Kat French
ISBN 978-88-6905-288-0 Titolo originale dell’edizione in lingua inglese: The Piano Man Project Avon a division of HarperCollins Publishers © 2015 Kat French Traduzione di Vera Sarzano Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers Limited, UK Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HarperCollins gennaio 2018
Questo libro è prodotto con carta FSC® certificata con un sistema di controllo di parte terza indipendente per garantire una gestione forestale responsabile.
A James con amore. Brontolone è il nuovo sexy, giusto? Devi solo tenere sotto controllo questa cosa del cucinare... xxx
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«Comprarsi un vibratore come regalo di San Valentino è un po’ triste, non trovi?» Honey ne prese uno rosa shocking e lo guardò disgustata. «E perché mai?» rise Tash. «Quello che avevo è stato in assoluto il mio miglior fidanzato. Quando si è rotto l’ho sepolto in giardino e, a imperitura memoria, ho piantato sulla tomba un cactus a forma di fallo.» «Ma si può sapere come cavolo hai fatto a romperlo?» chiese Honey osservando perplessa il tronco di plastica fosforescente che aveva in mano. A vederlo così sembrava indistruttibile. «Probabilmente l’ha usato troppo» commentò Nell. Con i suoi occhioni da cerbiatta e lo chignon impeccabile era la perfetta incarnazione dell’angelo del focolare. «Non possiamo essere tutte marito, figli e biscotti fatti in casa come te, Nellie» la rimbrottò Tash. Nell sbuffò. «Non mi sembra che tu ti sia mai lamentata quando quei biscotti sono finiti nella tua credenza.» «Hai ragione» rise Tash. «Ma non cercare un set di stampini qui dentro... anzi sì. Pagherei oro per vedere tua suocera che intinge dei biscottini a forma di pisello nel suo immancabile tè delle cinque.» Nell rispose con una risatina sarcastica, ma l’affettuosa presa in giro di Tash l’aveva punta sul vivo. La sua vita si era 7
davvero ridotta soltanto a marito, figli e biscotti fatti in casa? Si guardò intorno, osservò quegli strani oggetti che riempivano gli scaffali e si rese conto che sì, probabilmente era proprio così. Aggrottò le sopracciglia preoccupata. Aveva letto tantissimi articoli e libri sull’argomento, sapeva perfettamente che un matrimonio piatto era il preludio della catastrofe. Nell e Tash erano una l’esatto opposto dell’altra sia dal punto di vista fisico che caratteriale; Honey era invece una via di mezzo tra le due. Se fossero state un semaforo, Tash sarebbe stata il verde: occhi smeraldo e sorriso ammiccante che fanno capitolare gli uomini; Nell sarebbe stata il rosso: tutto di lei gridava forte e chiaro alt, divieto d’accesso. Honey, invece, non poteva che essere la luce gialla. Cordiale ma sempre un po’ indecisa, una donna a cui avvicinarsi con cautela. O forse era più un non avvicinarsi affatto, vista la totale assenza di uomini decenti al suo fianco. «Si è arrugginito.» Tash passava in rassegna gli scaffali con occhio esperto e i suoi bei ricci rossi e selvaggi si muovevano da una parte all’altra. «Niente domande, grazie. Oh, meno male, ce n’è uno resistente all’acqua.» Prese un vibratore turchese e baciò la confezione. «Ma ciao bel fusto, cercavo proprio te.» Con un sorriso malizioso lo mise nel cestino. «E tu, Honeysuckle? Non prendi niente per il weekend?» Tash indicò l’esercito di vibratori allineati sugli scaffali come tanti soldatini sull’attenti pronti a entrare in azione. «No!» Honey ripose il vibratore rosa. «Non devi mica essere così acida» la rimproverò Tash. «In fondo è passato molto tempo dall’ultima volta che, cioè...» «Non così tanto, grazie» sbottò Honey. Erano passati più di dodici mesi da quando lei e il suo ex fidanzato, sempre 8
che Mark potesse essere definito tale, si erano lasciati. Honey sembrava cercarli con il lanternino, gli uomini sbagliati: tifosi sfegatati che pensano solo al calcio e bevitori di birra che non si degnano mai di portarti un mazzo di fiori o di azzardare un gesto romantico. E che, per la cronaca, pensano solo al proprio orgasmo. L’unico fidanzato degno di nota era stato Sean, all’università; studiava biologia e trattava il corpo di Honey come se fosse un libro di testo, un modello scientifico per studiare il rapporto tra causa ed effetto. Non c’era da meravigliarsi se, sotto un così attento esame, il corpo di Honey si fosse sempre rifiutato di rispondere. Aveva deciso di dargli il benservito quando, prima di slacciarle i jeans, aveva tirato fuori dal cassetto del comodino una lente di ingrandimento. «Honey?» Nell la risvegliò dai suoi pensieri e Honey si accorse che le amiche la stavano fissando, in attesa di una risposta. «Non saprei. Un annetto, forse?» Scrollò le spalle e distolse lo sguardo per non vedere l’espressione allibita di Tash e Nell. «Un anno senza sesso?» Tash infilò un altro vibratore nel cestino. «Te lo compro io. Voglio farti un regalo. Ne hai più bisogno tu di me.» «No-o.» Honey ripose il vibratore. «Non buttare via i soldi per niente. Grazie, ma con me non funzionano.» «Funzionano per tutti, Honey.» «Non per me.» «Hai mai provato?» le chiese Tash. «Non ho bisogno di provarci, okay?» Honey si voltò, la conversazione aveva preso una piega che la metteva evidentemente a disagio. «Perché io non... sì, insomma, avete capito.» 9
Tash la prese per un braccio, Nell per l’altro e la fecero girare per guardarla in faccia. «Tu non... che cosa?» Le sopracciglia perfettamente disegnate di Nell si aggrottarono in un misto di stupore e preoccupazione. «Non hai orgasmi?» aggiunse poi in un sussurro. «Non guardarmi come se fossi un serial killer» biascicò Honey. Erano in un sexy shop, l’ultimo posto al mondo in cui avrebbe voluto toccare quell’argomento. Si sentiva come un’atea nella cattedrale di St Paul. «Non sono una bacchettona, il sesso mi piace. È solo che non ho mai avuto un orgasmo. Non è certo un dramma.» Tash la fissava sconvolta, quasi fosse un alieno appena sbarcato sulla Terra. «Non è un dramma? È un dramma sì, invece, e di proporzioni epiche. Io se non vengo almeno una volta al giorno mi sento male.» «Anche quando sei single?» le chiese Nell. Con la fede al dito che luccicava e quella camicetta di seta a pois sembrava direttamente uscita dal catalogo di Boden, sezione maestre chic per cui i padri perdono la testa. Tash accarezzò il cestino degli acquisti. «Ti presento il mio nuovo fidanzato.» Honey si guardò intorno. C’erano cuori rossi ovunque, sembrava quasi un nido d’amore. I reggiseni con i capezzoli in vista e le mutandine con il buco esposti sui manichini, però, più che a un’alcova al chiaro di luna facevano pensare a un bordello. «Ma che cos’è tutta questa roba?» mormorò Nell sbigottita non appena superarono una pesante tenda di velluto rosso. Prese delle perle e se le attorcigliò intorno al polso. «Non sapevo che facessero anche gioielli.» Alzò il braccio per ammirarle meglio. «Con il mio vestito porpora starebbero d’incanto.» 10
Tash scoppiò a ridere. «Hai ragione. Chi ha inventato le palline anali multiuso è un genio.» Nell si tolse immediatamente il bracciale di perle. «Che schifo» disse con le guance delle stesso colore delle palline. «Finché non provi non puoi criticare, cara mia» la rimproverò Tash con l’aria di chi la sa lunga. Nell si mise a sedere con le gambe unite e le caviglie incrociate, come una casta scolaretta. «Vi aspetto qui, è meglio.» «Come vuoi. Ma, per tua informazione, sei seduta su una poltrona tantrica.» «Dio!» Nell saltò in piedi e si sistemò la longuette blu. «Ma in questo posto non c’è niente di normale?» «Ma è tutto normale, Nell. Simon impazzirebbe se tu indossassi un paio di mutandine con il buco.» «Assolutamente no, invece. Mi consiglierebbe di restituirle perché sono difettose.» Tash scosse la testa sconsolata. «Sì, forse hai ragione tu.» Honey si sfilò le manette che stava provando e sorrise. Simon e Nell erano la coppia perfetta. Stavano già insieme alle superiori. Mr & Mrs Love. Se Nell avesse indossato qualcosa di anche solo leggermente più osé degli slip di cotone bianco di Marks & Spencer, a Simon sarebbe venuto un infarto. «Forza, Nell, ti porto fuori. Tash, ci vediamo all’ingresso tra cinque minuti.» «Senti, Honey... per quel discorso sull’orgasmo» esordì Tash mentre, dieci minuti dopo, prendevano posto al tavolino di un bar. Honey sospirò. «Dio, Tash. Non iniziare. Non ne voglio parlare.» «Va bene, certo, hai ragione» la confortò Nell. «Ma... 11
quando hai detto che tu non vieni, non intendevi dire che non sei mai venuta in vita tua, vero?» Rassegnata, Honey prese il suo calice di vino. «Non mi importa, davvero.» «E invece dovrebbe importarti eccome, se non altro perché ne va della tua salute fisica e non solo» la incalzò Tash. «No, Tash. Ne andrebbe della tua salute: io non sento la mancanza di qualcosa che non ho mai avuto» rispose Honey. «Sei sicura al mille per mille di non aver mai avuto un orgasmo?» le chiese Nell. «Porca miseria, Nell. Se avesse avuto un orgasmo e non se ne fosse accorta, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi sul serio» replicò Tash. Honey si schiarì la gola. «Ehm... sono qui anch’io, nel caso in cui non ve ne foste accorte.» «Sì, è che onestamente non capisco come sia possibile non raggiungere l’orgasmo quando si è travolti dalla passione del momento» disse Tash, perplessa. «Devi essere andata a letto con gli uomini sbagliati, tesoro.» «Non è colpa loro» commentò Honey rassegnata. «Credi possa dipendere dal fatto che ci pensi troppo e non riesci a rilassarti?» le chiese Nell preoccupata. Honey fece cenno di no. «Vi prego... potete smetterla? Non ci penso troppo, sono completamente rilassata. Non mi aspetto che succeda e non succede, adesso cambiamo argomento, okay?» «Non riesco a credere che in dieci anni di amicizia tu non ce ne abbia mai parlato.» «Perché non è importante, dico sul serio.» Nell e Tash presero contemporaneamente i bicchieri con un’espressione che rasentava la pietà. 12
Tash la guardò di traverso e chiese: «Quando è stata l’ultima volta che hai flirtato con qualcuno?». Honey iniziò a giocherellare con i braccialetti che aveva al polso, un’accozzaglia di colori accesi e finto oro. Nel suo tran tran quotidiano non le capitava di incontrare uomini per cui valesse la pena fare il primo passo. Una volta, visto che di quando in quando andava da lei in negozio, le era passata per la testa l’idea di stuzzicare un po’ Eric il lumacone, ma ci aveva immediatamente ripensato. Già non perdeva mai l’occasione di toccarle il sedere, se gli avesse dato anche solo il minimo appiglio si sarebbe ritrovata in quel tugurio che lui chiamava casa, sdraiata sul divano a guardare Gli svuotacantine, con Eric in mutandoni di cotone tutti bucati. No grazie. «Non te lo ricordi nemmeno, vero?» aggiunse Tash. Honey sospirò e scosse la testa. «Non ho mai occasione di incontrare uomini interessanti. Passo la giornata a servire anziane signore e le rare volte in cui mi capita di conoscere qualcuno che potrebbe eventualmente piacermi scopro che è un deficiente.» «Solo perché sei sempre finita con gli uomini sbagliati» la rassicurò Nell. Honey non poteva ribattere. È vero che i pochi uomini con cui era andata a letto non avrebbero mai vinto il premio come miglior amante dell’anno, ma in fondo sapeva che non si trattava solo di questo. Era nata senza il gene dell’orgasmo. Punto. «Te lo troviamo noi quello giusto!» disse Tash. «Scordatelo!» Già se li immaginava, gli uomini che le avrebbero trovato le sue amiche: fighetti lampadati da una parte e professorucoli con i sandali da frate dall’altra. «Lo sai che cosa ti serve?» disse Tash gesticolando con il 13
bicchiere in mano. «Un elemento. Un qualche fattore che ti aiuti a distinguere gli uomini veri dai ragazzini inutili e scialbi.» «Non ti seguo» ammise Honey. «Guarda me, per esempio. Il mio elemento sono i soldi. Niente soldi, niente Tash» continuò l’amica. «Come sei venale» rise Nell. Tash scrollò le spalle. «Preferisco definirmi realista.» «Be’, io non impazzisco per i ricchi» disse Honey. «No, ma ci deve essere qualcosa che ti fa scattare la molla» replicò Tash. «Un buon padre. È stato quello il mio elemento. Cercavo qualcuno che potesse fare da padre ai miei figli.» Le labbra di Nell disegnarono un lieve sorriso, stava sicuramente pensando a Simon e alla loro piccolina di un anno. Nell non aveva mai conosciuto suo padre, e Simon era per lei amico, amante ed eroe. Dalle casse alle sue spalle, Honey sentì Michael Bublé intonare un motivetto sdolcinato. «Riuscite a farmi mettere insieme a Michael Bublé?» «La vedo dura, tesoro.» Tash fece uno scatto improvviso. «Ma... mi hai fatto venire in mente quale potrebbe essere il tuo elemento.» Si interruppe per un istante, entusiasta. «A te serve un pianista.» Nell scoppiò a ridere. «E dove cavolo lo trova un pianista, da queste parti?» «Ah, be’, se riesci a farmi avere Bublé o Robert Downey Jr io ci sto» disse Honey. «Pensaci. Ore e ore passate a esercitarsi alla tastiera, il talento di un pianista è tutto nelle dita.» Tash era sempre più convinta della sua idea. «E poi solo un uomo intelligente e sensibile può dedicarsi al pianoforte.» Era così sicura di sé che nessuna osò contraddirla. 14
«È vero, Honey» intervenne Nell. «Hai proprio bisogno di un pianista.» «Purtroppo non ne conosco.» «Non ancora...» Tash le strizzò l’occhio. «Ma presto ne incontrerai uno.» «E come, scusa?» Honey prese la bottiglia di vino. «Non lo so.» Tash passò il suo bicchiere a Honey. Nell sorrise. «Dobbiamo passare in rassegna tutti i siti di incontri.» «Nemmeno per idea!» In preda al panico, Honey rovesciò il vino sul tavolo. «Non mi iscriverò mai a uno di quei siti.» Tash e Nell si scambiarono uno sguardo d’intesa. «Ma no, tesoro, certo che no» disse Nell. Tash, invece, tossicchiò nervosa. Honey la guardò di traverso. «Hai per caso le dita incrociate dietro la schiena?» Nell fece cenno di no, e intanto sciolse le dita incrociate. «Non sono in grado di nominare nemmeno un pianista famoso, figuriamoci se conosco quelli mediocri» commentò Honey. «Elton John?» le suggerì Tash. «È gay. E sposato. Non voglio uomini sposati. Né uomini gay.» «Liberace?» «Perfetto. Gay e pure morto!» «Dunque, dunque...» le interruppe Nell. «Ci serve un pianista etero, che respiri ancora e che abbia un debole per le bionde un po’ fuori di testa.» «E bellissimo» aggiunse Honey. «Deve assolutamente essere bellissimo.» «Be’, che dire? Sei semplicemente fenomenale» disse Tash. «In un colpo solo sei riuscita a escludere il novanta15
nove percento della popolazione maschile. Se vai a pesca in una pozzanghera i pesci grossi non abboccano, sai?» Honey sorrise e si immaginò con degli enormi stivaloni di gomma ad avvolgere la lenza, con un recalcitrante Michael Bublé appeso all’amo. «Un pianista pesce lesso. Il sogno di tutte le donne del mondo.» Hal sentì voci femminili, risate e porte sbattute che venivano dall’atrio condominiale. Era già mezzanotte passata, infilò la testa sotto il duro cuscino a cui ancora doveva abituarsi. Fantastico. La sua nuova vicina di casa rideva come un gatto randagio in calore e non aveva il minimo rispetto per gli altri condomini. Se fosse stato anche solo lontanamente incline alla clemenza avrebbe tenuto in considerazione il fatto che la poverina non poteva immaginare che lui si fosse trasferito lì quel pomeriggio, ma quella risata irritante gli aveva fatto perdere la ragione. In quel periodo le risate lo irritavano. La gente lo irritava. La gente che rideva, poi, era semplicemente insopportabile. Era lì da meno di ventiquattro ore, e già odiava quella casa.
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Ringraziamenti
Un grazie enorme allo splendido team della casa editrice Avon; siete fantastici, e mi sento molto fortunata a far parte della vostra grande famiglia. Un grazie particolare alla mia super-editor Katy Loftus per l’infinita pazienza, il sostegno e l’incoraggiamento con cui mi ha seguita durante il difficile periodo che ho dovuto affrontare mentre scrivevo questo libro, e per aver amato Hal quanto me. Ce l’abbiamo fatta, alla fine! Grazie anche a Sabah Khan della LightBrigade per avermi aiutata a pubblicizzare in lungo e in largo La musica perfetta. Grazie a tutte le blogger e alle persone che hanno postato i loro commenti su Twitter e Facebook: siete state incredibili; chattare con voi ha illuminato le mie giornate e ho apprezzato moltissimo le vostre risposte alle mie domande occasionali. Non sarei mai arrivata alla fine delle mie interminabili giornate di lavoro senza le mie compagne di scrittura, le fantastiche e versatili scrittrici di romance. E infine, ultimo ma non meno importante, un grazie speciale a coloro che mi sono sempre vicini, i miei amici e la mia famiglia.
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Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 presso la Rotolito Lombarda - Milano