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humour

G(L)OSSIP

La pipì delle foche

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di Fabrizio Sebastian Caleffi

«Ma è lecito distruggere questo inganno? Non si scompiglierebbe tutto il dramma? Poiché è proprio questa illusione, questo trucco a tener incatenati gli spettatori… E la vita umana che altro è se non una commedia?» Erasmo da Rotterdam

Su Rostand che fa Cyrano han fatto un film. Come dice Greenway, il cinema è morto, mentre il teatro è immortale. Chiosando: il teatro, morto da più tempo, in quanto nato prima e in un certo senso nato morto, non potrà morire, ma replicare il suo agone con la realtà in un’agonia dalle repliche infinite. Ma quelle est la réalité? Parlando di teatro, di che cosa parliamo quando parliamo di realtà? Insomma, il Rutto si addice a Elettra? Parliamo piuttosto dell’unica realtà che esiste: quella che non esiste. Teatro come Non Luogo, dunque: non luogo a procedere. A carico della verità. Evviva il Teatro e W la Foca! Perché il teatro è circo e/o giardino zoologico. Come il circo e il ricordo dello zoo, conserva il suo fascino, il fascino indiscreto dell’anti-borghesia, ma è insidiato dal politically correct. Che dissangua (toglie il sangue dal) il circo e svuota le gabbie. Ma anche nei teatri svuotati (più di senso che di pubblico) ancora aleggia l’odor di pipì: la pipì delle foche. Che cosa sono donc, les acteurs, questi Fantasmi? Ogni foca ammaestrata che fa il suo numero (47 Morto Che Parla, cfr. Ettore Petrolini) è appunto morto che parla. Ogni spettacolo, dovunque e comunque vada in scena, è Notte dei Morti Viventi. Festa fiesta feriée feroce di semidei zombies pericolosi e vamp vampire che rappresentano el dì di Mort, alegher. In forma, cioè, di Totentanz carnascialesca. Purim polimorfo, sagra della primavera, corteo di maschere bistrate, mascara sull’anima, menzogna e sortilegio, Walpurgisnacht. E quindi vos vet zeyn codesto teatro della realtà di cui si parla nel presente numero di Hystrio? Parmi di capire dalla consultazione del poderoso materiale squadernato nel dossier si tratti di squisita questione urbanistico-sociologica. La locazione e dislocazione dell’atto scenico, più propriamente dell’atto o-scenico, scaturisce dal ventre, dal basso ventre dell’architetto. Fallica è la penna scrivente intinta negli umori amori malumori dello spazio vaginale di rappresentazione. Nel site-specific del teatro della realtà, la scrittura (in tutti i sensi e con quasi tutti i sensi e relativi nonsense) si “realizza” traslata fuoriscena. Ma tagghiamo un po’ l’argomento: realismo, realismo socialista, neorealismo, realpolitik, noveau realisme. Che, partendo dal movimento promosso più o meno cinquant’anni fa dal critico Pierre Restany, nuovo realismo, significa soprattutto Niki de Saint Phalle. Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle (dal predicato paterno Fal de Saint Phalle, controllare per credere!) in arte Niki è autrice della gigantesca Nana incinta a cui il pubblico accede dalla vagina. La virtù di cui fa di sua necessità il teatro nell’attuale civiltà virtuale è propriamente la sua innata propensione alla realtà aumentata. E l’interattività altro non è se non il transfert palco/platea. Ecco che diventa qualificante la collocazione nello e dello spazio. «Spazio, Ultima Frontiera»: il claim di Star Trek conduce l’Enterprise, astronave dei comici, nell’universo dei teatri della realtà. Vale a dire: entrare nel fatto teatrale attraverso la vagina della Nana Gigante (il Gigante Nano, cfr. Wedekind). E affrontare i Giganti scalandone la Montagna (cfr. mia recensione alla Versione Lavia in questo fascicolo, sezione “critiche”). Poiché tout ce tient. E poiché tout ce tient… torniamo alla Foca. Giochiamo allo zoo, cerchiamo il numero da circo. Secondo le opinioni di un clown (cfr. Böll, Heinrich, Nobel Prize winner), il naso (crf. Gogol e i Gogol Bordello) rosso è la metafora umana del pallone sul naso della foca e viceversa, cioè la palla tenuta in equilibrio dal naso della foca metaforizza il naso rosso del clown. Ci siamo? Quasi. Fochina, fochina. Se fossi Foca, arderei pel mondo. Ci stiamo avvicinando: fochina, fochina. Il naso annusa. Il naso della foca regge il pallone rosso per distrarre e distrarsi dall’odore della pipì delle foche. Foca! Basta sostituire, per capirci qualcosa, a naso “teatro” e a foca “realtà”. Procedimento analogo e inverso per orientarsi nel dotto dossier del teatro della realtà: porre “foca” al posto di realtà. E il gioco è fatto! Sesso sesso delle mie brame/qual è il più bel teatro del reame? Il teatro della realtà bello è/ma un teatro ancor più bello c’è. È la realtà del teatro: Biancaneve va nel bosco travestita da lupo a incontrare Nonna Cenerentola che le infila una Manolo Blahnik e la manda a ballare in costume da Bestia trans con il Bello delle Nonne alla festa delle 7 spose per 7 nani (giganti, come già sapete). Buon divertimento! E niente ansia: tanto, mezzanotte non verrà.

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