Translating
the Karmapas’ works
CHIAMANDO IL LAMA DA LONTANO DUE SUPPLICHE AL MAESTRO RADICE – DEL V SHAMAR RINPOCHE KÖNCHOK YENLAK E DEL I JAMGÖN KONGTRUL LODRÖ THAYE
Translating the Karmapas’ works The Karma Guen Translation Project
TRADUZIONE DELLE OPERE DEI KARMAPA TESORI DEL CUORE DEI MAESTRI DI MAHĀMUDRĀ
CHIAMANDO IL LAMA DA LONTANO DUE SUPPLICHE AL MAESTRO RADICE DEL V SHAMAR RINPOCHE KÖNCHOK YENLAK E DEL I JAMGÖN KONGTRUL LODRÖ THAYE ITAS Translation Team Artur Przybysławski, Vladislav Ermolin, Eva Kamilla Mojzes e Julian Schott Hanno collaborato all’edizione italiana: Traduzione: Francesca Capretti Editing: Elena Bolpagni Direzione del progetto: Sergio Pestarino
Translating the Karmapas’ Works, Karma Guen, Aldea Alta 1 29700 Vélez-Málaga Spain Copyright © 2019 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, compresa la fotocopiatura, la registrazione o qualsiasi sistema o tecnologia di memorizzazione e recupero di informazioni ora conosciute o sviluppate successivamente, senza autorizzazione scritta dell'editore. ITAS translation team Traduzione dal tibetano: Artur Przybysławski, con contributi di Vladislav Ermolin, Eva Kamilla Mojzes e Julian Schott Editing della versione tibetana e traslitterazione: Julian Schott Note: Julian Schott, Artur Przybysławski e Vladislav Ermolin Introduzione: Artur Przybysławski Editing: Julian Schott Layout e progettazione grafica: Hana Schott Hanno collaborato all’edizione italiana: Traduzione: Francesca Capretti Editing: Elena Bolpagni Direzione del progetto: Sergio Pestarino Pubblicato in Italia da I libri di Marpa ISBN 978-88-904236-6-6 Stampato a Crema CR, Italia, giugno 2019
RINGRAZIAMENTI È desiderio del team ITAS, che ha lavorato a questa prima traduzione, ringraziare coloro che hanno aiutato, contribuito e incoraggiato il progetto “Tradurre le opere dei Karmapa”, per il quale è stata effettuata questa traduzione. Vorremmo esprimere la nostra gratitudine a tutto il team per l’entusiasmo e l’impegno dedicato: Dorrit e Pedro Gomez, Choying Tendar, Dagmar Hornáková, Kamilla Éva Mojzes, Mirek Hrdina, Lajos Dömötor, Sergio Pestarino, Peter Gomez, Marlevis Robaina Rodríguez, Juan Pablo Bustos, Vladas Koncius, Florian Fritz e tutti i residenti e amici di Karma Guen che ci hanno sostenuto così tanto. Grazie ad Artur Przybysławski, Vladislav Ermolin e Julian Schott per aver preparato questo libro. In particolare, ringraziamo Artur Przybysławski per la stesura della traduzione e dell’introduzione, Vladislav Ermolin per i suoi preziosi contributi alla traduzione, e Julian Schott per aver preparato la versione utilizzata per la traduzione, per le sue annotazioni e il lavoro editoriale. Ringraziamo Paul Partington e Lucy Ralph per la revisione in inglese e Hana Schott per la progettazone grafica e la composizione. In particolare, vorremmo ringraziare Sherab Gyaltsen Rinpoche, per aver chiarito alcuni punti difficili e dubbiosi, e tutti i nostri Lama per la loro ispirazione e benedizione. ITAS translation team, Karma Guen, Spagna, giugno 2019.
Per la traduzione italiana, Francesca Capretti, Elena Bolpagni, Sergio Pestarino, tutti i praticanti dei Centri buddhisti della via di diamante di Crema e Brescia che hanno fornito aiuto e sostegno. Crema, Italia, giugno 2019.
INDICE
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Prefazione
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Introduzione
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Traduzioni: Chiamando il Lama da Lontano del V Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
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Chiamando il Lama da Lontano di Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
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Annotazioni
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Bibliografia
PREFAZIONE Siamo lieti di presentare le prime traduzioni di due testi di grande importanza per i Karma Kagyü, come dono per celebrare l’inizio ufficiale del progetto “Translating the Karmapas’ Works” [Traduzione delle opere del Karmapa]. Questo lavoro è una versione abbreviata del primo libro1 della nostra serie di traduzioni, il cui scopo principale è rendere questi testi accessibili ai praticanti interessati. Il lavoro consiste in due singoli testi, entrambi presentati nello stesso modo: una versione in italiano facile e comprensibile, accompagnata al testo radice tibetano e alla sua trascrizione, in modo da poter utilizzare il testo anche in modo pratico, cioè cantarlo o recitarlo.2 Queste due traduzioni sono precedute da una breve introduzione generale sul ruolo del lama, che non vuole essere uno studio o un giudizio, bensì chiarire alcuni aspetti importanti da tenere a mente durante l’utilizzo dei testi. Le traduzioni sono accompagnate da note, per fornire ulteriore materiale a coloro che sono interessati ai punti dottrinali o storici delle opere, senza disturbare il fluire della lettura. Presentando i testi in questo modo, speriamo di fornire mezzi adeguati a coloro che sono interessati a integrare queste suppliche in una parte della loro pratica (ad esempio nel Guru Yoga del Ngöndro), ma anche fornire informazioni per arricchire la lettura di quei testi da parte di coloro che desiderano studiarli a un livello base.
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Chiamando il lama da lontano
Speriamo sinceramente che questo nostro piccolo lavoro possa mettere in contatto con lo splendido sapore, la ricchezza e la profonditĂ di questi testi e ispirare ad approfondirne lo studio e la pratica.
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PREFAZIONE
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Chiamando il lama da lontano
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INTRODUZIONE “Se non si ha un Lama, non si sarà liberati dal samsara”3 Gampopa
IL RUOLO DEL LAMA NEL BUDDHISMO TIBETANO L’importanza del lama nel buddhismo tibetano si riflette nel fatto che, molto spesso, il lama viene descritto come i tre gioielli: buddha, dharma e sangha. In particolare la mente del lama è considerata buddha, ovvero lo stato di completo riconoscimento della natura della mente, la parola del lama è dharma, insegnato oralmente, come insegnava il Buddha, e il corpo del lama è il miglior compagno lungo il sentiero per l’illuminazione, e ciò lo rende la perfetta incarnazione del Sangha. Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye inizia il suo testo come segue:
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Chiamando il lama da lontano “ [Tu che sei de] La natura dei buddha dei tre tempi, La fonte del prezioso dharma delle scritture e della realizzazione, Maestro dell’assemblea degli eletti, il sangha, Tu, lama radice, pensa [a me]!”4
Volendo esprimere il concetto in termini più filosofici, la mente del lama è considerata il dharmakāya, la sua parola il sambhogakāya e il suo corpo il nirmāṇakāya. Il vero cuore del buddhismo è quindi rappresentato dal lama. Egli è anche chiamato l’essenza dei buddha dei tre tempi, o colui che è “inseparabile da tutti i buddha”, poiché solo un lama può impartire insegnamenti liberatori a uno studente che, semplicemente, non è in grado o non è abbastanza fortunato da incontrare il Buddha stesso.5 Questa posizione elevata del lama doveva sembrare evidente ai primi viaggiatori europei che visitarono il Tibet e che coniarono il termine “Lamaismo” per descrivere il buddhismo tibetano con cui erano venuti in contatto. E, anche se questo neologismo (che non esiste nella lingua tibetana) potrebbe essere fuorviante, tanto quanto lo sarebbe il termine “pretismo” in riferimento al cristianesimo in Europa, esso coglie comunque il significato del ruolo del lama nel buddhismo tibetano. Questo ruolo è stato descritto utilizzando molteplici esempi, quali il traghettatore, il guardiano, la guida e il dottore; ognuno di essi sottolinea l’indispensabilità del lama, che mostra la via, fornisce aiuto e protezione sul sentiero e guarisce la mente samsarica dall’afflizione dell’ignoranza. Anche se il vasto dharma insegnato dal Buddha fornisce la medicina per tutte le possibili malattie, è il lama colui che in realtà trasmette la medicina appropriata per curare la specifica malattia ed è
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INTRODUZIONE
colui a cui il paziente deve la propria guarigione. Ecco perché, dal punto di vista dei praticanti buddhisti, il lama è diventato uguale al Buddha storico: egli, in quanto incarnazione dell’illuminazione, è l’unica fonte, e quindi un elemento indispensabile, per raggiungere la realizzazione. Quando Bengar Jampal Zangpo, nel suo famoso testo Dorje Chang Tungma, descrive l’essenza della pratica buddhista in quattro punti, il Lama è il secondo punto:6 “Poiché si dice che la devozione è la testa della meditazione, un meditatore supplica costantemente il lama che apre il cancello del tesoro delle istruzioni essenziali.” 7
Senza il lama non vi è accesso adeguato agli insegnamenti del Buddha, poiché solo il lama ha praticato e realizzato gli insegnamenti che sta trasmettendo e che, a sua volta, ha ricevuto dal proprio lama come parte di un’autentica trasmissione. Senza il lama “il cancello del tesoro delle istruzioni essenziali” rimane chiuso. Anche se gli insegnamenti possono essere trovati in gran quantità nelle scritture, e anche se fossero scelti quelli appropriati, non è possibile applicarli senza il lama, poiché la loro applicazione presuppone anche la trasmissione di esperienze reali. Proprio come una persona malata non diventa un medico semplicemente leggendo i testi medici adatti alla propria malattia, senza venire istruito, educato e ispirato da un guaritore esperto, ugualmente non si realizza la natura della mente senza la presenza del lama che inizia il discepolo nel lignaggio autentico della pratica. In breve, non c’è pratica profonda e vera nel buddhismo tibetano senza un lama. Come afferma Gampopa nel suo Prezioso Ornamento di Liberazione:
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Chiamando il lama da lontano “Per raggiungere la perfetta Buddhità dobbiamo raccogliere tutte le accumulazioni ottenute attraverso coscienza e merito primordiali e il metodo per raccoglierle dipende dall’insegnante spirituale.” 8
Nella citazione ci imbattiamo nel termine gewe shenyen, che è usato in molti contesti come sinonimo di lama e molto spesso tradotto come “amico spirituale”9. La traduzione inglese sfortunatamente non rende il termine tibetano in modo molto preciso. Il termine tibetano è un composto di she – “amico”, e nyen – “consanguineo, parente o qualcuno con cui si condivide uno stretto legame”. Quindi l’insegnante è colui con il quale lo studente ha una relazione molto forte e unica, che comprende sia l’amicizia che la consanguineità. Questa persona straordinaria è anche qualcuno che è gewa, ovvero “un nobile uomo” di virtù derivanti da molte azioni e pratiche salutari. Questo è ciò che lo pone a un livello più alto di quello dello studente ed è il significato letterale della parola lama, che significa “il più alto”. Un lama è qualcuno che è superiore in termini di realizzazione. Questo è ciò che lo rende un essere di rango più elevato, letteralmente un ārya, “un nobile uomo”.10 Questa posizione più elevata è il risultato della capacità di distinguere chiaramente le due verità, distinzione che gli esseri samsarici non sono in grado di fare, come viene spiegato in L’Ornamento del Discorso del Veicolo Universale di Asaṅga: “Si dovrebbe servire un amico [spirituale] che è disciplinato, tranquillo, sereno, eccezionale nelle buone qualità, energico, ricco di [conoscenza della] scrittura, risvegliato alla realtà, abile nel parlare, compassionevole e infaticabile.”11
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INTRODUZIONE
Quando i tibetani definiscono il lama, nonostante il significato letterale della parola sia “il più alto”, sottolineano la sua origine indiana in sanscrito, che è guru (letteralmente “pesante”), indicando in questo modo che il lama è qualcuno che è pesante, nel senso di dotato di gentilezza o, più in generale, di qualità che lo studente acquisirà lentamente mentre riceve e pratica gli insegnamenti impartiti dall’insegnante. I tibetani affermano anche che il termine lama si riferisce sia ai genitori che all’insegnante, infatti i testi tibetani descrivono molto spesso la relazione tra gli studenti e il loro lama in termini di legame tra padre e figli. Per questo motivo Shamar Könchok Yenlak, nel testo qui tradotto, invoca il proprio insegnante radice come suo padre.12 Nei testi tibetani ci sono molte descrizioni del lama ed elenchi delle qualità che lo rendono il più alto maestro. Attingendo da questo vasto materiale, citiamo Tsangpa Gyare, che dice quanto segue:13 “Con la realizzazione ha liberato il suo flusso [mentale], Con la compassione ha liberato il flusso [mentale] degli altri, Abile nei metodi di interdipendenza, La relazione con lui è significativa per molti.”14
Queste quattro caratteristiche definiscono il lama, che è l’insegnante della talità15 suprema, segreta e interiore. Queste quattro qualità possono essere ulteriormente riassunte nelle due caratteristiche basilari del lama, che sono la compassione e la realizzazione (poiché le ultime due sono incluse o radicate nelle prime due).
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Chiamando il lama da lontano
I TIPI DI LAMA Il buddhismo ha sviluppato una classificazione piuttosto elaborata di insegnanti spirituali, che fanno riferimento al livello di avanzamento e al modo di praticare dello studente. Gampopa elenca quattro tipi di insegnanti spirituali e fornisce la seguente spiegazione: “Quando si è un principiante, non si è in grado di seguire buddha e bodhisattva che dimorano su livelli elevati, quindi si segue un insegnante spirituale che è un essere ordinario. Se si sono in larga misura purificati i veli karmici, si è in grado di seguire un insegnante spirituale che è un bodhisattva che dimora su un livello elevato. Se si dimora finalmente sul grande sentiero dell’accumulazione,16 si può seguire un insegnante spirituale quale un buddha nella forma nirmāṇakāya. Se si dimora su livelli più alti, si è in grado di frequentare un insegnante spirituale nella forma sambhogakāya.”17
Gampopa sottolinea il ruolo cruciale dell’insegnante ordinario per il principiante, che non è abbastanza avanzato per poter avvicinare altri tipi di insegnanti all’inizio del proprio sviluppo: “Di questi quattro, chi è estremamente gentile con noi? Quando siamo principianti dimoriamo nella casa oscura delle afflizioni e, cercando di seguire insegnanti spirituali superiori, non ne vedremmo nemmeno i volti. Avendo incontrato un insegnante spirituale che è un essere ordinario, [solo] dopo che ci è stato mostrato il
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INTRODUZIONE sentiero con la torcia dei loro insegnamenti, saremo in grado di incontrare insegnanti spirituali superiori. Ma prima di questo, un insegnante spirituale che è un essere ordinario è [per noi] della più grande gentilezza.”18
Tuttavia, ci si dovrebbe avvicinare all’insegnante nella sua forma umana ordinaria come fosse un buddha egli stesso, poiché questo atteggiamento rende lo studente più ricettivo agli insegnamenti e quindi ne accelera lo sviluppo. Quanto più alta è la visione dell’insegnante da parte dello studente, tanto più gli può essere insegnato. Per questo motivo, in conclusione, questa visione elevata dell’insegnante è considerata la migliore per il bene dello studente che mira a sviluppare l’esperienza del proprio insegnante e riconoscere infine la natura della mente, diventando un buddha egli stesso. Sulla strada per diventare un buddha tre sono gli stadi che si riferiscono a tre differenti tipi di lama: il lama esterno, il lama interiore e il lama segreto o ultimo. Il primo tipo si riferisce al processo di apprendimento basato sul contatto con un “lama esterno”, che in questa fase è semplicemente una persona che impartisce insegnamenti, come descritto da Gampopa. Mentre applica in meditazione gli insegnamenti ricevuti dal lama, lo studente sviluppa una certa esperienza e comprensione interiore degli insegnamenti ricevuti. Da quel momento l’esperienza interiore può lentamente diventare una luce guida per il proprio sviluppo. Questa esperienza è tradizionalmente chiamata “lama interiore” e il riconoscimento finale della natura della mente, che ha come risultato il risveglio, è chiamato “lama segreto”. I livelli da “lama esterno” a “lama segreto” possono essere visti come il processo per portare alla perfezione il proprio potenziale interiore di diventare un
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Chiamando il lama da lontano
buddha (tathāgatagarbha). In questo modo, incontrare il lama esterno è il primo e necessario passo per sviluppare il proprio potenziale interiore di diventare alla fine un buddha. Quindi una corretta relazione con il proprio lama è il fondamento stesso della pratica nel buddhismo tibetano. Questa prospettiva fa luce su una delle più fondamentali istruzioni sulla meditazione: “La cosa più importante è meditare sull’inseparabilità [con il proprio] lama radice.”19 Coltivando il legame con un insegnante si pratica prendendolo come esempio e come punto di riferimento. Ciò è d’aiuto nel raggiungimento di esperienze interiori (il lama interiore) nelle quali si può avere fiducia così come si fa affidamento sul lama esterno. Il legame con il lama esterno si basa sulla devozione – mögü20 che Bengar Jampal Zangpo definisce l’elemento più alto della pratica meditativa.21 La devozione, secondo l’etimologia del termine tibetano, è intesa come una combinazione di due fattori: möpa22 – “fiducia”, e güpa23 – “rispetto” o, letteralmente, “in relazione col Guru”. Chiamando il Lama da Lontano è un testo che si concentra sulla devozione ed è inoltre una sorta di strumento pratico per migliorarla. In questo senso, è la base per una vera e propria pratica buddhista costruita sulla relazione con l’insegnante. Rispetto ai tre tipi di lama, Chiamando il Lama da Lontano è una supplica verso il “lama esterno”.24 Lo scopo è quello di innescare e accrescere la devozione verso il lama per poter ricevere la sua benedizione, rendendo il praticante finalmente in grado di raggiungere lo stato di riconoscimento della propria mente, della quale il lama è esempio, o, in senso classico, per fondere la mente del praticante con la mente del proprio insegnante e riconoscere la loro inseparabilità.25 Chiamando il Lama da Lontano può quindi essere considerato come una parte intrinseca della pratica del guru-yoga.26
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INTRODUZIONE
I TESTI Entrambi i testi qui tradotti sono intitolati Lama gyangbö – Chiamando il Lama da Lontano.27 Questo titolo non è il nome di un testo specifico, ma piuttosto un’espressione generica che indica una parte del patrimonio letterario tibetano o, come dice Davidson, “un genere costante nella letteratura tibetana”, poiché in ogni scuola del buddhismo tibetano si possono trovare testi i cui titoli, più o meno elaborati, contengono la frase “Chiamando il Lama da Lontano”.28 Nel lignaggio Kagyü in particolare, a oggi ci sono almeno tre testi importanti di questo tipo a noi noti:
1. Il Lama gyangbö scritto dal V Shamar Könchok Yenlak. 2. Il Lama gyangbö kyi söldep mögu nyinggi zerdep scritto dal I Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye.
3. Il Ogyen rinpoche söldep lama gyangbö jinlap charbep scritto dal I Karma Chakme Rāga-asya.29 L’ispirazione per la composizione di questo tipo di testi era solitamente il desiderio che nasceva verso il proprio lama durante il ritiro o quello verso il proprio lama defunto. Entrambi i testi si rivolgono formalmente al “lama esterno”, quindi entrambi i testi sono del tipo chiamato söldeb pa, ovvero una “supplica” che deve essere recitata o cantata e che è facile da memorizzare.30 Il contenuto dei testi è del tipo chiamato damngak,31 – “consigli” o “istruzioni” per la pratica buddhista.32 Quindi Chiamando il Lama da Lontano è sia un consiglio fondamentale per la pratica sia una pratica esso stesso.
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Chiamando il lama da lontano
Il cuore di questa pratica è la ricerca di intensificare la devozione per il proprio lama al fine di realizzare il significato ultimo che rappresenta per il praticante. Questa ricerca è compiuta considerando la propria situazione (saṃsāra) e confrontandola con le qualità del proprio lama attraverso le quali si può essere liberati da quello stato (raggiungendo il nirvāṇa). Questo tipo di testi serve, ancora una volta, sia come invocazione (e resa di onore) al proprio insegnante (inclusi anche i detentori di una particolare linea di trasmissione degli insegnamenti), sia come riflessione sugli insegnamenti essenziali, con riferimento alla situazione del praticante in quel determinato momento.
RIEPILOGO E STRUTTURA DEI TESTI Il testo di Shamar Könchog Yenlak fu scritto molto probabilmente nel 1546 durante il suo ritiro solitario a Tsaritra33. Fu in quell’occasione che egli padroneggiò le famose Sei dottrine di Nāropa e ne scrisse un commento fondamentale. È per questo motivo che la versione di Chiamando il Lama da Lontano del V Shamarpa è stata associato alle Sei dottrine di Nāropa e che, da allora, esso può precedere questo insieme di pratiche che sono di grande importanza all’interno del lignaggio Kagyü. Chiamando il Lama da Lontano del V Shamarpa si rivolge al solo lama radice dell’autore, cioè al VIII Karmapa Mikyö Dorje.34 Ciò testimonia l’intimo legame tra i due maestri altamente realizzati della scuola Kagyü del buddhismo tibetano – i Gyalwa Karmapa e gli Shamar Rinpoche – che intercambiandosi hanno rivestito i ruoli di insegnante e di studente nelle loro successive incarnazioni nel corso della storia. Il V Shamar inizia il testo con due versi dell’Invocazione al proprio
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INTRODUZIONE
guru, a cui viene assegnato il grado di buddha, ma che svolge solo il ruolo di bodhisattva per i suoi studenti nell’era della degenerazione. Nei successivi sei versi, egli considera la propria situazione nel samsara, che non è diversa da quella di tutti gli altri esseri senzienti. Sopraffatti dall’ignoranza e incapaci di prestare attenzione al dharma, come risultato della loro distrazione dovuta alle preoccupazioni mondane e all’attaccamento a questa vita, essi non sono consapevoli dell’impermanenza e si dirigono ciecamente verso la morte, perdendo la preziosa opportunità di praticare. Una volta passati attraverso lo stato intermedio successivo alla morte, saranno guidati dal karma accumulato verso un’altra rinascita samsarica. I successivi cinque versi sono un’amara riconsiderazione della propria pratica monastica, che si rivela superficiale e infruttuosa. In modo tipicamente tibetano, questo alto maestro del buddhismo tibetano si presenta come il peggiore praticante buddhista che si possa immaginare, che fa cattivo uso del dharma e imbroglia sia se stesso che gli altri. Questo tipo di attitudine, che a prima vista sembra strana e artificiale al lettore europeo, è in realtà un mezzo per lavorare sull’orgoglio, sia il proprio che quello degli studenti che dovrebbero prendere come esempio l’insegnante. Gli ultimi due versi esprimono tristezza per la situazione appena descritta, nella quale il proprio lama radice rimane l’unico su cui si possa fare affidamento. Il testo intensifica deliberatamente e sottolinea gli aspetti negativi della vita samsarica e della cattiva pratica del dharma, in modo da innescare sempre più devozione verso il lama, ovvero la garanzia finale per la liberazione e l’illuminazione nel buddhismo tibetano. Il testo termina con l’auspicio più importante nella pratica buddhista, cioè quello di essere inseparabili dal lama e raggiungere la massima realizzazione.
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Chiamando il lama da lontano
Il testo di Jamgön Kongtrul si rivolge a molti lama di diverse tradizioni, tra cui anche i cosiddetti “otto carri dei lignaggi di pratica”35 del buddhismo tibetano, ed è un modello del movimento non settario – rimé36 – che fu avviato dall’autore e pochi altri influenti lama nel XIX secolo.37 La prima parte è un’estesa supplica alle figure più importanti nelle principali scuole del buddhismo tibetano.38 Gli otto lignaggi di pratica sono introdotti dai suddetti punti dottrinali del lama come rifugio in sei parti e tre corpi. I lignaggi sono: il lignaggio Nyingma (versi 6–8), nel quale sono menzionate sia le tradizioni Kama e Terma, sia le più alte pratiche dello Dzogchen; il lignaggio Kadampa, fondato da Atiśa; il Marpa Kagyü (versi 10–12), insieme al Dagpo Kagyü e ai loro diversi rami maggiori e minori (versetto 12); il lignaggio Sakya, come detentore della dottrina del “sentiero e risultato” lamdre; lo Shangpa Kagyü (versi 14–15); il lignaggio di Shije e Chöd (versi 16–17); il lignaggio di “yoga a sei arti” (ṣaḍangayoga) e quello “approccio e realizzazione dei tre vajra”, entrambi collegati alle pratiche di Kālacakra, presentato in questo testo dalla tradizione Jonang, dai suoi più importanti detentori in Tibet (versi 18–19). Il testo continua con le suppliche ai grandi maestri rimé (non settari) e ai tertön del XIX secolo: Chokgyur Lingpa (versi 20–22) e Jamyang Khyenste Wangpo (versi 23–26), prima che l’autore citi se stesso (versetti 27–30), così come il famoso Lama Tulku Orgen Rinpoche. Dal versetto 33 in poi Kongtrul prosegue con una presentazione della nostra condizione umana e si rivolge al lama radice in generale. Questa può essere vista come un’introduzione alla “seconda” e più “classica” parte della supplica nel suo insieme. In questo senso la struttura di questa seconda parte del testo ricorda molto più da vicino la supplica composta da Shamar Rinpoche.
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INTRODUZIONE
Quasi ogni strofa della supplica ripete la famosa formula imperativa tibetana o invocazione:39 “lama chenno”,40 Letteralmente significa: “Lama, pensa” o “Lama, sappi”, laddove “noi” è implicito come l’oggetto del pensiero del lama. Ciò diventa: “Lama, tienimi nella tua mente” e in realtà esprime un auspicio: “Lama pensa a me, conoscimi e conosci la mia mente e la mia situazione: per favore dammi la tua benedizione”. Ogni invocazione del lama compiuta con questa famosa formula tibetana è integrata dall’auspicio preciso e cruciale per la pratica e la trasformazione della propria mente, in relazione agli attributi particolari dei lama ai quali ci si rivolge. In questo modo Jamgön Kongtrul comprende la maggior parte dei punti essenziali della pratica buddhista, quali la natura del samsara, il prezioso corpo umano, la morte e l’impermanenza, il karma, i principali ostacoli come l’orgoglio, l’attaccamento, la mancanza di consapevolezza, la mancanza di onestà con se stessi, l’attaccamento e altre emozioni disturbanti. In seguito, egli sottolinea i principali fattori della pratica, quali la relazione con l’insegnante, il rifugio, l’atteggiamento illuminato, la devozione, la fiducia, la consapevolezza, l’applicazione e la determinazione nella pratica del dharma. In questo modo questo breve testo racchiude la storia del buddhismo tibetano. Si rivolge alle figure e funzioni principali come una sorta di manuale della visione e della pratica buddhista, in forma di auspici più significativi, il cui scopo è quello di cambiare la mente del praticante. Quindi, nonostante il titolo metta in evidenza il lama, l’obiettivo principale del testo non è esclusivamente l’insegnante. Il punto focale è invece la mente del praticante, in quanto si intende che il praticante si trasformi mediante la pratica stessa del “Chiamando il Lama da Lontano”, che rivela il livello interiore della pratica. La trasformazione
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Chiamando il lama da lontano
di una mente afflitta in una mente liberata e finalmente risvegliata (bodhicitta) è considerata nel buddhismo il più grande miracolo e il miglior dono che lo studente possa offrire al proprio lama. Shangpa Tsöndrü Drakpa (Lama Shang)41: “È insegnato che, se ti applichi sempre esclusivamente alla devozione al guru, rimanendo in uno stato mentale non artificioso, e osservando la mente, questa pratica farà sì che le cose dall’interno appariranno per ciò che veramente sono.”42
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INTRODUZIONE
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I. V Shamar Rinpoche Könchok Yenlak ཞྭ་དམར་ཐམས་ཅད་མཁྱེན་པ་ལྔ་ པས་མཛད་པའི་བླ་མ་རྒྱང་འབོད་ བཞུགས་སོ།།
Chiamando il Lama da Lontano composto dal V onnisciente Lama dal berretto rosso
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
ཀྱེ་མ།
chie ma Ahimè! ཕ་རྗེ་བཙུན་བླ་མ་རིན་པོ་ཆེ། །
pa getsün lama rin poce Prezioso Lama, padre43 e maestro, 44
ཁྱེད་སངས་རྒྱས་ཀུན་དང་དབྱེར་མེད་ཀྱང་། །
chie sanghie cündan ier me-chian Sei inseparabile da tutti i buddha,
དེང་མོས་པའི་བུ་ལ་ཐུགས་བརྩེ་བས། །
den möpe bula tuc tse-ue Eppure, per amore verso di noi45 – [tuoi] devoti figli,
འཕྲལ་རྒྱལ་སྲས་མཆོག་གི་ཚུལ་བཟུང་ནས།
trel ghielse cioc-ghi tsül szun-ne Hai intrapreso ora la via del figlio supremo del Vittorioso, 46
ལར་བསམ་ཞིང་སྐྱེ་བ་བཞེས་མཛད་པའི། །
lar sam-scin chie-ua sce zepe Tu che ancora una volta hai volontariamente deciso di rinascere,
དཔལ་ཀརྨ་པ་ཞེས་ཡོངས་སུ་གྲགས། །
pal carma pasce ion sudrac Sei conosciuto ovunque come glorioso Karmapa. 47
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Chiamando il lama da lontano
རྗེ་ཁྱེད་ཀྱི་བྱིན་རླབས་མི་དམན་ཡང་། །
ge chiechi ginlab mi men-ian Maestro, anche se la tua benedizione48 non diminuisce, རྒྱུད་ཉོན་མོངས་དྲག་པོས་ཡོངས་བཟུང་ནས། །
ghiü niönmon dracpo ion szun-ne Afflizioni gravi49 hanno conquistato completamente il flusso [mentale] [degli esseri]. ལས་ནག་པོའི་སྤྱོད་པ་དར་བའི་མཐུས། །
le nacpö ciöpa dar uetü E quindi, a causa50 della diffusione dell’attività karmicamente negativa, དུས་སྙིགས་མ་ལྔ་བདོའི་སེམས་ཅན་རྣམས། །
dü gnicma nadö sem chennam Esseri senzienti, nel tempo delle dilaganti cinque degenerazioni,51 འོག་ངན་སོང་གཡང་ས་ཁོ་ནར་ལྷུང་། །
oc nensong ian-sa co nar-lun Cadono solo, [come] da una scogliera, nella cattiva trasmigrazione52,
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུངས་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
ལས་སྔར་བྱས་རྣམས་ལ་དོན་མ་མཆིས། །
le narge namla dön maci [Le mie] azioni compiute in passato non avevano alcun significato;
ཆོས་སྔར་བྱས་རྣམས་ལ་ཆོས་བརྒྱད་འདྲེས། །
ciö narge namla ciö ghiedre La [pratica] di Dharma svolta in passato era mescolata con gli otto dharma53 [mondani],
ལམ་རྣལ་མ་སྒྲུབ་པ་གཅིག་མ་དྲན། །
lam nalma drubpa cic madren Non ricordo nemmeno un singolo risultato del percorso genuino,
ད་ཁྱེད་རང་མིན་པ་རེ་ས་མེད། །
da chieran minpa re same Ora, a parte te, non c’è nessuno su cui contare.
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
ལར་གཤིན་རྗེའི་སྐྱེས་བུའི་རྒྱབ་ནས་དེད། །
lar scinge chiebü ghiab nede Inoltre, il Signore della Morte54 è dietro [di me], དུས་ལོ་ཟླ་ཞག་གི་མདུན་ནས་བསུ། །
dü loda sciac-ghi dün nesu Ci sono [sempre meno] anni, mesi e giorni davanti,
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Chiamando il lama da lontano
འཕྲལ་རྣམ་གཡེངས་བྱ་བས་བར་ནས་བྲིད། །
ral nam-ien gia-ue bar nedri Nel frattempo [sono stato] ingannato da distrazioni accidentali,
དེ་མ་ཚོ ར་བསླུས་ཤིག་བྱུང་ཉེན་འདུག །
de ma-tsor lüscic iun gnienduc Non notandolo, il pericolo di essere ingannati rimane.
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
གཞོན་དབང་པོ་གསལ་ཚེ་བྱིས་པའི་སེམས། །
sciön uanpo sal-tse gi pesem In gioventù, [avevo] facoltà acute ma una mente infantile, ལུས་དར་ལ་བབ་ཚེ་བྲེལ་བས་གཡེངས། །
lü darla bab-tse drel ue-ien Da adulto, fui distratto dalle preoccupazioni mondane ད་རྒས་ཤིང་འཁོགས་པར་གྱུར་པའི་ཚེ། །
da ghescin cocpar ghiur petse Ora che sono diventato vecchio e decrepito,
ཆོས་གཤའ་མར་དྲན་ཀྱང་ཕྱིས་ནས་སོང་། །
ciö sciamar dren-chian ci neson Penso al vero dharma ma è già troppo tardi.
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
རང་སྡོད་པར་འདོད་ཀྱང་སྡོད་དབང་མེད། །
ran döpar döchian dö uan-me Desidero rimanere [in questa vita] ma non ho il potere di rimanere,
ནོར་ཁྱེར་བར་འདོད་ཀྱང་ཁྱེར་མི་གཏུབ། །
nor chie-uar döchian chier mitub Desidero conservare la ricchezza ma non riesco a trattener [la], གྲོགས་འགྲོགས་པར་འདོད་ཀྱང་རང་གཅིག་པུར། །
droc drocpar döchian ran cic-pur Desidero la compagnia degli amici, ma སང་འཇིག་རྟེན་ཕ་རོལ་འགྲོ་བར་ངེས། །
san gigten parol dro uar-ne Domani certamente passerò alla prossima vita55 da solo.
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
ཚེ་འདི་ཡི་བག་ཆགས་འཕེན་པའི་མཐུས། །
tse di-yi bac-ciac pen petü Sopraffatto dalle impronte56 karmiche di questa vita che [ci] guidano,
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Chiamando il lama da lontano
ལམ་བར་དོའི་འཕྲང་ལ་ཅི་འདྲ་ཨང་། །
lam uardö tran-la cin dra-an Come è stare sul sentiero scivoloso [e] stretto dello stato intermedio?57
དཔེ་མདང་སུམ་ཉལ་བའི་རྨི་ལམ་བཞིན། །
pe dan-sum gnial-ue mi lam-scin [È] come in un sogno quando dormivo la scorsa notte –
ལར་རང་དབང་ཐོབ་པ་ཤིན་ཏུ་དཀའ། །
ar ran-uan tobpa scin tuca E allo stesso modo, è molto difficile acquisire il controllo di sé.
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione! སྤྱིར་འཁོར་བའི་ཆོས་ལ་སྙིང་པོ་མེད། །
cir cor-we ciöla gnin pome In generale, i fenomeni samsarici non hanno nucleo, སྒོས་མི་རྟག་ལུས་ལ་སྙིང་པོ་མེད། །
gö mitac lüla gnin pome In particolare, il corpo impermanente non ha essenza. འདི་ནམ་མཁར་ཤར་བའི་འཇའ་ཚོན་འདྲ། །
di nam-car sciar-ue già tsön-dra È simile a un arcobaleno che appare nel cielo,
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
དེ་བདེན་པར་བཟུང་ཡང་ཡལ་ནས་འགྲོ །
de denpar szun-ian ial nedro Sebbene sia ritenuto vero, esso svanisce.
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
ཡར་སངས་རྒྱས་རྣམས་ལ་དད་པ་མེད། །
iar sanghie namla de pame Nessuna fiducia nei buddha sopra,
མར་སེམས་ཅན་རྣམས་ལ་སྙིང་རྗེ་ཆུང་། །
mar sem-cen namla gnin geciun [e] poca compassione per gli esseri senzienti sotto;
གོས་ངུར་སྨྲིག་གྱོན་ཀྱང་གཟུགས་བརྙན་ཙམ། །
gö nurmic ghiön-chian syuc gnien-tsam Sebbene [io] indossi la veste di un monaco, è solo una finzione, སྐྲ་སྤུ་གྲིས་བཞར་ཡང་དོན་དགོས་ཆུང་། །
tra pudri sciar-ian dön göciun Anche se ho rasato [i miei] capelli con un rasoio,58 ciò ha poco significato.59 ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
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Chiamando il lama da lontano
ཆོས་ཐོས་པ་མང་ཡང་གནད་མ་ཁྲོལ། །
ciö töpa man-ian ne matrol Sebbene [io] abbia ascoltato il dharma in modo dettagliato, non ne ho capito il significato,
ཁ་བཤད་པ་ཚེ་ཡང་རྒྱུད་མ་དུལ། །
ca scepa tse-ian ghiü madul Anche quando [io] spiego [il dharma agli altri], ciò non doma il flusso [della mia mente], གནས་རི་ཁྲོད་འགྲིམ་ཀྱང་ཁྱིམ་ལ་སྲེད། །
ne ritrö drim-chian chim lase Sebbene fossi andato in ritiro sui monti, desideravo casa mia,
མིག་ལྟ་སྟངས་བྱས་ཀྱང་ཉམས་མྱོང་མེད། །
mic tatan gechian gniam gnion-me In qualsiasi modo guardassi con [i miei] occhi,60 non avevo alcuna esperienza [in meditazione].61
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
མི་གཞན་གྱི་སྐྱོན་འཚང་ཆུང་ངུ་རིག །
mi scien-ghi chiön-tsan ciun nuric [Sono] consapevole [anche] delle più piccole mancanze ed errori degli altri,
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
རང་ཁོང་ནས་རུལ་བ་ཡེ་མ་ཚོ ར། །
ran con-ne rul-ua ie matsor [Ma] non noto affatto il marciume dentro di me.
མི་གཞན་གྱི་མགོ་བོ་བསྐོར་བསྐོར་ནས། །
mi scien-ghi gouo cor corne Ingannando gli altri in continuazione, སྡུག་རང་གིས་ཉོས་པ་མ་ལགས་སམ། །
duc ran-ghi gniöpa ma lacsam Non sto procurando sofferenza a me stesso? ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione! ཁོང་རྒྱལ་བའི་གསུང་རབ་མ་ལུས་པ། །
con ghial-ue sun-rab ma lüpa Non riflettendo sul fatto che tutti gli insegnamenti di lui,
སེམས་རྒྱུད་ལ་ཨེ་ཕན་མི་སེམས་པར། །
sem ghiüla epen mi sempar il Vittorioso, senza eccezione, beneficiano il flusso mentale,
ཁེ་གྲགས་པ་སྒྲུབ་ཕྱིར་ཐོས་བསམ་བྱས། །
che dracpa drub-cir tö samge [li] ho ascoltati e ho riflettuto [su di essi] solo per diventare famoso,
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Chiamando il lama da lontano
དེ་ཐར་པའི་ལམ་དུ་ཨེ་འགྲོ་ཨང་། །
de tarpe lamdu e dro-an È questo veramente seguire la via della liberazione?
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
ཁྱོད་ཆོས་པའི་ཚུལ་གྱིས་འཇིག་རྟེན་བསྒྲུབ། །
chiö ciöpe tsul-ghi gic ten-drub Fingendo di essere un praticante del dharma, [non] ottengo [altro che] [obiettivi] mondani62,
ལར་སྐྱེ་བོ་ཀུན་གྱི་མཆོད་པ་ལེན། །
lar chie-uo kün-ghi ciö palen E inoltre accetto le offerte della gente.
ཚེ་ཡང་ཡེངས་བྱ་བའི་ངང་དུ་བཏང་། །
tse ian-ien gia-ue nan dutan Nuovamente spendo [questa] vita in attività distraenti,
དབུགས་ཐོགས་གེར་འགྲོ་དུས་ཅི་འདྲ་ཨང་། །
uc toc-gher drodü cin dra-an Come sarà quando esalerò l’ultimo respiro?
ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione!
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Shamar Rinpoche Könchok Yenlak
བདག་དེ་སླད་སྐྱོ་བ་གཏིང་ནས་སྐྱེས། །
dac dele chio-ua tin nechie Per questo sono profondamente triste.
ཡར་སངས་རྒྱས་རྣམས་ལ་གསོལ་བ་འདེབས། །
iar sanghie namla sol uadeb Io supplico i buddha lassù.
སྤྱིར་སྙིགས་མའི་དུས་ཀྱི་སེམས་ཅན་དང་། །
cir gnicme dü chi sem cen-dan In generale, esseri senzienti in questo tempo di degenerazione63, སྒོས་ཆོས་པའི་ཚུལ་ཅན་བདག་སོགས་ལ། །
gö ciöpe tsul-cen dac soc-la In particolare, noi e gli altri che sembriamo praticare il dharma ཕ་ཐུགས་རྗེས་ཟུང་ཞིག་ཀརྨ་པ། །
pa tucge szun-scic carmapa Padre Karmapa accoglici con compassione! བུ་ང་ལ་རེ་ས་གཞན་ན་མེད། །
bun la resa scien name Io – tuo figlio – non ho nessun altro oltre a te su cui contare, བྱ་བྲལ་གྱི་སྐྱིད་སྡུག་ཁྱེད་རང་ཤེས། །
già dral-ghi chiduc chie rang-sce Tu conosci le gioie e le sofferenze della libertà dall’azione.64
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Chiamando il lama da lontano
དབྱིངས་ཟག་མེད་བདེ་ཆེན་ཕོ་ བྲང་ན། །
yin szacme decen po dran-na Nel palazzo della vastità65 immacolata e grande beatitudine,
མགོན་ཁྱེད་དང་དབྱེར་མེད་རོ་གཅིག་ཤོག །
gön chie-dan yerme ro cic-scioc Lasciami [dimorare] nell’inseparabilità da te, il Guardiano, e in un unico sapore!
ཞེས་དཔལ་ཙཱ་རི་ཏྲའི་རིན་ཆེན་ཕུག་ཏུ་ཞྭ་དམར་དཀོན་མཆོག་ཡན་ལག་གིས་མཛད་པའོ།། །།
Composta da Shamar Könchok Yenlak nella preziosa grotta del glorioso Tsāritra.66
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Shamar Rinpoche Kรถnchok Yenlak
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II. I Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye ༄༅།།བླ་མ་རྒྱང་འབོད་ཀྱི་གསོལ་ འདེབས་མོས་གུས་སྙིང་གི་གཟེར་ འདེབས་ཞེས་བྱ་བ་བཞུགས་སོ།།
CHIAMANDO IL LAMA DA LONTANO La supplica, intensifica la devozione [dal profondo] del cuore67
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
ན་མོ་གུ་རུ་བེ། བླ་མ་རྒྱང་འབོད་ཀུན་ལ་གྲགས་ཆེའང་། བྱིན་བརླབས་བསྐུལ་བའི་གནད་ སྐྱོ་ཤས་དང་ངེས་འབྱུང་གིས་བསྐུལ་བའི་མོས་གུས་ཁ་ཙམ་ཚིག་ཙམ་མ་ཡིན་པར་སྙིང་གི་
དཀྱིལ། རུས་པའི་གཏིང་ནས་བསྐྱེད། བླ་མ་ལས་ལྷག་པའི་སངས་རྒྱས་གཞན་ན་མེད་པར་ ཐག་ཆོད་པའི་ངེས་ཤེས་དང་ལྡན་པས་དབྱངས་རྟ་སྙན་པོས།།
Namo Guruve68 – rendo omaggio agli Insegnanti; “Chiamando il Lama da Lontano” è molto famoso e conosciuto da tutti, ma ciò che è importante, chiedendo la benedizione, è far nascere dal profondo del cuore – e non solo con parole vuote – dal midollo delle ossa, una devozione basata sulla stanchezza [verso il samsara] e sulla rinuncia. Con la certezza assoluta che non vi è altro buddha superiore al lama, e seguendo una delicata melodia [si canta quanto segue]:
Il Lama come i Tre Gioielli69 1)
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ། དྲིན་ཅན་རྩ་བའི་བླ་མ་མཁྱེན་ནོ།།
lama chienno drin-chen tsaue lama chienno Lama ricordati di [noi]! Gentile70 lama radice ricordati di [noi]! དུས་གསུམ་སངས་རྒྱས་ཀྱི་ངོ་བོ།།
düsum sanghie chi no-uo [Tu che sei della] natura dei buddha dei tre tempi, ལུང་རྟོགས་དམ་ཆོས་ཀྱི་འབྱུང་གནས།།
lun-toc dam-ciö chi giun-ne La fonte dell’eccellente dharma delle scritture e della realizzazione,71
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Chiamando il lama da lontano
འཕགས་ཚོགས་དགེ་འདུན་གྱི་མངའ་བདག།
pac-tsoc gendün ghi nadac Maestro72 dell’assemblea dei nobili73 – il sangha, རྩ་བའི་བླ་མ་ཁྱེད་མཁྱེན་ནོ།།
tsaue lama chie chienno Tu, lama radice ricordati di [noi]!74 Il Lama come Tre Radici 2)
བྱིན་རླབས་ཐུགས་རྗེ་ཡི་གཏེར་ཆེན།།
ginlab tucge yi ter-chen [Tu che sei] il grande tesoro della benedizione compassionevole, དངོས་གྲུབ་རྣམ་གཉིས་ཀྱི་འབྱུང་གནས།།
nödrub nam-gni chi giun-ne La fonte delle due realizzazioni [delle siddhi],75 ན་ལས་ཅི་འདོད་ཀུན་སྩོལ་མཛོད།།
nale cidö cün tsol-zö L’attività che soddisfa qualsiasi cosa [si] desideri, རྩ་བའི་བླ་མ་ཁྱེད་མཁྱེན་ནོ།།
tsaue lama chie chienno Tu, lama radice, ricordati di [noi]!76
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Il Lama come i Tre Kāya (3–5) 3) བླ་མ་འོད་དཔག་མེད་པ་མཁྱེན་ནོ།།
lama öpa mepa chienno Lama Amitābha77 ricordati di [noi]!78 སྤྲོས་བྲལ་ཆོས་སྐུའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
trödral ciöcü lon-ne szic-scic Dall’interno del dharmakāya, che è esente da elaborazione,79 guarda[ci]! བདག་སོགས་ལས་ངན་འཁོར་བར་འཁྱམས་རྣམས།།
dacsoc lenghen cor-uar chiamnam Per favore, guida noi che vaghiamo nel samsara [a causa delle nostre] azioni negative, བདེ་ཆེན་དག་པའི་ཞིང་དུ་དྲོངས་མཛོད།།
decen dacpe scin-du dron-zö Alla terra pura di grande beatitudine! 4)
བླ་མ་སྤྱན་རས་གཟིགས་དབང་མཁྱེན་ནོ།།
lama cenre szig-uan chienno Lama, potente Avalokiteśvara,80 ricordati di [noi]! འོད་གསལ་ལོངས་སྐུའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ösal lon-cü lon-ne szic-scic Dall’interno della vastità del sambhogakaya, che è luce chiara,
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Chiamando il lama da lontano
རིགས་དྲུག་སྡུག་བསྔལ་རྩད་ནས་ཞི་ཞིང་།།
ric-druc duc-nal tsene sci-scin Pacifica alla radice la sofferenza delle sei classi degli esseri81. ཁམས་གསུམ་འཁོར་བ་དོང་ནས་སྤྲུགས་མཛོད།།
camsum cor-ua don-ne truc-zö Per favore scuoti82 dal basso il samsara dei tre regni83! 5)
བླ་མ་པདྨ་འབྱུང་གནས་མཁྱེན་ནོ།།
lama pema giun-ne chienno Lama Padmākara84 ricordati di [noi]! རྔ་ཡབ་པདྨ་འོད་ནས་གཟིགས་ཤིག།
naiab pema öne szic-scic Da Cāmara85 – [Palazzo della] Luce del Loto86 – guarda[ci]! སྙིགས་དུས་སྐྱབས་མེད་བོད་འབངས་ཉམ་ཐག།
gnicdü chiabme böban gniamtac In questi tempi degenerati87 con [la tua] compassione proteggi prontamente ཐུགས་རྗེས་མྱུར་བ་ཉིད་དུ་སྐྱོབས་མཛོད།།
tucge gniur-ua gnidu chiob-zö La povera gente del Tibet che non ha protezione!
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Il Lignaggio Nyingma (6–8) 6) བླ་མ་ཡེ་ཤེས་མཚོ་རྒྱལ་མཁྱེན་ནོ།།
lama iesce tsoghial chienno Lama Yeshe Tsogyal88 ricordati di [noi]! མཁའ་སྤྱོད་བདེ་ཆེན་གྲོང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
caciö decen dron-ne szic-scic Dalla Città di grande gioia delle Ḍākiṇī89 guarda[ci]! སྡིག་ལྡན་བདག་སོགས་སྲིད་པའི་མཚོ་ལས།།
dicden dacsoc sipe tsole Per favore, libera noi che abbiamo [karma] negativo dall’oceano dell’esistenza condizionata, ཐར་པའི་གྲོང་ཁྱེར་ཆེན་པོར་སྒྲོལ་མཛོད།།
tarpe dron-chier cenpor drol-zö Nella grande città della liberazione! 7)
བཀའ་གཏེར་བརྒྱུད་པའི་བླ་མ་མཁྱེན་ནོ།།
cater ghiüpe lama chienno Lama dei lignaggi degli insegnamenti orali e dei terma90 ricordatevi di [noi]! ཟུང་འཇུག་ཡེ་ཤེས་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
szun-giuc iesce lon-ne szic-scic Dall’interno della coscienza primordiale dell’unita91 guardate[ci]!
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Chiamando il lama da lontano
བདག་རྒྱུད་འཁྲུལ་པའི་མུན་ཁང་བརྟོལ་ནས།།
dac ghiü trulpe mün-can tolne Penetrate l’oscura prigione delle illusioni [che sopraffanno] i nostri flussi [mentali], རྟོགས་པའི་ཉི་མ་ཤར་བར་མཛོད་ཅིག།
tocpe gnima sciar-uar zö-cic Fate sorgere il sole della realizzazione! 8)
ཀུན་མཁྱེན་དྲི་མེད་འོད་ཟེར་མཁྱེན་ནོ།།
cün-chien drime öszer chienno Onnisciente Drimé Özer92 ricordati di [noi]!
ལྷུན་གྲུབ་འོད་ལྔའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
lün-drub önghe lon-ne szic-scic Dall’interno delle cinque luci della presenza spontanea93 guarda[ci]! ཀ་དག་དགོངས་པའི་རྩལ་ཆེན་རྫོ གས་ནས།།
cadac gon-pe tsal-cen zocne Porta alla perfezione il grande potere del principio della purezza primordiale94 e སྣང་བཞི་མཐའ་རུ་ཕྱིན་པར་མཛོད་ཅིག།
nan-sci taru cinpar zö-cic Fa’ che raggiungiamo il culmine delle quattro visioni95!
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Il Lignaggio Kadampa 9)
མཉམ་མེད་ཇོ་བོ་ ཡབ་སྲས་མཁྱེན་ནོ།།
gniamme gio-uo iabse chienno Ineguagliato padre Atiśa96 [insieme ai tuoi] figli97 ricordati di [noi]! དགའ་ལྡན་ལྷ་བརྒྱའི་དབུས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ganden lag-ie üne szic-scic Tra i cento dèi di Tuṣita98 guarda[ci]! སྟོང་ཉིད་སྙིང་རྗེའི་སྙིང་པོ་ཅན་གྱི།།
ton-gni gnin-ge gnin-po cen-ghi Fa’ che la bodhicitta che ha l’essenza della vacuità e della compassione, བྱང་སེམས་རྒྱུད་ལ་སྐྱེ་བར་མཛོད་ཅིག།
cian-sem ghiüla chie-uar zö-cic nasca nei flussi [della nostra mente]!
I Marpa Kagyü (10–11) 10)
གྲུབ་མཆོག་མར་མི་དྭགས་གསུམ་མཁྱེན་ནོ།།
drub-cioc marmi dacsum chienno Supremi siddha Marpa,99 Mila,100 Gampopa,101 ricordatevi di [noi]!
བདེ་ཆེན་རྡོ་རྗེའི་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
decen dorge yin-ne szic-scic Dalla sfera vajra102 della grande gioia guardate[ci]!
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Chiamando il lama da lontano
བདེ་སྟོང་ཕྱག་ཆེན་མཆོག་དངོས་གྲུབ་ཅིང་།།
deton ciac-cen cioc-nö drub-cin Fate che otteniamo la suprema realizzazione della mahāmudrā – gioia e vacuità [inseparabili]103, ཆོས་སྐུ་སྙིང་དབུས་སད་པར་མཛོད་ཅིག།
ciöcu gningü separ zö-cic E fate che il dharmakāya si risvegli nel [nostro] cuore!
11)
འཇིག་རྟེན་དབང་ཕྱུག་ཀརྨ་པ་མཁྱེན་ནོ།།
gicten uan-ciuc carmapa chienno Bodhisattva della Compassione,104 Karmapa105 ricordati di [noi]! མཁའ་ཁྱབ་འགྲོ་འདུལ་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ciöcün denme ghiumar tocne Dalla vastità nella quale domi gli esseri in numero infinito come lo spazio, guardaci! ཆོས་ཀུན་བདེན་མེད་སྒྱུ་མར་རྟོགས་ནས།།
chökün denmé gyumar tokné Fa’ che le forme e la mente appaiano come i tre kāya106, སྣང་སེམས་སྐུ་གསུམ་འཆར་བར་མཛོད་ཅིག།
nan-sem cusum ciar-uar zö-cic Dopo aver compreso che tutti i fenomeni sono illusioni prive di realtà!107
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Le sotto-scuole Dagpo Kagyü 12)
བཀའ་བརྒྱུད་ཆེ་བཞི་ཆུང་བརྒྱད་མཁྱེན་ནོ།།
kaghiü cesci ciun-ghie chienno [Maestri] dei quattro principali lignaggi Kagyü108 e degli otto minori109 ricordatevi di [noi]! རང་སྣང་དག་པའི་ཞིང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ran-nan dacpe scin-ne szic-scic Dalla terra pura auto-manifestata guardate[ci]! གནས་སྐབས་བཞི་ཡི་འཁྲུལ་པ་སངས་ནས།།
necab sci-yi trulpa san-ne Dopo aver purificato l’illusione dei quattro stati110, ཉམས་རྟོགས་མཐའ་རུ་ཕྱིན་པར་མཛོད་ཅིག།
gniamtoc taru cinpar zö-cic Portate [la nostra] esperienza e realizzazione al massimo! Il Lignaggio Sakya 13)
རྗེ་བཙུན་གོང་མ་རྣམ་ལྔ་མཁྱེན་ནོ།།
getsün gon-ma nam-na chienno Cinque maestri, antenati [Sakya],111 ricordatevi di [noi]!
འཁོར་འདས་དབྱེར་མེད་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
corde ierme lon-ne szic-scic Dall’interno del samsara e del nirvana inseparabili guardate[ci]!
53
Chiamando il lama da lontano
རྣམ་དག་ལྟ་སྒོམ་སྤྱོད་གསུམ་འབྲེལ་ནས།།
namdac tagom chösum drelne Fate sì che – combinando visione completamente pura, meditazione e condotta112 – གསང་བའི་ལམ་མཆོག་བགྲོད་པར་མཛོད་ཅིག།
san-ue lamcioc dröpar zö-cic Progrediamo sul supremo sentiero segreto! The Shangpa Kagyü (14–15) 14)
མཉམ་མེད་ཤངས་པ་བཀའ་བརྒྱུད་མཁྱེན་ནོ།།
niamme scian-pa caghiü chienno [Lama del] Ineguagliabile Shangpa Kagyu113 ricordatevi di [noi]! རྣམ་དག་སངས་རྒྱས་ཞིང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
namdac sanghie scin-ne szic-scic Dal campo del regno completamente puro del Buddha guardate[ci]! ཐབས་གྲོལ་ཉམས་ལེན་ཚུལ་བཞིན་འབྱོངས་ནས།།
tab-drol gniamlen tsul-scin gion-ne Fate che – dopo aver perfezionato correttamente la pratica dei mezzi e della liberazione – མི་སློབ་ཟུང་འཇུག་བརྙེས་པར་མཛོད་ཅིག།
milob szun-giuc gniepar zö-cic Scopriamo l’unità114 [dello stato] del non più apprendimento!115
54
Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
15)
གྲུབ་ཆེན་ཐང་སྟོང་རྒྱལ་པོ་མཁྱེན་ནོ།།
drub-cen tan-ton ghialpo chienno Mahāsiddha Thangtong Gyalpo116 ricordati di [noi]! རྩོལ་མེད་ཐུགས་རྗེས་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
tsolme tucge lon-ne szic-scic Dall’interno della compassione senza sforzo117 guarda[ci]! བདེན་མེད་རྟོགས་པའི་བརྟུལ་ཞུགས་གྲུབ་ནས།།
denme tocpe tul-sciuc drubne Fa’ sì che – dopo aver realizzato la disciplina yogica118 che è la realizzazione delle [cose come] prive di realtà119, རླུང་སེམས་རང་དབང་འདུ་བར་མཛོད་ཅིག།
un-sem ran-uan du-uar zö-cic Padroneggiamo liberamente i venti [delle energie]120 e della mente! Lignaggio di Shije e Chöd (16–17) 16) ཕ་གཅིག་དམ་པ་སངས་རྒྱས་མཁྱེན་ནོ།།
pacic dampa sanghie chienno Unico padre Dampa Sangye121 ricordati di [noi]! ལས་རབ་གྲུབ་པའི་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
lerab drubpe yin-ne szic-scic Dalla vastità del realizzare l’azione perfetta122 guarda[ci]!
55
Chiamando il lama da lontano
བརྒྱུད་པའི་བྱིན་རླབས་སྙིང་ལ་ཞུགས་ནས།།
ghiüpe ginlab gnin-la sciucne Dopo che la benedizione del lignaggio è entrata nel [nostro] cuore, རྟེན་འབྲེལ་ཕྱོགས་མེད་འཆར་བར་མཛོད་ཅིག།
ten-drel ciocme ciar-uar zö-cic Fa’ che i segni di buon auspicio sorgano imparziali!123 17)
མ་གཅིག་ལབ་ཀྱི་སྒྲོན་མ་མཁྱེན་ནོ།།
macic labchi drönma chienno Unica madre [Machik] Labdrön124 ricordati di [noi]! ཤེས་རབ་ཕར་ཕྱིན་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
scerab parcin lon-ne szic-scic Dall’interno [dello stato di] Prajñāpāramitā125 guarda[ci]! བདག་འཛིན་སྙེམས་བྱེད་རྩད་ནས་ཆོད་ཅིང་།།
dac-zin gniemge tsene ciöcin Recidi il confuso attaccamento al sé alla radice126 e བདག་མེད་སྤྲོས་བྲལ་བདེན་མཐོང་མཛོད་ཅིག།
dacme trödral den-ton zö-cic Fa’ che vediamo la verità dell’altruismo non-elaborato!
56
Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Lignaggio Jonang (18–19) 18)
ཀུན་མཁྱེན་དོལ་པོ་སངས་རྒྱས་མཁྱེན་ནོ།།
cün-chien dolpo sanghie chienno Buddha Onnisciente di Dolpo127 ricordati di [noi]! རྣམ་ཀུན་མཆོག་ལྡན་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
namcün ciocden yin-ne szic-scic Dalla vastità dotata di eccellenza di tutti gli aspetti128 guarda[ci]! འཕོ་བའི་དབུགས་རྣམས་དབུ་མར་འགགས་ནས།།
po-ue ucnam umar gacne Fa’ che – dopo che il movimento dei venti129 è cessato all’interno dei canali centrali, འཕོ་ བྲལ་རྡོ་རྗེའི་སྐུ་ཐོབ་མཛོད་ཅིག།
podral dorge kutob zö-cic Raggiungiamo il corpo di diamante libero dal movimento! 19)
རྗེ་བཙུན་ཏཱ་ར་ན་ཐ་མཁྱེན་ནོ།།
getsün tara nata chienno Maestro Tāranātha130 ricordati di [noi]! རྣམ་གསུམ་ཕོ་ཉའི་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
namsum ponie yin-ne szic-scic Dalla vastità di tre tipi di messaggeri131 guarda[ci]!
57
Chiamando il lama da lontano
རྡོ་རྗེའི་གསང་ལམ་གེགས་མེད་བགྲོད་ནས།།
dorge san-lam gecme dröne Fa’ che – dopo aver attraversato senza ostacoli il sentiero vajra segreto dei diamanti – འཇའ་ལུས་མཁའ་སྤྱོད་འགྲུབ་པར་མཛོད་ཅིག།
gialü caciö drubpar zö-cic Otteniamo il corpo celeste132 d’arcobaleno!
Chokgyur Lingpa133 (20–22) 20)
གཏེར་ཆེན་མཆོག་གྱུར་གླིང་པ་མཁྱེན་ནོ།།
tercen cioc-ghiur lin-pa chienno Grande Tertön Chokgyur Lingpa134 ricordati di [noi]!
ཀུན་ཁྱབ་ཆོས་སྐུའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
cün-chiab ciöcü lon-ne szic-scic Dall’interno del dharmakāya onnipervadente guarda[ci]! གཉིས་རྟོག་སྐྱེ་མེད་ངང་ལ་ཐིམ་ནས།།
gnitoc chieme nan la timne Fa’ che – dopo che la concettualizzazione dualistica135 si è dissolta nello stato non nato – རང་རིག་རང་ས་ཟིན་པར་མཛོག་ཅིག།
ran-ric ran-sa szinpar zoc-cic Otteniamo l’auto-consapevolezza136 dall’interno!
58
Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
21)
ཨོ་རྒྱན་བདེ་ཆེན་གླིང་པ་མཁྱེན་ནོ།།
orghien decen lin-pa chienno Orgyen Dechen Lingpa137 ricordati di [noi]!
རང་གསལ་ལོངས་སྐུའི་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ran-sal loncü yin-ne szic-scic Dall’interno della vastità del luminoso sambhogakāya guarda[ci]! སྐུ་ལྔ་ཡེ་ཤེས་ལྷུན་གྲུབ་ཆེན་པོ།།
cuna iesce lün-drub cenpo Fa’ che la grande coscienza spontanea primordiale dei cinque kaya, སྤངས་ཐོབ་མེད་པར་མངོན་གྱུར་མཛོད་ཅིག།
pan-tob mepar nön-ghiur zö-cic Si manifesti senza nulla da abbandonare o seguire!138 22)
ཁྱབ་གདལ་ཞིག་པོ་གླིང་པ་མཁྱེན་ནོ།།
chiabdal scicpo lin-pa chienno Onnipervasivo Zhigpo Lingpa139 ricordati di [noi]!
འགྲོ་འདུལ་ཐུགས་རྗེའི་ངང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
drodul tucge nan-ne szic-scic Dall’interno dello stato di compassione, che doma gli esseri, guarda[ci]!
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Chiamando il lama da lontano
སེམས་ཀྱི་རིན་ཆེན་རང་ལ་རྙེད་དེ།།
sem-chi rin-cen ran-la gniede Dopo aver scoperto il grande gioiello della mente140 dentro di noi, འབྲས་བུ་གཞི་ལ་ོ གས་པར་མཛོད་ཅིག།
drebu scila zocpar zö-cic Rendi il risultato perfetto all’interno del fondamento!141 Jamyang Khyentse Wangpo (23–26) 23) སེམས་དཔའ་པདྨའི་མྱུ་གུ་མཁྱེན་ནོ།།
sempa peme niugu chienno Sempa Peme Nyugu142 ricordati di [noi]!
སྒྱུ་འཕྲུལ་དྲྭ་བའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ghiutrul dra-ue lon-ne szic-scic Dall’interno della rete miracolosa143 guarda[ci]! ཡེ་ཤེས་རྒྱལ་པོ་སྐུ་བཞིའི་དབང་ཕྱུག།
iesce ghialpo cusci uan-ciuc Rendi[ci] inseparabili dal Re della consapevolezza primordiale – མཆོག་དང་དབྱེར་མེད་ཉིད་དུ་མཛོད་ཅིག།
ciocdan ierme gnidu zö-cic Il signore supremo dei quattro kāya!144
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
24)
འཇམ་དབྱངས་མཁྱེན་བརྩེ་དབང་པོ་མཁྱེན་ནོ།།
giam-ian chien-tse uan-po chienno Jamyang Khyentse Wangpo145 ricordati di [noi]! མཁྱེན་གཉིས་ཡེ་ཤེས་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
chien-gni ieshe yin-nè szic-scic Dalla vastità della coscienza primordiale delle due conoscenze,146 guarda[ci]! མི་ཤེས་བློ་ཡི་མུན་པ་སངས་ནས།།
misce loyi münpa san-ne Fa’ che – dopo aver purificato l’oscurità non riconosciuta della mente མཁྱེན་རབ་སྣང་བ་རྒྱས་པར་མཛོད་ཅིག།
chienrab nan-ua ghiepar zö-cic Diffondiamo la luce della perfetta conoscenza!147
25)
འོད་གསལ་སྤྲུལ་པའི་རྡོ་རྗེ་མཁྱེན་ནོ།།
ösel trulpe dorge chienno Ösal Trulpe Dorje148 ricordati di [noi]!
འཇའ་ཟེར་འོད་ལྔའི་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
giaszer önge lon-nè szic-scic Dall’interno dei cinque raggi luminosi [colorati] dell’arcobaleno guarda[ci]!
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Chiamando il lama da lontano
ཐིག་རླུང་སེམས་ཀྱི་དྲི་མ་དག་ནས།།
tic-lun sem-chi drima dacne Fa’ che – dopo aver purificato le macchie di gocce, venti e mente – གཞོན་ནུ་བུམ་སྐུར་བྱང་ཆུབ་མཛོད་ཅིག།
sciönnu bumcur cian-ciub zö-cic Risvegliamo il giovanile corpo del vaso149
26)
པདྨ་མདོ་སྔགས་གླིང་པ་མཁྱེན་ནོ།།
pema donac lin-pa chienno Padma Donngak Lingpa150 ricordati di [noi]! བདེ་སྟོང་འགྱུར་མེད་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
deton ghiurme lon-ne szic-scic Dall’interno del regno immutabile della beatitudine e della vacuità guarda[ci]! རྒྱལ་དང་རྒྱལ་སྲས་དགོངས་པ་མཐའ་དག།
ghialdan ghialse gon-pa tadac Fa’ che siamo in grado di soddisfare completamente, བདག་གིས་ཡོངས་སུ་སྐོང་ནུས་མཛོད་ཅིག།
dac-ghi ion-su con-nü zö-cic Tutte le intenzioni del Vittorioso e dei suoi figli!
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
Jamgön Kongtrul (27–30) 27)
ངག་དབང་ཡོན་ཏན་རྒྱ་མཚོ་མཁྱེན་ནོ།།
na-uan iönten ghiatso chienno Ngakwang Yönten Gyatso ricordati di [noi]!
དབྱིངས་ཡེ་ཟུང་འཇུག་ཀློང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
yin-iè szun-giuc lon-ne szic-scic Dall’interno dell’unità151 della vastità e della coscienza primordiale guarda[ci]! སྣང་བའི་བདེན་འཛིན་ཧྲུལ་གྱིས་ཞིག་ནས།།
nan-ue den-zin rul-ghi scicne Fa’ che – dopo aver distrutto le concezioni [errate] sulla verità delle apparenze – གང་བྱུང་ལམ་དུ་འཁྱེར་ནུས་མཛོད་ཅིག།
gan-giun lamdu chiernü zö-cic siamo in grado di utilizzare qualsiasi cosa appaia in funzione del sentiero!152
28)
རྒྱལ་སྲས་བློ་གྲོས་མཐའ་ཡས་མཁྱེན་ནོ།
ghialse lodrö taie chienno Lodrö Thaye, figlio dei Vittoriosi, ricordati di [noi]!
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Chiamando il lama da lontano
བྱམས་དང་སྙིང་རྗེའི་ངང་ནས་གཟིགས་ཤིག།
giamdan gnin-ge nan-ne szic-scic Dallo stato di amore e compassione guarda[ci]! འགྲོ་ཀུན་དྲིན་ཅན་ཕ་མར་ཤེས་ནས།།
drocün drin-cen pamar scene Fa’ che siamo in grado – dopo aver riconosciuto che tutti gli esseri sono i [nostri] genitori amorevoli – གཞན་ཕན་སྙིང་ནས་སྒྲུབ་ནུས་མཛོད་ཅིག།
scienpen gnin-ne drubnü zö-cic Di realizzare sinceramente il beneficio degli altri! 29)
པདྨ་གར་གྱི་དབང་ཕྱུག་མཁྱེན་ནོ།།
pema garghi uan-ciuc chienno Pema Gargyi Wangchuk ricordati di [noi]! བདེ་ཆེན་འོད་གསལ་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
decen ösal yin-ne szic-scic Dalla vastità della grande gioia, che è chiara luce, guarda[ci]! དུག་ལྔ་ཡེ་ཤེས་ལྔ་རུ་གྲོལ་ནས།།
duc-na iesce naru drolne Fa’ che – dopo che i cinque veleni sono stati liberati [dalla trasformazione] nelle cinque coscienze primordiali153 –
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
སྤང་ཐོབ་གཉིས་འཛིན་ཞིག་པར་མཛོད་ཅིག།
pan-tob gnizin scicpar zö-cic Distruggiamo l’attaccamento, sia a ciò che deve essere abbandonato, sia a ciò che deve essere raggiunto! 30)
བསྟན་གཉིས་གཡུང་དྲུང་གླིང་པ་མཁྱེན་ནོ།།
ten-gni iun-drun lin-pa chienno Tennyi Yungdrung Lingpa154 ricordati di [noi]! སྲིད་ཞི་མཉམ་ཉིད་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
siscì gniam-gni zin-ne sic-scic Dalla vastità dell’uguaglianza tra samsara e nirvana guarda[ci]! མོས་གུས་རྣལ་མ་རྒྱུད་ལ་སྐྱེས་ནས།།
mögü nalma ghiüla chie-ne Dopo che la vera devozione è nata nel flusso [della nostra mente], རྟོགས་གྲོལ་དུས་མཉམ་ཆེན་པོར་མཛོད་ཅིག།
toc-drol dün-iam cenpor zö-cic Fa’ che [sperimentiamo] la grande simultaneità di realizzazione e liberazione!
Tulku Urgyen Rinpoche 31)
གྲུབ་སྲས་ཀརྨ་ཨོ་རྒྱེན་མཁྱེན་ནོ།།
drubse carma oghien chienno Karma Orgyen,155 figlio dei siddha, ricordati di [noi]!
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Chiamando il lama da lontano
རིག་སྟོང་ཡེ་ཤེས་དབྱིངས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
ricton iesce yin-ne szic-scic Dall’interno della vastità della coscienza primordiale come consapevolezza-vacuità guarda[ci]! དགོངས་བརྒྱུད་ལས་ཅན་བུ་ལ་འཕོ་བས།།
gon-ghiü lecen bula poue Fa’ che – dopo aver ricevuto la trasmissione diretta come figlio del buon karma – 156 རྟོགས་པའི་རྒྱལ་ས་ཟིན་པར་མཛོད་ཅིག།
ocpe ghialsa szinpar zö-cic Raggiungiamo il regno della realizzazione! Il lama radice 32)
དྲིན་ཅན་རྩ་བའི་བླ་མ་མཁྱེན་ནོ།།
drin-cen tsa-ue lama chienno Gentile lama radice ricordati di [noi]!
སྤྱི་གཙུག་བདེ་ཆེན་གནས་ནས་གཟིགས་ཤིག།
citsuc decen nene szic-scic Dalla sede della grande gioia alla corona della mia testa157 guarda[ci]! རང་རིག་ཆོས་སྐུའི་རང་ཞལ་མཇལ་ནས།།
ranric ciöcü ran-scial gialne Rendi[ci] capaci – dopo aver scoperto che l’auto-consapevolezza è la natura stessa del dharmakāya – 66
Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
ཚེ་ཅིག་སངས་རྒྱས་འགྲུབ་ནུས་མཛོད་ཅིག།
tse-cic sanghie drubnü zö-cic Di ottenere lo stato di un buddha in questa stessa vita! ༈ ཀྱེ་མ།།
chiemà Ahimè! 33)
བདག་འདྲའི་སེམས་ཅན་ལས་ངན་སྡིག་ཏོ་ཅན།།
dacdre sem-cen le-nen dic tocen Esseri senzienti come me, malfattori con cattivo karma, ཐོག་མེད་དུས་ནས་འཁོར་བར་ཡུན་རིང་འཁྱམས།།
tocme düne cor-uar iün rin-chiam Hanno vagato a lungo da tempo senza inizio nel samsara, ད་དུང་སྡུག་བསྔལ་མཐའ་མེད་མྱོང་འགྱུར་བས།།
dadun duc-nel tame nion ghiur-ue E sperimentando ancora sofferenza infinita, སྐྱོ་ཤས་སྐད་ཅིག་ཙམ་ཡང་མ་སྐྱེས་པས།།
chiosce che-cic tsam-ian ma chiepe Non provano rimpianto nemmeno per un istante, quindi བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione!
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Chiamando il lama da lontano
ངེས་འབྱུང་གཏིང་ནས་སྐྱེ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
negiun tin-ne chie-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione perché possiamo fare nascere la rinuncia dal profondo [dei nostri cuori]! 34)
དལ་འབྱོར་ཐོབ་ཀྱང་མི་ཚེ་སྟོང་ཟད་མཁན།།
dengior top-chian mitse ton szechen Anche se [abbiamo] ottenuto libertà e vantaggi,158 sprechiamo [questa] vita umana, དོན་མེད་ཚེ་འདིར་བྱ་བས་རྟག་ཏུ་གཡེང་།།
dönme tsedir gia-ue tac tu-ien Siamo costantemente distratti dagli affari insignificanti di questa vita,
དོན་ཆེན་ཐར་པ་སྒྲུབ་ལ་ལེ་ལོས་ཁྱེར།།
dön-cen tarpa drup-la le löchier E quando si tratta del grande obiettivo di raggiungere la liberazione, veniamo allontanati dalla pigrizia, ནོར་བུའི་གླིང་ནས་ལག་སྟོང་ལོག་གྱུར་པས།།
norbü lin-ne lac-ton loc ghiurpe Dall’isola dei gioielli verremo a mani vuote, quindi བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione!
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
མི་ལུས་དོན་ལྡན་འགྲུབ་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
milü dönden druppar gin ghilop Da[cci] la benedizione così [che il nostro] corpo umano diventi significativo! 35)
མ་ཤི་ས་སྟེང་ལུས་པ་གཅིག་ཀྱང་མེད།།
masci saten lüpa cic chian-me Non c’è nessuno sulla terra che non morirà,
ད་ལྟ་གཅིག་རྗེའི་གཉིས་མཐུད་ཕ་རོལ་འགྲོ།།
data cichie gnitü pa röl-dro In questo momento, uno dopo l’altro tutti vanno dall’altra parte, རང་ཡང་མྱུར་བ་ཉིད་དུ་འཆི་དགོས་ཀྱང་།།
ran-ian gniur-ua gnidu ci göchian Sebbene anche noi dobbiamo morire presto,
ཡུན་རིང་སྡོད་གྲབས་བྱེད་པའི་སྙིང་རུལ་པོ།།
iünrin dödrap gepe gnin rülpo Ci prepariamo stupidamente a rimanere per un lungo [tempo],
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione!
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Chiamando il lama da lontano
ལོང་མེད་བློ་སྣ་ཐུང་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
lon-me lo-na tun-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione quando il tempo stringe per ridurre i nostri piani [a lungo termine]! 36)
སྙིང་དུ་སྡུག་པའི་མཛའ་བཤེས་སོ་སོར་འབྲལ།།
gnin-du ducpe zasce so sor-drel Saremo separati da ogni amico che è caro ai nostri cuori,
སེར་སྣས་བསག་པའི་ནོར་རྫས་གཞན་གྱིས་སྤྱོད།།
serne sacpe nor-ze scenghiciö Altri useranno la ricchezza che abbiamo raccolto avidamente, གཅེས་པའི་ལུས་ཀྱང་ཤུལ་དུ་བོར་ནས་སུ།།
cepe lüchian sciüldu bor nesu Dopo aver lasciato indietro anche il [nostro] corpo amato, རྣམ་ཤེས་བར་དོ་གཏོལ་མེད་འཁོར་བར་འཁྱམས།།
namsce bardo tölme cor uar-chiam [La nostra] coscienza vagherà negli stati intermedi del samsara [con un] incerto [futuro], བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione!
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
ཅིས་ཀྱང་དགོས་མེད་རྟོགས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
cichian göme tocpar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che [ci] rendiamo conto che non abbiamo bisogno di nulla! 37)
འཇིག་པའི་མུན་པ་ནག་པོས་སྔོན་ནས་བསུ།།
gicpe münpa nacpö nön nesu Davanti a noi, l’oscurità buia spaventosa [ci] accoglierà, ལས་ཀྱི་རླུང་དམར་དྲག་པོས་རྒྱབ་ནས་དེད།།
lechi lun-mar dracpö ghiap nede Da dietro, il vento aspro e forte del karma [ci] sta inseguendo, མི་སྡུག་གཤིན་རྗེའི་ཕོ་ཉས་བརྡེག་ཅིང་བཙོ ག།
miduc scinge ponie dec cin-tsoc Messaggeri ripugnanti del Signore della Morte [ci] attaccheranno e colpiranno, བཟོད་དཀའ་ངན་འགྲོའི་སྡུག་བསྔལ་མྱོང་དགོས་ན།།
szöca nen-drö duc-nel nion göna Noi [dovremo] sperimentare la sofferenza delle rinascite peggiori, difficili da sopportare, བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione!
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Chiamando il lama da lontano
ངན་སོང་གཡང་ལས་ཐར་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
nenson ian-le tar-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione, così saremo liberati dall’abisso delle cattive rinascite! 38)
རང་སྐྱོན་རི་བོ་ཙམ་ཡང་ཁོང་དུ་སྦས།།
ran-chiön ribo tsam-ian con dube Nascondiamo all’interno [i nostri] difetti sebbene siano come montagne, གཞན་སྐྱོན་ཏིལ་འབྲུ་ཙམ་ཡང་སྒྲོག་ཅིང་སྨོད།།
scen-chiön tin-dru tsam-ian droc cin-mö Le colpe degli altri additiamo e condanniamo sebbene siano come un seme di sesamo, ཡོན་ཏན་ཅུང་ཟད་མེད་ཀྱང་བཟང་པོར་རློམ།།
iönten ciun-sze mechian szan porlom Anche se manchiamo delle più piccole qualità, noi [orgogliosamente] ci vantiamo della [nostra] eccellenza, ཆོས་པའི་མིང་བཏགས་ཆོས་མིན་ཁོ་ནར་སྤྱོད།།
ciöpe min-tac ciömin co nar-ciö Ci definiamo praticanti del dharma, [ma] ci comportiamo completamente non dharmicamente,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! རང་འདོད་ང་རྒྱལ་ཞི་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ran-dö na-ghiel sci-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione per pacificare l’egoismo e l’egocentrismo! 39)
གཏན་ཕུང་བདག་འཛིན་འགོང་པོ་ ཁོང་དུ་བཅུག།
tenpun dan-zin gon-po con du-ciuc Celebriamo il demone dell’auto-identificazione,159 che sempre ci rovina,
བསམ་ཚད་ཐམས་ཅད་ཉོན་མོངས་འཕེལ་བའི་རྒྱུ།།
sam-tse tam-ce gnon-mon pel ueghiu Ogni [nostro] pensiero è causa di crescita delle afflizioni,
བྱས་ཚད་ཐམས་ཅད་མི་དགེའི་འབྲས་བུ་ཅན།
getse tamce mighe dre bucen Ogni [nostra] azione ha un effetto negativo,
ཐར་པའི་ལམ་དུ་ཕྱོགས་ཙམ་མ་ཕྱིན་པས།།
tarpe lamdu cioc-tsam ma cinpe Non ci siamo nemmeno rivolti verso la via della liberazione, quindi
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Chiamando il lama da lontano
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda[ci] prontamente con compassione! ངར་འཛིན་རྩད་ནས་ཆོད་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
nar-zin tsene ciöpar gin ghilop Da[cci] la benedizione per recidere l’attaccamento a se stessi alla radice! 40)
བསྟོད་སྨད་ཙམ་ལ་དགའ་དང་མི་དགའ་སྐྱེ།།
töme tsamla gadan mi gachie Una piccola lode [ci] fa piacere e un piccolo biasimo ci fa dispiacere, ཚིག་ངན་ཙམ་ལ་བཟོད་པའི་གོ་ཆ་ཤོར།།
tsic-nen tsamla szöpe go ciascior Poche parole dure [ci] fanno perdere l’armatura della pazienza, ཉམ་ཐག་མཐོང་ཡང་སྙིང་རྗེའི་སེམས་མི་སྐྱེ།།
niamtac ton-ian gnin-ge sem michie Anche se vediamo [persone] bisognose di pietà, ciò non scatena la compassione nella [nostra] mente, །སྦྱིན་ཡུལ་བྱུང་དུས་སེར་སྣའི་མདུད་པས་བཅིངས
gin-iül giun-dü serne dü pecin Se c’è un’occasione per essere generosi, [siamo] presi dall’avarizia,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda[ci] prontamente con compassione! སེམས་རྒྱུད་ཆོས་དང་འདྲེས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
sem-ghiü ciödan drepar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che [il nostro] flusso mentale si fonda con il dharma! 41)
འཁོར་བ་སྙིང་པོ་མེད་ལ་སྙིང་པོ་བཟུང་།།
cor-ua gnin-po mela gnin poszung il samsara non ha un centro, ma ci aggrappiamo [ad esso] per avere un centro ལྟོ་གོས་ཕྱིར་དུ་གཏན་འདུན་ལིང་གིས་བོར།།
togö cirdu tendün lin ghibor Per amore di cibo e abiti abbandoniamo completamente obiettivi duraturi, མཁོ་རྒུ་ཚང་ཡང་དགོས་དགོས་ཕྱིར་ཕྱིར་མང་།།
cogu tsan-ian gögö cir cirman Anche se abbiamo tutto ciò di cui [abbiamo] bisogno, continuiamo ad avere bisogno di sempre più cose, མི་བདེན་སྒྱུ་མའི་ཆོས་ཀྱིས་རང་སེམས་བསླུས།།
miden ghiume ciöchi ran semlü Falsi fenomeni illusori ingannano la [nostra] mente,
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Chiamando il lama da lontano
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ཚེ་འདི་བློ་ཡིས་ཐོང་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
tse-di lo-yi ton-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che, grazie alla comprensione, abbandoniamo questa vita [mondana]! 42)
ལུས་སེམས་སྡུག་བསྔལ་ཕྲ་མོའང་མི་བཟོད་ཀྱང་།།
lüsem duc-nel tramo-an mi szö-chian Anche se non riusciamo a sopportare la più piccola sofferenza del corpo e della mente, ངན་འགྲོར་འགྲོ་ལ་མི་འཚེར་སྙིང་རྡོས་ཅན།།
nen-dror drola mitser gnin döcen Non curanti, non proviamo nemmeno ad evitare di avere cattive rinascite,
རྒྱུ་འབྲས་བསླུ་མེད་མངོན་སུམ་མཐོང་བཞིན་དུ།།
ghiudre lume nönsum ton scindù Osservando in modo diretto che la legge di causa ed effetto è infallibile,
དགེ་བ་མི་སྒྲུབ་སྡིག་པའི་ཡོ་ལང་འཕེལ།།
ge-ua midrup dicpe iò lan-pel [Comunque] non realizziamo la virtù, [ma semplicemente] aumentiamo una massa di negatività,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ལས་ལ་ཡིད་ཆེས་སྐྱེ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
lela yice chie-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che iniziamo a fidarci del karma! 43)
དགྲ་ལ་སྡང་སེམས་གཉེན་ལ་ཆགས་སེམས་སྐྱེ།།
drala dan-sem gnien-la ciac sem-chie Con atteggiamento di rabbia verso i nemici e attaccamento ai parenti,
བླང་དོར་གནས་ལ་གཏི་མུག་མུན་ལྟར་འཐོམ།།
lan-dor nela timuc mün tartom Come nell’oscurità siamo stupefatti dell’ignoranza riguardo a cosa accettare e cosa rifiutare,
ཆོས་བཞིན་སྤྱོད་ཚེ་བྱིང་རྨུགས་གཉིད་དབང་ཤོར།།
ciöscin ciötse gin-muc gni uan-scior Quando ci comportiamo secondo il dharma, siamo sopraffatti da pesantezza, ottusità e sonnolenza,
ཆོས་མིན་སྤྱོད་ཚེ་དབང་པོ་གསལ་ཅིང་གྲུང་།།
ciömin ciötse uan-po sel cin-drun Quando ci comportiamo secondo il non-dharma, le [nostre] facoltà sono chiare e intelligenti,
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ཉོན་མོངས་དགྲ་བོ་ཆོམ་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
gniönmon dra-uo ciompar gin ghilop Da[cci] la benedizione per sconfiggere i nemici – le afflizioni! 44)
ཕྱི་ནས་བལྟས་ན་ཡང་དག་ཆོས་པའི་གཟུགས།།
cine tena ian-dac ciö peszuc Guardando dall’esterno, sembriamo essere veri praticanti di dharma
ནང་དུ་རང་སེམས་ཆོས་དང་མ་འདྲེས་པས།།
nan-du ran-sem ciödan ma drepe [Ma] interiormente [la nostra] mente non era nel dharma, quindi སྦྲུལ་གདུག་བཞིན་དུ་ཉོན་མོངས་ཁོང་ན་སྦས།།
drülduc scindu gnionmon con nabe Interiormente [abbiamo] nascosto [le nostre] afflizioni come serpenti velenosi, རྐྱེན་དང་འཕྲད་ཚེ་ཆོས་པའི་མཚང་རྟགས་སྟོན།།
chiendan tretse ciöpe tsan tactön [E] in [certe] occasioni [additiamo] [i] difetti interni di [altri] praticanti,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! རང་རྒྱུད་རང་གིས་ཐུལ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ranghiü ran-ghi tül-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da domare [i nostri] stessi flussi [mentali]! 45)
རང་སྐྱོན་ངན་པ་རང་གིས་མ་རྟོགས་པས།།
ran-chiön nenpa ran-ghi ma tocpe Non realizzando [i nostri] stessi terribili errori, ཆོས་པའི་གཟུགས་བཟུང་ཆོས་མིན་སྣ་ཚོགས་སྤྱོད།།
ciöpe szuc-szun ciömin na tsoc-ciö Compiamo vari [atti] non dharmici [nonostante] abbiamo l’apparenza del praticante del dharma,
ཉོན་མོངས་མི་དགེའི་ལས་ལ་ཤུགས་ཀྱིས་གོམས།།
gniönmon mige lela sciuc chigom Ci abituiamo con forza alle azioni minate dalla negatività,
དགེ་བློ་ཡང་ཡང་སྐྱེས་ཀྱང་ཡང་ཡང་ཆད།།
ghelo ian-ian chiechian ian iance Anche se atteggiamenti virtuosi si sono presentati ripetutamente, sono stati ogni volta soppressi,
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Chiamando il lama da lontano
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! རང་སྐྱོན་རང་གིས་མཐོང་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ran-chiön ran-ghi ton-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da vedere i nostri stessi errori! 46)
ཞག་རེ་སོང་བཞིན་འཆི་ལ་ཕར་ཕར་ཉེ།།
sciacre son-scin cila par par-gnie Con il passare dei giorni siamo sempre più vicini alla morte,
ཉིན་རེ་ལོན་བཞིན་རང་རྒྱུད་ཕྱིར་ཕྱིར་གྱོང་།།
gninre lön-scin ran-ghiü cir cir-ghion Col passare dei giorni [il nostro] flusso [mentale] è sempre più rigido,
བླ་མ་བསྟེན་བཞིན་མོས་གུས་རིམ་གྱིས་འགྲིབ།།
lama ten-scin mögü rim ghidrip Mentre seguiamo un lama, la [nostra] devozione svanisce gradualmente, མཆེད་ལ་བརྩེ་གདུང་དག་སྣང་ཇེ་ཆུང་སོང་།།
cela tsedun dacnan ge ciun-son [Il nostro] amore [e] la percezione pura degli amici diventano sempre più piccoli,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! རྨུ་རྒོད་རང་རྒྱུད་ཐུལ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
mugö ran-ghiü tül-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da domare l’indisciplinato [comportamento del nostro] flusso [mentale]! 47)
སྐྱབས་འགྲོ་སེམས་བསྐྱེད་གསོལ་འདེབས་བྱས་ན་ཡང་།།
chiam-dro sem-chie söldeb ge na-ian Anche se prendiamo rifugio, sviluppiamo bodhicitta e facciamo suppliche, མོས་གུས་སྙིང་རྗེ་གཏིང་ནས་མ་སྐྱེས་པས།།
mögü gninge tin-ne ma chiepe La devozione [e] la compassione non nascono dall’interno, quindi ཚིག་ཙམ་དབང་གྱུར་ཆོས་སྤྱོད་དགེ་སྦྱོ ར་རྣམས།།
tsic-tsam uan-ghiur ciöciö ghe giornam [La nostra] pratica del dharma [e] il comportamento virtuoso consiste solo di parole, བྱས་ལོ་ཙམ་ལས་རྒྱུད་ཐོག་མ་ཁེལ་བས།།
gelo tsamle ghiütoc ma chel-ue Di poco significato, queste semplici azioni non hanno mai influenzato il flusso [della nostra mente],
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ཅི་བྱས་ཆོས་སུ་འགྲོ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
cige ciösu dro-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che qualsiasi cosa facciamo diventi [pratica] di dharma! 48)
བདག་བདེ་འདོད་ལས་སྡུག་བསྔལ་ཐམས་ཅད་འབྱུང་།།
dacde döle duc-nel tam ce-giun Anche se si dice che tutta la sofferenza viene dal volere la felicità per se stessi, གཞན་ཕན་སེམས་ཀྱིས་སངས་རྒྱས་འགྲུབ་གསུངས་ཀྱང་།།
scenpen sem-chi sanghie drup sun-chian [E] la buddhità [è raggiunta] pensando al beneficio degli altri, སེམས་མཆོག་བསྐྱེད་ཅིང་རང་འདོད་ཕུག་ཏུ་བཅུག།
sem-cioc chiecin randö puc tuciuc Generiamo la più alta bodhicitta e nascondiamo il desiderio egoistico all’interno,
གཞན་ཕན་ལྟ་ཅི་གཞན་གནོད་ཞོར་ལ་སྒྲུབ།།
shenpen taci shennö shor ladrup Lungi dall’essere di beneficio agli altri, riusciamo persino a danneggiarli,
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! བདག་གཞན་བརྗེ་བར་ནུས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
dac-shen ge-uar nüpar gin ghilop Da[cci] la benedizione affinché possiamo scambiare noi stessi con gli altri! 49)
སངས་རྒྱས་དངོས་སྣང་བླ་མ་མི་རུ་བཟུང་།།
sanghie nönan lama mi ru-szun Consideriamo un essere umano [ordinario] il lama, che è veramente una manifestazione del Buddha,
གདམས་ཟབ་སྟོན་པའི་བཀའ་དྲིན་ངང་གིས་བརྗེད།།
dam-szap tönpe cadrin nan ghige Ci dimentichiamo facilmente della gentilezza con cui concedeva a [noi] le istruzioni profonde,
རང་འདོད་མ་བྱུང་ཚེ་ན་ཡི་ཆད་བསྒོམས།།
randö magiun tsena yi cegom Quando i nostri desideri non sono soddisfatti, siamo arrabbiati,
མཛད་སྤྱོད་རྣམས་ལ་ཐེ་ཚོ མ་ལོག་ལྟས་སྒྲིབ།།
zeciö namla tetsom loc tedrip Oscuriamo le azioni [del lama] con i [nostri] dubbi [e] visioni errate,
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! མོས་གུས་འགྲིབ་མེད་འཕེལ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
mögü dripme pel-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione per accrescere una devozione che non svanisce! 50)
རང་སེམས་སངས་རྒྱས་ཡིན་ཀྱང་ངོ་མ་ཤེས།།
ran-sem sanghie yin-chian no masce Anche se [la nostra] stessa mente è buddha, non lo sappiamo, རྣམ་རྟོག་ཆོས་སྐུ་ཡིན་ཀྱང་དོན་མ་རྟོགས།།
namtoc ciöcu zin-chian dön matoc Anche se la concettualizzazione è il dharmakāya, non realizziamo quel [punto] essenziale, མ་བཅོས་གཉུག་མ་ཡིན་ཀྱང་སྐྱོང་མ་ནུས།།
maciö gniucma yin-chian chion manü Anche se lo stato inalterato è naturale,160 non siamo capaci di mantener[lo], རང་བབས་གནས་ལུགས་ཡིན་ཀྱང་ཡིད་མ་ཆེས།།
ran-bap neluc yin-chian yi mace Anche se [una mente] che si è calmata [risiede] nello stato naturale, non abbiamo fiducia [in questo],
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! རང་རིག་རང་སར་གྲོལ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ran-ric ran-sar dröl-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che l’auto-consapevolezzza sia liberata dall’interno! 51)
ཡོང་ངེས་འཆི་བ་སྙིང་ནས་དྲན་མ་ཐུབ།།
ion-ne ci-ua gnin-ne dren matup Non siamo in grado di ricordare dalla [profondità del nostro] cuore che la morte è certa,
ཕན་ངེས་དམ་ཆོས་ཚུལ་བཞིན་སྒྲུབ་མ་ནུས།།
pen-ne damciö tsül-shin drup manü Non siamo in grado di realizzare veramente il dharma che sicuramente è reale e di beneficio,
བདེན་ངེས་ལས་འབྲས་བླང་ད ོ ར་ཚུལ་བཞིན་མེད།། denne ledre landor tsül scinme La legge del karma è certamente vera [ma] non accettiamo e rifiutiamo di conseguenza, དགོས་ངེས་དྲན་ཤེས་མ་བསྟེན་གཡེང་བས་ཁྱེར།།
gönge drensce maten ien uechier Poiché non facciamo affidamento sulla consapevolezza, che è necessaria, [ci] facciamo trascinare dalle distrazioni, 85
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ཡེངས་མེད་དྲན་པས་ཟིན་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
yenme drenpe szinpar gin ghilop Da[cci] la benedizione, così che la consapevolezza non distratta sorregga [le nostre menti]! 52)
སྔོན་ལས་ངན་པས་སྙིགས་མི་དུས་མཐར་སྐྱེས།།
nönle nenpe gnicmi dü tar-chie A causa del nostro precedente karma negativo [siamo] nati alla fine di [questo] tempo degenerato, སྔར་བྱས་ཐམས་ཅད་སྡུག་བསྔལ་རྒྱུ་རུ་སོང་།།
narge tamce duc-nel ghiu ruson Tutte le azioni precedenti sono diventate la causa della sofferenza, གྲོགས་ངན་རྣམས་ཀྱིས་སྡིག་པའི་གྲིབ་མས་གཡོགས།།
droc-nen nam-chi dicpe drip meioc I cattivi amici gettano l’ombra delle azioni negative [su di noi], དོན་མེད་གླིང་མོས་དགེ་སྦྱོ ར་གཡེང་བས་ཁྱེར།།
dönme lin-mö ghegior ien uechier [Siamo] distratti dal comportamento virtuoso da chiacchiere senza senso,
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! ཆོས་ལ་སྙིང་རུས་ནུས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ciöla gnin-ru nüpar gin ghilop Da[cci] la benedizione, così che possiamo essere inarrestabili nel dharma! 53)
དང་པོ་བསམ་རྒྱུ་ཆོས་ལས་མེད་པ་ལ།།
danpo samghiu ciöle me pala All’inizio non pensavamo ad altro che al dharma, ཐ་མ་གྲུབ་འབྲས་འཁོར་བ་ངན་སོང་རྒྱུ།།
tama drup-dre cor-ua nen son-ghiu Alla fine i risultati di quanto abbiamo raggiunto sono causa del samsara e di rinascite negative, ཐར་པའི་ལོ་ ཏོག་མི་དགེའི་སད་ཀྱིས་བཅོམ།།
tarpe lotoc mighe se chiciom Il raccolto della liberazione è distrutto dal gelo della non-virtù, གཏན་འདུན་ཉེས་པའི་རྨུ་རྒོད་བདག་འདྲ་རྣམས།།
tendün gniepe mugö dac dranam I barbari come noi hanno rovinato le aspirazioni assolute,
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བླ་མ་མཁྱེན་ནོ་ཐུགས་རྗེས་མྱུར་དུ་གཟིགས།།
lama chienno tucge niur du-szic Lama ricordati [di noi]! Guarda [ci] prontamente con compassione! དམ་ཆོས་མཐའ་རུ་ཕྱིན་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
damciö taru cinpar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da portare il vero dharma a compimento! 54)
སྐྱོ་ཤས་གཏིང་ནས་སྐྱེ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
chiosce tinne chie-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione così che il disgusto [verso il samsara] nasca dall’interno! ལོང་མེད་བློ་སྣ་ཐུང་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
lonme lona tun-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione così da ridurre i nostri piani velocemente! འཆི་བ་སྙིང་ནས་དྲན་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ci-ua gninne drenpar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da ricordarci della morte nel profondo del [nostro] cuore! ལས་ལ་ཡིད་ཆེས་སྐྱེ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
lela yice chie-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da iniziare ad avere fiducia nel karma!
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ལམ་ལ་བར་ཆད་མེད་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
lamla uarce mepar gin ghilop Da[cci] la benedizione così che non ci siano ostacoli sul sentiero! སྒྲུབ་ལ་རྩོན་འགྲུས་ནུས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
drupla tsön-drü nüpar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che siamo in grado di sforzarci per raggiungere [la realizzazione]! རྐྱེན་ངན་ལམ་དུ་ལོང་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
chiennen lamdu lonpar gin ghilop Da[cci] la benedizione così da integrare le cattive condizioni nel sentiero! གཉེན་པོ་རང་ཚུགས་ཐུབ་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
gnienpo ran-tsuc tuppar gin ghilop Da[cci] la benedizione così che gli antidoti siano efficaci da soli! བཅོས་མིན་མོས་གུས་སྐྱེ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ciömin mögü chie-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione per far nascere una devozione non artefatta! གནས་ལུག་རང་ཞལ་འཇལ་བར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
neluc ran-scel gel-uar gin ghilop Da[cci] la benedizione così da poter incontrare l’assoluto faccia a faccia!
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རང་རིག་སྙིང་དབུས་སད་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
ranric gningü separ gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo che l’auto-consapevolezza sia risvegliata dalla profondità del [nostro] cuore! འཁྲུལ་སྣང་གཞི་རྩ་ཆོད་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
trülnan scitsa ciöpar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da recidere le basi delle manifestazioni illusorie alla radice! ཚེ་ཅིག་སངས་རྒྱས་འགྲུབ་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
tsecic sanghie druppar gin ghilop Da[cci] la benedizione in modo da raggiungere la buddhità in una vita! གསོལ་བ་འདེབས་སོ་བླ་མ་རིན་པོ་ཆེ།།
söl-ua depso lama rin poche [Ti] supplichiamo, prezioso lama! གདུང་བས་འབོད་དོ་དྲིན་ཅན་ཆོས་ཀྱི་རྗེ།།
dun-ue bödo drincen ciö chige [Ti] chiamiamo con desiderio, gentile signore del dharma! སྐལ་མེད་བདག་ལ་རེ་ས་ཁྱེད་ལས་མེད།།
chelme dac-la resa chie leme Per [noi] che siamo sfortunati non c’è nessun altro su cui fare affidamento,
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Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye
ཐུགས་ཡིད་དབྱེར་མེད་འདྲེས་པར་བྱིན་གྱིས་རློབས།།
tuc-yi ierme drepar gin ghilop Da[cci] la benedizione così che la tua mente e la nostra si mescolino inseparabilmente!
ཚུལ་འདིར་མོས་ལྡན་དགེ་སྦྱོང་འགའ་ཞིག་གིས་སྔར་སོར་ནས་བསྐུལ་ཡང་རིམ་ལུས་སུ་གྱུར་
པ་ཉེ་ཆར་རིགས་ལྡན་ཆོས་མཛད་མ་བསམ་འགྲུབ་སྒྲོན་མ་དང་དེ་བ་རཀྵི་ཏ་ཟུང་གིས་བསྐུལ་
ངོར་སྙིགས་དུས་བླ་མའི་གཟུགས་བརྙན་འཛིན་པ་བློ་གྲོས་མཐའ་ཡས་ཀྱིས་རྫོ ང་ཤོད་བདེ་ གཤེགས་འདུས་པའི་སྒྲུབ་གནས་ཆེན་པོར་བགྱིས་པ་དགེ་ལེགས་འཕེལ།། །།
Riguardo a quanto sopra [testo], alcuni devoti monaci lo hanno richiesto prima, ma ho rimandato per un lungo periodo. Di recente Samdrub Drönma, una praticante di dharma della famiglia [nobile dei bodhisattva] insiema a Dewa Rakṣita [me lo] ha chiesto. Per loro, colui che finge di essere un lama in questi tempi degenerati, [Io,] Lodrö Thaye, scrissi nel grande luogo di realizzazione di Dzongshö161 dove sono riuniti i Sugata. Possa questo essere virtuoso!
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Chiamando il lama da lontano
ANNOTAZIONI 1. L’edizione prodotta per le nostre traduzioni comprende le seguenti versioni: dKon mchog yan lag gyi bla ma rgyang ’bod: gdams ngag rin po che’i mdzod di ’Jam mgon kong sprul blo gros mtha’ yas. Vol. 9 (ta). pp. 123–124. Folios 9a1–9b7. New Delhi: Shechen Publications. 1999; chos drug bla ma ’gyang ’bod zhwa dmar dkon mchog yan lag gis mdzad pa la In: Nā ro chos drug gi khrid skor. Delhi: Karlo. 1985, pp. 11–14; bla ma rgyang ’bod In: dpal lugs nā ro’i sgrub sde’i rgyun khyer byin rlabs ’dod dgu ’byung ba’i sprin phung bzhugs so. Bodhgaya: Palpung Sungrab Patrun Khang. 2010, pp. 321–325; bla ma rgyang ’bod In: bla ma rgyang ’bod. Calling Guru from Afar. Kathmandu: Kagyu Institute of Buddhist Studies. 2014, pp. 94–123. ’Jam mgon kong sprul kyi bla ma rgyang ’bod: Calling the Guru from Afar. A Supplication to Pierce Your Heart With Devotion by Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye. Kathmandu: Ka-Nying Shedrub Ling Monastery & Rangjung Yeshe Translations & Publications; Calling the Gurus from Afar. A Supplication to Pierce Your Heart with Devotion by Jamgön Kongtrul Rinpoche the Great. Lhasey Lotsawa Translations & Publications. Chokgyur Lingpa Foundation. 2011; Padma Chos rgyal (ed.) “Bla ma rgyang ’bod kyi gsol debs mos gyus snying gis gzer ’debs.” In: dKar rnying gi skyes chen du ma’i phyag rdzogs kyi gdams ngag gnad bsdus nyer mkho rin po che’i gter mdzod/ rTsibs ri’i par ma/, p 311–332, Vol 27. TBRC W20749. 31 vols. Darjeeling: Kargyu sungrab nyamso khang, 1978–1985. (http://tbrc.org/link?RID=W20749); Un’altra versione del bla ma rgyang ’bod kyi gsol ’debs mos gus snying gi gzer ’debs è disponibile presso: http://rywiki.tsadra.org/index.php/Calling_the_Guru_from_Afar; l’origine di questo resto è sconosciuta. Abbiamo usato una versione dattiloscritta gentilmente fornita da amici in Francia, Dagpo Kagyü Ling.
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ANNOTAZIONI
2. Le istruzioni su come cantare il testo in base al quale abbiamo organizzato il rendering fonetico del tibetano sono state date oralmente da Sherab Gyaltsen Rinpoche. La rappresentazione fonetica della pronuncia tibetana è stata fatta in modo da permettere al lettore di leggere le sillabe come se fossero in italiano, con l’eccezione del simbolo “sz” che si pronuncia come la ‘s’ di ‘quasi’, e dei suoni che non appartengono alla lingua italiana: ö come nel tedesco zwölf o nel francese fleur, ü come nel tedesco fünf o nel francese parfum, y come in yogurt. Le sillabe non sono raggruppate semanticamente ma per facilitarne la pronuncia cantando. Sono stati usati trattini per una migliore leggibilità. 3. “bla na med na srid mthar min” Gampopa 1999: 27. 4. Vedi prima strofa di Chiamando il Lama di Kongtrul. 5. Vedi prima strofa di Chiamando il Lama di Shamarpa. 6. Bengar Jampal Zangpo (Tib. ban sgar ’ jam dpal bzang po, XV secolo) studente del VI Karmapa Tongwa Dönden (Tib. mthong ba don ldan, 1416– 1453). Dopo dodici anni di addestramento intensivo alla meditazione divenne un maestro di mahāmudrā e infine l’insegnante del VII Karmapa Chödrak Gyatso (Tib. chos grags rgya mtsho, 1454–1506). 7. “mos gus sgom gyi mgo bor gsungs pa bzhin/ man ngag gter sgo ’byed pa’i bla ma la/ rgyun du gsol ba ’debs pa’i sgom chen la”. Jampal Zangpo’s Dorje Chang Tungma: vol. 9 (ta):, p. 119. 8. “bdag can rdzogs pa’i sangs rgyas thob par byed pa la bsod nams dang ye shes kyis bsdus pa’i tshogs thams cad gsog dgos shing/ de gsog pa’i thabs dge ba’i bshes gnyen la rag las pa’i phyir dang” Gampopa 1999: p. 25. 9. Tib. dge ba’i bshes gnyen, Skt. kalyāṇamitra, Nobel 1950 s.v. lett. “amico gentile, nobile o virtuoso “. Questo termine può anche riferirsi allo stesso Buddha o qualsiasi guida spirituale o compagno di qualsiasi tipo. MW: s.v. kalyāṇa. 10. Tib. ’phags pa. 11. cf. Thurman 2004: 224.; “mitraṃ śrayeddāntaśamopaśāntaṃ guṇādhikaṃ sodyamamāgamāḍhyaṃ | prabud- dhatatvaṃ vacasābhyupetaṃ kṛpātmakaṃ
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Chiamando il lama da lontano
khedavivarjitaṃ ca ||“ Queste sono le qualità principali di un insegnante spirituale, sottolineato dal Mahāyānasūtralaṃkāra di Asaṅga XVII.9 e commentari (bhāṣya) di Vasubandhu. Si noti che è menzionato insieme alla realizzazione accademica e alla capacità di insegnare. 12. Il termine Lama è uguale a gongma (Tib. gong ma), che significa “superiore o uno che è sopra” e “precedente o anziano”, che infatti si riferisce a entrambi: insegnanti e genitori. 13. Tsangpa Gyare (Tib. gtsang pa rgya ras ye shes rdo rje, 1161–1211) fu studente di Lingrepa Pema Dorje (Tib. gling ras pa pad+ma rdo rje, 1128–1188) e uno dei padri fondatori dei Drukpa Kagyü. 14. “rtogs pas bdag rgyud grol ba/ thugs rje gzhan rgyud grol ba / rten ’brel thabs la mkhas pa / ’brel tshad don dang ldan pa ste”. Tsünpa Gendün Rinchen 2008: p. 143. 15. Tib. mchog gsang nang gi de nyid ston pa. 16. Il sentiero dell’accumulazione (Skt. ⁄aṃbharamārga, Tib. tshogs lam, che in realtà è l’abbreviazione di puṇyajñānasaṃbhāra: l’accumulo di merito e visione) nel Mahāyāna è il primo dei cosiddetti cinque sentieri che un bodhisattva percorre sulla via dell’illuminazione . La pratica su questo sentiero ha principalmente a che fare con l’accumulazione di meriti che consentono di passare a sentieri più alti, che sono i seguenti: il sentiero dell’unione (Skt. prayogamārga, Tib. sbyor lam), il sentiero del vedere (Skt. darśanamārga, Tib. mthong lam), il sentiero della meditazione (Skt. bhāvanāmārga, Tib. sgom lam) e il sentiero del non più apprendimento (Skt. aśaikṣamārga, Tib. mi slob lam). Il sentiero di accumulazione ha tre fasi: minore, intermedia e grande. È a quest’ultima che si fa riferimento in questa citazione. 17. “rang las dang po pa’i dus su sangs rgyas dang sa chen po la gnas pa’i byang chub sems dpa’ rnams la bsten pa’i nus pa med pas/ dge ba’i bshes gnyen so so’i skye bo la bsten pa’o/ /rang las kyi sgrib pa phal cher dag tsa na/ dge ba’i bshes gnyen sa chen po la gnas pa’i byang chub sems dpa’ la bsten par nus pa’o/ /rang tshogs lam chen po yan chad la gnas tsa na/ dge ba’i bshes gnyen sangs rgyas sprul pa’i sku la bsten par nus pa’o/ /rang sa chen po la gnas tsa
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ANNOTAZIONI
na/ dge ba’i bshes gnyen longs spyod rdzogs pa’i sku la bsten par nus pa’o//” Gampopa 1999: p. 27–28. 18. de ltar bzhi las rang la drin gang che na/ bdag cag dang po las dang nyon mongs pa’i mun khang na ’dug pa’i tshe/ dge ba’i bshes gnyen gong ma rnams bsten pa bas/ zhal mthong ba tsam yang med pa las/ dge ba’i bshes gnyen so so’i skye bo dang mjal bas/ de’i gsung gi sgron mes lam snang bar byas nas/ dge ba’i bshes gnyen gong ma rnams dang mjal bar ’gyur te/ des na nangs gi drin che ba ni dge ba’i bshes gnyen so so’i skye bo yin no//” Gampopa 1999: 28. 19. “gtso bo rtsa ba’i bla ma dbyer med bsgom” Kongtrul 2008: 37. 20. Tib. mos gus. 21. Jampal Zangpo’s Dorje Chang Tungma: vol. 9 (ta):, p. 119. 22. Tib. mos pa, Skt. adhimukti o adhimokṣa cf. Mvy 1929. 23. Tib. gus pa, Skt. gaurava cf. Nobel 1950 s.v. 24. Tib. gsol ’debs pa. 25. Su benedizione. Vedi n. 6. 26. Tib. bla ma’i rnal ’byor, lett. “unione, connessione o unificazione con il lama “, come la pratica nella quale il meditatore, richiamando alla mente o ricordando il lama, riceve la sua benedizione e con essa anche la benedizione del lignaggio. Il termine *guru-yoga è una traduzione posteriore in sanscrito e, per quanto ne sappiamo, non attestata nella letteratura indiana primaria. 27. Tib. bla ma rgyang ’bod. 28. cf. Davidson 2005: 50. 29. I primi due testi elencati qui sono quelli tradotti da noi nel presente lavoro. L’ultimo, il Ogyen rinpoche söldep lama gyangbö jinlap charbep (Tib. O rgyan rin po che’i gsol ‘debs bla ma rgyang’ bod byin rlabs char ‘bebs) è stato scritto da Karma Chakme rāga-asya (Tib. karma chags med rā ga a sya, 1608–1678), il primo del lignaggio di incarnazione di Karma Chakme e fondatore dei Nedo Kagyü (Tib. gnas mdo bka ‘brgyud), una sotto-scuola dei Karma Kagyü.
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Chiamando il lama da lontano
30. Tib. gsol ’debs pa. 31. Tib. gdams ngag, Skt. upadeśa. 32. “I termini tibetani gdams ngag (Skt. upadeśa) e man ngag (Skt. āmnāya, ma a volte anche upadeśa) si riferiscono in generale alla parola e alla scrittura che offrono direttive per la pratica, sia nella condotta di vita generale che in alcuni settori specializzati come la medicina , l’astronomia, la politica, lo yoga o la meditazione. In ognuna di queste aree possono fare riferimento a istruzioni “esoteriche”, vale a dire consigli che di solito non si trovano nei libri di testo teorici ma derivano dall’esperienza pratica di professionisti esperti, e quindi destinati principalmente a coloro che sono effettivamente impegnati nella pratica della disciplina in questione. Man ngag sembra spesso connotare un livello più elevato di esoterismo rispetto a gdams ngag, in particolare quando entrambi i termini sono impiegati insieme in modo contrastivo, nonostante la loro sinonimia essenziale.” Matthew Kapstein, “gDams ngag: Tibetan Technologies of the Self”, in: Cabezón, Jackson 1996: 275. 33. Vedi n.66. 34. Tib. mi bskyod rdo rje (1507–1554). 35. Tib. sgrub brgyud shing rta brgyad. 36. Tib. ris med. 37. Vedi ’Jam mgon Kong sprul and the Nonsectarian Movement”, Smith 2006: 1–54. 38. Forse è significativo menzionare che i lama e i lignaggi invocati, a parte quelli che sono Kagyü, sono principalmente legati ai Nyingma. 39. Tib. ’bod pa. 40. Tib. bla ma mkhyen no. 41. Tib. zhang g.yu brag pa brtson ’grus grags pa 1123–1193, Zhang Tsöndrü Drakpa 2011: 45. 42. “de ltar bla ma la mos gus bskyed cing sems ma bcos ba’i ngang du glod cing sems la lta ba de kho na la bungs skor du bya zhing nyams su blang pas | yin
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ANNOTAZIONI
lugs zhig nang nas ’char bar gda’ gsungs pas” Roberts 2011: 45. 43. Nella letteratura buddhista si trovano riferimenti nei quali il/i buddha e bodhisattva sono indicati come il Buddha e i suoi figli, o, occasionalmente, anche come padre e fratelli. Il Gaṇḍavyūhasūtra (GRETIL) per esempio recita: sarvabuddha pitarastavāsamā bodhisattva tava sarvi bhrātaraḥ | bodhiaṅga tava sarvi jñātayaḥ tvaṃ sujātu sugatāna orasaḥ || “Tutti i buddha sono i tuoi padri ineguagliabili e i bodhisattva sono i tuoi fratelli [...].” Un altro esempio, tra gli altri, è il verso introduttivo del Bodhicaryāvatāra (GRETIL): sugatān sasutān sadharmakāyān, praṇipatyādarato’khilāṃś ca vandyān | sugatātmajasaṃvarāvatāraṃ, kathayiṣyāmi yathāgamaṃ samāsāt || “Dopo aver reso omaggio al Sugata (il Buddha) insieme alla sua prole, dotati del Dharmakāya e tutti degni di rispetto [...].” Prajñākaramati nel suo Bodhicaryāvatārapañjikā (GRETIL) spiega che la discendenza si riferisce ai bodhisattva. 44. Traduzione del Skt. bhaṭṭāraka cf. Mvy. 7057; lett. “un grande signore o una persona venerabile,” cf. MW. 45. La traduzione alternativa con deng (al giorno d’oggi): “Eppure, ora per amore dei [tuoi] figli devoti.” 46. Versione tradizionale per indicare i bodhisattva, traduzione del Skt. jinaputra cf. Mvy. 629; lett. “Figlio del conquistatore”. 47. Qui l’autore si riferisce al proprio insegnante radice VIII Karmapa Mikyö Dorje. 48. byin rlabs: traduzione per Skt. adhiṣṭhāna cfr. MVY. 4264, è spesso tradotto nel contesto buddhista come “benedizione” o “ispirazione”. La traduzione letterale dell’espressione tibetana completa “byin gyis rlabs” sarebbe: “cambiando per potere [spirituale] “o” influenzando per potere [spirituale]”. Le seguenti voci tratte dal BGT possono chiarire ulteriormente questo difficile termine. La definizione data qui è la seguente: “la forza o il potere che ti fa stare con qualsiasi cosa sia il significato del dharma del sentiero degli Ārya” cf. p. 1885: ’phags pa’i lam chos kyi don gang yin pa la gnas pa’i nus pa’am mthu. In seguito il BGT definisce rlob pa come: rlob pa (brlabs pa, brlab pa,
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rlobs) – gnang ba dang sgyur ba | byin gyis rlob pa | stobs shugs kyis brlabs par ’gyur ba. “rlob – dare, conferire e cambiare, trasformare; quindi: byin gyis rlob pa – essere cambiato dal potere”. Dag yig gsar bsgrigs: rlobs – gzhan du bsgyur ba sogs kyi don yin zhing | rgyun du byin gyis zhes pa dang ’brel nas ’ jug pa khyab che. “rlobs – ha significato quale cambiare in qualcos’altro. Di solito, quando è connesso con byi gyis, [significa] influenzare molto “. Un altro significato, forse correlato, che riflette anche l’uso più antico del termine sanscrito corretto e che, sebbene non strettamente connesso al nostro contesto, potrebbe dare ancora più sapore alla parola in relazione all’architettura, si trova in Mvy 5591, dove il termine è reso come lan kan gyi rten ma, che sarebbe “un supporto per un recinto, recinzione o copertura.” 49. Traduzione per Skt. kleśa lett. “Contaminazioni o afflizioni [morali e spirituali]”. Questo termine è ampiamente usato per descrivere i disturbi di base e le contaminazioni da purificare per risvegliarsi, come è spiegato ad esempio nel Triṃśikavijñaptibhāṣya di Sthiramati (ed. Buescher 2007: 1.): nyon mongs pa rnams ni thar pa ’thob pa la sgrib pas de’i phyir de dag spangs na thar pa ’thob par ’gyur ro || “Le contaminazioni sono l’ostacolo al conseguimento della liberazione; quindi, la liberazione si ottiene quando queste vengono abbandonate.” La sezione Kleśasaṃkleśa dello Yogācārabhūmi (ed. Ahn 2003: 57.) spiega ulteriormente: nyon mongs pa rnams kyi ngo bo nyid gang zhe na | chos gang skye ba na bdag nyid kyang rab tu ma zhi ba’i mtshan nyid du skye la | de skyes pas ’du byed kyi rgyud kyang rab tu ma zhi ba kho nar ’ jug pa ste | nyon mongs pa’i ngo bo nyid ni de kho nar zad par rig par bya’o || “Qual è ora la natura delle contaminazioni? È quando un elemento momentaneo, quando viene in essere e, da una parte, non è rassicurato e, d’altra parte, a causa del suo non essere ancora rassicurato, influenza anche altri fattori. Questa è in breve, come dovresti sapere, la natura delle contaminazioni. “(Traduzione da Ahn 2003: 159.) Il termine afflizioni viene di conseguenza scelto, poiché denota qualcosa che causa dolore o sofferenza e quindi spiega il sentimento negativo dei versetti successivi. 50. La traduzione alternativa con tshe (tempo): “Al momento della diffusione di attività karmicamente negative”. 51. Tib. snyigs ma lnga lett. “Cinque fecce o degenerazioni”, traduzione di Skt.
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pañcakaṣāya. Queste sono le cinque caratteristiche delle degenerazioni nel kaliyuga: l’era oscura, cioè il tempo presente. Sono le seguenti: “degenerazione delle opinioni” Tib. lta ba’i snyigs ma, Skt. dṛṣhṭikaṣāya; “Degenerazione delle afflizioni” Tib. nyon mongs pa’i snyigs ma, Skt. kleśakaṣāya; “Degenerazione degli esseri senzienti” Tib. sems can gyi snyigs ma, Skt. sattvakaṣāya; “Degenerazione della vita” Tib. tshe’i snyigs ma, Skt. āyuḥkaṣāya; e la “degenerazione del tempo” Tib. dus kyi snyigs ma, Skt. kalpakaṣāya. cf. MVY. 2335–2340. Vedi anche: BHSD s.v. 52. Cattiva trasmigrazione, Skt. durgati, cf. MVY. 4746 s.v. ngan ‘gro; Vedi anche: TSD s.v. ngan song si riferisce in realtà alla rinascita nei regni infernali ed è elencata come la destinazione (paryāya) degli esseri infernali (naraka). 53. Tib. ‘ jig rten gyi chos brgyad traduzione del Skt. aṣhṭau lokadharmāḥ, cf. MVY. 2341–2348. Spiegano gli otto atteggiamenti delle attività che sostengono la mente samsarica, che conducono alla rinascita nell’esistenza ciclica (saṃsāra). Generalmente questi possono anche essere chiamati: “le otto condizioni del mondo”. Sono raggruppati in quattro coppie di opposti: “ottenere e non ottenere” Tib. rnyed pa e ma rnyed pa, Skt. lābha e alābha; “piacere e dolore”, Tib. bde ba e sdug bsngal, Skt. sukha e duḥkha; “lode e biasimo” Tib. bstod pa e smad pa, Skt. praśaṃsā e nindā; e “ fama e infamia” Tib. snyan pa e mi snyan pa, skt. yaśas e ayaśas. Vedi anche: BHSD s.v. 54. Tib. gshin rje’i skyes bu – traduzione di Skt. *Yamapuruṣa. Yama, un dio indù che incarna la morte, qui tradotto come “il dio della morte”, in Mvy. 3114 è elencato come una divinità mondana (Skt. Laukikadevatā, Tib. ‘ jig rten pa’i lha). Nel Buddhismo tibetano è anche raffigurato in connessione con l’aspetto adirato di Mañjuśrī, che si dice abbia sconfitto Yama e per questo motivo porta il nome Yamāntaka, lett. “L’assassino della morte” o “colui che ha messo fine a Yama.” 55. Tib. ’ jig rten pha rol, Skt. paraloka lett. “l’altro mondo o il mondo futuro”, cf. MW s.v. Questa espressione è usata per indicare il corso della prossima rinascita e quindi potrebbe essere resa più significativamente come: “L’altra vita”. Insieme a ‘gro ba Skt. gata, significa anche “morte o morire”, cfr. MW s.v. °gata. Quindi una traduzione alternativa dal suono più letterale e drammatico
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sarebbe: “Sicuramente morirò domani.” 56. Definizione di bag chags di BGT: “Il potere latente della mente all’interno, che si abitua a diversi oggetti esterni come buoni, cattivi [o] neutri, che è [come un] macchia sulla cima della coscienza (nang sems kyis phyi yul bzang ngan bar mi sna tshogs la goms pa song ba’i nus pa bag la nyal rnam shes kyi steng na ’gos yod pa’i cha’o)” pp. 1805–1806. 57. Tib. bar do come la forma abbreviata di bar ma do’i srid pa, traduzione di Skt. antarābhava, cf. MVY. 7680, lett. “stato intermedio o esistenza” designa lo stato o periodo tra le rinascite ed è descritto in dettaglio nel Libro Tibetano dei Morti (Tib. bar do thos grol). Qui è chiamato il sentiero stretto o ripido, dal momento che un essere samsarico non ha praticamente alcuna influenza su ciò che accade in questo stato intermedio e sulla successiva rinascita futura, che sono descritti come governati dalla maturazione dei semi karmici (Skt. vāsana) e delle reazioni abituali. 58. Radersi i capelli è una parte della cerimonia per diventare un monaco. Anche diventare formalmente un monaco (secondo l’autore) non significa necessariamente che vi sia una completa rinuncia al samsara. 59. La traduzione alternativa con göme (Tib. dgos med, senza senso): “Anche se ho rasato [la mia] testa con un rasoio, non c’è comprensione del significato [dietro]”; Una traduzione con Tib. sgo chung, lett. “Piccola porta”, non avrebbe molto senso ed è forse meglio intenderla come un errore ortografico. 60. Il testo sembra esprimere il fatto che, durante una pratica di meditazione formale, si possono avere diverse possibili posizioni oculari, cioè si può guardare in alto, in basso, avanti o avere gli occhi chiusi. Quindi, l’idea sembra essere che generalmente un modo particolare di praticare non presuppone che si otterrà un certo risultato. 61. Questi tre versi spiegano i difetti relativi alle tre modalità (Tib. tshul gsum). Questi sono i termini con i quali lo sviluppo e il progresso sul sentiero sono tradizionalmente spiegati nel buddhismo tibetano. Le tre modalità sono: udire (che in realtà significa studiare e apprendere), riflettere e meditare (Tib. thos bsam sgom gsum, Skt. śruta-cinta-bhāvanā). Il processo è descritto da
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Kongtrul riferendosi allo sviluppo spirituale del III Karmapa come segue: “Come base della pratica, ha stabilito la condotta immacolata. All’inizio ha ascoltato imparzialmente [il dharma] dalla bocca di molti insegnanti colti e realizzati. Poi, affidandosi completamente al significato ascoltato e interiorizzato attraverso un’analisi scrupolosa, ha finalmente meditato in questo modo! E alla fine meditò interiormente su quello stesso significato che aveva sentito e sul quale aveva riflettuto. Quindi a causa della [sua] realizzazione ha ottenuto perfettamente il risultato” (dri ma med pa’i tshul khrim kyi bslob par gzhir bshag/ thog ma nyid du dge ba’i bshes gnyen mkhas shing grub pa brnyes pa du ma’i zhal snga nas thos pa phyogs med du mdzad/ bar du mno bsam gyi rtog dpyod zhib mos thos pa’i don thugs su chud pa la rab tu brten nas/ mthar thos bsam gyi don de nyid nang du tshul bzhin bsgoms te bsgrubs pas ’bras bu la yang dag par sbyor ba’i phyir). ’Jam mgon kong sprul blo gros mtha’ yas, ’rnam par shes pa dang ye shes ’byed pa’i bstan bcos kyi tshig don go gsal du ’grel pa rang byung dgongs pa’i rgyan ces bya ba bzhugs so’. In: A Collection of works on Shentong School of Madhyamika Philosophy, Gangtok: Karma Shri Nalanda Institute 1990, Book I, pp. 65–66. 62. Lett. “Tramite il Dharma tu ottieni il mondo” sembra riferirsi al fatto che le cose o gli obiettivi mondani, in contrasto con le conquiste spirituali, sono raggiunti. 63. Vedi n.51. 64. Tib. bya bral traduzione di Skt. *niṣkriya lett. “Libero dall’azione o dal lavoro” denota lo stato di qualcuno che ha abbandonato i compiti e le azioni mondane e si è impegnato nella pratica spirituale. In senso più stretto indica il raggiungimento di uno stato mentale libero dall’elaborazione intellettuale (Skt. niṣprapañca o nirvikalpa) e dall’azione mondana. 65. Tib. dbyings zag med traduzione di Skt. *anāsravadhātu, che qui forse potrebbe essere inteso come uguale a chos dbyings o chos khams (Skt. dharmadhātu): la sfera dei fenomeni come lo stato primordiale e puro di tutti i fenomeni. È uno dei termini cruciali della filosofia gzhan stong, che gioca anche un ruolo cruciale nella filosofia del Tathāgathagarbha. Come afferma l’VIII Karmapa Mikyö Dorje: “La coscienza primordiale che riconosce
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[la natura dei fenomeni] che proviene dalla sede profonda dei Tathāgata è primordialmente non diversa dalla sfera del Tathāgathagarbha – al momento di riconoscere che, tutti i semi karmici delle oscurazioni sono abbandonati” (de la de bzhin gshegs pa’i gnas zab mo’i dbyings las rtogs pa’i ye shes ye gdod ma nas dbyings bde gshegs snying po dang tha mi dad du yod pa’i rig pa ldang ba de’i tshe sgrib pa’i sa bon thams cad pa spangs te). Mikyö Dorje 1990: 14. 66. In S e Sh zil chan phug (la grotta di grande splendore) significa la grotta di un grande e famoso luogo di ritiro nella provincia di Kham, in Tibet. Tsaritra o Tsari (Tib. tsA ri) è uno dei “Tre Luoghi Santi del Tibet”, associato alle menti di Cakrasaṃvara e Vajravārāhī – la principale divinità meditativa yidam (Tib. yid dam) nella tradizione Kagyü. Gli altri due sono i luoghi dei loro corpi – Kailash (Tib. gangs dkar ti se) e loro parola – Labchi (Tib. la phyi). Questi tre sono anche elencati tra i “ventiquattro luoghi sacri” (Skt. pīṭha) del mondo. Il Kailash, identificato come Himāvat, Labchi come Godāvarī e Tsari sia come Cāritra che Devīkoṭi. Originariamente Tsarita (distorsione tibetana dell’indiano Cāritra, che letteralmente significa: “buona condotta”) sarebbe dovuto essere un luogo sulla riva dell’Oceano Indiano. Ma nel XII secolo la sua “proiezione” fu scoperta e consacrata nella principale catena dell’Himalaya al confine tra il Tibet e l’indiano Arunachal Pradesh dal grande maestro Drukpa Kagyü Tsangpa Gyare (Tib. ‘brug chen gtsang pa rgya ras ye shes rdo rje). Da allora ha svolto un ruolo molto importante per i Kagyu. Karmapa Rangjung Dorje dichiara: “Charitra, principale tra i ventiquattro luoghi sacri, è il palazzo dell’Onorato, Ruota della Beatitudine Suprema. Coloro che si recano in pellegrinaggio lì con fede e devozione rinasceranno in seguito alla presenza del Buddha della Luce Infinita nella pura terra della Grande Felicità.” Vedi Zangpo 2001. 67. Doppio significato in gzer ’debs, letteralmente “inchiodare il chiodo”, ovvero la devozione che inchioda i punti essenziali. Questo ci porterebbe alla traduzione alternativa: “La supplica “Chiamando il Lama da Lontano”, fissando i punti essenziali della devozione”. “gzer” generalmente ha il significato di fare qualcosa di stabile e quindi la frase potrebbe anche essere tradotta come: “essere stabilizzati nel cuore”. 68. Qui potremmo anche adottare la forma corretta gurave in sanscrito, che
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è inteso come il corretto dativo maschile singolare di guru, tuttavia abbiamo deciso di attenerci alla forma scelta dall’autore. 69. I numeri e i sottotitoli in corsivo non fanno parte del testo radice, ma sono stati aggiunti dai traduttori per una migliore comprensione. 70. Le due versioni P e PW recitano drin chen invece di drin can. La traduzione alternativa con drin chen: “Lama radice di grande gentilezza.” 71. Tradizionalmente gli insegnamenti del Buddha (insieme a quelli di altri grandi maestri) sono divisi nel “dharma delle scritture” (spiegazioni intellettuali, che sono insegnate dallo stesso Buddha così come da altri grandi maestri) e il “dharma della realizzazione” (riferito alla perfezione della pratica della meditazione, lo stato mentale che viene sperimentato dai realizzati). 72. Tib. mnga’ bdag – traduzione del Skt. prabhu, cf. Mvy. 80 73. Traduzione del Skt. ārya, cf. MVY. 3750, lett. “Ogni uomo rispettabile o onorevole”, che nel contesto buddhista si riferisce di solito ai buddha stessi o a coloro che hanno raggiunto la liberazione dal samsara o da altri stadi superiori di realizzazione. 74. In questo primo verso il lama è mostrato come l’incarnazione dei Tre Gioielli (Skt. Triratna, Tib. dkon mchog gsum) o dei primi tre elementi di rifugio (Skt. Triśaraṇa) – buddha, dharma e sangha. 75. Le realizzazioni (Skt. siddhi, Tib. dngos grub) si distinguono in due classi: realizzazioni ordinarie (thun mong gi dngos grub) che sono il risultato della padronanza della meditazione dimorante calma della mente (Tib. zhi gnas), sia buddhista che non buddhista, e le supreme realizzazioni (mchog gi dngos grub) che sono il risultato della padronanza della meditazione dell’intuizione della mente (Tib. lhag mthong) che porta alla comprensione della vacuità, che alla fine porta all’illuminazione. 76. In questo secondo verso il lama è mostrato come l’incarnazione delle Tre Radici (Tib. rtsa gsum), il secondo e ulteriore gruppo di tre elementi di rifugio, che è particolarmente importante per il buddhismo tibetano esoterico – lama (radice della benedizione), yidam (radice delle realizzazioni) e protettori del
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dharma (radice dell’attività). 77. Il Buddha rosso di Luce Infinita – Öpame – situato nella direzione occidentale e uno dei cinque “Dhyāni Buddha” (Tib. rgyal ba rigs lnga, Skt. pañcakula), cioè uno dei signori delle cinque famiglie di buddha e i loro rispettivi campi. Gli altri sono rispettivamente Vairocana (nel centro), Amoghasiddhi (nel nord), Ratnasambhava (nel sud) e Akṣobhya (nell’est). 78. In questo e nei versetti successivi, Jamgön Kongtrul si sta riferendo al principio del trikāya, rappresentato qui dai tre aspetti della Famiglia del Loto: Amitābha come Dharmakāya, Avalokiteśvara come Sambhogakāya e Padmasambhava come Nirmāṇakāya. Queste tre figure sono un’importante trinità nella tradizione Nyingma dei “Tesori rivelati” – Terma (Tib. gter ma). Andando avanti, il testo continua con riverenza nei confronti di Yeshe Tsogyal, che ha scritto i terma e li ha nascosti insieme a Padmasambhava, e di Longchen Rabjam – uno dei più importanti terton e un sistematizzatore del lignaggio Nyingma. 79. Il termine tibetano spros bral – libero dall’elaborazione – significa generalmente libertà dalle proiezioni imposte dalla mente samsarica che comprende in termini di essere (Tib. yod pa), non-essere (Tib. med pa), essere e non-essere, e né essere né non-essere, ecc. 80. Il Bodhisattva della compassione, Chenrezig (Tib. spyan ras gzigs). 81. La “sofferenza delle sei classi di esseri” (Skt. ṣaḍgati, Tib. rigs drug) si riferisce a dèi, semidei, umani, animali, fantasmi affamati e esseri infernali. 82. Significa scuoterlo per sciogliere i legami di emozioni disturbanti e karma, per destabilizzare il samsara, che è stabilizzato dal modo non illuminato di sperimentare. 83. I tre regni (Skt. tridhātu; Tib. khams gsum) sono: il regno del desiderio, il regno della forma e il regno senza forma. 84. Padmākara (Skt. Padmasambhava, Tib. padma ‘byung gnas, VIII secolo) – leggendario Mahāsiddha indiano che si dice sia stato il primo a portare il buddhismo tantrico in Tibet e che è anche conosciuto come Guru Rinpoche.
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Per una traduzione delle sue biografie. Vedi Zangpo 2002. 85. Cāmara, (abbr. di Cāmaradvīpa) è nella cosmologia buddista l’isola abitata da rāksaṣas (una specie di demone carnivoro), situata a sud-ovest del continente meridionale (Skt. Jambudvīpa). Secondo la descrizione data nell’Abhidharmakoṣa, Jambudvīpa può essere approssimativamente identificato con il subcontinente indiano, dove apparve l’insegnamento del Buddha. Cāmara è normalmente identificato con Ceylon (sebbene Ceylon sia in realtà situato nel sud-est dell’India). Secondo la sua stessa profezia, Guru Rinpoche si trasferì a Ceylon per domare i rāksaṣas dopo aver compiuto la sua missione in Tibet. 86. Palazzo della Luce del Loto (Tib. padma ‘od kyi pho brang) è la dimora di Guru Rinpoche sulla cima della Montagna della Gloria Color Rame (Tib. zangs mdog dpal ri), la sua attuale residenza su Cāmaradvīpa. 87. Vedi n.51. 88. Yeshe Tsogyal (VIII secolo) – consorte di Padmasambhava, detentrice della sua trasmissione e una dei più grandi maestri femminili nel buddhismo tibetano. Per una traduzione della sua biografia, vedi Padmakara 2002. 89. Tib. mkha’ spyod (Skt. khecara) – letteralmente “utente dello spazio”, appellativo di Skt. ḍākiṇī, Tib. mkha’ ’gro ma. 90. Nella tradizione Nyingma ci sono due linee di trasmissione: il lignaggio degli insegnamenti orali (Tib. bka’ ma’i brgyud) e il lignaggio dei terma (Tib. gter ma’i brgyud). Un terma è un insegnamento nascosto, che viene rivelato dai tertön (Tib. gter ston), i cercatori dei tesori nascosti. Il lama di quei tesori potrebbe riferirsi a molte delle figure più importanti tra i tertön. 91. Unità (Skt. Yuganaddha, Tib. zung ’ jug) si riferisce all’unità delle manifestazioni e della vacuità (Tib. snang ba dang stong pa nyid), o gioia e vacuità (Tib. bde ba e stong pa nyid), esprime, in un contesto tantrico, l’unione dei due elementi di qualsiasi “contro-coppia”, quali maschile e femminile, convenzionale e ultimo, ecc. Il significato di questa unione è simile allo stato di risveglio di un buddha. Nel Advayavajrasaṃgraha c’è un breve lavoro su questo argomento. Anche il quinto capitolo del Pañcakrama,
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un testo attribuito al tantrico Nāgārjuna, lo descrive. Qui si possono trovare formulazioni come le seguenti: prajñopāyasamāpattyā jñātvā sarvaṃ samāsataḥ | yatra sthito mahāyogī tad bhaved yuganaddhakam II5.8., (Dopo aver conosciuto succintamente tutto attraverso l’unione della saggezza e dei mezzi, in qualunque cosa si trovi il grande Yogin, può coltivarlo come [simile a] Yuganaddha.). 92. Drimé Özer è uno dei nomi di Longchenpa (Tib. klong chen pa o klong chen rab ‘byams, 1308–1364), uno dei più importanti maestri della tradizione Nyingma. Uno dei suoi insegnanti principali fu il III Karmapa. 93. Lett. “Le cinque luci” (Tib. ‘od lnga) – espressione poetica per arcobaleno. 94. Lhündrub (Tib. lhun grub), presenza spontanea e kadak (Tib. ka dag), purezza primordiale, sono due aspetti della natura di base (Tib. gzhi ka) nella sezione Mengakde (Tib. man ngag sde) dello Dzogchen. Le pratiche tögal e trekchö, rispettivamente, sono pensate per realizzare questi due aspetti. 95. Quattro visioni (Tib. snang ba bzhi) – “Nella sezione Upadeśa del sistema del Grande Completamento, il sentiero è diviso in due parti: trekchö (Tib. khregs chod) e tögal (Tib. thod rgal). Il percorso del tögal è spiegato come una serie di quattro livelli. Questi livelli riguardano il fatto che i dharmatā siano effettivamente visti come con l’occhio, cioè, si riferiscono alle apparenze visive. Vedi anche Kongtrul 2005: 517n41. 96. Atīśa Dīpaṃkara Śrījñāna (982–1055?) – uno dei più importanti maestri indiani nella diffusione del buddhismo in Tibet e fondatore della tradizione Kadam. Vedi Chattopadhyaya 1999. 97. “Figli” qui significa in realtà “studenti”. Tra i discepoli di Atīśa, il più importante era Dromtön Gyalwé Jungné (Tib. ’drom ston rgyal ba’i ’byung gnas 1004–1064). 98. Tuṣita, regno degli dèi situato in alto sopra il Monte Meru, da dove il Buddha storico Śakyamuni scese sulla terra per la sua ultima rinascita. Inoltre, attuale residenza del futuro Buddha Maitreya. 99. Marpa Chökyi Lodrö o Marpa Lotsawa il Traduttore (Tib. mar pa chos
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kyi blo gros, 1012–1097), studente stretto del Mahāsiddha Nāropa e detentore del lignaggio mahāmudrā di Maitrīpa (noto anche come Advayavajra). Uno dei più famosi traduttori tibetani, che ha portato numerosi insegnamenti tantrici dall’India al Tibet, e fondatore di Marpa Kagyü (Tib. mar pa bka ‘brgyud). Per una traduzione della sua biografia, vedi Tsangnyön Heruka 1999. 100. Milarepa (Tib. mi la ras pa, 1040–1123) – il principale allievo di Marpa, uno dei più grandi yogi nella storia del Tibet, e associato ai “Centomila Canti Vajra”. Per una traduzione della sua biografia, vedi Tsangnyön Heruka 2010. 101. Gampopa (Tib. sgam po pa bsod nams rin chen, dwags po lha rje, 1079– 1153) – che fu prima un monaco Kadampa e in seguito divenne uno dei principali studenti di Milarepa (l’altro discepolo più importante sarebbe Rechung Dorje Drakpa (Tib. ras chung rdo rje grags pa) o Rechungpa). 102. Skt. vajradhātu. Questo è un regno abitualmente abitato dalle cinque famiglie di buddha. 103. Riferimento al caratteristico approccio Kagyü agli insegnamenti di mahāmudrā come descrizione dell’esperienza di quella stessa mahāmudrā come de tong (Tib. bde stong) – unità di gioia e vacuità. 104. Tib. ’ jig rten dbang phyug, Skt. Lokeśvara è uno dei nomi di Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione, e sono spesso usati come titoli onorifici per le incarnazioni dei Karmapa, poiché sono considerati emanazioni di questo specifico bodhisattva. 105. Per ulteriori informazioni. Vedi Douglas, White 1976. 106. Vedi n. 78. 107. Il termine denme (Tib. bden med) è un’abbreviazione di denpar druppa mepa (Tib. bden par grub pa med pa) – privo di realtà realmente consolidata (come esistente e permanente). 108. I quattro principali lignaggi Kagyü sono: Karma Kagyü (Tib. karma bka ‘brgyud) fondato da Düsum Khyenpa (Tib. dus gsum mkhyen pa, 1110–1193), Tsalpa Kagyü (Tib. tsal pa bka’ brgyud) fondato da Lama Zhang ( Tib. zhang g.yu brag pa brtson ‘grus g.yung drung, 1123–1193), Barom Kagyü (Tib. ‘ba
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‘rom bka brgyud) fondato da Barompa Dharma Wangchuk (Tib. ‘ba pa pa dar ma dbang phyug, 1127–1194?) e Pakdru Kagyü (Tib. phag gru bka ‘brgyud) fondato da Phakmo Drupa (Tib. phag mo gru pa rdo rje rgyal po, 1110–1170). 109. Gli otto lignaggi Kagyü minori sono: Drigung Kagyü (Tib. ’bri gung bka’ brgyud) fondato da Jikten Sumgön (Tib. ’gig rten gsum mgon, rin chen dpal, 1143–1217), Taklung Kagyü (Tib. stag lung bka’ brgyud) fondata da Taklung Tangpa Trashi Penden (Tib. stag lung thang pa bkra shis dpal ldan, 1142–1209 / 10), Tropu Kagyü (Tib. khro phu bka’ brgyud) fondato da Tropu Gyeltsa Rinchen Gön (Tib. khro phu rgyal tsha rin chen mgon, 1118–1195) e Tropu Lotsāwa Jampa Pel (Tib. khro phu lo tsā ba byams pa dpal, 1172?–1236?), Drukpa Kagyü (Tib. ’brug pa bka’ brgyud) fondato da Lingje Repa Pema Dorje o Lingrepa (Tib. gling rje ras pa padma rdo rje, 1128–1188) e Tsangpa Gyare (Tib. gtsang pa rgya ras, 1161–1211) , Martsang Kagyü (Tib. smar tshang bka’ brgyud) fondato da Martsang Sherap Sengge (Tib. smar tshang shes rab seng ge, smar pa shes rab ye shes, 1135–1203), Yelpa Kagyü (Tib. yel pa bka’ brgyud) fondato da Yelpa Yeshe Tsek (Tib. yel pa ye shes brtsegs, 1134–1194), Yazang Kagyü (Tib. g.ya’ bzang bka’ brgyud) fondato da Zara Kelden Yeshe Sengge (Tib. zwa ra skal ldan ye shes seng ge, 1168?–1207) e Shuksep Kagyü (Tib. shug gseb bka’ brgyud) fondato da Gyergom Tsültrim Sengge (Tib. gyer sgom tshul khrims seng ge, 1144–1204). 110. Letteralmente quattro situazioni (Tib. gnas skabs gzhi) con il seguente significato: veglia (Tib. sad pa), sogno (Tib. rmi lam), sonno profondo (Tib. gnyid ’thug po) e del fare l’amore (Tib. snyoms ’jug). 111. Gongma Namnga (Tib. gong ma rnam lnga) – abbreviazione del tibetano sa skya gong ma rnam lnga che significa i cinque antenati di Sakya, vale a dire Sachen Künga Nyingpo (Tib. sa chen kun dga ‘snying po, 1092–1158), Sönam Tsemo (Tib. bsod nams rtse mo, 1142–1182), Drakpa Gyaltsen ( Tib. grags pa rgyal mtshan, 1147–1216), Drogön Chögyel Phakpa Lodrö Gyaltsen (Tib. ‘gro mgon chos rgyal’ phags pa blo gros rgyal mtshan, 1235–1280) e Sakya Paṇḍita (Tib. sa paṇ kun dga rgyal mtshan, 1182–1251). 112. Questi potrebbero riferirsi ai tre corpora delle scritture buddhiste (Skt. tripitaka), che sono le raccolte di disciplina (Skt. vinaya), insegnamenti del
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ANNOTAZIONI
Buddha (Skt. sūtra) e altre discipline (Skt. abhidharma). 113. Shangpa Kagyü (Tib. shangs pa bka ‘brgyud) – scuola fondata da Khyungpo Naljor (Tib. khyung po rnal’ byor, 1050 / 990–1127), lo studente diretto di mahāmudrā di Niguma. Famoso per le sei dottrine di Niguma, che sono parallele alle sei dottrine di Nāropā. È l’unica scuola Kagyü non compresa nei Marpa Kagyü. Per una traduzione abbreviata della raccolta di storie di vita dei maestri Shangpa, vedi Riggs 2001. Per la traduzione della raccolta degli insegnamenti Shangpa Kagyü, vedi Kongtrul, 2003. 114. Vedi n. 91. 115. Generalmente, il percorso dello sviluppo buddhista è diviso in due parti: il percorso dell’apprendimento (Tib. slob pa’i lam) e il percorso del nonapprendimento (Tib. mi slob pa’i lam). Il primo arriva al decimo Bhūmi (le fasi graduali dello sviluppo del bodhisattva), mentre il secondo si riferisce effettivamente allo stato di un buddha. 116. Thangtong Gyalpo (Tib. thang stong rgyal po 1385–1464 o 1361–1485) – strettamente associato alla tradizione Shangpa Kagyü. Cfr. la sua biografia di Lochen Gyurme Dechen, Stearns 2007: 81–440. Vedi Kongtrul 2012: 219–221. 117. Una delle versioni più diffuse di una meditazione sul Bodhisattva della Compassione (Skt. Avalokiteśvara) in Tibet proviene da Thangtong Gyalpo che era considerato il maestro di questa pratica. Vedi Thangtong Gyalpo 2004. 118. L’espressione in tibetano brtul zhugs – tradotto qui come disciplina yogica – è composto da due verbi: brtul – domare (le afflizioni della mente), e zhugs – entrare (nel sentiero liberatorio). 119. Vedi n.107. 120. Vento – lung (Tib. rlung, Skt. prāṇa) si riferisce all’intero “corpo sottile” (Skt. sūkṣmarūpa e sūkṣmayoga, Tib. phra mo’i rnal ’byor) che consiste di canali (Skt. nāḍī, Tib. rtsa) e ruote (Skt. cakra, Tib. ’khor lo) in cui il vento (o il respiro, o le energie) e le gocce (Skt. bindu, Tib. thig le) sono portati sotto il proprio controllo. Comunemente, le pratiche che coinvolgono tali metodi tantrici avanzati sono indicate come Tsalung (Tib. rtsa rlung).
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121. Padampa Sangye (Tib. pha dam pa sangs rgyas,? –1117) – Mahāsiddha indiano che ha portato la pratica del “recidere via” – Chö (Tib. gcod), così come i cosiddetti insegnamenti “pacificatori” – Zhije (Tib. zhi byed) – in Tibet. Era anche l’insegnante principale di Machig Labdrön. Vedi Molk, Tsering Wangdu Rinpoche 2008. 122. Lerap Druppa (Tib. las rab drub pa) è la terra pura del nord o il campo del buddha di Amoghasiddhi (Tib. don yod grub pa), uno dei cinque Campi di buddha (Tib. rigs lnga’i zhing khams). Vedi n77. 123. Ci sono due possibili interpretazioni di questo verso e la seconda è “far sorgere l’origine dipendente in modo imparziale”, nel senso che ogni fenomeno dipendente è inteso come vuoto, quindi uguale e imparziale. 124. Machik Labkyi Drönma (Tib. ma gcig lab kyi sgron ma) significa Machig Labdrön (Tib. ma gcig lab sgron, 1055–1149), una yogiṇi tibetana famosa per aver diffuso la pratica del “recidere via” – Chö (Tib. gcod). Per una traduzione della sua biografia, vedi Harding 2003: 57–102; Edou 1996: 119–164. 125. Riferimento al fatto che era considerata la maestra della filosofia della Prajñāpāramitā e quindi sconfisse molti dotti studiosi nei dibattiti. 126. Riferimento al “recidere via” – Chö (Tib. gcod) – la pratica principale di Machig Labdrön. 127. Dolpopa Sherab Gyeltsen (Tib. dol pa shes rab rgyal mtshan, 1292–1361) – fondatore della scuola Jonang (Tib. jo nang), che è considerata una delle sei scuole del buddhismo tibetano ed è famosa per aver introdotto la concezione di Shentong (Tib. gzhan stong) in Tibet. Vedi Hopkins 2006. 128. Riferimento alla descrizione di Shentong in cui l’assoluto è vuoto di qualsiasi afflizione, cioè tutto ciò che è “altro” rispetto al suo stato naturale, e quindi dotato di qualità della mente illuminata. 129. Ci sono tre canali principali nel corpo – di destra (Skt. rasanā, Tib. rtsa ro ma), centrale (Skt. avadhūtī; Tib. rtsa dbu ma) e di sinistra (Skt. lalanā; Tib. rkyang ma). Il movimento dei venti di energia nei canali di destra e di sinistra fa apparire buoni e cattivi pensieri. Ma quando questi movimenti di
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ANNOTAZIONI
respiro o di vento entrano nel canale centrale, i suoi movimenti cessano e il flusso di pensieri buoni e cattivi scompare. Così si può ottenere il corpo vajra, libero da tali movimenti (di venti e pensieri). 130. Tāranātha (1575–1634) – uno dei più grandi maestri e filosofi della scuola Jonang, esponente della visione Shentong introdotta da Dolpopa e uno dei più importanti storici del Tibet. Vedi Chattopadhyaya 1990; Hopkins 2006. 131. Questo si riferisce alla triplice purificazione dei canali principali, iniziata dalle tre Ḍākinī, un processo che alla fine porta all’esperienza dell’”innato” nel momento della consumazione finale. 132. Vedi n.131. 133. I seguenti quattro versi (20–23) sono contenuti solo in RY e L, dal momento che i passaggi relativi a Chokgyur Lingpa erano assenti nel testo originale scritto da Jamgön Kongtrul. Furono composti dal XV Karmapa (Tib. mkha’ khyab rdo rje, 1871–1922). 134. Chokgyur Lingpa (Tib. mchog gyur bde chen gling pa, 1829–1870) – lo studente di Jamyang Khyentse Wangpo, uno dei più grandi rivelatori di tesori – Tertön (Tib. gter ston) – nella storia tibetana. Per una traduzione della sua biografia vedi Kongtrul2012: 300–311; Tobgyal 1988. 135. Ciò che si intende per concettualizzazione dualistica è una cognizione della vacuità come separata dalle sue manifestazioni o la percezione del soggetto e dell’oggetto come diverse l’una dall’altra, mancando di una comprensione della loro natura come vacuità, cioè il loro essere connessi attraverso il loro essere “sorti in modo interdipendente”. 136. Tib. rang rig, Skt. svasaṃvedana, tradotto anche come “autocoscienza”, è un termine tecnico importante, che si riferisce al fatto che ciò che è compreso è simile a ciò con cui viene compreso. 137. Orgyen Dechen Lingpa (Tib. o rgyan bde chen gling pa) è un’altro nome di Chogyur Lingpa. Vedi n. 134. 138. Tib. spangs thob equivale a Tib. spang bya blang bya. 139. Khyab Pal Zhigpo Lingpa (Tib. khyab dpal zhing po gling pa) è un nome 111
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alternativo per Chogyur Lingpa. Vedi n. 134. C’è ancora un altro maestro tibetano Zhigpo Lingpa (Tib. zhig po gling pa, 1524–1583) con lo stesso nome, cfr. Kongtrul 2012: 167–169. 140. L’immagine qui si riferisce alla “natura di buddha” o più letteralmente “l’essenza o il seme del tathāgata” (Skt. tathāgatagarbha, Tib. de bzhin gshegs pa’i snying po). Dopo che il seme (garbha) – qui, il gioiello della mente – è stato trovato, può essere coltivato per realizzare la fruizione (tathāgata). 141. Per “fondamento” qui si intende la mente in sé (Tib. sems nyid). Cfr. versetto 7a di phyag chen smon lam del III Karmapa: “Il fondamento della purificazione è la mente in se stessa – unità di chiarezza e vacuità” (sbyang gzhi sems nyid gsal stong zung ’ jug la/) Rangjung Dorje 2002, vol. 20. 142. Sempa Peme Nyugu (Tib. sems dpa’ padma’i myu gu) è un epiteto di Jamyang Khyentse Wangpo. See n145. 143. Qui probabilmente si fa riferimento al Tantra di Mañjuśrī [chiamato] La rete dell’emanazione magica (Skt. Mañjuśrīmāyājālatantra), uno dei Tantra più importanti della classe Mahāyoga, di solito identificato con il Canto dei Nomi di Mañjuśrī (Skt. Mañjuśrīnāmasaṃgīti), Derge: 642. 144. Con i quattro Kāya si fa riferimento all’usuale insieme di tre (Vedi n. 78) con l’aggiunta del “corpo dell’essenza o dello stato naturale”, svabhāvikakāya, che rappresenta l’unione degli altri tre corpi. 145. Jamyang Khyentse Wangpo (’ jam dbyangs mkhyen brtse’i dbang po o kun dga’ bstan pa’i rgyal mtshan 1820–1892) – uno dei lama più importanti nel Tibet del XIX secolo. Ha collaborato a stretto contatto con Jamgon Kongtrul Lodrö Thaye e ne è stato l’insegnante e fu uno dei co-fondatori del movimento rimé (Tib. ris med). Vedi Kongtrul 2012. 146. I due tipi di conoscenza che il Buddha possiede sono: “la conoscenza del modo in cui la realtà è” (Tib. chos nyid ji lta ba mkhyen pa) e “la conoscenza di vari oggetti (della verità delle proiezioni complete)” (Tib. chos can ji snyed pa mkhyen pa). 147. Gli ultimi due versetti di questa strofa si basano sulla comprensione
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ANNOTAZIONI
tibetana di “buddha” tradotto come sangs rgyas, dove sangs significa purificare e rgyas significa diffondere. Questa specifica traduzione preserva anche il riferimento originale al Buddha come Il Risvegliato, poiché l’espressione rmi lam las sangs significa risvegliare (letteralmente, purificare dal sognare). 148. Ösal Trulpe Dorje (Tib. ’od gsal sprul pa’i rdo rje) è un appellativo di Jamyang Khyentse Wangpo, cf. Chögyam Trungpa vol. 4. 2010: 29. 149. “Corpo del vaso giovanile” (Tib. gzhon nu bum pa’i sku) è un termine specifico nella tradizione Dzogchen (Tib. rdzogs chen) per il risultato finale della pratica. È descritto come il corpo di un sedicenne che è perfetto in ogni modo e non invecchia. È descritto attraverso sei qualità speciali (Tib. khyad chos drug): 1) Apparire come la propria vera natura (Tib. rang ngor snang ba), 2) Emergere dal fondamento dell’essere (Tib. gzhi las ‘phags), 3) Discriminazione (Tib. bye brag phyed pa), 4) Libertà dalla differenziazione e acquisizione (Tib. phyed thob tu grol ba), 5) Il non-cambiare della giovinezza (Tib. gzhon las ma byung ba), 6) Solidità naturale (Tib. rang sar gnas pa). 150. Padma Donngak Lingpa (Tib. padma mdo sngags gling pa) è un appellativo di Jamyang Khyentsé Wangpo, cfr. Kongtrul 2012: 313–327; Chögyam Trungpa vol. 4. 2010: 29. 151. Vedi n. 91. 152. Termine che significa: la possibilità di includere ogni esperienza nella pratica. 153. I cinque veleni sono le cinque oscurazioni emotive delle afflizioni (desiderio, rabbia, ignoranza, orgoglio e gelosia: Skt. pañcakleśa-viṣa, Tib. dug lnga) e le cinque consapevolezze primordiali (la consapevolezza simile allo specchio, la consapevolezza discriminante, la consapevolezza della verità assoluta, la consapevolezza di uguaglianza e la consapevolezza che tutto realizza: Skt. pañcajñāna, Tib. ye shes lnga) – più comunemente chiamate saggezze – sono le loro trasformazioni, cioè le cinque qualità prive di afflizioni. L’insieme delle cinque è inoltre correlato alle cinque famiglie di buddha. Vedi n.77. 154. I nomi Ngakwang Yönten Gyatso (Tib. ngag dbang yon tan rgya mtsho),
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Figlio dei Vittoriosi Lodrö Thaye (Tib. rgyal sras blo gros mtha ‘yas), Pema Gargyi Wangchuk (Tib. padma gar gyi dbang phyug) e Tennyi Yungdrung Lingpa (Tib. bstan gnyis g.yung droga gling pa) sono tutti i nomi dati a Jamgön Kongtrul nelle quattro occasioni in cui ha ottenuto i voti di viṇaya, i voti di bodhisattva, quando è stato introdotto nel Vajrayāna, e quando è stato riconosciuto come tertön. La ragione per cui Kongtrul include se stesso risiede nel fatto che gli è stato richiesto dai suoi studenti di comporre questo testo. Cfr. Chögyam Trungpa vol.4. 2010: 29. 155. Tulku Urgyen Rinpoche (Tib. sprul sku o rgyan rin po che; 1920–1996). Questo verso fu aggiunto da Dilgo Khyentse Rinpoche (Tib. dil mgo mkhyen brtse bkra shis dpal ’byor; 1910–1991). 156. Significa fortunato ad ottenere la trasmissione tramite il collegamento karmico con l’insegnante. 157. La sede della grande gioia della corona della testa si riferisce a uno dei cakra, al quale a volte ci si riferisce anche come il sesto cakra, chiamato mahāsukhacakra. 158. Libertà e vantaggi (Tib. dal ’byor) significano l’insieme di condizioni che definiscono il cosiddetto “prezioso corpo umano” (Tib. mi lus rin po che). “Ci sono otto libertà insegnate. Libertà significa essere liberi da otto condizioni sfavorevoli. Queste otto condizioni sfavorevoli sono: “I regni degli inferni, dei fantasmi affamati, degli animali, dei barbari, delle divinità dalla lunga vita [e degli esseri] che hanno opinioni sbagliate, [sono quelli] in cui il Buddha è assente e dove si è mentalmente svantaggiati”. [dal ba brgyad bstan pa/ de la dal ba ni mi khom pa brgyad dang bral ba’o/ /mi khom pa brgyad ni mdo dran pa nyer bzhag las/ dnyal na yi dwags dud ’gro dang// kla klo tshe ring lha dang ni/ /log lta sangs rgyas kyis stong pa/ /lkugs pa ’di dag mi khom brgyad// ces gsungs so//]” Gampopa 1999: 12.; “Per quanto riguarda i dieci vantaggi, ci sono cinque vantaggi [ottenuti] da se stessi e cinque vantaggi [ottenuti] attraverso altre [condizioni]. I cinque vantaggi [ottenuti] da se stessi sono: “essere esseri umani, essere nati ne [il cosiddetto] paese di mezzo [dove gli esseri sono nobili], avere tutte le facoltà [ben funzionanti], non rivolgersi ad attività estreme [e] avere devozione per gli insegnamenti. (...) Le cinque
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condizioni [ottenute] attraverso altre condizioni sono: il Buddha è venuto in questo mondo, ha insegnato l’eccellente dharma, il dharma che è stato insegnato [ancora] rimane, ci sono alcuni seguaci di quel dharma che rimane, e ci sono compassione e amore per gli altri [’byor ba bcu/ ’byor ba ni/ rang gi ’byor ba lnga dang/ gzhan gyi ’byor ba lnga ste bcu’o// rang ’byor lnga/ de la rang gi ’byor ba lnga ni/ ji skad du/ mi nyid dbus skyes dbang po tshang/ / las mtha’ mi log gnas la dad// ces pa rnams so// (…) gzhan gyi ’byor ba lnga ni/ sangs rgyas ’ jig rten du byon pa dang/ dam pa’i chos bstan pa dang/ chos bstan pa rnams gnas pa dang/ chos gnas pa rnams kyi rjes su ’ jug pa dang/ gzhan gyi phyir snying brtse bar byed pa yod pa’o//].” See Gampopa 1999: 12, 14. 159. Lett. attaccamento a un sé (Tib. bdag tu ’dzin pa, Skt. ātmagrāha) è la caratteristica fondamentale dell’erronea comprensione dei fenomeni compiuta dalla mente samsarica nello stato di illusione (Tib. ma rigs pa). Una mente illusa funziona con una falsa cognizione di oggetto e soggetto, cioè la cosa da afferrare e colui che la afferra (Skt. grāhyagrāhaka), presupponendo che entrambi siano reali, ovvero che possiedono sostanza o realtà come un sé esistente in modo indipendente (Tib. bdag). Quindi l’autoidentificazione è semplicemente una falsa reificazione che consiste nell’imporre (proiettare) un sé sulle apparenze, che in realtà sono vuote di un sé. L’autoidentificazione riguarda sia i fenomeni esteriori che i fenomeni interiori. 160. Spiegazione orale di Sherab Gyaltsen Rinpoche, Krasnoyarsk, Russia 2017: quando parliamo della mente inalterata, intatta o non costruita (Tib. ma bcos pa), significa che non si dovrebbe cercare di fare qualcosa meglio o peggio. Non si dovrebbe considerare la cosa troppo buona o troppo cattiva e cercare di correggerla (Tib. bcos). Si dovrebbe invece rimanere nel suo stato naturale, innato, grezzo o originale (Tib. gnyug ma), che è in realtà la sua vera natura (Tib. gnas lugs). Ma non sappiamo come mantenerlo. Il punto principale della scoperta dello stato originale riguarda il modo in cui si rilassa (Tib. bzhag stabs) la mente. Si dice anche “lasciarla cadere in se stessa” (Tib. rang [su] babs), nella propria vera natura (Tib. gnas lugs). Tale vera natura non può essere raggiunta migliorando la mente, correggendola secondo una dottrina filosofica della vacuità, facendosi coinvolgere nel ragionamento su ciò che esiste e ciò che non esiste, ciò che è permanente e ciò che non lo è, ecc.
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161. Tib. rdzong shod bde gshegs ’dus pa’i pho brang è un luogo sacro di Palyul, Derge (Kham) e uno dei venticinque luoghi sacri del Tibet orientale. È collegato a Jamyang Khyentse Wangpo, Chokgyur Dechen Lingpa e Jamgön Kongtrul Lodrö Thaye.
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Bibliografia
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Translating the Karmapas’ works
alla etnemavisulcse erpmes acilppa is ic es ehc angesni iS" osoicfiitra non otats onu ni odnenamir ,urug la enoizoved àraf acitarp atseuq ,etnem al odnavresso e ,etnem alled ".onretni’llad aiappa esoc elled arutan arev al ehc ìs gnahS amaL
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