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DEOSAI

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THE FINISHERS

THE FINISHERS

TEXT GIAN LUCA GASCA PHOTOS SAMUEL CONFORTOLA

Un altopiano unico al mondo

Sei italiani, con gli sci, attraverso l’altopiano del Deosai per la prima volta in inverno. Succede in Pakistan, dove quattro guide alpine, un maestro di sci e un videomaker hanno impiegato una settimana per coprire gli 80 chilometri che separano Astore da Skardu, nella regione del Gilgit Baltistan.

Un progetto fortemente voluto dal governo della regione pakistana per la promozione del turismo invernale nella terra delle grandi montagne del Karakorum. A metterlo in pratica l’Associazione Cuore Attivo Monte Rosa e l’organizzazione EvK2Minoprio con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia a Islamabad. “Per i pakistani lo sci alpinismo è qualcosa di nuovo, che stanno scoprendo in questi ultimi anni” spiega Michele Cucchi, guida di Alagna Valsesia e responsabile operativo del progetto. Con lui le guide Maurizio Gallo, presidente di EvK2Minoprio, Marco Zaninetti, Paolo Dalla Valentina, il maestro di sci Matteo Negra e il videomaker Samuel Confortola. Scopo di questa traversata era l’individuazione di una possibilità per il turismo del futuro, cogliere nuove opportunità e delineare possibili itinerari. Ma non solo.

Con gli sci sull’altopiano del Deosai

Prima di partire per questa spedizione i sei italiani si sono impegnati in un corso di formazione per insegnare alle locali guide “le basi di salita e discesa e le tecniche di autosoccorso e movimentazione in terreno innevato”. La speranza è che nei prossimi anni possano esserci possibilità per sviluppare un turismo legato al mondo dello sci alpinismo che coinvolga sia gli stranieri che i flussi interni. Partiti dalla valle di Astore, da cui si accede all’altopiano, il gruppo ha impiegato circa una settimana per raggiungere Skardu, tra gli ultimi avamposti umani sulla strada per il K2. Dal 15 al 21 marzo si sono mossi in autosufficienza attraverso questo territorio lunare che si innalza a circa 4000 metri di quota vivendo un’esperienza unica nel suo genere. “Il primo giorno è stato il più duro, ma è anche stata una grande festa, con tanto di banda musicale al seguito” spiega Cucchi.

Superato l’importante dislivello che ha permesso di accedere all’altopiano il gruppo si è lasciato alle spalle i festeggiamenti ritrovandosi solo in un mondo bianco, dove tutto è apparso immobile. “Abbiamo dovuto usare il GPS per orientarci, altrimenti sarebbe stato impossibile”.

Un continuo saliscendi seguendo a grandi linee l’itinerario estivo. Così per 80 chilometri attraverso il Deosai National Park, area protetta dichiarata dal 2016 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che misura 3000 chilometri quadrati di superficie ospitando orsi, lupi, volpi, leopardi delle nevi e oltre 124 specie di uccelli. “Noi abbiamo incontrato qualche lupo e un gipeto. È stato strano: sei in mezzo al nulla ma c’è vita”. Un’enorme e quasi infinita landa bianca, coperta da quattro o cinque metri di neve, tra i 3900 e i 4000 metri di quota. “È simile alla Groenlandia o al nord dell’Islanda, totalmente diverso da qualunque altra cosa io abbia mai visto nel vicino Tibet o nel resto dell’Himalaya dove le precipitazioni nevose sono decisamente più scarse”. E poi l’emozione di trovarsi soli a scivolare su quel manto immacolato, ascoltando solo il suono degli sci e quello dei polmoni. “Una luce limpida come quella credo di non averla mai vista. Il buio, il silenzio, tutte cose che nella quotidianità non troviamo più”.

Impensabile che nessuno fino a oggi abbia mai immaginato una traversata con le pelli, ma in fondo qui lo sci alpinismo è qualcosa di nuovo, che si sta scoprendo in questi ultimi anni e che nel futuro potrebbe riservare interessanti sorprese aprendo le porte a nuove frontiere turistiche, creando lavoro e destagionalizzando la frequentazione delle valli pakistane, oggi frequentate solo nei mesi estivi per i trekking diretti alle più alte montagne della Terra.

“Stiamo lavorando al report tecnico da consegnare al Parco Nazionale del Deosai, con l’intenzione di creare percorsi naturalistici e magari punti di appoggio” conclude Cucchi. “Piccole strutture, simili ai nostri bivacchi alpini, utilizzabili sia in estate che in inverno. Strutture ecosostenibili per agevolare il flusso turistico e la scoperta di questo piccolo angolo naturale incontaminato”. La speranza è quella di battere questa nuova traccia turistica sostenibile già dalla prossima stagione invernale.

“Abbiamo ricevuto un’accoglienza inaspettata e calorosa”

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