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WOODVIVORS
by The Pill
BY SILVIA GALLIANI
“Woodvivors - L'Italia a passo di mulo” è un progetto nato nel 2016 da un’idea di Francesco Paolo Lanzino. In partenza in questi giorni da Pantelleria, l’impresa lunga 2500km, vuole raccontare il mondo contadino, le sue culture, tradizioni e stili di vita e la sua lotta per la sopravvivenza, raccogliendo testimonianze tra chi ha condotto una vita semplice ma piena di sacrifici e limitazioni.
Un viaggio da Palermo a Torino lungo 6 mesi seguendo il Sentiero Italia, rigorosamente a piedi o a passo di mulo ed in completa autosufficienza. Un vero e proprio tuffo nel passato che avrà come risultato un docufilm che racconterà l'impresa, ma anche gli antichi saperi del mondo rurale italiano per stimolare un nuovo interesse verso le pratiche locali e per costruire un futuro sostenibile radicato nel nostro patrimonio.
Da dove nasce l’idea di Woodvivors? Qual è l’obiettivo? E perché proprio un mulo? Pratico sport outdoor fin da quando sono piccolo, sono stato nella Nazionale di vela e ho gareggiato per tanti anni a livello agonistico. Di contro la montagna per me rappresentava un momento di sfogo e mi ha insegnato a muovermi nella natura e a conoscerla. In Sicilia 10-15 anni fa non c’erano rifugi o sentieri ben segnati, quindi mi sono sempre mosso in autosufficienza. Nel 2017 mi sono ritrovato con 6 mesi liberi e ho deciso di percorrere il Sentiero Italia che collega la Sicilia al Piemonte con un mulo come unico compagno di viaggio. Il terzo giorno, nonostante percorressi le strade di casa, mi sembrava attraversare luoghi conosciuti. Il mulo è stato una vera e propria macchina del tempo che mi ha concesso di entrare in confidenza con gli anziani incontrati lungo il percorso in modo empatico e spontaneo. L’obiettivo è proprio questo: venire a contatto con quel mondo quasi dimenticato ma che ancora esiste, prima che sia troppo tardi. Un vero e proprio viaggio nel passato per cercare spunti che possano aiutarci a costruire un futuro più sostenibile.
Trekking e riscoperta e riqualificazione del territorio extraurbano. Come questi due aspetti vanno di pari passo? In periferia molto spesso ci sono carenze a livello di strade e infrastrutture. Arrivandoci a piedi non solo colleghi questi posti creando una sorta di tela ma si può anche dar vita ad una economia di scambi e commercio tra i vari paesi, creando al tempo stesso un turismo che voglia visitare questi posti in maniera più lenta e più in simbiosi con il territorio.
Ci racconti le varie tappe del viaggio? Stiamo lasciando l’isola di Pantelleria proprio in questi giorni. Attraverseremo la Sicilia abbastanza velocemente e una volta arrivati in Calabria continueremo sul Sentiero Italia toccando il Parco dell’Aspromonte, la Sila e il Pollino, entrando in Basilicata e risalendo la Campania. Dopo un breve giorno in Lazio, sarà la volta del Parco dell’Abbruzzo, del Gran Sasso e dei i Monti Sibillini. Poi Umbria, Marche, Appennino Tosco-Emiliano, Liguria e infine il Piemonte. Arriveremo a Torino, una delle prime città industrializzate d’Italia e quindi simbolicamente il luogo d’arrivo della migrazione che venne dalle campagne in città.
Quali sono i punti di domanda o gli imprevisti che ti aspetti? C’è qualcosa che ti spaventa? Sto partendo con tantissimi punti di domanda. Penso che la cosa che mi spaventa di più sia la gestione del gruppo. Sei persone in giro per sei mesi a stretto contatto, ritmi di lavoro frenetici, tanti chilometri ogni giorno, pochi servizi. La cosa che mi preme è riuscire a partire e arrivare tutti insieme, ma sono fiducioso. Il viaggio sarà dettato ovviamente dai ritmi dei nostri animali che sono la nostra priorità assoluta, inoltre la sentieristica del Sud Italia è complicata, spesso percorri sentieri che poi trovi chiusi da cancelli privati abusivi e quindi sei costretto a tornare indietro!
Dove hai in programma di dormire? Hai intenzione di campeggiare? Che attrezzatura tecnica hai scelto per il progetto? Sul campo ci saranno due team separati. Con me fisicamente a piedi o a passo di mulo ci saranno sempre 2/3 persone e ci accamperemo in tenda in autosufficienza. Gli altri viaggeranno a bordo di un furgone che ha valenza di regia mobile. Tutti siamo forniti di attrezzatura offerta dal nostro sponsor tecnico, Ferrino, che ci ha fornito tutto il necessario sia dal punto di vista dell’abbigliamento che del pernottamento per affrontare sei mesi outdoor in completa autosufficienza. Da sempre utilizzo attrezzatura Ferrino e sono quindi molto contento e orgoglioso di poter contare su di loro per questo progetto.
Il periodo di restrizioni e relativa poca libertà che stiamo vivendo ha portato tante persone ad avvicinarsi alla montagna, riscoprendo il contatto con la natura in favore di un turismo lento e sostenibile. Cosa ne pensi? Penso che sia vero, vedo inoltre anche una decentralizzazione rispetto alle città. Tanta gente nell’ultimo anno ha preferito spostarsi un po’ in periferia e questo rappresenta sia uno sviluppo che un punto di forza per le zone rurali. Sia per una questione di turismo lento che di riappropriazione del tempo, la cosa che infatti sorprende più di tutto quando si arriva da una metropoli è rendersi conto di essere padrone del proprio.
Sempre più spesso di sente parlare di cambiamento climatico. Cosa possiamo fare secondo te nel nostro piccolo per proteggere gli ambienti naturali che amiamo? Penso che possiamo e dobbiamo imparare molto dal nostro passato. Il mondo di 70 anni fa era decisamente più ecosostenibile e anzi non esisteva proprio questa parola. Dopodiché ognuno nel proprio piccolo può fare tanto partendo anche solo dalla scelta dei prodotti che consuma, boicottando le leggi del mercato e creando un vero rapporto tra produttore e consumatore. Si parla tanto di scelte etiche e per me quella più importante è sicuramente mangiare a km0, uno stile di vita che influenza tanto lo sviluppo degli ambienti naturali e la loro protezione.
Cosa sarà la prima cosa che farai una volta arrivato a Torino? Non ci ho mai pensato. Credo una doccia! Poi una birra. O forse al contrario.