Il libro di storia aumentato dalla classe 3B 2.0 Scuola secondaria di I grado Fra Salimbene di Parma anno scolastico 2015-16
APPROFONDIMENTI Costume e SocietĂ del XX secolo
PRESENTAZIONE Questo testo contiene una parte degli approfondimenti che i ragazzi della 3B hanno fatto nelle varie discipline, partendo dal libro di Storia digitale creato appositamente per loro dalla prof.ssa Stefania Popoli. È il frutto del progetto che il Consiglio di Classe ha messo a punto dopo il percorso triennale di classe 2.0. Ciò partendo dall’esigenza di rendere attiva la lezione, e per far acquisire ai ragazzi competenze digitali che portassero ognuno a scelte consapevoli, sia di tipo contenutistico, che grafico. Il testo quindi è loro, completamente loro. Lo scopo di questo lavoro di approfondimento è stato di mettere al centro il sapere dell’alunno, perché non “subisca” quanto deve apprendere, ma ne sia l’artefice. Imparare a imparare, acquisire un metodo di lavoro che apra alle conoscenze trasversali, che porti ad aprire finalmente i “cassetti” in cui sono spesso rinchiuse le discipline. Immergersi nella Storia, nella civiltà che l’uomo ha prodotto… nel bene e nel male.
Alunni e docenti della 3B
Scienza e tecnologia dalla bella epoque al xx secolo
INVENZIONI DELLA BELLA EPOQUE
Il mondo delle macchine Prima rivoluzione industriale Nel XVIII secolo viene introdotta la macchina a vapore nel sistema produttivo tessile. Inizia un processo irreversibile che utilizza nuove fonti energetiche: il carbone.
Seconda rivoluzione industriale La scienza e la tecnica portano al sistema produttivo a catena, applicato al settore delle auto e all’utilizzo del petrolio e dell’elettricità come fonte energetica.
Terza rivoluzione industriale Si intende il nuovo processo produttivo automatizzato, sorto nella seconda metà del XX secolo basato sui sistemi informatici e sull’alta tecnologia. Metropolis di Friz Lang https://www.youtube.com/watch?v=OHrGHpoCHUI https://www.youtube.com/watch?v=Zkv7lt6Yq80 completo
La catena di montaggio e la produzione in serie Tempi moderni film di Charlie Chaplin Catena di montaggio della Ford nel 1913.
I
progressi della
scienza La prima anestesia
I raggi X
la mano “fotografata” ai raggi X
La scoperta del bacillo della tubercolosi
La farmacologia Nell’Ottocento, si sviluppò l’industria farmaceutica. Si scoprì che si potevano ottenere i farmaci attraverso procedimenti chimici. L’Aspirina, prodotta dalla Bayer, fu definita miracolosa perché efficace contro la febbre, e i dolori reumatici.
Il bacillo della tubercolosi al microscopio
Farmacologia (1875-1914)
Per cosa si usava Diffusione Come venivano prodotte
I vari usi Grazie alla farmacologia vennero debellate la maggior parte delle epidemie con il conseguente boom demografico.
Questa è una vignetta pubblicata negli anni ’40, riguardo l’aspirina
Ecco una delle prime aspirine prodotte dalla Bayer
Produzione Le medicine vennero prodotte grazie all’avvento della chimica. Nacquero anche le prime industrie farmaceutiche.
Un impianto di produzione dell’epoca
Diffusione La farmacologia sostituì in pochi anni le erbe officinali e i rimedi naturali. Una delle medicine più diffuse in quegli anni era l’aspirina, un potente antinfiammatorio, prodotta dalla Bayer.
La Bayer La Bayer è un’azienda chimica e farmaceutica fondata in Germania nel 1863. Tra i suoi farmaci più famosi al mondo c’è l’aspirina. È una delle principali case farmaceutiche a livello mondiale.
I RAGGI X Cosa sono i raggi x?
I raggi X, attraversando la materia, producono ioni, perciò sono chiamati radiazioni ionizzanti. Queste radiazioni dissociano le molecole e, se queste appartengono a cellule di organismi viventi, producono lesioni cellulari. Per questa loro proprietà , i raggi X sono usati nella terapia di alcuni tipi di tumori. Sono inoltre usati in diagnostica medica per ottenere radiografie, ossia "fotografie" degli organi interni. Cosa si utilizza per eseguire i raggi x?
Per eseguire i raggi x si utilizza il tubo radiogeno.
La radiografia alle ossa La radiografia al torace e alle ossa è un esame diagnostico che si basa sull’utilizzo dei raggi X e consente di ottenere immagini dello scheletro e di alcuni organi. Alcune macchine sono capaci di trasmettere raggi x per alcuni secondi.
Questa figura, rappresenta l’emissione dei raggi x.
Bacillo della tubercolosi La tubercolosi è una malattia infettiva causata da vari ceppi di micro batteri, era molto diffusa alla fine dell’80. Attacca i polmoni ma anche altre parti del corpo, si trasmette per via aerea attraverso goccioline di saliva emesse con la tosse secca.
SINTOMI CURE DOVE COLPISCE
Tosse cronica e secca, espettorato striato di sangue, febbre di rado elevata e sudorazione notturna e perdita di peso. Per curarsi possiamo usare i seguenti farmaci: Etambutolo, Isoniazide, Rifampicina e Pirazinamide. Polmoni, reni, ghiandole linfatiche e anche altre ossa.
L’ANESTESIA Indica l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare. Gli scopi dell'anestesia sono: -
la soppressione dello stato di coscienza (ipnosi) l'abolizione del dolore (analgesia) il rilassamento dei muscoli (miorisoluzione) l'abolizione del ricordo (amnesia) la riduzione delle complicazioni legate allo stress chirurgico.
Anestesia della seconda metà dell’1800
Anestesia moderna
Il 16 ottobre 1846 Il dr. William Thomas Morton praticò la prima anestesia generale in un intervento chirurgico per l’asportazione di un "tumore vascolare cervicale" su Gilbert Abbott, segnando così la nascita della moderna anestesia.
Strumenti utilizzati nell’1800 per l’anestesia:
Maschera Skinner
Maschera Schimmelbusch
Maschera nasale
Metodi dell’ottocento Nel 1846, quando William Morton, allievo di Wells, concepì e costruì un macchinario per anestesia e riuscì a convincere un noto chirurgo del Massachusettes, tale John Warren Jackson, ad usarlo. Jackson eseguì due interventi con successo e l'anestesia, improvvisamente, prese quota. Arrivò anche il cloroformio e con esso, solo un anno dopo, nel 1847, fu eseguito il primo parto indolore: la punizione di Eva era eliminata, con grande biasimo dei benpensani.
Metodi di oggi Oggi l'anestesia generale può essere somministrata mediante iniezioni endovenose o attraverso un tubo messo nella trachea, se l'anestetico è gassoso, oppure per entrambe le vie. Dopo che l'anestesia è stata avviata verrà somministrato costantemente un gas anestetico o un farmaco endovenoso ed altre medicine in maniera da tenere il paziente adeguatamente anestetizzato per tutto l'intervento chirurgico. La respirazione del paziente viene garantita da una macchina automatica attraverso il tubo posizionato in trachea. Questo tubo viene tolto appena il paziente è sveglio. Altri apparecchi, intanto, controllano il cuore, la pressione sanguigna e l'ossigenazione.
IL CINEMA DEI FRATELLI LUMIERE Biografia: I fratelli Auguste Marie Louis Nicolas Lumiere(1862-1954) e Louis Jean Lumiere(18641948)sono stati imprenditori Francesi e inventori del proiettore cinematografico.
I primi film: Il primo film in assoluto girato dai fratelli Lumiere si chiamava “L’uscita dalle fabbriche” del 1895.
Uno dei film più importanti girati è sicuramente “Treno che arriva in stazione” Fu proiettato la prima volta il 28 dicembre 1895 al Salon indien du Gran Cafè di Boulevard des Capucines a Parigi. Gli spettatori ne furono tanto spaventati che scapparono in massa fuori dalla sala. Vedevano un treno arrivare e l’impressione era che li stesse investendo.
Molto conosciuto è anche il film “L’annaffiatore innaffiato”
Lo strumento con cui si registrava: Lo strumento che inventarono i due fratelli si chiamava “Chinematographe” che brevettarono il 13 febbraio dell’anno 1895
Processo Meccanico: Il Chinematographe veniva azionato tramite una leva, posta al di fuori della cinepresa, che muovevano i vari fotogrammi del film registrato.
Principio Meccanico:Il principio meccanico del Cinématographe dei fratelli Lumière: il movimento di penetrazione e successivo ritiro nella perforazione rotonda del dispositivo sulla pellicola avviene attraverso un braccio, che regge due rampe, aiutato da una cremagliera rotante.
Testo di A. Mantenuto, R. Oddi e J. J.Arellano
LA QUESTIONE OPERAIA
Di Canali Edoardo, Cardinali Rocco ed Eguia Angelica
LA QUESTIONE OPERAIA DELLE DONNE (Eguia) LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (Cardinali) LA LOTTA OPERAIA (Canali)
LA DONNA E IL LAVORO NELLA SOCIETA’
Nel XIX secolo la forza lavoro femminile era costituita da giovani impegnate sia nei servizi domestici che nelle manifatture. Certo il tessile attirò maggiore attenzione per i problemi connessi all’organizzazione e ai luoghi di lavoro (macchinari rumorosi, sfruttamento, condizioni insalubri…) anche se la maggior parte delle donne nell’età della industrializzazione lavorava nei settori tradizionali dell’economia (venditrici nei mercati, nei negozi, lavandaie, fiammiferaie, cuoche…). Le sarte furono idealizzate in quanto realizzavano la perfetta conciliabilità casa/lavoro Si verificò nel corso del XIX secolo un consistente spostamento dal lavoro domestico a quello impiegatizio. Le donne salariate furono maggiormente associate con lavori di assistenza invece che produttivi. Interessante notare l’ingresso in queste attività di donne della classe media.
SISTEMA PRODUTTIVO TESSILE
Si possono individuare numerose innovazioni di rilevante importanza quali la macchina a vapore, la spoletta volante, il telaio idraulico e il telaio Jacquard.
Prima spoletta volante
Telaio Jacquard
LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La seconda rivoluzione industriale ha origine tra il 1876 e il 1878. In questo periodo ci fu in Europa e negli Stati Uniti uno sviluppo tecnologico senza precedenti. La principale differenza tra questa e quella precedente sta nel fatto che le ricerche tecnologiche sono frutto di ricerche specializzate in laboratori scientifici. Venne introdotto per la prima volta nelle fabbriche e nei cantieri l’acciaio, mentre utilizzarono come fonte energetica il carbone e il petrolio. Questo permise una migliore meccanizzazione.
Un’importante novità è stata la catena di montaggio. La prima fu costruita a Detroit, negli Stati Uniti.
Una catena di montaggio è generalmente costituita da un nastro, definito nastro trasportatore, che scorre portando con sé i diversi oggetti da assemblare per ottenere il prodotto finito; ogni operaio può così assemblare un unico pezzo, tramite movimenti ripetitivi e meccanici, permettendo un notevole risparmio dei tempi di produzione.
Un esempio montaggio.
L’invenzione della lampadina di Edison.
di
catena
di
Dei pozzi di petrolio.
LA LOTTA OPERAIA OPERAI(PROLETARIATO)
La lotta operaia si sviluppa principalmente durante la seconda rivoluzione industriale perché nuove tecniche e nuove scoperte scientifiche portano al sistema produttivo a catena;questo sistema portò alla distrazione di molti operai che spesso si infortunavano sul lavoro e venivano licenziati e sostituti quanto prima.
Gli operai lavoravano più di dodici ore al giorno e,a fine mese, ricevevano un salario veramente molto basso per il lavoro eseguito: lavoravano in condizioni pessime e dovevano addirittura timbrare per andare in bagno;l’ambiente di lavoro era veramente malsano.
CAPITALISTI (BORGHESIA) I capitalisti cercano il maggior guadagno con la minima spesa,l’operaio era considerato uno strumento che veniva utilizzato esclusivamente per aumentare il proprio capitale. Quando gli operai iniziarono le prime proteste i capitalisti le
bloccarono con l’aiuto della polizia e chiudendo le fabbriche evitando così che gli operai le occupassero o rovinassero i macchinari.
CURIOSITÀ:
Il 1° Maggio si festeggia la conquista dei diritti dei lavoratori. La ricorrenza ebbe origine in America nel 1886 a Chicago a seguito dello sciopero di alcuni lavoratori che occupando la fabbrica presso cui lavoravano in condizioni disastrose,furono caricati dalla polizia e ci furono parecchie vittime.
Giuseppe Pelizza da Volpedo “Il quarto stato”, 1901, Milano, Museo del 900 Quest’opera divenne il simbolo del Proletariato in marcia per ottenere i propri diritti sul lavoro e una giusta paga.
LE ESPOSIZIONI UNIVERSALI LA PUBBLICITà DELL’INDUSTRIA AL TEMPO DELLA BELLA EPOQUE Di Francesco Nicoli e Filippo Pellacini
ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI LONDRA (1851) Nel 1851 La Gran Bretagna era a capo della rivoluzione industriale e si sentiva molto sicura in quell’ideale. La Great Exhibition del 1851 a Londra era stata concepita per simbolizzare questa sua superiorità industriale, militare ed economica, e si decise di rendere la mostra veramente internazionale con degli inviti che vennero estesi a quasi tutto il mondo colonizzato.
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IL CRYSTAL PALACE Il simbolo di questa prima esposizione universale era il Crystal Palace, un'enorme costruzione in stile vittoriano che fu eretta a Hyde Park, per poi essere smontato e ricostruito in un'altra zona della città , Sydenham Hill, nel 1852. Si trattava di uno degli esempi piÚ celebri di architettura del ferro ed ispirò la costruzione di molti altri edifici, spesso battezzati nello stesso modo. Distrutto da un incendio nel 1936, deve il suo nome ad una proposta di un famoso periodico di satira, il Punch.
ESPOSIZIONE ITALIANA DI TORINO (1884)
L'Esposizione generale italiana fu la denominazione di due esposizioni che si tennero negli ultimi due decenni dell'800 a Torino. L’esposizione del 1884, organizzata dalla "Società promotrice dell’industria nazionale", venne articolata in otto categorie: Belle arti, Produzioni scientifiche e letterarie, Didattica, Previdenza e assistenza pubblica, Industrie estrattive e chimiche, Industrie meccaniche, Industrie manifatturiere, Agricoltura e materie alimentari. Ebbe 14.237 espositori e circa tre milioni di visitatori.
Alcune immagini di giornale sull’ evento.
Storia esposizione universale di Torino 1884 Questa manifestazione nacque da una intuizione del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria e divenne il riferimento per tutte le successive, influenzando numerosi aspetti della società quali le arti, l'educazione, il commercio e le relazioni internazionali. Curiosità Le strutture espositive di una Esposizione Universale sono normalmente e per la maggior parte temporanee, e vengono smantellate a fine evento. Ciò non succede alle strutture principali (centri congressi, anfiteatri, teatri, padiglioni dei Paesi organizzatori, ecc.) che solitamente sono riutilizzate e riconvertite. Talvolta alcune installazioni sono state mantenute e diventate veri e propri simboli cittadini o nazionali.
ESPOSIZIONE UNIVESALE DI PARIGI (1889) L'Esposizione universale del 1889 si tenne a Parigi dal 6 maggio al 31 ottobre. La sede era il Campo di Marte, vicino alla Senna. L'evento è ricordato in particolare per la costruzione della Torre Eiffel, posizionata all'entrata della zona espositiva, dopo il Ponte di Iena.
Oltre alla Torre Eiffel, furono costruite diverse strutture per l'Expo, tra cui il Grand Dôme Central di Joseph Bouvard è una ricostruzione della Bastiglia, un giardino zoologico e la ricostruzione di un villaggio africano con centinaia di uomini di colore.
La torre Eiffel (in lingua francese tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi, conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Costruita in poco più di due anni, dal1887 al 1889 (in 2 anni, 2 mesi e 5 giorni) per l'esposizione universale del 1889, che si tenne a Parigi per celebrare il centenario della Rivoluzione francese, prende il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Alexandr
Un giornale del giorno in cui hanno inaugurato l’esposizione universale di Parigi
Esposizione universale di Parigi (1900)
ULTIMA ESPOSIZIONE UNIVERSALE A MILANO 2015
NUOVI MEZZI DI TRASPORTO AUTOMOBILE
Nelle strade polverose cominciano a girare strane macchine a 4 ruote scoppiettanti, le automobili. Le parti componenti e il funzionamento di una motrice a vapore alternativa sono i seguenti: viene bruciato il carbone e il calore sviluppato, insieme ai fumi della combustione, passa nei tubi della caldaia circondati da acqua. Quest’ultima si riscalda e si trasforma parzialmente in vapore che si raccoglie nella parte superiore della caldaia. In questo modo si genera una forza motrice. L’invenzione della macchina permise di sostituire i cavalli. Questa è una scoperta tutta italiana: nel 1864 un ingegnere di Pietrasanta, Eugenio Barsanti, aveva inventato il motore a scoppio. Poi Enrico Bernardi nel 1884 a Padova sperimenta l’uso della benzina.
IL PIROSCAFO L’americano Robert Fulton nel 1807 aveva inventato il battello a vapore, mosso da ruote con pale che utilizzavano l’energia prodotta dal carbone. Verso la metà dell'Ottocento cominciano ad apparire le prime navi con lo scafo in ferro e con le eliche al posto delle ruote. L’introduzione poi della turbina a vapore permette alle navi di raggiungere velocità impensabili di circa 40 km/h. Vengono costruiti transatlantici sempre più grandi e resistenti. Quello più famoso è stato il Titanic affondato clamorosamente nel 1912 per un errore del capitano che fece virare la nave dalla parte sbagliata.
IL TRENO L’inglese George Stephenson all’inizio dell’800 aveva costruito la prima locomotiva a vapore. Nel 1830 viene inaugurata la prima linea ferroviaria Liverpool-Manchester e nel 1863 a Londra nasce la metropolitana. In pochi anni tutte le principali città europee diventano raggiungibili col treno. Dal 1883 con l’Orient Express si può andare da Parigi a Costantinopoli. Nel 1912 in Svizzera nasce la prima locomotiva diesel.
L’AEREO E IL DIRIGIBILE Nel 17 dicembre del 1903 i fratelli Wright iniziano a volare con un aereo a motore: il volo dura 12 secondi e raggiunge l’altezza di 40 metri. Nel 1909 il francese Louis Bleriot effettua la prima transvolata della Manica e inizia l’era del volo. Zeppelin è un tipo di dirigibile rigido sviluppato in Germania ai primi del Novecento. Prende il nome dal suo ideatore, il conte Ferdinand von Zeppelin e contestualmente dalla ditta costruttrice fondata nel1908 Luftschiffbau Zeppelin, che completò la costruzione di 119 dirigibili fino al 1938. Sebastiano Castagnetti e Scalari Davide
alla ricerca delle materie prime
per muovere le macchine
il carbone
petrolio
Il lavoro minorile al tempo Di rosso malpelo e nel xxi secolo Una piaga sociale antica e moderna testi di Angelica Eguia
i bambini senza diritti al tempo di Rosso Malpelo e oggi
Non essendoci lavoro in Europa, durante la Belle Epoque ci fu una forte emigrazione verso gli Stati Uniti, l’Australia e Nuova Zelanda. Alla fine dell’ 800 emigrarono più di 20 milioni di europei via mare grazie ai piroscafi. La maggior parte degli immigrati attraccavano a “Ellis Island”, un isolotto nella baia di New York. Arrivati a destinazione, gli immigrati dovevano mostrare i documenti e farsi visitare per accertare le condizioni di salute, se tutto corrispondeva potevano entrare negli Stati Uniti.
Questo è il capannone in cui si stanziavano i migranti prima di entrare a New York.
Questa immagine fa vedere come viaggiavano gli europei durante l’emigrazione per mezzo dei piroscafi.
Questa è Ellis Island, il posto in cui attraccavano i migranti europei. Qui venivano visitati e controllavano i documenti di viaggio.
In questa fotografia si vede una famiglia europea pronta a partire per cercare un vita migliore altrove. Nell’immagine ci sono una mamma con i suoi tre figli.
Qui un medico visita i migranti per accertare le condizioni di salute per permettergli di far parte dello stato in cui intendono entrare.
EMIGRAZIONI NEGLI ULTIMI ANNNI
BiaBiasetti, Caberti, Mecarelli
LAS MIGRACIONES por S. Castagnetti
Se produce una migración cuando un grupo social, realiza un traslado de su lugar de origen a otro para mejorar su calidad de vida. Implica la fijación de una nueva vida, en un entorno social, político y económico diferente. La ultima migraciòn es la de los Sirianos que por la guerra han ido a Europa para escapar. Pero las naciones de Europa no ayudan a estos migrantes y cierran las fronteras. Italia en cambio acoge muchos migrantes que llegan de Africa por el mar acogiendo las imbarcaciones.
Alle Radici di Sonila Aluschi
Radici a scuola
Per non dimenticare da dove veniamo tutti, visto il grande afflusso di immigrati che dall’Africa arrivano in Europa. Spesso però le nostre non sono che parole, perché non sappiamo
Quante volte sentiamo parlare di immigrazione al giorno d’oggi? Tante, anche se non sono mai abbastanza per poter trovare una soluzione ideale per 10
come ci si sente veramente quando si è così disperati da dover scappare dal proprio Paese, dalle proprie tradizioni, dalla propria cultura. Per cercare di comprendere queste sensazioni, noi della Fra Salimbene abbiamo intrapreso un percorso che si è concluso con l’incontro di una vera migrante, che però si è spostata non dall’Africa ma bensì dall’Albania in seguito al colpo di stato avvenuto nel 1997. Sonila Alushi, 37 anni, è felicemente sposata e ha due figli, ora vive a Bergamo dove gestisce tre aziende insieme al suo compagno. Sfortunatamente la sua vita non è sempre stata così felice, infatti ha dovuto abbandonare la sua terra natale perché non vedeva possibilità di realizzare i suoi sogni in seguito alla guerra civile che era avventa in quegli anni.
Sonila durante l’incontro ci racconta che vivere in quel periodo era impossibile, ricorda che le strade erano invase di bossoli, sparati dai fucili durante gli scontri che giornalmente venivano consumati nelle piazze, interrompendo le scene di quotidianità dei civili.
Anche se si è trasferita molto tempo fa, quando aveva solo 19 anni, la nostra interlocutrice non mai ha dimenticato le tradizioni della sua terra natia, anche se le ha un po’ italianizzate, come ad esempio qualche trasgressione su alcuni piaceri, come una birra ogni tanto, una sigaretta fumata in pubblico, che in Albania sono riservati agli uomini. Dopo essersi trasferita in Italia a Bergamo, da un suo zio, ha studiato nella facoltà di Lingue e Letterature Straniere per poter realizzare il suo sogno di diventare giornalista, che purtroppo non è riuscita a realizzare anche se tutt’ora scrive per diletto nel blog “Albania News”da lei fondato. In compenso ora, insieme al compagno, gestisce tre aziende a Bergamo dando lavoro a molti suoi connazionali. Anche se ha vissuto situazioni terribili la Sonila che si è presentata a noi è una Sonila gioviale e felice della piega che la sua vita ha preso dopo l’immigrazione; ci ha parlato soprattutto di cose positive, della sua cultura e delle sue tradizioni lasciandosi alle spalle l’infelicità del suo passato. Le classi che hanno partecipato al progetto sono state la 3B, la 3E, la 3D e la 3G, guidate, durante l’incontro, dal regista inviato di RAI 3 Davide Demichelis. Lui e Sonila tempo prima avevano girato un documentario sulle radici di lei ed erano andati fino in Albania per documentare le tradizioni albanesi, proprio come in ogni puntata di Radici, che è un programma di RAI 3
volto proprio a far raccontare ad alcuni immigrati stranieri le loro tradizioni e i loro costumi, anche se ovviamente sempre in posti diversi. Alla fine dell’incontro alcuni ragazzi immigrati della nostra scuola hanno letto le loro toccanti testimonianze raccontandoci di com’era la loro vita prima di venire a vivere in Italia, alcune positive mentre altre negative. In conclusione io credo che l’incontro sia servito molto a tutti i presenti per capire le migrazioni dall’interno, direttamente da chi le ha vissute.
Sofia Bussoni
Le testimonianze dei nostri compagni
L’ARTE DELLA bella epoque
Gustav Klimt
Gustav Klimt, un celebre pittore austriaco, fu uno dei più grandi esponenti dell’Art Nouveau.
Breve biografia Figlio di un orafo incisore e di una madre viennese di modeste condizione sociali, Klimt nasce il 14 luglio 1862, a Buamgarten, vicino a Vienna. All’età di quattordici anni comincia a frequentare la Scuola dell’Arte e Mestieri, dove approfondisce le tecniche classiche. Klimt inizia la sua carriera dipingendo decorazioni pittoriche, divenendo l’erede di Hans Makart. Nel 1897, Gustav fonda il Movimento della Secessione viennese, un movimento ribelle verso i canoni ufficiali dell’epoca. Klimt, con l’avvento dell’Art Nouveau, sviluppò uno stile ricco e complesso, ispirandosi all’arte bizantina. Ben presto ne divenne il più grande rappresentante.
Egli morì il 6 febbraio 1918, a causa di un attacco apoplettico.
Le sue opere Egli dipinge prevalentemente mosaici, molti dei quali raffiguranti figure femminili. Un’opera molto importante è “Il bacio” del 1908, un olio su tela di 180x180 cm.
In quest’opera, un uomo si piega per baciare una donna seduta su un campo di fiori. Tranne il volto e le braccia dei protagonisti, tutto il resto è rappresentato in maniera irrealistica.
Il dipinto è conservato nell'Österreichische Galerie Belvedere di Vienna.
Altra opera altrettanto importante è “l’Albero della Vita”, realizzato tra il 1905 e il 1909.
Questo dipinto utilizza in parte l’arte egiziana, l’arte bizantina e quella giapponese. La successione dei pannelli vuole raccontare una sorta di favola: una giovane ragazza attende il suo amato tra i rami dorati dell’albero della vita, e alla fine realizza il sogno di congiungersi a lui. L’opera è conservata a Palazzo Stoclet, a Bruxelles.
Questi dipinti, come molti altri, utilizzano i concetti fondamentali dell’Art Nouveau: preziosismo, bidimensionalità e linee curve.
CARDINALI ROCCO
Matisse Henri Matisse, nacque il 31 dicembre 1869 In Francia Nord-orientale, dove i suoi genitori gestivano un commercio di sementi. Nel 1887 si trasferì a Parigi per studiare legge, lavorando come impiegato statale, dopo aver ottenuto la qualifica. Cominciò a dipingere nel 1889, durante la convalescenza seguente ad un attacco di appendicite. Scoprì così "una specie di Paradiso", come
disse in seguito.
OPERE ●
Natura morta con libri (1890), prima opera, Musée Matisse, Nizza
●
La tavola imbandita (1897), Collezione privata, Stavros S. Niarcos
L’opera risale ad un periodo della vita dell'artista in cui più forte è l'influenza dell'impressionismo, con rimandi al realismo e all'arte giapponese.
●
Lusso, calma e voluttà (1904), Museo d'Orsay, Parigi
Si tratta di un olio su tela, di centimetri 98,5 x 118,5, conservata a Parigi presso il Musée National d’Art Moderne ●
Madame Matisse (1905), Statens Museum for Kunst, Copenaghen
Questo dipinto è un ritratto della moglie dell'artista. I colori sono innaturali ma comunque funzionali, conferendo rilievo e tridimensionalità e creando nette divisioni nei passaggi dal chiaro allo scuro.
LA DANZA
E’ il nome di due dipinti di Henri Matisse. La prima versione, risalente al 1909 (259.7x390.1 cm, olio su tela), è conservata al Museum of Modern Art di New York, mentre l'altra, del 1910 (260x391 cm, olio su tela), è situata al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. In questo dipinto sono presenti cinque soggetti nudi che, tenendosi per mano, procedono vorticosamente a girotondo mentre generano una sinusoide unita. I colori sono solo tre, tutti saturi e nettamente delineati, ovvero il rosa dei corpi, il blu del cielo, e il verde della terra. Viene particolarmente evidenziata, la stesura cromatica, la sagoma delle figure e lo stacco cromatico. Le linee sono semplificate e i colori piatti, mentre le figure suggeriscono un forte senso di ritmo. Le loro braccia sono tese nello slancio di tenere chiuso un cerchio che sta per aprirsi tra le due figure poste in basso a sinistra. Una delle figure è infatti tutta protesa in avanti per afferrare la mano dell’uomo, mentre quest’ultimo ha una torsione del busto per allungare la propria mano alla donna. La loro danza può essere vista come allegoria della vita umana, fatta di un movimento continuo in cui la tensione è sempre tesa all’unione con gli altri. E tutto ciò avviene sul confine del mondo, in quello spazio precario tra l’essere e il non essere. Riccardo Caberti
PABLO PICASSO Pablo Ruiz y Picasso è nato a Malaga il 25 Ottobre del 1881 ed è morto a Mougins nel 1973.Pablo Picasso è stato un pittore e uno scultore spagnolo considerato uno dei maestri dell’arte del XX secolo.
I PERIODI Picasso ebbe due periodi principali nella sua pittura: Il Periodo blu(1901-1904) consiste nell’utilizzo di colori freddi che si avvicinino al tono del blu o del turchese in modo tale da avere un dipinto molto buio,cupo. In questo periodo Picasso vuole rappresentare la malinconia delle persone emarginate come i poveri.
Il Periodo rosa(1904-1907) è un periodo più vivace,allegro caratterizzato per l’appunto dai colori rosa,arancione e ha lo scopo di rappresentare cose divertenti come arlecchini,il circo e gli acrobati.
Les demoiselles d'Avignon Tecnica:olio su tela Dimensioni: 243,9×233,7 cm Ubicazione:New York,MoMA
Picasso dipinse Les demoiselles d'Avignon nel 1907 ispirandonsi alle Grandi Bagnanti di Cèzanne (1906) e fu uno dei primi quadri che diede via al cubismo. In questo quadro ci sono 5 prostitute in una via di Barcellona, per l’appunto,Calle d’Avignon;Picasso fece oltre cento schizzi e studi per terminare l’opera al meglio.
GUERNICA Dimensioni:349x776 cm Tecnica:olio su tela Ubicazione:Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia.
Pablo Picasso dipinse “Guernica” per ricordare il bombardamento aereo sulla città di Guernica nel 1937, durante la guerra civile spagnola;venne incaricato dal governo repubblicano di dipingerla per poi esporla al padiglione della Spagna a Parigi durante l’esposizione mondiale.
I SIMBOLI Toro:forza Cavallo:intelligenza,o forza addomesticata Lume:ragione Luce:guerra-fiamma di guerra Fiore:speranza
Edoardo Canali
Sono tanti i nomi con cui Giacomo Balla si firma. Dapprima Balla, successivamente Balla Futurista, ma infine è passato alla storia come FuturBalla. E’ proprio a lui che viene dedicata la mostra alla Magnani Rocca dal 12 settembre all’8 novembre 2105 e che le classi terze della Fra Salimbene sono andate a visitare. Giacomo Balla, uno dei massimi esponenti della sua epoca, è un provocatore come d’altra parte tutti i Futuristi.
Nella mostra si può capire che lo stile di Balla cambia nel tempo. Agli inizi si riconosce nel divisionismo, poi abbraccia il futurismo di Marinetti, ma da anziano preferisce fare ritratti della sua famiglia. Il pittore nasce a Torino nel 1871 e muore a Roma nel 1958 , si sposa con Elisa, una donna molto bella della quale era molto innamorato, come si vede in “Elisa con i veli” un quadro realizzato con gessetti su spolvero.
Anche attraverso i vestiti i Futuristi si facevano riconoscere; capi eccentrici e dal taglio asimmetrico, situati nella parte finale della mostra, ci fanno capire che quando li si indossava si diventava un’opera d’arte futurista.
Ritratto di della moglie Elisa Giacomo ed Elisa hanno due figlie: Lucia (detta Luce) e Elica, per ricordare una delle principali caratteristiche dal futurismo, la velocità. La seconda figlia viene chiamata così anche perché, secondo i futuristi, non basta creare un’opera d’arte, ma bisogna essere “immersi” in questa corrente di pensiero. Lo si può capire dalla casa di Balla, che alla mostra si può vedere in fotografia: i muri sono stati interamente dipinti da lui, con colori complementari, come il rosso e il verde, per far sì che l’effetto ottico risulti discordante.
I concetti chiave del Futurismo sono: la velocità, la guerra “sola igiene del mondo”, e il disprezzo per il passato e tutto ciò che lo ricorda.
Nelle sue opere Balla si attiene strettamente al manifesto futurista scritto da Marinetti, uno dei suoi quadri infatti riproduce letteralmente il punto quattro del documento “Un automobile in corsa è più bella della Vittoria di Samotracia”. Un’automobile è stato scritto al maschile per rimarcare la superiorità dell’uomo futurista verso le donne.
Anche la donna della Belle Epoque, angelo del focolare, viene criticata dai futuristi perché assoggettata agli uomini. Giacomo Balla però ama profondamente le sue figlie e le ritrae spesso come possiamo vedere nei quadri in mostra.
Balla è attratto dal movimento, sempre, anche quello dei rondoni che svolazzavano sul suo balcone. Ne studia il volo e lo riporta in bozzetti che poi diventeranno dei quadri a olio.
Una sala è dedicata agli abiti, agli affetti famigliari e vediamo il ritratto dell’anziana madre su una lastra di metallo arrugginita. L’effetto è tridimensionale. Al centro della parete della sala, in fondo, si trova il ritratto dell’artista con la sua famiglia. Balla era molto legato agli affetti famigliari.
Ritratto di Luce
Giacomo Balla con le figlie e la moglie
Troviamo anche lo studio della scultura che Balla volle dedicare all’amico, Umberto Boccioni, morto in guerra nel 1916.
Secondo me, la mostra è davvero bella e merita di essere visitata perché Balla, grazie al suo modo di vivere totalmente futurista, ci proietta direttamente nella sua epoca.
pittore futurista, non può perdersi la collezione della Fondazione. L’edificio in stile Neoclassico ospita infatti quadri di inestimabile valore. Uno di questi è “La famiglia di Don Luis” di Goya che però è stata trasferita al National Gallery di Londra per una mostra sostituita dalla “Sedia di Van Gogh”, un’opera bellissima del pittore olandese.
Sedia di Van Gogh
Tuttavia, chi decide di visitare la mostra sul
Francisco Goya “La famiglia di Don Luis”
Il fondatore della Magnani Rocca (diventa fondazione nel 1978), Luigi Magnani, quando era ancora in vita, decise di comprare quadri di artisti come Monet, Renoir e Cézanne che oggi valgono milioni e sono invidiati da tutto il mondo. Un altro capolavoro ospitato alla Fondazione è “Enigma della Partenza” dipinto nel 1914 da Giorgio de Chirico, ispirato dagli scritti di Freud. Questa parte della collezione è permanente ed è situata al piano superiore. Non la si può perdere!
Giorgio de Chirico “Enigma della partenza” 1914
Articolo di Sofia Bussoni 3B
La donna nella bella epoque
quelle che si sottomettevano… LE COCOTTE Il termine “cocotte” in francese significa prostitute. Esse si trovavano in Francia nel 1800 circa. Le cocotte erano prostitute di nota abilità nel mandare in rovina i loro ricchi amanti a forza di spendere denari in gioielli, abiti lussuosi, case, partiti ecc…
Le cocotte, alla sera andavano nei locali, in particolare al Moulin Rouge, per ballare il can can e fare divertitre gli uomini che vi erano.
MOULIN ROUGE
Il Moulin Rouge è situato nel famoso quartiere a luci rosse, ed era uno dei locali più famosi di Parigi ai tempi della Belle Epoque. Il suo successo fu immediato, anche per il vasto repertorio di danze e spettacoli, fra cui il Can Can, ballato dalle Cocotte. Questo locale era rivoluzionario per quei tempi, tanto che i balletti venivano ritenuti licenziosi. Henry de Toulouse-Lautrec, era un assiduo frequentatore del Mouline Rouge e in esso, trovo molte fonti di ispirazione e ritrasse degli abituali frequentatori del locale, in particolare la ballerina Louise Weber, soprannominata "La Goulue" (la golosa).
Moulen Rouge. Le ballerine più famose al Mouline Rouge:
Louise Weber(dal 1889 al 1895) Louise Weber è stata l’inventrice delle mosse del Can Can. Louise lavorò inizialmente al Mouline De La Galette, ma poi, persuasa dal pittore Henry De Tolouse, andò a lavorare al Mouline Rouge. Ella lasciò il Mouline Rouge nel 1895 per intraprendere una carriera nel mondo del circo, ma non dopo una brutta esperienza con dei leoni, decise di mollare il circo e di lavorare nei piccoli teatri della Francia. Nel 1914, suo marito morì in guerra. Qualche anno dopo morì anche suo figlio Simon, che da poco l’aveva resa nonna. Da lì in poi per lei ci fu un lungo periodo di depressione. Ella morì alcolizzata, obesa e con gravi problemi ai polmoni all’età di 62 anni.
Jeanne Bourgeois Jeanne Bourgeois è stata una attrice e cantante francese. Il soprannome Mistinguett le venne dato da un cantautore conosciuto quando essa lavorava come venditrice di fiori in un ristorante. Fin da giovane, Mistinguett aspirava a diventare un’artista. Il suo primo debutto lo fece nel 1895 e fece subito successo: alcun suoi brani divennero dei classici nei repertori di numerosi cantanti pop e jazz. Ella divenne la più importante donna nel mondo dello spettacolo, e le sue gambe vennero assicurate per la cifra di 500.000 franchi. Morì all’età di 84 anni.
Joséphine Baker Joséphine è stata una cantante e danzatrice statunitense naturalizzata francese. Di origine meticcia afroamericana e amerinda degli Appalachi, è sovente considerata come la prima star di colore e tra le più acclamate vedette di Parigi. Ottenne la nazionalità francese nel 1937, e nel corso della Seconda guerra mondiale giocò un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Ella usò in seguito la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell'emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.
Jane Avril
Jane Avril è stata una ballerina francese. Fu forse la più celebre ballerina del famoso. Essa ebbe un’infanzia molto dura. Si avvicinò al mondo del Mouline Rouge grazie ad un gruppo di prostitute che le fecero scoprire il mondo dei locali notturni.
Yvette Guilbert
Yvette è stata una cantante, attrice e scrittrice francese. Ebbe successo soprattutto durante la Belle Époque. Si dedicò molto al canto e alla recitazione, inoltre, ormai a fine cariera, aprì una scuola di canto a Bruxelles e scrisse vari libri,soprattutto racconti sulla Belle Epoque. Morì a Aix-en-Provence nel 1944 e fu sepolta al cimitero di Père-Lachaise a Parigi.
Henry de Toulouse
Il conte Henri Toulouse-Lautrec, nacque il 24 novembre 1864, e fu un pittore francese, tra le figure più significative dell'arte del tardo Ottocento. Divenne un importante artista post-impressionista,illustratore e litografo e registrò nelle sue opere molti dettagli degli stili di vita bohémien della Parigi di fine Ottocento. Toulouse-Lautrec contribuì anche con un certo numero di illustrazioni per la rivista Le Rire, durante la metà degli anni novanta. Soffriva di picnodisostosi, una malattia genetica delle ossa, che può portare a manifestazioni cliniche apparentemente simili al nanismo. Henry morì il 9 settembre 1901, a soli 37 anni, a causa dell'alcolismo oppure a causa della sifilide. Esso frequentava spesso locali come il Mouline rouge e in esso trovò l'ispirazione per molti suoi quadri. Il pittore ritraeva gli abituali frequentatori del locale, in
particolare la ballerina Louise Weber.
LA DONNA FATALE La donna fatale (femme fatale in francese) è un personaggio tipico molto diffuso nella letteratura europea e molte volte rappresentato in opere cinematografiche. E' una donna maliziosa e disinvolta che non nasconde la cattiveria. E' anche dominatrice, lussuriosa e perversa.
LE CARATTERISTICHE DELLA DONNA FATALE:
Verso la fine dell’Ottocento, nel clima culturale del Decadentismo, nasce il mito della femme fatale, affascinante, altera e sensuale. I canoni estetici della donna fatale non sono rigidi: di solito ha occhi e capelli nerissimi, corpo sinuoso, labbra carnose, sguardo magnetico; le sue caratteristiche primarie e distintive sono la straordinaria bellezza, vistosa e aggressiva, ed il grande potere seduttivo. La femme fatale è la grande seduttrice, perversa, crudele e spregiudicata, l’emblema dell’amore carnale, della passione e dell’istinto. Per indicare questa figura di donna dal fascino ammaliatore, spregiudicata e predatrice, il cinema americano conia il termine “vamp”. Il primo stereotipo di femme fatale è l’ attrice hollywoodiana del cinema muto Theda Bara. La femme fatale è la protagonista dell’iconografia dell’età del Decadentismo.
KLIMT Il pittore austriaco Klimt rende omaggio a questa figura di donna, sensuale e distruttiva, nei suoi capolavori “Giuditta I” (1901) e “Giuditta II” (1909): entrambe donne fatali, connotate dal volto enigmatico, lo sguardo inquietante, la pelle bianchissima e la capigliatura lunga e corvina.
Alfons Mucha I suoi lavori spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio neoclassico, circondate da motivi floreali che formano cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile viene subito imitato, nell'arte e nella pubblicità, con esiti raramente all'altezza dell'originale. Quando la Cecoslovacchia, dopo la Prima guerra mondiale, ottiene l'indipendenza Mucha disegna francobolli,banconote e altri documenti governativi per la neonata nazione.
LE OPERE
Malgrado il termine sia francese, per la prima volta si parla di "femme fatale" nel romanzo "Fosca" di Iginio Ugo Tarchetti. Iginio Ugo Tarchetti (1839-1869) è stato uno scrittore, poeta e giornalista italiano. Collaborò per far pubblicare le seguenti riviste: la Rivista minima, Il giornale per tutti, La settimana illustrata, Il gazzettino rosa, Il pugnolo, e tentò di lanciare, purtroppo senza successo, un periodico proprio, il Piccolo giornale.
IL CINEMA : continua a sedurre l'uomo senza personalità in modo da renderlo suo schiavo, ma quasi sempre si "limita" a rubargli denaro o fargli fare grandi sacrifici, quasi mai lo distrugge completamente. Alcune delle attrici più brave sono: Asta Nielsen, Musidora, Theda Bara, Louise Brooks. Tra i film più famosi abbiamo "Cabiria", un film muto del 1914, diretto da Giovanni Pastrone. E' stato girato a Torino, in Tunisia, in Sicilia e sulle Alpi Partendo da un suo soggetto che narrava le vicende di una fanciulla durante la seconda guerra punica, egli ricavò delle "scene" intervallate da didascalie "letterarie" per le quali volle al suo fianco come sceneggiatore Gabriele D'Annunzio, che accettò l'incarico per ripianare parte dei propri debiti, e che conferì alla storia una nobiltà altrimenti assente.
Un altro film importante è MADAME BOVARY. Fu scritto nel 1856, ed è il primo romanzo di Gustave Flaubert. Appena pubblicato, fu messo sotto inchiesta per "oltraggio alla morale". Il 7 febbraio del 1857 divenne il bestseller sotto forma di libro. Oggi è considerato uno dei primi esempi di romanzo realista. E’ incentrato sulla storia della signora Emma Bovary, che si dà all’adulterio e vive al di sopra dei suoi mezzi per sfuggire alla noia ed alla vacuità della vita di provincia. Flaubert si ispirò alle vicende realmente accadute di una giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si parlò in un giornale locale nel 1848.
Oppici, Palumbo
La donna borghese La donna, nella storia è sempre stata subordinata nella società, in cui prevalevano gli uomini. Solo dalla rivoluzione francese iniziarono a chiedere l’uguaglianza e il diritto di voto. Nella Belle Epoque la donna borghese era considerata un “Angelo del focolare”, una donna che si occupa solo ed unicamente della sua famiglia, una donna che nella vita non avrà mai libertà e che sarà sempre sottoposta prima al padre, poi al marito o al fratello. Che il padre accompagni la figlia al futuro marito sull’altare non e’ un un caso, deriva dal fatto dell’affidamento: “ io ti affido mia figlia”.
Nel periodo della Belle Epoque l’unico stato che dava il diritto alle donne del voto era il Wyoming, negli Stati Uniti. In questo periodo nasce il tempo libero in cui i borghesi si dilettano nell’andare al cinema o a ballare il Valzer, una nuova tipologia di ballo che nasce in Austria, andando a teatro o in mille altri modi che all’epoca erano molto conosciuti, come il Can Can.
Gli abiti della donna volevano ricordare una forma ad “S”, mettendo un busto molto stretto per il quale avevano spesso mancamenti dovuti allo sforzo che dovevano fare per muoversi.
Si usavano molti ventagli, piume, ombrelli da passeggio che venivano utilizzati anche nelle giornate di sole per proteggersi dai suoi raggi, cappelli molto grandi e senza alcuna scollature ma anzi con colletti. Contribuiva a far affiorare nuove mode la pubblicita’, nata proprio in questi anni.
Ai tempi si pensava che alla radice di ogni problema o dispiacere ci fosse la donna. Un detto tipico dell’epoca era: “ciò che è bello fa male.”
L’unica cosa di cui si occupava la donna borghese era l’ambito domestico, quello famigliare. La donna doveva dedicarsi unicamente della sua famiglia, infatti era detta “angelo del focolare”.
Le donne dovevano solo cucire e badare alla casa, avere figli e accudirli, non avevano lavori e non possedevano praticamente alcun diritto. Erano sempre sottoposte al Pater Familias, cioè il marito, che aveva la libertà di prendere qualunque decisione senza il permesso della moglie.
La donna ieri e oggi Anche se nel mondo occidentalizzato oggi la donna ha gli stessi diritti dell’uomo, non vuol dire che in tutto il mondo sia così,anzi, esistono ancora molti posti in cui le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini.
Matilde Bardò
…E qUELLE ChE SI RIBELLAvANO
Le suffragette La donna vuole votare Gli inizi All'infuori della società matriarcale romana, nella storia le donne sono sempre state ritenute meno importanti degli uomini, e per questo non avevano il diritto al voto. Senza lasciarsi scoraggiare da questa condizione inferiore, le nostre antenate hanno cominciato a protestare già all'epoca della rivoluzione francese, infatti quando gli uomini cominciarono a scrivere quei libri nei quali protestavano contro i privilegi di nobiltà e borghesia, anche le donne cominciarono a scrivere le loro Cahier de Doléances de femme il primo documento formale nel quale le donne chiedono il riconoscimento dei loro diritti. Il manifesto del partito delle suffragette, sul quotidiano “the suffragets”
La nascita del movimento In Inghilterra, intorno all'anno 1865, John Stuart Mill propone il diritto di voto anche per le donne affiancato da tantissime persone pronte a lottare per la stessa causa. Tuttavia Il movimento delle suffragette, come movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile, vide la luce nel Regno Unito solo nel 1869. Inizialmente le protestanti adottarono un metodo pacifista ma non ottenendo risultati Emily Pankuhurst e le sue figlie Christbel e Sylvia cominciarono a usare metodi più violenti. Vennero arrestate per aver protestato sotto Buckingham Palace a Londra il 22 maggio 1907 (o 1914, data incerta), in prigione fecero lo sciopero della fame, ispirate dalla “collega”Marion Dunlop. Le suffragette attuarono azioni dimostrative, incatenandosi a ringhiere, incendiando le cassette postali, rompendo finestre, e così via. Nel 1913, una suffragette, Emily Davinson, arriva a suicidarsi in pubblico gettandosi sotto gli zoccoli del cavallo di re Giorgio V durante il derby dell'ippodromo di Epson. Le venne dedicata una edizione speciale del quotidiano The Suffragette. Le aderenti al movimento utilizzavano diffondere la proprie idee attraverso comizi, scritte sui muri o cartelli con slogan del
tipo "Votes for women" o contenenti frasi inneggianti alla promotrice della rivolta. Spesso queste manifestazioni venivano soffocate con la violenza da parte delle forze dell'ordine e con l'arresto di molte militanti femministe.
Molte donne venivano arrestate per la loro protesta violenta.
Alcune immagini delle proteste del partito femminista delle suffragette.
Le suffragette in Italia: In Italia leader del nascente movimento femminista sono Anna Maria Mozzoni, scrittrice di orientamento socialista, e la scrittrice Anna Kuliscoff che fu tra i fondatori del Partito Socialista, ma all'inizio le loro rivendicazioni vengono considerate stravaganze di una minoranza esaltata suscitando disprezzo.
La prima volta che le donne votano in Italia è stato nel 2 giugno 1946 al referendum “Monarchia o rRepubblicaâ€?.
Sofia Bussoni e Rebecca Casalini
La donna Dal i dopoguerra Al fascismo Emilia Palumbo
La bionda e la bruna
LA DONNA DAL II DOPOGUERRA La lotta per la parità continua… La storia, le tappe che la donna ha dovuto raggiungere per ottenere quello che a noi oggi sembrano assolutamente diritti su cui nessuno si permetterebbe di mettere dubbi, è molto coinvolgente, ma l’ha resa ancor più interessante Margherita Becchetti, la prof di Storia del Centro Studi e Movimenti, che l’8 e il 15 aprile ci ha spiegato come la donna ha duramente lottato per ottenere quello di cui noi ora godiamo: la libertà e la parità con l’uomo. Ma iniziamo il viaggio partendo dalla cosiddetta “Italia contadina” che durò fino alla Seconda Guerra Mondiale. Era caratterizzata da famiglie patriarcali, nelle quali comandava esclusivamente il padre e la figlia femmina era un peso.
considerata una “macchina” fatta per creare figli.
Durante l’Italia contadina la donna non era pari all’uomo, bensì era
Una donna non sposata non era nessuno per la società.
Nel caso nascesse una femmina, la famiglia non festeggiava, piuttosto non vedeva l’ora che si sposasse e andasse a vivere con suo marito e la sua famiglia.
Le famiglie erano patriarcali, comandava il padre, erano molto
numerose e la moglie doveva andare a vivere dalla famiglia del marito.
Era un’Italia sedentaria Verga disse che gli uomini sono come le ostriche: esse rimangono attaccate al proprio scoglio, ma se si staccano
fanno una brutta fine. Quando ci si trovava nelle stalle (un luogo più caldo rispetto alle case), alcuni membri della famiglia raccontavano di aver visto il mare, cosa alquanto sconosciuta a molti. Questo perché i contadini erano piuttosto sedentari, e le uniche cose che avevano visto non erano molto distanti dalla loro abitazione.
A quel tempo si facevano molti figli, non solo per il lavoro nei campi, ma perché c’era un’alta mortalità infantile. Le nascite non erano controllabili. Abortire era un reato e si andava in prigione. Molte donne però lo facevano lo stesso con l’aiuto di altre donne. Era molto rischioso e spesso si moriva. Si dovevano fare quindi molti figli come ad esempio nel Fascismo perché secondo Mussolini le donne erano soprattutto fattrici di figli, macchine da riproduzione. Le donne lavorano nelle filande e nei campi, tanto che a volte partorivano proprio lì, per lavorare fino all’ultimo giorno.
Dopo, l’uomo, andava dal padre della ragazza e gli chiedeva il permesso di sposarla.
Quando le donne erano impegnate fuori casa lavoravano esclusivamente tra donne, come ad esempio le mondine nelle risaie.
I due futuri coniugi, non potevano neanche baciarsi prima del matrimonio e la donna doveva essere assolutamente vergine. L’ultima nuora che entrava in famiglia dipendeva dal suocero (il patriarca), dal marito, dalla suocera, e da tutte la cognate più anziane. Non contava nulla. L’età da marito era tra i 15 e i 17 anni.
I matrimoni a quei tempi venivano organizzati dai padri delle due famiglie. La famiglia della ragazza però doveva versare una dote, che poteva essere una somma di denaro oppure degli oggetti di medio valore. Questo dimostra quanto valeva una ragazza in quel periodo storico.
Le feste “Riso amaro” film si Giuseppe De Santis
Come ci si innamorava Innamorarsi, a quel tempo, era ben diverso da oggi: un uomo e una donna, si incontravano nelle stalle, però si guardavano e basta, perché alla donna era consentito solo guardare un uomo che non fosse suo marito.
Anche le feste contadine erano una buona occasione per innamorarsi. I divertimenti, per esempio, erano passeggiate e caldarroste.
Le donne non potevano indossare gonne sopra il ginocchio; loro non ne erano felici, ma si rassegnavano e si accontentavano.
Alla Fiat venne introdotta la catena di montaggio, e gli operai passarono da 4.000 a 60.000.
TUTTO CIO’ ATTIRAVA LE PERSONE DI CAMPAGNA.
Con il Boom economico degli anni ’50 tutto cambiò Dopo la seconda guerra mondiale, l’America era un modello per gli Italiani, e questo cambiò il loro modo di vivere. Gli americani portarono le chewinggum, i jeans la coca cola…
Gli uomini andarono a cercare lavoro a Torino, Genova e Milano, e molte famiglie contadine del Sud si trasferirono nell’Italia del Nord dove c’erano le fabbriche. Ma gli abitanti del Nord non gradivano questa “invasione” e si mettevano in mostra questi cartelli…razzisti.
Le città, diventavano delle vere e proprie metropoli che si “mangiavano” via via le campagne con i ‘quartieri dormitorio’, chiamati così perché, quando non si lavorava, non si poteva fare nient’altro.
Casa contadina
Ogni anno cambiavano abitazione un milione e mezzo di Italiani.
Siamo negli anni ‘60 e in Italia si forma una nuova società, più moderna e basata sul circolo vizioso del consumo e del commercio. E’ la società dei consumi, ricca di nuovi elettrodomestici e comodità.
La donna può contare sull’aiuto degli elettrodomestici
Questi nuovi elettrodomestici (forno e fornelli, lavabo, frullatore, lavastoviglie…) rappresentavano lo stato sociale della famiglia
L’importanza di mostrare la propria ricchezza, fare sacrifici e tirare la cinghia diventa un valore. Per esempio, quando le amiche andavano a casa, la moglie poteva mostrare loro la lavatrice, la televisione, il frigo.... La famiglia è composta da meno componenti: si passa dalla famiglia patriarcale alla famiglia nucleare.
Prima le donne andavano in bottega per comprare gli alimenti, mentre il frigorifero aiuta a mantenere gli alimenti ben conservati: non era più necessario fare la spesa ogni giorno.
Le piccole rivoluzioni Sempre più fabbriche accolgono le donne come lavoratrici, a causa del loro prezzo conveniente.
Supermarket
Nei supermercati le donne, e anche gli uomini, potevano trovare surgelati, dado da brodo, passata di pomodoro… e altri prodotti confezionati che rendevano la vita femminile ancora più semplice. I supermarket erano anche fonte di modernità con le luci al neon, i carrelli…
Il lavoro nelle catene di montaggio porta però all’alienazione (perdere contatto con ciò che fai). Un dirigente della Bormioli, durante un’intervista, disse però che: “le donne, visto che hanno in mente le faccende da fare dopo il lavoro, rischiano meno degli uomini di essere alienate”. Andando a lavorare tutte insieme, le donne iniziarono a socializzare e a
parlare tra loro, si scambiarono idee, pensieri, paure e preoccupazioni; si confidarono i segreti, magari raccontando di violenze subite dal marito. In questo modo si sentirono comprese, capirono che non era colpa loro se venivano violentate, e svilupparono maggiore senso di sicurezza.
ragazze possono fare progetti per una vita diversa .
Classe femminile prima della riforma
La scuola cambia Nel 1962 c’è la riforma scolastica. Tutti (maschi e femmine) devono frequentare la scuola fino ai 14 anni. Si sta rompendo la divisione tra i ruoli sessuali. Le classi sono miste.
Prima della scuola le donne non vedevano un futuro se non domestico, ma con la conoscenza e lo studio le
le ragazze possono immaginare un futuro.
Le ragazze e i ragazzi iniziano ad andare al mare in vacanza.
Ascoltano la musica e ballano con i coetanei nei bar dove sono i juboks.
C In questi anni, l’avvento della TV, n
con
In questi anni, con l’avvento della TV, nascono le prime pubblicità televisive, e anche sui giornali compare una donna diversa, dinamica e moderna.
indossavano minigonne, i pantaloni, mostravano l’ombelico, gli abiti sono scollati.
I soggetti rappresentati quindi sono principalmente donne, talvolta in intimo, al fine di attirare più pubblico. In alcuni manifesti, viene associato Dio al corpo della donna.
Che viene usato come merce per la pubblicità.
La concezione cambia
dell’amore
In questi anni, i ragazzi hanno una concezione dell’amore molto più libera: si baciano ed escono insieme in pubblico, pur non essendo sposati. I ragazzi vogliono più libertà sessuale, cosa non accettata dagli adulti. A Milano, al Liceo Parini, scuola borghese, tre ragazzi fondano il giornalino “La Zanzara” dove vi sono interviste agli studenti della scuola che parlano di sessualità e verginità, della libertà, la moda, e in generale cosa pensano gli studenti…
Il processo agli studenti del Parini Ormai i tempi sono cambiati e le donne vogliono gli stessi diritti dell’uomo. Li otterranno partendo dagli anni ‘70
I genitori degli studenti leggono il
giornale e vanno dal preside che denuncia i tre ragazzi autori degli articoli. I tre finiscono in tribunale per il processo.
1970: Legge sul divorzio. 1975: Riforma del diritto di famiglia (madre e padre hanno gli stessi diritti all’interno della famiglia). 1975: Consultori pubblici in cui le donne si prendono cura del proprio corpo, assistenza e conoscenza) 1978: Legge che legalizza l’aborto. Ora sta a noi mantenere e difendere quanto le donne hanno così faticosamente ottenuto.
Rocco Cardinali Sebastiano Castagnetti Martina Oppici Emilia Palumbo Maddalena Rolli
LA GRANDE GUERRA
LE ARMI DELLA GRANDE GUERRA Introduzione
Nell'estate del 1914, il mondo precipitò nella I Guerra Mondiale, il più grande conflitto mai combattuto fino ad allora. Dal 1914 al 1918 furono chiamati alle armi circa 70 milioni di soldati ; i dati statistici dicono che in tutta Europa i morti direttamente collegati ai combattimenti siano stati intorno ai 10 milioni di unità. Il motivo principale del grande numero di morti della Grande Guerra fu l'introduzione di nuove armi che, in alcuni casi, possono tranquillamente essere definite come armi di distruzione di massa. Anche se pensata come guerra-lampo in realtà fu una guerra di trincea ma anche una sfida tecnologica senza precedenti. Il primo conflitto mondiale viene definita guerra tecnologica. Vengono usate massicciamente carri armati, cannoni molto potenti, bombe a mano, mazze ferrate, lanciafiamme, mitragliatrici, aereoplani, sommergibili,e gas asfissianti (fu la Francia ad usare per prima le armi chimiche). A causa di un eccezionale sviluppo industriale erano a disposizione di quasi tutte le nazionieuropee grandissime quantità di armi micidiali e di flotte militari sempre più agguerrite. Comparvero così aerei in grado di bombardare le linee nemiche e le città, carri armati capaci di superare barriere fino a quel momento insuperabili, bombe a mano dall'effetto dirompente se gettate in una trincea o in una cavità fino ad arrivare ai terribili lanciafiamme e alle bombe chimiche. Parallelamente, il potenziale distruttivo e l'efficacia di queste armi aumentarono per la scarsa attenzione, da parte di quasi tutti gli eserciti, nel creare delle "difese" adatte a queste novità e nel cambiare le tattiche militari, ferme ai combattimenti dei secoli precedenti.
La Krupp, a Essen, nel 1914
fabbrica
di
cannoni
della
Gli aeroplani Il primo mezzo capace di staccarsi da terra e di volare comparve nel 1903 ed era un mezzo civile. Gli aerei divennero strumenti militari per la prima volta durante la Grande Guerra. Gli aeroplani impiegati erano di due tipi: i bombardieri e i caccia. I primi, nel 1918, arrivarono a volare a 150 km/h e a trasportare 500 chili di bombe da sganciare sugli obiettivi nemici. Fra i secondi il piĂš utilizzato era un biplano monoposto prodotto in circa 6.000 esemplari a partire dal 1916. Era armato con due mitragliatrici montate davanti all'abitacolo, e fu il primo caccia britannico con armi fisse sincronizzate per sparare attraverso le pale dell'elica. Poteva anche essere armato con otto razzi al fosforo, a comando di accensione elettrico, per l'abbattimento dei dirigibili.
Per evitare il congelamento dei piloti furono inventati sistemi di riscaldamento elettrico nei guanti e negli stivali per mezzo di appositi fili.
I Sommergibili Il primo fu costruito nel 1902 per la marina militare britannica. Nel 1913 la Germania iniziò la produzione dell’ “U-boot” (“nave sottomarina”) e all’inizio della Grande Guerra ne possedeva gia’ 30 unita’ pronte al combattimento esclusivamente impiegate per una caccia spietata ai navigli nemici, silurando, per quasi tutta la durata della Grande Guerra, qualsiasi natante.
Gli U-boot della Prima Guerra Mondiale si limitavano ad andare sott’acqua in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri. La dotazione offensiva degli U-Boot comprendeva tubi lanciasiluri (se ne potevano imbarcare cinque o sei al massimo), un cannone da 160mm e la possibilita’ di trasportare e sganciare mine galleggianti. L’equipaggio poteva contare tra i 20 e 40 membri, mentre la velocita’ massima in immersione non superava gli 8,5 nodi (circa 16 Km/H)
I carri armati. Proprio in corrispondenza degli anni del conflitto l'industria inglese riuscì a sviluppare il primo modello che fece la sua comparsa sul fronte occidentale. Si trattava di una grande macchina blindata dotata di cingoli in grado di avanzare in diversi tipi di terreno e superare ostacoli come trincee larghe due metri. Al suo interno c'era spazio per 10 soldati che potevano guidarlo utilizzare le mitragliatrici installate al suo esterno. Ma questi primi carri armati, comparsi nel 1916, furono presto abbandonati per gravi problemi strutturali (ad esempio non erano stati previsti tubi di scappamento) e sostituiti con dei nuovi prototipi nel 1917 e nel 1918, risultando decisivi in molte battaglie sul fronte occidentale. Curiosamente, vennero prodotti in grande quantità da inglesi (2626 carri armati) e francesi (circa 3870 esemplari) ma non dai tedeschi (che ne produssero solo 20 unità), L’Italia dal canto suo produsse il Fiat 3000 in solo sei esemplari sperimentali prodotti nel 1918. I carri armati impiegati nel corso della Prima Guerra mondiale sono stati divisi in maschi e femmine. I primi avevano i cannoni, i secondi le mitragliatrici
Carro armato inglese Sfruttando la caratteristica della “corazzata” durante la prima guerra furono utilizzati anche altri mezzi come i carri armati su rotaia.
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Carri armati su rotaia. A volte i treni venivano impiegati come veri e propri carri armati su rotaia
Questo convoglio ucraino, fotografato nel 1918 nei pressi di Chaplino, era armato con almeno 9 mitragliatori pesanti e aveva una potenza di fuoco impressionante
Il cannone La Germania mise a punto un altro strumento di guerra utilizzato durante il conflitto mondiale: il cannone. Nel 1908 lo Stato Maggiore tedesco incaricò la fabbrica di armamenti di Krupp, di progettare un pezzo d'artiglieria capace di sfondare tre metri di cemento armato e abbattere le torrette in acciaio al nichel delle fortificazioni francesi. Alla fine, dopo vari tentativi, il miglior compromesso tra le prestazioni balistiche e le capacità di penetrazione fu ottenuto con un proiettile di 1150 kg riempito con 144 kg d'esplosivo. Ad ogni modo, il pezzo - chiamato Gamma-Gerät (apparecchio Gamma) poteva essere trasportato solamente per la via ferrata, limitando in questo modo la sua mobilità, e aumentandone nel allo stesso tempo la vulnerabilità. A partire dal Gamma-Gerät, fu dunque sviluppato un obice più leggero (del peso comunque di 70 tonnellate) e più mobile, l'M42. Conformemente alle tradizioni della fabbrica Krupp, che volevano che i macchinari prodotti venissero battezzati con il nome di un membro della famiglia, l'M42 venne soprannominato dicke Bertha, "Grande Berta" in onore di Bertha Krupp, la figlia maggiore, e "grande" per via del calibro elevato.
Bertha era il nome dato da tedeschi al supercannone costruito dalla Krupp
Cannoni comunemente usati in battaglia
Un grande obice da 305 mm catturato dai soldati tedeschi nel 1917 dopo la sconfitta di Caporetto Durante la I Guerra Mondiale ne vennero costruiti in tutto una cinquantina.
Bardia Bill, il piĂš grosso cannone in dotazione agli italiani.
La mitragliatrice La mitragliatrice fu ideata in Gran Bretagna nel 1884. Il concetto sviluppato da Hiram Maxim, ideando questa nuova arma, è semplice. L’esplosione di ciascun singolo proiettile di mitragliatrice provocava un’energia tale da poter essere impiegata per far funzionare lo stesso meccanismo di sparo in continuazione. Proposta all’esercito britannico che non ne comprese le potenzialità, fu adottata dalla Germania che ne iniziò la produzione in larga scala, nel proprio arsenale di Spandau. Nell’agosto del 1914, allo scoppio della guerra, l’esercito tedesco possedeva già ben 12.000 mitragliatrici – ben presto diventarono 100.000! Il confronto con le dotazioni anglo-francesi si rivelò da subito impari: i nemici della Germania potevano vantare poche centinaia di analoghi strumenti d’offesa. All’inizio la mitragliatrice pesava inizialmente fino a 60 chilogrammi ed era terribilmente ingombrante e poco pratica per gli attacchi della fanteria e della cavalleria. Per ogni pezzo ben sei o sette serventi erano richiesti, incaricati del montaggio, posizionamento e della costante manutenzione, oltre che dell’effettivo impiego dell’arma. L’arma presentava alcuni problemi tecnici, la difficoltà di raffreddamento e la facilità di inceppamento. Ma nonostante ciò fu considerata l’arma ”regina” del conflitto perché con una capacità media di fuoco pari circa a 80-100 fucili era in grado di sterminare gli attacchi di fanteria e cavalleria.
Mitragliatrice catturata dagli americani
E’ stata la prima arma progettata e prodotta in Italia e venne usata nella Prima Guerra Mondiale dal Regio Esercito Italiano.
Sidecar con mitraglietta
La bomba a mano La bomba a mano fu inventata prima della Grande Guerra ma, perfezionata, fu ampiamente utilizzata durante tutto il conflitto. I soldati preferivano le bombe a percussione rispetto a quelle a tempo in quanto queste ultime potevano esplodere prima di essere lanciate ed erano ritenute quindi piĂš pericolose. Nel 1915 gli inglesi aggiunsero all'esplosivo anche delle schegge metalliche che, una volta liberate, provocavano gravi ferite ai soldati nelle trincee. I tedeschi caricarono alcuni modelli con gas e liquidi velenosi, mentre l'esercito francese riuscĂŹ a sviluppare delle granate in grado di essere lanciate con il fucile ad una distanza di 400 metri. La tecnica di utilizzo prevedeva che i soldati lanciassero le bombe contro le trincee nemiche provocando grandi danni.
bomba a mano austro-ungarica
Bombe italiane da fucile
Bomba a mano inglese
Il lanciafiamme Il lanciafiamme fu inventato, dalla Germania, prima dell’inizio della Grande Guerra (nel 1901) e utilizzato per la prima volta nel 1915 contro le truppe inglesi. Si trattava di un’arma che sfruttava il biossido di carbonio e lo zolfo compressi in una bombola. Gli elementi venivano rilasciati grazie all’alimentazione ad aria e ciò provocava una grande fiammata che costringeva gli occupanti delle trincee ad uscire allo scoperto. Era infatti utilizzato durante gli assalti, ma non ebbe un impiego enorme perché esponeva i soldati che dovevano stare in piedi, ad essere facili bersagli dei nemici. L’esercito italiano ne ebbe in dotazione di due tipi: uno, per la difesa montato per respingere gli attacchi, e l’altro mobile e più leggero per gli assalti.
lanciafiamme francese portatile
La mazza ferrata
La mazza ferrata non si può considerare una novità tecnologica del periodo della Grande Guerra. In uso già nel II millennio avanti Cristo in tutti i combattimenti che prevedevano combattimenti corpo a corpo fu utilizzata fino alla introduzione della polvere da sparo, quando le armi da fuoco potevano essere utilizzate anche da lontano. All'inizio del XX secolo però le mazze ferrate ritornarono ad avere una certa importanza. Nonostante i cannoni di gittata chilometrica, gli aerei, i carri armati e le mitragliatrici, la tattica imposta dai comandi militari era ancora quella dell'assalto alle postazioni nemiche. In questo modo i soldati, una volta superati tutti gli ostacoli, si ritrovavano nelle trincee, faccia a faccia al proprio nemico, in uno spazio angusto in cui non era agevole muoversi. Ecco quindi come le mazze ferrate furono l'ideale per questo tipo di evenienza in quanto facili da maneggiare e allo stesso tempo molto pericolose dato che la divisa dei soldati era priva di protezioni metalliche. Tra tutti gli eserciti europei, solo quello italiano ne fece a meno preferendo i pugnali e le bombe a mano.
mazza ferrata medievale
corazza in dotazione a chi andava a tagliare il spinato a protezione delle trincee. Si dimostrò assolutamente inefficace contro le pallottole sparate dalle mitragliatrici.
Uomini con filo
La guerra chimica L'utilizzo della chimica in campo militare fu una delle principali cause dell'alto tasso di mortalità verificatosi nei campi di battaglia della Grande Guerra. Così come per le altre novità del tempo, anche la ricerca scientifica nel campo della chimica aveva fatto notevoli progressi fin dal XIX secolo
Nel periodo della Grande Guerra i gas più diffusi furono due: il fosgene e l'yprite. Il fosgene era un composto formato da cloro e ossido di carbonio che se respirato poteva provocare la morte in quanto andava ad attaccare le vie respiratorie. L’yprite era una miscela di cloro e di zolfo ( solfuro di dicloroetile). Chiamato anche "gas-mostarda" per il suo odore simile alla senape, l'yprite colpiva direttamente la cute creando delle vesciche su tutto il corpo e, se respirato, distruggeva l'apparato respiratorio.
Il fosgene venne impiegato la prima volta nel 1915 dall'esercito tedesco contro le truppe francesi attraverso il lancio di apposite bombe. L'anno successivo toccò agli italiani che, sul Monte San Michele, subirono per la prima volta un attacco chimico da parte degli austro-ungarici (29 giugno 1916). In questo caso però le bombole di gas non furono lanciate, ma vennero aperte creando così una nube tossica che venne poi sospinta dal vento.
Come ritorsione il 22 aprile 1915 nella regione di Ypres in Belgio, i francesi, sottoposti da alcune ore ad un violento bombardamento, videro avanzare una nube di gas gialloverdastro, il terribile cloro, che precedette l'avanzata dei fanti tedeschi. Due giorni dopo, sempre nella stessa zona, il cloro fu lanciato dai tedeschi contro le truppe canadesi: questo primo saggio di guerra chimica costò la vita a diecimila soldati.
Accanto a queste due sostanze altamente tossiche, furono largamente utilizzati anche altri gas con un minor impatto sulla mortalità dei soldati. Comparvero in questo periodo i lacrimogeni ed i gas starnutenti, utilizzati già alla fine del 1914 sul fronte franco-tedesco. Sebbene provocassero diversi disturbi a livello organico, questi ultimi avevano degli effetti temporanei che non portavano alla morte. Sempre durante la prima guerra mondiale fu impiegato come agente asfissiante la lewisite, un prodotto arsenicale irritante. Complessivamente il peso dei gas di guerra impiegati durante la prima guerra mondiale ammontò a 13 milioni di kilogrammi.
Con la comparsa dei gas nei campi di battaglia gli eserciti si adoperarono anche per prevenirne gli effetti distribuendo ai soldati delle rudimentali maschere antigas. Non conoscendo però la composizione chimica delle sostanze, molte non funzionavano. L'esercito italiano (ma anche altri) ne distribuÏ un esemplare che non fu in grado di contrastare nÊ il fosgene nÊ l'yprite. D'altronde la stessa conoscenza sulla chimica era talmente bassa che i soldati furono istruiti, in caso di mancanza di maschere durante un attacco chimico, ad infilarsi un pezzo di pane bagnato in bocca (che simulava il filtro) coprendo poi il viso con un fazzoletto. L'ufficiale britannico Edward Harrison inventò la prima maschera antigas fatta da tamponi ed occhiali, riuscendo a salvare migliaia di vite.
ALTRI STRUMENTI D’AIUTO DURANTE LA PRIMA gUERRA MONDIALE Prima dell'avvento dei radar e dei sistemi di sorveglianza, la scoperta degli aerei nemici era lasciata agli occhi e alle orecchie dei soldati. In questa curiosa immagine una squadra di "ascoltatori" americani esplora i cieli utilizzando dei grandi coni in grado di captare suoni molti distanti, per esempio il rumore dei motori degli aerei nemici. Un ascoltatore ben addestrato era in grado di riconoscere il modello degli aerei in avvicinamento, la loro distanza e la quota di volo.
Radio a pedale "Pedalate! Devo chiamare il comando." Nel 1918 i soldati tedeschi impegnati sul fronte occidentale avevano a disposizione dei sistemi di comunicazione che, per l'epoca, erano decisamente evoluti. Come questa radio da campo alimentata da un generatore a dinamo montato su un tandem
Altro che email, SMS e satelliti: durante la I Guerra Mondiale le comunicazioni sul campo di battaglia erano garantite da apparecchi semplici, affidabili e indistruttibili come gli eliografi: speciali specchi che venivano utilizzati per riflettere la luce del sole e inviare segnali luminosi in codice Morse.
Un laboratorio mobile di radiologia in dotazione all'esercito francese: permetteva di effettuare le radiografie giĂ fatte sul campo di battaglia. E decidere, seduta stante, chi poteva essere salvato e chi no.
Recuperare i feriti sul campo di battaglia era un'impresa rischiosa giĂ un secolo fa: per tentare di risolvere il problema, nel 1915 la Croce Rossa aveva realizzato questo prototipo di ambulanza corazzata. La scarsa visibilitĂ offerta dal mezzo e le ruote troppo strette che affondavano nel fango lo resero, di fatto, impossibile da impiegare nelle zone d'operazione, Sofia Bussoni
Il vittoriale degli italiani
Gabriele D’annunzio, grande uomo, grande poeta, ma soprattutto grande eroe. L’ultima parte della sua vita la visse nel Vittoriale dove, insieme all’architetto Giancarlo Maroni, decise di costruire una casa-museo in cui ricordare tutte le sue imprese e la sua vita. É proprio il Vittoriale, il complesso di edifici visitato che abbiamo visitato il 19 maggio, nonostante la forte e incessante pioggia. La prima sala che in cui siamo entrati è stata il nuovo museo “D’Annunzio Segreto” inaugurato da pochi anni. Al suo interno si possono vedere molti degli abiti di D’Annunzio, alcuni elegantissimi, altri invece più casalinghi, per tutti i giorni. Inoltre aveva molti indumenti femminili per le donne che lo andavano a trovare, le sue numerose amanti. Infine si possono osservare tantissime paia di scarpe, circa una cinquantina. La cosa che più ha incuriosito e divertito i ragazzi è stato un paio di scarpe che all’apparenza
erano comuni, però sulla parte anteriore avevano la sagoma dell’organo genitale maschile. Secondo il mio parere è qualcosa di inspiegabile, perché D’annunzio avrebbe dovuto personalizzare così un paio di scarpe? Andando avanti le classi hanno potuto vedere il Teatro all’Aperto, dove ancora
oggi, durante l’estate, si realizzano degli spettacoli, ma soprattutto
hanno potuto godere dell’incredibile vista del Lago di Garda che si ha dagli spalti. Dopo aver visto il teatro, siamo entrati nella sala in cui è appeso l’aereo, con cui D’annunzio sorvolò Vienna e lanciò i volantini agli Austriaci con scritto: “Arrendetevi”. Appena l’ho guardato mi è sorto un dubbio. Ma come riuscivano i piloti a volare su un aeroplano fatto di legno e ricoperto di seta? Oltre a esserne capaci, ci voleva anche un bel coraggio! Ma il luogo che a me ha colpito di più è stata la Prioria, il corpo centrale del Vittoriale, in cui le classi sono dovute entrare a turno. La casa, in precedenza, era la dimora del critico d’arte tedesco Henry Thode, infatti molti degli oggetti e dei libri all’interno della casa appartenevano al precedente proprietario tedesco. L’atmosfera che si respira di sacralità all’interno della dimora è amplificata dalla scarsa illuminazione. Vetrate dipinte, finestre con pesanti tendaggi, luci soffuse nelle stanze, fanno della Prioria un luogo misterioso e suggestivo in cui D’annunzio, che era fotofobico (non sopportava la luce) poteva ben vivere. D’Annunzio pensò e realizzò la villa con grande minuzia di particolari creando stanze adatte ai vari momenti di vita. Come per esempio la sala da pranzo, dove sulla tavola
è situata la scultura della sua tartaruga Cheli, morta di indigestione, per dare un messaggio all’ospite, “mangia moderatamente”, oppure lo studio, dove scriveva “l’operaio della parola”, com’ era solito definirsi. Tra tutte, la stanza che mi ha impressionato di più è stata quella dello Scrittoio del Monco, detta così perché D’annunzio, non volendo rispondere a tutti, si definiva monco, cioè senza una mano. Dava l’impressione di essere dentro a una gabbia, sia per la scarsa illuminazione, sia per la struttura della stanza.
D’annunzio non sapeva pilotare solo gli
aeroplani, ma anche grandi motoscafi, di cui era particolarmente appassionato. Infatti, come ultimi luoghi, abbiamo visitato la Nave Puglia e la rimessa in cui si trova il motoscafo silurante MAS 96. La nave fu donata a d'Annunzio dalla Marina Militare nel 1923. I lavori per portarla al Vittoriale si rilevarono particolarmente impegnativi. Nel sottocastello della nave, dal 2002, è stato allestito il Museo di Bordo che raccoglie alcuni preziosi e bellissimi modelli d'epoca di navi da guerra della collezione di Amedeo di Savoia, duca d'Aosta. Invece D’annunzio con il MAS 96 fece la Beffa di Buccari, insieme al comandante Luigi Rizzo e al Conte Costanzo Ciano (padre di Galeazzo Ciano, genero e Ministro degli Esteri di Benito Mussolini).
Con questi due cimeli bellissimi termina la gita al Vittoriale, un’ esperienza incredibile e che consiglio veramente a tutti. Sebastiano Castagnetti
FASCISMO
IL FASCISMO por Riccardo Oddi
Las Camisas Negras
Los Osados
Los símbolos del Fascismo
Mussolini
Benito M. enseñó como maestro en la escuela primaria durante pocos años . En su juventud se unió al Partido Socialista y se convirtió en director del periódico “Avanti”, organo del Partido Socialista. En el año 1914 apoyó a los intervencionistas, separandose da los socialistas.
Las Camisas Negras
Estaban al mando de Mussolini, llevaban el uniforme de los Milicianos. Las Camisas Negras formaron los equipos de asalto contra los opositores del Fascismo. Las Camisas Negras castigaban los oponentes con la violencia y tragaban los opositores con aceite de castor. Se llamaban Escuadrones.
Los símbolos del Fascismo
Los fasces litorio, de que proviene la palabra “Fascismo”, era representada por un conjunto de haces de leña atada alrededor de la cual hay un hacha. Era el símbolo de los magistrados romanos. El águila imperial romana fue uno de los símbolos más importantes del fascismo. El saludo romano, los fascistas saludaban con la mano y el brazo derecho levantado.
Los Osados
Eran ex combatientes, soldados de asalto, llevaban la camisa de color negro y el sombrero con el craneo ‘’Fez’’.
LA TEORIA DELLA RAZZA PURA
LA RAZZA ARIANA Il termine “razza ariana” indica “gruppo razziale immaginario” a cui apparterrebbero tutti i popoli indoeuropei. Questa espressione venne usata soprattutto negli anni ‘30 e ‘40, ed è una delle basi dell’ideologia nazista.
Il concetto di razza ariana immaginato dai nazisti
Questa è una rappresentazione di ciò che facevano i medici per verificare i caratteri di un individuo, al fine che combacino con le caratteristiche ariane prescelte: capelli e occhi chiari, statura media o alta e corporatura media.
Questo è il modello di uomo perfetto per i nazisti
Le razze umane esistono? (VIDEO)
LA PROPAGANDA NAZISTA
Nel 1939, i medici tedeschi ospitarono i disabili in istituti in Germania sottoponendoli ad un’operazione chiamata “Eutanasia”; condussero numerosi esperimenti per individuare scientificamente le caratteristiche fisiche in grado di dimostrare la superiorità ariana.
Fossoli e il Museo del Deportato In occasione dello studio della Seconda Guerra Mondiale, la scuola ha organizzato una gita al Campo di Concentramento di Fossoli e al Museo del Deportato di Carpi.
Nel 1942 mentre l’Italia è impegnata a lottare nel Nord dell’Africa contro gli Inglesi, il governo fascista decide di costruire un campo di prigionia dove venivano portati i prigionieri di guerra inglesi. Venne costruito a Fossoli in provincia di Modena il PG73, in cui però si rispettavano ancora i diritti del prigioniero: lavarsi, bere e mangiare; i soldati non potevano obbligare un prigioniero a lavorare. Se un detenuto fosse stato male, andava curato e nel caso anche portato all’ospedale. Ma poi tutto cambiò. Nella notte tra l’8 e il 9 Settembre del 1943, una squadra di SS accerchiò il campo, tutti i soldati italiani all’interno vennero fatti prigionieri e insieme a tutti gli altri vennero deportati in Germania. Successivamente il campo rimase inutilizzato fino al Dicembre del 1944, quando i Modenesi vennero obbligati a trasformare il campo di prigionia in un campo di concentramento, così iniziarono ad arrivare i deportati. Nel campo vennero divise zone in base al fatto se un prigioniero era un Ebreo, un politico, ecc. Il campo di concentramento non era così duro e al prigioniero rimanevano dei minimi diritti; inoltre la via in cui era situato il campo era aperta al pubblico e i familiari potevano lanciare delle lettere o dei pacchi con dei messaggi a cui i detenuti potevano rispondere soltanto una volta al mese. Il 26 Gennaio del 1944 parte da Fossoli il primo treno per la Germania, su cui ci sono 90 Ebrei libici, il secondo parte il 19 Febbraio con a bordo 181 Ebrei, il 22 Febbraio partono 650 Ebrei, tra cui Primo Levi. Insomma più si andava avanti più i deportati aumentavano. Nel Marzo del 1944 il campo viene nuovamente requisito dalle SS, e ci furono subito dei cambiamenti: la via venne immediatamente chiusa al pubblico e i prigionieri iniziarono ad essere torturati e picchiati. Nel giugno 1944, durante un appello un soldato uccise un
prigioniero perché non aveva risposto prontamente al proprio nome gridato da una guardia SS, ma poi si seppe che il poveretto era sordomuto. Inoltre il 12 luglio del 1944 ci fu la Strage del Cibeno in cui furono fucilati 67 prigionieri politici; i soldati dissero che era per una rappresaglia per un agguato partigiano compiuto a Genova, invece il vero motivo era che i detenuti politici continuavano ad aumentare e ci sarebbe potuta essere una rivolta. Verso la fine della guerra, molti prigionieri vennero mandati a Bolzano Gries, altri di religione ebraica, vennero mandati ad Auschwitz, Mauthausen e Buchenwald. Dopo la guerra nel 1947 il campo divenne una zona in cui Don Zeno, un prete pieno di iniziativa, accoglieva gli orfani di guerra. Il nome era “Opera dei Piccoli Apostoli”. I bambini abbatterono i muri e ogni cosa indicasse l’oppressione; il nome cambia in “Nomadelfia”. Soltanto nel 1952 Don Zeno è costretto ad abbandonare il campo e si trasferisce a Grosseto.
Prima di partire, alla fine della visita, siamo andati nella piazza centrale del campo dove io e un mio compagno abbiamo letto due poesie: “Se questo è un uomo” di Primo Levi, e “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo.
La seconda tappa della gita è stato il Museo del Deportato di Carpi. Alla fine della guerra i detenuti tornarono ognuno nella propria città, ma per molto tempo non riuscirono a parlare, sia per le cose inumane che avevano vissuto, ma soprattutto per paura di non essere creduti, come nel sogno che fece Primo Levi ad Auschwitz. Il museo ha due caratteristiche che lo distinguono dagli altri: la prima è che gli oggetti sono chiusi in bacheche in cui per vedere bisogna affacciarsi, così guardi quello che vuoi se vuoi. Invece la seconda è che sui muri di ogni stanza sono incise delle frasi che gli Ebrei scrivevano prima di morire. Il primo graffito che abbiamo visto é dell’artista Longoni che rappresenta tanti uomini, tutti uguali e senza anima. Per rendere ancora più inumana la loro esistenza, alla fine di ogni appello i Tedeschi dicevano: “Quanti pezzi ne abbiamo?” perché li consideravano oggetti. Il secondo dipinto è quello di
Picasso “Volto di un deportato”, che rappresenta il volto di un prigioniero che mano a mano si sgretola. Il terzo è quello di Guttuso che rappresenta una rappresaglia.
Graffito di Guttuso
All’interno del museo abbiamo visto molte cose che i fondatori della BBPR (che hanno vissuto in prima persona la guerra) avevano donato: oggetti come le piastrine di metallo, con sopra un numero che gli veniva assegnato dalle SS. La guida ci ha detto che solo ad Auschwitz e in altri campi importanti gli Ebrei erano tatuati sul braccio. Di solito invece avevano cucita una stella di Davide a sei punte di colore rosso se erano politici, giallo se erano semplicemente Ebrei, ecc. Durante la guerra i Tedeschi progettarono le camere a gas per uccidere più velocemente i deportati e venivano costruiti anche dei forni crematori per non lasciare tracce dei corpi. A Birkenau erano state costruite ben 5 camere a gas. Ma il compito di spostare i morti dalle camere ai forni non toccava alle SS, perché avevano istituito una squadra speciale gli “sonderkommando”. Questi detenuti particolari venivano cambiati ogni 2 o 3 mesi, uccidendo quella che lasciava il posto alla seconda. Quando però i Russi stavano per arrivare in Germania, le SS scapparono e una squadra di sonderkommando riuscì a salvarsi. Di questa squadra faceva parte un Italiano di cognome Venezia, ma quando tornò a casa, fino a quando non ebbe 60 anni, non disse mai niente a nessuno, da tanto si vergognava di quello che era stato costretto a fare dalle SS, e per molto tempo tutto questo fu rimasto nascosto al mondo. L’ultima stanza per me è stata la più speciale, perché racchiude moltissime emozioni. Vi sono scritti sulle pareti più di 14000 nomi per ricordare queste persone, tra cui la ragazza che ha permesso di aprire gli occhi al mondo “Anne Frank”. Questa uscita didattica ci ha fatto riflettere molto, perché, come dice Bertolt Brecht, il grembo da cui nacque questo male è ancor fecondo, e sta a noi renderlo sterile.
Sebastiano Castagnetti
RAZZISTI NON SOLO I TEDESCHI DI HITLER
MA ANCHE NEGLI STATI UNITI…
Black people in America
The black people The black people moved to America from 1500 to 1900. Now they are the largest racial and ethnic group in the United States. When they moved to America the American people saw them with evil eyes because they were black. The Black Americans didn’t have the same rights that the American people had.
Black people were considered as “stupid”, and they, in that period, were working as slaves. Their bosses were very cruel, and were treated worse than animals. Slavery was abolished after the American Civil War, thanks to Ambram Lincoln.
Black people’s life was terrible, because they couldn’t share places with white people. This was called Racial segregation. They coudn’t go to the same school, in the same cafés and there were different benches for blacks and whites, different schools, hospitals, housing and so on.. Black people were attacked, phisically and verbally, and even murdered.
The Ku Klux Klan was a white terrorist group that didn’t accept black people because, in their opinion, they were different. Black people and white people who tried to help black people were threatened or murdered.
Rosa Parks
Rosa Parks was born on 4 february 1913 and her real name was Rosa Louise. Her parents separated when she was 2 years old. During this time in America blacks didn’t enjoy the rights they have today. On 1 December , 1955 after a hard day at work, Rosa was sitting on a bus and she refused to stand up and leave her seat to a white person. A police officer came, arrested her and took her to jail. She was bailedOn 1 December 1955, in Montgomery, Alabama, Parks refused to obey bus driver James Blake's order to give up her seat in the colored section to a white passenger. She had always been fighting for the civil rights of the black people. In fact she had recently attended the Highlander Folk School, a Tennessee center for training activists for workers' rights and racial equality. She was fired from her job as a seamstress in a local department store, and received death threats for years afterwards. out that evening. 35,000 handbills were distributed calling for a boycott of the buses, this mean that the blacks would refuse to ride the bus.
Martin Luther King rose as a leader during this period and his house was bombed. Black churches were destroyed. On 13 november 1956 the United States Supreme Court ruled that segregation was unlawful. The next month the signs on the bus seats designating white and colored sections were removed. The boycott was over.
Rosa lost her job and she and Raymond moved to Virginia. Her honors: -Peace Prize in 1994 -Presidential Medal of Freedom in 1996 -Congressional Gold Medal in 1999. In Alabama there is a library and a museum dedicated to her. She died on 24 October of 2005 at the age of 92. People waited in line to pay their respects.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
EspaĂąol Novellara y EspaĂąa en la segunda guerra mundial. por Francesco Nicoli link
ESPAÑOL MI FAMILIA EN LA SEGUNDA GUERRA MUNDIAL por Rocco Cardinali
Link
Español
Los Partesanos de mi familia por Emilia Palumbo
La bisabuela materna y su marido vivìan en el campo y fueron partisanos. Durante la Segunda Guerra Mondiàl mi bisabuelo combatió en contra los alemanes y mi bisabuela escondió los partisanos en el establo, como todas las personas del pueblo, y los ayudó a escapar. Mi bisabuela era una persona muy dulce con una personalidad fuerte porque era dificìl vivir durante la guerra pero ella escondió a los partisanos y no tenìa miedo: era muy valiente. Los partisanos cantaban una canciòn muy popuola: Bella Ciao.
Es un canto popular antifascista nacido en los Apeninos Emilianos antes de la liberación. Un partisano es un combatiente armado que no pertenece a un ejército regular, sino pertenece a un movimiento de resistencia clandestina. Ellos combatieron contra los fascistas.
Le dittature Sono ancora vive Nel modo?
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Español Los setenta en Filipinas e Italia por Angelica Eguia
En Filipinas: Gobierno de Ferdinand Marcos (1965–1986) Ferdinand Marcos fue el primer presidente filipino no hispanohablante. Al principio de su presidencia, Marcos inició proyectos de obra públicas e intensificó la recaudación de impuestos, lo que condujo al país a una relativa prosperidad económica. Durante su segunda legislatura, la economía se ralentizó, y surgió una creciente ola de anarquía y una amenaza de una insurgencia comunista. Marcos, gobernando por decreto, limitó la libertad de prensa y otras libertades civiles, cerró el Congreso y los centros de los medios de comunicación, y ordenó el arresto de los líderes de la oposición y activistas militantes: se convirtió en dictador.
En Italia Los Años de Plomo La insatisfacción por la situación político-institucional caótica se tradujo al principio en violencia callejera y sucesivamente en lucha armada, perpetuada por grupos organizados que usaron el terrorismo como arma con el objetivo de crear las condiciones para influenciar o derrocar los órdenes institucional y político italiano.
IL MIRACOLO ECONOMICO DELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA
ESPAร OL
Milagro econรณmico italiano
Milagro econรณmico italiano
ESPAÑOL
Milagro económico italiano
smore Mi familia en el Milagro económico italiano. por Matilde Bardò