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a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo
Living Theatre, l’utopia vissuta
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Cristina Valenti Storia del Living Theatre. Conversazioni con Judith Malina
Corazzano (Pi), Titivillus, 2017, pagg. 332, euro 20
A dieci anni dalla prima pubblicazione, esce una nuova edizione, aggiornata e ampliata, di un libro fondamentale per la conoscenza del Living Theatre. Fondato nel 1947 a New York e che solo in Europa, ma soprattutto in Italia, ha avuto il riconoscimento di gruppo leader della rivoluzione teatrale del secondo Novecento, e che ha trovato in Cristina Valenti la studiosa e custode più agguerrita e appassionata di questa esperienza di lavoro collettivo, così radicale ed entusiasmante da capovolgere la visione del teatro acquisita così come la percezione del mondo: un evento specificamente teatrale, dove politica, società e cultura erano fortissimamente intrecciati fra di loro, diventava lo spazio privilegiato di incontri e di scontri generazionali. Il libro si può anche leggere come un grande romanzo di formazione, per l’ampiezza e la profondità delle discussioni fra la Valenti e Judith Malina, che vanno al di là della storia del Living - seppur raccontata con ricchezza di particolari e “notizie” inedite. Perché attraverso le memorie di Judith Malina si parla della “vita” e di tutto quello che sta fra una rappresentazione e un’altra, i pensieri, le problematiche sempre più incalzanti e aperte, le passioni condivise, la disciplina nel lavoro quotidiano, l’amore all’interno della comunità, l’uscita dal teatro e il ritornarci dieci anni dopo Paradise Now con Prometeo al Palazzo d’Inverno, dove fin dal titolo sembra racchiudersi il destino utopico e rivoluzionario del gruppo, con inglobata la punizione dell’oblio “a chi porta la luce”. Dieci capitoli di vita autentica, quasi un “omaggio” ad artisti, persone vere , che hanno voluto vivere testardamente fino all’ultimo “nell’utopia” e di cui questo “storico” volume, arricchito da foto d’archivio del Living e da 32 immagini spettacolari riportate alla luce da Marco Caselli Nirmal, attraverso un intelligente lavoro di restauro fotografi co, ne testimonia e attraversa la straordinaria avventura teatrale e umana. Giuseppe Liotta
Oltre Eduardo, oltre il realismo
Luciana Libero Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli
Roma, Edizioni Apeiron, 2018, pagg. 238, euro 20 Luciana Libero, a trent’anni esatti dall’uscita del libro Dopo Eduardo. Nuova Drammaturgia a Napoli, riprende la sua indagine sul teatro napoletano con Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli. Riparte da Annibale Ruccello, Enzo Moscato e Manlio Santanelli, su cui aveva focalizzato l’attenzione nel 1988, aggiunge alla triade Francesco Silvestri e il suo Saro e la Rosa, delicata favola sull’amore tra due uomini e il loro desiderio di avere un figlio insieme, e sceglie altri sei titoli rappresentativi per un’indagine che si muove tra “tradizione e tradimento”, così come l’ha stigmatizzata lo stesso Santanelli. Il format è quello utilizzato nel precedente volume: una riflessione introduttiva e sette titoli: Uscita di emergenza di Santanelli, Scannasurice di Moscato, Saro e la Rosa di Silvestri, Donne di potere di Fortunato Calvino, L’abito da sposa di Mario Gelardi, Favole del mare di Massimo Andrei, Mal’essere di Davide Iodice, e materiali su Ruccello, Franco Autiero e Antonio Neiwiller. Un excursus sul teatro dagli anni Ottanta a oggi, sull’uso del dialetto, sulle relazioni di contiguità e negazione con l’opera di Eduardo, ma anche di Viviani, De Simone e Patroni Griffi. A confronto varie generazioni di drammaturghi che, nell’arco di trent’anni, sono stati a vario titolo i protagonisti della scena a Napoli, con Santanelli e Moscato diventati nel tempo classici del teatro partenopeo. L’impegno civile portato avanti con un teatro di denuncia da Calvino e Gelardi, che affianca ai fatti di cronaca storie più minimali come il testo, dedicato a Pino Stabioli, raccolto nell’antologia: una storia di due solitudini unite da un segreto. Le suggestioni favolistiche di Andrei e l’Amleto in lingua napoletana modulata sul rap di Iodice. Il “superamento di Eduardo” si è dipanato in un caleidoscopico universo drammaturgico, che vede nello scavalcamento del realismo l’unico comune denominatore. Giusi Zippo
Carmelo Bene, la voce del grande attore
Carmelo Bene Di Bene il meglio! Antologia digitale del teatro musicale di Carmelo Bene
a cura di Rino Maenza e Sara Piagno, Milano, Warner Music Italia Srl, 2017, 6 cd e 1 dvd, euro 36,99
Non so se il cofanetto proposto sia propriamente “il meglio” di quanto ci ha lasciato, “in voce” e “in immagini”, uno dei più importanti attori italiani del secondo dopoguerra, massima e sublime estensione della figura del Grande Attore ottocentesco, ma sicuramente i 6 cd e la registrazione live della Lectura Dantis del 31 luglio 1981 dalla Torre degli Asinelli di Bologna, un anno dopo la strage alla stazione, sono delle vere e proprie rarità: momenti unici e indimenticabili nella storia teatrale del nostro Paese. Il primo cd è solo la versione audio di quell’evento di cui esiste solo un’introvabile versione in vinile con la bellissima copertina di Patrizia Pelagalli (un collage dei giornali che hanno raccontato quella straordinario concerto che aveva le musiche di Salvatore Sciarrino, solista David Bellugi, e una particolarissima dedica beniana: «Io ferito a morte parlo non per i morti ma per i feriti della strage»). I cd 2 e 3 sono la versione sonora (Parte I e Parte II) dello spettacolo Pinocchio, che, a mio avviso, rimane il suo spettacolo più strepitoso e commovente: qui non è la “voce” che diventa rappresentazione - Carmelo Bene fa tutte le voci eccetto quella della Fatina affi data a Lydia Mancinelli - ma, al contrario, è lo spettacolo che si fa voce, incanto, innocenza e dolore. Ascoltare per credere. Sontuosi i cd 4 e 5 rispettivamente L’Adelchi, in forma di concerto, registrato al Teatro Lirico di Milano nel 1984, e il Manfred al Teatro alla Scala nel 1980. L’ultimo cd sono le 17 tracce del Concerto per voce recitante e percussioni in cui Bene fa risuonare in un unico, inconfondibile canto i versi, le parole, i silenzi di Majakovskij, Blok, Esenin, Pasternak restituendoci, con la forza di una vocalità nitida e fiammeggiante, l’immagine incancellabile della versione televisiva Quattro diversi modi di morire in versi del 1974. Nessuna scusa per chi non ha mai visto recitare Carmelo Bene sulla scena, perché sentirlo in questi cd è un “quasi come” e, per certe sfumature che si riescono a cogliere con più facilità, anche meglio. Il Cofanetto è corredato da un prezioso fascicolo, curato da Rino Maenza e Sara Piagno, con l’indice completo delle opere di Bene. Giuseppe Liotta
Crouch, la riscossa dei comprimari
Tim Crouch I, Shakespeare
Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 95, euro 19,99
Nati quali testi su commissione destinati a un pubblico di ragazzi, i cinque monologhi scritti - e, al debutto, anche interpretati - da Tim Crouch offrono un punto di vista inedito non soltanto dei drammi di Shakespeare da cui sono tratti ma, in una prospettiva più ampia, sullo stato dell’arte del teatro contemporaneo. I brevi testi narrano celebri vicende così come sono state vissute da personaggi più o meno
“secondari”: Banquo (Macbeth), Fiordipisello (Sogno di una notte di mezza estate), Cinna (Giulio Cesare), Calibano (La tempesta) e Malvolio (La dodicesima notte). Nell’introduzione di John Retallack - tratta dall’edizione inglese della raccolta dei cinque monologhi, complessivamente intitolata I, Shakespeare - si evidenzia la natura “avanguardista” della scrittura di Crouch, intrisa di «un forte desiderio di libertà e una serie di presunzioni che hanno bisogno di essere sfidate», così da risultare particolarmente effi cace per un pubblico giovane. Ma, come sottolinea la postfazione della curatrice Roberta Ferraresi, incentrata sull’analisi delle messinscene di quattro di quei testi realizzata dall’Accademia degli Artefatti, la drammaturgia di Crouch riesce ad allargare prospettiva e panorami di riferimento, parlando sì delle creature shakespeareane ma soprattutto dell’uomo contemporaneo. Le traduzioni sono di Pieraldo Girotto e sono già state sottoposte alla prova del palcoscenico nei succitati allestimenti, diretti da Fabrizio Arcuri. Laura Bevione
Morganti e l’arte di domandare
Claudio Morganti La grazia non pensa. Discorsi intorno al teatro
a cura di Armando Petrini, Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 132, euro 23,99
«Tutto arrosto e niente fumo», sintetizza Piergiorgio Giacchè in una delle riflessioni che chiudono questa raccolta di scritti di un artista da molti considerato un Maestro della scena degli ultimi decenni. E proprio ai Maestri del Novecento teatrale si riferisce esplicitamente Claudio Morganti in particolare nella sezione d’apertura, “Convegni e raduni”, nella quale trovano spazio testi preparati per interventi pubblici dai quali affiora un’analoga tensione a far sì che il teatro torni a essere un mezzo e un luogo di azione reale dell’uomo sull’uomo, ancor prima che dell’attore sullo spettatore. «Se evitiamo di chiederci e di continuare a chiederci che cos’è il teatro, commettiamo un atto criminoso», dichiara l’autore, preferendo ai sistemi chiusi le domande aperte, evocando la prassi e la storia del teatro per sollecitarle dialetticamente mantenendo aperte tutte le domande, in primo luogo l’interrogazione elementare sul «che cos’è il teatro?». La prima parte del volume contiene inoltre le sezioni “Manifesti”, che raccoglie alcuni interventi brevi presentati per l’appunto come manifesti, e “Altri scritti”, che comprende una quindicina di testi diversi: una ridda di «pensieri in azione» prodotti, per dirla con il contributo di Attilio Scarpellini che chiude questi “Discorsi”, «come quegli artisti che disegnano senza mai staccare la mano dal foglio». Tra i molti testi presenti, quasi tutti già pubblicati in rete ma non ancora riuniti in volume, sorprende quello di una conferenza spettacolo di Morganti del 2016 sul rapporto tra teatro e fotografia. Partendo dalla pratica d’epoca vittoriana delle foto post mortem e passando, fra gli altri, da Emilio Salgari e Gerhard Richter, si chiude con alcuni Maestri dell’improvvisazione jazz: ardite, intelligenti capriole. Degne di un Maestro. Michele Pascarella
Scena Verticale, l’identità attraverso la lingua
Angela Albanese Identità sotto chiave. Lingua e stile nel teatro di Saverio La Ruina
Macerata, Quodlibet Studio, 2017, pagg. 176, euro 18
Scena Verticale - la compagnia, le sue produzioni, gli incontri e gli scambi nazionali che ha creato e tuttora crea con il quasi ventennale Festival Primavera dei Teatri - è un punto di riferimento del teatro contemporaneo in Italia. È perciò prezioso e necessario il lavoro di cura e ricerca svolto da Angela Albanese pubblicato di recente da Quodlibet. Da critica e studiosa precisa e sopraffina, l’autrice calabrese ricostruisce la storia della compagnia, fornendoci le coordinate spazio-temporali e teatrali della sua nascita, innestate sulla storia personale e scenica del fondatore Saverio La Ruina, su cui il testo è principalmente incentrato. Dall’incontro con Leo De Berardinis a quello con il cofondatore Dario De Luca e con Settimio Pisano, alla nascita di Primavera dei Teatri, la storia di La Ruina e della compagnia attraversa la storia del teatro italiano, rinvigorendo il terreno fertile ma secco della scena calabrese, di cui l’autrice, in un excursus introduttivo, compone un quadro unitario e leggibile. Il testo passa in rassegna tutte le produzioni dell’autore-attore e, caratteristica notevole, da teorica della traduzione e del teatro contemporaneo l’autrice produce un’analisi linguistica, semantica e finanche fonetica della lingua scenica coniata da La Ruina a partire dal dialetto calabro-lucano; la connette inoltre con la poetica del gesto «auto semantico» che sta alla base della riappropriazione e del riscatto di identità socialmente e linguisticamente «sotto chiave», cifra del teatro di La Ruina, sulla scia di un tracciato di onorevoli precedenti eduardiani, cui la citazione del titolo del testo fa chiaramente riferimento. Il libro costituisce un contributo importante, ben strutturato e completo che fa il punto sulla scena italiana contemporanea, a partire da un’esperienza vitale come quella di Scena Verticale. Francesca Saturnino
Un giornalista prestato alla scena
Sandro Mayer Storie da palcoscenico
Milano, Cairo Editore, 2017, pagg. 320, euro 14
Quattro copioni che bene indicano la poliedricità e il desiderio di essere al centro della scena di un giornalista prestato al palcoscenico, più che l’impegno costante di un autentico drammaturgo (non a caso ben due titoli sono rielaborazioni di suoi precedenti romanzi), anche se lui va dichiarando che il suo amore per il teatro ha radici lontane, da quando vendeva a rate i libri Einaudi insieme al fratello in un banchetto all’ingresso del Piccolo Teatro. Il centro dei suoi interessi non può che essere l’intreccio dei sentimenti in un ambiente borghese, con una particolare attenzione verso le psicologie e i sentimenti femminili, materiali che dovrebbe conoscere a fondo e saper ben maneggiare grazie alla sua pluridecennale esperienza nel campo dei periodici per signore. Ne è testimonianza emblematica Bivio d’amore, forse il suo lavoro più noto per l’allestimento di qualche anno fa con Debora Caprioglio e Patrizia Pellegrino, vicenda di un inconsapevole scambio di coppie che a distanza di tempo scoppia in un dramma ritardato, con approfondimenti non certo ibseniani ma con risvolti agrodolci da commedia all’italiana dove intervengono anche figli, che chiedono il sacrificio della felicità materna. I riferimenti sono sempre alti, come Un amore grande grande che vorrebbe essere una rilettura contemporanea della Filumena eduardiana o l’incontro casuale con una donna nello scompartimento di un treno che in Il silenzio dei sogni dovrebbe diventare l’occasione per sviluppare i consueti temi dell’amore romantico e dei valori familiari. La qualità drammaturgica però non vola mai a livelli siderali e se Mayer non ha mai vinto un Premio Riccione un motivo ci deve pur essere, come del resto un motivo ci deve anche essere se il giornalista-commediografo si impegna perfino nella scrittura di un musical, quel Il miracolo di Padre Pio dove San Giovanni Rotondo vede sbocciare l’amore tra una ragazza cattolica e un giovane ateo in spregio all’odio che li circonda. Chissà se una qualche produzione deciderà di metterlo in scena? Sandro Avanzo
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Livia Cavaglieri e Donatella Orecchia MEMORIE SOTTERRANEE. STORIA E RACCONTI DELLA BORSA DI ARLECCHINO E DEL BEAT 72
Torino, Accademia University Press, 2018, pagg. 416, euro 28
Il volume è dedicato a due esperienze preziose per la memoria del teatro di ricerca italiano: la Borsa di Arlecchino di Genova e il Beat 72 di Roma, teatri sotterranei, luogo di pratiche artistiche lontane dai percorsi ufficiali. Nel volume, storia e memoria partecipano a un comune e stratificato racconto: alla narrazione cronologica e dettagliata della storia delle due sale si affiancano le voci dei testimoni con i loro racconti soggettivi, le cronache pubblicate sui quotidiani del tempo e ancora fotografie di scena o dei fuori scena, locandine, approfondimenti critici su singoli episodi, figure, spettacoli. Il volume è pensato nell’ottica di una fruizione polisensoriale: oltre alle pagine da leggere e sfogliare, voci, fotografie e immagini si possono ascoltare e vedere sul web.
Luigi Marinelli, Valentina Valentini, Andrea Vecchia POLITICA DELL’ARTE, POLITICA DELLA VITA: TADEUSZ KANTOR FRA TEATRO, ARTI VISIVE E LETTERATURA
Roma, Lithos Editore, 2018, pagg. 368, euro 19
Nel 2015 si è celebrato il centenario della nascita di Tadeusz Kantor (1915 -90). Vengono qui pubblicati i contributi del Convegno internazionale di Roma, con cui si intendeva avviare una nuova fase di ripensamento, analisi, discussione e ricerca intorno all’opera e al retaggio lasciatoci dal grande artista e uomo di teatro polacco. Si è cercato quindi di riunire studiosi e contributi che illuminassero l’elemento fondativo - interartistico, interdisciplinare e interculturale - dell’opera di Kantor, quel suo continuo «attraversamento dei confini», e mettessero in risalto l’impossibilità di coglierne il «senso» se non attraverso uno studio del suo Gesamtkunstwerk in chiave pluri- e interdisciplinare che comprenda tetralogia, pittorica, estetica letteraria, filologia ecc.
Maddalena Giovannelli ARISTOFANE NOSTRO CONTEMPORANEO. LA COMMEDIA ANTICA IN SCENA OGGI
Roma, Carocci, 2018, pagg. 132, euro 14
Il volume analizza alcuni elementi caratterizzanti della drammaturgia comica antica: lo spazio scenico e le sue trasformazioni; la polimorfica fi gura dell’attore comico e la sua funzione nella performance; le innumerevoli forme di inclusione del pubblico in una sempre viva dimensione metateatrale. Con un doppio sguardo alle peculiarità della drammaturgia antica e alle sue molteplici eredità nel contemporaneo si indaga quali prassi si smarriscono più di frequente negli allestimenti di oggi e quali invece riemergono, pur in forme eterogenee. Particolare attenzione viene dedicata ai processi di traduzione, adattamento e riscrittura del testo aristofaneo, attraverso un’analisi degli allestimenti presentati in Italia negli scorsi decenni.
Étienne Decroux PAROLE SUL MIMO. IL GRANDE CLASSICO DEL TEATRO GESTUALE CONTEMPORANEO
a cura di Clelia Falletti, Roma, Dino Audino, 2018, pagg. 160, euro 19
Parole sul mimo è un classico del teatro gestuale contemporaneo e il primo libro scritto da un mimo sulla sua arte. Étienne Decroux, punto di riferimento imprescindibile nel teatro del Novecento, raccoglie in questo libro riflessioni, articoli, testi di conferenze, note per i suoi corsi di formazione svoltisi a Parigi, Milano e New York, dando forma organica a quella esperienza di lavoro che lo ha portato a definire le basi teoriche e pratiche dell’arte del mimo come noi oggi la conosciamo.
Luigi Allegri INVITO A TEATRO. MANUALE MINIMO DELLO SPETTATORE
Roma-Bari, Laterza, 2018, pagg. 130, euro 13 teatro da spettatore. Allegri presenta, con chiarezza, gli elementi fondamentali che costituiscono una messinscena, fornendo alcuni semplici strumenti di lettura e chiavi di interpretazione che aiutano lo sguardo a decifrare il testo (e come viene trattato), il ruolo degli oggetti e delle scene, della musica e dei movimenti e per comprendere forme e strutture dello spettacolo.
IL TEATRO DI GIGI PROIETTI NELLE FOTO DI TOMMASO LE PERA
Roma, Manfredi, 2018, pagg. 264, euro 39
Attraverso le immagini di un artista e fotografo come Tommaso Le Pera, dopo i volumi dedicati a Gabriele Lavia, Antonio Calenda, Mariangela Melato, è la volta del poliedrico mattatore Gigi Proietti, attraverso circa 200 foto di 20 spettacoli, tra cui i celeberrimi Cena delle beffe e Edmund Kean, oltre agli scatti degli one man show come A me gli occhi please. Arricchiscono il testo contributi di Antonio Calenda, Rita Sala, Duccio Trombatore, oltre che dello stesso Le Pera, e la la biografia e la teatrografia di Proietti.
Marianna Zannoni IL TEATRO IN FOTOGRAFIA. L’IMMAGINE DELLA PRIMA ATTRICE ITALIANA FRA OTTO E NOVECENTO
Corazzano (Pi), Titivillus, 2018, pagg. 240, euro 18
Attraverso le fotografie scattate sul palcoscenico e fuori, e attraverso le vicende artistiche di tre protagoniste assolute del teatro - Adelaide Ristori, Eleonora Duse e Tina Di Lorenzo -, il libro illustra l’evoluzione nel modo di ritrarre l’attrice costruendone il “mito” tale da influenzare i costumi della società, in un’epoca - la Belle Époque - che vede il progressivo affermarsi della figura femminile, come protagonista della scena, ma anche della gestione della propria professione.
Laura Aimo CORPO DANZA CREAZIONE. SASHA WALTZ & GUESTS
Sesto San Giovanni (Mi), Mimesis, 2018, pagg. 180, euro 18 opere di Sasha Waltz, coreografa e regista tedesca che, grazie a vent’anni di ricerca con e sul corpo, accompagna il lettore nel suo labirinto. Intrecciando sguardi, linguaggi e discipline differenti l’autrice propone una lettura originale della coreutica dell’artista e fornisce mappe e strumenti per orientarsi nel tempio del proprio corpo.
Davide Susanetti IL TEATRO DEI GRECI. FESTE E SPETTACOLI, EROI E BUFFONI
Roma, Carocci, 2018, pagg. 200, euro 12
Re e regine, eroi e buffoni, vicende di morte e fantastiche evasioni nel mondo della fantasia e del desiderio, storie tradizionali e intrecci d’invenzione. Nel segno di Dioniso, dio del vino, e della maschera, il teatro dell’Atene classica rielabora, con potente suggestione, le coordinate dell’immaginario mitico e della tradizione poetica, articolando i contenuti emotivi della soggettività e le categorie della politica nel duplice ma correlato spazio dello spettacolo tragico e dell’intrattenimento comico.
Marco Filiberti INTORNO A DON CARLOS: PROVE DI AUTENTICITÀ
Corazzano (Pi), Titivillus, 2017, pagg. 120, euro 12
Marco Filiberti, fondatore de Le Vie del Teatro in Terra di Siena, è autore di questo testo ispirato a Schiller, Kammerspiel poetico che indaga il rapporto del singolo con la società, la sua possibilità di essere autentico, di conservare la propria coscienza critica, attraverso una serie di dittici, nei quali i personaggi si sfidano verbalmente. Completa il volume un’ampia introduzione dello stesso autore.
Victoria Worsley FELDENKRAIS PER ATTORI, GUIDA PRATICA ALLA SCOPERTA DI UN METODO
Roma, Dino Audino, 2018, pagg. 160, euro 19
Una foto di Gigi Proietti, dal volume Il teatro di Gigi Proietti nelle foto di Tommaso Le Pera, edito da Manfredi.
maggiore consapevolezza del proprio corpo nello spazio e delle sue diverse possibilità di adattamento e risposta alle sollecitazioni esterne. Così facendo, l’attore si libera dagli automatismi e dagli schemi dettati dall’abitudine e scopre come sfruttare al meglio il proprio potenziale fisico, emotivo e mentale.
Roberto Scarpetti VIVA L’ITALIA. LE MORTI DI FAUSTO E IAIO
Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 50, euro 14,99
È la sera del 18 maggio 1978. Aldo Moro è stato rapito da due giorni. A Milano sono le otto di sabato sera e Fausto e Iaio vengono uccisi a colpi di pistola da un commando composto da tre ragazzi venuti da Roma. Fausto e Iaio muoiono e Viva l’Italia racconta chi sopravvive a loro: Angela, la madre di Iaio. Giorgio, uno dei tre killer. Salvo, il commissario della Digos che conduce le indagini. E Mauro, un giornalista che comincia a indagare sul caso parallelamente alla polizia.
Daniele Timpano ALDO MORTO
contributi di Marco Baliani e Matteo Brighenti, Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 60, euro 5,99-14,99
Daniele Timpano racconta, in questo spettacolo, del “caso Moro”, visto attraverso la propria esperienza, di bambino nato nel 1974. Un testo dalla forza che questo piccolo volume mantiene inalterata, grazie a un immaginario e a un ritmo squisitamente teatrali. L’appendice di Matteo Brighenti dà conto dell’articolato progetto di auto-sequestro scenico realizzato nel 2013 a Roma, 35 anni dopo il rapimento dell’onorevole Dc. Introduzione di Marco Baliani.
Lluisa Cunillé TEATRO. ISLANDA-NEBBIAAL CONTRARIO!
Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 164, euro 18,99 solo tasselli della prolifica produzione di Lluïsa Cunillé, una delle voci più attive della drammaturgia catalana contemporanea. Opere profondamente politiche, dissacratorie, che mettono il dito nella ferita aperta di una crisi economica e morale che, in questi anni, ha investito la nostra società. I suoi personaggi, austeri, silenziosi, in bilico sull’anonimato, ci invitano a scandagliare i misteri delle relazioni umane e a riscoprirne la bellezza, il dolore, l’essenza poetica.
Dario De Luca IL VANGELO SECONDO ANTONIO
Doria di Cassano Jonio (Cs), La mongolfiera, 2018, pagg. 72, euro 10
Quando l’Alzheimer sconvolge la mente di Don Antonio, un parroco di una piccola comunità, egli allaccerà un rapporto nuovo e singolare con Cristo che porterà avanti anche quando, alla fine, si sarà dimenticato della malattia stessa. Al suo fianco la sorella, devota perpetua dal carattere rude e un giovane diacono, si muoveranno a tentoni in un terreno per loro sconosciuto, con rabbia, insofferenza e shock. Il racconto della malattia, condito dall’involontaria comicità che si porta dietro, è anche il pretesto per riflettere sulla fede e sul senso religioso.
Paolo Puppa ALTRE SCENE. COPIONI DEL TERZO MILLENNIO
Corazzano (Pi), Titivillus, 2018, pagg. 184, euro 15
In Deposizione si assiste al difficile rapporto tra un padre malato terminale e un figlio che lo visita raramente e, alle loro spalle, appare invisibile una badante, contesa tra i due. In Casa con angolo Shoah una nuova Anna Frank sopravvive in una Venezia in preda all’antisemitismo. Sono due tra gli otto nuovi copioni teatrali, in parte inediti, qui pubblicati, che si distinguono in una serie dialogica e in un’altra caratterizzata da soliloqui, i cui personaggi sono spesso ispirati alla letteratura, secondo uno stile caro allo scrittore. L’ultimo testo scritto e portato in scena da Marco Martinelli con il Teatro delle Albe parte da un fatto di cronaca ambientato in una quieta cittadina dell’Emilia Romagna, ai giorni nostri. Un vigile urbano si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa, capaci di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le cooperative. Nel pantano di questa Italia, un semplice cittadino fa risuonare, per contrasto, la speranza risorgimentale inscritta nella musica di Verdi.
Simone Martini AMLETINO
Corazzano (Pi), Titivillus, 2017, pagg. 56, euro 11
Amletino, è una riscrittura per i ragazzi, con le illustrazioni di Andrea Rauch, del celebre testo shakespeariano. Il giovane principe Amletino, con il suo acuto ingegno, smaschere-
rà i terribili piani e sconfiggerà la crudeltà dello Zio Re – che, per conquistare il potere, commetterà terribili delitti condannando il suo popolo – e la povertà d’animo della Regina, che si farà sedurre dalla promessa di una nuova giovinezza.
Sergio Casesi PRIGIONIA DI ALEKOS
Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 49, euro 14,99
Il testo Prigionia di Alekos, andato in scena con la regia di Giancarlo Cauteruccio per il Teatro della Toscana, tenta di dare una risposta ad alcune domande sul ruolo del drammaturgo, sull’esercizio dello scrivere, utilizzando il mito moderno di Alexandros Panagulis, l’uomo che sconfisse la dittatura dei colonnelli nella Grecia degli anni Settanta con la forza della poesia. La sua volontà poetica e la sua vocazione narrativa e teatrale contro l’incubo e l’umiliazione della prigionia.