Catalogo digitale

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il progetto editoriale L’Iguana è una comunità editoriale declinata al femminile. La storia della scrittura delle donne racconta una straordinaria intimità, un desiderio irriducibile ma anche una contrattazione snervante,

le iguane poete

perché la lingua fraintende, ingarbuglia, balbetta, nasconde incrinature e buchi. Per vocazione, per fare di necessità virtù, per forza o per amore e per via di una certa strutturazione dei ruoli sessuali che ha funzionato a lungo, le donne che scrivono sanno stare comodamente a ridosso di quelle fenditure: anche il femminile, infatti, è un buco nel linguaggio. Di conseguenza donne e uomini praticano la scrittura in

le iguane narratrici

maniera differente. Per questo L’Iguana editrice pretende tanti punti di vista, formule nuove di zecca, codici inediti, legge racconti coinvolgenti e ricerche rigorose gomito a gomito con le autrici, asseconda una cadenza, suggerisce un sostantivo più denso o un predicato più incisivo. Perché la scrittura ha la proprietà stupefacente di mettere a punto una misura efficace per il rapporto tra corpi e segni, esperienza e legge. E di tessere una rete robusta di relazioni. Perché L’Iguana? All’inizio degli anni Sessanta, mentre Doris Day interpreta Quel certo non so che e una generazione di donne si prepara a fare i conti con l’ordine simbolico, la scrittrice Anna Maria Ortese escogita una figura mezzo donna e mezzo bestia, bruttina e tutta accartocciata, per nominare la trascendenza femminile: una piccola iguana, che durante una cena tra uomini colti si annoia sotto il tavolo mentre mangia gli avanzi cena, affamata di cibo buono ma soprattutto di parole avvincenti. L’Iguana, allora, è desiderio di parola.

le iguane sagge


CITA S U N

I

George Sand

Nadia Tarantini

UN INVERNO A MAIORCA

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione febbraio 2017 978-88-98174-21-8

Perché viaggiare se non si è costretti? Un libro di viaggio non tesse necessariamente le lodi del paese che descrive. E Un inverno a Maiorca è appunto la cronistoria della disfatta totale, geografica e sentimentale, che porta George Sand a schierarsi dalla parte dei sedentari. «Tutti noi, quando abbiamo un po’ di tempo libero e di denaro, viaggiamo, o piuttosto fuggiamo, perché non si tratta tanto di viaggiare quanto di partire, capite? Chi non ha un dolore da cui distrarsi o un giogo di cui sbarazzarsi?». Si parte per noia, per insofferenza, per chiudersi una porta alle spalle o per interrompere il solito tran tran. Niente a che vedere con la voglia di scoprire il mondo. Anzi: quando il mondo fuori si rivela sul serio, risulta spesso deludente. Come accade a George Sand, che con i figli e il nevrotico compagno Fryderyk Chopin trascorre alle Baleari l’inverno del 1838, raccontato nel suo raffinato resoconto demolitorio. In prima edizione italiana. George Sand è lo pseudonimo maschile della scrittrice francese Amantine Aurore Lucile Dupin (1804 - 1876), autrice di numerosi romanzi, novelle e drammi teatrali che riflettono le contraddizioni dell’epoca in cui era tra i personaggi più affascinanti e spregiudicati. Femminista moderata, fu attiva nel dibattito politico e partecipò al governo provvisorio del 1848, esprimendo posizioni vicine al socialismo che abbandonò, in seguito, per il repubblicanesimo. L’opposizione alla politica temporalistica e illiberale del papato le costò la messa all’Indice di tutti i suoi scritti. Tra i titoli più illustri: Indiana, Lélia, Consuelo, La palude del diavolo, La piccola Fadette, François le Champi e Storia della mia vita.

IN U

LA DICIOTTESIMA VITA

SCI

TA

Abbandonereste corpo e memoria per vivere in eterno? 2346. Sotto la Calotta, dove vivono alcune migliaia di sopravvissuti al Grande Disastro, i Trentenni della prima generazione assaporano gli ultimi dodici mesi da esseri umani completi. Dopo diciassette vite, transitando da un’ibernazione all’altra per rallentare l’invecchiamento, sono in procinto di guadagnare l’eternità. La contropartita prevede la rinuncia definitiva a ogni ricordo e alla sensibilità del corpo: saranno innestati nei Cubi cerebrali che custodiranno il loro patrimonio e lo metteranno a frutto. In attesa del suo innesto, la scienziata Marcela si imbatte nei Sepolti, che hanno rifiutato le ibernazioni per assecondare l’invecchiamento naturale fino alla morte. Decide così di intraprendere lo studio di un fenomeno mai investigato prima. Giornalista de l’Unità per oltre vent’anni, nel 1998 Nadia Tarantini ha lasciato il quotidiano per dedicarsi alla scrittura e all’insegnamen(le iguane narratrici) to. Ha pubblicato alcuni libri di inchiesta, due prima edizione settembre 2017 manuali sulla scrittura e un saggio sulla salute, Il risveglio del corpo (Iacobelli editore, Roma 978-88-98174-23-2 2002). Oggi conduce corsi e laboratori di scrittura nelle università e nelle scuole. Collana Verde


IN

TA USCI

Saveria Chemotti

Marika Borrelli

HASHTAG FELICITÀ

TI HO CERCATA IN OGNI STANZA – Tuffati fifona! l’acqua è calda, non avere paura, tuffati sorella! tuffati con me, ti sostengo io! Mi ero tuffata. L’acqua era calda, familiare, avvolgente. Bastavano poche bracciate per raggiungerla.

La felicità è essenzialmente un prodotto editoriale estivo, esordisce l’autrice. Vero. Questo libro ha infatti il tono di un’effervescente e semiseria lettura da spiaggia. Ma non lasciatevi ingannare: Hashtag felicità è un trattato filosofico di quelli rigorosi. L’indagine puntuale di Marika Borrelli, da Platone a Kant, da Seneca a Popper, da Virginia Woolf a Margherita Hack, con qualche incursione nel cinema contemporaneo e nelle serie tv, punta dritto a scandagliare la mistica della felicità nelle sue svariate forme, senza tralasciare Prozac, New Age, Ikea, Twitter e perfino il Paradiso. Perché non basta la t-shirt commemorativa di una piccola vittoria per essere felici.

Collana Fucsia (le iguane sagge) prima edizione maggio 2017 978-88-98174-22-5

Marika Borrelli vive e lavora ad Avellino. Giornalista freelance, blogger, saggista e funzionaria ministeriale, si occupa di questioni di genere e di costume. Ha collaborato con Il Fatto Quotidiano, Vogue, Noidonne, Giulia.globalist.it e scrive per orticalab.it. Ha pubblicato Come pesci nella rete (Armando editore, Roma 2011), Il peggio deve ancora arrivare (Il papavero edizioni, Avelino 2012), e l’ebook Amore 3.0 (StreetLib Selfpublish, 2014).

A due anni da La passione di una figlia ingrata, Saveria Chemotti torna al romanzo per raccontare la relazione profonda che lega due giovani studentesse universitarie, una ribelle avida di affetto e una schiva ma dalla pelle dura. Nel bel mezzo della contestazione, del femminismo e della rivoluzione sessuale, la loro amicizia alimenterà un sentimento intenso, messo alla prova dalle circostanze che scuoteranno le loro vite con contraccolpi dagli esiti fatali e dalle soluzioni imprevedibili. La vicenda delle protagoniste, Lydia e Berta, testimonia la fatica e la felicità di conquistare un nuovo destino possibile. Per due, per molte, per tutte.

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione ottobre 2016 pp. 162 - b ­ rossura ISBN: 978-­88-­98174-­20-1 prezzo di copertina: € 14,00

Saveria Chemotti è nata in provincia di Trento, ma vive e lavora a Padova, dove insegna Letteratura italiana di genere e delle donne. Dal 2003 al 2015 ha coordinato il Forum per le politiche e gli studi di genere dell’Ateneo come delegata del Rettore. Dirige la collana di studi Soggetti rivelati. Ritratti, storie, scritture di donne, per la casa editrice Il Poligrafo, e la collana di narrativa Vicoli. Vie strette secondarie. Paesaggi letterari inesplorati, per la casa editrice Cleup. Ha pubblicato numerosi saggi sulla narrativa e la poesia del Novecento italiano e ha dedicato molte ricerche alla storia e alla cultura delle donne. Il suo primo romanzo è La passione di una figlia ingrata (L’Iguana editrice, Verona 2014), finalista della XXXIV edizione del premio Giovanni Comisso.


SOFFIA UN VENTO CONTRARIO il concorso di Lìbrati

Emilia Bersabea Cirillo

NON SMETTO DI AVER FREDDO

L’ho sempre fatta romanzata, me ne rendo conto. Ero semplicemente innamorata di ogni cosa si alzasse da terra. Non mi sarei occupata di asole e orli, né di occhielli e rimaglio: avrei preso lezioni di volo grazie al mio pacco. La velina bianca utile per fare i cartamodelli era perfetta per il mio piano. Aveva la consistenza della brezza, librava, avrei costruito, tratteggiando con l’aiuto della squadra e dei gessi colorati, degli aquiloni ultraleggeri molto più abili al volo rispetto a quelli che costruivamo con le carte delle uova di Pasqua, sicuramente una carta adatta al volo ma facilmente lacerabile in quota e che le prendeva, eccome se le prendeva, dagli stornelli di vento. Nemmeno la carta crespa ci permetteva di costruire aquiloni capaci di salire in alto, oltre alle nuvole, era una carta porosa che si frapponeva all’aria, quasi ingurgitandola sputacchiando sbuffi di incertezza che impedivano all’aquilone di andare più su. La velina da sartoria, invece, era nata per volare pur essendo – per una insolita coincidenza del destino – nata per fare altro.

Fuori collana prima edizione 2016 pp. 98 - ­brossura ISBN: 978-­88-­98174-­19-5 prezzo di copertina: € 10,00

Abbiamo cercato parole di donne che hanno saputo contrattare con il linguaggio per librarsi in volo e inventare espressioni di felicità, slancio, entusiasmo, ironia, tenacia. E le abbiamo trovate. Sono quelle delle vincitrici del concorso Lìbrati e vola: Barbara Buoso, Mara Barbuni, Laura Ruzickova, Silvia Battistella, Monica Bauletti, Francesca Cenerelli, Barbara Lisci, Federica Marzi, Laura Marzi, Carla Menon, Paola Nasti, Maria Orlando, Raffaella Poli, Ivi Tsamopulos, Elena Zilio. Il concorso, lanciato da Lìbrati, la Libreria delle donne di Padova, nasce perché sappiamo bene che la storia dell’intimità straordinaria tra le donne e la scrittura pretende il nostro impegno. Urla i nostri nomi a squarciagola. E li scandisce bene uno per uno. Sono i nomi delle donne che hanno il cervello rutilante di parole e di frasi, magari di libri interi. I nomi delle donne che scrivono, frenetiche, fino a notte fonda. O di quelle diligenti che si svegliano la mattina presto per buttare giù almeno qualche riga, fino a quando, bevendo l’ultimo sorso di caffè freddo, chiudono il quaderno e spengono il computer per scappare a scuola, al lavoro o a scarrozzare figli qua e là, spinte da una smania che non coglie la parola giusta o le vorrebbe tutte per sé, senza regola. Perché rimane sempre qualcosa di non articolabile. Una trattativa senza fine! Così ci pensano su, strada facendo. Sono i nomi delle donne che tengono chiusi fogli e fogli in attesa nell’angolo buio di un cassetto, tra vecchie fotografie, lettere di vent’anni fa e biglietti di auguri stropicciati. Le donne che un bel giorno passano dall’ufficio postale per spedire fascicoli preziosi all’indirizzo di una casa editrice e aspettano con il fiato sospeso. I nomi delle donne per cui scrivere è un’impresa scoraggiante, eccome, ma altrettanto irresistibile. Le donne che avviano riviste letterarie, blog, circoli di lettura, che scrivono per due lire o per niente. E anche i nomi delle donne che sanno afferrare l’occasione buona. Come questo concorso.

A casa scavavo fossi. Mi svegliavo da sola, mia madre dormiva fino a tardi e poi usciva senza dare spiegazioni. A scuola andavo quando potevo, la maestra si lamentava della mia sonnolenza, del mio grembiule stazzonato, dei miei capelli in disordine. La mamma ha un lavoro importante, esce presto al mattino e io devo fare tutto da sola, spiegai alla maestra, seccata dai suoi rimproveri. Beh, era quasi la verità. Mio padre stava sempre fuori, guidava un camion in giro per l’Europa per conto di una ditta di Nocera, quando tornava a casa dormiva due giorni di fila. Era tarchiato e bruno, con la faccia butterata. Ormoni in circolo, chissà con chi se la fa, diceva mia madre. Ma un bel giorno niente più casa, niente più giardino. Addio fiori e lucertole, grembiuli senza fiocco, capelli scarmigliati. Fui portata in istituto, nessuno della famiglia aveva voluto occuparsi di me. Dorinà fu la prima bambina che vidi. La odiai subito perché era di una bellezza inconsapevole, latte e miele. Mi si avvicinò, disse il suo nome e mi invitò a giocare. Alla conta del nascondino mi toccò cercarla. Era una cavalletta, una libellula, una lucciola che tentavo di abbracciare nel buio del campanile, dove un fetore di muffa e sterco prendeva la gola. Lei guizzava fuori all’aperto, veloce, io ero cieca per la troppa luce. Arrivava all’angolo del muro che serviva da sponda e gridava: libere tutte!

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2016 pp. 352 - b ­ rossura ISBN: 978-­88-­98174-­18-8 prezzo di copertina: € 16,00

Un vincolo potente e senza via di scampo unisce le due protagoniste di questo romanzo incalzante. Cresciute insieme dalle suore in orfanotrofio, dopo aver smarrito le tracce una dell’altra si incontrano nel posto sbagliato al momento sbagliato, e una raffica di ricordi, slanci e rivelazioni scuote le loro esistenze. Al punto che la placida Dorina, aggrappata al fantasma della madre, decide di tagliare corto e scommettere tutto sul proprio desiderio, mentre Angela, tormentata da un amore devastante, accetta di pagare un prezzo altissimo per riscattare entrambe. Con una prosa asciutta e precisa, che alterna sapientemente due voci, presente e passato, lingua nitida e piglio dialettale, Emilia Bersabea Cirillo delinea ritratti esemplari, fallimenti clamorosi, occasioni afferrate al volo, senza perdere di vista il contesto sociale e politico di una provincia del Sud costretta a nuove migrazioni. E mostra che anche quando fuori imperversa una tempesta di neve, il freddo che si insinua sotto la pelle proviene sempre da un luogo profondo e inaccessibile. Emilia Bersabea Cirillo, architetta, vive e lavora ad Avellino. Ha pubblicato Il Pane e l’argilla. Viaggio in Irpinia (Filema, Napoli 1999), i racconti Fuori misura (Diabasis, Reggio Emilia 2001), Premio Chiara 2002, i romanzi L’ordine dell’addio (Diabasis, Reggio Emilia 2005), finalista al premio Domenico Rea, e Una terra spaccata (Edizioni San Paolo, Milano 2010) vincitore del Premio Maiella e del Premio Prata, i racconti Gli incendi del tempo (et al. edizioni, Milano 2013).


Grazia Livi

Cinzia Bigliosi

L’APPRODO INVISIBILE

A MILLE CE N’È Steso lungo il banco d’acciaio e coperto dal telo, il corpo pareva ancora più minuto. Osservò il volto. Gli ultimi tentativi di respiro dovevano essere stati terribili, a giudicare dalla fitta rete di capillari esplosi appena sotto la pelle come la polpa di un lampone troppo maturo. Le palpebre abbassate erano grigie e con le sopracciglia chiare, appena visibili, formavano due perfette mezzelune. Le labbra allungate senza espressione erano screpolate. Ma se si escludevano le numerose macchie puntiformi di cianosi che si moltiplicavano specialmente sulla parte superiore del busto, quello era un meraviglioso corpo da bambola.

Con le labbra ripeto «misura», ma in verità non do questo nome a una dimensione, bensì a uno stato interno che mi chiama, che mi vuol far sua. Chiazza tiepida, mandorla di silenzio e d’ombra, confine struggente. Adesso non so bene se sono fuori o dentro il salotto dipinto, in piedi o seduta al clavicordo. So soltanto che sono sempre più vicina a un centro, a una certezza definitiva. E che, spinta fin qui dall’enorme città, sto finalmente contemplando la mia riapparsa unità, come dal fondo di un esilio. Lo strano romanzo dell’interiorità, della presa di coscienza e della nascita di un io femminile libero. Paola Azzolini

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2016 pp. 334 - ­brossura ISBN: 978-­88-­98174-­15-7 prezzo di copertina: € 16,00

Un desiderio implacabile muove Grazia Livi, giornalista disincantata e scontenta, sulle tracce di «un ordine segreto, un approdo invisibile». Per questo torna nella sua Londra, dove ogni dettaglio insinua un’occasione e anche episodi minimi rivelano colpi di scena: un viaggio con il tube, un incontro inatteso, un ricordo folgorante, la lettura di un libro. Fino all’intuizione esplosiva. Determinata e fiera, Grazia Livi decide una volta per tutte di abbandonare il giornalismo e affilare la penna, diventando una delle scrittrici italiane più autorevoli del Novecento. La prima edizione de L’approdo è del 1980, quando da un capo all’altro del mondo numerose donne sveglie sono impegnate a fare i conti con un ordine simbolico che non ammette espressioni adeguate alla loro esperienza. Così Grazia Livi si rimbocca le maniche e intraprende una paziente contrattazione con la parola per articolare buchi e scarti in una narrazione formidabile. Grazia Livi (19 marzo 1930 - 18 gennaio 2015) nasce a Firenze, vive alcuni anni a Londra e si stabilisce a Milano. Esordisce alla narrativa con Gli scapoli di Londra (Sansoni, Firenze 1958) e tra il 1960 e il 1970 lavora come giornalista e inviata per testate importanti come Il Mondo, L’Europeo, Epoca e La Nazione. Dopo un lungo intervallo, compone il romanzo La distanza e l’amore (Garzanti, Milano 1978) e sceglie di abbandonare il giornalismo per dedicarsi interamente alla scrittura con L’approdo invisibile (Garzanti, Milano 1980). E ancora: Vincoli segreti (La Tartaruga, Milano 1994), Non mi sogni più (La Tartaruga, Milano 1997), La finestra illuminata (La Tartaruga, Milano 2000), Lo sposo impaziente (Garzanti, Milano 2006), Il vento e la moto. Passioni, nostalgie, fughe, dolcezze (Garzanti, Milano 2008), Sognami ancora (EV, Macerata 2014), i saggi Da una stanza all’altra (Garzanti, Milano 1984 - La Tartaruga, Milano 1992), Narrare è un destino (La Tartaruga, Milano 2002) e Le lettere del mio nome (La Tartaruga, Milano 2003 - Iacobelli, Roma 2015).

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2015 pp. 100 - b ­ rossura ISBN: 978-­88-­98174-­16-4 prezzo di copertina: € 12,00

Basta una coincidenza perché esistenze lontane anni luce si incrocino nel modo peggiore. Un torrido mattino d’estate, un semaforo rosso, una collisione, il pizzo di un calzino che spunta tra le pieghe delle lamiere e un segreto indicibile che alimenta un equivoco spaventoso. Ma chi ha sbagliato davvero? Così un buco nella logica diventa gorgo senza fondo. Marcato da una prosa spietata e lancinante, il racconto di Cinzia Bigliosi descrive tutte le prospettive possibili, rivela altre mille minuscole vicende, mostra cosa accade quando il buon senso viene sopravvalutato: che è troppo tardi per tornare indietro. E allora nessuna colpa, nessuna sentenza, nessun risarcimento. Solo resa inappellabile. Cinzia Bigliosi ha tradotto molti romanzi, da Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand (Feltrinelli 2009) a Bel-Ami di Guy de Maupassant (Feltrinelli 2012), da Un paesaggio di ceneri di Élisabeth Gille (Marsilio 2014) alla nuova edizione di Suite française di Irène Némirovsky (Feltrinelli 2014). Finalmente ne ha scritto uno tutto suo.


Charlotte Brontë

Manuela Zucchi

HO TENTATO TRE INIZI

CATTIVISSIMO NATALE

Storms of rain are sweeping over the garden and churchyard, as to the moors, they are hidden in thick fog. Though alone, I am not unhappy; I have a thousand things to be thankful for, and, amongst the rest, that this morning I received a letter from you, and that this evening I have the privilege of answering it.

E lui dondola assieme alla sua fortezza, come in una nave barcollante sulle onde, avanza dondolando, e ride e allunga e stende i piedi e scalcia con i talloni. Si diverte, nascosto dentro la sua piscina di carne avvolta nel cappotto troppo corto, dal quale spuntano le gambe lunghe e intirizzite, che vanno su e giù per la strada gelata e scura. Là dove passano i Babbi cattivi.

Tempeste di pioggia imperversano sul giardino e sul cimitero, mentre la brughiera è nascosta da una fitta coltre di nebbia. Benché io sia sola, non sono infelice; ho mille ragioni per cui essere grata, una delle quali è proprio l’aver ricevuto questa mattina una Sua lettera cui stasera ho il privilegio di poter rispondere.

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2015 pp. 378 - brossura ISBN: 978-88-98174-14-0 prezzo di copertina: € 17,00

La scrittrice ci tiene stretti per mano, ci obbliga a percorrere la sua strada, ci fa vedere quello che lei vede, non ci lascia neppure un istante. Alla fine siamo imbevuti, saturi del genio, della veemenza, dell’indignazione di Charlotte Brontë. Probabilmente succede con tutti gli scrittori che possiedono, come lei possiede, una personalità prepotente in virtù della quale, nel modo in cui si dice della vita vera, basta che aprano la porta e si sente la loro presenza. C’è una qualche ferocia non addomesticata, eternamente in guerra con l’ordine riconosciuto delle cose, che fa loro desiderare di creare all’istante invece di osservare pazientemente. Questo ardore, appunto, che rifiuta le mezze ombre e altri secondari impedimenti, con un colpo di ali passa oltre la condotta della gente normale e si allea con le passioni più inarticolate. Li fa poeti o, se scelgono di scrivere in prosa, intolleranti delle sue restrizioni. Virginia Woolf Cinquantasette lettere inedite, scritte tra la pubblicazione di Jane Eyre e quella di Villette ai maggiori intellettuali inglesi dell’epoca, rivelano tutta la potenza argomentativa, la finezza di analisi, la preparazione critica di Charlotte Brontë. Sagace e puntigliosa, impulsiva ma calibratissima.

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2014

In un’atmosfera luccicante di palline colorate e buoni sentimenti, appostato dietro l’albero di Natale il diavolo lancia la sua sfida. Si insinua tra espiazioni improbabili e aspettative deluse, pungola rancori insospettati, piega le coscienze fino a renderle subdole. E alla fine stravince, con stile e senza clamore. Scanditi da una scrittura nitida, che ricalca esitazioni e slanci della lingua parlata, i racconti affilati di Manuela Zucchi svelano infime vendette camuffate da maniere gentili, scelte vigliacche scaturite da sani propositi. Perché anche a un’anima candida, se tormentata, capita l’occasione sbagliata al momento giusto. Critica disincantata della festa più convenzionale? Sabotaggio di un rituale frivolo? No, solo la cronaca di un Natale molto cattivo. E dannatamente vero.

pp. 232 - brossura ISBN: 978-88-98174-13-3 prezzo di copertina: € 15,00

Manuela Zucchi è nata a Bologna, dove vive. È guida d’arte, lavora per la regione Emilia-Romagna, scolpisce per diletto. Ha pubblicato novelle, fiabe, gialli e un romanzo. Cattivissimo Natale segna il suo ritorno al racconto.


Saveria Chemotti

Anna Pravadelli

LA PASSIONE DI UNA FIGLIA INGRATA

GAZZELLE

Le ho amate entrambe, separando le stagioni del loro amore per me. Come posso trattenerle sotto la mia pelle senza confondermi irrimediabilmente con loro? Schiacciata dal peso di una duplice presenza materna, da vincoli irriducibili, da conti in sospeso, passo in rassegna le età della mia vita, ma non arrivo mai a una forma compiuta, piena. Cammino senza tregua lungo i viottoli e tra gli arbusti, nelle radure in pieno sole, come in una lunga digressione, in una divagazione mai finita, per allontanarmi dai luoghi enigmatici che mi tormentano. Sono vittima e carnefice insieme, chiusa in un dolore irrisolto.

Collana Verde (le iguane narratrici) prima edizione 2014 pp. 264 - brossura ISBN: 978-88-98174-08-9 prezzo di copertina: € 15,00

La relazione con la madre: viscerale, ardente, estenuante. Sempre. Soprattutto, un groviglio ai limiti del tempo e del pensiero. E se le madri sono due? Accade alla protagonista, spaccata a metà tra la devozione a una formidabile nonna adottiva e il desiderio di riconquistare la madre biologica, che la provoca con una raffica di ricordi sconnessi liberati dalla demenza senile. E promesse, smentite, scoperte: materia tutta incandescente che pretende ogni volta espressioni inedite. In che modo riscattare quel vincolo? Così La passione di una figlia ingrata è una via Crucis che prende corpo in parola nell’intreccio di autobiografia e finzione, lingua e dialetto, per assecondare il ritmo di un languore segreto che colpisce senza tregua. Saveria Chemotti è nata in provincia di Trento, ma vive e lavora a Padova, dove insegna Letteratura italiana di genere e delle donne. Dal 2003 coordina il Forum per le politiche e gli studi di genere dell’Ateneo. Dirige la collana di studi di genere Soggetti rivelati. Ritratti, storie, scritture di donne, per la casa editrice Il Poligrafo, e la collana di narrativa Vicoli. Vie strette secondarie. Paesaggi letterari inesplorati, per la casa editrice Cleup. Ha pubblicato numerosi saggi sulla narrativa e la poesia del Novecento italiano e dedicato molte ricerche alla storia e alla cultura delle donne. Questo è il suo primo romanzo.

Finalista XXXIV edizione Premio Letterario Giovanni Comisso

Il riscatto esige un costo, la salvezza implica almeno una colpa. Eppure non esiste misura per stabilire una corrispondenza esatta: una piccola redenzione comporta spesso un sacrificio tremendo. Ecco perché i personaggi singolari di Anna Pravadelli affrontano spietate rese dei conti dandosi, con poca dignità, alla fuga. Corrono via come gazzelle, esili e veloci. Sostenuti da una prosa disinvolta che asseconda con precisione la lingua quotidiana, questi frammenti lievi raccontano di donne e uomini sprovveduti, sconsiderati, snervati, ma inesorabilmente carichi d’amore. E che per amore, con le migliori intenzioni, nel momento cruciale commettono errori spaventosi. In fondo, chi ha mai detto che la fuga è la soluzione più semplice?

Collana Verde (le iguane narratrici) seconda edizione 2014 pp. 126 - brossura ISBN: 978-88-98174-05-8 prezzo di copertina: € 14,00

Il riscatto esige un costo, la salvezza implica almeno una colpa. Eppure non esiste misura per stabilire una corrispondenza esatta: una piccola redenzione comporta spesso un sacrificio tremendo. Ecco perché i personaggi singolari di Anna Pravadelli affrontano spietate rese dei conti dandosi, con poca dignità, alla fuga. Corrono via come gazzelle, esili e veloci. Sostenuti da una prosa disinvolta che asseconda con precisione la lingua quotidiana, questi frammenti lievi raccontano di donne e uomini sprovveduti, sconsiderati, snervati, ma inesorabilmente carichi d’amore. E che per amore, con le migliori intenzioni, nel momento cruciale commettono errori spaventosi. In fondo, chi ha mai detto che la fuga è la soluzione più semplice? Anna Pravadelli sta concludendo la formazione per diventare psicoterapeuta sistemico-relazionale e lavora a Verona, come operatrice dei servizi per il lavoro. Questo è il suo libro d’esordio.


Gloria Zanardo

SALNITRO

Aino Suhola

AMAMI PER RENDERMI FORTE Qualche parola, un sorriso incoraggiante, la mia imperfezione contro la tua insicurezza e non cerco più il riparo delle scuse. Uguali senza vestiti, a pelle, bocciati per gli stessi errori. Se nient’altro, dammi almeno un pezzo di liquirizia e ti dirò, va bene, va bene. Ti perdono.

Ci sono veramente molte strane cose, a volerle vedere, a considerarle soprattutto, che vengono a trovarsi sulla nostra rotta e di cui ci sbarazziamo ignorandole. Non è che debbano avere per forza un senso e che costruiscano di necessità un disegno, però è un fatto che basta disporsi a dare loro un po’ di credito ed è come se venissero riparate le maglie di una rete che tiene insieme quello che è lontano con quello che è vicino, e il passato si trovasse riannodato al presente.

Collana Verde (le iguane narratrici) seconda edizione 2013 pp. 274 - brossura ISBN: 978-88-98174-00-3 prezzo di copertina: € 13,00

Con il piglio veloce della lingua di tutti i giorni, la cadenza della poesia e una buona dose di ironia sottile, le intuizioni filosofiche diventano storie di comune originalità. Gloria Zanardo delinea ritratti esilaranti e commoventi, interpreta la metafisica delle bambine e i criteri stravaganti delle prozie. Ma soprattutto racconta occasioni afferrate al volo o perdute clamorosamente, attese snervanti che non danno mai tregua, congedi dolorosissimi che non chiudono davvero i conti. E alla fine, atti dovuti e atti mancati che si risolvono in una resa incondizionata. Intanto, il tempo trascorre e lascia il segno sulle cose, come l’odore di muschio nel baule del nonno, un nome tra le pagine custodite sottochiave, una vespa che ormai perde colpi. O come il salnitro sui vecchi muri. Gloria Zanardo vive a Verona, dove insegna alla scuola superiore e partecipa al lavoro filosofico della comunità di Diotima. Ha pubblicato la raccolta di racconti Presente remoto (Luciana Tufani Editrice) e numerosi saggi per volumi collettanei. Ha scritto su Luce Irigaray, Jacques Lacan, Simone Weil e ha approfondito la questione dell’oralità nella pratica della scrittura.

Collana Indaco (le iguane poete) seconda edizione 2014 pp. 150 - brossura ISBN: 978-88-98174-09-6

Una lingua garbata ma perforante, da pugno allo stomaco e nodo in gola, per un libro edito finalmente in Italia dopo quattordici ristampe in Finlandia. In perfetto equilibrio tra tessitura seduttiva della prosa e cadenza risoluta della poesia, Aino Suhola punta il dito sui tratti più impietosi della smagliante civiltà hole-in-one, votata alla strategia vincente e all’uniformità del protocollo, che genera soggetti efficienti come macchine, tirati a lucido, talmente pieni di sé da non concedere spazio a nessun’altro. Senza mezzi termini, Suhola descrive la fatica di stare al passo e la miseria della vita intera messa da parte, ma soprattutto racconta di quelli che sbagliano fatalmente mira e per aggiustare il tiro ricorrono a violenza, alcol e stupefacenti. Ma in fondo, con i piedi nel fango o il sedere in business class, siamo tutti animali storditi e ingabbiati. E nonostante la corazza dura e le unghie affilate, tendiamo sempre le braccia per ricevere amore e non avere più paura.

prezzo di copertina: € 14,00 Aino Suhola è nata a Tampere, in Finlandia, nel 1950. Autrice di numerosi testi di poesia, prosa e teatro, tra il 1991 e 1999 si è occupata di politica. Giornalista freelance, scrive per il quotidiano Keskisuomalainen, per giornali e riviste, dedicandosi a tematiche sociali in svariati ambiti. Nel 1990 ha vinto il premio Valtion Tiedonjulkistamispalkinto e nel 2011, votata dai lettori, il premio Vuoden Keskisuomalainen. Rakasta minut vahvaksi Jyväskylä (Amami per rendermi forte) è il primo libro tradotto in Italia.


Alessandra Pantano

Cecilia Sjöholm

ACCADE SCRIVENDO

IL COMPLESSO DI ANTIGONE Cosa sarebbe accaduto se la psicoanalisi avesse scelto Antigone anziché Edipo? Il complesso di Antigone rivela qualcosa di fondamentale sulla relazione tra gli oggetti e la legge che li pone. Il desiderio di Edipo è equivalente alla legge, e agli oggetti posti per mezzo di quella legge. Questo rende più facile per lui vivere nell’illusione che il desiderio sarà continuamente sostenuto, ininterrotto, e soddisfatto. Antigone è più inquietante. Dimostra che il desiderio non è garantito da alcun significante o ordine trascendentale.

Marguerite Duras suggeriva di leggere i suoi testi a sbalzi, senza continuità. Il consiglio di Duras non è una precauzione utile a evitare l’abbandono precoce della lettura né un rimedio per facilitare la comprensione del senso. A me suona come l’annuncio di una nuova forma di pensiero e di realtà costruita dalla sua scrittura. Duras consiglia una lettura frammentaria, che si interrompa per poi riprendere in un secondo momento. L’interruzione è l’inizio della scrittura, del pensiero, del ricordo. Senza lo spazio vuoto della discontinuità nulla può accadere. Le parole mancanti sono buchi che permettono al testo forato l’interazione con quanto sta fuori. È questa l’operazione difficile ma necessaria della scrittura. Con l’arte della povertà Marguerite Duras ha rischiato: la sua scrittura, infatti, è al limite del dicibile. Ma con la fiducia che il poco fosse l’essenziale, si è giocata tutto quel che aveva.

Collana Fucsia (le iguane sagge) prima edizione 2016 pp. 148 - brossura ISBN: 978-88-98174-17-1 prezzo di copertina: € 14,00

Alessandra Pantano ha voluto mostrare come la scrittura di Marguerite Duras sia stata il tentativo di esprimere una nuova forma di pensiero, inten- dendone uno che possieda tutta la forza simbolica di quello filosofico nonostante nasca come scommessa di scrittura. In questo modo riprende il gesto e l’intenzione di donne che hanno mostrato come la grande scrittura femminile sia da consi- derare una forma di investigazione del mondo e del suo senso attraverso le possibilità segrete che la lingua offre e che vanno scoperte affinché l’es- sere del mondo si riveli. È in questa cornice che, seguendo la scommessa di individuare una forma nuova del pensiero femminile, l’autrice si dedica a coglierne tutta la singolarità e originalità nelle opere di Marguerite Duras. Chiara Zamboni Alessandra Pantano vive e insegna filosofia a Verona. La sua ricerca è centrata sulla fenomenologia, con un occhio di riguardo al pensiero delle donne. Ha pubblicato Contaminazioni. Il pensiero della differenza in Francia (Il Poligrafo, Padova 2008) e Dislocazione. Introduzione alla fenomenologia soggettiva di Jan Patočka (Mimesis, Milano-Udine 2011).

Collana Fucsia (le iguane sagge) prima edizione 2014 pp. 320 - brossura ISBN: 978-88-98174-07-2 prezzo di copertina: € 16,50

Se ritenete il complesso di Antigone un paradigma inversamente proporzionale al vecchio Edipo, siete fuori strada. Perché Antigone cambia addirittura i presupposti della questione. L’indagine filosofica puntuale e disinvolta di Cecilia Sjöholm, da Wollstonecraft a Butler passando per Hegel, Freud, Heidegger, de Beauvoir, Lacan e Irigaray, con un paio di incursioni nel cinema contemporaneo, punta dritto a sciogliere il nodo di etica e desiderio screditato dal campione maschile di razionalità, che ha relegato il femminile, enigmatica mancanza d’essere, a un’emotività fatale. Ma Antigone, che incarna il senso dell’altro e una differente etica del quotidiano, sfida qualunque tentativo di prescrivere un modello strutturale o una funzione effettiva. Ha a che fare, piuttosto, con la complessità che il desiderio femminile chiama inevitabilmente in causa. Cecilia Sjöholm è docente di Estetica alla Södertörn University. La sua ricerca è centrata su temi di estetica e fenomenologia, con un occhio di riguardo alla storia dell’estetica specialmente in rapporto all’etica. The Antigone Complex è il primo saggio tradotto in Italia.


Ludmila Bazzoni

LA VIDA VENCIENDO A LA MUERTE

Collana Fucsia (le iguane sagge) seconda edizione 2014 pp. 140 - brossura ISBN: 978-88-98174-02-7 prezzo di copertina: € 14,00

Chiara Turozzi

FEMMINILE ESORBITANTE

«Bisogna sempre provare a pensare quello che non è ancora pensato», mettere al mondo una novità, produrre un cambiamento inatteso. Perché il proposito delle Madres de Plaza de Mayo non si risolveva semplicemente determinando una presenza scomoda per il piano dittatoriale. Esaltare la vita mentre tutti parlavano di morte e mettere politicamente in gioco la maternità: questo sì, apriva un nuovo orizzonte simbolico in cui la perdita, il vuoto, un vacío, non veniva elaborato ma, imprevedibilmente, convertito nello spazio accogliente di un agire radicalmente trasformativo. E proprio qui, varcato il confine tra quotidianità e politica, accadeva l’imprevisto.

Questo libro non è un saggio e nemmeno una narrazione. Si tratta di trovare la parola giusta, una faccenda squisitamente femminile. Chiara Turozzi racconta infatti le vicende delle donne esemplari che hanno inventato un ordine nuovo per formulare l’esperienza di una, di molte, di tutte. Dalle medichesse alle mistiche, dalle scrittrici di fantascienza alle antropologhe, dalle poetesse alle filosofe di professione, ognuna di loro rivela la differenza tra non avere parole e saperle inventare: avere parole rende felici. Sono mille anni di espressioni inedite, considerazioni argute e colpi di scena. Ma, come direbbe una delle protagoniste di questa storia, è solo l’inizio.

Nella primavera del 1977, a Buenos Aires, quattordici donne si affacciavano sulla scena pubblica proclamandosi, prima di tutto, madri di desaparecidos. Marciando sulla piazza nel cuore della città con i capelli raccolti in anonimi fazzoletti bianchi, di giovedì in giovedì quel piccolo gruppo diventava un movimento grande. Erano le Madres de Plaza de Mayo. Ludmila Bazzoni, nata e cresciuta in Argentina, mette in gioco gli strumenti raffinati delle teorie politiche, i guadagni del pensiero femminile e le testimonianze di una lingua che è anche sua, per proporre una lettura avvincente e squisitamente filosofica di quel movimento. E passando per le riflessioni di Hannah Arendt, Judith Butler, Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, l’autrice mostra come, portando fuori casa relazioni autentiche, saperi quotidiani e una buona dose di senso pratico, le Madres hanno trasformato la perdita, un vacío, in una vera e propria rivoluzione simbolica. Inaugurando una politica del tutto inedita. Introduzione di Olivia Guaraldo.

Non è un saggio e nemmeno una narrazione. Si tratta di trovare la parola giusta, una faccenda squisitamente femminile. Chiara Turozzi racconta infatti le vicende delle donne esemplari che hanno inventato un ordine nuovo per formulare l’esperienza di una, di molte, di tutte. Dalle medichesse alle mistiche, dalle scrittrici di fantascienza alle antropologhe, dalle poetesse alle filosofe di professione, ognuna di loro rivela la differenza tra non avere parole e saperle inventare: avere parole rende felici. Sono mille anni di espressioni inedite, considerazioni argute e colpi di scena. Ma, come direbbe una delle protagoniste di questa storia, è solo l’inizio.

Ludmila Bazzoni è nata a Cordoba, in Argentina, e da più di vent’anni vive a Verona, dove si occupa attivamente di filosofia politica e teorie femministe. Con altre giovani donne ha fondato il collettivo Benazir, che nel 2012 ha pubblicato Frammenti di autocoscienza. Il percorso politico sulla sessualità di un gruppo di giovani femministe (Aracne editrice).

Collana Fucsia (le iguane sagge) seconda edizione 2014 pp. 274 - brossura ISBN: 978-88-98174-01-0 prezzo di copertina: € 14,00

Chiara Turozzi ha lavorato per alcune case editrici e curato la nuova traduzione de La mistica della femminilità di Betty Friedan (Castelvecchi). Si è occupata di cronaca e di femminile per quotidiani e mensili, di filosofia e di letteratura per riviste specializzate. Nel novembre del 2012 ha avviato L’Iguana editrice.


L’IGUANA EDITRICE & c. s.a.s. P.IVA 04169980234 REA n. VR-398042 via Fratelli Cervi 19 37047 San Bonifacio (Verona) tel. 348 1572845 - 045 6103477 redazione@liguana.it liguana@pec.it www.liguana.it


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