Come sarà il 2016?

Page 1

52 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA

DOMENICA 20 DICEMBRE 2015

Percorsi Nuove generazioni L’iniziativa con gli studenti

Pace, clima, genitori Ipotesi di 2016 nei temi dei ragazzi di ANTONELLA DE GREGORIO

Post it

di Stefano Righi

I

nghiottiti da Facebook, intrappolati dentro WhatsApp, chiusi in uno slang che chi ha passato i vent’anni fatica a decifrare. Ma poi, nel raccontare le loro speranze e le paure, anche entusiasti e fragili, ottimisti e scoraggiati. Sono ragazzi di scuole di ogni parte d’Italia, che hanno accettato di raccontare per «la Lettura» come immaginano il 2016. Un anno da inventare, il loro. Lo hanno descritto senza ricevere indicazioni (al di là di un generico: «Come sarà il 2016, secondo voi?») e senza vincoli. Potevano declinarlo con uno sguardo

{

Costruire ecosistemi, non prodotti Se volete raggiungere il successo, costruite piattaforme ed ecosistemi, non solamente prodotti. La regola è la più originale tra le cinque che David B. Yoffie e Michael A. Cusumano elencano nel loro Lezioni di strategia (traduzione

soggettivo, o con attenzione al mondo che c’è fuori. Ne è uscito l’anno che si aspettano, che attende la loro famiglia, il mondo, l’umanità. A leggere tutti gli scritti, in fila, sembra di vederli lì, pronti a prendere il volo sul trampolino della vita. Il bambino che adesso ha sette anni e tra un anno diventerà grande perché ne avrà otto e quello che sogna che nel 2016 uno scienziato inventi una medicina per curare tutte le malattie. L’undicenne emozionata per l’inizio della prima media, le lezioni di coding (la capacità di programmare) e il saggio di hip hop;

di Ilaria Katerinov, Hoepli, pp. 242, e 19,90), che parla del business di oggi ma si conclude con una serie di lezioni per la prossima generazione. Il successo si difende anche erigendo barriere all’ingresso e fidelizzando i clienti.

e i ragazzini che vogliono «la pace nel mondo». Chi sogna un anno libero, rivoluzionario. Chi ringhia di dolore, messo in crisi da una traccia «più stupida di quelle delle elementari», ma intanto apre il suo mondo di non detti, racconta pensieri, aspirazioni e paure. E tanti che si interrogano sul senso di parole che hanno sconvolto le loro giornate quiete: terrorismo, immigrazione, riscaldamento globale. Non c’è un filo conduttore, ma molti. Una coperta multicolore, come la lingua multipla che oggi si parla nelle classi italiane, dove gli Yuri e

Scuola elementare «Calvino», Reggio Emilia

Sarà bellissimo perché ho 7 anni ma poi ne avrò 8 e sarò grande Il maestro Giuseppe Caliceti, insegnante e autore di libri per bambini, ha «intervistato» i piccoli allievi della sua classe, una seconda, di una scuola primaria di Reggio Emilia. Ha registrato le loro risposte e le ha trascritte. I bambini hanno sei e sette anni. Come sarà, secondo voi, il 2016? «Allegro, perché io ho voglia di divertirmi». «Io spero che non ci sia la guerra. Perché in tv ho visto che ci sono dei terroristi che vogliono fare la guerra in tutto il mondo». «Per me e gli altri bambini del mondo il 2016 sarà un anno bellissimo, per me, perché adesso io ho sette anni e nel 2016, quando compirò gli anni, avrò otto anni e diventerò più grande. Invece per i grandi, per i vecchi, sarà un anno più brutto perché diventeranno tutti più vecchi». «Per me sarà un anno uguale a quest’anno perché poi tutti gli anni sono uguali: prima c’è l’Inverno, dopo la Primavera, poi l’Estate e poi l’Autunno». «Secondo me, se il Napoli vincerà lo scudetto, sarà un anno bellissimo perché io e mio papà e mia mamma, anche se abitiamo qui, siamo di Napoli e tifiamo Napoli». «La cosa che mi piacerebbe di più per il 2016, per me, è avere un cagnolino perché io spero che i miei genitori me lo prendono da tanti anni». «Spero che nel 2016 non ci sono più i ladri e gli assassini perché sono cattivi e fanno male alla gente». «Per me non ci dovevano più essere le armi, i carri armati, i fucili, così nessuno ammazza più gli uomini e gli animali e tutti vivono più tranquilli e sono più felici». Mi state dicendo soprattutto cose che sperate non ci saranno. Facciamo così: adesso mi dite altre cose che nel 2016 sperate che non ci saranno, non accadranno, non vorreste più, poi però mi dite quello che sperate ci sarà. Va bene? «Io spero che non venga troppo vento perché dopo può arrivare anche la tempesta che ti leva il tetto dalla casa e ti piove dentro». «Io non vorrei più che ci sono delle guerre». «Io non vorrei più che i miei genitori sono divorziati, nel 2016, perché vorrei che loro si mettono ancora insieme così io vado a dormire in una sola casa, non in due case diverse». «Io spero di non ingrassare». «Non vorrei vedere più nessuno che uccide gli animali e neppure che li mangia, perché sono anche loro esseri viventi. Vorrei che nessuno al mondo li mangia più. Nessuno mangia più la loro carne. Io penso che sarebbe meglio perché loro resterebbero vivi e poi noi umani possiamo sempre mangiare delle altre cose». «Nel 2016 e anche negli anni dopo mi piacerebbe che nessuno si ammala più». «Spero che in tv non fanno vedere più i telegiornali perché non mi piacciono». «Non vorrei più vedere che ci sono dei laghi e dei fiumi e dei mari inquinati, perché quest’an-

no ho visto che al mare c’erano delle spiagge sporche con anche l’acqua sporca e non ci potevo fare il bagno». «Io non vorrei più vedere nessun bambino che muore. Se vogliono morire, possono uccidersi i grandi, ma i bambini non è giusto, perché poi loro sono appena nati». «Non vorrei, nel 2016, che ci sono quelli che vogliono avere sempre ragione perché mi sono antipatici e poi non è bello giocare con loro». E adesso mi dite cosa ci sarà secondo voi nel 2016. «Per me non sarà tanto bello perché forse ci sarà un terremoto e i terremoti a me fanno paura». «Ma chi te lo ha detto che ci saranno i terremoti?». «Nessuno, ma io dico così perché poi ci sono sempre dei terremoti». «Io spero che venga a nevicare tantissimo, così le macchine non possono più andare e noi andiamo a giocare nelle strade bianche». «Anche io. Perché poi, se nevica moltissimo, chiudono anche le scuole e noi stiamo a casa da scuola». «Io spero di ricevere molti regali anche nel 2016». «Io nel 2016 spero che mia nonna non muore, perché lei è molto vecchia». «Per me nel 2016 ci sarà molto caldo perché mia mamma mi ha detto che più passa il tempo, più passano gli anni, più diventa caldo sulla terra e poi si scioglie anche la neve del Polo Nord e si alza l’acqua del mare e tra tanti anni, non dico nel 2016, ma forse nel 2017 o nel 2018, forse l’acqua può alzarsi e coprire tutta l’Italia». «Una cosa bella che ci sarà nel 2016, per me, è la neve, perché tra poco è Natale e di solito a Natale arriva la neve perché fa molto freddo». «Per me nel 2016, quando ci sarà la festa del primo dell’anno, ci saranno molti botti e molti fuochi di artificio nel cielo». «Io spero che nel 2016 non ci sono più i voti a scuola, così i bambini e le mamme fanno meno confronti e bisticciano meno». «Spero che nessun bambino muore di fame. E anche i grandi, che non muoiono di fame. Perché poi ci può essere da mangiare per tutti, secondo me». «Io spero che i miei genitori mi regalano la Wii». «Spero che nel 2016 uno scienziato inventa una medicina per curare tutte le malattie». «Spero che la nostra scuola è più bella, più colorata, con più giochi e più fiori». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scuola media «Pascoli», Silvi Marina (Teramo)

Spero che non inizi la terza guerra mondiale I temi dei ragazzi della media abruzzese sono stati selezionati dalle insegnanti Valeria Di Marzio, Giorgia Blasiotti, Grazia Gentile e Silvia Marrone. Il lavoro di Fatema che pubblichiamo è stato scelto per le sue caratteristiche di semplicità e spontaneità.

F

orse sto solo sognando, ma spero che sia vero. Io immagino che il 2016 sarà l’anno in cui la parola guerra sparisca da tutto il mondo e che ci sia la pace. È bello quando inizia il primo giorno di GENNAIO festeggiare Capodanno cioè, l’inizio di un anno nuovo. Tutte le persone sono felici di lascare il passato ed iniziare un periodo tutto pieno di sogni da avverare. «Il 2015 NON È STATO PROPRIO COME LO IMMAGINAVAMO». C’è stato poco lavoro, in alcuni luoghi del mondo le guerre iniziaro-

no invece di finire. Dopo l’attentato che ci fu il 13 novembre a Parigi, la gente ha paura di vivere in ogni angolo del mondo, hanno paura di perdere una famiglia. Io immagino che l’ISIS scompare in questo anno in arrivo e che non inizierà più la TERZA GUERRA MONDIALE. Forse il futuro che ci aspetta ci porti fortuna, forse la crisi sparisce. IO vivendo in bancarella con mio padre e aiutandolo a vendere la merce che vende, ho visto che il lavoro non era come un tempo. La gente aveva paura di comprare anche la merce di 1 euro. Forse dopo che si chiude la scuola, tornerò ad aiutare mio padre e mi troverò un estate che non avevo mai visto. Questo è quello che io penso. Essendo una ragazza musulmana come tanti altri vorrei che nel 2016, ogni persona di ogni religione imparino a rispettarsi a vicenda. Spero con tutto il cuore che ogni mia parola si avveri.

Ali Fatema

(classe III E) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Istituto comprensivo «Robecchi», scuola media «Marconi», Gambolò (Pavia)

La ripresa? Ne sento parlare da quando sono nata Fame, guerra, terrorismo, inquinamento: i pensieri di una ragazza di dodici anni possono essere affollati di toni cupi. E il mondo? «Lo stanno facendo a pezzettini, come se fosse il panettone del cenone di Natale» scrive una sua compagna di terza B, Irene Console.


CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 53

DOMENICA 20 DICEMBRE 2015

Sulla strada di Davide Francioli

le Fatime sono ormai uno su dieci e portano modernità, diversità e sfide ancora tutte da vincere. In questo esercizio di scrittura, gli alunni delle elementari di Reggio Emilia, delle medie di Gambolò (Pv) e Silvi Marina (Pe), del Professionale di Prato, del Tecnico di Rovigo, del Classico di Catania, dello Scientifico di Bologna e dell’Artistico di Parabita (Le) ci hanno mostrato i loro desideri e aperto le loro stanze, ci hanno fatto ascoltare la loro musica e ci hanno regalato il privilegio della condivisione.

{

Senza terra ma sui muri In Cambogia, l’attivista Yorm Bopha ha deciso di protestare contro lo sfratto di migliaia di persone ed è stata arrestata con false accuse. Grazie alla campagna Write for Rights di Amnesty International, più di 250 mila persone hanno

Abbiamo raccolto gli scritti (i «discorsi», nel caso dei piccoli allievi del maestro Caliceti) e li abbiamo pubblicati senza interventi, per restituirne la spontaneità, la voce vera (e qualche errore: ma chi non fa errori?). Dei tanti temi arrivati in redazione, ne abbiamo selezionato uno per classe: quello che ci ha colpiti di più per originalità di punto di vista o per capacità di cogliere il «rumore» di fondo del momento. Un frastuono, che molti dei ragazzi hanno provato a buttare fuori, a mettere in comune con gli altri. I bravi insegnanti sanno

che quando le parole che emergono sono quelle della paura, è importante lasciarle uscire, ascoltarle, liberare soprattutto i più piccoli da un oppressivo ingorgo emotivo e lavorare sulla fiducia nell’umanità. In quei laboratori di integrazione che sono le classi, si può: attraverso la parola, il racconto, la commozione. E poi c’è la spinta dell’affetto, la speranza di questi uomini e donne in erba che da grandi governeranno il mondo, di riuscire a ripagare mamma e papà dei sacrifici fatti. L’impulso a migliorare: se stessi e un pianeta che ha la

ortografici, di sintassi e di base dell’italiano. Nonostante questo ho riconosciuto che il potenziale per scrivere è dentro di me, anche se mi manca la base della scrittura italiana. Compreso questo avevo deciso di non inviarle più nulla perché avevo imparato una cosa importante e mi era venuto il desiderio di scrivere davvero: la mia risoluzione fu di iniziare a scrivere e leggere tanto (ho iniziato come gli ho raccontato in classe a leggere il libro di “Into the wild”, il mio primo grande libro, che mi sta davvero appassionando) e per questo il giudizio suo o di un qualsiasi persona competente non mi sarebbe importato più di tanto perché ormai ero consapevole di ciò che devo migliorare e di ciò su cui devo lavorare. Comunque, in allegato è il mio tema: l’ho rielaborato nel modo migliore possibile per farle piacere e spero che le piaccia. In caso contrario, sono contento di ogni mio errore per poterci lavorare sopra insieme nel resto dell’anno». Il tema che pubblichiamo è stato corretto con l’insegnante.

molto discriminato agli occhi dell’opinione pubblica e penso che questo pregiudizio sia sbagliato. Nonostante la buona formazione elettronica di base (ho scelto infatti l’indirizzo in Manutenzione e assistenza tecnica), ho coltivato in questi ultimi due anni una passione verso la letteratura, spingendomi a valutare l’idea di poter affrontare studi universitari di letteratura moderna. È vero, la mia scuola offre un percorso che può rendere lo sbocco nel mondo del lavoro facilitato, ma è proprio grazie al mio Istituto e alle lezioni di letteratura nella mia classe, che io ho scoperto questo sorprendente interesse, un’affinità istintiva e profonda con l’esperienza artistica. Come ho gia scritto, la mia passione è nata dentro la mia scuola, dentro la mia classe, durante le lezioni di italiano: in questi due anni, le ore di letteratura non sono state più delle comuni attività scolastiche, ma vere e proprie lezioni di vita. Ogni autore, ogni poesia aveva una morale, un significato profondo, nascosto tra le parole. Il mio desiderio ora è studiare, tentare di capire la risposta che ogni autore ha dato alle sue domande esistenziali, il come e il perché della sua vita, espressi nelle storie o nei versi che ha scritto. Sono certo che — grazie alla cultura concepita come ricerca esistenziale —

mandato lettere e firmato petizioni in sua difesa. Il rilascio è ora celebrato a Melbourne dal murale degli artisti Kaff-eine e Adnate; casi simili non sono ancora risolti e l’opera rende consapevoli di quanto una firma possa essere d’aiuto.

febbre. L’aspettativa di un mondo «vario», in cui «le coppie gay possano celebrare il loro amore davanti a tutti». Ma soprattutto c’è l’energia giovane di chi nel 2016 farà, come scrive Paola Garbin, IV A dell’Itis «Colombo» di Rovigo, «quello che ho sempre fatto: rincorrere i miei sogni. Ho obiettivi: non accontentarmi». E proponimenti: «Trasformare le lievi brezze in tempeste». Perché «il mondo è nelle nostre mani per una sola stagione». Tutti sulla stessa barca, o astronave, alla conquista dell’universo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

C

osa potrebbe dire su questo tema una ragazzina di 12 anni? «Vorrei la pace nel mondo, vorrei che non ci fossero più bambini che muoiono di fame, vorrei che nessuno più inquinasse questo pianeta». Sì, tutte belle speranze, giuste anche se forse un po’ banali, ma mi basta guardare il telegiornale per capire che non sarà così, almeno non subito. Allora chiedo un po’ in giro a chi dovrebbe saperne più di me per capire se ci sia qualcuno con aspettative più realizzabili per l’anno prossimo. «Tanta salute e tanta felicità per te e la tua famiglia» dice la nonna; un’amica, invece: «Un nuovo smartphone e la promozione a scuola». Un po’ da egoisti, non vi pare? Ho sentito anche dire in TV che potrebbe essere l’anno della ripresa economica (che non so neanche bene cosa voglia dire). Per non parlare poi di tutte quelle «balle» che si trovano negli oroscopi che prevedono successi o disastri amorosi basandosi sulla posizione di stelle e pianeti. Siamo seri e, soprattutto, siamo sinceri: anche se ho solo 12 anni riesco a capire che, purtroppo, la guerra e gli atti di terrorismo ci saranno ancora; molta gente morirà ancora di fame; la Terra sarà ancora maltrattata; salute e felicità le avranno solo alcuni; avere il telefonino non conta niente e qualcuno sarà comunque bocciato; della ripresa economica sento parlare da quando sono nata, ma non arriva mai; per quanto riguarda gli oroscopi… no comment! Allora, per svolgere questo tema, mi dovrò arrangiare da sola. Ma come faranno quelli della mia età a far smettere le guerre, a eliminare il terrorismo, a cancellare la fame, a frenare gli atti di violenza sulle donne, ad accogliere tutti come fratelli, a rispettare il pianeta? Non so come sarà il 2016, ma so come vorrei che fosse: vorrei che quei pochi adulti seri e di buona volontà (e mi sa che non sono proprio pochi) incominciassero a insegnarci che per diventare adulti in un mondo migliore è sufficiente mettere in pratica un insegnamento vecchio di 2000 anni: «Ama il prossimo tuo come te stesso».

Maria Vittoria Ripamonti (classe II D)

© RIPRODUZIONE RISERVATAA

Istituto professionale «Marconi», Prato

Studio elettronica, voglio conoscere i poeti Mariella Carlotti, insegnante di Yuri, ci ha inviato, oltre al tema, anche la mail di accompagnamento del ragazzo, dislessico, che ha aderito con entusiasmo alla proposta di raccontarsi. Ecco la mail: «Professoressa, mi scusi per il ritardo con cui le mando il tema: non ho avuto molto tempo per rielaborarlo e spero non sia troppo tardi. Comunque vada, questo testo mi è servito come occasione per scrivere un tema personale. Qualche giorno fa, avevo preso la decisione di non inviarglielo, perché sono consapevole dei miei errori

Q

uest’anno per me sarà l’anno della maturità, l’anno che potrà cambiare e condizionare la mia vita. Innanzitutto voglio sottolineare che io frequento un istituto professionale

troverò la mia filosofia e la mia più vera libertà interiore. La parola libertà è un termine spesso scontato per chi, come me, ha avuto la possibilità di nascerci e viverci dentro. Per questo, guardo con trepidazione a quanto sta succedendo in questi ultimi mesi del 2015: penso ai fatti di Parigi, che hanno portato dentro la nostra vita quotidiana — nei bar o nei teatri — il dramma del terrorismo e con esso una grande paura. La paura che quanto sta succedendo sia una sorta di terza guerra mondiale a pezzi, come ha detto il Papa. La guerra fa tante vittime innocenti, persone come me, con i miei stessi sogni di libertà interiore, di felicità, di amore, di pace. Sono queste emozioni e sensazioni che la guerra fa morire, prima dei corpi ammazza i cuori. E prima della guerra, la paura uccide la libertà. Per questo il mio sogno più grande è di un 2016 libero, lontano dalle guerra, con tutto lo spazio necessario per le passioni, per le sensazioni e per le emozioni, aperto alla realizzazione dei propri sogni, soprattutto per chi ne ha tanti, come noi maturandi che ci affacciamo alla vita adulta.

Yuri Beconi

(classe V A) © RIPRODUZIONE RISERVATA


54 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA

DOMENICA 20 DICEMBRE 2015

Percorsi Nuove generazioni

Istituto tecnico economico «Colombo», Porto Viro (Rovigo)

Vorrei ripagare mamma e papà dei sacrifici fatti per me Gli scritti degli studenti dell’Istituto veneto sono stati raccolti dalle insegnanti Anna Macrì, Elisa Rossi, Floriana Veratelli, Cinzia Visentin. Appartengono a ragazzi di diversa età e di diverso indirizzo; i loro punti di vista e riflessioni sono molto differenti. Il tema di Chiara è pieno di affetto per i propri cari.

C

hi non vorrebbe un futuro migliore?! Ognuno di noi ha in mente qualcosa di diverso per il prossimo anno, uno più ricco e felice degli anni precedenti. Io, ad esempio, penso che la priorità per stare bene e vivere al meglio la mia vita futura, sia poter avere una possibilità economica e salute maggiori. Non mi è mai mancato nulla per poter dire di volere di più, però i miei genitori hanno spesso rinunciato a qualcosa che poteva interessare a loro, per poter dare magari un oggetto non indispensabile a me e a mio fratello; penso che siano i gesti che contano di più in questo contesto: l’amore che un genitore dà fin dalla nascita ai propri figli e i sacrifici che fa per loro. Vorrei quindi poter avere la possibilità nel mio futuro di ripagare mia mamma e mio papà come meritano per tutto il bene che mi hanno dato, vorrei quindi avessero più tempo a disposizione per stare insieme… al mio papà vorrei poter donare parte della mia giovane età per farlo sentire più forte e per farlo stancare di meno durante il lavoro. A mia mamma vorrei invece donare la mia forza e salute, perché merita di stare sempre meglio, senza affaticarsi troppo. Infine vorrei poter essere una figura importante, di riferimen-

Siamo un’unica grande famiglia, oltre qualsiasi etnia, lingua, cultura, religione, colore che ci distingue… e la Terra è la nostra grande Casa.

Chiara Parrino

(classe IA Amministrazione finanza e marketing) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Liceo classico «Spedalieri», Catania

to per mio fratello, per poterlo far crescere al meglio. Io amo la mia famiglia e voglio solamente il loro bene; perché avvenga questo, vorrei però un mondo migliore, nel quale vivere. Nella terra ci sono molto problemi da affrontare, come: la crisi, che ci accompagna ormai da anni; dovremmo placarla per stare meglio economicamente; le guerre, che in questo periodo stanno distruggendo tante vite e devastando famiglie; dovremmo perciò allearci contro le forze terroristiche e cercare di fermarle, non solo per la sicurezza del nostro paese, ma per tutti, che siano anziani, uomini, donne, bambini... Noi, delle nuove generazioni, dovremmo escogitare rimedi a questi grandi problemi, per rivelarci al mondo; perché non veniamo molto ascoltati in quanto piccoli e magari ritenuti non ancora abbastanza maturi. Vogliamo quindi dimostrare di essere all’altezza e in grado di renderci utili in queste difficoltà. Nel mio 2016, vorrei quindi poter dare il mio contributo al mondo per stare meglio io, la mia famiglia e tutta la Terra.

C’era un ragazzo che aveva 17 anni nel 1913 Mi sento come lui

davanti a me un’Europa, dal potenziale infinito, sul punto di crollare per scaramucce secolari e un’Italia che sembra ancora unita. Quel ragazzo di un secolo fa era cresciuto con la consapevolezza di non poter seguire i propri interessi e di dover percorrere la strada migliore per un lavoro così come me, cresciuto con la minaccia incombente di una «Crisi» che ha decimato i posti di lavoro. Il ragazzo del 1913 non sapeva che di lì ad un anno sarebbe scoppiata una guerra mondiale e nel 2015 non lo so nemmeno io. Allora il conflitto era prevedibile ed evitabile, così come lo è oggi. Pochi anni fa Hobsbawm aveva ipotizzato come si sarebbe polarizzato il mondo dopo la caduta del muro: «noi» e l’Islam. Ma è veramente così? Il numero di migranti islamici verso le coste del nostro paese dimostrano che la religione è solo un pretesto. Un pretesto per una rivalsa contro i giochi di potere dei nostri paesi civilizzati che da un secolo li opprimono, oppure un mezzo per partecipare a pieno titolo in questi giochi. Di concreto però si sa solo che questi mi-

«C’era un ragazzo, che come me...». È un salto indietro nel tempo quello che suggerisce Paolo, che ha l’impressione di trovarsi, come il suo «collega» più di cent’anni fa, a crescere nell’ombra di una crisi, con «la guerra» alle porte. Ci sono delle vie d’uscita? C’è una possibilità di salvezza? L’età, la «spavalderia» dell’età, potrà aiutare a non deprimersi.

C

osa poteva aspettarsi un ragazzo siciliano di 17 anni nel 1913 da un’Italia neonata, priva di lavoro, con una guerra mondiale alle porte? Cosa posso, oggi, aspettarmi io, ragazzo siciliano di quasi 18 anni, da un’Europa neonata, priva di lavoro, con una guerra mondiale che sembra alle porte? Tra di noi dovrebbero intercorrere diverse differenze eppure siamo molto simili. Lui si trovava colpito dall’Italia, da secoli separata e ancora unita fino a quel momento. Io trovo

granti sono nel nostro paese e non devono essere rimandati indietro. Si crede che siano dei possibili terroristi o che sottraggano il lavoro agli italiani. La verità è che sono una fonte immensa di ricchezza come lo sono stati per paesi fondati sull’immigrazione, gli Stati Uniti per primi, e come lo sono per i paesi nord europei che vivono anche della ricchezza prodotta dai nostri emigrati italiani. Tuttavia la crisi e le tensioni internazionali rendono difficile sfruttare questa ricchezza. Viviamo in anni di progresso scientifico senza

precedenti così come avveniva nel 1913. Se si cavalcasse l’onda di questo momento e i governi finanziassero la ricerca scientifica, partendo dalle università, per uscire dalla dipendenza del petrolio non si risolverebbero forse i conflitti di natura economica in medio oriente, la crisi mondiale e non si risponderebbe adeguatamente ai veri problemi che ci toccano tutti in quanto abitanti di questo pianeta, il riscaldamento globale, l’esaurimento dell’acqua e delle risorse energetiche? Molti direbbero che per l’altro ragazzo era più facile. La prospettiva era ristretta, sentiva meno pressioni da parte della famiglia, della scuola, della vita. Appariva più libero senza uno schermo capace di informarlo su ogni spostamento d’aria nel mondo ma incapace di rispondere alle domande che contano davvero. Tra la generazione di quel ragazzo e la mia vi è una differenza. La sua era giovane nel vero senso della parola: ottimista verso il futuro, incerta forse ma spavalda davanti a tutto e tutti, come si addice a dei ragazzi. La mia è pervasa dalla paura del domani, incapace di vivere il presente per questa stessa paura e in perenne ricerca di un colpevole da condannare. Sarebbe facile per un ragazzo della mia generazione prevedere profeticamente il più cupo dei 2016 possibili, dati tutti i presupposti con il quale si apre. Sarebbe scontato immaginare la fine dell’Europa unita, la progressiva scomparsa della nostra libertà, della nostra democrazia, un aumento della disoccupazione, una guerra imminente. Ma tra me e quel ragazzo intercorrono, tra le tante, due similitudini fondamentali: siamo giovani e come tali spavaldi davanti al futuro, abbiamo mille sogni davanti agli occhi nonostante lo scoraggiamento e siamo italiani, che significa essere temprati al fato avverso nonostante gli scarsi mezzi per contrastarlo e che significa possedere, allo stesso tempo, un indefinito dentro che ci permette alla fine, nonostante la capacità di lamentarci di tutto e non fare niente per cambiarlo, di stupire con l’incredibile.

Paolo Inturri

(classe III H) © RIPRODUZIONE RISERVATA


CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 55

DOMENICA 20 DICEMBRE 2015

Ciak, si legge di Cecilia Bressanelli

{

La collezione di David Foster Wallace Lo stanzino degli ospiti. Colonne di libri tutti uguali raggiungono il soffitto: le 1.079 pagine appena pubblicate di Infinite Jest e l’edizione tedesca di La ragazza dai capelli strani. Siamo nel 1996. David Lipsky, giornalista, è nella villetta di David Foster

Wallace. Lo seguirà per 5 giorni. È la fine del tour promozionale di uno strepitoso successo e l’inizio di un viaggio-intervista raccolto in Come diventare se stessi (tradotto da Martina Testa, minimum fax 2011) e ora in un film di James Ponsoldt: The End of the Tour.

SSS Una copertina un’artista Le luci di Pae White

Crolla ogni misura Si eleva l’attesa di un inesauribile segreto Maria Diodati, insegnante del liceo scientifico «Malpighi» di Bologna, dice, di Agnese, che è «una ragazza appassionata, viva, che ha trovato nella “vita” della letteratura una “lettura” della vita».

O

ra è la grande domanda del pastore errante; ora è la strofa del celebre uomo di pena: non sono mai stato/ tanto/ attaccato alla vita. Ora è il dubbio che percuote le fibre dantesche ai piedi del monte delle belve; ora è l’attesa di Penelope che sempre fissa nel ritorno di Ulisse avea la mente. Ora sono maestro di un’orchestra che sono certa di conoscere, poi mi scopro alunna di quell’orchestra che è il mio cuore. Dio creò a sua immagine e somiglianza l’uomo, questi sogna l’avvenire nello stesso modo. Corolla, l’uomo: aspirazioni, paure, gioie future, con le antiche aspirazioni, le antiche paure, le antiche gioie, lacrime già stillate, lidi già cicatrizzati dalle sue orme, odore di salsedine dell’estate passata, oppure della pioggia sull’asfalto che proprio ieri mattina aveva notato. Avrà paura di soffrire perché ha già sofferto; avrà sete di gioire perché è già stato felice. E vorrà esserlo in quel modo, felice; e non riuscirà ad immaginarsi una sofferenza diversa, o peggiore, di quella sua familiare. Un’orchestra che è certo di conoscere. Sempre cara è la rimembranza a Giacomo Leopardi. I momenti passati sono pressoché dolci e non conoscono tedio. Così, rimembrando dolcemente l’anno la cui fine incombe, insieme l’uomo ricorda l’imprevisto, la novità. Lo stupore di un cambiamento che lo sta-

gno di buio in cui si era inabissato aveva precluso; una contentezza rivelatasi maggiore di quella antica che aveva definito «la più grande». Si scopre alunno di quell’orchestra che è il suo cuore. Crolla così ogni misura, si eleva l’attesa in un avvenire d’inesauribile segreto.

Agnese del Governatore (classe V)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Istituto di istruzione secondaria superiore «Giannelli», Parabita (Lecce)

Prof, mi dia 5 ma io non so immaginare il futuro L’Istituto d’istruzione secondaria superiore «Giannelli», diretto da Cosimo Preite, ha una sede centrale a Parabita (Le) e sedi distaccate nella penisola salentina: a Gallipoli, Alezio e Casarano, con indirizzi diversi, dal musicale all’artistico, al tecnico, al professionale. In questo caso la traccia del tema invitava anche a una riflessione sulle parole Libertà e Fratellanza.

V

enerdì 4 Dicembre 2015, è una bellissima giornata di sole qui nel Salento, il cielo è limpido e non fa nemmeno tanto freddo per essere Dicembre. Un giorno come tanti altri di scuola, iniziato con «buongiorno» accompagnati da sorrisi; tutti sono di buon umore quando fa bello la mattina: compagni, bidelli e professori. Stamattina mentre ero in corriera una ragazza mi ha chiesto: «cosa scriverai al tema d’istituto?», la domanda mi ha spaventato, è riuscita addirittura a svegliarmi dal «coma mentale» che colpisce ogni studente alle 7 di mattina. Scopro, come al solito in ritardo, che oggi devo scrivere questo tema, che tutti gli alunni del I.I.S.S. Giannelli di Parabita, oggi svolgeranno un tema dalle 9 alle 12; perché il nostro istituto ha deciso di partecipare a un concorso indetto dal Corriere della Sera. Visto, il calcolo delle probabilità e il mio sarcasmo a riguardo, il mio tema non sarà mai pubblicato; quindi cerco di scrivere in maniera più soggettiva possibile. Anche solo per far spuntare un sorrisetto alla povera docente di Italiano che dovrà correggere tutti i temi di tutti i suoi alunni.

Sinceramente, prof, preferivo un tema di letteratura, è facile parlare di autori e tematiche del passato. La traccia di oggi mi mette un po’ in crisi; un diciannovenne bocciato due volte che fa il quinto per miracolo, sarcastico e polemico più di una vecchia zitella, messo in crisi da una traccia. «come sarà il 2016?», una traccia che francamente mi sembra più stupida di quelle delle elementari che chiedono ai bambini di parlare di sentimenti complessi come l’amore. Come molti miei coetanei non seguo nessun tipo di mass media, anche se nel 2015 ci dovrebbe essere l’informazione più libera della Storia, a me guardare un telegiornale mette ansia, a me fa rabbia vedere sempre la stessa faccia sulle prime pagine dei giornali e mi rende del tutto indifferente sentire alla radio mentre guido che dei pazzi ignoranti e armati hanno avuto il coraggio di uccidere tante persone a Parigi. Secondo il calcolo delle probabilità, il «capo» dell’ I.S.I.S. non arriverà mai a Ruffano a bussare alla mia porta perché mi vuole decapitare. Posso omologarmi alla massa, vivendo serenamente la mia monotonia. Non ho voglia di lasciar condizionare la mia vita dal pensiero di innocenti che muoiono; è normale nel 2015. Sono egoista ed impassibile, proprio come l’Umanità della quale faccio parte. Fingo che il mio tema verrà pubblicato, solo perché la parte anarchica che è in me ha voglia di scrivere. Mi annoio. Ho voglia di dar voce a tutti i ragazzi nauseati dal mondo, tutti quelli che la pensano come me. «I puffi saranno verdi» ho risposto a quella ragazza in corriera. Il futuro per me è solo uno stupido sogno. Amo la mia monotonia, e odio programmare in futuro, immaginarlo?! Una catastrofe! (se seguissi i media) preferisco scrivere di ciò che vedono i miei occhi. L’unica cosa della quale sono sicuro. Libertà e Fratellanza per me sono solo belle parole, non esiste Umanità nel 2015, il mondo è basato solo sulla più stupida invenzione che l’Uomo abbia mai fatto. Le parole «Denaro» e «Fratellanza» non staranno mai bene insieme. Non riesco a scrivere di Umanità riferendomi a «persone bendate» che si abbracciano per la loro religione, sono solo dei simboli per me. Siamo in guerra con degli ignoranti da troppo tempo. E intanto, ignoranti più di loro, continuiamo a finanziarli. Siamo troppo impegnati a criticare le tasse sul carburante per chiederci dove va a finire il resto dei soldi. E anche se lo immaginiamo, siamo troppo ipocriti ed egoisti per rinunciare alla nostra pacifica quotidianità. Cosa devo scrivere del 2016!? Scusi prof, vado fuori traccia anche stavolta. Grazie del 5. È così. Non posso farci nulla. Ma a lei sembra normale che un ragazzo nel 2015 non riesca ad immaginare il futuro?

Manuel Rizzello

(classe V D, liceo artistico) © RIPRODUZIONE RISERVATA

COURTESY KAUFMANN REPETTO/ MILANO /NEW YORK

Liceo scientifico «Malpighi», Bologna

C’è un antico proverbio orientale che dice: «Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità». Pae White (Pasadena, California, 1963) è un’artista che insegue la forza della luce, della positività: tutti i suoi lavori, molto diversi tra loro per materiali e linguaggi, hanno infatti un unico filo rosso, quello di interpretare l’arte come un raggio teso a illuminare il presente che non vediamo. Lo ha fatto anche con la nostra copertina, attraversata da una moltitudine di neon, dove ha trasformato anche la testata. Celebrata come una delle voci più interessanti dell’arte emergente, Pae White interviene spesso con potenti installazioni site specific creando una tensione tra materia e forma: entra nello spazio architettonico con lampadari barocchi, fili intrecciati, surreali popcorn di ceramica sospesi da fili invisibili, inaspettati arazzi o complessi grafismi di neon con la consapevolezza di chi conosce i linguaggi dell’arte. L’artista ricerca un rapporto empatico, condiviso, quasi fisico e addirittura, almeno nelle sue intenzioni, terapeutico. Un’arte fragile, elegante, sofisticata ma insieme appassionata e piena d’energia. D’altronde, lo ricorda anche Giuseppe Ungaretti: «Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa». (gianluigi colin)

Supplemento culturale del Corriere della Sera del 20 dicembre 2015 - Anno 5 - N. 51 (#212) Direttore responsabile Vicedirettore vicario Vicedirettori

Supplemento a cura della Redazione cultura

Art director

Luciano Fontana Barbara Stefanelli Daniele Manca Antonio Polito (Roma) Venanzio Postiglione Giampaolo Tucci Antonio Troiano Pierenrico Ratto Stefano Bucci Antonio Carioti Serena Danna Marco Del Corona Cinzia Fiori Alessia Rastelli Annachiara Sacchi Cristina Taglietti Gianluigi Colin

© 2015 RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Quotidiani Sede legale: via A. Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 505 del 13 ottobre 2011 REDAZIONE e TIPOGRAFIA: Via Solferino, 28 - 20121 Milano - Tel. 02-62821 RCS MediaGroup S.p.A. Dir. Communication Solutions Via A. Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25841 www.rcscommunicationsolutions.it © COPYRIGHT RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Quotidiani Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo prodotto può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.