Technoschool 3

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Il magazIne della fra I Quadrimestre a.s. 2015-16


Ecco che riprendiamo il nostro filo diretto con i lettori Bentornati nelle nostre pagine. Siamo una nuova redazione, un gruppo di ragazzi, di tutte le terze, che ha selezionato i servizi interni e ha spinto

i

compagni

a

scrivere

i

pezzi

su

fatti,

avvenimenti, che hanno animato il primo quadrimestre. Leggeteci con spirito critico e magari mandate due righe per aiutarci a migliorare. Questo è il Magazine della Fra, quindi appartiene a tutti noi. Certamente non ci dispiaceranno benauguranti complimenti e pacche sulle spalle‌ La redazione: Adelaide Corradi Giulia Nicoli 3A Sebastiano Castagnetti Maddalena Rolli 3B Sara Bizzi Emma Cipolla 3C Vittoria Mattioli Tito Vicini 3D Giulio Bernardi Niccolò Semino 3E Alessandra Costa Vittoria Quattromini 3F Vos Suliacalexis Jane Lomibao 3G Redattore capo Stefania Popoli 2


SOMMARIO 15 settembre 2015, si ricomincia

pag. 4

Orienteering di benvenuto ai primini

pag. 6

La giornata delle lingue

pag. 9

Libriamoci

pag. 12

La 2E a Sabbioneta

pag. 14

Al Museo Glauco Lombardi

pag. 18

Viva la creativitĂ

pag. 22

Ragazzi Immigranti

pag. 27

Balla Futurista

pag.29

Pane Nostro, la Mostra

pag.35

Noi e la Pace, non solo parole‌

pag. 42

Billy Elliot al Regio

pag. 53

Notizie Flash del I Quadrimestre

pag. 57


15 settembre 2015 Si ricomincia!

Emozione a mille per il benvenuto del Dirigente ai nostri primini

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SFOGLIAMO IL NOSTRO I QUADRIMESTRE GIORNO PER GIORNO

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Orienteering Che passione... Quest’anno noi ragazzi di prima media della scuola Fra Salimbene, a fine settembre siamo andati in Cittadella per la giornata dell’accoglienza. Qui abbiamo partecipato ad un’interessante e divertente attività di orienteering, che aveva lo scopo di farci conoscere meglio. Tutto era organizzato dal nostro insegnante di educazione fisica, il professor Federico Sani, con la collaborazione di un tecnico, il signor Corrado.

Appena arrivati al parco, il tecnico ci ha accolto e ci ha spiegato le regole del gioco. Per partecipare ad una prova di orienteering, si utilizza una mappa realizzata appositamente per questo sport, con segni e simboli che ti guidano nel percorso. Si gareggia individualmente o in squadra, passando dai diversi punti di controllo posti sul circuito.

Raggiunto il punto prefissato, si dovrà registrare il passaggio sul proprio cartellino consegnato all’inizio della prova. Vince chi impiega meno tempo, che non è sempre il più veloce, ma colui che è in grado di orientarsi più rapidamente e di fare le scelte di percorso migliori. La nostra, però, non doveva essere una vera e propria gara, ma soprattutto un modo simpatico per stare insieme divertendoci. Alla fine delle spiegazioni, il signor Corrado e il professor Sani ci hanno consegnato le mappe, dove erano evidenziati tre punti di controllo e le loro posizioni. Ognuno di noi aveva un cartellino con tutti i numeri dei punti da individuare e da timbrare. Ad ogni giro si dovevano trovare tre punti, poi si tornava a cambiare mappa. 7


Il numero minimo di giri era tre, mentre il numero massimo era di cinque. L’orienteering per noi è stato un gioco utile per conoscerci meglio ed è stato molto piacevole trascorrere alcune ore

tutti insieme all’aria aperta in un parco. Alla fine, anche se eravamo piuttosto stanchi, eravamo molto soddisfatti e orgogliosi dei risultati ottenuti. Finita la prova, abbiamo avuto del tempo libero per fare merenda e

riposarci. I ragazzi hanno giocato a calcio con una piccola palla di cuoio recuperata sul campo; le ragazze hanno

parlato tra di loro, cogliendo l’occasione per conoscersi e fare amicizia. Classe 1ªA


La giornata delle lingue cartelloni per allestire la scuola. Secondo il parere di quest’ultimi, aver creato i cartelloni li ha avvicinati a lingue che non

Il 25 settembre 2015, alla Jacopo Sanvitale e alla Fra Salimbene, si è festeggiata la giornata delle lingue. I ragazzi delle medie, e anche quelli delle elementari, si sono dati da fare per organizzare questa festa, considerata da loro molto importante e significativa.

conoscevano. Li hanno fatti in gruppo, in modo da rendere più divertente una giornata che inizialmente poteva sembrare noiosa. I ragazzi di terza, invece, hanno dovuto preparare dei quiz di Inglese e altri di Francese o di Spagnolo, a seconda della lingua studiata in classe. Durante l’intervallo se li sono scambiati e

Gli alunni delle medie sono stati avvisati tre giorni prima dell’evento del fatto che avrebbero dovuto contribuire a preparare i

hanno dato le soluzioni, mettendosi in gruppi da 4 o 5 persone, per aiutarsi a vicenda. Ai ragazzi piace molto l’Inglese, ma ci hanno detto che piacerebbe loro studiare anche il Tedesco, e a qualcuno anche il Filippino e il Cinese. Intervistando alcune professoresse, registriamo che la giornata delle lingue è importante perché ha il compito di 9


globalizzare tutte le diverse parti del mondo. Ritengono anche che studiare le diverse etnie e le relative lingue sia fondamentale.

I ragazzi sostengono che questa iniziativa faccia avvicinare gli alunni in modo pi첫 attivo alle lingue. Concludiamo dicendo che crediamo che questa festa sia molto importante, soprattutto per le scuole

Articolo di Martina Oppici Sofia Monesi. Foto di Riccardo Oddi. Classe 3B

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Anche noi ci siamo librati Alla jacopo sanvitale dal 26 al 31 ottobre 12


«Libriamoci!» Eccoci qui, noi tre, Alexandrina, Flavia e Diana in abiti fiabeschi con un libro in mano, davanti a venticinque bambini che ci guardano con occhioni pieni di curiosità.

Camilla, Chiara E

C

Il cuore ci batte all’impazzata, le mani tremano per l’agitazione e la voce è bassa per la paura di sbagliare. Ci presentiamo e vedendo in loro un grande interesse, la paura svanisce. Così incominciamo la nostra narrazione di Biancaneve e i sette nani. Inizia Flavia, in italiano, con una bellissima voce calda che stupisce tutti i bambini. Prosegue Alexandrina, in moldavo e poi Diana, in russo. Vediamo negli occhi dei bambini la luce della curiosità, come se fossero illuminati dall’immaginazione, sentendo leggere in altre lingue sconosciute, che forse non avevano mai sentito. Alla fine della lettura, le maestre e i bambini ci domandano il motivo per cui ci siamo travestite, quanti libri leggiamo in lingua straniera e quale romanzo stiamo leggendo in classe. Noi rispondiamo che il nostro abbigliamento doveva essere adeguato alla narrazione e che noi amiamo “divorare” racconti nella nostra

lingua madre. A questa iniziativa hanno aderito anche altre classi della terza media - 3G, 3D, 3E, 3B - ed essendo noi interessate a come fosse andata la loro ”avventura”, siamo andate a intervistare i lettori di quelle

Nicole, Sebastiano, Riccardo B

classi. La maggior parte dei ragazzi ha trovato l’esperienza costruttiva e coinvolgente. A noi personalmente questa occasione è servita tanto sia dal punto di vista “didattico” che emozionale, perché abbiamo capito la forza della lettura ad alta voce di fronte a un pubblico e la ricchezza culturale ed emotiva che possono dare i libri.

Articolo a cura di Alexandrina Dicusari, Flavia Soressi e Diana Trusova.


La 2E in gita nel tempo: Sabbioneta nel XVI secolo 14


Mercoledì 4 novembre, per studiare in modo diverso, siamo andati a visitare la piccola città di Sabbioneta. Costruita da Vespasiano Gonzaga Colonna nel 1587 a modello romano, Sabbioneta ospita vari palazzi storici: il primo che siamo andati a vedere è il Teatro all’Antica, uno dei primi teatri all’italiana, costruito nel 1590 su progetto di Vincenzo Scamozzi.

In contrasto con i materiali poveri utilizzati per la realizzazione, vediamo molti affreschi trompoeil che richiamano l’atmosfera dei teatri classici, all’aperto. Era il teatro personale del duca Vespasiano e della sua corte, anche se, all’epoca, fu utilizzato solo tre volte. Durante il periodo napoleonico, poi, venne usato come caserma e nel ’900 come cinema. In anni recenti, per fortuna, è stato restaurato per ridonargli l’antica bellezza. La nostra seconda tappa è stata la chiesa della Beata Vergine Incoronata a pianta ottagonale. Era la chiesa personale di Vespasiano, che la rese splendida come suo degno sepolcro. Le pareti sono interamente affrescate, ma è la cupola che attira maggiormente la nostra attenzione. Infatti, grazie a molti effetti prospettici, sembra molto più alta di quanto non lo sia in realtà. Proprio al centro, una

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colombella bianca sembra spiccare il volo. Distogliendo a fatica lo sguardo rivolto in alto, vediamo, di fronte all’ingresso della cripta, in perfetto stile romano, la statua bronzea di Vespasiano, seduto con abiti tipici del suo tempo e l’armatura romana. Ai suoi piedi un piccolo cumulo di sabbia, che indica il suo potere su Sabbioneta.

Di grande importanza per la città è la nostra terza tappa: il Palazzo del Governo. Anche qui troviamo la statua di Vespasiano presente nella chiesa, riprodotta però in gesso. Proseguendo entriamo in varie sale dette “d'oro” per i loro preziosi soffitti ad alto rilievo rivestiti da una sottile foglia d’oro. Le pareti oggi sono spoglie, ma un tempo erano ricoperte di lamelle decorate che, inoltre, isolavano dal freddo. Nella prima sala è dipinto uno stemma, con un’aquila (simbolo imperiale), la parola “Libertas” e dei piccoli fulmini che indicavano il potere assoluto di Vespasiano (avvallato dall’imperatore) sulla sua cittadina, che sperava diventasse grande e importante.


Entriamo ora nella Sala dei Cavalli, che ospita

10 statue equestri, o quello che ne rimane. Un incendio, infatti, ne distrusse buona parte. Oggi abbiamo solo 4 statue intere, delle altre solo i busti. Nell’ultima sala del palazzo troviamo i ritratti dei discendenti di Vespasiano, accompagnati dalle loro mogli. Il duca, però, è accompagnato solo dalla seconda moglie, l’unica che gli diede dei figli.

Subito notiamo l’Arca della Santità, il posto in cui, quando la Sinagoga veniva utilizzata, conteneva la Torah. Alle nostre spalle, invece, si trova il matroneo: è una loggia in cui stavano le donne, perché secondo la tradizione ebraica – ci dice la nostra guida – la femmina poteva distrarre l’uomo dalla preghiera. Per questo una grata nera impediva la vista dal basso. Per ultimo abbiamo visitato il Palazzo del Giardino, il luogo di svago e divertimenti di Vespasiano. Si trova nella piazza delle Armi e fu costruito tra il 1580 e il 1588. La stanza che doveva essere più bella e particolare si chiama Sala degli Specchi, perché in passato era rivestita, su soffitto e muri, di vetro soffiato. In passato veniva usata per i balli e i banchetti, benché non sia molto grande.

Usciti dal Palazzo del Governo, entriamo nella Sinagoga, fatta costruire da Vespasiano per la comunità ebraica. Il fatto risulta molto strano perché, generalmente, a quell’epoca i duchi relegavano queste comunità in ghetti e non facevano nulla per loro. Questa Sinagoga fu realizzata all’ultimo piano di un palazzo già edificato, in rispetto alla tradizione ebraica secondo cui più si è in alto

Il complesso del palazzo include anche la bellissima Galleria degli Antichi, lunga circa 96 metri e con una particolarità: le donne raffigurate nei dipinti, se guardate in movimento, sembrano muoversi! La visita è stata molto interessante: è divertente studiare cosi !!!

più si è vicini a Dio. Entrando, ai maschi vengono dati dei cappellini neri (Kippah) che, nella religione ebraica, simboleggiano la mano divina che schiaccia la superbia dell’uomo.

Francesca Allegri, Olmo Banchini, Zoe Bergamini, Lorenzo Bertaccini, Tommaso Bosi, Sara Caselli, Pietro Cocconi, Diego Degano, Luca Ferrarazzo, Ludovica Sasso, Gemma Torricelli, Giulia Traversa, Beatrice Ubbiali, Valentina Zalera. 16


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Al museo Glauco Lombardi Il Museo Glauco Lombardi è una splendida meta turistica, molto frequentata dalle scolaresche di Parma e non solo. Infatti spesso gli insegnanti della Fra Salimbene vi portano i loro alunni, e anche noi della 3B, ci siamo andati l’8 ottobre per approfondire gli argomenti di Storia che stavamo studiando.

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In questo museo vi sono esposti dipinti, oggetti e documenti appartenuti alla Duchessa Maria Luigia d’Austria e a Napoleone Bonaparte, di cui fu la seconda moglie.


Nell’anno 1816 Maria Luigia d’Austria, dopo il Congresso di Vienna, si insediò qui a Parma e visse nel Palazzo Ducale a fronte. Il Museo Glauco Lombardi ha sede in quelle che un tempo erano le Foresterie, dove quindi erano ricevuti gli ospiti illustri in visita. Appena entrati, si possono subito ammirare due sculture a mezzo busto, una di Maria Luigia e l’altra di Napoleone Bonaparte. Da lì si può dedurre quali siano i personaggi principali del museo. Questo è composto da numerose stanze, tutte adornate da dipinti e oggetti preziosi, ma la più importante, nonché bella, fra tutte, è “il Salone delle feste”, progettato dall’architetto Petitot al tempo in cui Don Filippo di Borbone era duca di Parma.

molto pregiato di colore celeste, ed è adornato da ricami in argento fatti a mano. È corredato dal manto ducale che la sovrana indossava nelle cerimonie ufficiali. E’ esposta anche una Corbeille, che fu il dono di nozze per Maria Luigia da parte di Napoleone. La Corbeille arrivò a Vienna piena

In questa stanza vi sono le cose più belle e lussuose della Duchessa. Ad esempio, in una bacheca, vi è collocato uno dei suoi abiti di gala, probabilmente il più elegante che possedesse: è confezionato con un tessuto

zeppa di tessuti preziosi, fili d’oro, d’argento e pietre preziose per confezionare i suoi abiti. Da un enorme quadro, in fondo alla sala, si può dedurre le passioni di Maria Luigia.

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Era una donna istruita che adorava la musica, la lettura, il disegno, insomma era appassionata dell’arte in generale. Infatti fu appunto lei a promuovere e sponsorizzare la costruzione del Teatro Regio, che poi debutterà con le opere di Giuseppe Verdi.

Tutte le stanze sono arredate da bacheche con esposti piccoli oggetti di cui la Duchessa faceva uso quotidiano. Ad esempio le medicine, i gioielli, i diari di viaggio e le lettere che scriveva a Napoleone per poi scriverne clandestinamente anche al Conte di Neipperg, suo primo ministro e poi padre dei suoi figli, Albertina e Guglielmo. Essi infatti furono amanti.

Bracciali di Maria Luigia con ritratto il Conte di Neipperg

Si sposeranno in segreto dopo la morte di Napoleone. Fra le carte conservate nel museo vi è una pagina della Gazzetta di Parma pubblicata martedì 24 Luglio del 1821, in cui vi è scritto l’articolo sulla morte di Napoleone. Dunque questo museo è ricco di oggetti, ritratti e dipinti molto importanti (come le incisioni di Paolo Toschi) che hanno fatto sì che visitarlo diventasse un’ottima opportunità per i turisti di conoscere al meglio la storia di Parma, la nostra città.

Ritratto del Re di Roma figlio di Maria Luigia e Napoleone

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Le passioni della Duchessa erano la pittura, la pesca e il ricamo. Passatempi tipici delle nobili del tempo. Qui sotto la sua cassetta per il ricamo.

Acquerello di Maria Luigia

Ritratto di Griffone, uno dei tanti cani posseduti dalla Duchessa

Articolo di Angelica Eguia e Maddalena Rolli Foto di Michela Montecchi e Filippo Pellacini 3B

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Viva la creatività Sabato 10 ottobre, in piazza Duomo, è stata inaugurata la Mostra di Arte Moderna realizzata dai ragazzi delle classi terze della Fra Salimbene. Il tutto è iniziato con la proposta della prof.ssa Termenini, per sensibilizzare gli studenti all’Arte Contemporanea. Alcuni si sono riuniti in piccoli gruppi, altri hanno lavorato singolarmente e, dopo vari esempi mostratici dalla professoressa, abbiamo dato sfogo alla nostra creatività, progettando opere che avessero come protagonista “lo specchio”. Le opere scelte sono state portate in Piazza Duomo Venerdì 9 ottobre da alcuni ragazzi delle classi terze.

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Sul posto è stata un po’ complicata, in particolare, la pulizia dell’entrata e la disposizione delle opere, tante e tutte molto belle. Abbiamo pubblicizzato la mostra alle persone che si trovavano nella piazza chiedendo a ogni passante: “Vuole venire alla nostra mostra domani dalle 18:00 a 24:00?” e la maggior parte rispondeva: “Cercherò di venire”. Dopodiché è venuto il grande giorno: la mostra era pronta per essere aperta al pubblico. Alle 18, il Preside, Pier Paolo Eramo, ha inaugurato ufficialmente l’apertura della Mostra ed è iniziata ad arrivare gente, tra cui i genitori degli alunni e gli studenti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto e non solo. I visitatori, tra cui molti nostri insegnanti, hanno esternato i loro commenti: “Servirebbe un po’ più di luce, ma le opere sono molto belle e non è di certo

mancata la creatività”. Oppure: “Sorprendente quanto siano riusciti a fare in così poco tempo”, commentano due professoresse di arte, “La mostra rappresenta molto bene il tema con opere diverse e tutte interessanti. Le luci sono ben utilizzate per esaltare i lavori esposti ed è un’opportunità per i ragazzi di esternare la propria creatività attraverso le immagini”.

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Si può quindi dire che la mostra è stata un successo per alunni, insegnanti e visitatori. Chi per l’onore di aver esposto la propria opera, chi per il piacere di vedere le opere dei giovani artisti. Anche il Preside è rimasto stupefatto per la bravura degli alunni e la capacità di progettare e realizzare opere contemporanee. Tutti quindi sono rimasti molto soddisfatti della mostra e speriamo di poterne allestire un’altra, magari con un tema diverso, ma che riesca comunque a tirare fuori il meglio dagli alunni.

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La nostra prof Termenini con i visitatori della Mostra

Articolo di Sebastiano Castagnetti Matilde Bardò Foto di Riccardo Oddi 3B

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RAGAZZI IMMIGRANTI

“Chi sono queste donne e questi uomini? Chi sono queste donne e questi uomini, adulti e bambini, di cui scorgiamo solo il volto e il busto?” Queste sono le domande che si sono posti i ragazzi delle classi 3^G e 2^G della scuola Fra’Salimbene il 26 ottobre del 2015, andando a vedere la mostra interattiva sull’immigrazione: TRAVELLERS GIONATA XERRA. Con questo i ragazzi hanno capito che viaggiatori non sono solo i turisti frettolosi che si spostano in cerca di spiagge bianche e di palme, o di emozioni dell’esotico, ma anche innumerevoli persone costrette a prendere la valigia e a rischiare per sopravvivere o per trovare una vita migliore. Con intelligenza e forza espressiva, Xerra sembra parlare di altri, ma in realtà parla di noi, di come avremmo potuto essere e ,più in generale, della nostra comune umanità.

Del resto, anche se non nello spazio geografico, tutti noi siamo emigranti nel tempo. A ogni momento veniamo espulsi dal

passato come patria irrecuperabile e sospinti verso un avvenire ignoto, da cui non possiamo tornare indietro. Con questa mostra gli alunni hanno avuto l’occasione di rivivere momenti particolari 27


di alcuni immigranti attraverso video proiettati dentro delle valigie.

“Questa volta viaggio leggero, mi ero detto sorridendo. Ma non era un vero sorriso, era un dilemma. Ma è umano: chi vuole mai soffrire? A volte i ricordi si prendono la tua vita, te la rubano. Datemi retta, non iniziate mai.â€? Articolo di Chiara Alberti e Sofia Nagy 3G

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Sono tanti i nomi con cui Giacomo Balla si firma. Dapprima Balla, successivamente Balla Futurista, ma infine è passato alla storia come FuturBalla. E’ proprio a lui che viene dedicata la mostra alla Magnani Rocca dal 12 settembre all’8 novembre 2105 e che le classi terze della Fra Salimbene sono andate a visitare. Giacomo Balla, uno dei massimi esponenti della sua epoca, è un provocatore come d’altra parte tutti i Futuristi.

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Nella mostra si può capire che lo stile di Balla cambia nel tempo. Agli inizi si riconosce nel divisionismo, poi abbraccia il futurismo di Marinetti, ma da anziano preferisce fare ritratti della sua famiglia. Il pittore nasce a Torino nel 1871 e muore a Roma nel 1958 , si sposa con Elisa, una donna molto bella della quale era molto innamorato, come si vede in “Elisa con i veli” un quadro realizzato con gessetti su spolvero.


Anche attraverso i vestiti i Futuristi si facevano riconoscere; capi eccentrici e dal taglio asimmetrico, situati nella parte finale della mostra, ci fanno capire che quando li si indossava si diventava un’opera d’arte futurista.

Ritratto di della moglie Elisa Giacomo ed Elisa hanno due figlie: Lucia (detta Luce) e Elica, per ricordare una delle principali caratteristiche dal Futurismo, la velocità. La seconda figlia viene chiamata così anche perché, secondo i Futuristi, non basta creare un’opera d’arte, ma bisogna essere “immersi” in questa corrente di pensiero. Lo si può capire dalla casa di Balla, che alla mostra si può vedere in fotografia: i muri sono stati interamente dipinti da lui, con colori complementari, come il rosso e il verde, per far sì che l’effetto ottico risulti discordante.

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I concetti chiave del Futurismo sono la velocità, la guerra “sola igiene del mondo”, e il disprezzo per il passato e tutto ciò che lo ricorda.


uno dei suoi quadri infatti riproduce letteralmente il punto quattro del documento “Un automobile in corsa è più bella della Vittoria di Samotracia”. Un’automobile è stato scritto al maschile per rimarcare la superiorità dell’uomo futurista verso le donne.

Balla è attratto dal movimento, sempre, anche quello dei rondoni che svolazzavano sul suo balcone. Ne studia il volo e lo riporta in bozzetti che poi diventeranno dei quadri a olio. Anche la donna della Belle Epoque, angelo del focolare, viene criticata dai Futuristi perché assoggettata agli uomini. Giacomo Balla però ama profondamente le sue figlie e le ritrae spesso come possiamo vedere nei quadri in mostra.

Una sala è dedicata agli abiti, agli affetti famigliari e vediamo il ritratto dell’anziana madre su una lastra di metallo arrugginita. L’effetto è tridimensionale.

Ritratto di Luce Nelle sue opere Balla si attiene strettamente al

Al centro della parete della sala, in fondo, si trova il ritratto dell’artista con la sua famiglia. Balla era molto legato agli affetti famigliari.

Manifesto Futurista scritto da Marinetti,

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Giacomo Balla con le figlie e la moglie

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Troviamo anche lo studio della scultura che Balla volle dedicare all’amico, Umberto Boccioni, morto in guerra nel 1916.

sostituita dalla “Sedia di Van Gogh”, un’opera bellissima del pittore olandese.

Sedia di Van Gogh

Secondo me, la mostra è davvero bella e merita di essere visitata perché Balla, grazie al suo modo di vivere totalmente futurista, ci proietta direttamente nella sua epoca. Tuttavia, chi decide di visitare la mostra sul pittore futurista, non può perdersi la collezione della Fondazione. L’edificio in stile Neoclassico ospita infatti quadri di inestimabile valore. Uno di questi è “La famiglia di Don Luis” di Goya che però è stata trasferita temporaneamente al National Gallery di Londra per una mostra, ora è

Francisco Goya “La famiglia di Don Luis”

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Luigi Magnani, quando era ancora in vita, decise di comprare quadri di artisti come Monet, Renoir e Cézanne che oggi valgono milioni e sono invidiati da tutto il mondo. Un altro capolavoro ospitato alla Fondazione è “Enigma della Partenza” dipinto nel 1914 da Giorgio de Chirico, ispirato dagli scritti di Freud. Questa parte della collezione è permanente ed è situata al piano superiore. Non la si può perdere!

Articolo di Sofia Bussoni 3B

Giorgio de Chirico “Enigma della partenza” 191

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Mostra “PaNE Nostro”

Il 25 Novembre, con le Prof.sse Popoli e Serio, ci siamo recati in Pilotta per visitare la mostra “Pane Nostro”. Siamo stati accolti da una guida che ci ha portati nella Biblioteca Palatina. Appena entrati abbiamo notato un’infinità di libri esposti in grandi librerie, così alte che serviva una scala per arrivarci.

Isotta, la guida, ci ha spiegato che la ex preside della scuola Pellegrino, Marisa Zanzucchi Castelli, nel 1979-1980, ha avuto l’idea di fondare un museo sul pane,

e negli anni riuscì a raccogliere ben 3000 tipi di pani diversi. 36


Come prima cosa abbiamo osservato diverse teche, in cui sono esposti 150 tipi di pani della collezione della Prof.ssa Zanzucchi Castelli. Ci sono pani che provengono dall’Europa, dall’Africa e anche dall’Asia, ma soprattutto da ogni parte d’Italia. Possiamo osservare anche pani di festività religiose come il Natale, la Pasqua e le feste dei santi, ma possiamo trovare pure i pani di Halloween. La guida, Isotta, ci ha spiegato che il pane è il simbolo del ciclo della vita e quello con l’uovo è simbolo di unità e vita.

Nelle prime teche ci sono i pani nuziali: uniscono la famiglia durante la cerimonia delle nozze. Viene fatto con forma a ghirlanda e ognuno di loro ha il proprio significato.

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Il più famoso di questi pani è quello che rappresenta la “Cacciata di Adamo ed Eva”. Viene raffigurato come albero con un serpente al centro con in bocca una mela, e intorno vi sono mele, uccelli e rose. Questo pane, regalandolo agli sposi, era un augurio di continuità. In alcune parti del mondo, per chiedere il fidanzamento ad una ragazza le si doveva regalare un pezzo di pane a forma zoomorfa o antropomorfa molto speziato. Se la ragazza lo accettava e, spezzandolo, lo mangiava con lui era un sì, se lo rifiutava era un no. Quando i due fidanzati volevano sposarsi, lui doveva andare dal padre della ragazza con quattro pezzi di pane a forma di pesce, dama, cavaliere e uno a forma di esse.


Se il padre accettava e lo assaporava con la famiglia, compreso il ragazzo, approvava, se non lo accettava le nozze non si sarebbero svolte.

La parola compagno/i prende significato di mangiare tutti insieme un cibo di vita (cum panis coloro che mangiano lo stesso pane). Successivamente siamo alla teca del Brezel.

Noi lo mangiamo spesso senza sapere il suo significato, ma, anche se non sembra, ne ha piÚ di uno. Nato in Germania ha il significato del matrimonio e, con forma di due anelli che si intrecciano all’infinito, rappresenta le due fedi che si uniscono in una catena. I romani quando si univano in matrimonio usavano gli anellini fatti di farro (cum farris =con il farro). In altre teche abbiamo osservato dei codici miniati con trascritti dei testi sacri. Alcuni tanto piccoli che potremmo dire tascabili. Vi sono scritte preghiere che venivano recitate durante le festività e prima dei pasti. Sono decorati con lamine d’oro e colori vivaci.


Abbiamo anche osservato le diverse forme dei pani di Natale come i cuori, gli alberi, le ricostruzioni della grotta di Gesù ed anche il laghetto. Nella mostra possiamo trovare il pane integrale, fatto con diversi ingredienti, soprattutto i cereali, e li possiamo distinguere per il loro colore scuro.

Più avanti Isotta ci ha fatto notare il pane dei Vichinghi che veniva cotto vicino ai geyser. Aveva perciò un buco al centro per essere infilato con altri ad una corda appesa al soffitto.

In ogni volume si trova un calendario con segnati tutti i passaggi per avere un buon raccolto tutto l’anno. Il calendario comincia da Marzo e finisce a Febbraio, perché, come sappiamo, a Marzo c’è l’equinozio di primavera e un tempo era il primo mese dell’anno. Abbiamo visto il pane del Cristianesimo, l’ostia, pane sacro che si prende in chiesa. 39

I pani che provengono dalla Scandinavia sono senza lievito, sottili, rotondi e con decori geometrici. In Russia, invece, al posto dell’ostia usano dei pezzi di pane; le prime a riceverli sono le donne che lo producono, per ringraziarle. In altre teche abbiamo notato alcuni libri ebraici, con trascritto il “Talmud” o “Libro


Mastro”, che vennero trovati e conservati nella Palatina nel XVIII secolo.

Nelle ultime bacheche, collocate in fondo alla Biblioteca Palatina, abbiamo potuto osservare il pane arabo. Uno ci ha particolarmente incuriosito per la sua strana forma a turbante. Si chiama infatti “Turbante del giudice”: viene dall’Algeria ed è consumato nel mese del Ramadam. In seguito abbiamo imparato che mettere un nastro rosso intorno ad un pane è un porta fortuna; solitamente veniva messo a quello delle feste.

Un tempo, a Messa, il giorno di Sant’Ilario si portava la scarpetta perché venisse benedetta, ma non si mangiava se non in caso di malattia per ottenere una guarigione.

Questa aveva una funzione taumaturgica, ossia di protezione dal male e dalle malattie. Ora questa tradizione, ci ha detto Isotta, è andata perduta, dimenticata.

In seguito siamo passati al pane dei morti che si mangiava invitando i defunti a gustarlo con loro. In fondo alla Biblioteca abbiamo osservato anche diverse teche con esposti molti tipi di pani santi. Per prima la scarpetta di Sant’Ilario.

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Successivamente ci siamo recati in Galleria Nazionale dove si trovano due teche all’interno delle quali ci sono alcuni pani, detti di Halloween, decorati con zucche arancioni.


Ci sono anche dei pani sardi con un uovo sodo al centro che rappresenta la vita, la rinascita di GesĂš. Sono infatti pani pasquali.

Questa esposizione è stata molto interessante perchÊ abbiamo imparato molte cose riguardanti il pane, un cibo quotidiano a cui quasi non facciamo caso avendolo sempre sulla nostra tavola. Consigliamo a tutti di visitare questa mostra, davvero molto istruttiva, e chi non potesse potrebbe andare al Museo del Pane a Pellegrino Parmense.

Articolo di Anna Curti e Anna La Placa 1G


NOI E LA PACE Non solo parole, ma pensieri, fatti, riflessioni Diamo corpo alle parole con il nostro comportamento quotidiano. Cerchiamo di comprendere cosa significa stare bene con se stessi e gli altri

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Attentato a Parigi 13 Novembre ISIS, acronimo inglese che significa “Islamich state of Iraq and Al-Sham”, è un’ organizzazione terroristica attiva in Iraq e in Siria, nata da un’ ala dell’ esercito di Saddam Hussein congedato dopo l’ abbattimento del regime sunnita in Iraq nel maggio 2003.

famiglie per inseguire fanatici religiosi, pensando di ottenere una valida ricompensa nell’ Aldilà. Sono dell’ idea che con la violenza non si ottenga niente e che vadano sempre rispettate le altre persone con le loro culture e tradizioni. Leone Bergonzi 3^E

Nel corso degli anni il gruppo si è espanso in Siria, grazie all’ appoggio delle frazioni ribelle siriane ha raggiunto l’ apice del proprio potere nel giugno 2014 con la nascita del califfato. Le azioni militari sono sempre state accompagnate da una forte propaganda terroristica culminata con l’ abominevole strage di Parigi. A mio parere questa attività deve essere combattuta senza alcuna pietà e senza alcuna misericordia nei confronti di chi ha commesso crudeltà di tale entità e atti scellerati e attacchi terroristici come quelli che stanno ancora cercando di programmare. Non è una questione di vendetta, ma di semplice difesa e giustizia verso le vittime e le loro famiglie; non si può neppure giustificare sul piano religioso, perché la religione non insegna ad uccidere, ma ad amare il prossimo. È assurdo pensare che un gruppo religioso, nel nome di “Allah”, possa sopprimere intere nazioni e comunità religiose diverse, ottenendo tutto solo con il terrore e molto sangue. Una cosa che mi lascia perplesso è vedere quanti ragazzi europei abbandonino le proprie 43

Sono mesi ormai che l' Isis terrorizza il Medio Oriente e l' Europa al grido di “Allah è grande”, parole che suonano più come vendetta nei confronti dell'Occidente infedele che come grido religioso. Qualche giornale intitola

“Bastardi islamici” come se la responsibilità fosse di tutti e non dei fanatici. #PrayforParis è solo una delle centinaia di hashtag che in queste settimane si sono susseguite per lanciare messaggi di solidarietà, forse l' arma che più l'uomo può mettere in


pratica. I conflitti ci hanno insegnato che l' umanità, o meglio la pietà, può sparire dai cuori di chi brandisce strumenti di morte, siano essi kalashnikov o propaganda.A volte si tende a considerare gli eventi lontani nello spazio poco significativi, eppure i terroristi scrivono su twitter che le prossime mete saranno Roma,Londra, Washington, il nostro occidente. L' allarme è scattato a Roma, per il Giubileo che la nostra nazione sta vivendo, ma è la paura dei comuni cittadini il sentimento più frustrante che testimonia il dramma di questi giorni difficili.

mezzo, mentre questi fanatici sono molto meno. Tuttavia molti generalizzano, come se tutti i mussulmani fossero colpevoli, questo può agevolare il terrorismo.Una democrazia non può non accogliere, ma deve garantire tutti i diritti umani. Se qualcuno, per cultura o per fede, pensa di poter opprimere, usare violenza o imporre la propria idea, allora occorre porvi rimedio.Occorre mettere fine alla prepotenza e difendere la libertà, perché chi ha sparato a Parigi, chi uccide nel nome di Allah o di qualsiasi altro Dio, combatte contro la libertà e contro il diritto di scegliere in chi credere o non credere.

Guido Bernardi 3^E Niccolò Semino 3^E Come la maggioranza dei cittadini del mondo occidentale, in questi giorni sto seguendo con grande dispiacere e con preoccupazione i fatti accaduti a Parigi. La città è stata colpita da una serie di attacchi che hanno tolto la vita a persone innocenti che sono state uccise senza motivo e senza avere colpe. Molte persone reagiscono alla paura in modo irrazionale, violento e sono felici per I bombardamenti di Hollande e dei Sette attentati in una sola notte, centotrenta vite svanite, perse, non le ritroveremo più. Maledetti coloro che usano la violenza in nome del loro Dio, che non hanno capacità di parola, che la sostituiscono con un semplice click di grilletto seguito da un suono rimbombante. Maledetti coloro che vivono solo per le proprie idee, che non guardano in faccia nessuno se non con un mirino. Dedico queste poche righe a coloro che adesso non ci sono più .

suoi alleati. L'ISIS non rappresenta il mondo islamico. I mussulmani nel mondo sono più di un miliardo e 44


Quello che è successo a Parigi è avvenuto in un giorno come un altro, ognuno di noi avrebbe potuto trovarsi in quella situazione . No! Non è un sogno irreale, ma un dato di fatto: la realtà che sta dominando il giorno d’oggi ci terrorizza, ci blocca, ci folgora e non sappiamo più cosa fare. Vivi a Roma, Parigi e Londra e hai paura ad aprire una porta e a guardare in faccia il mondo; pensi che la tua vita possa terminare girando l’angolo. Io questa non la chiamo vita, ci stiamo rendendo schiavi di una schiavitù che non esiste. Non dobbiamo indietreggiare, spaventati dal sangue sparso quella sera nel teatro Bataclan, ma batterci per tutte quelle anime che ci guardano da lassù e dobbiamo farlo tutti insieme. Percio’ lottiamo, ma senza armi. Facciamo valere quella cosa che piu’ di ogni altra dovrebbe valere e che il mio ed il tuo Dio ci ha donato: facciamo valere la parola e la preghiera. Edoardo Caffini 3^E

Vorrei iniziare questa riflessione partendo da una canzone molto nota che rispecchia perfettamente i fatti che stanno accadendo oggi: "Imagine" di John Lennon. "Immagina che non ci siano nazioni, non è difficile da fare, nulla per cui uccidere e morire, e nemmeno alcuna religione, immagina tutta la gente che vive in pace. Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo, Spero che un giorno ti unirai anche tu a noi, e il mondo potrà essere unito." Anche se è stata scritta negli anni '60, rimane tutt' oggi una canzone attuale, perché da sempre gli uomini cercano pace e fratellanza. Io penso che non ci siano parole giuste o sbagliate per parlare di quello che sta accadendo oggi, solo la musica esprime quel sentimento particolare che scalda il cuore alle persone e trasmette messaggi che ognuno può interpretare come vuole. La sua risposta a questi eventi non richiede denaro, armi, soldati...Ma solo l' ascolto e la capacità di capire.

Ferrari Matilde 3E

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Stare con gli altri, condividere spazi, idee, comporta talvolta soffrire e gioire. La vita di tutti dipende dalle emozioni, non sarebbe la stessa cosa senza l’amore, la gioia, la speranza e l’allegria, il dolore e, strano ma vero, l’odio. Sono le emozioni che rendono ogni singola persona speciale. Si sta male, si sta bene. Si piange, si ride. Ognuno è diverso e, quello che può far stare bene me, potrebbe far star male altri.

Io sto bene quando ascolto la musica, è lì che trovo la forza che non ho perché è come se il cantante sapesse come sto, senza aver avuto il bisogno di conoscermi, infatti le parole del brano spesso mi fanno riflettere sull’accaduto che mi ha fatto star male e, perciò, mi aiuta a trovare una soluzione. Queste emozioni, però, riguardano me, perché le parole della canzone potrebbero rievocare nella mente di altre persone brutti ricordi, quindi servirebbe solo a peggiorare le cose. 47

Una cosa di cui mi pento sempre è quando, per accontentare un’amica o un genitore penso: “le dico di sì, così dopo la smette!” Poi mi annoio tutto il tempo solo perché ho voluto accontentare la richiesta di vedere un film per me troppo noioso, o andare a comprare il regalo per un cugino di ottavo grado che non vedo ormai dalla Seconda Guerra Mondiale. Mi sento davvero molto bene quando mi sfogo con qualcuno, quando mi libero e gli dico tutto, tutto quello che mi dà fastidio.

Il peggio arriva dopo, quando devo chiedere scusa, perché ho esagerato o perché, la persona con cui mi sono sfogata, non aveva colpe e io mi ero trascinata oltre. Probabilmente mi ha dato fastidio una sfumatura del suo carattere, ma è per questo che ci distinguiamo, ognuno di noi, dagli altri.


Quando sto con i miei amici mi sento libera. Libera di scherzare e ridere, libera di dire sciocchezze ma soprattutto libera di essere me stessa. Adoro pormi degli obbiettivi, ed è quando li raggiungo che sono felice e realizzata.

E’ davvero brutto quando, vicini all’obbiettivo, si mette in dubbio il proprio talento chiedendosi se si è veramente capaci. O peggio, non porsi neanche un obbiettivo per paura di non esserne all’altezza, ed è per questo che se sottovaluti te stesso poi rimarrai stupito da ciò che sai fare. Mi capita, certe volte, di lasciare cose svolte a metà anche se, probabilmente, con un po’ di sforzo sarei riuscita a completare il lavoro raggiungendo il mio scopo. Spesso mi capita di avere dei pesi di cui mi devo liberare parlandone con i miei amici, perché è con loro che mi confronto di più, ma talvolta non riesco a parlare di un problema con nessuno. Non è timidezza, ma è come se la coscienza mi dicesse di pensarci due volte. 48

La vita di ogni persona è caratterizzata da momenti brutti e belli, terribili e indimenticabili. A parere mio, se in una vita non ci sono anche momenti di grande difficoltà, non può essere definita VITA! Per me questi istanti, che siano belli o brutti, vanno condivisi come io sto condividendo le mie emozioni adesso. Gli stereotipi sono una cosa che mette tristezza, come i pregiudizi che si fa la gente: è come se vedendo un ragazzo, per la prima volta, con gli occhiali e l’apparecchio, si pensasse subito che sia un secchione, ma non sempre è così! Oppure il fatto che i belli siano simpatici e le bionde stupide. Sono tutti stereotipi che si crea la gente senza pensare e senza conoscere. Anch’io, a volte, mi creo pregiudizi, ma questi dovrebbero essere solo un invito a conoscere meglio e scoprire se veramente il ragazzo con gli occhiali è un secchione, se il bello è simpatico, e se la bionda è stupida!

Emilia Palumbo 3B


Il benessere

La gente spesso mi etichetta come “strana” solo perché non indosso le scarpe alla moda o non mi piace la musica di tendenza. In realtà questa sorta di classificazione non mi dispiace affatto, perché vuol dire che non mi sto uniformando alla massa. A volte tendo ad arrabbiarmi davvero per poco, ma generalmente è perché ciò che ha fatto o detto la persona con la quale sono in disaccordo, mi ricorda il modo di pensare di coloro che preferiscono la semplicità del seguire il branco, piuttosto che lottare per il proprio pensiero. Per me il benessere è fra le cose più importanti che ci siano, infatti quando sono triste o sto passando un brutto momento , mi rammarico molto con me stessa perché, secondo me, se Dio, Allah, Buddha, Jahveh o chiunque si trovi a capo delle nostre vite ha deciso di farci vivere, non possiamo sprecare ciò che ci è stato dato, piangendo e chiudendoci in noi stessi, ma dovremmo darci da fare per migliorare la nostra vita per essere il più felici possibile.

Il concetto di benessere è un concetto molto particolare, soprattutto personale; esiste il benessere economico, quello sociale ma quante volte questi fattori ci condizionano nel dire “sto bene” o “sto male”? Pensiamoci, perché spesso è importante quello che gli altri pensano di noi. Ci lasciamo influenzare a tal punto da voler cambiare noi stessi, anche se diventiamo qualcuno che non ci piace.

D’altronde la parola influenza viene usata anche per indicare una malattia, qualcosa di negativo. Tutte queste certezze, che molti fingono di avere, sono in realtà certezze di altri perché quando uno si sente giudicato non fa altro che diventare chi lo giudica. Tuttavia tutto questo scimmiottare e seguire le mode non credo mi appartenga, perché credo che per prima cosa devo piacere a me stessa, e solo in secondo luogo agli altri. Per questa ragione mi capita spesso di scontrarmi con molte persone.

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L’amicizia è una delle componenti più importanti nella mia vita e ci sono persone alle quali sono molto affezionata perché mi hanno dato


tanto e mi hanno cambiata in meglio: probabilmente senza di loro ora sarei una di quelle persone che tanto mi fanno arrabbiare.

Se c’è una cosa che non sopporto è quando le persone non condividono o non capiscono ciò che sto dicendo. Ovvero, se dico una cosa fornendo spiegazioni, esempi e motivazioni, allora perché non dovrei avere ragione? Semplice, perché siamo tutti testardi e innamorati del nostro pensiero e radicati alle nostre conoscenze, io per prima. Contrariamente a ciò che molti pensano, secondo me, il litigio e lo scontro non sono altro che un’occasione di confronto dai quali si possono trarre grandi benefici. Infatti, malgrado la rabbia, sono anche felice perché posso esprimere la mia idea e conoscere il punto di vista del mio interlocutore per poi poter migliorare. 50

Mentre scrivevo questo testo ho capito molte cose, perché non mi ero mai veramente posta il problema di cosa sia per me il benessere. Pensavo, superficialmente, che fosse solo un diritto (e un dovere) che dovevo conservare, custodire e preservare; ora invece mi sono accorta che è un concetto molto più profondo. Ho anche capito molto di me e del mio carattere, che tutti reputano cinico e distaccato. Detto questo che potrei fare qualcosa per migliorarmi, però

rimanendo sempre me stessa.

Sofia Bussoni 3B


La chiave per essere se stessi e in pace con gli altri Il benessere è un’emozione interna, una sensazione che si prova quando si sta bene, quando si è sereni, quando si sente di non avere pensieri pesanti sulle spalle.

Il benessere materiale, consiste invece nello stare bene economicamente, avere la possibilità di ottenere ciò che si vuole con facilità, ma a volte questo ci porta a trascurare molte cose ad esempio la generosità, l’umiltà e l’ottenere con sacrificio la realizzazione dei propri desideri.

Il benessere per tutti noi è ciò che rende le nostre giornate felici, che ci rende la vita facile ed allegra.

Il benessere materiale ci fa credere spesso che tutto possa essere ai nostri piedi, ma ci dimentichiamo che la felicità non ha prezzo.

Il benessere si può provare in tanti modi: alloggiare in un Hotel a cinque stelle, tornare a casa dal lavoro dopo una pesante giornata di stress e rilassarsi senza alcun pensiero, oppure stare in silenzio in una stanza ad ascoltare la musica.

Ma ciò che ci fa stare meglio in assoluto è il benessere psicologico, interiore, quello che ci fa stare bene con noi stessi. Spesso noi ragazzi confondiamo questa sensazione con l’essere accettati dagli altri, cerchiamo di essere al centro dell’attenzione imitando il gruppo, trasformandoci in altre persone pensando che questo ci possa far star bene.

Il benessere fisico è quello che ci fa stare bene fisicamente, quando non siamo malati, quando si ha cura del proprio corpo.

Noi lo chiamiamo benessere, ma il confonderci con la massa, vestirci tutti uguali usare lo stesso linguaggio è una maschera che confonde noi stessi. 51


In realtà noi dovremmo capire che sono proprio queste emozioni negative che ci portano a fare una riflessione, un viaggio dentro noi stessi.

Noi tutti siamo un insieme di emozioni, positive e negative ed è chiaro che quelle positive ci rendono le giornate serene: stiamo in mezzo agli amici e ci divertiamo. Le emozioni negative sono quelle che ci fanno sentire tristi ed amareggiati, come se fossimo chiusi in una cupola fredda e solitaria, dalla quale non puoi uscire.

Ci chiediamo il perché, cos’è che ci fa sentire tristi e cerchiamo di risolvere queste situazioni, alla fine troviamo l’errore, la nostra debolezza e cerchiamo di porre rimedio.

Ti senti intrappolato lì dentro, nessuno ti sente, nessuno ti capisce.

Dopo queste riflessioni ne esce la morale che ci aiuta a migliorare il nostro percorso e a non inciampare negli ostacoli: nessuno è uguale ad un altro, ognuno ha il proprio carattere e la propria personalità. Bisogna sapersi accettare e questo ci renderà più forti. Riccardo Oddi 3B

Le giornate ci sembrano infinite, piene di brutti pensieri e di sogni infranti. 52


DALLA NOSTRA INVIATA AL TEATRO REGIO DI PARMA

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«il sogno si sta avverando» BILLY ELLIOT, il MUSICAL

Dopo il debutto in Inghilterra, in Australia, in Francia, in Corea e negli Stati Uniti, dopo essere stato messo in scena in vari teatri d’Italia, è arrivato finalmente anche a Parma Billy Elliot, il musical scritto da Elton John e rappresentato al Teatro Regio nelle serate del 13 e del 14 novembre. È la storia di un ragazzo inglese, Billy Elliot. Billy ama a tal punto la danza

che vorrebbe farne la sua professione, ma in un’Inghilterra sotto il potere della Thatcher, l’Inghilterra delle miniere che chiudono e dei lavoratori in rivolta, deve tristemente fare i conti con un padre e un fratello che lo vorrebbero veder diventare un pugile. L’amore, la passione e la voglia di danzare alla fine trionfano, inoltre l’amicizia tra Billy e il suo migliore 54


amico Michael, riesce a rimanere intatta nonostante tutti gli ostacoli che gli si pongono innanzi.

Una scena dello spettacolo Ho trovato lo spettacolo molto bello, grazie all’efficace adattamento italiano di Massimo Romeo Piparo. Gli effetti, i colori, le luci e la sceneggiatura erano perfette e riproducevano in tutto e per tutto l’atmosfera dell’Inghilterra durante la grave crisi inglese degli anni ‘80. Le coreografie di Peter Darling sono state eseguite in modo altrettanto straordinario: per quanto il mio occhio possa essere poco critico, non ho visto particolari imperfezioni nei balletti. Sinceramente io non mi intendo tanto di canto e non conosco nemmeno i testi delle canzoni, ma credo che siano state eseguite abbastanza bene e, nonostante alcune stonature, i cantanti sono stati apprezzati. Il pubblico è rimasto entusiasta dello spettacolo, proprio come me. Ha partecipato durante tutto lo spettacolo: ridendo, donando qualche moneta agli attori mentre passavano in platea durante l’intervallo e applaudendo calorosamente al termine. La rappresentazione ha suscitato emozioni, suggestioni e commozione. 55

Questo spettacolo mi ha trasmesso e insegnato molto, come spero a tutte le persone che l’hanno potuto apprezzare. Billy e Michael mi hanno insegnato che bisogna sempre lottare per i propri ideali e le proprie ambizioni e che si può essere se stessi anche nei modi più strani e non comprensibili a molti. E ora perché non conosciamo un po’ il cast? Nei panni di Billy troviamo Alessandro Frola, originario della nostra città. Ha iniziato a danzare all’età di tre anni e da allora non si è più fermato. A soli otto anni vince il suo primo concorso e un riconoscimento come ‘Miglior danzatore maschile’. Negli anni a seguire vince numerosi premi e borse di studio che lo portano a frequentare i corsi estivi della Royal Ballet di Londra e della “Jacqueline Kennedy Onassis” dell’American Ballet Theatre. Nel 2014 è inoltre vincitore del Grand Prix “Ciudad de Barcelona” e in tale occasione lo scultore Richard McDonald gli ha dedicato una statua, donandola alla città di Barcellona in ricordo della sua performance. In un’intervista Alessandro ha dichiarato che per lui ballare è «esprimere le sue emozioni attraverso il corpo» e che «ballare lo rende felice». In un’altra


intervista gli è stato chiesto dove si sarebbe visto tra qualche anno e lui ha risposto «su un palco a ballare». Che dire? Sembra proprio che il piccolo Billy sia intenzionato a farsi conoscere da tutto il mondo.

Alessandro in una delle tante coreografie A interpretare Michael, l’amico di Billy, c’è Christian Roberto, originario di Messina. Christian è un grande appassionato di calcio e musica. Ha iniziato a studiare canto e danza moderna, liscio e balli latino-americani all’età di cinque anni; crescendo ha sviluppato una passione per i balli più classici come quello jazz. Nel 2010 ha partecipato al programma televisivo Italian’s Got Talent come piccolo e apprezzato imitatore di Michael Jackson. Ora balla come star in molti teatri italiani.

Alessandro e Christian durante lo spettacolo Mi piace fare notare che le bambine del musical sono interpretate da alunne della scuola di danza “Professione Danza Parma”, diretta dai genitori di Alessandro.

Due delle bambine dietro le quinte Io consiglio a tutti quanti di assistere almeno una volta nella vita a uno spettacolo simile, non ve ne pentirete!

I saluti finali

Articolo a cura di Sara Bizzi 3C

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notizie

del i quadrimestre

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BERLINO 11 OTTOBRE 2016

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15 ottobre GRANDE SPORT

Evviva i nostri ragazzi della fra salimbene

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Tramare e tessere Il laboratorio di tessitura delle proff Paola Berini e Paola Ghirardi

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QUANDO LE BUONE IDEE SI INCONTRANO… 62


Un poster per la

Pace 2015-16 20 dicembre 2015

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RAGAZZI FANTASTICI E OTTIMA ORGANIZZAZIONE 64


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IL CONCERTO 66



Qui alla fra, il natale amiamo festeggiarlo cosĂŹ


Questa mattina un gruppo di profughi ospitati dal Comune di Parma ha ripulito il nostro cortile fino all'ultimo filo d'erba. La nostra scuola si apre al mondo e alle sue tragedie, riconoscendo un ruolo e una funzione a chi è stato privato di tutto. Grazie per il lavoro svolto!

12 GENNAIO 2015 UN BEL MODO PER INIZIARE L’ANNO 69


UN DIBATTITO APERTO… MA NOI NON CI TIRIAMO INDIETRO

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Via la cattedra, il prof è tutor!

IL 16 FEBBRAIO INAUGURAZIONE UFFICIALE 71


APPUNTAMENTO AL PROSSIMO NUMERO 72


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