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LEAVE THE KIDS ALONE
by The Pill
Leave the kids alone. In nature.
BY ELISA SCALAMBRA PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ
Improvvisamente siamo agli arresti domiciliari. Lo spazio abituale di socializzazione in passato era sempre stato un ambiente all’aria aperta mentre ultimamente era diventato per noi la città, l’asilo, l’ufficio, il supermercato, la palestra, e in preponderanza luoghi chiusi con confini fisici. Ma improvvisamente anche quelli sono venuti meno e con quelli è venuta a mancare anche l’aria.
È proprio da lì che abbiamo imparato a viverne una diversa, attraverso una relazione quotidiana con l’ambiente esterno, stando all’aperto in maniera naturale, con una nuova prospettiva nel vedere, sentire e vivere i contesti. Siamo sempre stati molto legati alla natura, seppur non negando le opportunità che la città ci offre. Il weekend è sempre stato per noi un momento per uscire dai confini delle pareti ed aprirci all’aria, al vento, al sole, alla pioggia, alla neve e agli ambienti più naturali. Come dice Erri De Luca “Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo”.
È così che il 7 marzo, con scuole chiuse e smart working in atto, lasciamo una Milano scossa dalla pandemia per andare una settimana a Livigno, che amiamo da diversi anni. Arrivati scatta il lockdown. Cosa facciamo? La situazione che abbiamo davanti è più grande di noi, siamo piuttosto impotenti, ci ragioniamo ogni sera quando Achille dorme e, riassumendo tante domande e tentativi di risposta, forse la nostra considerazione più importante è stata questa: non possiamo scegliere un'alternativa sicura, siamo davanti ad una condizione critica che sta coinvolgendo il mondo intero, scegliamo cosa ci fa sentire vivi in questo momento, il mondo, ora più che mai, ha bisogno di positività e persone vive.
E così restiamo tra le montagne per otto mesi, aprendoci all’opportunità e dandoci come obiettivo quello di vivere la natura nella sua multidimensionalità, partecipando attivamente a questa esperienza, come se fosse quella che un tempo era la gara della stagione, per renderla un’unica e autentica scuola di apprendimento e consapevolezza. Perché abbiamo imparato che ha molta più importanza ciò che fai che ciò che dici, soprattutto se chi ti osserva è un bambino.
Achille benvenuto nella tua nuova scuola senza confini, dal pavimento verde (dopo che si è sciolta la neve) e dal cielo blu (talvolta grigio o talvolta bianchiccio). Ed è stato quello il posto delle sue tante prime volte, il primo panino a 3000m, il primo mini trekking con i bastoncini, la prima bufera di neve, i primi lanci dei sassi nel fiume, la prima pedalata sulla neve, il primo guado, la prima mungitura. Abbiamo messo insieme una scatola con le memorie del lockdown dove abbiamo conservato tutti quanto raccolto fuori dalla porta di casa, i nostri piccoli esperimenti e primi lavoretti. Grazie alla fortuna di essere in un posto così, a soli 200m di distanza da casa, abbiamo l’abbecedario dei mestieri e degli attrezzi. È un’esperienza impagabile, la natura è una maestra immensamente saggia e incredibilmente imprevedibile, ci allena ad essere flessibili,
pazienti, rispettosi. Insegna che puoi partire per una passeggiata in t-shirt col sole e arrivare in cima con il vento e la neve, l’unica costante è il cambiamento e noi dobbiamo essere pronti ad affrontarlo e a viverlo con entusiasmo. La natura propone contesti e ti da l’opportunità di vivere e raccontare esperienze.
È con lo stesso entusiasmo che ascoltiamo Achille raccontare ai nonni che i sassi affondano mentre il fieno e i rametti galleggiano, che dal latte delle mucche si fa il burro che lui poi mangia con pane e la marmellata, che la gallina fa l’uovo da cui si ricava la frittata, che il gatto delle nevi non fa miao.
La natura e ancor di più la montagna è maestra di vita e di valori, ma l’adulto deve essere pronto ad accogliere tale apprendimento, umile e rispettoso ma anche aperto all’esperienza dei più piccoli, che si lanciano nel fango anche se gli hai appena fatto indossare le scarpe nuove, che toccano i lombrichi come fossero pasticcini, che assaggiano la terra come noi siamo soliti provare un nuovo cibo, che infilano i piedi nell’acqua gelida del ruscello, che si rotolano tra le foglie o si siedono per terra anche se ha appena piovuto. Noi abbiamo il solo compito di prevederli e vestirli adeguatamente.
È bello vedere come un bambino vive la natura. Quindi lasciamoglielo fare senza raccontargliela.Abbiamo vissuto otto mesi intensi in naturalezza ed è stata un’esperienza molto accattivante, a tratti anche difficile, ma che ci ha permesso di vivere un senso di libertà nonostante gli arresti domiciliari dei primi mesi.
Amiamo stare nella natura perché semplice ma d’altra parte complessa, dinamica, imprevedibile, a tratti selvaggia e al tempo stesso armoniosa e ritmata. È un’insegnante instancabile per essere viventi di ogni età, per bambini, adulti e ancor di più genitori. Dopo otto mesi abbiamo fatto spazio nella valigia tra maglioni e pile per riportare a Milano una consapevolezza che non ha prezzo: immergersi nell’ambiente e nella natura per imparare ad osservare anziché superficialmente guardare. E con stupore vediamo Achille che prova a sollevare la pavimentazione di Piazza Gae Aulenti per lanciare i sassi grandi nella fontana e riuscire ad attraversarla.