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Executive BRIDGING THE GAP BETWEEN TECHNOLOGY & BUSINESS
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. Andrea Rangone: uscire dalla crisi, quale ruolo per l'innovazione digitale? . Joseph Stiglitz: verso una nuova economia mondiale . Intervista ad Alberto Meomartini, Presidente Assolombarda e Saipem . L'efficienza energetica in Italia
TRASFORMA LA TUA IDEA DI BUSINESS IN UN’AZIENDA
DIVENTA IMPRENDITORE START UP PROGRAM – MILANO FEBBRAIO 2012 – GIUGNO 2012 IL CORSO SI PROPONE DI SUPPORTARE ASPIRANTI IMPRENDITORI (START-UPPER) E IMPRENDITORI NELLA MESSA A PUNTO E NEL POTENZIAMENTO DEL PROPRIO PROGETTO. LE LEZIONI SI BASANO FORTEMENTE SULL’ACTION LEARNING, CHE PREVEDE UN ALTERNARSI DI LEZIONI TEORICHE, ASSIGNEMENT, LAVORO SUI PROGETTI SUPPORTATO DAI DOCENTI. L’ATTIVITÀ DI ACTION LEARNING SI CONCRETIZZA NELLA REALIZZAZIONE DI PROJECT WORK, CHE RIGUARDANO LO SVILUPPO DEI PROGETTI IMPRENDITORIALI PROPOSTI DAI PARTECIPANTI, PRESENTATI E VALUTATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA, OLTRE CHE DAI DOCENTI, DA IMPRENDITORI, VENTURE CAPITALIST E BUSINESS ANGEL.
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Management In Progress
START-UP
PROGRAM
editoriale
alla ricerca di antidoti strutturali per contrastare la crisi di
umberto bertelè presidente advisory board ict4executive
I momenti di profonda crisi, come l’attuale, stimolano una domanda di fondo: è ancora in grado il capitalismo, nella forma assunta nell’ultimo trentennio, di giustificare la sua esistenza con la capacità di “far diventare più grande la torta” e distribuire “fette più grandi” a molti? Oppure è diventato un meccanismo che dirotta “fette più grandi” di una “torta sempre più piccola” verso pochi? È più o meno l’interrogativo che si pone in questo numero il premio Nobel Joseph Stiglitz, che ritiene che “riuscire a controllare la finanza sia importante, ma non basti per tornare a crescere”, che “se continuiamo a tagliare e salvare senza spendere, ridurremo la nostra domanda” invece che crescere, che “in Europa il problema sia più grande, dato che con la creazione della moneta unica sono state tolte [senza sostituirle] le misure di regolazione [quali] tasso d’interesse e cambio”, che “l’austerità peggiorerà la situazione in Europa e Usa e la politica dovrebbe concentrarsi (mentre purtroppo non sta andando in questa direzione) su infrastrutture, istruzione, tecnologia ecc.”. La tecnologia come antidoto alla crisi è il tema dominante della cover story. L’Italia deve investire nelle reti di nuova generazione, per mantenersi competitiva. L’Italia deve impegnarsi nel processo di trasformare radicalmente l’organizzazione e i servizi della PA attraverso corpose iniezioni di ICT: superando le fortissime resistenze di chi teme (a ragione) che una maggiore efficienza e trasparenza e una conseguente minore discrezionalità porterebbero a una (auspicabile) perdita di potere. I vantaggi a regime, estremamente consistenti (Andrea Rangone stima che potrebbero arrivare a 43 miliardi annui), sarebbero equamente suddivisi fra minori costi per la PA e per le imprese (liberate di obblighi amministrativi spesso superflui o inutili). Le imprese dovrebbero ristrutturarsi anch’esse investendo in ICT, come una parte - non a caso spesso quelle con i risultati più brillanti - ha fatto in questi anni. Gli ostacoli sono culturali e finanziari: il forte timore da un lato di avventurarsi in terreni sconosciuti, e la scarsa percezione delle potenzialità; l’esitazione dall’altro a investire, in una congiuntura dominata dall’incertezza (e dalla conseguente propensione a tenere “fieno in cascina”), dal credit crunch e dalla scarsità degli incentivi pubblici. Con una strada possibile, in attesa di tempi migliori: orientare le imprese a intraprendere l’informatizzazione partendo dai progetti a ritorno più rapido e certo. Il problema di trovare antidoti strutturali alla crisi è anche al centro dell’intervista di Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, che lancia un messaggio forte. Per liberare il sistema Italia dalle numerosissime incrostazioni che gli tolgono slancio, non solo va riformata profondamente la PA, ma deve essere rimodulato il flusso di contributi attualmente erogati alle imprese ai titoli più vari: azzerandone molti ed evitando di prolungare l’agonia delle imprese morenti. Devono fare scuola le imprese cresciute, senza incentivi, durante la crisi: che hanno avuto il coraggio di investire mantenendo però una buona capitalizzazione; che hanno puntato sui nuovi mercati; che hanno una competitività fortemente legata alla qualità del prodotto; che hanno saputo immettere conoscenza, innovazione e tecnologia.
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cover story
Investire in innovazione digitale per rilanciare l’economia italiana
Le priorità dei CIO italiani nel 2012
Management Academy for ICT Executives
di Andrea Rangone, Politecnico di Milano di Mariano Corso, Politecnico di Milano di Alessandra Luksch, Politecnico di Milano
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management
Advisory Board Umberto Bertelè Presidente Advisory Board Giampio Bracchi Politecnico di Milano Carlo Alberto Carnevale Maffè Università Bocconi Maurizio Dècina Politecnico di Milano Giuliano Noci Politecnico di Milano Paolo Pasini SDA Bocconi Andrea Rangone Politecnico di Milano Francesco Sacco Università dell’Insubria - SDA Bocconi Gianluca Spina Dean - MIP Federico Barilli Direttore Confindustria Digitale Stefano Pileri Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici Enzo Bertolini CIO Ferrero Group Nunzio Calì Deputy CIO Fiat Group Automobiles e CIO Fiat Group Purchasing Gianluigi Castelli Executive Vice President ICT ENI Pierluigi Curcuruto COO Intesa Sanpaolo Milo Gusmeroli Vicedirettore Generale Banca Popolare di Sondrio Massimo Milanta Amministratore Delegato UniCredit Global Information Services Alessandro Musumeci Direttore Centrale Sistemi Informativi Ferrovie dello Stato Filippo Passerini President, Global Business Services and CIO Procter & Gamble Mauro Viacava CIO Barilla Holding Nader Sabbaghian Amministratore Delegato BravoSolution Raffaello Balocco Segretario Advisory Board
Verso una nuova economia mondiale
di Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia
La nuova frontiera del Business Process Reengineering è in chiave social
di Riccardo Lorusso, Everis Italia
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interviste
Assolombarda: «Spiragli positivi per le nostre imprese»
Umberto Bertelè intervista Alberto Meomartini, Presidente Assolombarda e Saipem
La strada dell’innovazione di Anas
Pierluigi De Marinis, CIO Anas
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Efficienza e servizio al cliente, in Media World crescono insieme Stefano Biffi, CFO, Mediamarket Italia
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osservatorio
L’efficienza energetica in Italia
di Vittorio Chiesa, Direttore Energy & Strategy Group, Politecnico di Milano
Innovare i sistemi di pagamento per rilanciare l’Eurozona
di Carlo Tresoldi, Presidente SIA
Cina, un’occasione perduta per l’Italia
di Luigi Ferro
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speciale “business intelligence”
Continua la crescita degli investimenti nella Business Intelligence di Carlo Vercellis, Politecnico di Milano
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rubrica | nomine
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Cov e r s tory
di
Investire in innovazione digitale per rilanciare l’economia italiana
andrea rangone
coordinatore osservatori ict&management school of management politecnico di milano
Una seria politica di investimenti in tecnologie digitali può portare un incremento del PIL italiano di circa un punto percentuale, oltre che una significativa riduzione della spesa pubblica e, quindi, del deficit. Un contributo importante, che potrebbe aiutare l’Italia a superare la crisi e a centrare l’obiettivo di rientro dal debito entro il 2013
Per scongiurare il rischio di default e allinearci ai Paesi europei più virtuosi, il nostro Governo si è impegnato con l’Europa a seguire una roadmap molto impegnativa, che prevede di arrivare entro il 2013 al pareggio nel rapporto deficit/PIL, pari nel 2011 al 3,6%, con un deficit che ammonta a 53 miliardi di euro. L’obiettivo è ambizioso, se si considerano la modestissima crescita del PIL nel 2011 (+0,7%) e le previsioni per il futuro. Secondo le ultime stime della Banca d’Italia, rese note a gennaio, si possono ipotizzare due scenari: uno prevede l’ormai tristemente noto spread BTPBund ai valori attuali (500 p.b.) e tensioni sul credito; l’altro, più ottimistico, una diminuzione dello spread di 200 p.b. (livello dell’estate scorsa) e il rientro delle tensioni. Nel primo scenario la crescita è negativa quest’anno (-1,5%) e nulla nel 2013. Nel secondo scenario la crescita è ancora negativa nel 2012 (-1,2%), ma nel 2013 torna in positivo, con un +0,8%. Vede ancora più nero il Fondo Monetario Internazionale: nell’ultimo report sulle economie del pianeta | 6 |
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il PIL italiano è visto in calo del 2,2% nel 2012 e dello 0,6% nel 2013. Obiettivo del mio intervento è stimare quale potrebbe essere, in questo difficile scenario, il ruolo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT), ovvero il contributo concreto che una politica di investimenti nelle tecnologie digitali potrebbe apportare sia dal punto di vista di contenimento del debito sovrano, sia dal punto di vista dell’accelerazione della crescita del PIL. La School of Management del Politecnico di Milano, che da oltre dieci anni analizza gli impatti dell’ICT nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione italiana, ha identificato da tempo cinque priorità per l’agenda politica che hanno l’obiettivo di recuperare il gap che ci separa dai Paesi più avanzati nell’utilizzo delle tecnologie digitali, misurando laddove possibile l’effetto sui due parametri citati, ovvero il rapporto deficit su PIL e la crescita del PIL. Analizziamo nel dettaglio le cinque priorità.
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L’innovazione digitale nell’agenda del governo Monti I ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Istruzione fanno squadra per definire il piano delle azioni da compiere.
corrado passera ministro dello sviluppo economico
Il nuovo governo ha cominciato a prendere in mano il dossier dell’Agenda Digitale italiana e tutto lascia pensare che si concentrerà soprattutto sullo sviluppo dei servizi e-government (a partire dal settore dell’istruzione) e delle infrastrutture banda larga. È quanto risulta se mettiamo in fila le notizie delle ultime settimane. Da gennaio Francesco Profumo, il ministro all’Istruzione, ha preso in gestione i temi relativi ai servizi per un’Italia digitale; nessuna sorpresa invece per l’aspetto delle infrastrutture a banda larga: è in capo al ministero allo Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, ovvero a Corrado Passera. Gli uomini dei due ministeri (i ministri, i capi dipartimento e i vari collaboratori), insomma, stanno facendo squadra per redigere la prima agenda digitale italiana. Cioè un piano programmatico delle azioni da compiere - con relativa copertura economica - per favorire lo sviluppo digitale dell’Italia. Ce lo chiede l’Europa, con l’Agenda Digitale Europea 2020. E lo sprone è arrivato, a gennaio, per la prima volta anche da Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). Ha chiesto al governo di mettersi al lavoro, presentando alcune proposte. Tra le righe, Agcom non nasconde l’urgenza dell’iniziativa e sottolinea che l’Italia è uno dei pochi Paesi a non avere ancora un’Agenda Digitale. Certo è che il lavoro da fare sarà tanto, perché il Paese possa soddisfare gli obiettivi indicati dall’Unione Europea (alcuni scadrebbero già nel 2013, altri nel 2015 e infine nel 2020), riguardanti sia la diffusione sia la copertura di servizi e infrastrutture digitali. È scontato che il nuovo governo cercherà per prima cosa di dare continuità a quanto fatto dal precedente. Il quale è stato attivo soprattutto sul fronte dell’e-government: tra l’altro, ha portato online le ricette e i certificati medici, e gli albi pretori. Ha posto inoltre le prime basi di una rivoluzione: estendere i pagamenti elettronici a tutte le pubbliche amministrazioni, anche quelle locali. «Sui pagamenti delle PA c’è molto da fare. La cosa più importante è adesso mettersi al lavoro per non perdere quanto già conquistato dal precedente governo e poi andare avanti», dice Renzo Turatto, Capo Dipartimento Digitalizzazione e Innovazione Tecnologica (svolgeva analogo ruolo nella precedente legislatura). Al momento Profumo si sta occupando soprattutto di scuole, che da quest’anno permettono tutte l’iscrizione via web e sono obbligate a pubblicarvi una propria descrizione dettagliata. Questo secondo aspetto rientra in un obiettivo più generale, che Profumo promette di estendere a tutto il mondo della pubblica istruzione: una maggiore trasparenza nei confronti del cittadino. C’è poi il progetto - per ora limitato alle sole regioni meridionali - di creare data center da cui erogare servizi in Cloud Computing alle PA centrali e locali. Lo Sviluppo Economico lavora invece per eliminare il Digital Divide entro il 2013 (banda larga ad almeno 2 megabit), in continuità con quanto fatto dalle precedenti legislature. Intende affrontare anche il capitolo rete a banda larghissima (100 megabit), ma quando scriviamo non è ancora chiaro in che modo. La principale incognita è comunque un’altra: come intenda incentivare l’utilizzo di servizi digitali da parte degli italiani. Agcom propone corsi pubblici, programmi tv finanziati dallo Stato, incentivi fiscali alle imprese, norme per rendere più economico e semplice l’uso dei canali digitali (verso pubbliche amministrazioni e imprese) rispetto a quelli tradizionali. Alessandro Longo www.ict4executive.it
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cover story | Inv e s t i r e i n i nnovaz i one d i g i tal e p e r ril a n c ia re l’ e c o n o mia ita l ia n a
SERVE UN ELETTROSHOCK CULTURALE In primo luogo il Paese ha bisogno di superare il vero Digital Divide, che è quello culturale, a tutti i livelli: Manager, Imprenditori, Funzionari pubblici, Giornalisti/Editori, Economisti Politici, Istituzioni hanno ancora capito poco il reale potenziale delle tecnologie digitali per le imprese, le pubbliche amministrazioni, l’economia nel suo complesso e la società. Per contribuire a questo cambiamento culturale, fornitori ed esperti di ICT dovrebbero abbandonare il gergo da “iniziati”, fatto di acronimi e “tecnocratese”. Invece di parlare di ICT o di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, si dovrebbe cominciare a parlare, più semplicemente, di Tecnologie per l’Innovazione e la Competitività. Si tratta di rendere in un certo senso più “sexy” le tematiche tecnologiche, affinchè siano comprensibili anche ai non addetti ai lavori, e portarle al centro del dibattito politico, nei media e nei talk show. IL RUOLO TRAINANTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE In Italia la spesa pubblica rappresenta ogni anno più della metà del PIL, esattamente il 52 per cento, percentuale fra le più alte al mondo. Appare evidente, dunque, l’importante ruolo della PA e l’urgenza di intervenire su questa spesa attraverso un uso sapiente delle tecnologie digitali, con un triplice vantaggio: il risparmio della spesa, lo stimolo alla domanda interna del comparto ICT e l’effetto di trascinamento sull’intero tessuto economico, soprattutto sulle PMI.
stime del contributo potenziale dell’ict a deficit e Pil Aumento della produttività Riduzione spesa per gli acquisti Riduzione burocrazia
-43 mld E
D Deficit Investimenti ICT della PA (+150 mln E/anno) Investimenti ICT delle imprese (+150 mln E/anno) Investimenti in Start-Up (+150 mln E/anno) Sviluppo reti NGN (1 mld E/anno) Sviluppo reti LTE (1,5 mld E/anno)
+ 0,03-0,05% + 0,05-0,1% + 0,13-0,2% + 0,2-0,3% = 0,03-0,05%
0,44-0,9%
D PIL
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+ 15 mld E + 24 mld E = 4 mld E
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Le analisi della School of Management del Politecnico mostrano che è possibile intervenire subito e, grazie all’adozione di strumenti innovativi ma ampiamente disponibili, ottenere risparmi sugli acquisti di beni e servizi da parte della PA, oltre che un aumento della produttività interna e una riduzione della burocrazia, con un risparmio complessivo stimato in oltre 40 miliardi di euro l’anno. In dettaglio, il risparmio sugli acquisti attraverso l’e-procurement consentirebbe di liberare 4 miliardi, l’innovazione digitale all’interno di alcuni processi dell’organizzazione pubblica porta un vantaggio stimato di 15 miliardi di euro, mentre l’innovazione dei processi nella relazione tra la PA e il cittadino potrebbe portare un vantaggio di 24 miliardi di euro. Un’efficace strategia di investimenti in innovazione digitale della PA avrebbe anche l’effetto diretto di spingere la domanda interna per il comparto ICT, oltre a un effetto indiretto di stimolare il tessuto economico produttivo italiano: le nostre stime dicono che ogni 100 milioni di euro di investimenti addizionali in ICT portano ad un incremento del PIL dello 0,03-0,05%. Ipotizzando quindi che, nel corso del 2012, la Pubblica Amministrazione spenda 150 milioni di euro in più in ICT (che è appena il 2,5 per cento della spesa attuale, pari a circa 6 miliardi di euro), attraverso un coefficiente moltiplicativo, che va dal 3 al 5, l’impatto sulla crescita del PIL è tra lo 0,03 per cento e lo 0,05. SPINGERE GLI INVESTIMENTI IN ICT NELLE IMPRESE E L’IMPRENDITORIALITÀ Anche a causa del Digital Divide culturale già menzionato, le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, investono ancora poco nell’innovazione basata sulle tecnologie digitali. Servono dunque azioni concrete per “spronare” le aziende a investire di più in ICT, ad esempio defiscalizzando gli investimenti e creando fondi per l’innovazione. È inoltre necessario spingere anche la nascita e lo sviluppo di nuove imprese in ambito digitale, in particolare di quelle fondate dai giovani. Per far questo occorre garantire un maggiore afflusso di capitali di rischio a supporto delle Start-Up, attraverso ad esempio la defiscalizzazione degli investimenti in fondi di Venture Capital. Da segnalare in questo ambito la buona notizia proveniente dal Fondo di Investimento Italiano che ha finalmente “deciso” di investire anche in start-up (si veda il box a sinistra). Anche qui abbiamo provato a ragionare in termini quantitativi: ipotizzando che ci siano stru-
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menti che spingano una spesa aggiuntiva delle imprese in ICT di 150 milioni di euro (che è pari all’uno per cento di quanto complessivamente tutte le imprese italiane spendono in tecnologie digitali), tramite lo stesso coefficiente moltiplicativo di prima, arriviamo ad un impatto sulla crescita del PIL compreso fra lo 0,03 e lo 0,05 per cento. Ipotizziamo, inoltre, un incremento di 150 milioni di euro negli investimenti in Start Up. Una letteratura molto copiosa conferma che l’impatto sul PIL di questi investimenti agisce con un moltiplicatore fra 5 e 10, che cresce tanto più ci si avvicina al finanziamento di early stage - in fase embrionale dell’impresa -. Ecco che si ottiene un incremento del PIL fra lo 0,05 e lo 0,1 per cento.
hanno dichiarato investimenti massicci nei prossimi anni. Anche in questo caso, abbiamo quantificato i due effetti. Per quanto riguarda l’LTE, al di là dei 4 miliardi già versati per appropriarsi delle nuove frequenze, la spesa degli operatori telefonici prevista nei prossimi 3-4 anni è di circa 1,5 miliardi per anno, con un impatto presumibile sul PIL pari a 0,2-0,3 per cento. Per le reti fisse di nuova generazione, se dovessero partire i progetti, abbiamo ipotizzato un miliardo all’anno di investimenti che porterebbero ad un impatto aggiuntivo pari allo 0,12-0,2 per cento. NON DIMENTICHIAMOCI DELLA FORMAZIONE
INVESTIRE IN BANDA LARGA: NGN E LTE Per favorire l’innovazione e la diffusione delle tecnologie digitali il Paese ha bisogno di infrastrutture capillari e moderne, di reti digitali broadband e ultrabroadband. È quindi necessario sbloccare lo stallo - a livello di investimenti e regole - che frena la realizzazione delle reti in fibra ottica NGN (Next Generation Network), che sono le vere autostrade ad elevata percorrenza del futuro. Buone notizie ci provengono invece dal fronte Mobile, dove, essendosi oramai conclusa l’asta per le reti di quarta generazione - LTE -, gli operatori
L’ultima priorità della nostra Agenda è quella di investire in formazione, per favorire la pianificazione e lo sviluppo delle corrette competenze in ambito digitale e dei profili professionali attrattivi per il mercato. È fondamentale portare avanti seriamente una politica che orienti i nostri giovani verso percorsi che hanno sbocchi di mercato. È grave che in Italia i tassi di disoccupazione giovanile siano così alti e che esistano al contempo sacche di mancanza di professionalità, di competenze specifiche quali ad esempio sviluppatori Java, sviluppatori Mobile, esperti di marketing digitale, ecc.. www.ict4executive.it
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PIL, DEFICIT, ICT E GOVERNO Mettiamo insieme i differenti contributi sopra analizzati. Partiamo innanzitutto dall’effetto sul deficit: abbiamo visto come l’innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione può portare un beneficio potenziale di 43 miliardi di euro. Anche se solo una piccola parte di questo beneficio fosse monetizzabile, il contributo alla roadmap di rientro del deficit dei prossimi anni sarebbe rilevante. Passando al contributo alla crescita del PIL, la somma degli incrementi puntualmente calcolati nel corso dell’articolo è fra lo 0,44 e lo 0,9 per cento. Considerando le ultime previsioni dell’FMI che prevedono per l’Italia un calo del 2,2% quest’anno, si comprende che anche solo una quota parte di questo delta PIL farebbe cambiare almeno in parte il destino della nostra economia. Il nuovo governo Monti ha aperto in data 15 dicembre 2011 la consultazione pubblica - indirizzata a tutti gli stakeholders istituzionali e privati - relativa al “Progetto Strategico Agenda Digitale Italiana: implementare le infrastrutture di rete. Caratteristiche e modalità attuative”, che si è chiusa il 15 gennaio 2012. Al momento però non sono ancora state de-
lineate le azioni concrete che il governo andrà a effettuare. Speriamo che ci arrivino presto notizie positive su questo fronte. L’ICT sta cambiando il mondo: se non ce ne rendiamo conto, il rischio è vedere l’Italia sempre più distante dall’Europa e dagli altri Paesi avanzati.
Il Fondo Italiano di Investimento apre alle Start-Up con una tranche di 50 milioni di euro È di fine gennaio la notizia che il Fondo Italiano di Investimento (FII) ha deciso di allargare la propria sfera di attività andando ad includere tra i potenziali beneficiari dei finanziamenti anche le aziende in fase di Start-up. Il FII è una società di gestione e risparmio istituita dal Ministero dell’Economia per incentivare la crescita e l’internazionalizzazione delle PMI, un mezzo per ridurre il debito e rilanciare la competitività delle imprese in un momento critico per l’economia nazionale e globale. Nella pratica, grazie ad una dotazione di 1,2 miliardi di euro, il FII acquista partecipazioni di minoranza in piccole imprese con significativo potenziale di crescita, così da promuoverne l’aggregazione e l’internazionalizzazione e rendendole più affidabili agli occhi dei creditori grazie all’aumento di capitale. Fino ad oggi il fondo, creato nel 2010 e in effettiva attività dal 2011, ha limitato il proprio intervento ad aziende con un fatturato compreso tra un minimo di 10 milioni di euro e un massimo di 100, escludendo così quelle in fase di Start-Up. Le modifiche che renderanno possibile investire in fondi di Venture Capital - seppur per un importo totale non superiore ai 50 milioni di euro - sono ora in attesa dell’approvazione da parte della Banca Centrale. Secondo quanto rivelato dall’AD Marco Vitale, durante l’anno passato sono stati realizzati diciotto investimenti diretti, nove operazioni in fondi di fondi più due già deliberati ma non ancora sottoscritti, per un totale di 417 milioni di euro, pari al 38% del capitale iniziale. L’obiettivo è ora quello di impegnare l’intero budget disponibile nel giro di tre anni. Il fondo ha fino ad oggi ricevuto proposte di investimento diretto da parte di 882 aziende italiane, di queste 603 sono state scartate, per 147 è in corso un’analisi valutativa e in 13 casi si è già alle fasi finali. Altre 114 sono invece le candidature sospese in attesa di integrazioni.
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S S E R VAT O R I . N E T
ict & management
Start-up Boosting
MISSIONE
Giocare un ruolo sempre più attivo nello stimolare la nascita e lo sviluppo di nuove avventure imprenditoriali basate sull’innovazione: è questo l’obiettivo che gli Osservatori ICT & Management si pongono, nella convinzione che ciò rappresenti un ingrediente fondamentale per il rilancio della nostra economia. Per questo motivo nasce il progetto Start-up Boosting che, attraverso il succedersi di una serie di Call for Ideas collegate ai diversi Osservatori, intende identificare le idee di business e i progetti imprenditoriali più innovativi, che saranno supportati e seguiti nel loro sviluppo dalla School of Management del Politecnico di Milano. CHI PUÒ PARTECIPARE
AMBITI DELLE CALL 4 IDEAS
Alla Call 4 Ideas possono partecipare: • persone fisiche (singole o in gruppo) in possesso di un’idea di business fortemente innovativa; • aziende in fase di start-up e con elevato potenziale di crescita; • imprese anche già avviate che abbiano sviluppato innovative idee di business.
MOBILE MARKETING & SERVICE N F C & M O B I L E PAY M E N T MOBILE BUSINESS & APP ICT SECURITY D I G I TA L M E D I A & T V
COSA OFFRE
I candidati che supereranno il processo di valutazione: • saranno supportati – dal team degli Osservatori – nella messa a punto del progetto imprenditoriale, con l’obiettivo di accelerarne lo sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi di business; • avranno la possibilità di frequentare gratuitamente un percorso di alta formazione presso il MIP – la Business School del Politecnico di Milano – finalizzato ad accrescere le competenze e l’empowerment del gruppo imprenditoriale; • saranno supportati del team degli Osservatori nella ricerca dei capitali di rischio necessari.
SOCIAL MEDIA & WEB 2.0 M O B I L E I N T E R N E T, C O N T E N T & A P P S ICT IN SANITÀ CLOUD COMPUTING & ICT AS A SERVICE FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A E D E M AT E R I A L I Z Z A Z I O N E GIOCO ONLINE
E-COMMERCE B2C
NEW SLOT & VIDEOLOTTERIE
MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
• La partecipazione è gratuita. • Per iscriversi compilare il Form di registrazione sul sito www.startupboosting.com che include una breve descrizione del progetto imprenditoriale, in cui vengono messi in evidenza: prodotti/servizi innovativi erogati, mercato target, principali concorrenti, fatturato previsto e investimenti stimati (anche solo in modo approssimato). • Ogni mese vengono valutate le proposte pervenute.
ENTERPRISE 2.0
AUGMENTED REALITY
U N I F I E D C O M M U N I C AT I O N & C O L L A B O R AT I O N E-PROCUREMENT & ESUPPLY CHAIN BUSINESS INTELLIGENCE AND ANALYTICS SEMANTIC WEB E-GOVERNMENT
www.osservatori.net
INTERNET OF THINGS D I G I TA L M A R K E T I N G
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Un Data center modulare ed efficiente al cuore di aziende e PA Significativi riparmi energetici attraverso soluzioni scalabili e integrate o, in alternativa, con i nuovi modelli “containerizzati” Fabrizio Landini Vice President APC
La tecnologia è certamente un elemento di rilancio competitivo, soprattutto in un momento che vede la digitalizzazione fra i megatrend dei prossimi anni anche in Italia. E secondo Fabrizio Landini, Vice President di IT di Schneider Electric - nata dall’acquisizione di APC nel 2007, «nella pubblica amministrazione locale, in particolare sarà difficile poter rimandare oltre lo sviluppo di infrastrutture IT adeguate per ottimizzare la gestione e i costi ed offrire efficacemente servizi al cittadino. In questo senso, forti della nostra esperienza e competenza ci proponiamo di essere consulenti e collaboratori di fiducia, aiutando a selezionare soluzioni mirate in ambito Data Center che, con investimenti sostenibili, possano dare risultati significativi e misurabili». Ne sono esempi l’ammodernamento di un sistema di condizionamento dei Data Center inadeguato - storicamente il sistema più energivoro di una Sala Dati - oppure l’adozione di strumenti di gestione software per monitorare i consumi e ottenere risultati di risparmio energetico tangibili e molto significativi. «Tutto questo è possibile anche grazie al nostro ecosistema di partner certificati Data Center e alle forti e storiche sinergie con vendor strategici leader di mercato, tra i quali Cisco, VmWare, EMC che ci permettono di realizzare nuovi Datacenter di ogni dimensione o efficientare quelli esistenti. Modularità, containerizzazione e management dell’infrastruttura sono elementi strategici della nostra offerta sui quali riteniamo si concentrerà anche la domanda». | 12 |
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Da un lato prenderà sempre più piede un approccio modulare, in particolare per le infrastrutture di medio-grandi dimensioni, che risponda a esigenze di semplicità, agilità, prevedibilità e standardizzazione delle operazioni per ammodernare o creare ex novo un Data center: in questo senso la divisione IT di Schneider Electric (a marchio APC), propone soluzioni scalabili e integrate o in alternativa un modello di Data center “containerizzato” con strutture di alimentazione e condizionamento realizzate ad hoc per l’ambiente IT. D’altro canto nessun Data center, per quanto efficiente, potrà dare il massimo delle prestazioni operative ed energetiche senza un adeguato software di management in grado di garantire in modo semplice, accessibile e dettagliato il controllo totale dell’infrastruttura: e da oggi non solo l’infrastruttura IT (DCIM) ma anche la facility (DCFM). «Si tratta dell’unica soluzione presente oggi sul mercato, denominata StruxureWare, in grado di integrare la gestione di IT e Facility - afferma Landini - e riteniamo che questo sia un elemento fondamentale per gli sviluppi futuri del settore; un settore la cui crescente complessità può essere affrontata con tranquillità da aziende ed istituzioni avvalendosi di servizi qualificati nel pre e nel post vendita, con professionisti in grado di supportare il cliente nell’intero ciclo di vita del Data center e di effettuare analisi qualificate sullo stato di salute del Data center grazie al nuovissimo Programma Energy Step 1 che stiamo lanciando proprio in queste settimane sul mercato italiano».
c ov e r s tory | i nv e s t ire in in n ova z io n e dig ita l e p e r ril a n c ia re l’ e c o n o mia ita l ia na
La Mobility traina l’innovazione Dalle soluzioni Mobile un valido contributo, in termini di efficacia e pervasività, allo sviluppo di una reale economia digitale
alberto acito Managing Director rim Italy - blackberry
Il modo di lavorare sta cambiando e l’esigenza di soluzioni di Mobility è in costante crescita. «Grazie alle soluzioni BlackBerry offerte da Rim, gli utenti stanno già trasformando i processi lavorativi, sfruttando la mobilità e le nuove tecnologie per svolgere le loro attività, scoprendo nuovi modi di fare meglio le cose in qualsiasi luogo essi si trovino, a beneficio della loro azienda - afferma Alberto Acito, Managing Director Research In Motion Italy -. Crediamo che questo cambiamento culturale presenti enormi opportunità per bilanciare in modo efficace i costi e le esigenze di sicurezza delle aziende e della Pubblica Amministrazione, consentendo al tempo stesso l’innovazione e la soddisfazione dell’utente finale». Rim è impegnata nel favorire la diffusione di una corretta cultura del digitale in Italia con le sue competenze e soluzioni che si distinguono per efficienza, sicurezza e flessibilità. «Allo stesso tempo - prosegue il manager - riteniamo necessario che si arrivi al più presto alla realizzazione di una Agenda Digitale, come avvenuto anche in altri paesi europei. Oggi, il tema della crescita è diventato prioritario in Italia, ed è importante che vengano rimossi rapidamente i vari ostacoli che rallentano lo sviluppo di una reale economia digitale. Tra questi sottolinerei l’accesso alla banda larga e Digital Divide, la scarsa propensione all’e-commerce, lo sviluppo di servizi online nella Pubblica Amministrazione, oltre alla formazione e sviluppo di competenze». In questo contesto il Mobile può fornire un valido contributo in termini di efficacia, pervasività e innova-
zione, e in questo senso, secondo Rim dovrebbe essere una delle aree in cui concentrare le risorse. In generale per Rim, il grande obiettivo da raggiungere per uno sviluppo strutturato e continuativo è certamente quello di avere un’unica strategia nazionale, tra imprese e Governo. «Crediamo che i trend di domanda per il 2012 saranno una maggiore mobilità, unita a sicurezza e flessibilità, e nuove soluzioni Cloud. E in entrambi i casi abbiamo le risposte giuste -, afferma Acito, che aggiunge -: nel Cloud, infatti, Rim è un’azienda pioniera, in quanto la piattaforma BlackBerry è da sempre basata sull’utilizzo dei servizi “nella nuvola”». Un altro fenomeno da osservare, secondo Rim, con molta attenzione è quello del Mobile Payment e delle tecnologie NFC, collegato alla rapida crescita del mercato degli smartphone. Anche in questo ambito Rim ha già effettuato i suoi primi investimenti, equipaggiando i propri device di nuova generazione della tecnologia NFC. Sul versante delle soluzioni più richieste dal mercato, negli ultimi tempi Rim ha concentrato molte delle sue risorse nello sviluppo di un’offerta varia e soddisfacente sia per il mercato business che consumer. «Ideale per le aziende che vogliono mobilizzare le proprie attività, ad esempio, è la BlackBerry Enterprise Solution, una piattaforma estremamente flessibile e sicura per i diversi tipi di attività aziendale, che offre a chi lavora una connessione istantanea con i clienti, i propri colleghi e tutte le informazioni di cui si ha bisogno», sottolinea il manager. www.ict4executive.it
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Semplificazione e ottimizzazione, le nuove parole chiave per le imprese Virtualizzazione e Cloud computing saranno quest’anno le due strade più affollate nel percorso verso il miglioramento della competitività e lo sviluppo del business Federico Francini Amministratore Delegato Fujitsu Technology Solutions Italia
Attore globale nel campo dell’ICT, Fujitsu porta avanti – in sinergia con i propri clienti – il principio della “co-innovazione” tramite prodotti, servizi e ricerca congiunta. «Credo che il ruolo di un leader nel campo dell’ICT – afferma Federico Francini, AD di Fujitsu Technology Solutions Italia - sia quello di portare avanti azioni di sensibilizzazione affinché tutti gli addetti ai lavori comprendano il ruolo trainante della tecnologia quando integrata in un disegno complessivo più grande e in una revisione strategica dei processi, sia di aziende che di PA». I fatti degli ultimi mesi hanno dimostrato – in maniera ancora più forte rispetto al passato – come in Italia, ma anche in Europa, il tema della crescita sia diventato condizione necessaria e irrinunciabile per la sopravvivenza stessa del Paese. Fujitsu crede fermamente che il recupero della competitività nella nostra Nazione debba necessariamente passare anche attraverso una maggiore attenzione verso il tema dell’innovazione. «C’è la necessità impellente di mettere in atto delle strategie concrete in grado di innovare i processi in ambito pubblico e privato - afferma il manager -. Un contesto in cui ormai l’adozione della tecnologia è diventata irrinunciabile, unico elemento in grado di ottimizzare i processi e di ridurre la burocrazia statale che troppo spesso fiacca l’impresa privata in Italia. Ci sono problemi di efficienza che l’IT può aiutare a risolvere. Efficienza che si traduce in risparmio e in un decremento dei costi della macchina statale. Creazione di fondi che possono essere reinvestiti in innovazione. | 14 |
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Questa è la filosofia che da anni portiamo avanti con convinzione e che sarà il nostro cavallo di battaglia anche e soprattutto nel 2012». Dal punto di vista delle soluzioni ICT, i risultati di una ricerca condotta da IDC per conto di Fujitsu, mostrano che Virtualizzazione e Cloud computing saranno le due strade più affollate dalle aziende nel percorso verso il miglioramento della competitività e lo sviluppo del business. «Uno dei nostri obiettivi primari – afferma Francini - è proprio l’ampliamento massiccio del portfolio dei servizi Cloud, che secondo analisi interne genereranno globalmente circa il 30% delle attività di Fujitsu entro il 2015. Anche la Virtualizzazione sarà un importante cavallo di battaglia nel corso dell’anno appena iniziato. La richiesta non si fermerà solo ai server, ma riguarderà in misura massiccia anche i desktop. Gli investimenti di Fujitsu in questo campo sono da sempre ingenti». Gli investimenti in questa direzione sono spinti dalla necessità di allineare costi e sistemi tecnologici alle proprie esigenze di business, avvalendosi di un sistema totalmente flessibile per applicazioni, piattaforme e infrastrutture IT. Inoltre, il manager evidenzia che le aziende stanno iniziando a chiedere con crescente insistenza soluzioni IT che permettono di ottenere una “reversibilità” dei costi in funzione delle dinamiche di business. «Nell’attuale congiuntura economica due saranno le parole chiave per aziende di qualsiasi dimensione: semplificazione e ottimizzazione. Crediamo che tutti gli investimenti in ICT del 2012 seguiranno queste due direttrici primarie», conclude Francini.
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così le tecnologie digitali cambiano i paradigmi di riferimento Le aziende hanno l’esigenza di capitalizzare la complessità attraverso metodologie consulenziali e soluzioni tecnologiche innovative nelle aree della Business Analytics, della Virtualizzazione, del Cloud, del Mobile computing e del Social
NICOLA CINIERO PRESIDENTE E Amministratore Delegato IBM ITALIA
Le aziende di ogni dimensione affrontano oggi una tremenda pressione sui mercati scoprendosi non sempre adeguate - in fatto di strategie e modelli operativi - a rispondere ai nuovi comportamenti assunti da consumatori e clienti. Una consapevolezza di tale portata emerge dalla moltitudine di indagini che Ibm realizza a livello globale attraverso il dialogo collaborativo con i top executive di tutti i settori d’industria: considerando gli ultimi 7 anni, il numero di interviste con capi azienda, CIO, direttori finanziari, del personale e del marketing ha superato le 15mila unità. «Anche noi siamo testimoni e attori del processo di trasformazione indotto dallo sviluppo della tecnologia digitale - afferma Nicola Ciniero, Presidente e Amministratore Delegato di Ibm Italia -. Un processo che, nel rendere la società e l’economia sempre più intelligenti e interconnesse, ha cambiato i paradigmi di riferimento. Bene, se guardiamo alle survey più recenti a emergere con forza è la preoccupazione legata all’esigenza di capitalizzare la complessità. In parole povere, non ci limita più a interpretare la tecnologia come strumento di semplificazione dei processi di business». Ciò di cui oggi si ha maggior consapevolezza è che senza la capacità di analisi dei dati, e senza una padronanza degli strumenti e dei canali di comunicazione in chiave ‘social’, viene meno la possibilità di interpretare con efficacia la domanda, alimentare la fedeltà al marchio e cogliere quindi le opportunità di business emergenti. «Mettere in luce tali bisogni, alimentando per questa via la riflessione a ogni livello decisionale, per noi
significa contribuire alla diffusione della cultura digitale nel Paese», dice il manager. Tali esigenze, secondo Ibm, si tradurranno, anche in Italia, in attenzione per metodologie consulenziali e soluzioni tecnologiche che investono le aree della Business Analytics, della virtualizzazione, del Cloud, del Mobile computing e del Social. È qui che le aziende tenderanno a concentrarsi maggiormente sia per affrontare i nuovi scenari sia per rispondere ai bisogni di maggiore produttività, risparmio nei costi, creazione di efficienza e, in ultima analisi, di capacità competitiva. «E noi, ovviamente, siamo pronti a sostenerle con un’offerta completa e innovativa - evidenzia Ciniero -. Ritengo anche che a tali logiche non possa sfuggire il settore pubblico il quale, se da un lato è chiamato ad ammodernare una macchina complessa ed eterogenea, dall’altro, specie in chiave locale, ha il compito di fornire risposte ai cittadini in aree che vanno dai trasporti all’educazione, dalla sicurezza alla salute fino alla gestione energia e acqua». Un fatto è certo: senza un’insieme di misure incisive, capaci di andare oltre il rigore finanziario, la strada resta per tutti in salita. «Le misure da prendere non possono prescindere da una semplice presa di coscienza: il fatto che tra investimenti in ICT e crescita del prodotto interno lordo la relazione è virtuosa. Ecco il cambio culturale, il vero elemento di discontinuità rispetto al passato di cui c’è bisogno. Per questo gli impegni formulati dal ministro Passera con il progetto “agenda digitale italiana” e dal ministro Profumo sembrano avviati nella giusta direzione», conclude il manager. www.ict4executive.it
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La gestione dei dati elemento cardine per la PA e le imprese È sempre più pressante l’esigenza di soluzioni storage che consentano di gestire con flessibilità ed efficienza una quantità di informazioni in costante crescita Antonia Figini Country Manager NetApp Italia
Le iniziative ICT messe in campo fino ad oggi dalla Pubblica Amministrazione hanno permesso di offrire agli utenti servizi moderni, generando al contempo vantaggi dal punto di vista operativo, di trasparenza e di efficienza, grazie alla riduzione dei tempi di esecuzione delle pratiche. «A questo punto - sostiene Antonia Figini, Country Manager di NetApp Italia - è necessario un ulteriore passo avanti verso un reale cambiamento culturale nei confronti dell’ICT, che deve diventare parte integrante e base per la realizzazione di servizi innovativi nella PA». Quale può essere, dunque, il ruolo di un vendor come NetApp? «Fornire soluzioni storage avanzate e infrastrutture virtualizzate afferma la manager - che permettano alle amministrazioni pubbliche di gestire crescenti quantità di dati in modo efficiente, evitandone la duplicazione e assicurando un servizio pubblico di qualità. Da sempre NetApp si impegna nel diffondere la cultura digitale in Italia e nel mondo e considera l’innovazione il valore fondante della sua attività». Proprio la cultura dell’innovazione, riconosciuta ufficialmente anche dalla rivista Forbes, che la inserisce tra le aziende più innovative al mondo, permette NetApp di essere sempre in prima linea nel rispondere ai cambiamenti del mercato e di offrire soluzioni per rispondere alle esigenze in continua evoluzione. Quanto alle aspettative per il 2012, l’offerta NetApp è destinata a crescere, con particolare attenzione a | 16 |
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soluzioni studiate per garantire ai clienti di tutte le dimensioni la risposta più adatta alle loro esigenze di efficienza e flessibilità, che costituiranno, con la necessità di gestire una quantità sempre maggiore di dati, la spinta agli investimenti IT nel corso dell’anno appena iniziato. L’architettura storage unificata, in grado di fornire ai clienti la flessibilità necessaria ad affrontare in modo semplice i cambiamenti del mercato, resterà un elemento cardine dell’offerta NetApp. Il nuovo sistema operativo Data ONTAP 8.1 cluster mode, invece, offrirà ai clienti efficienza e prestazioni prima impensabili e trasferibili anche a soluzioni storage di terze parti, grazie all’integrazione con la piattaforma V-Series. Continuerà inoltre il viaggio di NetApp verso il Cloud, con l’obiettivo di rendere lo storage l’elemento fondante per l’implementazione di ambienti Cloud, anche attraverso la collaborazione crescente con i service provider e i principali attori del settore tra cui Cisco, Citrix, Microsoft, Sap, VMware. L’obiettivo è dare vita a soluzioni integrate e modulari come FlexPod, realizzata in collaborazione con Cisco e già adottata da diverse centinaia di clienti in tutto il mondo. Un tema caldo per il 2012 saranno infine i Big Data, che rappresentano per le aziende non solo una sfida, ma anche, se ben gestiti, un’opportunità per ottenere importanti vantaggi economici. Per questo nel portfolio NetApp sono già presenti otto diverse soluzioni (data analytics, HPC, video sorveglianza, video streaming, ecc.) appositamente studiate per questi ambienti.
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Cloud, Mobile, Social e Innovazione a ROI sostenibile Quattro concetti chiave che dovrebbero entrare nelle agende dei CIO, per poter lavorare in modo collaborativo, comunicando e innovando, senza vincoli di spazio, tempo e costo Luca Giuratrabocchetta Country Manager Google Enterprise Italia
Nella vision di Luca Giuratrabocchetta, Country Manager Google Enterprise Italia, sono quattro i concetti chiave che nel 2012 dovrebbero far parte delle agende dei CIO: Cloud, Mobile, Social e Innovazione a ROI sostenibile. «Quattro scenari solo all’apparenza distinti - spiega il manager -, ma in realtà convergenti e in grado di far compiere un salto di qualità all’IT aziendale, portandolo nel 21mo secolo, nell’era del Web». Per la divisione Enterprise di Google, in particolare l’obiettivo è andare oltre l’attuale concetto di Cloud Computing per portare i clienti verso ciò che l’azienda chiama “Web al 100%”: le applicazioni e i dati risiedono centralmente e vengono erogati da un’infrastruttura multi-tenant altamente scalabile, sicura e affidabile con i dispositivi fissi e mobili (PC, notebook, chromebook, tablet, smartphone) che diventano veloci e versatili portali di accesso ai dati. Inoltre, non occorre installare gli aggiornamenti per accedere all’ultima versione: «le 175 nuove funzionalità che abbiamo lanciato nel 2011 per la suite Google Apps for Business sono state tutte aggiornate in automatico all’interno della soluzione del cliente e senza un euro di costo aggiuntivo, rispetto ai 40 euro per utente l’anno per l’acquisizione del servizio». Le imprese non hanno più bisogno di possedere o gestire server e software client: acquistano le applicazioni integrate e le piattaforme di sviluppo da altri e possono impiegare le loro risorse (budget, persone, competenze) per fronteggiare le sfide aziendali. Veniamo al secondo concetto chiave: Mobile. Oltre il 90% degli utenti Google Apps for Business ha già
introdotto dispositivi Android all’interno dell’organizzazione. I motivi? «Ad esempio perché i device Android aziendali sono amministrabili direttamente dalle Google Apps o perché l’ultima versione di Android supporta una quantità di potenti funzioni enterprise». Il terzo potentissimo concetto chiave: Social. «Per noi di Google, introdurre la logica Social nell’universo aziendale è l’ultima frontiera della nostra filosofia volta a trasferire nel business il meglio del mondo consumer. Il business è fatto di relazioni tra le persone: quale veicolo migliore del Web per metterle in contatto?». L’introduzione di alcune tecniche social all’interno delle Google Apps è iniziata con l’aggiunta delle discussioni in Google Docs e la prima integrazione di Google+ in Google Apps. Google+ è la nuova sfida: nei prossimi mesi assisteremo a continui miglioramenti volti ad accrescerne l’utilizzo a supporto del business. Per finire: Innovazione a ROI sostenibile. «Tutto quanto abbiamo sinora visto, e molto altro, sono potentissimi strumenti di innovazione in azienda. Farlo con una piattaforma che costa 40 euro l’anno a utente, senza costi aggiuntivi, e che permette anche di sviluppare nuove applicazioni a costi minimi se non nulli vuol dire un ROI estremamente favorevole e un payback time spesso inferiore ai 12 mesi. Siamo consapevoli che non tutte le aziende siano in grado di adottare subito il modello 100% Web, ma crediamo che cominciare a muoversi in questa direzione possa aiutarle a realizzare miglioramenti significativi in termini di costi, velocità, flessibilità e produttività». www.ict4executive.it
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Dati di qualità per disegnare un nuovo modello di crescita La sfida per manager e imprenditori è individuare e sviluppare nuove modalità di fare business, a partire dall’enorme patrimonio di dati che è in possesso di ogni azienda, estraendone un quadro completo e indicazioni utili Marco Icardi Amministratore Delegato Sas Italy
Diffondere la cultura del dato di qualità, supportando imprenditori e manager a sfruttare questo enorme patrimonio e a farlo diventare un asset. È questo l’impegno di Sas, fra i leader mondiali nelle soluzioni software per il supporto decisionale rivolte a tutte le aree strategiche dell’azienda. «Diventa determinante ripensare a modelli di crescita in termini di competitività ed efficienza – afferma Marco Icardi, Amministratore Delegato della società - . E, ancor più importante, individuare e sviluppare nuove modalità di fare business ridisegnando processi che prima non erano pensabili. È in questo sforzo di individuazione di aree di innovazione, interne alle aziende per migliorarne i processi oppure esternamente per costruire nuovi modelli di business, che Sas fa la differenza». Il network costruito da Sas con la propria struttura multinazionale, le referenze di successo in numerosi progetti, i partner e le università italiane, rappresentano una base solida non solo per diffondere cultura digitale ma anche per rilanciare competitività e capacità di crescita di tante aziende. Negli ultimi mesi, in particolare, i progetti dei clienti di Sas si sono concentrati su alcuni ambiti, fra cui il risk management, sia nelle banche come evoluzione dei sistemi di monitoraggio sotto stress per l’attuale crisi economica, pensiamo in particolare al liquidity risk, sia nelle assicurazioni per l’introduzione delle disposizioni regolamentari di Solvency II. | 18 |
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Altro ambito cruciale resta la relazione con i clienti, che comprende temi molto diversi che vanno dall’analisi e segmentazione, alla gestione delle campagne di marketing, dall’ottimizzazione dei canali di contatto, alla brand reputation online. «Ma l’area su cui pensiamo Sas possa registrare la maggiore crescita – afferma Icardi - è quella dell’Information Management, relativa al trattamento di grandi moli di dati, con l’introduzione di importanti innovazioni tecnologiche come l’in-data base processing dei modelli analitici o l’in-memory processing che permette l’high performance computing anche su volumi finora non gestibili». Le esigenze che spingono le aziende ad investire in analytics sono diverse a seconda dei settori. Sia che si tratti di un’azienda retail che voglia ottimizzare l’assortimento di migliaia di articoli, di un ospedale che intenda identificare i programmi terapeutici che migliorano le condizioni dei pazienti o di una banca che deve prevenire nuove tipologie di frodi, i Big Analytics di Sas affrontano volumi massivi di dati strutturati e non, estraendone un quadro completo e indicazioni utili per prendere decisioni migliori e consapevoli. «La scalabilità del nostro framework consente di analizzare enormi volumi di dati ad una velocità fino a qualche anno fa impensabile – conclude Icardi -. L’esecuzione degli Analytics inoltre avviene direttamente nei database evitando perdite di tempo e di dati».
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Cloud E virtualizzazione per recuperare efficienza Un’opportunità per le imprese e per la PA italiana per migliorare i servizi e ottenere rapidamente risparmi, liberando così nuovi fondi e budget per ulteriori investimenti Alberto Bullani Regional Manager VMware Italia
Nel complesso scenario attuale di recessione economica, la PA italiana potrebbe dare slancio guardando ai processi informatici con un approccio innovativo, che punta all’ottimizzazione dei propri Data Center per arrivare a ottenere rapidamente risparmi concreti ed effettivi che offrano la possibilità di avere nuovi fondi e budget disponibili per ulteriori investimenti. Invece prevale la cautela. È l’opinione di Alberto Bullani, Regional Manager di VMware Italia, che afferma «La virtualizzazione e le varie declinazioni del Cloud computing potrebbero in questo senso rappresentare la vera chiave di volta. Tutto sta nel prendere seriamente in considerazione i vantaggi che le nuove tecnologie possono offrire, rapportandoli alla propria realtà: la virtualizzazione può infatti portare al miglioramento del TCO, della gestione dei processi, alla riduzione dei consumi e dei costi, con il risultato di una maggiore efficienza operativa generale». Il manager evidenzia come molti degli investimenti attuali in ambito IT continuino a essere dedicati alla manutenzione, lasciando poche risorse all’innovazione; per questo i responsabili IT sono chiamati ad adottare una strategia più efficace per far fronte alle diverse esigenze. «Per favorire la diffusione di una “cultura digitale” VMware sta portando avanti un approccio molto pragmatico nei confronti della virtualizzazione e soprattutto del Cloud, che, da un lato, permette di salvaguardare gli investimenti, dall’altro di evolvere verso l’erogazione dell’IT secondo nuovi modelli e
paradigmi. Se il sistema globale viene ottimizzato, ne beneficerà indirettamente anche il cittadino, perché avrà modo di assistere a un miglioramento della qualità dei servizi». Un approccio pratico e attuabile quindi può far evolvere e migliorare la gestione dell’ICT nella PA, rappresentando in senso lato la possibilità di sviluppo e di crescita per l’intero sistema Paese. Secondo VMware, nel 2012 assisteremo a un ulteriore sviluppo della virtualizzazione, sia in ambito desktop che in ambito Data Center. «Sempre più le aziende clienti richiederanno soluzioni in grado di garantire una maggiore agilità ed efficienza del Data Center, consentendo di rendere l’ambiente più dinamico, flessibile e al servizio delle applicazioni business critical. Quest’anno assisteremo infatti a una forte richiesta volta a ottimizzare la gestione delle applicazioni business critical più impegnative», afferma il manager. Ci sarà inoltre una crescente domanda di tool di management del data center, che permettono ai responsabili IT di garantire da un lato maggiore velocità e flessibilità dell’in- frastruttura, dall’altro di mantenere un elevato livello di controllo, garantendo quindi, una maggiore sicurezza dei data center aziendali. A spingere questo trend una sempre maggiore richiesta di ottimizzazione dell’infrastruttura, sia in termini di efficienza che di risparmio economico. www.ict4executive.it
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LE
TECNOLOGIE
DELL'INFORMAZIONE
E
DELLA
svolgono un ruolo sempre più pervasivo e strategico in qualsiasi organizzazione, diventando una potente leva di innovazione e di miglioramento delle performance. Una corretta conoscenza di queste tecnologie e, soprattutto, del loro impatto sul business può portare una qualsiasi azienda a sfruttarle efficacemente per ottenere benefici significativi e migliorare la sua competitività. Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano nascono proprio con l’obiettivo di contribuire a questa conoscenza con un insieme ampio e articolato di vicende che analizzano la migliore esperienza italiana, con una forte attenzione agli scenari internazionali.
COMUNICAZIONE (ICT)
si rivolgono in particolare ai manager e ai decision maker delle aziende utilizzatrici di ICT per fornire loro informazioni sulle opportunità offerte dalle soluzioni più innovative attraverso ricerche puntuali, studi di caso, benchmark, video degli eventi, atti dei convegni, ecc.
GLI OSSERVATORI
GLI OSSERVATORI si rivolgono anche a tutte le aziende che offrono soluzioni e servizi ICT (software vendor, hardware vendor, service provider, consulenti, operatori del canale), fornendo fotografie approfondite sugli scenari di mercato in Italia, con l’intento di supportarle nella messa a punto di offerte più efficaci.
con i suoi 80 analisti e ricercatori, hanno svolto nell’ultimo anno più di 40 ricerche, analizzando oltre 3.000 imprese e pubbliche amministrazioni e organizzando circa 100 eventi tra Convegni e Workshop.
GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENT,
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OLTRE 130 REPORT
C I R C A 6 5 0 P R E S E N TA Z I O N I D E I R E L AT O R I A I C O N V E G N I
P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I V I S I TAT E I L S I T O
w w w. o s s e r v a t o r i . n e t
Alcuni esempi di domande a cui gli Osservatori contribuiscono a dare risposta 1. Qu ali basate sono le op po su a gli op l Cloud co rtunità che CANALE ICT mput erator le solu in i del c zioni anale g offrono ICT? 2. Qu al è la reddit del C ività d anale ICT? egli o perato ri
E-COMMERCE B2C
scita dina miche di cre 1. Quali sono le principali i ne no lia B2c ita dell’eCommerce elettronica , , mo ologici (turis compar ti merce .)? ecc , da mo i, libri, assicurazion
MOBILE MARKETING
Mobile ercato del esciuto il m in Italia? cr è to an 1. Qu imi anni g negli ult Advertsin ente concretam si possono i at lt su g? ri n 2. Che e Marketi n il Mobil ottenere co
à della rea li potenzia lit 2. Quali sono le er? ail ret r un mu ltica na lità pe al meglio? essere sfr ut tate Come possono ICT & PMI
soluzioni ICT no diffuse le 1. Quanto so rvice Se a alità as erogate in mod strutturale fra in o (sia a livell italiane? o) nelle PMI che applicativ ndizionano i fattori che co 2. Quali sono servizi applicativi dei la diffusione ità rali in modal e infrastruttu ? e” ic rv “as a Se I C T S T R AT E G I C S O U R C I N G
1. Come stan no evolvend o di governan ce e le logich i meccanismi e contrattu per gestire ali efficacemen te i nuovi m di offerta as odelli a Service? 2. Quali sono i della deloca principali ostacoli lizzazione de i servizi IC Quali sono T? gli impatti sulla govern della relazion ance e cliente-fo rnitore?
FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A
1. Quali sono i benefici di una soluzione di Fatturazione Elettronica e come si valutano concretamente? 2. Quali sono i principali “fattori critic i di successo” di un progetto di Fatturazio ne Elettronica?
N F C & M O B I L E P AY M E N T
1. Qua li sono i c a si d d i Mob i su ile Pay ment in ccesso e a ll ’es Ita lia tero? 2 . C he spa zio c’è in It p er i s o a lia lution Prov id e r?
M O B I L E I N T E R N E T, C O N T E N T & A P P S
1. Quanto vale il mercato delle mobile application in Italia? 2. Quali sono i comportamenti degli utenti che navigano dal telefonino? ENTERPRISE 2.0
nto in estime di inv e alla d n io e z r t la n a e sono i ise 2.0 in re nz li e a n u 1. Q terpr pparte ive En re di a zione delle iniziat ne, al setto a zz sio ionali dimen di internaz o ll e v al li e? aziend , wiki, king si blog or o diffu social netw n o s zare to i n d a i u u iz o tiliz v 2. Q osson g e ser p i in s t s e a podc ? Com i aziendali? ziende ss nelle a o dei proce n r te n ’i all
Cov e r s tory
di
Mariano corso
school of management politecnico di milano
Le priorità dei CIO italiani nel 2012 Una Survey della School of Management del Politecnico di Milano, che ha coinvolto un panel rilevante di imprese italiane, identifica l’agenda dei Chief Information Officer per quest’anno. Nel complesso, i budget sono allineati a quelli del biennio precedente: in leggera crescita Utility, Banche e Assicurazioni, in calo l’Industria e i Servizi
L’Osservatorio Gestione Strategica dell’ICT, nell’ambito della Management Academy for ICT Executives, ha realizzato una Ricerca estensiva attraverso una Survey rivolta ad un panel rilevante di Direttori di Sistemi Informativi con l’obiettivo di identificare l’agenda dei CIO per il 2012. Alla Survey hanno risposto 173 imprese ben ripartite in termini settoriali e di cui circa il 30% rappresentativo di imprese di medie dimensioni ed il restante di quelle di grandi dimensioni. Le risposte ottenute confermano quanto emerso dal confronto con i Top CIO che hanno collaborato alla Management Academy per tutto il 2011 e ne allargano la prospettiva fornendo visioni specifiche legate ai diversi settori e classi dimensionali. I rispondenti si sono così distribuiti nelle diverse classi a disposizione: il 37% si è posizionato nel range di budget ICT superiore ai 10 milioni di euro (di cui il 17% sopra i 50 milioni) mentre il 39% appartiene alle classi di | 22 |
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budget inferiori ai cinque milioni di euro (il 24% tra uno e cinque milioni di euro e il 15% inferiore al milione). Il rimanente 14% dei rispondenti rientra nella classe compresa tra cinque e dieci milioni di euro. Le aziende rispondenti sono state classificate in quattro macro settori: Banche e Assicurazioni, Servizi/ Media/Telco, Industria e Utility. La prima domanda posta è relativa al budget ICT a disposizione ed al suo trend. I dati in possesso, elaborati nelle ultimissime settimane del 2011, quindi con stime di budget 2012 attendibili e che incorporano l’evoluzione della situazione economica dell’ultimo periodo del 2011, parlano di un 2012 in cui il mercato non cresce attestandosi ai livelli, certo non esaltanti, degli ultimi due anni. In termini di settori cresceranno, sebbene a tassi non elevati, le Utility e le Banche e Assicurazioni. Mentre resteranno in terreno leggermente negativo l’Industria e i Servizi.
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In termini dimensionali prevale il segno positivo nella media impresa, in cui si trova anche un confortante 17% di imprese che prevede di aumentare il budget ICT a un tasso superiore al 10%, mentre la grande impresa mantiene una spesa stabile o in leggera contrazione.
si legge una sorta di sforzo di “autofinanziamento” dell’ICT che cerca innanzitutto di recuperare risorse attraverso una razionalizzazione dei suoi costi interni, e in secondo luogo un contributo alla riduzione dei costi dei processi di Business con ritorni misurabili e di breve periodo.
A seconda di quelle che erano le aspettative, questo dato può essere visto come un bicchiere mezzo pieno, poiché non si intravede un tracollo degli investimenti, o mezzo vuoto, poiché non si prospetta un recupero degli investimenti lasciati indietro nell’ultimo biennio.
L’ultima domanda posta è in che modo la Direzione ICT dovrà cambiare per poter aumentare la propria efficacia. Al primo posto, quasi un CIO su due vede il tema dell’investimento sui ruoli e i processi di Demand Management, in secondo luogo le competenze per la gestione dell’Enterprise Architecture, al terzo posto lo sviluppo dei modelli per la governance internazionale dell’ICT.
La seconda domanda posta investiga le aree di investimento per il 2012. Innanzitutto la Business Intelligence e Analytics, che vengono considerati da quasi un CIO su due una delle priorità di investimento per il 2012. Vengono poi lo sviluppo e il rinnovamento del Data Center, il Cloud Computing, la Digitalizzazione e dematerializzazione dei documenti, i nuovi device mobili, la Unified Communication and Collaboration, le mobile apps, lo sviluppo di canali digitali e social CRM e infine le nuove architetture di information management e storage. Dai risultati
I CIO cercano quindi di costruire una Direzione ICT che pensi ed agisca alla velocità delle esigenze del business, diminuendo i tempi di reazione, e i vincoli e costi di cambiamento, anche con uno snellimento dell’organico ed un più flessibile ricorso al mercato, aumentando la capacità di cogliere e anticipare bisogni e opportunità di business ma al contempo di governare l’evoluzione dell’architettura per non perdere il controllo dell’evoluzione del sistema informativo.
Fonte: Politecnico di Milano, survey su 173 imprese italiane, novembre 2011
in cosa investiranno le imprese nel 2012? 42%
Business Intelligence e Analytics 34%
Rinnovamento Data Center Cloud e ICT as a Service
30%
Digitalizzazione e dematerializzazione
30% 24%
Nuove apps per device mobili (tablet, slate PC, ecc.)
23%
Unified Communication and Collaboration
22%
Mobile Apps per il Business Canali digitali e applicazioni di social network CRM
18%
Information Management e Storage
18%
Altro
18%
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cover story | Le PR I OR I Tà D E I CI O italiani NEL 20 1 2
Gianluca Giovannetti
Direttore Sistemi Informativi, Organizzazione ed attuazione Strategia, Gruppo Amadori Formazione e coinvolgimento di giovani laureati per favorire la cultura digitale in azienda Nelle aziende italiane troppo spesso la cultura dell’innovazione e del digitale è scarsa: compito del CIO è anche quello di avviare una trasformazione che orienti l’intera organizzazione verso una maggiore confidenza e utilizzo delle tecnologie digitali. È quanto sta facendo Gianluca Giovannetti, CIO di Amadori Group, una delle principali aziende del settore agroalimentare italiano, punto di riferimento per i piatti a base di carne. Il Gruppo, fondato a San Vittore di Cesena quarant’anni fa, conta sulla collaborazio-
ne di oltre 6.500 lavoratori e ha un fatturato di 1 miliardo di euro. «All’interno del Gruppo Amadori - spiega Giovannetti - abbiamo avviato numerose iniziative di trasformazione che mirano al recupero di efficienza, al fare di più con meno, e allo sviluppo di business. Nel farlo si è cercato di introdurre qualche piccola novità: per esempio, all’interno di ogni singola iniziativa progettuale è stato inserito un tesista proveniente da facoltà universitarie pertinenti. È innegabile, infatti, che parte
del digital divide deriva da fattori anagrafici». Inoltre, grazie al sostegno della divisione HR, il 2012 sarà il primo anno in cui all’interno dell’azienda si svolgeranno corsi orientati interamente al tema della cultura digitale. «Ciò significa che, per esempio, nel Marketing si affronterà il tema delle relazioni digitali all’interno del CRM, mentre nell’HR ci si interrogherà sulla possibilità di costruire un profilo sociale per tutti i dipendenti, e nelle Vendite emergeranno i temi della cooperazione e negoziazione con i nuovi media».
Mauro Viacava
Group IT Director Barilla G. e R. Fratelli Focus su Unified Communication e Collaboration, supporto all’espansione geografica del Gruppo e tecnologie innovative nei processi di business «In linea con la strategia dell’azienda, la Direzione ICT per il 2012 ha poche ma chiare priorità. Avvieremo meno progetti grandi a favore di più progetti medio piccoli, ma il budget resta invariato, anche se l’obiettivo è sempre quello di riuscire a contenere le spese». Esordisce così Mauro Viacava, dal 2004 CIO di Ba-
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rilla, che con circa 4 miliardi di euro di fatturato è il primo gruppo alimentare italiano, oltre che una delle più importanti multinazionali del Paese. Gli investimenti si focalizzeranno in particolare su tre iniziative. La prima, di rilevanza strategica, riguarda un progetto di Unified Communication e Collaboration
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Roberto Fonso
Direttore Information Technology Banca Popolare di Milano Spazio alle innovazioni “visibili” per rinnovare l’immagine
Banca Popolare di Milano è una delle principali banche popolari italiane. Focalizza la sua attività sulla clientela retail, sulle piccole e medie imprese e sui prodotti di risparmio gestito. La Banca Popolare di Milano è un gruppo bancario sviluppato su base interregionale e conta più di 47 mila soci. Secondo Roberto Fonso, CIO della banca, nel 2012 ci
sarà lo spazio per apportare innovazioni che possano riguardare anche l’immagine dell’azienda sia verso l’interno sia verso il cliente. «Se si vogliono cambiare i processi o la complessità dell’infrastruttura - spiega il manager - non si può infatti trascurare l’aspetto visual, anche se nel settore bancario, purtroppo, la pressione normativa permane e
avviato nel 2010: tutti gli oltre 4mila “colletti bianchi” Barilla nel mondo ora hanno sul loro desktop un sistema innovativo, interamente basato su logiche Cloud, per collaborare a distanza, con Webcam e cuffie, integrato con un sistema di video comunicazione e telepresence installato l’anno scorso. Ora che la piattaforma è completa, il Gruppo è impegnato nello sviluppo e diffusione di servizi e applicazioni, come personal Web site, l’e learning e la Barilla TV.
«Si tratta di uno dei progetti Cloud più ampi al mondo per capillarità e completezza funzionale – afferma il CIO –, destinato a cambiare il modo di lavorare e collaborare delle persone e a supportare la seconda delle nostre priorità per il 2012, ovvero l’espansione geografica del Gruppo, in particolare in Asia: nei nuovi Paesi potremo così usufruire di tutto il Knowledge Management già presente». Terza area di focalizzazione dell’ICT Barilla riguarda
rende più complessa ogni trasformazione: quando l’azienda cerca di efficientare i processi, incontra infatti spesso una nuova norma che rende l’intervento più difficile». Buona parte degli investimenti ICT di BPM è destinato all’evoluzione dei sistemi per compliance alla normativa. Sono sempre presenti inoltre progetti di cambiamento interni alla banca in due ambiti principali: rivolti allo sviluppo del business corrente e dei nuovi prodotti e quelli riguardanti l’efficientamento dell’organizzazione e dei processi, tramite il rinnovamento tecnologico. Si tratta dunque di bilanciare investimenti di lungo periodo, che restano necessari per mantenere aggiornate le architetture,
l’adozione di tecnologie innovative – in particolare 3D e di simulazione – per innovare i processi, sia interni (dallo sviluppo prodotto all’ingegneria del packaging) sia verso il consumatore (ad esempio per la valutazione del gradimento). Con l’inizio del 2012 è
con interventi visibili e di breve periodo; i cosiddetti quick-win; e di impatto sul Business. «Per un informatico – continua Fonso - il risultato ideale sarebbe quello di trovare un intervento che si faccia in breve tempo e che nello stesso tempo sia di grande effetto. Purtroppo questi risultati si ottengono piuttosto raramente, e spesso bisogna fare investimenti significativi per avere interventi duraturi che portino benefici negli anni, di cui a volte non è facile dimostrare il ritorno economico».
stata anche introdotta una novità a livello organizzativo: si tratta della nascita di un responsabile ICT per ogni macro regione in cui è presente Barilla (Asia, Europa e America), creando così una sorta di hub regionale dell’ICT, in modo da rendere ancora più efficace il modello
del vertice mondiale nell’headquarter di Parma. Il nuovo ruolo ha tuttavia modificato solo lievemente l’organizzazione, adottata otto anni fa, che vede un costante allineamento fra ICT e processi aziendali, grazie alla presenza di figure professionali chiamate Business Process Support, che cooperano giornalmente e su scala globale con le Linee di Business, garantendo non solo efficacia ma anche un clima di soddisfazione e collaborazione.
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Gianluigi Castelli
Executive Vice President ICT, Eni Un grande progetto di IT transformation, con la costruzione di un innovativo data center ad altissima efficienza
Milo Gusmeroli
Vicedirettore Generale E CIO Banca Popolare di Sondrio La sfida è l’utilizzo delle informazioni in un’ottica strategica e multicanale, con il cliente al centro. Misurando il ritorno degli investimenti ICT La Banca Popolare di Sondrio, con 2.450 dipendenti e 300 filiali, investe in ICT somme ingenti, come tipico del comparto. Secondo Milo Gusmeroli, che ricopre anche il ruolo di CIO, «l’operatività della Banca, i suoi servizi, la sua differenziazione del resto passano proprio attraverso un contenuto informatico». La crescita degli investimenti ICT appare dunque necessaria, almeno per quanto riguarda la parte più strategica e di business. Le priorità individuate dalla Banca di Sondrio per il 2012 sono tre. La prima riguarda il completamento e la sostituzione di applicativi core, con lo sviluppo di nuove piattaforme integrate nei vari comparti. Le altre due linee di investimento prioritarie attengono a un migliore e più esteso utilizzo dell’informazione, sia per supportare la pianificazione strategica e
l’evoluzione del business, sia per migliorare la relazione con il cliente. «Intendiamo utilizzare il patrimonio più importante che la Banca possiede, quello dell’informazione, per fornire elementi che aiutino a prendere decisioni strategiche, attraverso un processo chiaro e un maggior presidio dei rischi. Ciò si traduce in una gestione più sana e prudente, con una visione dell’attività che pone il cliente al centro, in un’ottica CRM», afferma il CIO. Queste informazioni, però, non vivono isolate, ma devono essere gestite e concluse in un’ottica multicanale, con un utilizzo esteso sia all’interno sia all’esterno dell’azienda e con un modello di comunicazione più efficace. «Unified Communication e multicanalità sono due principi non facili da realizzare: integrare la comunicazione, con i ca-
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nali operativi comporta un cambiamento e degli investimenti non secondari», sottolinea Gusmeroli. Il terzo ramo di interventi su cui si focalizzeranno gli investimenti riguarda la razionalizzazione delle architetture, sia di carattere applicativo sia infrastrutturale, nell’ottica di efficientare l’ICT, che è la macchina di supporto al business, e semplificare i processi. «Sono investimenti mirati alla riduzione dei costi e a un utilizzo più razionale delle risorse che si hanno a disposizione, nell’ottica non di spendere meno ma di spendere meglio. Per questo, stiamo realizzando un nuovo sistema di ICT performance management che ci consentirà di misurare i ritorni che vengono dall’ICT, nell’ambito di una strategia aziendale complessiva, volta anche, come detto, a gestire al meglio le informazioni e condividerle».
L’ICT di Eni sta attraversando un articolato percorso di trasformazione che vedrà l’azienda impegnata per i prossimi due anni e che porterà a ridisegnare completamente le modalità di erogazione dei servizi nel segno della massima efficienza e flessibilità: un nuovo green data center ad altissima efficienza, in via di realizzazione in provincia di Pavia, ospiterà un’infrastruttura virtualizzata su cui poggerà la quasi totalità delle applicazioni. «Nel 2012 completeremo i muri e le parti fisiche del data center - spiega Gianluigi Casteli, CIO di Eni -. Sarà poi necessario testare tutta l’infrastruttura, i cablaggi e la rete. Il 2013 sarà dedicato allo spegnimento progressivo dei vecchi server e all’avviamento delle applicazioni sulla nuova struttura. Abbiamo già avviato anche un grande progetto di razionalizzazione delle applicazioni: alcune verranno eliminate, altre incorporate o sostituite: l’obiettivo è arrivare a circa 400-450 applicazioni rispetto
alle 545 oggi a portafoglio». Il progetto di IT transformation si inserisce nel contesto di un programma di innovazione dell’ICT e di recupero di efficienza avviato all’inizio del 2007, che ha portato in quattro anni a una riduzione dell’organico da 1045 a 675 persone e a un risparmio di quasi 100 milioni di euro all’anno sulla spesa esterna. «Ora abbiamo stabilizzato sia l’organico sia il budget, che anzi sarà in leggera crescita nel 2012 tenendo conto però che tutte le partite straordinarie, come il data center, non rientrano nel budget. In futuro, il recupero di efficienza pensiamo di ottenerlo con la IT Transformation».
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Paolo Ciceri
Direttore Sistemi Informativi laRinascente
Nel gruppo di lavoro guidato da Castelli lavorano 675 persone e il budget gestito nel 2011 è stato di 475 milioni di euro, cui si aggiunge la spesa per l’estero, circa 250 milioni di euro. Per rispondere in modo più efficace e tempestivo alle esigenze ICT di un’azienda così diversificata come Eni, dallo scorso ottobre l’organizzazione è stata rivista per macro processi aziendali (come l’esplorazione, la produzione, il commerciale…): unità integrate verticalmente e libere di adottare il modello operativo più efficace nei confronti delle Linee di Business con cui interagiscono. Eni, che è quotata sulla Borsa di Milano e al New York Stock Exchange (NYSE), è oggi un’impresa integrata nell’energia, impegnata nell’attività di ricerca, produzione, trasporto, trasformazione e commercializzazione di petrolio e gas naturale, presente in oltre 70 Paesi con circa 80.000 dipendenti.
Una Digital Strategy per migliorare la relazione con il cliente
laRinascente è una storica catena di department store con 20 milioni di visitatori e oltre 400 milioni di vendite. Dal 2005 ha avviato una profonda ristrutturazione dei suoi 11 negozi presenti nelle principali città italiane, all’insegna del design e dell’avanguardia, con l’obiettivo di dare al cliente una sempre più ampia offerta merceologica e una migliore shopping experience.
L’organizzazione ICT è caratterizzata da un utilizzo intenso dell’outsourcing, che permette una gestione semplice e dinamica delle attività, con un focus interno sulla Governance e il Demand Management in quattro aree principali: sistemi di vendita e negozi; acquisti e supply chain; sistemi amministrativi e personale, business intelligence a cui si sono aggiunte
recentemente le aree CRM e Digital Strategy. E’ presente poi una piccola struttura di staff, dedicata precipalmente all’attività di procurement. «La Digital Strategy e il CRM sono nati nel 2012 dall’esigenza di rivedere la relazione con il cliente, che ha forti impatti anche sul marketing e la comunicazione», spiega Paolo Ciceri, Direttore sistemi informativi dell’azienda. «In questo senso, il CRM rappresenta uno strumento prezioso di relazione, insieme ad altri tool che rientrano nella Digital Strategy, come il Customer Portal, un portale di informazioni che nasce come emanazione del CRM e non del sito istituzionale già esistente. Stiamo introducendo in questa ottica anche strumenti di mobilità interna, per seguire il cliente nel punto vendita».
guardano più un’unica area dell’azienda», conferma Ciceri, «ma sono trasversali: tutte le funzioni aziendali sono impattate e all’interno di ciascuna area vengono richiesti numerosi strumenti per la condivisione del senso logico dei processi e della finalità comune». In quest’ottica la Direzione ICT di laRinascente sta intensificando il coordinamento con le Line of Business, al di là dei già esistenti comitati di innovazione. «Ogni iniziativa si focalizza sulla figura del responsabile, che di volta in volta coordina e pilota i progetti afferenti e i relativi fornitori esterni».
«Tutti i cambiamenti attualmente in atto non ri-
Il cambiamento in atto all’interno dell’azienda, quindi, sta comportando anche un potenziamento nella Direzione ICT dei ruoli di coordinamento e delle conoscenze dei processi di Business.
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Agostino Ragosa
Responsabile Tecnologie dell’Informazione Poste Italiane Importanti investimenti per le piattaforme strategiche e a supporto di nuovi servizi, con ricadute positive sull’intero Sistema Paese Agostino Ragosa, CIO di Poste Italiane dal 2004, è fra gli artefici del profondo processo di rinnovamento che ha interessato la società, che con 14mila uffici postali e oltre 150mila dipendenti garantisce i propri servizi su
tutto il territorio nazionale. L’infrastruttura logistica e tecnologica di Poste Italiane è la più grande e capillare del Paese e fornisce, oltre ai servizi postali, anche prodotti integrati di comunicazione, logistici, finanziari,
assicurativi e di telefonia mobile a cittadini, imprese e pubblica amministrazione. «Da tempo l’Information Technology è una leva strategica di business talmente importante da diventare parte integrante della mis-
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sion dell’azienda stessa - afferma Ragosa -. Per il 2012, gli investimenti ICT previsti seguono due direttrici di sviluppo principali. La prima è mirata a garantire la continuità evolutiva delle piattaforme tecnologiche strategiche, quali, solo per citare degli esempi, la piattaforma di CRM/EDWH, che rappresenta una delle più grandi base clienti a livello mondiale». Con oltre
42 milioni di clienti unici censiti, la piattaforma permette, in ogni ufficio postale presente sul territorio, di riconoscere il cliente che si presenta allo sportello e di fornirgli i servizi più adeguati. Un altro esempio è la piattaforma integrata di delivery di servizi allo sportello, la Service Delivery Platform, che in stretta integrazione con la piattaforma di CRM permette di erogare servizi postali (es. posta ordinaria, raccomandata, pacchi ecc.), bancari (es. conti correnti, pagamenti, carte ecc.), assi-
curativi (es. previdenza integrativa, protezione, investimento e risparmio ecc.) e di telefonia (prodotti e servizi Postemobile). La seconda direttrice di sviluppo dell’IT per l’anno in corso intende indirizzare le nuove necessità/opportunità di business, come per esempio favorire lo sviluppo delle comunicazioni elettroniche per i cittadini e le pubbliche amministrazioni o investire nei servizi tecnologici necessari per supportare adeguatamente le attività della neo costituita Banca del Mezzogiorno, il nuovo
soggetto del mondo del credito nato per fornire un fattivo supporto al tessuto delle piccole e medie imprese localizzate sul territorio. «Gli investimenti in infrastrutture tecnologiche necessari per la realizzazione dei progetti previsti hanno, in una situazione di congiuntura sfavorevole come quella attuale, un benefico effetto anticiclico sull’economia reale e consentono quindi alla nostra Azienda di perseguire anche un importante obiettivo a livello sociale e di Sistema Paese», sottolinea il CIO.
Gloria Gazzano
Responsabile ICT, Snam Esigenze di Compliance e la riorganizzazione societaria spingono l’innovazione dell’ICT
Gloria Gazzano guida la direzione ICT di Snam, il principale operatore italiano nelle attività regolate del gas. La Società è quotata alla Borsa di Milano e il titolo è incluso nell’indice FTSE MIB e in quello europeo del settore Utility Stoxx 600 Utilities. Nel recepire i principi del Terzo Pacchetto Energia Ue, Snam ha realizzato di recente un importante progetto
di riorganizzazione che ha portato, tra l’altro, al conferimento del ramo trasporto, dispacciamento e misura del gas naturale a una nuova società che ha preso il nome di Snam Rete Gas. Snam, in qualità di Corporate, esercita un ruolo di indirizzo strategico, direzione, coordinamento e controllo sulle quattro società operative focalizzate sulla gestione e
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sviluppo dei rispettivi business: Snam Rete Gas per il trasporto e dispacciamento del gas naturale, Gnl Italia per la rigassificazione, Stogit per lo stoccaggio e Italgas per la distribuzione cittadina. Lo scorso anno ha visto la funzione ICT fortemente impegnata nell’avvio e sviluppo di importanti progetti inseriti in un quadro complessivo di cambiamenti normativi e societari che impattano fortemente sul business dell’azienda. «Nell’area infrastrutturale - spiega Gloria Gazzano - è stato intrapreso un percorso di consolidamento dei data center che vedrà nel prossimo biennio la razionalizzazione delle location attuali con l’introduzione di logiche di virtualizzazione, di green data
center e lo sfruttamento di private cloud per gli ambienti di sviluppo e test». Anche l’area applicativa è stata riorganizzata e aggiornata, in linea con le esigenze di adeguamento normativo di settore. A questo si aggiungono i progetti relativi alla gestione documentale che, partendo dall’area amministrativa, investirà poi anche le aree procurement e operations. Questi piani hanno implicato un forte impatto organizzativo, in un contesto caratterizzato
da sempre da un profilo di sourcing di forte esternalizzazione. «La funzione ICT ha visto da un lato un deciso incremento dell’organico per far fronte al nuovo perimetro societario e dall’altro la strutturazione dell’unità per la società del Trasporto», specifica la manager. In particolare, il presidio applicativo sarà organizzato per filoni di business rinforzando le competenze di Project Management e sfruttando le solide conoscenze interne dei processi di business per consolidare i ruoli di Demand Management, Analisi e Modellazione. Un’attenzione particolare sarà mantenuta alla comunicazione interna nei confronti delle Line of Business, per garantire costante visibilità delle azioni intraprese.
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Massimo Bollati
IT, Facility & Security Director, TNT Post ICT allineata al Business in quattro mosse. Con coraggio e continuità
Il 2011 è stato l’anno della liberalizzazione postale in Italia: ora le aziende hanno la possibilità di scegliere a
chi affidarsi. Una sfida che non ha colto impreparata TNT Post Italia, dal 1998 anno della sua costituzione
- primo operatore privato del mercato postale nazionale con sede centrale a Milano, circa 2.000 addetti e una rete di oltre 248 filiali dirette e indirette distribuite sul territorio nazionale. TNT Post punta molto sull’innovazione e sta ora cogliendo i frutti di una strategia per l’allineamento tra ICT e Business avviata negli ultimi anni in Italia. Una ricetta, come spiega il CIO Massimo Bollati, «non
certo magica, ma che sta funzionando bene». I concetti-pilastro sono quattro. Il primo è che l’ICT riporti direttamente al vertice dell’azienda; il secondo prevede un CEO che abbia una forte sensibilità informatica, in modo tale da capire i temi tecnologici e confrontarsi costruttivamente con il CIO in termini di Business; il terzo pilastro richiede una casa madre, come quella olandese di TNT Post (Post NL),
che creda nell’innovazione e nel Paese Italia, garantendo quindi continuità di investimento. Infine, il quarto pilastro è rappresentato dal coraggio di cambiare: «per TNT Post - afferma Bollati - questo si declina nell’avere a bordo le persone giuste e motivate, ossia nel disporre di una ICT snella, che non vive nella propria zona di comfort senza evolvere, e formata non solo dal punto di vista tecnico, ma anche manageriale. Da noi anche a un esperto di architettura è richiesta sensibilità di business e capacità manageriali».
tive dei colleghi più giovani, introducendo strumenti di cooperazione interna che permettano modelli lavorativi e di comunicazione analoghi a quelli adottati in rete. «Favorire l’integrazione di colleghi appartenenti a nazionalità diverse e resi-
denti in diverse nazioni è un obiettivo a cui l’IT moderna può fortemente contribuire», spiega Paschina. Il Gruppo ha già sviluppato un sistema di comunicazione collaborazione interno che ha raggiunto i 2.600 utilizzatori con picchi giornalieri di 1.500 accessi.
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Donatella Paschina Chief Information Officer Ermenegildo Zegna Group
Favorire l’utilizzo avanzato della Business Intelligence e coinvolgere i giovani con strumenti di comunicazione social
Ermenegildo Zegna, noto brand made in Italy del Fashion maschile nato nel 1910, è oggi un Gruppo con più di 7.000 dipendenti e 550 negozi monomarca, che distribuisce i suoi prodotti in oltre sessanta mercati mondiali e ottiene all’estero circa l’80% del suo fatturato. Da tempo Zegna ha messo in atto una strategia mirata a stringere una partnership forte fra le Linee di Business e la Direzione ICT, poiché, come spiega Donatella Paschina, CIO del Gruppo «la co-responsabilità nell’innovazione è fondamentale e negli ultimi anni la
consapevolezza dell’utilizzo della leva informatica è notevolmente aumentata». In linea con questo approccio, fra le priorità ICT del 2012 c’è la Business Intelligence, dal momento che in azienda è forte l’esigenza di strumenti che aiutino a comprendere i fenomeni e a reagire rapidamente. «I dati sono a disposizione, vanno resi accessibili ed analizzabili - afferma Donatella Paschina -. È necessario adottare metodologie quantitative per l’interpretazione dei fenomeni di Business: gli strumenti sono disponibili sul mercato delle soluzioni da
diversi anni e sono sempre più facili da utilizzare, ma non fanno ancora parte del patrimonio comune delle conoscenze aziendali. La corretta attenzione a leggere il passato attraverso gli usuali strumenti di reportistica, viene superata dalla esigenza di prevedere e pianificare. E questa è una bella sfida, anche perché nelle aziende che hanno la consapevolezza del valore dell’ICT per il Business, i manager sono clienti interni sempre più demanding». Un secondo aspetto importantissimo per la ICT in azienda riguarda la capacità di rispondere alle aspetta-
Cov e r s tory
di
alessandra luksch
school of management politecnico di milano
Management Academy for ICT executives Giunto alla quarta edizione, il progetto culturale affianca i manager dell’ICT nel processo di trasformazione delle competenze e del ruolo in atto nel comparto, lavorando a stretto contatto con i CIO delle maggiori aziende in Italia. Obiettivo ultimo è lo sviluppo di una visione manageriale sui temi di maggior rilevanza, per una gestione strategica delle tecnologie digitali
La Management Academy for ICT Executives nasce nel 2008 come progetto culturale promosso dal Mip e dalla School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Cefriel. La Academy ha da sempre inteso rispondere al profondo processo di trasformazione delle competenze e del ruolo in atto nel comparto ICT, per lo sviluppo competitivo del business e dei processi di innovazione, affiancando gli ICT Executives nel processo di formazione e crescita professionale per rafforzare le loro conoscenze manageriali e metterli in grado, nel dialogare con il proprio Business, di usare gli strumenti di valutazione più appropriati e convincenti. Lavorando a stretto contatto con i più rappresentativi CIO delle maggiori aziende in Italia, la Management Academy for ICT Executives intende inoltre costituire un punto di riferimento culturale continuativo per le figure manageriali in ambito ICT. Per perseguire questi obiettivi, l’Academy si avvale di un Advisory Board che comprende 30 tra CIO e | 30 |
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Top Executives di alcune tra le più grandi imprese italiane, e riceve il patrocinio delle associazioni Assinform, Aused e ClubTI, nonché il sostegno di alcuni dei principali player del mercato dell’offerta. Attualmente alla sua quarta edizione, ha sviluppato complessivamente oltre 800 ore di formazione, 26 Workshop riservati, 6 Report e 4 Convegni aperti, in stretta interazione con oltre 1000 ICT Executives. Per il 2012 la Management Academy for ICT Executives rinnova il proprio sforzo di contribuire allo sviluppo di una visione manageriale sui temi di maggior rilevanza per una gestione strategica dell’ICT, promuovendo occasioni di riflessione e confronto tra i decisori della domanda e dell’offerta di nuove tecnologie. Il programma culturale si articola in tre filoni principali di attività: • un ciclo di Workshop ad invito, con frequenza mensile. Gli incontri affrontano temi di parti-
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colare rilevanza e attualità nel panorama delle tecnologie digitali e delle loro applicazioni di business, attraverso un format innovativo fortemente basato sulla relazione e la condivisione di esperienze tra gli ICT Executives invitati, i rappresentanti dei Partner e prestigiosi ospiti tra i Top Executives delle principali aziende italiane e internazionali; nel 2011 più di 160 partecipanti di oltre 120 imprese hanno discusso temi tra cui ICT Supply Management, l’ICT di fronte alle esigenze di Compliance, misurare il valore dell’ICT in azienda, prospettive delle Mobile App Business; nel 2012 si discuterà di Multicanalità e Customer Digital Experience, Big Data e Analytics, New Data Center, Cloud Computing e governance dell’ICT, Technology enabled Business Models, Internet of things e smart Enterprise, ICT, innovazione e competitività nel settore Fashion-Retail; • un insieme di percorsi di Formazione avanzata, con moduli specificatamente progettati per ICT Manager ad alto potenziale (sia nelle aziende utenti di tecnologia sia nelle imprese dell’offerta di soluzioni), con l’obiettivo di accrescerne le competenze manageriali e la conoscenza degli impatti sul business delle tecnologie ICT, favorendo un punto di incontro e lo sviluppo di una community. La formula consente infatti il confronto tra i manager partecipanti attraverso discussioni, testimonianze, lavori di gruppo e lo scambio di esperienze e l’arricchimento di relazioni; nel 2011 oltre 240 allievi appartenenti a più di 150 imprese, ripartite per il 70% lato domanda e 30% lato offerta; • una serie di Ricerche condotte in esclusiva con focus sui principali trend nella governance e nell’organizzazione dell’ICT, avvalendosi delle attività di Ricerca svolte da oltre 10 anni dagli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano. In primis, l’Osservatorio Nuove Competenze per gli ICT Executives che si pone l’obiettivo di analizzare e interpretare l’evoluzione dei profili di ruolo e di competenze delle figure manageriali chiave all’interno delle Direzioni ICT delle Imprese e delle Pubbliche Amministrazioni (l’Osservatorio annovera ad oggi Ricerche sulla figura del Chief Information Officer, dell’ICT Demand Manager e dell’ICT Supply Manager). L’ultimo ciclo di Ricer-
ca si è focalizzato, con una Survey con oltre 170 CIO rispondenti, sui trend e le priorità nell’agenda 2012 per i CIO, approfondendo le principali priorità di investimento e le sfide per l’innovazione organizzativa. La Management Academy for ICT Executives promuove un’intensa attività di comunicazione volta a contribuire alla diffusione della sensibilità e della conoscenza ICT nel contesto italiano, attraverso alcune attività tra cui la realizzazione di un Convegno annuale aperto di presentazione dei risultati e la stesura e diffusione di un Report contenente le principali tappe del programma culturale con spazio ai risultati emersi e alle testimonianze dei CIO intervenuti e dei rappresentanti dei Partner; l’Academy svolge inoltre costante attività di relazione con la stampa. Tutte le attività dell’Academy sono impostate in una logica “wiki” per valorizzare i contributi forniti dai diversi “attori” coinvolti: i membri dell’Advisory Board e i tanti CIO e Top Manager delle principali aziende e Pubbliche Amministrazioni italiane che partecipano alle Ricerche, ai Workshop e alla Docenza; i partner dell’iniziativa, rappresentanti di alcune delle associazioni e dei principali player del mercato dell’offerta, che contribuiscono attivamente alle discussioni; infine, i docenti e i ricercatori che conducono le Ricerche, gestiscono i corsi e guidano gli incontri, integrando i molteplici ed eterogenei apporti. Coerentemente con lo spirito dell’Academy, che è quello di rappresentare la “casa” di tutti i principali protagonisti della community ICT italiana, dove incontrarsi, riconoscersi, confrontarsi e crescere professionalmente, in una logica precompetitiva. Per maggiori informazioni: Alessandra Luksch luksch@mip.polimi.it
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m a n ag e m e nt
di
JOSEPH STIGLITZ
Premio Nobel per l’economia
Verso una nuova economia mondiale Riuscire a controllare la finanza è importante, ma non basta per tornare a crescere. E se i governi continuano a fare tagli e salvataggi senza politiche di investimento che puntino su istruzione, infrastrutture e tecnologia, la domanda si ridurrà ulteriormente negli Usa come in Europa. Il premio Nobel per l’economia analizza le ragioni della crisi del sistema economico attuale
Le manifestazioni di protesta del movimento Occupy Wall Street sorprendono solo per il fatto che ci sia voluto tutto questo tempo per arrivarci. Queste persone, così come gli Indignados in Spagna, hanno ragione nel sostenere che c’è qualcosa di sbagliato nella nostra economia. Vorrei in particolare evidenziare due concetti di questi movimenti che mi trovano pienamente d’accordo. In primo luogo, l’economia di mercato non sta funzionando come dovrebbe, ovvero secondo la regola classica dell’incontro tra domanda e offerta. Sia negli Usa che in Europa le nostre risorse - soprattutto umane - sono sotto utilizzate, mentre ci sono bisogni non soddisfatti: c’è povertà e scarsità di investimenti, sia in Occidente che nei Paesi in via di sviluppo e nei mercati emergenti. È chiaro che i mercati finanziari non sono riusciti a trasformare i nostri risparmi in modo che possano essere di utilità sociale. Questa mancanza a livello macroeconomi| 32 |
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co ha causato problemi anche a livello micro: basta pensare ai 7 milioni di americani che hanno perso la casa per la crisi dei mutui. Succede quindi, in America, che le persone vengono buttate fuori di casa per difficoltà finanziarie e che a centinaia di migliaia vivono per la strada. È evidente che il mercato non sta funzionando come dovrebbe. Un secondo tema rilevante è che il sistema è iniquo e le persone pensano che non ci sia più giustizia. Gli americani non pensano più - usando le parole di un famoso discorso di Abramo Lincoln - che il governo sia “del popolo, fatto dal popolo e per il popolo”, ma che, invece, sia “guidato dall’1%, fatto dall’1% e per l’1%”. In effetti, in America l’1% della popolazione controlla il 45% della ricchezza totale. La teoria della produttività marginale, che spiega l’ineguaglianza da un punto di vista economico, segue una regola semplice: “coloro che contribuiscono di più alla società dovrebbero avere di più”. Invece, quello che è successo è che durante la
m a n ag e m e n t | v e rso un a n uova e c o n o mi a mo n di ale
grande recessione chi lavorava nella finanza ha ricevuto milioni di dollari di incentivi e bonus. Per cosa? Per aver dato via al crollo dell’economia mondiale? C’è qualcosa di sbagliato, e le persone oggi lo hanno capito. Riconoscono anche che il sistema delle imposte è scorretto, così come la struttura del potere economico. Il “movimento del 99%” (altro nome che identifica Occupy Wall Street) è simile a quello nato a Seattle negli anni ‘90 e, come allora, sta portando alla luce importanti elementi cui il mondo dovrebbe far attenzione. Come conseguenza dei fatti di Seattle, il modo di gestire le forze della globalizzazione cambiò. Oggi, invece, di quale agenda abbiamo bisogno per la ripresa economica e la crescita? Percorrendo la storia, la memoria va subito alla crisi del ‘29. Anche allora certamente si trattò di una crisi finanziaria, ma fu anche l’effetto di una crisi reale, causata cioè da problemi strutturali: il calo drastico dei prezzi dei prodotti agro-alimentari in un Paese in cui il 51% della forza lavoro era occupata nell’agricoltura. In un clima di questo genere i problemi finanziari e monetari si moltiplicarono. Un noto studioso della Grande Depressione, Ben Shalom Bernanke (Presidente del Comitato dei Governatori della Federal Reserve negli Stati Uniti) notò il grave errore della Banca Centrale nel ridurre l’offerta di moneta negli anni Venti, cosa che ha permesso alla Fed di poter stampare denaro. Con quale risultato? Purtroppo, quello della recessione. In altre parole, negli anni Venti la depressione fu in realtà causata da una crisi dell’economia reale, connessa alla transizione dell’economia dall’agricoltura al settore manifatturiero. Gli Stati Uniti, congiuntamente con molti altri Paesi, applicarono restrizioni sul settore bancario e per i quattro decenni successivi non ci fu crisi economica. Nel periodo di Reagan e della Thatcher queste restrizioni vennero tolte e, come sappiamo,
Chi è Joseph Stiglitz Uno dei più dinamici economisti della sua generazione, Stiglitz ha ricevuto il Nobel per l’Economia nel 2001. Ex Chief Economist alla Banca Mondiale, è attualmente Professore alla Columbia University. Inizia la sua carriera politica nel Council of Economic Advisors del Presidente Clinton (1993-1995), che poi presiede dal 1995 al 1997. Nel 2002 ha pubblicato “Globalization and Its Discontents”, dove analizza gli errori delle istituzioni economiche internazionali – e in particolare del Fondo Monetario Internazionale – nella gestione delle crisi finanziarie che si sono susseguite negli anni novanta. Nel 2009 è stato nominato presidente della Commissione ONU di esperti sulla riforma del sistema monetario e finanziario internazionale, giocando un ruolo chiave al fianco di Banca Mondiale e FMI per creare un ordine economico globale sostenibile. Di recente è stato una voce autorevole sulla crisi europea del debito ed è attualmente Presidente dell’International Economic Association. Le sue riflessioni sono raccolte nella sua più recente pubblicazione, Freefall. Stiglitz è nato a Gary, Indiana, nel 1943.
negli ultimi trent’anni abbiamo assistito al proliferare delle crisi economiche. Tornando alla depressione, fu solo la spesa massiccia sostenuta per affrontare la seconda guerra mondiale a stimolare l’economica americana. Questa spesa risolse anche il problema strutturale, agevolando la transizione del mercato del lavoro dall’agricoltura al manifatturiero, dal rurale all’urbano, creando nuovi posti di lavoro. Dopo la guerra, in America tutti i soldati vennero formati per poter tornare al lavoro. In questo modo, il governo da un lato stimolò l’economia e dall’altro spostò la forza lavoro dall’agricoltura al manifatturiero, con il risultato di un periodo di crescita fenomenale. Il rapporto fra debito e PIL salì molto, ciononostante dopo la guerra il Paese www.ict4executive.it
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È chiaro che l’economia americana era malata ancora prima che i prezzi delle case salissero: si trattava di una bolla nella quale la grande maggioranza delle persone non riusciva ad accumulare risparmi, i salari scendevano e le banche incoraggiavano a fare debiti. Oggi molte famiglie americane guadagnano meno che nel 1998
investì, realizzando in strade, ponti e infrastrutture. L’analogia tra la Grande Depressione e quella di oggi è quindi chiara: in Europa e America è in atto una transizione dal manifatturiero al terziario. In più, l’Europa ha anche un sistema monetario molto rigido che rende l’adattamento molto difficile. Il risultato è che il recupero è più lento di quanto ci si aspettasse. Dopo aver messo mano alla regolamentazione finanziaria, molti hanno pensato che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma questa previsione si è rivelata sbagliata. Le numerose case sul mercato americano non si riescono a vendere neppure a prezzi bassi: nessuno è disposto a comprarle, quindi la ripresa non c’è, perchè - va ricordato - prima della crisi il 40% degli investimenti era nell’immobiliare. Le aziende hanno capitali ma non investono. È chiaro che l’economia era malata ancora prima che i prezzi salissero: si trattava di una bolla, nella quale il tasso di risparmio era pari a zero e dove la grande maggioranza delle persone non riusciva a accumulare risparmi. Solo i ricchi risparmiavano il 15-20% dei loro introiti, mentre i salari scendevano e le banche incoraggiavano a fare debiti: oggi molte famiglie americane guadagnano meno di ciò che guadagnavano nel 1998. Due altri importanti fattori oltre a quello della diseguaglianza, hanno causato la crisi: la transizione del lavoro dall’America verso l’Asia e la dipendenza dal petrolio. Dopo la guerra in Iraq, i prezzi del petrolio sono aumentati e gli USA e l’Unione Europea hanno pagato un prezzo molto alto per rifornirsi. Anche la crisi asiatica del 1996 è stata gestita male, con il Fondo Monetario Internazionale che insieme agli Stati Uniti impose misure di austerità che portarono ad un prevedibile effetto di aumento di disoccupazione e abbassamento del reddito. In Indonesia per uscire dalla crisi scelsero una politica di tagli e risparmi: ma risparmiando si abbassa la domanda e si è di nuovo punto e a capo. Che cosa possiamo imparare da ciò? Riorganizzare, riuscire a controllare la finanza è importante, ma non basta per tornare a crescere. Gli Stati Uniti non riusciranno a recuperare velocemente se continuiamo a tagliare le spese e salvare | 34 |
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banche e imprese senza spendere, ridurremmo la nostra domanda. In Europa il problema è più grande, dato che con la creazione della moneta sono state tolte le misure di regolazione, ovvero tasso d’interesse e cambio. È tali misure non sono state sostituite con un altro meccanismo, quindi il governo centrale ha maggiori responsabilità. Dieci anni fa negli USA esisteva un surplus, che oggi non esiste più. La notizia positiva è che se è possibile che il surplus si riduca così velocemente, si potrà anche tornare a crescere altrettanto rapidamente. Sintetizzando, i quattro elementi che ci hanno portato a questa crisi sono quindi: • un taglio d’imposte a livelli insostenibili dal parte del governo; • due guerre che sono costate miliardi di dollari; • accordi miliardari con “big-pharma”; • la recessione. Il miglior modo per gestire un disavanzo, in Usa come in Europa, è quello di tornare a far girare l’economia. Il solo utilizzo di politiche monetarie non funzionerà, anche perchè in un mondo globalizzato i capitali non sono neanche diretti verso Occidente ma verso i paesi emergenti. L’austerità peggiorerà la situazione in Europa e negli Usa: la politica dovrebbe concentrarsi su infrastrutture, istruzione, tecnologia ecc., purtroppo in questo momento non sta andando in questa direzione. Prendiamo l’esempio dell’Islanda, che oggi ha l’8% di disoccupazione con una politica fiscale tutta nuova; ha ristrutturato il proprio debito e sistemato il tasso di cambio, senza misure di austerità.
Estratto dall’intervento di Joseph Stiglitz in occasione del World Business Forum 2011. Il World Business Forum riunisce annualmente i maggiori esperti mondiali di management e i leader del nostro tempo per riflettere sui temi strategici per il futuro del business. La nona edizione italiana si terrà il 6 e 7 novembre 2012 a Milano: Nouriel Roubini e Parag Khanna tra gli speaker più attesi. Tutti i dettagli su www.wbfmilano.com
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I N TE R V IS TA
di
Assolombarda: «Spiragli positivi per le nostre imprese»
umberto bertelè
School of Management Politecnico di Milano
In una situazione congiunturale che resta difficile, il Presidente della più grande associazione imprenditoriale territoriale italiana prevede un ruolo ancora importante per il sistema manifatturiero lombardo e per i servizi ad esso connessi. Positive le prime iniziative del nuovo governo, ma servono azioni incisive per svecchiare il sistema
Da oltre due anni Alberto Meomartini è al vertice della più grande associazione imprenditoriale territoriale italiana e dallo scorso maggio è anche Presidente di Saipem, azienda con un’elevata vocazione internazionale e tra le prime per capitalizzazione in Italia. A Meomartini abbiamo chiesto di illustrare, dal suo punto di osservazione, come vede la situazione congiunturale del Paese.
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Alberto Meomartini: Per comprendere a fondo la situazione congiunturale corrente delle nostre imprese è utile ripercorrere l’andamento dell’ultimo periodo, così come rilevato dalla nostra indagine mensile sul settore manifatturiero milanese.
vando ad annullare il recupero messo a segno tra il 2009 e il 2010, tanto che a fine 2011 l’indicatore è crollato sui valori più bassi da metà 2009. L’attività produttiva, quindi, è oggi sensibilmente rallentata: soffriamo di una forte contrazione sia degli ordini sul mercato interno - in flessione dalla primavera 2011 - sia della domanda estera, che ha mostrato una maggiore tenuta iniziale, cominciando a indebolirsi nel corso dell’estate. A questi fattori, vanno aggiunti la grave incertezza che la violenta crisi finanziaria in atto continua a generare e i rischi di peggioramento legati all’impatto della crisi del debito europeo sui consumi delle famiglie e sull’economia reale.
A inizio 2011 l’indice del clima di fiducia del manifatturiero milanese si era riportato sui livelli espansivi del ciclo precedente la Grande Crisi, ossia su livelli in linea con la prima metà del 2007. Tuttavia, nel corso del 2011 il clima di fiducia si è via via contratto, arri-
Tuttavia, il quadro, seppur appaia al momento compromesso, mostra per ora alcuni spiragli positivi. Primo, le scorte di prodotti finiti nei magazzini oggi non sono eccessivamente elevate, e quindi non acuiscono il calo produttivo corrente e prospettico,
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Intervista a
Alberto Meomartini presidente assolombarda e Saipem
Chi è Alberto Meomartini Alberto Meomartini è Presidente di Assolombarda dal giugno 2009. Presidente Saipem SpA dal maggio 2011. Nato a Milano, laureato in economia e commercio all’Università Bocconi, Alberto Meomartini negli anni ‘70 ha cominciato la sua carriera alla Snam, poi all’Istituto di Ricerche della Regione Lombardia (I.Re.R.) a Milano, come Direttore di Ricerca. Dal 1979 al 1980 è stato assistente del Ministro delle Finanze prof. Reviglio. Dal 1983 al 1990 è stato Direttore Relazioni Esterne dell’Eni e Assistente del Presidente dell’Eni. Dal 1990 fino al 1999 ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato della Snam SpA e poi fino al 2006 quella di Presidente di Italgas SpA. Dal 2005 al 2010 è stato Presidente di Snam Rete Gas SpA. È stato membro di molti Consigli di Amministrazione di Società del Gruppo Eni, tra cui Union Fenosa Gas (Madrid). In Confindustria, Meomartini è membro del Consiglio Direttivo e della Giunta, Presidente della Commissione Università, componente del Comitato Tecnico confederale “Education” e componente del Comitato Tecnico confederale “EXPO 2015”.
al contrario di quanto fu sperimentato a cavallo del 2008-2009 allo scoppio della Grande Crisi. Secondo, anche grazie alla situazione delle scorte, le aspettative di produzione a breve termine hanno ceduto molto meno di quanto l’andamento della domanda avrebbe fatto presumere, quindi per il momento le nostre imprese continuano a vedere un orizzonte a breve non eccessivamente cupo.
Meomartini è poi Vicepresidente del MIP, la business school del Politecnico di Milano, Presidente della Città dei Mestieri di Milano e della Lombardia, Presidente del Nucleo di Valutazione dell’Università LUISS Guido Carli di Roma, Presidente dell’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente (IEFE) dell’Università Bocconi e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione AMSA. Inoltre, fa parte dei Consigli di Amministrazione del Gruppo Il Sole 24 Ore, delll’Università Bocconi di Milano, della Fondazione Eni Enrico Mattei e del Museo Poldi Pezzoli.
Sul fronte del mercato del credito bancario, inoltre, è evidente che siamo in una situazione in cui il denaro è una risorsa scarsa e quindi più costosa. Anche qualora le banche applicassero spread contenuti al momento degli impieghi, ad esempio per i finanziamenti alle aziende, il costo del denaro resterebbe comunque elevato perché non potrebbe mediamente essere inferiore al differenziale BTP-Bund. La situazione è fortemente influenzata dall’andamento dell’economia mondiale e dalla situazione italiana ed è difficile prevedere un inversione di tendenza senza riforme www.ict4executive.it
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strutturali che ridiano credibilità al sistema italiano. E anche qualora venissero varate, i risultati non si avrebbero nell’immediato: mi aspetto altri mesi di credito costoso e difficile da ottenere. È proprio a seguito dei problemi di liquidità sul mercato del credito e dell’aumento considerevole di spread e spese bancarie che Assolombarda ha sollecitato a Confindustria un’azione forte sugli istituti di credito e sulle istituzioni, per arrivare a valutazioni condivise e individuare percorsi comuni per affrontare la situazione.
Le azioni di Assolombarda per sostenere le imprese Assolombarda lavora per rendere il legame tra banche e imprese sempre più stretto, rendendo sempre più proficuo, trasparente e fluido il rapporto; focalizzandosi sui servizi e adattandoli alle esigenze delle imprese. Un esempio concreto è il servizio di consulenza alle imprese, che è stato potenziato con l’analisi della loro struttura finanziaria tramite un’applicazione software realizzata al proprio interno: dal 2009 a oggi sono stati organizzati oltre 500 appuntamenti. Numerose le iniziative per sostenere le imprese in crisi. È stato creato il Pool Rilancio Aziendale (PRA), un pool interdisciplinare di esperti di Assolombarda in grado di seguire le imprese sotto molteplici aspetti collegati a momenti di difficoltà aziendale. Attraverso ACF spa - la società fondata da Assolombarda, Camera di Commercio e Confidi Milano con l’obiettivo di facilitare il rapporto fra banca e impresa -, sono stati creati modelli di pre audit e audit, condivisi con il Tribunale di Milano e con alcuni dei principali Istituti di Credito operanti su piazza Milano, che consentono comuni valutazioni delle criticità aziendali e la conseguente identificazione delle più opportune soluzioni sono gli aiuti di Assolombarda alle aziende associate. Inoltre, insieme a ACF e mutuando l’esperienza maturata con il PRA, è attiva una collaborazione con la Rete di Aiuto Imprese in Difficoltà (RAID) della Regione Lombardia. È stata anche attivata l’iniziativa “Insieme nella crisi” offrendo alle aziende associate una consulenza finanziaria gratuita da parte di ACF.
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Va anche detto che nella recente legge “Salva Italia” del Governo Monti sono stati inseriti, tra l’altro, due importanti provvedimenti: il potenziamento del Fondo di garanzia per le PMI, con l’obiettivo di raddoppiare gli attuali livelli di operatività passando dai circa nove miliardi di finanziamenti garantiti nel 2011 ad almeno venti miliardi, e la possibilità di rafforzamento patrimoniale dei Confidi 107, il cui capitale è ora aperto a partecipazioni di enti diversi dalle PMI come per esempio le Camera di Commercio, le Regioni o le grandi imprese non finanziarie. Ad essi si aggiungono ACE e deducibilità IRAP che, pur in misura contenuta, vanno in direzione opportuna. Ora ci attendiamo possibilità di ambienti più competitivi come esito del decreto liberalizzazioni.
il sistema delle imprese e i problemi strutturali da superare Umberto Bertelè: Vi è per il nostro Paese il grave problema congiunturale discusso finora, destinato ad avere un pesante impatto strutturale sull’economia in assenza di un ritorno a condizioni di finanziamento (dello Stato e in connessione delle imprese) più normali: ritorno fortemente condizionato, oltre che dal nostro impegno, dall’evoluzione del contesto comunitario e mondiale. Vi è allo stesso tempo, esaltato dalla crisi ma preesistente, un insieme di problemi strutturali - ormai endemici - su cui saremmo dovuti intervenire da tempo, ma su cui le resistenze al cambiamento sono state e continuano a essere molto forti. Una parte delle resistenze proviene ovviamente dalle imprese, e sarebbe strano il contrario dato il loro peso nella società: le liberalizzazioni sono in generale viste come fumo negli occhi dai comparti ove si vorrebbero introdurre; la logica di cercare di salvare anche le imprese agonizzanti, sinora seguita da quello che curiosamente si chiama Ministero dello sviluppo economico, non mi sembra sia combattuta con sufficiente vigore; la guerra al lavoro nero e all’evasione fiscale, propugnata
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«È necessaria una rivisitazione dei flussi di incentivi, molti dei quali da azzerare: le imprese che crescono, e sono numerose quelle che sono cresciute in questa fase di grande difficoltà, non hanno bisogno di incentivi. Hanno invece bisogno di un rapporto corretto con le banche e con il fisco» con convinzione da una parte delle imprese, è sordamente combattuta da altre che - vivendo ai margini - vedono messa a rischio la loro stessa sopravvivenza; così come mi sembra che non ci sia entusiasmo (per usare un eufemismo) nei riguardi di una rimodulazione del grande flusso di contributi che vengono attualmente erogati alle imprese ai titoli più vari, che mantenga in vita quelli spiegabili in una logica di zero-based budget e che usi gli altri a favore di una riduzione dell’imposizione fiscale e previdenziale estesa a tutte le imprese. Qual è la posizione di Assolombarda su questi punti?
anche perché è in continua crescita - e i candidati ai vertici di Confindustria dovranno tenerne conto - il numero di imprenditori convinto di tale necessità. È necessaria una rivisitazione dei flussi di incentivi, molti dei quali da azzerare: per liberare risorse, ma allo stesso tempo per liberare le imprese dai vincoli – talora vere e proprie costrizioni – connessi con l’erogazione degli incentivi stessi.
AM: Quello che abbiamo chiesto al governo con forza è che vadano eliminate tutte le incrostazioni:
Le imprese che crescono, e ce sono numerose che sono cresciute in questa fase di grande difficoltà,
Così come ritengo che strumenti quali la cassa integrazione, per cui il nostro sistema paga più soldi di quelli che riceve, non debbano essere utilizzati - con una sorta di accanimento terapeutico - per allungare l’agonia delle imprese morenti.
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«Il nostro sistema manifatturiero non è assolutamente in declino. La situazione di gran lunga più positiva è quella delle imprese che esportano, grazie anche alla loro capacità, spesso non visibile dalle statistiche, di riposizionarsi sui mercati nuovi»
Le opportunità dell’ICT Assolombarda è consapevole che le infrastrutture di comunicazione sono il veicolo necessario per consentire l’ulteriore sviluppo dei servizi e delle opportunità legate all’ICT e che per questo sono necessari nuovi investimenti per potenziare e sviluppare le reti, sia fisse che mobili, per eliminare il deficit infrastrutturale presente ancora in oltre 6 mila località del Paese. «Una moderna infrastruttura di telecomunicazioni è decisiva per rilanciare l’economia del Paese – ha affermato Meomartini - , poiché i benefici di questi investimenti hanno ricadute importanti per la competitività delle imprese, l’ammodernamento e l’efficienza della P.A e la qualità della vita dei cittadini. Ci attendiamo quindi un impegno serio e non sporadico, e siamo disponibili a collaborare per rendere in tempi rapidi questi obiettivi una realtà a disposizione delle imprese e della collettività». Già nel 2010 un rapporto del Centro Studi Confindustria ha evidenziato come uno dei motivi per cui l’Italia è cresciuta poco negli ultimi 15 anni è anche l’aver usato meno il motore dell’ICT rispetto ad altri paesi con simile livello di sviluppo. Infatti, se nei 10 anni prima della crisi (1997-2007) il capitale ICT fosse cresciuto in Italia allo stesso ritmo del Regno Unito, il PIL italiano sarebbe aumentato nel periodo di circa 3 punti percentuali aggiuntivi. Se le imprese puntassero con decisione su una maggiore digitalizzazione dei loro modelli di business, ciò costituirebbe un importante volano per rilanciare lo sviluppo, oltre che aumentare la competitività e la redditività. Assolombarda da molti anni aiuta le imprese a trovare risposta alle loro esigenze di innovazione anche basata sull’ICT, mettendo a disposizione servizi e strumenti. In particolare, si pone come mediatore di fiducia per le imprese con l’obiettivo di supportarle nei processi di trasferimento tecnologico, lavorando con la partnership di Fondazione Politecnico per offrire un servizio a valore aggiunto per le nostre imprese. «L’impegno è far sì che le aziende possano meglio percepire come questi investimenti consentano un salto quantitativo e qualitativo sia dal punto di vista organizzativo che produttivo in un’ottica di innovazione a tutto tondo», conclude Meomartini. | 40 |
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non hanno bisogno di incentivi. Hanno bisogno di un corretto rapporto con le banche, e per questo Assolombarda sta facendo molto: attraverso il potenziamento dei fondi di garanzia; attraverso la spinta a una maggiore trasparenza delle imprese a fronte di una maggiore quantità di danaro erogato. Hanno bisogno di un corretto rapporto con il fisco: anche attraverso la possibilità, intelligentemente introdotta dalla manovra governativa, di deduzioni a fronte di comportamenti virtuosi. Hanno bisogno di scegliere le persone giuste e conseguentemente di disporre dei tempi per una corretta valutazione. L’Italia dispone già in misura adeguata, a tale proposito, di strumenti di flessibilità in entrata (quali la legge sull’apprendistato oggetto di una sperimentazione congiunta Assolombarda-Politecnico) e sono molti i lavoratori in apprendistato che si trasformano in lavoratori a pieno titolo. Una maggiore flessibilità in uscita agevolerebbe ovviamente gli ingressi, ma ritengo che quella sull’articolo 18 sia una falsa battaglia (vista anche l’esiguità del numero di reintegri in azienda). UB: Qual è lo stato di salute delle imprese operanti sul nostro territorio, a oltre tre anni dall’inizio della crisi? Perché vedo segnali incoraggianti, come il forte aumento dell’export nel 2011, ma anche crepe: quali le difficoltà nei poli siderurgici di Terni e Piombino, con la possibile fuoruscita delle multinazionali proprietarie degli impianti; la fuoruscita di Alcoa; la delocalizzazione, dal nostro paese alla Serbia, degli stabilimenti Omsa. AM: Assolombarda ha svolto una ricerca sulle imprese – numerose - che hanno dimostrato di saper cavalcare la crisi. La mia convinzione, nonostante
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Assolombarda
l’aggravamento della situazione negli ultimi mesi (discusso in precedenza), è che il nostro sistema manifatturiero non sia assolutamente in declino e che possa giocare un ruolo importante nel futuro: insieme con il sistema dei servizi, che nella nostra città è ad esso prevalentemente collegato. La situazione di gran lunga più positiva è quella delle imprese che esportano, grazie anche alla loro capacità (spesso non visibile dalle statistiche) di riposizionarsi sui mercati nuovi. Vanno bene le imprese la cui competitività non dipende dal costo, ma dalla qualità del prodotto: immettere conoscenza, innovazione, tecnologia è fondamentale per noi più che per altri. Vanno bene le imprese che hanno saputo guardare avanti, che hanno avuto il coraggio di investire nel periodo della crisi (spesso nei settori tradizionali), che lo hanno fatto con prudenza mantenendo un buon livello di capitalizzazione, che sono cresciute puntando sui mercati esteri in crescita o sulle acquisizioni (spesso precedute da sperimentazioni e accordi). Va bene, nonostante la crescita del prezzo dell’energia, chi produce acciaio speciale. Va bene chi ha la capacità di saper differenziare prodotti apparentemente obsoleti combinando creatività artistica e utilizzo dei materiali innovativi. Per quanto concerne la delocalizzazione, non credo sia destinata a perdurare nel tempo. Scommetterei anzi su un effetto pendolo, sul futuro ritorno di attività emigrate: a fronte di incrementi dei costi nei paesi di approdo o di verifiche sul campo non in linea con le aspettative. Nel frattempo, soprattutto nell’ambito della green economy, sono nate imprese nuove.
Assolombarda è l’associazione delle imprese industriali e del terziario dell’area milanese. È una delle più antiche organizzazioni imprenditoriali d’Italia e, per dimensioni, la più rappresentativa nel sistema Confindustria. Luogo privilegiato di aggregazione, espressione e tutela degli interessi imprenditoriali, conta circa 6.000 imprese associate. La sua base è costituita da imprese nazionali e internazionali, piccole medie e grandi, produttrici di beni e servizi in tutti i settori merceologici, per un totale di più di 300.000 addetti sul territorio provinciale e altre centinaia di migliaia nel resto del Paese. Scopo di Assolombarda è lo sviluppo dell’industria e dell’imprenditorialità sul territorio. Essa, quindi: • svolge un’azione di tutela e rappresentanza degli interessi delle imprese nei confronti delle Istituzioni, della Pubblica Amministrazione, del mondo politico e sindacale e della società in generale; • fornisce ai propri associati un servizio di informazione e assistenza su tutti gli aspetti strategici e gestionali della vita aziendale; • favorisce la collaborazione tra le aziende associate.
Saipem Saipem SPA è una compagnia multinazionale del Gruppo Eni attiva come contractor nell’industria oil & gas, in particolare in aree remote e acque profonde, con una capitalizzazione superiore a 15 miliardi di euro. È leader nella fornitura di servizi di ingegneria, di procurement, di project management e di costruzione, con distintive capacità di progettazione ed esecuzione di contratti offshore e onshore, anche ad alto contenuto tecnologico quali la valorizzazione del gas naturale e degli oli pesanti, con un orientamento particolare verso progetti complessi e impegnativi dal punto di vista tecnologico. Ha significative presenze locali in aree strategiche ed emergenti quali l’Africa Occidentale e Continentale, l’ex Unione Sovietica, l’Asia Centrale, il Medio Oriente e il Sud Est Asiatico. Oltre al forte contenuto europeo, la maggior parte della sua base di risorse umane proviene da paesi in via di sviluppo, per un totale di oltre 40.000 dipendenti di più di 110 nazionalità diverse.
«Non credo che la delocalizzazione sia destinata a perdurare nel tempo. Scommetterei anzi su un effetto pendolo, sul futuro ritorno di attività emigrate» www.ict4executive.it
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Os s e r vato rio
di
Vittorio Chiesa
direttore Energy & Strategy Group Politecnico di Milano
L’efficienza energetica in Italia Uno studio condotto dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano valuta le opportunità di riduzione dei consumi degli edifici, che nel nostro Paese assorbono il 36% dell’energia totale, stimando la convenienza delle principali alternative tecnologiche disponibili. Ma il quadro normativo italiano è ancora incerto
In questo articolo si intende presentare una sintesi dei principali risultati di uno studio condotto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano sul tema dell’efficienza energetica (il rapporto è disponibile sul sito www.energystrategy.it). Il rapporto affronta il tema dell’efficienza energetica concentrandosi sugli edifici - sia residenziali che non residenziali (uffici, scuole ed università, ospedali, alberghi e ristoranti, edifici della Grande Distribuzione Organizzata ed edifici industriali) - cui spetta la maggioranza “relativa” (36%) del totale dei consumi energetici nel nostro Paese. Il ruolo degli edifici ed il motivo dell’attenzione a questi è chiaro se si esaminano il Piano e la bozza di Direttiva Europea sull’efficienza energetica presentata dalla Commissione Europea nel mese di Giugno 2011, che definiscono con chiarezza l’intenzione delle istituzioni comunitarie di attribuire agli interventi di efficienza energetica negli edifici, tanto residenziali quanto non residenziali, un ruo| 42 |
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lo fondamentale nel raggiungere gli obiettivi del “Pacchetto 20-20-20”. L’assetto normativo Il primo Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE) italiano è stato emanato nel 2007 e traguardava un risparmio energetico di circa 10,8 mln tep (tonnellate equivalenti di petrolio) rispetto alle stime tendenziali (fatte considerando la media dei consumi 2000-2005) al 2016. Nel Luglio 2011 il Governo italiano ha presentato alla Commissione Europea un nuovo PAEE, con un obiettivo di risparmio al 2020 di circa 16 mln tep. L’impegno preso a livello nazionale sembra essere chiaro e pur tuttavia - come spesso accade con gli interventi normativi nel nostro Paese - è nella traduzione degli obiettivi in strumenti concreti di verifica (ossia di certificazione dei consumi energetici), obbligo e incentivazione delle soluzioni di efficienza ener-
o sse rvat o rio | L’ e f f ic ie n z a e n e rget ic a in I ta lia
getica che il processo rischia di “incepparsi”. Solo nel 2009, con la approvazione delle Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica degli edifici, viene approvata una forma univoca a livello nazionale per l’Attestazione di Certificazione Energetica (ACE), che però già a partire dal 1° Gennaio 2007 era, in teoria, obbligatoria per gli edifici di nuova costruzione; la certificazione obbligatoria è ancora limitata ai consumi per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, mentre per la climatizzazione estiva è prevista solamente una valutazione “qualitativa” dell’involucro; non è prevista una qualificazione a livello nazionale che individui le caratteristiche dei professionisti che possono rilasciare l’ACE, ed anzi è ancora ammessa – in deroga a quanto previsto in ambito europeo – a livello generale la possibilità di autocertificazione dell’appartenenza a classe a minore efficienza. La situazione si complica ulteriormente, come purtroppo spesso accade in Italia, se dal livello nazionale si passa ad analizzare quello che accade a livello regionale. Sono solo quattro le Regioni italiane (Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia e Piemonte), cui si devono aggiungere la Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano, a prevedere obblighi specifici per la prestazione energetica degli edifici. Sul tema degli incentivi va rilevato che le soluzioni di efficienza energetica sono incentivate essenzialmente attraverso due meccanismi: i Titoli di Efficienza Energetica, che introducono un meccanismo di mercato per rendere “liquidi” e “monetizzabili” gli effetti di risparmio energetico resi possibili dall’adozione di determinate soluzioni tecnologiche; le agevolazioni fiscali, che invece riducono l’impatto dell’investimento iniziale, permettendone, anche se
solo in parte, un recupero ai fini fiscali, nella misura del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e nella misura del 36% previste per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Il meccanismo italiano dei Titoli di Efficienza Energetica (“TEE” anche detti Certificati Bianchi) è stata la prima esperienza al mondo di applicazione di strumenti incentivanti e di creazione di un apposito mercato di scambio titoli per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali. La remunerazione economica garantita (100 E/tep sino al 2008 e poco meno di 94 E/tep nel 2011) - finanziata da un prelievo sulle tariffe dell’energia elettrica e del gas naturale, nell’ordine rispettivamente di 2,5 E e 3,5 E all’anno per una famiglia media - ha avuto però un effetto doppiamente negativo: innanzitutto non sono i soggetti obbligati per legge (ovvero i grandi distributori di energia elettrica e gas) i principali “generatori” di TEE, che per oltre l’83% dei casi sono invece immessi sul mercato dalle ESCo (si veda più avanti per la definizione); inoltre, circa il 66% dei risparmi certificati finora è stato ottenuto grazie ad interventi “piccoli” come la sostituzione delle lampade a incandescenza, l’installazione di erogatori a basso flusso e rompigetto aerati per i rubinetti. Non è quindi certo grazie a questo meccanismo che si garantisce l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, che evidentemente richiede interventi più “strutturali”. Il meccanismo è in fase di revisione in questi mesi e a partire dal 2012 dovrebbe riconoscere benefici maggiori a fronte di interventi di carattere più strutturale e a vita utile più lunga. L’incertezza pesa anche sui meccanismi di detrazione fiscale (55% e 36%) che, nonostante abbiano esercitato (soprattutto il primo) sino ad ora un evidente
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ruolo propulsivo degli interventi di efficientamento energetico, risentono del medesimo problema di “incentivare” primariamente interventi relativamente “piccoli” e con tempi di rientro modesti. Al momento la misura della detrazione del 55% è stata prorogata solo per il 2012: nel caso di proroga oltre tale data è probabile una consistente rimodulazione delle aliquote per alcune tipologie di interventi e l’introduzione di tetti di spesa specifici. Le tecnologie per l’efficienza energetica
Grado di convenienza nell’adozione di soluzioni di efficienza (segno negativo indica convenienza) e ammontare di risparmio ottenuto negli edifici residenziali di nuova realizzazione (2006-2010)
Il rapporto analizza le tecnologie impiantistiche (sistemi di illuminazione, elettrodomestici, tecnologie efficienti per la produzione di energia termica e sistemi di building automation), nonché le soluzioni strutturali dell’edificio (sostanzialmente chiusure trasparenti e strutture opache, oltre alle soluzioni per la progettazione energeticamente efficiente degli edifici). Per ogni tipologia di soluzione di efficienza energetica e per le diverse categorie di edifici (edifici residenziali e non residenziali, tra cui, in particolare, uffici, scuole ed università, ospedali, alberghi e ristoranti, edifici della GDO ed edifici industriali) si sono identificate e descritte le principali alternative tecnologiche disponibili a livello commerciale. Per ognuna di esse è stata quindi analizzata la convenienza economica, sia nel caso di adozione della tecnologia di efficienza energetica in edifici esistenti, sia nel caso di nuove realizzazioni. Il calcolo è effettuato sia in assenza di incentivi, sia considerando l’impatto dei sistemi di incentivazione applicabili caso a caso. Così facendo, l’analisi permette di simulare due momenti decisionali differenti, ma ugualmente importanti per la diffusione delle soluzioni di efficienza energetica in building residenziali e non, ossia
il caso in cui si vuole capire se conviene intervenire per migliorare le prestazioni energetiche di un edificio esistente, e quello in cui si desidera capire se orientarsi, in sede di progettazione, verso una soluzione tradizionale, ma meno costosa, piuttosto che una tecnologia altamente efficiente, ma che normalmente comporta un investimento maggiore. Le soluzioni tecnologiche e strutturali possono essere distinte in tre categorie: (i) le tecnologie per cui la convenienza “assoluta” (ovvero senza alcuna incentivazione) si ha già oggi in qualsiasi contesto di adozione. Fra queste spiccano le tecnologie per l’illuminazione, e le soluzioni per il fabbisogno termico degli edifici: le caldaie a condensazione, le pompe di calore, i sistemi di isolamento delle coperture e del suolo e le caldaie a biomassa evidentemente “premiate” dal rendimento energetico che è più elevato per le fonti termiche rispetto a quelle elettriche. Per tutte queste tecnologie, anche in assenza di forme di incentivazione, sussiste una convenienza “assoluta” nell’effettuare l’investimento; (ii) le tecnologie che risultano convenienti soltanto se adottate congiuntamente alla realizzazione di un nuovo edificio. Rientrano in questa categoria le soluzioni di building automation, gli elettrodomestici del freddo e le chiusure vetrate; (iii) le tecnologie per cui, indipendentemente dal contesto di riferimento, non vi è la convenienza “assoluta” dell’investimento. In questa categoria rientrano le restanti tecnologie di generazione energetica da fonti rinnovabili e le soluzioni di efficienza energetica relative agli elettrodomestici del lavaggio. Per completezza vanno inserite in questa categoria (anche se riferite ovviamente solo agli edifici esistenti) le soluzioni per l’efficienza energetica relative all’adozione del cappotto e isolamento delle pareti, che
figura 1 - la convenienza delle soluzioni nei nuovi edifici residenziali Risparmio elettrico
Nuovo (TWh) Caldaia a condensazione 1,30 TWh
Risparmio termico
Building Automation 0,08 TWhel + 0,52 TWhth Fonte: Politecnico di Milano
Pompa di calore 0,67 TWh
Chiusure vetrate 0,22 TWh
Elettrodomestici del lavaggio 0,11 TWh
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Illuminazione 0,49 TWh
Elettrodomestici del freddo 0,11 TWh
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Convenienza “assoluta” investimento
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figura 2 - la convenienza delle soluzioni negli edifici residenziali realizzati prima del 2006 Risparmio elettrico
Esistente (TWh)
Risparmio termico
Coperture/suolo 8,82 TWh
Fonte: Politecnico di Milano
Pareti 4,32 TWh
Illuminazione 4,26 TWh
Chiusure vetrate 1,94 TWh Elettrodomestici del lavaggio 0,08 TWh
Elettrodomestici del freddo 0,25 TWh
Building Automation 0,02 TWhel + 0,13 TWhth
400% 375% 350% 325% 300% 275% 250% 225% 200% 175% 150% 125% 100% 75% 50% 25%
Grado di convenienza nell’adozione di soluzioni di efficienza (segno negativo indica convenienza) e ammontare di risparmio ottenuto negli edifici residenziali realizzati prima del 2006
sono prossime alla soglia di convenienza assoluta, ed anzi proprio per questo, aiutate da un sistema di incentivazione quale quello della detrazione del 55%, rappresentano le tecnologie di questa categoria ad aver dato sino ad ora il maggior contributo in termini di riduzione dei consumi. Gli sviluppi futuri Sulla base delle analisi condotte si può stimare un potenziale teorico derivante dall’adozione di soluzioni di efficientamento energetico in Italia da qui al 2016 (senza tener conto di quanto già è stato fatto sino al 2011) pari complessivamente a circa 44 mln tep. Un valore, quindi, ben più elevato (circa 3 volte tanto) dei circa 16 mln tep che l’Italia si è posta come obiettivo nel Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE) che è stato approvato nel 2011. Se si guarda alle stime di penetrazione effettiva ottenibile, il quadro muta come segue. Per quanto riguarda i consumi elettrici la riduzione che si ritiene possa essere ragionevolmente acquisita da qui al 2016 attraverso l’adozione di soluzioni di efficientamento energetico è pari a 21,6 TWh, ossia solo poco più del 14% del potenziale teorico; il risparmio energetico invece imputabile ad azioni di efficientamento dei consumi termici, sul medesimo orizzonte e con le medesime ipotesi del precedente, può essere ragionevolmente stimato in 118 TWh termici, circa il 18% del potenziale teorico. L’impatto dell’adozione delle tecnologie per l’efficienza energetica entro il 2016 sarà, secondo le stime elaborate nel rapporto, ragionevolmente superiore (13,7 mln tep) rispetto ai 10,8 mln tep che era stabilito inizialmente nel PAEE approvato nel 2007. Se si proietta, poi, il risparmio acquisibile entro il 2016 sull’orizzonte al 2020 si ottiene un valore pari a 21,5
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Caldaia a condensazione 1,94 TWh Pompa di calore 1,00 TWh
0% -25% -50% -75% -100% -125% -150%
Convenienza “assoluta” investimento
mln TEP, oltre il 30% in più rispetto al valore soglia definito nel PAEE 2011. Appare quindi possibile fare dell’Italia un Paese all’avanguardia per l’efficienza energetica negli edifici. A tal fine un ruolo centrale sarà giocato dalle ESCo (o anche secondo la “traduzione” italiana SSE - Società di Servizi Energetici) ossia i soggetti deputati alla promozione dell’efficienza energetica negli usi finali, riconosciute come tali a livello europeo dalla Direttiva Europea 2006/32/CE e a livello italiano dal suo recepimento con il Decreto Legislativo n. 115 del 30 Maggio 2008. Quest’ultimo, in particolare, fornisce una precisa definizione di ESCO come “persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici e/o altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell’utente e, ciò facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi forniti si basa (totalmente o parzialmente) sul miglioramento dell’efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti”. A Settembre 2011, erano oltre 1.900 le imprese “accreditate” come ESCo presso l’Autorità per l’E¬nergia Elettrica e il Gas (AEEG). L’analisi condotta sui principali operatori del mercato ha messo in luce un volume d’affari generato nel corso del 2010 (ultimo anno per cui si dispongono di dati di consuntivo) pari a oltre 3,5 mld E, in costante crescita negli ultimi anni e con una previsione a finire per il 2011 di raggiungere i 4,2 mld E. Sono segnali incoraggianti ma è chiaro che vi sia ancora molto da fare. Senza un efficace e capillare “tessuto” di ESCo è più difficile raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico che ci si è dati e soprattutto impensabile esplicare il ben maggiore potenziale di risparmio di cui il nostro Paese dispone.
PROSSIMI EVENTI LA SCHOOL OF MANAGEMENT
La School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi del management, dell’economia e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il PhD Program di Ingegneria Gestionale e il MIP, la business school del Politecnico di Milano. La School of Management ha ricevuto nel 2007 l’accreditamento EQUIS.
GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENT
Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati, ecc. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative nell’ambito delle ICT: B2b – eProcurement e eSupply Chain, Business Intelligence, Canale ICT, Cloud & ICT as a Service, eCommerce B2c, eGovernment, Enterprise 2.0, eProcurement nella PA, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione Strategica dell’ICT, Gioco Online, HR Innovation Practice, ICT & Business Innovation nel Fashion-Retail, ICT & Commercialisti, ICT & PMI, ICT Accessibile e Disabilità, ICT in Sanità, ICT nel Real Estate, ICT nelle Utility, ICT Strategic Sourcing, Information Security Management, Intelligent Transportation Systems, Internet of Things, Intranet Banche, Mobile & Wireless Business, Mobile Banking, Mobile Internet, Content & Apps, Mobile Marketing & Service, Multicanalità, New Media & New Internet, New Slot & VLT, New Tablet & Business Application, NFC & Mobile Payment, RFId, Social Network, Unified Communication & Collaboration. OSSERVATORIO NFC & MOBILE PAYMENT
9 FEBBRAIO 2012
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011 Politecnico di Milano Aula Carlo De Carli Campus Bovisa Via Durando 10, Milano
Durante il Convegno verranno presentati i risultati della nuova Ricerca che si è posta i seguenti obiettivi: monitorare ed analizzare le evoluzioni più rilevanti dello scenario applicativo nazionale ed internazionale, anche attraverso una quantificazione del Mobile Payment in Italia; studiare i Business Model del Mobile Proximity Payment con l'obiettivo di confrontare i diversi modelli di filiera (collaborativi e player centrici), comprendere i ruoli dei differenti player coinvolti e disegnare i modelli di business che potrebbero adattarsi meglio al contesto italiano; analizzare il valore per gli esercenti derivante dall’utilizzo del Mobile Payment (sia Remote sia Proximity), valutando puntualmente gli impatti delle applicazioni di Mobile Payment su alcuni esercenti mediante modelli quantitativi che stimino gli impatti (ad esempio riduzione dei costi per la gestione del contante e ottimizzazione delle code); analizzare più in profondità le caratteristiche della domanda di servizi di Mobile Remote Payment, cercando di comprendere quali caratteristiche dei servizi potrebbero spingere l’utilizzo o bloccarne l’adozione; consolidare e promuovere lo sviluppo di progetti pilota come aree di test, al fine di comprendere il punto di vista degli esercenti e degli utenti e sperimentare logiche di filiera. I risultati della Ricerca saranno discussi con i principali player di questo mercato (Telco, Banche, Service & Technology Provider, Esercenti, ecc.).
OSSERVATORIO GIOCO ONLINE
28 FEBBRAIO 2012
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011
Politecnico di Milano Aula Carlo De Carli Campus Bovisa Via Durando 10, Milano
Durante il Convegno, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) e da Sogei in collaborazione con i principali attori della filiera, verranno presentati i risultati della nuova Ricerca, che ha avuto come obiettivi quelli di: misurare il mercato nelle sue diverse articolazioni (raccolta, fatturato, prelievo fiscale, diverse tipologie di gioco, ecc.); censire e analizzare l’offerta online (sistemi di deposito e prelievo, servizi di customer care, strumenti di interazione, ecc.); comprendere le strategie dei principali operatori e, più in generale, dei diversi attori della filiera; studiare l’approccio e il comportamento dei consumatori nei confronti dei giochi online; valutare alcuni indicatori chiave del settore (versato medio per conto di gioco, numero di conti medi per utente, conti di gioco registrati per i quali sia stato firmato il contratto, ecc.); tratteggiare i principali trend in atto e i possibili scenari evolutivi. Seguirà una Tavola Rotonda a cui prenderanno parte i principali player del settore per commentare i risultati emersi dalla Ricerca.
OSSERVATORIO INTERNET OF THINGS
7 MARZO 2012
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011
Politecnico di Milano Aula Rogers Campus Leonardo Via Ampére 2, Milano
Durante il Convegno verranno presentati i risultati della prima edizione della Ricerca che si è posta i seguenti obiettivi: identificare i principali ambiti di applicazione dell’Internet of Things; individuare i progetti più interessanti avviati in Italia e strutturare un confronto con lo scenario internazionale; misurare il livello di diffusione in Italia dei progetti di Internet of Things nei principali ambiti di applicazione e definire il valore dell'adozione di questo tipo di soluzioni; contribuire alla divulgazione delle soluzioni tecnologiche e dei relativi standard in grado di supportare l’Internet of Things; analizzare la struttura del processo decisionale, per chiarire quali condizioni influenzino l'adozione di tali soluzioni; comprendere le implicazioni sociali dell’Internet of Things (es. privacy); porre le basi per l’avvio di progetti pilota. La Ricerca affronta a 360° le applicazioni dell’Internet of Things e presenta approfondimenti verticali su alcuni ambiti applicativi specifici: Smart City, Smart Metering & Smart Grid, Smart Home & Smart Building, Smart Transportation & Fleet Management. I risultati della Ricerca saranno discussi con i principali player di questo mercato (Telco, Service & Technology Provider, Utilities, ecc.). OSSERVATORIO E-GOVERNMENT
15 MARZO 2012
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2011
Politecnico di Milano Aula Rogers Campus Leonardo Via Ampére 2, Milano
Durante il Convegno verranno presentati i risultati della nuova Ricerca che si è proposta di contribuire a mettere in evidenza alcuni degli aspetti sui quali dovrebbe focalizzare l’attenzione la Pubblica Amministrazione Locale, che si trova a decidere su cosa e come migliorare la modalità di erogazione dei propri servizi all’utenza attraverso l’utilizzo dei canali innovativi. L’attività di Ricerca per un campione selezionato di servizi (i pagamenti alla PAL, i certificati anagrafici e i servizi di sportello unico) ha indagato: i modelli organizzativi e tecnologici ad oggi implementati; i canali di offerta usufruibili e la loro efficacia relativa; il sistema dei bisogni e le caratteristiche dell’utente finale (cittadino, impresa, intermediario), nonché i possibili modelli di comunicazione della PAL. I risultati saranno accompagnati dall’illustrazione di significative esperienze relative a progetti di innovazione negli Enti Locali e discussi in una Tavola Rotonda cui parteciperanno qualificati rappresentanti delle Istituzioni attive in questo ambito, ed alcuni Enti pubblici italiani con esperienze di eGovernment particolarmente significative.
P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I V I S I TAT E I L S I T O
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Expo Conference dedicata alle Frodi Cibernetiche
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os servatori o
Innovare i sistemi di pagamento per rilanciare l’eurozona La soluzione alla crisi dell’euro passa anche attraverso l’adozione e la diffusione di strumenti di pagamento standard e moderni. Economisti e istituzioni a confronto al SIA EXPO 2011
L’innovazione e l’armonizzazione degli strumenti di pagamento sono oggi passaggi necessari per garantire un futuro prospero all’Europa e all’euro. La via è stata tracciata con l’introduzione della SEPA, la Single Euro Payments Area, dove circa 330 milioni di cittadini possono eseguire e ricevere pagamenti nello stesso modo. Ma i nodi da sciogliere restano ancora molti e appare necessario accelerare il passo, per ridurre i costi e le inefficienze dei processi di pagamento. Il tema è stato al centro dell’International Payments Summit organizzato da SIA, società specializzata nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali, alla presenza di personalità di primo piano nel panorama europeo, come l’economista Giacomo Vaciago, Daniela Russo (Direttore Generale BCE) e Jean-Yves Muylle (Head of Unit DG Internal Market & Services, European Commission). Uno dei problemi emersi con forza è la necessità di fissare la data finale della SEPA, ovvero il termine ultimo per l’adozione dei nuovi strumenti di pagamento standardizzati - bonifici e addebiti diretti - che dovranno subentrare a quelli in uso a livello nazionale, con l’obiettivo di migliorare i servizi e tutelare il consumatore. «L’Europa può fronteggiare l’attuale fase di instabilità che sta caratterizzando i mercati finanziari e riaffermare il processo di integrazione anche attraverso la definitiva realizzazione dell’Area Unica dei Pagamenti in euro – ha affermato Carlo Tresoldi, Presidente SIA -. La Commissione UE deve fissare una end-date precisa così potremo accrescere la cer-
carlo tresoldi presidente sia
tezza e la fiducia dei mercati finanziari e contribuire ad aiutare l’Europa a superare la crisi». Secondo la “SEPA Survey 2011”, l’indagine realizzata da BCE e Commissione Europea su oltre 350 imprese, il 22% delle corporate dell’eurozona già utilizza il SEPA Credit Transfer (SCT) per più della metà dei propri pagamenti e nel prossimo biennio tale percentuale si stima possa salire al 57%. Una conferma arriva anche dalla ricerca del CeTIF – Università Cattolica in collaborazione con Capgemini Italia e SIA da cui emerge che il bonifico SEPA è lo strumento di pagamento con la maggior crescita: in Italia nel 2010 i volumi sono aumentati del 977% raggiungendo gli 11.8 milioni. Grandi opportunità per l’Europa vengono anche dai pagamenti elettronici di nuova generazione, in particolare quelli online e tramite cellulare. Tra le novità più interessanti della cosiddetta “e-SEPA”, l’ulteriore evoluzione della SEPA, il progetto MyBank, un nuovo servizio pan-europeo per fare acquisti in rete in modo semplice e sicuro (avvio previsto nel 2012) che consente di effettuare pagamenti direttamente tramite i portali di Internet Banking dei propri istituti di credito, utilizzando il conto corrente ma senza dover comunicare i propri dati. Anche i pagamenti di piccoli importi tramite carte contactless e smartphone sono destinati a diffondersi a breve: sono già numerose le sperimentazioni in atto, Italia compresa. Lo sviluppo di tali sistemi potrà certamente dare un importante contributo alla riduzione dei pagamenti cash, a favore di una maggiore trasparenza. www.ict4executive.it
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CORSI BREVI ICT & MANAGEMENT
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L’Information and Communication Technology (ICT) svolge un ruolo sempre più pervasivo in qualsiasi organizzazione (impresa e Pubblica Amministrazione): da infrastruttura di base, indispensabile a garantire il corretto ed efficiente funzionamento dei processi, sta sempre più diventando una leva di innovazione strategica, potenziale fonte di differenziali competitivi. Non sempre, però, quest’accresciuta rilevanza si traduce in una pari crescita di competenze e consapevolezza da parte di coloro che, all’interno delle imprese utilizzatrici di ICT o all’interno delle imprese fornitrici di soluzioni e servizi professionali, sono chiamati a comprendere criticamente queste tecnologie, per garantirne l’effettivo allineamento al business. Per far fronte a quest’esigenza di formazione e crescita professionale, il MIP, in collaborazione con Cefriel, propone una serie di corsi brevi che si basano su una didattica attiva e partecipativa, dando ampio spazio all’interazione in aula, alla discussione su casi aziendali (best practices in particolare) e a qualificate testimonianze (attingendo ai numerosi Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano - www.osservatori.net). Ogni corso prevede interventi da parte di CIO particolarmente significativi nel panorama italiano e internazionale. • ICT PRIVACY 21 Febbraio • CONTRATTI PER L'ACQUISTO DI SERVIZI INFORMATICI 12-13-14 Marzo • STRATEGIA E GOVERNANCE DELL'ICT 29-30 Marzo • ICT COMPLIANCE 17 Aprile • ORGANIZZAZIONE E PROCESSI DELL'ICT 19-20 Aprile • NEW MEDIA & NEW INTERNET 14-15 Maggio • BUSINESS INTELLIGENCE 21-22 Maggio • ICT STRATEGIC SOURCING 24-25 Maggio • CHANGE MANAGEMENT E GESTIONE DELLA CONOSCENZA 11-12 Giugno • KNOWLEDGE & COMMUNITY MANAGEMENT 13 Giugno • TECHNOLOGY-ENABLED BUSINESS MODELS 20-21 Giugno
• FATTURAZIONE ELETTRONICA E CONSERVAZIONE SOSTITUTIVA 25-26 Giugno • MODELLI E STRUMENTI DELL'ENTERPRISE 2.0 12-13 Luglio • NUOVE ARCHITETTURE ICT: L'ADAPTIVE ENTERPRISE 20-21 Settembre • L'INFORMATION SECURITY NELL'ERA DEL MOBILE E DEL CLOUD 27-28 Settembre • DIGITALIZZAZIONE DEI PROCESSI DI FILIERA: L'EXTENDED ENTERPRISE 11-12 Ottobre • ICT DIGITAL FORENSICS 22-23 Ottobre • INNOVARE IL BUSINESS CON LE SOLUZIONI WIRELESS: LA MOBILE ENTERPRISE 8-9 Novembre • CANALI DIGITALI E NUOVI PARADIGMI DI MARKETING 29-30 Novembre
In collaborazione con
Per informazioni: www.mip.polimi.it/ict
ma nagement
La nuova frontiera del Business Process Reengineering è in chiave Social Oggi la domanda non è più se gli strumenti 2.0 possono essere adottati dalle organizzazioni aziendali, ma come e con quali obiettivi
riccardo lorusso direttore mercati Telco & Media Everis Italia
Anche in Italia, le iniziative “social” in ambito aziendale si stiano moltiplicando. Spesso si tratta di progetti che hanno carattere sperimentale, ma è altrettanto vero che, molte volte, gli esperimenti si sono trasformati in iniziative permanenti. Tuttavia, è purtroppo frequente che tali iniziative rimangano di carattere estemporaneo: isolate, verticali, non inserite in una strategia aziendale organica che metta a fattor comune le competenze (e i punti di vista) delle diverse strutture interne all’azienda. Solo una logica integrata, ovvero a “rete”, però, consente una vera “rivoluzione 2.0” in grado di aprire nuove prospettive nell’eterna ricerca di efficienza ed efficacia delle organizzazioni aziendali, anche nell’ottica della relazione con clienti, partner e fornitori. D’altra parte, che il paradigma social sia la sfida con la quale confrontarsi è ampiamente dimostrato dagli innumerevoli studi che (in modo abbastanza univoco e sorprendente) illustrano quanto la relazione e la collaborazione tramite piattaforme social sia rilevante e attraente per una fascia molto ampia di persone, trasversalmente all’età, all’estrazione sociale e alla collocazione geografica. La domanda, quindi, non è più se gli strumenti social possono essere adottati dalle organizzazioni aziendali ma - piuttosto - come e con quali obiettivi. Difficile affrontare il tema in poche righe, tuttavia, è utile considerare che l’approccio 2.0 nella definizione dei processi aziendali altro non è che un nuovo
modo di fare BPR (Business Process Reenginering). Certo la differenza è che, in questo caso (più complicato), si tratta di concentrarsi sull’ottimizzazione dei processi di collaborazione tra persone piuttosto che integrare sistemi, costruire interfacce o automatizzare procedure, ma è anche evidente che dopo gli innumerevoli progetti “IT-oriented” (in cui ogni azienda ha investito a più riprese) non è più possibile pensare di ottenerne ancora vantaggi decisivi (e tantomeno differenziali) nel rendere efficienti i propri processi core. La revisione dei processi in chiave social, invece, oltre ad avere l’innegabile vantaggio di poter riunire sotto un’unica visione le iniziative 2.0 già probabilmente avviate dalle varie strutture aziendali, consente, finalmente, di considerare le organizzazioni per quello che sono: gruppi di persone che condividono la necessità di raggiungere un comune obiettivo. Il vero vantaggio sta nel fatto che, per generare valore, ai componenti di un’organizzazione viene richiesto di utilizzare lo skill più congeniale e naturale: la socialità. Ci sono rischi: i decisori potrebbero non amare (e quindi favorire o approvare) la nascita di fatto di una organizzazione parallela a quella gerarchica, dotata di strumenti potenti di comunicazione, tipicamente molto più snelli ed efficaci di quelli tradizionali. Questo è il vero ostacolo allo sviluppo del BPM in chiave social. www.ict4executive.it
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Os s e r vato rio di
Luigi Ferro
CINA, un’occasione perduta per l’ITALIA Sono poche le aziende italiane che hanno saputo fin qui cogliere le opportunità dell’immenso mercato del Paese del Dragone. Coraggio e determinazione sono mancati a Fiat, al settore vinicolo, che oggi esporta meno del Cile, a quello del caffè, che non ha tentato di contrastare o almeno imitare il successo di Starbucks, e al turismo, dove abbiamo perso importanti posizioni. Le difficoltà, tuttavia, non mancano
L’incubo di Prato, i falsi, i bassi costi. Per molto tempo la Cina è stata per le imprese italiane solo un nemico da combattere. Una percezione che sta lasciando il posto all’altra faccia della medaglia, quella dell’opportunità. Anche perché nel frattempo la Cina ha fatto vedere che oltre all’export può offrire un ricco mercato interno che sta facendo sentire il suo peso in comparti come quello del lusso. Vale la pena quindi di capire se e come è il caso di andare sul mercato cinese come ha cercato di fare il convegno organizzato a Milano “Cina compra Italia” organizzato da Nuovo Mondo International, società specializzata nella collaborazione con le imprese per approcciare il mercato cinese. Se si guarda ai numeri la risposta è semplice. La Cina da 25 anni cresce ininterrottamente con una tasso annuo medio di crescita del Pil intorno all’8%. L’economia è cresciuta in termini reali di oltre 17 volte in trent’anni e a disposizione ci sono oltre | 52 |
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3mila miliardi di dollari di riserve. Inoltre, è dotata di una massa critica formidabile, con oltre un miliardo di abitanti e città come Shangai che ne contano circa 18-19 milioni. L’export è ancora molto forte e realizza un surplus pari a 14.53 miliardi di dollari, ma il presidente Hu Jintao ha precisato che “La Cina non è deliberatamente alla ricerca del surplus commerciale” e punta a un riequilibrio dei rapporti con i Paesi stranieri. Alle parole devono seguire i fatti, ma è vero che già oggi il 25% del fatturato totale del lusso in Europa è preda di compratori con gli occhi a mandorla. Frutto di un milione di nuclei famigliari ad alto reddito (oltre un milione di dollari) che quest’anno cresceranno di 750.000 unità. Un mercato immenso, che per l’Italia vale 7,8 miliardi di euro di fatturato, ma che rappresenta al momento un’occasione perduta come ha sottolineato Roldano De Bastiani, sales manager di Nuovo Mondo International.
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Coraggio e determinazione sono mancati a Fiat, al settore vinicolo che oggi esporta meno del Cile, al caffè che non ha tentato di contrastare o almeno imitare il successo di Starbucks che ha aperto 60 locali solo a Shangai e al turismo dove abbiamo perso importanti posizioni. Il sistema però non è esente a qualche preoccupazione. Il mercato immobiliare agita i sonni del vertice cinese che è dovuto intervenire per evitare lo scoppio della bolla. I debiti delle amministrazioni locali sono ingenti e, come ha ricordato Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano dalle colonne del Sole 24 ore, “la crescita economica ha rallentato per la terza volta consecutiva in tre trimestri - passando dal +9,5% del Pil a +9,4% fino ad arrivare al valore attuale intorno al 9,1 per cento. Il surplus commerciale e le esportazioni sono diminuiti a causa della crisi economica dell’Europa, principale area di destinazione dei prodotti cinesi”. L’economia appare “obesa”. Troppo forte è il peso degli investimenti infrastrutturali riveste rispetto al Pil (circa il 50%) e troppo debole è, secondo Noci, la componente dei consumi domestici (35% del Pil). Definite luci e ombre dello scenario economico, la Cina rimane comunque un Paese fortemente appetibile per le imprese italiane. Antonio Carta, di Cdm technoconsulting che da tempo lavora con aziende della Penisola sottolinea come dal punto di vista tecnologico uno dei problemi riguarda l’utilizzo degli ideogrammi per i quali sono necessari software particolari. «In Cina - racconta - poche persone parlano inglese e per questo i costi per le imprese sono maggiori». Poi ci sono i filtri a Internet. Per questo è necessario scegliere il provider adatto che utilizza Hong Kong come base oppure ricorrere alla Vpn. Per quanto riguarda la contabilità, basata sul patrimonio e non sul reddito, bisogna produrre molta documentazione, le fatture devono essere rilasciate su moduli prefincati ma non ci sono particolari complicazioni. Ci sono anche questioni organizzative. Il nanismo italiano si vede anche lì. Il numero medio dei dipendenti della filiale di una società giapponese è di 100 dipendenti, quella americana 80, Germania 65, Francia 40 e Italia 20. Il problema è che in Cina, osserva Carta, «fra i quadri esiste un forte turno over. La permanenza in azienda è spesso inferiore all’anno, c’è bisogno quindi di una
continua formazione del personale e se la filiale è piccola il problema è evidente». Spesso l’Erp utilizzato in azienda non è adatto per il paese degli ideogrammi. «Oltre il 70% dei nostri clienti possedeva sistemi legacy che non potevano utilizzare software cinese». Per risolvere il problema di solito la filiale si prende in carico tutta l’operazione, ma i dipendenti sono pochi e il general manager, senza particolari competenze It, non può occuparsi di tutto. «Così del sistema informativo si fa un utilizzo tipicamente italiano che riguarda gli adempimenti fiscali e non viene sfruttato come leva competitiva». Excel rimane molto in voga per lo scambio di dati con l’headquarter, mentre con il passare del tempo si verifica un aumento dei dati extrasistema a causa del turn over e della mancanza di controllo.
La difficile gestione delle risorse umane Il fai date in Cina non è consigliato. È il primo avvertimento di Emanuela Gastaldi di Prem1er, società specializzata nelle human resources, che parte dalla demografia per parlare di diritto del lavoro. Sorprende l’uditorio spiegando che «La manodopera disponibile è inferiore alla richiesta del mercato anche a causa della legge sul figlio unico». Le proiezioni indicano che nel 2025 ci saranno 68 milioni di giovani in meno sul mercato. «Inoltre la migrazione dalle campagne verso la città si sta contraendo». La consapevolezza dei propri diritti aumenta e i giovani non apprezzano il sistema di cittadinanza che regola la vita nei centri urbani. Chiedono più diritti e qua e là filtrano notizie su scioperi come quella del villaggio di Wukang nel ricco Guandong dove 20mila abitanti sono stati assediati dall’esercito per cinque giorni. I riflessi sugli stipendi sono evidenti. Il salario medio mensile per un operaio è passato da 92 a 332 euro al mese e per il prossimo anno nel Guandong si stima una ulteriore crescita del 18-20%. La crescita dei salari serve a spingere il mercato interno dove gli impiegati guadagnano oggi 900-1000 euro mensili. Sul fronte del personale, per lavorare in Cina è meglio puntare su giovani che oltre all’inglese possiedano una formazione internazionale. E magari abbiano anche la predisposizione a cimentarsi con il cinese. «I lavoratori sono molto tutelati da una normativa simile a quella italiana». Il periodo di prova va da uno a sei mesi ed è necessario avere un partner locale per gestire i rapporti dal punto di vista del diritto del lavoro. Le sanzioni infatti sono pesanti. Il costo del lavoro si aggira sul 150% del salario netto e il licenziamento è ammesso in caso di violazioni e la procedura collettiva prevede un preavviso e il versamento di una mensilità. Il sindacato non è però molto agguerrito.
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Speciale “business intelligence”
continua la CRESCITA degli INVESTIMENTI nelLA Business Intelligence Le applicazioni di BI rafforzano il proprio ruolo strategico e rappresentano oggi una priorità per i CIO italiani, per il contributo che offrono al miglioramento dei processi decisionali, all’ottimizzazione delle prestazioni, all’incremento dei ricavi e alla riduzione dei costi. Il Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia i principali trend in corso
A dispetto della congiuntura sfavorevole, gli investimenti in sistemi di business intelligence nel corso del biennio 2009-2010 e del primo semestre 2011 sono cresciuti in modo significativo, con incrementi medi che superano il 7%. È quanto emerge dal Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, recentemente pubblicato su www.osservatori.net, che si fonda su una solida base empirica costituita da più di 90 imprese intervistate, che hanno permesso di identificare alcune best practice e le principali tendenze evolutive in atto. Dalla ricerca emerge che anche per il futuro le prospettive di sviluppo si presentano favorevoli, con una previsione di crescita superiore all’8% per il prossimo triennio. Gli investimenti in sistemi di BI continuano a risultare superiori alla media degli investimenti complessivi in ICT. Le applicazioni di business intelligence rafforzano il proprio ruolo strategico e rappresentano una priorità per i CIO, per il contributo che offrono | 54 |
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al miglioramento dei processi decisionali, all’ottimizzazione delle prestazioni, all’incremento dei ricavi, alla riduzione dei costi. Il vantaggio principale conseguito dai sistemi di BI riguarda la maggiore efficacia delle decisioni, seguito dalla rapidità di reazione. Tra i benefici di natura organizzativa, figurano la visione univoca delle informazioni e la maggiore condivisione della conoscenza. Le barriere che ostacolano l’adozione di sistemi di BI, invece, sono prevalentemente di natura organizzativa e culturale. Da un lato, la mancanza di commitment dei C-level, la mancanza di visione strategica che concepisca i progetti di BI come attività che riguardano l’impresa nel suo complesso, la carenza di comunicazione e collaborazione. Dall’altro, le resistenze culturali al cambiamento e la carenza di skills adeguate per poter impiegare gli strumenti di BI, e segnatamente gli Advanced Analytics, ovvero la capacità dei knowledge worker di ricercare informazioni e di tradurle in azioni efficaci.
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I nuovi scenari Si sta rapidamente affermando un nuovo ambiente competitivo sotto la spinta convergente di cinque forze principali: la potenza metodologica degli Advanced Analytics per ricavare predizioni e svolgere ottimizzazioni; la diffusione dei social network con il loro enorme potenziale informativo; la crescita di collezioni di big data contenenti exabyte di dati, in prevalenza non strutturati; la disponibilità a basso costo di tecnologie cloud capaci, tra l’altro, di gestire big data su scala distribuita; la diffusione capillare di device mobili in grado di accedere ad applicazioni BI in remoto.
Le imprese sono quindi chiamate a raccogliere questa sfida e a inventare nuovi modi di competere e di svolgere le proprie attività, ponendo al centro le relazioni con i clienti e lasciandosi guidare dall’analisi della ingente mole di informazioni. Il tradizionale concetto di warehouse aziendale isolato e autosufficiente risulta ormai obsoleto. Assistiamo all’integrazione di più sistemi informativi, che includono content e knowledge management, data warehouse, data mart e architetture per la gestione di big data non strutturati, destinati a trasformarsi in un data warehouse virtuale a supporto delle analisi di BI e degli advanced analytics. Carlo Vercellis School of Management, Politecnico di Milano
La Business Intelligence va sul Mobile L’adozione di dispositivi mobili evoluti come smartphone e tablet in ambito aziendale è in continua crescita. Il mercato è stato a lungo dominato dai sistemi RIM Blackberry che offrivano tuttavia un limitato supporto alle applicazioni di business intelligence; queste si riducevano spesso alla consultazione di report PDF che imponevano ai decision maker limitazioni di formato, scarsa interattività e bassa qualità di visualizzazione. Negli ultimi anni, con il miglioramento della qualità dei display, l’introduzione della tecnologia touch e l’incremento della potenza di calcolo disponibile, le applicazioni di mobile business intelligence hanno iniziato a destare l’interesse delle imprese e della maggior parte dei vendor. Secondo quanto evidenziato dal Rapporto di ricerca 2011 dell’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, recentemente pubblicato su www. osservatori.net, l’impiego delle funzionalità di BI su dispostivi mobili può essere declinato secondo tre diverse modalità: • Web-based reporting: l’utente accede a report statici, o con limitata interattività,
attraverso il browser del dispositivo mobile; • WebApp reports: i report, le dashbord e gli altri strumenti di analisi sono sviluppati appositamente per i browser dei dispositivi mobili e le loro interfacce touch; • BI Apps: l’utente utilizza strumenti nativi sulla piattaforma mobile in uso. Le applicazioni sono quindi ottimizzate per lo specifico sistema-device e consentono di condurre analisi personalizzate ed interattive. L’ampia diffusione di dispositivi tablet sul mercato ha dato origine allo sviluppo di nuovi strumenti di analisi che sfruttano appieno le capacità di calcolo e la qualità dei display, rendendo cosi possibile la consultazione di dashboard e report interattivi anche in mobilità. Il successo degli applicativi di mobile business intelligence può inoltre favorire il paradigma di self-service BI, consentendo all’utente mobile di creare analisi custom che possono essere di grande ausilio nel corso dei processi decisionali.
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Speciale “business intelligence”
La Business Intelligence si estende all’analisi dei dati del Personale
Il Gruppo Baglioni, con sede a San Pietro Mosezzo (NO), è leader nelle “Pressure solutions” ovvero nella produzione di serbatoi in acciaio al carbonio, di separatori aria-olio e di filtri. Il Gruppo ha una dimensione internazionale; comprende infatti 4 aziende in Italia (AirCom, CSC, Comei, Coinox), Siap in Francia, Morganton in USA e 2 in Cina (AirCom e Eure). La Direzione Generale ed il Direttore del Personale avevano manifestato l’esigenza di poter analizzare i dati del Personale, sia a livello di azienda o di plant o di reparto, sia a livello di singolo dipendente, ma in futuro anche di operatore interinale. Per queste esigenze, Query Spa, software house specializzata in soluzioni gestionali e di analisi dati, ha sviluppato un progetto che sfrutta la peculiarità dei prodotti di Business Intelligence, ovvero la capacità di elaborare grossi volumi di dati in tempi brevissimi e la possibilità di effettuare analisi multidimensionali. L’applicazione di Human Resources è andata così ad aggiungersi alle altre applicazioni preesistenti, sviluppate con lo stesso motore associativo di BI, per l’analisi commerciale, per la logistica e per l’area amministrazione e finanza. Il progetto si basa sull’acquisizione congiunta dei dati delle Paghe dalla società di Consulenza del Lavoro che prepara i cedolini stipendio e delle Rilevazioni presenze. È stato impostato un automatismo che consente di importare ad ogni inizio mese tutti i dati del personale (dettagliati per singolo dipendente) definendo una gerarchia che, partendo dal singolo dipendente, passa al Centro di Costo di appartenenza, all’Ubicazione, al Plant e all’Azienda.
l’esperienza del gruppo baglioni, che utilizza la soluzione di BI di query come strumento di Planning & Control delle Risorse Umane
Al fine di garantire il corretto livello di riservatezza dei dati trattati, sono stati inseriti profili di accesso diversificati che consentono, tramite l’utilizzo di password, di assegnare livelli di autorizzazione differenti. L’applicazione consente l’analisi a 2 livelli: a livello aggregato per i vari stadi della gerarchia sopra definita oppure a livello individuale per singolo dipendente. Numerosi i report sviluppati, tra cui: • analisi anagrafiche: età, sesso, scolarizzazione, livello d’istruzione; • analisi per tipo di contratto: determinato, indeterminato, part-time; • analisi del Turnover: assunzioni, dimissioni; • analisi Ore Totali, divise in lavorate, non lavorate, straordinari; • confronto con le Ore Teoriche lavorabili; • assenteismo con le causali di assenza; • conteggio teste per area di appartenza: CDC, Ubicazione, Plant; • confronto dei dati del singolo dipendente con i valoro medi dell’azienda. «Da quando ho a disposizione quest’applicazione, da luglio 2011 - dice Luca Caccia, Direttore del Personale e Controller del Gruppo Baglioni - posso analizzare i dati del Personale delle aziende del Gruppo ed individuare eventuali criticità, a livello personale oppure a livello di reparto produttivo. Questo aiuta l’azienda nella definizione di nuovi modelli organizzativi e di politiche retributive che rendano Baglioni un’azienda appetibile per l’attività svolta e per un’attenta gestione delle risorse umane».
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SAPIO E BOARD UNA COLLABORAZIONE CONSOLIDATA NEGLI ANNI
Nata a Monza nel 1922, oggi SAPIO è un Gruppo che opera sul mercato italiano e internazionale nel settore dei gas tecnici e medicinali offrendo prodotti, servizi e tecnologie a tutti i settori merceologici, in ambito industriale con la società dedicata SAPIO, oltre che al mondo della sanità pubblica e privata, con SAPIO LIFE. La partnership tra BOARD e SAPIO ha una storia lunga e consolidata nel tempo. Le necessità iniziali (1996) del Gruppo erano legate alla gestione delle informazioni dei processi di vendita, ma nel corso degli anni la sinergia tra BOARD e SAPIO ha portato alla realizzazione di numerosi progetti con impatti su diversi processi aziendali: Amministrazione, Controllo di Gestione, Supply Chain, Direzione Commerciale e Direzione Aziendale. Di particolare rilievo tecnico e applicativo è la soluzione sviluppata per il Modello di controllo e di Contabilità Analitica: a partire da dati alimentati dal Ciclo Attivo e Passivo e dai Saldi Contabili viene elaborato un Conto Economico dettagliato sulle varie dimensioni aziendali. «Le soluzioni BOARD si confermano nel tempo strategiche per il Gruppo SAPIO. Con una unica piattaforma applicativa snella, veloce e poco onerosa siamo in grado di gestire al meglio i bisogni delle diverse funzioni aziendali, rendendo possibile il rilascio in tempi veloci di nuovi servizi e funzionalità legate ad un ampio spettro di tematiche e con logiche anche complesse di gestione collaborativa, consolidamento dati e simulazione, garantendo comunque una facilità d’uso ed una efficacia nei risultati ai nostri utenti», commenta Stefano Ferrari, CIO del Gruppo SAPIO.
un’unica piattaforma applicativa snella, veloce e poco onerosa consente al gruppo, attivo nel settore dei gas tecnici e medicinali, di gestire al meglio i bisogni di business intelligence delle diverse funzioni aziendali
BOARD International è un software vendor internazionale leader nelle soluzioni software per Business Intelligence e Corporate Performance Management. Dalla sua fondazione nel 1994, BOARD International ha aiutato più di 2500 organizzazioni in tutto il mondo a migliorare l’efficienza e l’efficacia dei loro processi decisionali, unificando BI e CPM in un unico prodotto integrato: BOARD. BOARD garantisce una visione d’insieme delle informazioni aziendali, dalla formulazione strategica all’esecuzione operativa, offrendo una soluzione d’avanguardia per il supporto e la gestione dei processi di misurazione, pianificazione e controllo delle performance. • Reporting e Analisi dei Dati • Budgeting, Planning, Forecasting • ABC e Analisi di Profittabilità • Scorecarding e Dashboarding • Strategy Management • Consolidamento Civilistico e Gestionale Grazie al suo approccio senza programmazione BOARD ha permesso ad aziende di ogni dimensione quali Armani, Bauli, Bata, Conad, Credito Valtellinese e Granarolo di costruire applicazioni di BI e CPM ad una frazione del costo e dei tempi associato alle soluzioni tradizionali. Gruppo internazionale con headquarter a Lugano, Svizzera, BOARD International ha sedi dirette in Italia, Germania, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti, Australia, Giappone, India, Medio-Oriente e Singapore e un network mondiale di distributori e partner certificati.
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I N TE R V IS TA di
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Pierluigi De Marinis CIO Anas
La strada dell’innovazione di Anas Numerosi i progetti avviati di recente dalla società. Per la progettazione e costruzione, un sistema per lo scambio dei documenti di commessa con i fornitori. Per la gestione della rete stradale, il collegamento alla centrale operativa di tutti i sistemi su strada e telecamere installate su veicoli. Per gli acquisti, un portale fornitori e un sistema di Cost management
In Anas dal 2006, Pierluigi De Marinis - ingegnere con una lunga esperienza nella gestione dell’ICT - è artefice dell’innovazione del sistema informativo e dei processi aziendali della società, interessati in questi anni da un percorso di profondo rinnovamento che ha preso le mosse nel 2007 con l’implementazione di un sistema SAP integrato. Il gestionale, che copre le principali aree di attività dell’azienda, rappresenta il cuore del nuovo sistema informativo ed è ormai a regime. In Anas esistono poi differenti sistemi sviluppati ad hoc a supporto delle attività di progettazione, costruzione e esercizio della rete stradale, alcuni ancora in via di implementazione e destinati a rendere più efficienti ed efficaci i processi di lavoro. «Per la progettazione e le costruzioni - racconta il CIO - abbiamo sviluppato un sistema di gestione documentale (chiamato PDM: Project Document Management) accessibile a tutti i nostri fornitori e appaltatori: tutti i disegni e gli elaborati tecnici e gestionali di commessa verranno scambiati attraverso questo sistema, tenendo così traccia degli scambi tra l’azienda e l’esterno, con la | 58 |
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possibilità di inviare comunicazioni relative ai documenti». Nell’attività di costruzione, inoltre, il sistema PDM consente di scambiare i dati del progetto esecutivo e costruttivo fino al completamento del progetto stesso. Un altro sistema innovativo è il Road Management Tool (RMT), che supporta l’attività di esercizio della rete stradale ed è in fase di installazione all’interno delle 20 sale operative dell’Anas dislocate sul territorio nazionale. Spiega De Marinis: «Il sistema permetterà di far convergere tutti i segnali digitali che provengono dal campo prima nella sala operativa compartimentale e poi, con un’architettura a più livelli, nella sala operativa nazionale. I segnali provengono dai diversi dispositivi presenti su strada, quali i pannelli a messaggio variabile, le telecamere, i sensori di traffico, le colonnine SOS, le stazioni meteo, i sistemi di comando e controllo in galleria, i sistemi di illuminazione, i semafori, ecc». Giunti alla sala operativa, i segnali sono armonizzati e presentati all’operatore con una visualizzazione grafica su un tabellone sinottico che evidenzia le informazioni
IN T E RV ISTA | L a str a da de ll’ in n ova z io n e di A n a s
più rilevanti ai fini della gestione, come per esempio situazioni di forte traffico o un malfunzionamento degli impianti di galleria. «Il sistema ci permette di tenere sotto controllo tutti gli aspetti relativi al nostro business nelle sue diverse sfaccettature in un’unica visuale, che oltre che sinottica è geografica: ci appoggiamo per questo a Google Enterprise, sulla base della nostra cartografia specifica relativa alla rete stradale», specifica il CIO. Per estendere ulteriormente il controllo sul territorio, Anas ha anche installato su oltre 1000 veicoli della flotta aziendale (auto, camion, mezzi speciali, ecc) un sistema di geolocalizzazione GPS e una telecamera - estraibile per permettere di fare anche riprese a mano - collegati ad un computer di bordo. Dalla sede è possibile visualizzare in tempo reale la posizione sul territorio di tutti i veicoli. Se la copertura della rete cellulare lo permette, i video registrati dalle telecamere possono essere trasmessi in tempo reale. In caso contrario i filmati vengono memorizzati e possono essere trasmessi in un secondo momento, quando il mezzo rientra alla base. «Questo sistema è estremamente utile: ci permette non solo di sorvegliare le strade, ma anche di documentare un incidente, monitorare il traffico, lo stato delle strutture stradali, dello sfalcio dell’erba a lato delle strade e via dicendo, ottimizzando gli interventi sulle infrastrutture. Stiamo anche dotando tutti i nostri sorveglianti di un palmare che permette di raccogliere questo tipo di informazioni e comunicarle alle sedi; stiamo quindi legando strettamente il lavoro che viene fatto su strada ai nostri sistemi informativi, due mondi che erano fino ad oggi rimasti scollegati». Il motore è sempre il gestionale SAP, che tiene traccia dei costi di gestione relativi sia al personale che alle risorse (come cartelli, sale da spargere sulla strada, servizi di pulizia e di manutenzione ecc.) e che permette ad Anas di avere a disposizione il dettaglio dei costi per ogni tratto stradale. Un altro progetto innovativo che ha visto impegnato De Marinis è un nuovo sistema di pedaggiamento free flow da implementare su alcune Autostrade e Raccordi Autostradali in gestione diretta Anas. Tramite sofisticati apparati tecnologici, il nuovo sistema sarà in grado di leggere la targa, identificare la tipologia del veicolo e la tariffa ad essa associata al suo passaggio; il cliente creerà quindi un conto targa associato al veicolo per poter poi effettuare il pagamento. «C’è una legge del 2010, ma siamo in attesa di un decreto attuativo del governo per tradurre questo progetto in realtà e installare i primi portali di passaggio», conclude De Marinis.
La gestione degli acquisti di Anas Anas sta portando avanti da alcuni anni un percorso di rinnovamento nella gestione degli acquisti, secondo un’impostazione strategica di razionalizzazione ed efficientamento della spesa. Tale percorso – oltre a rispettare le normative che regolano gli acquisti di organismi di diritto pubblico – vede l’ampio utilizzo di tecnologie abilitanti specifiche per i processi di approvvigionamento. Se inizialmente – a partire dal 2006 – il supporto tecnologico riguardava essenzialmente le gare (gestite online sia sopra sia sotto soglia comunitaria, con il coinvolgimento di oltre 4000 fornitori), oggi è l’intero ciclo di acquisto ad essere gestito telematicamente, in integrazione con i sistemi ERP aziendali. Non più “solo procurement” dunque, ma vero e proprio “cost management”, attraverso una piattaforma tecnologica – sviluppata da BravoSolution – che, oltre a strutturare e snellire i processi di acquisto aziendali, raccoglie e mette in relazione tra loro informazioni sugli acquisti spesso disponibili in azienda ma disperse, e dunque “invisibili”. La valutazione dei fornitori - solo per fare un esempio - diventa, grazie a questa tecnologia, un processo strutturato e trasparente, tramite il quale i referenti aziendali coinvolti (i clienti interni) possono esprimersi in relazione a specifiche prestazioni. E sapere nel dettaglio quanto e come si sta spendendo, e quanto questa spesa si “scosta” dal budget stimato diventa, con le funzionalità di Analisi della Spesa, un’operazione praticamente immediata. Tracciabilità, condivisione di processi e informazioni, velocità, coordinamento, visibilità sulla spesa, razionalizzazione: se i “driver” che stanno guidando il rinnovamento di Anas sul fronte acquisti possono sintetizzarsi così, la tecnologia si qualifica, senza dubbio, come “motore” del cambiamento.
L’azienda Con 6.584 dipendenti, l’Anas è il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale. È una società per azioni il cui socio unico è il Ministero dell’Economia ed è sottoposta al controllo ed alla vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Anas ha una presenza capillare sul territorio nazionale garantita e coordinata da un’articolata struttura di unità periferiche. Il patrimonio stradale dello Stato affidato ad Anas è costituito da oltre 30mila Km di strade ed autostrade di interesse nazionale. Grazie al notevole bagaglio di esperienza accumulato in 80 anni di operatività ed alle conoscenze del proprio personale dirigenziale e tecnico, l’Anas ha recentemente ampliato la gamma di servizi offerti, potendo svolgere attività di supporto agli enti pubblici e offrirsi come elemento catalizzatore in Italia e all’estero nei servizi di progettazione, costruzione e manutenzione stradale. www.ict4executive.it
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Efficienza e servizio al cliente, in Media world crescono insieme
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Stefano Biffi Chief financial officer Mediamarket Italia
Invece di tagliare voci di costo, il retailer ha scelto la via dell’innovazione dei processi in essere, con il duplice obiettivo del risparmio e del servizio al cliente. Numerosi gli esempi, fra cui la gestione delle carte di credito, lo scambio dei documenti con i fornitori e la relazione con il cliente nel punto vendita. Intervista a Stefano Biffi, CFO
Classe 1965 e una laurea alla Bocconi, Stefano Biffi è dal 2009 Chief Financial Officer e membro del Consiglio di Amministrazione di Mediamarket Italia, incarico che ha assunto dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per nove anni in Ikea. La sua responsabilità si estende ad amministrazione, gestione fiscale, finanza, controllo di gestione, internal audit, reporting e IT, in corresponsabilità con il CIO. Biffi si occupa anche dei pagamenti e del back office dei 110 negozi della catena di elettronica di consumo. In questi anni di lavoro in Mediamarket, il manager ha avviato e gestito diverse iniziative innovative che hanno contribuito alla costante crescita del retailer, che in controtendenza con l’andamento generale del settore ha continuato negli ultimi anni a registrare risultati positivi e ad aprire nuovi punti vendita. Dottor Biffi, quali sono a suo avviso le sfide più rilevanti che un CFO si trova ad affrontare in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo? | 60 |
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Credo che il vero valore aggiunto di una persona che ricopre il mio ruolo sia cercare di facilitare il business. I CFO vivono di regole fiscali e civilistiche, e l’atteggiamento giusto è quello di trovare, all’interno di leggi e normative, la possibilità di fare delle cose innovative. Naturalmente tutti quanti lavoriamo per la crescita dell’azienda, ed il mio è uno dei ruoli che può dare un contributo importante. In questi anni abbiamo registrato sempre risultati positivi, malgrado il mercato dell’elettronica di consumo sia in contrazione: tra le multinazionali con bilanci approvati siamo gli unici con questi risultati. Ciò non toglie che anche noi risentiamo della situazione economica-finanziaria del Paese, che spinge tutte le aziende ad avere politiche aggressive sui prezzi e conseguentemente sui margini. Serve il giusto bilanciamento tra l’aspetto commerciale e la ricerca di efficienze nel conto economico, con l’obiettivo ultimo di avere un EBIT positivo. In momenti di crisi la cosa più semplice è tagliare i costi, dopo un’analisi in dettaglio del Conto Economico. Noi invece stiamo cer-
I NTE R V I S TA | Eff ic ie n z a e se rv iz io a l c l ie n t e , in M e dia wo rl d c re sc o n o in siem e
«Due anni fa abbiamo avviato la centralizzazione della contabilità del ciclo passivo, un prerequisito dell’EDI che ha anche portato un saving importante. Attualmente, circa il 50% dei documenti scambiati con i nostri 350 fornitori - in prevalenza fatture - è in formato elettronico. Stiamo dando un forte impulso a tutto il settore»
cando di fare qualcosa di diverso: migliorare l’efficienza dei processi in essere, riducendo i costi ma fornendo al contempo un miglior servizio al cliente. Qual è, dal suo punto di vista di CFO, il ruolo che le tecnologie possono giocare? La tecnologia è fondamentale in tutti gli ambiti di applicazione. Credo che il prerequisito più importante per realtà grandi come la nostra sia quello di avere informazioni attendibili e in tempo reale, ovvero ciò che sta sotto il cappello della Business Intelligence. Alla base di tutto quello che facciamo c’è un datawarehouse che contiene tutte le informazioni rilevanti: solo così possiamo per esempio gestire al meglio gli stock e i riordini. Questo è un aspetto che può fare la differenza. Un altro esempio è l’automazione del processo di ricevimento merci, che ora prevede la lettura con lo scanner della bolla o del documento di trasporto, rendendo subito disponibili le informazioni. In linea con l’obiettivo di rendere più efficienti i processi migliorando il servizio al cliente, quali sono le principali iniziative che l’hanno impegnata in questi anni di lavoro in Mediamarket? Abbiamo iniziato nel 2008 a mettere in discussione la struttura organizzativa dell’azienda, analizzando tutto quello che facciamo e come lo facciamo. Non è sempre facile, ma ci sono delle grandi opportunità da cogliere se c’è la voglia di trovare soluzioni innovative. Ad esempio, abbiamo scelto di gestire internamente il servizio di pagamento con le carte di credito nei punti vendita, che in precedenza era affidato a una banca: dato che il flusso delle transazioni era condiviso con altri retailer, in momenti di grande afflusso di clienti si venivano a creare colli di bottiglia. La scelta di essere autonomi su questo ci ha premiati, portando un
doppio vantaggio, sul conto economico e sul servizio al cliente: abbiamo impennato il livello di servizio passando da circa il 98% di transazioni andate a buon fine al 99,99%, con un risparmio del 25% all’anno in commissioni. In questo momento stiamo rivedendo tutti i processi dei negozi, anche a livello centrale. È un lavoro duro ma di qualità. Quali altre innovazioni avete introdotto nel punto vendita? Abbiamo introdotto l’utilizzo di un catalogo elettronico, che oltre a permettere di stampare i cartellini di prezzo in modo automatico, aiuta la ricerca di informazioni sui prodotti. Grazie a questo sistema e alla copertura Wi-Fi che abbiamo completato in tutti i negozi, stiamo dotando di un palmare alcuni dei nostri addetti, che possono così fornire ai clienti nel punto vendita informazioni sui prodotti in tempo reale, come le caratteristiche tecniche o gli accessori, senza che quindi siano più costretti ad allontanarsi per consultare i terminali che si trovavano in negozio, dando vita a una nuova shopping experience. Stiamo così modificando la relazione fra il visitatore, potenziale cliente, e l’addetto alla vendita. Al momento stiamo testando le innovazioni nel newww.ict4executive.it
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INTERVI STA | Effi ci e nz a e s e r v i z i o al cl i e nt e , i n M e dia wo rl d c re sc o n o in sie me
gozio di Parma, che rappresenta la nostra culla dell’innovazione tecnologica. Abbiamo anche avviato il progetto dei Totem nei punti vendita, che servono a dare maggiore autonomia ai nostri clienti nel cercare informazioni sul prodotto, nel sapere quanti punti ha sulla propria carta, essere informato delle promozioni in corso e quant’altro. Cerchiamo di rendere il negozio maggiormente interattivo. Abbiamo anche studiato una serie di soluzioni tecnologiche che prevedono l’utilizzo di schermi posizionati all’ingresso dei negozi con le promozioni in atto, che possono essere aggiornati in tempo reale: sono più appealing a livello visivo e annullano il costo della stampa dei volantini cartacei. Avete avviato da un paio di anni un importante progetto EDI di integrazione di filiera. Qual è la situazione attuale? Quando sono arrivato in azienda, tre anni fa, la contabilità del ciclo passivo era distribuita sui punti vendita, con una funzione centrale. Questo permetteva sicuramente di essere più vicini al business, ma comportava una dispersione di energie e di risorse, e soprattutto non permetteva l’implementazione dell’EDI in azienda. Due anni fa – dopo avere condotto diverse analisi e aver implementato una serie di attività che prima non erano previste – abbiamo avviato la centralizzazione della contabilità, un prerequisito dell’EDI che ha anche portato un saving importante: abbiamo aggiunto 18 risorse in
Mediamarket Mediamarket S.p.A. appartiene al gruppo tedesco Metro e opera in Italia attraverso i marchi Media World, Saturn, Media World Compra On Line e Saturn Online Shop. Con un fatturato 2010 pari a 2.514 milioni di euro e un organico di oltre 7.500 collaboratori, rappresenta la prima realtà del settore in Italia. Media World è presente con 93 punti vendita collocati prevalentemente nei maggiori centri commerciali. Saturn, invece, si posiziona all’interno dei centri urbani e oggi è presente con 17 punti vendita, collocati nelle principali città italiane. Mediaworld.it, lanciato nel 1999, è ad oggi il primo sito e-commerce di beni di elettronica B2C in termini di accessi e fatturato. Saturn Online Shop (www.saturnonlineshop.it) è attivo da maggio 2011.
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centrale, ma ne abbiamo risparmiate 174 – rialloncandole nei punti vendita laddove ce n’era più bisogno – con una riduzione dell’impatto economico di quel processo del 30%. Attualmente, circa il 50% dei documenti transati – in prevalenza fatture – è in formato elettronico. Stiamo dando un impulso forte a tutto il settore: si tratta di circa l’80% dei documenti totali transati. Abbiamo un piano di roll out di tre fornitori al mese. Abbiamo fretta, ma non è la fretta che ci guida. La scelta è stata quella di gestire l’intero ciclo dell’ordine, non solo le fatture, pur a fronte di uno sforzo maggiore, che ha visto il coinvolgimento di tutte le aree dell’azienda. Infatti, se il vantaggio si ha all’interno della contabilità, lo sforzo è di tutti: si tratta di un progetto che riguarda l’intera azienda, con un commitment che deve arrivare dal consiglio di amministrazione e non solo dall’ufficio finanziario. Noi abbiamo cercato di coinvolgere tutti i dipendenti, spiegando i motivi e cercando di trasferirne i vantaggi: devo dire che abbiamo avuto un buon riscontro. Per i contabili, in particolare, si è trattato di una vera e propria rivoluzione: si è passati da un lavoro operativo - come la registrazione delle fatture - ad attività più qualificanti, come l’analisi, il controllo e la verifica. Anche la funzione commerciale alla fine ha risposto bene, anche se per loro il nuovo processo ha comportato maggiori attività da svolgere. Quali sono gli impatti del progetto EDI? Abbiamo migliorato tantissimo la qualità del documento e delle informazioni, riducendo del 40% le contestazioni, liberando quindi ore lavorate con un conseguente beneficio economico. La mutata modalità collaborativa è stata accolta in maniera differente dai fornitori, che sono 350, per la maggior parte multinazionali. Talvolta per loro si è reso necessario apportare dei cambiamenti sul sistema, piuttosto che nel modo di lavorare. Queste iniziative sono guidate dalla casa madre o vi muovete in autonomia? Facciamo parte di un gruppo, quindi non operiamo in autonomia, ma spesso siamo molto più veloci della casa madre, e infatti veniamo scelti come pilota per testare i progetti. È il caso dell’ecommerce, che in Italia è già attivo da 12 anni.
Aperto da una sessione plenaria con l’intervento di noti esponenti del settore ICT, il forum è proseguito con oltre 40 workshop in cui Agomir ed i suoi partner si sono alternati per presentare applicazioni, innovazioni, tendenze e casi di successo, anche grazie al contributo di testimonianze di aziende clienti. Un’occasione importante di networking e aggregazione per tutte le professionalità del settore oltre che un appuntamento di condivisione e confronto sui temi informatici attuali e futuri. Numerosi i temi approfonditi, tra cui: software gestionali, sistemi hardware integrati, virtualizzazione e server consolidation, web marketing, SEO/SEM, business intelligence, asset management, backup e disaster recovery, sicurezza perimetrale, CAD/CAM, efficienza energetica e molto altro.
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Semplicemente Grazie!
Soddisfatto Mario Goretti, amministratore delegato di Agomir S.p.A.: “Abbiamo rispettato le attese: l’idea è quella di rafforzare il valore dell’informatica a supporto dell’evoluzione delle imprese e, più in generale, di fare cultura. L’evento ha rappresentato l’occasione ideale per dare dimostrazione pratica di come l'investimento in soluzioni hardware e software possa essere davvero una leva efficace per la crescita del business aziendale e non un mero costo. Ancora oggi, in alcuni casi, si pretendono soluzioni hardware e software veloci, a costi bassi. Fortunatamente, però, alcune aziende hanno capito il valore aggiunto che l’ICT è in grado di dare ai loro processi. Hanno appreso il forte legame esistente tra tecnologie informatiche e risultati economici, specie in un momento di ristrutturazione del mercato come quello che stiamo vivendo”.
Corso Promessi Sposi, 72 - 23900 Lecco - Tel. +39 0341 25 94 11 - Fax +39 0341 25 03 40 - www.agomir.com - umc@agomir.com
publiredazionale
Logistica collaborativa, un nuovo strumento al servizio dell’efficienza di filiera
Si è formalmente conclusa la prima fase di progetto che aveva lo scopo di favorire la semplificazione delle procedure commerciali, amministrative e operative che regolano le relazioni tra i diversi attori della filiera Eldom (elettrodomestici ed elettronica di consumo), dematerializzando l’intero ciclo d’ordine standardizzando le modalità di trasmissione dei dati in formato elettronico (EDI): Anagrafiche di prodotto e Listini, Ordine e Conferma Ordine, Bolla di Consegna, Fatture. Il raggiungimento di tale obiettivo ha permesso alle nostre aziende di ridurre drasticamente gli errori, con un conseguente abbattimento dei costi amministrativi e un aumento dell’efficienza dell’intera filiera.
La piattaforma web centralizzata consente di mettere in comunicazione e di integrare i diversi attori della filiera (Fornitori, Retail e Logistici) secondo una logica “molti a molti”, scambiando e condividendo in tempo reale informazioni e documenti
Retail e Logistici) secondo una logica “molti a molti”, scambiando e condividendo in tempo reale informazioni e documenti.
Oggi Ediel affronta il passo successivo: sviluppare progetti sempre basati sullo scambio di flussi informativi, atti a sviluppare la collaborazione fra le aziende che aderiscono al consorzio.
La razionalizzazione del processo di “Booking”, con una vera e propria condivisione della gestione delle agende di consegna in un unico strumento operativo offre vantaggi molteplici ed equamente distribuiti fra tutti gli attori della filiera. Basti pensare che, fino ad oggi, le prenotazioni delle consegne avvenivano tramite canali tradizionali destrutturati quali telefono, mail, fax, ecc., senza alcuna possibilità di fornire informazioni aggiuntive. Invece adesso, tramite la piattaforma, oltre che a prenotare “on line” le consegne, il destinatario, al momento dell’accettazione della prenotazione, ha anche la possibilità di prendere visione dei dettagli di ogni singola consegna (codice articolo, descrizione, quantità in consegna, pesi, volumi, ecc.). Tali informazioni consentono al destinatario di organizzare al meglio sia le risorse che le attività per il ricevimento della merce, evitando, in tal modo, onerose incomprensioni con l’operatore logistico.
Il primo è la Piattaforma di Logistica Collaborativa che, sviluppata in collaborazione con il partner tecnologico TESI S.p.A., permette di migliorare l’efficienza dei processi distributivi lungo la filiera Eldom, coinvolgendo e integrando anche i maggiori operatori logistici nazionali. La piattaforma web centralizzata consente di mettere in comunicazione e di integrare i diversi attori della filiera (Fornitori,
Crediamo che una diffusione rapida e capillare della piattaforma sia un beneficio per tutti. Pensiamo infatti alla velocizzazione del processo, alla sua certificazione, alla trasparenza informativa che si genera; ma anche alla riduzione dei costi di transazione grazie alla semplificazione, all’eliminazione degli inutili supporti cartacei e all’azzeramento degli errori impliciti nella gestione manuale e duplicata.
Nel solo 2011 è stato superato il milione di documenti transati.
pe r u lt er i o r i i n f o rma zioni...
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r u b r ic a | r ice rche e st u d i a cura di
paola capoferro ronchetta
le citta’ che sfruttano meglio l’ICT a scopi sociali, economici e ambientali Seul, Singapore e Stoccolma sono le più virtuose, mentre non compare nessuna città italiana nella classifica delle prime 25 Uno studio di Ericsson e Arthur D. Little La seconda edizione dell’Ericsson Networked Society City Index (www.ericsson. com), redatto insieme ad Arthur D. Little - società di consulenza direzionale classifica 25 tra le maggiori città del mondo in base alla loro capacità di sfruttare l’ICT per generare benefici sociali, economici e ambientali. Nell’elenco non figura nessuna città italiana. Ad esempio la prima classificata, Seul, sta utilizzando le potenzialità dell’ICT per trarre notevoli benefici ambientali attraverso la realizzazione di progetti high tech, e la seconda, Singapore, sta trainando in modo deciso l’innovazione nel settore dell’e-health ed è all’avanguardia nella gestione del traffico. Patrik Regardh dell’Ericsson Networked Society Lab ha sottolineato che «Le città che si sono posizionate
nella parte alta della classifica sono quelle che più delle altre sono in grado di attrarre idee nuove, capitali ed eccellenze. Questo comporta un progresso costante in termini economici, sociali e ambientali». Il tema dell’impatto ambientale - dovuto per esempio all’incremento di emissioni di CO2 – e del supporto che le tecnologie riescono a dare in tal senso è poi particolarmente delicato vista la stretta relazione con l’aumento dei consumi e di conseguenza con la crescita del PIL pro capite. Il Networked Society City Index ha mostrato come l’ICT possa essere utilizzato per annullare la corrispondenza diretta tra la crescita del PIL e le emissioni di CO2: infatti, una città con un PIL elevato può sfruttare l’ICT per ridurre i consumi, ad esempio introducendo for-
me di pendolarismo smart, mentre un Paese o una città in via di sviluppo può scegliere modalità di crescita più sostenibili, privilegiando per lo stesso tipo di servizi la dimensione virtuale anziché fisica. Il nuovo studio mette in luce inoltre i benefici che l’ICT ha generato in altri ambiti come la sanità, l’istruzione, l’economia e l’efficienza in generale, così come le interazioni dei cittadini con l’ICT stessa. «Nel momento in cui i bisogni fondamentali dell’uomo vengono soddisfatti, l’attenzione si sposta per esempio verso uno stile di vita più equilibrato, una scena culturale ricca, la qualità dei trasporti, agevolazioni nelle transazioni, salute e appagamento in termini di livello di istruzione e pulizia dell’ambiente urbano,» ha dichiarato Erik Almqvist, Di-
Fonte: Ericsson Networked Society City Index
La classifica delle città più virtuose
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Singapore
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Stoccolma
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Londra
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Tokyo
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Parigi
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Sidney
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rector Arthur D. Little «L’ICT ha il potenziale di migliorare la qualità della vita in molti di questi settori e la connettività stessa, disponibile sempre e ovunque, è considerata sempre più spesso un diritto fondamentale per il cittadino». La ricerca ha quindi mostrato come numerose città dell’area BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), come ad esempio San Paolo e Delhi, abbiano avviato iniziative in ambito ICT per superare rapidamente il proprio divario socio-economico. San Paolo, in particolare, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo programma che prevede la massimizzazione dell’inclusione sociale attraverso il digitale. Iniziative di questo tipo dimostrano la crescente consapevolezza della necessità di promuovere l’alfabetizzazione digitale e il suo ruolo strategico nello sviluppo di un Paese. A Delhi sono in corso diversi progetti che fanno leva sull’ICT per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Come ad esempio Eko, iniziativa che consente di effettuare transazioni finanziarie di importi limitati attraverso dispositivi mobili o in punti vendita selezionati. Eko serve oltre 1,3 milioni di clienti e ha processato transazioni per un totale di 500 milioni di dollari tra pagamenti e micro depositi. In una città come Delhi, i cittadini possono così beneficiare dell’accesso a servizi finanziari di base e utilizzarli nell’ambito di proprie attività imprenditoriali e per ricevere il pagamento del lavoro svolto.
RUBRICA | ricerc h e e st u di
L’ITALIA PRIMA AL MONDO NELL’UTILIZZO DEI SOCIAL MEDIA IL REPORT DI NIELSEN In Italia dilaga la moda dei blog e dei social network: nel mese di giugno 2011 a visitarli è stato ben l’86% degli internauti nostrani Il Belpaese è primo nella classifica mondiale dell’utilizzo dei social network e blog, seguito dal Brasile e dagli Stati Uniti, con rispettivamente l’85% e il 79% di appassionati. E non si parla solo di numero di visite ma anche di tempo passato sui social media: all’incirca un terzo di tutto il tempo trascorso online, contro un quarto degli americani. A metterlo nero su bianco è Nielsen (http://www. nielsen.com) - la società che fornisce informazioni di marketing e rileva i dati sui consumi e sull’utilizzo dei media - nel report “State of the Media: The Social Media Report” che esplora i cambiamenti in atto nel panorama dei social media, le modalità di interazione dei consumatori con i nuo-
vi modi di comunicare e le piattaforme digitali che ne trainano l’utilizzo. Lo studio ha posto l’attenzione anche sul potere che oggi hanno i social media nell’influenzare il comportamento dei consumatori. Si tratta prevalentemente di dati relativi al mercato USA, ma ci sono anche alcuni interessanti dati sugli altri Paesi, tra cui l’Italia. Ovviamente la piattaforma che risulta essere maggiormente utilizzata è Facebook, che in Italia conta ben 21 milioni di utenti. A prediligere il sito di Zuckerberg sono i giovani tra i 18 e i 34 anni e anche la “quota rosa” del web, che rappresenta il target complessivamente più attivo sui social network. Gli uomini invece preferiscono LinkedIn e Wikia. Il report mette però in evi-
denza una tendenza chiara: i social network continuano a crescere ma non hanno schiacciato i blog. Facebook resta il numero uno assoluto ben distaccato (anche in America) da Twitter, ma Blogger e Tumblr - un social media emergente che ha triplicato la sua audience nell’ultimo anno in USA - tengono bene. È poi interessante sottolineare come la consultazione dei social network avvenga sempre più spesso in mobilità: è circa il 40% degli utenti ad accedervi dal telefono cellulare, sia in Italia che negli Stati Uniti, e sono soprattutto gli over 55 a trainare il loro sviluppo da Mobile. Questo andamento trova riscontro anche nel fatto che le applicazioni di social networking sono la terza categoria di App più scaricata, dopo giochi e meteo.
La Pubblica Amministrazione italiana ha bisogno di Business Intelligence Uno studio Nomisma sostiene che il salto da fare è nell’intelligence attraverso cui rendere i dati pubblici fruibili e intellegibili La Pubblica Amministrazione italiana ha bisogno di informazioni “intelligenti” e sta concentrando gli investimenti per i prossimi 5 anni sulla Business Intelligence. L’applicazione degli strumenti di BI nella PA - in termini di livello di cultura, valore metodologico e valorizzazione del patrimonio informativo pubblico - è stata messa sotto la lente d’ingrandimento nel rapporto realizzato da Nomisma – società di studi che esercita la funzione di osservatorio locale, nazionale e internazionale sui fenomeni economici – con il contributo di Iconsulting e DigitPa. La premessa dello studio è che, contrariamente a quanto si pensa, in questi anni è stato fatto uno sforzo di ammodernamento tecnologico significativo, influenzato pro-
babilmente anche dai bassi livelli di partenza: le amministrazioni sono state dotate negli ultimi dieci anni di una struttura informatica di assoluto rilievo – a fronte di un investimento medio annuale di due miliardi di euro – e hanno acquisito le risorse umane e professionali necessarie alla sua gestione. Il vero punto di snodo per il futuro sarà rappresentato da come riusciranno a gestire e utilizzare l’enorme mole di dati di cui oggi dispongono. Complessivamente, infatti si parla di mettere a sistema circa 1.400 basi di dati pubbliche che contengono circa mezzo milione di gigabyte, con un costo correlato di manutenzione e razionalizzazione non indifferente: si prevede che nei prossimi 5 anni saranno investiti non
meno di 250-300 milioni di euro. Secondo il rapporto, le principali banche dati (centrali o locali, centralizzate o federate) su cui si stanno concentrando le azioni a favore di una maggiore disponibilità e di una migliore interoperabilità sono quelle riferite alle anagrafi della popolazione, alle basi territoriali, al catasto e alla fiscalità. È quindi inevitabile che la Business Intelligence acquisti un ruolo preponderante tra le priorità future delle PA, tenendo sempre ben presente che oltre alle risorse finanziarie – il mercato potenziale di prodotti e servizi di BI può essere stimato in non meno di 300-350 milioni di euro – sarà necessario disegnare una vera e propria strategia e una logica di mercato aperta nei dati, nei formati e nella leggibilità delle informazioni.
web e imprese, un rapporto ancora difficile Solo il 62,6% delle aziende sopra i 10 addetti dispone di un sito. I dati Istat Partiamo dai dati positivi. Il 94% delle imprese italiane sopra i 10 addetti ha un accesso Internet e il 76% è la percentuale di aziende che utilizzano la Rete per relazionarsi a vari livelli con la Pubblica Amministrazione. La connessione a banda larga è molto diffusa (88%), anche se con velocità non strabilianti (il 73% va a meno a di 10 Mbit/s). In compenso, solo il 63% delle aziende (sempre sopra i 10 dipendenti) dispone di un sito Web. Poche quelle che acquistano online (27%) e ancor meno quelle che vendono via Internet (5,4%). È un bilancio contradditorio quello che arriva dalla rilevazione Istat sull’uso dell’ICT nelle imprese. Se da un lato Internet e il Web sono un dato di fatto nelle aziende, dall’altro si assiste ancora a una certa inerzia nell’utilizzo a tutti i livelli delle nuove tecnologie. Per esempio, è un segnale importante il fatto che il 65% delle imprese abbia fatto uso di servizi offerti sul Web dalla Pubblica Amministrazione: il 39% ha inviato alla PA moduli compilati online (contributi dei dipendenti, reddito d’impresa, IVA, documenti doganali). Eppure, meno del 15% adotta la fatturazione elettronica in un formato che ne consenta il trattamento automatico dei dati. Altro esempio è l’e-commerce. Il commercio elettronico è di casa in 3 imprese su 10. Ma, come abbiamo accennato, il 5,4% vende online i propri prodotti e i volumi in gioco
sono veramente ridotti (il 5% del fatturato totale). Permane purtroppo il grosso divario fra piccole e grandi imprese. Secondo l’Istat, il gap nell’uso delle nuove tecnologie è nell’ordine del 30% per attività quali l’utilizzo del 3G per l’accesso a Internet, l’invio online alla PA di moduli compilati, la conclusione via Internet di intere procedure amministrative, l’ecommerce, l’utilizzo di software di collaboration. Ma il sito come viene usato? Il servizio offerto più frequentemente riguarda il catalogo o il listino prezzi (33%). Il 13,5% dà al visitatore la possibilità di effettuare ordine online e solo il 6,1% permette di tracciare via Internet l’ordine. Permane ancora in molti casi il concetto di sito vetrina, Nell’indagine 2011, l’Istat ha anche raccolto informazioni sull’adozione di pratiche di risparmio energetico, che riguardano l’uso di tecnologie che consumano meno risorse (carta, energia) o finalizzate a sostituire gli spostamenti (videonferenze, Internet). In genere, si assiste a un’elevata sensibilità delle imprese verso le tematiche di Green ICT: il 47% ha dichiarato di aver adottato iniziative pe ridurre il consumo energetico dei dispositivi ICT o pratiche che permettono di ridurre i consumi di energia nei processi aziendali. Le imprese più virtuose sono ovviamente le grandi, ma anche le aziende con meno di 50 dipendenti hanno nel 45% dei casi adottato iniziative Green.
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rubrica | nomine Franco Marianelli Amministratore Delegato, Grotto
Gas ha annunciato a fine anno l’ingresso in azienda di Franco Marianelli con il ruolo di Amministratore Delegato di Grotto S.p.A.. L’azienda disegna, produce e distribuisce collezioni di abbigliamento, calzature ed accessori con il marchio Gas per uomo donna e bambino
e ha il denim come suo core business. Nata nei primi anni ’70 dalla passione e creatività di Claudio Grotto, attuale presidente, a Chiuppano (Vicenza), l’azienda è determinata a rafforzare ulteriormente la propria presenza all’estero (56 Paesi e 3.000 punti vendita), in particola-
re in Europa e nel Far East. Franco Marianelli porta 15 anni di esperienza nel settore moda, dove ha ricoperto vari incarichi manageriali. Nato a Pontedera nel 1963, laureato in Economia all’Università di Pisa, è approdato in poco tempo al livello dirigenziale nel Gruppo Guess, partendo come CFO - dal 2005 al 2008 - per passare da ruoli nelle Operations, fino a diventare Direttore Generale e Amministratore Delegato delle società italiane del Gruppo stesso. I vari passaggi della vita professionale hanno contribuito quindi a costruire, strato dopo strato, una forte professionalità che lo supporterà nel perseguire nel nuovo ruolo l’obiettivo di rafforzare il peso internazionale del brand, completarne l’offerta in un’ottica lifestyle e valorizzare le potenzialità espresse da Gas nel segmento femminile.
Pietro Beccari Amministratore Delegato, Fendi
Pietro Beccari, 43 anni, a partire da febbraio è il nuovo Amministratore Delegato di Fendi, la nota casa di moda romana. Lo ha annunciato in un comunicato Lvmh, la multinazionale francese del lusso che ne gestisce il marchio. Beccari, originario di Parma, lascia Louis Vuitton, che aveva raggiunto nel 2006 come Senior Vice president del settore marketing, e succede a Michael Burke, che a sua volta è stato nominato
Amministratore Delegato di Bulgari. Ha cominciato la sua carriera nel Marketing di Benckiser in Italia, multinazionale leader nel mondo per i prodotti per la pulizia della casa, per poi andare in Parmalat negli Stati Uniti. È stato quindi Vice presidente per i prodotti capillari dell’azienda chimica tedesca Henkel in Germania prima di raggiungere Louis Vuitton e contribuire alla performance della maison.
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Francesco Iovane Amministratore Delegato, Snam Rete Gas Il Consiglio di Amministrazione di Snam Trasporto – la società controllata da Snam S.p.A. cui è stato conferito il ramo d’azienda trasporto, dispacciamento, telecontrollo e misura del gas – ha nominato con decorrenza 1° gennaio 2012 Francesco Iovane Amministratore Delegato. Sempre dal 1° gennaio 2012, Snam Trasporto ha assunto la denominazione “Snam Rete Gas”, tenuto conto della notorietà del marchio identificativo del principale operatore nazionale del trasporto del gas, sia nell’ambito specifico
di business sia nel mercato in genere. Laureato in ingegneria meccanica presso l’Università di Napoli, Iovane nel 1974 consegue il Master in Tecnologie Avanzate presso la Sogesta di Urbino. Inizia la sua carriera in Snam S.p.A. nel 1975 presso la Direzione Tecnica Trasporto Metano, per poi assumere nel 1984 la posizione di Responsabile Zona Sicilia. Dal 1989 al 1999 opera presso la Direzione Approvvigionamenti prima come Responsabile Appalti e successivamente come Di-
rettore Approvvigionamenti. In seguito assume posizioni di crescente responsabilità: Direttore Costruzioni e Presidente dei Comitati di Costruzioni Transitgas di Zurigo e Tag di Vienna, Amministratore Delegato di Mariconsult e consigliere di amministrazione di Transitgas, Direttore Gestione Rete, Responsabile del Progetto Riduzioni Costi di Snam Rete Gas. Nel marzo 2006 assume la posizione di Direttore Operations e dall’8 maggio 2006 è nominato Direttore Generale Operations di Snam Rete Gas.
rubri c a | nomine
Enrico Tommaso Cucchiani Consigliere Delegato di Intesa San Paolo Enrico Tommaso Cucchiani è il successore di Corrado Passera - attuale ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti del governo Monti - come nuovo Consigliere Delegato di Banca Intesa Sanpaolo. La nomina del manager di scuola Bocconi, ex presidente di Allianz Italia, è stata ufficializzata dal Consiglio di gestione dell’istituto torinese a fine novembre. Milanese classe 1950, fa il suo ingresso in Intesa Sanpaolo dopo 15 anni di Allianz, un passato anche in McKinsey e in Gucci. In Allianz ha fatto parte del comitato di gestione ed è stato il responsabile dei mercati assicurativi in Italia, Spagna, Portogallo,
Federico Francini Amministratore Delegato Fujitsu Technology Solutions Italia Federico Francini è il nuovo Amministratore Delegato di Fujitsu Technology Solutions Italia. Francini, 48 anni, laureato in ingegneria elettronica presso l’Università di Bologna, avrà il compito di guidare il processo di trasformazione della società, accelerare la crescita del business della filiale italiana di Fujitsu, consolidare la posizione nel mercato IT e rafforzare le relazioni con i clienti e i partner. Grazie alla ventennale esperienza maturata in primarie società dell’Information Technology, porta in Fujitsu una approfondita conoscenza del mercato italiano e delle specifiche problematiche dei clienti nei
settori chiave per lo sviluppo del business: dalle telecomunicazioni al settore delle banche e delle assicurazioni, dai grandi gruppi industriali alla GDO. Prima di entrare in Fujitsu, Francini ha ricoperto ruoli di management di crescente responsabilità in Oracle Italia. Con la carica di Sales Senior Director è stato a capo dei mercati Telco, Media e Utilities, dei Key Accounts cross industry e del team dedicato all’Identity Management and Security Solutions. È stato inoltre chairman dell’Oracle Italia CMU (Comms, Media and Utilities) Board e membro dell’Oracle Italy Country Management Team dal 2009.
Turchia, Grecia e Sud America. Nel colosso bavarese arriva all’inizio del 2006 dopo aver scalato dal 1996 il vertice del Lloyd Adriatico. Agli inizi della carriera (1979-1985), in McKinsey, si è occupato soprattutto di istituti di credito, prima in Italia, e poi a New York, lavorando come consulente anche di Merrill Lynch e di Chase Manhattan Bank. Dal 2007 è stato nel consiglio di amministrazione di Unicredit. L’esperienza di Cucchiani include anche la costituzione di una società di Venture Capital - SRPM, tra il 1992 e il 1996 - e la carica di direttore generale di Gucci Group tra 1985 e il 1992. È Cavaliere del Lavoro e fa parte, tra l’altro,
del consiglio di amministrazione di Pirelli e della Scala, è consigliere vitalizio della fondazione dell’Università Bocconi (l’Istituto Javotte
Stefano Venturi Managing Director, HP Italia
HP ha nominato Stefano Venturi nuovo Managing Director di HP in Italia, a partire dal 6 dicembre 2011.
Venturi guidare in Italia crescita
è responsabile di le attività di HP e di indirizzarne la in questo mercato,
ICT4EXECUTIVE
hanno collaborato
progetto grafico
è una testata di ICT and Strategy S.r.l.
Paola Capoferro Ronchetta, Andrea Ferretti
Stefano Mandato
Via Schiaffino, 25 - 20158 Milano Iscrizione presso il R.O.C. Registro degli Operatori di Comunicazione al n. 16446 Testi e disegni: riproduzione vietata.
Manuela Gianni (manuela.gianni@ict4executive.it)
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Direttore responsabile
Illustrazioni di Marco De Giorgi, Paolo Catti e Claudia Nasuti Copyright iStock Photos
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Bocconi), membro dell’Advisory Council della Stanford University, e Presidente della MIB School of Management di Trieste.
riportando direttamente a Yves de Talhouët, Senior Vice President e Managing Director per HP Europa, Medio Oriente e Africa. Prima di entrare in HP, Venturi è stato responsabile per il Public Sector di Cisco, dopo averne guidato le operazioni in Italia. Entrato nel settore come esperto R&D in Olivetti S.p.a., nel corso della sua carriera ha svolto inoltre ruoli manageriali presso Sun Soft e Wyse Technology Inc. Venturi è stato inoltre nominato Vice Presidente di Assolombarda Terziario Innovativo nel 2008 ed è stato Vice Presidente di American Chamber in Italia, fino al 2011.
impaginazione ADM Studio Sas - Cologno Monzese (MI)
Stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi Spa - Cinisello Balsamo (MI)
per informazioni sugli abbonamenti: tel. 02.36.57.88.69 - abbonamenti@ict4executive.it
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Il corso, lanciato da MIP, in collaborazione con Cefriel, si propone di accompagnare gli Executive dell’ICT nel necessario percorso di allargamento e sviluppo delle proprie competenze, rendendoli decisori più consapevoli dei potenziali impatti delle nuove tecnologie sul business e dando loro strumenti e modelli di riferimento per dialogare più efficacemente con i manager del business. Lo stretto legame fra il Corso ed il mondo professionale è testimoniato anche dalla presenza di un Advisory Board, nel quale confluiscono i contributi di oltre 20 Top CIO delle principali imprese Italiane e Pubblica Amministrazione. OBIETTIVI
MODULI FORMATIVI
• Fornire una visione ampia e strategica del ruolo delle tecnologie ICT nelle imprese e del loro impatto sul business • Accrescere le competenze manageriali relative alla governance e alla gestione orientata al business delle ICT • Fornire un’ampia e critica panoramica sulle principali tecnologie e soluzioni applicative, con particolare riferimento agli scenari tecnologici emergenti • Comprendere le molteplici opportunità di innovazione del business che possono derivare dalle nuove tecnologie
ICT Management • Strategia e Governance dell’ICT • Organizzazione e processi dell’ICT • ICT Strategic Sourcing • Technology-enabled business models
TARGET • Manager ad elevato potenziale che operano nelle Direzioni ICT di imprese di ogni settore (inclusa la Pubblica Amministrazione) • Manager con responsabilità gestionali in progetti di innovazione basati sulle tecnologie digitali • Consulenti operanti in progetti di innovazione del business basati sull’applicazione di tecnologie ICT • Manager e professional di aziende operanti nei diversi segmenti dell’offerta di servizi e soluzioni ICT
ICT driven Business Innovation • Modelli e strumenti dell’Enterprise 2.0 • Nuove Architetture ICT: l’Adaptive Enterprise • Digitalizzazione dei processi di filiera: l’Extended Enterprise • Innovare il Business con le soluzioni Wireless: la Mobile Enterprise • Canali digitali e nuovi paradigmi di Marketing Elective I partecipanti potranno completare la propria formazione attraverso la frequenza di due corsi elettivi (ciascuno della durata di due-tre giorni), da selezionare nell’ambito dei corsi del programma di General Management del MIP. Empowerment Area trasversale alle precedenti, ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle capacità personali di apprendimento, innovazione e leadership. Oltre ad un corso interamente dedicato a questi temi (Elective), l’area comprende la partecipazione a tavole rotonde con CIO delle principali imprese italiane, colloqui individuali con i professional e testimonianze dal mondo manageriale. In collaborazione con
Per informazioni: www.mip.polimi.it/pegaso/ict
Milano
Leadership in azione Nouriel Roubini • Parag Khanna • Philip Kotler B.J. Fogg • Rosabeth Moss Kanter • Trish Gorman Claudio Fernández-Aráoz • Andy Cohen
6-7 Novembre 2012 Milano
Per informazioni e iscrizioni Numero Verde 800.93.94.36 Main Sponsors
Sito web wbfmilano.com
E-mail info.it@hsmglobal.com