Sped. in Abb. postale 70% - Roma
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• Editoriale di Carlo Andrea Bollino _ • I nuovi vertici societari / p. 4 _ • Il Punto di Jacopo Giliberto / p. 6 _ • Primo piano
“Il mercato elettrico _ Cos'è il mercato elettrico / p. 8 _ Come funziona il mercato elettrico / p. 9 _ Un Big-Bang per il mercato elettrico / p. 10 Intervista a Sergio Agosta Ad del Gme _ Con la Borsa più energia, maggior sicurezza e competitività/ p. 14 A colloquio con Luca d’Agnese Ad del GRTN _ Quello scudo chiamato Au / p. 20 Parla Nando Pasquali, Presidente e Ad dell’Au _ • FORUM sull’Energia
I punti di vista di Garribba, Prezioso e Tabacci
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_ Più centrali e diversificazione dei combustibili, così nasce la competizione / p. 22 _ • Comunicazione Un caffè con… Pupi Avati / p. 31 Ci salveranno gli uomini con “il cuore altrove” _ • Lavoro Guerra e pace nel mercato del lavoro / p. 35 A tu per tu con il prof. Giuliano da Empoli _ • In punta di penna Se etica, economia, impresa e finanza dialogano / p. 36 _ • Biblioteca - Energia, natura e civiltà - Dalle selce al silicio e Storia dei media - L’azienda del futuro / p. 37 _ • Filo di nota Strategie / p. 37 _ • Vetrina Le nostre pubblicazioni / p. 38 _ • Controcopertina "Trasformazione di Energia" poesia futurista / p. 40
GRTN AU GME
GRTN 00197 Roma Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 068165 1 Fax +39 0681654392 info@grtn.it www.grtn.it
AU 00197 Roma Via Guidubaldo Del Monte, 72 Tel. +39 0680131 Fax +39 0680134191 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it
GME 00197 Roma Viale M.llo Pilsudski, 92 Tel. +39 0680121 Fax +39 0681654392 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org
Elementi è visibile in internet al sito www.grtn.it In copertina, particolare di: “Un raggio di luce” - tecnica mista su tela - di Eduardo Palumbo
Anno 2004 n.5 aprile - giugno
Progetto Grafico Gentil Associates
Editore GRTN
Foto Maurizio Riccardi Foto
Direttore Responsabile Romolo Paradiso
Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 • 00197 Roma
Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis
Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 105/2001 del 15.03.2001
Editing Maria Pia Terrosi
Realizzazione impianti e stampa D.G.P. Srl • Via Tiburtina, Km 18.300 • Setteville di Guidonia - Roma
Hanno collaborato a questo numero: Edoardo Borriello; Paolo Bustaffa; Cristina Corazza; Luca Del Pozzo; Mauro De Vincentiis; Jacopo Giliberto; Giusi Miccoli; Claudio Mimmi; Francesco Signoretta; Maria Pia Terrosi. Un particolare ringraziamento ad Anna Autore, Aureliana Parisi Iapadre, Fiorella Fontana, Claudia Momicchioli e Letizia Roma.
Finito di stampare nel mese di marzo 2003
e Carlo Andrea Bollino (*)
(*) Presidente GRTN
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Nella fase di transizione che il sistema elettrico italiano sta attraversando, l’avvio di un mercato organizzato – la cosiddetta Borsa elettrica - rappresenta una tappa di cruciale importanza. Per questo abbiamo deciso di dedicare il quinto numero di Elementi alla Borsa elettrica. Come ogni grande innovazione che si rispetti, anche la Borsa elettrica ha avuto un percorso travagliato, preceduta e accompagnata da un dibattito intenso tra gli attori del settore. In qualità di Consigliere del Ministro delle Attività Produttive prima e, dal luglio 2003, come Presidente del Grtn, ho seguito il complesso iter che ha definito l’architettura ed i meccanismi di funzionamento della Borsa elettrica. Naturalmente, le questioni e gli interrogativi, soprattutto ora che ci attende la prova dei fatti, mantengono intatta la loro ragion d’essere. Questioni e interrogativi che in questo numero di Elementi coinvolgono autorevoli esperti del settore, i cui contributi non mancheranno di suscitare interesse e occasione di confronto. Credo che il tema del coordinamento sia uno degli aspetti più interessanti per la Borsa elettrica e per lo sviluppo della rete. Dal teorema di John Nash in poi sappiamo che le soluzioni scoordinate possono portare ad un aggregato di benessere inferiore, per la collettività o per le parti che partecipano alla soluzione stessa, rispetto alla soluzione in cui vi è un certo grado di coordinamento. Il coordinamento tra parti diverse può condurre, cioè, ad una soluzione che in termini di benessere ha un valore aggregato e individuale superiore per entrambe o per tutte, nel caso in cui le parti coinvolte siano più di due. Questo principio vale anche per la Borsa elettrica, meccanismo che, per sua natura, richiede il coordinamento delle funzioni svolte dai diversi attori in essa coinvolti. Oggi, Map, Aeeg, Grtn, Gme, produttori e consumatori devono giocare una partita di coordinamento delle regole e dei comportamenti, in cui i “campi” della competizione sono punteggiati dagli “spalti” della sicurezza del sistema elettrico. Analogamente, con debite differenze, lo scenario del cosiddetto “federalismo energetico” è imperniato sul coordinamento fra livello statale e locale, in particolare per gli aspetti inerenti lo sviluppo della rete di trasmissione ed i rapporti con gli enti locali che esso implica. In generale lo sviluppo della rete di trasmissione ad alta tensione è l’attività in cui si realizzano nel migliore dei modi le condizioni di monopolio naturale, a costi marginali decrescenti del sistema a rete. La gestione della rete di trasmissione, la sua proprietà, la sua manutenzione e il suo sviluppo sono fasi integrate che abbisognano di coordinamento nazionale: l’energia elettrica deve essere portata dove serve, con caratteristiche di servizio pubblico universale. È chiaro che dire coordinamento nazionale non vuol dire centralismo statalista. Si tratta piuttosto di un’opera di raccordo e di indirizzo in grado di condurre ad un orientamento positivo e convergente fra Istituzioni centrali ed Amministrazioni regionali e comunali. Stesso discorso vale per la Borsa elettrica che, pur richiamando una delle figure tipiche dei regimi concorrenziali – la libera contrattazione - necessita di un momento di coordinamento, senza il quale non è possibile garantire, contemporaneamente, la sicurezza del servizio e la riduzione dei prezzi ai clienti finali. Sicurezza e servizio che, ricordiamolo, costituiscono i due capisaldi della missione del Gestore della rete.
aprile/giugno 2004
editoriale
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I
N U OV I V E RT I C I S O C I E TA R I
Consiglio di Amministrazione Presidente Prof.
Carlo Andrea Bollino
Vice Presidente Cav. Gr. Croce
Ernesto Sciommeri
Amministratore Delegato Dott. Luca d’Agnese Consiglieri
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Vito Amoia Ing. Paolo Arrigoni
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Italo Giorgio Minguzzi Dott. Francesco Parlato
Prof.
Prof.
Dott.
Francesco Massicci
Collegio Sindacale Presidente elementi
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Sindaci Giampiero Brunello Prof . Serafino Gatti Dott.
Corte dei Conti Magistrato Delegato Dott. Giuseppe Grasso
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N U OV I V E RT I C I S O C I E TA R I
Consiglio di Amministrazione Presidente Giorgio Szego
Amministratore Delegato Sergio Agosta Consiglieri Francesco Maria Bernardi Giuseppe Lalli
Collegio Sindacale
Domenico Nardelli Romeo Rosin Pierluigi Scibetta
Presidente Francesco Massicci Sindaci
Giampietro Brunello
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Sindaci Supplenti Diego Maria Berruti
Giovanni Zaccagna
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Serafino Gatti
N U OV I V E RT I C I S O C I E TA R I
Consiglio di Amministrazione Presidente e Amministratore Delegato Dott. Nando Pasquali
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Consiglieri Avv.
Vittorio Corsini
Dott.sssa.
Leonilde Vitolo
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IL PUNTO
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di
Jacopo Giliberto
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L’anno della svolta, il 2004. L’anno in cui il processo di liberalizzazione del mercato elettrico piega a gomito, o scioglie i suoi nodi intricati, insomma, l’anno della verità. Nel 2004 sono molti gli elementi che concorrono a ridisegnare la nuova mappa della liberalizzazione, gran parte dei quali correlati fra loro in un groviglio nel quale è difficile scorgere i capi. Ecco alcuni dei punti in discussione, disposti in modo casuale: la sicurezza del sistema, il meccanismo delle partite economiche negli scambi, l’avvio dell’Acquirente Unico, lo sblocco dei progetti di nuove centrali, la Borsa elettrica, la quotazione di Terna con il disegno di una possibile integrazione tra proprietà e gestione della rete di alta tensione, il riassetto tariffario, il processo europeo di abbassamento delle soglie di liberalizzazione, i vincoli alla posa di nuove linee di trasporto, il disegno di legge Marzano per il riordino del comparto energetico. Elementi slegati solo in apparenza, perché connessi e ruotanti attorno all’evento centrale della nascita della Borsa elettrica. In sostanza la liberalizzazione ha ripreso il suo passo dopo gli inciampi degli ultimi anni. Nel "forum" contenuto in questo numero di Elementi, Bruno Tabacci e Sergio Garribba sono d’accordo sul fatto che il processo non si sia fermato. Il terreno però ora è più aspro e difficile e il mercato - aggiunge nello stesso "forum" Giuseppe Prezioso - è ancora lontano dalla competitività.
“ ” L’aumento dell’offerta elettrica
Il nodo centrale da risolvere è l’aumento dell’offerta elettrica, utile per dare sicurezza a un Paese scioccato dall’estate dei black-out, anche se per il consumatore, poco cambia se la caduta della corrente è dovuta a un’interruzione programmata o a un improprio albero svizzero. Ma in chiave più prospettica, l’aumento dell’offerta elettrica servirà ad aiutare la discesa dei prezzi grazie a un migliore equilibrio fra domanda e offerta. I prezzi – le conferme sono evidenti e non serve scomodare autorevoli pareri – sono fra i più alti d’Europa. Per alcune categorie addirittura battono ogni primato. I luoghi comuni si sprecano quando si tratta di individuarne le cause: ci manca il nucleare, ci manca il carbone, abbiamo centrali troppo vecchie, dipendiamo troppo, o troppo poco, a seconda dell’interlocutore, dalle importazioni elettriche. Certamente, una “fettina” di responsabilità nel sovracosto del chilowattora italiano è di alcune delle situazioni appena accennate, ma prese singolarmente - nessuna è una causa sufficiente. Il vero dramma del sistema energetico italiano è nel mix di concause, quelle accennate sopra, e tante altre, come le lobby di pressione, gli interessi divergenti, le difficoltà nelle scelte di politica energetica, il cambiamento del sentire sociale, e altro, il cui dosaggio perverso rende rigidissimo il nostro sistema elettrico.
IL
PUNTO
Jacopo Giliberto
“ ”
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La Borsa dell’energia sarà lo strumento di riequilibrio. Una domanda forte susciterà prezzi alti, e quindi darà un incentivo ad aumentare la produzione, riadeguando l’offerta. Un’offerta in eccesso, con prezzi bassi, invece invita i consumatori a consumare di più e i produttori a fermare le centrali troppo costose, con l’effetto di un nuovo riequilibrio. Sono le regole di un mercato che funziona. Però nel caso dell’elettricità le risposte infrastrutturali indotte sul mercato dalla Borsa elettrica non saranno velocissime perché – come ricorda in questo numero di Elementi Luca d’Agnese, Ad del Grtn - i tempi di costruzione delle centrali e delle linee richiedono anni e quindi la risposta produttiva ai prezzi alti non è istantanea. Va da sé che la Borsa dell’energia deve munirsi degli "ammortizzatori", i quali - piuttosto che adottare vincoli rigidi - dovrebbero ricorrere a strumenti di mercato, come i contratti per differenza e gli altri derivati di gestione del rischio. Una Borsa elettrica – in altre parole – che deve essere semplicemente un termometro della temperatura del mercato, del rapporto fra domanda e offerta, senza lasciar spazio – come osserva l’Ad del Gme, Sergio Agosta, ad altre variabili “esogene”. L’altro elemento importante che va a costituire il disegno della "liberalizzazione atto secondo" è la rinascita dell’Acquirente Unico. Una figura, questa, a lungo contesa e dibattuta, che trova solamente da quest’anno una strutturazione meglio definita. È bene ricordare da dove nasce questo ruolo di fornitore per i consumatori non liberalizzati: la figura era stata prevista nella direttiva europea di liberalizzazione su espressa richiesta della Francia “monopolista”, ma alla prova dei fatti proprio la Francia nella sua legislazione vi aveva rinunciato. Fra i grandi Paesi europei, la sola Italia aveva ritenuto di dotarsi dell’Acquirente Unico. Anche da questa nascita “ibrida” deriva l’incertezza che ha accompagnato per anni l’avvio dell’Acquirente Unico. Solamente ora, con la partenza della Borsa elettrica, questa figura ha trovato una definizione meglio calzante del suo ruolo. Conferma in queste pagine Nando Pasquali, Presidente e Ad dell’AU: l’Acquirente Unico è di "importanza fondamentale per contenere il rischio prezzo". Grazie alla consistenza del numero dei suoi clienti e alla sua massa critica, l’Acquirente Unico può esercitare il suo potere contrattuale nei confronti dei produttori per ottenere i prezzi più vantaggiosi di elettricità. Questa figura si sta sostituendo all’Enel come "garante" per i clienti vincolati: 30 milioni di utenti di cui 25 milioni con contratti per usi domestici e 5 milioni tra piccole imprese, artigiani, negozianti, studi professionali. Per il consumatore non liberalizzato (oppure liberalizzato ma poco propenso a uscire dal “bozzolo” della tariffa nazionale) non cambia assolutamente nulla: “Al pari di prima – sorride Pasquali - girerà l’interruttore e le lampadine di casa sua si accenderanno”. e
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La Borsa, strumento di riequilibrio
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Il Mercato Elettrico
Cos’è il Mercato Elettrico
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Il mercato elettrico è l’incontro tra l’offerta di energia elettrica da parte dei produttori e la domanda rappresentata dai consumatori e dai grossisti che acquistano energia per le loro necessità o per venderla ad altri utilizzatori. È il luogo dove si forma il prezzo dell’energia valido per tutta la Nazione. Il mercato elettrico in Italia nasce per effetto del decreto legislativo n.79/99, nell’ambito del processo di liberalizzazione del settore elettrico italiano. A partire dal 2000 i primi clienti idonei hanno potuto stipulare contratti bilaterali direttamente con fornitori liberamente scelti. Si tratta di un mercato cosiddetto “non organizzato” (Over The Counter o OTC). Il Gestore del Mercato Elettrico (GME), S.p.A istituita nel 2000 totalmente partecipata dal GRTN, a partire dall’8 gennaio scorso ha assunto le responsabilità relative all’organizzazione e alla gestione economica del mercato organizzato dell’energia elettrica. Nell’organizzare tale mercato, il GME ha recepito gli indirizzi forniti dal Ministro delle Attività Produttive con la nota del 31/07/03 (“Sistema Italia 2004”).
Possono partecipare al mercato elettrico tutti i soggetti che dimostrano di essere in possesso di specifici requisiti di capacità tecnica ed idoneità giuridica, inseriti in uno specifico elenco. I requisiti di idoneità tecnica sono finalizzati ad accertare il possesso di un’adeguata professionalità e competenza nell’utilizzo dei sistemi telematici e dei sistemi di sicurezza ad essi relativi. I requisiti di idoneità giuridica servono a verificare l’assenza di condanne per aggiotaggio, delitti contro l’inviolabilità della segretezza delle comunicazioni informatiche o telematiche, delitti di frode informatica.
Mercato L’avvio della Borsa elettrica ha permesso anche all’Italia di dotarsi di un mercato all’ingrosso organizzato dell’elettricità, analogamente a quanto già avviene negli altri paesi europei. In questo mercato, comunemente indicato come “Borsa dell’energia”, produttori, consumatori e grossisti comprano o vendono blocchi di elettricità. La partecipazione al mercato elettrico è volontaria ed è aperta anche ai clienti finali idonei.
Come funziona il mercato elettrico
Nel mercato elettrico le transazioni si svolgono su una piazza del mercato telematico, alla quale gli operatori si connettono tramite internet con procedure di accesso sicuro (firma elettronica tramite smart card) per la conclusione di contratti on line. La pubblicazione di informazioni preliminari al mercato, l’invio di offerte, la comunicazione degli esiti del mercato, dei programmi di produzione e consumo e la fatturazione vengono gestite totalmente in formato elettronico. Il controvalore delle offerte di acquisto e dei consumi effettivi deve essere coperto da idonei sistemi di garanzia. Da tempo sono stati messi a punto i sistemi informatici necessari al funzionamento della Borsa elettrica e si sono già tenute sessioni giornaliere di prova con gli operatori elettrici . In base al Testo Integrato della Disciplina
PRIMO PIANO
Il Mercato Elettrico
del mercato elettrico approvato in data 19 dicembre 2003 dal Ministro delle Attività Produttive il mercato elettrico è articolato nei seguenti mercati: > mercati dell’energia nei quali sono compresi: il mercato del giorno prima dell’energia o MGP e il mercato di aggiustamento o MA. Su tali mercati, i produttori, i grossisti ed i clienti finali idonei vendono e comprano l’energia elettrica per il giorno successivo; > mercato per il servizio di dispacciamento (MSD), sul quale il GRTN si approvvigiona dei servizi di dispacciamento necessari alla gestione ed al controllo del sistema elettrico (soluzione delle congestioni di rete a programma, acquisto della riserva operativa per il giorno successivo, energia per il bilanciamento del sistema in tempo reale). Pertanto i mercati dell’energia: > hanno come controparte centrale il GME; > si svolgono ogni giorno per il giorno successivo. Il mercato del giorno prima (MGP) si svolge nella prima mattinata, mentre il mercato di aggiustamento (MA) nella tarda mattinata; > trattano quantitativi orari di energia. Gli operatori ammessi alle contrattazioni presentano offerte di acquisto o vendita di energia per ogni ora del giorno successivo, specificando una quantità massima offerta o richiesta ed un prezzo di vendita o di acquisto; > sono organizzati come meccanismi d’asta “non discriminatoria”. Le offerte ricevute da GME non sono abbinate su base continua, come avviene ad esempio nei mercati azionari, ma solo dopo il termine di presentazione delle offerte; > le offerte sono accettate in modo da massimizzare il valore delle transazioni, nel rispetto dei vincoli di trasporto tra zone geografiche comunicati dal GRTN. Pertanto, il mercato assegna implicitamente il diritto di transito tra le zone geografiche e le offerte sono selezionate sulla base di un ordine di merito, determinato dal prezzo; > le offerte accettate pagano o ricevono un prezzo marginale di equilibrio, che in assenza di congestioni sulla rete è unico in Italia per tutte le offerte; in presenza di congestioni il mercato si divide in zone, dove si determina un prezzo marginale di equilibrio diverso. In tal modo ad ogni offerta viene riconosciuto il prezzo della propria zona. Nel MGP il prezzo applicato alle offerte di acquisto è unico in tutto il Paese, anche in caso di congestioni.
> ha come controparte il GRTN, unico acquirente in questo mercato; > prevede la partecipazione obbligatoria ed esclusiva di tutte le unità abilitate alla fornitura di servizi di dispacciamento ed è limitata agli utenti del dispacciamento delle suddette unità; > si svolge nelle ore antimeridiane del giorno prima; > tratta quantitativi orari di energia. Gli operatori ammessi alle contrattazioni presentano offerte di acquisto o vendita di energia per ogni ora del giorno successivo, specificando una quantità massima offerta ed un prezzo di vendita; > funziona come “asta selettiva”. Le offerte, selezionate dal GRTN in ordine di merito e tenuto conto dei vincoli fisici degli impianti di generazione e della rete elettrica, ricevono il proprio prezzo di offerta. e
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Il mercato per il servizio di dispacciamento:
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Intervista a
Sergio Agosta*
La Borsa elettrica * Ad del Gme
Big-bang per il mercato elettrico Prezzi più trasparenti e vicini al reale costo di produzione, elasticità del mercato e abolizione degli ostacoli per i new comers. Questi gli effetti della Borsa elettrica, un mercato telematico dove l’incrocio tra domanda e offerta forma il prezzo dell’elettricità per ogni ora della giornata. Con attenzione alla sicurezza e all’efficienza del sistema. Sergio Agosta
di Claudio Mimmi
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Un prezzo dell’elettricità sempre più vicino al costo reale di produzione. Non solo per quanto riguarda il valore del chilowattora, ma anche quello dei servizi negoziati dell’energia. Con benefici per i consumatori in termini di possibili riduzioni delle bollette ma anche per i produttori, soprattutto per i nuovi operatori che si affacciano su un mercato da anni dominato dalla presenza di pochi operatori. È con questa missione che è nata la Borsa elettrica. Un vero e proprio mercato fisico dell’energia dove domanda e offerta si incrociano ogni giorno – attraverso una serie di sessioni telematiche di scambio e di aggiustamento – per dare vita al prezzo dell’elettricità. Un prezzo che dunque risponderà, in ogni momento, alla reale situazione del mercato energetico italiano fotografando un valore economico del chilowattora legato al puntuale andamento del fabbisogno, della produzione disponibile, delle punte o delle flessioni di domanda. A spiegare il meccanismo e le dinamiche della Borsa che segna il vero big-bang dell’energia in Italia, è l’Amministratore delegato del Gestore del Mercato Elettrico, Sergio Agosta che traccia un primo bilancio sullo strumento messo a punto nel cammino del sistema elettrico italiano verso una completa liberalizzazione.
elettricità dal quale nasce il prezzo. Con una serie di vantaggi effettivi. Per la prima volta in Italia, dopo anni di scenario caratterizzato dalla presenza di pochi operatori, si ha una netta separazione tra consumatori e produttori.
Borsa elettrica, una novità per l’Italia che segna l’avvio di una nuova era nel mercato elettrico. Cosa aspettarsi?
Può spiegare meglio il passaggio?
La Borsa elettrica è semplicemente uno strumento tecnico, un luogo fisico di incontro tra la domanda e l’offerta di
Vantaggi quindi anche sui prezzi che oggi vedono il nostro Paese ai primi posti delle classifiche europee del caro-bolletta, sia per quanto riguarda le piccole e medie imprese, sia per le famiglie? L’avvio del meccanismo della Borsa elettrica introduce un sistema trasparente di formazione del prezzo. E, anche se al momento non si possono fare previsioni su quale sarà la media, le simulazioni e le prove tecniche operate in questi mesi di pre-avvio a regime, lasciano spazio ad un prezzo non solo in linea con l’attuale, ma anche leggermente inferiore. Questo grazie ad un modello – quello previsto dal mercato – che dà maggiori garanzie sull’assenza di possibili o eventuali sovraccarichi da parte dei produttori.
Dall’incrocio tra domanda e offerta, così come avviene in qualsiasi altro mercato, si raggiunge un prezzo più vicino al costo marginale. Più aderente cioè al costo reale di produzione.
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Sergio Agosta
Questo vale non solo per il costo di ogni chilowattora, ma anche per quelli di tutti gli altri servizi negoziati dell’energia.
Insomma, pochi margini di lucro da parte degli operatori… Sicuramente il meccanismo della Borsa elettrica fotograferà un prezzo che testimonia l’andamento della domanda e dell’offerta per quel determinato giorno. Che cioè terrà conto esclusivamente della situazione dei fondamentali del mercato: della domanda e dell’offerta e delle loro dinamiche. Senza lasciar spazio ad altre variabili esogene.
Ma in pratica, come funziona? Gli scambi avvengono su un mercato virtuale: una ‘piazza’ alla quale gli operatori si connettono telematicamente via internet con sistemi di accesso quali la firma elettronica e la smart card. Attraverso questa procedura comunicano e ricevono informazioni. Nel caso di produttori inviano la propria offerta di vendita mentre in quello dei consumatori la propria domanda di acquisto. E ricevono informazioni preliminari di mercato sulla situazione del fabbisogno, le previsioni di picchi di domanda e di criticità di sistema nonché gli esiti del mercato, dei programmi di produzione e consumo.
Proviamo a descrivere una giornata tipo della Borsa elettrica?
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La Borsa è divisa in due tipi di mercato, quello dell’energia e quello di dispacciamento. Nel primo produttori, grossisti e clienti finali idonei nonché l’Acquirente Unico per il mercato vincolato, vendono e comprano l’elettricità per il giorno successivo. Il mercato dell’energia a sua volta è diviso in sessioni: quella del giorno prima - il cosiddetto Mgp - dove si definiscono i flussi ed il prezzo, e si svolge all’inizio di ogni mattina. E quello di aggiustamento (MA), pronto a intervenire per riallineare possibili variazioni della domanda o dell’offerta rispetto alle previsioni, fissato ogni giorno nella tarda mattinata. Il Mercato per il servizio di dispacciamento, invece, è quello in cui il Gestore della Rete Nazionale di Trasmissione si approvvigiona dei servizi necessari alla gestione ed al controllo del sistema elettrico. È cioè la garanzia della copertura del fabbisogno nazionale ed il corretto funzionamento del servizio di trasporto. Questa fase è stata pensata ed organizzata per risolvere qualsiasi problema di congestione della rete, per l’acquisto della riserva operativa per il giorno dopo e per avere a disposizione l’energia elettrica necessaria al bilanciamento del sistema in tempo reale.
Cosa succede, ad esempio, in una sessione del mercato del giorno prima? Si trattano - si offrono e comprano - blocchi orari di energia. Gli operatori ammessi alle contrattazioni presentano le loro offerte di acquisto o di vendita per ogni ora del giorno dopo, indicando nel dettaglio la quantità massima offerta o richiesta ed un prezzo di vendita e di acquisto. Non avviene come nei mercati azionari dove le offerte sono abbinate su base continua: le offerte ricevute dal Gme vengono prese in considerazione solo al termine della presentazione. E sono poi gestite ed assegnate in
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Sergio Agosta
Mercato del Giorno Prima (MGP) Risorsa scambiata Unità ammesse a partecipare Operatori ammessi a partecipare Prezzo
Energia
Mercato di Aggiustamento (MA) Energia
Tutti i punti di offerta in immissione + Tutti i punti di offerta in prelievo
Mercato del servizio di Dispacciamento (MSD) Energia per la soluzione delle congestioni e per i margini di riserva
Energia per il bilanciamento in tempo reale
Tutti i punti di offerta in immissione e prelievo abilitati dal GRTN alla fornitura dei servizi di dispacciamento
Operatori di Mercato
Operatori di Mercato
Utenti di dispacciamento
Utenti di dispacciamento
Prezzo di Equilibrio
Prezzo di Equilibrio
Prezzo offerto
Prezzo offerto
Fonte: GME
relazione al merit order, selezionate cioè dal Gme in base all’ordine di merito economico in modo da ottimizzare il valore delle transazioni rispettando i vincoli di trasporto resi noti dal Grtn. Le offerte accettate pagano o ricevono un prezzo di equilibrio che in assenza di congestioni è unico in tutta Italia mentre in caso di criticità di sistema varia da zona e zona, ma solo per i venditori.
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Questo vuol dire che ci sarà un prezzo unico, per quella determinata fascia oraria, in tutto il territorio nazionale? Sì. Nel Mercato del giorno prima il prezzo applicato alle offerte di acquisto è comunque uguale per tutto il Paese.
Ma torniamo un passo indietro. Il meccanismo della Borsa è obbligatorio per approvvigionarsi di elettricità? elementi
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In questo caso la risposta è no. L’Italia ha adottato un meccanismo facoltativo. Ovviamente parliamo dei clienti liberi, di quelli che possono scegliere il proprio fornitore, in virtù dei loro livelli di consumo. Il sistema prevede infatti, oltre alla Borsa, anche la possibilità di stipulare i contratti bilaterali, fornendo al mercato un elevato grado di elasticità. I consumatori potranno cioè pianificare le proprie forniture nel medio-lungo termine attraverso contratti di fornitura con alcuni produttori e, allo stesso tempo, potranno far fronte a particolari esigenze aggiuntive acquistando spot in Borsa.
Lei ha parlato di vantaggi anche per i new comers, i nuovi operatori che si affacciano sul mercato elettrico e, più in generale per la sicurezza del Paese. Può spiegare meglio? Per quanto riguarda i vantaggi, è da tener presente che la trasparenza del mercato eliminerà la possibilità di approfittare di rendite di posizione, tagliando di fatto fuori dal gioco i nuovi entranti: sia sul mercato della produzione che su quello della vendita l’accesso sarà libero a tutti, fatti salvi i requisiti per l’operatività sulla ‘piazza’ virtuale. Poi c’è anche il vantaggio derivante dall’abbattimento delle spese
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Sergio Agosta
oggi necessarie – e ancor di più per i nuovi operatori – per le campagne commerciali di vendita e marketing.
Cioè? Non sarà più necessario avere costose unità di vendita e marketing. I nuovi soggetti potranno affacciarsi senza ricorrere a strutture commerciali. Ed anche i vecchi operatori potranno tagliare dalle loro spese queste funzioni, abbattendo costi operativi a beneficio non solo dei prezzi richiesti, ma anche dell’efficienza del sistema.
E per quanto riguarda la sicurezza del sistema elettrico, la cui vulnerabilità è stata dimostrata pochi mesi fa con l’episodio di blackout? Anche su questo fronte la Borsa potrà dare il suo contributo. Tutti gli operatori saranno infatti incentivati a produrre ed a mettere in campo i propri impianti, anche quelli più costosi, nei momenti di picco della domanda. A fronte dell’impennata del fabbisogno – come recita la legge economica dell’incrocio della domanda e offerta – il prezzo salirà. E gli operatori saranno stimolati ad attivare quegli impianti che oggi spesso si rischia di vedere rimanere spenti, perché più costosi e non remunerativi. In questa ottica anche i consumatori saranno incentivati ad un uso più razionale dell’energia ed al risparmio. e
Mercato Elettrico Energia
Risorse per il dispacciamento
GRTN
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Contratti bilaterali
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Produttori di energia elettrica
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Clienti idonei
Fonte: GME
Clienti vincolati
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A colloquio con
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Luca d’Agnese*
Il ruolo del GRTN nella Borsa elettrica * Ad del GRTN
Con la borsa più energia, maggior sicurezza e competitività Il GRTN farà in modo che il mercato non paghi un costo troppo alto per acquistare fuori programma dei volumi di energia eccessivi. Se si verificheranno eventi negativi, i prezzi dell’energia ne terranno conto, e sarà più facile per i produttori rendere disponibili gli impianti quando servono. La sicurezza sarà garantita da piani specifici di intervento e di rafforzamento. L’interconnessione con l’estero? Va aumentata, ma occorrerà anche modernizzare il parco di generazione ed eliminare alcune strozzature della rete all’interno del nostro Paese per rendere il sistema elettrico efficiente e competitivo.
Luca d’Agnese
di Edoardo Borriello
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La Borsa elettrica va gradualmente assumendo un ruolo di primo piano in Italia. Basata su tre mercati - quello del giorno prima, quello di aggiustamento e quello del dispacciamento, consente al Paese di dotarsi di uno strumento fondamentale per la trasparenza del mercato, capace di dare segnali chiari a imprese e clienti finali. Gestito dal Gme, il mercato elettrico è il luogo dove si incontrano la domanda e l’offerta di energia e dove si determinano i prezzi. È un mercato organizzato e gestito secondo criteri di trasparenza, imparzialità e concorrenza tra i partecipanti. Luca d’Agnese, Ad del Grtn, in questa intervista parla non solo della Borsa elettrica, dei suoi rapporti con il Gme e l’Acquirente Unico, degli sviluppi futuri, ma anche dei black-out e delle probabili ricadute positive per la collettività, che lo sviluppo del sistema elettrico può offrire.
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Dottor d’Agnese, qual’è il ruolo del Gestore della Rete nella Borsa elettrica? Con l’avvio della Borsa elettrica, regolata dalle offerte dei produttori, il Gestore della rete seleziona gli impianti da utilizzare per i servizi di dispacciamento, mantenendo il sistema elettrico in equilibrio in tempo reale, ottimizzando il costo complessivo dell’operazione. Si tratta di gestire con regole di mercato l’attività fondamentale del Grtn. Questo è in effetti il ruolo primario del Grtn nella Borsa elettrica. Inoltre, in una fase iniziale, il Grtn rappresenterà l’insieme della domanda
di energia elettrica. Tale ruolo è a tempo per consentire l’affinamento delle previsioni di consumo dei clienti che potrebbero risultare errate, non essendo questi ultimi ancora abituati a fare previsioni accurate sui propri consumi. Il Gestore della rete - che conosce i dati aggregati complessivi dei consumi ed ha il compito di intervenire per correggere la previsione di fabbisogno se troppo distante da quella congrua - eviterà che il mercato paghi un costo troppo alto per acquistare fuori programma dei volumi eccessivi di energia.
Quando finirà questo ruolo? Nel momento in cui gli operatori che si rivolgono al mercato avranno sviluppato sistemi affidabili per le loro previsioni. C’è quindi un ruolo che comunque è destinato a permanere ed è quello della gestione e dell’acquisto dei servizi di dispacciamento, e un ruolo transitorio che è quello di aggregazione della domanda. Una volta che i clienti si saranno abituati a questi meccanismi, saranno in grado di fare tutto da soli.
Quali sono le relazioni tra il Gestore della Rete e il Gestore del Mercato Elettrico e quelle tra il Gestore della Rete e l’Acquirente Unico? L’attuale struttura del gruppo ci vede azionisti unici di queste due aziende, a cui forniamo tutta una serie di funzioni
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Luca d’Agnese
aziendali. A parte ciò, l’elemento più importante del rapporto con il Gestore del Mercato elettrico consiste nel fatto che il Gestore della Rete utilizza per il mercato dei servizi di dispacciamento i sistemi informativi e le cosiddette piattaforme informatiche di proprietà del Gestore del Mercato elettrico. Fondamentalmente, il Gestore del Mercato è un po’ il cuore tecnologico di tutti i mercati dell’elettricità. Ed è questa, dal punto di vista operativo, la relazione più forte che abbiamo con il Gme. L’Acquirente Unico è invece uno dei grandi clienti del Gestore della Rete per tutto ciò che riguarda, in particolare, i servizi di dispacciamento. Compra energia per il mercato cosiddetto vincolato, costituito da famiglie, piccoli esercizi commerciali, artigiani, piccole aziende. È di fatto un intermediario di acquisto, seppure il più grande.
“ ” Migliorerà la disponibilità d’energia
Con l’entrata in funzione della Borsa elettrica, quali benefici trarrà il Gestore della Rete per la sua attività? Sicuramente una maggiore disponibilità di energia elettrica. La Borsa pagherà ai produttori prezzi più alti quando l’offerta sarà inferiore rispetto alla domanda, e prezzi più bassi quando l’offerta sarà abbondante, ciò spingerà i produttori ad essere disponibili con i loro impianti nel momento in cui se ne avvertirà il bisogno. Cosa che non avviene con l’attuale struttura tariffaria, peraltro superata, perché legata ad un momento storico in cui i consumi erano particolarmente alti d’inverno e più bassi d’estate.
E se questa struttura tariffaria fosse aggiornata?
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Non potrebbe mai tener conto delle variazioni climatiche o degli imprevisti legati anche al funzionamento degli impianti. Sono cose che non potrebbero essere prese in considerazione da un modello rigido come quello delle tariffe, mentre sono incorporate automaticamente nel sistema dei prezzi. In futuro potrebbero capitare giornate nere come quella del 26 giugno 2003, quando ci fu una scarsità di offerta elettrica per una serie di eventi, alcuni prevedibili, come l’aumento dei consumi d’estate, altri specifici, come il gran caldo, e che proprio quel giorno si verificarono guasti agli impianti e ci fu indisponibilità di energia dall’estero. In futuro, se si verificheranno una serie di eventi negativi, i prezzi dell’energia ne terranno conto automaticamente. Per cui sarà più facile per i produttori, sia in fase di programmazione che di gestione, rendere disponibili gli impianti quando serviranno. Da questo punto di vista, la sicurezza del sistema ne trarrà un grosso beneficio.
Ci sarà quindi un minor rischio di black-out? Se per black-out intendiamo un disservizio che nasce dalla rete elettrica, questo può essere legato, solo in alcuni casi, all’insufficienza dei mezzi di produzione. Se invece per black-out facciamo riferimento a quelli programmati, come è avvenuto il 26 giugno 2003, o anche alla forma meno penalizzante come il distacco dei clienti cosiddetti interrompibili, allora è esattamente questo il beneficio che ci si aspetta.
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Una maggiore sicurezza segue
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Luca d’Agnese
Consumi dell’energia elettrica in Italia [anno 2003-Valori provvisori]
Quote per tipologie di mercato 2003
2002
7,5%
7,6%
Il tema della sicurezza, come è emerso nel corso del 2003, ha diversi aspetti che vanno presidiati con piani specifici di intervento e con piani di rafforzamento. I piani di emergenza nazionali sono una delle ultime risorse di cui il gestore 33,8% dispone quando la capacità produttiva è insufficiente. Quando si verifica un’insufficienza di energia rispetto alla Mercato Libero Autoconsumi richiesta, il Gestore per evitare un guasto di rete, quindi un vero black-out, chiede l’attivazione di una serie di misure. Una delle più gravi è il distacco programmato della clientela non interrompibile, cioè la clientela diffusa.
55,8%
36,8%
Mercato Vincolato
Fonte: GRTN
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In tema di sicurezza, quale importanza potranno assumere i piani di emergenza nazionali e l’attivazione di capacità di riserva in caso di picchi di domanda o di incidenti che mettono fuori uso la rete?
58,6%
Questo piano di emergenza nazionale non veniva utilizzato dagli anni novanta ed è tornato di attualità il 26 giugno dell’anno scorso. Dal punto di vista tecnico, ha funzionato?
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Sì. I clienti sono stati staccati per 90 minuti secondo il programma e l’effetto è stato quello voluto, salvaguardando la sicurezza della rete. Sono state poi proposte modifiche per renderlo più adattabile alle esigenze specifiche del sistema, migliorando tra l’altro la comunicazione agli utenti, che il 26 giugno risultò insufficiente. È stata messa a punto la catena di compiti per tutti coloro che sono coinvolti in questo tipo di programma, dal Gestore, ai distributori, alla Protezione Civile, alle altre autorità. elementi
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E l’attivazione di capacità di riserva in caso di picchi di domanda o di incidenti?
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Dobbiamo fare un’analisi di questa cosiddetta capacità di riserva, in funzione dei tetti che sono richiesti per farla funzionare. Nel senso che, se parliamo di incidenti che mettono fuori uso la rete, parliamo di eventi che hanno un orizzonte temporale di secondi, per cui solo alcuni degli impianti, essenzialmente quelli idroelettrici di pompaggio e in misura minore quelli termoelettrici, sono in grado di Potenza efficiente di generazione in Italia rispondere a queste esigenze. Quello su cui si sta lavorando è invece un miglioramento del sistema di interventi Fabbisogno di potenza alla punta di difesa, che consentono, in caso di 2003 2002 Var. % incidenti sulla rete, di agire Punta Invernale Punta Invernale automaticamente. Per esempio, se nella 53.400 MW Netti 52.590 MW Netti +1,5% notte si verifica una condizione critica 10 dicembre 2003 12 dicembre 2002 sulla rete, si possono mettere a punto sistemi più sofisticati di quelli che già Punta Estiva Punta Estiva 53.105 MW Netti 50.974 MW Netti +4,2% 17 luglio 2003 21 giugno 2002
Fonte: GRTN
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Luca d’Agnese
abbiamo e che sono entrati in Potenza efficiente di generazione in Italia funzione nella notte del 28 settembre, ma in maniera non soddisfacente Copertura del fabbisogno alla punta del 2003 come purtroppo si è visto. Si stanno studiando ulteriori rafforzamenti, ampliamenti ed estensioni dei Punta invernale Punta estiva meccanismi che consentono di 100% intervenire in modo automatico su 90% questi impianti. Viceversa, nel caso in 80% cui la difficoltà del sistema sia in 70% Geotermoel. 1,1% 1,1% qualche modo prevedibile, quindi 60% Estero 11,2% 10,3% 50% con un orizzonte temporale più Idroelettrico 20,1% 22,1% 40% lungo, a questo punto parliamo di 30% attivazione di impianti che possono Eolico 0,2% 0,3% 20% richiedere tempi più lunghi. 68,0% Termoelettrico 66,2% 10% Addirittura il Paese ha in corso un 0 programma per attivare una serie di impianti, tra cui quelli dell’Enel, che richiedono mesi e investimenti per Fonte: GRTN poter essere rimessi in funzione. In pratica un ventaglio di interventi che consentono da un lato di avere effettivamente disponibili degli impianti che già esistono, ma che non sono disponibili per mesi o anni, e dall’altro di attivare in tempi più brevi, in pochi secondi, risorse di produzione.
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0
Si riuscirà a raggiungere entro il 2005, come fissato a Barcellona nel 2002, il livello di interconnessione tra i sistemi elettrici pari al 10% delle produzioni installate?
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In Italia ora siamo sotto tale cifra. Ma abbiamo in corso un intervento che dovrebbe portare ad avvicinarci a questo obiettivo tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005. Non so se riusciremo a superare il 10%, però si può dire che l’Italia è oggi vicina a questa percentuale. Infatti, a seconda che ci si riferisca alla capacità totale di interconnessione o a quella netta del margine di sicurezza, la percentuale si colloca tra l’8% e il 9%. E con questo ulteriore intervento, potrebbe agevolmente collocarsi intorno al 10%.
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L’Italia può quindi dormire sonni tranquilli? Non credo. Il fatto che il nostro Paese sia vicino a questo valore non significa che possiamo sederci sugli allori. L’Italia ha bisogno di interconnessione con l’estero. Da noi l’energia è strutturalmente costosa, perché nel loro insieme le centrali italiane producono energia più cara di quella che è disponibile sui mercati europei. Ciò fa sì che i clienti italiani siano ovviamente interessati, in un’ottica di apertura del mercato, ad acquistare energia all’estero. Da qui la necessità di aumentare la capacità di interconnessione. Proprio per questo motivo, oltre alla linea che verrà completata tra Lombardia e Svizzera, nei piani del Gestore c’è lo sviluppo di altre due linee importanti, con Austria e Slovenia, mentre con la Francia ci sono contatti per investimenti ulteriori. Inoltre, abbiamo in Italia un programma abbastanza ampio e sviluppato di linee private, varato con la delibera 151 del 2002, per le quali esistono già numerose domande che il Gestore sta vagliando da un punto di vista tecnico e di realizzabilità. Più recentemente c’è stata una legge dello Stato, decreto per la sicurezza, che prevede un ulteriore canale di approvazione di questi investimenti privati.
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Luca d’Agnese
Ricapitolando....
Potenza efficiente di generazione in Italia
Potenza netta operativa giugno 2002- giugno 2003 (MW) Potenza efficiente netta Potenza trasformaz. 3.864 Arresti lunga durata 3.633 Limitaz. per decreti 1.496 Altre cause 1.641 Potenza netta operativa 0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
62.566 70000
73.200
È vero che siamo vicini al 10%, è vero che probabilmente raggiungeremo questo livello già verso la fine del 2004 o ai primi del 2005, ma è anche vero che per le particolari condizioni dell’Italia abbiamo bisogno di un incremento significativo delle interconnessioni.
Fonte: GRTN
È chiaro che il mercato dell’energia elettrica aumenterà la concorrenza. Ma quando e a quali condizioni si potrà ipotizzare un calo dei prezzi?
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In una situazione come quella italiana, dove non c’è un eccesso di offerta, si può ipotizzare un miglioramento dei prezzi solo a fronte di una significativa riduzione dei costi, che è peraltro un elemento importante e atteso in Italia, ma che richiede uno spostamento del mix di produzione da impianti costosi a impianti meno costosi. È un programma che ha interessato una quantità importante di volumi di produzione con il progetto di trasformazione di centrali sia dell’Enel che delle tre Genco, cioè dei tre pezzi di Enel venduti ai privati, in cui molte centrali sono in corso di conversione. Abbiamo anche altri programmi. Recentemente è stata approvata la conversione a carbone della centrale Enel di Civitavecchia. Ci sono poi interventi rivolti alle centrali di nuova costruzione, tra cui le prime ad entrare in funzione saranno quelle dell’Eni. Ma ne arriveranno altre, con tecnologie avanzate, moderne, che consentono bassi costi di produzione.
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Quanto tempo occorrerà?
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Ci vorrà del tempo. L’effetto positivo sui prezzi lo si avrà solo nel giro di qualche anno. La prospettiva è chiaramente questa, cioè un sistema che progressivamente abbassa i costi e quindi i prezzi.
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Più mercati, più opportunità di scambi e di relazioni tra gli operatori
”
In prospettiva, dopo l’avvio della Borsa, quali potranno essere gli sviluppi del mercato e del sistema elettrico? Dal punto di vista del mercato, come dimostra l’esperienza inglese, che ha avviato la Borsa nel 1989 e ancora oggi ne sta modificando i meccanismi, il Gestore del Mercato si occuperà di tutti i prodotti derivati, come è avvenuto in altri paesi. La loro esperienza dimostra che nel corso del tempo le strutture di mercato cambiano, si evolvono.
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Luca d’Agnese
Ci sarà quindi un arricchimento dei mercati, dove un numero sempre maggiore di opportunità di scambio di prodotti, di relazioni di tipo diverso fra gli operatori, prenderanno piede. Invece dal punto di vista del sistema elettrico, oltre al progressivo sviluppo dell’interconnessione con l’estero e all’ammodernamento del parco di generazione, il terzo grande nodo da sciogliere è l’eliminazione di alcune strozzature della rete all’interno del nostro Paese.
Vale a dire.... Il problema della linea Matera-Santa Sofia che impedisce all’energia prodotta in Puglia o importata dalla Grecia di affluire verso le regioni ad alto consumo, come per esempio la Campania. O quello tra Piemonte e Lombardia, dove l’energia prodotta non riesce ad essere liberamente scambiata. Ed anche tra Nord e Sud esistono limiti ai flussi di energia, che saranno più evidenti nel momento in cui, con la Borsa, ci sarà l’incentivo economico a realizzare maggiori scambi tra produttori del Nord e clienti del Sud e viceversa. E la costruzione di nuovi impianti rischia, se non si accelerano i tempi di approvazione della costruzione di nuove linee, di creare nuovi problemi. Ci sono richieste di costruzione di impianti in aree in cui la rete attuale non ha la possibilità di trasferire l’energia prodotta verso le aree di consumo.
Quali sono queste aree? Parliamo della Calabria, dove è in corso un rafforzamento del collegamento con il resto dell’Italia. Parliamo di quelle intorno al Piemonte e alla Lombardia e al Veneto. Ma anche della Sardegna, regione per la quale abbiamo un piano di rafforzamento del collegamento con il continente.
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In particolare, l’aumento di interconnessione, l’aumento della capacità di produzione installata e della sostituzione di quella costosa con quella più efficiente, l’eliminazione delle strozzature della rete nazionale, che rischiano di essere, se non si interviene, un freno a tutto il resto. È inutile importare più energia se poi deve restar ferma nel nord della Lombardia. Abbiamo bisogno di costruire nuovi impianti e linee per portare l’energia nei luoghi di consumo. e
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Sostanzialmente, quindi, gli sviluppi sono tre?
Potenza efficiente di generazione in Italia
Potenza disponibile alle ore 11 del 25 giugno 2003 (MW) Potenza netta operativa
62.566
Scarsa idraulicità 2.734 Pagina
Manutenzioni 3.919 Alta temp. scarico 3.082 Avarie 3.202 Altre cause 1.575 Potenza disponibile 0 Fonte: GRTN
10000
20000
30000
40000
48.047 50000
60000
70000
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Parla
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Nando Pasquali*
Per le famiglie e le piccole imprese *Presidente e Ad dell’Au
Quello scudo chiamato AU Il singolo a livello contrattuale conta poco, l’Acquirente Unico invece rappresenta una forza. AU può esercitare il suo potere contrattuale nei confronti dei produttori per ottenere i prezzi più vantaggiosi di elettricità. Altri paesi ci insegnano che clienti domestici e piccole imprese hanno una scarsa propensione a cambiare fornitore, perché manca la convenienza commerciale da parte dei clienti e non c’è l’interesse dei rivenditori. Dove l’apertura sul fronte della domanda di energia elettrica è stata completata è previsto un fornitore “standard” che assicura il servizio nel caso in cui il cliente finale non eserciti il diritto di rifornirsi sul mercato libero.
Nando Pasquali
di Francesco Signoretta
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Atto secondo per la liberalizzazione del mercato energetico nazionale. A gennaio, infatti, ha acceso i motori per le prove preliminari di funzionamento la Borsa elettrica e con essa è diventato operativo l’Acquirente Unico che si è sostituito all’Enel come ”garante” per i clienti vincolati: 30 milioni di utenti di cui 25 milioni con contratti per usi domestici e 5 milioni tra piccole imprese, artigiani, negozianti, studi professionali etc. Ad essi si sommano anche quei titolari di contratto che, pur raggiungendo la soglia minima di consumo per accedere direttamente al mercato libero, decidono di rimanere temporaneamente nel cosiddetto “mercato vincolato”. Un ruolo di primo piano, quindi, che fa dell’AU il principale operatore italiano sul fronte della domanda e che Nando Pasquali, presidente e Amministratore delegato, definisce di “importanza fondamentale per contenere il rischio prezzo”.
Una rivoluzione per l’utente, dottor Pasquali? Al contrario, si tratta di una rivoluzione nel modo di operare, ma non per l’utente. Per lui non cambia assolutamente nulla: al pari di prima girerà l’interruttore e le lampadine di casa sua si accenderanno. È diverso il soggetto che commercialmente si incarica di approvvigionare sul mercato e rendergli disponibile questa energia.
Dall’Enel si è passati all’AU, ma ai fini pratici tutto resta come prima: i clienti più deboli potranno contare su una fornitura a prezzi trasparenti e ragionevoli, che riflettono le migliori condizioni di prezzo alle quali AU ha potuto effettuare gli acquisti sul mercato. In sostanza, cambia la modalità di determinazione del prezzo dell’energia che concorre alla fissazione delle tariffe da parte dell’Authority.
Come dire, i tagli alle bollette non ci saranno subito, ma in un secondo momento? Non dico questo. Ci sono comunque le economie di scala. AU mette sicuramente in campo un potere diverso rispetto al singolo acquirente che, nel caso del cliente vincolato, è praticamente inesistente. In regime di libero mercato si incrociano domanda e offerta: l’importanza della grandezza dell’operatore è quindi evidente. Per esempio, abbiamo fatto degli acquisti convenienti sull’estero risparmiando alcune centinaia di miliardi di vecchie lire: l’utente ne ha già beneficiato. Perché Acquirente Unico, che opera senza fine di lucro, cede alle imprese distributrici l’energia approvvigionata ad un prezzo pari al costo di acquisto, incrementato soltanto dei propri modesti costi di funzionamento che sono quelli ammessi dall’Autorità per l’energia.
PRIMO PIANO
Nando Pasquali
“
Mi pare di capire che vi consideriate un “paracadute” per famiglie e piccole imprese...
Far beneficiare i piccoli clienti della liberalizzazione
Proprio così. Acquirente Unico opera affinché anche i consumatori che sono più deboli nei confronti delle politiche commerciali dei fornitori, perché la loro domanda è quasi inelastica al variare del prezzo, possano trarre beneficio dal processo di liberalizzazione del settore elettrico.
Fino al 2007?
”
Questa è la data fissata come limite al completamento del processo in atto e all’operatività dell’AU. La necessità di tutelare i piccoli, però, ci sarà anche dopo. Su come si dovranno tutelare i piccoli consumatori, una volta che anche loro saranno ritenuti idonei a presentarsi sul mercato libero, non tutto è già stabilito. Comunque anche l’Italia dovrà dare attuazione alla direttiva europea 2003/54 che prevede che gli Stati dispongano affinché utenti civili e piccole e medie imprese possano usufruire dal 1° luglio 2007 del servizio universale, inteso come fornitura di elettricità di qualità predeterminata e con bollette facilmente comparabili.
“ ”
Oltre la data prevista?
Tutti i clienti Fonte: AU
29/4/2003
1/7/2004
1/7/2007
(dir. UE n. 54/2003)
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Più d’una. Prima accennavo alla propensione al cambiamento che risulta piuttosto bassa. Ma bisogna tenere conto che AU svolge anche una sorta di funzione mutualistica. Può quindi risultare particolarmente comodo rimanere “ormeggiati” al mercato vincolato. In questo modo, infatti, il potere contrattuale aumenta. L’Acquirente Unico può mettere sul piatto della bilancia il consumo previsto per l’utenza vincolata (oggi il 51% del totale) facendo contratti pluriennali e ottenendo possibili sconti. Ai singoli questo è precluso. In gioco, in sostanza, c’è la possibilità di porsi sullo stesso piano competitivo dell’industria e delle grandi utenze in generale. Loro i prezzi migliori li ottengono perché hanno consumi Regole per l’accesso alla qualifica singolarmente rilevanti e sono in di cliente idoneo grado di dire di quanta energia hanno bisogno e quando. Con AU operativo anche le Consumo annuo 100.000 kwh famiglie e le piccole imprese possono farlo. e Clienti non domestici (dir. UE n. 54/2003)
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Ci sono ragioni valide perché non lo facciano?
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Fornitore standard
Se guardiamo ai Paesi che sono più avanti di noi nella liberalizzazione di questo settore, come ad esempio gli Usa, notiamo che clienti domestici e piccole imprese hanno una bassissima propensione al cambiamento del fornitore, attribuita da numerosissimi studi o alla mancanza di convenienza commerciale da parte dei clienti, ma anche, soprattutto, allo scarso interesse da parte dei rivenditori. Tanto che, nella maggior parte degli Stati in cui l’apertura sul fronte della domanda di energia elettrica è stata completata, le norme prevedono la presenza di un fornitore “standard” che assicura il servizio quando il cliente finale non eserciti il diritto di scelta del fornitore.
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Garribba, Preziso e Tabacci
L’Italia non è la cenerentola nella deregulation dell’elettricità La liberalizzazione va avanti in modo soddisfacente (Tabacci e Garribba), ma siamo ancora lontani da un mercato elettrico competitivo (Prezioso). Importante incrementare l’offerta, importare da dove l’energia costa meno e unificare GRTN e Terna (Tabacci). La reciprocità con gli altri paesi è essenziale per un mercato europeo integrato (Prezioso e Tabacci), ma occorre anche un’organizzazione interna del mercato elettrico europeo (Garribba). Interconnessioni con l’estero: le aste potrebbero vanificare gli sforzi per potenziare le reti (Prezioso), che più che rafforzate, vanno “governate”, superando il concetto di confine (Garribba). La strada non è solo accrescere l’import, ma anche abbattere il deficit tra domanda e offerta con una risposta a livello nazionale (Tabacci). Borsa elettrica: c’è il rischio di un mercato del compratore più che del venditore (Garribba). Serve la volontà che la borsa resti lo strumento principe per aprire il mercato a più soggetti possibili (Prezioso), ora l’impressione è che ci siano problemi strutturali complessi (Tabacci). Per la Sicurezza, il nodo rimangono gli investimenti infrastrutturali in impianti e reti (Prezioso). I black out possono essere associati alle liberalizzazioni, quando queste non sono fatte come dovrebbero (Garribba). Servono nuovi impianti e potenziare la riserva.
di Cristina Corazza
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Foru
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Nella deregulation dell’elettricità, l’Italia non veste i panni di cenerentola. La liberalizzazione avviata dal decreto Bersani sta producendo risultati soddisfacenti anche in confronto con altri partner europei, con lo smantellamento del monopolio e l’arrivo di nuovi attori sul mercato. Restano però da sciogliere nodi cruciali quali la forte dipendenza dall’estero, la sicurezza, le regole di reciprocità, il non facile avvio della Borsa elettrica, l’assetto delle reti e la devolution nel settore, oltre che la necessità di una maggiore trasparenza nelle importazioni. Sono alcuni degli spunti che emergono dal Forum organizzato da “Elementi”, con Sergio Garribba, nuovo direttore per le Fonti di Energia del Ministero delle Attività Produttive, Giuseppe Prezioso, Vice Presidente di Confindustria per le Infrastrutture, l’ambiente e le public utilities e Bruno Tabacci, presidente della Commissione Attivita’ Produttive della Camera dei Deputati, chiamati a tracciare un bilancio della liberalizzazione elettrica “made in Italy”.
A cinque anni dal decreto Bersani che ha fissato le linee guida per la deregulation dell’elettricità in Italia, la strada che stiamo percorrendo verso la completa liberalizzazione e il mercato è quella giusta?
BRUNO TABACCI “La liberalizzazione dell’elettricità è stata avviata con grande determinazione e intensità rispetto ad altri paesi europei. Dal decreto Bersani in poi si sono create le condizioni perché l’Enel scendesse sotto il 50% della produzione aprendo spazi per altri competitor e se guardiamo, ad esempio, ai francesi, abbiamo fatto molti più passi in avanti. L’Italia soffre però di un dato negativo di partenza che nessuna liberalizzazione può colmare, ed è quello dell’insufficiente produzione di elettricità che ci costringe ad importare il 17% del fabbisogno. Non basta liberalizzare, né si può pensare che il segreto sia quello di consentire a qualcuno di fare del trading, comprando energia per rivenderla e guadagnarci sopra”.
SERGIO GARRIBBA “Premesso che non esiste un modello unico o preferibile di mercato e che ogni paese deve trovare istituzioni e forme organizzative che meglio rispondono ai suoi obiettivi di politica energetica ed economica, credo che il bilancio della liberalizzazione dell’elettricità in Italia sia abbastanza soddisfacente, anche nel confronto europeo. L’esperienza della Gran Bretagna, che ancora oggi rappresenta un riferimento, si è sviluppata in diverse fasi e si è pervenuti
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Garribba, Prezioso e Tabacci
al mercato elettrico concorrenziale al dettaglio in una decina di anni. Per contro il decreto Bersani, che ha avviato la liberalizzazione del mercato elettrico compie oggi cinque anni. Non solo, va tenuto presente che le liberalizzazioni non si concludono mai: il mercato concorrenziale perfetto è un’utopia”. GIUSEPPE PREZIOSO “A mio giudizio, invece, un mercato elettrico, in cui gli operatori possano confrontarsi e innescare dinamiche competitive in grado di creare prezzi efficienti, è ancora lontano. Il disegno di legge Marzano è un momento importante per definire e completare il processo di transizione verso il mercato libero ma è fondamentale che la riforma consenta di arrivare al potenziamento della struttura energetica”.
La scarsa capacità di generazione è uno dei punti di crisi. Quali sono i nodi ancora irrisolti e le strategie per affrontarli?
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GIUSEPPE PREZIOSO “Il differenziale di prezzo tra l’Italia e gli altri partner europei, la necessità di nuovi investimenti, una maggiore efficienza del parco centrali, l’accesso ai mercati finanziari per sostenere i progetti di investimento, per citarne solo alcuni. E poi, una politica energetica centrata sulla realizzazione di nuove infrastrutture elettriche e su opportune misure di incentivazione è vitale per dare nuovi slanci al mercato”.
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SERGIO GARRIBBA “Ne cito tre: la formazione di un’offerta concorrenziale, la terzietà delle reti, la tutela e le garanzie per consumatori e utenti nella fase di transizione verso il mercato libero. Il decreto Bersani ha un’impronta abbastanza dirigistica, scaturita da un dibattito parlamentare che aveva portato alla convinzione quasi generale che fosse necessario introdurre vincoli stringenti, scadenze precise, controlli e meccanismi esterni di tutela. L’attuale Governo si affida molto di più alla regolazione dei comportamenti dei soggetti, segnatamente delle imprese. Rimane però difficile promuovere la Sergio Garibba concorrenza in un mercato in cui non si riescono a costruire nuovi impianti ed è ancora forte la posizione dell’ex monopolista verticalmente integrato. Il problema è accentuato dalla coesistenza nel Governo di due esigenze conflittuali fra l’azionista maggioritario dell’ex monopolista e l’esigenza di contenimento di tariffe e prezzi, tra i più alti in Europa. C’è poi il problema di garantire accesso ed uso non discriminatori alla rete, garantendo l’indipendenza da interessi di produttori, venditori e utilizzatori. Il modello del gestore indipendente si è dimostrato complesso e poco efficace nel promuovere gli investimenti. Occorre dunque accelerare l’unificazione di proprietà e gestione delle infrastrutture e risolvere l’anomalia italiana del quasi monopolio Enel nella distribuzione, prevedendo la formazione di imprese multiregionali e separando nettamente la distribuzione dalle attività di misura e di vendita creando più concorrenza e sviluppando il mercato della fornitura di elettricità al dettaglio”. BRUNO TABACCI “La forte dipendenza, ecco il problema. Per creare un mercato ed essere meno vulnerabili, occorre incrementare l’offerta -e ancora non ci siamo-, e bisogna anche rendere possibili le importazioni dai paesi dove l’energia costa meno. Occorre poi diversificare le fonti di approvvigionamento, promuovendo tecnologie per il carbone pulito e smetterla di incentivare in modo analogo la produzione di energia dalle fonti più diverse, spesso tutt’altro che rinnovabili. Anche l’unificazione della proprieta’
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della gestione delle rete elettrica e di quella del gas con la possibilità di creare una società che gestisca entrambe le reti è indispensabile per proseguire con la liberalizzazione del mercato”.
Il problema della reciprocità con gli altri paesi è stato superato o no? Quali azioni permetteranno di fatto questa condizione? BRUNO TABACCI “È chiaro che la liberalizzazione non può attuarsi che in condizioni di reciprocità. Un tema cruciale, che abbiamo sostenuto in particolare nei confronti della Francia dove il mercato è chiuso e in mano a un monopolista che gode di privilegi fiscali e garanzie dello Stato di cui, ad esempio, l’Enel non gode, che determinano una concorrenza non nel tutto trasparente. Il tema di fondo è quello di rendere trasparente la competizione: chiediamo solo che le direttive comunitarie vengano applicate e mi auguro che i francesi aprano un varco su questa strada, evitando di far crescere il contenzioso tra noi e loro e rispetto all’Europa”.
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GIUSEPPE PREZIOSO “La reciprocità è essenziale in un’ottica di mercato europeo integrato. Occorre garantire la corrispondenza tra gli Stati membri e assicurare, in particolare, la reciprocità di accesso ai mercati nazionali. Ma fino a quando non ci sarà omogeneità nell’assetto istituzionale che governa il segmento della generazione, sarà difficile garantire una sostanziale reciprocità. Inoltre è indispensabile favorire, attraverso l’evoluzione del quadro normativo comunitario, l’avvio di una effettiva concorrenza nell’offerta, consentendo l’ingresso di nuovi operatori”.
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SERGIO GARRIBBA “Le condizioni di reciprocità potevano essere invocate agli inizi del processo di liberalizzazione del mercato nazionale che ora sta procedendo verso il mercato interno europeo che, in prospettiva ,dovrebbe funzionare come un unico mercato integrato. Considerato questo traguardo, si assiste ad un riposizionamento competitivo delle antiche imprese nazionali che escono dai loro territori e mercati tradizionali per entrare in nuovi mercati e dare origine a imprese elettriche transnazionali attraverso fusioni, acquisizioni, focalizzazione nel "core business", separazione di rami di attività e nuovi investimenti. È in questo sistema europeo che dobbiamo essere protagonisti: e a tal fine, le regole di reciprocità definite in termini di grado di apertura del mercato dalle direttive Ue sono armi spuntate. Certo, le regole della concorrenza e del libero mercato vanno fatte rispettare: i soggetti di impresa che ancora godono di privilegi e protezioni nei loro mercati di origine vanno intercettati e limitati nelle loro mire espansionistiche”.
Quanto potrà essere utile il rafforzamento delle interconnessioni con l’estero e l’incremento dell’offerta di import dai Paesi dove l’energia costa meno, anche in funzione di una riduzione dei prezzi dell’elettricità? GIUSEPPE PREZIOSO “Nel breve periodo, l’import è uno degli strumenti più efficaci per assicurare energia a prezzi relativamente più contenuti e per aumentare la disponibilità di elettricità a basso costo. Ad oggi, pero’, è una possibilità ridotta dai
Giuseppe Prezioso
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Garribba, Prezioso e Tabacci
vincoli fisici alla capacità di trasporto: i programmi del Grtn potrebbero portare ad un aumento della capacità di interconnessione di oltre il 50% nel periodo medio, ma pur essendo stati avviati, sono ancora bloccati sul piano autorizzativi a livello locale. È poi determinante che gli sforzi per potenziare le reti non siano vanificati da meccanismi di assegnazione dell’energia distorsivi come le aste, previste dal regolamento europeo cross-border, che faranno salire artificialmente il costo dell’energia, pregiudicando i vantaggi economici dell’import. È indispensabile garantire che paesi come il nostro possano individuare soluzioni per salvaguardare i benefici dell’approvvigionamento a basso costo”. SERGIO GARRIBBA “L’Italia è uno dei paesi europei meglio interconnessi: le reti con l’estero possono essere ulteriormente rafforzate per consentire l’import di elettricità a basso costo. Ed è certamente preferibile, in una logica di mercato interno europeo, importare a parità di altre condizioni elettricità a basso costo da paesi europei piuttosto che petrolio da regioni politicamente instabili. Ma le interconnessioni con l’estero devono essere governate, prevedendo in prospettiva accordi tra reti elettriche per l’organizzazione della riserva, lo scambio di informazioni, gli investimenti. Il "black-out" del 28 settembre insegna quanto sarebbe stata decisiva, per evitarlo, una migliore interazione tra operatori di rete, anche se non facenti parte dell’Ue. Nuove linee e impianti sono compatibili, anche se in prospettiva i prezzi dell’elettricità in Europa tenderanno a salire perché le fonti di approvvigionamento diventeranno sempre più costose e le tecnologie adottate sempre più simili”.
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BRUNO TABACCI “Le interconnessioni certamente vanno potenziate per ragioni di sicurezza e per rendere più efficiente l’integrazione nei sistemi elettrici europei. Ma la strada maestra non è solo accrescere l’import, bensì riuscire ad abbattere il deficit fra domanda e offerta con una risposta nazionale. E se un comune a cavallo fra Puglia e Lucania blocca il passaggio dell’elettricità in arrivo dalla Grecia, questo problema un paese normale avrebbe già dovuto risolverlo”.
Cosa occorre perché la Borsa elettrica, non sia una ‘borsetta’, come ha più volte affermato l’onorevole Tabacci, coinvolgendo un’ampia platea di soggetti, con un’offerta abbondante e innescando il gioco della domanda e dell’offerta?
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SERGIO GARRIBBA “L’avvio operativo della borsa elettrica è un’impresa importante, ma difficile. Una parte significativa dell’offerta, vale a dire l’import e la maggior parte dell’elettricità incentivata, sono collocate in mercati separati. Si aggiungono i contratti bilaterali che anch’essi tolgono liquidità al mercato borsistico. Infine, specialmente in alcune aree del Paese, non c’è sovracapacità produttiva e nelle trattazioni tende a vincere il venditore. Ma al di là di questi nodi, la formazione di una borsa non obbligatoria, con il mercato del giorno prima, il mercato di aggiustamento e quello dei servizi di dispacciamento, serve a dare segnali trasparenti di prezzi e di scarsità. Ritengo che il sistema complessivo debba essere ben sorvegliato per evitare sorprese e far sì che gli investitori stranieri scommettano sull’Italia”.
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GIUSEPPE PREZIOSO “È dal 2000 che il legislatore italiano ha intrapreso la strada per introdurre un meccanismo di borsa adeguato alle caratteristiche del tutto peculiari del nostro sistema energetico. Il risultato però non è stato quello atteso. Nonostante alcune
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difficoltà tecniche, credo però che resti ferma la volontà di fare della Borsa lo strumento principale per aprire il mercato ad un ampio numero di soggetti che con l’offerta di energia favoriscano un incontro tra domanda e offerta e alla creazione di prezzi concorrenziali”. BRUNO TABACCI “Mi auguro che la borsa marci bene. Ci sono problemi di regolazione e di atteggiamento dei partecipanti a fronte di attese miracolistiche: ho l’impressione che siamo di fronte a problemi strutturali molto complicati”.
La possibilità di effettuare contratti bilaterali, consentirà di calmierare i prezzi o come sostengono alcuni rischia di creare problemi di offerta e prezzi più elevati?
For
GIUSEPPE PREZIOSO “La soluzione ottimale è mantenere due mercati collegati che consentano al consumatore di scegliere. Per questo si è reso necessario evitare che i contratti bilaterali fossero soggetti ad approvazione: procedere in senso opposto, come prevedeva il decreto Bersani, avrebbe infatti portato distorsioni nella scelta da parte degli operatori per la contrattazione bilaterale o l’approvvigionamento in borsa. Mi auguro che la nuova regolazione dello scambio e del capacity payment non disincentivino il ricorso alla contrattazione bilaterale”.
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SERGIO GARRIBBA “La possibilità di una pluralità di opzioni per chi compra e chi vende l’energia elettrica deve essere prevista. I contratti bilaterali possono perfettamente coesistere con la Borsa elettrica e offrire vantaggi consentendo di stipulare accordi di lungo periodo, i cosiddetti "power purchase agreements" che permettono al venditore di ridurre il rischio nell’investimento in nuova capacità di generazione. Inoltre i contratti bilaterali potrebbero essere un importante tramite per agevolare la costruzione di nuove unità di generazione poiché consentono di offrire a gruppi di clienti condizioni di fornitura più favorevoli”.
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BRUNO TABACCI “Torniamo sempre allo stesso punto, di chi pensa che si possano risolvere i problemi aumentando le importazioni. Credo che varrebbe la pena di fare un’indagine approfondita sulle caratteristiche di queste importazioni, se effettivamente vanno agli energivori o se seguono altre strade. Non mi pare che chi importa per rivendere debba essere considerato un utente privilegiato. Sulla vicenda dell’import e dei contratti bilaterali, temo che ci siano situazioni probabilmente non dissimili al Cip 6, che varrebbe la pena di approfondire”.
Bruno Tabacci
La Borsa, però, potrebbe stimolere gli investimenti attraverso il meccanismo di formazione del prezzo che può garantire costi marginali di lungo periodo e quindi margini più elevati. Anche il ’capacity payment’ potrebbe essere un volano agli investimenti. GIUSEPPE PREZIOSO “Fino ad oggi gli investimenti sono stati frenati dall’assenza di un quadro stabile di regole di mercato che innescasse un nuovo ciclo virtuoso di investimenti, in grado di
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diversificare l’offerta e ridurre i prezzi. L’avvio della borsa elettrica dovrebbe costituire proprio quella struttura certa che gli operatori cercano per poter dare vita al ciclo di investimenti. In questo contesto, è indispensabile un sistema che consenta di aumentare la capacità di produzione, anche per evitare la volatilità dei prezzi. Il “capacity payment” vuole assicurare nel breve e medio termine, il raggiungimento ed il mantenimento di condizioni economiche che garantiscano un adeguato livello di capacità di produzione, soprattutto nei periodi più critici, facendo sì che tutta la capacità dispacciabile installata contribuisca, appunto, alla sicurezza ed alla adeguatezza del sistema”. SERGIO GARRIBBA “Chi investe ha bisogno di segnali di lungo periodo e i meccanismi per la remunerazione della capacità di produzione di energia elettrica previsti dal Governo portano a questo. Si tratta però di una soluzione transitoria che dovrà essere sostituita ai fini dell’efficienza da un mercato concorrenziale della capacità di lungo periodo. D’altro lato occorre una nostra strategia complessiva di intervento che riduca le vulnerabilità del sistema elettrico del Paese e incentivi a investire lungo i grandi assi o corridoi energetici verso l’Europa Sud-Orientale e la regione Mediterranea, regioni che hanno un valore strategico per il nostro futuro”.
um
BRUNO TABACCI “In Italia assistiamo a una situazione eclatante e allo stesso tempo incomprensibile: circa il 36% della potenza installata, oltre 28 mila MW, non viene utilizzata perché gli impianti sono in fase di riconversione o perché costosi o inquinanti. Un fenomeno di tali proporzioni non può essere tollerato a lungo e occorre chiarire il futuro di questi siti, per definire la nuova potenza necessaria ed evitare che il territorio sia gravato da presenze ingombranti e inutili”.
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Bilancio dell’energia elettrica in Italia (anno 2003 - Valori Provvisori)
+5,1%
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Variazione della produzione netta per fonte
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-6,3% -8
termoelettrica
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totale
Fonte: GRTN
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Dopo il recente black out, la sicurezza, dal punto di vista elettrico, nel nostro Paese è un problema quanto mai urgente. Come e con quali strumenti cercare di risolverlo? BRUNO TABACCI “La sicurezza è importante e riguarda soprattutto il problema della catena di comando. L’impressione avuta quando abbiamo fatto l’indagine conoscitiva sul black out è che qualche problema nel coordinamento ci sia. Quel che non doveva accadere è accaduto”. GIUSEPPE PREZIOSO “Il fabbisogno energetico nazionale è soddisfatto per l’83,7% dalla produzione nazionale, il restante 16,3% è coperto dall’import, attualmente l’unico canale di approvvigionamento di energia a basso costo. Si ripropone quindi il problema di un differenziale dei costi di produzione tra noi e gli altri partner europei. Tanto più che in Italia si produce elettricità soprattutto con impianti a olio combustibile e a ciclo combinato di vecchia generazione che hanno un’efficienza media attorno a 40%. Il nodo di fondo, dunque, sono gli investimenti infrastrutturali in impianti e reti, anche attraverso un concreto cambiamento della politica energetica, con un sistema di produzione più efficiente”.
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SERGIO GARRIBBA “L’epidemia di black out del 2003 che si è verificata, in ordine di tempo, nei paesi nordici, a Tokyo, negli Usa, in Canada, a Londra, in Danimarca e Svezia fino ad arrivare al 28 settembre in Italia, insegna soprattutto che i black out possono essere associati alle liberalizzazioni quando queste non sono fatte come dovrebbero. Nello specifico, il black out nasce da quattro motivazioni principali: la mancanza di investimenti in nuovi impianti e reti; la cattiva gestione delle interconnessioni tra paesi; la scarsa efficacia dei programmi di gestione di carico e domanda; l’ambiguità nell’assegnazione delle responsabilità ai diversi attori sul mercato liberalizzato. Occorre intervenire urgentemente su queste quattro cause anche se in misura differenziata a seconda delle diverse situazioni”.
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Bilancio dell’energia elettrica in Italia
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Domanda Mercato vincolato Mercato libero Autoconsumi Totale consumi Perdite Richiesta Totale Italia Offerta Produzione lorda Servizi ausiliari Produzione netta Ricevuta da fornitori esteri Ceduta a clienti esteri Destinata ai pompaggi Richiesta Totale Italia Fonte: GRTN
2003
2002
GWh
GWh
166.700 110.000 22.300 299.000 20.658 319.658
170.543 98.224 22.193 290.960 19.766 310.726
2003
2002
GWh
GWh
292.826 13.784 279.042 51.486 518 10.352 319.658
284.401 13.618 270.783 51.519 922 10.654 310.726
(anno 2003 - Valori Provvisori)
Variazioni 2003/2002 GWh
-3.843 +11.776 -107 +8.040 +892 +8.932
%
-2,3 +12,0 +0,5 +2,8 +4,5 +2,9
Variazioni 2003/2002 GWh
+8.425 +166 +8.259 -33 -404 -302 +8.932
%
+3,0 +1,2 +3,1 -0,1 -43,8 -2,8 +2,9
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Restiamo alla sicurezza: quanto pesano per valenza gli investimenti nelle infrastrutture, l’aumento della generazione e i piani di emergenza? GIUSEPPE PREZIOSO “Chi investe vuole certezze. E per averle, serve anche un quadro stabile di regole in grado di innescare un nuovo ciclo virtuoso di investimenti. Per questo è necessario garantire al più presto la piena operatività della Borsa, per remunerare nella maniera più razionale il mercato competitivo delle forniture incentivando gli investimenti. E poi è indispensabile, una volta per tutte, un’operazione verità per conoscere la mappatura delle centrali come realizzata nei mesi scorsi e verificare le ragioni di un gap di circa il 30% tra la capacità disponibile (circa 55mila MW) e quella dichiarata (oltre 70mila MW). Inoltre va sottolineata anche una certa difficoltà nel governare l’improvvisa carenza di offerta. Già in occasione del primo black out di giugno Confindustria aveva chiesto al Grtn di accedere alla documentazione sui distacchi di carico, per circostanziare l’accaduto e capire meglio le cause che hanno determinato l’accaduto. Non si comprende infatti perchè gli utenti debbano pagare in bolletta un corrispettivo a copertura del servizio di riserva se parte degli impianti non sono disponibili. E ancora, il Governo deve intervenire rapidamente in materia di infrastrutture energetiche, definendo una chiara politica nazionale, rendendo più trasparente il mercato per farlo divenire ulteriormente competitivo”.
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SERGIO GARRIBBA “Certamente gli investimenti in nuove infrastrutture sono utili, ma devono essere accompagnati da una efficace e affidabile gestione del sistema. Le responsabilità devono essere chiaramente assegnate ai diversi attori del mercato liberalizzato. Occorre prevedere meccanismi per il controllo del carico. I piani di emergenza sono una delle tante forme di gestione della domanda e del carico. Quanto all’operazione “verità” , la Borsa elettrica renderà molto più trasparente il sistema dell’offerta. Il Ministero delle attività produttive sta facendo partire il censimento degli investimenti avviati, bloccati, e previsti in tutte le attività dell’energia, proprio per dare certezze, ma anche assistenza concreta agli operatori”.
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BRUNO TABACCI “È indiscutibile che si debbano realizzare nuovi impianti e che venga potenziata la riserva operativa, diminuita dal 5,3 al 4,8% fra il 2001 e il 2002. Altrimenti il sistema resterà a rischio black out. Quanto all’operazione verità, sollecitata da Prezioso, chi la deve fare la faccia. E se il ministero ha realizzato censimenti e indagini, che li tiri fuori”.
Da più parti si sottolinea l’importanza di riconoscere all’energia elettrica una valenza geopolitica e strategica attribuendo un ruolo ai pubblici poteri, anche in relazione ai problemi connessi a federalismo e ’devolution’ dell’energia. BRUNO TABACCI “Sarebbe stato necessario utilizzare l’occasione del riordino costituzionale, per riportare in capo allo Stato le competenze in materia di energia. Temo però che su questo fronte si stia pasticciando”.
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GIUSEPPE PREZIOSO “Mantenere allo Stato queste competenze risponde non solo alla funzionalità del sistema, ma è necessario per realizzare un mercato unico e concorrenziale dell’energia a livello europeo. Per questo ci attendiamo che nel processo di riforma delI’art.117
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della Costituzione, il legislatore scelga di privilegiare un’attività di programmazione a livello nazionale per definire il fabbisogno energetico e le modalità per soddisfarlo. Diventa quindi fondamentale completare al più presto l’iter del Ddl Marzano, soprattutto per i primi cinque articoli sulle competenze di governo ed enti locali. In Italia, infatti, la capacità di attrarre nuovi investimenti per costruire impianti più efficienti è bloccata per il continuo contenzioso enti locali - governo centrale, che rallenta la realizzazione di nuove centrali ed il potenziamento delle infrastrutture di rete interne e le interconnessioni con l’estero. L’energia si caratterizza con una configurazione tale che se viene sottoposta ad una disciplina concorrente - come quella prevista dalla Legge Costituzionale 3/2001 - il comparto può essere regolato in modi diversi da autorità pubbliche diverse e finisce per perdere la natura di rete”. SERGIO GARRIBBA “I pubblici poteri hanno un ruolo essenziale nella fase di transizione verso il mercato liberalizzato. Le forze del mercato devono infatti essere guidate e indirizzate e questo è compito del Governo e del Parlamento. Federalismo e "devolution" non rappresentano un problema, ma una risorsa: un elevato grado di delocalizzazione decisionale, dovrebbe essere accompagnato da un efficiente coordinamento delle regioni fra di loro e delle regioni con le amministrazioni centrali. Quel che conta è il governo dell’energia, in un’ottica di confronto e competitività sul fronte europeo. Certo, non tutte le decisioni possono essere delocalizzate: le grandi reti, ad esempio, sono un problema nazionale e transnazionale che dovrebbe essere deciso secondo un’impostazione integrata e in un orizzonte temporale adeguato”. e
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Potenza efficiente di generazione in Italia
aprile/giugno 2004
Potenza Potenza idrica lorda Potenza termica lorda Potenza geotermica lorda Potenza eolica e fotovoltaica lorda Totale Potenza lorda Potenza idrica netta Potenza termica netta Potenza geotermica netta Potenza eolica e fotovoltaica netta Totale Potenza netta Fonte: GRTN
2003
2002
MW
MW
20.850 57.700 707 850 80.107 20.527 55.280 665 846 77.318
20.837 56.996 707 787 79.327 20.514 54.614 665 783 76.576
(anno 2003 - Valori Provvisori)
Variazioni 2003/2002 MW
+13 +704 0 +63 +780 +13 +666 0 +63 +742
%
+0,1 +1,2 +8,0 +1,0 +0,1 +1,2 +8,0 +1,0
COMUNICAZIONE
Un caffé con…
Pupi Avati* * Regista
Il rapporto umano si è svilito, la parola ha perso di valore e la comunicazione è falsa, ma forse…
Ci salveranno gli uomini con “il cuore altrove”
Pupi Avati ha sempre amato e rappresentato nei suoi film, quel mondo piccolo di guareschiana memoria, in cui la quotidianità degli uomini si dispiega in una apparente tranquillità. Un microcosmo d’umanità che nasconde invece il grande cosmo di valori, di umori, difficoltà, tensioni, solitudini, finitezze, mistero, patrimonio di tutti. Lo ha disegnato con i tratti della matita del maestro di scuola d’altri tempi. Tratti leggeri e cadenzati da una ritmicità che aiuta ad andare al cuore delle cose, a percepirle, a viverle, a comprenderle in tutte le loro sfaccettature, con la naturalezza e la meraviglia di un bambino. Con il suo sguardo innocente. Con la sua ingenuità. Con la sua semplicità.
Dr. Avati, cos’è la semplicità? La semplicità è un bene assolutamente raro e sempre meno usato. Questo rappresenta un limite del nostro vivere. Da qualche decennio a questa parte infatti, l’uomo ha deciso di ritenersi talmente superiore e acuto, da rinunciare ad un tipo di approccio al quale erano educate generazioni e generazioni precedenti, per basare il rapporto con gli altri sulla superficialità, sulla capacità d’intuizione. Si tende ad andare al di là dell’evidenza nell’interpretare l’altro. Questo atteggiamento è molto diffuso e non è limitato solo ai pochi che in
[Vittorio G. Rossi]
qualche modo se lo possono permettere, per sensibilità, per cultura, per conoscenza vera degli individui, ma è predominio e stile di vita comportamentale di tutti. Tutti pensano di essere più intelligenti di quello che sono. E allora le relazioni interpersonali avvengono sempre attraverso degli atti di forza invece che di atti di “debolezza”.
”
Debolezza intesa nel senso di umiltà, di capacità di sentirsi disposto ad ascoltare, a capire, a giustificare, a ricevere dall’altro. Indubbiamente. Io sono convinto che la conversazione è più vera e più efficace se chi comunica esordisce con una dichiarazione di “debolezza”. Il dialogo diventa più persuasivo. Più verosimile. Più credibile. E l’interlocutore si ben dispone, accetta il confronto, lo favorisce, lo stimola e si confida. Nasce così un rapporto vero. Ma per fare questo ci vuole coraggio. Ci vuole una forza che non è più comune. E solo di pochi e inascoltati. Pochi e solitari.
La forza dell’ingenuità. Della semplicità.
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Sì, la forza di dichiararsi ingenui. Di non conoscere tutto. Di denunciare il proprio limite.
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“
La grandezza dell’uomo è nel sentirsi piccolo
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di Romolo Paradiso
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Pupi Avati
La comunicazione è più vera ed efficace se chi comunica esordisce con una dichiarazione di “debolezza”. Nella società del “so tutto”, è bello dire, “non lo so!”. Siamo spettatori passivi di eventi. L’immaginazione è mortificata, si esauriscono i grandi slanci, le grandi idee, le grandi intuizioni. La professionalità? Un “bluff”. Meglio una persona di media professionalità ma di grande umanità, d’una altamente professionale, ma priva d’umanità. Recuperiamo la parola. Quella vera, quella viva che aiuta a conoscersi, capirsi, crescere, migliorare. Il successo è un dato effimero, e così le logiche del successo. Le aziende dovrebbero avere più attenzione all’uomo, il loro vero capitale.
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COMUNICAZIONE
Pupi Avati
Che è poi anche una grande opportunità di conoscenza, e di approccio alla meraviglia, alla fantasia, alla poesia.
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Certo! Purtroppo nella società odierna è difficile, anzi, inaccettabile porsi in tal modo. Questo è un limite enorme. Perché non ci si rende conto che in fondo, non sappiamo nulla, siamo possessori del nulla. È così bello dire serenamente :“non lo so”. È un atteggiamento di grande umanità e di conseguenza è l’espressione di uno spiccato senso di responsabilità. Perché io affermo ciò che so o credo di sapere. Per averlo maturato nel tempo, per l’esperienza vissuta, per la ricerca culturale, per lo sforzo di sensibilità.
Sono poche le persone che leggono e pensano
”
Negli ultimi tempi si è via via ridotta la fantasia e s’è ristretta la varietà di opinioni. Si tende a pensare in modo istintivo, meccanico. Il pensiero soffre. Manca l’originalità, che è diversità, fonte di dubbio, di crescita individuale e collettiva. L’immaginazione è patrimonio importante di un popolo. Un patrimonio in gran parte compromesso da un ruolo passivo assunto dall’uomo d’oggi. L’essere spettatore di tutto ha ridotto e frenato la nostra immaginazione. Perché ogni cosa che facciamo, tutto quello che ci viene proposto, non richiede un nostro contributo. In altri tempi, e con altre culture, la parola evocava immagini, situazioni, sensazioni, odori, colori, emozioni. Così la fantasia era impegnata, si sviluppava, si accresceva. E con essa il pensiero, l’originalità. C’era la possibilità di avere un pensiero differente, ricco di stimoli per altri pensieri. Un pensiero mai meccanico. Un pensiero che accettava il dubbio e si poneva di fronte ad esso con grande rispetto. L’uomo era così più libero e vero. Ormai tutto questo non esiste più. Poche sono oggi le persone che leggono, e ancor meno quelle che leggono e pensano a ciò che hanno letto, che si domandano, riflettono, cercano.
Che traggono dalla lettura un propellente per la fantasia e per il pensiero, uno stimolo per la ricerca e l’originalità. elementi
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Sicuramente. La maggior parte di noi, come dicevo, è spettatore di eventi. Spettatore televisivo soprattutto. O di film. Spettatore passivo che si lascia guidare da parole roboanti, dialoghi nevrotici, confusi, incandescenti. Da suoni e immagini invasive, forti, a volte feroci, che non rispettano nulla, la vita, come la morte. La musica per esempio, la musica pop, ha una parte visiva così penetrante da impegnare tutti i nostri sensi, riducendo al minimo il contributo immaginativo. Anche il cinema, fatte le dovute eccezioni, è sovente conforme a queste regole. Il vecchio e caro cinema in bianco e nero lasciava più spazio all’immaginazione. Almeno si immaginavano i colori. Il suono era un elemento trainante, che accompagnava la visione nella direzione fantastica. Ora l’immaginazione è mortificata. Si progetta tutto sulla realtà, sulla razionalità, e quindi sulla convenienza, sull’opportunità. E si esauriscono i grandi slanci, le grandi idee, le grandi intuizioni, che rimangono alle nostre spalle, ancorate ad altre epoche, ad altri momenti storici.
Ma soffre anche la creatività e la voglia di inseguire e realizzare un sogno. È così. La creatività è immaginazione. È essere fuori delle anguste barriere del reale. È un modo di ampliarlo, di superare quei limiti, quei confini e di aspirare ad un reale più vasto.
COMUNICAZIONE
Pupi Avati
In fondo, oltre alla fantasia, al pensiero, alla creatività, non crede che si sia ridotta anche la “sensibilità” verso gli uomini e le cose? È la conseguenza di questa “freddezza” che ha invaso l’umanità, guidata dalle logiche esasperatamente mercantili. Questo avviene in tutti settori della società. Nella famiglia, nella scuola, nel lavoro. Qui, per esempio, ha influito negativamente la parola “professionalità”. Una bruttissima parola. Un vocabolo terribile che non vuole dire assolutamente nulla. Che non spiega il valore dell’uomo. Del lavoratore. Dietro di essa si celano i più grandi imbrogli. Io faccio il regista. Lavoro con una troupe, piccolo nucleo d’umanità nel quale si mescolano professionalità vere e forti con grandi segni d’umanità e professionalità altrettanto valide, ma con segni scadenti o nulli d’umanità. Né più né meno di quello che accade nelle aziende. Ora il problema è guardare solo e unicamente alla professionalità. Non serve! Occorre invece stabilire un confine tra professionalità valide, che incorporano un’ottima umanità e professionalità valide senza alcuna umanità, che equivalgono a nulla. Poi ci sono le discrete professionalità con grandi potenziali di umanità. Queste vanno salvate. Vanno guidate, aiutate a crescere nella professionalità. Su tali persone bisogna investire. Sempre. Dedicando loro tempo, passione, comprensione, umanità. Dialogando con parole che servano da stimolo, da incoraggiamento, che guidino l’apprendimento. Dialogando con parole vere, autentiche.
“ ” La parola è una grande responsabilità
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La parola nasconde una grande responsabilità. Responsabilità che in questa nostra epoca manca per eccesso di superficialità, per disinteresse verso l’altro. C’è bisogno d’una parola vera, autentica. Una parola che nasce da un percorso interiore in cui la sensibilità e l’umanità ne hanno caratterizzato il cammino. Diversamente la parola è vuota, ed è inutile all’uomo, al suo essere, al suo destino. È una parola che scivola via dalla mente e dal cuore senza lasciare traccia, senza alcuna memoria. Perché la parola è il motore che fa muovere l’umanità. Le offre le ragioni del suo andare. Le dà la rotta del procedere. Le indica gli orizzonti da raggiungere. Le fornisce gli stimoli per continuare.
aprile/giugno 2004
A proposito della parola, ha affermato Emily Dickinson: “Alcuni sostengono che quando è detta, la parola muore. Io penso invece che proprio in quel momento comincia a vivere”. Lei che ha girato film sui rapporti tra le persone nel mondo del lavoro, non crede che oggi, forse più di ogni altra epoca, ci sia una parola meno “viva” nelle aziende. Una parola che non aiuta a creare conoscenza, condivisione, coesione, passione, umanità, crescita?
Stéphane Mallarmé consigliava “di dare un senso più puro alle parole della tribù”. Ha ragione. Dalla parola si intuisce il valore di una società. Se ne capiscono i tratti. Si individuano i contenuti e le qualità. Quindi dalla parola si percepisce anche il valore di un’azienda. Che risulterà elevato se questa vive di parole vere. Se sa bene comunicare, perché ne conosce le regole, ma anche i tempi, i modi, se ha la sensibilità di capire gli individui, l’umanità delle persone che la compongono. Lì la parola avrà l’effetto di aiutare, stimolare, far pensare, far conoscere, far comprendere, creare appartenenza e, perché no, sentimento. Perché in fondo la parola è la voce dell’uomo che cerca l’altro uomo. Ponte da attraversare con serenità e coraggio per comprendere il significato di esistere. Comunicare non è quindi semplice. È un’arte, un’arte vera, che si affina, ma che occorre avere nel proprio dna.
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COMUNICAZIONE
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L’uomo non ma un bene
Pupi Avati
La logica del successo a tutto tondo e della realizzazione del profitto sta alterando gli equilibri tra gli uomini, e è una risorsa, degli stessi, il loro equilibrio interiore. È, secondo lei, il inesauribile risultato di una nostra incapacità o di una mancanza di volontà ad interpretare un ruolo, in un sistema ad economia liberale, in grado di comprendere che il capitale vero di una comunità e, nello specifico del lavoro, di una azienda, è sempre e solo l’essere umano. Che lavorando cioè su di esso, con attenzione e sensibilità, si raggiungono traguardi di successo per la società, le imprese e le persone. Invece di grandi risultati simili poi ad opere costruite senza fondamenta?
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Il successo è un dato effimero. È così la logica del successo oggi tanto di moda. L’uomo dovrebbe apprezzare quello che fa, perché in esso si deve riconoscere. Deve aver coscienza di dedicarsi al suo lavoro, ma anche ad altre cose del quotidiano, con amore, con passione, con gioia, perché esso rappresenta ciò a cui aspirava. Se a questo si aggiunge il consenso della società, meglio. Purtroppo, sulla scia delle logiche del successo, le aziende tendono a considerare l’uomo una semplice risorsa. Una risorsa complementare al capitale e ai risultati, e non viceversa. L’uomo non è una risorsa. Semmai è un bene inesauribile capace di cambiare rendimento da un momento all’altro, nel bene e nel male. L’uomo non si esaurisce mai, a nessuna età. Pensate alle società arcaiche che affidavano agli anziani le decisioni più importanti della comunità. Però le aziende d’oggi questo non lo comprendono. Vogliono efficienza continua. Grande fisicità, giovanilismo, impegno e presenzialismo. Non si curano più dell’individuo. Manca l’attenzione all’uomo. Manca la comprensione. La voglia di capire come e con quali mezzi lo si può aiutare a vivere il suo lavoro con interesse, passione, entusiasmo, crescita, merito. Manca la cultura di considerare il lavoratore il vero e primo capitale di un’azienda. Se questo bene cresce, cresce l’azienda. Ma come ogni bene, va curato e seguito. Va creato intorno a lui un clima di interesse. Un contesto in grado di assicurare un buon ambiente umano e lavorativo. Il rapporto professionale qualifica il rapporto tra le persone. Favorisce l’intesa, la complicità, la fiducia, la passione, e quindi stimola a fare, a creare, a ideare. È un agire che si riflette positivamente su tutti, individui e società.
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Ma è questo un processo irreversibile? Dobbiamo rassegnarci a vivere in un ambiente sociale sempre meno ricco di dialogo, di comprensione, di mutualità, di valori veri condivisi? Ci sarà un ravvedimento generale. Altrimenti la situazione è destinata a diventare catastrofe. Io sono un po’ pessimista. Non sono un profeta, ma credo che ci vorrà del tempo. Forse dovremmo aspettare un evento traumatico. Ma arriveremo finalmente a rivedere tutto. A capire che il rapporto umano è l’unica cosa su cui si può veramente contare. Recuperando il senso, il valore e la qualità della parola, che veicola le relazioni di ogni genere tra gli uomini.
Ci salveranno gli uomini con “il cuore altrove”, coloro che, malgrado tutto, conservano la disponibilità alla semplicità, alla sensibilità, alla curiosità, al dialogo, alla partecipazione, alla fantasia, e perché no, alla poesia? È bello pensare che esista questa nicchia d’umanità. È bello pensare che siano loro ad aiutarci. Sì, loro ci potranno salvare. e
A tu per tu con
L AVO R O
Giuliano da Empoli* *–Economista e Direttore dell’Archivio del Contemporaneo della Biennale di Venezia
Guerra e pace nel mercato del lavoro Il mercato del lavoro non ha sufficiente stabilità e non offre garanzie presenti nel contesto europeo.Positive le modifiche ai sistemi di istruzione in funzione del processo di armonizzazione comunitaria. La new economy, una grande illusione. Per l’occupazione, la speranza è nei nuovi settori di attività. Da noi i talenti fuggono perché siamo poco attraenti dal punto di vista aziendale, culturale e ambientale.Il futuro è nella creatività.
Queste tendenze avrebbero dovuto portare il nostro mercato del lavoro a diventare un mercato ad alto valore aggiunto, in grado di valorizzare figure professionali altamente qualificate e favorire un innalzamento generalizzato della qualificazione della manodopera. Invece il cambiamento è stato limitato. Il pacchetto legislativo definito come “legge Biagi” ha sancito una forma di pauperizzazione del mercato del lavoro. La legge Biagi è una legge che combatte la precarietà. Riconduce, ad esempio, i contratti Co.Co.Co. in un alveo più delimitato, limitando gli abusi del passato, ma sancisce la povertà relativa del nostro mercato del lavoro. È una legge che prende atto che il Paese rimane in bilico tra un sistema ad alto valore aggiunto ed uno a basso valore aggiunto. Si ha la sensazione che il mercato del lavoro non abbia sufficiente stabilità e non offra le stesse garanzie presenti nel contesto europeo. Quale è il significato dei nuovi percorsi formativi e quindi della riforma scolastica e universitaria in relazione al mercato del lavoro? È una riforma positiva in quanto i percorsi, soprattutto universitari, sono legati a un processo di armonizzazione
[Gilber Keith Chesterton]
europea. Credo che in Europa si sia formata una generazione di giovani omogenea culturalmente e economicamente con caratteristiche comuni in termini di imprenditorialità creativa e di nuove tendenze individuate. Quindi le modifiche dei sistemi di istruzione, soprattutto quelle dettate dal processo di armonizzazione comunitaria, possono avere un aspetto positivo.
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È riscontrabile anche una frattura tra generazioni, tra chi ha più garanzie e chi ha meno prospettive? È una frattura sancita per legge, per esempio dalla riforma Dini sulle pensioni e in qualche modo dalla “legge Biagi”. Questa ha stabilito che, a parità di lavoro, generazioni diverse abbiano garanzie differenti. Il focus deve essere indirizzato alla ricerca di nuove attività per i figli, differenti da quelle dei padri, per avere una spaccatura meno visibile. La new economy, in questo, è stata una grande illusione, in quanto si è pensato che potesse offrirci un altro tipo di mercato del lavoro e altri tipi di attività, ma così non è stato. La rottura tra le generazioni, alimentata dai processi di flessibilità e mobilità, potrebbe essere superata creando prospettive che vadano oltre il “vecchio” concetto di lavoro? La speranza è nei nuovi settori di attività.
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Dr. da Empoli, in che modo la rivoluzione informatica, l’aumentata mobilità delle persone, la crescente immaterialità della produzione, hanno influito sul mercato del lavoro?
Il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, bensì perirà per mancanza di meraviglia
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di Giusi Miccoli
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Giuliano da Empoli
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L AVO R O
Giuliano da Empoli
In punta di penna di Paolo Bustaffa
I giovani europei che modificano la propria condizione lavorativa, rispetto a quella dei padri, sono coloro che riescono a inventarsi strade nuove, compiendo un salto sociale importante nei luoghi in cui vivono. In Italia non assistiamo a questo tipo di processi, nonostante una professionalità diffusa nel design, nelle produzioni artistiche e culturali. E nemmeno a un processo di rinnovamento delle aree urbane. La fuga dei talenti è spesso analizzata come un fenomeno alimentato da una limitata propensione all’investimento in capitale intellettuale. Quali le strade da percorrere per trattenere i creativi? Rifletterei sul fatto che l’Italia è un Paese attraente dal punto di vista aziendale, culturale e ambientale. La fuga dei talenti non interessa solo le aziende, gli istituti di ricerca o le università. Ma l’intero sistema. Purtroppo siamo una società vecchia, noiosa, paludata, scarsamente innovativa e con poche opportunità. Il talento e la meritocrazia sono elementi da coltivare per il futuro delle società?
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Un sistema che offre opportunità indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’etnia, dalla nazione di appartenenza ha grandi vantaggi. Gli Stati Uniti non hanno una popolazione estremamente produttiva: guardando i dati, ad esempio, si vede che negli anni il numero dei laureati in ingegneria è calato. Ma il Paese continua a crescere in termini tecnologici colmando questo deficit di laureati e specializzati grazie all’afflusso di cervelli che arrivano da tutto il mondo. Dieci anni fa gli Stati Uniti erano una potenza economica paragonabile all’Europa, oggi sono molto più avanti rispetto a noi.
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Quali possono essere le strategie e le soluzioni per costruire il futuro per l’avvenire materiale e ideale? L’Europa ha puntato su uno sviluppo di tipo smithiano. Adam Smith sosteneva che il progresso dell’economia si sarebbe ottenuto attraverso un processo di razionalizzazione. Con una maggiore razionalizzazione il mercato diviene più grande e efficiente e ogni Paese o azienda si specializza, con conseguente progresso economico. In Europa è avvenuto questo, e la creazione del mercato unico, l’apertura ai Paesi dell’est e l’introduzione dell’euro ne sono la testimonianza. Negli Stati Uniti troviamo invece un processo di crescita schumpeteriana. Schumpeter credeva nella creatività e nelle nuove idee degli imprenditori, necessarie per far avanzare il sistema Si tratta di un processo non soltanto economico, ma culturale e ideativo. In Europa così come in Italia è mancato. Dobbiamo trovare il modo di riattivare tale processo, altrimenti diventeremo una periferia ricca e bella, ma un pò noiosa. e
Se etica, economia, impresa e finanza dialogano Non sfugge anche al semplice osservatore che le nuove forme di lavoro hanno un tratto marcatamente individualistico, economicistico e si esprimono con un differente linguaggio etico, spesso contrastante con le attese più profonde, cioè fondamentali, della persona. Tuttavia sembra esserci una diffusa rassegnazione di fronte ad un processo che coinvolge, in primo luogo, ma non solo, le nuove generazioni in una esperienza di incertezza e di disorientamento. Non molti, soprattutto se lasciati soli, riescono a resistere a prove così logoranti. La fragilità dei giovani - a volte frettolosamente valutata da esperti e opinionisti - è ulteriormente accentuata. Non si riflette a sufficienza sul fatto che privandoli in tutto o in parte di un lavoro il più possibile certo, si toglie loro un luogo e un tempo di crescita, di acquisizione di sicurezza, di comunicazione tra generazioni, di realizzazione personale. I padri, inoltre, avevano detto ai figli che dopo l’università, la specializzazione e quant’altro sarebbe arrivato il lavoro. Invece é arrivata l’amarezza di una flessibilità che non consente di progettare compiutamente il futuro. Orbene, non si tratta di chiudere gli occhi di fronte a processi che rispondono a nuove logiche di produzione e di mercato. Si chiede però a chi pone in essere queste nuove logiche di non chiuderere gli occhi di fronte alle persone, alle famiglie, alla società. Ecco perché, in un tempo in cui le scorribande finanziarie mettono tutto a soqquadro, è urgente un dialogo permanente e fecondo tra etica, economia, impresa e finanza. È un dialogo difficile, ma è l’unica scelta responsabile per ridare nobiltà ed efficacia al pensiero e all’agire economico che nel lavoro diventano sintesi ultima. Richiamare la responsabilità di uomini e donne che operano in questi ambiti non si riduce a giudicare un operato ma è esprimere un atto di fiducia nella loro intelligenza. Tenendo anche conto che, nel tempo dell’incertezza, il tempo gioca una carta pesante. e
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Filo di Nota Strategie
Ci sono occhi nella testa di chi sa. Chi non sa nelle tenebre cammina [Qohélet 2,14]
STORIA DEI MEDIA di Jean-Noël Jeanneney Editori Riuniti, pag. 389, Euro 22,00
Dalla Selce al Silicio è la storia, scritta a più mani, della civiltà dell’uomo e della comunicazione: dai primordi e dal papiro degli Egizi all’alfabeto dei Fenici, dall’invenzione della stampa tipografica di Johann Gutenberg, all’elettricità e al silicio dei chip. Anche per Jean-Noël Jeanneney, in Storia dei media, il mutare dei sistemi comunicativi, con l’innovazione tecnologica, è il motore della storia. I due libri costituiscono un percorso attraverso i modi in cui l’Occidente ha organizzato nei secoli la propria conoscenza. Nell’affrontare l’ intreccio tra mentalità collettiva, cultura, politica ed economia, che caratterizza i mass media, gli Autori dei due saggi presentano la lunga storia delle comunicazioni di massa, fino all’avvento dirompente di Internet. Una storia che ricorre a flashback, fermi d’immagine e allusioni, stimolanti per la curiosità e per la riflessione di chi legge.
L’AZIENDA DEL FUTURO Dall’opificio all’agorà a cura di Riccardo Ruggeri Il Sole 24 ORE, pag. 310, Euro 28,00 L’agorà, nell’antica Grecia, era il luogo in cui si discuteva di affari, di politica, di società. L’azienda agorà è quella che non si limita alla produzione di beni e servizi, ma si concentra sulla creazione di valore per gli azionisti, per i collaboratori, per i partner. Contrapposta c’è l’azienda opificio, dove predomina la cultura della struttura e dei meccanismi sull’uomo. Manager, consulenti aziendali e docenti universitari trattano il tema secondo le rispettive competenze: corporate governance, controllo del business, relazioni industriali, formazione, comportamenti organizzativi e altro.
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Pagina a cura di Mauro De Vincentiis
Strategia della Colomba Diventa il pacificatore, la persona che risolve i problemi. È un ruolo importante, poiché in tutte le organizzazioni nascono conflitti o problemi. Se sei bravo nel districare questioni ingarbugliate, sarai apprezzato. Strategia del Falco Renditi indispensabile per la tua abilità nella caccia; cattura nuovo lavoro, nuove opportunità. I falchi sono preziosi in qualsiasi organizzazione. aprile/giugno 2004
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DALLA SELCE AL SILICIO Storia della comunicazione e dei mass media di Giovanni Giovannini Libri Scheiwiller, pag. 272, Euro 19,00
Strategia del Colibrì Muoviti con rapidità ed efficacia (è più difficile colpire un bersaglio mobile). Puoi fare molta strada con questa strategia, raggiungere un notevole successo all’interno dell’organizzazione e nella tua carriera.
Strategia del Passerotto Prova a mimetizzarti nell’ambiente. Questa strategia può aiutare a sopravvivere. Se non ti notano, probabilmente non sarai mai un bersaglio.
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Gli elementi essenziali del panorama energetico internazionale, le caratteristiche e l’utilizzo delle fonti disponibili, le prospettive di durata, le ricadute economiche, le politiche e le ragioni che nel mondo portano a preferire una risorsa piuttosto che un’altra. Questi i punti chiave del libro, analizzati tenendo presenti le problematiche del sistema mondiale di approvvigionamento delle risorse energetiche, le vecchie e le nuove fonti di energia, dal solare all’eolico, all’idrogeno. In rilievo, la geopolitica dell’energia: dalla nascita dell’elettricità alla prima crisi petrolifera, fino alla produzione ed ai consumi energetici in Italia. In sintesi, uno squarcio sugli intrecci che legano i mercati dell’energia alle politiche internazionali e alle dinamiche ambientali.
Se rimani nella tua organizzazione, hai molte alternative per sopravvivere e migliorare nel modo migliore, nell’area di lavoro in cui ti trovi. Se vuoi cambiare, prova una delle strategie riportate. Ciascuna ha i pro e i contro.
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ENERGIA, NATURA E CIVILTÀ Un futuro possibile? di Carlo Bertani Giunti Editore, pag. 168, Euro 12,00
Strategia della Rondine Prova a volgere a tuo vantaggio le situazioni difficili. Sei ottimista e vedi il lato migliore degli altri. Questa strategia può essere efficace, perché spesso ottieni quello che ti aspettavi in termini di risultati; quando pure non è così, saprai come addolcire la pillola amara! (Fonte: Un pavone nella terra dei pinguini di BJ Gallagher & Warren H. Schmidt. - Ed. Sperling & Kupfer)
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Le nostre pubblicazioni ANNUARIO “DATI STATISTICI SULL’ENERGIA ELETTRICA IN ITALIA – 2002”
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Il volume raccoglie i dati definitivi sul sistema elettrico italiano, con particolare riferimento alla consistenza degli impianti di generazione, alle produzioni e consumi di combustibili, nonché alle cifre riguardanti la rete elettrica di trasmissione, ed offre una fotografia dettagliata dei consumi elettrici suddivisi per categorie di utilizzatori. Tra le novità di questa edizione vanno segnalati: - i risultati, illustrati nella tabella 8/a, del censimento degli impianti di produzione con taglia superiore a 10 MVA, effettuato dal GRTN su indicazione del Ministero delle Attività Produttive. La tabella contiene i dati sulle disponibilità, indisponibilità di lungo periodo nei dodici mesi dal 30/06/02 al 30/06/03 e sulle indisponibilità accidentali verificatesi il 25 giugno 2003 alle ore 11; - gli spostamenti della clientela del mercato vincolato verso il mercato libero, nonché dei cambiamenti di fornitore dei clienti idonei all’interno del mercato libero, (tabella 37/a). Nel 2002 il settore Terziario ha fatto registrare la migliore performance (+5,9%) rispetto al 2001, seguito dal Domestico (+2,3%). Si ferma a +0,2%, invece, l’aumento dell’ Industria; in sensibile diminuzione l’Agricoltura (-5,3%). Per quanto riguarda i consumi a livello territoriale, nel 2002 il Molise ha segnato un +4,9%, seguito dalla Basilicata (+4,3%) e dall’Emilia Romagna (+4,3%). In valori assoluti il 2002 conferma la Lombardia la regione con la più alta domanda di energia elettrica (60,6 miliardi di kWh); seguono il Veneto (28,8 miliardi di kWh) e il Piemonte (25,8 miliardi di kWh). A livello provinciale nel 2002 i maggiori aumenti dei consumi elettrici sono stati registrati nelle province di Cuneo (+12,5%) e Verbano-Cusio-Ossola (+12%). Alla provincia di Belluno va, invece, il record negativo (-12,9%) rispetto al 2001. Quanto ai consumi elettrici per abitante nel 2002 il Mezzogiorno ha evidenziato un +2,4% rispetto al 2001, seguito dal Centro, +2,2%, e dal Nord, +1,4%. A livello nazionale nel 2002 i consumi elettrici pro-capite sono cresciuti dell’1,8%.
PROGRAMMA DI SVILUPPO DELLA RETE DI TRASMISSIONE NAZIONALE elementi
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L’aumento di concorrenza registrato negli ultimi anni e l’entrata in esercizio di nuove centrali elettriche, impongono la necessità di interventi di sviluppo sulla rete di trasmissione, spina dorsale del sistema elettrico, al fine di migliorarne l’affidabilità e l’efficienza. La programmazione di tali interventi rientra nei compiti del Gestore della rete, che ogni anno predispone un “Piano di Sviluppo” delle infrastrutture elettriche. Rispetto ai Piani precedenti, che avevano una proiezione d’attività di tre anni, il nuovo Piano di sviluppo prevede interventi nel breve-medio termine (2004-2006) e nel medio-lungo termine (oltre il 2006). Questi, in sintesi, i dati principali: - oltre 1.900 km di nuovi elettrodotti; - 51 nuove stazioni; - 12.700 MVA di incremento della potenza di trasformazione. Tra gli elementi che compongono il nuovo Piano di Sviluppo vi sono: la previsione della domanda di energia elettrica e la previsione della richiesta di potenza alla punta; i nuovi impianti di produzione da collegare alla rete di trasmissione nazionale; i criteri di pianificazione, con riferimento alla tutela ambientale; le linee di sviluppo della rete elettrica e i principali interventi in programma nel breve-medio termine e nel medio-lungo termine, suddivisi per tipologie. Il testo è corredato di tabelle, disegni e due allegati.
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Le nostre pubblicazioni
DATI PROVVISORI DI ESERCIZIO DEL SISTEMA ELETTRICO - 2003 Il controllo del sistema elettrico è una delle attività che caratterizzano il ruolo del Gestore della rete. Per garantire la continuità e la qualità del servizio in condizioni di massima sicurezza, il GRTN deve acquisire tutte le informazioni sullo stato del sistema elettrico che consentono di elaborare una sorta di “carta d’identità” del sistema stesso. La pubblicazione “Dati provvisori di esercizio del sistema elettrico – 2003” ha così lo scopo di illustrare le principali grandezze e i fatti più significativi che hanno caratterizzato il sistema elettrico italiano nell’anno di riferimento. Nel 2003 la crescita complessiva dei consumi di energia elettrica è stata pari a +2,9% rispetto al 2002. La richiesta totale di energia elettrica ha raggiunto i 319,7 miliardi di kilowattora, soddisfatta per l’84,1% con la produzione nazionale destinata al consumo, aumentata del 3,3% sul 2002, e per la parte restante (15,9%) dal saldo tra import ed export, in lieve aumento (+0,7%) sul 2002. Tra gli eventi più significativi del 2003 vanno ricordati: - la nuova punta storica di domanda sulla rete elettrica italiana, pari a 53.403 megawatt, registrata il 10 dicembre, e superiore dell’1,5% rispetto all’anno precedente; - il nuovo picco di domanda nel periodo estivo, verificatosi il 17 luglio, pari a 53.105 megawatt (+4,2% sul 2002); - i distacchi programmati a rotazione, effettuati a livello nazionale il 26 giugno, che hanno portato alle interruzioni della fornitura di elettricità per complessivi 12.850 MWh; - il black out nazionale del 28 settembre, causa della mancata fornitura di energia elettrica per 180.000 MWh.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
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Il volume raccoglie i principali provvedimenti che costituiscono la cornice normativa entro cui opera il Gestore della rete. La “Normativa di riferimento” è uno strumento utile e di facile consultazione, una sorta di “bussola” per orientarsi in un settore, quello elettrico, in continua evoluzione. Il volume suddivide i vari interventi normativi in tre categorie: - i provvedimenti che regolano l’attività del Gestore della rete nei suoi aspetti generali; - i decreti concernenti l’attività del GRTN per il mercato elettrico, con particolare riferimento alle tematiche inerenti l’energia CIP 6 e le fonti rinnovabili; - le delibere dell’Autorità dell’energia elettrica e il gas in merito al dispacciamento dell’energia elettrica. Completano il volume il decreto 79/99, che ha dato avvio alla liberalizzazione del settore elettrico in Italia, e due allegati che costituiscono il “retroterra” normativo, a livello nazionale, dell’apertura alla concorrenza del mercato elettrico italiano.
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Le pubblicazioni sono visibili al sito
www.grtn.it Rubrica a cura di Luca Del Pozzo
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** da “Archi Voltaici”, 1916
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Centrale elettrica = tempio operai = preti ebbrezza mistica dell’ozono z z z z z z z z z z z z z z z z z z z z schiene inarcate di gattoni che fanno le fusa spire mozze di pitoni bicipiti di titani monumenti di bronzea muscolosità
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Trasformazione di energia
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C O N T R O C O P E RT I NA
altare della velocità (concentrato uniforme cupo immobile velocissimo) possente cuore elettrico specchio della mia anima dinamo scatti interruzioni capriccio del corto
iz bliz circuito genialità della scin tirl rigenerarsi nel mistero del
CHI TOCCA MUORE
z tri tilla
T R A S FO RMATORE
(pesante)
vita ∞ = morte
formicaio magnetico degli atomi controdanze di ioni e di elettroni échangez scambietti piroette défilez irradiarsi di 100 fili (rigido leggero) fasci di linee-forza binari aerei della luce vibrante chioma metallica pettinata dai pali Pali Pali Pali spettri scarnificati degli alberi furia magrezza di levrieri corrieri della luce scapicollarsi giù per i pendii boscosi inseguirsi lungo le strade della pianura frustare i fili danzanti dinnanzi ai finestrini dei treni in corsa (affannoso asmatico rapidissimo) «arrivare all’abito prima che annotti (il vecchio sole dà gli ultimi tratti) portare il
nostro dono agli uomini» SO BB ORGHI le viole del crepuscolo nelle pozzanghere iii reneee iiiii eeee i i i i canto di cigni enarmonici le si operai uscire dagli stabilimenti la giornata è finita osteria osteria accendersi brillare di 1 10 250 100000 occhi della città fosforescente Volt* * (pseudonimo del conte Vincenzo Fani-Ciotti, 1888-1927)