Hystrio 2018 3 luglio-settembre

Page 116

biblioteca

Living Theatre, l’utopia vissuta Cristina Valenti Storia del Living Theatre. Conversazioni con Judith Malina Corazzano (Pi), Titivillus, 2017, pagg. 332, euro 20 A dieci anni dalla prima pubblicazione, esce una nuova edizione, aggiornata e ampliata, di un libro fondamentale per la conoscenza del Living Theatre. Fondato nel 1947 a New York e che solo in Europa, ma soprattutto in Italia, ha avuto il riconoscimento di gruppo leader della rivoluzione teatrale del secondo Novecento, e che ha trovato in Cristina Valenti la studiosa e custode più agguerrita e appassionata di questa esperienza di lavoro collettivo, così radicale ed entusiasmante da capovolgere la visione del teatro acquisita così come la percezione del mondo: un evento specificamente teatrale, dove politica, società e cultura erano fortissimamente intrecciati fra di loro, diventava lo spazio privilegiato di incontri e di scontri generazionali. Il libro si può anche leggere come un grande romanzo di formazione, per l’ampiezza e la profondità delle discussioni fra la Valenti e Judith Malina, che vanno al di là della storia del Living - seppur raccontata con ricchezza di particolari e “notizie” inedite. Perché attraverso le memorie di Judith Malina si parla della “vita” e di tutto quello che sta fra una rappresentazione e un’altra, i pensieri, le problematiche sempre più incalzanti e aperte, le passioni condivise, la disciplina nel lavoro quotidiano, l’amore all’interno della comunità, l’uscita dal teatro e il ritornarci dieci anni dopo Paradise Now con Prometeo al Palazzo d’Inverno, dove fin dal titolo sembra racchiudersi il destino utopico e rivoluzionario del gruppo, con inglobata la punizione dell’oblio “a chi porta la luce”. Dieci capitoli di vita autentica, quasi un “omaggio” ad artisti, persone vere , che hanno voluto vivere testardamente fino all’ultimo “nell’utopia” e di cui questo “storico” volume, arricchito da foto d’archivio del Living e da 32 immagini spettacolari riportate alla luce da Marco Caselli Nirmal, attraverso un intelligente lavoro di restauro fotografico, ne testimonia e attraversa la straordinaria avventura teatrale e umana. Giuseppe Liotta

Oltre Eduardo, oltre il realismo Luciana Libero Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli Roma, Edizioni Apeiron, 2018, pagg. 238, euro 20

Hy114

a cura di Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo

Luciana Libero, a trent’anni esatti dall’uscita del libro Dopo Eduardo. Nuova Drammaturgia a Napoli, riprende la sua indagine sul teatro napoletano con Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli. Riparte da Annibale Ruccello, Enzo Moscato e Manlio Santanelli, su cui aveva focalizzato l’attenzione nel 1988, aggiunge alla triade Francesco Silvestri e il suo Saro e la Rosa, delicata favola sull’amore tra due uomini e il loro desiderio di avere un figlio insieme, e sceglie altri sei titoli rappresentativi per un’indagine che si muove tra “tradizione e tradimento”, così come l’ha stigmatizzata lo stesso Santanelli. Il format è quello utilizzato nel precedente volume: una riflessione introduttiva e sette titoli: Uscita di emergenza di Santanelli, Scannasurice di Moscato, Saro e la Rosa di Silvestri, Donne di potere di Fortunato Calvino, L’abito da sposa di Mario Gelardi, Favole del mare di Massimo Andrei, Mal’essere di Davide Iodice, e materiali su Ruccello, Franco Autiero e Antonio Neiwiller. Un excursus sul teatro dagli anni Ottanta a oggi, sull’uso del dialetto, sulle relazioni di contiguità e negazione con l’opera di Eduardo, ma anche di Viviani, De Simone e Patroni Griffi. A confronto varie generazioni di drammaturghi che, nell’arco di trent’anni, sono stati a vario titolo i protagonisti della scena a Napoli, con Santanelli e Moscato diventati nel tempo classici del teatro partenopeo. L’impegno civile portato avanti con un teatro di denuncia da Calvino e Gelardi, che affianca ai fatti di cronaca storie più minimali come il testo, dedicato a Pino Stabioli, raccolto nell’antologia: una storia di due solitudini unite da un segreto. Le suggestioni favolistiche di Andrei e l’Amleto in lingua napoletana modulata sul rap di Iodice. Il “superamento di Eduardo” si è dipanato in un caleidoscopico universo drammaturgico, che vede nello scavalcamento del realismo l’unico comune denominatore. Giusi Zippo

Carmelo Bene, la voce del grande attore Carmelo Bene Di Bene il meglio! Antologia digitale del teatro musicale di Carmelo Bene a cura di Rino Maenza e Sara Piagno, Milano, Warner Music Italia Srl, 2017, 6 cd e 1 dvd, euro 36,99 Non so se il cofanetto proposto sia propriamente “il meglio” di quanto ci ha lasciato, “in voce” e “in immagini”, uno dei più importanti attori italiani del secondo dopoguerra, massima e sublime estensione della figura del Grande Attore ottocentesco, ma sicuramente i 6 cd e la registrazione live della Lectura Dantis del 31 luglio 1981 dalla Torre degli Asi-

nelli di Bologna, un anno dopo la strage alla stazione, sono delle vere e proprie rarità: momenti unici e indimenticabili nella storia teatrale del nostro Paese. Il primo cd è solo la versione audio di quell’evento di cui esiste solo un’introvabile versione in vinile con la bellissima copertina di Patrizia Pelagalli (un collage dei giornali che hanno raccontato quella straordinario concerto che aveva le musiche di Salvatore Sciarrino, solista David Bellugi, e una particolarissima dedica beniana: «Io ferito a morte parlo non per i morti ma per i feriti della strage»). I cd 2 e 3 sono la versione sonora (Parte I e Parte II) dello spettacolo Pinocchio, che, a mio avviso, rimane il suo spettacolo più strepitoso e commovente: qui non è la “voce” che diventa rappresentazione - Carmelo Bene fa tutte le voci eccetto quella della Fatina affidata a Lydia Mancinelli - ma, al contrario, è lo spettacolo che si fa voce, incanto, innocenza e dolore. Ascoltare per credere. Sontuosi i cd 4 e 5 rispettivamente L’Adelchi, in forma di concerto, registrato al Teatro Lirico di Milano nel 1984, e il Manfred al Teatro alla Scala nel 1980. L’ultimo cd sono le 17 tracce del Concerto per voce recitante e percussioni in cui Bene fa risuonare in un unico, inconfondibile canto i versi, le parole, i silenzi di Majakovskij, Blok, Esenin, Pasternak restituendoci, con la forza di una vocalità nitida e fiammeggiante, l’immagine incancellabile della versione televisiva Quattro diversi modi di morire in versi del 1974. Nessuna scusa per chi non ha mai visto recitare Carmelo Bene sulla scena, perché sentirlo in questi cd è un “quasi come” e, per certe sfumature che si riescono a cogliere con più facilità, anche meglio. Il Cofanetto è corredato da un prezioso fascicolo, curato da Rino Maenza e Sara Piagno, con l’indice completo delle opere di Bene. Giuseppe Liotta

Crouch, la riscossa dei comprimari Tim Crouch I, Shakespeare Imola (Bo), Cue Press, 2018, pagg. 95, euro 19,99 Nati quali testi su commissione destinati a un pubblico di ragazzi, i cinque monologhi scritti - e, al debutto, anche interpretati - da Tim Crouch offrono un punto di vista inedito non soltanto dei drammi di Shakespeare da cui sono tratti ma, in una prospettiva più ampia, sullo stato dell’arte del teatro contemporaneo. I brevi testi narrano celebri vicende così come sono state vissute da personaggi più o meno


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.