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MILLET 100 YEARS
by The Pill
BY MARTA MANZONI
Una storia di famiglia e di montagne
La storia di Millet è innanzitutto una storia di famiglia. Nel 1921 Marc e Hermance Millet iniziano a produrre borse e piccole tracolle per i clienti della loro drogheria a Saint-Fons, nei pressi di Lione. Il racconto parte da qui, ma presto si sposta ai piedi delle montagne, ad Annecy, dove i Millet si trasferiscono a causa della salute precaria di Marc. Dopo la sua morte l’attività prosegue nelle mani della moglie: la famiglia non ha altri mezzi di sostentamento e Hermance si rimbocca le maniche per portare avanti il lavoro e dare un futuro ai figli. Sono infatti loro, René e Raymond, che nel 1945 prendono in mano le redini di Millet e volgono lo sguardo verso le vette, cominciando a progettare zaini per l’alta montagna: li accompagna in questa impresa Louis Lachenal, un giovane ma promettente alpinista. Sarà lui che, nel 1950, insieme a Maurice Herzog, scalerà per primo l’Annapurna, il primo ottomila mai salito dall’umanità, sulle sue spalle, fedele compagno di avventura, lo zaino progettato insieme ai fratelli Millet. Il successo dell’impresa offre grande visibilità all’azienda, e pone le basi della visione lungimirante di Millet: investire maggiormente nell’innovazione tecnica e coinvolgere altri alpinisti per la progettazione di materiali adeguati a nuove spedizioni. Si consolida quindi un metodo di lavoro fatto di grandi obiettivi e di collaborazioni con uomini straordinari. Così, ad affiancare i fratelli Millet, arrivano anche René Desmaison, che nel 1956 inventa la prima imbragatura, e Walter Bonatti.
Nonostante l’ascesa internazionale del marchio, Millet resta una storia di famiglia, a metà strada tra l’artigianato e l’industria. Come ricorda Françoise Millet, figlia di René, parlando della sua infanzia: “Con mio fratello lavoravamo alla finitura durante le vacanze, facevamo dei buchi durante tutta la giornata”. Poi, nel 1962, un incidente provoca il crollo del tetto dell’azienda: di fermarsi non se ne parla, la famiglia Millet non riesce a stare con le mani in mano, e così le macchine da cucire vengono portate nell’appartamento delle famiglie, in modo da poter continuare a lavorare. Negli anni ’60 il mercato si apre agli appassionati che si rivolgono ai prodotti Millet per il tempo libero. Marcel Brion, che dagli anni ’50 lavora nell’azienda, ricorda: “Producevamo durante tutto il corso dell’anno. Il maggior cliente era il Vieux Campeur. A volte, chiamavano per chiederci duecento zaini da consegnare entro due giorni!”. Questi sono anche gli anni di un’importante novità costruttiva: la tela pesante che costituiva inizialmente gli zaini, viene sostituita da un nuovo materiale, il nylon. La rivoluzione inizia dalle bretelle, imbottite di schiuma, senza cuciture e anch’esse di nylon. Emblema di questa innovazione è lo zaino Sherpa 50 del 1964, con le tasche rimovibili e di colore giallo. Le novità continuano, e dal 1977 Millet decide di diversificare l’offerta e si cimenta nel settore dell’abbigliamento, creando il primo parka che utilizza la membrana Gore-Tex e altri capi iconici, come il gilet Colorado, in cotone imbottito di piuma d’oca, o i modelli Blizzard e Glacier, completo giacca e salopette.
L’anno successivo, Reinhold Messner si unisce al team dell’azienda francese e mette a segno la prima ascensione della storia all’Everest senza ossigeno, vestendo Millet. Un nuovo eccezionale successo per il marchio, che non ha mai smesso di accompagnare imprese di giganti come Reinhold Messner, sulle cui spalle si vedrà anche l’iconico zaino giallo con la bandierina tricolore triangolare. “Forse è proprio questo il motore dell’alpinismo: come pesci nell’acqua, uccelli in aria, camosci sulle rocce, solo la sim biosi con l’ambiente fa di un uomo un buon
alpinista” affermerà Messner. Millet sarà fondamentale proprio per questo obiettivo, aiutando l’alpinista a muoversi nel suo habitat, con libertà, consapevolezza dei propri mezzi e fiducia nelle proprie possibilità. Anche gli anni ’80 si caratterizzano per la continua crescita e ricerca, con il lancio di una linea di abbigliamento per l’arrampicata. In questo periodo l’azienda raggiunge un altro importante risultato, con la conquista, da parte di Christophe Profit e Eric Escoffier, entrambi equipaggiati Millet, delle pareti Nord di quelle che diventeranno grandi classiche delle Alpi: Eiger, Cervino e Grandes Jorasses.
A sessant’anni, René vende la società per dedicarsi al trekking e alla montagna, seguito un anno dopo dal fratello. René resta però affezionato all’azienda di famiglia e appassionato dei prodotti per l’alpinismo, come ricorda Françoise: “s’interessava ai nuovi modelli che gli portavo, toccava i prodotti e li commentava mostrando estrema attenzione e cura per i dettagli, tirando sulle cuciture per vedere se tenevano bene. Non aveva perso affatto i gesti rituali, l’amore smisurato per il prodotto”. Negli anni duemila, l’attenzione per la qualità porta l’azienda a ottenere alcuni premi importanti, che testimoniano l’impegno per l’innovazione dei materiali. Di pari passo continua anche la collaborazione con grandi alpinisti che si uniscono al team Millet, come Marco Siffredi, che nel 2001 completa per primo la discesa dell’Everest con lo snowboard, e Yannick Graziani, che nel 2013 scala la parete sud dell’Annapurna in stile alpino. Anche prestigiose guide alpine scelgono l’affidabilità del marchio, in particolare, nel 2009, le Guide di Chamonix, il gruppo di guide più antico al mondo, le Guide di Hakuba, in Giappone, quelle di Grindelwald, in Svizzera, e la Società delle Guide Alpine del Cervino, in Italia. In questo periodo la tecnologia avanza, ma lo spirito di Millet non cambia. Su queste basi si sviluppa Rise Up, la filosofia che sta alla base del progetto Millet dei nostri giorni: l’obiettivo è mostrare l’essenza del marchio, la sua ragion d’essere, i suoi valori, e le competenze tecniche, sempre al servizio dell’alpinismo e di una produzione a tutto tondo per l’outdoor, in ogni sua declinazione. Rise Up vuole essere un messaggio universale, per incoraggiare ognuno di noi a superare i propri limiti: un invito a puntare in alto e a non arrendersi mai. Una visione globale, che mette al centro la sostenibilità ambientale, la solidarietà e la ricerca di uno spazio più ampio per le donne. Rise Up è il punto di arrivo di una storia secolare, il Campo Base per nuove avventure, per scalate sempre più ambiziose, con la consapevolezza dell’esperienza che ha portato Millet fino a oggi. “Cento anni di vita sono molto importanti per un’azienda, non ci sono molti marchi che rimangono sul mercato così a lungo. Questo traguardo rappresenta molto anche per la famiglia. Sono stati i miei bisnonni a dare origine a questa storia meravigliosa, nel 1921” conclude Romain Millet, Direttore Generale Millet Mountain Group, al timone della secolare azienda.
Rising Change
Per Millet Mountain Group, l'amore per la montagna significa impegnarsi per la sua salvaguardia, da sempre: proteggere la natura fa parte del suo DNA. Una storia cominciata nel 1992, con la prima partnership fra Lafuma e l’associazione France Nature Environnement. È del 1993 il primo zaino Lafuma realizzato in cotone riciclato e del 2004 il lancio delle prime calzature da hiking eco-progettate. Millet Mountain Group sostiene anche il progetto “Montagna Responsabile” a Chamonix, in collaborazione con il Club Alpino Francese. Un evento nato per ripulire i ghiacciai dai rifiuti, in particolare, per ora, quello della Mer de Glace. Altre attività già avviate con successo sono le spedizioni di pulizia dei campi base degli ottomila himalayani, e la raccolta e il riciclaggio delle corde d’arrampicata: 780.000 metri sono già stati destinati a un nuovo utilizzo. L’upcycling, consiste proprio nell’utilizzo di materiali di scarto, destinati ad essere gettati, per creare nuovi oggetti. Altre novità arrivano nel 2019, con le bottiglie di plastica riciclate (Re-preve) e le piume riciclate (Re-down) per la produzione dei piumini Millet e Lafuma.
Millet Mountain Group crede che l’industria tessile e outdoor debba mettersi costantemente in discussione, per far fronte all’urgenza climatica, rispettando le esigenze delle future generazioni e delle risorse disponibili. Il passo successivo riguarda un cambiamento della produzione inerente la plastica e l’acqua. Un altro obiettivo è creare collezioni che possano rimanere sul mercato per almeno tre anni, in modo da inquinare e consumare meno. Realizzare prodotti, come accadeva una volta, di qualità e che durino nel tempo: è questa la filosofia di Millet Mountain Group, che offre anche l’opportunità di usufruire di un servizio per le riparazioni dei suoi prodotti. Millet Mountain Group è anche impegnata nel sociale e offre alcuni prodotti in beneficenza, sostenendo il progetto dell’Associazione 82-4.000 Solidaires, che porta in montagna persone che altrimenti non avrebbero questa possibilità.
Dal 2014, è stato adottato uno standard interno di ecodesign, denominato Low Impact, una certificazione che valorizza i prodotti che rispettano maggiormente l’ambiente, rilasciata sulla base di diversi criteri: l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale, materiali certificati, capi durevoli e di alta qualità, assenza di sostanze chimiche nocive, e collezioni senza PFC. Quest’anno, in occasione del centenario del marchio Millet, l’impegno per la sostenibilità si è rafforzato attraverso la strategia Rising Change, che stabilisce nuovi e ambiziosi obiettivi, come raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2025. Entro lo stesso anno l’azienda ha l’obiettivo di ottenere la certificazione BCorporation, e i materiali utilizzati per i prodotti dovranno essere realizzati all’ottanta per cento con materiali certificati Bluesign, o Oeko-Tex con trattamento PFC free, oppure, al quaranta per cento, con materiali eco-friendly. Entro il 2030 saranno eliminate tutte le sostanze chimiche come i PFC. La montagna, per Millet Mountain Group, è una cima da scalare insieme, con un’unica visione, in una cordata interdipendente tra persone e azienda.
Quest’anno in occasione del centenario del marchio, Millet stabilisce nuovi e ambiziosi obiettivi, come raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2025.
Walter Bonatti, evoluzione e rivoluzione
Grazie alle sue intuizioni, semplici e geniali, Walter Bonatti ha contribuito a scrivere la storia di Millet. Una relazione che ha reso possibile la creazione di prodotti iconici, che hanno attraversato le epoche, senza mai passare di moda, conquistando generazioni intere di scalatori, che ancora oggi non rinuncerebbero mai alla qualità e alla funzionalità di zaini che sono diventati leggende. Walter Bonatti è stato un uomo libero, che ha attraversato la vita “leggero, con una sicurezza positiva, mai spocchiosa”. Abituato sin da piccolo alla solitudine, intorno ai diciott’anni volge il suo sguardo in alto, iniziando ad arrampicare vicino a casa, dalle Orobie alle Grigne. Passa presto a scalate ben più impegnative, inanellando successi, tra cui la via Cassin alle Grandes Jorasses e la parete Ovest dell’Aiguille Noire de Peuterey. Nel 1951 apre la prima via che porta il suo nome, sulla parete est del Grand Capucin. A ventiquattro anni, partecipa alla spedizione italiana che conquista, per la prima volta nella storia, la vetta del K2. Nell’agosto del 1955 scala in solitaria la parete sud-ovest del Petit-Dru, nel massiccio del Bianco, e in quello stesso anno entra a far parte delle Guide Alpine di Courmayeur. Allo stesso tempo realizza importanti imprese internazionali, come l’ascesa del Gasherbrum IV. Nel 1959 Bonatti diventa consulente tecnico di Millet: in un’epoca in cui il materiale alpinistico pesava molto, era fondamentale avere metodi di trasporto più pratici e comodi, per poter ottenere migliori prestazioni. L’alpinista partecipa con entusiasmo allo sviluppo dei più moderni zaini da montagna del marchio, una collaborazione che si basa su un rapporto di fiducia e stima reciproca, e contribuirà a innovazioni eccezionali nei prodotti Millet. A 35 anni, nel 1965, l’alpinista chiude con successo una spettacolare carriera scalando in solitaria la parete nord del Cervino. È l’inizio di una nuova vita, sempre all’insegna della libertà.
Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.
Una passione oltre ogni confine
Nel 1987, le Grandes Jorasses, l’Eiger e il Cervino, sono teatro di una grande impresa, il più grande exploit nella storia dell’alpinismo della fine del ventesimo secolo: il concatenamento in solitaria della mitica trilogia delle pareti nord delle Alpi, realizzata da Christophe Profit, equipaggiato Millet. Oggi l’azienda ripropone idealmente questa trilogia, grazie al sostegno a tre importanti società di Guide Alpine di queste montagne: le Guide del Cervino, di Grindelwald e di Chamonix.
Le Guide del Cervino nascono nel 1865, l’anno in cui la vetta dell’iconica montagna viene raggiunta da una cordata svizzera, seguita, un paio di giorni dopo, da una italiana. Millet equipaggia le Guide del Cervino fornendo l’abbigliamento ufficiale per le spedizioni in montagna, sia in estate che nella stagione invernale. “Sono orgoglioso che la Società delle Guide del Cervino, una della compagnie più rinomate a livello internazionale, abbia accettato la nostra proposta di essere equipaggiata con i nostri prodotti anche per i prossimi tre anni, celebrando con noi 100 anni di storia dell’alpinismo e di Millet” ha detto Romain Millet, Direttore Generale di Millet Mountain Group.
Le Guide Alpine di Grindelwald, equipaggiate Millet fin dal 2015, nascono nel 1889 e realizzano ascensioni straordinarie. Ma è la Compagnia delle Guide Alpine di Chamonix la più importante e numerosa del mondo: nata nel 1821, conta su più di 270 iscritti. Millet ha un rapporto speciale con le Guide di Chamonix: fornisce loro l’equipaggiamento quotidiano e, soprattutto, sviluppa i nuovi prodotti da un punto di vista tecnologico, utilizzando il Monte Bianco come una sorta di laboratorio nel quale testare sul campo le ultime innovazioni. Così Millet rafforza il trait d’union storico con la mitica trilogia delle Alpi e continua a scrivere la storia dell’alpinismo equipaggiando le tre Compagnie di Guide: una naturale conseguenza di valori condivisi, che rafforza la vocazione del marchio, il suo posizionamento tecnico e la sua credibilità nel mondo della montagna. Millet rafforza il trait d’union storico con la mitica trilogia delle Alpi e continua a scrivere la storia dell’alpinismo equipaggiando le tre Compagnie di Guide.
Marco Camandona
Marco Camandona è capace di trasmettere la passione per la montagna in un istante. Guida Alpina e maestro di sci, allenatore federale di sci alpinismo, è Direttore Tecnico della gara di sci alpinismo “Millet Tour du Rutor Extrême”, sponsorizzata dal marchio francese. Atleta di sci alpinismo e di ultra trail, è anche giudice della Federazione Internazionale di Sci Alpinismo e membro del Soccorso Alpino della Valle d’Aosta. Ha scalato le pareti più impegnative delle Alpi e aperto nuove vie in Himalaya, salendo sulle cinque montagne più alte di ogni continente e mettendo piede su ben nove ottomila, sempre senza ossigeno. Dal 2015 si dedica a un progetto umanitario per i bambini in Nepal, con la Onlus Sanonani. Marco Camandona dice di essere orgoglioso di far parte del team Millet perché ne condivide i valori di professionalità, versatilità e qualità. Per lui Rise Up è l'immagine di un momento: quando arrivi in vetta e alzi le mani come se potessi abbracciare il cielo.
Nils Favre
Nils Favre è una forza della natura. Dotato di un talento poliedrico e straordinario, lo scalatore alza ogni volta l’asticella. Capace di unire magnetismo e curiosità per nuove sfide, ha sempre vissuto al massimo. Nils Favre ama l’arrampicata in ogni sua forma, in particolare quelle più dure. Trad, circuito di Coppa del Mondo, blocchi, vie lunghe, ma soprattutto indimenticabili spedizioni dall’altra parte del mondo. Nella vita di tutti i giorni l’alpinista svizzero passa il tempo libero con gli amici e soprattutto giocando a golf! Dice di sentirsi parte della famiglia Millet, da oltre otto anni, perché l’azienda ha sempre creduto in lui, accompagnandolo nel suo percorso di crescita come scalatore. Per lui il significato di Rise Up è arrivare in cima, ma soprattutto essere in grado di rialzarsi dopo ogni fallimento.
Sophie Lavaud
Tra le spedizioni che saranno in Himalaya questa primavera, ce ne saranno due tutte al femminile. Una è quella al Dhaulagiri, in Nepal, ed è guidata da Sophie Lavaud, che ha nelle gambe ben undici ascensioni agli ottomila. Nel palmares dell’alpinista ci sono già la firma della salita del Kyungya Ri II e quella dell’Ama Dablam. Dopo una carriera a Ginevra nel campo dell'ospitalità, del lusso e dei cosmetici, Sophie oggi dirige una società di organizzazione di eventi, è impegnata nel sociale, attiva in progetti umanitari con la Fondazione Terre des Hommes, e soprattutto alla rincorsa di un traguardo ambizioso: scalare tutti i quattordici ottomila della Terra. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché, durante le spedizioni internazionali, alle persone brillano gli occhi quando nomina il brand. Rise up per lei significa trovare l’energia necessaria per scalare il proprio Everest personale, ogni giorno.
Naile Meignan
Naile Meignan cresce a pane e magnesite. Talento di natura, la scalatrice francese unisce abilità tecnica a forza mentale, doti che la guidano in ogni sua nuova sfida. Giovanissima, trova presto la sua passione e ragione di vita, e la coltiva con costanza e determinazione. Ama arrampicare perché la fa sentire libera: falesia, boulder, trad, competizioni indoor. Appassionata di slackline, dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché è formata da veri appassionati di montagna, con tante incredibili esperienze e valori comuni da condividere.
Nahia Quincoces
Top runner del palcoscenico internazionale, per lei sci alpinismo significa correre su creste a fil di cielo senza mai risparmiarsi la fatica, e scendere in picchiata su tracciati tecnici. Nahia Quincoces ha scritto la storia di questo sport, dalla Coppa del Mondo ISMF fino alle sfide estreme della Grande Course. Perseverante e tenace, riesce a realizzare i suoi sogni grazie a forza di volontà e un profondo impegno. Quando non lavora come pompiere, viaggia in giro per il mondo con la sua bici, gli sci o il furgone. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché è un marchio completo, con prodotti per tutte le attività di montagna. Per lei Rise Up significa migliorarsi costantemente per raggiungere i propri obiettivi, continuando a lavorare sodo, e guardando sempre più lontano. Il suo prossimo progetto è il Lenin Peak, in Kirghizistan.
Francesco Ratti
Un passaggio di testimone memorabile: in occasione dei 100 anni di Millet, Francesco Ratti ha omaggiato Walter Bonatti ripetendo la nord del Cervino, percorrendo, anche se non in solitaria, come aveva fatto invece Bonatti, la storica via aperta dal celebre alpinista, e che porta il suo nome. Un’ascesa eccezionale per Francesco Ratti, alpinista che dice di amare, prima di tutto, uscire dalla sua zona di comfort: non importa se questo significhi lanciarsi con il paracadute, scalare una parete di roccia o imparare una nuova lingua. Guida Alpina, Ratti fa parte della storica Società delle Guide Alpine del Cervino. Per lui l’alpinismo è una sorta di dipendenza: appassionato e tenace, trova la sua soddisfazione nelle cose semplici, ma allo stesso tempo ha sempre bisogno di alzare l’asticella verso nuove esperienze. Si sente parte della famiglia Millet perché è un’azienda che crede davvero nella professione di Guida Alpina e nelle Guide Alpine del Cervino, supportandole concretamente. Rise Up per lui significa migliorare costantemente sé stessi in modo da raggiungere i propri obbiettivi, senza arrendersi mai.
Symon Welfringer
Poi, all’improvviso, il Piolet d’or. Il nome Symon Welfringer è stato scritto quest’anno nella big list dei pretendenti al più prestigioso riconoscimento internazionale dell’alpinismo, dopo l’apertura di una nuova via sul Tengi Ragi Tau, in Nepal, insieme a Silvan Schüpbach. Dry-tooling, spedizioni internazionali, blocchi, competizioni indoor, trail running. Eclettico e determinato, se Symon Welfringer fa una cosa, la fa ad arte. Venticinque anni, il giovane francese è uno con le idee chiare. Dopo aver terminato gli studi in Scienze della Terra presso la Scuola di Ingegneria di Meteorologia, si dedica a tempo pieno alla montagna, dall'arrampicata su ghiaccio alle vie lunghe, ma le avventure in luoghi incontaminati ai confini del mondo sono ciò che preferisce. Dice di sentirsi parte della famiglia Millet perché ne condivide passioni e valori:
#MilletRiseUp
Rise Up significa incoraggiare ognuno a superare se stesso, senza arrendersi mai. Nel DNA Millet c’è da sempre l’impegno per accompagnare tutti gli appassionati del mondo verticale: le elite ai vertici della loro attività, le guide e i professionisti della montagna, gli amatori e le nuove promesse, come Sébastien e Fabien Guichardaz. Valdostani, classe ’99, cresciuti a Cogne, i gemelli iniziano con ai piedi gli sci da fondo ma, a quindici anni, grazie all’incontro con Marco Camandona, si avvicinano allo sci alpinismo. La prima gara di Sébastien è nel 2014, e non è una competizione qualsiasi: la mitica e tostissima Pierra Menta. Il sogno, per Sébastien, è che la disciplina diventi olimpica, e correre ai Giochi di Milano-Cortina 2026. Al fianco dei gemelli Guichardaz, per accompagnarli nella loro carriera, c’è sempre stata Millet, che crede profondamente nel valore della formazione e nei giovani. “Marco Camandona e il team Millet sono la nostra seconda famiglia, si impegnano molto per far crescere i giovani atleti” raccontano i Guichardaz. Millet sostiene con entusiasmo i ragazzi, dando loro un appoggio che va oltre l’interesse per la semplice performance agonistica. Usando le parole di Sébastien: