano.
verbatim dalla SEN
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energia rinnovabile
La rivoluzione dei prosumer di Edoardo Borriello
È la rivoluzione dei "prosumer" quella a cui stiamo assistendo. Una rivoluzione silenziosa che vede protagonisti quei consumatori che sono anche produttori di energia elettrica e che si basa, per ora, soprattutto su tre pilastri: il fotovoltaico sul tetto, la piccola batteria in cantina e l'auto elettrica in garage. Secondo le indagini condotte da istituti bancari internazionali (Hsbc e Ubs) l'avanzata dei "prosumer" costringerà i grandi produttori di energia elettrica a cambiare radicalmente le proprie strategie. Oggi il sistema elettrico dei paesi industrializzati si basa sulla produzione di energia in grandi impianti alimentati da carbone, petrolio, gas e dal nucleare in alcuni paesi. Un sistema, sostengono gli esperti, già in crisi in seguito alla nascita di milioni di piccoli produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un fenomeno che ha visto in questi ultimi anni moltiplicarsi i tetti con pannelli solari in Europa, negli Usa, in Giappone e in Cina. Ma l'autoproduzione sta compiendo
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Elementi 43
grandi passi anche nei paesi emergenti e rappresenta una grande opportunità anche per quei Paesi dell'Africa e del sud est asiatico dove spesso le attività produttive si fermano al tramonto e dove miliardi di persone non hanno accesso all'energia elettrica o sono allacciati a reti inaffidabili. A livello europeo non esiste una definizione di autoconsumatore (o auto-produttore) e neppure una disciplina unitaria. Pertanto gli stati membri si sono dotati di differenti legal framework che hanno portato a un elevato grado di frammentazione e a livelli diversi di implementazione della disciplina dell’auto-consumo. Il 30 novembre 2016 la Commissione europea ha presentato il «Clean energy for all Europeans», un pacchetto di 8 proposte legislative finalizzate a guidare la transizione verso un’energia pulita. Secondo la Commissione UE, questo pacchetto può produrre un aumento dell'1% del Pil nell'arco del prossimo decennio e creare 900.000 nuovi posti di lavoro. Tra le proposte vi è quella di rivedere l’attuale Direttiva 2009/28/ CE sulle energie rinnovabili, con l'introduzione, tra le altre cose: (1) della definizione giuridica di auto-consumatore (prosumer) di energia da fonti rinnovabili; (2) dell'obbligo per gli Stati Membri di autorizzare e regolare l'auto-consumo senza che esso sia soggetto a procedure e oneri
sproporzionati; (3) di un articolo dedicato alla produzione, al consumo, allo storage e alla vendita di energia da parte delle cosiddette renewable energy communities (comunità produttrici/ consumatrici di energia rinnovabile o comunità energetiche), che possono essere anche PMI. Ai sensi della proposta di revisione della Direttiva 2009/28/CE, l'auto-consumatore di energia rinnovabile è un cliente "che consuma e può immagazzinare e vendere energia elettrica rinnovabile generata nei suoi locali e rientra nella definizione un condominio, un sito commerciale o di servizi condivisi o un sistema di distribuzione chiuso, purché, per gli auto-consumatori di energia rinnovabile diversi dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale". La direttiva revisionata dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2021 ed essere recepita entro il 30 giugno 2021. In Italia nell'ambito dell'auto-produzione possiamo distinguere, principalmente, due gruppi di sistemi: sistemi di distribuzione chiusi e sistemi semplici di produzione e consumo. Sia i sistemi di distribuzione chiusi che quelli di produzione e consumo si suddividono in sottoinsiemi. In particolare, all'interno di questi ultimi possiamo individuare i sistemi efficienti di utenza (SEU) e lo scambio sul posto di tipo A (SSP-A).
Entrambe le qualifiche sono rilasciate dal GSE in presenza di una serie di condizioni e si applicano solo ai sistemi i cui impianti di produzione sono alimentati da rinnovabili (per gli SSP-A, la potenza dell'impianto di produzione, entrato in esercizio dal 1° gennaio 2015, non deve essere superiore fino a 500kW), ovvero operanti in regime di cogenerazione ad alto rendimento (cfr. DM n. 55593 del 4 agosto 2011). Con specifico riguardo agli oneri generali di sistema si è dibattuto a lungo su quanto SDC ed SSPC dovessero farsene carico e se fosse corretto conteggiarli rispetto all'energia prelevata o rispetto all’energia consumata (vale a dire se anche su quella auto-prodotta). Il 1° marzo 2017 è entrata in vigore la Legge n. 19 del 27 febbraio 2017 che ha convertito in legge il D.L. n. 244 del 30 dicembre 2016 (Milleproroghe 2017). L'art. 6, comma 9, del Milleproroghe 2017 ha abrogato una serie di disposizioni, con la conseguenza che gli oneri generali di sistema sono ora corrisposti solamente sull'energia prelevata dalla rete per tutti gli SDC e gli SSPC, senza ulteriore distinzione. Questo si traduce in un risparmio sugli oneri generali di sistema per tutti i sistemi di auto-produzione attualmente operanti e che saranno eventualmente realizzati, determinando un evidente favore verso tale meccanismo.
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energia e ambiente
Avanti con fermezza verso efficienza ed ecocompatibilità IL PENSIERO DI MONICA TOMMASI Presidente “Amici della Terra”
di Maurizio Godart
Monica Tommasi - Presidente “Amici della Terra”
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E: Presidente, quali sono le prospettive delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia alla luce della nuova SEN?
dei rifiuti. Questi sono i nostri punti essenziali del prossimo Piano nazionale energia e clima per gli obiettivi 2030.
MT: La nuova Strategia Energetica Nazionale ripropone un’impostazione che sottovaluta il ruolo centrale dell’efficienza energetica, continua a privilegiare le fonti rinnovabili elettriche, sottovaluta gli effetti della crisi economica da cui stiamo lentamente uscendo e trascura il ruolo dei consumi termici e per i trasporti. Questa impostazione delle politiche climatiche, che il nostro Paese ha già sperimentato negli ultimi 15 anni, è costata carissima a famiglie e piccole imprese e, in generale, al sistema economico. Oggi, la posizione raggiunta dall’Italia in termini di penetrazione delle rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra e i livelli di efficienza energetica mantenuti nonostante tutto, consentirebbero di dare una svolta alla nostra politica energetica. Occorre rinnovare profondamente lo strumento dei Certificati bianchi in chiave di obiettivi 2030 di miglioramento dell’efficienza energetica; consentire la crescita degli usi efficienti del vettore elettrico sfruttando la nuova tariffa, lo smart metering e la liberalizzazione del mercato; favorire la mobilità sostenibile tramite la diffusione di elettricità e gas come combustibili alternativi, valorizzare il recupero energetico in chiave di economia circolare e di corretta gestione del ciclo
E: Secondo la IEA nel 2050 il solare potrebbe essere la prima fonte di elettricità nel mondo, se le politiche nazionali saranno adeguate. È uno scenario credibile? MT: Il fotovoltaico è la tecnologia di generazione elettrica da fonti rinnovabili che ha avuto negli ultimi anni una straordinaria performance di miglioramento dell’efficienza e di riduzione dei costi che sembra destinata a proseguire nel medio-lungo periodo. Ciò rende verosimile la previsione della IEA non solo in funzione delle politiche energetico-ambientali nazionali, ma anche per i maggiori spazi di mercato che il fotovoltaico sta acquisendo e acquisirà in termini di competitività. È in base a questo fattore che bisogna valutare il ruolo del fotovoltaico nella realtà dei diversi Paesi a partire dall’Italia. Gli Amici della Terra ritengono che da noi il fotovoltaico possa svolgere un ruolo trainante tra le rinnovabili elettriche con un forte potenziale di sviluppo in linea con quello indicato dalla SEN privilegiando i grandi impianti, ormai competitivi, su grandi superfici coperte e continuando a sostenere i piccoli impianti negli edifici residenziali. Ci opponiamo, invece, alla proposta di
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rimuovere il divieto di incentivazione per il fotovoltaico a terra. E: Parlando di mercato elettrico, quali saranno le conseguenze della fine della “maggior tutela”? MT: La nuova SEN introduce uno scenario obiettivo di incremento del ruolo degli usi efficienti del vettore elettrico che appare limitato e senza un quadro di riferimento adeguato. Si devono registrare scelte che vanno nella direzione opposta come l’orientamento di rinviare il completamento della riforma della progressività della tariffa elettrica e l’introduzione di nuovi oneri a carico delle tariffe domestiche per sostenere le misure a favore degli energivori. Emerge la mancanza di un orizzonte strategico di intervento mirato a ridurre il cumulo di sussidi incrociati che gravano sulle tariffe. Sarebbe essenziale offrire segnali di prezzo coerenti con la promozione degli obiettivi di politica energetico-ambientale nelle scelte di famiglie e imprese. In questa prospettiva è necessario prevedere un piano di azione per la crescita degli usi efficienti del vettore elettrico nel settore residenziale e per la mobilità, per valorizzare le sinergie possibili tra la nuova tariffa, lo smart metering e la liberalizzazione del mercato.
Quota % rinnovabili su domanda elettricità 2014-2017
2017
32,3
2016
34,0
2015
33,9
2014
38,6
Fonte: Qualenergia
E: Dall’ “One Planet Summit” emerge la volontà dei Paesi ricchi di finanziare l’economia verde per lo sviluppo delle nazioni povere. Questo porterà importanti investimenti privati in quelle zone. MT: Uno dei principali aspetti positivi degli accordi raggiunti a Parigi in sede di CoP 21 è quello di aver incluso i Paesi emergenti che in precedenza non erano tenuti a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra. Mentre le emissioni dei Paesi sviluppati sono complessivamente stagnanti, quelle dei Paesi emergenti hanno raggiunto il 60% del totale e sono in continuo aumento per effetto di tre fattori: crescita demografica, sviluppo
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Elementi 43
economico e bassa efficienza energetica. Senza gli impegni di riduzione assunti a Parigi da tali Paesi ogni esercizio di decarbonizzazione globale sarebbe vano. Il non facile compito della comunità internazionale sarà quello di dare attuazione concreta a questi impegni. Ovviamente, per evidenti ragioni di giustizia distributiva, non si può pensare di frenare lo sviluppo di 150 Paesi che rappresentano circa l’80% della popolazione mondiale, i meno avanzati dei quali hanno consumi energetici “pro capite” 11 volte inferiori a quelli degli USA e 6 volte a quelli della UE. Si dovrà intervenire sull’efficientamento energetico con uno sforzo tecnico e finanziario. Sotto il profilo tecnico il trasferimento delle BAT – Best Available Tecnologies - attuali permetterebbe dei progressi sostanziali. Ma la vera sfida sarà reperire i fondi per finanziare i colossali investimenti che si renderanno necessari. In sede di CoP 21 i Paesi sviluppati hanno promesso $ 100 miliardi l’anno, che ora stanno cercando di reperire con molta fatica. Si tratta di una cifra del tutto inadeguata. La Banca Mondiale ha stimato il fabbisogno in $ 90.000 miliardi, la IEA in € 45.000 miliardi. E: L’effetto Trump, sull’Accordo di Parigi, può arginare il processo in corso per un pianeta più ecocompatibile? MT: Credo che le politiche di Trump non condizioneranno significativamente le nuove politiche energetico-ambientali dei Paesi emergenti come Cina o India che hanno l’urgenza di rispondere alla gravissima crisi ecologica determinata dal loro sviluppo economico. Anche l’Unione Europea, nonostante i ritardi che stanno pesando sul processo di definizione, attuerà il nuovo Pacchetto energia e clima con obiettivi al 2030. La presentazione delle versioni preliminari dei Piani nazionali energia e clima da parte dei Paesi membri è slittata alla fine del 2018. L’elaborazione del piano energia e clima 2030 per l’Italia deve sfruttare le opportunità offerte dal nuovo approccio delle politiche energetiche europee che considera come vincolanti i tre obiettivi 2030 già fissati a livello UE e quelli nazionali per la riduzione dei gas serra ma lascia a ogni Stato membro la scelta del ruolo da attribuire all’efficienza energetica e alle rinnovabili senza prevedere la fissazione a livello UE di obiettivi nazionali 2030 vincolanti.
AGENDA DEL GIORNALISTA
L’Agenda del Giornalista giunge alla 51esima edizione confermandosi come il più completo strumento professionale per chi lavora nel campo dell'informazione, della comunicazione e del marketing. Tutti i contatti diretti (telefoni, indirizzi, fax, e-mail) di giornalisti di quotidiani, agenzie di informazione, periodici, radio, televisioni e i riferimenti di uffici stampa e marketing, influenti, stakeholder, fonti di informazione nazionale ed internazionale, fiere e saloni, agenzie di RP e freelance. tutti i quotidiani italiani con i numeri delle redazioni oltre 1.500 periodici divisi per categoria oltre 5.300 uffici stampa e marketing di aziende, enti e P.A. le emittenti televisive e radiofoniche nazionali e locali le fonti di informazione nazionali ed internazionali
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energia e ambiente
Le foreste, elisir della Terra
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Elementi 43
di Maurizio Godart
Ben sappiamo che l’avanzamento del progresso comporta grandi benefici ma anche enormi svantaggi, tra cui l’innalzamento della CO2 e la conseguente maggiore insalubrità del clima, con tutto quello che ciò comporta in termini di condizione dell’intero ecosistema. Ci sono però tre gruppi di studiosi, il primo coordinato da Michael Tausz, del Birmingham Institute of Forest Research, nel nord di Birmingham; un altro capitanato da Scott Saleska, biologo dell’Università dell’Arizona, nella foresta amazzonica; e infine quello dell’Università Western Sydney (che opera nella stessa Australia) - il cui obiettivo è capire come i grandi alberi interagiscono chimicamente con la CO2, e in che modo possono arginare gli effetti negativi di quest’ultima, specie quando, intorno al 2050, il suo livello sarà sensibilmente aumentato rispetto ad oggi. Bisogna premettere che molto si sa dell’attuale sistema dell’assorbimento della CO2, comunque connesso alla dimensione dell’albero stesso, alle variabili ambientali come il clima, l’umidità, l’ampiezza del bosco stesso e a tanti altri fattori che possono condizionare negativamente la vita dell’albero. Il primo studio - denominato Face (Free-Air Carbon Dioxide Enrichment) - si svolge in Inghilterra nella foresta vicino Birmingham, dove sono state posizionate strutture metalliche circolari alte 25 metri il cui scopo è quello di pompare anidride carbonica a livello della chioma degli alberi. Queste tendono infatti a diventare delle “spugne” di CO2 e a rielaborarla dando luogo a una produzione maggiorata di foglie e legno, e ottenendo un effetto fertilizzante sul terreno limitrofo, stando alle prime ricerche effettuate. In Amazzonia, invece, il cuore del laboratorio è rappresentato da una torre metallica alta 67 metri che misura il livello di anidride carbonica e di vapore acqueo presente al di sopra delle chiome degli alberi. L’idea è quella di monitorare anche la luce, l’umidità e ogni parametro che può far comprendere come sfruttare in modo opportuno questi fattori naturali. Scott Saleska, biologo responsabile della spedizione brasiliana, fa notare come anche in presenza di siccità e di condizioni ostili, questi alberi riescano comunque a mantenere inalterate le loro
funzioni, come quella di non perdere le foglie. L’età del bosco conta moltissimo: gli alberi adulti hanno una funzione di assorbimento molto minore di quelli giovani; pertanto la ricerca in Amazzonia durerà almeno una decina di anni al fine di monitorare nel lungo periodo la funzionalità dei grandi alberi. Per finire, l’Australia: in tratti di boscaglia presso il fiume Hawkensbury un gruppo di ricercatori ha scoperto che alcune specie di alberi capitalizzano l’abbondanza di CO2 per compensare la penuria d’acqua. Dunque, anche in caso di scarsità idrica sul pianeta, tali alberi potrebbero comunque continuare il loro ciclo vitale. Le scoperte internazionali a cui si è accennato servono anche a migliorare la qualità della vita nelle nostre grandi città occidentali, sin da adesso. Infatti, vi sono studi da parte del Cnr sulla mitigazione del clima urbano attraverso l’utilizzo delle alberature in città, assortite con giardini di siepi. Fondamentale, in ambito metropolitano, il ruolo della vegetazione anche contro gli effetti dei combustibili, petrolio in testa, che determina una cospicua riduzione della CO2 , con effetti molto più marcati di quelli prodotti dagli alberi delle foreste. Anche i metalli pesanti vengono intercettati da diversi tipi di piante come l’eleagno, il ligustro e il viburno lucido. Studi sulle foglie e la loro composizione chimica, successivamente all’impatto con queste sostanze tossiche, hanno permesso di comprendere tanti meccanismi con cui le piante fanno da argine all’inquinamento. I test hanno dimostrato che il deposito di sostanze nocive sulle foglie aumenta progressivamente tra giugno e agosto, mentre diminuisce nella fase autunnale quando le piogge hanno lavato via parte del deposito accumulatosi. Mentre si attendono riscontri più precisi da tanti esperimenti autorevolmente condotti, si può già riscontrare un dato certo e molto incoraggiante: per una serie di variabili il tasso di crescita dei gas serra nell’atmosfera ha temporaneamente rallentato, nonostante l’aumento di emissioni causate dall’attività umana, grazie ad un progressivo aumento dell’assorbimento di anidride carbonica da parte delle piante del pianeta. Però non è prevista una prosecuzione di questa tendenza, se non si procederà ad una forte riduzione delle deforestazione e ad un piano di riforestazione nelle aree più industriali ed inquinate; inoltre senza tagli sostanziali ai 40 milioni di sostanze antropogeniche nocive annualmente immesse in circolo nel pianeta, dall’eccesso di CO2 a tanti tipi di polveri sottili, un sensibile peggioramento climatico diventerà presto realtà.
Elementi 43
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efficienza energetica
Edilizia, andare oltre l'efficienza
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Elementi 43
di Maria Pia Terrosi
A livello normativo solo nel 1991 in Italia si è iniziato a parlare di uso razionale dell'energia, e solo nel 2005 di efficienza energetica. E visto che più dell'80% del nostro patrimonio edilizio è stato realizzato prima di queste date, il risultato è che oggi ci ritroviamo "case colabrodo" che disperdono grandi quantità di calore d'inverno e si surriscaldano d'estate. Edifici costosi: secondo recenti stime in media una famiglia italiana spende 521 euro all'anno per l’energia elettrica e 1.024 per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. Ridurre i consumi energetici dell'edilizia rendendo più efficienti gli edifici è un imperativo al quale non ci si può sottrarre. L’impatto del settore edile sull'ambiente è enorme: in Europa gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo di energia primaria complessiva. A ciò va aggiunto che l'edilizia nel mondo - soprattutto nei paesi in via di sviluppo - sta vivendo una fase di grande espansione. Negli ultimi 10 anni sono stati cementificati circa 50 miliardi di metri quadrati e il fenomeno dell'urbanizzazione non accenna a diminuire: secondo alcuni dati da qui al 2025 nel mondo si avrà un incremento del 20% di nuove costruzioni. Fortunatamente molte di esse saranno realizzate secondo criteri di efficienza e sostenibilità, tanto che da qui al 2025 gli investimenti green building nei mercati emergenti potrebbero raggiungere 3,5 miliardi di dollari. Rendere più efficiente l'edilizia non riduce solo i consumi di energia, ma fa anche bene all'ambiente e alla salute, grazie alle ridotte emissioni di CO2 e di altri gas serra. È quello che hanno voluto dimostrare ricercatori dell'Haward University raccogliendo i dati sui consumi di elettricità e calore di migliaia di edifici certificati LEED - Leadership in Energy and Environmental Design, il sistema di regole e standard sviluppato per misurare efficienza energetica e sostenibilità - realizzati in 6 Paesi (Brasile, Cina, India, Germania, Turchia e
Usa). Ne è emerso che negli anni monitorati - dal 2000 al 2016 - il risparmio energetico complessivo di questi edifici è stato di 7,5 miliardi di dollari per le sole forniture, mentre le emissioni evitate sono state pari a 33 milioni di tonnellate. I ricercatori non si sono fermati qui ma hanno anche stimato il costo sociale delle mancate emissioni, in termini di co-benefici per la salute e l'ambiente, riuscendo a monetizzarli in quasi 6 miliardi di dollari. Infatti, grazie a una migliore qualità dell'aria solo negli Usa si sono evitate qualcosa come 400 morti premature e la perdita di 21.000 giorni di lavoro e 16.000 di scuola a causa di malattie collegate all’inquinamento. In pratica quando si risparmia un dollaro grazie all'efficienza energetica se ne risparmia quasi un altro (0,77 $) grazie a questi vantaggi indiretti legati a salute e ambiente. Occorre però andare oltre lo standard dell'efficienza. La sostenibilità di un edificio va misurata anche in relazione, per esempio, ai materiali utilizzati: da preferire quelli naturali e "locali" ed innovativi. Un esempio: al Massachusetts Institute of Technology i ricercatori stanno sperimentando la produzione di vari tipi di calcestruzzo più resistente ed ecocompatibile. Tutto il mercato dei materiali sostenibili è in crescita e secondo il Global Construction Sustainable Materials Market potrebbe valere complessivamente, entro il 2026, circa 190 miliardi di dollari. Soprattutto anche in edilizia bisogna imparare a usare i materiali in un'ottica circolare, inserendoli all'interno di un ciclo di uso, recupero, riutilizzo, riciclo. Oggi per costruire un edificio si consuma una quantità incredibile di materiali che finiscono quasi sempre in discarica: in Europa si producono 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti speciali dei quali 800 milioni provengono dalle costruzioni e demolizioni. L'Italia poi è fanalino di coda, visto che solo il 9% dei materiali da costruzione viene riciclato. Questo vuol dire che buttiamo via materiali preziosi come l'acciaio, il legno, il vetro, il cemento. Uno spreco: secondo Legambiente se si recuperasse il 70% dei materiali da costruzione alla fine del loro ciclo vitale si potrebbero chiudere 100 cave di sabbia e ghiaia. Con un bel guadagno anche per il nostro paesaggio.
Un nido d'infanzia efficiente, sostenibile e riciclabile Sostenibilità ambientale a 360°: è il criterio con cui è stato realizzato nel 2015 a Guastalla in provincia di Reggio Emilia un nuovo nido d'infanzia. La scuola - firmata dall'architetto Mario Cucinella - per prima cosa vuol essere da stimolo per l'immaginario dei bambini che la abitano: i telai in legno che ne costituiscono la struttura sono sagomati richiamando la pancia della balena, quella di Pinocchio per intenderci. I materiali impiegati sono naturali o riciclati: i telai in legno lamellare di abete provengono da una filiera di produzione circolare legata alla forestazione, mentre il vetro è inserito in una filiera di recupero e riciclo. Sono stati previsti sistemi di recupero dell'acqua piovana riutilizzata nei servizi sanitari e buona parte dei fabbisogni energetici sono coperti dall'impianto fotovoltaico installato sulla copertura. Un edificio non solo efficiente e sostenibile, ma anche progettato per facilitare al massimo il recupero/riciclo dei materiali: per esempio dal punto di vista strutturale i telai in legno sono stati posizionati sul terreno in maniera meccanica e quindi facilmente rimovibili.
Elementi 43
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efficienza energetica
Illuminazione pubblica
Accordo FIEE - GEMMO per l’efficienza Stanziamento iniziale di 33 milioni di euro
a cura di prometeo ADNK
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Elementi 43
Una partnership per l’efficienza energetica. Con uno stanziamento iniziale di 33 milioni di euro il Fondo italiano per l'efficienza energetica (Fiee), fondo di equity italiano dedicato al finanziamento di progetti di efficienza energetica, avvia una partnership strategica con Gemmo SpA attraverso l'ingresso in City Green Light, al quale Gemmo ha conferito il ramo d'azienda 'pubblica illuminazione'. La partnership Fiee - Gemmo è finalizzata all'ulteriore sviluppo dell'efficienza energetica nella pubblica illuminazione di City Green Light, ad oggi il primo operatore privato nel settore in Italia con più di 350.000 punti luce, un programma di investimenti per il 2018 di oltre 45 milioni di euro, un portafoglio commesse superiore al mezzo miliardo di euro e un fatturato 2017 pari a 55 milioni di euro. Fiee ha avviato la ricerca di ulteriori investitori finanziari finalizzata ad assicurare un complessivo impegno finanziario di 90-100 milioni di euro nei prossimi 6 mesi. Gemmo S.p.A. opera nel settore delle grandi infrastrutture e dei servizi, realizzando impianti tecnologici, opere di illuminazione pubblica e fornendo servizi di facility management ad aziende sia pubbliche che private, in ogni parte del mondo. Il Fiee è primo fondo di equity italiano dedicato esclusivamente a progetti di investimento nel settore dell'efficienza energetica in Italia e all'estero. Il fondo è gestito da Fondo italiano per l'efficienza energetica Sgr S.p.A. sotto la guida del presidente del Consiglio di amministrazione Raffaele Mellone e dall'amministratore delegato Andrea Marano, con una dotazione finanziaria di 166 milioni di euro. L'accordo con Fiee, spiega Irene Gemmo, consigliere di Gemmo S.p.A. e di City Green Light, "ci consentirà di realizzare pienamente e con maggiore velocità le enormi potenzialità di sviluppo dell'area della pubblica illuminazione''. Fiee, sottolinea Irene Gemmo, "è il partner ideale per un'impresa come Gemmo che ha fatto dell'efficientamento energetico una leva strategica del suo sviluppo competitivo e per questo ci auguriamo che la nostra collaborazione possa trovare ulteriori occasioni di ampliamento''. Secondo Raffaele Mellone la partnership "ci consentirà di realizzare uno dei più importanti programmi di sviluppo dell'efficienza energetica nell'illuminazione pubblica in Europa. Abbiamo riscontrato interesse di primari investitori finanziari a co-investire con Fiee nell'operazione per garantire ampie risorse al completamento del piano di investimenti''. ''L'operazione City Green Light consente a Fiee di acquisire una posizione di leadership nel settore della pubblica illuminazione e si inquadra in un più ampio percorso di supporto alle società di servizi energetici che abbiano sviluppato interventi di efficienza energetica nell'illuminazione in generale, nella cogenerazione e nei processi industriali'', aggiunge l'ad di Fiee Andrea Marano. Il settore dell'efficienza energetica, ricorda Fulvio Conti, senior advisor di Fiee, "ha una dimensione di oltre 100 miliardi di euro in termini di investimenti potenziali cumulati al 2030 e costituisce quindi una grande opportunità per l'Italia, che già presenta performance elevate rispetto agli altri Paesi europei".
Obiettivo della Strategia energetica nazionale, spiega Conti, "è di favorire tutte quelle iniziative per la riduzione dei consumi col miglior rapporto costi/benefici, nonché di dare impulso alle filiere italiane che operano nel contesto dell'efficienza energetica, come edilizia, manifattura ed installazione di impianti. Fiee è pertanto uno strumento di finanza alternativa applicato al mondo dell'economia reale e dell'innovazione tecnologica, che sicuramente contribuisce allo sviluppo del Paese''.
UN PORTALE PER COMPARARE LE OFFERTE LUCE E GAS Entro 5 mesi pienamente confrontabili le nuove Offerte Placet Entro pochi mesi famiglie e piccole imprese potranno iniziare a cercare online l'offerta di elettricità e gas più adatta alle proprie esigenze con il Portale di comparazione indipendente dai venditori realizzato dal Gestore del Sistema informativo integrato (SII). Arera, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha infatti stabilito i criteri per avviare l'istituzione del portale web, previsto dalla legge concorrenza, dove a regime dovranno essere pubblicate tutte le offerte contrattuali presenti nei mercati dell'energia. Quindi tutte le offerte rivolte alla generalità dei clienti dovranno essere registrate e comparabili con le altre sul nuovo portale. Il nuovo strumento di comparazione online, che in modo semplice e completo vuole garantire la confrontabilità delle proposte commerciali disponibili per i clienti, diverrà anche mezzo di conoscenza a disposizione del cliente in vista del superamento del mercato tutelato previsto dal primo luglio 2019. La sua realizzazione sarà per fasi successive: entro il primo luglio 2018 sarà online con le offerte Placet (Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela), per poi, entro la fine del 2018, comprendere tutte le offerte di elettricità e gas. La delibera, entro i tempi previsti dalla legge concorrenza, ha quindi definito i criteri generali per la realizzazione del portale, i principi e caratteristiche tecniche, le modalità di calcolo della stima della spesa annua associata alle offerte pubblicate che dovranno essere implementati dal Gestore del Sii.
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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.
a cura di Piergiorgio Liberati, in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del Gse
Unione dell’Energia: novità per rinnovabili, efficienza e gas serra L’assemblea plenaria del Parlamento europeo con due risoluzioni ha approvato gli obiettivi di sostenibilità energeticoambientale da conseguire nel periodo 2020-2030. A livello globale europeo fissa il miglioramento del 35% dell’efficienza energetica e il raggiungimento di una quota di almeno il 35% di Energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di Energia e del 12% nel settore trasporti. Con una terza risoluzione sulla governance, l’UE ha inoltre stabilito che ogni Stato membro, entro il 1° gennaio 2019, debba notificare alla Commissione un Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per il periodo 2020-2030. Successivamente il piano dovrà essere presentato ogni 10 anni. Sempre al Parlamento UE, la Commissione ENVI ha approvato i Regolamenti “Effort Sharing” (ESR) e “Land Use, Land-Use Change and Forestry” (LULUCF). In particolare quest’ultimo dispone che le emissioni derivanti da tali comparti non debbano superare la quantità di CO2 assorbita dalle foreste o dal cambio di destinazione d’uso del suolo. Rispetto al Regolamento ESR, viene stabilita una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 30% entro il 2030 nei settori non ETS, ovvero trasporti, agricoltura, edifici e rifiuti.
Legge Europea 2017 - DM Imprese Energivore È stato emesso il 21 dicembre scorso dal Ministero dello Sviluppo Economico il decreto in materia di riduzioni degli oneri generali di sistema per le imprese energivore. Il provvedimento, che attua le disposizioni della Legge 167/2017 (Legge Europea 2017), si inserisce anche nelle azioni messe in campo attraverso la Strategia Energetica Nazionale per ridurre il gap competitivo delle imprese italiane dovuto al costo dell’Energia. Il decreto provvede alla determinazione delle agevolazioni concesse alle imprese a forte consumo di Energia classificate in funzione di alcuni parametri sia economici sia energetici. Le agevolazioni sono concesse come contribuzione al pagamento delle maggiorazioni “A” contenute nel prezzo finale dell’Energia, tra le quali la componente per il sostegno delle fonti rinnovabili e delle cogenerazione.
Legge di Bilancio 2018: novità su Autorità e verifiche GSE Nelle Legge di Bilancio varie misure per l’ampliamento e la proroga delle agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici. Per gli enti locali il sostegno nella realizzazione di interventi di adeguamento ed efficientamento energetico degli impianti di illuminazione pubblica. Stabilito l’ampliamento delle competenze dell’Autorità per l’Energia che oltre al settore elettrico, gas e idrico, a partire dal 1° gennaio 2018, regolerà il settore rifiuti, modificando la propria denominazione in ARERA (Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente). Novità rilevanti anche in tema di verifiche da parte del GSE, che potrà attuare una decurtazione dell’incentivo tra il 20% e l’80%, in ragione dell’entità della violazione. La decurtazione sarà ridotta di un terzo in caso di autodenuncia da parte del soggetto responsabile.
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Elementi 43
Adottata la nuova Strategia Energetica Nazionale Con decreto firmato dai Ministri Calenda e Galletti, il 10 novembre 2017 è stata adottata la nuova Strategia Energetica Nazionale. Il piano decennale, elaborato dal governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico, è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto i principali attori di settore. La nuova SEN si pone l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più competitivo, sostenibile e sicuro. Le linee principali di intervento sono tese alla riduzione del costo dell’Energia, in un contesto di prezzi internazionali crescenti, al raggiungimento degli obiettivi ambientali europei, al miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti e del grado di indipendenza energetica nazionale.
Bolletta elettrica, nel 2018 la famiglia tipo spenderà 535 euro L’Autorità per l’Energia ha stabilito, per il primo trimestre 2018, l’aggiornamento delle componenti che formano il prezzo di fornitura dell’Energia elettrica e del gas per i clienti nel servizio di tutela. Per la famiglia tipo italiana gli aumenti sono rispettivamente del 5,3% per le bollette elettriche e del 5% per quelle del gas. Prendendo come riferimento i dodici mesi dall’aprile 2017 al marzo 2018, la spesa media per la fornitura di Energia elettrica di una famiglia-tipo italiana (2.700 kWh all’anno e una potenza impegnata di 3 kW) sarà di circa 535 euro nel 2018 (+37 euro/ anno), con un incremento del 7,5% rispetto al periodo di riferimento precedente. Contribuisce per il 1,9% di incremento del prezzo, la crescita della componente oneri generali per coprire le agevolazioni alle imprese a forte consumo di Energia. Nello stesso periodo la spesa annuale della famiglia tipo per il metano si porta a circa 1.044 euro (+22 euro/ anno), con una variazione del 2,1% rispetto al periodo precedente.
Biocarburanti: il MiSE rivede le quote minime per l’obbligo d’immissione Per il 2018 almeno il 7% di carburante immesso in rete dovrà essere bio, di cui almeno lo 0,1% di biocarburanti avanzati. A stabilirlo il decreto 13 dicembre 2017 del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha così ridotto le percentuali minime di obbligo di immissione in consumo con riferimento ai biocarburanti e ai biocarburanti avanzati per l'anno 2018. Nel 2019 e nel 2020 le soglie minime cresceranno leggermente: nel 2019 l’8% di biocarburanti, di cui circa 0,2% di biocarburanti avanzati, mentre nel 2020 la quota bio salirà al 9% dell’immesso, di cui almeno l’1% di biocarburanti avanzati.
Fondo nazionale per l’efficienza energetica: si parte con 150 milioni Per l’avvio della fase operativa, si potrà contare su 150 milioni di euro già resi disponibili dal MiSE, che nel triennio 2018-2020 destinerà anche un ulteriore introito annuale di circa 35 milioni di euro. Sono queste le risorse economiche di cui è dotato il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, istituito il 27 dicembre 2017 con decreto dei Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, Carlo Calenda e Gian Luca Galletti, di concerto con il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il provvedimento, previsto dal decreto legislativo 102/2014, favorisce il finanziamento di interventi di efficienza energetica realizzati dalle imprese e dalla Pubblica Amministrazione su edifici, impianti di teleriscaldamento e processi produttivi. Il Fondo, gestito da Invitalia, ha natura rotativa e offre garanzie e finanziamenti a tasso agevolato, promuovendo il coinvolgimento di istituti finanziari e investitori privati, sulla base di un’adeguata condivisione dei rischi.
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Bizzarre energie Il cardo di Sardegna
Chernobyl a tutto sole!
La coltivazione del cardo, avviata dalla joint venture Matrìca, consente agli agricoltori sardi di ottenere un reddito, pari a 245 €/ha per anno, da terreni incolti o marginali. Dal seme del cardo si ottiene un olio utile alla produzione di bioplastiche, e una farina altamente proteica che potrebbe sostituire quella di soia. Inoltre gli scarti ottenuti dalla lavorazione vengono trasformati in biomassa.
Gioielli dai vecchi Pc
L’Ucraina sfrutterà un’ampia zona circostante la centrale di Chernobyl, che per anni resterà contaminata dalle radiazioni nucleari causate dall’esplosione del 1986, installando un impianto di 3.800 pannelli fotovoltaici. Il mega impianto, che si estenderà su un’area di un ettaro e mezzo, produrrà un megawatt di energia, quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2.000 abitazioni. Questa zona dell’Ucraina era destinata a restare inutilizzata per tanti anni e il basso costo dei terreni ha invogliato due società di ingegneria ad investire nel progetto.
Fiocchi di cashmere salvano le oche
Dalla collaborazione tra la società informatica Dell e la stilista di gioielli Nikki Reid è nata una linea di gioielli “The Circular Collection” totalmente realizzata in oro riciclato. I preziosi monili con caratura da 14 a 18, sono stati foggiati con oro proveniente da vecchie schede madri dei pc. Da sottolineare che l’opera di bonifica dell’oro per la realizzazione della Circular collection ha un impatto ambientale inferiore del 99% rispetto all’estrazione mineraria tradizionale.
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A cura di Sallie Sangallo
Elementi 43
Saldarini, marchio italiano d’abbigliamento nato nel 1882, ha realizzato dei piumini con imbottitura composta da scarti della lavorazione del cashmere e dal vello raccolto dalle spazzole durante il periodo di muta delle capre hircus. Grazie a un particolare procedimento la preziosa lana viene tagliata, gonfiata e resa più leggera delle piume. La linea Cashmere Flakes, oltre ad essere ecosostenibile, ha un’ottima capacità di isolamento termico.
Un treno a emissioni Zero
In Australia una società no-profit ha riqualificato un piccolo tratto ferroviario in disuso, lungo 3 km, che collega la città di Byron Bay con un resort. L’idea di questo percorso alternativo, tra la città e la zona turistica, è nata come scelta ecologica e come soluzione al problema del traffico. Infatti il veicolo d’epoca, datato 1941, è stato restaurato per far viaggiare comodamente 100 passeggeri per tratta, ha un tetto coperto da pannelli solari per una potenza di 6,5 kw e nelle giornate di maltempo può ugualmente alimentarsi con l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico della potenza di 30 kw situato a metà del percorso. Il treno è anche dotato di un sistema di ricarica in fase di frenata ed essendo il alluminio risulta piuttosto leggero e quindi meno energivoro nello spostamento. Questo veicolo non è passato inosservato alle ferrovie britanniche che auspicano di rendere - in breve tempo - il trasporto su rotaia a impatto zero.
La bioedilizia al Polo Nord
In un remoto angolo del Circolo polare artico esiste un’abitazione ecosostenibile creata da Solardome, azienda inglese leader nella costruzione di strutture abitative ecologiche e geodetiche. La particolare cupola è rivestita da vetro e alluminio, inoltre sono installati dei pannelli fotovoltaici che provvedono a soddisfare il fabbisogno energetico di una famiglia di cinque persone. Il particolare rapporto tra volume e superficie ha consentito l’utilizzo di poche materie prime come sabbia, argilla e materiale di recupero - per costruire i tre piani che si sviluppano all’interno dell’eco abitazione. Sempre la sua peculiare forma consente di proteggere l’interno da venti, nevicate, risparmiando il 30% dell’energia necessaria al suo riscaldamento. Inoltre la famiglia che vi abita coltiva in serra frutta e ortaggi irrigati con acque reflue.
A Londra sbarca l’ecoluxury della moda
Sulla Regent Street della capitale britannica è sorto Bottletop, lussuoso negozio di accessori composto da pareti, soffitti e interni realizzati con materiali riciclati. Le pareti sono stampe in 3D di filamenti di plastica riciclata, recuperata da 60.000 bottiglie raccolte per le strade di Nuova Delhi. Pneumatici in gomma riciclata sono serviti per creare il pavimento e un insieme di lattine, legate tra loro da una filigrana, crea la struttura a forma di vela che ricopre il soffitto. Anche gli articoli in vendita sono in linea con la filosofia del riciclo: borse lussuose realizzate con materiale riciclato e lavorato da artigiani nei Paesi in via di sviluppo.
L’eolico nipponico salverà le coste
Ricercatori giapponesi stanno progettando speciali turbine da ancorare a barriere in calcestruzzo posizionate al livello del mare. Le barriere a forma di stella proteggeranno la costa dall’erosione causata dalle potenti onde oceaniche, la cui forza sarà catturata dalle turbine e trasformata in energia elettrica. I ricercatori stimano che sfruttando anche solo l’1% della costa nipponica, le speciali turbine saranno in grado di produrre una quantità di energia equivalente a quella prodotta da 10 centrali nucleari.
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arte e architettura in luce
Eufronio e l’orrore della guerra A TU PER TU CON MARIA PAOLA GUIDOBALDI Direttrice Museo Nazionale Archeologico Cerite
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Elementi 43
di Maurizio Godart
Il “cratere di Eufronio”, straordinario calice attico a figure rosse su sfondo nero databile intorno al 515 a.C., è un gioiello del periodo tardo-arcaico. Alto 45 cm e con un diametro di 55, firmato da Euxitheos come vasaio e da Euphronios come ceramografo, è stato restituito all’Italia nel 2008. Ne parliamo con Maria Paola Guidobaldi, Direttrice del Museo Nazionale Archeologico Cerite di Cerveteri, dove è esposto il capolavoro.
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E: Come si è potuta collocare nel tempo quest'opera e qual è l’importanza del suo autore, Euphronios? MPG: Euphronios è uno dei principali ceramografi greci appartenente al gruppo dei cosiddetti Pionieri e dipinse esclusivamente nella tecnica a figure rosse che a partire dal 530 a.C. venne impiegata ad Atene nella pittura vascolare al posto di quella precedente a figure nere. La sua attività di pittore si colloca fra il 520 e il 500 a.C., mentre, probabilmente per problemi alla vista, come vasaio produttore di vasi per altri pittori, e in special modo per Onesimos, lavorò fino almeno al 470 a.C. Prediligeva decorare crateri di grandi dimensioni, in particolare quelli nella forma a calice, come l’esemplare ora
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conservato nel Museo di Cerveteri. Tutti i capolavori che recano la sua firma come ceramografo mostrano non solo originalità di temi e di composizione, ma anche una grande abilità nella resa anatomica oltre a una straordinaria accuratezza nel disegno dei volti e delle vesti, facendo ricorso, per i dettagli più minuti, anche alla “vernice diluita”. E: Quali immagini sono raffigurate in questo calice? Che significato trasmettono queste raffigurazioni? MPG: Sul lato A del cratere, che reca le firme di Euphronios come ceramografo e di Euxitheos come vasaio, è raffigurato un episodio del XVI libro dell’Iliade, ossia il trasporto lontano
dal campo di battaglia del corpo di Sarpedonte, figlio di Zeus e re dei Lici, che nella guerra di Troia combatteva al fianco dei Troiani e morì per mano di Patroclo. Il suo corpo, che domina la composizione e da cui grondano rivoli di sangue, già “spogliato delle armi scintillanti di bronzo” viene sollevato da Hypnos (Sonno) e Thanathos (Morte) i quali, per ordine di Zeus, dopo che Apollo avrà lavato il nero sangue nella corrente del fiume, l’avrà unto d’ambrosia e vestito di abiti divini, lo condurranno nella terra dei Lici dove avrà degna sepoltura. Alle spalle di Hypnos e Thanatos è raffigurato Hermes (Mercurio), il dio che conduce le anime dei morti, mentre ai lati della scena ci sono due opliti della guardia d’onore con grandi scudi e lunghe lance. Tutti i personaggi sono identificati da un’iscrizione e, inoltre, fra la testa di Hermes e l’ala di Hypnos, c’è anche l’iscrizione “Leagros kalos”, ossia “Leagros è bello”. L’acclamazione si riferisce a un giovane ateniese di particolare bellezza, noto da altre fonti e la cui adolescenza è posta fra il 520 e il 510 a.C., costituendo un punto di riferimento per la cronologia del cratere e per la sua utilizzazione nel contesto del simposio. Sul lato B del cratere, invece, sono rappresentati tre giovani, anch’essi identificati da iscrizioni, nel gesto di armarsi prima di una battaglia, alla presenza di due opliti. Si tratta probabilmente di una scena di genere, che comunque ha un evidente collegamento tematico con l’episodio della morte di Sarpedonte nella guerra per antonomasia. E: Vi sono opere analoghe per importanza e fattura realizzate dallo stesso autore? MPG: Un altro cratere a calice di eccezionale fattura firmato da Euphronios è quello conservato al Louvre e raffigurante la lotta fra Eracle e il gigante Anteo. Qui il ceramografo riesce con grande efficacia ad esprimere il contrasto fra la figura dell’eroe e quella del rozzo gigante, dalla barba e dai capelli incolti e dagli occhi roteanti, mentre il prevalere del primo sul secondo emerge con forza dal contrasto fra la possente muscolatura in tensione e il braccio già paralizzato del gigante, con le dita della mano molli e ormai arrese. E: Ci può parlare del percorso che ha effettuato il “cratere di Eufronio” dal suo ritrovamento all’attuale sistemazione nel Museo Archeologico di Cerveteri?
aveva acquistato dai tombaroli e lo aveva rivenduto a un noto trafficante internazionale il quale, in una memoria manoscritta sequestrata presso la sua abitazione a Parigi, racconta con grande precisione tutta la storia del cratere di Euphronios, dal momento in cui lo aveva visto nelle foto polaroid mostrategli dal mercante italiano, alle operazioni di restauro compiute a Zurigo e fino alla vendita al museo statunitense, dopo averne costruito ad arte “una provenienza legittima”. Nel 1995 i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sequestrarono nel porto franco di Ginevra circa 3.000 reperti, che sarebbero poi stati restituiti allo Stato italiano dopo una lunga battaglia legale, insieme a una serie di importanti documenti che consentirono di ricostruire i canali e i meccanismi del traffico illecito, dallo scavo clandestino in Italia fino all’esposizione nei musei stranieri, come nel caso del cratere di Euphronios nel Metropolitan di New York. A seguito di un accordo raggiunto nel 2006 fra il museo statunitense e il Ministero dei Beni Culturali, la proprietà del cratere di Euphronios è stata restituita all’Italia, dove il cratere è rientrato nel 2008, per essere poi esposto dal 2009, dopo una serie di mostre, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Nel 2015, in occasione delle celebrazioni per il decennale del riconoscimento della necropoli della Banditaccia di Cerveteri come patrimonio dell’Umanità decretato dall’Unesco, il cratere è stato temporaneamente trasferito nel Museo Nazionale Archeologico Cerite, al quale è stato poi definitivamente assegnato per volontà del ministro Dario Franceschini a novembre dello stesso anno. Allo stesso museo è stata assegnata anche la coppa attica a figure rosse realizzata fra il 500 e il 490 a.C. da Euphronios come vasaio e decorata da Onesimos e raffigurante episodi della Guerra di Troia, in un crescendo di pathos che culmina nel tondo centrale interno della vasca, dove è dipinta l’atroce uccisione da parte di Neottolemo del piccolo Astianatte, di Priamo e di suo figlio Deifobo, alla presenza della figlia più giovane di Priamo, Polissena. La coppa e il cratere di Euphronios, restituite al museo della città le cui necropoli recano i segni delle ferite inferte dagli scavi clandestini, rappresentano il simbolo della lotta all’illecito traffico internazionale del nostro patrimonio culturale: nella loro isolata e solitaria bellezza rendono palpabile il vuoto di conoscenze e di informazioni che pervade i capolavori dell’arte antica se avulsi dal proprio contesto di provenienza.
MPG: Nel 1971, nel corso di uno scavo clandestino di una tomba della necropoli ceretana di Greppe Sant’Angelo fu ritrovato il cratere di Euphronios che nel giro di pochi giorni fu trasferito in Svizzera e quindi venduto per un milione di dollari al Metropolitan Museum di New York, dove il cratere è stato esposto a partire dal 1973. Un mercante italiano lo
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energia del pensiero
Siamo tutti cercatori d’affetto DIALOGO CON FRÀ JOHANNES-MARIA VOLK della Congregazione di San Giovanni
di Romolo Paradiso
Frà Johannes-Maria Volk della Congregazione di San Giovanni
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Ho incontrato frate Johannes-Maria Volk per caso, un giorno di autunno inoltrato. Camminavo a Villa Glori un po’ distrattamente, perché immerso nella lettura di un libro, quando sento dietro me una voce che, in un italiano tedeschizzato, mi chiede: “Ciao, cosa leggi di interessante da essere così preso?”. Mi girai e vidi il viso solare e allegro di padre Volk. Un giovanile cinquantenne vestito umilmente, con un saio leggero, estivo, i sandali ai piedi coperti da calzini di lana pesanti e un
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po’ lisi. Accanto a lui una bicicletta malandata con la quale, mi disse, girava per Roma con qualsiasi tempo e in ogni dove. Quella figura mi fece subito simpatia. Aveva una luce negli occhi che trasmetteva serenità e gioia, e quel suo approcciarsi con le persone, semplice, garbato, aperto, gli conferiva un nitore che riverberava in qualsiasi cosa dicesse o facesse. Camminando per la villa tra gli alberi e la natura, ogni tanto
smetteva di parlare e mi faceva notare, con la meraviglia di un bambino, qualcosa che lì lo colpiva: un fiore, un arbusto, uno scoiattolo o un disegno che il caso aveva confezionato tra noi e il cielo. Lo guardavo nelle sue espressioni e mi convincevo che quelle emozioni minute provate di fronte a ciò che a noi sembra normale o banale, erano invece il riflesso di un animo semplice,
Un gruppo di ospiti della Casa Famiglia Villa Glori con la responsabile della struttura, la sig.ra Fabiana Arrivi (terza da destra), alla sua destra frate Volk
Casa Famiglia Villa Glori È stata aperta da don Luigi Di Liegro nel dicembre del 1988, quando la diffusione dell’Aids era ancora agli inizi e tante persone morivano per strada o abbandonate in un letto di ospedale. La Caritas, pur scontrandosi con la diffidenza e la paura delle persone, riuscì far nascere questa Casa famiglia sulla collina di Villa Glori, nel quartiere Parioli. La struttura accoglie persone con la malattia conclamata, anche minori, prive di supporto familiare o la cui famiglia presenta una situazione tale da non consentire l'accoglienza del malato al momento delle dimissioni dall'ospedale, dalle comunità o dal carcere. Attualmente la Casa famiglia si compone di tre edifici in cui dimorano una trentina di malati di Aids e un nuovo padiglione dedicato ai malati di Alzheimer.
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cielo, un fiume di grazie; la benedizione del Signore!”
"... la bontà che vedo nei cuori delle persone della Casa famiglia è un'eco di Dio..."
Nella Casa famiglia ci sono persone invase dal dolore, altre che da questo sono state attraversate, e chi lotta ancora. Allora gli domando: quante volte hai notato nei loro volti il rifiuto di Dio. Uno sguardo d’accusa verso di Lui. Il rimprovero per quanto loro accaduto? “Non l’ho mai notato”, mi risponde, “forse sono un po’ cieco. Forse queste persone convivono già da tanti anni con il male e di conseguenza hanno affrontato una grande lotta per riuscire a vivere con la malattia. Mi sembra che il clima familiare aiuti tanto. Quando una persona si sente amata può convivere più facilmente con il dolore. L’accettazione della sofferenza ha tolto loro l’orgoglio e gli ha donato la semplicità e l’autenticità. Questo mi consente di scrutare più facilmente nei loro cuori”. E tu hai mai tentennato sull’esistenza di Dio di fronte alla crudezza e al dilagare del dolore?
che osserva la vita nella sua complessità, consapevole che nelle piccole cose sta il senso di ciò che è più grande e importante. È trascorso un po’ di tempo da quell’incontro. Tra JohannesMaria e me è nata un’amicizia. Ogni tanto ci ritroviamo a Villa Glori a passeggiare e a raccontarci fatti della nostra vita. Lui sa ascoltare. Sa attendere prima di rispondere. I suoi occhi, profondi e azzurri, sanno scrutare con levità dentro l’animo e stimolano una risposta che non di rado si avvale del silenzio per comunicare una via, un percorso, una missione. Ho saputo che la sua Congregazione religiosa è quella di San Giovanni e che una volta alla settimana si reca a portare la sua presenza e la sua parola alla Casa Famiglia della Caritas, che proprio a villa Glori si trova. Lì lo attende un gruppo di persone, giovani e meno giovani, in cura per l’aids. Una comunità d’anime che cerca di vincere il dolore, di dargli un senso, attraverso lo stare insieme, il condividere del giorno i patimenti, i dubbi, le emozioni, le speranze, i sentimenti. Johannes-Maria ha voluto che mi recassi con lui a conoscere quei “ragazzi”. E così è stato. Abbiamo trascorso con loro alcune ore intense, nelle quali ho avuto modo di vedere il rapporto che lega gli uni agli altri e come amano lo stare con frate Volk, come attendono la sua parola, il suo sorriso, il suo modo candido di guardare e analizzare il momento e la sua fiducia nel parlare del domani. Al termine dell’incontro molti hanno salutato Johannes-Maria con un abbraccio intenso e con sguardo commosso, riverbero della speranza di rivederlo. Usciti da lì io non ho potuto fare a meno di domandargli: qual è il primo pensiero che hai quando arrivi nella Casa famiglia? Lui ha indugiato un attimo, ha guardato davanti a sé come a cercare le parole giuste e con un leggero sorriso mi ha detto: “Spesso mi chiedo da chi vado. E ogni volta che sono qui ho il presentimento che riceverò una bella sorpresa da queste persone, che tramite loro il cielo mi parlerà”. Ma tu, ho insistito, cosa chiedi a Dio quando sei con queste persone?
Johannes-Maria mi guarda fisso negli occhi, sembra stupito dalla mia domanda, poi di getto dice: “No! Mai!... In verità ho timore della mia fragilità… però mi aiuta a vincerla lo scoprire il palpito di Dio nelle cose del mondo, nella natura, negli uomini. Per me la bontà che vedo nei cuori delle persone della Casa famiglia è un'eco di Dio e ciò mi rende felice”. E sorride con levità, mentre il suo sguardo si perde nell’ammirazione di un fanciullo di cinque anni o poco più che gioca divertito con il nonno. Io però lo distolgo e a brucia pelo gli chiedo cos’è più fecondo per chi sta nella sofferenza: la parola, l’ascolto, il confronto, la condivisone di un momento? La sensazione di non essere soli? Lui non ci pensa su e dice: “Tutto questo! Ma essenzialmente l’ascolto. Essere l’orecchio per una persona. Oggi ci sono tante persone che parlano. Siamo invasi da una moltitudine di informazioni, ma pochi sanno ascoltare. L’ascolto avvia la conoscenza. Chi ascolta dice: “vorrei esserti vicino, aprire il mio cuore, entrare in relazione, con te”. Ascoltare a volte può voler dire anche sollecitare un discorso, dare risposte. Ho notato che quando sono a tavola con i ragazzi della Casa famiglia, se il mio vicino resta silenzioso, sono io che devo essere creativo per entrare più profondamente in relazione con lui, devo trovare gli argomenti e le parole giuste, fare le domande che possono suscitare la sua attenzione. Liberarlo dai dubbi, dalle preoccupazioni, dalle lacrime del suo animo. Suor Edvige, una sorella minuta con due occhi celesti limpidi come il cielo di primavera e una grande forza d’animo, che consacra il suo tempo da 25 anni nella casa famiglia, all’inizio del mio volontariato – circa un anno fa – mi disse per aiutarmi: “Qui non hai bisogno di fare tante cose, ma il tuo compito sarà un lavoro relazionale”. Ho cercato di seguire il suo consiglio. Di fronte a noi si avvicina un cane. È piccolo e un po’ malandato. Ci vede e il suo sguardo si fa timoroso. Johannes-Maria gli va incontro e lo prende in braccio. Lo accarezza. Poi guarda se c’è qualcuno con lui, ma nessuno si appalesa. Allora lo prende e
“Te lo dico con un linguaggio figurato: una pioggia di rose dal
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Ruanda. Lei è cieca, nella carrozzella, molto introversa, parla poco. Ma sa esprimere una gioia immensa quando facciamo un giro insieme a Villa Glori. Spesso canta e ripete: “Sono felice… sono felice!” È la sua anima che si libera e parla”.
“Il dolore, la debolezza nella malattia”...
Cosa sognano queste persone quando ti parlano del loro domani? “Sai”, mi dice Johannes-Maria, “non tendono a parlare del loro futuro. Rimangono nel presente. Le nostre conversazioni sono molto semplici. Qualcuno, come Ciro, un “ragazzo” di Salerno che si diletta a scrivere poesie, parole in libertà che nascono da piccole cose della vita, scritte di getto e piene di impeto, è quello che più parla del suo domani. Lui sogna di guarire. Lo dice sempre. Ogni piccolo aumento di peso lo fa esultare di gioia. E poi mi racconta di una ragazza che vuole sposare. Dice che presto la incontrerà e le chiederà di coronare il loro sogno d’amore”.
lo fa sedere sul portapacchi della sua bicicletta. Si leva la sua mantella e con questa copre il corpicino infreddolito del cane. La bestiola lo guarda riconoscente e si accuccia serena nella sua piccola, momentanea dimora. “Vedi”, mi dice, “se non appartiene a nessuno, lo porto con me. Gli darò da mangiare e cercherò chi potrà tenerlo al caldo in una casa e volergli bene. Lui è come tutti noi, un cercatore di affetto, ma anche un grandissimo donatore d’amore!”. Anche io non posso fare a meno di rivolgere al cane una carezza e mentre lo faccio chiedo a Johannes-Maria cosa sente di ricevere dalle persone della Casa famiglia e cosa pensa che loro ricevano da lui? “Ogni volta”, afferma, “sperimento la grazia di entrare in un altro mondo: quello della semplicità e del cuore, del freno all’attivismo. Tante cose si relativizzano davanti all’uomo fragile. E quando arrivo da loro la mattina un po’ triste, vado via gioioso, riconfortato e riconoscente. Lì capisco che la vita non è il successo, come oggi si tende a far credere. Chi sta nella Casa famiglia riceve da me semplicemente la presenza, il mio tempo, un piccolo gesto… Una parola, un sorriso gentile, spesso bastano per rasserenare una persona. Penso a Speciose che viene dal
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Ecco, la speranza, gli dico, la grande compagna dell’uomo. Ma la speranza, Johannes-Maria, può anche rilevarsi la sua più grande delusione. La fede può alimentare la speranza, anche quando questa esaurisce o fallisce il suo scopo terreno. Ma se è vero che non ci può essere fede senza speranza, ci può essere altresì speranza senza fede? “Un poeta francese, Charles Péguy”, parlando della Speranza cristiana, la presenta come la “piccola sorella in una grande processione accanto alle sue due sorelle più grandi, Fede e Amore”. Il poeta voleva dirci che la Speranza non cammina sola, dipende dalla Fede. Tutti noi sappiamo che la speranza umana è fragile. Tante volte abbiamo fatto l’esperienza di essere delusi da una persona nella quale avevamo riposto tanta speranza. Per esempio una infedeltà nell’amicizia, o in amore. A volte siamo delusi anche da noi stessi e la speranza sembra svanire… Solo in Dio c’è una fedeltà assoluta. San Paolo l’ha espressa così: “Se siamo infedeli, Dio rimane fedele” (nella 2° lettera a Timoteo)”. La Speranza cristiana presuppone dunque “toccare” attraverso la Fede questo Dio fedele”. A proposito di fede, Ratzinger ha detto: “Un inquieto cercatore è più vicino a Dio di un devoto per routine”. Ma oggi l’uomo sembra più inquieto per l’attaccamento alla materia che per una ricerca di spiritualità. Lui sobbalza perché ho citato un uomo, un pastore di Cristo che gli è molto caro e con stupore esclama: “Profonda e vera questa visione! Sì, Dio vede il cuore inquieto che cerca! Vede i nostri bei desideri, grandi e piccoli, anche se siamo piccini per avere la capacità di realizzarli. Forse sono i desideri più profondi dentro di noi che ci danno la forza di superare
l’attaccamento alla materia. Penso che la bellezza della natura può esserci d’aiuto in questo cammino personale. Quanto può stupirci la vista del mare o della montagna, dove possiamo scoprire le grandi e misteriose tracce del Creatore e sentire forse la sua presenza… Bisognerebbe che la mamme, i papà e gli insegnanti, ma anche chi guida i gruppi negli uffici per esempio, stimolassero chi sta loro accanto a scoprire la bellezza del creato, quella che alberga in ogni cosa e in ogni persona. Guardando con gli occhi del bambino, che sa stupirsi e nello stesso tempo afferrare quella traccia di bontà e di verità insite nell’animo di ognuno. Così si creano le basi per una vita di senso e per un’umanità più vera”. Gli faccio notare che nello stare con i "ragazzi" della Casa famiglia ho visto che il sorriso alberga spesso nei loro volti, nei loro sguardi. Allora gli chiedo, se il dolore, che ha attraversato queste persone, è per loro e per chi gli sta accanto, un propellente per una visione differente della vita?
“No, non l’ho mai fatto, anche se l’ho pensato. Parliamo più semplicemente del loro mondo, di ciò che vogliono condividere. Però, riflettendoci è una cosa da fare. Sì, lo farò!... Può essere anche questa una briciola d’orgoglio per loro e una spinta a non abbandonare il percorso intrapreso”. Sorride Johannes-Maria e mi molla una vigorosa pacca sulle spalle. Allora gli domando, non credi che un pizzico di follia, una briciola di sogno, una manciata di stupore, il desiderio di incontro e condivisione, il credere nella vita, malgrado tutto, siano questi gli ingredienti che rendono feconda la vita? “Che bello!”, esclama lui. “Sì, sono questi. Ma la vita è sempre più grande, più misteriosa di quello che noi pensiamo. Sognare, stupirsi, ci aiuta a tirarci fuori dalla routine e ci apre gli occhi per vedere un mondo nuovo. O forse è meglio dire il “mondo
“Il dolore, la debolezza nella malattia”, risponde lui, “ti fa cambiare il progetto della vita: devi lasciare per forza tante cose… e alla fine sei nudo, senza trucchi. Sarebbe possibile anche la rivolta contro Dio e tutto - ma in questa mia esperienza non l’ho percepita. La debolezza, come ti ho detto, li ha portati su un cammino di umiltà… e così trovo persone ricche di bei sentimenti e di vita! Importante è la solidarietà, una rete che ti sostiene quando sei fragile. Alla Casa c’è un forte senso della famiglia. E quando la famiglia è coinvolgente, mutuale, sensibile, allora è sana e lì vive il sorriso, che del senso della vita è l’espressione più autentica”. Johannes-Maria si ferma. Scruta il cielo. È quasi il vespro e le luci si fanno più fioche, i colori del giorno più tenui e un leggero refolo di vento s’è improvvisamente alzato. “Lì…”, mi dice, “guarda lì…”, indicandomi il cielo, “è apparsa la luna. Una fetta di luna, bella, chiara e in braccio a lei come a cullarla, c’è, meravigliosa, una “stern”! È una stella. Ma lui l’ha detto nella sua lingua, il tedesco. Forse perché così la sente più vera e più sua. È un’immagine delicata che spinge al pensiero e alla fantasia. Ma io ho ancora qualcosa da chiedergli e così lo afferro per un braccio e lo riporto in terra da dove s’era “levato” leggiadro guardando la luna e la sua “stern”.
Allora la chiameremo “Stern!”... Sì, “Stella!” come quella luminosa e piccina che sta in braccio alla luna!...
Johannes-Maria, hai mai detto ai “ragazzi” della Casa famiglia, che quel nitore, quella semplicità, quel piacere dell’amicizia, quel gusto della solidarietà, quel senso d’umiltà che da loro traspare con evidenza, sono ricchezze quasi smarrite nella società d’oggi?
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vero”, quello che i nostri occhi non vedono. Ma se a guardare è il cuore, allora scopri che lui è lì, meravigliosamente lì a portata di mano!”. Il piccolo cane s’è addormentato, cullato dal passo dolce della bicicletta e dalle nostre parole. Si sente sicuro nella sua nuova dimensione, trovata grazie a Johannes-Maria. Forse nei suoi sogni c’è l’immaginazione di una nuova dimora, di un pasto sicuro, di un ritrovato calore umano. Johannes-Maria lo guarda con dolcezza e con delicatezza lo accarezza.
maschietto, ma di una femminuccia… “Una femminuccia?... Meglio! … Meglio! … Allora la chiameremo “Stern”!... Sì, “Stella!” come quella luminosa e piccina che sta in braccio alla luna!... Ti piace?” Stavo per dirgli di sì, ma non ho fatto in tempo. JohannesMaria ha già inforcato la bicicletta e in un baleno è volato via. Da lontano mi saluta con la mano, ma il suo pensiero è già al momento in cui si presenterà ai fratelli del convento con il suo sorriso schietto e con in braccio una “piccola stella”. Quella rubata alla strada e ridonata alla vita.
“Sai cosa ho pensato?”, mi dice, “Io non lo do a nessuno. Lo porto con me al convento. I fratelli saranno contenti di vederlo e accoglierlo. Ne sono certo! Ci farà compagnia, ci darà gioia. E sai come lo chiameremo?...” Servizio fotografico realizzato da Andrea Amato
La Vignetta di Fama
Aspetta… aspetta Johannes-Maria, credo che non si tratti di un
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PIANETA TERRA
il
PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO
Mensile di informazione scientifica e cultura dell’ambiente, dell’energia e delle fonti rinnovabili Il PIANETA
TERRA ospita
• la Newsletter dell’ • carta, penna e diritto rubrica dedicata ai temi giuridici e legislativi in cui si alternano avvocati esperti di settore
• i membri del
raccontano
si alternano le opinioni dei membri di questo importante istituto di rappresentanza del comparto energetico
Dà voce ogni mese ad autorevoli personalità del settore energetico Redazione - Pubblicità segreteria.redazione@ilpianetaterra.it www.ilpianetaterra.it
Il bambino e il nonno Ci sono storie che sbocciano improvvise come la brezza d’estate. Cadono davanti ai nostri occhi che a volte indifferenti le lasciano andare tra i rumori della strada e i pensieri vaghi del giorno. Eppure quelle storie hanno una loro valenza. Sono utili per affermare meglio il senso di ciò che nella vita sta e che la vita guida. Cose di cui noi ci nutriamo quando capiamo che quello che conta è spesso racchiuso nella semplicità di un gesto, di una parola, d’un silenzio. È così che ieri mi è capitato di assistere a un fatto che mi ha regalato un momento di riflessione e di gioia. Davanti a me un signore teneva per mano un bambino. All’improvviso il signore è caduto in terra. Il bambino gli si è avvicinato con fare preoccupato e con delicatezza gli ha domandato: “Nonno, stai bene?”. “Sì!”, ha risposto il nonno. Il bambino, che non avrà avuto più di cinque anni, ha tirato un sospiro di sollievo e, allungata la sua manina verso quella del nonno, gli ha detto: “ti aiuto a rialzarti”. “Grazie!”, ha risposto il nonno, che nel frattempo allacciava la sua mano a quella del nipotino, mentre con l’altra s’appoggiava sul terreno spingendo per tirarsi su. “Ho avuto paura che ti fossi sentito male”, ha affermato il bambino quando ha visto il nonno nuovamente in piedi. “Ma no, sto bene. Non preoccuparti, sono solo inciampato su quel sasso lì”. “Meno male!”, ha ribattuto con un sorriso il piccino, stringendo forte la mano del nonno e avvicinandosi a questi col suo corpicino. “Ora possiamo andare alle giostre come ti avevo promesso”, disse il nonno. “Ma se non te la senti non fa nulla. Per me è importante stare insieme a te”, gli ha risposto il bambino. Il nonno allora lo ha guardato con tenerezza e con uno slancio da giovanotto lo ha tirato in braccio a sé. Il bambino gli si è stretto forte al collo e non lo ha lasciato più. lo Smilzo
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Asterisco L'attimo di Stefania Concàri “il mio giardino è un’opera lenta, perseguita con amore” (Claude Monet)
Dipingere non le cose in sé, bensì l’aria che sfiora le cose e dalla quali trae il suo colore significa rappresentare un flusso non più temporale, ma estensivo e sostanziale che permette di eliminare ciò che è superfluo, proprio perché diventa importante cogliere la sostanza delle cose. Monet vive il continuo modificarsi di ciò che cattura la sua attenzione. Per lui non è importante il soggetto che viene rappresentato, ma è il risultato dell'opera. Il vero protagonista è dunque la stessa luce che si diffonde e si riflette nel quadro. Così come Monet, dovremmo cogliere il senso, la portata degli attimi fuggenti nei quali abbiamo esplicato le nostre storie di vita, perché è lì che il corso dell’esistenza muta, evolvendosi o no. Dovremmo essere sempre pronti a gestire con sensibilità e cura quell’attimo come se fosse eterno. Considerarlo uno spazio indefinito nel quale convergere tutte le nostre aspettative, le passioni, i desideri, le speranze. Per dare una “luce” al nostro percorso. Quella luce che è il senso e il valore dell’opera di Monet.
Il coraggio di cambiare Spencer Johnson (1938-2017) è autore del best-seller “Chi ha spostato il mio formaggio?”, metafora sui cambiamenti della vita e come affrontarli. Quattro i personaggi del racconto che vivono in un Labirinto alla ricerca di un Formaggio che li nutra e li faccia vivere felici: due topolini, Nasofino e Trottolino, e due gnomi, Tentenna e Ridolino. Il libro, a lungo utilizzato nei seminari motivazionali, evidenzia che ci sono persone “istintive” che, come Nasofino, sentono arrivare i cambiamenti e sono pronte a reagire prima che gli eventi li costringano a farlo. Altre, come Tentenna, che prese dalle abitudini e dai preconcetti, rimangono imbrigliate in situazioni compromesse, sperando che qualcosa cambi. Poi ci sono quelli come Ridolino che, timorosi, non hanno la sensibilità di Nasofino, né l’energia di Trottolino e rischiano di farsi condizionare dai tipi come Tentenna: esitano, nel timore di guardare fuori dal Labirinto; ma, stimolati, riescono prendono coraggio e si riscoprono capaci di partire alla ricerca del Nuovo Formaggio.
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SOLE D’OTTOBRE
Il sole d’ottobre indugia ancora nel cielo grigio, le foglie ingiallite palpitano negli alti pioppi, nelle betulle, nei platani e nei faggi; i boschi, di un verde azzurro, appaiono nelle dolci colline bavaresi come grossi e quadrati eserciti in marcia; l’acqua dei fiumi e dei torrenti è di un bel verde grigio argento, e i pesanti cavalli scuri spiccano sui campi appena velati di nebbia. A tratti, il sole uscito da strappi di nubi distese, lascia sulla terra di un giallo marcio larghe strisce di oro acceso, quasi rossiccio, che fa brillare i tetti delle case, le siepi, il ciglio dei fossi e i sassi umidi di pioggia.
Leo Longanesi* (in “La sua signora”, 1957)
* 1905-1957. Scrittore, giornalista, fondò e diresse vari periodici, fra cui “L’Italiano” (1926), “Omnibus” (1937), “Il Borghese” (1950). Nel 1946 fondò la casa editrice che tuttora porta il suo nome.
Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà
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I FURBI SIAMO NOI!
FUTURE ENERGY, FUTURE GREEN
HELIONOMICS
COMUNICARE DIGITALE
di Emanuele Bussolati
(Antologia del verde che câ&#x20AC;&#x2122;è giĂ e di
di Mario Pagliaro
(Manuale di teorie, tecniche e
Terre di Mezzo (2018), pag.16
quello che verrĂ )
EGEA (2018), pag.139
pratiche della comunicazione)
Euro 7,00
di Maurizio Guandalini, Victor Uckmar
Euro 15,50
a cura di Daniele Chieffi
Mondadori (2018), pag.632
Centro di Documentazione
Euro 42,00
Giornalistica (2018), pag.319 Euro 39,00
Un libro di pillole di saggezza per bambini, ma non solo. Chi è che si diverte a sporcare la cittĂ seminando rifiuti dappertutto? E se fosse il Furbetto? Pur di non far fatica, quel â&#x20AC;&#x153;maleducatoâ&#x20AC;? non divide la spazzatura e non la butta nei contenitori giusti. CosĂŹ inquina lâ&#x20AC;&#x2122;ambiente e danneggia la comunitĂ . Ma il professor Ersu e Pellicano, con lâ&#x20AC;&#x2122;aiuto di Michi e Tobi, rimettono le cose a posto e danno al Furbetto una bella lezione.
In questâ&#x20AC;&#x2122;antologia è tracciato un bilancio del â&#x20AC;&#x153;verdeâ&#x20AC;? e del futuro in campo energetico, con lâ&#x20AC;&#x2122;idea che in materia non si deve dare mai nulla per acquisito o per scontato.
Bi
Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis
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Elementi 43
Nelle nostre economie è in corso una rivoluzione silenziosa, legata alla transizione energetica, che porterĂ alla sostituzione integrale delle fonti fossili, inquinanti e poco efficienti, con quelle rinnovabili. A segnare il nuovo scenario sarĂ lo â&#x20AC;&#x153;Helionomicsâ&#x20AC;?, lâ&#x20AC;&#x2122;economia solare; una forma di â&#x20AC;&#x153;bioeconomiaâ&#x20AC;? in cui i prodotti materiali saranno ottenuti dallâ&#x20AC;&#x2122;energia del sole nelle sue varie forme e dalla biomassa. Questo saggio illustra la trasformazione in atto, inquadrando la questione da un punto di vista energetico, economico e ambientale. Il tema è trattato con numerosi esempi di best practice tanto da parte dei paesi industrializzati quanto da quelli in via di sviluppo.
Un pool di esperti analizza i nuovi paradigmi professionali della comunicazione, spiegando come attuarli. Daniele Chieffi definisce la comunicazione digitale â&#x20AC;&#x153;disciplinaâ&#x20AC;? a sĂŠ stante che richiede un proprio set tecnico e teorico, propri simboli, linguaggi, strumenti e tecniche. Comprendere come questo ecosistema abbia cambiato i mestieri della comunicazione e stravolto simboli e linguaggi, tecniche e dinamiche è il primo dei due scopi del manuale. Il secondo è fornire strumenti e modalitĂ per trasformare le difficoltĂ in opportunitĂ e per affrontare nuovi scenari professionali, figli del cambiamento digitale. Un cambiamento profondo che ha creato nuove figure professionali e imposto a quelle esistenti nuove competenze e abilitĂ . Il volume è diviso in quattro parti: â&#x20AC;&#x153;Lâ&#x20AC;&#x2122;ecosistema digitaleâ&#x20AC;?; â&#x20AC;&#x153;Comunicare nellâ&#x20AC;&#x2122;ecosistema digitaleâ&#x20AC;? (Digital strategy, Social media management, Progettazione e gestione di siti e blog, Profili giuridici della comunicazione online); â&#x20AC;&#x153;Giornalisti nellâ&#x20AC;&#x2122;ecosistema digitaleâ&#x20AC;?; â&#x20AC;&#x153;Comunicatori nellâ&#x20AC;&#x2122;ecosistema digitaleâ&#x20AC;? (Influencer management, Online media relations e Digital PR,Digital crisis management).
Ogni giorno la fonte essenziale di ENERGIA Da 80 anni il giornale dell’informazione energetica sempre completa, precisa, affidabile ed indipendente. Più di 10.000 notizie l’anno. Quotidianamente petrolio, gas, elettricità, fonti rinnovabili, acqua. Notizie, articoli, approfondimenti dei maggiori esperti del settore. Variazione dei prezzi e andamento dei mercati, consumi, statistiche. Testi di legge, decreti, documenti delle Autorità con commenti. Gare, eventi e rubriche specializzate. Staffetta Quotidiana Largo Luigi Antonelli, 30 - 00145 Roma - Tel. 06 57 41 208 Fax +39 06 57 54 906 - abbonamenti@staffettaonline.com
Gianni Testa corso della sua lunga carriera artistica ha allestito numerose personali in Italia e all’estero (una sua mostra itinerante è stata ospitata dall’aprile 2015 all’aprile 2016 negli Emirati Arabi); ha esposto insieme ai più grandi artisti della scena italiana (Guttuso, Quaglia, Mazzacurati, Purificato, Bartolini) e ha partecipato alle più importanti Rassegne nazionali tra cui la Biennale Romana (sin dal 1968), la Triennale di Milano e la Quadriennale di Roma (sin dal 1975). Sue opere sono presenti in numerose collezioni museali tra le quali quella d’arte moderna e contemporanea della Città del Vaticano.
"Mana Hata" 1999, olio su tela cm 80x120
Romano classe 1936, Gianni Testa è un attento evocatore di sensazioni quasi musicali grazie al ritmo delle cromie e del segno condotte nel senso della smaterializzazione delle cose “ricostruite” nello spazio pittorico attraverso una accensione lirica dell’atmosfera. La sua visione pittorica, sintesi e fusione di impressionismo e espressionismo tonale romano, si distingue nel panorama artistico contemporaneo per la volontà di dissolvere forme e colori in impalpabili effetti atmosferici che conferiscono alle sue “immagini” una sorta di ambiguità perché l’evento raffigurato (paesaggi urbani e non, giostre di cavalli, ballerine, nature morte, ritratti e temi ispirati alla lettura di testi come la Divina Commedia) è al tempo stesso vero e verosimile grazie alla lettura poetica del soggetto che viene trasfigurato emotivamente nello spazio pittorico. La sua immaginazione è sempre più dominante rispetto alla fedeltà delle immagini al soggetto raffigurato nella continua ricerca di un mondo etereo, sognante, al limite del fantastico. Gianni Testa alterna, con un sapiente gioco di velature, toni densi a sfumature sempre più delicate per approdare, in alcuni dipinti, ad una apparente dissoluzione della forma in evanescenza per ricomporla nell’atmosfera nella quale è immersa grazie al suo acutissimo spirito di osservazione e alla capacità di sintetizzare e semplificare per giungere alla essenzialità della raffigurazione. Con grande abilità tecnica, in alcune opere accentua su determinate tonalità gli effetti luministici dell’atmosfera pervenendo al lirismo del non finito con rapporti essenziali di ombre e luci che rendono rarefatta la materia fino quasi al monocromo. Scoperto nel 1962 da Carlo Levi, Gianni Testa nel
Co Copertina a cura di Vittorio Esposito
Elementi 43
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controcopertina La libertà ci fa male di Romolo Paradiso
La libertà ci fa male. Sembra un paradosso, ma è così. La libertà di cui sta godendo l’Occidente ha travalicato ogni confine umano e civile e viaggia senza alcun limite verso “un’anarchia vigilata”, lontana anni luce dal senso e dal valore della vera libertà. Parlo di “anarchia vigilata” perché il controllo sulla nostra vita è in mano a coloro che questa forma di libertà hanno voluto per meri interessi di mercato e finanziari, ai quali va benissimo lo sforamento della libertà da bene basato su diritti e doveri di ognuno e a questi ultimi condizionato, a bene svincolato da principi ed etica, così da accrescere ed estendere i confini d’azione del loro operare senza incappare in alcun freno inibitorio. Ciò permette di diffondere la convinzione della commercialità del tutto, dell’onnipotenza della tecnica, dello scientismo e della persona, attraverso l’indotta persuasione veicolata dalla pubblicità, da una certa intellighenzia per definizione innovatrice e dai media compiacenti, facendo della persona un mezzo - e solo un mezzo - di onnivoro e parossistico consumo, asservito devotamente al finto progresso. Una logica perversa che diventa “cultura”, dalla quale non si può e non si deve uscire, perché altrimenti la comunità di pensiero omologato ti scaccia, ti schiaccia, ti annienta psicologicamente facendoti passare per inadeguato, inutile e illiberale. Il problema è che non ci rendiamo conto di quanto ci sta accadendo. Tanto siamo catturati e ammagliati dagli ingranaggi del sistema. Tanto siamo lontani dal pensiero e dalla riflessione su cosa facciamo, su cosa siamo diventati e su dove stiamo andando. Tanto siamo convinti, o meglio sarebbe dire siamo stati convinti, che questa libertà così allargata, così infinita, che tutto permette e tutto comprende, sia un valore da difendere e incentivare. Guai a chi ci ricorda che da quando mondo è mondo la libertà ha delle regole, ha dei confini
Immagine di sfondo di: Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”
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Elementi 43
entro i quali occorre stare se si vuole che la comunità di cui si fa parte sia di valore e pensi e operi secondo responsabilità e giustizia. Già, perché la libertà di ognuno è una grande responsabilità collettiva che non deve sconfinare, limitandola, nella libertà altrui. Riappropriarci della giusta libertà vuol dire ripartire dalla base: la famiglia. Lì dove dovrebbero formarsi i cittadini di domani. La famiglia nella quale vigono regole fondate sull’autorevolezza dei genitori, sul riconoscimento dei ruoli, sul rispetto dei suoi componenti, sul senso di mutualità, di condivisione, sul merito. E nella quale si insegna il valore del sacrificio, della conquista, della natura, del bene comune, dell’appartenenza, della bellezza. Si alimenta la capacità di riconoscere nell’altro un elemento di confronto, di stimolo, di crescita. E si dà rilievo e significato alla finitezza e al mistero. La scuola, il mondo del lavoro, e soprattutto la politica, quella finalizzata agli interessi autentici delle persone, che sono gli ambiti ponte tra la famiglia e la vita in comune, devono saper riflettere tali valori, accrescerli, difenderli e rafforzarli. Così da non essere intaccati da quegli agenti esterni che, camuffati con le vesti sfavillanti della modernità, del politicamente corretto, del tutto è lecito e permesso e del “la vita è mia e faccio ciò che più mi aggrada”, distruggano gli argini del fluire verso una società di persone responsabilmente e civilmente autentiche, capaci di elaborare pensiero e porre in essere azioni che mirino a un domani fecondo di progressi umani e sociali, anziché automi fessamente gioiosi di un inutile e pericolosissimo vivere, la cui deriva è il venire confinati nell’inconsistenza e nell’insignificatezza dell’essere. Scriveva Pier Paolo Pasolini nella raccolta di poesie, “Tetro entusiasmo”: “Grazie a Dio si può tornare indietro, anzi si deve tornare indietro. Anche se occorre un coraggio che chi va avanti non conosce”.