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ZANNETTI

ZANNETTI

I MESTIERI D’ARTE CON LE LANCETTE

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COMPIE QUARANT’ANNI LA MAISON CHE RENDE PERSONALE IL TEMPO. RICCARDO ZANNETTI SI RACCONTA

Di Mauro Girasole Foto di Leyla Leam

UNO DEGLI ERRORI PIÙ COMUNI che si possano fare parlando di Alta Orologeria, è il ricondurla esclusivamente alla svizzera ed a un pugno di marche dall’indubbia notorietà. In realtà la storia e l’esperienza ci ricordano che produttori di alto livello, alle volte anche con numeri piccoli ma altissima qualità, posso essere trovati anche al di furi del suolo elvetico: Zannetti è uno di questi.

Il produttore orologiero, ancora oggi guidato dal fondatore Riccardo Zannetti, è storicamente basato nel centro di Ramo, in Via di Monte d’Oro, ma per la sua produzione si avvale di maestri d’arte che operano in tutta Italia. Tanti i “mestieri” che rendono ogni singolo orologio un pezzo unico, dagli orologiai agli incastonatori, poi incisori, smaltatori, orafi, mosaicisti, micro-pittori.

Il 2022 è un anno importante per la marca, che ha iniziato la sua attività nel 1982 e festeggia quindi i quarant’anni di vita. La sua è una storia fatta di tanti modelli, alcuni in produzione da decenni, che rappresenta bene una visione della misurazione del tempo al di fuori degli stereotipi classici: «Il nostro primo modello ad essere entrato in produzione, ma anche ad averci regalato notorietà, è stato l’Impero negli anni ’80. Sempre in quel periodo alcune nostre clienti ricordano il Rana scrigno, un orologio gioiello esclusivamente femminile, come pure il Dafne. In tempi recenti la collezione Regent è senza dubbio quella più gettonata, specie nella variante Full-Sky, con il cielo dipinto: non a caso è uno dei nostri orologi più copiati. Iconici sono anche il Gladiatore, che utilizziamo per tanti

Riccardo Zannetti con i figli Ferdiando ed Edoardo, che stanno continuando la tradizione familiare. Nella pagina accanto, una versione squelette “full black” del Regent.

In queste due pagine il Regent in vesione celebrativa dei 40 della Zannetti, con quadrante madreperla incisa e smaltata.

modelli personalizzati, e il Discobolo, che si presta perfettamente al pavé di pietre preziose. Un vero concentrato di tecnologia e arte è il Piranha, il nostro iper-sportivo, impossibile resistergli: al polso fa una figura pazzesca.»

Proprio in occasione dei suoi quarant’anni la Casa romana ha presentato una serie di orologi speciali celebrativi. Il primo ad arrivare è stato il Regent 40esimo, con quadranti in madreperla chaplevé e smalti policromi applicati a freddo. A questa collezione è poi seguito uno scheletrato total black su di un’idea Regent, ma soprattutto lo Zacharius 1982, un subacqueo interamente in bronzo, con quadrante in bronzo e smalto nero.

Riccardo Zannetti, quali sono state le tappe fondamentali nella storia del marchio?

«Abbiamo iniziato a produrre i primissimi pezzi, praticamente tutti fatti a mani, a partire dal 1982. Parallelamente realizzavo dei disegni per alcue importanti marche di orologeria. Alla fine degli anni ’80, con la partecipazione per la prima volta al Salone di Basilea, abbiamo fatto il santo e iniziato a lavorare solamente per noi.»

Quali i modelli più significativi-iconici?

«Il nostro primo modello ad essere entrato nella storia è stato, negli anni ’80 l’Impero. Sicuramente la linea Impero, negli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 è stata quella che ci ha regalato la prima notorietà. Sempre in quel periodo alcune nostre clienti ricordano il Rana scrigno, un orologio gioiello esclusivamente femminile, come pure il Dafne. In tempi recenti la collezione Regent è senza dubbio quella più gettonata, specie nella variante Full-Sky, con il cielo dipinto: non a caso è uno dei nostri orologi più copiati, anche da qualche big… Iconici sono anche il Gladiatore, che utilizziamo per tanti modelli personalizzati, e il Discobolo, che si presta perfettamente al pavé di pietre preziose. Rimane solamente il Piranha, il nostro iper-sportivo, impossibile resistergli: al polso fa una figura pazzesca.»

Quali sono le ultime novità?

«Quest’anno facciamo quarant’anni e le collezioni vertono tutte a celebrare questa ricorrenza. Abbiamo creato dei Regent 40esimo, con quadranti in smalti policromi. Poi uno scheletrato total black su di un’idea Regent. Ma la grande novità è lo Zacharius 1982, un subacqueo interamente in bronzo, con quadrante in bronzo e smalto nero.»

Come descriverebbe la cifra distintiva del marchio?

«Un vero orologio artistico, unico al mondo, realizzato rispettando i mestieri d’arte.»

Qual è l’identikit di chi indossa uno dei vostri segnatempo?

«Persone sensibili alla bella orologeria, che si vogliono distinguere dalla massa e non fare parte del gregge.»

Quanto puntate sull’ideazione di nuovi prodotti?

«Siamo continuamente alla ricerca di nuove idee: casse innovative, quadranti originali….»

Quanto contano, sull’ideazione di nuovi modelliprodotti, i desideri dei vostri clienti?

«Abbiamo un rapporto strettissimo con i nostri clienti e i loro desideri sono fondamentali per noi. Non a caso realizziamo tanti modelli “sartoriali”, dove parti dell’orologio, spesso il quadrante, vengono disegnate seguendo delle precisie indicazioni del cliente stesso.»

Come un brand italiano regge il confronto con i competitor svizzeri o internazionali?

«Siamo troppo piccoli per confrontarci con le realtà d’oltralpe. Ci piace stare nella nostra piccola nicchia, dove cresciamo di giorno in giorno, di anno in anno.»

Quanto pesa l’italianità nell’orologeria?

«Moltissimo. Dietro ogni marchio importante c’è sempre tanta Italianità: maestri orologiai, disegnatori, imprenditori, creatori, innovatori…

Noi siamo tra questi.»

In che modo il marchio intercetta il pubblico più giovane?

«Usiamo i social, ma siamo comunque una marca di nicchia. Riusciamo però ad intercettare nuovi appassionati, spesso giovani, durante le manifestazioni fieristiche e gli eventi. Ci è capitato più volte di incontrare ragazzi, molto giovani e molto preparati, che ci chiedevano mille dettagli sui nostri prodotti. È una bella maniera per fare nuove conoscenze.»

L’Italia è per voi un mercato importante? «Siamo italiani, amiamo l’Italia e gli Italiani.

Ci capita però più spesso di essere capiti e apprezzati lontano da nostro paese, nel Far East, negli Stati Uniti, nei Paesi Arabi.»

I vostri orologi sono un buon investimento nel tempo?

«Tutti gli oggetti di valore sono un buon investimento, perché mantengono la loro bellezza e il loro interesse per sempre. I nostri orologi sono oggetti di valore.»

Come ha affrontato il marchio la crisi?

«Per molti versi abbiamo sofferto, come tutti. Difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, difficolta nel contatto con i nostri maestri artigiani. Ma abbiamo mantenuto il contatto con i nostri clienti usando la tecnologia, quindi telefono, messaggi, videochiamate. I risultati sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative.»

Quali sono le vostre sfide per il futuro?

«Ritornare ad essere presenti nel Far East, in Cina soprattutto. Avevamo iniziato un bel percorso, è ora di riprenderlo.»

Quali sono i prossimi importanti appuntamenti?

«Siamo appena stati a Dubai ad una bellissima manifestazione tra auto e orologi. Poi sarà la volta a metà luglio del Sije, il Singapore International Jewelry Expo 2022 che finalmente torneremo a fare dopo due anni di fermo, poi gli Stati Uniti. Appena dopo l’estate seguiremo alcuni eventi legati al mondo degli yacht, a partire dal salone di Cannes.»

Quanto punta il marchio su testimonial e pubblicità?

«I nostri testimonial migliori sono i clienti stessi, che indossando sempre con grande orgoglio una Zannetti al polso: sanno che si tratta di orologi unici nel loro genere.»

Il subacqueo Zacharius con cassa in bronzo, si tratta di un modello celebrativo dei 40 della Zannetti.

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