H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
VIAGGI
• S.V.A. • Amazon - Rio Marié • Trout of Lake Thingvallavatn
• Don’t tell me it can’t be done • Mark Lance
CHATBOX
GO GREEN
• Il Salmone Atlantico... una Monarchia a rischio
COLLECTOR’S PAGES
• Angela Patchell • Evoluzione del lancio
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
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SOMMARIO
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F I S H I N G
T R A V E L L I N G
VIAGGI 6 S.V.A. 16 Rio Marié - The Ultimate Peacock Bass Experience 36 Trout of Lake Thingvallavatn CHATBOX 58 Don't Tell Me It Can't Be Done 78 Interview: Mark Lance GO GREEN 68 Il Salmone Atlantico... una Monarchia a rischio COLLECTOR’S PAGES 32 L’arte nella pesca: Angela Patchell 48 Evoluzione del lancio
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
SOMMARIO Hardy Shadow
Anno IX - Numero 3 Autunno 2016
H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
L’ÉQUILIBRE PARFAIT
VIAGGI
• S.V.A. • Amazon - Rio Marié • Trout of Lake Thingvallavatn CHATBOX
• Don’t tell me it can’t be done • Mark Lance GO GREEN
• Il Salmone Atlantico... una Monarchia a rischio COLLECTOR’S PAGES
www.hardyfishing.com
• Angela Patchell • Evoluzione del lancio
In copertina foto di Isaias Miciu Sul torrente Barrancoso
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
Pescare... Viaggiando
H2O anno IX Settembre 2016 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Caporedattore Emilio Arbizzi Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Riccardo De Stabile, Tarquin Millington Drake, Pat Pendergast, Attilio Vicario, Aleksandar Vrtaric Art Director Giuditta Soavi giuditta.soavi@gmail.com Collaborazione Grafica Omar Gade Stampa: “Tipografia Bertani” Cavriago (RE) Responsabile viaggi di pesca Stefano Bellei Fotografi di Redazione: Marco Agoletti, Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, vi invitiamo a contattare la Redazione.
Apriamo questo numero con una destinazione italiana dove pescare grosse trote: la riserva SVA nell’appennino modenese, da noi visitata recentemente. Autunno è tempo di salmoni e Steelhead, mentre ci leggete siamo infatti in British Columbia a pesca di Steelhead a Terrace al Deep Creek Lodge dell’amico Francesco Guerriero. Seguono due articoli di autori d’eccezione: uno sul Rio Marie di Pat Pendergast di The fly shop, ottimo tour operator americano, e l’altro sul lago islandese Thingvallavatn di Tarquin Millington Drake, direttore del tour operator Frontiers. Questo lago sta diventando famoso per la taglia delle trote Jurassiche che si pescano dalla riva. Continuiamo con un pezzo di Aleksandar Vrtaric sulla pesca a mosca a pesci alternativi e proseguiamo con un articolo da leggere attentamente sulla salvaguardia del salmone atlantico a cura di Attilio Vicario. Chiudono il numero Angela Patchell con le sue splendide opere d’arte e un’ intervista esclusiva ad uno dei fotografi più bravi in circolazione: Mark Lance. Le sue fotografie parlano da sole. Buona lettura Giorgio Cavatorti We open this issue with an Italian destination for big trout: the SVA reserve in the Modena Apennines that we have visited recently. Autumn is time for salmon and steelhead- as you are reading we are in fact in British Columbia fishing for Steelhead in Terrace at Deep Creek Lodge managed by our friend Francesco Guerriero. Then two extraordinary authors: Pat Pendergast of The fly shop, a great American tour operator, on Rio Marie and Tarquin Millington Drake, director of Frontiers tour operator, on Thingvallavatn Icelandic lake. This lake is becoming famous for the size of Jurassic trout you can fish from the shore. We continue with a piece by Aleksandar Vrtaric on fishing alternative fish and then an article to be read carefully about the protection of the Atlantic salmon by Attilio Vicario. We have more: Angela Patchell’s beautiful artwork and an exclusive interview to one of the best photographers around: Mark Lance. His photographs speak for themselves. Enjoy the reading Giorgio Cavatorti
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S.V.A. di Giorgio Cavatorti
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Quando ho iniziato a pescare a mosca, una trentina di anni fa, S.V.A. era sinonimo di esclusività, ottima gestione, ma soprattutto di pesci grossi. Da quel giorno non è cambiato quasi nulla, fatta eccezione per l’accesso a questa riserva, che ora è consentito a qualche ospite in alcuni mesi estivi. Della storia antichissima di questa riserva abbiamo parlato qualche numero fa. Oggi è gestita in modo impeccabile dai soci ed è composta da un grande ecosistema di acque. La riserva S.V.A. comprende 32 km di torrenti e due meravigliosi laghi (Baccio e Santo). La passione, unita ad una grande esperienza, ha sviluppato un impianto ittiogenico all’avanguardia, dove nascono e maturano esemplari di
Fario con tutti i requisiti richiesti per il ripopolamento delle acque. Questi laghi e fiumi sono all’interno del parco del Frignano, una vasta area protetta a ridosso del crinale toscoemiliano, che ricopre una superficie di 15350,39 ettari, di cui 9000 di parco e 6000 di pre-parco e interessa sette Comuni della Provincia modenese. Qui si raggiungono i 2165 metri del Monte Cimone, e al suo interno vi sono dieci laghi e cinque corsi d’acqua principali. L'appellativo “Frignano” è fatto risalire agli antichi abitanti della zona, i Liguri Friniates che, a causa della conquista romana nel II secolo a.C. , si erano rifugiati tra le montagne modenesi. Il Parco del Frignano, gestito da un
consorzio appositamente costituito, è disciplinato da una normativa volta a tutelare la biodiversità e il patrimonio naturalistico, favorendo al contempo la cooperazione istituzionale per la sostenibilità ambientale. L’area protetta del Frignano si trova al centro di una regione che vede a sud il Parco dell’Orecchiella, a ovest il Parco del Gigante e a est il Parco di Corno alle Scale, rendendo questa zona un luogo ideale per la conservazione di specie floro - faunistiche in via d’estinzione e per la riproduzione di esemplari rari. L’estensione del parco garantisce un’ampia varietà di animali, infatti, trovano qui un perfetto habitat i più rari come il lupo, l’aquila reale, il gufo e la
When I started fly-fishing, about thirty years ago, S.V.A. stood for exclusivity and excellent management but above all for big fish. Almost nothing has changed since then except for the access to this reserve, which is now permitted to few guests in some summer months. We mentioned the very old history of this reserve some issues ago. Today it is perfectly managed by its partners and it is made up of a great water ecosystem. The S.V.A. reserve includes 32 km of streams and two wonderful lakes (Baccio and Santo). Passion, combined with longstanding experience, has developed an advanced ichthyogenic system where
specimens of brown trout are bred and grown with all features required for the repopulation of waters. These lakes and rivers are in Frignano park, a large protected area located near the ridge of Tuscany and Emilia, covering a surface area of 15350,39 hectares, 9000 of which belonging to the park and 6000 to the pre-park area, within seven municipalities of the Province of Modena.The highest peak is Mount Cimone with its 2165 metres, and there are ten lakes and five main watercourses. The name “Frignano� goes back to the ancient inhabitants of the area, the Liguri Friniates, who sought
refuge in the Modena mountains in the second century B.C. following the Roman conquest. Frignano park is regulated by legislation aimed at preserving biodiversity and environmental heritage, while fostering cooperation among institutions for environmental sustainability. The protected Frignano area is located in the middle of a region bordering with Orecchiella park in the south, with Gigante park in the west and with Corno alle Scale park in the east, which makes this place ideal for the preservation of species of flora and fauna that are about to become extinct and for the reproduction of rare specimens.The
marmotta e i più diffusi come il capriolo, la volpe e il cinghiale. Anche la vegetazione, secondo le altitudini, è molto diversa, grazie all’alternarsi delle numerose variazioni geoclimatiche avvenute nel corso del tempo. Il parco è uno scrigno che racchiude in sé piccoli tesori, come gli abeti rossi presenti vicino ai laghi, altrettanto preziosi, che hanno bisogno di essere preservati con cura per la loro indiscutibile bellezza naturale e per il loro ruolo fondamentale di testimoni del passato. Il parco non è solo natura, ma anche storia e architettura, ben rappresentate dal borgo medievale di Fiumalbo, il cui nome, “Flumen
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Album”, deriva probabilmente dalle spumeggianti acque che lo circondano e dal caratteristico paese di Pievepelago, posto sulle rive del torrente Scoltenna, al centro della valle del Pelago, proprio sul confine tre Emilia e Toscana, nei pressi del Monte Giovo e del Monte Rondinaio. Il territorio circostante, intervallato da splendidi laghi, si presenta ricco di boschi di castagni, faggi e conifere, percorsi da numerosi sentieri. Durante la seconda guerra mondiale il paese si trovò sulla Linea Gotica, al centro di una zona oggetto della lotta di Resistenza. Qui infatti trovarono rifugio molti alleati, soprattutto sulle rive dei laghi, dove in epoca moderna sono stati
ritrovati reperti risalenti alla guerra, sprofondati sui fondali. Va sottolineato anche che il comprensorio della S.V.A. ha da sempre aiutato le zone limitrofe, sono infatti state catturate negli anni grosse trote anche nella parte di fiumi sotto la riserva, è il caso del torrente Scoltenna e del rio delle Pozze. Questo a sottolineare il fatto che zone ben gestite spesso aiutano tratti di fiumi limitrofi con gestioni scadenti. La pesca va indicativamente da maggio a ottobre e se siete alla ricerca di pesce di qualità e avete voglia di immergervi al 100% nella natura questa riserva di pesca fa sicuramente per voi.
extension of the park guarantees a wide variety of animal species; as a matter of fact, this is the perfect habitat for rare species such as wolf, golden eagle, eagle owl and marmot as well as for more common ones such as deer, fox and boar. Even vegetation changes a lot according to altitude, as a result of several geoclimatic modifications alternating over time. The park is a gem full of small treasures such as the spruces near lakes, which are just as valuable and need to be carefully preserved for their indisputable natural beauty and for their fundamental role as witnesses
of the past. The park is not just nature, but also history and architecture, well represented by the medieval hamlet of Fiumalbo, whose name, “Flumen Album�, probably derives from the foaming waters surrounding it and from the typical village of Pievepelago, situated on the banks of the Scoltenna stream, in the middle of Pelago valley, right on the border between Emilia and Tuscany, in the vicinity of Mount Giovo and Mount Rondinaio. The surrounding territory, containing wonderful lakes, is rich in chestnut, beech and conifer woods, crossed by several paths. It must be
pointed out that S.V.A. district has always helped neighbouring areas; in fact, big trout have been caught in the past years also in the river stretches that are part of the reserve, like the Scoltenna stream and Pozze brook. This clearly shows that well-managed areas often help the neighbouring stretches of rivers that are badly managed. The fishing season stretches approximately from May to October and if you are looking for some quality fish surrounded by nature, then this fishing reserve is certainly what you need.
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FISHING ADVENTURES
by Pat Pendergast
Rio Marié - The Ultimate Peacock Bass Experience
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Rio Marié is the first river in the Amazon Basin in which the Brazilian Government has collaborated with the local Native Communities to develop an ambitious project designed to protect the 800 km wildlife preserve while promoting catch-and-release fly fishing. Through the cooperation of the Native Communities, the Brazilian Government, and Untamed Angling (the same South American outfitters who introduced the world to La Zona in Argentina and Tsimane in Bolivia), Rio Marié is now the very first -and only -truly and legally exclusive fishing area of the entire Amazon Negro Basin. This protected area encompasses more than 400 miles of virgin waters, boasting a healthy population of giant peacock bass. The Brazilian Institute of Environment and Renewable Natural Resources (IBAMA) has conducted numerous biological studies in the region. This research has demonstrated impressive results: Rio Marié holds at least twice the quantity of trophy-sized peacock bass compared with any other sport fishing destination in the Rio Negro basin. For anglers, this translates into very real opportunities to consistently hook and release larger-than-average peacocks on the fly. The Project Untamed Angling designed the Rio Marié project as a new approach to targeting trophy peacock bass on the fly. Specifically, we are changing the concept of peacock bass fishing that has been adopted by the majority of the outfitters operating in the Amazon basin. Rio Marié is now the largest area in the world specifically dedicated to fly fishing only, and the conservation-minded catch-and-release philosophy will guarantee extraordinary fishing for many years. As they did with Dorado in La Zona (Argentina) and Tsimane (Bolivia), Untamed Angling spent years researching where the biggest fish live. Both La Zona and Tsimane have since become world-renowned destinations, and now Untamed Angling is proud to introduce the new Rio Marié waters, home of the largest peacock bass in the Amazon basin, and to improve upon the techniques to target these remarkable fish on the fly. Untamed Angling’s proven experience developing fly fishing operations deep inside virgin jungle areas, complete with high end services and refined fishing techniques, will not only be refreshingly new to the current Amazon scene, it will revolutionize the way refined traveling anglers look at an Amazonian angling experience. As with all of Untamed Angling’s past projects, Rio Marié presents high standard packages with professional fly-fishing guides, stateof-the-art shallow draft fly fishing skiffs,
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Il Rio Marié è il primo fiume del bacino amazzonico per cui il governo brasiliano ha collaborato con le comunità dei nativi per sviluppare un ambizioso progetto destinato a proteggere gli 800 km di riserva faunistica, promuovendo al contempo la pesca a mosca esclusivamente catch-and-release. Attraverso la cooperazione fra le comunità dei nativi, il governo brasiliano e la Untamed Angling (lett. Pesca selvaggia, gli stessi imprenditori sudamericani che hanno presentato al mondo “La Zona” in Argentina e lo “Tsimane Lodge” in Bolivia), Rio Marié è ora una delle prime – e uniche – zone di pesca realmente e legalmente esclusive dell’intero bacino amazzonico del Rio Negro. Quest’area protetta comprende più di 400 miglia di acque vergini e vanta una sana popolazione di peacock bass giganti. L’Istituto Brasiliano dell’Ambiente e delle Risorse Naturali Rinnovabili (IBAMA) ha condotto numerosi studi biologici nella regione. Questa ricerca ha dato risultati impressionanti: il Rio Marié detiene almeno il doppio dei peacock bass da trofeo rispetto a qualsiasi altra destinazione di pesca sportiva del bacino del Rio Negro. Per i pescatori a mosca, ciò si traduce in opportunità molto concrete di catturare e rilasciare peacock superiori alla media. Il progetto Untamed Angling ha pensato il progetto del Rio Marié come un nuovo approccio alla pesca a mosca del peacock bass da trofeo. Nello specifico, noi stiamo cambiando il concetto di pesca al peacock bass. Rio Marié è ora la più vasta area al mondo specificatamente dedicata solo alla pesca a mosca e la filosofia del catch-and-release, votata alla conservazione, garantirà una pesca straordinaria per parecchi anni. Come con il dorado in La Zona (Argentina) e sullo Tsimane (Bolivia), Untamed Angling ha speso molti anni a cercare dove vivono i pesci più grandi. Sia La Zona che lo Tsimane sono diventati da allora destinazioni rinomate in tutto il mondo, ed ora Untamed Angling è orgogliosa di presentare le nuove acque del Rio Marié, dove vivono i più grandi peacock bass del bacino amazzonico, e di migliorare le tecniche per pescare a mosca questi pesci eccezionali. La provata esperienza di Untamed Angling nello sviluppare attività di pesca a mosca nel cuore della giungla incontaminata, insieme a ottimi servizi, rivoluzionerà il modo in cui i turisti pescatori guarderanno a un’esperienza di pesca in Amazzonia. Così come con tutti i passati progetti di Untamed Angling, Rio Marié presenta
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experienced managers, and international chefs who create the perfect mix of local and fine international dishes. Beverages, fine wines and the best services are offered to meet the excellent standards set by the other projects, no matter how remote they are, or how deep into the untouched jungle wilderness areas. Rio Marié presents a new standard: superior fishing, experienced professional fly fishing guides, great accommodation and services, virgin waters which hold the last bastion of giant peacock bass, and improved techniques to pursue them on a fly rod. These features ensure an outstanding level of service, deep inside the headwaters of Brazilian Amazon basin. Location Rio Marié is born in the northwest side of the Brazilian Amazon, near the Colombian border. It is a tributary of the upper Negro River. The Negro River Basin is the largest basin of “black” water in the world, with approximately 710,000 km², currently one of the most conserved regions in the Amazon, with less than 0.5 % of deforestation. The Rio Negro is its main river, the second largest tributary of the Amazon River, which has the headwaters in the Serra do Junai Hills in Colombia and runs approximately 1700 km to its confluence with the Solimoes River near the jungle town of Manaus. Rio Marié is entirely located inside an extensive Indian Territory, an area of more than 2 million hectares. This untouched environment has more than 800 kms of rivers, 180 known creeks, 60 lakes, and three major tributaries inside the new operation area. It is the first exclusive flyfishin project allowed and supported by the Brazilian Government. Official Environmental and Indian Institutes worked together with the Indian Association to create the very first official sport fishing operation in Brazil inside an Indian Territory. This brings a new level of commitment inside the current peacock bass fishing scene in the Amazon region. Fishing Season In this area of the Amazon, the fishing season normally runs from August to late December. This is the dry season for the upper Negro basin, the time when waters are typically at their lowest and most stable levels and this allows fishing throughout the entire river system, including its numerous tributaries and lagoons. The Negro Basin fisheries have variable conditions according to each year’s hydrological cycles, but since Rio Marié is a headwaters system, combined with its geographical location and the immensity of its drainage, it is much more stable than other regional destinations. For others informations: www.theflyshop.com
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pacchetti standard di alto livello con guide professioniste di pesca a mosca, skiff all’avanguardia per la pesca nelle acque basse, manager esperti e chef internazionali che creano un mix perfetto di piatti internazionali e locali. Le bevande, i vini e gli ottimi servizi offerti confermano gli eccellenti standard stabiliti da altri progetti, anche qui nel profondo della giungla incontaminata. La location Il Rio Marié sorge nel lato nordoccidentale dell’Amazzonia brasiliana, vicino al confine colombiano. È un affluente del fiume Negro superiore. Il bacino del fiume Negro è il più grande bacino di acqua “nera” al mondo, con i suoi circa 710.000 km², e costituisce attualmente una delle regioni meglio conservate dell’Amazzonia, con meno dello 0.5% di deforestazione. Il Rio Negro è il suo fiume principale, il secondo affluente del Rio delle Amazzoni in ordine di grandezza, con la sorgente nella Serra do Junai Hills in Colombia e approssimativamente 1700 km di corso d’acqua fino alla sua confluenza col fiume Solimoes, vicino alla città di Manaus nella giungla. Rio Marié è situato interamente all’interno di un esteso territorio indiano, un’area di oltre 2 milioni di ettari. Quest’ambiente incontaminato conta più di 800 km di fiumi, 180 ruscelli, 60 laghi e tre affluenti principali all’interno della nuova area operativa. È il primo progetto dedicato esclusivamente alla pesca a mosca permesso e supportato dal governo brasiliano. Gli Istituti ufficiali per gli Indiani e l’ambiente hanno lavorato insieme per creare la primissima attività di pesca all’interno di un territorio indiano del Brasile. Questo porta un nuovo livello di impegno nell’attuale mondo della pesca al peacock bass. La stagione di pesca In quest’area dell’Amazzonia la stagione di pesca normalmente va da agosto alla fine di dicembre. Per il bacino superiore del Negro è la stagione secca, il periodo in cui i corsi d’acqua sono generalmente ai livelli più bassi e stabili, circostanza che consente di pescare in tutta la rete idrografica, compresi gli affluenti e le lagune. I vivai del bacino del Negro hanno condizioni variabili a seconda dei cicli idrologici di ogni annata, ma il Rio Marié è molto più stabile di altre destinazioni della regione, visto che è un corso d’acqua a monte, oltre che per la sua posizione geografica e per l’immensità del suo drenaggio. Per informazioni: www.theflyshop.com
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BENTLEY has created the ultimate angling accessory; the new Bentayga Fly Fishing by Mulliner
Hand-crafted by Mulliner,Bentley’s bespoke coachbuilding division, the Bentayga Fly Fishing by Mulliner is an exquisite installation which houses all the equipment required for a successful day on the river. Four rods are stored in special tubes trimmed in Saddle leather with Linen cross-stitching and located on the underside of the parcel shelf. A pair of landing nets in matching leather bags are stored in a bespoke, carpet-trimmed hard pocket built into the side of the boot.
At the heart of the Bentayga Fly Fishing by Mulliner are three individual, Saddle-leather-trimmed units: a master tackle station; a refreshment case; and waterproof wader-stowage trunk. The master tackle station and refreshment case sit on a sliding tray that allows for easy access. Inside the master tackle unit is a special Burr Walnut veneered drawer containing a fly-tying vice and tools, as well as a selection of cotton, hooks and feathers. Beneath this are four machined-from-solid aluminium reel cases trimmed in Saddle leather with a Linen cross-stitching.
• Bentley ha creato l’auto più lussuosa al mondo per gli appassionati di pesca a mosca. • Splendido set per la pesca a mosca realizzato a mano in legno e cuoio da Mulliner. • La versatilità del Bentayga conquista persino gli argini dei fiumi Realizzato a mano per Bentley dedicato alla personalizzazione, il Bentayga Fly Fishing by Mulliner è un modello esclusivo dotato di tutta l’attrezzatura necessaria per una giornata di pesca perfetta. Quattro canne da pesca sono alloggiate in appositi tubi, rivestiti in cuoio Saddle con cuciture incrociate in tonalità Linen e posizionati nella parte inferiore del ripiano portapacchi. Un paio di retini con custodie in pelle abbinate sono riposti in una tasca rigida su misura, rivestita in moquette e collocata su un lato del vano bagagli. I protagonisti di questa speciale dotazione pensata per il Bentayga Fly Fishing by Mulliner sono tre unità indipendenti rivestite in cuoio Saddle: una valigetta per l’attrezzatura da pesca, un portavivande e un baule impermeabile per gli stivali da pesca. La valigetta per l’attrezzatura da pesca e il portavivande sono posti su un pianale scorrevole, per consentire un accesso più agevole. All’interno della valigetta per l’attrezzatura da pesca si trova uno speciale cassetto rivestito in radica Burr Walnut, che contiene un kit per la costruzione delle mosche e i relativi utensili, oltre a una selezione di filati da costruzione, ami e piume. Sotto il cassetto sono alloggiate quattro custodie per mulinelli, realizzate in alluminio lavorato dal pieno e rivestite in cuoio Saddle con cuciture incrociate in tonalità Linen. Il portavivande, rivestito internamente in cuoio Linen, contiene fino a tre thermos in metallo e un servizio in porcellana Fine China Mulliner, oltre a uno scomparto indipendente per gli alimenti. Grazie alla finitura in cuoio trapuntato nella parte superiore, può essere rimosso e utilizzato come seduta aggiuntiva.Per gli stivali da pesca è disponibile un pratico baule realizzato a mano in legno, rivestito esternamente in cuoio Saddle e
The interior of the refreshment case is trimmed in Linen leather, and contains up to three metal flasks and a set of Mulliner fine-china tableware, as well as a separate food storage compartment. With a quilted leather finish on top, it can also be removed entirely and used as additional seating. Waders and boots are conveniently stowed in a handcrafted and Saddle-leather-wrapped wood trunk, lined with hard-wearing neoprene material to keep the items in a waterproof environment after use. Of course, all three units can be removed from the Bentayga’s boot whenever maximum luggage space is required. Waterproof boot-floor and rear-sill-protection covers are discreetly integrated into the rear of the Bentayga Fly Fishing by Mulliner, as is an electronic dehumidifier unit to ensure the area remains fresh and dry. For the first time with Bentayga, Mulliner ‘Welcome Lights’ are also featured. These are built into the underside of the doors and project the Bentley and Mulliner logos on to the ground when the doors are opened. In addition as a bespoke option, any personal logo or graphic can be individually specified on a customer’s Bentayga order. Geoff Dowding, Director of Mulliner, said: “The Bentayga Fly Fishing car showcases the breadth and level of detail a customer can expect from Mulliner. This is an individual bespoke solution and our skilled craftspeople can design elegant and exquisitely executed bespoke solutions to complement any customer lifestyle or hobby. Fly fishing is a sport that requires a variety of equipment and clothing, so it was essential to package the rods, reels, waders, boots and fly-tying station into the car in a luxurious, accessible and elegant way – and the end result is truly extraordinary.”
internamente in resistente neoprene, per garantire un ambiente impermeabile dove riporre gli stivali dopo l’uso. Quando serve tutta la capacità di carico offerta dall’ampio vano bagagli del Bentayga, è possibile rimuovere queste tre unità indipendenti. Una copertura impermeabile per il piano del vano bagagli e una copertura di protezione posteriore sono integrate con eleganza e discrezione nella parte posteriore del Bentayga Fly Fishing by Mulliner, così come un deumidificatore elettronico che mantiene l’ambiente fresco e asciutto.Per la prima volta sul Bentayga sono presenti le luci di benvenuto Mulliner. Sono integrate nella parte inferiore delle portiere e proiettano i loghi Bentley e Mulliner sul terreno quando si aprono gli sportelli. Inoltre è possibile personalizzare ulteriormente le luci, aggiungendo qualsiasi logo o immagine a scelta durante l’ordine del Bentayga. Geoff
Dowding, responsabile del reparto Mulliner, ha dichiarato: “Il Bentayga Fly Fishing mostra l’enorme attenzione e cura per i particolari che i clienti possono aspettarsi da Mulliner. Si tratta di un modello squisitamente individuale e personalizzato, e i nostri abili artigiani possono progettare soluzioni eleganti e su misura per soddisfare ogni desiderio e interesse dei nostri clienti. La pesca a mosca è uno sport che richiede numerose attrezzature e capi d’abbigliamento specifici, perciò era fondamentale racchiudere canne da pesca, mulinelli, stivali e accessori per la costruzione delle mosche in modo lussuoso, accessibile ed elegante. Il risultato è semplicemente straordinario.” Bentayga: lusso in puro stile Bentley e versatilità su ogni tipo di terreno.
L’ ARTE NELLA PESCA
Angela Patchell “I love fish and nature, they are my inspiration for drawing. I live beside the beautiful Avoca river in Wicklow Ireland, a haven for fish and wildlife. The fast-flowing rivers and mountain streams in our region are plentiful with trout, salmon, pike and tench. I choose to draw on a hand-made paper from the Himalaya's called 'Lokta paper' to highlight the texture of the fish scales. I draw mainly in ink, graphite and cache-d'ache to focus on the fine detail, colour and texture of the fish" Angela studied art at Banbury Art school in Oxfordshire, UK in the 1970s. Soon after finishing art college Angela’s drawing skills gave her the opportunity to demonstrate her talents as an illustrator for Fine Line Studios, Oxford. Angela then went on to work for several well known advertising agencies in London as a “Magic Marker” artist and was soon drawn into the world of publishing. In 1995 Angela became Art Editor for Eaglemoss Publications where she was given the opportunity to create a new monthly part-work entitled “The Art Of Drawing & Painting”. Angela commissioned several of the UK’s top artists who contributed to the magazine which went on to be an international success. In 2007 Angela founded her own publishing company, Angela Patchell Books Ltd, creating visual art books from concept through to finished titles for worldwide distribution. One highly successful book title “Artists and their Studios” by Irish award winning sports photographer – Eamon McCabe, was launched in the National Portrait Gallery, London, in conjunction with a six month exhibition of Eamon’s photographs from the same title. In 2014 Angela and her husband decided to wind down their publishing business and move back to Ireland from London. Moving to Avoca has inspired another phase in Angela’s life and artistic endeavours. Angela has rekindled her love of drawing and works mostly in Graphite, Ink and Acrylic.
“Amo i pesci e la natura, sono la mia ispirazione per il disegno. Vivo vicino al bellissimo fiume Avoca nella contea di Wicklow, in Irlanda, un’oasi per i pesci e la fauna selvatica. I ruscelli e i torrenti della nostra regione sono pieni di trote, salmoni, lucci e tinche. Ho scelto di disegnare su una carta fatta a mano proveniente dall’Himalaya chiamata 'carta Lokta' per mettere in risalto la consistenza delle squame dei pesci. Disegno principalmente con inchiostro, grafite e caran-d'ache per focalizzarmi sul dettaglio, sul colore e sulla consistenza del pesce". Angela ha studiato arte alla Banbury Art School nell’Oxfordshire, Regno Unito, negli anni Settanta. Subito dopo aver terminato
il college, Angela ha avuto l’opportunità di dimostrare il suo talento di illustratrice per i Fine Line Studios di Oxford. Angela ha poi continuato a lavorare per molte note agenzie pubblicitarie di Londra come artista del “pennarello” e presto è entrata nel mondo dell’editoria. Nel 1995 Angela è diventata editrice d’arte per le pubblicazioni Eaglemoss, dove ha potuto creare un nuovo mensile intitolato “L’arte di disegnare & dipingere”. In quell’occasione Angela chiese ai migliori artisti del Regno Unito di dare il loro contributo alla rivista che presto divenne un successo internazionale. Nel 2007 Angela ha fondato una casa editrice propria, l’Angela Patchell Books Ltd, che ha creato libri di arte visiva per la
distribuzione mondiale. Un libro di grande successo dal titolo “Gli artisti e i loro studi” del premiato fotografo sportivo irlandese Eamon McCabe venne lanciato alla Galleria Nazionale del Ritratto di Londra, in concomitanza con l’omonima mostra sulle fotografie di Eamon, che durò sei mesi. Nel 2014 Angela e suo marito hanno deciso di prendersi una pausa dal loro lavoro di editori e di tornare nuovamente in Irlanda da Londra. Il trasferimento ad Avoca ha inaugurato una nuova fase nella vita e nella carriera artistica di Angela, che ha riacceso il suo amore per il disegno e per le opere principalmente in grafite, inchiostro e acrilico.
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A Fishing Phenomenon
‌the giant, but catchable, trout of
Lake Thingvallavatn by Tarquin Millington Drake
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There is an old Icelandic proverb “Fertile is water that runs under lava” that perhaps has its routes in the fertile waters of Lake Thingvallavatn. I have now had two extraordinary fishing experiences on this beautiful lake an hour from Iceland’s capital city Reykjavik and the easiest way to communicate them to you is simply to describe them.
Lake Thingvallavatn (pronounced ‘Think – valla – vatn’) is Iceland’s largest lake covering 84 km2. It is 14.5 metres long and 9.5 km wide. Its deepest point is 114 metres, with an average depth of 34 metres. One third of its bottom is covered in vegetation with 150 types of plants and invertebrates even though it is at a constant temperature of 2 – 4 degrees. The area was turned into
a National Park in 1930 before being declared a world heritage site in 2004. Lake Thingvallavatn’s biggest brown trout is 36lbs caught in 2014 from the bank on a fly rod.
activity. As has so often been the case, the trout population was decimated by the building of a dam and, in this case, its failure which wiped out the best spawning area for the trout on the Upper Sog. With the number of spawning pairs almost down to single figures, the eggs of just a few fish were taken from the Öxara river, near Þingvellir, and nurtured about 25 years
ago and now the wild stock is bouncing back to the point of a conservation and fly fishing phenomena. There were four of us; we all arrived as Lake Thingvallavatn virgins except myself. Our guides were the new leaseholders of the ION Hotel water, Johann or Joey Hafnfjörð of Vididalsa fame. Joey has been a guide and more recently Head Guide, and now part
owner of the company that runs the Vididalsa, for over 20 years. He and the Vididalsa are synonymous and he is a bit of a legend in Iceland, everyone knows him and everyone likes him. Our other guide was Bjarni Jónsson. Bjarni was quiet and considered and great fun, a really lovely man and a pleasure to spend time with. I later learned that he was a dental technician for another
The brown trout, which originate from Britain genetically, became isolated after the last Ice Age when access to the sea was closed through volcanic
C’è un antico proverbio islandese che dice: “Fertile è l’acqua che scorre sotto la lava”. Forse trae origine dalle fertili acque del Lago Thingvallavatn. Personalmente ho avuto due straordinarie esperienze di pesca in questo bellissimo lago ad un’ora dalla capitale dell’Islanda, Reykjavik, e il modo migliore per comunicarvele è semplicemente descriverle.
Il Lago Thingvallavatn (pronunciato ‘Think – valla – vatn’) è il lago più grande dell’Islanda coi suoi 84 km2. È lungo 14,5 metri e largo 9,5 km. Il suo punto più profondo è 114 metri, con una profondità media di 34 metri. Un terzo del suo fondale è coperto da vegetazione, con 150 tipi di piante e invertebrati, anche se ha una temperatura costante di 2 – 4 gradi. L’area divenne un parco naturale nel 1930 prima di essere dichiarata
patrimonio mondiale dell’umanità nel 2004. La più grande trota fario catturata nel Lago Thingvallavatn da riva su una canna da mosca era 36 libbre.
dalla costruzione di una diga e, nella fattispecie, dal suo fallimento, che spazzò via la migliore area di deposito di uova nella parte superiore del fiume Sog. Circa 25 anni fa, quando il numero di trote in grado di riprodursi era ormai ridotto a singole unità, alcune uova furono prese dal fiume Öxara, vicino a Þingvellir, e allevate, così che oggi il loro numero sta risalendo, al punto da diventare un fenomeno nell’ambito
della pesca a mosca e della tutela della fauna selvatica.
il Vididalsa. Dire Joey è come dire Vididalsa e lui è un po’ una leggenda in Islanda, tutti lo conoscono e tutti lo amano. L’altra nostra guida era Bjarni Jónsson. Bjarni è un tipo pacato, stimato, divertente e amabile, dunque è stato un vero piacere trascorrere del tempo con lui. Più tardi ho poi saputo che lavorava come odontotecnico per un’altra leggenda della pesca islandese, ‘Toti il dentista’, che sta raggiungendo,
Eravamo in quattro, nessuno era mai stato nella zona del lago Thingvallavatn tranne me. Le nostre guide erano i nuovi affittuari dell’hotel ION sul fiume Vididalsa, Johann o Joey Hafnfjörð. Joey fa la guida da vent’anni, più recentemente è stato capoguida e ora ha una quota nella ditta che gestisce
La trota fario, originaria geneticamente della Gran Bretagna, divenne isolata durante l’ultima glaciazione, quando l’accesso al mare fu chiuso dall’attività vulcanica. Com’è accaduto spesso, la popolazione di trote è stata decimata
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Icelandic fishing legend ‘Toti the Dentist’ who is closing in or, more likely, has now caught over 20,000 salmon. What I enjoyed most about them both was their enjoyment of being out with us despite some often appalling weather. They were both great company throughout our time. We fished mostly streamers and large nymphs for the morning and did OK
catching about 10 fish up to about 5 or 6 lbs but it was not until the end of the morning session that the penny began to drop. We started fishing the outflow as one would a river, presenting nymphs, streamers or lures as one would salmon fishing. The last fish of the morning was caught closer to the bank than any others. It was certainly 8lbs but possibly 10lbs.
That afternoon, our understanding of how to fish increased substantially. We were able to fish both Ion Hotel beats and this gave us more time and space to work together to understand the fish and the fishing. At Beat 2, the river had begun to colour and rise with the ever-present wind and rain and rather than spoil our fishing, we realised it was improving it because there was more
warm water coming in to the lake. It was coloured and therefore the fish felt more secure in coming in closer and were less spooked by our presence. We spent a great deal of the afternoon session upstream nymphing with great success. Beat 1’s key feature was a hot spring coming into the lake, and we later realised part of it was seeping into the bay in other spots along the volcanic
beach which was also drawing the fish in close - by close I mean two feet from the bank. That afternoon however, our greatest lesson was that when one hooks a bigger fish, the impressive fight which we were getting from the 5lbs to 8lbs fish turned into the sternest test our trout tackle would likely ever see. The Icelanders will use 10kg leaders but we felt that a balance needed to
be struck between strength of leader and presentation and fish sensitivity to seeing the leaders especially in the very clear water using nymphs. We realised we needed to sharpen up on our tackle set up when we were broken by our first monster that afternoon. Still the rain poured and the wind blew harder but the following morning we were now truly gripped by the potential
o probabilmente ha già raggiunto, i 20.000 salmoni presi. Quello che mi è piaciuto di più di loro due è stata la gioia di stare fuori con noi a dispetto del tempo spesso orribile. Sono stati entrambi veramente una grande compagnia. La prima mattina abbiamo pescato perlopiù con streamer e grosse ninfe e abbiamo fatto bene, visto che abbiamo
preso circa 10 pesci sulle 5 o 6 libbre, ma fu solo al termine della sessione mattutina che cominciammo a capire. Abbiamo cominciato a pescare nel canale di deflusso come si farebbe su un fiume, presentando ninfe e streamer o esche come per la pesca al salmone. L’ultimo pesce della mattinata venne preso più vicino a riva rispetto agli altri. Era certamente 8 libbre, ma verosimilmente 10. Quel pomeriggio
è migliorata sensibilmente la nostra comprensione di come avremmo dovuto pescare. Potevamo pescare da entrambe le pool dell’hotel Ion e questo ci ha dato più tempo e spazio per lavorare insieme al fine di comprendere i pesci e la pesca. Alla pool 2 il fiume aveva cominciato a sporcarsi e a salire di livello con l’onnipresente vento e la pioggia, ma noi ci siamo resi conto che, anziché rovinarci la pesca, la migliorava,
poiché arrivava più acqua calda nel lago. Era velata, dunque i pesci si sentivano più sicuri nell’avvicinarsi ed erano meno spaventati dalla nostra presenza. Abbiamo passato gran parte della seduta pomeridiana pescando a ninfa verso monte, con molto successo. La banchina 1 era caratterizzata principalmente da una sorgente calda che confluiva nel lago e noi poi ci siamo resi conto che parte di essa penetrava
nella baia in altri punti lungo la spiaggia vulcanica che stava facendo avvicinare i pesci – per vicino intendo a due piedi da riva. Quel pomeriggio, comunque, la nostra lezione principale fu che, quando abboccano pesci dalle 5 alle 8 libbre, l’impressionante lotta che ne deriva mette a dura prova l’attrezzatura da trota come quella che avevamo noi. Gli islandesi usano terminali da 10 kg, ma noi sentivamo di dover trovare un
compromesso. Abbiamo capito che avevamo bisogno di affinare la nostra attrezzatura quando quel pomeriggio siamo stati travolti dal nostro primo mostro. La pioggia continuava a scendere e il vento soffiava più forte, ma la mattina seguente noi eravamo ormai completamente avvinti dal miraggio di una pesca straordinaria e siamo
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for extraordinary fishing and headed out again. We were still in ‘trout-fishing mode’ trying to get an angle on the fishing for a downstream presentation where possible and this served us well. At Beat 1 or ‘the bay’ as we called it, we discovered hot spots and we were able to catch some beautiful fish including our first two double-figure fish at 12lbs and 10lbs but when we returned to
the hotel, it was clear that things had ramped up a notch at ‘ the river’ too with four double-figure fish landed two of 12lbs and two of 11lbs. One monster had been lost at the net on a nymph but over 20 fish had been landed. Suddenly we had caught 30 fish for the morning. The wind and the rain continued that afternoon making the bay tricky, but the river went from strength to strength
with another 20+ fish caught with a 17lbs fish and a 13lbs fat beauty landed. By the end of the evening, the wind was too strong, the waves too big and we finally had to retire. The morning brought calm and the lake was like glass especially at the bay. The river was clearing quickly but continued to produce fish with streamers from time to time, but we found that a hung
nymph or pair of nymphs was very effective and interesting fishing. At the bay there was a hatch of caddis and although we still believed the fish are not feeding for survival, they were taking the caddis off the top and thus we are able to catch wild 8lbs brown trout on dry flies. That day, with the calm we also learned that stealth at the bay was paramount. We sat right
on the edge of the water to remove any chance of breaking the skyline and waited for the fish to settle and come close and rise. The same happened in the afternoon and the hanging nymph was also very effective. At the river, more big fish were landed up to 14lbs and more lost on the nymph with tackle just not strong enough to cope. Reels with 300 metres of backing
were almost spooled but a fish dragging all this line can break strong leaders. When the dust had settled and we headed home, the magnitude of what we had experienced began to sink in. We had caught 165 of probably the most beautiful, strong brown trout in the world, certainly that we had ever seen. Most were over 5lbs, 16 were over 10lbs and the biggest was 17lbs.
usciti ancora. Eravamo ancora in ‘modalità pesca alla trota’, cercando un’angolazione di pesca per una presentazione a valle e questo ci tornò utile. Alla pool 1 o ‘baia’, come la chiamavamo, abbiamo scoperto degli hot spot e siamo riusciti a prendere i nostri primi pesci a due cifre da 12 e 10 libbre, ma quando siamo tornati all’hotel fu chiaro che l’attività si era intensificata anche al ‘fiume’, dove erano stati presi
due pesci da 12 libbre e due da 11 libbre. Un mostro era stato perso su una ninfa, ma in compenso erano stati tratti a riva oltre 20 pesci. In un batter d’occhio avevamo preso 30 pesci in una mattina. Il vento e la pioggia continuarono nel pomeriggio, rendendo la baia difficile, ma il fiume migliorava sempre più, con altri 20 pesci e più catturati, compreso un pesce da 17 libbre e uno da 13 libbre. Prima che la sera volgesse al termine,
il vento era così forte e le onde così grosse che abbiamo dovuto ritirarci.
di caddis e, sebbene noi credessimo ancora che i pesci non mangiassero per la sopravvivenza, prendevano le caddis dalla superficie e siamo riusciti a prendere trote fario da 8 libbre con mosche secche. Quel giorno, con la calma abbiamo imparato anche che alla baia la discrezione era di primaria importanza. Stavamo seduti giusto sul bordo dell’acqua per eliminare ogni possibilità di interrompere l’orizzonte e
aspettavamo che i pesci si calmassero, venissero vicini e risalissero. Lo stesso accadde nel pomeriggio e la ninfa fu anch’essa molto efficace.
quasi sbobinati, ma un pesce che trascina tutta questa lenza è in grado di rompere terminali robusti.
Al fiume furono presi diversi pesci di grosse dimensioni fino a 14 libbre e altri sono andati persi con ninfa e attrezzatura semplicemente non abbastanza robusta per la lotta. I mulinelli con 300 metri di backing erano
La mattinata portò quiete e il lago era come vetro, specialmente alla baia. Il fiume si stava schiarendo rapidamente, ma continuava a produrre di tanto in tanto pesci con streamer, però abbiamo scoperto che una ninfa o due rendevano la pesca efficace e interessante. Alla baia c’era una schiusa
Finiti i combattimenti, ci siamo diretti verso casa e abbiamo cominciato a rielaborare l’importanza di quello che avevamo sperimentato. Avevamo preso 165 delle trote fario probabilmente più belle e forti al mondo, certo le più belle e forti che avessimo mai visto. La maggior
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We had used 5, 7 and 8 weight rods, floating lines almost exclusively and flies ranging from 4 inches ‘snakes’ to size 18 tiny bead-head nymphs and dry flies. We had employed almost every tactic we knew and evolved our technique and tackle set up as we learned. Although we fished the same water, the fishing seemed to be ever-changing. If we were to return, we would be much better
prepared, especially in the backing and leader department, which might have saved numerous disappointments. So, the lake has produced an extraordinary fishing experience and my understanding has increased threefold since I first wet a line on Thingvallavatn. What are my reflections? There will be the extreme purists for whom this may not appeal. The flyfishers who only want
to fish for feeding trout, trying to match the hatch. For them, I can see that fishing for these trout may just take the edge of it for them. The greatest weakness is that the spots we were fishing are so unique and draw the fish so effectively, they are far and away the best places on the lake and therefore offer not as much variety of circumstance as changing beats on a
river every day or each lunchtime. But the weather almost does that for you and, as they say in Iceland “if you don’t like the weather, wait a minute” the chances of having the same conditions for three days are slim. The last word must go to the trout themselves. These fish were on the point of extinction and are now thriving
and huge credit must go to those that made the effort to campaign with the Icelandic Government to restore them. They are quite simply stunning. All of us took time with each fish to simply look at it and admire its perfection. In all reality, they are likely a ferox trout (Salmo ferox); a lake brown trout, feeding at night on char, using the best
conditions to digest, living for up to16 years compared to an average brown trout (Salmo trutta) living up to six years. This was an extraordinary experience and great thanks to the Ion Hotel and the guide team for looking after us so well. Contact tmd@frontierstrvl.co.uk
parte di esse superavano le 5 libbre, 16 erano oltre le 10 libbre e la più grossa era 17 libbre. Avevamo usato canne per code 5, 7 quasi esclusivamente con code galleggianti e mosche che andavano da imitazioni di sanguisughe da 4 pollici a minuscole ninfe e mosche secche su amo 18. Avevamo impiegato quasi ogni tattica che conoscevamo e sviluppato la nostra tecnica man mano che apprendevamo. Anche
se pescavamo sempre nelle stesse acque, la pesca sembrava cambiare continuamente. Se dovessimo tornare, saremmo più preparati, specialmente per quanto concerne il backing e il terminale, perché avremmo potuto risparmiarci numerose delusioni. Il lago ci ha dunque consentito una straordinaria esperienza di pesca e le mie conoscenze sono triplicate da quando ho immerso per la prima volta
una lenza nello Thingvallavatn. Che riflessioni ho fatto? Ci saranno senz’altro i puristi estremi per i quali questo può non essere di alcun interesse. Intendo i pescatori a mosca che vogliono pescare solo trote che bollano, cercando di cogliere la schiusa. Per loro posso capire che pescare queste trote possa essere un divertimento a metà. Il maggiore punto debole è che gli spot dove abbiamo pescato noi
sono così unici e attirano i pesci così efficacemente perché sono lontani dai luoghi migliori del lago e dunque non offrono tanta varietà di situazioni come fanno invece ogni giorno o all’ora del pranzo le mutevoli pool di un fiume. Il tempo però rende quasi questo servizio, per cui, come dicono in Islanda, “se non vi piace il tempo, aspettate un minuto” ed è difficile che vi siano le stesse condizioni atmosferiche
per tre giorni di seguito. Le ultime parole vanno alle trote stesse. Questi pesci erano sul punto di estinguersi, mentre ora prosperano e il merito di ciò va soprattutto a chi ha fatto lo sforzo di organizzare la campagna col governo islandese per ripristinarle. Queste trote sono semplicemente stupende. Tutti noi ci siamo presi il tempo di guardarle e ammirare la loro perfezione. In realtà sono probabilmente “Salmo Ferox”,
trote fario di lago, che di notte si cibano di salmerini sfruttando le condizioni migliori per digerire, vivendo fino a 16 anni rispetto ai sei di media di una normale trota fario (Salmo trutta). È stata un’esperienza straordinaria e grandi ringraziamenti vanno all’hotel Ion e al team di guide per essersi presi cura di noi così bene. Contatti: tmd@frontierstrvl.co.uk
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I primi riferimenti alla tecnica di lancio a mosca di Giorgio Cavatorti Fotografie di Alessandro Seletti e Isaias Miciù
Definire quale fu la data precisa in cui si iniziò a lanciare le mosche con un certo criterio è sicuramente difficile, inoltre, per una qualche ragione, nessuno dei primi autori ha mai descritto in modo preciso quale fosse la tecnica di lancio. Un commento nel libro The Book of Axe, descrive cosa vide Cosmo III, il granduca di Toscana, durante una visita in Inghilterra nel 1669: ‘...questi pescatori tengono la lenza in costante movimento, scagliandola nell’acqua come fosse una frusta, quindi, ritraendola un po’, la lanciano nuovamente, ripetendo questa operazione finché non hanno preso un pesce.’ Paragoniamo ora i ricordi di Cosmo col punto di vista di Venable nel libro The Experienced Angler (1662): ‘Si deve tenere la mosca artificiale in continuo movimento,
nonostante il giorno sia scuro, l’acqua torbida, il vento soffi, o il pesce capirà e la rifiuterà.’ Entrambe queste testimonianze sembrano molto simili al metodo usato dal pescatore del sedicesimo secolo Fernando Basurto, che lanciava “a valle per poi risalire a monte con discreta velocità così che la piuma procedesse sul pelo dell’acqua....”. La consapevolezza che i pesci aggredivano più facilmente una mosca artificiale da poco atterrata era in relazione sia alla tecnica adottata che alle limitazioni del materiale con cui esse erano costruite, ma la cosa più significativa è come questi autori sottolineassero che la mosca era in continuo movimento. Ovviamente il dragaggio non li infastidiva quanto noi . Tuttavia la cosa che più avrebbe colpito viaggiando nel tempo di Walton è l’importante vantaggio tattico perso pescando con una lenza fissa. L’unico modo infatti per allungare la coda per avvicinarsi al pesce era di spostarsi fisicamente. Un altro accorgimento interessante dell’era di Cotton era di tingere gli ultimi centimetri di coda di colore differente, in modo da avere un punto di riferimento per le abboccate. Direi il progenitore dello Strike indicator, tanto impiegato al giorno d’oggi. Non abbiamo molte testimonianze scritte su come pescavano i pescatori del diciottesimo secolo, ma possiamo immaginarlo, grazie ad un libro deliziosamente eccentrico di David Webster The Angler and the Loop Rod. Questa strana pubblicazione vide la luce per la prima volta nel 1885. L’attrezzatura di Webster consisteva in una canna lunga tredici piedi e mezzo, con l’impugnatura di frassino, la parte centrale di noce americano e la punta di un legno duro ma elastico; una vera e propria arma del diciottesimo secolo. La lenza, che veniva tenuta in mano senza mulinello, scorreva attraverso un occhiello sul cimino della canna, un particolare che fa risalire l’origine della tecnica di Webster al diciassettesimo
It is certainly difficult to establish the exact date when flies were cast for the first time; for some reason, none of the first authors has ever described the casting technique in detail. A comment included in The Book of Axe describes what Cosmo III, Grand Duke of Tuscany, saw during a visit to England in 1669: ‘...these anglers keep the line in continual motion, darting it into the water like the lash of a whip, then, slightly withdrawing it, they throw it in afresh, repeating this operation till the fish is
Both these reports seem to be very similar to the method used by the fifteenth-century angler Fernando Basurto, who made “a downstream cast followed by drawing the feather up with moderate speed into the surface water....”. The recognition that the fish were more likely to attack an artificial fly was linked to both the adopted technique and the limitations arising from the materials they were made up of, but the most significant thing is that these authors underline that the fly was in continual motion.
caught.’ Let's now compare Cosmo’s recollections with Venable’s point of view in the book The Experienced Angler (1662): ‘You must keep your artificial fly in continual motion, though the day be dark, the water muddy, and the wind blow, or else the fish will discern and refuse it.’
Of course, they were not disturbed by dredging like us. Nevertheless, the thing that would have struck the most when travelling in Waltson’s times is the important tactic advantage that you miss if you fish with a fixed line. In that case, the only way of stretching the tail to get closer to the fish was moving physically. Another interesting trick of Cotton’s times was dyeing the last centimeters of tail with a different color, so as to get a reference
secolo. La lenza veniva realizzata utilizzando crine di cavallo, partendo da quarantacinque fili ed assottigliandosi fino ad arrivare a cinque o sei alla cima a cui legava un lungo finale di budello. La lunghezza totale della lenza era di circa 12 metri, incluso il finale. Lo scozzese lanciava con estrema delicatezza utilizzando questa attrezzatura, cercando di tenere le mosche a galla, o almeno vicine alla superficie. Teneva la canna con entrambe le mani, la sinistra sull’impugnatura e la destra trenta centimetri sopra. Le braccia erano tenute vicino al corpo cosicché solo gli avambracci e i polsi venivano utilizzati. Una volta effettuato un lancio che andava a posizionare la lenza distesa in avanti, iniziava a sollevare la canna verso
una posizione perpendicolare, che portava la lenza in quella che lui definiva una “ curva a ferro di cavallo”, e a quel punto la tirava indietro per poi lanciarla di nuovo in avanti. Lo scopo era quello di far sì che la prima porzione di lenza a toccare l’acqua fosse quella centrale, mentre il finale doveva paracadutare gentilmente tutte e nove le mosche assieme sull’acqua. Nove mosche! Le mosche non stavano molto sull’acqua, perché Webster le ritirava su pochi metri dopo per lanciarle di nuovo, una tecnica che sarebbe sembrata molto familiare anche a Cotton. E’ solamente il fatto che il libro di Webster venne pubblicato nell’era di Halford che lo fa sembrare obsoleto, come se fosse stato depositato nel secolo sbagliato. Ricordiamo però che era ancora possibile
trovare , alla fine degli anni Cinquanta, alcuni vecchietti su qualche chalk stream inglese che pescavano con canne a due mani e lenze in crine di cavallo. Le loro bibbie erano il Brook and River Trouting di Edmonds e Lee e The Angler and the Loop Rod. Le vecchie abitudini sono davvero dure a morire, specialmente quando funzionano.
che nulla ne viene scritto prima del 1847. La ragione di questa omissione nel repertorio della pesca a mosca può sicuramente essere che con una lenza fissa lanciare rimaneva una faccenda abbastanza semplice e non ci voleva certo un genio per capire come funzionava. Ma nel diciannovesimo secolo, in seguito alle varie innovazioni delle attrezzature, la tecnica di lancio attirò molto più interesse, soprattutto emerse il problema di dover controllare il dragaggio della lenza, inoltre il falso lancio acquisì uno scopo aggiuntivo: quello di fare asciugare la lenza e la mosca. Originariamente il falso lancio veniva usato semplicemente per riposizionare la mosca sull’acqua, e con questa funzione deve essere esistito fin dagli albori della pesca a mosca. Una volta introdotte
Il Falso Lancio E’ probabile che il ‘falso lancio’ sia esistito da sempre nella pesca a mosca, visto che appare ovvio che un pescatore, se si accorge subito di aver sbagliato lancio ritira la lenza senza bagnarla e rilancia una seconda volta, ma sta di fatto
point for bites. I would say this is the ancestor of the Strike indicator, which is so much used nowadays. We haven’t got written evidence on how the seventeenthcentury anglers used to fish, but we can imagine it thanks to a pleasantly eccentric book by David Webster, The Angler and the Loop Rod. This strange publication first appeared in 1885. Webster’s equipment consisted of a rod which was thirteen and a half feet long and had an ash handle, the central part made up of black walnut and the tip of a hard, but elastic type of wood: a true eighteenth-century weapon. The line, which was held without a reel, passed through a loop on the toe of the rod, a detail tracing the origin of Webster’s technique back to the seventeenth century. The line was made by using horsehair,
starting from forty-five threads and getting thinner and thinner till five or six on the toe, which was tied to a long guts leader. The total length of the line was about 12 meters, including the leader. The Scot cast with extreme elegance by using this equipment, trying to keep the flies afloat or at least close to the surface. He held the rod with both hands, the left on the handle and the right thirty centimeters above. He held his arms close to the body, so that he only used his forearms and wrists. Once he had made a cast to position the line stretched forward, he began to lift the rod towards a perpendicular position, which brought the line to what he defined as a “horse-shoe bend”, and at that point he drew it back and then cast it forward again. The aim
was leading the central portion of the line to touch the water first, while the leader had to gently parachute all nine flies together on the water. Nine flies! The flies did not stay long on the water, because Webster drew them back after some meters to cast them again, a technique which would seem very familiar to Cotton too. It is just the fact that Webster’s book was published in Halford’s times which makes it seem antiquated, as if it had been deposited in the wrong century. But remember, however, that in the late Fifties you could still find a few little old men on some English chalk stream who fished with double-handed rods and horsehair lines. Their bibles were Edmonds and Lee’s Brook and River Trouting and The Angler and the Loop Rod. Old habits are really hard to break, especially when they work.
The false casting ‘False casting’ has probably always existed in fly fishing, as it is obvious that an angler, if he recognizes that he has made a wrong cast, draws back the line without wetting it and casts a second time, but actually nothing was written about it before 1847. The reason for this omission in fly fishing reports may well be that, with a fixed line, casting remained something quite simple and for sure you did not need to be a scientist to understand how it worked. However, in the seventeenth century, following several equipment innovations, the casting technique attracted much more interest and above all the problem of controlling the dredging of the line emerged. Moreover the
le code in seta il falso lancio trovò un nuovo scopo, ovvero asciugare la coda di topo e la mosca ed estendere la coda di topo per una determinata lunghezza. Possiamo rintracciare nella letteratura i momenti di questa evoluzione. Fitzgibbon nel suo libro del 1850 ci dà una incerta descrizione di quello che potrebbe essere un falso lancio, ma sembra che non provenga da esperienza personale e sicuramente non lo collega all’idea di asciugare la mosca. Solo un anno più tardi Pulman descrive in modo preciso che un falso lancio vigoroso poteva avere l’effetto di asciugare la lenza e la mosca. Ben presto questa idea si fece strada e naturalmente ci vollero alcuni esperimenti prima che venisse messa a punto
questa moderna variante di una tecnica tutto sommato antica. La prima volta in cui un falso lancio viene descritto in modo esauriente con lo scopo di asciugare la mosca è nella edizione del 1853 del The Angler’s Companion di Stoddart. Ecco la descrizione che Stoddart fa del falso lancio:
generalmente viene eseguita con un unico amo, con una canna leggera a impugnatura singola e con una lenza fine e ben rastremata.’
Certamente dopo pochi anni questo sistema di lanciare una mosca avanti e indietro nell’aria per asciugarla era diventato famoso col nome di ‘Spreading’ e questa tecnica alla fine portò allo sviluppo di canne più rigide con azioni più rapide che potevano generare la velocità necessaria a sviluppare questa manovra. Questo ebbe un effetto di lunga durata nella progettazione delle canne da pesca. Ma c’era il rischio che ripetuti falsi lanci indebolissero il budello del finale e causassero la perdita della mosca. Questo e la perdita di tempo incoraggiarono i pescatori a ridurre al minimo i falsi lanci, utilizzando questa tecnica solamente quando necessario.
Anche se non sappiamo chi per primo ebbe questa brillante idea, chiaramente non fu Stoddart. Stranamente possiamo sapere dove fu scoperta grazie ad un articolo intitolato The Hampshire Fly Fisher comparso nel numero del 17 dicembre 1853 sulla rivista inglese The Field che in una riga dice: ‘D’altra parte, per quanto riguarda la pesca a mosca secca, pescare lanciando a monte è molto difficile, a meno che non si usi il falso lancio di Carshalton.'
‘In queste circostanze pertanto, ovvero quando si ha a che fare con un pesce furbo come una trota in acque limpide, non è insolito, dopo aver recuperato la lenza e prima di lanciare una seconda volta, descrivere per due o tre volte in successione un otto nell’aria con la lenza allo scopo di fare asciugare il piumaggio della mosca. Molti pescatori inglesi e gallesi danno importanza a questa pratica, e devo menzionare che
false casting acquired an additional aim, i.e. that of letting the line and fly dry off. Originally, the false casting was used just to reposition the fly on the water, and with this function it must have existed since the outset of fly fishing. Once the silk tails had been introduced, the false casting found a new aim, that is to dry off the rat tail and the fly for a certain length. We can trace down the stages of this evolution in the literature. In his 1850 book Fitzgibbon offers us an uncertain description of what false casting could mean, but this is seemingly not the result of personal experience and surely he does not connect it with the idea of drying off the fly. Only one year later, Pulman precisely describes how a powerful false casting can have the effect of drying off the line and the fly.
This idea spread soon and of course some experiments were performed before this modern variation of an all in all old technique was fine tuned. A false cast with the aim of drying off the fly was for the first time fully described in the 1853 edition of The Angler’s Companion by Stoddart. Here is Stoddart’s description of false casting:
of stress is laid by the fishers of certain rivers both in England and Wales. I may mention, however, that, in the adoption of it, only the fly-hook is generally used; a light single-handed rod is necessary, and the line should be of extreme fineness, and neatly tapered off.’
very difficult unless you do not use Carshalton false casting’.
Even if we do not know who first had this brilliant idea, it was certainly not Stoddart. Strangely we are able to learn where it was discovered thanks to a paper entitled The Hampshire Fly Fisher, that appeared in the issue of 17th December 1853 in the English magazine The Field, which says in one line: ‘On the other hand, as for dry fly fishing, casting upstream is
‘Under such circumstances, therefore – that is, where the flyfisher has to deal with subtle trout, in clear, glassy streams - it is not an unusual practice, on recovering line, and before recasting, to describe a figure of eight, twice or thrice successfully, in the air with the fly-cast, in order to relieve the plumage of the hooks of the moisture imbibed. Upon this practice a good deal
Some years after, this way of casting a fly back and forward in the air to dry it had certainly become famous under the name of ‘Spreading’, and this technique finally led to the development of stiffer rods with more rapid actions which could generate the necessary speed to develop this maneuver. This had a longterm effect in the design of fishing rods. However, there was the risk that repeated false casts might weaken the gut of the leader and thus cause the loss of the fly. This fact and the loss of time encouraged anglers to reduce false casts to a minimum, using this technique only when it was really necessary.
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Sim Festival 2016 Con il tredicesimo SIM Fly Festival che si è concluso domenica 26 giugno 2016 a Castel di Sangro, in Abruzzo, è stato ufficializzato il coinvolgimento dei pescatori a mosca nella concretizzazione del Contratto di fiume. È stato il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso in persona a rivolgere, ai partecipanti del Sim Fly Festival, l’evento di punta della Scuola italiana di pesca a mosca, l’invito ad aggiungersi al tavolo politico, scientifico e sociale avviato nei mesi scorsi con l’obiettivo di recuperare, riconvertire e valorizzare il fiume Sangro. «Rivolte al Contratto di fiume esistono specifiche direttive e risorse comunitarie – ha spiegato il presidente della Sim Osvaldo Galizia – Con questa maggiore consapevolezza riusciremo a tutelare la qualità delle acque e a conferire al fiume un valore economico: un obiettivo che la Sim persegue da diversi anni, con il progetto “Le strade della pesca a mosca” (“Fly fishing roads”)».
In occasione della tavola rotonda “Il contratto di fiume” è stato anche presentato il libro di Paolo Morelli “Racconto del fiume Sangro”ed è stata portata la testimonianza della Cooperativa Pescatori della Laguna di Orbetello, che con la pesca a mosca ha contribuito notevolmente al rilancio dell’immagine della laguna, precedentemente colpita da un fenomeno naturale. La Scuola italiana di pesca a mosca si schiera inoltre con le associazioni del territorio di Alfedena, come quella dei pescatori presieduta da Lino Spada, contro la realizzazione della minicentrale idroelettrica in progettazione sul fiume Sangro. Il Festival ha dato a tutti i partecipanti la possibilità di avvicinarsi a questo sport ambientalista grazie ai laboratori gratuiti di costruzione delle canne di bamboo tenuti dai rod makers IBRA e di mosche artificiali con i migliori fly tiers, italiani e stranieri, e ai mini corsi di tecniche di lancio a cura degli istruttori Sim. I migliori costruttori di mosche straniero e italiano 2016 sono stati il norvegese Barry Ord Clarke e Walter Luzi, per l’occasione insigniti dell’annuale premio “Claudio D’Angelo Awards”.
DON'T TELL ME
iT CAN'T BE DONE BY ALEKSANDAR VRTARIC
It was years ago when I discovered fly fishing and it was an instant thing – I got hooked and all I wanted to do was tying some flies and catching some fish. But salmonid waters were too far from me and I wasn't able to catch trout or grayling five days a week, so I had to do something about it. I live in a town that is based on four rivers and many ponds and small waters and all those waters are pretty rich when it comes to Cyprinidae
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family. Of course, there are other species as well. In the United Kingdom and Ireland they call them coarse fish and the term is used for pretty much everything that is not game fish – trout or grayling. Well, even if I don't like to compare different species because every fish is fun in its own way, when it comes to species like barbel, carp, chub, Prussian Carp, sneep (Chondrostoma nasus), nase (Vimba vimba), Danube roach (Rutilus pigus
Quando, anni fa scoprii la pesca a mosca, fu un’illuminazione – venni, se così si può dire, preso all’amo e tutto ciò che desideravo fare era costruire mosche e prendere pesci. Le acque per salmonidi, però, erano troppo lontane per me e io non riuscivo a pescare trote o temoli cinque giorni alla settimana, dunque dovetti fare qualcosa. Vivo in una città situata su quattro fiumi, molti laghetti e ruscelli e tutte queste acque sono piuttosto ricche di esemplari di ciprinidi. Certo ci sono anche altre specie. Nel Regno Unito e in Irlanda li chiamano pesci comuni e il termine è usato praticamente per tutto ciò che non è un pesce sportivo – trote o temoli. Beh, anche se non mi piace mettere a confronto specie diverse, perché ogni pesce è a suo modo fonte di divertimento, quando si tratta di barbo, carpa, cavedano, carpa prussiana, lasca (Vimba vimba) o pigo (Rutilus pigus virgo), i vostri metodi devono cambiare, e anche tanto. Accettare la sfida Pescare a mosca pesci comuni, in particolare specie come il pagello o la tinca, non è per niente facile e si può anche non avere fortuna. Molti pescatori di trote vi diranno che è una perdita di tempo e che quei pesci sono impossibili da prendere con l’attrezzatura da mosca, dunque vi conviene passare il tempo a caccia di trote e temoli, ma ciò è assolutamente falso. A differenza delle trote, con cui potete avere fortuna e prenderne alcune anche se siete
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virgo), bream, ide or tench, your old trout methods and habits need to change and they need to change heavily. Accepting the challenge Fly fishing for coarse fish, especially for species such as bream or tench, is nothing easy and you cannot get lucky. Many trout anglers will tell you that it is a waste of time and that those fish are impossible to catch on your fly gear and that you rather spend that time chasing trout and grayling but that is as wrong as wrong can be. Unlike trout where you can get lucky and catch a few even if you are a beginner who has no idea about the fly you tied on your tippet, things are different with coarse fish. To be able to catch them, you need to learn about them and their habits, what they eat, how they behave, how they react, how and when they feed, how easily they get spooked, what time of day looks like your best chance to trick them. This is nothing easy and nothing quick and it takes a lot of time and patience. If you try fly fishing species like tench or sneep for the first time in your life with no back up, you will most definitely end up disappointed and you will come to conclusion that those
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principianti, coi pesci comuni le cose sono un po’ diverse. Per poterli prendere bisogna imparare a conoscere loro e le loro abitudini, cosa mangiano, come si comportano, come reagiscono, come e quando si alimentano, quanto facilmente si spaventano e in quale parte del giorno avete le migliori probabilità di riuscire a ingannarli. Questo non è facile e non è immediato, poiché ci vuole un sacco di tempo e pazienza. Se provate a pescare a mosca specie come la tinca per la prima volta in vita vostra senza back up, finirete senz’altro per esserne delusi e giungerete alla conclusione che quei tizi avevano ragione quando dicevano che è una perdita di
tempo e che è impossibile. Ma se vi prendete un po’ di tempo per informarvi sulle specie a cui mirate, riuscirete a prendere facilmente 10, 20, 30 o persino 50 pesci in un’uscita, a seconda delle specie che cercate. Dunque, qualsiasi cosa facciate, non contate sulla buona sorte. Accettate la sfida e cominciate a giocare – seguite il pesce che desiderate, imparate tutto ciò che potete su di lui, poi legate alcuni modelli che funzionano e andate a divertirvi. Perlustrate le sponde e al momento giusto individuerete facilmente la vostra preda. Che sia un pagello, un barbo, una tinca, un pesce gatto o una scardola, la ricompensa arriverà non appena posizionerete l’amo.
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guys were right when they said it was a waste of time and how it can't be done. But if you take some time and learn about your targeted species, you will easily be able to catch 10, 20, 30 or even 50 fish in one outing, depending on the species you are onto. So, whatever you do, do not count on your good luck. Accept the challenge and start playing the game – follow the fish you are after, learn everything you can about it, then tie
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some working patterns and go have some mean fun. Stalk those banks and in time, you will easily spot your target. Whether it is a bream, a barbel, a tench, a catfish, a rudd or maybe a school of sneep, the reward will come right after you set that hook. And adopting your gear‌ When fly fishing for coarse species you need do be well
Scegliete la vostra attrezzatura... Quando pescate a mosca specie volgari, dovete essere ben preparati e adattare la vostra attrezzatura. Mentre alcune di queste specie possono essere prese in acque basse con rocce e acque trasparenti, molte altre si trovano fra cespugli e buche con un sacco di vegetazione attorno. Pesci come la tinca, il pagello e il barbo sono estremamente forti per la loro taglia e non sono esattamente quello che voi chiamereste „giocatori leali“. Metteranno a dura prova sia la vostra attrezzatura che i vostri nervi ogni volta che ne incastrerete uno, dunque assicuratevi di usare un’attrezzatura leggera per divertirvi, ma al tempo stesso abbastanza robusta per tirarli fuori e avere la meglio. Se siete fortunati da trovare un barbo o una tinca da 2 chili, ricorderete quel pesce per tutta la vita. Lottano come siluri! Ci state ancora pensando? State ancora pensando a come sarebbe bello allamare una tinca bella grassa con una ninfa ben piazzata? Bene, andate allora! Trovatela, osservatela, preparatevi e avanti, via! Se vi informate bene sui pesci che volete pescare, troverete un modo per prenderli anche durante il periodo invernale. Certo, avrete bisogno di adattare la vostra attrezzatura e apportare alcune modifiche, ma prenderete senz’altro dei pesci. La pesca a mosca non si limita alle trote e ai temoli, è molto di più. Io mi ripeto sempre questo: “se nuota, può essere preso a mosca”. Non ditemi che è impossibile! Punto e basta.
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prepared and you need to adjust your gear.While some of these species can be caught in shallows with rocks and clear underwater area, many of the species are found in bushy parts, holes with lots of vegetation around. Fish like tench, bream and barbel are extremely strong for their size and they are not exactly what you would call „fair players“. They will put both your tackle and your nerves on the test each time you trick one, so make sure to use the gear that is light enough for you to have some fun but strong enough to play them and fight them out. If you get lucky enough to find a 2 kilo barbel or tench, you will remember that fish for a lifetime. They fight like torpedos! Are you still thinking about it? Thinking about how cool it would be to trick a big fat tench on a meaty nymph? Well, go! Find them, watch them, get prepared and the game is on! If you learn about your fish, you will find a way to catch them even during the winter period. Of course, you will then need to adjust your setup and make some changes but you will definitely catch fish. Fly fishing is not just trout and grayling, it is so much more. I just keep this in my mind – if it swims, it can be caught on fly tackle. Don't tell me it can't be done! Period.
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Il Salmone Atlantico... una Monarchia a rischio di Attilio Vicario
Non è un caso se il salmone atlantico viene chiamato il Re anadromo o il Re di tutti i pesci. Il titolo reale se lo è guadagnato a suon di spettacolari balzi fuori dall’acqua. Sia per superare i notevoli dislivelli dei fiumi durante la risalita riproduttiva, sia quando, in fase di combattimento con il pescatore, dall'altro capo della lenza, “vola” nell’intento di slamarsi. Un pesce di straordinaria bellezza... chiamato da molti il lingotto d'argento. Un pesce di incredibile potenza come il suo nome... Salmo Salar. Non c’è altro pesce che ha saputo negli anni affascinare i pescatori sportivi. Ogni pescatore rimane catturato a vita da questo magico esemplare. Te ne basta allamare soltanto uno per legarti al suo fascino in maniera definitiva. Ci sono state generazioni di pescatori stregati da questo magnifico esemplare negli ultimi secoli. Non a caso gli veniva attribuita una certa aurea di magia dai popoli antichi che lo vedevano migrare dall'acqua dolce a quella salata e viceversa. Il suo magnifico ciclo vitale lascia tutti stupefatti. Emerge dal pietrisco (fry) nelle acque limpide e cristalline in molti dei più bei fiumi dell'emisfero nord che sfociano nell'oceano Atlantico. Trascorre qualche anno cibandosi di insetti e creandosi un piccolo territorio di caccia tutto suo all'interno del fiume (parr). Si trasforma in un piccolo ed argentato pescetto per ridiscendere il fiume ed entrare in mare (smolt). Attraversa i fiordi e percorre migliaia di chilometri per raggiungere le zone di accrescimento che lo trasformeranno in un pesce adulto potente e maestoso. Dopo uno o più inverni trascorsi in mare l'istinto riproduttivo prende il sopravvento ed intraprende il lungo ed estenuante viaggio alla ricerca del fiume natio. Risalirà correnti e dislivelli per raggiungere il tratto di fiume dove è nato anni prima. Combatterà duramente per aggiudicarsi l'accoppiamento che permetterà alla specie di riprodursi e continuare questo ciclo che dura da millenni......... un'incredibile favola da raccontare ai bimbi se non fosse per quel suo pericoloso nemico chiamato uomo.
Certo di predatori il Salmone atlantico ne ha tanti in tutti gli stadi della sua vita, dai cormorani, visoni e lontre quando è un piccolo pesciolino sino alle orche, megattere e foche da grande e potente adulto. Ma tutti i suoi predatori fanno parte di quel fantastico equilibrio che madre natura ha perfezionato e selezionato nei millenni. Mentre in pochi decenni l’uomo ha inciso notevolmente sul declino numerico dei capi selvatici, il declino delle popolazioni dei Salmoni Atlantici selvatici è molto allarmante. Le scorte mondiali di salmone selvatico dell’Atlantico si sono ridotte dell’80 % dagli anni ‘70 agli inizi del nuovo millennio. Il Salmone Atlantico è scomparso dai fiumi di molti paesi Europei come Germania, Svizzera, Olanda, Belgio e Repubblica Ceca, mentre è sull’orlo dell’ estinzione nel 30% dei fiumi europei e statunitensi. Si calcola che sia scomparso completamente in almeno 309 fiumi tra Europa e Stati Uniti d’America. Le cause del declino della specie del Salmo Salar sono molteplici, gli studi individuano le maggiori minacce nella pesca con le reti in prossimità delle foci dei fiumi e nelle zone di accrescimento, nella costruzione di centrali idroelettriche che ne impediscono la risalita, nell’inquinamento delle acque dei fiumi derivante dall’ industria, dall’agricoltura e dagli scarichi degli insediamenti urbani. Un’ ulteriore seria minaccia per la sopravvivenza degli stock di salmone selvatico viene dall' industria dell'allevamento ittico. Allevamenti di Salmone in Norvegia L’industria dell’allevamento ittico dopo più di 40 anni di attività lungo le coste norvegesi conta ad oggi circa 1200 aziende con circa 400 milioni di pesci d'allevamento lasciati in mare tutto l'anno concentrati in recinti per lo più fatti di reti. Questo vuol dire mille volte il numero degli esemplari selvatici che risalgono i fiumi Norvegesi ormai stimati in circa 475mila (dati 2014). Ogni allevamento può essere composto da quattro fino a una dozzina di recinti, i quali possono contenere fino a 15mila
It is not for nothing that the Atlantic salmon is called the anadromous king or king of all fish. It has earned its royal title as a result of its spectacular jumps out of the water, either to overcome the remarkable differences in river depths during its run for reproduction, or to unhook himself, fighting against the angler on the other side of the line. A fish of extraordinary beauty...called by many the 'silver bar'. A fish with an incredible power just like its name... Salmo Salar. There has been no other fish able to fascinate sports anglers like that over the years. We are all amazed by its magnificent life cycle. It emerges from fry in crystal clear water in many of the most beautiful rivers of the northern hemisphere flowing into the Atlantic ocean. It spends some years feeding on insects and creating its own small hunting territory in the river (parr). It transforms itself into a smolt, a little silver fish, to go down the river again and enter the sea. It crosses fjords and swims for thousands of kilometers to reach the growth zones which will make it a powerful and majestic adult fish. After one or more winters spent in the sea, the reproductive instinct takes over and the fish undertakes the long and exhausting travel towards its native river. It will run up currents and overcome differences in depths to reach the stretch of the river where it was born a few years before. It will fight hard to get to mate, which will enable the species to reproduce and continue this cycle which has been lasting for thousands of years... it would be an incredible fairy tale for children if it were not for its dangerous enemy, called man. Of course, the Atlantic salmon has many predators in all stages of its life, from cormorants, minks and otters when it is a very young fish to killer whales, humpback whales and seals as an adult fish. However, all its predators
belong to that fantastic balance created and selected by Mother Nature for thousands of years.As a result of the human contribution to the reduction of wild specimens, the decrease in the populations of wild Atlantic salmon is very alarming. The world's stocks of wild Atlantic salmon have reduced by 80 % from the Seventies to the beginning of the new millennium. The Atlantic salmon has disappeared from the rivers of many European countries such as Germany, Switzerland, Holland, Belgium and Czech Republic, whereas it is on the fringe of extinction in 30% of European and American rivers. It has been estimated that it has completely disappeared in at least 309 rivers between Europe and the United States of America. There are several causes for the decline of the Salmo Salar species; studies identify the major dangers in fishing with nets in the proximity of river mouths and in growth zones, in building hydroelectric power stations hindering its run, in the pollution of waters due to industry, in agriculture and in discharges from urban settlements. A further serious danger for the survival of wild salmon stocks comes from the fish farming industry. Salmon farming in Norway After over 40 years of activity along the Norwegian coasts, fish farming industry currently counts about 1200 companies with about 400 millions of farmed fish left in the sea all year round, concentrated in enclosures which are usually made up of nets. This means thousand times the number of wild specimens running up the Norwegian rivers, which are now estimated at approximately 475.000 (data from 2014). Every farm can be made up of a number of four to a dozen enclosures, which can contain as many as 15.000 salmon specimens. However, considering the continuous
salmoni. E’ comunque molto difficile citare numeri esatti dato il continuo sviluppo dell’acquacoltura. Per allevare i salmoni si consuma molta energia, si inquinano le acque costiere e si impoveriscono le popolazioni dei pesci più piccoli di cui il salmone si alimenta. Lo sviluppo di questo settore negli ultimi anni, oltre al benessere economico delle aziende interessate, ha creato una serie di problematiche che risulta difficile elencare in ordine di gravità ma tutte insieme creano una situazione poco sostenibile dal punto di vista ecologico e seriamente dannosa per la vita del salmone selvatico tanto da prevederne il rischio di estinzione di alcuni ceppi. Ma vediamole qui di seguito elencate in base ai dati che ho raccolto attraverso le pubblicazioni dei vari istituti e organizzazioni che si occupano del monitoraggio e della salvaguardia degli stock di salmone selvatico. Ceppi di batteri sempre più resistenti L'alta concentrazione di pesce in ogni recinto può favorire, come accade in qualsiasi tipo di allevamento intensivo, il rapido diffondersi di malattie e di epidemie tra i salmoni. L’azione di difesa delle aziende di allevamento per difendersi dal possibile dilagare di queste malattie tra i salmoni è quella di aggiungere al mangime degli antibiotici per prevenire queste malattie, ma, come è noto, questo causa la produzione di batteri resistenti agli antibiotici. La presenza di questi batteri è ormai diffusa nei sedimenti e sui fondali in corrispondenza delle reti. Questi batteri possono costituire un pericolo sia per gli uomini che per gli ecosistemi all'interno dei quali si trovano i recinti Malattie Una delle malattie più comuni in larga scala nella piscicoltura è l'anemia infettiva del salmone (ISA). I sintomi includono branchie pallide e induce il salmone a nuotare in prossimità della superficie inghiottendo aria. Nella sua forma più insidiosa il pesce può sviluppare la
malattia senza mostrare alcun segno mantenendo anche un appetito normale fino a quando improvvisamente muore. Negli allevamenti di salmone in cui si verifica questo problema, i tassi di mortalità possono avvicinarsi al cento per cento. La notizia più recente risale ai primi di gennaio del 2016 quando ben 38 impianti tra le isole Lofoten e Vesterålen nel nord della Norvegia sono stati infettati dalla malattia. Ma la storia della malattia ha radici lontane. Dapprima individuata negli allevamenti di salmone norvegese, nel 1984, l’infezione da ISA ha imperversato per tutto il Nord Atlantico, infettando i salmoni in Canada, Scozia, Irlanda e Stati Uniti. La foruncolosi, Aeromonas salmonicida, è un'altra malattia altamente infettiva causata da batteri e colpisce il salmone atlantico sia in acqua dolce che marina, si manifesta durante tutte le fasi del loro ciclo di vita, con la produzione di bolle sulla faccia. Come l’ISA la foruncolosi si è diffusa in tutto l'emisfero settentrionale a causa del proliferare di vasche installate dall'industria mondiale del settore dell'allevamento del salmone. Il batterio può avere una vita molto lunga in acqua, dove è facilmente trasmissibile tra i pesci. I ricercatori hanno dimostrato che la foruncolosi può essere ripartita tra allevamenti di salmone indipendenti fino ad una distanza di 24 chilometri (15 miglia), anche se pesci d'allevamento non sono stati in contatto tra loro. Questo batterio persiste anche in alte concentrazioni nei sedimenti sotto le pinne del salmone. Pidocchi di mare ( Lepeophtheirus salmonis) Con il nome scientifico Lepeophtheirus salmonis vengono identificati i pidocchi di mare che vivono sui Salmoni. Fu lo zoologo danese Henrik Nikolai Krøyer nel 1837 ad assegnare il nome latino Lepeophteirus salmonis a questi parassiti già conosciuti dal 1600. Anche se i pidocchi di mare si trovano naturalmente nell'emisfero settentrionale, solo di recente, a causa degli allevamenti, queste infestazioni hanno messo le
development of aquaculture, it is very difficult to report exact figures. Breeding salmon requires a lot of energy, the coastal waters are polluted and the populations of smaller fish get poorer, as the salmon feed on them. The development of this sector has created, in the last years, not only economic well-being for the companies involved, but also a series of problems, which are hard to classify according to their seriousness, but all together create a situation which is hardly sustainable from the ecological point of view and so seriously dangerous for the life of wild salmon as to put some stocks at risk of extinction. Anyway, let’s have a look at them, according to the data that I have collected in the publications of the various institutes and organizations dealing with the monitoring and safeguarding of the stocks of wild salmon. More and more resistant bacterium strains The high concentration of fish in every enclosure can foster the rapid spreading of illnesses and epidemics among the salmon, like in any sort of intensive farming. The farmers’ actions to prevent the possible spreading of these illnesses among the salmon consist of adding some antibiotics to animal feed, in order to prevent these illnesses. However, as it is generally known, this causes the production of antibiotics resistant bacteria. The presence of these bacteria is already widespread in sediments and on bottoms near the nets. These bacteria can endanger both humans and the ecosystems where the nets are in. Diseases One of the most common large-scale diseases in fish farming is infectious salmon anemia (ISA). Its symptoms
include pale gills, and the salmon may swim close to the water surface, gulping for air. In its most dangerous form, the disease can also develop without the fish showing any external sign of illness: the fish maintain a normal appetite, and then they suddenly die. In salmon farms where this problem occurs, death rates may approach one hundred percent. The most recent report goes back to early January 2016, when as many as 38 farms among the islands of Lofoten and Vesterålen in northern Norway were infected with the disease. However, the history of the disease has old roots. ISA was first observed in Norwegian salmon farms in 1984 and spread around all northern Atlantic, infecting salmon in Canada, Scotland, Ireland and the United States. Forunculosis, Aeromonas salmonicida, is another highly infectious disease caused by bacteria, which affects both freshwater and saltwater Atlantic salmon and may occur in any phase of their life cycle, causing blisters on their faces. Like ISA, forunculosis has spread everywhere in the northern hemisphere due to the increase in the number of pools installed by the world's salmon farming industry. The bacterium can live very long in water, where it is easily transmitted from fish to fish. Researchers have proved that forunculosis may be spread among independent salmon farms at a distance of 24 kilometers (15 miles), even if the farmed fish have not been in contact with one another. This bacterium persists even in high concentrations in sediments under the salmon’s fins. Salmon louse (Lepeophtheirussalmonis) The sea louse living on salmon is known under the scientific name of Lepeophtheirussalmonis. In 1837 the Danish zoologist Henrik Nikolai Krøyer gave the Latin name Lepeophteirus
popolazioni di salmone selvatico a rischio. Stoccare migliaia di pesci in piccole aree rende gli allevamenti ittici il terreno ideale per i pidocchi e il loro drastico aumento nelle acque circostanti. Comprensibilmente, i pidocchi trovano facili condizioni di vita e sviluppo sui pesci d'allevamento a causa della loro alta densità. In Norvegia la rapida crescita nel settore dell’acquacoltura ha contribuito ad un enorme aumento del numero di pidocchi di mare. Gli allevamenti di salmone sono in grado di produrre miliardi di uova di pidocchi di mare. Ciò ha contribuito a spiegare le ragioni dell’aumento delle infezioni causate dai pidocchi di mare sul pesce selvatico. Mentre alcuni pidocchi su un salmone di grandi dimensioni non possono causare gravi danni, un gran numero di pidocchi su questo stesso pesce, o semplicemente da 5 a 10 su un salmone giovane (smolt), possono essere fatali. La Norvegia ha iniziato le registrazioni sistematiche dei lakselus, nome Norvegese dei pidocchi di mare, nei pesci selvatici nel 1992. I problemi connessi ai pidocchi di mare da allevamenti di salmone non si limitano alla Norvegia. Infestazioni di pidocchi di mare, sia sui salmoni selvatici che di allevamento, sono stati segnalati in tutto il mondo, per esempio nella British Columbia. Gli allevatori di salmone monitorano la situazione e trattano gli impianti di acquacoltura con pesticidi chimici. Tra alcuni allevatori va comunque diffondendosi in alternativa all’uso dei trattamenti chimici la via ecologica per contrastare la diffusione dei pidocchi di mare ossia immettendo negli allevamenti un pesce predatore (leppefisken) che si nutre di pidocchi di mare. Ma purtroppo i risultati non sono del tutto soddisfacenti. Fuga dagli allevamenti Un serio pericolo agli stock di salmone atlantico selvatico proviene anche dalle continue evasioni degli esemplari allevati dalle loro reti di contenimento.
Se la quantità di salmone d'allevamento che sfugge ogni anno dagli allevamenti ittici rimane allo stesso livello di oggi, molti ceppi di salmone selvatico in Norvegia rischiano l’estinzione. Alcuni suggerimenti al governo e all’industria dell’acquacoltura arrivano dalle associazioni di pescatori sportivi che oggi si battono per la salvaguardia degli stock di salmone selvatico. Una di queste associazioni è la Norske Lakseelver che rappresenta i proprietari dei diritti di pesca di oltre 80 fiumi norvegesi e che si pone come obiettivo di divulgare una cultura di salvaguardia e protezione dei ceppi selvatici. Questo avviene attraverso un’informazione costante tra i pescatori e l’organizzazione di giornate di attività di pesca dedicate ai ragazzi per creare una cultura del rispetto e della conoscenza. L'organizzazione Norske Lakseelver (fiumi da salmone norvegesi) è stata istituita nel 1992 e conta tra i membri principali le associazioni locali di proprietari terrieri e coloro in possesso dei diritti di pesca nei fiumi con salmonidi anadromi. Attualmente la NL interessa un totale di 80 fiumi, ne fanno parte inoltre alcune organizzazioni di sostegno e privati. Norske Lakseelver collabora con diverse altre ONG per aumentare la consapevolezza e l'importanza dei salmonidi selvatici nei casi in cui gli interessi industriali rappresentano una minaccia per la loro esistenza. In particolare questo vale per l'industria d’allevamento, il settore idroelettrico e l’industria mineraria.Il nostro obiettivo principale è l’etichettatura ID obbligatoria di tutti i pesci d'allevamento ed il passaggio dalla tecnologia d’allevamento con reti aperte alla tecnologia di allevamento in recinti chiusi. “Le pulci di mare uccidono i Salmoni selvatici” recita uno dei tanti striscioni affissi lungo le rive dei fiumi dalle associazioni che si battono per la salvaguardia dei ceppi selvatici.
salmonis to these parasites which had already been known since 1600. Even though sea lice can be naturally found in the northern hemisphere, these infestations have put at risk the populations of wild salmon only in recent times, as a result of farming. Stocking thousands of fish in small areas makes fish breeding the ideal fertile ground for lice and their dramatic increase in the surrounding waters. Understandably, lice find easy life and development conditions on farmed fish due to their high density. In Norway the rapid increase in the sector of aquaculture has contributed to a huge increase in the number of sea lice. Salmon farms can produce billions of sea lice eggs. This helps explain the reasons for the increase in infections caused by sea lice on wild fish. Whereas a few lice cannot cause serious damage to a big-sized salmon, a high number of lice can be deadly to the same fish, as well as 5 or 10 of them on a young salmon (smolt). Norway began systematic recordings of lakselus, the Norwegian name for sea lice, in wild fish in 1992. Problems connected with sea lice from salmon farming are not limited to Norway. Sea lice infestations both on wild and farmed salmon have been reported all over the world, for example in British Columbia. Salmon farmers monitor the situation and treat the aquaculture plants with chemical pesticides. As an alternative to the use of chemical treatments, some farmers have been adopting an ecologic way to hinder the spreading of sea lice, i.e. by introducing a predatory fish (leppefisken) feeding on sea lice in the farms. Unfortunately, however, the results are not quite satisfying. Escapes from farms A serious danger for the stocks of
Atlantic salmon also derives from the continuous escapes of farmed specimens from their containment nets. If the number of farmed salmon escaping every year from fish farms remains at the same level as it is today, many stocks of Norwegian wild salmon will risk extinction. Some suggestions to the government and aquaculture industry come from current associations of sports anglers who are fighting for the safeguard of the wild salmon stocks. One of these associations is Norske Lakseelver, which represents the owners of fishing rights on over 80 Norwegian rivers and aims at spreading the concepts of safeguard and protection of the wild stocks. This is accomplished by constant information among anglers, as well as the organization of fishing activities for kids, so as to create respect and knowledge. The organization Norske Lakseelver (Norwegian salmon rivers) was established in 1992 and counts among its main members the local associations of estate owners and those who own fishing rights on the rivers populated with anadromous salmonids. At present, NL looks after a total of 80 rivers, including some support associations and private individuals as well. Norske Lakseelver cooperates with several other NGOs to increase the awareness of how important wild salmonids are when their existence is endangered by industrial interests. This happens particularly in the farming industry, the hydro-electrical sector and the mining industry. Our main objective is to obtain the compulsory ID labeling of all farmed fish and the shift from the farming technology with open nets to the farming technology in enclosures. “Sea lice kill wild salmon�, says one of the several banners posted along the riverbanks by the associations engaged in the safeguarding of wild stocks.
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GT – a Flyfisher's Guide to Giant Trevally Catching a giant trevally (or ‘GT’) on a fly rod is the pinnacle of flats fishing: highly challenging, requiring skill and preparation. This is the first comprehensive guide to giant trevally fishing on the fly. The giant trevally is an apex predator, and the way it operates is nothing less than brutal. These ‘gangsters of the flats’ are like packs of hoodlums marauding across the atolls and shallow estuaries. Hunting for trevally in the harsh environment they inhabit needs a certain resolve. The flyfisher’s first encounter with a giant trevally will be an electrifying experience. A GT can destroy tackle and ego, leaving all in its wake. But once you’ve caught one, GT flyfishing is an experience that any angler will want to repeat. SELLING POINTS
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TITLE: GT – a Flyfisher's Guide to Giant Trevally AUTHOR: Peter McLeod PUBLICATION DATE: September 2016 BINDING: Jacketed hardback ILLUSTRATIONS: Colour throughout ISBN: 978-1-910723-33-3 FORMAT: 246 x 189mm PAGES: 224pp PRICE: £30
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• also available 75 numbered leather bound copies at £250 Peter McLeod has worked in flyfishing travel for over 20 years and founded flyfishing specialists Aardvark McLeod International, in 2005. He has visited over 60 fishing locations in 20 different countries, some of them as many as nine times. He has travelled widely in his quest to find the finest flyfishing experiences in the world. His fascination with the trevally species is bordering on the obsessive and he is constantly scouring the globe for that next mind-blowing hotspot to target these bulldogs of the flats.
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interview
Mark Lance a cura della redazione
Per cominciare quest’intervista, dimmi qualcosa di te. Come e quando hai cominciato a pescare e fotografare? Cos’è venuto prima? Da quel che ricordo, la pesca ha sempre fatto parte della mia vita. Pescavo spigole e persici con mio padre e mio nonno quand’ero così piccolo che a malapena raggiungevo la maniglia della portiera della nostra Chevrolet del 1955. Ero solito scavare in cortile per trovare i vermi da utilizzare nelle escursioni di pesca del weekend. I nostri metodi di pesca si convertirono alla pesca a mosca alla fine degli anni Sessanta, quando la nostra famiglia si trasferì a Denver, in Colorado. Cominciai presto ad amare la pesca alla trota. Ero affascinato dal lancio elegante e dalle bellissime mosche. Le storie avventurose di Lee Wulff mi riempivano la testa. Quando frequentavo le superiori, mio padre mi comprò un kit “Thompson A” per la costruzione delle mosche, completo di morsetto, ami, piume e penne varie. A quell’epoca che Jack Dennis pubblicò il suo primo libro sulla costruzione delle mosche. Io passavo il tempo a costruire modelli popolari e a inventarne dei nuovi. Circa alla stessa epoca prendevo a prestito da mio padre la sua macchina fotografica a soffietto Eastman Kodak per scattare fotografie in bianco e nero delle nostre gite di famiglia nelle
montagne vicine. Al college ero il fotografo degli annali della scuola e cominciai a elaborare e stampare le mie opere nella camera oscura. Ero attirato dal processo creativo. Anche se non ho appreso la fotografia per vie formali, ho continuato ad acuire il mio occhio fotografico all’aperto. Fotografi come Elliot Porter e Ansel Adams hanno alimentato la mia percezione della fotografia e dell’esterno. La pesca e la fotografia vanno a braccetto e il segreto è sapere quando posare la canna da pesca e prendere in mano la macchina fotografica. Come lo spiegheresti a un dilettante? Sì, la fotografia e la pesca a mosca vanno a braccetto. A me piace dire: “Le trote non vivono in posti brutti”. Lo stesso vale per molte altre specie. L’ambientazione naturale dove nuotano i pesci crea un’atmosfera fantastica per il nostro sport e lo sfondo per la fotografia. Comunque, come hai detto tu, c’è una certa tensione tra le due occupazioni. Ognuna richiede un alto livello di concentrazione per riuscire bene. Il mio collega Valentine Atkinson mi diede questo consiglio molti anni fa: “Quando le trote risalgono prendi la canna da mosca, ma quando la luce è buona prendi la macchina fotografica”. La maggior parte dei giorni io sono attirato in
To start this interview, tell me something about yourself. How and when did you start fishing and taking photos? What came first? Fishing has been part of my life as long as I can remember. I fished for bass, perch, and crappie with my father and grandfather when I was so young that I could barely reach the door handle of our 1955 Chevrolet. I used to dig for worms in the yard for the weekend fishing trip. Our angling methods turned to fly fishing in the late 1960s when our family moved to Denver, Colorado. I quickly came to love fishing for trout. I was intrigued by the graceful cast and by the beautiful flies. Adventurous stories by Lee Wulff filled my head. When I was in high school my father bought me a “Thompson A” fly tying kit, complete with vise and bags of hooks, feathers and fur. Jack Dennis published his first fly tying book around that time. I got busy tying popular patterns and inventing new ones. Around the same time, I borrowed my father’s Eastman Kodak
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bellows style camera to shoot black and white photographs of family outings in the nearby mountains. In college I was a photographer for the school year book and began processing and printing my work in the darkroom. I was hooked on the creative process. Though I have had no formal training in photography I continued to sharpen my photographic eye in the outdoors. Photographers like Elliot Porter and Ansel Adams fueled my perception of photography and the outdoors. Fishing and photography go well together, and the secret is in knowing when to put down the rod and pick up the camera. How would you explain that to an amateur? Yes, photography and fly fishing go well together. I like to say “trout don’t live in ugly places”. The same goes for so many other species. The natural surroundings where fish swim provide a wonderful environment for our sport and back drop for photography. However, as you have suggested, there is a
egual misura dal prendere pesci e dallo scattare fotografie. Il nostro sport è così elegante e bello che talvolta la fotografia ha la meglio. Cosa motiva te e il tuo lavoro? Ogni volta che prendo in mano una macchina fotografica sento il desiderio di scoprire e cogliere la grazia e la bellezza della pesca a mosca. Ingannare un pesce è una sfida e anche scattare una bella fotografia è una sfida. Il senso di sfida mi motiva. Spesso le mie fotografie preferite di un servizio raffigurano lo scenario o il tempo atmosferico, altre volte mi sforzo di cogliere le piccole cose, come fotografare le impronte di un orso nel fango lungo il fiume, oppure la mosca conficcata profondamente nella mandibola di un pesce, o ancora il profilo di una canna ricurva stagliato contro le nuvole bianche e il cielo blu. Quando faccio un servizio per un cliente, cerco di cogliere l’essenza e il valore del
marchio. Quando fotografo un prodotto o un lodge di pesca, per esempio, voglio fare fotografie che creino un nesso emozionale tra l’osservatore e il marchio. Sono motivato ad aiutare i miei clienti e raggiungere i loro obiettivi di marketing. Tu hai viaggiato in molti Paesi. Sei d’accordo nel dire che tutti i Paesi sono speciali? O ci sono Paesi che ricordi più volentieri? Sì, ogni Paese che ho visitato offre un’esperienza unica e speciale di pesca a mosca. Ma non è importante solo la pesca a mosca. Per me è molto importante sperimentare la cultura, le persone, il cibo e il paesaggio di ogni Paese. È questo che rende speciale ovunque la pesca. Tutte queste cose arricchiscono l’esperienza, non importa se pesco o faccio fotografie. Il linguaggio della pesca a mosca si traduce in molti modi, ma c’è un filo comune che rende i pescatori di
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certain tension between the two pursuits. Each requires a high degree of focus to do well. My colleague Valentine Atkinson offered me this advice many years ago, “when the trout are rising pick up a fly rod, but when the light is good pick up a camera�. Most days I am equally driven to catch fish and to capture compelling photographs. Our sport is so graceful and beautiful that sometimes photography takes over.
or the fly stuck neatly in the jaw of a native fish, or a bent rod silhouetted against puffy white clouds and blue sky. When I shoot for a client I am strive to capture the essence and value of the brand. When I am photographing a product or a fishing lodge, for example, I want to make photographs that create an emotional connection between the viewer and the brand. I am motivated to help my clients achieve their marketing goals.
What motivates you and your work? Every time I pick up a camera I am driven to discover and capture the grace and beauty of fly fishing. To trick a fish is a challenge, and to capture a compelling photograph of the sport is also a challenge. The challenge motivates me. Often, my favorite photographs from a shoot will include the scenery or the weather that show the viewer perspective and a sense of place. Other times it is the little things that I strive to capture, like photographing a bear track in the mud alongside the river,
You have travelled many countries. Would you agree that all countries are special? Or are there a few countries that you rather remember? Yes, every country that I have visited offers a unique and special fly fishing experience. But, it is not only the fly fishing that is important. To me, it is very important to experience the culture, the people, the food, and the landscape in each country. This is what makes fly fishing in every country special. All of these things enrich the fly fishing experience no matter where I am
ogni Paese parte della stessa tribù. Per quanto riguarda la fotografia, cos’è che rende la tua opera unica? Al giorno d’oggi ci sono davvero molti buoni fotografi che scattano foto entusiasmanti di pesca. La varietà di immagini stupende di pesca che ci troviamo davanti ogni giorno è una festa per gli occhi. Non è facile creare immagini uniche quando ci sono tante fotografie pubblicate tramite i social media, su riviste online e a stampa, o nella pubblicità. Oggigiorno ci sono molti stili creativi in questo campo. Comunque, ogni fotografo ha il suo stile unico che rispecchia la sua personalità, le sue esperienze di vita e i suoi valori. Dove un fotografo cerca di catturare l’azione veloce e l’adrenalina, io nella mia fotografia tento di cogliere il bel paesaggio e un sentimento di pace. Mentre un altro fotografo può cogliere scene bizzarre o momenti esilaranti, io tendo a
cogliere una visione più familiare della pesca a mosca. Dove un altro fotografo coglie le sottoculture ai margini, io tendo a cogliere la tradizione e la grazia insite nella pesca a mosca. Ci sono molti entusiasti che si aggirano con macchine fotografiche, eppure non è così comune che una persona scelga e si specializzi nella fotografia della pesca a mosca. Tu sei stato tra i primi. Cosa c’è di così speciale nella fotografia della pesca a mosca? Credo che per andare oltre la fase “entusiastica” della fotografia si debba fotografare un soggetto per il quale si nutre una grande passione. Io sono appassionato di pesca a mosca. I pesci stessi sono l’arte della natura. Svegliarmi ogni giorno con la possibilità di fotografarli è qualcosa di speciale per me. Secondariamente, l’ambiente e i paesaggi in cui i pesci crescono sono per me particolari e unici. Queste cose spiegano perché pesco e perché sono un fotografo di pesca.
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fishing or making photographs. The language of fly fishing is translated many ways, but there is a common thread that makes fly fishers in every country a part of the same tribe. I have friends around the globe through fly fishing and I want to fish with them all again and again. As for photography, what is it that makes your work unique? There are many, many good photographers shooting compelling fly fishing photography these days. The variety of great fly fishing imagery in front of us every day is a feast for the eyes. It is a bit daunting to create unique images when there is so much photography published via social media, online and print magazines, and in product marketing. There are so many creative styles out there these days. However, each photographer has his or her own unique style that is informed by personality, life experiences, and values. Where one photographer might strive to capture fast action and adrenaline, I try to capture the
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beautiful environment and a peaceful feeling in my photography. Where another photographer might capture quirky scenes or humorous moments, I tend to shoot a more familiar vision of fly fishing. Where another photographer will capture the subcultures on the fringe, I tend to capture the tradition and grace inherent in fly fishing. There are many enthusiasts with cameras out there, yet it's not so common that a person chooses and specializes fly fishing photography. You were among first in that area. What is so special about fly fishing photography? I believe that to get beyond the“enthusiast”phase of photography you must photograph a subject that you hold a great passion for. I have passion for fly fishing. Fish themselves are nature’s art. To wake up everyday with the opportunity to photograph them is very special to me. Secondly, the environment and landscapes where fish thrive are unique and special. These things explain
Tornando alla pesca, quali sono i tuoi pesci preferiti da catturare? Hai qualche tecnica speciale? Mi piace pescare la maggior parte delle specie che possono essere catturate con una canna da mosca. Casa mia è vicina alle montagne, dunque la trota è la specie che pesco più spesso. Negli ultimi anni vado matto per lo steelhead nel nordovest del Pacifico e in Canada. Ogni volta che posso mi metto in viaggio verso nord. Sono particolarmente appassionato del lancio di canne a due mani per prendere pesci anadromi. Fortunatamente l’industria della pesca a mosca sta facendo anche canne a due mani e lenze adatte a pesci della taglia di una trota, dunque posso praticare il lancio spey a due mani vicino a casa. Fare oscillare le mosche per catturare le trote è assai divertente. E cosa ci dici a proposito di nuove destinazioni? Io ho avuto la fortuna di visitare molte destinazioni di pesca e
vorrei tornare in tutte. Ci sono però molte nuove destinazioni da esplorare, nuovi pesci da prendere e fotografie da fare. Io ho un motto: “tanti pesci, poco tempo”. Mi piacciono gli habitat delle specie d’acqua fredda, dunque forse l’Islanda è in cima alla mia lista dei desideri. Insieme alla Mongolia. C’è qualche possibilità che tu venga presto in Italia? L’Italia ha un posto speciale nel mio cuore. Sono stato in Italia per la prima volta nel 1991 per gareggiare nel Campionato Mondiale di Mountain Bike di Lucca. Nel 1995 ci sono tornato con mia moglie in viaggio di nozze. Abbiamo girato in bicicletta per la Toscana e Dolomiti. La scorsa estate siamo tornati in Italia per festeggiare il nostro 20° anniversario di matrimonio. Mi vergogno nel dire che non abbiamo pescato in Italia. Dobbiamo tornarci. Sono sicuro che ci piacerebbe molto pescare nei vostri fiumi!
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why I fish and why I am a fly fishing photographer. Now, back to fishing. What are your favourite fish to catch? Any special technique? I enjoy fly fishing for most any species that can be caught with a fly rod. However, my home is close to the mountains, so trout is the species I spend most of my time chasing. In the past few years I have gone nuts about steelhead in the Pacific Northwest and Canada. I travel north on every opportunity. I am particularly fond of casting two-hand rods and swinging flies to anadromous fish. Fortunately, the fly fishing industry is also making two-hand rods and lines that are balanced for trout sized fish, so I can practice the two-hand spey-style cast on trout close to home. Swinging flies to trout is very fun. And about new destinations? I have been fortunate to travel to many fly fishing destinations,
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and I would like to return to all of them. But, there are many more destinations to explore, new fish to catch, and photographs to make. I have a saying “so many fish, so little time�. I enjoy environments of cold water species, so perhaps Iceland is near the top of my wish list. Mongolia is up there, too. Any chance you get to visit Italy sometime soon? Italy holds a special place in my heart. I visited Italy for the first time in 1991 to race in the World Mountain Bike Championships in Lucca. In 1995 I returned with my bride on our honeymoon. We rode bicycles through Tuscany and in the Dolomites. Last summer we returned to Italy to celebrate our 20th wedding anniversary. I am embarrassed to say that we have not fished in Italy. We must return. I am sure that my wife and I would very much enjoy fly fishing in Italy!
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