12 | 2013
Executive BRIDGING THE GAP BETWEEN TECHNOLOGY & BUSINESS
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. Mariano Corso: l’Agenda Digitale delle aziende italiane nel 2013 . Nouriel Roubini: il futuro dell’Europa . Intervista ad Alberto Baldan, AD, laRinascente . Roger Abravanel: Italia, cresci o esci!
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editoriale
Si parlerà anche di economia reale nella campagna elettorale in corso? di
umberto bertelè presidente advisory board ict4executive
All’origine dei nostri guai attuali vi è innanzitutto il debito - più di 2 mila miliardi di euro - che abbiamo cumulato nei quasi 70 anni trascorsi dalla fine della guerra. Ma anche la nostra economia dà il suo contributo: non espandendosi infatti, o addirittura contraendosi, lascia che il rapporto fra debito e PIL continui a crescere e che si alimenti una spirale in cui l’aumento della tassazione - volto a contenere l’incremento del debito - impatta negativamente sulla domanda interna, sull’occupazione, sul PIL e sul gettito fiscale, inducendo un nuovo incremento della tassazione stessa. È in atto in altre parole una sorta di politica industriale alla rovescia, in cui la carenza di risorse impedisce sia le misure volte a incoraggiare la domanda sia quelle volte a favorire l’innovazione e la nascita di nuove imprese o la realizzazione di infrastrutture (quali le reti telecom di nuova generazione). Ma la nostra economia non soffre solo di questo: soffre di un sistema di regole pesante e talora contradditorio, che frena o addirittura blocca le nuove iniziative; soffre di una pubblica amministrazione spesso carente nell’organizzazione e nello sfruttamento dell’ICT, che carica di costi impropri rilevanti le imprese che devono interagire con essa; soffre di una giustizia civile lenta e onerosa, che disincentiva gli investimenti in Italia delle imprese estere ma anche delle italiane. Rendere più competitiva la nostra economia si può, con recuperi di efficienza e di efficacia potenzialmente molto rilevanti - come dimostrano le analisi dell’Osservatorio sull’Agenda Digitale della nostra School of Management - che potrebbero rappresentare una vera e propria scossa per il Paese. Le competenze ci sono, sia in tema di ICT sia di organizzazione. Non esiste, per molti dei possibili interventi, una reale barriera finanziaria: in particolare non per quelli che vanno sotto il nome di semplificazione, che non solo non costerebbero ma porterebbero a risparmi quasi immediati sia nella pubblica amministrazione sia nel settore privato. La vera barriera è la mancanza della volontà politica di superare le resistenze - talora fortissime - che si frappongono a ogni ipotesi di cambiamento: una barriera sperimentata dal governo uscente, che in questo ambito ha portato a casa risultati molto inferiori alle intenzioni iniziali. Sembrerebbe un tema centrale su cui confrontarsi in campagna elettorale, ma non se ne parla quasi. Tutta l’attenzione è concentrata sul come debbano essere ripartiti i sacrifici per contenere il debito - ad esempio sulla introduzione o meno di una patrimoniale - invece che sul come ridurre, almeno in prospettiva, l’entità dei sacrifici. Forse è fuorviante la denominazione Agenda Digitale (tratta dal linguaggio della UE), sotto cui molti interventi di semplificazione e ristrutturazione della Pubblica Amministrazione vengono classificati: una denominazione incomprensibile ai più secondo una recente indagine demoscopica, che può far pensare a una tematica di natura specialistica. Ma andrebbe ricordato a tutti che il tema dello snellimento dell’amministrazione federale e della semplificazione delle regole fu centrale - vent’anni fa - nella lotta per la presidenza fra Clinton e Bush padre: con ambedue i candidati, ancorchè in misura e con modalità differenti, obbligati all’azione da una opinione pubblica esasperata dall’eccesso di presenza e dai costi della burocrazia.
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cover story
L’Agenda Digitale 2013 delle imprese italiane
di Mariano Corso e Alessandra Luksch, Politecnico di Milano
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I progetti dei CIO
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Il punto di vista dell’offerta
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management
Il futuro dell’Europa nell’economia globale
di Nouriel Roubini, Professore di Economia alla New York University e scrittore
Advisory Board Umberto Bertelè Presidente Advisory Board Giampio Bracchi Politecnico di Milano Carlo Alberto Carnevale Maffè Università Bocconi Maurizio Dècina Politecnico di Milano Giuliano Noci Politecnico di Milano Paolo Pasini SDA Bocconi Andrea Rangone Politecnico di Milano Francesco Sacco Università dell’Insubria - SDA Bocconi Gianluca Spina Dean - MIP Enzo Bertolini CIO Ferrero Group Nunzio Calì Deputy CIO Fiat Group Automobiles e CIO Fiat Group Purchasing Gianluigi Castelli Executive Vice President ICT ENI Pierluigi Curcuruto COO Intesa Sanpaolo Milo Gusmeroli Vicedirettore Generale Banca Popolare di Sondrio Massimo Milanta Amministratore Delegato UniCredit Global Information Services Alessandro Musumeci Direttore Centrale Sistemi Informativi Ferrovie dello Stato Filippo Passerini President, Global Business Services and CIO Procter & Gamble Mauro Viacava CIO Barilla Holding Nader Sabbaghian Amministratore Delegato BravoSolution Raffaello Balocco Segretario Advisory Board
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I file corrotti nelle gare d’appalto di Gabriele Faggioli, Legale, MIP Politecnico di Milano
48
interviste
Più regole e merito per far crescere l’Italia
Roger Abravanel, consulente e saggista
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Il cliente al centro dell’innovazione Alberto Baldan, Amministratore Delegato, laRinascente
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speciale “big data”
Big Data, grandi opportunità soprattutto nel Marketing e nelle Operations
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osservatorio agenda digitale
Favorire l’eCommerce per aumentare la competitività
intervista ad Alessandro Perego, Politecnico di Milano
Un nuovo impulso all’eGovernment
intervista a Michele Benedetti, Politecnico di Milano
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Agenda Digitale, la parola ai protagonisti dell’innovazione
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rubrica | ricerche e studi
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rubrica | nomine
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Cov e r s tory
di
L’Agenda Digitale 2013 delle imprese italiane
Mariano corso
school of management politecnico di milano
La School of Management del Politecnico di Milano ha indagato le priorità di investimento e di trasformazione organizzativa delle Direzioni ICT delle imprese italiane di grandi e medie dimensioni. Si prevede un calo del Budget ICT pari all’1,7%, con investimenti che si concentrano soprattutto su Sistemi Gestionali, Business Intelligence e Analytics, Mobility.
Anni di disattenzione e scarsi investimenti hanno fatto sprofondare l’Italia nelle classifiche stilate sulla base degli indici di digitalizzazione. Il Governo Monti ha varato un’Agenda Digitale, ma la strada che porta dagli obiettivi ai risultati è ancora lunga. Innanzitutto perché l’iter di trasformazione dei decreti in legge deve ancora compiersi, in secondo luogo perché l’attuazione concreta di questi indirizzi si scontra con la limitatezza delle risorse e con la difficoltà di tradurre in piano attuativo misure che richiedono la cooperazione di più organi e livelli istituzionali. In questo quadro incerto, le imprese non possono limitarsi ad assistere attendendo che finalmente si realizzino condizioni più favorevoli alla crescita e allo sviluppo economico e sociale del Paese. L’Agenda Digitale resta lettera morta se le imprese, motore del progresso e dell’economia, non la declinano in propri obiettivi e priorità di trasformazione. Mai come oggi è essenziale che il tessuto produttivo | 6 |
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faccia la sua parte per cogliere opportunità e sfide che la rivoluzione digitale sta ponendo a livello internazionale. Alle Direzioni ICT spetta un ruolo fondamentale: accompagnare le proprie imprese a ripensare e rilanciare il business per cogliere queste opportunità e queste sfide. Ai Chief Information Officer, in particolare, è richiesto un atteggiamento proattivo e responsabile, in grado di accompagnare il business nello sviluppo di una propria Agenda di priorità, che concorra a quel “rinascimento digitale” che deve caratterizzare il Paese nei prossimi anni. Le priorità per le Direzioni ICT Qual è quindi l’Agenda Digitale delle imprese italiane? In cosa investiranno nel 2013? Cosa invece taglieranno? Come useranno il mercato dell’offerta? Come si trasformeranno le Direzioni ICT al loro inter-
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di
alessandra luksch school of management politecnico di milano
no? Per rispondere a queste domande la Ricerca della Management Academy for ICT Executives 2012 ha analizzato le risposte di oltre 200 Direttori di Sistemi Informativi con l’obiettivo di identificare l’agenda dei CIO per il prossimo futuro. Dall’analisi, le prospettive del mercato nel 2013 non sembrano essere migliori del biennio precedente, ma questo non può frenare la spinta innovativa sempre più richiesta ai CIO dal business. Le Direzioni ICT dovranno quindi focalizzare i propri sforzi dandosi un’agenda rigorosa di priorità e investendo sulla valorizzazione delle risorse interne, per questo sarà fondamentale agire sulla riorganizzazione e la formazione delle persone. D’altro canto i player di mercato dovranno ripensare i propri modelli di servizio, orientandosi sempre di più all’offerta di servizio anziché di asset ed imparare a lavorare in modo nuovo con le Direzioni ICT per il business. Le aree di investimento Le principali aree di investimento sono sei, con specifiche differenze per settore. La prima area di investimento per i CIO nel 2013 è lo sviluppo dei Sistemi Gestionali e ERP, indicata tra le priorità dal
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cover story | L’Ag e nda D i g i tal e 20 1 3 d e l l e i m pr e se ita l ia n e
le priorità di investimento nel 2013 Sistemi gestionali e ERP
46%
Business Intelligence e Analytics
44%
Device Mobili e Mobile Apps per il Business Digitalizzazione e dematerializzazione
Fonte: Survey del Politecnico di Milano su 200 CIO
35% 30%
Cloud e ICT as a Service
28%
Canali digitali e Social CRM
25%
UCC e Community Management
18%
Rinnovamento dei Data Center Architetture di Information Management, Storage e Virtualizzazione Progetti di sviluppo dei punti vendita
18% 17% 11%
Cyber Security e Compliance
4%
Internet of Things
3% 0%
10%
20%
30%
40%
50%
La Management Academy for ICT Executives La School of Management del Politecnico di Milano punta da sempre alla collaborazione Università-Impresa per fornire agli Executives una visione strategica e manageriale dell’innovazione. In particolare nel campo dell’innovazione ICT questa azione si fonda su due pilastri: le analisi e le ricerche sul campo portate avanti dagli Osservatori ICT&Management e le iniziative formative del MIP, la Business School dell’Ateneo, da oltre trent’anni punto di riferimento nel nostro Paese per la formazione manageriale post-laurea. In questo contesto si inserisce coerentemente il progetto culturale della Management Academy for ICT Executives del MIP che, facendo leva sulla conoscenza sviluppata dagli Osservatori, ha favorito in questi anni la crescita delle competenze manageriali dei decisori ICT attraverso attività di formazione, workshop e tavoli di lavoro, che hanno coinvolto più di 1200 manager in questi ultimi 4 anni. Lo spirito dell’Academy è infatti quello di rappresentare la “casa” di tutti i principali protagonisti della community ICT italiana, dove incontrarsi, riconoscersi, confrontarsi e crescere professionalmente, in una logica precompetitiva. In collaborazione con Cefriel e con il patrocino delle associazioni ASSI, Aused, CIO AICA Forum e ClubTI, anche nel 2013 la Management Academy propone un programma di attività che esplora le tematiche più urgenti anche alla luce della Agenda Digitale nazionale ed europea, tentando di dare agli attori in campo un quadro realistico e concreto di soluzioni possibili. Per perseguire questi obiettivi, l’Academy si avvale di un prestigioso Advisory Board che comprende 30 tra CIO e Top Executives di alcune tra le più grandi imprese nonché il sostegno di alcuni dei principali player del mercato dell’offerta. Attualmente alla sua quinta edizione, ha a oggi sviluppato complessivamente oltre 950
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ore di formazione, 32 Workshop, 8 Report e 5 convegni aperti. Per il 2013 il programma culturale si articola in tre filoni principali di attività. • Un ciclo di Workshop a invito, con frequenza mensile, su temi di particolare rilevanza e attualità nel panorama delle tecnologie digitali e delle loro applicazioni di business, attraverso un collaudato format fortemente basato sulla relazione e la condivisione di esperienze tra gli ICT Executives invitati, i rappresentanti dei Partner e prestigiosi ospiti. Nel 2013 si discuterà, in particolare, di Smart Working: ICT e nuovi modelli di organizzazione del lavoro; Cloud Journey: approcci, barriere e roadmap nell’adozione del Cloud Computing; Multicanalità e Social CRM; ICT e Compliance; Digital Data e Analytics; Nuovi modelli di Business per l’Internet delle Cose; New Device & Smart App: la nuova Mobility in azienda. • Un insieme di percorsi di Formazione avanzata, con moduli specificatamente progettati per ICT Manager, consulenti e professionisti del mondo dell’offerta. • Una serie di Ricerche condotte in esclusiva con focus sui principali trend nella governance e nell’organizzazione dell’ICT, avvalendosi delle attività di Ricerca svolte da oltre 10 anni dagli Osservatori ICT&Management della School of Management del Politecnico di Milano, tra queste ricordiamo le Ricerche sulla figura del Chief Information Officer, dell’ICT Demand Manager e dell’ICT Supply. L’ultimo ciclo di Ricerca si è focalizzato, con una Survey con oltre 200 CIO rispondenti, sui trend e le priorità nell’agenda 2013 per i CIO. Per maggiori informazioni: Alessandra Luksch - luksch@mip.polimi.it
c ov e r st o ry | L’ Age n da D ig ita l e 2 01 3 de l l e imp re se ita l ia ne
L’andamento dei budget a disposizione dei CIO italiani I dati della survey della Management Academy for ICT Executives, elaborati nelle ultimissime settimane del 2012, e quindi con stime di budget 2013, incorporano l’evoluzione del contesto economico più recente e considerano i budget a disposizione delle aziende, tenendo conto anche delle risorse umane interne a disposizione dei CIO.
38% Invarianza
11% Aumento fino al 10%
Nel 2013 si registra un calo dei budget ICT intorno al 1,7%, vista dal lato della domanda, una visione comunque più ottimistica rispetto alla vista del mercato. Fonti secondarie a livello nazionale elaborate negli scorsi mesi davano infatti un preconsuntivo 2012 del mercato ICT in forte diminuzione (circa il 3,5%). Il dato medio incorpora in realtà situazioni diverse: in termini di settori cresceranno, sebbene a tassi non elevati, le Utility, mentre resteranno in terreno leggermente negativo 28% l’Industria (-1,2%), le Banche-Assicurazioni (-1,5%) e, in Diminuzione modo più deciso, Servizi-Media-Telco (-3,6%). fino al 10% Il panel delle aziende coinvolte nella Survey, inoltre destina la spesa ICT per il 55% nella gestione dell’esercizio, ovvero alla routine day by day, che quindi riguarda oltre la metà del budget a disposizione. Il 27% del budget viene invece destinato per progetti legati alla crescita dell’azienda: aumento di quota di mercato, 16% Diminuzione espansione geografica e internazionalizzazione. La oltre il 10% quota restante degli investimenti è dedicata a progetti di trasformazione del business, quali ad esempio fusioni 7% Aumento e acquisizioni, nuovi prodotti, nuovi canali, sviluppo nuovi oltre modelli di business, adeguamenti normativi. il 10%
46% delle preferenze. Non si tratta soltanto di sistemi specifici ERP ma anche di tutti i sistemi definibili come “gestionali”. In molti casi l’investimento in tali sistemi è visto sia come un’occasione per fare efficienza, riducendo i costi di sistemi che sono diventati nel tempo obsoleti e quindi costosi da mantenere, ma nella maggior parte dei casi questi progetti sono visti come occasione per rivedere l’organizzazione dei processi e quindi di miglioramento del Business. Seguono poi Business Intelligence e Analytics (44%), ovvero trasformare l’enorme mole di dati che viene dai vari sistemi e anche dal web e dalla sensoristica, in informazioni per le decisioni. Molto sentito è anche il tema della Mobility, tanto che oltre un terzo delle risposte riguarda iniziative in ambito Device Mobili e Mobile Apps per il Business. L’elenco delle priorità prosegue poi con la Digitalizzazione e dematerializzazione dei documenti ed i processi e relazioni di filiera (al 30%) e Canali digitali e Social CRM al 25%: tutto il mondo del web e della interazione attraverso il web con clienti, fornitori e partner costituisce una grande sfida rispetto alla quale nel 2013 un quarto delle aziende italiane ritiene di dover investire. Il Cloud, tra Private e Pubblic, si assesta al 28% delle risposte.
Le sfide organizzative Ulteriore obiettivo della Survey è stato quello di individuare le principali sfide organizzative per la Direzione ICT nel 2013, non solo in termini di ruoli e competenze, ma in riferimento ai nuovi trend tecnologici e dell’economia. La classifica vede al primo posto, con il 40% dei rispondenti, la Consumerizzazione. Attraverso i nuovi device, attraverso le App, attraverso quelle che sono le forme “consumer” di interazione con la rete, nelle aziende si infiltra un nuovo modo di lavorare e fare Business. Le imprese stanno in parte subendo ed in parte cercando di comprendere e disciplinare questa opportunità. Al secondo posto, con il 36% delle risposte, ritroviamo il ruolo del Demand management, già una delle grandi priorità di cambiamento organizzativo nel 2012. L’attenzione è quindi ancora nella capacità di percepire e assecondare i bisogni della domanda interna e di saper adattare i propri servizi in funzione delle nuove esigenze del cliente. Fra le principali sfide organizzative per la Direzione ICT nel 2013 troviamo anche la Governance internazionale dell’ICT (34%) e i ruoli per il Cloud Computing (31%): il passaggio alla modalità “as a service” impone infatti di cambiare completamente logica di gestione. www.ict4executive.it
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cover story | L’Age nda D i gi tal e 20 1 3 d e ll e i m pre se ital ia n e
Alessandro Musumeci Direttore Centrale Sistemi Informativi, FSI Cloud e Mobility per servire al meglio i clienti
Nel settore dei trasporti si annuncia un anno strategico per i progetti ICT, anche in realtà grandi e consolidate come Ferrovie dello Stato Italiane (FSI). L’Agenda Digitale, varata negli scorsi mesi dal Governo, apre scenari importanti sul fronte dell’integrazione tra operatori del settore trasporto e logistica. «C’è la prospettiva di un grande cambiamento capace di migliorare l’efficienza delle attuali reti attraverso l’interoperabilità tra sistemi ferroviari, stradali e aerei - spiega Alessandro Musumeci Direttore Centrale Sistemi Informativi di FSI -. Un cambiamento in cui l’ICT avrà un ruolo centrale, sia per il collegamento dei differenti servizi sia per dare al cliente l’aiuto che occorre per scelte efficaci». Quest’anno FSI proseguirà nel lavoro di revisione dei sistemi informativi, con l’obiettivo di giungere ad adottare un modello comple-
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tamente basato sul Cloud. «La virtualizzazione dei sistemi, già realizzata, ha ridotto da 2000 a 200 i server fisici, con risparmi infrastrutturali del 70% - precisa Musumeci -. La rivisitazione dei sistemi muta i rapporti con i fornitori e riduce le spese correnti di circa il 30%, migliorando le nostre capacità di time to market nei progetti per clienti interni ed esterni». Un aspetto importante del cambiamento avviato da FSI è la rifocalizzazione dell’impegno ICT sulle necessità dei clienti. «Il nostro è un “cliente mobile per definizione” - prosegue Musumeci -. Utilizza dispositivi mobili diversi che dobbiamo supportare sia sotto il profilo della connettività sia dei contenuti applicativi parlando differenti linguaggi. Occorre sviluppare App specifiche per migliorare l’esperienza di viaggio, facilitarne la programmazione e la scelta delle opzioni».
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Andrea Cioffi Head of IT services, iNG Direct Italia L’ICT a garanzia di maggiore sicurezza e semplicità di fruizione dei servizi online
Nell’anno che è appena ini- attività». L’approccio “fai da ziato ING Direct continuerà a te” non ammette deroghe sul introdurre innovazione nell’IT, fronte della sicurezza. «Si ha ma senza rivoluzioni, in accor- sicurezza quando i prodotti e do con la strategia fin qui se- servizi sono semplici e comguita. La Banca, che dal 2001 prensibili oltre che usando a oggi è riuscita a guadagnare tecnologie e processi adeguaspazi importanti con prodotti ti», precisa Cioffi. Tra le prioinnovativi basati sull’online, rità d’investimento, il Dipartiin campo tecnologico segue mento IT di ING Direct mette, linee guida molto precise. «La nell’ordine, gli adeguamenti semplicità di fruizione dei no- alla pressione del mercato, stri servizi è un punto chiave all’evoluzione delle tecnologie del successo - spiega Andrea e ai trend di riduzione della Cioffi, Head of IT services di spesa. Per ciò che riguarda ING Direct in Italia -. L’evolu- l’innovazione: «La nostra strazione dei processi distributivi tegia è di abbracciare le tecnodel settore bancario va nella logie che abilitano la relazione direzione di rendere il cliente con il business, avvicinando sempre più autosufficiente prodotti e servizi ai clienti. Rinella gestione dei propri servi- teniamo importante inoltre sia http://home.ingdire zi, attivando il personale della lo sviluppo del personale sia banca soltanto quando è il l’adozione di modelli più flescliente a richiederlo. Per que- sibili per la “fabbrica IT” per from website affrontare megliopdf le sfide del sto, serve conoscere i clienti e Found logo & PMS business». metterli al centro delle nostre Modify
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Gloria Gazzano Direttore ICT Snam Al via un ambizioso progetto di ICT transformation Snam, gruppo integrato che presidia le attività regolate del settore del gas in Italia, è una holding che controlla: Snam Rete Gas, la principale società italiana di trasporto del gas naturale; GNL Italia, il principale operatore di rigassificazione del gas naturale liquefatto; Stogit, che si occupa di stoccaggio, e Italgas, focalizzata sulla vendita e distribuzione del gas. Negli ultimi tre anni le attività ICT sono state in larga misura dettate dalla necessità di rispondere, rispettando vincoli temporali molto stringenti, alle evoluzioni dell’assetto organizzativo: dapprima integrazione societaria e successivamente recepimento della normativa comunitaria sul Terzo Pacchetto Energia. «Questo ha comportato una forte focalizzazione sul “cosa fare” più che sul come farlo - sot-
tolinea Gloria Gazzano, Direttore ICT Snam -. Siamo ora pronti per lavorare sul “come” e abbiamo per questo avviato un intenso programma di ICT transformation che ci impegnerà per i prossimi 4 anni per garantire efficienza, qualità del servizio e sicurezza». Il programma si focalizzerà su due temi principali. Innanzitutto sull’innovazione, con forte enfasi sull’uso creativo della tecnologia nei processi business. «Abbiamo adottato un approccio ingegnerizzato e ripetibile per la genesi e gestione dell’innovazione che sta dando effetti positivi, sia in termini di integrazione culturale tra le persone ICT provenienti dalle diverse società del gruppo che di sviluppo delle competenze», spiega Gaz-
zano. Il secondo tema fondamentale è il cosiddetto Value Bring Back, che consiste in una rivalutazione del modello di outsourcing con l’obiettivo di riappropriarsi delle attività a maggior valore, per migliorare la qualità dell’esercizio e dei sistemi, il time to market e ridurre i costi di gestione. «Anche
su questo fronte abbiamo avviato dei cantieri con l’obiettivo di definire ciò che sono attività commodity da continuare a delegare all’esterno e ciò di cui è necessario riappropriarsi - chiarisce la manager -. Queste attività costituiscono la base per realizzare al meglio il percorso di rinnovamento dei sistemi core del Gruppo».
Antonella ambriola Chief technical officer, 3 italia L’innovazione passa per il Cloud
Terminato il 2012, l’operatore mobile “3” non ferma la sua ascesa all’innovazione e punta su due temi di principale importanza per lo sviluppo tecnologico nel nuovo anno, stretta-
mente correlati tra loro: Data Center e Cloud. «Abbiamo iniziato nel 2010 un programma di modernizzazione introducendo un Private Cloud che ci ha permesso di ottimizzare i nostri Data Center e di ridurli da 5 a 2 - uno a Milano e uno a Roma - risparmiando spazio, energia e numero di server - spiega Antonella Ambriola, Chief Technical Officer di 3 Italia - abbiamo così ridotto i costi di circa il 50% migliorando allo stesso tempo la qualità del servizio». L’intero progetto di Private Cloud, che ha permesso a 3 Italia di abbandonare qualunque struttura hardware a favore
dell’acquisizione di capacità computazionale, si concluderà nel corso del 2013, attraverso un programma di modernizzazione del desktop con thin client per i call center e il trasporto di tutte le applicazioni su architettura target basata sui blade IntelX86. «Non c’è più valore aggiunto nel possedere fisicamente i server. Abbiamo scelto di avere un solo partner di riferimento nell’ambito della tecnologia con cui abbiamo firmato un contratto di 7 anni che prevede un capacity planning e onde periodiche di refresh tecnologico», sottolinea Ambriola.
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Alessandra Banfi CIO Pirelli Un duplice ruolo per l’ICT: supporto al business e attenzione ai nuovi trend, in particolare in ambito Mobile, Cloud e Social Il 2013 si prospetta come un anno di transizione per Pirelli. «Da un lato saranno prioritari i progetti core che abilitano il mantenimento del vantaggio competitivo e il raggiungimento degli obiettivi di business, dall’altro il compito della Funzione ICT è comunque di garantire attenzione ai trend di mercato ICT che abbiamo identificato: Mobility, Social, Cloud e Information», dichiara Alessandra Banfi, CIO di Pirelli, quinto operatore al mondo di pneumatici per fatturato, con 22 siti produttivi tyre in quattro continenti e circa 36.000 dipendenti. Questo significa attivare dei percorsi durante il 2013 che preparino azioni nell’ambito di un piano triennale. In particolare, per la Mobility il focus è sugli aspetti di security e Mobile Device Management, in preparazione di un approccio Bring Your Own Device; per il Social sull’introduzione di soluzioni di sentiment analysis; per il Cloud, esplorazione da private a hybrid Cloud; per l’Information, scouting e test di appliance. Le priorità del business si focalizzano su estensioni funzionali e geografiche delle solu-
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zioni esistenti e lancio di nuove iniziative soprattutto in area Business Intelligence e progetti di erogazione delle applicazioni in Mobility. Per meglio seguire i piani di sviluppo nella organizzazione ICT da un anno sono stati creati ruoli chiari di Demand Management che svolgono il compito di comprendere e analizzare le richieste del business e sono specializzati per aree in modo
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speculare all’organizzazione matriciale. «Abbiamo parimenti creato dei ruoli ben definiti di Delivery Manager caratterizzati da forti competenze tecnologiche e tensione al risultato e alle sca-
denze richieste dal business; ricevono le richieste dei demand manager e concordano i piani eseguendo la parte implementativa dei progetti a loro assegnati», spiega Alessandra Banfi.
Domenico Solano Direttore Sistemi Informativi Gruppo Philips, Sud Europa Un processo di profonda trasformazione che parte dall’IT «L’era digitale ha cambiato la vita delle persone. I consumatori maturano su web l’80% delle loro decisioni d’acquisto, anche quando poi comprano nel tradizionale punto vendita. Con l’Internet delle cose stanno cambiando anche i prodotti, diventando intelligenti e connessi, con nuove opportunità e rischi». Così Domenico Solano, Direttore Sistemi Informativi del Gruppo Philips per il Sud Europa, spiega le sfide che un produttore di beni di consumo si trova oggi a dover affrontare. «Non c’è solo la necessità di cambiare modello di business, ma occorre creare
i supporti per la realizzazione di questo nuovo mondo - precisa il manager -. Per Philips questo significa passare da un’organizzazione per prodotti a una per processi, più vicina ai clienti e ai mercati». Contesto in cui l’IT gioca un ruolo importante come abilitatore della trasformazione, «offrendo disponibilità 24x7 e informazioni aggiornate, in tempo reale, a vantaggio di chi deve prendere decisioni». Philips ha avviato la revisione dei SI due anni fa ed è oggi nella fase esecutiva che proseguirà per tutto il 2013 con le implementazioni organizzativa e architetturale. «Stiamo
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Sergio Casado Castejón Responsabile Tecnologia & Innovazione, Leroy Merlin Italia Passaggio al Cloud e sviluppo dell’e-commerce
Sarà un 2013 all’insegna del Cloud per Leroy Merlin, che prosegue nelle fasi di migrazione “nella nuvola” dei propri sistemi e avvia un ambizioso progetto di e-commerce. «Già tre anni fa, in occasione del col-
laudo del nuovo Data Center, era chiaro che non avremmo mai soddisfatto le esigenze dei clienti con le sole risorse interne», spiega Sergio Casado Castejón, Responsabile Tecnologia & Innovazione di Leroy Merlin
sviluppando le nostre competenze nell’area del demand management e del portfolio management - continua Solano -. Non avremo certamente più bisogno di programmatori interni, ma ci serviranno degli architetti, a contatto con le business unit dell’azienda». Dai SI di Philips dipende un Gruppo enorme, presente in 100 Paesi con 100 mila dipendenti. «Per questo la trasformazione non si fa in un week-end ma ci impegnerà per qualche anno. L’ambizione è cambiare il DNA dell’azienda assieme all’architettura dei suoi sistemi. Un compito che richiede di antici-
pare il futuro, scenari tecnologici, architetturali di business e competitivi dei prossimi 2-3 anni. Tutti saranno toccati dal cambiamento e chiamati a dare il proprio contributo», conclude Solano.
Italia -. Per garantire servizi IT con disponibilità sette giorni su sette nei 47 negozi italiani la società ha scelto il Cloud, avvalendosi del supporto di Colt. «Una scelta vincente con cui il reparto SI non deve preoccuparsi di sistemi, networking o della crescita, restando quindi più vicino agli utenti e alle esigenze del business. Scelta che ci ha permesso di reimpiegare le risorse IT del data center per le
attività di sviluppo e test, mentre lo storage viene utilizzato per mantenere il controllo sui dati e garantire il disaster recovery», precisa Casado Castejón. La società completerà l’esternalizzazione dell’IT avvalendosi dei servizi di co-location del partner Colt. «Il Cloud è diventato il “centro stella” dei nostri sistemi e questo ci permetterà di avvicinare servizi appliance database, controller di access point, funzioni di routing MPLS e altro». Il Cloud, inoltre, faciliterà l’innovazione. «Abbiamo appena avviato un progetto di e-commerce cross-canale - spiega Casado Castejón -. Non sarà l’ennesimo negozio su Internet: chi acquista online potrà parlare con il nostro call center, potrà sapere, per esempio, quando il prodotto arriva in negozio e avvisare gli operatori. Questo richiede modifiche all’architettura delle applicazioni, collegamenti della componente Cloud pubblica del sito di e-commerce con quelle private che gestiscono i dati, gli stock e le schede prodotto. Ci avvarremo dello strumento vCloud di VMware per ottenere la necessaria sicurezza dei dati e alte prestazioni nelle transazioni».
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Conoscere l’ICT per innovare il business LE
TECNOLOGIE
DELL'INFORMAZIONE
E
DELLA
svolgono un ruolo sempre più pervasivo e strategico in qualsiasi organizzazione, diventando una potente leva di innovazione e di miglioramento delle performance. Una corretta conoscenza di queste tecnologie e, soprattutto, del loro impatto sul business può portare una qualsiasi azienda a sfruttarle efficacemente per ottenere benefici significativi e migliorare la sua competitività. Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano nascono proprio con l’obiettivo di contribuire a questa conoscenza con un insieme ampio e articolato di vicende che analizzano la migliore esperienza italiana, con una forte attenzione agli scenari internazionali. COMUNICAZIONE (ICT)
GLI OSSERVATORI si rivolgono in particolare ai manager e ai decision maker delle aziende utilizzatrici di ICT per fornire loro informazioni sulle opportunità offerte dalle soluzioni più innovative attraverso ricerche puntuali, studi di caso, benchmark, video degli eventi, atti dei convegni, ecc.
GLI OSSERVATORI si rivolgono anche a tutte le aziende che offrono soluzioni e servizi ICT
(software vendor, hardware vendor, service provider, consulenti, operatori del canale), fornendo fotografie approfondite sugli scenari di mercato in Italia, con l’intento di supportarle nella messa a punto di offerte più efficaci.
GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENT, con i suoi 80 analisti e ricercatori, hanno svolto nell’ultimo anno più di 40 ricerche, analizzando oltre 3.000 imprese e pubbliche amministrazioni e organizzando circa 100 eventi tra Convegni e Workshop.
GLI OSSERVATORI:
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CANA
LE ICT
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ECOMM
CIO
tà • Quali sono le priori di invest imento ICT nel 2013? in • Come varia la spesa 2013? outsou rci ng ICT nel
C ERCE B2
• Quanto vale l'eCommerce B2c in Italia nel 2012 e quali sono le potenzialità di sviluppo nei prossimi anni?
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• Come sta evolvendo il mobile commerce in Italia? Come sono utilizzati i Social Network a supporto del processo di interazione con il consumatore?
ICT & PMI
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M O B I L E I N T E R N E T, C O N T E N T & A P P S
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• Quanto vale il mercato delle mobile application in Italia? • Quali sono i comportamenti degli utenti che scaricano applicazioni dal telefonino?
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FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A
• Quali sono i benefici di una soluzione di Fatturazione Elettronica e come si valutano concretamente? • Quali sono i principali “fattori critic i di successo” di un progetto di integrazion e del Ciclo dell’Ordine?
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innovazione digitale per battere la crisi L’utilizzo delle nuove tecnologie può aiutare le imprese a superare il difficile momento economico, ma è fondamentale il supporto dei vendor, che devono “parlare la stessa lingua”, e guardare ai reali bisogni e alle possibilità concrete Agostino Santoni Amministratore Delegato Cisco Italia
Anche nel prossimo anno le imprese italiane dovranno confrontarsi con uno scenario economico non facile. «Rimandare o limitare eccessivamente gli investimenti sarebbe però un errore - afferma Agostino Santoni, dallo scorso dicembre al timone di Cisco in Italia -, perché soprattutto nei momenti difficili continuare a innovare, pur contando su risorse ridotte, è garanzia di evoluzione e di crescita». È noto, ad esempio, che uno dei principali problemi del nostro sistema imprenditoriale è la scarsa crescita nella produttività del lavoro: siamo fra gli ultimi in Europa e secondo recenti dati ISTAT negli ultimi tre anni di fatto è rimasta al palo. «Vi sono modelli di business e operativi abilitati dalle tecnologie di Rete, e dalle trasformazioni stesse della società, che hanno un elevatissimo potenziale in questo senso - afferma il manager -: penso ad esempio all’adozione di modelli di gestione collaborativa e “Mobile” del lavoro, che sono anche trainati dalla crescente consumerizzazione dell’IT e dall’ingresso nelle professioni di una generazione immersa in un contesto tecnologico pervasivo e flessibile». Questo richiede alle aziende di attrezzarsi e di investire adeguando le proprie infrastrutture tecnologiche: è però un investimento che si ripaga rapidamente, anche attraverso una significativa riduzione dei costi. Nonostante ciò molte aziende - in particolare di medie e piccole dimensioni - si muovono a fatica in uno scenario digitale che è tanto ricco di opportunità quanto, oggettivamen-
te, complesso. Secondo Santoni, oggi e in futuro le imprese richiederanno sempre più soluzioni verticali e “pronte all’uso” per rispondere a specifici bisogni e chiederanno ai fornitori IT di guidarle nella scelta, di porsi come consulenti cui rivolgersi con fiducia. Eliminare la complessità è il compito principale dei vendor, che oggi d’altro canto hanno a disposizione architetture nate per questo: basti pensare alla possibilità di mettere a disposizione in Cloud servizi, applicazioni e intere piattaforme tecnologiche, sollevando le imprese da buona parte delle questioni operative e gestionali. «Ritengo fondamentale che i vendor migliorino la loro capacità di “parlare la stessa lingua” delle imprese cui si rivolgono - afferma il manager -, mettendo l’accento sui bisogni e sulle possibilità concrete. Inoltre, ritengo che i grandi vendor debbano sempre essere presenti laddove si discute e si decide di innovazione e cultura digitale, portando la propria esperienza, e che debbano supportare le aziende a comprendere le opportunità aperte dalle azioni messe in campo dalle istituzioni, nel quadro dello sviluppo dell’Agenda Digitale nel nostro Paese». Va detto però che accanto all’oggettivo problema di carenza di cultura digitale che interessa l’Italia c’è il nostro storico ritardo in termini di sviluppo delle infrastrutture. Anche l’imprenditore più “digitale” e consapevole è costretto a rinunciare alle opportunità se opera in un’area a digital divide tecnologico. www.ict4executive.it
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cover story | L’Age nda D i gi tal e 20 1 3 d e ll e i m pre se ital ia n e
innovare con concretezza Nel mondo bancario, come in quello del Fashion e del Retail, l’introduzione di nuove e originali soluzioni è necessaria alle aziende per competere, ma servono sempre chiarezza, efficacia e tempestività
gianni camisa Amministratore Delegato Dedagroup ICT Network
Anche nel 2013 Dedagroup intende seguire il percorso di sviluppo che fonda le proprie radici sulla competenza, specializzata per canali e per soluzioni applicative verticali, e sui software dedicati ai mercati d’elezione. «Opereremo sui temi delle Next Banks, puntando all’arricchimento di BankUp per il mercato messicano - dove la diffusione del nostro prodotto per il credito cooperativo internazionale è in costante crescita - allo sviluppo di nuove funzionalità in ambito Mobile e di Business Analytics e alla gestione documentale - afferma Gianni Camisa, AD di Dedagroup. Fondamentali nella nostra strategia d’offerta 2013 saranno inoltre le proposte per le Smart Communities, finalizzate all’amministrazione intelligente delle risorse urbane e delle reti di distribuzione energetica delle utilities». Oltre, al Cloud, considerato uno strumento innovativo in grado di rendere più efficiente il computing degli anni 2000. A questi temi tipici di Dedagroup si affiancano oggi le numerose proposte DDway, la società del gruppo leader nella system integration e nella consulenza: le soluzioni per il Fashion e il Retail, nella loro versione “tradizionale” o Cloud sourced, le innovazioni nel mondo dei pagamenti per il Banking e l’ampia offerta, declinata nelle varie industries, per la Business Analytics. L’azienda punta in particolare sull’internazionalizzazione delle risorse software e sull’apertura di nuovi mercati geografici, soprattutto per quanto riguarda il Banking e il segmento Luxury, Fashion | 18 |
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e Retail. «Su entrambi i fronti vediamo un altissimo potenziale, parzialmente già colto - afferma il manager. BankUp è ormai un prodotto consolidato per le banche messicane, mentre è in fase avanzata l’analisi per la sua localizzazione negli USA. Stealth è l’ERP che guida la produzione e distribuzione di prodotti di lusso in 40 paesi del mondo. In Italia abbiamo ancora molti margini di crescita, ma certamente alcuni mercati esteri mostrano - da anni - tassi di sviluppo e opportunità assai più elevati». Ma i prodotti o il know how non bastano da soli. «Da tempo sappiamo che è solo un approccio sistemico all’innovazione che paga, ovvero l’impegno a innovare coinvolgendo tutti i driver del sistema azienda e del nostro Gruppo: cultura, persone, management, sistemi operativi e processi, strumenti di marketing e comunicazione, modello di business nel suo complesso. Solo con un approccio sistemico si può innovare un organismo complesso come un’impresa». Le aziende hanno bisogno - come noi tutti - di innovazione, perché senza non hanno possibilità di differenziarsi in un mondo iper competitivo, globale e nel quale il tasso di cambiamento è elevatissimo. «Ma allo stesso tempo necessitano di concretezza e robustezza, di risposte chiare, rapide ed efficaci ai loro bisogni e a quelli dei loro clienti. Per questo l’innovazione per noi è il risultato della diligente e professionale integrazione di soluzioni e competenze e non semplice slancio creativo o invenzione», conclude il manager.
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avanti tutta verso conservazione sostitutiva e fatturazione elettronica Società di telecomunicazioni, banche, Media company e Utility mostrano un grande interesse verso le soluzioni di dematerializzazione, un’opportunità per ottimizzare la comunicazione di business rivolta ai clienti finali
Compagnie di telecomunicazioni, banche, assicurazioni, aziende di pubblica utilità, media e pubblica amministrazione stanno mostrando un forte interesse verso la dematerializzazione. Lo testimonia Doxee che si rivolge prevalentemente ad organizzazioni con un modello B2C: «I clienti stanno puntando con decisione verso la conservazione sostituiva e la fatturazione elettronica - spiega Sergio Muratori Casali, CEO insieme a Paolo Cavicchioli di Doxee, leader nel mercato dei servizi per la conservazione sostitutiva entro il 2013 prevediamo di gestire oltre un miliardo e mezzo di comunicazioni di business». È una richiesta che va incontro a una duplice esigenza: ridurre i costi e aumentare l’efficienza; da una parte ottimizzare la comunicazione di business rivolta ai clienti finali, sfruttando sempre di più i canali digitali; dall’altra riprogettare in chiave di dematerializzazione i processi. «La digitalizzazione dei documenti e delle comunicazioni può favorire una significativa razionalizzazione, in termini di costi, risorse e tempo dedicati, delle operazioni aziendali connesse alla gestione del documento», continua il manager. Da una ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano in Italia vengono prodotti ogni anno 45 miliardi di documenti; dematerializzandoli e digitalizzando i processi si potrebbero risparmiare a livello nazionale oltre 200 miliardi di euro ogni anno. Pensando poi
all’efficienza e alla razionalizzazione delle risorse e del tempo, l’Osservatorio ha calcolato che 10 miliardi di ore uomo, risparmiate grazie alla dematerializzazione, potrebbero essere trasformate in attività di maggior valore per le aziende, liberando diverse risorse umane per dedicarle ad un lavoro più creativo e innovativo.
Paolo Cavicchioli e Sergio Muratori Casali CEO Doxee
«Doxee aiuta le aziende private e Pubblica Amministrazione a innovarsi, grazie a un forte investimento in ricerca e sviluppo pari al 15% del fatturato della società - aggiunge Paolo Cavicchioli; questo ci permette di rimanere all’avanguardia nell’erogazione di soluzioni per i più complessi contesti di dematerializzazione e di Customer Communication Management». La cultura digitale, secondo Doxee, si crea con il business, la ricerca e sviluppo, la partecipazione a commissioni e gruppi di studio e lavorando con il mondo accademico. Per questo, la società con il suo Centro di Competenza partecipa attivamente a importanti tavoli di ricerca, commissioni tecniche e gruppi di lavoro nazionali e internazionali per la definizione di standard e casi utente in ambito della dematerializzazione dei documenti ed in particolare nei processi di conservazione sostitutiva, fatturazione elettronica e data certa elettronica. Ciò permette a Doxee, e quindi ai suoi clienti e partner, di partecipare proattivamente all’evoluzione delle best practice e delle normative guida di settore sfruttandone i benefici di business. www.ict4executive.it
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ottimizzare i processi con la Gestione documentale in cloud Con le soluzioni “as a service” le aziende possono migliorare il flusso operativo relativo a fatture e ordini senza sostenere investimenti iniziali, ottenendo così notevoli benefici economici e maggiore accuratezza Giovanni Gavioli Country Manager Esker Italia
Da quando (era il “lontano” 2004!) Esker ha introdotto i primi servizi On Demand (o Cloud) l’escalation che li ha visti protagonisti ha continuato fino a oggi oltrepassando abbondantemente il muro del 50% del fatturato della società a livello mondiale. «Anche nel 2013 saranno sicuramente i servizi Cloud a fare la parte del primo della classe - dice Giovanni Gavioli, Country Manager di Esker Italia - ed è in questo ambito che Esker concentrerà i prossimi sviluppi volti a migliorare e completare ulteriormente la nostra proposta». Questa ad oggi è basata su soluzioni mirate alla automazione di processi documentali aziendali lato Business, ovvero Fatturazione Attiva, Fatturazione Passiva, Gestione Ordini Clienti e Gestione Ordini di Acquisto, nonché alla automazione di processi documentali più generici utilizzando le caratteristiche “multicanale/multimedia” della piattaforma. «Ovviamente il tutto con una integrazione completa con i sistemi ERP presenti nell’azienda nostra cliente», sottolinea Gavioli. Quali sono le esigenze che spingono questi investimenti? Quelle di sempre: riduzione costi e ottimizzazione | 20 |
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dei processi. «La conseguente riduzione di errori nel processo e la capacità intrinseca di misurare la qualità dei processi e della gestione diventano la “ciliegina sulla torta” e vengono particolarmente gradite senza essere di sicuro le ragioni principali della scelta - aggiunge il manager -. Se poi, oltre ad automatizzare il processo, questo si ottiene attraverso una piattaforma On Demand che permette di limitare gli investimenti iniziali e commisurare la spesa al reale utilizzo abbiamo ampiamente raggiunto livelli di soddisfazione assoluti da parte del cliente». Esker si pone in modo “pro-attivo” verso il continuo miglioramento delle soluzioni proposte, in modo da poter soddisfare il maggior numero di aziende di ogni dimensione con proposte sempre più performanti e flessibili. L’azienda porta avanti, inoltre, un’azione di evangelizzazione, che anche se mirata alle soluzioni Esker, permette di “fare cultura” sul mercato. Spiega Gavioli: «Ciò che noi cerchiamo di fare ogni volta è spingere i nostri interlocutori tecnici (CIO e IT manager) a farsi sempre più attivi internamente alle proprie aziende verso un approccio “business” e non tecnico come invece ancora oggi molto spesso accade: la maggior parte delle valutazioni si basano su quanto performante o evoluta tecnologicamente sia una soluzione o l’altra mentre non viene spesso considerato quanto possa una soluzione migliorare e ottimizzare il flusso operativo e portare quindi benefici economici all’azienda».
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Big Data, un cambiamento radicale per il business L’analisi delle grandi moli di dati è destinata a trasformare non solo lo scenario ICT, ma anche i metodi di lavoro e i modelli di business delle aziende private, nonchè le modalità di erogazione dei servizi da parte della Pubblica Amministrazione Federico Francini Presidente e Amministratore Delegato Fujitsu technology solutions italia
Uno dei pilastri della strategia di Fujitsu per il 2013 è rappresentato dai Big Data. «Crediamo fermamente che questo fenomeno sia destinato a cambiare radicalmente non solo lo scenario ICT, ma anche i metodi di lavoro e i modelli di business delle aziende private, nonchè le modalità di erogazione dei servizi da parte della Pubblica Amministrazione - afferma Federico Francini, AD di Fujitsu Italia». A conferma, recentemente, Gartner ha presentato uno studio che stima nel 2013 una crescita delle soluzioni Big Data a 34 miliardi di dollari, rispetto ai 28 miliardi del 2012 (+45%). Questo scenario è strettamente legato all’incremento continuo della quantità delle informazioni e alla necessità di reagire prontamente alle mutevoli condizioni di mercato da parte delle aziende. Informazioni derivanti da aggregazioni di dati di varia natura, provenienti da varie fonti, in tempo reale e/o in correlazione con serie storiche e modelli comparativi, risultati di modelli di simulazione e di previsione, insomma, enormi moli di dati caratterizzate da volumi tali da rendere superata ogni gestione tradizionale strutturata secondo schemi relazionali predefiniti. «Obiettivo primario - continua il manager - è quello di poter disporre di soluzioni che permettano di accelerare il più possibile l’aggiornamento e la consultazione dei dati da parte dei decisori e del management. Un elemento che le aziende di ogni dimensione e ubicazione geografica dovranno imparare non solo a gestire, ma a integrare nelle proprie strategie così come nelle attività di routine». In un momento di incertezza economica come quel-
lo odierno, c’è una necessità di flessibilità e dinamicità sempre più spinta: se prima le aziende si potevano definire “IT-centriche”, adesso sono “business-centriche”. La tecnologia è lo strumento con cui le aziende oggi fanno business. Mai come oggi, dunque, il manager ha bisogno di strumenti che gli permettano di prendere decisioni in tempo zero. Il suo obiettivo è di ridurre al minimo il tempo di estrazione del dato e la presentazione sul cruscotto, grazie ad applicazioni che viaggiano in memoria, e realizzare quello che attualmente è definito ”in-memory computing”. «In questo campo, soprattutto nella realizzazione di analisi dei dati “real-time” basate sulle soluzioni del nostro partner storico SAP, Fujitsu si posiziona come assoluto innovatore», sottolinea Francini. A fine del 2012, Fujitsu ha infatti annunciato una vera e propria rivoluzione nel settore della Business Intelligence con l’introduzione di uno dei primissimi ambienti multi-nodo in grado di supportare la piattaforma SAP HANA certificata SAP AG. Si tratta di una soluzione che permette di analizzare ingenti volumi di dati al fine di identificare nuove tendenze e rispondere in tempo reale alle mutevoli condizioni del mercato. Fujitsu è uno dei primi partner SAP a estendere la piattaforma verso il calcolo multi-nodo all’interno di ambienti datacenter, garantendo alle imprese la possibilità di gestire svariati terabyte di dati in tempo reale. Infine, nel 2013 Fujitsu intende concentrarsi anche nel settore della virtualizzazione del desktop, dove l’azienda sta investendo molto negli ultimi anni. www.ict4executive.it
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Focus su Sicurezza, Big Data e cloud “evoluto” In un contesto di grandi trasformazioni, l’innovazione tecnologica continua a giocare un ruolo strategico per la competitività e la crescita delle aziende stefano venturi Amministratore Delegato gruppo HP Italia
Secondo il numero uno di HP in Italia, il 2013 sarà un anno di grandi trasformazioni, in cui l’innovazione tecnologica continuerà a giocare un ruolo strategico per competitività e crescita delle aziende. «I trend che penso influenzeranno la domanda e che rappresentano temi fondanti per la strategia di HP sono: sicurezza, gestione delle informazioni e Cloud», afferma Venturi. Nello specifico, la sicurezza rappresenta uno dei temi prioritari nell’agenda di molti CIO. Secondo “Cost of Cybercrime Study”, una ricerca di Ponemon Research per HP, nel 2013 le aziende dovranno affrontare un numero crescente di cyber attacchi, con potenziali danni finanziari significativi poiché rivolti al furto di dati sensibili e riservati. Per fronteggiare minacce sofisticate e in costante evoluzione, è fondamentale agire sul perimetro della sicurezza aziendale, adottando soluzioni avanzate di security intelligence per reagire, ma soprattutto prevenire gli attacchi, riducendone i costi, l’impatto e la frequenza. In una logica di crescita, inoltre, le informazioni sono un elemento prezioso, da proteggere, gestire e poter utilizzare in logica business. Uno studio HP rivela infatti che il 76% dei business e technology executive in EMEA ritiene strategica l’analisi e la gestione efficace dei Big Data, ma quasi il 60% di questi considera la propria organizzazione non dotata di soluzioni adeguate per la gestione dei dati, mentre solo il 10% afferma che la propria azienda integra i dati non strutturati negli insight, nei processi e nelle strategie. Il “ritorno sulle informazioni” - ovvero il valore che le imprese genera-
no dai loro investimenti in soluzioni, servizi e risorse per le informazioni - sarà nel prossimo futuro un elemento imprescindibile per ottenere utili insight dall’analisi dei Big Data. Infine, il 2013 sarà ancora l’anno del Cloud, ma nella sua forma più evoluta. Secondo la ricerca “HP Cloud and Information Optimization” il 75% degli intervistati prevede di adottare un modello di delivery ibrido, volto a ottenere un ambiente IT flessibile che può evolvere rapidamente in base alle specifiche richieste del business. La roadmap verso il Cloud coinvolge non solo l’IT ma altre funzioni aziendali, quali CEO, CFO, responsabili di line of business, che possano valutare l’opportunità Cloud non solo in base agli aspetti tecnici, ma anche in relazione a KPI finanziari e business, predisponendo un piano che coniughi l’evoluzione IT con la capacità di utilizzare efficacemente i servizi come abilitatori di ottimizzazione o di innovazione, armonizzandoli con la propria realtà operativa. In uno scenario di profonda trasformazione, HP si pone come “abilitatore” al cambiamento, per innescare nuove dinamiche virtuose di ripresa economica. «È la tecnologia che ci consente di evolvere rapidamente, garantendo un significativo recupero competitivo - afferma Venturi -. Nello stesso tempo è essenziale fare sistema, creare massa “critica”. In questo contesto, i CIO non saranno più solo degli esperti di tecnologia ma dei “veri ingegneri del business” che, con il supporto di un partner tecnologico come HP, potranno diventare il “cardine” della crescita strategica delle aziende». www.ict4executive.it
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I documenti diventano digitali ovunque Con la soluzione di Mobile capture è possibile acquisire documenti, foto e file audio/video mediante smartphone o tablet, accelerando i processi al punto di origine massimiliano botta Regional Vice President, Software & Solutions Kofax Italia
Il focus di Kofax nel 2013 sarà sul Mobile, e in particolare sull’acquisizione al punto di origine di documenti, foto e file audio/video mediante smartphone o tablet. «La maggior parte delle organizzazioni crede di gestire bene la tecnologia di Information Capture e di applicarla in modo corretto per aumentare l’efficienza del business, ridurre i costi e migliorare la capacità di risposta verso i clienti. Ma spesso non è così», afferma Massimiliano Botta, Regional Vice President, Software & Solutions di Kofax Italy. Secondo una recente ricerca condotta dall’AIIM - Association for Information and Image Management, il 14% degli intervistati considera il Mobile Capture un fattore che cambierà le regole del gioco, mentre il 32% lo considera “di grande valore”. «Oggi i clienti sono più consapevoli e si aspettano un livello maggiore di customer service - continua Botta -. Le aziende B2C e gli enti devono rispondere immediatamente al cliente. Come Kofax, noi supportiamo e aiutiamo le aziende: la soluzione Kofax Mobile Capture può migliorare i tempi di risposta dei clienti. Oggi la gestione delle informazioni in mobilità può supportare i reparti sales, field service e project management a rispondere più rapidamente. Il Mobile Capture fa risparmiare denaro anche nell’ambito della produttività dei collaboratori». Si può infatti fornire una risposta immediata a domande quali: A che punto è la mia
pratica di risarcimento o prestito? Avete ricevuto i documenti? Quando potrò avere una conferma? Quando potrò accedere al conto? Ad esempio, si possono trarre grandi benefici, permettendo al field staff di interagire in back-office. Altri vantaggi sono la riduzione dei ritardi nei processi di fatturazione e dei tempi di approvazione e il cost saving nella riduzione della gestione fisica dei documenti e nel costo del trasporto. Il ROI è un altro fattore chiave: il 51% degli utenti mobile capture vede un ritorno sull’investimento entro 18 mesi, mentre il 71% evidenzia un ROI entro 2 anni dall’attivazione del Mobile Capture. La domanda da parte dei clienti è forte, sulla scia del grande successo di tablet e smartphone. Una ricerca YouGov condotta a marzo 2012 su oltre 2000 clienti ha evidenziato che più di un terzo tra i 25 e i 34 anni preferisce comunicare con gli smartphone rispetto ai telefoni tradizionali o alle interazioni face-to-face. Anche i dipendenti vogliono il Mobile Capture. I dispositivi mobili oggi sono parte integrante delle aziende. I dipendenti in ogni azienda inviano email e documenti dai propri computer, smartphone o tablet. «Kofax è consapevole del ruolo strategico che gioca il Mobile Capture, che fornisce alle aziende l’opportunità di aumentare la produttività, l’attenzione nei confronti dei clienti e il risparmio sui costi», conclude Botta. www.ict4executive.it
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S S E R VAT O R I . N E T
ict & management
Start-up Boosting
MISSIONE
Giocare un ruolo sempre più attivo nello stimolare la nascita e lo sviluppo di nuove avventure imprenditoriali basate sull’innovazione: è questo l’obiettivo che gli Osservatori ICT & Management si pongono nella convinzione che ciò rappresenti un ingrediente fondamentale per il rilancio della nostra economia. Per questo motivo nasce il progetto Start-up Boosting che, attraverso il succedersi di una serie di Call for Ideas collegate ai diversi Osservatori, intende identificare le idee di business e i progetti imprenditoriali più innovativi, che saranno supportati e seguiti nel loro sviluppo. CHI PUÒ PARTECIPARE
AMBITI DELLE CALL 4 IDEAS
Alla Call 4 Ideas possono partecipare: • persone fisiche (singole o in gruppo) in possesso di un’idea di business fortemente innovativa; • aziende in fase di start-up e con elevato potenziale di crescita; • imprese anche già avviate che abbiano sviluppato innovative idee di business.
MOBILE APPS FA C E B O O K E C O S Y S T E M E-COMMERCE B2C MOBILE MARKETING & SERVICE SOCIAL MEDIA & WEB 2.0
COSA OFFRE
I candidati che supereranno il processo di valutazione: • saranno supportati nella messa a punto del progetto imprenditoriale, con l’obiettivo di accelerarne lo sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi di business; • avranno la possibilità di frequentare gratuitamente un percorso di alta formazione presso il MIP – la Business School del Politecnico di Milano – finalizzato ad accrescere le competenze e l’empowerment del gruppo imprenditoriale; • saranno supportati nella ricerca dei capitali di rischio necessari.
ICT SECURITY D I G I TA L M E D I A & T V N F C & M O B I L E PAY M E N T ICT IN SANITÀ CLOUD COMPUTING & ICT AS A SERVICE FAT T U R A Z I O N E E L E T T R O N I C A E D E M AT E R I A L I Z Z A Z I O N E
MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
• La partecipazione è gratuita. • Per iscriversi compilare il Form di registrazione sul sito www.startupboosting.com che include una breve descrizione del progetto imprenditoriale, in cui vengono messi in evidenza: prodotti/servizi innovativi erogati, mercato target, principali concorrenti, fatturato previsto e investimenti stimati (anche solo in modo approssimato). • Ogni mese vengono valutate le proposte pervenute.
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ENTERPRISE 2.0
AUGMENTED REALITY
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una profonda trasformazione digitale Cloud ibrido, device innovativi e un nuovo approccio alla gestione dell’IT: sono i nuovi trend che spingono il cambiamento, mettendo in discussione il ruolo dei CIO quali propulsori d’innovazione Giovanni Zoffoli Direttore Enterprise Marketing Microsoft Italia
Il nostro Paese sta affrontando un momento di profonda transizione socio-economica e per rispondere al cambiamento «Microsoft ha dato avvio a un grande percorso di trasformazione per indirizzare al meglio le esigenze dei clienti business e consumer», afferma Giovanni Zoffoli, Direttore Enterprise Marketing della società in Italia, che spiega: «La nostra strategia punta sia su device, sia su servizi e nel corso dell’ultimo anno si è concretizzata con quella che possiamo definire una vera e propria “innovation wave” con cui abbiamo reso disponibili soluzioni avanzate su entrambi i fronti: in ambito device con i nuovi sistemi operativi Windows e Windows Phone e in ambito servizi con il nuovo modello di Cloud ibrido e con il nuovo concetto di Cloud OS abilitati e arricchiti da release quali Windows Server 2012, Windows Azure e altri nuovi prodotti. Nel 2013 il nostro impegno continuerà in questa duplice direzione e in particolare approderanno a breve in Italia il nuovo Office e il nuovo Office 365». Secondo Zoffoli, il mercato italiano presenta grandi opportunità, in particolare nell’ambito del Cloud Computing: «Stiamo registrando una decisa evoluzione verso l’adozione di piattaforme di posta e collaborazione in modalità Cloud - afferma il manager -. Inoltre, siamo coinvolti nell’ammodernamento dei dispositivi digitali verso quelli di ultima generazione tablet, convertibili, ibridi, smartphone - e nei prossimi 24 mesi vivremo una grandissima dinamicità nell’offerta in questa direzione».
Terzo trend che caratterizza il panorama IT e che guida la roadmap della società è quello della gestione e controllo delle infrastrutture informatiche e delle applicazioni a supporto del business, esigenze a cui risponde il Cloud OS, il sistema operativo della Cloud. Questi trend stanno generando importanti riflessioni su come l’IT cambierà in azienda e sul ruolo del CIO e dei team IT quali propulsori d’innovazione. «Esigenza fondamentale per le aziende, e per chi ne guida i processi d’innovazione, è relazionarsi al meglio con il nuovo consumatore, che nel 2013 e sempre più in futuro, mostrerà nuovi comportamenti di acquisto influenzati dagli strumenti digitali e dai nuovi canali di informazione e comunicazione - afferma Zoffoli -. Il consumatore spende sempre di più online e quindi occorre creare un’interazione con il brand su diversi canali digitali e dispositivi. La capacità dell’azienda di interagire in modo digitale con questi consumatori nel momento in cui nasce la necessità di acquisto consente quindi di cogliere una grande opportunità». Uno scenario che caratterizza non solo il settore privato, ma anche quello pubblico, che può interagire al meglio con i cittadini. Nel complesso, nella visione di Microsoft, in questo decennio si affermerà il workstyle digitale, che determinerà una trasformazione radicale nel modo di comunicare, relazionarsi e lavorare. Per questo, l’azienda si propone di aiutare le aziende di qualsiasi settore e dimensione per sfruttare al meglio le nuove tecnologie e ottenere un vantaggio competitivo. www.ict4executive.it
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FLESSIBILITà ED EFFICIENZA NELLA GESTIONE DEI DATI aZIENDALI Per sostenere un ambiente di business dinamico è necessaria un’infrastruttura storage avanzata, che metta tempestivamente a disposizione delle aziende la grande mole di dati critici, eliminando complessità e inefficienze Bruna Bottesi Country Manager NetApp Italia
La concorrenza, uno scenario economico always-on e la necessità di sfruttare i dati per essere più competitivi impongono ai CIO di fornire al business un’infrastruttura agile per sostenere un ambiente di business altamente dinamico. «Per velocizzare il business con una maggiore efficienza e produttività, i clienti devono ragionare in maniera differente per eliminare complessità, costi e inefficienze», afferma Bruna Bottesi, Country Manager di NetApp Italia. Il passaggio dai sistemi informativi di tipo tradizionale a quelli basati sul Cloud, privato e/o pubblico sta espandendo ulteriormente e in modo significativo la quantità dei dati. Secondo le proiezioni degli analisti, se nel 2010 la media delle aziende usava 100 Terabyte di dati, nel 2020 ne utilizzerà 58 volte di più, fino a 5,8 petabyte. In parallelo, però, la crescita esponenziale e continua di bit d’informazione rende sempre più difficile da gestire la loro stessa portata, oltre che rivelarsi potenzialmente troppo onerosa in termini di spesa. Continua Bruna Bottesi: «Occorrono dunque dei sistemi ad hoc per immagazzinare e memorizzare questa mole di dati critici - il cosiddetto storage -, ma anche e soprattutto per renderli disponibili tempestivamente alle aziende, per mezzo di una infrastruttura che possa sostenere nel tempo tale carico». Sfruttando anni di innovazione nel clustering e nell’efficienza dello storage, le nuove funzionalità per le proprie piattaforme, i prodotti e le tecnologie basate sull’ultima versione del software clustered Data ONTAP, NetApp consente all’IT di rispondere in maniera | 28 |
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più efficace a requisiti di business in continuo cambiamento, di garantire operazioni senza interruzioni e di favorire una crescita del business senza limiti, il tutto all’insegna di un’Agile Data Infrastructure. L’offerta di NetApp si compone di un’ampia gamma di sistemi di archiviazione e di tecnologie storage e di gestione dei dati per il Cloud privato. Questo set unificato di strumenti e processi contribuisce a ridurre la complessità e i costi, consentendo di sfruttare l’infrastruttura corrente per carichi di lavoro attuali e futuri durante lo sviluppo della soluzione di Cloud privato. Nel mondo dell’ICT, il ruolo che NetApp vuole avere non è solo quello di generare valore per il business attraverso prodotti e soluzioni storage, ma è quello ancor più importante di creare innovazione attraverso una diffusa “cultura digitale”. Innovazione e “cultura digitale” vanno di pari passo, e come asset fondamentali per la crescita e lo sviluppo, rappresentano un paradigma imprescindibile se pensiamo al Paese e alla situazione attuale rapportata alla sfavorevole congiuntura economica. «Come una delle prime aziende della classifica “World’s Best Multinational Workplaces 2012” - aggiunge la manger - a guidarci è una forte cultura corporate, volta non solo a rendere l’ambiente di lavoro piacevole, ma anche a far sì che le nostre community di dipendenti vivano in luoghi ancora più accoglienti: per questo dedichiamo tempo, risorse, prodotti e servizi alle organizzazioni no-profit e agli enti di formazione nelle principali città su scala mondiale dove risiede un numero elevato di dipendenti NetApp».
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Migliorare le performance delle applicazioni Con il consolidamento delle architetture e la diffusione del Cloud computing cresce l’importanza dei tool che semplificano la gestione e riducono i tempi di risposta Albert Zammar Regional Sales Manager Riverbed technology Italia
Quest’anno saranno molte le tendenze tecnologiche che continueranno a crescere e a consolidarsi, tra cui il Cloud computing, la virtualizzazione, il Mobile computing, l’Application Performance Management (APM), l’Application Delivery Control (ADC) e il backup. Secondo Albert Zammar, Regional Sales Manager di Riverbed Technology Italia, «Questi segmenti saranno sempre più fondamentali per le imprese che hanno bisogno di semplificare le architetture IT, aumentare la produttività e soprattutto ridurre gli investimenti. Riverbed sta lavorando per fornire il supporto e le tecnologie migliori, per rispondere alle differenti esigenze, con soluzioni fisiche e virtualizzate in grado di risolvere i problemi causati dalla distanza, dal computing distribuito e dai crescenti volumi di dati». Virtualizzazione, consolidamento e Cloud permettono un risparmio significativo e migliorano l’efficienza, ma se gli utenti si trovano lontano dai dati, applicazioni e trasferimenti di file lenti potrebbero rallentare ogni iniziativa strategica. Per migliorare l’efficienza, è necessario fare riferimento al livello di prestazioni attese e, a questo punto, entrano in gioco le soluzioni di APM, sempre più rilevanti con il consolidamento e il Cloud computing. «Grazie a queste soluzioni possiamo ottenere la massima visibilità delle architetture fisiche, semplificando e automatizzando il controllo. In questo segmento, che cresce del 30% all’anno, Riverbed sta ampliando la sua offerta grazie all’acquisizione di OPNET Technologies e alla combinazione di tecnologie di monitoraggio già a portfolio». In futuro, infatti, le aziende continueranno
a realizzare strategie di consolidamento, tra cui la rimozione di server nelle filiali e nei data center, l’accelerazione di iniziative di Cloud storage e l’ottimizzazione di rete e applicazioni per migliorare l’esperienza utente e il business. Le aziende stanno concentrando attività e budget per incrementare le prestazioni, la sicurezza e il backup con le più importanti tecnologie in grado di snellire e semplificare le infrastrutture IT e facilitare la collaborazione tra gli utenti che hanno bisogno di connessioni e accessi rapidi a rete e applicazioni. Le prestazioni sono il principale obiettivo per ottenere maggiore agilità, efficienza e scalabilità, ed evitare di investire tempo e risorse in attività IT che possono influire sulla produttività e sulla collaborazione e rallentare il business. Riverbed ha un approccio pragmatico verso le tecnologie innovative e utili come il Cloud e la virtualizzazione: «Il nostro obiettivo è di supportare le imprese nel comprendere l’importanza di implementazioni tecnologiche innovative per sviluppare l’infrastruttura IT aziendale, adottare e fornire nuove tipologie di servizi e salvaguardare gli investimenti, accelerando al tempo stesso il ROI. Il periodo economico che l’Italia e l’Europa stanno vivendo causa rallentamenti nell’avvio di nuovi e grandi progetti, ma siamo fiduciosi in un miglioramento della situazione che permetta alle aziende di essere sempre più “digital” nei prossimi mesi», conclude il manager. www.ict4executive.it
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La chiave del successo è la capacità di Analizzare i dati
Marco Icardi
In un mondo sempre più complesso, manager e imprenditori desiderano avere sempre sott’occhio un quadro chiaro ed esaustivo della realtà, per comprendere in tempo reale le azioni da intraprendere. Per questo cresce la richiesta di High-Performance Analytics
Amministratore Delegato Sas Italy
Nell’anno appena iniziato, le tendenze del mondo ICT saranno quelle già in corso: soluzioni per Mobile device, servizi Cloud, soluzioni in ambito Social e Big Data. È la vision di Marco Icardi, AD di SAS Italy, società che fornisce software e servizi capaci di risolvere problematiche di business, che aggiunge: «In questo senso stanno andando di conseguenza anche i nostri investimenti. Tra questi, c’è l’acquisizione, lo scorso novembre, di rPath, azienda americana che va ad ampliare la capacità di SAS di automatizzare e gestire le operazioni IT su più piattaforme e ambienti, anche per quanto riguarda l’on demand e il Cloud». Secondo Icardi, è la mancanza di fiducia nei dati l’esigenza più sentita dalla maggior parte dei clienti: «La capacità di analizzare la grande mole di dati che sta aumentando esponenzialmente sarà la linea di demarcazione tra chi eccellerà nel proprio business e nella propria attività e chi non», chiosa il manager. Tra le problematiche più sentite che spingono l’investimento in soluzioni di High-Performance Analytics troviamo, in particolare, analisi inaccurate e incomplete, che diventano la base inattendibile per chi si trova ogni giorno a dover prendere decisioni cruciali in tempo reale. A ciò si aggiunge la scarsa qualità dei dati e l’incapacità di individuare le informazioni realmente a valore che restano “nascoste” nella massa. Altre problematiche sono la sicurezza delle informazioni e la distanza che separa le esigenze del business e priorità dell’IT. | 30 |
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In questo contesto, gli High-Performance Analytics possono diventare una leva per sfruttare i Big Data. Nel complesso, il contesto economico globale e interconnesso porta inevitabilmente rischi, complessità e sfide. Viene richiesto a manager e imprenditori un tempo di reazione ai fenomeni endogeni ed esogeni sempre più ridotto. Occorre quindi un approccio olistico e integrato capace di cogliere opportunità, andare oltre i problemi riguardanti l’archiviazione e sfruttare le immense potenzialità dei Big Data. «Superare le apparenze, fare analisi what-if su tutti i dati a disposizione, non solo un campione, ottenere risposte a un livello più profondo e in una modalità visuale finora inimmaginabile: questo è ciò che i nostri clienti ci chiedono - afferma Icardi -. È fondamentale poter visualizzare i dati in modo nuovo e in qualsiasi luogo ci si trovi. Avere un quadro globale chiaro, intuitivo ed esaustivo attraverso grafici e tabelle, per comprendere in tempo reale le azioni da intraprendere». In quest’ottica, l’impegno di SAS è quello di fornire soluzioni che permettano a tutti, e non solo ai guru della statistica o dell’IT, di padroneggiare i Big Data e sfruttare il patrimonio informativo aziendale con tecniche analitiche evolute. «I benefici sono presto detti - conclude il manager -: cogliere a colpo d’occhio e in una manciata di secondi il trend di un fenomeno in una tabella di miliardi di righe. Esplorare enormi quantità di dati per ricavare in forma grafica correlazioni significative, azzerando le fasi preliminari di preparazione dei dati».
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innovare il data center risparmiando Cresce l’interesse delle aziende verso le soluzioni di Virtualizzazione e Cloud computing, oltre che per la conseguente possibilità di abbassare i consumi energetici dell’hardware. Un percorso che porta i CIO ad affrontare la trasformazione delle infrastrutture di base
Fabrizio Landini vicepresidente della business unit IT Schneider Electric
«Il 2013 confermerà le tendenze che abbiamo visto affacciarsi in questi ultimi anni - afferma Fabrizio Landini, Vicepresidente della business unit IT di Schneider Electric, nata nel 2007 dall’acquisizione di Apc -. La crescita della potenza elaborativa favorirà un rinnovato interesse per la virtualizzazione e il Cloud computing, oltre che per la conseguente possibilità di abbassare i consumi energetici, in breve quella che viene denominata ‘Data Center transformation’». Un percorso che può rivelarsi impegnativo per i CIO il cui compito negli ultimi anni si è ulteriormente complicato dovendo fare fronte a budget di spesa sotto pressione come non mai in tempi di recessione e a problematiche di sicurezza e di alimentazione nei Data Center. Il ruolo delle tecnologie è infatti sempre più più vitale per la crescita del business, e può giocare un ruolo fondamentale per aiutare le imprese a risparmiare con oculatezza concentrando il proprio impegno non tanto nella realizzazione di nuovi Data Center quanto, piuttosto, nell’indirizzare investimenti in razionalizzazione e consolidamento delle infrastrutture esistenti. «Quando si parla di razionalizzazione, consolidamento, virtualizzazione e Cloud, è essenziale tenere conto di tutti gli aspetti coinvolti - afferma il manager -, dall’infrastruttura di base, alla piattaforma hardware, al software di gestione; in caso contrario si rischia di creare un ulteriore livello di complessità che può rendere ancora più difficoltosa la gestione delle infrastrutture. Per questo motivo, il nostro approccio è fondato su una stretta collaborazione con aziende quali Cisco,
VMware, EMC, solo per citarne alcune, per garantire delle soluzioni che siano realmente “integrate” e che tengano conto di tutti i tasselli necessari alla trasformazione del Data Center». La seconda grande tendenza riguarda le PMI che risentono anch’esse della necessità di gestire in modo intelligente l’operatività IT, a seguito dell’adozione crescente di nuove tecnologie e delle sfide poste dall’incremento della quantità di dati. Anche se con un approccio differente rispetto ai progetti di Data Center transformation, le PMI necessitano di infrastrutture IT in grado di supportarle. Queste aziende devono poter contenere i costi di investimento senza però perdere l’opportunità di trovare nelle tecnologie un supporto alla propria crescita. Il concetto di infrastruttura integrata per le PMI è ancora più importante. La proposta della business unit IT di Schneider Electric, in questa direzione, si concentra su soluzioni “all in one” che consentono, attraverso un’infrastruttura di base, di erogare servizi e applicazioni per il business, da un lato, e di facilitare la gestione degli ambienti IT attraverso software gestionali e di controllo che prima erano riservati solo alle grandi realtà, dall’altro. In particolare, InfrastruXure for Small IT permette alle PMI di progettare l’infrastruttura fisica IT includendo elementi software e hardware per creare in tempi rapidi sale server, armadi di rete e infrastrutture ubicate anche in spazi non specificatamente dedicati all’IT. www.ict4executive.it
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il data center diventa sempre più intelligente Per garantire al business la flessibilità e velocità necessarie, tutti i servizi sono aggregati, forniti e gestiti via software, offrendo così alti livelli di servizio, semplicità e riduzione dei costi Maurizio Carli SVP & General Manager EMEA VMware
Gli strumenti che la tecnologia offre alle imprese, anche italiane, per rilanciare la loro competitività sono molteplici, ma VMware non ha dubbi: il Cloud computing sarà in prima fila per aiutare le aziende a risparmiare e a trasformare i processi di business. «La parola d’ordine degli ultimi anni è stata: tagliare i costi - spiega Maurizio Carli, SVP & General Manager EMEA VMware - e anche nel 2013 questo aspetto sarà importante, ma conteranno ancor di più la flessibilità, la reattività ai cambiamenti, la velocità nel time to market». Il Cloud è in grado di fornire una risposta e per questo la sua ascesa è “un processo inarrestabile”, continua Carli: «Il 40% del nuovo workload è costruito per il Cloud computing». Ma quale Cloud? La vision di VMware è quella del Software-defined data center (Sddc), un data center ottimizzato per l’era del Cloud perché costruito come piattaforma unificata con altissimi livelli di automazione, flessibilità e efficienza. Nel Sddc, infatti, i servizi del data center non sono più rigidamente legati all’utilizzo di hardware specializzato: calcolo ed elaborazione, storage, networking e sicurezza, nonché disponibilità dei servizi sono tutti aggregati, forniti e gestiti come software intelligente. Il risultato è più agilità per il business, un alto livello di servizio per tutte le applicazioni, operazioni semplificate e riduzione dei costi. «L’IT diventa una sorta di broker - indica Carli - e il ruolo del CIO deve arricchirsi delle caratteristiche di mediatore e promotore di differenziazione». Anche grazie alla recente acquisizione | 32 |
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di Nicira, il portafoglio di soluzioni VMware per il Sddc è completo, mentre gli Advisory services del vendor americano guidano il cliente verso implementazioni cloud in linea con le loro esigenze, magari secondo una formula “ibrida”, in cui le applicazioni core restano in-house (Cloud privato), le altre sono affidate a esterni (Cloud pubblico). Per la PA, intanto, si prospetta, grazie al Cloud, l’opportunità di mettere in condivisione risorse IT tra più enti, per risparmiare e ottenere gli strumenti necessari a fronteggiare la proliferazione dei dati e ampliare l’accesso ai servizi online. «L’importante è che l’evoluzione tecnologica si accompagni a una trasformazione anche a livello di cultura aziendale», aggiunge Carli. E le trasformazioni in atto oggi sono molteplici: pensiamo anche al fenomeno Byod (Bring your own device), che porta a usare in ufficio cellulari e computer personali per lavorare, ponendo alle aziende nuove questioni in termini di sicurezza e privacy. Per questo VMware ha esteso la virtualizzazione delle postazioni di lavoro ai device mobili e rende possibile separare, sullo stesso terminale, l’ambiente di lavoro da quello privato, “incapsulando” ciascuno in una corazza di sicurezza. Il Byod sta già spingendo alcune imprese nei paesi nordici a fornire ai dipendenti non un terminale ma un bonus in denaro con cui comprare un device a scelta; il trend non riguarda ancora l’Italia del 2013, ma chissà, forse è un segnale che indica la strada per gli anni a venire.
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Dal Cloud la risposta alle nuove esigenze degli studi professionali Il ruolo di figure quali i commercialisti e i consulenti del lavoro è in trasformazione. E il Software as a service li aiuta ad ampliare l’offerta dei servizi proposti alle aziende
Il Software as a service spinge il business. Al ritmo del double digit di crescita, il Saas guadagna spazio nel mercato del software per commercialisti, aziende e consulenti del lavoro, come osserva Massimo Boano, Managing Director Tax di Wolters Kluwer Italia con la responsabilità di tutte le soluzioni. La tendenza è di un grosso consolidamento del mercato con l’unione di più studi professionali e la creazione di strutture più grandi e complesse, mentre l’attività svolta diventa sempre meno operativa e più consulenziale, declinata nelle varie specializzazioni quali la gestione finanziaria. «Questo - spiega Adriana Coletti, Chief Marketing Officer - li porta ad andare in cerca di servizi che possano ampliare la gamma d’offerta senza però impegnarsi in investimenti infrastrutturali. Se si propone il servizio facendo in modo che le infrastrutture restino al di fuori del costo interno di gestione, i clienti scelgono sicuramente questa strada». Questo spiega il successo del Saas soprattutto su certe aree. Un po’ meno sull’aziendale anche se ci sono buoni segnali fra le grandi aziende nel personal tax, mentre i professionisti fanno di necessità virtù e si muovono con più celerità verso archiviazione e dematerializzazione. Un mercato che si fa più complesso obbliga anche aziende come Wolters Kluwer Italia a un approccio differente. «Se fino a ieri il nome dell’azienda e la relazione con il venditore erano importanti, oggi bisogna avere una squadra di vendita in grado di offrire una consulenza ai clienti», afferma Coletti. Per questo l’area vendite si è arricchita di specialisti delle varie tipologie di business in grado di
confrontarsi con un mercato dove il trend principale è sicuramente quello della mobilità, con i professionisti che sempre di più devono esercitare una funzione di consulenza nei confronti della clientela che li porta a visitare con maggiore frequenza le aziende, avendo sempre bisogno di consultare i dati anche da remoto. Dal punto di vista tecnologico la scelta di Wolters Kluwer Italia è di puntare su soluzioni Web based indipendenti dal device di riferimento. «Con le nostre architetture abbiamo disaccoppiato il front end dal back end e siamo quindi disponibili su smartphone o tablet indipendentemente dal sistema operativo», spiega Boano. Le soluzioni seguono l’evoluzione della domanda e vanno a completare l’offerta software della società in direzione di una maggiore collaborazione fra aziende e professionisti e dell’aumento della dematerializazzione, anche grazie all’avanzare della fatturazione elettronica, mentre ci si muove anche sul fronte dei servizi. Se da una parte, infatti, gli studi professionali iniziano a essere sensibili al practice management, per la gestione dei flussi di lavoro all’interno, dall’altra cresce la domanda di servizi che Adriana Coletti considera la vera novità. «Siamo partiti dal presupposto che la contabilità e il fiscale non bastano più - afferma -. Per differenziarsi quindi i commercialisti stanno iniziando a offrire servizi come la gestione degli aspetti finanziari dell’azienda o la realizzazione di piani finanziari, che comportano però l’arricchimento delle competenze». www.ict4executive.it
massimo boano Managing Director Tax Wolters Kluwer Italia
Adriana Coletti Chief Marketing Officer Wolters Kluwer Italia
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m a n ag e m e nt
di
Il futuro dell’Europa nell’economia globale
Nouriel Roubini
Professore di Economia alla New York University e scrittore
L’economista che aveva previsto il crollo del mercato immobiliare statunitense del 2008 delinea i tratti salienti del periodo di recessione che stiamo attraversando, analizzandone cause, effetti e possibili soluzioni
Grandi incognite incombono oggi sull’economia globale e nei prossimi mesi se ne vedranno gli impatti su aziende, investitori e consumatori. Le incognite pesano sul futuro dell’eurozona, con i suoi problemi di instabilità, sugli USA, che rimangono la prima potenza economica mondiale, con una forte influenza sull’intero andamento economico globale, sul futuro della Cina, seconda potenza globale che si trova oggi al punto di svolta di un modello di crescita non più sostenibile. Va poi valutata la situazione di crescente tensione geopolitica in medio oriente e nel sud dell’Asia, che rischia di sfociare in conflitti militari con pesanti conseguenze anche sull’economia mondiale. La crisi dell’eurozona L’Europa è da qualche anno interessata da gravi problemi e le nazioni nelle condizioni più critiche sono Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia e, | 34 |
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più recentemente, Cipro e Slovenia. Questi paesi hanno accumulato un’ingente quantità di debito pubblico e ora, declassati dalle agenzie di rating, vedono delinearsi all’orizzonte il rischio di un default. I tassi di interesse sono infatti già molto bassi e sono state praticate molte iniezioni di liquidità, mentre le politiche fiscali sono state limitate dagli oneri dei debiti sovrani. Nelle zone periferiche dell’Europa, dunque, è in atto una recessione che colpisce i singoli Paesi con intensità diverse, e che si sta ora estendendo anche al “cuore” dell’area europea, non risparmiandone nessuno. La Francia è sul bilico della recessione e la Germania, che pur rimane il Paese più performante in Europa, inizia a dare segnali negativi sul fronte esportazioni per via del fatto che sia la Cina - e l’area Asiatica in generale - sia i Paesi della periferia europea stanno riducendo il volume degli acquisti come conseguenza della crisi.
m a n ag e m e n t | I l fu t u ro de l l’ Euro pa n e l l’ e c o n o mia g l o b ale
Chi è Nouriel Roubini Roubini , uno degli economisti più rinomati della sua generazione, insegna Economia alla New York University ed è ampiamente conosciuto per la previsione del crollo del mercato immobiliare statunitense e la recessione mondiale del 2008. Nato a Istanbul, in una famiglia di ebrei iraniani, è cresciuto in Italia dove ha frequentato l’univerità Bocconi, per poi trasferirsi ad Harvard negli Stati Uniti dove, nel 1998, ha ottenuto un PhD in economia internazionale. Appassionato ricercatore e stratega, ha elaborato metodi e modelli che consentono di dare un senso alla crisi attuale, ma anche di prepararsi per il futuro: li condivide nella recente pubblicazione Crisis Economics: A Crash Course in the Future of Finance (2011).
I fattori scatenanti dell’attuale recessione sono essenzialmente quattro. Al primo posto viene la fiscal austerity imposta a livello europeo. Aumentare le tasse e diminuire le spese si è reso necessario e su questo punto sono quasi tutti d’accordo. L’impressione è che però le misure intraprese prevedano di farlo troppo velocemente, con il rischio di paralizzare il sistema economico e peggiorare la situazione nel breve periodo. Il valore dell’euro è poi al momento troppo alto. Ciò è un bene per economie forti come la Germania, ma non per i Paesi periferici. Altro tema è quello del Credit Crunch: molte delle banche delle zone periferiche dell’Europa hanno ora abbastanza liquidità per via degli aiuti ricevuti, ma non abbastanza capitale per rispondere ai nuovi standard bancari richiesti. Devono quindi aumentarlo, e gli unici due modi possibili sono raccogliere capitali privati sui mercati, ma è difficilissimo, o diminuire la propria esposizione, riducendo quindi il numero di prestiti concessi. Ci sono molte aziende, in Italia e in tutta Europa, che sono solventi ma non hanno liquidità, perché non hanno accesso al credito. Altro punto è quello della mancanza di fiducia delle aziende, che non investono e non assumono, e dei cittadini, che vedono perpetrarsi la situazione di crisi e perdono fiducia nel futuro riguardo la propria condizione sociale e lavorativa.
Segnali positivi Va però anche ricordato che oggi ci sono dei segnali positivi che, rispetto a sei mesi fa, aprono uno spiraglio per l’uscita dal periodo di crisi. La Banca Centrale Europea ha capito che può giocare un ruolo più attivo sui mercati nel ridurre lo spread e contrastare la recessione. L’annuncio della decisione della BCE di acquistare bond italiani e spagnoli ha avuto effetti molto positivi sui mercati, ancora prima dell’acquisto vero e proprio. Lo spread si è ora assestato intorno al 300%-350%, un valore ancora molto alto ma decisamente più sostenibile rispetto a quello di inizio estate. A settembre è stato poi creato un nuovo programma europeo, l’ESM (European Stability Mechanism), che ha a disposizione un fondo di 500 miliardi di euro per assistere gli stati membri in difficoltà. Il dibattito intorno ad un’unione economica, bancaria, fiscale e politica tra gli stati europei sta poi prendendo consistenza. I singoli stati hanno ormai capito che l’Europa non è più solo un’unione economica, ma un progetto geopolitico. Anche la Germania ha realizzato che risentirebbe pesantemente del collasso di uno qualsiasi dei Paesi periferici. In un’economia globale dominata da nuove e vecchie superpotenze (USA, Cina, India…) un singolo Paese europeo non potrebbe reggere il confronto sui mercati internazionali. Qualcosa si sta muovendo, insomma: richiederà tempi lunghissimi www.ict4executive.it
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management | Il fut u r o d e l l’ Eu r opa ne l l’ e con o mia g l o b a l e
Un graduale ribassamento del valore dell’euro - nell’ordine del 15-20% - potrebbe poi ristabilire le zone periferiche dell’eurozona che risentono del forte valore attuale della valuta. In buona parte d’Europa c’è inoltre bisogno di spesa in infrastrutture, non solo in Italia e altri paesi periferici, ma anche nei paesi centrali. Progetti condivisi e finanziati a livello europeo avrebbero un’influenza enorme sui paesi membri nella creazione di posti di lavoro e nello sviluppo economico.
e una forte coordinazione tra tutti gli stati, ma è una buona notizia. Come uscire dalla crisi La soluzione per uscire dalla recessione prevede una serie di provvedimenti che hanno lo scopo di far crescere la domanda per rimettere in moto il sistema economico. Come detto in precedenza, le misure di Austerity sono necessarie, ma è necessario dare più tempo a Grecia, Portogallo, Spagna e forse anche all’Italia per raggiungere gli obiettivi imposti dalla UE, permettendogli di applicare le misure in maniera graduale. Dovrebbero essere prima i paesi periferici - più in difficoltà - a stringere la cinghia, e solo in un secondo momento quelli centrali (come la Germania, che ancora può permettersi a livello economico l’attesa), perché se lo fanno in contemporanea il rischio di amplificare la recessione paralizzando i consumi diventa significativo. In secondo luogo sono necessarie delle politiche monetarie a livello europeo. Il tasso di interesse dell’area europea è attualmente dello 0,75% e il tasso di deposito è dello 0%: ci troviamo in piena recessione. La BCE potrebbe fare molto di più su questo fronte, intervenendo con politiche di alleggerimento quantitativo – ovvero acquistando attività finanziarie dalle banche del sistema (azioni o titoli) con effetti positivi sulla loro struttura di bilancio – o di credit easing, ponendosi come garante per assicurare alle aziende accesso al credito bancario a tassi ragionevoli. | 36 |
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Ci troviamo a un punto in cui le strade percorribili sono due. O gli stati europei si rendono conto di dover progredire, avanzando verso una Grande Europa unita a livello economico ed eventualmente anche politico, o l’alternativa rimane il disgregamento e lo scioglimento di parte o di tutta l’Unione. Nessuna previsione realistica è al momento possibile, dato che tutto dipende dalle scelte politiche che i singoli paesi prenderanno nel prossimo futuro ora che diverse elezioni sono all’orizzonte, tra cui quelle italiane. Se un Paese come la Grecia o Cipro finissero in fallimento, l’Unione potrebbe anche sopravvivere, ma se fosse il caso di Spagna o Italia le conseguenze non sarebbero prevedibili, e potrebbero portare alla fine dell’eurozona come oggi è intesa. Il compromesso fra centro e periferia è che il primo deve fornire stabilità e supporto finanziario, il secondo scegliere governanti credibili e motivati a lavorare in maniera sincrona col centro per il bene comune. La situazione economica degli Stati Uniti Gli USA rappresentano ancora la più grande economia al mondo, e quello che vi succede ha ripercussioni sull’intero sistema economico globale. Il neoconfermato presidente Obama dovrà ora affrontare diverse questioni economiche e fiscali di massima importanza dato che, a fronte di una situazione economica che non è delle più rosee con modesta crescita del PIL è mercato del lavoro statico -, negli Stati Uniti il processo di Austerity e di consolidamento finanziario non è ancora nemmeno partito. La spesa pubblica a budget per l’anno prossimo supera i 3mila miliardi di dollari, pari all’8% del PIL, mentre il debito pubblico si aggira intorno all’80% dello stesso e rischia di andare oltre il 100% a meno di opportuni interventi. Ci sono alcune questioni della massima importanza da affrontare per evitare un declassamento da parte delle agenzie di rating. La prima è quella del “fiscal cliff”, che diventerà preponderante quando a fine 2012 scadranno gli incentivi fiscali introdotti nell’era Bush e si dovrà trovare un ac-
DEM IDEAZIONE E PROGETTAZIONE DI CAMPAGNE DI DIRECT EMAIL MARKETING SU UN TARGET SELEZIONATO DI ICT E BUSINESS DECISION MAKER
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cordo sul tetto al debito Usa. In caso contrario ci si troverebbe con uno scoperto di circa 600 miliardi di dollari che inciderebbe inevitabilmente su tagli alle spese e aumenti delle tasse. È una questione molto insidiosa e in grado di mettere un freno alla crescita Usa nei primi mesi del prossimo anno. Altro tema importante è poi quello delle politiche di Austerity e di consolidamento fiscale. I partiti repubblicano e democratico (che hanno una visione diametralmente opposta in campo di tassazione) dovranno confrontarsi e decidere come agire con i tagli ai costi e con le tassazioni, trovando un accordo efficace.
ste economie emergenti stanno allontanandosi da un approccio orientato al mercato dirigendosi verso un modello che si potrebbe definire “capitalismo statale”, con forte ruolo di aziende e banche controllate dallo stato. Il ruolo del pubblico nello stimolare la crescita economica di un Paese dovrebbe limitarsi alla fornitura di servizi efficaci (educazione, sanità) e ad investimenti in ricerca e sviluppo e in infrastrutture. La storia insegna che un’interferenza elevata del ruolo dello stato nei mercati non porta a crescita nel lungo periodo, ma sfortunatamente un gran numero di paesi emergenti sta ricadendo nello stesso errore.
Il futuro della Cina
Il contesto geopolitico internazionale
La Cina è la seconda economia mondiale, ha una popolazione di 1,1 miliardi di persone e costituisce uno dei più grandi importatori di materie prime, cibo e minerali a livello mondiale. Quello che accade in Cina ha ripercussioni sull’intera Asia, ma anche sull’Europa e sul resto del sistema economico. L’attuale modello di crescita della Cina non è però sostenibile, è fatto da troppo Export, troppi capitali immobilizzati, troppi investimenti in capitali fissi (50% del PIL) e consumi troppo bassi (solo il 35% del PIL). Se nel corso dei prossimi 1-2 anni la Cina non sarà in grado di invertire questi fenomeni - e quanto emerso dai risultati dell’ultimo congresso del Partito Comunista Cinese non lasciano intenderlo -, il Paese rischia una crisi e un arresto della crescita travolgente che ha accompagnato lo sviluppo del Paese negli ultimi anni. I mercati emergenti Con tutta probabilità, nel corso dei prossimi 1020 anni la maggior parte della crescita avverrà nei mercati emergenti. In mercati maturi come Europa, USA e Giappone la crescita potenziale è nell’ordine dell’1,5%, mentre in media nei mercati emergenti è del 5-6%. Nel medio periodo questo avrà l’effetto di determinare il nascere di nuove potenze economiche, con importanti risvolti in ambito politico. Diventerà quindi anacronistico parlare di un G7, G8, o G20 di nazioni che guidano le sorti dell’intera umanità, e credo sia un fatto positivo che permetterà un miglioramento delle condizioni di vita dei paesi interessati. Nel breve periodo, però, come sta già avvenendo in Cina, India, Russia, Brasile, Argentina e Turchia, i mercati emergenti conosceranno una fase di rallentamento. Prima di tutto per via della ridotta crescita dei mercati dei paesi più sviluppati - e quindi dell’economia nel suo complesso -, ma esiste una ragione più strutturale: molte di que-
Al momento esistono diverse situazioni delicate dal punto di vista geopolitico nel mondo. In medio oriente la questione nucleare contrappone Stati Uniti e Israele all’Iran e, dato che sanzioni e negoziazioni fino ad ora non hanno dato risultati incoraggianti, inizia a concretizzarsi la possibilità di un intervento militare americano, con nefaste conseguenze sia in termini umani che sull’economia mondiale. Questa eventualità determinerebbe infatti una repentina impennata del prezzo del petrolio e un effetto a catena di portata globale. Anche i movimenti della “primavera araba” hanno creato un certo scompiglio politico e sociale nell’area mediterranea e mediorientale, causando instabilità. In Siria la guerra civile miete vittime, e lo Yemen è a un passo dallo scivolarvi. Gli Stati Uniti hanno lasciato l’Iraq e la situazione è brevemente ritornata nel caos, così come era accaduto in Afghanistan; completa il quadro l’instabile e confinante Pakistan. In Asia esistono una serie di questioni aperte che stanno assumendo crescente intensità e potrebbero sfociare in confitti militari tra la Cina e le vicine Corea del Nord, Giappone, Filippine e Taiwan, per via di antiche questioni territoriali e il controllo delle esportazioni.
Articolo tratto da una conferenza tenuta al Politecnico di Milano il 6 novembre 2012
In mercati maturi come Europa, USA e Giappone la crescita potenziale è nell’ordine dell’1,5%, mentre in media nei mercati emergenti è del 5-6%. Significa che in futuro nasceranno nuove potenze economiche, con importanti risvolti in ambito politico: parlare di G8 sarà anacronistico www.ict4executive.it
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I N TE R V IS TA di
manuela gianni
Intervista a
Roger Abravanel
Più regole e merito per far crescere l’Italia
consulente e saggista
Il nostro Paese può diventare più ricco e più giusto solo combattendo la cultura antimeritocratica, che falsa le valutazioni e penalizza l’eccellenza, e la mancanza di rispetto delle regole, che frena lo sviluppo. Serve una profonda trasformazione, che deve partire dai più giovani. Intervista a Roger Abravanel, consulente e saggista
Nel suo recente saggio, dal titolo provocatorio “Italia, cresci o esci!” Roger Abravanel sostiene che l’Italia delle piccole aziende, che ne hanno fatto la fortuna economica nel passato, non può più reggere la competizione globale e che il made in Italy, da solo, non è più sinonimo di successo. “Piccolo” dunque, non è più “bello”, in un contesto in cui la cultura del merito e del rispetto delle regole sono scarsissime. Ingegner Abravanel, perché il modello delle PMI italiane non funziona più? La globalizzazione ha creato forti sfide al modello di successo: essere piccoli non consente per esempio di andare in Cina in maniera efficace e di investire in tecnologia. Il made in Italy va ancora bene per il lusso, ma oggi bisogna produrre in più parti del mondo e non solo produrre, ma anche commercializzare. Inoltre, negli ultimi 25 anni l’economia è diventata post-industriale e ciò significa che i servizi sono | 40 |
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IN T E RV ISTA | Più re g o l e e me ri t o p e r fa r c re sc e re l’ Italia
oggi preponderanti. E l’Italia delle piccole imprese, che spesso non rispettano le regole e non valorizzano il capitale umano, non è riuscita a cavalcare con successo questa transizione. Le PMI italiane devono voler crescere. “Piccolo è brutto” perchè inefficiente, è anzi “bruttissimo” quando fa concorrenza sleale con il nero a imprese piccole e medie che vogliono crescere. La sua visione del mercato del lavoro in Italia è quella di un’apartheid: da una parte super privilegiati inamovibili e dall’altra precari senza alcuna garanzia. Come può una repubblica fondata sul lavoro tollerare una tale separazione sociale, nel lungo periodo?
Io non credo che si tratti di un problema di non rispetto della costituzione, ma di una profonda inequità che è anche improduttiva, perchè l’assenza di meritocrazia individuale non consente di valorizzare appieno il capitale umano nella società post-industriale. Nelle sue analisi emerge che un grande problema dell’Italia è la cultura antimeritocratica, che falsa le valutazioni e penalizza l’eccellenza che non riesce a emergere. Da dove bisognerebbe partire, dunque, per cambiare questo approccio culturale? I migliori devono essere premiati, sia in senso economico che in generale sul fronte del successo pro-
Chi è Roger Abravanel Nato a Tripoli, Libia, nel 1946 in una famiglia ebraica, emigra in Italia nel 1963 e nel 1968 si laurea al Politecnico di Milano, conseguendo in seguito un MBA presso l’INSEAD. Ha lavorato per trentacinque anni per la società di consulenza McKinsey, raggiungendo le cariche di Principal nel 1979 e Director nel 1984, terminando la sua esperienza nel 2006. Attualmente opera nel settore del private equity, svolgendo l’attività di advisor e partecipa ai consigli di amministrazione di importanti aziende. Nel 2008 ha pubblicato il libro best-seller “Meritocrazia- Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto”. Nel 2010 ha pubblicato il suo secondo saggio “Regole”, e nel 2010 è uscito il terzo saggio “Italia, cresci o esci!”. Tutti i ricavi dei libri sono devoluti in beneficienza.
8 suggerimenti per i giovani 1. Fare tutto il possibile per raggiungere al più presto l’indipendenza economica dalla famiglia. 2. Cercare la miglior istruzione, indipendentemente dal “pezzo di carta”, per entrare nel mondo del lavoro il prima possibile. 3. Coltivare con entusiasmo le proprie “passioni” nello studio e nella vita. 4. Abbandonare la “confort zone”. 5. Iniziare a “restituire” alla società. 6. Investire nella capacità di comunicare. 7. Non avere paura dei fallimenti. Anzi, accettarne i benefici nascosti. 8. Ricercare incessantemente la meritocrazia e il rispetto delle regole.
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PROSSIMI EVENTI LA SCHOOL OF MANAGEMENT
La School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi del management, dell’economia e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il PhD Program di Ingegneria Gestionale e il MIP, la business school del Politecnico di Milano. La School of Management ha ricevuto nel 2007 l’accreditamento EQUIS. Dal 2009 è nella classifica del Financial Times delle migliori Business School d’Europa.
GLI OSSERVATORI ICT & MANAGEMENT
Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati, ecc. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative nell’ambito delle ICT: Agenda Digitale, B2b – eProcurement e eSupply Chain, Business Intelligence, Canale ICT, Cloud & ICT as a Service, eCommerce B2c, eGovernment, Enterprise 2.0, eProcurement nella PA, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione, Gestione Strategica dell’ICT, Gioco Online, HR Innovation Practice, ICT & Business Innovation nel Fashion-Retail, ICT & Commercialisti, ICT & PMI, ICT Accessibile e Disabilità, ICT in Sanità, ICT nel Real Estate, ICT nelle Utility, ICT Strategic Sourcing, Information Security Management, Intelligent Transportation Systems, Internet of Things, Intranet Banche, Mobile & Wireless Business, Mobile Banking, Mobile Internet, Content & Apps, Mobile Marketing & Service, Multicanalità, New Media & New Internet, New Slot & VLT, New Tablet & Business Application, NFC & Mobile Payment, RFId, Smart Working, Unified Communication & Collaboration. OSSERVATORIO MOBILE MARKETING & SERVICE
30 GENNAIO 2013
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2012-2013
Politecnico di Milano Aula Carlo De Carli Campus Durando Via Durando 10, Milano
Durante il Convegno, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, verranno presentati i risultati della nuova Ricerca dell’Osservatorio che si è posta come obiettivi: analizzare lo stato dell’arte e i molteplici strumenti di Mobile Marketing & Service, studiarne il processo di adozione da parte delle Aziende in Italia, valutare puntualmente per alcune Aziende i benefici derivanti dall’implementazione di queste iniziative (ROI case), individuare e analizzare il profilo e le caratteristiche degli utenti di Mobile Internet e di Mobile Application e realizzare alcune stime quantitative su specifici segmenti del mercato (Mobile Advertising, Sms Bulk). La presentazione dei risultati della Ricerca sarà seguita dalla presentazione di alcune Aziende della propria esperienza e da Tavole Rotonde durante le quali interverranno alcuni operatori del settore che hanno implementato interessanti soluzioni di Mobile Marketing & Service. OSSERVATORIO NFC & MOBILE PAYMENT
21 FEBBRAIO 2013
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2012-2013
Politecnico di Milano Aula Carlo De Carli Campus Durando Via Durando 10, Milano
Durante il Convegno, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, verranno presentati i risultati della Ricerca2012-2013 dell'Osservatorio NFC & Mobile Payment che si è posta i seguenti obiettivi: monitorare l’evoluzione del Mobile Payment in Italia, sia nella sua componente Remote sia in quella Proximity; analizzare i casi internazionali più interessanti di servizi a valore aggiunto connessi al Mobile Payment (Mobile Marketing & Service); analizzare i business model del Mobile Proximity Payment in Italia quantificando i ricavi e i costi attesi; quantificare il valore generato per esercenti e consumatori derivante dall’utilizzo di soluzioni di Mobile Payment; promuovere e sviluppare aree di test con i principali player di questo mercato. La presentazione dei risultati della Ricerca sarà seguita da una Tavola Rotonda durante la quale interverranno alcuni operatori del settore. OSSERVATORIO GIOCO ONLINE
27 FEBBRAIO 2013
Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2012-2013
Politecnico di Milano Aula Carlo De Carli Campus Durando Via Durando 10, Milano
Durente il Convegno, promosso congiuntamente dalla School of Management del Politecnico di Milano, da AAMS e da Sogei, verranno presentati i risultati della nuova Ricerca dell’Osservatorio che si è posta come obiettivi: misurare il mercato - spesa, fatturato degli operatori e prelievo erariale - nelle sue diverse articolazioni (per le diverse tipologie di gioco, fasce di movimentazione e di bilancio, ecc.), analizzare l’offerta, identificandone i principali cluster strategici, misurare il numero dei giocatori online studiarne il profilo socio-demografico, misurare l’incidenza e l’offerta dei nuovi canali (smartphone, tablet, connected Tv e social network) e approfondire il loro ruolo nell’evoluzione del settore, tratteggiare i principali trend in atto e i possibili scenari evolutivi. La presentazione dei risultati della Ricerca sarà seguita da un incontro di approfondimento dei temi trattati durante il Convegno: i Ricercatori dell’Osservatorio e alcune Aziende del settore svilupperanno un focus sui giocatori online.
P E R M A G G I O R I I N F O R M A Z I O N I V I S I TAT E I L S I T O
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IN T E RV ISTA | Più re g o l e e me ri t o p e r fa r c re sc e re l’ Ita lia
Cos’è la meritocrazia secondo Abravanel Che cos’è la meritocrazia? Licenziare i “fannulloni” nel settore pubblico? Eliminare le raccomandazioni? Nulla di tutto ciò. Licenziare i “fannulloni” è sacrosanto, ma cosa fare dei milioni che non sono fannulloni e che bisogna valorizzare? Negli USA, patria della meritocrazia, le “recommendations” portano a riempire un posto di lavoro su due. Si tratta però di “raccomandazioni” molto diverse dalle nostre. Chi segnala qualcuno particolarmente bravo e adatto per un posto di lavoro lo fa con grande cautela, perché mette in gioco la propria stessa reputazione e risponderà moralmente della performance della persona segnalata; da noi, invece, si raccomandano con leggerezza persone che non si conoscono (dal punto di vista delle capacità professionali) per posti di lavoro che non si conoscono. Meritocrazia è un sistema di valori che valorizza l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza, dove “provenienza” indica un’etnia, un partito politico, l’essere uomo o donna; ma in Italia “provenienza” significa soprattutto la famiglia di origine. In Italia il sistema di valori è molto meno meritocratico di quello di altre società, come quella nord-americana e scandinava, molto più capaci di assicurarsi che la classe dirigente (il top 1 per cento o 10 per cento, a seconda delle definizioni) sia la migliore possibile. In Italia l’assenza di questo sistema di valori ha prodotto una classe dirigente debolissima: la mancanza di meritocrazia è molto più pervasiva di quanto non si creda, ed è diventata la causa principale del declino della nostra economia. Una classe dirigente inadeguata di policy makers, leader e dirigenti della pubblica amministrazione e purtroppo anche di azionisti che non si sono meritati la proprietà della propria impresa. Sir Michael Young, il laburista inglese che nel 1954 creò il termine “meritocrazia”, ha inventato l’“equazione del merito”: I+E=M, dove “I” è l’intelligenza (cognitiva ed emotiva, non solo l’IQ) ed “E” significa “effort”, ovvero gli sforzi dei migliori. La “I” porta a selezionare i migliori molto presto, azzerando i privilegi della nascita e valorizzandoli attraverso il sistema educativo: è l’essenza delle “pari opportunità”. La “E” è sinonimo del libero mercato e della concorrenza che, sino a prova contraria, sono il metodo più efficace per creare gli incentivi economici per i migliori. I due valori della meritocrazia, pari opportunità grazie al sistema educativo e libero mercato, sono spaventosamente carenti nella società e nell’economia italiane. (Tratto dal sito meritocrazia.com)
fessionale e personale. Invece, le aziende italiane sono state poco interessate al talento perchè avevano successo aggirando le regole, per esempio assumendo il figlio di un loro cliente che poi le favoriva nell’appalto. Il talento che hanno valorizzato non è quello insito in una persona e in ciò che sa, ma in chi conosce. Un altro pilastro su cui oggi poggiano i problemi del nostro Paese è quello del mancato rispetto delle regole. Siamo il paese dei furbi. Ce l’abbiamo nel DNA o il problema è altrove e può essere risolto?
Non ce l’abbiamo nel DNA. Semplicemente non abbiamo capito che dobbiamo rispettare le regole perchè ci conviene e non per ragioni morali. Cosa si sente di dire ai giovani demotivati che ritengono che nel nostro Paese non esistano più opportunità per loro? Di impegnarsi comunque perchè le opportunità ci sono. Nel mio ultimo saggio “Italia cresci o esci!” ho scritto 8 suggerimenti concreti per i giovani (si veda il box nella pagina precedente). www.ict4executive.it
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I N TE R V IS TA di
manuela gianni
Intervista a
Alberto Baldan Amministratore Delegato la Rinascente
il cliente al centro dell’innovazione Per l’Amministratore Delegato di laRinascente, l’elegante department store presente in Piazza Duomo a Milano e nei centri storici delle principali città italiane, la gestione dell’ICT ha un ruolo chiave nella strategia che punta a offrire ai clienti una shopping experience d’eccellenza, grazie anche alla Mobility e ai Social Network
Con 150 anni di storia, laRinascente è un tappa obbligata per gli appassionati dello shopping. È il department store più elegante d’Italia con 11 punti vendita nei centri storici delle città più importanti. Nel corso degli ultimi anni laRinascente ha portato avanti una progressiva ristrutturazione dei negozi all’insegna del design, con l’apertura di nuovi store all’avanguardia e un continuo aggiornamento dell’offerta merceologica. Oggi i clienti possono scegliere tra moda uomo, donna e bambino, accessori di lusso, cosmetica, lingerie e collezioni per la casa. Grazie ai marchi più noti del panorama italiano e internazionale e alle continue novità, alla Rinascente lo shopping è un’esperienza unica. L’Amministratore Delegato è Alberto Baldan, nominato nel maggio scorso dopo un precedente incarico come Direttore Generale. Il manager ha una consolidata esperienza nel mondo del retail avendo ricoperto in precedenza la carica di Amministratore | 44 |
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Delegato di Conforama Italia. In questa intervista ci spiega qual è ruolo dell’ICT nelle attività del Gruppo. In che modo l’ICT può contribuire al miglioramento della shopping experience nei vostri negozi e a rafforzare la relazione con il cliente? L’ICT contribuisce in molti modi. Da una parte c’è il back office, che serve al funzionamento dei nostri servizi garantendo la disponibilità delle unità di prodotto al cliente. Sul back office ricade la gestione della Supply Chain, il riordino dei prodotti e quanto serve alla relazione con i vari marchi. Poi c’è un’altra componente importante di gestione del cliente al momento del check out, ossia quando il prodotto viene preso e pagato. Dev’essere dato al cliente un servizio di alto livello in termini di efficienza, accessibilità delle varie modalità di pagamento e di riconoscimento del cliente. Infine l’ICT dà supporto alle attività orientate al marketing che entrano in gioco quando il cliente non si
IN T E RV ISTA | I l c l ie n t e a l c e n t ro de l l’ in n ova z ione
trova all’interno del punto vendita e che servono per comunicare e fargli sapere che cosa succede all’interno dei nostri negozi. Per questo siamo impegnati a portare avanti un programma di fidelizzazione del cliente, attraverso l’azione sulle casse, il CRM e l’analisi dei dati, per dare al consumatore una comunicazione integrata e personalizzata in base ai suoi interessi. Quali sono in questo contesto le maggiori sfide che dovete affrontare? Va considerato che ogni anno noi cambiamo circa il 20% del nostro parco di marchi, vengono introdotti molti nuovi prodotti e tutti i nostri prodotti sono aggiornati all’ultima stagione per quanto riguarda le collezioni dei vari designer. Ogni anno, tra le due stagioni di vendita, ne introduciamo una noi con ben un milione di prodotti nuovi. La gestione di tutto questo è molto complicata. Senza un forte supporto dell’IT sarebbe impossibile fare questo mestiere. Qual è per voi il ruolo dei Social Network? I Social Network rappresentano per me è un mezzo importante. Dobbiamo mantenere contatto con i nostri clienti e aggiornarli su ciò che succede al’interno dei nostri negozi, essere trasparenti, molto corretti con i clienti. Per laRinascente, che non ha né e-commerce né un prodotto “esclusivo” da vendere, possono essere utili per comunicare ciò che succede al nostro interno. Abbiamo fatto un esperimento interessante in occasione del Salone del Mobile, portando 15 designer all’interno del negozio e aprendo le porte alle loro originali performance. Abbiamo così stimolato l’ecosistema social a parlare dell’iniziativa, dando copertura audio e video, e ne abbiamo registrato i feedback. In una settimana si è generato oltre un milione di contatti e in maniera assolutamente autonoma. Un grande successo per una iniziativa assolutamente non pilotata, ma una contaminazione creatasi praticamente da sola.
«Nei prossimi anni apriremo altri negozi e faremo il primo salto fuori dall’Italia: stiamo valutando opportunità sul mercato e contiamo di aprire nuove location in importanti città Europee» dispositivi mobili. Con lo scopo di dare informazioni e l’opportunità ai clienti in qualsiasi momento di accedere al mondo Rinascente, quindi essere informati e avere delucidazioni su quello che succede. Qual è il rapporto dell’azienda con l’IT? Abbiamo oggi una gestione estremamente avanzata della nostra componente IT. Partiamo da una visione: in un’azienda che si occupa di retail, come laRinascente, è fondamentale occuparci di clienti e di prodotti. Tutta l’energia dell’azienda dev’essere orientata alla soddisfazione del cliente, a cosa cerca il cliente e all’esame dei prodotti che soddisfano il cliente. Per questo abbiamo scelto, come strategia generale, di
Sempre nell’ottica della relazione con il cliente, quanto sono importanti le tecnologie mobili? È una componente che usiamo moltissimo e su cui contiamo molto. Abbiamo saltato per la gran parte l’era dei portali web, mentre ad oggi siamo completamente coinvolti in questo processo di utilizzo dei www.ict4executive.it
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INTERVI STA | Il cli e nt e al ce nt r o d e l l’ i nnovaz i o n e
(Quasi) 150 anni e non sentirli La Rinascente è il principale marchio dello shopping di alto livello in Italia, con il famoso ‘flagship store’ di piazza Duomo a Milano e altri 10 punti vendita nei centri storici delle principali città del nostro Paese, per complessivi 60.000 mq di spazio commerciale, 29 milioni di visitatori, 5,2 milioni di scontrini, 420 milioni di fatturato e 1.545 dipendenti. L’assortimento comprende i principali marchi di moda, accessori, cosmetica, collezioni per la casa e oggetti di design. La sua storia sfiora ormai i 150 anni: fondata a Milano nel 1865 come primo negozio di abiti già confezionati, apre poi altri punti vendita in tutta Italia e nel 1917 viene ribattezzata con l’attuale nome dal poeta Gabriele D’Annunzio. Nel 1969 passa al Gruppo Fiat, nel 2005 a un gruppo formato da Investitori Associati, Pirelli Re, Deutsche Bank e la famiglia Borletti, e nel 2011 viene acquisita dal gruppo thailandese Central Retail Corporation. Al momento è in corso la costruzione di un secondo ‘flagship store’ a Roma, la progettazione di un nuovo store a Venezia, e la ristrutturazione di diversi altri punti vendita. L’obiettivo è esportare il progetto di stile ed esclusività oltre i confini nazionali e diventare nei prossimi 5 anni non solo un’insegna globale, ma soprattutto uno dei 5 più importanti department store del mondo.
dare in outsourcing la maggior parte dei nostri sistemi. Ad oggi, l’80% di questi sistemi sono inoltre fruibili all’esterno dai nostri partner commerciali, ossia forniamo accesso ai marchi che rappresentiamo. Abbiamo grosse complessità nella gestione delle casse, oltre che della comunicazione tra noi e i produttori dei vari marchi. Se un’azienda come laRinascente dovesse investire direttamente nello sviluppo, gestione e manutenzione della tecnologia finiremmo per fare solo questo. Da qui deriva la scelta di avvalerci dell’outsourcing. Cosa si aspetta l’AD de laRinascente dal suo CIO? Ciò che chiedo alla persona che all’interno si occupa di gestire l’IT è una visione orientata al business e soprattutto organizzativa. Serve avere un approccio molto aperto e lungimirante, ma soprattutto non orientato a fare tutto all’interno. Serve la capacità di
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selezionare partner di alto livello che ci possono seguire in questo mestiere. Per fare questo serve avere una visione estremamente strategica e non operativa. Guardando al futuro, quali progetti sono in cantiere? Nei prossimi anni apriremo altri negozi e faremo il primo salto fuori dall’Italia: stiamo valutando opportunità sul mercato e contiamo di aprire nuove location in importanti città Europee. Creeremo una filiale all’estero che dovrà essere collegata con tutto quanto succede in Italia. Nondimeno l’attenzione è rivolta alla prossima apertura dello store di via del Tritone a Roma prevista nel 2015. Sarà l’occasione non solo per ridisegnare i processi di relazione diretta col cliente, ma anche ripensare le reazioni con fornitori e rivedere l’ambito delle risorse umane.
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EVENT
L’ESPERIENZA DIVENTA MULTICANALE Strategie e strumenti per la creazione di valore KEYNOTE SPEAKER
Prof. Giuliano Noci
Ordinario di Marketing presso il Politecnico di Milano
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08 Marzo 2011 10:00 – 13:00
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AGENDA
ICT4Event, in collaborazione con Oracle, è lieta di invitarla alla tavola rotonda “L’esperienza diventa multicanale: strategie e strumenti per la creazione di valore” che si rivolge ad un numero selezionato di Responsabili Marketing delle maggiori imprese italiane. La tavola rotonda, presieduta dal Prof. Giuliano Noci della School of Management del Politecnico di Milano, si focalizzerà sui temi del Customer Experience Management e della Multicanalità, la cui valenza strategica si sta sempre più affermando all’interno di qualsiasi impresa, grazie all’evoluzione delle esigenze dei clienti, alla diffusione sempre maggiore di dispositivi mobili Smartphone, Tablet PC, Pad, ecc. - e alla possibilità per l’impresa di sfruttare soluzioni basate sui paradigmi del Web 2.0, che consentono una partecipazione attiva dei propri clienti nel processo di co-creazione del valore.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
GIULIANO NOCI è ordinario di Marketing presso il Politecnico di Milano. Dal 2007, è opinionista del TG1, TG2, SkyTg24 e Radio24. L’ultimo suo libro si intitola “Open Marketing: costruire con il cliente un’esperienza multicanale” e si propone di evidenziare i principali cambiamenti indotti nel processo di marketing dalla crescente pervasività delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dalla sempre maggiore rilevanza giocata dal cosiddetto fenomeno del Web 2.0.
Progettazione della strategia di comunicazione multicanale verso un target selezionato da un database di oltre 400.000 contatti.
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Registrazione e welcome coffee
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Benvenuto di Oracle
10.30_
L’esperienza diventa multicanale: strategie e strumenti per la creazione di valore Prof. Giuliano Noci, School of Management Politecnico di Milano
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Dibattito e confronto con i partecipanti
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Fine dei lavori e light lunch
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Ideazione e realizzazione di contenuti a valore (presentazioni, realizzazione di casi di studio, ecc.) grazie ad una partnership con i migliori docenti universitari ed analisti delle differenti tematiche.
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m a n ag e m e nt di
Gabriele Faggioli
legale MIP Politecnico di Milano
I file corrotti nelle gare d’appalto Una sentenza del TAR della Lombardia stabilisce che è responsabilità del fornitore, cioè di chi progetta, implementa o gestisce le piattaforme tramite cui vengono gestite le gare, garantire tracciabilità e inalterabilità delle operazioni svolte e dei documenti trasmessi
Il TAR della Lombardia ha avuto occasione di pronunciarsi su un interessante caso inerente l’esclusione da una procedura di una azienda in quanto la stessa “all’atto della presentazione dell’offerta in via elettronica, avrebbe sottoscritto ed immesso nel sistema, in luogo della dichiarazione di offerta economica, un documento vuoto, cioè un file di dimensioni pari a 0 KB, privo quindi dei contenuti richiesti”. Con ricorso ritualmente notificato e depositato, l’azienda esclusa ha contestato in fatto la predetta circostanza, affermando di aver invece regolarmente compilato ed inoltrato in via informatica il file contenente l’offerta economica. La decisione della controversia verteva quindi, innanzitutto, sull’accertamento di una questione di fatto, e cioè se, come sostenuto dalla stazione appaltante, l’azienda avesse effettivamente inviato elettronicamente un file “vuoto”, o se invece, come affermato dalla azienda stessa, il predetto | 48 |
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file fosse stato regolarmente compilato e sottoscritto. Sul punto, entrambe le parti hanno richiesto che si venisse esperita un’istruttoria al fine di appurare i fatti e cercare di capire quindi che file fosse stato effettivamente trasmesso. La relazione del verificatore, in adempimento a quanto richiesto dalle parti, ha effettivamente apportato elementi determinanti ai fini dell’accoglimento del ricorso. La marcatura temporale e la tracciabilità delle operazioni Al verificatore, innanzitutto, è stato richiesto di accertare quali fossero i dati riferibili alle registrazioni riguardanti la transazione della ricorrente e, in proposito, il verificatore ha concluso che non essendo il file marcato temporalmente, ogni riferi-
m a n ag e m e n t | I f i l e c o rro tti n e l l e g a re d’ a p pa lto
La visione di un vendor Ecco come BravoSolution, che da oltre 12 anni fornisce alle aziende piattaforme e soluzioni per il Procurement, garantisce ai clienti la sicurezza dei dati gestiti per via telematica Il caso esposto si inserisce in un contesto di crescente sensibilità per la sicurezza dei dati gestiti per via telematica. Il progressivo aumento di flussi informativi “critici” gestiti via web (pensiamo solo ai progetti di digitalizzazione della PA promossi dal Governo quali Agenda Digitale, Sanità online, eGovernment, eProcurement…) evidenzia infatti l’urgenza di garantire a questi processi livelli di sicurezza informatica adeguati, da cui le “prescrizioni” del prof. Faggioli ai provider di soluzioni tecnologiche. I processi di procurement sono senza dubbio fra i più critici, soprattutto quando riguardano gli appalti pubblici. Occupandoci da oltre 12 anni di questo ambito, abbiamo identificato alcuni “capisaldi” che possono contribuire a garantire la sicurezza di cui sopra. Un primo aspetto riguarda la tracciabilità dei processi che, nelle nostre soluzioni, si basa su registrazioni di sistema (log applicativi) di tutte le attività svolte sulla piattaforma dagli utenti, sia interni (le funzioni aziendali) che esterni (tipicamente i fornitori). Il tracciamento avviene attraverso l’associazione degli estremi identificativi di ogni utente ad opportuni marcatori mento a data ed ora sarebbe stato da considerare inattendibile e, quindi, inutile a dirimere la verificazione. Inoltre, è stato richiesto al verificatore se la piattaforma tecnologica usata per la procedura di gara consentisse o meno la tracciabilità delle operazioni effettuate dai partecipanti, nonché l’inalterabilità delle registrazioni. In proposito, il verificatore ha concluso che le predette registrazioni non contengono i dati necessari per ricostruire gli eventi e che pertanto “non consentono una completa tracciabilità delle operazioni”, non potendo quindi affermarsi che la piattaforma “garantisca l’inalterabilità” e quindi concludendo che la scelta progettuale posta a base della piattaforma “è errata e va modificata per le gare future”. Ancora, è stato richiesto di accertare quale fosse il contenuto del documento depositato dalla ri-
temporali. Quanto tracciato viene memorizzato a livello di database “congelando” evidenze quali, a puro titolo esemplificativo, interventi di creazione di una gara online, inserimento o modifica di offerte, successo o fallimento dell’operazione di caricamento documenti, abilitazione o registrazione di utenti e così via. Un altro aspetto riguarda i requisiti di inalterabilità, autenticità e non ripudio dei documenti scambiati attraverso la piattaforma che, secondo una logica “end to end” (cioè diretta tra buyer e seller), trova nel meccanismo della firma digitale la soluzione ottimale. È poi differenziante la rispondenza ai requisiti imposti da certificazioni di riferimento, a livello mondiale, prime fra tutte la ISO/IEC 27001 che, opportunamente mappata sull’”ecosistema eSourcing” (inteso come persone, processi, tecnologie), può contribuire a stabilire il grado di fiducia auspicato dagli operatori che si trovano ad interagire con le nuove tecnologie di negoziazione. di
Gabriele Delconti CTO BravoSolution
corrente quale offerta economica relativa alla gare di cui al procedimento. Il verificatore ha sul punto affermato come sia impossibile “per chiunque” ricostruire esattamente gli eventi occorsi ed in particolare definire in quale punto preciso del processo il documento depositato dalla ricorrente sia stato corrotto, e cioè se in fase di trasmissione o nell’elaborazione della ricezione. Il verificatore ha ritenuto tuttavia sussistenti “evidenze circostanziali che suggeriscono che un
I processi di procurement sono senza dubbio fra i più critici, soprattutto quando riguardano gli appalti pubblici: è necessario garantire livelli di sicurezza informatica adeguati www.ict4executive.it
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management | I f i l e c or r otti ne l l e gar e d ’ appa lt o
malfunzionamento di trasmissione abbia impedito la corretta trasmissione dell’allegato. Non corrisponde tuttavia a una buona pratica di programmazione, in tale caso, la mancata generazione di un errore, specialmente a fronte dell’impossibilità per l’utente di verificare la bontà della trasmissione a posteriori”. Le responsabilità della stazione appaltante A parere del TAR Lombardia, le conclusioni cui è giunto il verificatore, pur non consentendo di risalire al contenuto dell’offerta effettivamente presentata dalla ricorrente, hanno deposto inequivocabilmente per l’accoglimento del ricorso dell’azienda esclusa, essendo le stesse radicalmente contrastanti con quanto la stazione appaltante si era impegnata a garantire in relazione al tracciamento di ogni operazione compiuta sulla piattaforma nonché l’inalterabilità delle registrazioni di sistema, quali rappresentazioni informatiche degli atti e delle operazioni compiute, valide e rilevanti ai sensi di legge. La stazione appaltante ha sostenuto “le considerazioni del verificatore attestano da un lato la buona realizzazione del sistema, e dall’altro ne
suggeriscono modifiche, che però non sono necessitate, perché non sono imposte da alcuna norma o standard di riferimento”. A parere del TAR Lombardia tali affermazioni della stazione appaltante erano infondate sia perché smentite da quanto scritto dallo stesso verificatore, sia perché alcune garanzie erano state invece fornite ai concorrenti. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, quindi, ha accolto il ricorso della azienda esclusa, e per l’effetto ha annullato il provvedimento di esclusione tra l’altro condannando l’Amministrazione appaltante al risarcimento del danno. L’importanza delle piattaforma tecnologica La sentenza del TAR è di grande interesse per i principi che va a sancire in particolare con riferimento alle caratteristiche tecnologiche che le piattaforme di gara devono garantire. È quindi essenziale che chi progetta, implementa o gestisce piattaforme tramite cui vengono gestite gare, si assicuri che le stesse garantiscano tracciabilità e inalterabilità delle operazioni svolte e dei documenti trasmessi.
L’opinione di Mauro Frattini, Responsabile Unità Acquisti di Anas Anas, il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale, sta portando avanti da alcuni anni un percorso di rinnovamento nella gestione degli acquisti, secondo un’impostazione strategica di razionalizzazione ed efficientamento della spesa: oggi è l’intero ciclo di acquisto ad essere gestito telematicamente, in integrazione con i sistemi ERP aziendali. Non più “solo procurement” dunque, ma vero e proprio “cost management”, attraverso una piattaforma tecnologica - sviluppata da BravoSolution - che, oltre a strutturare e snellire i processi di acquisto aziendali, raccoglie e mette in relazione tra loro informazioni sugli acquisti spesso disponibili in azienda ma disperse, e dunque “invisibili”. «Condivido pienamente le conclusioni dell’articolo dell’avvocato Faggioli, afferma Mauro Frattini, Responsabile Unità Acquisti di Anas. La garanzia di inalterabilità e la tracciabilità dei dati sono assolutamente necessarie e per Anas rappresentano prerequisiti essenziali nelle soluzioni che utilizziamo. Pubblicheremo tra poco un bando di gara per la fornitura dei servizi di procurement nei prossimi anni e richiederemo in modo ancora più forte rispetto al passato questo requisito». Secondo Frattini, affidarsi a un provider esterno specializzato offre maggiori garanzie di sicurezza rispetto a utilizzare una piattaforma in house: «con la dovuta responsabilizzazione di chi offre questo tipo di servizio, credo che si possano ottenere standard di qualità e sicurezza della gara maggiori. Le procedure delle gare d’appalto sono molto formali, ma questo è una tutela per i partecipanti. Online dobbiamo replicare quanto facevamo con le buste con la ceralacca, garantendo che l’offerta sia integra, presentata nei tempi corretti e con la stessa segretezza».
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Management In Progress
Speciale “big data”
Big Data, grandi opportunità soprattutto nel Marketing e nelle Operations La gestione delle enormi moli di dati strutturati e non strutturati pone notevoli sfide tecnologiche ma d’altra parte promette molti vantaggi competitivi, dal cross selling alla brand reputation, dalla gestione della manutenzione alla pianificazione di percorsi e consegne
Negli ultimi due anni le grandi imprese italiane hanno maturato la consapevolezza di dover trattare collezioni massive di dati dell’ordine di decine o centinaia di petabyte, comunemente note come Big Data. Si tratta di enormi moli di informazioni estremamente eterogenee, provenienti sia dai sistemi informativi aziendali, sia da fonti esterne. Nel primo caso si tratta in gran parte di dati strutturati: misure di processo realtime, transazioni commerciali, finanziarie e amministrative, documenti e report. Nel secondo i dati sono quasi sempre non strutturati: percorsi di navigazione su web, email, messaggi su forum, blog, social network, nonché le informazioni raccolte mediante sensori, smart device, dispositivi RFId, sistemi informativi geografici. Si valuta che almeno l’85% delle informazioni oggi disponibili siano non strutturate. L’analisi dei Big Data è oggi percepita come un’inestimabile fonte di vantaggio competitivo, specialmente per evidenziare fenomeni latenti nel business, e cogliere per tempo opportunità di intervento a fronte di criticità inattese. Per un operatore di telefonia mobile, ad esempio, l’analisi puntuale dei dati di traffico può consentire di rilevare con tempestività cambiamenti nelle modalità di utilizzo dei servizi da parte dei clienti, con l’obiettivo di progettare campagne di marketing mirate. Per un’impresa industriale la vasta mole di informazioni sul funzionamento di macchinari o interi stabilimenti può servire a ottimizzare l’attività di manutenzione preventiva. E per una qualsiasi azienda i dati provenienti dal web, come i commenti espressi online dai consumatori ed estratti mediante sistemi di social media listening, possono fornire indicazioni precise sul grado di affezione a prodotti
e servizi, e quindi per definire interventi di miglioramento della brand reputation. In generale sono molte le attività, in prevalenza nelle aree Marketing e Gestione delle Operations, che possono trarre vantaggi significativi dall’utilizzo dei Big Data. Tra queste la progettazione di azioni di cross e upselling efficaci, la realizzazione di micro-segmentazioni e la possibilità di modificare dinamicamente i segmenti, l’analisi del sentiment basata sui voluminosi flussi di dati generati sul web dai consumatori, l’ottimizzazione di trasporti e percorsi grazie alle informazioni fornite dai sistemi satellitari, l’ottimizzazione delle attività operative in base ai dati prodotti in tempo reale nell’intera supply chain o nei singoli processi produttivi. D’altra parte in termini di tecnologie la gestione dei Big Data pone molte sfide. A livello applicativo, accanto agli strumenti per l’interrogazione e la visualizzazione di grandi volumi di dati, giocano un ruolo di importanza crescente gli advanced analytics, quali i metodi di data mining e di ottimizzazione. Sul piano tecnologico, invece, è necessario dotarsi di strutture informative veloci e altamente scalabili, come le Data Warehouse Appliances, che sono sistemi preottimizzati ottenuti dall’integrazione di server, dispositivi di memorizzazione, sistemi operativi e DBMS, o ricorrere a piattaforme di Cloud Computing che offrono risorse per la memorizzazione, il processamento e la condivisione di vaste moli di dati su macchine virtuali in remoto accessibili via web.
Tratto dall’Osservatorio Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano www.ict4executive.it
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Speciale “big data”
Per i big data un approccio aperto e “enterprise ready”
L’enorme disponibilità di dati dalle fonti più disparate, ma anche l’accessibilità economica delle piattaforme per analizzarli, sollecitano oggi le imprese a trarre maggiori vantaggi dall’informazione. Parliamo della possibilità di sfruttare i Big Data, ossia la mole d’informazioni disponibili online e all’interno dell’azienda sotto forma di dati strutturati e non (oggi l’85% dei dati acquisiti non è strutturato) come video, file di documenti, blog, post su Social network, clickstream e così via, per ricavarne trend e altre indicazioni utili al business. Le tecnologie Big Data consentono di analizzare dati dell’ordine dei petabyte in tempo reale, come è richiesto per prendere decisioni tempestive in ambiti di business, senza le complessità connesse con le segmentazioni tipologiche, i cluster di calcolo e l’archiviazione distribuita. Microsoft propone un approccio aperto e flessibile che si fonda sull’impiego della tecnologia open Apache Hadoop, sul Cloud computing e sullo standard OData (Open Data Protocol) per la condivisione delle informazioni. Nella propria implementazione di Hadoop, Microsoft ha integrato capacità “enterprise ready” per il supporto della sicurezza, il controllo delle prestazioni e l’ottimizzazione nella gestione. Attraverso i connettori per SQL Server, la soluzione Big Data di Microsoft può collegare le fonti dati internet ai data warehouse aziendali, permettendo di utilizzare gli strumenti di business intelligence per ricavare viste utili sui dati. L’integrazione con Active Directory permette di applicare alla soluzione i criteri di sicurezza definiti a
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www.mi c r os oft.c om
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Sulla scorta dell’esperienza maturata sin dal 2009 con lo sviluppo del motore di ricerca bing, Microsoft propone una soluzione basata sulla tecnologia open di Apache Hadoop, che promette flessibilità d’implementazione e integrazione con le applicazioni aziendali
livello aziendale, mentre System Center gestisce i cluster Hadoop in modo coerente con gli altri sistemi. L’implementazione di Hadoop sulla piattaforma Cloud Windows Azure consente l’utilizzo della piattaforma anche da parte di clienti che non vogliono affrontare gli oneri di una gestione locale, facilitando inoltre il lavoro di professionisti IT e sviluppatori nella messa a punto di soluzioni che poi possono essere migrate da cloud a on premise in funzione delle esigenze. L’integrazione con la business intelligence di Microsoft, e con i driver Hive per ODBC (Open Database Connectivity) ed Excel consentono l’utilizzo anche da parte di utenti finali aventi differenti livelli di competenza IT. Oltre alle funzionalità data mining di SQL Server, potranno essere integrate soluzioni diverse, come “R” e Mahout nel campo dell’analisi predittiva, con supporti di prossimo rilascio. Pensata per lo sviluppo Adatta sia ad ambienti on premise Windows Server sia Cloud, la piattaforma Microsoft Big Data permette un più rapido sviluppo applicativo attraverso l’integrazione con .NET e nuove librerie JavaScript. Microsoft ha inoltre avviato collaborazioni con alcuni partner del progetto Apache Hadoop per rendere disponibili alla comunity open source sia le modifiche alla piattaforma sia le librerie per facilitare l’integrazione con soluzioni di terze parti. L’esperienza Microsoft nei Big Data risale allo sviluppo di Bing, il motore di ricerca online dal 2009, capace oggi di fare analisi su ben 100 petabyte di dati.
Speciale “big data”
Big Analytics per creare valore dall’analisi dei dati
I Big Data sono ormai una realtà. Caratterizzati dalle 3 V di Volume, Varietà e Velocità costituiscono uno dei trend del momento. La contrazione dei costi dello storage e il consolidamento di software che consentono una manipolazione efficace di repository di dimensioni di peta o exa-byte permettono l’archiviazione di quantità di informazioni, anche non strutturate e prodotte e distribuite non in azienda ma sul Web, fino a poco fa inimmaginabili. Esiste però una quarta “V” da affiancare alle prime tre ed è la V di Valore – come estrarre valore da questa quantità di informazioni. Il “Valore” è dato dai Big - o High-Performance - Analytics (HPA), soluzioni che analizzano il 100% dei dati a disposizione, inclusi quelli non strutturati, consentono la definizione variabili e di modelli e restituiscono risposte in tempo reale. Visione olistica dei dati e decisioni real time Prendiamo il caso del Marketing, che deve oggi essere veloce ed efficiente per consentire all’azienda di cogliere nuove opportunità spesso nascoste, di identificare, gestire e ridurre i rischi in tempo reale e di fornire ai clienti risposte di alto livello. A livello di segmentazione dei clienti, gli HPA permettono una visione olistica dei dati: la segmentazione per le campagne di Marketing può ora essere eseguita su intere serie di dati, evitando il campionamento, facendo risparmiare tempo e permettendo di aumentare notevolmente l’accuratezza della segmentazione. Nelle azioni real-time, gli HPA consentono di trattare un maggior numero di dati contemporaneamente e prendere le decisioni più corrette in tempo reale. Sono
trust4value, partner di SAS, supporta le aziende nel Progettare, realizzare e gestire nel tempo soluzioni di Business Analytics utilizzando le migliori e più innovative tecnologie disponibili
così garantite azioni di marketing relazionale e di interazione con il cliente più soddisfacenti. Nella progettazione delle campagne, grazie agli HPA la definizione di prezzi, ribassi, offerte, abbonamenti speciali e marketing mix può utilizzare un maggior numero modelli, consentendo la scelta di quello che ha dato il miglior risultato per la specifica promozione. Le soluzioni HPA di SAS offrono tutti i vantaggi descritti: • In-Database e In-Memory, che garantiscono elevatissime prestazioni nella governance dei Big Data; • Visual Analytics che, grazie ad un’interfaccia intuitiva, consente di esplorare i Big Data in modalità grafica, eseguire analisi di correlazione su miliardi di righe e migliaia di variabili in pochi secondi e distribuire i risultati delle analisi via Web o su mobile È un cambio di paradigma: si passa dalla rappresentazione della realtà guidata dal reporting a una guidata dai dati, tutti i dati. Trust4Value, partner SAS, può assistere le aziende nell’introduzione del Big Analytics SAS in azienda, progettando, installando e gestendo nel tempo l’infrastruttura HPA attraverso i propri SAS Administrator; può realizzare le procedure di Data Governance e Data Quality, fondamentali per le successive analisi statistiche; fornisce infine supporto nell’uso delle soluzioni analitiche che consentono di estrarre valore dai Big Data, quali il Campaign Management e la Sentiment Analysis.
Il paradigma delle 4V (Fonte: SAS)
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os s e r vatorio ag e n da d ig itale di
Claudio Rorato
intervista a
Favorire l’e-Commerce per aumentare la competitività
alessandro perego
responsabile scientifico osservatorio agenda digitale politecnico di milano
Il commercio elettronico riguarda tutte quelle soluzioni Internet based in grado di gestire i processi commerciali, dalla conoscenza iniziale all’assistenza post-vendita. Una sua maggiore diffusione, non solo verso il mondo consumer ma anche nella PA e nel B2B, sarebbe un supporto importante per favorire la capacità delle nostre imprese di competere sia sui mercati nazionali che su quelli esteri
La tecnologia è un volano per lo sviluppo e la crescita di un Paese. Investire in tecnologia genera riflessi positivi sul PIL. La tecnologia riduce i costi di produzione di beni e sevizi e rende più remunerative le vendite. Sono solo alcune delle affermazioni che, ormai come un postulato, catturano l’attenzione del mondo politico e del sistema economico. Il Decreto Crescita, approvato lo scorso ottobre, va nella direzione di un’adozione spinta delle tecnologie, soprattutto nel mondo della Pubblica Amministrazione. I provvedimenti a sostegno della banda larga e delle start-up innovative sono sì un passo verso il mondo dell’impresa, ma non si può nascondere che manchino alcuni provvedimenti diretti a dare un ulteriore impulso al sistema economico, soprattutto a quello delle PMI, che costituisce il 95% del tessuto imprenditoriale nazionale. Tra gli strumenti dimenticati, l’eCommerce è quello che più di altri potrebbe dare una freccia in | 56 |
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più da scoccare alle nostre aziende sul fronte della competitività. Ne parliamo con Alessandro Perego docente del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico, insieme a Mariano Corso e ad Andrea Rangone, dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management dell’ateneo milanese, che ha condotto una ricerca proprio sull’eCommerce. Giusto per inquadrare l’argomento, a cosa ci si riferisce quando si parla di eCommerce e quali sono i numeri coinvolti? Per dirla con parole semplici, l’eCommerce riguarda quelle soluzioni Internet based in grado di gestire i processi commerciali, dalla conoscenza iniziale all’assistenza post-vendita. Dalla relazione commerciale che lega i fornitori pubblici o privati ai clienti, che possono essere aziende, soggetti pubblici o consumatori finali, si identificano diverse tipologie di eCommerce, con quelle sigle che, per esempio, spesso incontriamo
os s e r vator i o age nda dig ita le | favo rire l’ e C o mme rc e p e r a ume n ta re l a c o mp e t it ività
sui giornali: B2B, B2G e B2C. La nostra ricerca si è al momento concentrata solo sulle tipologie in cui il fornitore è un’azienda privata e il cliente può essere sia un’azienda, che la PA che un consumatore finale. Complessivamente l’eCommerce nazionale vale circa 220 miliardi di euro, cioè il 6% circa del transato totale, con un’incidenza percentuale abbastanza simile nelle tre categorie esaminate. Ma se le cifre sono così contenute, vale la pena richiamare l’attenzione sull’eCommerce? È proprio questo il problema. Siamo di fronte a uno strumento potente, che potrebbe dare grandi risultati in termini di sistema. Lo si può capire proprio confrontando la nostra realtà con quella estera. Nel solo B2C siamo fermi a 10 miliardi di euro, mentre la Francia è a 25, la Germania a 39 e il Regno Unito a 65. E le proporzioni rimangono le stesse anche per le altre forme di eCommerce. Sarebbe però un errore ridurrlo a mero strumento di vendita attraverso portali web, magari pensandolo come il mezzo per sostenere l’export del made in Italy. Qualche incentivo erogato a pioggia non crea valore al sistema nel suo complesso e, in più, non è il modo per far guadagnare punti nella competitività complessiva. Possiamo paragonare, allora, l’eCommerce a un iceberg: la parte nascosta, quella meno evidente, è la più consistente. Proprio così. Il mercato va fatto maturare anche dall’interno, non solo pensando alla sua valenza sull’estero. Pensare all’eCommerce significa pensare alla produttività del lavoro – storico punto di debolezza del nostro Paese, almeno da qualche decennio in qua – e non solo alla conquista di mercati. Ritengo che in un periodo di stagnazione o recessione, i canali digitali B2C, B2G e B2B possono essere fondamentali per ridurre i costi legati alle transazioni, aumentare la produttività e contribuire alla riduzione dei prezzi. Questo significa favorire la competitività delle imprese, sia sui mercati nazionali che su quelli esteri. In questa ottica è importante, quindi, stimolare la fase pre-transazionale, ancora più di quelle transazionali e di pagamento. Faccio un esempio. Una PMI intenzionata ad aprire un canale commerciale via Internet rivolto
«In un periodo di stagnazione o recessione, i canali digitali possono essere determinanti per ridurre i costi legati alle transazioni, aumentare la produttività e contribuire alla riduzione dei prezzi»
al consumatore finale italiano o estero – il classico B2C - deve poter maturare prima un’efficace azione di marketing digitale, poi pensare ad aprire il “negozio elettronico”. Infatti, per abilitare la transazione e il pagamento online basta appoggiarsi a servizi internet già esistenti. Ma per far conoscere efficacemente la propria offerta al mercato occorre che il supporto significativo si concentri sulla fase pre-transazionale. Le micro e piccole imprese vanno sostenute con iniziative per la messa a punto della strategia di
L’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano L’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano nasce per fornire ai livelli decisionali un modello di riferimento per le strategie di innovazione digitale in Italia. Il progetto di ricerca è sostenuto da top player del mondo ICT, bancario e dei servizi postali: BravoSolution, Capgemini, Consorzio CBI, Engineering, HP, IBM, Intesa SanPaolo, Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane, Italtel, Orsyp, Postecom, Telecom Italia. Sotto la responsabilità scientifica di Mariano Corso, Alessandro Perego e Andrea Rangone, docenti ordinari del Politecnico di Milano, verranno proposte alcune priorità di intervento per l’innovazione digitale in Italia, definendo, con un approccio sistemico, l’impatto delle tecnologie ICT nel recupero di produttività nella PA, nel controllo della Spesa Pubblica, nel sostegno allo sviluppo e nella riduzione dell’evasione fiscale e dei costi della burocrazia. Molta attenzione verrà dedicata alla regolarità della comunicazione, per contribuire al dibattito in corso e stimolare una partecipazione più allargata.
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osservatori o ag e nda d i gi ta l e | favor i r e l’ e Co mme rc e p e r a ume n ta re l a c o mp e t it iv ità
Fonte: elaborazione del Politecnico di Milano
Il valore dell’ecommerce in italia (business to consumer, business to business, business to government)
eCommerce in Italia B2C
B2B
B2G
Transato annuo
Ca 8 Mld €
Transato annuo
Ca 200 Mld €
Transato annuo
Ca 7 Mld €
Pervasività transato
2% degli scambi B2c
Pervasività transato
7% degli scambi B2b
Pervasività transato
5% degli scambi B2g
Aziende coinvolte
Ca 15 mila
Aziende coinvolte
Ca 60 mila
Aziende coinvolte
Decine di migliaia
Settori più attivi
Turismo Assicurazioni Elettronica Abbigliamento …
Settori più attivi
Farmaceutico Automotive Grocery Materiale elettrico …
Settori più attivi
Sanitario Servizi Pubblici generali Protezione sociale Istruzione …
Quando una vendita è di eCommerce? B2C: quando l’ordine avviene online, a prescindere dalla modalità di consegna e di pagamento B2B e B2G: quando la transazione tra i soggetti viene chiusa online. Sono comprese le situazioni di integrazione tra sistemi informativi delle controparti, che gestiscono in modo integrato lo scambio di documenti, anche con protocolli EDI (Electronic Data Interchange)
internazionalizzazione e con progetti di collaborazione con i provider, attraverso convenzioni o contratti quadro, in grado di facilitare l’adozione di soluzioni commerciali e di spingere le imprese, soprattutto quelle meno dotate di cultura e mezzi, verso i mercati digitali. Cosa fare, quindi, per “mettere in circolo” l’eCommerce, nelle sue varie declinazioni? Per il B2C e il B2B, oltre alla predisposizione di adeguate strategie di marketing digitale e la partecipazione a portali di aggregatori già esistenti, sarebbe senz’altro utile avere incentivi fiscali per la digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento. Meglio se a questo si aggiunge anche la conservazione sostitutiva dei documenti che, tra l’altro, faciliterebbe anche la lotta all’evasione fiscale. L’integrazione del ciclo ordine-consegna-fatturazione-pagamento può accrescere l’efficienza nelle relazioni commerciali tra imprese e tra imprese
e consumatori. Penso a quelle filiere del Made in Italy, come la moda, l’arredo, la meccanica o l’alimentare, che, se opportunamente spinte verso soluzioni di integrazione, addirittura di B2B2C, ne potrebbero trarre importanti benefici sia sul mercato nazionale che estero. Sicuramente l’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA darebbe un impulso notevole allo sviluppo di questa situazione. Su questo fronte, invece, è urgente aumentare sia il numero degli enti che utilizzano le piattaforme elettroniche per gli acquisti, che le categorie merceologiche di beni e servizi inserite nelle convenzioni e negli accordi quadro di Consip e delle centrali regionali. I benefici conseguibili non sarebbero solo monetari, ma anche in termini di trasparenza, rendendo più difficili i fenomeni collusivi e di corruzione che, oltre ad alterare le condizioni di competitività, costano in termini quali-quantitativi all’intera collettività.
«Per il B2C e il B2B, oltre alla predisposizione di adeguate strategie di marketing digitale e la partecipazione a portali di aggregatori già esistenti, alle imprese sarebbe senz’altro utile avere incentivi fiscali per la digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento» | 58 |
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os s e r vatorio ag e n da d ig itale di
manuela gianni
intervista a
Michele Benedetti
school of management Politecnico di Milano
Un nuovo impulso all’eGovernment Il varo dell’Agenda Digitale Italiana e dei piani di Spending Review ha riacceso l’interesse sull’innovazione della PA attraverso l’ICT, l’unica via in grado di di rispondere alle esigenze di riduzione dei costi e miglioramento dei servizi a cittadini e imprese. È necessario uno sforzo per superare le resistenze al cambiamento e sostenere l’evoluzione e la diffusione delle soluzioni già sviluppate, puntando sulle esperienze virtuose che si sono nel tempo faticosamente affermate
L’innovazione nella PA appare oggi una strada obbligata per arrivare alla necessaria riduzione dei costi, fornendo al contempo servizi migliori a un’utenza sempre più esigente. L’Agenda Digitale Italiana del Governo Monti individua obiettivi ambiziosi, ma è necessario costruire iniziative che rispondano alle reali esigenze di cittadini e imprese e che siano in grado di autosostenersi nel tempo, superando le resistenze al cambiamento. Ne parliamo con Michele Benedetti, responsabile dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano. Con la definizione dell’Agenda Digitale si è tornato a parlare molto di innovazione nella PA. Qual è la situazione? L’innovazione per la PA non è una cosa nuova. Forse non tanto quanto avrebbe dovuto, ma non si può dire che la Pubblica Amministrazione non abbia investito in innovazione negli ultimi 10 anni. I soli programmi di finanziamento gestiti a livello | 60 |
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governativo hanno permesso di stimolare l’avvio di progetti per la Pubblica Amministrazione Locale per un controvalore di quasi 750 milioni di euro. Nel 2010, più del 75% dei Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti aveva in corso uno o più progetti di innovazione organizzativa e tecnologica e oltre l’85% intendeva avviarne entro i successivi 12 mesi. Nonostante ciò, nello stesso periodo, solo il 16% delle amministrazioni dava la possibilità agli utenti di inoltrare on-line i documenti e meno dell’8% rendeva possibile avviare e concludere per via telematica l’intero iter relativo al servizio richiesto. Oggi, per la Pubblica Amministrazione innovare è divenuta un’esigenza oltre che un’opportunità. Innovare per diminuire i costi, per rendere più competitivo il proprio territorio, per fornire servizi migliori. L’Agenda Digitale italiana del Governo Monti individua obiettivi ambiziosi che, se traguardati, consentiranno un notevole recupero di efficienza e di competitività per l’intero sistema Paese.
os s e r vat o rio ag e n da d ig ita le | Un n u ovo impu l so a l l’ e G ov e rn m e nt
Come si caratterizza un progetto di eGovernment? L’eGovernment va inteso come il processo di cambiamento organizzativo della Pubblica Amministrazione attuato attraverso il supporto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione allo scopo di migliorare i processi interni ed esterni. Non è più pertanto inquadrabile come un’azione straordinaria e contingente, ma come una vera e propria attività caratteristica e strutturale della Pubblica Amministrazione, che deve sapersi organizzare in modo da poter gestire questo processo in maniera consapevole e continuativa. Quali sono, secondo le vostre stime, le opportunità di risparmio che derivano da un uso sapiente delle tecnologie ICT? Con l’Agenda Digitale Italiana, la Pubblica Amministrazione riconosce ufficialmente un ruolo centrale alle tecnologie informatiche per riuscire a conseguire, nello stesso tempo, obiettivi solo apparentemente in contrasto tra di loro: da una parte la riduzione della spesa, attraverso un recupero di efficienza nell’erogazione dei propri servizi e nella gestione dei propri processi; dall’altro il miglioramento della qualità dei servizi alla propria utenza. Prendendo in considerazione solo tre tipologie di servizi erogati dagli Enti Locali a cittadini e im-
I canali di pagamento preferiti dai cittadini Investire nella digitalizzazione dei propri processi per recuperare efficienza interna non può, però, essere l’unico obiettivo di una Pubblica Amministrazione che vuole migliorare. È necessario anche che i servizi siano utilizzati da cittadini e imprese. È quindi utile che questi servizi siano progettati e sviluppati allo scopo di soddisfarne i bisogni. In questo senso, la Ricerca 2011 dell’Osservatorio eGovernment ha rilevato come Il 50,5% dei cittadini esprima la propensione a interagire con la Pubblica Amministrazione su più canali. Per pagare le tasse, la preferenza viene data alle Poste (50,2%), riconosciuto come il canale storico, e alle Banche (47,1%), nel caso ne fosse data la possibilità. Seguono poi gli Uffici della Pubblica Amministrazione (45,8%) e gli esercizi pubblici autorizzati (35,1 %) quali tabaccherie e farmacie. Il canale Web, rappresentato da siti di Enti pubblici, di altri soggetti che offrono servizi per la Pubblica Amministrazione (Poste, Lottomatica, ACI…) e home banking, riceve le preferenze di circa il 21% dell’utenza. Ma la multicanalità è importante quanto l’integrazione tra i canali. L’ideale, infatti, per il cittadino sarebbe avere la possibilità di pagare le contravvenzioni alla cassa del supermercato, ricevendo un sms di conferma dell’avvenuta transazione da parte dell’Ente sanzionante e in seguito verificare lo storico dei pagamenti effettuati dal proprio tablet o attraverso il proprio homebanking.
prese (i pagamenti multicanale, i certificati anagrafici e l’invio delle pratiche telematiche allo Sportello Unico delle Attività Produttive), l’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano ha quantificato in 2,3 miliardi di euro il risparmio annuo per la Pubblica Amministrazione derivante dalla loro completa digitalizzazione. Nello specifico, riguardo ai soli Pagamenti multicanale, cui si dedica particolare attenzione nell’Agenda Digitale Italiana, si stima un risparmio di circa 2 miliardi di euro l’anno. Gli obiettivi dell’Agenda Digitale sono ambiziosi, ma il cambiamento nella PA italiana è spesso difficoltoso… Effettivamente sì, e uno dei motivi è che attualmente più di un terzo dei Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti non si è ancora dotato di un Settore Innovazione e quasi la metà delle Province non ha un rappresentante politico per queste tewww.ict4executive.it
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«Prendendo in considerazione solo tre tipologie di servizi erogati dagli Enti Locali a cittadini e imprese comunali, il Politecnico di Milano ha quantificato in 2,3 miliardi di euro il risparmio annuo per la Pubblica Amministrazione derivante dalla loro completa digitalizzazione»
matiche. Questo, unito a fattori quali la mancanza di adeguate indicazioni operative, la sussistenza di una burocrazia spesso strumentalmente utilizzata come arma di resistenza al cambiamento e, soprattutto, la mancanza di adeguate competenze, rischia di attenuare notevolmente gli impatti dell’Agenda Digitale. Basti pensare che quasi la metà dei progetti di innovazione non raggiunge più del 25% degli obiettivi prefissati. Inoltre, una volta cessati i finanziamenti, accade spesso che l’ente non devolva ulteriori risorse per la manutenzione ordinaria ed evolutiva delle soluzioni realizzate, cosicché, nel 40% dei casi, c’è la possibilità che la soluzione venga lentamente dismessa, possibilità che diventa quasi una certezza nel 22% del progetti realizzati in collaborazione con altri enti e nel 12% di quelli realizzati in autonomia. Non si tratta, quindi, solo di investire, si tratta anche di capire come farlo al meglio, costruendo iniziative che rispondano alle reali esigenze di cittadini e imprese e che siano in grado di autosostenersi nel tempo, sia grazie ai benefici generati dall’innovazione stessa, sia grazie alla strutturazione di nuovi modelli gestionali incentrati sull’associazionismo degli enti e capaci di far leva sulle partnership pubblico-privato.
Come è possibile agire per rimuovere questi vincoli che oggi impediscono un’adeguata diffusione dell’eGovernment? Serve uno sforzo per individuare e rimuovere i vincoli ed è importante che gli sforzi sino a ora fatti siano consolidati, fornendo sostegno e continuità all’evoluzione e alla diffusione delle soluzioni approntate e stabilizzando quei comportamenti virtuosi che si sono nel tempo faticosamente affermati. Oggi una buona parte delle iniziative sta volgendo alla conclusione e gli Enti hanno la necessità di capire come gestire le fasi post-progettuali, in modo che le soluzioni sviluppate possano non solo essere mantenute, ma anche ulteriormente migliorate e diffuse. Gli Enti Locali innovatori si trovano di fronte alla difficoltà di reperire le adeguate risorse economiche necessarie a garantire la manutenzione correttiva ed evolutiva delle soluzioni. Serve inoltre coordinare le attività di raccolta e condivisione delle esigenze e dei bisogni di evoluzione da parte degli Enti che hanno adottato le soluzioni. Infine, è necessario saper gestire le attività di progettazione e sviluppo continuo delle soluzioni, sia dal punto di vista organizzativo che tecnologico, favorendo un processo di diffusione e riuso di quanto sviluppato.
Motivazioni scatenanti lo sviluppo di un servizio di pagamento online
Necessità di ridurre i costi
19,2%
Volontà di offrire un miglior servizio all’utenza
96,2%
Rispondere ad un’esigenza esplicitamente manifestata dall’utenza Emulazione nei confronti di altri Enti
15,4%
Disponibilità di finanziamenti esterni
7,7% 0%
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Fonte: Politecnico di Milano
26,9%
20%
40%
60%
80%
100%
27/28 Marzo 2013
3째 Edizione - www.tecnaeditrice.com Roma - Crowne Plaza - Aurelia Convention Centre & Expo
Os s e r vato rio ag e n da d ig itale
AGENDA DIGITALE, la parola ai protagonisti dell’Innovazione Continua il giro d’opinioni avviato sullo scorso numero: ad alcuni importanti fornitori di servizi e soluzioni abbiamo chiesto il loro punto di vista sulle azioni da intraprendere per portare avanti i piani dell’Agenda Digitale, con particolare riferimento ai temi dell’eGovernment e del commercio elettronico
Paolo Degl’Innocenti vice president Software Group IBM Italia Soluzioni di Smarter Commerce, integrate da tecnologie avanzate di analisi, per trasformare i processi e rispondere al meglio alle esigenze dei consumatori IBM stima per lo Smarter Commerce un’opportunità di mercato pari a 70 miliardi di dollari, generata dalle richieste di imprese che cercano, in misura sempre maggiore, modalità per una trasformazione dei processi, dal procurement alla supply chain, al marketing e alle vendite, fino al customer service. Le soluzioni IBM in quest’am| 64 |
bito nascono da investimenti in ricerca e sviluppo nell’area della business analytics e in importanti acquisizioni tra cui Sterling Commerce, Unica, Coremetrics, DemandTec, Emptoris, Tealeaf Technology che ci hanno consentito di ottenere un portafoglio di offerta completo. L’obiettivo, con le soluzioni dell’area
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Smarter Commerce integrate dalle tecnologie avanzate di analisi dati e contenuti, è di aiutare le imprese a fare più business rispondendo meglio alle esigenze dei consumatori, indirizzando in modo integrato
le singole fasi del ciclo di vita commerciale, ovvero i nuovi modi di acquistare e vendere prodotti e servizi, garantendosi una maggiore fedeltà da parte dei clienti nell’era del Mobile e dei Social network.
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Marco Giletta Emea Consulting Director Public Sector, Hewlett Packard In Italia punte di eccellenza dell’eGovernment, ma molto c’è ancora da fare in comparti quali la sanità, la giustizia e la PA locale Nell’ambito del programma di contenimento dei costi della Pubblica Amministrazione, il Governo Monti ha rafforzato l’iniziativa di “spending review” finalizzata a ottenere consistenti risparmi sulla spesa pubblica. Il programma di spending review agisce su una spesa di circa 295 miliardi di euro su base annua con l’obiettivo di ridurre gli sprechi, riorganizzare le attività e le istituzioni pubbliche, riordinare e restringere i confini dell’intervento del settore pubblico. Non vi è dubbio che tale programma, insieme all’Agenda Digitale recentemente lanciata, possano rappresentare un forte impulso nel nostro Paese
all’eGovernment, inteso come processo di cambiamento organizzativo e culturale della PA abilitato dalle nuove tecnologie. Per quanto concerne i servizi di eGovernment, il nostro Paese presenta oggi punte di eccellenza in alcuni settori, quali per esempio l‘area fiscale e previdenziale. Molto però c’è ancora da fare in altri comparti quali la sanità, la giustizia e la Pubblica Amministrazione locale. Spendere meno e spendere meglio, ottimizzando al tempo stesso il rapporto nei confronti del cittadino/utente sono oggi imperativi categorici il cui successo non può prescindere da un progressivo e massiccio utilizzo della
tecnologia. A questo si deve però abbinare un profondo ridisegno dell’organizzazione, dei processi e della ‘cultura’ aziendale della PA, all’interno di una più ampia strategia nazionale sull’eGovernment che metta al centro la competitività del Sistema Paese ed i bisogni dei citta-
dini/utenti. In questo scenario, HP si propone come player per la gestione di grandi programmi di trasformazione, abbinando ad una profonda conoscenza delle problematiche del settore pubblico, soluzioni, servizi e tecnologie abilitanti alla digitalizzazione della PA.
Vincenzo Pompa Amministratore Delegato Postecom, Gruppo Poste Italiane Promuovere la presenza delle PMI sul Web con soluzioni di commercio elettronico “chiavi in mano” integrate con i sistemi di pagamento, spedizione e logistica
Il mercato dell’eCommerce in Italia ha un potenziale di 9,5 miliardi di euro nel 2012, ed è previsto che raddoppi entro il 2015. Aprirsi a questo mercato è sempre più importante per la crescita del Sistema Paese, ed
è fondamentale che le imprese italiane si adattino a questo mutato contesto in tempi rapidi. Poste Italiane ha sviluppato la propria offerta di eCommerce per supportare le PMI italiane nella gestione della loro presen-
za sul web offrendo una soluzione chiavi in mano per la creazione, gestione e promozione della propria attività online. Attraverso ‘Poste e-commerce’, Poste Italiane supporta le aziende nello sviluppo del commercio elettronico con soluzioni su misura facilitando l’accesso al mercato nazionale e internazionale promuovendo lo sviluppo del ‘made in Italy’. L’obiettivo è proporsi come unico interlocutore in grado di coprire tutte le principali attività del business online, con soluzioni - basate
su una piattaforma tecnologica tra le più evolute nel panorama della vendita online - che vanno dalla realizzazione del sito alla creazione di campagne promozionali, dagli strumenti di pagamento alle attività di spedizione e logistica, all’assistenza clienti. Ma anche di supportare le attività all’estero, attraverso accordi in corso di definizione con i principali operatori postali mondiali, in particolare di Russia, Cina, Armenia e Olanda, per sviluppare corsie privilegiate per l’eCommerce.
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Aldo Ursini principal, Cap Gemini La tecnologia ha un ruolo chiave nella modernizzazione della PA, ma occorre il coinvolgimento attivo dei cittadini e del mondo produttivo al proprio interno La tecnologia ha assunto un ruolo chiave nel processo di modernizzazione della PA divenendo, insieme all’innovazione legislativa e alla partecipazione consapevole di cittadini e mondo produttivo, il principale driver di cambiamento dei processi di eGov e dei modelli organizzativi e operazionali che li sottendono. Per incentivare la partecipazione attiva ai processi della PA (22% della popolazione, fonte Agenda Digitale 2011) è indispensabile promuovere un cambiamento culturale e qualificare la relazione fra i diversi attori, attribuendo a cittadini e imprese il compito di configurare le proprie esigenze di servizi e stimolare gli interventi di cambiamento necessari attraverso un piano d’intervento compatibile con le attuali capacità di spesa della PA. Il raggiungimento di una migliore efficienza organizzativa (anche come meccanismo adattivo alle restrizioni di spesa imposte dalla “spending review”) e la razionalizzazione dei processi tradizionali (ormai incompatibili con i nuovi vincoli di efficacia ed economicità), sono solo due degli elementi del processo innovativo che la PA si trova oggi ad affrontare per ridisegnare i propri
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confini portando il cittadino e il mondo produttivo al proprio interno (come parte attiva e sinergica dei processi) e raccogliendone comportamenti, idee e contributi. Capgemini è già parte attiva di questo cambiamento proponendo soluzioni di Multicanalità Integrata (basate su piattaforme open source e dati aperti) che mettono a disposi-
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zione del cittadino una rete di servizi integrati distribuita su elementi fisici (sportelli pubblici, centri servizi, intermediari di servizi) e virtuali (sistemi online, portali, mobile app). Attra-
verso questo tipo di soluzioni il cittadino può infatti instaurare un dialogo bidirezionale con la PA, fruire di servizi “semplificati” e partecipare attivamente alla governance del Paese.
Cristina Sarnacchiaro Direttore generale Orsyp Razionalizzare i data center per liberare risorse da dedicare ai processi di eGovernment dell’Agenda Digitale I progetti di eGovernment previsti dall’Agenda per l’Italia Digitale rappresentano un’opportunità per la Pubblica Amministrazione di realizzare un piano di ammodernamento delle risorse informatiche; infatti il successo di questi progetti non può prescindere da un’infrastruttura ICT efficiente e performante. La trasformazione è complessa, e condizionata da un lato dall’esistenza e condivisione di una chiara visione organizzativa del modello generale da adottare in termini di razionalizzazione, armonizzazione tra le diverse
amministrazioni, locali e centrali, e integrazione, laddove è possibile, dei processi; dall’altro dalla capacità di reperire i fondi necessari a finanziare i progetti stessi. Finanziamenti, che nell’attuale contesto economico, risultano critici da ottenere. Appare così necessario adottare un approccio innovativo che permetta di migliorare il processo di allocazione liberando risorse da dedicare ai progetti d’innovazione. Nell’ambito IT, per esempio, l’attuazione di politiche di consolidamento e razionalizzazione dei data center genererebbe
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Stefano Mattevi Responsabile Marketing Vertical Solutions Top Client & Public Sector, Telecom Italia Agevolare lo sviluppo di una nuova Italia digitale con soluzioni per l’eGovernment sempre più basate sul Cloud computing
Telecom Italia si propone come partner tecnologico per implementare i nuovi modelli di eGovernment come motori del processo di innovazione e digitalizzazione del Paese.
L’obiettivo è di progettare soluzioni complesse con una governance infrastrutturale ad alta affidabilità, e focalizzarsi così su alcune aree determinanti per l’ammoder-
risparmi per 5,6 miliardi di euro in cinque anni (secondo le stime dell’Osservatorio Cloud e ICT as a service del Politecnico di Milano). In quest’ottica Orsyp offre una soluzione di data center assessment pensata per ottenere una visione d’insieme delle capacità e delle performance dei server presenti nei data center, e per stabilire così, in funzione dei dati raccolti, una roadmap di consolidamento dell’infrastruttura IT, evidenziando le aree d’intervento, i benefici ottenibili e i potenziali risparmi. L’obiettivo è realizzare analisi
accurate in poche settimane, grazie a strumenti e metodologie studiati per raccogliere i dati in modo granulare e autonomo, senza impatti sulle risorse e senza interruzione delle normali attività elaborative.
namento del Sistema Paese quali la razionalizzazione delle infrastrutture ICT e dei costi di amministrazione, la gestione del territorio in termini energetici, ambientali, di inclusione e di sicurezza, la diffusione di nuovi modelli di servizio per la Sanità digitale e i processi di dematerializzazione, in grado
di consentire maggiore efficienza e interoperabilità tra gli uffici della Pubblica Amministrazione. Le soluzioni per la PA di Telecom Italia si basano sempre di più sulle soluzioni Cloud della Nuvola Italiana, pensate per proporre innovativi modelli di fruizione in rete di risorse infrastrutturali ed applicative, con elevati livelli di scalabilità e di economicità d’uso. Per le PA, in particolare, sono attivi gli Smart Services, ovvero soluzioni per la gestione intelligente e sostenibile del territorio; i Servizi per la Sanità Digitale, che permettono di implementare soluzioni di telemedicina e favoriscono la digitalizzazione dei processi interni delle strutture ospedaliere; i Servizi per la Burocrazia digitale (Telecom Italia con Poste, ha realizzato il Sistema di Comunicazione elettronica tra Cittadini e PA), e soluzioni per la gestione documentale e la realizzazione di applicazioni di front office per la semplificazione dei rapporti tra cittadini e PA, la gestione delle risorse umane e il controllo di gestione. Telecom Italia mette anche a disposizione le proprie competenze e i propri LAB distribuiti sul territorio per agevolare lo sviluppo di una nuova Italia Digitale.
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L’impegno per rendere più efficienti le procedure di incasso, pagamento e gestione documentale, e abilitare i servizi B2C
Ezio Melzi Direttore Generale BravoSolution
Innovazione per i cittadini, per le imprese e per la pubblica amministrazione: il Consorzio CBI prosegue il suo impegno a supporto del rilancio della competitività del tessuto economico nazionale lavorando, di concerto con i vertici ABI, per la realizzazione e l’applicazione dell’Agenda Digitale. In particolare, nell’ambito dello scambio di flussi finanziari e informativi tra gli istituti bancari, le imprese, i cittadini e la Pubblica Amministrazione, si pone l’obiettivo
Gruppo ICBPI
eGovernment, un’occasione di rilancio dell’immagine della PA presso i cittadini, oltre che di efficienza e risparmio Le disposizioni in materia di Agenda Digitale recentemente approvate dalla Commissione Europea pongono l’innovazione tecnologica alla base delle iniziative di efficientamento degli apparati pubblici, in particolare per quanto riguarda la relazione con i cittadini e le imprese. L’eGovernment - espressione della trasformazione tecnologica in atto - offre alla Pubblica Amministrazione una grande occasione di rilancio nei confronti del sistema Paese, dopo un periodo particolarmente difficile sul fronte della credibilità. Penso in particolare alla gestione della spesa pubblica che, con il supporto di specifiche soluzioni tecnologiche, potrebbe essere più trasparente, controllata e mirata alla riduzione degli sprechi, grazie anche alla possibilità di confrontare più agevolmente i comportamenti di spesa degli | 68 |
amministratori. Molte esperienze nazionali e internazionali dimostrano infatti che il fatto di rendere pubbliche le performance d’acquisto costituisce un valido sprone per gli amministratori, favorendo i comportamenti virtuosi. Penso inoltre a quanto le PMI apprezzerebbero la riduzione di costi burocratici derivante dall’adozione di metodologie online da parte delle stazioni appaltanti pubbliche: parliamo di costi che oggi pesano sui fornitori nell’ordine di 1,2 miliardi di euro l’anno! La modernizzazione dei processi - in particolare di spesa - porterebbe dunque alla PA il favore dei cittadini e delle imprese oltre, come noto, a maggior efficienza e risparmio. Considerato ciò, è difficile credere che possano ancora sussistere ostacoli alla diffusione massiva delle tecnologie in grado di abilitare questo rinnovamento.
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di rendere più efficienti le procedure di incasso, pagamento, riconciliazione e gestione documentale. Un circolo che una volta diventato virtuoso può essere in grado di sviluppare positivamente l’economia dei territori, della Pubblica Amministrazione e di conseguenza delle imprese. Alcuni esempi sono il progetto sviluppato con l’Agenzia del Territorio - al fine di consentire agli utenti del portale web dell’Agenzia di pagare i servizi
Il Gruppo ICBPI (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) è un operatore di riferimento del sistema bancario, con un’offerta che spazia dalla monetica ai sistemi di pagamento, dai security services ai servizi per la compliance, le segnalazioni di vigilanza
Andrea Viganò Offer Manager, Italtel La Pubblica Amministrazione si trova ad affrontare sfide sempre più stringenti per l’efficienza dei servizi, l’ammodernamento della macchina amministrativa, la digitalizzazione dei processi. Una Pubblica Amministrazione efficiente rappresenta un requisito essenziale per garantire ai cittadini e alle imprese, maggiori servizi e di miglior qualità. I servizi che la Pubblica Amministrazione fornisce assumono un ruolo centrale nell’economia
del sistema e per la competitività del nostro Paese. Il decreto Agenda Digitale (Crescita 2.0) include ampie misure volte a consolidare il percorso, già intrapreso, di efficienza e semplificazione del settore Pubblico. Il decreto darà un forte impulso a nuove piattaforme tecnologiche per consentire la creazione di nuovi servizi applicativi di eGov. Ma tutto questo da solo non è sufficiente. Occorre rivisitare processi, procedure,
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Liliana Fratini Passi Direttore Generale Consorzio CBI erogati -, quello con Equitalia Holding per la gestione del Fondo Unico di Giustizia e la tesoreria del Gruppo, quello con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sviluppato attraverso il DIPE, per il monitoraggio finanziario delle grandi opere pubbliche al fine di evitarne l’infiltrazione di capitali illeciti e quello per la certificazione dei crediti verso le amministrazioni pubbliche a seguito della Convenzione siglata lo scorso 22 ottobre tra il MEF e l’ABI.
Questo impegno si concentra sullo sviluppo dell’area dei servizi Business-to-Consumer per portare la PA e le imprese italiane in uno scenario internazionale sempre più interconnesso. Un esempio è il nuovo servizio CBILL, che a partire da gennaio 2013 consentirà a un’azienda o un ente di inviare telematicamente una bolletta ai propri clienti, abilitandone il pagamento automatico tramite internet e semplificando i processi di riconciliazione contabile.
Per le banche, l’Agenda Digitale è anche un’occasione per promuovere strumenti alternativi al contante, in particolare tramite i canali Mobile e Internet e l’antiriciclaggio. Attualmente opera in un contesto in cui le banche sono impegnate a ripensare ai propri modelli di business e di gestione e, dunque, da una parte a presidiare le dinamiche evolutive dei bisogni della clientela finale e dall’altra ad efficientare le
proprie macchine operative. In tale scenario, ovviamente, gioca un ruolo importante anche l’avvio dell’Agenda Digitale che, in particolare, si prefigge l’obiettivo di individuare e promuovere strumenti alternativi al contante, secondo quanto accade in al-
tri Paesi europei. In tal senso occorre puntare sulla costante innovazione tecnologica e di processo, in particolare dei canali Mobile e Internet che sono due importanti leve di fidelizzazione e di engagement, insieme ai servizi di ecommerce, settore che oggi
rappresenta il principale propulsore dei consumi nazionali (su base annua vale quasi 9 miliardi di euro, circa il 12% del totale delle spese, con una crescita pari al 17%) e che si prefigura come un’opportunità di crescita anche per gli istituti di credito.
Occorre rivisitare processi, procedure e ruoli organizzativi della Pubblica Amministrazione, individuando ulteriori competenze in grado di guidare i processi di innovazione ruoli organizzativi, individuando ulteriori competenze della classe dirigente pubblica, che dovrà guidare i processi di innovazione: sono queste alcune delle sfide della PA. La Pubblica Amministrazione insomma ha bisogno di innovare e non solo di digitalizzare l’esistente: non dovrebbe essere guidata solo dal criterio del massimo ribasso nell’aggiudicazione delle gare d’appalto, ma dovrebbe scegliere tra coloro che la possono gui-
dare nell’evoluzione tecnologica, forti di una lunga esperienza e di un know how consolidato. Il nostro Paese in questo senso può contare su competenze forti, tra cui ci sono quelle di Italtel, la cui offerta Officina@ PA è rivolta specificamente alla Pubblica Amministrazione centrale e locale, e indirizza molti temi di Agenda Digitale quali smart city, e-health, catasto delle infrastrutture, giustizia e sicurezza digitali. www.ict4executive.it
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r u b r ic a | r ice rche e st u d i a cura di
paola capoferro ronchetta
Politecnico di Milano: nel 2012 l’eCommerce italiano è cresciuto del 12% Sono 12 milioni gli italiani che acquistano online, per un volume complessivo delle vendite di 9,6 miliardi di euro Sempre più in alto ma comunque sempre lontani dall’Europa. Il successo del commercio elettronico italiano è oggettivo, ma la crescita riduce di poco il gap con gli altri Paesi europei. L’Osservatorio B2c della School of Management del Politecnico di Milano rileva una crescita del 19% del valore delle vendite online in Italia, a fronte del 2% in meno dei consumi totali. L’e-commerce vale 9,6 miliardi di euro con il numero dei compratori online che cresce di tre milioni di unità passando da 9 a 12 milioni. Se il 2011 era stato l’anno del boom dei siti di Couponing, dei club online e dell’ingresso di Amazon, il 2012 è invece l’anno del consolidamento di questi fenomeni. Lo evidenzia inoltre il ruolo sempre più rilevante della multicanalità, soprattutto intesa come l’utilizzo congiunto e integrato di canale fisico e canale online. Molti i benefici: maggiore efficacia nel trasferimento delle informazioni grazie all’Infocommerce, incremento
nell’efficienza dei processi di punto vendita e miglioramento del servizio al cliente, con l’acquisto online e l’assistenza in-store. Quasi 3 milioni di nuovi acquirenti online si sono affacciati su questo canale lasciando sorpresi gran parte degli operatori del settore. Questo balzo è da attribuire a tre ragioni principali: la crisi, che ha fatto rompere gli indugi agli internauti ancora incerti; la forte diffusione degli smartphone, che ha reso più facile l’accesso a Internet, e l’evoluzione dell’offerta delle vendite di abbigliamento sul modello delle Cash sales e l’offerta di coupon fortemente scontati. Nel 2012 per la prima volta i prodotti crescono più dei servizi, con l’abbigliamento che, trainato dal successo di Yoox e dall’arrivo di nuovi player, sale del 33%. Informatica ed elettronica di consumo crescono del 27%, con una performance nettamente superiore a quella dei canali tradizionali, e in crescita è anche il grocery (+17%). Fra i
la distribuzione delle vendite online per comparto merceologico 6.779 mln E
8.081 mln E
9.621 mln E
17%
18%
19%
Altro
1% 3%
1% 3%
1% 3%
Grocery Editoria Mus. e Aud.
11%
10%
Assicurazioni
10%
10%
Informatica ed elettronica
10%
11%
Abbigliamento
46%
Turismo
9% 10%
Fonte: Osservatorio eCommerce B2C School of Management, Politecnico di Milano, 2012
8%
52%
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47%
2011 www.ict4executive.it
2012
servizi il turismo sale del 14%, così come le assicurazioni. L’integrazione con il Mobile non riguarda solo il mondo del turismo: 99 degli oltre 200 merchant inclusi nel campione della ricerca hanno attivato un’iniziativa per smartphone. In 37 hanno sviluppato un’App, in 20 un Mobile site mentre in 42 entrambi. Un terzo dei merchant si è orientato verso soluzioni di Mobile Service (solo supporto alle fasi di pre e/o post vendita), mentre i due terzi hanno sviluppato un’iniziativa di Mobile Commerce, che consente anche l’ordine di un prodotto o servizio da smartphone. I numeri generati dal Mobile Commerce evidenziano un ruolo ancora marginale se inteso come canale di pura vendita, mentre assume già un ruolo chiave nel supporto delle fasi di pre e post vendita.
Pubblicità online in crescita del 12% Tv e video sempre più visti su Internet da PC, Mobile e “Connected Tv”. Sono 24 milioni gli spettatori Il mercato della pubblicità online in Italia è cresciuto nel 2012 del 12% rispetto all’anno precedente. Il valore assoluto è di 1.249 milioni di euro, una cifra che significa il quarto posto in Europa. La stima arriva dallo Iab forum di Milano e le previsioni parlano anche di un +10% per l’anno prossimo. Sono oggi sempre di più gli italiani che guardano la Tv via Internet (il 750% in più rispetto al 2010), e la conseguenza è anche una crescita correlata dell’online video advertising, salita dell’85% con un fatturato totale di 89 milioni di euro. Secondo Iab c’è stato uno spostamento dalla tv tradizionale al web del 2,5% degli investimenti. E i dati presentati da ComScore parlano di circa 24 milioni gli spettatori di video online in un mese in Italia. In totale circa l’83% dei navigato-
RUBRICA | rice rc h e e studi
I ritardi nei pagamenti mettono in difficoltà più di metà delle imprese europee In Italia il 70% delle aziende soffre di problemi di liquidità dovuti alle dilazioni, il 6% in più rispetto al 2011 I ritardi di pagamento aumentano, ma con un’incidenza variabile in Europa. L’European payment index 2012 di Intrum Justitia, società specializzata nel recupero crediti che ha interpellato oltre 8.000 imprese nel primo trimestre del 2012 in 28 Paesi del vecchio continente, spiega che il 57% delle aziende intervistate dichiara di aver problemi di liquidità a causa dei ritardi di pagamento, un dato in aumento del 10% rispetto allo scorso anno. Ma se in Grecia le aziende con problemi di liquidità sono il 96%, in Finlandia sono solo il 37%. Le perdite su crediti hanno
raggiunto il valore di 340 miliardi di euro. Nel 2011, il 2,8% del fatturato totale delle aziende non è stato pagato. Anche qui però ci sono ampie differenze. La Germania ha visto diminuire le perdite su crediti del 17% rispetto all’anno precedente attestandosi al 2,0%, il livello più basso dal 2008. Il Regno Unito, la terza economia europea, invece mostra un trend negativo. Le perdite su crediti sono aumentate del 9% attestandosi al 3,5%. In media, i tempi contrattuali di pagamento per il settore B2B si sono ridotti passando da 36 a 32 giorni ma il ritardo rimane a quota
20 giorni. E secondo il 94% delle aziende europee nei prossimi 12 mesi il rischio di pagamento aumenterà o rimarrà stabile. In Italia il 70% delle aziende soffre di problemi di liquidità a causa dei ritardi di pagamento. Un incremento del 6% rispetto allo scorso anno. Le perdite su crediti sono rimaste stabili al 2,6% del fatturato. Una cifra pari a 40,52 miliardi di euro, mentre in media, i tempi contrattuali di pagamento per il settore B2B si sono ridotti passando da 69 a 65 giorni. In riduzione anche i giorni di ritardo, passati da 34 a 31 giorni.
Nuovi modi di lavorare che liberano energie Nonostante l’ampia diffusione di tecnologie ICT, oggi solo il 5% dei lavoratori italiani può essere definito “Smart Worker”
ri guarda i video su Internet un dato in crescita del 22% in un anno. E questo nonostante la Tv sia presente ovunque e Internet raggiunga solo il 54% delle famiglie italiane. La fruizione dei video passa anche per smartphone e tablet, ma non è estranea la crescita di quelle che l’Osservatorio New Media & New Internet, della School of Management del Politecnico di Milano, definisce le Connected Tv. Si tratta di un gruppo che comprende Internet Tv, Over the Top Tv, Blu-Ray, Consolle e altro che a fine 2011 erano circa 1,1 milioni nelle case degli italiani. I televisori potenzialmente connettibili sono passati dal 10% del 2010 a oltre il 30% dello scorso anno. A questi si aggiungono circa 80 mila decoder, 5 milioni di Game Console e oltre 300 mila altri device (soprattutto Blu-Ray). Il successo è testimoniato anche dalle oltre mille applicazioni sulle Internet Tv dei principali produttori. Le più utilizzate (8% del totale delle applicazioni) sono infatti quelle video.
Modelli di lavoro “smart” - caratterizzati da maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi di lavoro, degli orari e degli strumenti da utilizzare - producono benefici rilevanti innanzitutto per le imprese, con un aumento di produttività del lavoratore medio del 25%, e una consistente riduzione di costo del lavoro. Lo ha dimostrato la ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che ha inoltre calcolato che, a livello nazionale, considerando le sole grandi imprese con oltre 500 dipendenti e ipotizzando un incremento pari al 10% del telelavoro per impiegati, quadri e dirigenti, il beneficio in termini di costo del lavoro sarebbe pari a circa 1,7 miliardi di euro l’anno. Importanti i vantaggi anche in termini di riduzione della produzione annua di CO2 per via dei minori spostamenti e una maggiore qualità della vita per i lavoratori. Ad oggi già il 64% delle aziende interpellate ha apportato significativi cambiamenti e il 39% ha definito dei piani
di riprogettazione del layout degli uffici, sfruttamento delle tecnologie digitali per ripensare lo spazio virtuale di lavoro attraverso tecnologie di Knowledge Management, Social Network & Community, Collaboration, Mobile Workspace e Cloud Computing. Gli unici ostacoli al cambiamento rimangono la cultura aziendale e le difficoltà di coordinamento e collaborazione tra i dipendenti (56%), nel timore di perdita di controllo (50%) e nel timore di isolamento e alienamento delle persone (47%). Oggi in Italia 8 lavoratori su 10 utilizzano un device ICT per oltre il 50% del proprio tempo lavorativo, ma solo il 5% dei lavoratori ha uno stile di lavoro da “Smart Worker”. Il 26% del campione lavora fuori dall’ufficio o in mobilità per almeno metà del suo tempo lavorativo, il 25% ha autonomia nel personalizzare l’orario di lavoro in modo flessibile, mentre il 37% utilizza per il proprio lavoro dispositivi personali (17%) o strumenti aziendali scelti personalmente (20%).
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rubrica | nomin e Carlo Purassanta - Amministratore Delegato Microsoft Italia
Agostino Santoni Amministratore Delegato Cisco Italia Agostino Santoni è stato nominato Amministratore Delegato della filiale italiana di Cisco, posizione precedentemente ricoperta da David Bevilacqua, promosso nell’ottobre scorso Vice President South Europe e a cui il nuovo AD riporta. Santoni ha maturato una profonda esperienza manageriale nel settore ICT, culminata nella carica di Amministratore Delegato di SAP in Italia, ricoperta negli ultimi tre anni. In precedenza il manager, che ha iniziato il suo percorso professionale in Compaq Computer, ha rivestito ruoli di crescente responsabilità per la filiale italiana di HP e per la capogruppo. Entrato in HP nel 1997 come Marketing Program Manager della divisione Personal Computer, ne è rapidamente diventato Marketing Manager e nel 2000 ne ha assunto la guida in qualità di Business Manager. In seguito, fra il 2002 e il 2008, ha rivestito ruoli di vertice in HP Personal Systems Group, prima come Direttore Commercial Channel & SMB, poi come Vice President & General Manager ed infine come Vice President & Enterprise Sales Director di HP Italia. Santoni, 45 anni, vive nei pressi di Milano, è sposato e fra le sue passioni figurano lo sci, la corsa, il trekking, la mountain bike e la lettura.
A partire dal 1 febbraio 2013 Carlo Purassanta è il nuovo AD della filiale italiana di Microsoft, che conta oltre 900 dipendenti nelle tre sedi di Milano, Roma e Torino. Il manager proviene dalla filiale francese di Microsoft dove, dal gennaio 2011, ha ricoperto la carica di Direttore della Divisione Servizi. Prima di entrare in Microsoft, Purassanta ha lavorato per quattordici anni in IBM, guidando diverse aree di business in Francia e in Europa, con l’incarico di Network Services Executive, Direttore dei Servizi di Infrastruttura e, successivamente, Senior Business Development Executive per i progetti strategici di Outsourcing. Ha inoltre ricoperto l’incarico di portavoce di IBM per il Cloud computing. Carlo Purassanta, 41 anni, ha conseguito una laurea in Ingegneria
Gestionale presso il Politecnico di Milano e un MBA alla Henley Business School. Nel tempo libero, ama viaggiare, giocare a tennis, ascoltare e suonare musica ed è appassionato di fotografia e architettura.
Agostino Ragosa - Direttore, Agenzia per l’Italia Digitale
Il Consiglio dei Ministri ha preso atto della nomina di Agostino Ragosa a Direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Ragosa, nato nel 1950 a Salerno, si è laureato in Ingegneria Elettronica e Telecomunicazioni presso l’università Federico
II di Napoli. Tra il 1978 e il 1993 ha lavorato in Italcable e, successivamente, è passato nel gruppo Telecom Italia assumendo diversi incarichi dirigenziali, con particolare riferimento al settore dell’ICT. Dall’agosto 2004 all’agosto 2012 è stato Chief Operating Officer del Gruppo Poste Italiane dove, da settembre, ricopre l’incarico di Responsabile dell’innovazione e dello sviluppo ICT, ruolo che lascerà per svolgere il nuovo incarico. L’agenzia per l’Italia Digitale è uno strumento cardine per la realizzazione dell’Agenda Digitale – approvata dal Governo nel secondo decreto crescita e che dovrà passare all’esame del Parlamento – e che necessita di un coordinamento efficace di competenze finora appartenute a enti diversi.
Giorgio Presca - Amministratore Delegato, Geox Il consiglio di amministrazione della società veneta ha nominato Giorgio Presca nuovo AD, in sostituzione di Diego Bolzonello. La scelta del manager, che precedentemente ricopriva la carica di Direttore Generale Marketing e Prodotto nel gruppo di Mario Moretti Polegato, ha l’obiettivo di dare continuità alla gestione del marchio e un ulteriore impulso allo sviluppo dell’azienda,
che nel 2011 ha registrato ricavi netti per 887,3 milioni di euro. Dal 2007 sino all’entrata in Geox, avvenuta nel 2011, Presca ha ricoperto dapprima il ruolo di Presidente di VF Jeanswear International a Los Angeles e successivamente quello di Amministratore Delegato di Citizens of Humanity. Precedentemente, ha lavorato in Diesel e in Levi Strauss Europe. www.ict4executive.it
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RUBRICA | nomine
Bernard Loire Amministratore Delegato, Nissan Italia
La nomina di Bernard Loire ad Amministratore Delegato segna il ritorno del manager in Nissan Italia, dove aveva già ricoperto lo stesso incarico nel 2008. Dal 2011 è stato Vice Presidente della Business Unit Infiniti per Africa, Medio Oriente, India e Europa (AMIE). Bernard Loire è nato in Francia nel 1965. Si autodefinisce “uomo dell’auto”, parla correntemente francese, italiano,
portoghese e inglese ed ha iniziato la sua carriera nell’industria automobilistica nel 1988 in Ford e poi in FIAT. È entrato a far parte del gruppo Nissan nel 2002 come responsabile commerciale di sette mercati europei, prima di essere nominato direttore di marca di Nissan Portogallo nel 2005. Un anno dopo è diventato direttore del progetto “Shift Europe”, dirigendo l’implementazione del nuovo modello di business in 20 paesi. Nel 2008, Loire è stato nominato Amministratore Delegato di Nissan Italia e l’anno successivo Vice Presidente Sales Operations di Nissan International SA. Dal 2011, è stato Vice Presidente di Infiniti AMIE, di cui conserverà la responsabilità della direzione strategica fino alla nomina del suo successore. Bernard Loire sostituisce Andrea Alessi, che ha lasciato la Nissan Italia lo scorso mese.
Maria Grazia Filippini Amministratore Delegato e Direttore Generale Edenred Italia
Paolo Ceretti è il nuovo Amministratore Delegato e succede nella carica a Lorenzo Pellicioli. All’AD faranno riferimento le strutture centrali di De Agostini Editore e le tre Aree di Business nate dalla riorganizzazione del Gruppo avviata nel giugno 2010: Publishing, Direct Marketing e Libri. Ceretti, laureato in Economia e Commercio a Pavia, ha maturato lunga parte della propria esperienza lavorati-
va all’interno del Gruppo Agnelli, ricoprendo a partire dal 1979 incarichi di crescente importanza in Fiat e nel Settore Servizi Finanziari, per poi divenire Direttore Pianificazione Strategica e Sviluppo di Ifil (oggi Exor). Dopo aver assunto nel 1999 la responsabilità del settore internet B2C di Fiat/Ifil in qualità di AD di CiaoHolding e CiaoWeb, ha ricoperto la carica di AD di GlobalValue, joint venture tra Fiat e IBM. Dal 2004 è Direttore Generale di De Agostini S.p.A., holding del Gruppo De Agostini, e anche AD di DeA Capital (società quotata alla Borsa di Milano, operativa nel private equity e nell’asset management) e di De Agostini Editore. È inoltre Consigliere di Amministrazione di Lottomatica Group, Zodiak Media, Générale de Santé ed altre Società del Gruppo.
Edenred, l’azienda che ha inventato il Ticket Restaurant, annuncia la nomina di Maria Grazia Filippini a nuovo Amministratore Delegato e Direttore Generale della divisione italiana. L’ingresso di Maria Grazia Filippini, che va ad affiancare la Presidente e Chief Operating Officer Southern Europe, Graziella Gavezotti, conferma la forte connotazione al femminile dell’azienda, che conta il 45% di donne nel top management a fronte di un organico di 320 persone. Maria Grazia Filippini vanta un’esperienza più che ventennale nel mondo dell’Information Technology, maturata in aziende di servizi e prodotti di rilevanza internazionale. Dopo una lunga carriera in EDS Italia dove ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato e Enterprise Client Executive, ha assunto il ruolo di AD e Direttore Generale di Sun Microsystems Italia. Filippini è stata inoltre Public Sector Director per Microsoft Italia. Nel nuovo ruolo la manager avrà la responsabilità di rafforzare e innovare il business attraverso l’impiego delle tecnologie digitali.
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è una testata di ICT and Strategy S.r.l.
Paola Capoferro Ronchetta, Daniele Lazzarin, Alessandro Longo, Vincenzo Zaglio
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Massima efficienza grazie al raffreddamento InRow
1 1. Individuazione dei punti
Ventole a velocità variabile: neutralizzare il calore all’origine per migliorare l'efficienza I sensori installati nei rack controllano in modo costante la temperatura, fornendo informazioni in tempo reale sui punti in cui si genera il calore. Poiché i carichi termici si spostano all'interno della sala, le ventole a velocità variabile intervengono automaticamente per rispondere all'esigenza di raffreddamento dell'ambiente. Far corrispondere il livello di raffreddamento al carico termico significa utilizzare la quantità di raffreddamento necessaria, nel posto giusto e al momento giusto, evitando la mescolanza di aria fredda e calda ed eliminando i punti di concentrazione del calore per ottenere una riduzione degli sprechi. In questo modo si migliora l'efficienza ed evita il sovra-raffreddamento. Inoltre le unità a soffitto garantiscono il raffreddamento necessario massimizzando anche l’ingombro a pavimento.
Il design modulare garantisce la massima flessibilità Le unità di raffreddamento APC InRow, modulari e scalabili, possono essere implementate facilmente e rapidamente come base dell'intera architettura di raffreddamento o come integrazione ai sistemi di raffreddamento perimetrale già presenti nelle zone ad alta densità all'interno di un Datacenter. In ambienti ibridi come questo non è necessario riprogettare l'intera infrastruttura e l'installazione è facile e veloce, permettendo di allineare l'ambiente IT alle esigenze aziendali.
di concentrazione del calore
2. I sensori di temperatura basati
su fila inviano un segnale attraverso i controlli intelligenti
3. Inle ventole base al raffreddamento richiesto, a velocità variabile aumentano le ventole a velocità variabile aumentano o diminuiscono la velocità
4. Il raffreddamento basato su fila 4
permette di evitare mescolanza di aria e sovra-raffreddamento. Il calore viene gestito con il minor consumo energetico possibile
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