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Scatti d’autore in hotel GLOBE TROTTER, FORMAZIONE ANGLOSASSONE, ORIGINE SUDAFRICANA. JANOS GRAPOW NON È SOLO UN FOTOGRAFO MA IL FOTOGRAFO DELL’OSPITALITÀ. LE SUE NON SONO SEMPLICI FOTOGRAFIE MA ISTANTANEE STUDIATE AD ARTE. CAPACI DI FAR VIVERE UNA E VERA PROPRIA ESPERIENZA EMOZIONALE Marina De Falco
Roma. Alcuni dei lavori di Grapow. Qui sopra, un interno del The Westin Excelsior, sotto il ristorante del 5 stelle Boscolo Aleph
C
inquant’anni, papà tedesco, mamma sudafricana, Janos Grapow (foto sopra) ha nel proprio curriculum servizi fotografici per oltre un centinaio di alberghi tra Italia ed estero. Sponsor dell’Ehma e, tra gli altri, anche del premio Excellent, Grapow è titolare di Hotel Photography. L’abbiamo incontrato nel suo studio ai Parioli. Hotel Photography è oggi uno dei punti di riferimento più autorevoli per l’industria turistico alberghiera. Come è approdato in questo mondo? «Ho cominciato ad appassionarmi di fotografia da ragazzo. Il mio maestro è stato Emmet Bright di cui sono stato assistente. Successivamente ho iniziato a collaborare come free lance con diverse testate internazionali quali Interior Design, Architectural Digest USA, Hou154 7-8 2011 | www.mastermeeting.it
se & Garden UK, Elle Decor e Interni, Domus e AD. Occuparmi di ospitalità è stato il passo successivo». Con quali alberghi lavora principalmente? «Per marchi importanti dell’hotellerie italiana e internazionale, ma anche per piccole strutture di nicchia. Grazie anche al passaparola, gli ingaggi, per fortuna, non mi mancano». Le richieste più frequenti che riceve dagli albergatori? «Molto spesso vengo contatta-
to da alberghi che hanno già un book fotografico, a volte fatto anche di recente ma che non parla il linguaggio della fotografia d’hotel e crea, quindi, meno revenue». L’ospitalità è un mercato tra i più dinamici. Da professionista del settore quali sono le tendenze più interessanti? «Da qualche anno l’hotellerie – come d’altronde tutto il resto – è sbarcata con successo sul web e oggi spopola tra i social network. Io stesso per promuo-
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vermi posto i miei lavori, e il link dell’hotel, su Flickr, Facebook e Twitter e ottengo un numero di view count impressionante, offrendo allo stesso tempo all’albergo un’opportunità di riscontro senza intermediari». L’aspetto che più ama del suo lavoro? «Quello umano, che nasce dalla condivisione di un progetto e dal confronto. Mi piace fare squadra, i risultati migliori li ho sempre ottenuti grazie alle persone che hanno collaborato con me». Lavori più di cervello o di pancia? «Henri Cartier Bresson diceva: “Una foto è perfetta quando si allineano tre fattori: l’occhio, l’intelletto e la fortuna” e io aggiungo: la passione». Quali sono gli elementi prioritari da considerare? «L’inquadratura, l’illuminazione, il dettaglio. Ovviamente tutto subordinato al messaggio che si vuole trasmettere. Poi si può ricorrere anche al fotoritocco per un impatto emotivo ancora più forte». Qualche trucco del mestiere per valorizzare al massimo un hotel? «Per fotografare gli esterni, occorre valutare il tempo e la stagione nonché l’effetto che si vuole ottenere. In genere piace molto l’effetto mediterraneo. L’edificio deve essere ritratto con le persiane aperte e, in notturna, con molte luci accese, meglio ancora se nel cielo c’è ancora un po’ di blu. Attorno
La piscina del Grand Hotel Masseria Santa Lucia di Ostuni. Sotto, l’ingresso del Radisson Blu Palais di Vienna
alla piscina i lettini non devono essere né troppi né spogli: un telo elegante contribuisce a dare l’idea di un servizio esclusivo. Invece, per quanto riguarda la camera da letto – l’ambiente più cliccato su Trip Advisor – deve essere luminosa ma non tanto più ampia di quello che è in realtà. Meglio evitare anche scatti di copriletti che coprono i cuscini – che sanno di vecchia gestione – e ricordarsi di aprire le tende quando c’è una bella vista. Nella vendita della camera incide notevolmente la valorizzazione del buffet breakfast che, in genere, riallestisco su più piani verticali, dividendo il dolce dal salato, in modo che il tutto risalti, in armonia con l’ambiente». L’ultimo servizio realizzato? «Quello per il gruppo Lungarno Hotels». Parliamo di lei... La sua giornata tipo? «Non esiste. In genere lavoro 14 ore al giorno, 7 giorni su 7 e
macino in media 35 mila chilometri l’anno». E quando non lavora? «Mi godo la mia famiglia, cane e gatto inclusi». La vacanza ideale? «Un viaggio con mia moglie e i miei due figli. Meglio se in un paese lontano, come il Sud Africa: nulla è più rilassante che cucinare carne alla brace sotto il cielo stellato di un parco nazionale. Le stelle sembrano così vicine da poter essere toccate». Nell’ordine: uno sport, un libro, un viaggio e un luogo che la rappresentano… «Lo sport il rugby, il libro Typhoon di Joseph Conrad, il viaggio quello in Equador, sulle Ande e alle Galapagos. Il luogo, senza dubbio il Sud Africa». Il sogno nel cassetto? «Una casa nel deserto del Namaqualand, ad almeno dieci miglia dalla strada più vicina, ad ascoltare musica, leggere e ■ fotografare». 7-8 2011 | www.mastermeeting.it 155