Jennifer L. Armentrout
LA VENDETTA
DEGLI DEI TRADUZIONE DI ALICE CASARINI
ISBN 978-88-6905-252-1 Titolo originale dell’edizione in lingua inglese: Apollyon: The Fourth Covenant Novel Spencer Hill Press This translation published by arrangement with Spencer Hill Press through RightsMix LLC. All rights reserved. © 2013 Jennifer L. Armentrout Traduzione di Alice Casarini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HarperCollins settembre 2017
Ai miei amici, che vegliano sulla mia sanitĂ mentale mentre gioco nei miei mondi immaginari.
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Mi ribolliva il sangue per il bisogno di combattere. I muscoli fremevano dalla voglia di entrare in azione e la nebbia ambrata dell’onnipotenza mi dava alla testa. Ero l’Apollyon. Potevo controllare i quattro elementi, e anche il quinto, il più potente di tutti... akasha. Davo energia allo Sterminatore di Dei. Per lui ero come un bonus da videogioco... il suo asso nella manica. Io ero l’inizio e lui la fine. E insieme eravamo tutto. Eppure il massimo che potevo fare era camminare avanti e indietro. Ero in gabbia, resa inoffensiva dai segni incisi nel cemento sopra di me e dalle sbarre forgiate da un dio. «Alex.» Ovviamente non ero sola. Oh, no. Nel mio inferno personale c’era posto per due. O meglio, per tre... a volte anche per quattro. Detto così sembrerebbe divertente, ma non lo era affatto. Voci... c’erano così tante voci nella mia mente.
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«Te lo ricordi?» Piegai la testa a destra e sentii tendere i muscoli e scrocchiare le ossa. Poi ripetei il movimento verso sinistra, muovendo le dita... mignolo, medio, indice... ancora e ancora. «Alex, lo so che mi senti.» Guardai dietro di me e increspai le labbra. Cavoli, avevo decisamente una faccenda da risolvere con quel Puro... fra noi c’era una questione in sospeso delle dimensioni di un tirannosauro. Dall’altra parte delle sbarre c’era Aiden St. Delphi. Finché restava da quel lato, era una forza inamovibile. Ma senza la protezione di Efesto o di Apollo a tenerci separati, sarebbe diventato un essere insignificante, il nulla. No. No. No. Di sua spontanea volontà, la mia mano afferrò la rosa di cristallo appesa alla mia collanina e ne accarezzò i bordi lisci e delicati. Lui era tutto. Un dolore acuto mi trapassò le tempie, strappandomi un ringhio. Gli lanciai un’occhiata piena d’odio e tornai a girarmi verso il muro di cemento grezzo. «Dovevi continuare a drogarmi con l’Elisir.» «Non avrei mai dovuto dartelo» ribatté lui. «Non era il modo giusto per arrivare a te.» Feci una risata gelida. «Oh, ci sei arrivato eccome.» Ci fu un attimo di silenzio. «Lo so che sei ancora là dentro, Alex. Sotto quella connessione, sei ancora tu. La donna che amo.» Aprii la bocca, ma non mi uscirono le parole. Fui
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travolta dal ricordo di noi due vicino al torrente, quando avevo detto ad Aiden che lo amavo, e poi da un flusso infinito di immagini e azioni incentrate su di lui. Mesi, o forse anche anni interi, che continuarono a turbinare e vorticare finché non riuscii più a distinguere il passato dal presente e da quello che sarebbe stato il mio futuro. Come se avesse intuito che piega avevano preso i miei pensieri, Aiden incalzò: «Qualche giorno fa mi hai detto che mi amavi». «E qualche giorno fa ero strafatta e mi nascondevo nell’armadio, per colpa tua.» Mi voltai di scatto, appena in tempo per vederlo trasalire. Bene. «Mi hai fatto prendere l’Elisir.» Aiden inspirò bruscamente, ma non distolse lo sguardo per la vergogna o per il senso di colpa. Mi guardò dritto negli occhi... sapevo che odiava le mie iridi con tutto se stesso. «L’ho fatto, sì.» Inspirai a fondo. «Prima o poi uscirò da qui, Aiden. E ti ucciderò. Lentamente.» «E ammazzerai anche tutte le persone a cui voglio bene. Lo so. Ne abbiamo già parlato.» Si appoggiò alle sbarre. Quel giorno aveva il viso perfettamente liscio, senza neanche un filo di barba. Indossava l’uniforme da Sentinella, tutta nera. Ma aveva delle occhiaie profondissime sotto quegli occhi spettacolari. «So che non mi farai del male, se uscirai da lì» continuò. «Ci credo davvero.» «Che tristezza.» «Cosa?»
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«Che uno bello come te sia anche così stupido.» Sorrisi mentre lui stringeva gli occhi. Quando li vidi brillare d’argento, capii di aver toccato un tasto dolente. Mi fece sentire benissimo per circa tre secondi, poi mi ricordai che ero ancora in quella maledettissima gabbia. Far incavolare Aiden mi aiutava a passare il tempo, ma non cambiava la situazione. Avrei avuto di meglio da fare. Dovevo solo aspettare il momento giusto. Nella testa avevo un rumore di fondo costante, come di elettricità statica. Non dovevo far altro che collegarmici, ma Aiden ricominciava a parlarmi appena gli veniva il sospetto che stessi per farlo. Mi sedetti sul materasso appoggiato a terra e tirai le ginocchia al petto. Guardai Aiden, che mi fissava a sua volta. E cercai di tenere a bada la voce che spuntava sempre quando arrivava lui, una voce che non mi piaceva e che non capivo. Aiden si passò una mano tra i capelli e poi si staccò dalle sbarre. «Sai cosa sta succedendo là fuori, in questo preciso momento?» Scrollai le spalle. Doveva fregarmene qualcosa? Mi importava solo di uscire da lì e di connettermi al mio Seth. Poi, se mio padre fosse stato ancora in schiavitù sui monti Catskill, saremmo andati a liberarlo. Il mio Seth me l’aveva promesso. «Ti ricordi cos’ha fatto Poseidone a Deity Island?» Come diavolo potevo scordarmelo? Poseidone aveva raso al suolo la sede del Covenant del North Carolina.
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«Be’, succederà ancora di peggio, Alex. Almeno sei dei Dodici dell’Olimpo vogliono dichiarare guerra a Seth e Lucian» continuò. «E sono sicuro che Seth lo sappia benissimo. Può anche essere quello che vuole lui, ma è davvero quello che vuoi tu? Sai quante vittime innocenti ci saranno... e quante ce ne sono già state? Sia mortali sia Mezzosangue? Ce la fai a vivere con questo pensiero?» Non che stessi propriamente vivendo in quel momento, considerando che ero in gabbia. «Perché io so che, nel profondo dell’anima, non potresti sopportare di aver contribuito alla morte di migliaia, se non milioni di persone... soprattutto dei Mezzosangue. Hai rimesso in discussione l’idea di diventare una Sentinella proprio per il modo in cui questi ultimi vengono trattati. Se Seth porta avanti il suo piano, moriranno tutti.» Il suo tono deciso era davvero fastidioso, così come la passione che infiammava quelle parole. «Caleb... ti ricordi come ti sei sentita dopo che Caleb...» «Non parlare di lui!» Le sopracciglia scure gli schizzarono verso l’alto e il viso gli si raggelò per lo shock. Aiden sfrecciò verso le maledette sbarre e le afferrò di scatto. «Sì, Caleb! Ti ricordi come ti sei sentita quando è morto? Te ne sei fatta una colpa.» «Piantala, Aiden.» «Te lo ricordi? Eri così sconvolta che sei rimasta a letto per cinque giorni. Ti si è spezzato il cuore quando l’hai perso. Credi che vorrebbe vederti fare tutto questo a te stessa? Caleb è morto perché si è trovato nel posto
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sbagliato al momento sbagliato, invece stavolta non sarà così. Moriranno migliaia di Caleb, ma ora sarà davvero colpa tua.» Premetti la testa contro le ginocchia e mi tappai le orecchie con le mani, ma non bastò a bloccare l’ondata di emozioni che mi travolse e il fastidio alle tempie, che stava peggiorando, con stilettate dolorosissime. E non servì neanche a fermare Aiden. «E tua madre, Alex?» «Smettila!» gridai. «Non voleva certo questo per te!» Le sbarre tremarono quando lui le colpì con i pugni, a giudicare dal rumore. Quello sì che doveva far male. «È morta proprio per proteggerti da questo. Come ti permetti di farti da parte e lasciare che lui ti...» Il mio corpo scattò come un elastico troppo teso. «Stai...» Il ronzio nelle orecchie divenne un frastuono enorme che coprì la voce di Aiden e tutto il resto. In un istante lui fu lì, prese a scorrermi nelle vene come miele caldo e delizioso. Ascoltami. Le sue parole mi risuonavano nella mente, calmando i miei pensieri come una dolce brezza estiva. Ascoltami, Alex. Ricordati quello che faremo insieme una volta che ci saremo connessi. Libereremo i Mezzosangue... e tuo padre. «Alex» sbottò Aiden. Per gli dei, non ha niente di meglio da fare? Il sospiro esasperato di Seth mi fece tremare tutta. Bloccalo fuori.
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Lui non conta. Contiamo soltanto noi due. Mi strinsi i capelli fra le dita. «Adesso è nella tue mente, vero?» La rabbia rendeva più profonda la voce di Aiden. Le sbarre tremarono di nuovo. Di questo passo, le sue nocche si sarebbero spappolate. Proprio come il mio cervello. «Non ascoltarlo, Alex.» La risata di Seth fu gelida come il ghiaccio. Sta entrando nella cella? Spediscilo a terra, Angel. Poi scappa. Nessuno potrà fermarti. Mi tirai i capelli finché non mi sentii come se dei minuscoli aghi mi stessero punzecchiando la testa. «Alex, guardami.» La punta di disperazione nella voce di Aiden raggiunse una parte di me che non mi era totalmente familiare. Aprii gli occhi e fissai i suoi. Erano d’argento, come la luce della luna. Ed erano meravigliosi. «Insieme possiamo spezzare il legame tra te e Seth.» Digli che non vuoi spezzarlo. Il fatto che il mio Seth potesse vedere e sentire così tanto quand’eravamo connessi era incredibile... e anche un po’ inquietante. Era come se ci fosse un’altra persona che viveva dentro di me. «Alex» insistette Aiden. «Anche se riuscirai a raggiungerlo, lui ti prosciugherà come farebbe qualsiasi daimon. Forse non intenzionalmente, ma lo farà.» Il mio cuore perse un battito. Avevo ricevuto lo stesso avvertimento da mia madre, mesi prima. Era uno dei motivi per cui voleva trasformarmi in un daimon. Un motivo folle, pieno di ragionamenti illogici, eppure...
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Non ti farei mai una cosa del genere, Alex. Tutto quello che voglio è tenerti al sicuro e renderti felice. E quello che vuoi tu è liberare tuo padre, giusto? Insieme possiamo riuscirci... ma soltanto insieme. «Non rinuncerò alla posta in gioco» sentenziò Aiden. Mi fu concesso qualche istante di impagabile silenzio. «Mi senti, Seth? Non succederà mai.» È fastidioso. Siete fastidiosi entrambi. Poi dissi ad alta voce: «Non c’è niente in ballo, Aiden». Lui strinse gli occhi. «C’è in gioco tutto, invece.» Quelle parole mi suonarono stranissime. “Tutto” era il fantasma di quello che c’era stato e che non sarebbe mai potuto tornare. Era cambiato irreversibilmente nell’istante in cui mi ero connessa al mio Seth. Era difficile da spiegare. Mesi prima, quando avevo problemi a dormire, il legame fra noi due mi aiutava a rilassare corpo e mente. Be’, adesso era lo stesso, ma cento volte più forte. Non c’era nulla di me in tutto questo. Del resto non c’era stato nulla di Seth prima che mi risvegliassi. Ora capivo quanta fatica aveva fatto a starmi vicino, a lottare per non essere risucchiato in quello che mi stava succedendo. Adesso c’eravamo soltanto noi... un’entità sola che esisteva in due corpi diversi. Un’anima divisa in due. Solaris e il primo... Un dolore lancinante mi esplose dietro gli occhi. Non farlo. Il suo sussurro mi echeggiò nelle vene. Non pensare a loro.
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Aggrottai le sopracciglia. E poi il mio Seth riprese a parlare. Lo fece anche Aiden, ma non fu così stupido da entrare nella cella. Anche se ero esausta e bloccata dalle Barriere sulle pareti, ero sicura di poterlo sconfiggere. Passarono minuti, forse ore, mentre quei due continuavano a mandarmi in pappa i neuroni. Quando fu tutto finito, mi afflosciai sul materasso. La testa mi pulsava alla follia. Aiden se ne andò solo perché qualcuno (mio zio?) aveva aperto la porta al piano di sopra, che di solito significava che stava succedendo qualcosa. Rotolai sul fianco, stiracchiandomi piano. Finalmente, sospirò Seth. Distesi le dita. Le articolazioni mi facevano male. Non starà via a lungo. Non ci serve un’eternità, Angel. Dobbiamo solo capire dove sei. E poi potremo stare insieme. Feci un sorrisino debole. Se mi concentravo abbastanza, riuscivo a sentire il mio Seth alla fine della cordicella vibrante, che era sempre attiva. A volte lui si nascondeva da me, ma non in quel momento. La mia memoria ricostruì la sua immagine. Visualizzai mentalmente la carnagione dorata e le sopracciglia leggermente curve. Morivo dalla voglia di sfiorargli la linea decisa del mento; vidi le labbra carnose che gli si distendevano in un sorriso compiaciuto. Per gli dei, il suo viso era di una bellezza ultraterrena... gelido e marmoreo come le statue che una volta adornavano gli edifici del Covenant.
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Ma non... non c’erano più statue a Deity Island. Non c’era più nulla. Poseidone aveva spazzato via ogni cosa e si era riportato tutto nell’oceano. Gli edifici, le statue, la sabbia, la gente... tutto scomparso. L’immagine mentale del mio Seth si dissolse. Sentii crescere un senso di disagio in fondo allo stomaco. Prima Aiden aveva detto una cosa vera... più o meno. In quella situazione c’era qualcosa che mi turbava, che mi faceva sentire impotente, eppure non lo ero affatto. Ero l’Apollyon. Ricomincia a pensare a quanto sono bello. Mi piaceva. Certe cose non cambiavano mai. Il mio Seth aveva il solito ego enorme. La sua immagine mi rifiorì nella mente. Aveva i capelli di un colore dorato, arricciati all’altezza delle tempie. Mi ricordava i dipinti di Adone, ma Adone non era biondo. Grazie alle conoscenze degli Apollyon precedenti, avevo scoperto che era castano. Dove sei?, chiesi. Diretto a nord, Angel. Sei a nord? Sospirai. Non so dove sono. Ci sono dei boschi qui intorno. C’è un torrente. Non mi aiuta molto. Ci fu una pausa e io immaginai la sensazione della sua mano che mi accarezzava la guancia, disegnandone la curva. Ebbi un brivido. Mi manchi, Angel. Le settimane in cui ti hanno tenuta nascosta mi hanno fatto uscire di testa. Non risposi. Non mi era mancato il mio Seth. Sotto
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l’effetto dell’Elisir, non ricordavo neanche che esistesse. Seth ridacchiò. Fai miracoli per la mia autostima. Dovresti dire che ti sono mancato anch’io. Rotolai sulla schiena, cercando di sciogliere il dolore ai muscoli della gamba. Come sarà quando ti trasferirò il mio potere? Un’altra pausa; cominciai ad agitarmi. Non ti farà male, bisbigliò la sua voce. Sarà come quando ci siamo sfiorati, quando sono comparse le rune. Ti era piaciuto. Era vero. Dovrò pronunciare alcune parole, niente di che, e poi assorbirò il tuo potere. Non ti prosciugherò, Alex. Non lo farei mai. Io gli credetti e mi rilassai. Qual è il piano, Seth? Lo sai qual è. Voleva far fuori i Dodici dell’Olimpo prima che loro trovassero il modo di distruggere noi. Secondo la leggenda, ciascuno di noi poteva essere ucciso solo da un altro Apollyon, ma nessuno dei due era convintissimo che fosse vero. Tutti gli altri Apollyon avevano cercato di trovare scappatoie o studiare leggende meno note. Ma una volta tolti di mezzo gli dei, avremmo comandato noi. O meglio, avrebbe regnato Lucian. A me non interessava. Volevo soltanto essere vicino al mio Seth. Avevo un attacco fortissimo di ansia da separazione. No. Qual è il piano perché possiamo stare insieme? L’approvazione di Seth mi avvolse come un caldo sole estivo. Me la godetti, sentendomi come una brava cucciola con la pancia piena. Prima o poi mostreranno il
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loro punto debole. Succede sempre. Specialmente a St. Delphi. Sei tu il suo punto debole. Mi contorsi sul materasso. È vero. E quando avrai l’opportunità di scappare, coglila al volo. Non trattenere il tuo potere, Angel. Sei l’Apollyon. Quando sarai libera, non potranno fermarti. Fidati. E appena capirai più o meno dove sei, io ti raggiungerò. Mi fidavo del mio Seth. Quella piacevole ebbrezza nebulosa mi stava travolgendo di nuovo. Hai visto Apollo o qualche altro dio di recente? No. Non ne avevo più visti da quando avevano smesso di darmi l’Elisir, e in effetti era strano. Apollo mi era stato attaccato al culo dall’istante in cui mi ero risvegliata, ma poi non l’avevo più visto né percepito... né lui, né nessun altro dio. Aprii gli occhi e fissai le sbarre. Chissà se Efesto le avrebbe dovute rinforzare a breve? Per tutti i numi, ci speravo proprio. Se si fossero indebolite, sarebbe successo lo stesso anche alle Barriere. Allora sarei riuscita a scappare. Seth disse qualcosa che mi spedì un brivido fino alle dita dei piedi, costringendomi a prestargli di nuovo attenzione. Dov’eri andata? Gli mostrai le sbarre e gli spiegai i miei pensieri. Lui era dubbioso. Le opere di Efesto si indebolivano di rado, ma io ci sperai... per un secondo intensissimo. Quel legame non era reale. Anche se il mio Seth era dentro di me, non era davvero lì. Ero sola... sola in una cella.
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Non mi lascerà uscire. Aiden non mi permetterà mai di avvicinarmi a te. Gli occhi presero a bruciarmi per le lacrime; mi si aprì una voragine di disperazione infinita. Non vedrò mai mio padre. Sì che lo vedrai. Non importa cosa farà St. Delphi. Io ti troverò. Gli dei dicono che può esistere soltanto uno di noi, ma si sbagliano. Mi contrassi e poi mi rilassai tutta. Sei mia, Alex... lo sei sempre stata e lo sarai sempre. Siamo stati creati per questo. Una parte di me si sentì scaldare dentro. Ma l’altra, quella che mi parlava ogni volta che c’era Aiden intorno e che restava nascosta al mio Seth, si ritrasse mentre io accarezzavo la rosa di cristallo che portavo al collo.
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Questo volume è stato stampato nell’agosto 2017 presso la Rotolito Lombarda - Milano