H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
VIAGGI > La Trota del Tango nella Terra del Fuoco > Only the river knows: Peter Christensen > Trote mostruose in terra selvaggia > Bonefish sull’isola di Aklins nelle Bahamas
CHATBOX > Intervista a Emilio Fedrizzi > The five fly army
STORIA & COLLEZIONISMO > Storia della mosca secca > L’arte nella pesca: Mark Susinno
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
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VIAGGI 18
La Trota del Tango nella Terra del Fuoco
30
Only the river knows: fly fishing’s own Heart of Darkness
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Trote mostruose in terra selvaggia
70
La pesca ai Bonefish sull’isola di Acklins nelle Bahamas
CHATBOX
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8
Trote grosse in Alto Sarca - Intervista a Emilio Fedrizzi
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The five fly army
SOMMARIO
STORIA & COLLEZIONISMO 40
L’arte nella pesca: Mark Susinno
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Storia della mosca secca
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Anno VII - Numero 1 Primavera 2014
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2014
H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
SOMMARIO
VIAGGI > La Trota del Tango nella Terra del Fuoco > Only the river knows: fly fishing’s own Heart of Darkness > Trote mostruose in terra selvaggia > La pesca ai Bonefish sull’isola di Acklins nelle Bahamas CHATBOx > Intervista a Emilio Fedrizzi STORIA & COLLEZIONISMO > Storia della mosca secca > L’arte nella pesca: Mark Susinno > The five fly army
In copertina: A spasso nelle flats
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
Pescare... Viaggiando
H2O anno VII Marzo 2014 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Caporedattore Emilio Arbizzi Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Michael Caranci, Ulbo de Sitter, Rasmus Ovensen, Aleksandar Vrtaric, Riccardo De Stabile, Henrik Larsson. Art Director Giuditta Soavi giuditta@edigrafica.net Collaborazione Grafica Omar Gade Stampa: “Tipografia Moderna” Bologna (BO) Responsabile viaggi di pesca Stefano Bellei
Con grande entusiasmo apriamo questo numero con un pezzo sulla pesca a mosca in Italia e precisamente in Trentino. L’intervista a Emilio Fedrizzi, presidente dell’Associazione Pescatori Alto Sarca, ci mostrerà una nuova realtà nella gestione delle acque; siamo infatti finalmente in grado di offrire prodotti turistici di buon livello e, grazie ad una politica di conservazione e gestione lungimirante delle nostre acque, possiamo iniziare ad invitare qualche amico dall’estero a pescare a casa nostra. Ulbo De Sitter ci parlerà del lavoro di Peter Christensen, noto regista di filmati di pesca a livello mondiale con cui recentemente abbiamo girato un filmato professionale sulla pesca a mosca ai tonni nei mari italiani. Anche questa è una scommessa vinta: appassionati di tutta Europa stanno arrivando alla ricerca di questo pesce molto emozionante da catturare sulla superficie a mosca. Ma attenzione, non è una pesca per tutti e i risultati a volte non sono così scontati. Arte ad alto livello con le opere di Mark Susinno e per la storia della pesca parliamo dell’ evoluzione della mosca secca…. ogni tanto bisogna ricordare da dove veniamo, anche perchè ultimamente siamo invasi dal piombo! Buona Lettura Giorgio Cavatorti
Fotografi di Redazione: Marco Agoletti, Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi, Silvia Rioli Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Abbonamento annuo € 25,00 Abbonamento estero € 45,00 L’abbonamento si può pagare tramite: Bonifico bancario IBAN IT23Y0760102400000007504417 C/C Postale n° 7504417 Intestato a H2O srl - Via Rodolfo Audinot,4 - 40134 BOLOGNA Gli abbonameni non disdetti un mese prima della loro scadenza,con lettera raccomandata, si intendono automaticamente rinnovati Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, vi invitiamo a contattare la Redazione. Per informazioni sugli abbonamenti : +390516641191 - +390510452815
With great enthusiasm we open this issue with an article on fly fishing in Italy, namely Trentino. The interview with Emilio Fedrizzi, president of the Upper Sarca Fishermen Association, will show us a new reality in water management; we are now able to offer tourist products of good quality and, thanks to a forward-looking policy of conservation and management of our waters, we can start to invite friends from abroad to fish in Italy. Ulbo De Sitter will talk on Peter Christensen, renowned director of films on fishing, who we have recently shot a professional movie with on fly fishing for tuna in the Italian seas. This has been a success: fans from all over Europe are coming in search of this very exciting fish to catch on the surface with a fly. But beware, it is not a kind of fishing for everybody and the results are sometimes not foregone. Art at a high level with the works by Mark Susinno and in the section dedicated to the history of fishing we speak of the evolution of dry fly.... sometimes we need to remember our roots, also because lately we have been invaded by lead! Happy reading Giorgio Cavatorti
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BIG TROUT IN ALTO SARCA INTERVIEW- INTERVISTA a Emilio Fedrizzi
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Tra le poche gestioni di fiumi lungimiranti occorre segnalare sicuramente l’associazione Alto Sarca che ultimamente sta promuovendo alcune zone a regime speciale con pesci splendidi in tratti di fiumi di grande bellezza. Recentemente ho pescato in acque che non hanno nulla da invidiare a quelle di luoghi molto famosi e lontani, ma in cui occorre prendere l’aereo. In più L’ospitalità trentina, l’ottimo cibo e gli scenari mozzafiato fanno sì che questa zona meriti sicuramente più di qualche giornata sporadica di pesca. Chiediamo direttamente al loro Presidente, Emilio Fedrizzi, come vengono gestiti i vari tratti di questo enorme bacino di acque (circa 300 km di sponde) > Allora Emilio, svelaci il segreto di come fare ad avere bei fiumi abitati da pesci grossi Sicuramente è fondamentale una gestione mirata della
pesca da parte dell’Associazione con la creazione di zone no kill n° 6, zone di rispetto, eventuali divieti, dove vengono immessi solamente uova di marmorata e avannotti fino alla misura massima di 9/10 cm. Importante è poi la passione di diversi membri della stessa nella gestione dell’incubatoio di valle, per il novellame da 2 cm a 25 cm, dell’impianto di pescicoltura, dove vengono allevati e selezionati i riproduttori che vengono utilizzati fino all’ottavo anno (6/9 Kg) per le uova e poi rilasciati in tratti particolari del Fiume Sarca, cosa che accadrà per la prima volta nella primavera del 2014. > Avete circa 300 km fra fiumi, torrenti e laghi; in quanti si occupano dell’organizzazione? L’Associazione è composta mediamente da 700 soci, che eleggono un consiglio di gestione di 21 consiglieri che rimane in carica per 5 anni e che al loro interno nominano
Among the few farsighted river managements, we definitely must mention the association Alto Sarca (high Sarca), which has been lately promoting some zones subject to special regulations with splendid fish in beautiful stretches of rivers. I’ve been recently fishing in waters which are as good as those of very famous rivers far away. In this case however, there’s no need to take the plane. Moreover, the hospitality of the Trentino region, its excellent food and the breathtaking scenarios make it worth far more than just for some occasional fishing days. Let’s ask their President, Emilio Fedrizzi, straight away how the various stretches of this huge water basin (about 300 km of banks) are managed. > Well then Emilio, please tell us the secret of how to have beautiful rivers inhabited by big fish. The Association’s forward-looking fishing management is fundamental. This includes the creation of n° 6 no kill zones, protection zones, any prohibitions, where only marmorata and fry eggs up to a maximum size of 9/10 cm are introduced. Furthermore, another important factor is the passion shared by several members for the fish farm’s upstream hatchery and the fingerlings from 2 cm to 25 cm. Here, the breeders are bred and selected for their eggs until they are about 8 years old (6/9 Kg). Then, they are released in special stretches of the Sarca River, which will happen for the first time in spring 2014. > You have got about 300 km of rivers, streams and lakes; how many people are involved in its organization? The association is made up of an average of 700 members, who elect a managing board of 21 advisors that remain in office for 5 years. Among them, they appoint the president, the vice-president, the secretary-cashier, two plant managers, an employees’ supervisor, 2 fishing guards and a council composed by 7 members for ordinary business activities. At present we are related with the Tourist Consortium of Tione for the management of permits and accounting activities and our office is open all week long, including on Sunday mornings in summer, to whoever needs information. > What role does the Public Administration play in this management? The regional Public Administration doesn’t cooperate much, just to be euphemistic, so the only one supporting us is the Autonomous Province of Trento through its Wildlife Office; in the last three years we started a very good cooperation with Hidro Dolomiti Enel and last year also with the three Associations of Trentino’s Amateur Fishermen PDT operating in our
il presidente, il vice presidente, il segretario cassiere, due capi impianti, un responsabile dei dipendenti, 2 guardia pesca ed una giunta composta da 7 persone per le cose di ordinaria amministrazione. Attualmente siamo collegati con il Consorzio Turistico di Tione per la gestione di permessi e contabilità, ufficio aperto tutta la settimana e nel periodo estivo anche la domenica mattina, dove chiunque può chiedere ed avere informazioni. > Qual è il ruolo delle amministrazioni in questa gestione? Le amministrazioni pubbliche del territorio danno una collaborazione minima per non dire nulla, l’unica che ci supporta e aiuta è la Provincia Autonoma di Trento tramite l’Ufficio Faunistico, negli ultimi tre anni abbiamo attivato un’ ottima collaborazione con Hidro Dolomiti Enel e nell’ultimo anno con le tre APDT che operano sul nostro territorio.
> Nella mia ultima visita ho visto l’incubatoio di ultima generazione e l’impianto di pescicoltura. Come vengono gestiti e cosa producete? L’incubatoio viene gestito da Stefano, che tutti i giorni segue tutte le fasi di accrescimento, dall’uovo appena spremuto alla trota di 2 anni, che dopo varie selezioni diventerà il nuovo riproduttore di trota marmorata ed anche di trota fario, quest’ultima opportunamente selezionata nelle acque dei nostri torrenti. Per la fario siamo nella fase iniziale del percorso per creare un nostro ceppo e quest’anno abbiamo allevato 5.000/6.000 avannotti, per i prossimi anni ci siamo prefissati un numero massimo di 60.000/80.000 avannotti di fario, che poi saranno immessi nei nostri torrenti. Per la marmorata siamo a 500.000/600.000 uova e da qui, tolte le perdite naturali, iniziamo le nostre semine, 80.000/100.000 uova in scatole wibert nelle zone di risalita e frega, 60.000/80.000 avannotti
territory. > During my last visit, I saw the newest hatchery and the fish-farming plant. How are they managed and what do you produce? The hatchery is managed by Stefano, who daily follows all the growing phases, from the egg just hatched to the two-year trout, which after many selections will become the new breeder of marmorata and even of brown trout, the latter appropriately selected in the waters of our streams. As for brown trout, we are in the starting phase of creating our own stock and this year we have bred 5.000/6.000 fingerlings; for the next years we have set a maximum number of 60.000/80.000 brown trout fingerlings, which will then be put into our streams. As for marmorata, we have reached 500.000/600.000 eggs and, if we deduct the natural losses from this figure, we start our seeding with 80.000/100.000 eggs in wibert boxes in rising and frying zones, 60.000/80.000 fingerlings in reabsorbed yolk sac, 60.000/80.000 fingerlings of a size of 4/6 cm., and 80.000/100.000 small trout of a size of 6/9 cm. Thus, 20.000/25.000 small trout remain in the farm to become breeders of small trout, which will become the 600/800 breeders of the future after being adequately selected in the following 3/4 years. In Fisto’s fish-farming plant, that is taken care of by the Association’s fishing guards and where the mormorata trout lives from 2 to 7/8 years of age, there are 5 years of marmorata trout, which are constantly selected, trying to achieve the best possible result. The trout which are not deemed to be suitable for breeding in the selection process of the various years are released into the Sarca River, in sizes ranging from 25/30 to 45/50 cm, for a total weight of 800/1.000 kilos every year. > A lot of fly fishermen come to fish in your Big Fish zones. Please tell us how you manage them. At present there are 2 zones, that of Ragoli on the Sarca River, for a length of 1.400 m, and the lake of Nembia, restored a few years ago by Enel, for a surface of about 35.000 square meters: from this year on the latter is open to fishing all year long, as it is considered an artificial basin. They are subject to specific regulations, pass and higher costs, i.e. currently ₏ 30, with the possibility of keeping 2 specimens in the Ragoli zones and 3 specimens on the Nembia lake, of which only one over 55 cm. They are managed by introducing appropriately selected fish ranging from 40 to 70 cm, weighing from 1 kg to 5/6 kg and some even bigger. This year we have already put in 2.800 kilos of marmorata coming from our breeding, with an average weight of 1,5 kg. Such introductions are the
a sacco vitellino riassorbito, 60.000/80.000 avannotti della misura 4/6 cm. 80.000/100.000 trotelle 6/9 cm, rimangono nell’impianto per iniziare il percorso per diventare riproduttori 20.000/25.000 trotelle che opportunamente selezionate nel 3/4 anni a seguire diventeranno i 600/800 riproduttori del futuro. Nell’impianto di pescicoltura di Fisto, seguito dai guardia pesca dell’Associazione dove viene completato il percorso della trota marmorata dai 2 ai 7/8 anni, sono presenti 5 annate di trote marmorate che continuamente vengono selezionate per cercare di avere il miglior risultato possibile. Le trote che non sono ritenute idonee nella selezione dei vari anni per la riproduzione, vengono rilasciate nel fiume Sarca, nelle varie misure da 25/30 a 45/50 cm, per un peso di 8/10 q.li ogni anno.
> Si sta parlando di un grande evento in Trentino per il 2014, una festa della pesca a mosca per la prossima primavera (maggio)? Il 2° trofeo Fiume Sarca - Dolomiti di Brenta, organizzato dall’Associazione in collaborazione con le APT di Ponte Arche, Pinzolo - Madonna di Campiglio e l’ufficio Turistico di Tione. L’evento prevede: 1. Gara di pesca a mosca a coppie in 4 manches, in 2 giorni (sabato e domenica), in zone No Kill e quindi con un numero massimo di 20 coppie partecipanti. 2. Gara di costruzione mosche artificiali. 3. Gara di lancio in due specialità, precisione e lunghezza.
> Molti pescatori a mosca stanno venendo a pescare nelle vostre zone Big Fish. Parlaci di come vengono gestite.
Il tutto contornato da prodotti locali e se possibile di attrezzature per la pesca ecc.
Attualmente le zone sono 2, quella di Ragoli sul fiume Sarca, per una lunghezza di 1.400 mt e il lago di Nembia ripristinato alcuni anni fa dall’Enel per una superficie di 35.000 mq circa e da quest’anno aperto alla pesca per tutto l’anno essendo considerato un bacino artificiale. Hanno uno specifico regolamento, permesso e costo superiore, attualmente € 30, con la possibilità di trattenere 2 pezzi nella zona di Ragoli e 3 pezzi al lago di Nembia, di questi solo 1 pezzo superiore ai 55 cm. Sono gestite con immissione di pesci opportunamente selezionati che vanno da 40 a 70 cm, con pesi che vanno da 1 kg a 5/6 kg, qualche pezzo anche oltre. Quest’anno sono già stati immessi 2.8 q.li di marmorate provenienti dal nostro allevamento del peso medio di kg 1,5. Le immissioni sono conseguenza dell’affluenza di pescatori in queste zone, per mantenere costante la presenza di pesce di taglia. Per la zona sul Sarca le immissioni sono fatte con trote fario per il maggior numero e con alcune trote marmorate provenienti dal nostro allevamento. Per il lago di Nembia le immissioni sono fatte con trote fario e trote iridea in uguale misura, ricordando che dal 1 di ottobre si possono trattenere solo iridea, rispettando il divieto per le fario. Per l’Associazione il lago di Nembia doveva essere gestito con l’immissione di salmerini alpini da 1 kg a 1.5 kg. Devo ancora capire bene la motivazione del divieto imposto dall’Ufficio Faunistico della PAT.
Verranno premiati i primi 5 di ogni tipo di gara e a tutti i partecipanti sarà donato un ricordo dell’evento. > La vostra associazione è fra le più grandi del Trentino, progetti per il futuro? Stiamo valutando e studiando la possibilità di creare varie zone di pesca, che si chiameranno Riserve, con il nome di riferimento che usa la popolazione dei luoghi, es. RISERVA REGORIE attuale zona big fish di Ragoli, ed avranno un apposito regolamento, saranno sempre aperte, senza giornate di chiusura, dando la possibilità di pescare tutto il periodo e semplificare l’organizzazione delle eventuali giornate di pesca e dei pacchetti offerta collegati con alberghi convenzionati. Saranno Riserve gestite con modalità No Kill, ma ugualmente integrate con pesci di taglia a scadenze mensili, per cercare di garantire sempre il divertimento della cattura a chi le frequenterà. Le zone saranno equamente distribuite sul territorio dell’ Associazione per dare un’ immagine sempre più aperta alla pesca collegata al turismo, constatato che anche le APDT che operano sul territorio iniziano a capire che la pesca può essere un volano per il turismo locale.
result of many fishermen coming to these zones, as to maintain a steady presence of good-sized fish. As for the Sarca area, we introduced mostly brown trout, as well as some mormorata trout coming from our breeding. As for the Nembia lake, brown and rainbow trout were equally introduced, and don’t forget that from the 1st October only rainbow can be kept while brown trout must be released. According to the Association, the Nembia Lake should be managed by introducing alpine chars from 1 kg to 1.5 kg in it, so I haven’t really understood yet why the Wildlife Office of the Autonomous Province of Trento prohibited it. > People are talking about a great event in Trentino for 2014, a fly-fishing party for next spring (May)? The 2nd Sarca River - Brenta Dolomites trophy, organized by the Association in cooperation with the tourist boards of Ponte Arche, Pinzolo Madonna di Campiglio and the tourist office of Tione. The event foresees: 1. A fly-fishing contest in pairs in 4 rounds, spread over 2 days (Saturday and Sunday), in No Kill zones, thus with a maximum number of 20 pairs participating. 2. A fly tying contest. 3. A casting contest in two specialties, precision and length. Everything will be accompanied by local products and, if possible, by fishing equipment etc. The first 5 in every type of contest will be awarded a prize and all the participants will receive a souvenir of the event. > Your association is among the biggest ones in Trentino; have you got any plans for the future? We are evaluating and studying the possibility of creating various fishing zones, which will be called Reserves, in addition to the reference name used by the local population, e.g. REGORIE RESERVE, that is the current Ragoli big fish zone; they will follow specific regulations, and be always open with no closing day. They will thus give you the chance to fish all the time and simplify the organization of the fishing days and of the special offers connected with partner hotels. They will be No Kill reserves; nevertheless they will be integrated with good size fish every month, in order to guarantee continuous catching fun for those coming there. The zones will be equally distributed on the Association’s territory, in order to convey a broader image of fishing connected to tourism, since the associations of Trentino’s amateur fishermen operating on the territory are starting to understand that fishing cannot but foster local tourism.
Ringraziamo per alcune fotografie la APT Terme di Comano-Dolomiti di Brenta.
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La Trota del Tango nella Terra del Fuoco Michael Caranci
The mesmeric pulse of the tango flows through every vein of the Argentine way of life like a fine Malbec, sweet and sensual then resonating into the soul; even the legendary sea trout of Tierra del Fuego inspire the tempo of the tango, performing their own nightly dance of head shakes and shimmering acrobatics against the flaming midnight sun of the southernmost bastion of angling magnitude in the world. Fly fishing for the giant sea-run brown trout of Tierra del Fuego in Patagonia is nothing new. British expatriate John Goodall first stocked brown trout in the Rio Grande in 1935, along with rainbow trout and Atlantic Salmon. For the first few decades, the resident trout fishery in the river flourished, but by the end of the 1950s the majority of the brown trout began to migrate to the ocean, returning to spawn each season as larger sea trout averaging four to five pounds. Over time, the numbers of rainbow trout diminished – though there are still a handful of resident rainbows left in the river today, and most anglers on the Rio Grande manage to catch one or two in a week’s fishing – as the larger, more aggressive browns asserted dominance. Rumors of the great fishing on the Rio Grande spread across the U.S. and Europe, while the sea trout population continued to boom: each year there seemed to be more fish, and bigger. The Sea Trout of the Rio Grande Fisheries biologist Sarah O’Neil completed a 3-year study -- privately funded by Estancia Maria Behety, Estancia Jose Menendez, The Fly Shop, and Frontiers -- of the Rio Grande’s sea trout in 2008, a study that offers invaluable insight to the health and population of the river’s trout. In 2006, 1043 sea trout were captured, with an estimated run of 37,803 total fish; 2007 showed 2933 captured, and 55,058 estimated in the river. During the 2008 season, 5,039 sea trout were caught, weighed, measured and tagged by clients from participating lodges, leading to an overall estimate of nearly 75,000 adult sea trout in the Rio Grande. These numbers show that not only is the river’s fishery continuing to improve, but angler’s coming to the Rio Grande are actually catching more fish. And, amazingly, the sea trout are living longer and getting bigger. In fact, the average life span of a Tierra del Fuego sea trout is between 3 and 12 years, and the average fish caught on the Rio Grande today tips the scales at nine or ten pounds. One in five will be over fifteen pounds, and one in fifty will likely break the twenty pound mark, or more. In March 2008, Alaska dentist Brian Yamamoto landed what is likely the largest brown trout ever taken on a fly, measuring 46 inches long with a 25-inch girth, putting the monster’s estimated weight at 41.5 pounds. Why do the sea trout of the Rio Grande
Il pulsare ipnotico del tango scorre in ogni vena della vita argentina come un buon Malbec, così dolce e sensuale da risuonare nell’anima; persino la leggendaria trota di mare della Terra del Fuoco ispira il ritmo del tango, scuotendo la testa nella sua danza notturna e facendo scintillanti acrobazie contro il sole fiammeggiante della mezzanotte in quest’estremo bastione meridionale di pesca del mondo. La pesca a mosca delle enormi trote fario in risalita nella Terra del Fuoco non è nulla di nuovo. L’esule britannico John
Goodall immise per la prima volta trote fario nel Rio Grande nel 1935, assieme a trote arcobaleno e salmoni atlantici. Nei primi decenni l’allevamento locale delle trote nel fiume fiorì, ma prima della fine degli anni Cinquanta la maggior parte delle trote erano già migrate nell’oceano; tornavano però ogni stagione a deporvi le uova, quando ormai erano diventate grosse trote di mare da circa quattro o cinque libbre. Col tempo diminuì il numero delle trote arcobaleno – sebbene oggi nel fiume sia tuttora rimasta una manciata di trote
arcobaleno residenti e la maggioranza dei pescatori a mosca sul Rio Grande riescano a prenderne una o due in una settimana di pesca – poiché le trote fario, più grosse e aggressive, ebbero il predominio. La fama della pesca d’eccellenza sul Rio Grande si diffuse negli USA e in Europa, mentre la popolazione di trote di mare continuava a crescere vorticosamente: ogni anno sembravano esserci più pesci, e più grossi.
La trota di mare del Rio Grande
2.933 catturate e 55.058 stimate nel fiume. Nella stagione del 2008 ben 5.039 trote di mare vennero prese, pesate, misurate ed etichettate da clienti dei lodge, facendo stimare quasi 75.000 trote di mare adulte presenti nel Rio Grande. Questi numeri mostrano che non solo la riserva ittica del fiume sta continuando ad aumentare, ma i pescatori a mosca che vengono sul Rio Grande prendono sempre più pesci. Inoltre, sorprendentemente, le trote di mare vivono più a lungo e diventano più grosse. In effetti, la vita media di
una trota di mare della Terra del Fuoco va dai 3 ai 12 anni e i pesci medi presi oggi sul Rio Grande pesano nove o dieci libbre. Uno su cinque supera le quindici libbre e uno su cinquanta è probabile che sia più di venti libbre o anche di più. Nel marzo del 2008 Brian Yamamoto, dentista dell’Alaska, trasse a riva quella che è probabilmente la più grossa trota mai presa con una mosca, misurava 46 pollici di lunghezza e 25 di girovita e portò il peso stimato del mostro a 41,5 libbre. Perché le trote del Rio Grande diventano così grosse e
Nel 2008 la biologa ittica Sarah O’Neil ha portato a termine uno studio durato 3 anni – finanziato privatamente da Estancia Maria Behety, Estancia Jose Menendez, The Fly Shop e Frontiers – sulla trota di mare del Rio Grande, uno studio che offre un impareggiabile quadro dello stato di salute e dei numeri della popolazione di trote del fiume. Nel 2006 vennero catturate 1043 trote di mare, con 37.803 pesci totali stimati in risalita; il 2007 ne vide
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get so big, and why are there so many of them? Fortunately for modern-day anglers, the estuary at the mouth of the Rio Grande is a vibrant ecosystem that promotes large, quick-growing fish, while protecting them from commercial fishing and potential predators. The estuary is large and shallow, preventing large commercial fishing boats from targeting the sea trout, which generally do not stray far from the estuary. At the same time, there are plenty of sprats -- small indigenous baitfish that also happen to be the favorite food of local penguins -- available to the sea trout, allowing for such remarkable growth rates. As an added bonus, there has been a strict no-kill policy imposed on the vast majority of the Rio Grande since the mid-1980s, and much of the river’s fishing is controlled by private landowners who monitor the various fishing lodges, nearly all of whom allow
catch-and-release fishing only. Fat and happy after a few years at sea, the big browns begin to return to the pools of the Rio Grande in significant numbers in November, roughly the start of the Tierra del Fuego summer. The river is loaded with fish by Christmas and it is estimated that by the first day of each New Year, nearly 80% of the escapement has come into the river. The fish initially herd up in the lower river pools, though hundreds more continue to pour into the Rio Grande on every tide until sometime in mid-April. The main season for targeting the sea trout is from just after the start of the year through early April. The Rio Grande The Rio Grande is the largest watershed on Isla Grande of Tierra del Fuego in Patagonia, originating from Lago
Blanco and a series of springs bubbling high out of the Andes on the Chilean side of the border. For 120 kilometers the river meanders its way across the unique landscape of wind-swept grasslands and prime sheep and cattle grazing country. There are several major tributaries that also receive runs of sea trout, including the Menendez and MacLennan Rivers. Arguably the best fishing is on the nearly 45 miles of the Argentine portion of the river from the Chilean border to the Atlantic Ocean. The Rio Grande’s main pools run through several private estancias: moving from west to east on the south side of the river is the Estancia San Jose, Estancia Aurelia, Estancia Jose Menendez, and Estancia Despedida. North shore holdings include Estancia San Salvador, Estancia San Julio, and the massive Estancia Maria Behety. Among these historic estancias, there
perché ce ne sono così tante? Fortunatamente per i pescatori a mosca dei giorni nostri, l’estuario alla foce del Rio Grande è un vibrante ecosistema che favorisce i grossi pesci che crescono rapidamente, proteggendoli dalla pesca commerciale e dai potenziali predatori. L’estuario è ampio e poco profondo, impedendo così alle grandi barche di pesca commerciale di prendere di mira le trote di mare, che generalmente non si allontanano molto dall’estuario. Al tempo stesso ci sono un sacco di spratti – piccoli pesci indigeni che si dà il caso siano il cibo preferito dei pinguini del luogo – a disposizione delle trote di mare, il che spiega il loro notevole tasso di crescita. Come bonus aggiunto, dalla fine degli anni Ottanta è stato imposto un rigido regolamento no-kill sulla stragrande maggioranza del Rio Grande, e molta della pesca sul fiume è controllata da proprietari privati che monitorano i vari lodge di pesca, consentendo quasi tutti solo la pesca catch-and-release. Grasse e felici dopo aver trascorso alcuni anni in mare, le grosse fario cominciano a tornare in gran numero alle pool del Rio Grande in novembre, che segna pressappoco l’inizio dell’estate nella Terra del Fuoco. A Natale il fiume è stracolmo di pesci e si stima che, per il primo dell’anno, quasi l’80% della risalita sia giunta al fiume. I pesci inizialmente si radunano nei vivai del tratto inferiore del fiume, anche se altre centinaia di essi continuano a riversarsi nel Rio Grande fino a metà aprile. La stagione principale per puntare alla trota di mare va dall’inizio dell’anno all’inizio di aprile. Il Rio Grande Il Rio Grande costituisce il maggiore bacino idrografico sull’Isla Grande della Tierra del Fuego in Patagonia, sgorgando dal Lago Blanco e da una serie di spumeggianti sorgenti delle Ande, sul lato cileno della frontiera. Per 120 chilometri il fiume serpeggia attraverso il paesaggio unico di quelle praterie spazzate dal vento e di quelle distese dove pascolano pecore e bovini di prima qualità. Diversi affluenti maggiori sono anch’essi il teatro della risalita delle trote di mare, ivi compresi i fiumi Menendez e MacLennan. Presumibilmente la pesca migliore si ha sulle quasi 45 miglia di fiume site in territorio argentino, dalla frontiera cilena all’oceano Atlantico. I principali vivai del Rio Grande attraversano varie estancias private: percorrendo da ovest a est il lato meridionale del fiume, si trovano in successione l’Estancia San Jose, l’Estancia Aurelia, l’Estancia Jose Menendez e l’Estancia Despedida. Le proprietà situate sulla costa settentrionale comprendono l’Estancia San Salvador, l’Estancia San Julio e la vastissima Estancia Maria Behety. Tra queste estancias storiche, c’è un gruppetto di bei lodge di pesca che servono i pescatori a mosca provenienti da Stati Uniti ed Europa: Maria Behety Lodge, La Villa de Estancia Maria Behety, Despedida Lodge,
are a handful of fine fishing lodges catering to fly rodders from across the U.S. and Europe: Maria Behety Lodge, La Villa de Estancia Maria Behety, Despedida Lodge, Kau Tapen, Villa Maria, Toon Ken, Aurelia, and San Jose. The lodges work together to alternate daily use of more than 102 named pools along the lower 45 miles of the river, with a combined maximum occupancy of about 50 anglers between all of the Rio Grande lodges from the Atlantic Ocean to the Chilean border. The fishing on the Rio Grande is similar to traditional steelhead or Atlantic Salmon fishing, casting across the river and quartering downstream, then swinging the fly across the current. The swift waters of the Rio Grande often require sinking lines to get the flies down to the fishes’ level, and in the last hour of light each day big, bulky flies are the norm. Water conditions can vary throughout
the season, ranging from low and clear to high and murky. Big storms can blow the river out anytime during the season, but fortunately it drops and clears into fishable condition in only a couple of days. The faster the flows, the heavier the sink tip needed to get the flies down to the fish. On the rare occasion when the Patagonian winds aren’t blowing and the surface of the river is calm, floating lines and waking dry flies can be incredibly productive, too. Preparing for the Wind The winds of Tierra del Fuego are famous. It’s a rare day that they don’t blow, and not uncommon to reach 30-40 knots (50+ mph). The wind is so much a part of life in this part of the world that locals instinctively park their cars facing towards the west (into the wind), so that the doors don’t get
blown off the hinges. Fortunately, the winds are predictable, almost always blowing out of the east and heading downriver. For spey casters, this means that whichever side of the river you’re on, you always want to use casts that keep your anchor on your downwind side. First and foremost, this is a safety issue, as upstream anchors will likely result in hooked ears, or worse. With a downstream anchor, the winds will actually help your cast, pulling the D-loop tighter on the backcast and ultimately taking the fly out across the river and down. Your cast will almost always end up quartering downstream, just how you want it for a typical wet-fly swing. For those casting single-handed rods, similar rules apply; be sure to keep your casts off the down-wind side. This will keep the fly from getting blown into you, and the wind will actually help you straighten out your backcasts and
Kau Tapen, Villa Maria, Toon Ken, Aurelia e San Jose. I lodge collaborano per alternarsi nell’uso giornaliero di oltre 102 rinomate pool poste lungo le 45 miglia del tratto inferiore del fiume, raggiungendo al massimo, messi insieme, il numero di circa 50 pescatori a mosca tra tutti i lodge sul Rio Grande, dall’oceano Atlantico alla frontiera cilena. La pesca sul Rio Grande è simile alla pesca tradizionale dello steelhead o del salmone atlantico, con lanci che attraversano il fiume e approdano verso valle, facendo ondeggiare la mosca attraverso la corrente. Le rapide acque del Rio Grande richiedono spesso code con punte affondanti perché le mosche raggiungano il livello dei pesci, e ogni giorno, nell’ultima ora di luce, grosse mosche pesanti sono la norma. Le condizioni dell’acqua possono variare nel corso della stagione, passando dall’acqua bassa e trasparente a quella alta e torbida. Durante la stagione possono verificarsi grandi bufere in ogni momento, ma fortunatamente in un paio di giorni scema tutto e il tempo si rischiara fino a rendere possibile di nuovo la pesca. Più le correnti sono veloci, più serve una punta affondante pesante affinché le mosche raggiungano i pesci. Nelle rare occasioni in cui i venti della Patagonia non soffiano e la superficie del fiume è calma, possono essere incredibilmente produttive anche le lenze galleggianti e le mosche secche. Prepararsi al vento I venti della Terra del Fuoco sono famosi. È raro che non soffino e non di rado raggiungono i 30-40 nodi (50+ miglia all'ora). Il vento è a tal punto parte integrante della vita in questa parte del mondo che la gente del luogo, istintivamente, parcheggia le macchine puntate verso ovest (verso il vento), così che le portiere non vengano scardinate. Fortunatamente i venti sono prevedibili, soffiano quasi sempre da est e verso valle. Per chi lancia a spey ciò significa che, in qualunque sponda siate del fiume, dovrete sempre fare lanci che vi ancorino al lato sottovento. Innanzitutto è una questione di sicurezza, dato che ancorare la coda a monte probabilmente avrebbe come conseguenza orecchie uncinate, come minimo. Ancorando a valle i venti aiuteranno probabilmente il vostro lancio. Per chi lancia con canna a una mano valgono queste regole: accertatevi di tenere i vostri lanci lontani dal lato sottovento. Questo impedirà che la mosca vi venga soffiata contro, anzi il vento vi aiuterà a raddrizzare i vostri backcast e vi conferirà maggiore energia nel protendervi in avanti. Mosche per il Rio Grande Molti pescatori a mosca si sorprendono quando scoprono che le mosche più efficaci per puntare alle mostruose trote fario del Rio Grande... sono spesso piccole ninfe! È difficile immaginare di poter catturare
give you more power in the forward presentation. Flies for the Rio Grande Many anglers are surprised to find that the most effective flies for targeting the monster browns of the Rio Grande... are often small nymphs! It’s hard to imagine fishing for potential 30-pound fish with #6 hooks, but many of the largest fish each season are caught on just these flies. Yuk Bugs, Bitch Creeks, Red-Butt Bombers, TDF
big waking dry flies such as Steelhead Bombers and Muddlers. The sea trout are aggressive fish, and readily move to take waking dry flies with gusto. There are only rare opportunities to fish this style, as the winds in Tierra del Fuego are near constant, but every angler traveling to the Rio Grande should pack a floating line and a few big skating patterns, just in case.
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Prince, even the ubiquitous olive Woolly Bugger are proven patterns. The one special ingredient that really seems to play a factor in increasing hookups is white rubberlegs. The preferred jigging motion of the fly imparts fantastic motion to the fly, and the life-like “wiggle” of the rubberlegs appear to tantalize the trout. They generally don’t take the fly subtly, preferring to crush it with the terror that only a trout that has fed in the ocean is able to impart upon its prey. As the midnight sun eventually sets each evening, bigger, bulkier flies such as
steelhead Intruders, string leeches, or even bigger spey-style flies become effective. Blacks, blues, and purples are the preferred colors, casting a big, dark silhouette in the water against the fiery backdrop of the Tierra del Fuego sunsets. You will see many photos of Rio Grande sea trout that seem to be taken at night; unquestionably, these fish become much more aggressive in low light conditions. On the rare circumstances where the winds are not howling, the smooth waters of the Rio Grande are ideal for skating
The Pulse of the Tango
all around, from the savory asados to the mouth-watering malbec wines and the spirit of the gaucho. And, of course, there’s the tango, the dance of passion and sensuality, of the seductive prowess of a beautiful, powerful woman that somehow will always remind me of howling winds, a swift-flowing river, and the unique and magnanimous fish that lurk beneath it. Reservations for the finest lodges on the Rio Grande can be made through. The Fly Shop www.theflyshop.com
Traveling to the end of the earth to fly fish for the fabled sea trout of the Rio Grande should be on every fly rodders wish list. It truly is the trip of a lifetime. The fish themselves are undeniably dynamic: they are at the same time numerous, aggressive, powerful, acrobatic, and, even more important, apt to take swinging flies. Yet angling in Tierra del Fuego goes far beyond a simple fishing trip, with the incredibly rich culture of the Argentines prevalent
pesci che possono raggiungere le 30 libbre con ami da #6, ma in ogni stagione molti dei pesci più grossi si prendono proprio con queste mosche. Yuk Bugs, Bitch Creeks, Red-Butt Bombers, TDF Prince, persino l'onnipresente Woolly Bugger color oliva sono modelli di comprovata efficacia. L'ingrediente speciale che sembra davvero giocare un ruolo importante nell'aumentare le abboccate sono le zampette bianche in gomma. Il loro andamento saltellante (jigging) impartisce un movimento fantastico alla mosca, e il realistico
“ondeggiamento” delle zampette di gomma pare stuzzicare moltissimo le trote. Queste ultime in genere non vanno per il sottile quando afferrano la mosca, ma preferiscono schiacciarla col terrore che solo una trota che si è alimentata nell'oceano è in grado di impartire alla sua preda. Ogni sera, quando il sole di mezzanotte infine tramonta, mosche più grosse e pesanti come le Intruders per steelhead, le string leeches (sanguisughe), o persino le mosche spey-style, più grosse, diventano efficaci. Le tonalità del nero,
del blu e del porpora sono i colori preferiti, poiché stagliano nell'acqua un grosso profilo scuro contro il fiero sfondo dei tramonti della Terra del Fuoco. Vedrete molte foto della trota di mare del Rio Grande che sembrano essere state scattate di notte; indubbiamente questi pesci diventano molto più aggressivi in condizioni di poca luce. Nelle rare circostanze in cui il vento non ulula, le acque lisce del Rio Grande sono ideali per farvi scivolare sopra grosse mosche secche come le Steelhead Bombers e le Muddlers. Le trote di
mare sono pesci aggressivi e si attivano prontamente per prendere mosche secche con gusto. Ci sono solo rare opportunità di pescare con questo stile, visto che nella Terra del Fuoco il vento soffia quasi costantemente, ma qualsiasi pescatore che viaggia sul Rio Grande dovrebbe portare con sé una coda galleggiante.
Il battito del tango
oltre un semplice viaggio di pesca, grazie alla cultura incredibilmente ricca dell'Argentina che si fa sentire tutt'attorno, dai gustosi asado agli appetitosi vini malbec e allo spirito del gaucho. E poi, certo, c'è il tango, la danza della passione e della sensualità, dell'abilità seduttrice di una bella donna maestosa che in qualche modo mi ricorderà sempre venti ululanti, un fiume rapido e i pesci unici e magnanimi che vi si annidano. I lodge più belli sul Rio Grande si possono prenotare tramite The Fly Shop www.theflyshop.com
Viaggiare fino all'altro capo del mondo per pescare a mosca la mitica trota di mare del Rio Grande dovrebbe essere nella lista dei desideri di ciascun pescatore a mosca. È davvero il viaggio di una vita. I pesci stessi sono innegabilmente dinamici: sono al tempo stesso numerosi, aggressivi, possenti, acrobatici e, quel che importa ancora di più, propensi a prendere le mosche oscillanti davanti a sé. Eppure pescare nella Terra del Fuoco va molto
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“Only the river knows”: fly fishing’s own Heart of Darkness di Ulbo de Sitter
In un film tanto umoristico quanto profondo, Peter Christensen, danese, e Rolf Nylinder, svedese, hanno affrontato insieme alcune delle grandi domande esistenziali. In un film sulla pesca a mosca? Certamente! “Solo il fiume lo sa” è un viaggio nell’anima del pescatore a mosca e, mentre viaggiamo assieme ai protagonisti, vediamo catturare anche alcune meravigliose trote fario. Di quelle grosse! La più intrigante di tutte le domande che ci si può porre è anche la più banale per la sua semplicità. La domanda è: perché? Perché sono qui? Perché faccio quel che faccio? È anche la domanda che non trova mai una risposta. E per fortuna, devo dire. Perché? Perché è la domanda che continua a spingermi a prendere in mano la mia canna da pesca, desideroso di fare ancora un’altra delle mie temporanee fughe dal “perché” delle cose, per finire poi in piedi su un fiume, al settimo cielo, a chiedermi: perché pesco a mosca? Peter Christensen, regista ed editore di “Solo il fiume lo sa”, conosce quello stato d’animo. “Non è una questione semplice, davvero. Ritengo che la pesca, in tutta la sua complessità, offra una serie di sfide che mi danno la sensazione di comprendere il mondo, o almeno parte di esso. E questo mi riporta indietro a un’età di innocenza e meraviglia, lontano dagli affanni della vita.” Nel film seguiamo gli amici Peter e Rolf in una caccia alla trota in Nuova Zelanda. Per poco non si perdono nella giungla, ma fortunatamente si imbattono in una capanna che fornisce loro riparo e una stufa a legna. Rolf trova un vecchio diario, a quanto pare lasciato lì nel 1988 da un pescatore norvegese di nome Lars Lenth. Comincia a leggerlo, affascinato dall’approccio raffinato e quasi buddistico di Lenth alla pesca a mosca. Rolf si identifica subito con Lenth, tanto più che non ha ancora preso un solo pesce. E quando finalmente prende una grossa trota, grida esultante: “Sono Lars Lenth!”. Gli amici decidono allora di rintracciare il loro mitico Redentore norvegese. Alla fine lo trovano all’altro capo del mondo, senza rendersi ancora conto che nella vita nulla è privo di conseguenze. “Solo il fiume lo sa”, essendo al contempo un documentario e un lungometraggio, mescola abilmente realtà e finzione, lasciando decidere allo spettatore che cos’è cosa. In questo film la verità è flessibile come l’elastico che circonda la mia vecchia scatola per mosche. La storia ripercorre le avventure di Rolf e Peter fino al presente ed è girata in uno stile convincente da collaudato film domestico, con tanto di audio pessimo e scene da diario. Con un perfetto senso del tempo, Peter e Rolf ci riportano agli anni Ottanta, dove incontriamo Lars Lenth, impersonato da Mikkel Poppelhøy, un giovane pescatore a mosca svedese appassionato e molto fotogenico. I flashback sono vere gemme di cinematografia, ed è qui che i compari scandinavi mostrano il loro notevole talento come registi. Paesaggi, colori, inquadrature, riprese sott’acqua, un occhio attento ai dettagli, una colonna sonora emozionante e Poppelhøy intento a catturare magnifiche trote brune con la sua canna in bambu che si curva in un arco elegante sotto la pressione di quei pesci combattenti. Bellezze come queste non hanno l’abitudine di mettersi in fila dietro ai massi per intrufolarsi a riva e rubare le mosche dalla nostra scatola. È stato solo un colpo di fortuna? Peter: “Dovevamo seguire le storie del diario e quelle trote avevano dimensioni quasi impossibili da raggiungere. Ma grazie al talento di Mikkel e alla grandissima taglia media delle trote del fiume Lethe, ha funzionato tutto.” Peter minimizza. La bellezza di queste immagini tiene inchiodato alla sedia anche chi è completamente indifferente alla pesca a mosca. Il lavoro di regia e di editing è stato principalmente opera di Peter, tuttavia il film deve molto alla personalità di Rolf Nylinder, con cui è facile identificarsi. Rolf sembra far tutto con estrema facilità, ma dietro c’è grande dedizione e serietà. Questa combinazione di improvvisazione e passione si ritrova anche nel suo sito dedicato alla pesca a mosca,
Frontsidefly.com, dove, insieme a “un gruppo fortuito di svedesi”, che lui considera suoi amici, fa tremendamente sul serio in fatto di pesca a mosca. Provate a nominare una mosca sommersa o una ninfa e siete finiti. I loro video sono tanto divertenti quanto poetici. Canne, code, attrezzatura nuova di pacca, tecnica: tutto questo è secondario. “Per me la pesca a mosca è fatta solo per il 2% di tecnica e conoscenze”, dice Rolf, “il restante 98% è il legame con l’anima. Io non guardo con ammirazione chi riesce a fare un lancio di cento metri, ma chi sa quant’è importante bere insieme un caffè davanti a un fuoco e vedere il quadro completo.” È facile comprendere il motivo per cui Rolf un bel giorno saltò su un aereo diretto a Copenhagen, cogliendo del tutto di sorpresa Peter e, senza averlo mai incontrato prima, lo convinse che avrebbero dovuto lavorare insieme semplicemente in virtù della loro comune passione per la pesca a mosca, la regia e la narrazione di storie. Un’ora dopo aveva preso forma il loro progetto. E la narrazione di storie è ciò che distingue “Solo il fiume” da tanti film contemporanei di pesca a mosca, non importa quanto siano girati bene. “Se un film è solo sulla pesca, manca una storia”, dice Peter. “Quello che cerchiamo di fare noi è legare la pesca a una narrazione. Ci sono grandi storie da raccontare usando la pesca come metafora, come accade per esempio nell’eccellente “Basse e trasparenti” prodotto da Finback Films e nel nostro “Solo il fiume”, che indaga
In a movie that is as humoristic as it is profound, Peter Christensen from Denmark and Rolf Nylinder from Sweden teamed up to tackle some of life’s big issues. In a fly fishing film? You bet. “Only the River knows” is a voyage into the soul of the fly fisherman, and while travelling along with our main characters, some marvelous brown trout are caught in the meantime. Big ones, too. The most intriguing of all questions man can ask himself is also a deceivingly simple one. That question is: why? Why do we exist? Why am I here? Why do I do what I do? It is also the one question that can never be answered. And gladly so, I must say. Why? Well, it keeps me picking up my flyrod again and again, eager to make yet another one of those temporarily escapes from the “why” of things. To end up standing in a river, completely happy, asking myself: why do I fly fish? Peter Christensen, director and editor of “Only the river knows”, recognizes that feeling. “Not an easy question, indeed. I think fishing, in all its complexity, still constitutes a very limited set of challenges, which give me a sense of understanding the world, or at least part of it. And it takes me back to an age of innocence and wonder, far from the struggles of life.” In the film we follow buddies Peter and Rolf on a trout hunt in New Zealand. They almost get lost in the wilderness, but luckily they stumble upon a cabin that provides them with shelter and a woodstove. Rolf finds an old diary, apparently left there back in 1988 by a Norwegian fisherman, called Lars Lenth. He starts reading, fascinated by Lenth’s literary and almost Buddhistic approach of fly fishing. Rolf obsessively identifies with Lenth, all the more because he hasn’t caught a single fish yet. His haunted mind comes full circle when he finally catches his big trout. “I am Lars Lenth!”, he shouts exuberantly. The friends decide to track down their mythical, larger than life Norwegian Saviour. Eventually they find him at the other end of the world, not yet realizing that nothing in life goes without consequence. “Only the river knows”, being documentary and feature film at the same time, cleverly mixes facts and fiction, letting the spectator decide which is which. In this movie the truth is as flexible as the rubber band around my old flybox. The story travels back and forth between Rolf and Peter’s adventures in the present, convincingly shot in well-tried home movie style, complete with crappy sound, and scenes from the diary. With perfect sense of timing, Peter and Rolf take us back to the eighties, where we meet Lars Lenth, played by Mikkel Poppelhøy, an avid young Danish fly fisherman blessed with a generous amount of screen appearance. The flashbacks are true gems of cinematography, and this is where the Scandinavian soulmates show their considerable talents as film makers. Landscape, colour, framing, under water filming, a keen eye for detail, a prominent but oh so subtle soundtrack, everything is used to get us as close as possible to Poppelhøy, catching magnificent brown trout on his splitcane rod, that bends into a stubborn, but ever so elegant curve under the pressure of these hard fighting fish. Beauties like these are not in the habit of lining up behind boulders to creep ashore and steal the flies out of your box. Was the crew just lucky? Peter: “We had to follow the stories in the journal, and those trout were of an almost impossibly large size. But thanks to Mikkel’s talent and the tremendous average size of the trout in Lethe River, it all worked out.” Let’s call that an understatement. The beauty of these images will keep anyone completely indifferent to fly fishing nailed to their seats. Where editing and directing was mainly Peter’s work, the film owes a lot to Rolf Nylinder’s likeable personality that is easy to identify with. Rolf seems to be doing everything with a wink, while being seriously dedicated at the same time. His combination of goofyness and passion is also put to good use on his fly fishing site,Frontsidefly.com, where he and “a bunch of random Swedes” that he reckons to be
sulla sottile linea che, nella mente ossessiva del pescatore, separa la finzione dalla realtà.” La maestria di Christensen come narratore di storie è riconosciuta da chiunque abbia visto “Un cortile nel nulla”, ambientato in Alaska, dove lucci spettacolari allentano la tensione elettrizzante che scaturisce dal contrasto tra i nativi americani e un gruppo di rudi rivenditori di attrezzature da pesca col grilletto facile. “Solo il fiume lo sa” è un film memorabile, il suo unico neo è che termina un po’ troppo in fretta. Ma che importa? Una pesca a mosca veramente da sogno, humor, due diversi protagonisti e la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità: possono questi ingredienti rivelare al contempo l’ego maschile e l’essenza della pesca a mosca? Sì, nelle mani di Peter Christensen e Rolf Nylinder possono. Ebbene sì, ora so perché sono un pescatore a mosca. Penso proprio di saperlo. www.onlytheriverknows.com www.flyfishingwestern.com www.frontsidefly.com Il DVD può essere acquistato qui: adh-fishing.de
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his friends, are deadly serious about the dry fly. Mention a wet fly or a nymph, and you’re out. Their videos are both hilarious and poetic. Rods, lines, newest gear, technique: that’s all secondary. “To me, technique and knowledge is 2% of fly fishing”, Rolf says, “the other 98% is connection with the soul. I don’t look up to guys who can cast a hundred meters, but to guys who know the importance af sharing a coffee over a fire and see the whole picture.” It is easy to see why Rolf on a good day jumped on a plane to Copenhagen, taking Peter completely by surprise, and, never having met before, convinced him that they simply had to work together because of their shared passions for fly fishing, film making and storytelling. An hour later, their plan was born. And the storytelling is what sets “Only the river” apart from a lot of today’s fly fishing films, no matter how well made they are in general. “If a film is just about fishing, it fails to tell a story”, Peter says. “What we try to do is to tie the fishing to a narrative. There are many great stories to tell, using fishing as a metaphor, as in the excellent “Low and Clear”, from Finback Films, and our own “Only the river”, which explores the thin line between fact and fiction in the fish-obsessed mind.” Anyone who has seen Christensen’s heartpounding “A backyard in nowhere”, set in Alaska, where he skillfully combines spectacular pike on the fly footage, with the nervewrecking tension between Native Americans and a bunch of crude, triggerhappy fishing outfitters, recognizes his storytelling abilities. “Only the river knows” is a memorable movie, it’s only little flaw being an end that comes a bit hastily. But who cares? Truly fantastic fly fishing, humor, two distinct protagonists and the truth, the whole truth, and nothing but the truth at stake, can those ingredients reveal the male ego and the essence of fly fishing at the same time? In the hands of Peter Christensen and Rolf Nylinder, they can. And yes, now I know why I am a fly fisherman. Well, I think I do. www.onlytheriverknows.com www.flyfishingwestern.com www.frontsidefly.com The DVD can be bought here for instance: adh-fishing.de
L’ arte nella pesca
Mark Susinno
Mark Susinno è nato a Washington, D.C., ma è cresciuto in periferia, nel Maryland, prima di trasferirsi a Brooklyn, N.Y., per frequentare il Pratt Institute con una borsa di studio per merito della durata di quattro anni. Dopo essersi laureato a pieni voti in Belle Arti nel 1979, con specializzazione in pittura, Mark andò a lavorare come carpentiere e camionista per una ditta di smontaggio di rottami metallici con sede a Brooklyn. Nel 1982 un viaggio di due mesi attraverso il Paese portò Mark a lasciare New York City per il Maryland, dove continuò a cimentarsi in attività artistiche pur esercitando svariate professioni non legate al mondo dell’arte. Mentre lavorava come fabbricante di porte antiproiettili nel 1985, Mark vinse il concorso per la miglior stampa di trote del Maryland. Nel 1986 decise di concentrarsi sulla sua attività artistica esercitandola da professionista. Da allora si è specializzato in ritratti sott’acqua di pesci d’acqua dolce e salata e in scene raffiguranti pescatori a mosca che inseguono la loro ossessione. Strada facendo, Mark ha aggiunto alla lista delle sue creazioni altre venti stampe di
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pesca, compresa la stampa First-of-State Pennsylvania Trout/Salmon del 1991 e la stampa First-of-State Texas Freshwater del 2005. Le stampe di Mark dal 1987 vengono pubblicate in edizione limitata da Wild Wings, L.L.C. Del suo approccio alla pittura Mark dice: "Io sono un pescatore e questo dato di fatto influenza il mio approccio alla pittura di pesci. Mi piace suggerire il senso della luce e dello spazio dell’ambiente acquatico nei fondali bassi, ma sento anche il bisogno di presentare i pesci così come sono noti al pescatore medio, che conosce meglio le sembianze del pesce fuori dall’acqua. Quando dipingo pesci (con colori a olio o acrilici), mi preme soprattutto creare un’interessante disposizione astratta di forme, tinte, consistenze e motivi, che spero possa anche dare un’impressione più o meno convincente di una scena sott’acqua."
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While actually born in Washington, D.C., Mark Susinno grew up in the Maryland suburbs of the nation's capital until moving to Brooklyn, N.Y., to attend Pratt Institute on a four-year, full-tuition merit scholarship. Upon graduation with highest honors and a Bachelor of Fine Arts degree in painting in 1979, Mark went to work as a torch-cutter and truck driver for a scrap metal and dismantling firm in Brooklyn. A two-month long cross-country road trip led Mark to leave NYC for Maryland in 1982, where he continued to dabble in artistic pursuits while working at various nonart-related jobs. Working as a fabricator of bullet-proof doors in 1985, Mark won the 1986 Maryland Trout Stamp contest and decided to concentrate on art professionally. Since then, he has specialized in painting underwater depictions of freshwater and saltwater gamefish and in scenes of fly fishermen pursuing their obsession. Along the way, Mark has added twenty more fishing stamps to his list of credits, including the 1991 First-of-State Pennsylvania
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Trout/Salmon Stamp and the 2005 First-of-State Texas Freshwater Stamp. Since 1987, Mark's limited edition prints have been published by Wild Wings, L.L.C. Of his own approach to painting, Mark says: "I'm a fisherman and that fact affects how I approach making paintings of game fish. I enjoy suggesting the sense of light and space of the shallow-water aquatic environment, but I also feel the need to present the fish themselves such that they are recognizable to the average fisherman, who is most familiar with how a fish looks when it is out of water. When painting fish (either in oils or acrylics), my main focus is on creating an interesting abstract arrangement of shapes, colors, textures, and patterns, which I hope will also convey a more or less convincing impression of an underwater scene."
Fly fishing Show Somerset 24,25,25 Gennaio 2014 Questa fiera si conferma ancora una volta la più importante della costa est degli Usa, con presenze massicce sia di espositori che di visitatori. Fare un elenco delle celebrità internazionali che hanno partecipato è impossibile, inutile dire che le migliori aziende produttrici, i grandi operatori turistici specializzati nel turismo della pesca, i lodge più famosi erano tutti lì. La formula del workshop funziona ed il grande afflusso alle varie presentazioni, dimostrazioni e prove di attrezzature confermano che il settore della pesca a mosca è molto vivo e pieno novità. Complimenti vivissimi all’amico Chuck Furimsky e al suo staff per l’organizzazione di questa fiera bellissima e professionale. www.flyfishingshow.com No doubt this is the most important exhibition of the east coast of the U.S., with massive presence of both exhibitors and visitors. Making a list of the international celebrities is impossible, needless to say that the best companies, the big tour operators specialized in fishing tourism, the most popular lodges were all there. The formula of the workshop works, and the large participation in the various presentations, tackle demonstrations and tests confirm that fly fishing is very much alive and full of new ideas. Congratulations to our friend Chuck Furimsky and to his staff for the organization of this beautiful and professional exhibition. www.flyfishingshow.com Giorgio Cavatorti
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TROTE MOSTRUOSE IN TERRA SELVAGGIA DI RASMUS OVESEN FOTO: RASMUS OVESEN, KLAUS BOBERG PEDERSEN E MARK JOHNSTAD
LA CATENA MONTUOSA DELLA MONGOLIA appare davanti a noi sotto la volta del cielo di un profondo blu, simile a una cornice rozzamente frastagliata di un’era lontana. L’autunno ha ricoperto i pendii dei colli – coi loro boschetti di artemisia, le vaste pianure erbose e le chiazze di larici – di fiammeggianti colori dorati, e mentre il fiume ci porta a valle a un passo contenuto, il silenzio satura l’aria in modo così assordante che persino i pensieri hanno difficoltà a trovare il modo di risuonare. Questa mattina, se non fosse per il fatto
che ci troviamo a centinaia di chilometri da qualsiasi cosa che assomigli anche lontanamente alla civiltà, potremmo anche essere qui ad attraversare una prateria archetipica del Montana. Sotto di noi invece – nelle acque fredde e vorticose- si annida un antico predatore che spaventerebbe a morte persino il più stoico e risoluto pescatore di trote del Montana. Con i suoi occhi sfuggenti, le sue possenti e dentellate mandibole, i suoi fianchi massicci e, non da ultimo, la sua propensione ad attaccare terroristicamente a sangue freddo qualsiasi preda capiti sotto i suoi occhi,
questo pesce non trova paragoni nelle altre specie di trote. Il Taimen, che è la più grossa specie di trota al mondo, è senza dubbio la regina senza corona di questa regione selvaggia e remota e io, da quando lessi il mio primo articolo su questo indomito predatore, sogno di prenderne uno con una canna da mosca – preferibilmente un esemplare superiore al metro. Ora, quasi 25 anni dopo, io e il mio amico Klaus ci troviamo giusto nel mezzo di questo allettante sogno d’infanzia. Siamo scesi lungo il fiume su una barca alla deriva manovrata con perizia dalla
THE MONGOLIAN HIGHLANDS appear before us under the sky’s deep-blue arch, like a rough-hewn setting from an era long gone. Fall has clad the hillsides - with their thickets of sagebrush, vast grass plains, and sporadic blotches of larch trees - in flamingly golden colours, and while the river carries us downstream at a sedate pace, a silence saturates the air so deafening that even thoughts have difficulty finding any means of resonance. If it wasn’t for us being hundreds of kilometres away from anything remotely
passed a promising holding spot. Not less than a week ago, one of the guiding bureau’s clients landed a massive 130-centimeter taimen on a big mouse pattern. Several fish up to 1,5 meters have been landed over the course of the past five years, and each of our trip’s four enthusiastic guides have seen fish in the vicinity of 1,7 meters while guiding on the river. To catch one of these relatively slow-growing and old fish is not a simple matter, however. First of all, they have bony mouths full of teeth and a strong grip that makes it quite difficult
resembling civilization this morning, we might as well have been drifting an archetypical prairie river in Montana. But below us – in the cold and whirling water, lurks an ancient predator, that would scare the living daylights out of even the most stoic and self-assured Montana trout fisherman. With its shifty eyes, its powerful and jagged jaws, its massive flanks, and not least its propensity for launching cold-blooded terror attacks on any horrified prey item within sight, this fish defies all comparisons with other trout.
THE TAIMEN TROUT, which is the world’s largest living trout species, is – without a doubt – the uncrowned king of this remote wilderness and ever since I read my first article about this indomitable predator, I have dreamed about catching one on a fly rod – and preferably a one meter plus specimen. Now, almost 25 years later, my friend Klaus and I find ourselves right in the middle of this alluring childhood dream. We have been drifting down the river in a competently handled drift boat, which our guide from Mongolia River Outfitters has placed at perfect casting range every time, we’ve
to set the hook. Secondly, they have a nerve-wracking ability to tear apart leaders on boulders and sunken trees. As a result, it is more common to briefly be in contact with the real river monsters than to actually land them.
a violent display of ill-tempered headshaking and heady escape attempts, one of the river’s magnificent fish looms up along the boat side and glides into the net. It is not a taimen but instead one of the relatively rare Amur trout – a fish with blushing gills, olive-green flanks, scarlet fin-slashes, and irregular and haloed dots the size of ink stains, that strikes me as one of the most beautiful, distinct, and exciting trout species I have ever caught. This particular specimen is about average size for the river – a good 50cm - but they grow to about 90cm, fight with intense determination, and
COMPLACENT SUN-LIGHT now pours down the barren hillsides of the river valley and displaces the coolness of the morning. We’re approaching a big bend, where the water accelerates and greedily licks a steep cliff. Already, at the entrance of the bend, an agitated fish collides with my streamer – and, after
nostra guida di Mongolia River Outfitters, che l’ha portata a una perfetta distanza di lancio ogni volta che passavamo in un punto promettente. Non meno di una settimana fa, uno dei clienti dell’agenzia delle guide ha tratto a riva un imponente taimen da 130 centimetri con un grossa imitazione di topo. Parecchi pesci fino a 1,5 metri sono stati presi e rilasciati nel corso degli ultimi cinque anni, e ognuna delle quattro appassionate guide del nostro viaggio ha visto pesci di circa 1,7 metri nel corso della sua attività sul fiume. Ad
e clonati come puntini d’inchiostro, mi colpisce come una delle più belle, distinte ed entusiasmanti specie di trote che io abbia mai preso. Questo particolare esemplare è più o meno di medie dimensioni per il fiume – 50 cm buoni- ma crescono fino a circa 90 cm. lottano con estrema determinazione e hanno un gran appetito. NEL CORSO DEI GIORNI SEGUENTI prendiamo un sacco di taimen di discrete dimensioni e io riesco a tirare su tre pesci lunghi poco meno di un metro – tre splendidi pesci con tratti coloratissimi
ogni modo, non è facile prendere uno di questi pesci vetusti, che crescono piuttosto lentamente. Anzitutto hanno bocche ossute piene di denti e una forte presa che rende abbastanza difficile allamarli. In secondo luogo, hanno la capacità di logorarvi i nervi spezzando i finali di lenza su rocce e alberi sommersi. Di conseguenza, è più comune un breve contatto con questi autentici mostri del fiume piuttosto che una cattura vera e propria. UNA COMPIACIUTA LUCE SOLARE si riversa ora sui brulli pendii della vallata
e migliaia di nitidi puntini neri che quasi mi fanno dimenticare il grosso pesce perso l’altro giorno. Percorriamo quotidianamente dai 10 ai 12 chilometri di fiume nel più bel scenario immaginabile e trascorriamo le notti in sfarzosi accampamenti di tende sulla sponda del fiume – tende scrupolosamente riposte ogni mattina e spedite verso valle su gommoni per poterle poi montare di nuovo. Tutto questo senza lasciare la minima traccia del nostro passaggio nell’intatto reame dell’entroterra.
e subentra alla freschezza del mattino. Noi ci stiamo avvicinando a una grossa curva, dove l’acqua accelera e lambisce avidamente una rupe scoscesa. Già all’entrata della curva un pesce agitato entra in collisione col mio streamer e, dopo aver rabbiosamente scosso la testa con violenza e tentato impetuosamente la fuga, uno degli splendidi pesci del fiume si staglia contro la fiancata della barca e scivola nella rete. Non è un taimen, bensì una delle relativamente rare trote amur – un pesce con branchie rossastre, fianchi color oliva, tagli delle pinne scarlatti e puntini irregolari
GLI ALTRI PARTECIPANTI – un sudafricano e quattro americani – sono di grande compagnia, e di notte voci allegre rimbalzano avanti e indietro su cumuli di bottiglie vuote di birra, vino rosso e vodka Chinggis Khan nella tenda della cena. L’atmosfera è calorosa, vivace e rinfrancante, ma qualcosa ha cominciato a rodermi dal di dentro. La mia ferma convinzione che avrei preso un esemplare di taimen lungo più di un metro prima della fine della settimana – realizzando così il mio sogno d’infanzia – sta svanendo lentamente
have a ravenous appetite. OVER THE COURSE OF THE COMING DAYS, we catch loads of decent-sized taimen, and I manage to reel in three fish just shy of one meter – three gorgeous fish with stark colourful strokes and thousands of neat, black spots that almost make me forget about the big fish I lost the other day. Each day, we drift and fish approximately 10 to12 kilometres of river set in the most beautiful scenery imaginable, and we spend the nights in lavish tent camps
on the river bank – tent camps, that are painstakingly packed up every morning and shipped downstream on rubber rafts to be set up again. All without leaving the slightest trace behind in the unspoiled realm of the outback. THE REMAINING PARTICIPANTS ON THE TRIP – a South African and four Americans - are great company, and at night, cheerful voices bounce back and forth over accumulating amounts of empty bottles of beer, red wine, and Chinggis Khan vodka in the dining tent. The atmosphere is warm-hearted, high-
spirited, and uplifting, but something has started to eat me up from the inside. My self-assured faith in catching a one meter plus taimen before the week is over - and thereby realizing my childhood dream - is slowly but surely vanishing, and not even ample amounts of alcohol can restore the feeling. Instead, the alcohol nourishes self-contempt, and I start cursing myself for having failed so miserably, when my big chance arrived. And this self-contempt only grows in magnitude as the trip progresses... THE
WEATHER
DETERIORATES,
and
ma inesorabilmente, e neppure grosse quantità di alcol possono ristabilire il buon umore. Al contrario, l’alcol nutre l’auto-disprezzo, ed io comincio a stramaledirmi per aver fallito così miseramente quando è arrivata la mia grande occasione. E quest’autodisprezzo non fa che aumentare man mano che il viaggio procede... IL TEMPO VA PEGGIORANDO e, coi due giorni di pesca che restano, ci svegliamo leggermente storditi da questo paesaggio mutato, che – a dispetto della sua straordinaria e tempestosa
magnificenza – sembra essere in tutto e per tutto alla mercé dell’inverno. Noi ora conduciamo una lotta impari su parecchi fronti: lottiamo per mantenere le nostre dita abbastanza calde perché possano funzionare adeguatamente e, non da ultimo, combattiamo una battaglia apparentemente senza speranza per indurre all’attacco i pesci dei nostri sogni, ora estremamente apatici e inattivi. Lanciamo diligentemente e recuperiamo le nostre mosche con grandi speranze – eppure non succede molto. MENO DI UN’ORA prima di fare l’ultima
curva del fiume, dovendomi preparare mentalmente al lungo e arduo viaggio di ritorno per Ulaan Baatar, vengo finalmente a patti con la situazione. Abbiamo fatto un viaggio fenomenale, con grandi quantità di collerici lenok, una bella manciata di trote Amur e lucci e, non da ultimo, un sacco di taimen che hanno ridotto in frantumi i nostri streamer e le nostre mosche secche. Io ho preso la bellezza di 40 taimen in sei giorni di pesca, mentre il buon servizio, la vita nell’accampamento, le dinamiche sociali e lo scenario naturali
with two days of fishing left, we wake up slightly hung-over to a changed landscape that – despite its tremendous and rugged grandeur - seems to be at the subjugating mercy of winter. We now fight an uneven battle on several despairing fronts: a battle to keep our fingers warm enough to function properly, a battle to keep the guides free of ice, and, not least, a seemingly hopeless battle to lure the now extremely apathetic and inactive dream fish into striking. We cast away dutifully and retrieve our flies with intense hopes – but nothing much happens.
LESS THAN AN HOUR before rounding the last bend of the river, and having to mentally prepare for the long and arduous journey back to Ulaan Baatar, I finally come to terms with the situation. We have had a phenomenal trip with solid amounts of hot-tempered lenok, a good handful of Amur trout and Amur pike, and, not, least loads of taimen that have smashed our streamers and surface flies to smithereens.
through the line as the fly disappears, and I respond by resolutely pulling back on the line to set the hook. I now feel the unexpected and rather disturbing weight of a massive fish that thrashes violently about, only to surge irresistibly downstream seconds later.
until the carbon fibres of my 10-weight rod start to squeak, I can’t seem to lift the fish from the gloomy depths of the river. On two occasions it even seems like the fish has somehow wedged itself under boulders or rocks - and both times the guide has to place the boat cross current, so I can put maximum side pressure on the fish and force it out into the open current again.
During the next fifteen minutes, a real dogfight takes place. With a galloping heart and a fearful mind, I attempt to gain on the fish and bring it closer to the shore, but it reacts with an almost disdainful indifference and contempt. And even though I lean back on the fish
I have caught an amazing 40 taimen in six days of fishing, where the service, the camp life, the social dynamics,
I manage to bring the fish into the shallows, where Klaus has jumped into the water with the net. An ominous, dark shadow can now be seen hovering over
and the scenery have granted me one ineradicable experience after the other. My childhood dream has come true. And the big picture isn’t reduced in the slightest, just because my biggest fish of the trip was three centimetres shy of one full meter. As a result, what happens next is almost vulgar. BELOW A TOWERING CLIFF, in a backwater with steady water flows and great depths, I suddenly see a ghostly white flash behind my streamer, which is cutting spasmodically across the water. An almost electric shock propagates
the gravel downstream from the boat – a shadow of proportions that sends an abysmal shiver through my tense body. THE FISH IS TIRED, but when it sees Klaus’s long, distorted silhouette against the sky, it summons its last reserves of energy and surges into deeper water again. Now, I am somehow more determined than nervous. I turn the fish around, Klaus sneaks up on it with the net – and, in a dizzying moment, one of the river’s old giants glides over the net frame, the cobweb-like mesh embraces the fish, and I jump meter-high out of the
mi hanno regalato un’esperienza indimenticabile dopo l’altra. Il mio sogno d’infanzia si è avverato. E la grandiosità del quadro non viene minimamente ridotta dal fatto che il mio pesce più grosso del viaggio era di tre centimetri al di sotto del metro. Di conseguenza, ciò che accade in seguito è quasi di cattivo gusto. SOTTO A UN MASSO IMPONENTE, in un rigurgito con un flusso costante d’acqua e grandi profondità, all’improvviso vedo uno spettrale lampo bianco passare dietro al mio streamer, fendendo spasmodicamente l’acqua. Uno shock quasi elettrico si propaga lungo la lenza quando la mosca scompare, e io reagisco tirando indietro con risolutezza la lenza, in modo che l’amo attecchisca. Percepisco ora il peso inatteso, e piuttosto allarmante, di un pesce enorme che si dimena violentemente per riaffiorare poi più a valle alcuni secondi dopo. Nei quindici minuti che seguono ha luogo un vero duello. Col cuore in gola e grande timore, cerco di avvicinarmi al pesce e di portarlo vicino a riva, ma lui reagisce con disprezzo e un’indifferenza quasi
sdegnosa. E anche se io faccio pressione sul pesce finché le fibre di carbonio della mia canna da coda 10” cominciano a scricchiolare, pare che io non riesca a sollevare il pesce dalle oscure profondità del fiume. In due occasioni sembra persino che il pesce si sia in qualche modo infilato sotto i massi o gli scogli – ed entrambe le volte la guida deve posizionare la barca di traverso nella corrente, così che io possa esercitare la massima pressione laterale sul pesce e forzarlo ad andare di nuovo nella corrente aperta. Riesco a portare il pesce nelle acque basse, dove Klaus è saltato in acqua con il guadino. Si scorge ora un’ombra scura e sinistra volteggiare dalla barca sulla ghiaia verso valle – un’ombra di proporzioni tali che scorre un brivido tremendo lungo il mio corpo in tensione. IL PESCE È STANCO, ma quando vede il lungo profilo storto di Klaus contro il cielo, raccoglie le sue ultime riserve di energia e s’immerge di nuovo in profondità. Ora io sono in qualche modo più determinato che nervoso. Faccio roteare il pesce, Klaus gli si avvicina di soppiatto con
la rete e, in un momento da far girare la testa, uno dei vecchi giganti del fiume scivola sull’intelaiatura della rete, la maglia abbraccia il pesce come una ragnatela e io balzo fuori dalla barca, mentre rauche grida di giubilo riecheggiano in serie giù per la vallata. Io mi appresto a sollevare dall’acqua un taimen da 125 cm per alcuni scatti veloci – un autentico mostro di fiume con un bagliore scuro, innumerevoli puntini neri e grossi occhi profondi. È solo in questo preciso momento, quando tengo stretta questa creatura bellissima e primordiale, che comprendo appieno cosa ho vagheggiato in tutti questi anni. Pochi secondi dopo sommergo il pesce nell’acqua ghiacciata ed ecco che, con alcuni vigorosi colpi di coda, il pesce reclama il suo habitat nelle turbinose acque del fiume. Tiro finalmente un profondo sospiro di sollievo e comincio a fatica a capire quanto io sia stato fortunato. Mi ci vorrà un po’! http://www.mongoliarivers.com/ http://nomadicjourneys.com/
boat, while a series of loud, jubilant screams echo hoarsely down the river valley. I proceed to lift a 125cm taimen out of the water for a few quick shots – a regular river monster with a dark glow, uncountable amounts of black dots, and big, soulful eyes. It isn’t
until this very moment, as I’m holding this beautiful and ancient creature, that I fully understand what I have been dreaming about all these years. Seconds later, I submerge the fish into the icy-cold water and, with a couple of strong-willed slaps of the tail, the fish reclaims its place in the whirling depths of the river.
I then draw a huge sigh of relief, and begin the difficult process of comprehending how lucky I have just been. It’s going to take me a while! http://www.mongoliarivers.com/ http://nomadicjourneys.com/
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La mosca secca: storia ed evoluzione. 2ÂŞ parte
di Riccardo De Stabile
Possiamo affermare con certezza che la mosca secca vide la luce attorno al 1850 e che negli anni ’80 era ormai una tecnica acquisita, anche se non universalmente praticata. L’uso era sporadico e variava da fiume a fiume, Halford afferma che i primi pescatori a secca si trovarono sul Wandle nel l868, confermando così quanto sostenuto da Francio, cioè che già nel 1857 venivano usate le secche nelle acque dell’Inghilterra meridionale. Ci sono motivi per credere che la mosca secca sia stata adottata dai pescatori nei chalk streams dell’Hampshire solo relativamente tardi. Halford sostiene che meno della metà dei pescatori del suo club aveva la più pallida idea della possibilità di pescare con quel metodo sul Test nel 1870. La prima volta che William Lunn dice di aver visto prendere un pesce con una secca è nel 1883, sul Tillingbourne, e sul Test nel 1888. Queste comunque sono solo date e la prima dettagliata descrizione del metodo di pesca con la secca venne fatta da Cholmondeley-Pennell nel 1870 con un titolo che non lascia dubbi: Pescare con la mosca secca: ‘Lo scopo della pesca con la mosca secca è evidente dal nome stesso; la mosca è fatta per galleggiare sull’acqua come l’insetto vero….. Le particolarità della costruzione di tale artificiale che le permettano di adempiere al suo scopo sono innanzi tutto le ali, che generalmente consistono della parte superiore delle penne (generalmente di germano) poste quasi dorso a dorso e rivolte in alto e in fuori, e poi il corpo che viene fatto interamente con materiali idrorepellenti, come mohair e hackle di gallo. Il metodo di uso della mosca secca sullo Stour e su alcuni altri fiumi è molto particolare. Diciamo che si sa che c’è un grosso pesce in una particolare pozza. Il pescatore tiene d’occhio quel particolare punto finché vede bollare il pesce, poi lancia la mosca in modo che questa gli cada uno o due piedi a monte, poi lascia che questa gli galleggi, secca, passivamente sopra. Quando la mosca si bagna, cosa che accade regolarmente ad ogni lancio, viene ritirata e asciugata facendola volare rapidamente avanti e indietro nell’aria, si dice ‘spreading’, finché non è pronta per un altro lancio; ma questo non avviene di solito finché non si vede la bollata del pesce. Alcuni pescatori che usano questo metodo non sono soddisfatti finché non sentono un piccolo schiocco alla fine del falso lancio; ma questo schiocco, senza dubbio artistico, a volte fa sì che la mosca venga strappata. Una canna rigida con una azione rapida è l’attrezzatura migliore per questo scopo. La mosca viene presentata al pesce nel modo più naturale ed è particolarmente efficace tanto più imita correttamente quella naturale quando è sull’acqua. Si fanno anche mosche molto piccole, ma è difficile tenerle sull’acqua e in effetti vale la pena di provarle solo su fiumi in cui i pesci sono oltremodo sospettosi e non possono essere presi in altro modo. Il fatto che sia stato Pennell a scrivere quanto precede è particolarmente ironico, visto che era un appassionato pescatore con mosca sommersa a scendere ed aveva osteggiato le teorie di Steward. Ma era certamente in una buona posizione per sapere tutto quello che c’era da sapere sul mondo della pesca visto il suo incarico di editore di Fisherman’s Magazine and Review, e di ispettore statale delle riserve di Pesca, un lavoro che lo portava in giro per tutta la Gran Bretagna. Certamente aveva le sue convinzioni, ma era molto attento ed erano poche le cose che gli sfuggivano, perciò individuò subito i primi pescatori con la secca sullo Stour nel Kent, nel sud-est dell’Inghilterra. Ciò
è davvero sorprendente, visto che questo fiume è notevolmente distante dall’Hampshire, la contea a cui viene tradizionalmente associato tale metodo di pesca, anche se non è particolarmente lontano dallo Wandle, che fu la culla della tecnica di pesca con la secca. Ma la cosa più interessante nel resoconto di Pennell è che descrive le ali di piuma legate con le superfici convesse insieme, un attributo generalmente accreditato a Marryat, e descrive molti dei particolari associati al metodo Hallfordiano, compreso il dettaglio di lanciare solo quando si vede il pesce bollare. Il commento di Pennell sulla difficoltà di lanciare mosche di piccole dimensioni tocca il cuore del problema della pesca con la secca, ed è la chiave che differenzia le mosche secche postHalfordiane da quelle costruite all’epoca di Ogden. Nell’ultimo paragrafo Pennell identifica chiaramente il motivo per cui la secca non divenne immediatamente popolare: perché era difficile usarla. Infatti sembra assodato che i primi pescatori si limitassero a modelli che imitavano la Effimera Danica e la E. Vulgata e la ragione era che con ogni probabilità valeva la pena adottare il nuovo metodo soprattutto laddove ci fosse una schiusa di questi grandi insetti. Le mosche secche piccole erano difficili da usare per molteplici ragioni. Innanzi tutto non si posizionavano correttamente, o meglio non si posavano sull’acqua con le ali dritte come voleva per esempio Halford. Questo tipo di ‘planata’ veniva chiamato ‘cocking’ e se ne parlò a profusione nei libri e negli articoli dell’epoca. Vari autori ne discussero a fondo fino al 1940, quando Taverner e Moore diedero la seguente definizione di cocking: … si dice ‘cocking’ di una mosca secca quando questa si posiziona sulla punta dell’hackle e galleggia sulla superficie dell’acqua. In altre parole la punta dell’hackle penetra appena la superficie elastica dell’acqua.‘ E’ strano quanto a lungo ci si sia impuntati su questa idea di pescare con una mosca in equilibrio sulla punta dell’hackle, quando tutte le osservazioni portavano a constatarne l’impraticabilità. Se le mosche moderne solo raramente galleggiano sulla punta dell’hackle, quelle del diciannovesimo secolo non lo facevano praticamente mai e molto più spesso planavano su un lato o addirittura rovesciate. Ma la difficoltà principale consisteva nel fatto che queste mosche erano costruite con occhiello in gut e i loro corpi erano grossi e tendevano a farle affondare. Inoltre erano estremamente difficili da conservare a causa dell’impiego del gut, che aveva la tendenza a marcire durante l’inverno. Successivamente la mosca secca ha subito varie evoluzioni, specialmente negli ultimi anni con l’avvento di nuovi materiali. Alcuni di questi hanno cambiato il concetto di mosca secca come il foam o altre fibre cave come il Aero Dry Wing della Tiemco, prodotti che di fatto fanno galleggiare la mosca senza l’aiuto di siliconi, grasso o altro. Dal punto di vista della tecnica, la pesca a secca sta attraversando momenti difficili, siamo infatti sommersi dalle palline in tungsteno e dal piombo in ogni sua forma, per non parlare del filo di nylon che ha preso il posto della coda di topo eliminando di fatto la bellezza del lancio e della presentazione della mosca. Non so quindi se sia meglio una mosca secca classica con ali di stornello a dubbing di talpa aspettando le bollate della sera, oppure una canna da 11 piedi con una ninfa di sintetico pescando con il filo senza neanche lanciare. A voi la scelta.
THE FIVE FLY ARMY di Aleksandar Vrtaric
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J's Mayfly Emerger modello killer costruito dallo svedese Jon Hanson.
Immagino che molti di voi conosceranno il famoso spaghetti western italiano che ispirò un articolo di lancio di cinque modelli killer costruiti da fuggiaschi pescatori a mosca, modelli che permisero di catturare diverse specie di pesci in tutto il mondo. È proprio così, cinque pescatori a mosca purosangue, famigerati con un mucchio di esperienza, tutti riuniti per condividere il loro lavoro migliore, modelli killer ai quali i pesci semplicemente non sanno resistere. Queste mosche invincibili vengono presentate ovunque dai loro creatori, dal Giappone agli U.S.A. fino alla Svezia e alla Slovenia. Alla fine la pesca a mosca è questo – condividere e provare roba nuova. Che stiate pianificando un nuovo viaggio in un altro Paese o semplicemente cercando alcuni modelli nuovi, ma provati ed efficaci, queste sono senz’altro le mosche da costruire. Sono un must tra le ‘munizioni’ di ogni scatola da pesca a mosca! Eccolo dunque – l’esercito delle cinque mosche!
killer dalla prima efemera fino alla fine della schiusa. I pesci non rifiutano mai un’efemera emergente. In Europa questa mosca opera perfettamente in diverse dimensioni e colorazioni, a seconda di che efemera si tratta, ma specialmente quando le efemere più grosse, la Danica e la Vulgata, si stanno schiudendo. Questa mosca imita alla perfezione le mosche emergenti semplicemente stando in superficie.“
La J's Mayfly Emerger è un modello killer costruito dallo svedese Jon Hanson. Jon è quello che si suol chiamare un vero drogato della pesca a mosca ed è stato contento di condividere la sua arma cattiva. Ecco quello che Jon dice della sua mosca migliore, chiamata J's Mayfly Emerger:
La Foxy Lady è uno streamer costruito da James Plante, un avido pescatore a mosca con un sacco di esperienza. Quando non è al lavoro, James percorre i corsi d’acqua del Connecticut e il fiume Big Horn del Montana o si cimenta con le acque salate dell’oceano. James Plante è un membro della famiglia Ross Pro Staff e, coi suoi modelli killer, non stupisce che sia un costruttore di mosche abilitato per la Rainy's Flies. James considera il suo streamer chiamato Foxy Lady come una mosca invincibile. La Foxy Lady è un modello di esca in grado di imitare con facilità diversi piccoli pesci – come dice James, potrebbe essere uno scazzone, un piccolo perca, una piccola trota ecc. Costruita in giallo, bianco, oliva, nero o color marrone chiaro, è un vero modello killer! Per altre mosche consultate il suo blog all’indirizzo www.saltyriffle. blogspot.com
„Questa mosca è sia divertente da costruire, sia un vero
Il Froggy Foam Popper è un imponente popper
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Foxy Lady è uno streamer costruito da James Plante.
I guess many of you know the famous Italian zapata spaghetti western which came as inspiration to write a showcase article representing five killer patterns tied by fly fishing bandits, patterns that caught different species of fish all over the world. That's right, five pure blooded fly anglers, notorious addicts with a nice bunch of experience, all gathered to share their own best working, killer patterns that fish simply cannot resist. From Japan and U.S.A. all the way to Sweden and Slovenia, these invincible flies are presented by their creators. In the end, it is what fly fishing is all about – sharing and trying new stuff. Whether you are planning a new trip to another country or just searching for some new and fresh but well proven and effective patterns, these are definitely the flies you just have to tie. They are a must have fly fishing ammo in every fly box! So, here they are – the five fly army! J's Mayfly Emerger is a killer pattern tied by Jon Hanson from Sweden. Jon is what you call a true fly fishing addict and he was happy to share his evil weapon. Here is what Jon says about his best working fly called J's Mayfly Emerger: „This fly is both fun to tie, and also a killer from the first mayflyhatch to the end. The fish never refuse an emerging mayfly. In Europe this fly works perfect in different sizes and coloration depending on which mayfly-hatch it is but especially when the bigger mayflies as Danica and Vulgata
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is hatching. This fly imitates the emerging flies perfectly by just being in the surface.“ The Foxy Lady is a streamer tied by James Plante, an avid fly angler with a lot of experience behind. When not working his day job, James can be found wandering the waters of Connecticut and The Big Horn River Montana or ripping some saltwater lips in the ocean. James Plante is a member of Ross Pro Staff family and with his killer patterns, no wonder he is a signatured fly tier for Rainy's Flies. James puts out his streamer called The Foxy Lady as his invincible fly. The Foxy Lady is an attractor pattern that can easily imitate many different baitfish - as James says, it could be a sculpin, a darter, baby trout etc. Tied up in yellow, white, olive, black or tan, this is a true killer pattern! For more of his flies, check out his his blog on www.saltyriffle.blogspot.com The Froggy Foam Popper is a mighty popper tied by Masanobu Ishige who lives in Shibuya, Tokyo. A passionatefly angler, a kayak freak, a bass maniac and a damn good fly tier too. Being a real bass junkie, Masanobu had to create his invincible pattern is The Froggy Foam Popper and here is what Masanobu says about this fly: „I go camping to a highland lake with my friend every early summer, just before the rainy season begins. We frequently see a sort of cicada falling down to the lake, black bass (largemouse bass, smallmouth bass and bluegill) catch them a lot and we enjoy fly fishing with poppers! We normally have to use heavy weight fly line, #8
costruito da Masanobu Ishige, che vive nel quartiere di Shibuya a Tokyo. È un appassionato pescatore a mosca, un patito del kayak, un maniaco della pesca al bass ma anche un costruttore di mosche maledettamente bravo. Essendo un vero fanatico del bass, Masanobu ha dovuto creare il suo modello invincibile, il Froggy Foam Popper, ed ecco quello che lui dice della sua mosca: „Ogni anno campeggio con un amico su un altopiano lacustre, all’inizio dell’estate, giusto prima che cominci la stagione delle piogge. Vediamo spesso una sorta di cicala che cade sul lago e i black bass che ne prendono un sacco, allora noi ci divertiamo a pescare a mosca coi popper! Normalmente dobbiamo usare una canna per code # 8, perché sentiamo la forte resistenza dell’aria. Comunque, quando ci sono le giuste condizioni usiamo anche una variante in foam che da ottimi risultati ed è leggero, facile da lanciare anche con code del 5, inoltre resiste bene agli attacchi dei bass. Con questo mio artificiale pesco molto i bass, ma ho catturato anche belle trote fario e trovo che sia un modello grandioso anche per grandi predatori come i lucci.“
Little Royal B. è una mosca secca molto efficace per Massimo Tirocchi, che in effetti pesca prevalentemente con mosche secche. Massimo Tirocchi è un costruttore italiano di canne di bambù (potete vedere le sue canne su www.t-rods.it), è pescatore a mosca da 25 anni e come tale ha ingannato tanti temoli e trote. Allora, vediamo cosa dice Massimo del suo modello cattivo…
Il Froggy Foam Popper è un imponente popper costruito da Masanobu Ishige.
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or more for a bass bug (hair bug) or a hard body popper because we feel the big resistance of air. However, the fish are mostly not enough large to use heavy weight fly line so I came up tying a foam popper. It is light, easy to cast even with 5 weight fly line and durable even after catching up a lot of bass. It actually works very well just by floating on the surface because its silicon skirt is moving well and tempting a bass. I mostly use my Froggy for bass but I caught some nice brown trout on it and it is a great pattern for predators like pike too.“ Little Royal B. has been a very effective dry fly dry for Massimo Tirocchi who actually fishes with dry flies exclusively. Massimo Tirocchi is a bamboo rod builder from Italy (you can check his rods on www.t-rods.it), he has been fly fishing for last 25 years and tricked many trout and grayling. So, let's see what Massimo says about his own evil pattern…
„My personal favourit is definitely the fly called Little Royal B. The inspiration for this pattern comes from two main sources - the Royal Stimulator and the Bomber (used to catch salmon and steelhead on the dry). This fly solved a lot of bad fishing day and it works really well whether leaving it drifting when fly fishing in big current or skating it on calm and still water.“ Tom’s Working Nymph (TWN) is a true curse, not only for Slovenian trout but for many other species and all kinds of waters. Here is what Tomaz says about the TWN nymph: „In my student years, when I was tying commercially for shops in Slovenia, my tying desk was full of materials and as soon as I earned enough money for the licenses, I wanted to go fishing. So I needed effective, easy and durable flies for myself that will work and that are tied in really short time. Since most of my fishing during the day was always nymphing with small mayflies, I came up with the “working nymph”. So I tied them just using materials on my desk in minutes and run out to the rivers. When the fly proved itself to be really good “working “ pattern, I started using kevlar for ribbing and warnishing the wingcase – in order to make it even more durable. It is simple and easy and still imitates the natural nymph well enough. My favorite color by far is dark olive, but sometimes pale olive, brown or cream work great too. The name of the fly came to me when we were discussing fishing with my friends back then. Now it is my #1 fly for over 25 years and I caught fish on it almost on every freshwater that I fished all over the continental Europe, UK, Ireland and USA.“
Little Royal B. è una mosca secca costruita da Massimo Tirocchi.
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La ninfa Tom’s Working (TWN) è una mosca costruita da Tomaz Modic.
„Personalmente la mia preferita è senz’altro la mosca chiamata Little Royal B. L’ispirazione per questo modello viene sostanzialmente da due fonti - la Royal Stimulator e la Bomber (utilizzata per prendere salmoni e steelhead con mosca secca). Questa mosca è stata la soluzione giusta in molte giornate di pesca altrimenti negative e lavora veramente bene, sia che la si lasci trasportare dalla corrente, sia che la si faccia scivolare sull’acqua calma e tranquilla.“ La ninfa Tom’s Working (TWN) è una vera maledizione, non solo per le trote slovene, ma per molte altre specie in ogni tipo di corso d’acqua. Ecco quello che dice Tomaz della ninfa TWN: „Nei miei anni da studente, quando costruivo mosche da vendere per negozi della Slovenia, il mio tavolo da costruzione era pieno di materiali e, non appena guadagnavo abbastanza soldi per le licenze, desideravo andare a pesca. Avevo dunque bisogno di mosche efficaci, facili e durevoli per me, che funzionassero e che potessero essere costruite in un tempo veramente breve. Visto che durante il giorno pescavo prevalentemente con
ninfe di effimere, mi inventai la “ninfa all’opera”. Le costruivo dunque in pochi minuti usando i materiali che avevo sulla scrivania, poi correvo sui fiumi. Quando la mosca si rivelò un modello davvero ben “funzionante”, cominciai a usare del kevlar per le scanalature e per guarnire la cassa delle ali – per renderlo ancora più durevole. È semplice e facile e malgrado ciò imita abbastanza bene la ninfa naturale. Il mio colore di gran lunga preferito è il verde oliva scuro, talvolta verde oliva pallido, ma anche il marrone e il color crema funzionano bene. Il nome della mosca l’ho pensato durante una discussione di pesca coi miei amici. Ora è da 25 anni la mia mosca n°1, con cui ho preso pesci su quasi ogni corso d’acqua dolce in cui ho pescato in tutta l’Europa continentale, il Regno Unito, l’Irlanda e gli USA.“
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La pesca ai Bonefish sull’isola di Acklins nelle Bahamas By Henrik Larsson
Se volete fuggire da tutto, l’isola di Acklins nelle Bahamas è il posto dove andare. È tuttora una delle isole più intatte e incontaminate; offre bellissime acque placide e trasparenti ed esperienze eccezionali di pesca al Bonefish . L’isola si trova all’incirca a 250 miglia a sud-est di Nassau ed è press’a poco 95 miglia di lunghezza e 4 miglia di larghezza. Gli abitanti oggi sono circa 500 e vivono perlopiù di pesca commerciale, pesca sportiva al bonefish e della raccolta della corteccia di Cascarilla, che viene usata come ingrediente per aromatizzare il Campari. L’isola
di
Acklins
sta
diventando
una delle prime destinazioni per la pesca al bonefish a livello mondiale e rappresenta per molti pescatori a mosca un sogno. Il patrimonio ittico è pressoché intatto, poiché sull’isola non c’è turismo a parte quello legato alla pesca sportiva, il luogo è remoto e difficilmente raggiungibile via aereo. Il Golfo di Acklins forma un’area di acque basse che spesso non supera i 2mt. di profondità a 5 miglia da riva. È un luogo fantastico per la pesca al bonefish, con centinaia di miglia quadrate di flat e lagune costellate di mangrovie. Alcune delle flat sono di difficile accesso, richiedono lunghe camminate e sono state poco frequentate come terreno di pesca. Le flat sono estese, le acque
sono generalmente calme e nella parte centrale e settentrionale dell’isola si può pescare molto agevolmente. Soprattutto la parte settentrionale dell’isola è piena di flat, piccoli canali e baie. Come in ogni destinazione di pesca, il successo dipende da molti fattori, quali il tempo atmosferico, il vento, le correnti e la fase lunare, ma qui avete veramente buone probabilità di lanciare la vostra mosca verso bonefish in libertà in una bellissima ambientazione. I bonefish medi catturati qui vanno dalle tre alle quattro libbre, con tanti esemplari da cinque a sei libbre, e in una settimana di pesca è facile catturare pesci vicini o superiori alle 10 libbre.
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Fai-da-te assistito. Non è così semplice raggiungere l’isola, e una volta lì vi renderete conto che i servizi e i rifornimenti sono limitati. Ci sono un distributore di benzina, un piccolo negozio di generi alimentari, un ufficio postale e alcuni ristorantini. Non c’è niente da fare se non PESCARE! Il grande fascino di Acklins è la sua natura intatta. È una vera e propria “isola fuori mano”, e come tale può capitare che le riserve e i servizi siano limitati. Il lodge Acklins Outback Fishing Adventures è gestito dai proprietari Fedel Johnson e sua moglie Erica. Fedel è nativo di Acklins, dunque sperimenterete l’autentica ospitalità delle Bahamas e diverrete partecipi delle conoscenze della comunità locale. Situato all’estremità settentrionale di Acklins, accoglie fino a otto pescatori. Nelle vicinanze ci sono molte opportunità di pesca fai da te e Fedel è una delle guide migliori e con più esperienza della zona se preferite essere guidati. In pratica vivete a casa loro, fate colazione e cenate con ciò che viene preparato ogni giorno da Erica. La mattina vi consegna il pranzo da mangiare al sacco e poi si parte per le flat. Il bello dello stare con Fedel ed Erica è l’ampia scelta
che avete: o la guida di Fedel sul suo skiff oppure optare per una settimana completamente da soli, inoltre ogni ospite gode delle stesse attenzioni. Anche se le provviste di generi alimentari e simili possono essere talvolta limitate, voi come ospiti non lo noterete, e il pesce fresco e l’aragosta renderanno la cena un evento da pregustare per tutto il giorno. In breve le pietanze preparate da Erica sono semplicemente deliziose! Nell’edificio c’è anche una zona bar, dove potrete sedervi la sera, raccontarvi gli eventi della giornata e bere qualcosa insieme. Personalmente penso che il fai da te sia il modo migliore per pescare i bonefish nelle flat, con qualche giornata guidata qua e là. In breve, ciò significa che vi portano in un buon punto in macchina o in barca, vi impartiscono istruzioni dettagliate su come pescare in quella zona durante il giorno, e poi voi pescate per conto vostro finché non vi vengono a prendere la sera. Le cose positive sono innumerevoli: acquisite una conoscenza specifica grazie a una guida del posto, vi trasportano sul punto giusto al momento giusto senza grattacapi, vi forniscono in un frigorifero portatile il pranzo da mangiare al sacco e vi suggeriscono quali mosche e attrezzature usare. Inoltre incentivate
l’economia locale, visto che questi pacchetti sono sì un po’ più cari del fai da te nudo e crudo, ma ne vale davvero la pena! E visto che siete sotto l’ala di una guida locale, questa può distribuire i pescatori in diversi luoghi nel giro di una settimana e all’interno della stagione, così da preservare le flat e l’ecosistema, ed evitare inoltre interferenze con altre guide che sono all’opera. Direi che gli svantaggi del fai da te assistito, sempre che ve ne siano, sono davvero pochissimi. Con la pesca fai da te non potete aspettarvi di prendere e portare a riva tanti bonefish come se steste pescando da una barca con una guida professionista che conosce la zona come le proprie tasche e sa esattamente dove pescare in un dato momento con una certa corrente. Pescando a piedi da soli dovrete cercare e camminare molto di più. Di pesci però ne troverete, e alla fine avrete una lauta ricompensa. Cercare, trovare, braccare, lanciare, allamare, lottare e portare a riva un bel bonefish, tutto da soli, è una delle cose più belle della pesca a mosca! Stando al lodge Acklins Outback, avete la possibilità di usare un kayak durante le vostre giornate di pesca,
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If you want to get away from it all, Acklins Island in the Bahamas is the place to go. It is still one of the most untouched and unspoiled islands offering serene beautiful clean waters and superb Bahamas bonefishing and deep-sea fishing experiences. The island lies some 250 miles south east of Nassau and is around 95 miles long and 4 miles wide. There are approximately 500 occupants today living mostly on commercial fishing, bonefishing and the harvest of Cascarilla bark which is used as an ingredient to flavor Campari liquor. Acklins Island is becoming one of the premier destinations for world-class bonefishing. Relatively undiscovered it is an angler’s dream. The fishery is nearly untouched because there is no tourism except for sport fishing on the
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island, the islands remote location and the limited air schedule. The Bight of Acklins forms an area of shallow water which is often no more than 18” deep when 5 miles off shore. It creates a fantastic bone fishery with 100’s of square miles of flats and mangrovelined lagoons. Some of the flats are hard to access and require long walks and have been fished very rarely. The flats are vast, the waters are generally smooth and you can fish the central and northern portions of the island without hassle. Especially the northern part of the island is loaded with flats, creeks and bays all of which can be waded and hold bones on the right tide. As on all fishing destinations success depends on many factors, like weather, wind, tides and moon phase, but here you have a really good chance
to cast your fly to unpressured bones in a beautiful setting. The average bonefish caught here is three to four pounds with lots of five to six pound fish around, and during a week you will get shots on fish near or over double figures. There are also other spices around, like barracuda, shark and different type of jacks. Assisted DIY. It’s not that easy to get to the island, and once there you will find that services and supplies are limited. There is a gas station, small food store, post office and some small local restaurants. There is nothing to do but FISH! But really, isn´t that what it´s all about? The great charm of Acklins is its unspoiled nature. It is a true “Out Island” and as such supplies and service can be limited. As a visiting fly angler from
ed è semplicemente grandioso! Avere il kayak a portata di mano è ottimo in molti sensi: vi consente di viaggiare facilmente e ad una buona velocità tra gli spot, vi permette di allontanarvi maggiormente per raggiungere aree dove non si è ancora pescato, potete portarvi cibo, acqua e attrezzatura extra nel kayak e non avete bisogno di portarvi tutto appresso per l’intera giornata, inoltre, cosa più importante di tutte, potete attraversare canali e zone più profonde per raggiungere nuovi spot di pesca nell’arco della giornata. Direi che l’attrezzatura più importante quando si pescano bonefish a piedi sono un buon paio di scarpe da flats! Se c’è un articolo su cui dovete focalizzarvi, acquistando il migliore che trovate in commercio, si tratta proprio di questo capo. Poi rodateli per bene
con calzini bagnati già prima della vostra uscita, così che i vostri piedi ci si abituino. Niente può rovinare una settimana di pesca come le vesciche nei piedi. Usate anche calzini di alta qualità e/o protezioni antighiaia che impediscano alla sabbia e ai sassolini di entrarvi nelle scarpe. Altra attrezzatura da portarsi dietro è una sacca impermeabile o preferibilmente uno zaino, in modo da potervi portare dietro le vostre cose per tutto il giorno, pantaloncini leggeri e magliette che si asciughino in fretta e vi proteggano dal sole. Viaggio. Raggiungere l’isola di Acklins non è semplice come per altre isole delle Bahamas. Attualmente ci sono quattro voli a settimana da Nassau all’aeroporto
Acklins Spring Point, AXP, situato giusto al centro dell’isola. Per giungere ad Acklins bisogna pernottare a Nassau, visto che i voli per Acklins partono di mattina e nessuna coincidenza arriva a Nassau abbastanza presto. Dall’Europa c’è un volo diretto per Nassau della British Airways, in partenza dal Regno Unito; in alternative occorre recarsi in Florida, negli USA, per raggiungere il fulcro del traffico delle Bahamas, Nassau. Contatti. Acklins Outback Fishing Lodge. Lovely Bay, Acklins Island, Bahamas Fedel & Erica Johnson. Web: http://www.acklins.com Tel: (242) 464-8084 Email: fedel@acklins.com, fjpurebones@gmail.com
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northern Europe the answer to my calls is assisted do-it-yourself fishing for bonefish, in the shape of Acklins Outback Fishing Lodge. Lodge Acklins Outback Fishing Adventures is owned and operated by Fedel Johnson and his wife Erica. Fedel is a native of Acklins so you will experience the authentic Bahamian hospitality and get to share all the insights of the local community. Located on the northern end of Acklins it holds up to eight anglers. There is plenty of walk and wade fishing close by and Fedel is one of the best and most experienced guides in the area. You actually stay in their home and sit down for breakfast and dinner prepared each day by Erica. She hands you a lunch in the morning and then it’s off to the flats. The great
thing about staying with Fedel and Erica is the wide array of choices you have, from a fully guided week with Fedel in his skiff, to a week completely on your own, and all guests get the same attention. Even if supplies of groceries and stuff can be limited at times it is nothing you as a guest will notice, and fresh fish, conch and lobster makes the dinner an event you look forward to all day. In short, the food made by Erica is just wonderful! There is also a bar area in the house where you can sit down in the evening and share the events of the day and have a drink. Personally I think assisted do-it-yourself is the perfect way to fish the flats for bonefish, and with some guided days thrown in between. In short it means you are taken to a good spot by car or by boat, get detailed instructions
on how to fish the area during the day, and then fish on your own until you get picked up in the evening. Positive things are endless; you get the inside knowledge from a local guide, transportation to the right spot at the right time without hassle, lunch packed and ready in a cooler and tips on flies and tackle. You also add good value to the local economy as these packages are a little more expensive than pure diy, but man it is worth it! And as you are under the wings of a local guide he can distribute anglers to different places during a week and over the season, to preserve the flats and the eco systems, and also avoid interference with other guides out working. I would say there are very few, if any, downsides with assisted d-i-y. When DIY fishing you cannot expect
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to catch and land as many bonefish as when you are fishing from a flatsboat with a professional local fishing guide. They know the area as their own pocket and know exactly where to fish under a certain time and tide. When fishing on foot on your own there will be more searching and walking in spots which are not so productive at the moment. But you will find fish, and in the end the final reward is magnificent. To search, find, stalk, cast, hook, fight and land a nice bonefish all on your own is one of best things of fly fishing! Travel. Getting to Acklins Island is not as easy as to other islands in the Bahamas. Presently there are four flights a week from Nassau to Acklins Spring Point Airport, AXP, which are located right in the middle of the island. Getting
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to Acklins requires an overnight in Nassau as the Acklins flights leave in the morning, and no connecting flights arrive in Nassau early enough. From Europe there is one British Airways flight from UK direct to Nassau, otherwise you need to go via Florida, USA to reach the main travel hub of the Bahamas, Nassau. The packages offered by Fedel and Erica always include airport pickup & drop-off, accommodation in double room, sheets & towels, three meals per day with softdrinks/water & lunch packed in a cooler, drop-off & pickup at fishing spots each day, maps and daily fishing instructions from guide, use of kayak, free wifi & laundy service. Flights to/from Acklins Island, tip and alcoholic beverages is not included in packages. Optional at extra cost is guided fishing,
from skiff or wading. So in short, Acklins Outback Fishing Lodge is a great place away from the crowds with superb food, good accommodation, endless fishing opportunities, lovely hosts and flexible packages. Only downsides may be that the lodge do not have a waterfront location and the lack of shops, restaurants and tourist attractions. For me, that is just why I choose it. Facts. Acklins Outback Fishing Lodge. Lovely Bay, Acklins Island, Bahamas Fedel & Erica Johnson. Web: http://www.acklins.com Tel: (242) 464-8084 Email: fedel@acklins.com, fjpurebones@gmail.com
9a edizione
MOSTRA MERCATO DELLA CACCIA E DELLA PESCA
Appuntamento Imperdibile! Festival cinematografico di pesca a mosca.
Sabato 29 Marzo ore 19.00
Palazzo dei Congressi Parco Lido 1 - 38066 Riva del Garda (TN)
ra e i F n i g n i p p o Sh
29|30.03.2014
Info e ticket: www.exporivacacciapescambiente.it
www.exporivacacciapescambiente.it
Ritagliare e presentare alle Casse compilato e firmato
Quartiere Fieristico di Riva del Garda (Tn)
9 a edizione
MOSTRA MERCATO E DELLA PESCA DELLA CACCIA C
NOME COGNOME E-MAIL $FFRQVHQWR DO WUDWWDPHQWR GHL GDWL
INGRESSO RIDOTTO
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Riduzione valida per un solo ingresso
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Sabato 29 o Domenica 30 Marzo 2014 Orario 8.30 - 18.30
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