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Pollicino, Giannino & Co. il mondo a misura di bambino

Teatro fra le Generazioni a Castelfiorentino, Giocateatro a Torino, Segnali a Milano e Maggio all’Infanzia a Bari: ecco tutte le migliori novità dai quattro festival primaverili rivolti agli spettatori più piccoli.

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di Mario Bianchi

L’appressarsi della primavera, oltre che con il risveglio della natura, coincide sempre con l’arrivo dei festival e delle vetrine di teatro ragazzi, come Teatro fra le Generazioni a Castelfiorentino, Giocateatro a Torino, Segnali a Milano e Maggio all’Infanzia a Bari. Non potendo, per ragioni di spazio, approfondire in dettaglio tutte queste manifestazioni, ci è sembrato più opportuno, come del resto spesso facciamo, mettere in relazione le tematiche degli oltre cinquanta spettacoli visti, rispetto al tema dell’infanzia, indagandone, nel contempo, i più meritevoli a nostro avviso. Spettacoli dedicati all’infanzia, almeno alla sua intima essenza, ne vediamo sempre meno, quasi che, per parlare ai bambini piccolissimi, il teatro italiano non sia forse ancora sufficientemente attrezzato, nonostante tutto. Ecco perché tra gli spettacoli visti risalta

Cattivini, l’ultima creazione di Valentino Dragano di Kosmocomico Teatro, un vero e proprio concerto dedicato ai piccolissimi che, in modo profondo ed esauriente, entra nel loro sguardo e nel loro cuore, racconta le diverse emozioni in loro suscitate dall’improvviso affacciarsi del mondo. Gioia, rabbia, felicità, si rincorrono a suon di musica, sono trasmesse non solo al pubblico di riferimento, ma anche a noi adulti, che da tempo di quelle autentiche emozioni, spesso sovvertitrici, abbiamo scordato la più profonda essenza. A Torino ci è piaciuto molto Giannino e la pietra nella minestra, nel quale due artisti di diversa generazione e provenienza, il veterano Guido Castiglia – pregevole narratore di Nonsoloteatro – e il più giovane Beppe Rizzo di Oltreilponte – valente musicista burattinaio – unitisi quasi per gioco, narrano una bella storia di formazione. Scambiandosi le parole con ironia e felicità, accompagnati dalla fedele fisarmonica di Rizzo. I due artisti raccontano la storia dell’irruento Giannino che viene, suo malgrado, mandato dai nonni in campagna, partendo dalla grande città dove vive con i genitori. Attraverso la proverbiale e sapiente pazienza dei nonni, verrà impartita al ragazzo una sonora lezione di civiltà, e Giannino se ne ritornerà in città, ancora forse un poco capriccioso, ma senz’altro più maturo, più consapevole delle proprie capacità. Ritornare all’infanzia per capire meglio chi siamo, è il tema di un altro racconto di formazione, La regina delle nevi-battaglia finale scritto da Michelangelo Campanale – a cui si deve la bellissima cornice visiva – e Renzo Boldrini per Giallo Mare, dove, ripercorrendo la famosa fiaba, una giovane donna alle soglie delle nozze supera le prove disseminate nella stanza in cui, bambina, era stata felice, grazie agli insegnamenti della nonna, diventando finalmente adulta.

Nonni, bimbi e altri eroi

Curiosamente, nel nostro peregrinare tra festival, abbiamo visto tre spettacoli che mettono in relazione, in modo poetico, l’infanzia con la vecchiaia, due dei quali hanno come perno la famosa fiaba di Pollicino: Pulgarcito degli spagnoli Teatro Paraíso e Pollicino della Compagnia italiana Eco di Fondo. Perché infanzia e vecchiaia, insieme? Perché in effetti, se ben ci pensiamo, Pollicino e i suoi fratelli vengono abbandonati nel bosco, allo stesso modo con cui spesso gli anziani sono abbandonati negli ospizi dai loro congiunti. Bambini e vecchi, dunque, spesso emarginati dalla società. In Pulgarcito, la vicenda del minuscolo bambino che guida i suoi fratelli, indomito, alla conquista del tesoro dell’Orco, è narrata attraverso la relazione di un figlio con un padre. Il fi glio, in contatto telefonico con sua moglie, ha deciso che l’indomani porterà il padre all’ospizio. La valigia con le sue cose è già pronta, e il padre, come un bambino, prima di dormire vuole ascoltare una fiaba, Pollicino, la stessa che raccontava lui al figlio tantissimi anni prima. Il figlio lo accontenta. E da questo momento il loro rapporto si innesta con la narrazione della storia, attraverso una serie di invenzioni teatrali in intima e, nel medesimo tempo, divertente connessione. Alla fine il padre si addormenterà e il figlio, inevitabilmente, gli preparerà tutto l’occorrente per andare in ospizio, senza dimenticarsi però di mettergli nella giacca un pezzo di pane, da sbriciolare, all’occorrenza, segnando così il cammino per ritornare a casa. Anche nella divertente versione di Pollicino di Eco di Fondo, il protagonista è ancora un anziano, lo stesso Pollicino, diventato uno scorbutico e invadente vecchio, così vecchio, da non poter essere più gestito. Il Nostro soggiorna vicino alla casa dove vivono il figlio boscaiolo, la moglie e persino un nipotino, Frugolo, che narra fuori campo la storia. La messinscena della fiaba offre alla compagnia la possibilità di parlare attraverso occhi infantili dei diversi aspetti della vita. In Oggi, fuga a 4 mani per nonna e bambino, è ancora il rapporto tra infanzia e vecchiaia che interessa alla Compagnia, formata da Annalisa Arione e Dario De Falco. I due attori impersonano Marco, un giovane bravissimo pianista, e Lina, una vecchia, signora, fuggita dall’ospizio. Sono amici da tempo e sul palco rivivono la storia del loro primo incontro, quando lui era un bambino di sette anni, anche lui fuggito di casa, e lei una vecchia, meno vecchia. La coppia disegna, attraverso pochi gesti, spesso disegnati nell’aria, un racconto composto da parole lievi e leggere, che da sole bastano ai bambini per immergerli completamente in una storia tenera di amicizia e di vicendevole comprensione. Ritroviamo invece l’infanzia, come età mitica, ne La guerra dei bottoni di Tib Teatro, tratto dal famoso romanzo dello scrittore francese Louis Pergaud, regia di Pino Di Bello, che immerge i piccoli spettatori in una contesa tra bande rivali, ambientata in un tempo in cui ancora si poteva giocare tra boschi incontaminati, scoprendo, insieme con i compagni di gioco, le passioni, i dolori e le gioie della vita. Tra gli spettacoli visti, abbiamo molto amato Il piccolo clown, di Teatro Carta e ariaTeatro, protagonisti il piccolo Nicolò e suo padre Klaus Saccardo. Una storia semplice e piena di poesia, nella quale, un giorno, qua-

si per caso, un clown bambino, ma davvero bambino, casca da un treno in un campo dove viene ritrovato da un contadino, col quale costruisce una profonda, incredibile amicizia, resa in scena con giochi circensi e sguardi di intesa. Terminiamo il nostro percorso con uno dei pochi spettacoli a cui abbiamo assistito, concepiti per piccolissimi spettatori, Concerto fragile 2 dove Sara Bevilacqua e Alessandra Manti, nello stile riconoscibilissimo di Antonio Catalano, compongono una creazione piccola piccola e lieve, un vero e proprio minuscolo concerto, che mette in scena la relazione tra gli oggetti di uso quotidiano e i suoni della natura. Da un sipario bianco miracoloso sbucano oggetti, suoni che nascono dalla natura, rumori che si trasformano in delicate armonie di vento, di pioggia, di stelle, di neve, di fuoco, di ali che frullano, evocando il ponte fragile tra il suono e la musica. E qui l’infanzia, attraverso lo stupore e la meraviglia, diventa veramente la regina dello sguardo teatrale. ★

In apertura, una scena di Piccolo clown; in questa pagina, Valentino Dragano in Cattivini (foto: Alessia Bussini).

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