Agosto 2013

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08 2013

Roger Abravanel

Aron Pilhofer

pag 36

David Stark

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Guarire l’Italia

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ISSN 2281-3365

New generation journalism

Dialogo sull’innovazione

Ginger Lew

LE VIE DEL MERITO Iniziativa patrocinata da Confindustria Assafrica&Mediterraneo Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale "Sapienza" Università di Roma Transparency International Italia Associazione Italiana Studi Semiotici




08 Le vie del merito Per un dollaro in più Ginger Lew

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Guarire l’Italia

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Il dovere del controllo

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L’anno zero della ricerca

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(S)marketing

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Roger Abravanel

Raffaele Squitieri

Pier Paolo Pandolfi

Oscar Blumm

Thanks to Vincenzo Boccia, Silvia Tartamella, Ely Szajkowicz, Simona Di Luzio, Antonia Magnacca, Fausto Lupetti Editore, Stefano Rolando, Valentina Gasperini, Valentina Bazzarin, Francesco Mazzucchelli, Università di Bologna Iniziativa promossa da DIPARTIMENTO DI COMUNICAZIONE E RICERCA SOCIALE

Arte: un valore da conservare 28 Carlo Fontana

Ognuno è artefice del nostro destino

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La voce dell’impresa

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Maria Teresa Brassiolo

Vincenzo Boccia

New generation journalism 36 Daniela Panosetti

Comunicatori in azione

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Schiavi della condivisione

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Ginger Lew

Roger Abravanel

Raffaele Squitieri

Vincenzo Boccia

Pier Paolo Pandolfi

Carlo Fontana

Maria Teresa Brassiolo

Daniela Panosetti

Andrew Keen

Virginia Patriarca

David Stark

Stefano Rolando

Carlo Maria Martini

Nicoletta Battistoni

Valentina Gasperini

Andrew Keen

Io, cittadino-consumatore

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Dialogo sull’innovazione

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Etica e comunicazione

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Virginia Patriarca

David Stark

Stefano Rolando, Carlo Maria Martini

Comunicazione e ambiente 64 Nicoletta Battistoni


Il senso morale delle cose Editoriale di Franco Pomilio

Comunicazione e merito: il nesso non è semplice da cogliere né immediato. Cosa ha a che fare la comunicazione col rispetto, l’impegno, la responsabilità? Come può aiutare a intravvedere nuovi modelli di etica individuale e sociale? Può farlo: ad esempio disvelando i falsi miti che contornano questo tema. E svelando, invece, diversi modi di parlarne. E di pensarlo. Troppo spesso, da bravi occidentali siamo abituati a pensare ad etica e merito come attributi e qualità della persona. Ma la verità è che esistono, meno evidenti, anche un’etica e un merito degli oggetti, dei prodotti del nostro fare, che si tratti di “cose” nel senso stretto del termine o idee, servizi, modelli offerti all’altrui uso e consumo. Progetti, iniziative, cose, come le persone, sono materia viva, pulsante degli entusiasmi di chi le forgia. E gli oggetti di cui giorno per giorno ci serviamo, ideali o materiali che siano, forti di questa vitalità rappresentano ogni volta qualcosa di più di se stessi: il superamento di un limite, e quella particolare forma di etica che sta nel produrre buone cose. La bellezza e la correttezza di un’impresa, del resto, non sta affatto nel rispetto di regole preordinate, ma nel coraggio di trascenderle, senza invalidarle. E la comunicazione, questo, può aiutare a farlo. Perché quando è “buona” – checché ne dicano i facili detrattori – la comunicazione è una vera e propria scienza, metodologicamente e teoricamente solida, ma

consapevole che ciò che domina la società in un dato periodo, in termini di linguaggi, logiche e strumenti, è valido e analizzabile per quel tempo, ma non può essere mai assunto come un riferimento stabile. Ed è in quel “mai” che il comunicatore deve trovare un imperativo categorico. Si pensi al presente chiaroscuro del web: mentre gli scenari comunicativi variano a ritmi rapidissimi, troppo rapidi per poterli decodificare, la maturazione dei pubblici costringe a utilizzare uno sguardo nuovo, empatico, caldo. Non c’è progresso senza il riconoscimento di questa anomia, che rende vana ogni ricerca di un metodo di valutazione univoco, per le persone come per le cose. Così anche per il merito e l’etica: non esistono regole assolute e incommensurabili. Cosa resta allora se non il coraggio di dare senso alle cose, di renderle “significative”? Coraggio nell’assunzione di rischio, nella presa di decisioni che, il più delle volte, vanno oltre le regole. Per la comunicazione istituzionale questo apre una nuova strada, più rispettosa e anche più gratificante, perché non chiede di vendere oggetti, ma di diffondere buone pratiche, valori e comportamenti. Sta tutto qui il fondamento di una nuova etica della comunicazione, dove l’unica vera regola è rompere le regole, nel rispetto di un’eticità di fondo che pure si sa non assoluta, ma legata ai tempi, alle persone e alle cose che la rendono viva.


Per un dollaro in pi첫 di Ginger Lew*


Come difendere il valore dell’etica nelle criticità economiche del presente ed evitare la deriva del sospetto e della sfiducia? Riscoprendo le componenti base della morale come fondamenta ideali per ogni individuo, ogni cultura e ogni nazione: onestà, integrità, correttezza, responsabilità e rispetto *Trascrizione approvata dall’autore dell’intervento tenuto durante la seconda edizione dell’Oscar Pomilio Forum, Pescara, 8 marzo 2013


IL PREZZO DELLA CONVENIENZA In apertura la catena americana Walmart: un esempio di realtà economica virtuosa per certi aspetti, come la sostenibilità, ma discutibile per altri, come il trattamento dei dipendenti

Parlare di etica in campo economico, specialmente in tempi di crisi, vuol dire affrontare anche la tentazione di ignorare l’etica stessa. Ma cercare scorciatoie è una scelta miope, che non porta benefici di lungo termine né alla società né all’economia. L’etica ha un ruolo importante: ci indirizza nelle relazioni sociali e d’affari, crea valori condivisi nella società e nella comunità imprenditoriale, promuove la fiducia nel business, l’accesso ai capitali e la buona disposizione degli investitori.

L’etica ci indirizza nelle relazioni, crea valori condivisi nella società e nella comunità imprenditoriale, promuove l’accesso ai capitali e la fiducia degli investitori

Il quadro globale L’etica si articola su tre livelli: nazionale (con standard macro-etici), aziendale e individuale, riguar-

IL CONSIGLIERE DI OBAMA Ginger Lew è una figura di spicco nell’ambito delle politiche economiche e di integrazione di genere negli USA. Già consigliere generale presso il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (dove si è specializzata in materia di commercio internazionale), è stata Vice Amministratore e Direttore Generale della U.S. Small Business Administration sotto l’amministrazione Clinton. Ha collaborato con l’attuale presidente USA Barack Obama e con l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton in qualità di SBA Administrator e di membro direttivo del Consiglio Economico della Casa Bianca, occupandosi di una vasta gamma di questioni inerenti le politiche dedicate al mondo della piccola impresa, dall’innovazione all’accesso ai capitali, dalla commercializzazione alle politiche di formazione imprenditoriale. Già copresidente del NASDAQ, l’organismo borsistico di New York, ha inoltre co-diretto la White House Interagency Group, il gruppo di agenzie della Casa Bianca che promuove l’innovazione e l’imprenditorialità. Il suo impegno in ambito istituzionale si è contraddistinto per il sostegno ad azioni amministrative che hanno puntato sull’integrazione delle donne come fattore e catalizzatore di crescita economica e sociale. All’impegno istituzionale, Ginger Lew affianca attività di consulenza privata: dopo aver fatto parte dei consigli d’amministrazione di diverse compagnie private e società non profit, oggi riveste il ruolo di CEO di Three Oaks Investments LLC, una delle principali società di consulenza finanziaria americane, dedicata allo sviluppo delle nuove imprese. Salita ai vertici delle dirigenze economiche statunitensi, Ginger Lew è nata da genitori immigrati dalla Cina negli USA durante gli anni ‘10 del Novecento. «Solo in un posto come l’America – dichiara Ginger Lew nel corso della seconda edizione dell’Oscar Pomilio Forum – i figli di immigrati hanno il privilegio di lavorare alla Casa Bianca. Io l’ho fatto per tre anni ed è stato un onore lavorare per il presidente Obama e la first lady Michelle».

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dando i singoli imprenditori e il loro modo di fare business. Nessuna cultura è immune da cadute sul piano dell’etica e dell’integrità. Da un recente sondaggio del New York Times, emerge che il 24% dei lavoratori di Wall Street crede che comportamenti non etici o illegali possano aiutare ad avere successo negli affari, il 26% ha osservato o avuto conoscenza diretta di attività illecite sul lavoro, il 30% sostiene l’esistenza di pressioni per compromettere gli standard etici da parte di strutture di compensazione, il 16% afferma che commetterebbe insider trading se potesse uscirne impunito. In Cina è presente una massiccia corruzione, a livello di governo centrale, regionale e locale. Lo scandalo più noto è l’uccisione di un imprenditore britannico che ha coinvolto l’ex politico Bo Xilai e sua moglie. Nell’imprenditoria cinese ci sono migliaia di segnalazioni di operazioni di falsificazione delle vendite e dei clienti: gli operatori fanno finta che i soldi siano detenuti da subappaltatori, così da non

doverli registrare. Nel linguaggio parlato americano c’è un’espressione precisa per indicare questo tipo di attività ed è “cucinare i libri”. In Europa, ben 16 banche, inclusa la Barclays Bank, hanno manipolato il Libor (London Interbank Offered Rate, ndr), tasso di riferimento per i mercati finanziari, mentre scoppiava anche lo scandalo della carne di cavallo. Come vengono considerati questi comportamenti e cosa accade quando vengono accettati e giustificati dalla società? Cade in declino, a mio avviso, la cultura stessa di un Paese: si crea diffidenza verso le aziende e i loro capitali, crescente sfiducia nel governo e senso di impotenza da parte dei consumatori, costretti a difendersi attivamente dagli abusi: un ambiente tossico di sfiducia, disonestà, mancanza di responsabilità e di integrità. I valori fondamentali L’etica è un concetto molto ampio. Dalle mie ri-


cerche sulle componenti dell’etica, emergono come fondamentali i valori di onestà, integrità, responsabilità, trasparenza, rispetto e coerenza. Molte aziende si collocano in una “zona grigia”, mentre poche raggiungono i livelli etici più alti. Walmart è un esempio di compagnia “schizoide”: a volte agisce in modo buono, a volte meno buono. Con 466 miliardi di dollari di vendite nel 2012, 2,2 milioni di lavoratori e più di 200 milioni di persone che settimanalmente frequentano i suoi negozi, è oggi la più grande compagnia internazionale del mondo. Eppure, ha concesso l’assicurazione sanitaria ai suoi impiegati solo di recente, è stata citata in giudizio dalle dipendenti donne per trattamento scorretto, stipendi impari

bilanciati da divieti e aspettative di governi, società, compagnie e individui. Questi core values sono quelli che guidano le persone e motivano le azioni dei soggetti citati. Ma quando c’è il predominio o un’enfasi eccessiva sul profitto aziendale, c’è un repentino allontanamento da questi valori che causa uno squilibrio nella cultura sociale.

e discriminazione di genere e in Messico è stata ritenuta colpevole di tangenti per milioni di dollari. Allo stesso tempo, Walmart ha adottato comportamenti virtuosi, risultando tra le compagnie più sostenibili sotto il profilo ambientale negli USA. Un altro caso d’interesse è lo scandalo della carne di cavallo, con un sistema complesso per falsificare le etichette dei prodotti e il fallimento degli organi ispettivi del governo. A essere infrante sono state la fiducia dei consumatori, anche verso il governo, l’onestà dei fornitori e la responsabilità. Quando le aziende non sanno più riconoscere le responsabilità, devono chiedersi perché e attivarsi per ripristinare fiducia ed etica, in mancanza delle quali le relazioni si deteriorano. Oggi abbiamo un mix di altissima sfiducia verso il business e i governi. In un mondo ideale, un sistema basato sull’equità e sulla cultura del comportamento etico si fonderebbe sui valori di onestà, rispetto, integrità, correttezza e responsabilità,

strumento per condannarli ed esporli, e la vergogna pubblica che ne deriverebbe può portare a cambiare condotta. Un altro modo è puntare sulla trasparenza, con un governo forte nell’assicurare la corretta applicazione delle normative e nel sostenere un benessere finanziario a lungo termine, dando anche ai cittadini la fondamentale sicurezza di una sorveglianza etica e affidabile. Anche i governi hanno quindi un ruolo chiave nel promuovere l’etica e possono assumere atteggiamenti utili a recuperare la fiducia della popolazione. Negli USA, ad esempio, al caso dell’ex sindaco di Washington DC – che, seppur condannato per droga, è stato rieletto dai cittadini come membro del Consiglio e continua in queste vesti a parlare di comportamenti eticamente accettabili – si affianca l’esempio di Hillary Clinton, con cui ho avuto il privilegio di lavorare e di cui ho potuto osservare l’onestà e il rispetto nel trattare le persone, dovendo anche dare messaggi complessi a interlocutori

Difendere, promuovere, regolamentare Per contrastare questa tendenza e ristabilire l’etica nell’economia, ci sono a mio avviso diversi modi: uno è produrre forti pressioni sociali e culturali, per comunicare la mancanza di tolleranza verso comportamenti non etici. I social media sono uno

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CRISI DI SISTEMA In alto, foto d’epoca della grande depressione del 1929 in America; i periodi di crisi, come quello che stiamo vivendo, portano alla luce i temi etici dell’economia

esteri. Un altro comportamento utile al ripristino dell’etica è promuovere azioni di regolamentazione: in USA sono state di recente promulgate una serie di norme pensate per rispondere agli scandali, come la legge Sarbanes-Oxley – che cerca di limitare i buchi legislativi sulla gestione della contabilità e aumenta la trasparenza al fine di limitare gli scandali aziendali – e il Dodd-Frank Act, varato all’inizio dell’amministrazione Obama in risposta ai molti scandali bancari. Entrambe queste leggi richiedono maggior registrazione dei movimenti finanziari per generare maggior trasparenza, una governance aziendale molto più forte e direttori indipendenti (CEO e presidenti di Comitati hanno infatti altissime responsabilità e in caso di frodi finanziarie sono condannabili al carcere). Danno inoltre un’autorità molto più forte alle agenzie governative, dando loro gli strumenti (personale e budget) per far applicare e rispettare le leggi. I vantaggi per l’impresa

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L’adozione di standard etici è importante sia per le aziende private sia per quelle pubbliche, perché migliora molto i valori aziendali. I benefit aziendali specifici che ne derivano sono: maggiore reputazione e buona volontà, riduzione delle liti, posizioni più competitive sul mercato e maggiore accesso al capitale. Ne consegue incremento dei profitti, sostenuta crescita a lungo termine, aumento del rispetto internazionale per la compagnia. Questi fattori sono molto importanti per chi investe nei mercati dei capitali, come dimostra la lista pubblicata da Forbes Magazine delle 137 compagnie del mondo con alti standard etici, in cui compaiono Starbucks, Cadbury, Whole Foods, Intel. È inoltre dimostrato che

Quando comportamenti non etici sono accettati e giustificati dalla società, si crea un ambiente tossico di sfiducia, disonestà, mancanza di responsabilità e integrità

quando ci sono più donne negli organi aziendali le compagnie hanno performance finanziarie migliori (cfr box a pag. 12). In USA, tuttavia, abbiamo solo il 16% di donne nei nostri organi aziendali e credo che l’Italia sia al 6-7%. Nel corso della mia esperienza di 10 anni al Consiglio delle quotazioni del NASDAQ, ho constatato che le compagnie con le maggiori difficoltà a comportarsi in modo etico erano le più piccole: avevano problemi nell’assumere amici e familiari nel consiglio dei direttori, il tipo di informazione finanziaria che riportavano non era affidabile e c’era poca trasparenza. In Italia la situazione è la seguente: ci sono 4,3 milioni di PMI che utilizzano il 69% dei lavoratori del settore privato, ma sono fortemente frenate dalla mancanza di accesso al credito. Incidono sulle PMI italiane anche il vertiginoso calo dei consumi (il tasso è il più basso dal 1945), la pesante regolamentazione, che scoraggia le nuove assunzioni, e la mancanza di fiducia nel potere esecutivo e nell’azione dell’agenzia di governo. In qualità di ex imprenditrice, credo tuttavia che le azioni dei singoli individui possano fare la differenza: i singoli hanno una conoscenza



FINANZA SOTTO ACCUSA Il “toro” di Wall Street; le intemperanze della finanza mondiale hanno contribuito non poco alla crisi di sfiducia che oggi domina molti cittadini

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personale di fornitori e rivenditori, e una completa consapevolezza del quadro della situazione. Lezioni di etica vissuta La comunità e i network personali danno ogni giorno l’opportunità di agire in modo etico. Lo dimostrano anche alcune vicende della mia storia personale: mio nonno e mia madre, immigrata dalla Cina come mio padre, desideravano fortemente mandare me e i miei tre fratelli al college, e per far fronte alle spese necessarie decisero di avviare a casa un modestissimo business di riparazione di mobili. Un servizio che mio nonno promuoveva in tutto il vicinato, porta a porta. Quando avevo 9 anni lo vidi indossare un vestito più elegante del solito, gli chiesi dove stava andando e lui disse: «Ho sovraccaricato il prezzo a un cliente di un dollaro». A 70 anni, camminò per 3 km per restituire quel dollaro: per una ragazzina quale ero fu una lezione etica estremamente potente. Ricordo anche un altro episodio: mio padre ha lavorato per 35 anni all’ufficio postale; durante l’ultima settimana di lavoro, accadde una rapina: lui, che era allo sportello, consegnò i soldi al ladro, ma non appena questi uscì, si lanciò ad inseguirlo insieme agli altri colleghi e a loro si aggiunsero per strada altre persone, vicini e negozianti: alla fine, tutti insieme riuscirono a bloccarlo. Un avvenimento che racchiude tante lezioni: un uomo di 65 anni, a 5

Onestà, integrità, correttezza, responsabilità e rispetto: sono valori fondamentali che dovrebbero riguardare ogni nazione e cultura

giorni alla pensione, che avrebbe potuto declinare ogni responsabilità, ma che scelse invece di fare la cosa giusta e un’intera comunità di commercianti pronti a uscire dal proprio negozio per dare una mano. Io credo davvero che i proprietari di piccole attività e i piccoli imprenditori possano essere un esempio: è attraverso l’affinità delle decisioni individuali che le scelte dei singoli vanno a comporre un modello comune di comportamento etico. L’importanza della fiducia Ulteriore prova dell’importanza che per me riveste l’etica del singolo, e quindi la fiducia a egli accordabile, è il fatto che in 10 anni da venture capitalis il mio primo criterio per selezionare le nuove imprese in cui investire è stata l’integrità: potevano anche avere delle idee mediocri, ma se potevo dar


loro fiducia con i miei soldi, se potevo credere che avrebbero fatto quello che dicevano, allora avrei investito in loro. Il testo che segue descrive la situazione italiana e la fiducia degli investitori. Un commento, che ritengo molto importante, scritto il 21 febbraio 2013 da Stefan Borghi prima delle elezioni politiche italiane: «Non importa chi vincerà le prossime elezioni, una cosa è certa: nel corso degli anni, gli italiani hanno dimostrato che, in generale, a loro non importa molto degli scandali che tormentano governi e corporazioni. Gli italiani hanno avuto a che fare con la vergogna politica e aziendale per decenni e sembrano aver sviluppato una certa indecisione in questo clima. Ciò è dimostrato dal fatto che Berlusconi è stato Primo ministro per otto degli ultimi dodici anni, nonostante la pletora di problemi che lo hanno perseguitato. Questa indecisione può essere solo il risultato di una fede perduta nel governo italiano. Nessun leader, neanche Berlusconi, è stato in grado di alleviare la fragilità e la tristemente nota burocrazia del governo o migliorare un sistema giudiziario inefficiente e le questioni impellenti inerenti un diritto del lavoro troppo rigoroso, tutte questioni che spaventano le società estere, perpetuando così il ristagno dell’economia in Italia. Tutti questi ostacoli saranno troppi per il prossimo leader italiano, che si tratti di Monti, Bersani o Berlusconi. Di conseguenza, gli investitori possono continuare ad aspettarsi il peggio per il prossimo futuro italiano, ancora caratterizzato da scandali e scarse pre-

stazioni finanziarie di molte aziende». Il potere dei singoli Credo nel concetto che gli individui possano fare la differenza, sia riunendosi in comunità e network etici, sia a livello locale, di business o di governo. Onestà, integrità, correttezza, responsabilità e rispetto: sono core values che dovrebbero riguardare ogni nazione e cultura. Credo nei cambiamenti: gli italiani sono persone buone, forti, e credo che desiderino il cambiamento non tanto per loro stessi, ma per i loro figli, come i miei genitori volevano il cambiamento per noi. La storia stessa della mia famiglia racconta che i cambiamenti sono possibili: i sogni dei miei genitori si realizzarono, i miei tre fratelli e io andammo tutti all’università, laureandoci e specializzandoci e conseguendo anche dottorati. Solo in un posto come l’America i figli di immigrati hanno il privilegio di lavorare alla Casa Bianca. Io l’ho fatto per tre anni ed è stato un onore lavorare per il presidente Obama e la first lady Michelle. Continueremo ad avere di fronte grandi sfide economiche, ma credo che la buona volontà di tante persone possa fare la differenza, come ricorda questa citazione, che per quanto anonima, contiene una grande verità e un prezioso consiglio: “Agisci bene anche se le stelle cadono e, se cadono, non peccare per mantenerle in alto”.

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Donne, etica, impresa Negli Stati Uniti, esiste una correlazione diretta tra elevate performance finanziarie e maggior presenza di donne nei consigli d’amministrazione delle compagnie commerciali. Lo dimostra il confronto tra i seguenti dati: la media dei valori ROE (indice di redditività del capitale proprio), ROS (ritorno sulle vendite) e ROIC (ritorno sui capitali investiti) derivanti dalle liste annuali delle maggiori 500 imprese societarie statunitensi stilata dalla rivista Fortune per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e i dati sui censimenti effettuati dall’organizzazione non profit Catalyst sulla presenza di donne nei consigli d’amministrazione delle compagnie statunitensi. Questi i risultati emersi: le società con una percentuale di donne maggiore rispetto alle compagnie con meno donne nei CdA aziendali (rappresentate nel grafico con la sigla WBD) hanno, paragonate alle seconde, prestazioni migliori del 53% riguardo il ROE, del 42% riguardo le vendite e hanno ritorni di capitali investiti più alti del 66%. L’incidenza positiva di una maggior presenza femminile negli organi direttivi aziendali sulle prestazioni finanziarie sembra strettamente legata alle tendenze comportamentali delle donne dirigenti: rispetto ai colleghi uomini, dimostrano di avere standard etici più elevati e di essere più proattive nel rispondere ai problemi, nell’assumersi le responsabilità e nell’intraprendere azioni di rimedio.

Return on Equity by Women’s Representation on the Board

Return on Sales by Women’s Representation on the board

+42%

+53%

+66%

9,1%

13,9%

9,7%

13,7%

4,7%

7,7%

Bottom Quartile WBD

Top Quartile WBD

Bottom Quartile WBD

Top Quartile WBD

Bottom Quartile WBD

Top Quartile WBD

Companies with more WBD outperform those with the least by 53%

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Return on Invested Capital by Women’s Representation on the board

Companies with more WBD outperform those with the least by 42%

Companies with more WBD outperform those with the least by 66%


Face Book Ginger Lew, è stata a lungo referente primario del governo americano per le politiche di integrazione di genere. Già presidente di NASDAQ, organismo borsistico di New York, è membro direttivo del Consiglio Nazionale Economico della Casa Bianca, nominata dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, nonché CEO di Three Oaks Investments LLC, una delle principali società di consulenza finanziaria americane

QuARTeRlY iTAliAn eDiTion - 13.07 Proprietario: Pomilio Blumm srl

Franco Pomilio, Ics Chairman e presidente di Pomilio Blumm, ha studiato ad Harvard, MIT e Insead e lavorato nelle principali agenzie pubblicitarie mondiali. Già direttore della rivista Quale impresa e presidente Giovani Imprenditori Confindustria Mezzogiorno, oggi è consigliere di Confindustria Assafrica&Mediterraneo. Tra i fondatori dei progetti TAC e The Bridge, ha pubblicato La Repubblica della Comunicazione (2010), Comunicazione 3.0 (2011) e Comunicare la trasparenza (2013)

Direttore Responsabile: Daniela Panosetti Direttore editoriale: Virginia Patriarca Coordinamento redazionale: Simona Di Luzio

Roger Abravanel, tra i più autorevoli esperti internazionali di merito e già director di McKinsey, è autore del “Piano nazionale per la qualità e il merito” voluto dal MIUR. Attualmente presiede per l’Italia l’Insead Council, tra i più reputati centri di studi economici al mondo. Editorialista del Corriere della Sera, nel 2008 ha pubblicato il bestseller “Meritocrazia”

Cadenza: trimestrale Art Director: Franco Pomilio

Raffaele Squitieri, insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica, è presidente di Sezione della Corte dei conti dal 16 ottobre del 2002. Ha insegnato Diritto Pubblico, Costituzionale, Amministrativo e Contabilità Pubblica presso vari Istituti Superiori di Istruzione. Gli sono state conferite funzioni direttive dell’Ufficio di controllo atti sul Ministero dell’Interno e di “controllo sulla gestione” di amministrazioni dello Stato

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Pier Paolo Pandolfi, genetista di fama internazionale, autore di un rivoluzionario studio sui meccanismi molecolari della leucemia, dirige il programma di ricerca genetica presso il Cancer Center dell’Harvard Medical School di Boston, che lo ha insignito della professorship a vita. È stato recentemente premiato con il “Merit Award” del National Institute of Health degli Stati Uniti per l’eccezionale talento e la produttività scientifica

Stampa: Artigrafiche Boccia Redazione: Giovanni Cellini Claudio Di Giovanni Alessandra Farias Sara Fiadone Alida Manocchio Antonella Mastrangelo Federica Vagnozzi

Carlo Fontana, amministratore esecutivo del Regio Teatro di Parma, già sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano (1990-2005). È collaboratore e opinionista del Corriere della Sera ed ha pubblicato A scena aperta. Scala e teatri tra riforme e conservazione (2006)

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Antonio Di Leonardo, Rosita Focosi, Antonia Magnacca, Andrea Masci. le foto in questo magazine sono state tratte da: wikipedia, thinkstockphotos.it

Daniela Panosetti, dottore di ricerca in Semiotica presso la Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna, già docente di Semiotica del testo presso l’Università “Sapienza” di Roma. Giornalista, collabora con la rivista Alfabeta2 Maria Teresa Brassiolo, co-fondatrice e presidente dal 1996 di Trasparency International Italia, ha diretto numerosi progetti e ricerche su diversi temi, tra cui il monitoraggio delle convenzioni OCSE e UNCAC, patti d’integrità, legge anticorruzione, protezione dei whistleblowers e sistema di integrità nazionale

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David Stark, direttore del Center on Organizational Innovation della Columbia University e membro esterno del Santa Fe Institute, è uno dei leader della socio-economia che ha fornito contributi fondamentali alla rete e l’innovazione della ricerca e le teorie del post-socialismo. Il suo ultimo libro è The Sense of Dissonance: Accounts of Worth in Economic Life (2009)

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Stefano Rolando, professore di Politiche pubbliche per le Comunicazioni e di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università IULM a Milano, già direttore generale dell’informazione e dell’editoria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. È membro del Consiglio superiore delle Comunicazioni e presidente del Comitato di indirizzi per il brand della città di Milano

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Vincenzo Boccia, amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia SpA, presidente onorario di Assafrica&Mediterraneo, attualmente è presidente Piccola Industria e vicepresidente di Confindustria con delega per il credito e la finanza per le PMI

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il prossimo numero di ICS MAGAZINE sarà disponibile nel mese di OTTOBRE 2013 Se vuoi ricevere la rivista vai sul sito www.inTeRnATionAlCoMMuniCATionSuMMiT.CoM

Aron Pilhofer, direttore delle Interactive News per The New York Times e co-fondatore di documentcloud.org, un’organizzazione non-profit per migliorare il giornalismo e la condivisione online di documenti originali. È anche co-fondatore di Hacks/Hackers, un’organizzazione per sviluppare la collaborazione tra giornalisti ed esperti di tecnologia Andrew Keen, imprenditore e autore britannico-americano, è uno dei maggiori critici di Internet e del web 2.0. Dopo gli studi in storia presso l’Università di Londra e di Sarajevo, si è trasferito in America dove ha conseguito un master in scienze politiche presso l’Università di California. Ha insegnato storia e politica moderna presso la Tufts University, Northeastern University e la University of Massachusetts Amherst. Il suo ultimo libro è Vertigine Digitale (2013)



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