JAZZ Arrigo Lora Totino
Jessica Camisasca - Matr. 798936 Laboratorio di Progettazione di Artefatti e Sistemi Complessi Professori: Dina Riccò e Gianluca Balzerano Cultori: Annamaria Capobianco, Teo Gaio e Alessandro Zamperini Facoltà del Design - Politecnico di Milano - 2012/13
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Arrigo Lora Totino, nato a Torino nel 1928, è un poeta italiano considerato uno dei padri della poesia sonora italiana. È un erede del Futurismo e un interprete creativo e insieme critico della poesia di Marinetti. Ha iniziato la sua attività artistica tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta con la pratica della pittura che subito evolve nella direzione della poesia, proponendo i suoi primi esperimenti di poesia concreta, nei quali la parola è inquadrata in strutture visive. Nel 1959 ha creato con il musicista Enore Zaffiri e il pittore Sandro De Alexandris lo Studio di Informazione Estetica per la ricerca di interrelazioni tra poesia, arte e musica elettronica e per la diffusione di ricerche neocostruttiviste. I suoi compositi interessi
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prendono avvio proprio con questa esperienza che mette in pratica quella compenetrazione delle discipline artistiche che sta alla base dei significati della sua opera. Parallelamente si è occupato di sperimentazioni fonetiche e di poesia sonora. Nel 1978 ha pubblicato “Futura. Antologia storicocritica della poesia sonora” per la Cramps Records di Milano), dove ha raccolto in sette dischi LP 33 giri le voci dei più interessanti poeti sonori del Novecento: dai futuristi ai dadaisti, dai simultaneisti ai lettristi, fino ai più recenti sperimentatori internazionali. Nel 1979, con Adriano Spatola, Giovanni Fontana, Giulia Niccolai, Milli Graffi, Sergio Cena ed altri poeti sonori italiani, ha costituito il gruppo Il Dolce Stil Suono.
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Maestro delle performances fisiche nelle quali il suo corpo assume il valore di un segno espressivo complesso e polimorfico esteso nello spazio, oltre il tempo della rappresentazione. La sua gestualità non si sottrae a questa evidenza quando sulla pagina egli sviluppa esperienze grafico-pittoriche in cui lettere stampate, collages di elementi ricavati da quotidiani e riviste, espongono, oltre alla loro intrinseca confusione, un progetto grafico di un altro ordine spaziale. Geometrie scritturali che assumono la forma di poemi figurati (parallelamente ai poemi vocali e gestuali che intitola “Ginnici”). In relazione al rapporto fra immagine e parola si può parafrasare una sua dichiarazione dal catalogo della mostra “Testuale” alla Rotonda della Besana a Milano tenutasi nel 1979:
«IL LINGUAGGIO SCRITTO O PARLATO, NON SI PRESTA AD ESSERE MATERIALIZZATO, ALMENO SENZA LA SCOMPARSA DEL SUO VALORE CONCETTUALE. SAREBBE NECESSARIO, PER SIMBOLIZZARNE L’IMMAGINE, RIDURLA ALLO STESSO LIVELLO LINGUISTICO: MA ALLORA L’IMMAGINE DIVERRÀ UN IDEOGRAMMA. PER UN OPERATORE LINGUISTICO (UN POETA) IO NON VEDO NESSUN’ALTRA SOLUZIONE SE NON QUELLA DI RIMANERE NELLA SFERA CONCETTUALE DELLA PAROLA, SENZA CONFUSIONI EXTRAVERBALI. QUESTA È LA STRADA PRESA DALLA POESIA CONCRETA. LE MIE VERBOLETTURE SONO ARCHITETTURE DI PAROLE SULLA SUPERFICIE DELLA PAGINA O NELLO SPAZIO TRIDIMENSIONALE (NEL CASO DEL CORPO DELLA POESIA). L’IDEA È DI CORRELARE E INTEGRARE I VALORI VISUALSEMIOTICI (IL SEGNO TIPOGRAFICO NELLE SUE VARIE VERSIONI DI MISURA, CARATTERE, INTENSITÀ), CON I VALORI VERBO-FONICI».
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La poesia visiva “Jazz” è una partitura di Arrigo Lora Totino, realizzata nel 1986. Riflettendo sul pensiero e sulla metodologia di lavoro dell’autore ho scelto di realizzare gli elementi che compongono il video utilizzando per la maggior parte le parole che compongono la poesia nella loro interezza, preservandone in tal modo il valore verbale e sfruttando gli specifici valori visualsemiotici. Ho quindi ricercato inizialmente i molteplici significati delle parole e a partire da ciò ho realizzato le animazioni in maniera tale da rifletterne il senso.
dolce
armonioso
gradevole
swing rapido
repentino
swift muovere
oscillare
dare il ritmo
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Nella parte iniziale il disco in vinile viene gradualmente composto dalla rotazione di diverse stringhe di testo, il cui diverso spessore accentua il senso di movimento, progressione e avanzamento del disco che ruota sotto la puntina, generando la musica. Nel medesimo modo è stato realizzato il clarinetto, che acquista tridimensionalità e valore, ed è arricchito da altri elementi che lo caratterizzano e aumentano la riconoscibilità. Massima espressione di questi concetti viene espressa con la raffigurazione dei due ballerini, dove i diversi spessori si vanno a sovrapporre alle differenti gradazioni di colore che compongono l’immagine: il Bold rappresenta le zone in ombra, il Light rappresenta le zone di luce mentre il Medium va a sostituire le zone intermedie.
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IL JAZZ E LO SWING Il jazz è un genere musicale di origine statunitense nato nei primi anni del XX secolo. Il ritmo è caratterizzato dall'uso costante del sincopato, dalla poliritmia e dallo "swing": una sensazione di spinta trascinante dovuta al fatto che la melodia viene percepita ora insieme ora leggermente sfasata rispetto all'attesa scansione della misura. Il termine "swing" nacque invece verso il 1898 con il ragtime, a indicare l'effetto danzante generato dal conflitto tra il regolare ritmo di marcia e le continue sincopi nelle melodie. Nel jazz esso divenne un effetto voluto e intensificato ad arte: accentando i tempi deboli della battuta, rendendo piÚ fluida la scansione del ritmo, dilatando appena la durata di alcune note a scapito delle altre.
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LA MUSICA SCELTA La selezione della musica più adatta a rappresentare in maniera sonora la poesia visiva e ad accompagnare lo svolgimento delle animazioni ha richiesto l’ascolto di numerose canzoni di genere jazz, e nello specifico swing, per rispettare il significato stesso della poesia e il suo specifico riferimento a questa tipologia musicale. Caratteristiche essenziali dovevano essere la presenza di una narratività musicale ed una ritmicità rapida ma al contempo gradevole e armoniosa, per rispecchiare i valori verbali della poesia. La scelta è pertanto ricaduta sulla canzone “Woodchopper’s Ball” di Woody Herman, composta nel 1939.