R i v i s t a d e l l ’a s s o c i a z i o n e c u l t u r a l e B a n g O n !
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Numero 3 - Febbraio 2014
films
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art valentina brostean tommaso santucci francesca pucci anna paolini
music lo stato sociale zen circus
in copertina: valentina brostean silenziosi echi di samara
idea generation web magazine bimestrale anno 1 - numero 2 febbraio 2014
associazione ricreativa culturale bang on! via della santina,1 capannori (lucca) p.iva 02316760467 c.f. 92053860463
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thebangon
redazione: eva perna, giacomo gregori, emanuele baronti, martina donati collaboratori: alice perna, gabriele bertacchi, giulia casaro grafica: martina donati, emanuele baronti
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interview INTERVISTA CON..
TOMMASO SANTUCCI VALENTINA BROSTEAN anna paolini FRANCESCA PUCCI
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r u b r i c he fatti un libro 32 Audur Ava Olafsdottir - L A D O N N A
E’ UN’ISOLA-
film e pop corn 33 the monuments men new sound interview premio buscaglione LO STATO SOCIALE ZEN CIRCUS in agenda.. 70 K A N D I N S K I la collezione mangia e bevi Zoo
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index
di centre pompidou
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l’arte di viaggiare 76 IL PARADISO A SAN GIMIGNANO 3
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what is bang on! Bang On! è un’associazione che promuove giovani artisti e dà spazio al diffondersi della cultura artistica in ognuna delle sue forme espressive. L’organizzazione nasce nel Giugno 2012 dall’idea di tre ragazzi: Emanuele Baronti, Martina Donati ed Eva Perna. La strada percorsa insieme è gia parecchia: contest artistici, concerti, mostre ed importanti collaborazioni con altre realtà culturali. Idea Generation è il nostro ultimo progetto: una web magazine indipendente a cadenza bimestrale dedicata ad arte, musica e cultura contemporanea. Il nostro scopo è di far conoscere artisti emergenti, valorizzare le loro opere e la loro creatività. Vogliamo anche coinvolgere i giovani nell’amore per l’arte, utilizzando i loro stessi linguaggi. Il nostro intento è di far comprendere quello di cui siamo convinti, cioè che la creatività, in tutte le sue forme, non è un’occasione per accademici, ma una possibilità di coinvolgimento, di condivisione e di crescita. Non vogliamo promuovere un’arte ‘da galleria’ ma un’arte Attiva, stimolante e coinvolgente. Fare e diffondere cultura significa per noi creare i mezzi per formare una società consapevole ed unita, capace di pensare, di criticare, di partecipare attivamente alla costruzione del proprio presente e futuro. Libera di esprimersi, produrre ed auto realizzarsi. Crediamo nella cultura come cibo della mente, nutrimento della conoscenza e delle energie creative che producono innovazione, la base dello sviluppo e del progresso della società. Buona lettura! “La realizzazione di questa Web-Magazine nasce perchè questo progetto ha vinto la nona edizione del bando “Uno spazio per le idee” Si ringraziano quindi per l’indispensabile contributo.
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intevista con...
tommaso santuc WWW.TOMMASOSANTUCCI.IT
Titolo: LA POCA VOGLIA CHE CI MANCA 68X50X8.-2013 acrilico e bic nera su scotch carta,legno,ferro e plexyglass
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cci Scrivo di me, della mia vita e di quello che provo, su pezzi di scotch carta con la penna bic nera; taglio poi i singoli pezzi e vado a ricomporre il tutto su tavole di legno, su tele che costruisco da solo e su composizioni nelle quali inserisco talvolta carta, legno, plexiglass, ferro e resine. Recupero materiali come scatole e vecchie valigie e li riutilizzo per i miei lavori oppure creo ex novo dei supporti. Tutto quello che scrivo nasce dalle mie esperienze: stati d’animo, momenti cattivi, disamori, rabbia, felicità , amore... da tutto quello che è la vita. Da un paio di anni a questa parte, alla mia produzione con lo scotch, ho affiancato anche lavori di grande formato, su tela o tavola di legno, realizzati con acrilico, con stick a olio, con gessetti e pennarelli.
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Titolo: NON E’ COME DOVREBBE ESSERE..MA E’ LA MIA VITA-140X80-2008-bic nera e acrilico su scotch carta su legno
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Chi sei?
Cosa tieni nelle tasche?
Sono Tommaso Santucci, amo il mare e suonare la batteria. Scrivo costantemente e forse parlo un po’ troppo “anche” da solo. Credo proprio che la vita sia meravigliosa ma, a volte, penso che non mi sto divertendo ma passo il tempo; è già qualcosa.
Portafogli, telefono, quadernini, pezzi di carta, penne, cianfrusaglie.
Come è iniziato e come si è sviluppato il tuo processo creativo? Per caso o necessità, non saprei dirlo con precisione.
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Qual’è tra le tue opere il tuo ‘biglietto da visita’? I miei lavori fatti con i “pezzi di scotch” sono la mia vita; i miei pezzi di vita, i ricordi, talvolta la vita a pezzi, contenitori del vissuto. Molte frasi mi rimandano direttamente a periodi e stati d’animo per me importanti, quindi la lista sarebbe lunga.
Titolo: Posso fare di tutto con te ma non l’amore 2011 cm 232X130
Dovendone scegliere uno direi: “Posso fare di tutto con te ma non l’amore“ una composizione di 232 x 150 cm., bic nera e acrilico su scotch, plexiglass, ferro e plastica, su legno del 2011.
talvolta, per non consumarsi troppo, penso sia la salvezza. E’ una vita che mi perseguito, e non ne avrei più tanta voglia, ma non credo di poter fare altrimenti, per adesso.
Mi piacciono le tue parole. Sono graffianti e incisive. Sembra di essere dentro la tua testa, sballottati tra pensieri confusi e istintivi. Ma è tutto istinto o c’è una pianificazione?
E i collage sono coerenti tra di loro? Raccontano una storia?
Scrivo ininterrottamente quello che vivo e provo. Pianificare un istinto credo sia impossibile; arginarlo
I lavori fatti su pezzi di scotch-carta, tagliati e ricomposti, per i primi anni su pale di legno e, da due anni a questa parte, su composizioni con vari elementi di altro materiale, sono il mio “diario”, fedele, a livello cronologico.
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Titolo: Macerie-2014-cm138x48x9
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Titolo: Dare dignitá alla disperazione cm 150x130x5
Il soundtrack giusto per le tue opere? Amo la musica, tutta. Suono la batteria da quando avevo sedici anni. Ho suonato in un paio di gruppi e l’ultima esperienza, durata dieci anni, si è conclusa nel 2012, dopo numerosi tour e date in tutta Italia, due dischi prodotti da nomi noti del panorama musicale italiano e tantissimi festival, compresa la vittoria nel 2009 del Premio Ciampi. Proprio Piero Ciampi, credo, potrebbe assurgere bene a soundtrack per la VITA. Tu sei di Pisa, giusto? Secondo te in una città così piena di arte e di storia c’è posto per l’arte emergente? E in Italia in generale? Rispondo a queste domande con un’unica riflessione:
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sinceramente, mi importa poco di quello che può offrire la mia città e comunque non mi interrogo se c’è posto per l’arte. Il necessario per me è aver voglia di svegliarmi al mattino, star bene e far star bene chi mi sta attorno e di bene me ne vuole parecchio. Mi interessa il “tempo del fare”: il resto è il resto, e non mi importa. La grande domanda del momento. Rimanere o andare? Dove sto attualmente, sto bene: in campagna, ma a sette chilometri dal mare: faccio surf da onda da 14 anni e non potrei fare a meno del mare. Non amo le grandi metropoli e la città in generale. Posso andarci, passarci, ma solo per poi ritornare “nel mio”.
Titolo: Le voci cm 105x85x5
Ultima domanda, ti abbiamo conosciuto a Set Up, la fiera di arte indipendente di Bologna. Cosa ne pensi di realtà come queste e quanto sono utili per un’artista emergente? A Set Up ho partecipato per la prima volta con la Galleria Francesca Sensi Arte a Colori. Si è trattato di una bellissima esperienza, grazie all’ottimo lavoro della Galleria e anche di tutta l’organizzazione del Set-up...Complimenti! L’ anno scorso ho partecipato ad Affordable Art Fair Milano con la Galleria Art For Interior di Milano ed anche quest’anno sarò presente nel prossimo mese di Marzo. Due esperienze diverse, ma valide. Credo che le fiere, quelle ben organizzate, siano per adesso ottimi appuntamenti per presentare ad un vasto ed eterogeneo pubblico il proprio lavoro.
Una frase che rappresenta il tuo lavoro? “Non è come dovrebbe essere, ma è la mia vita”, una frase che scrissi su un lavoro del 2008 e che ancora oggi mi fa compagnia.
a cura di Eva Perna
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Titolo: E’ INIZIATO IL WEEKEND..UCCIDETEVI PURE
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Titolo: Proprio tu.
I suoi co www.tomma tommasosantuc
Info anche sui siti delle gallerie Francesca Sensi Arte a Color Art For Inter Gour e Beneforti Il Basilisco Il Lepre (P
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. cm 160x95-2014
ontatti: asosantucci.it cci@gmail.com
e per le quali Tommaso lavora: ri ( Colle Di Val d’Elsa, Siena) rior (Milano) ti (Bastia, Corsica) o (Genova) Piacenza)
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intevista con..
VALENTINA
Titolo: “Il tempo e lo
WWW.VALENTIN
W W W . BEHANCE.NET/GALLERY/SILENT-ECHOES20
BROSTEAN
o spazio tra di noi “
NABROSTEAN.COM
-OF-S-A-M-A-R-A-DIGITAL-ILL-SERIAL/9343913 21
Titolo: “Respiro profondo”
Il ciclo della vita è crudele, il ciclo della vita è bellissimo, è una ruota della fortuna, una corsa misteriosa. E’ istintivo e primitivo, delicato e fragile, brutto ed elegante, innocente e corrotto allo stesso tempo. Ho voluto legare due parti opposte della vita, l’inizio e la fine in un modo molto simbolico e iconico - per celebrare la vita, l’amore, la luce e la speranza - ma mostrando allo stesso tempo quanto possono facilmente essere corrotte, cambiare e svanire. Ho voluto riflettere sul modo in cui l’inizio (la nascita) e la fine (la morte) possono essere unite, quanto possono essere vicine ed inseparabili in ogni singolo momento del nostro viaggio in questo mondo.
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Titolo: “Innocence flash”
Parlaci di questo titolo. “Silent Echoes of Samsara”cosa significa? Sono rimasta affascinata dal concetto orientale di “Samsara” di cui non esiste una semplice traduzione, ma il cui significato si può ricondurre ad un’idea di “flusso continuo” oppure a un “vagare perpetuo”: attraversare cioè i vari stati dell’esistenza, in un ciclo continuo di morte e rinascita nel quale siamo incastrati, in un infinito passaggio tra la materiale e immateriale forma delle nostre esistenze. L’etimologia originale del termine sanscrito samsara (“scorrere insieme”) indica, nelle religioni dell’India come il Brahmanesimo, il Buddhismo, il Giainismo e
l’Induismo, la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita; a volte viene raffigurato come una ruota. In senso lato, in uno dei suoi significati, indica anche “l’oceano dell’esistenza”, la vita terrena, il mondo materiale, che è permeato di dolore e di sofferenza, ed è, soprattutto, insustanziale: infatti, il mondo quale noi lo vediamo, e nel quale viviamo, non è altro che miraggio, illusione. Immerso in questa illusione, l’uomo è afflitto da una sorta di ignoranza metafisica, ovvero da una visione inadeguata della vita terrena e di quella ultraterrena: tale ignoranza conduce l’uomo ad agire trattenendolo così nel samsara.
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Titolo: “Samsara “
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Titolo: “Decadimento interno “
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Titolo: “Hope “
Hai scelto di affrontare un tema complesso: il ciclo della vita. C’è qualcosa che ti ha spinto a trattare questo tema? Penso continuamente alla vita che sto (stiamo) vivendo, è un tema onnipresente ed universale, specialmente per un sognatore, filosofo, artista, alla continua ricerca del senso più nascosto, e più profondo, delle cose; alla continua caccia delle risposte - seppure con la consapevolezza di non poterle trovare, di non potervi dare delle definizioni - la necessità di una costante interrogazione, di indomabile curiosità, il bisogno di capire - o perlomeno tentare di - è un mio potente motore quotidiano. Sto cercando di non vivere, sentire e percepire per inerzia, per un meccanismo indotto e vincolato dalle regole e codici richiesti e imposti dalla nostra società; cerco di sfuggire schemi e modelli in cui questa società tenta di imprigionarci; sto lottando
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per mantenere una sensazione autentica, vera, di me stessa; di rimanere in contatto con il mio “io” interiore, con la sfera intima della mia vita. Ho bisogno e desidero, capire come la vita cambia ed evolve dai primi timidi passi di un innocente e genuino bambino, attraverso la crescita, evoluzione, invecchiamento, fino all’incontro con la - morte? ..Con una nuova vita? Il passato, presente e futuro sono nella mia vita permanentemente interconnessi, in una intricata e complessa relazione. Può darsi che sono in parte incuriosita da questi temi perché ho lasciato pochi anni fa la mia famiglia e la mia città di origine, trasferendomi in Italia, e sono probabilmente ancora nella fase di adattamento alle nuove circostanze, anche se, d’altra parte, ho da sempre cercato di vedere una prospettiva ampia di ogni cosa e di ogni aspetto della vita. Credo che questi interrogativi mi inseguiranno per sempre nel mio percorso della vita...
Titolo: “Child”
Chi sono i personaggi di questo progetto? Sono ispirati o vogliono rappresentare qualcuno o qualcosa? I personaggi e le figure nascono dal mio immaginario, non ci sono riferimenti a persone vere. La mia intenzione era di renderle universali, depersonalizzarle, senza però togliergli un’impronta molto forte e d’impatto. Ho tentato di creare dei caratteri capaci di catturare lo sguardo e di stimolare il pensiero, le domande, la riflessione su di loro: chi sono, cosa nascondono, che storia hanno, quali sono le relazioni tra loro. Ogni osservatore giungerà, credo, alle proprie singolari risposte e visioni. C’è qualcosa di innocente all’apparenza in queste opere. Quanto hanno a che fare con la tua infanzia? Quali erano i tuoi giochi di bambina? C’è moltissimo della mia infanzia nei miei lavori.
Un’infanzia che credo, spero, ancora non è finita. Forse non finirà mai. Conservo gelosamente una forte legame con la bambina che si cela ancora dentro di me. Una bambina che tanti anni fa si arrampicava sugli alberi per rubare le prime ciliegie, che pochi anni dopo rubava le camicie a quadri dal suo padre, e ci infilava delle spille da balia credendosi una punk, una bambina che si appartava in camera sua per disegnare ossessivamente per delle ore. Questo progetto è nato dalla collaborazione con un’altra artista, una fotografa italiana. Quanto è importante per te relazionarti e collaborare con altri artisti? Solitamente sono abbastanza introversa e orientata verso me stessa e verso il mio mondo interno. La creazione è per me un processo, un percorso di
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ricerca e di scoperta in cui intraprendo un viaggio solitario, a volte tortuoso e tormentato. Non ho avuto molte collaborazioni, probabilmente perché spesso è molto difficile adeguare i tempi, i progetti, le idee, le energie, e moltissimi altri dettagli. Ciò nonostante, mi piace moltissimo l’opportunità di trovare un’opera d’arte - come in questo caso - che riesce toccarmi nell’anima e nella quale riesco riconoscere un “terreno fertile” da cui far nascere ulteriori idee creative, costruirci sopra, cercare di elevarla ad un’ulteriore livello. Quando è che l’arte è entrata dentro la tua vita? Quando ero ancora molto, molto giovane. Praticamente mi sembra di aver iniziato a disegnare ancora prima di parlare. Ho avuto da sempre questa necessità di esprimere quello che portavo dentro, con delle forme e colori, ed ero sempre orientata verso una forma narrativa e figurativa, anche quando non ero nemmeno consapevole di cosa esattamente stavo facendo. Era una strada abbastanza logica e naturale che dirigeva verso l’arte. Dopo la scuola superiore di design e, successivamente, l’Accademia delle Belle Arti, ho preso un master in Illustrazione e Design del libro alla stessa Accademia dove sono rimasta in seguito come Assistente della Cattedra di Graphic Design e Illustrazione. Attualmente lavoro come artista freelance, cercando di rimanere molto eclettica: spazio dalle tecniche manuali di pittura, illustrazione e disegno fino al disegno e illustrazione digitale, oltre ai progetti di graphic design, o qualche progetto di collaborazione con il mondo della moda.
Titolo: “I cani incubo”
Le tue opere hanno qualcosa di unico. Ma hai degli artisti che riconosci come importanti nella tua formazione? Certo, ci sono alcuni nomi che hanno catalizzato la mia massima ammirazione e hanno rappresentato per me una grandissima ispirazione. Sto parlando delle leggende viventi, i miei “maestri”: James Jean, Chris Berens, Jeff Sotto, Joe Sorren, Ray Cesar, Mark Ryden, Rebecca Dautremer, Nicoletta Ceccoli, Femke Heimstra, Marco Mazzoni, Fulvio di Piazza... Sono stata fortunatissima ed onorata di poter partecipare ad alcune mostre collettive dove il mio nome si era Titolo: “La bella e la bestia”
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trovato a fianco ad alcuni di questi artisti meravigliosi, di fama mondiale. Sto seguendo con costanza la scena americana di pop surrealismo, in cui nuovi nomi, di grande qualità, nascono quasi quotidianamente. Un luogo o un momento in particolare in cui riesci a concentrarti di più o ad essere più ispirata? Le grandi metropoli - culle della cultura urbana - come NYC, Paris, Barcelona - cariche di energia, varietà di persone, eventi, colori e vibrazioni, sono sempre di grande ispirazione per me. Altre volte, preferisco il loro esatto contrario: i luoghi lontani, di incontaminata e selvaggia natura. Infine, tornare a Torino con questa “ricarica” e rinchiudermi nel mio spazio lavorativo per creare. Questo mi sembra una combinazione ideale! Le tue prossime esposizioni? Attualmente è esposta una mia mostra personale di serial “Samsara” a Parigi, in un multispazio culturale molto cool di nome Djoon - con loro collaboro da più di un’anno, producendo la serie dei poster per i loro eventi che potete vedere nella mia pagina sul portale Behance: https://www.behance.net/gallery/DJOONPARIS-SERIAL-OF-MUSIC-POSTERS/10135297 Dopo aver consolidato la nostra collaborazione, abbiamo deciso di presentare i miei lavori nello spazio del loro club di Parigi. Oltre a questo, sto portando avanti prossime partecipazioni in alcuni group show ma la maggior parte del tempo è dedicato ad alcuni ambiziosi progetti di illustrazione e design. Una frase, citazione, poesia che rappresenta bene il tuo lavoro? “She the dreamer” era da sempre il mio moto, l’idea che mi ha portato avanti, ed è anche il titolo di alcune opere che ho realizzato in passato. a cura di Eva Perna
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fatti un libro di Alice Perna
La donna e’ un’isola Audur Ava Olafsdottir Devo ammettere che le mie letture hanno come filo conduttore la donna. A volte casualmente a volte ricercandole, mi ritrovo in storie legate all’universo femminile, magiche, capaci, forti. Così inizio il libro della nuova promessa della letteratura islandese, per gli amici Ava. C’è una donna con un grande senso di inadeguatezza, c’è l’Islanda, silenziosa e indipendente, come lei, che le si apre davanti. C’è un viaggio, intorno a questo affascinate paese, in macchina, con un bambino sordomuto Tumi. Il tutto è condito in appendice con 47 ricette di cucina e una scheda per fare la calza di lana ai ferri. Controindicazioni: finito il libro avrete voglia di partire per l’Islanda. La frase da postare : “È allora, precisamente in quel momento, che per la prima volta mi rendo davvero conto di quello che sono. Sono una donna al centro di un disegno, un
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disegno finemente intessuto, fatto di sentimenti e di tempo. E le cose che mi stanno capitando, e che hanno un impatto profondo sulla mia vita, sono talmente tante che sembra non si limitino ad avvenire semplicemente una dopo l’altra, ma piuttosto che accadano su diversi piani di pensieri, di sogni e di stati d’animo contemporaneamente: momenti inscritti all’interno di altri momenti”. Consiglio questo libro a: ‘chi piace la pioggia...’ La musica da ascoltare come colonna sonora a questo libro: Hoppìppolla, Sigur Ros Se ti è piaciuto, potrebbe piacerti anche: Il linguaggio segreto dei fiori, Vanessa Diffenbaugh PS: Da provare i biscotti pepe e cannella che trovate nel ricettario. Ancora di più, avrete l’impressione che la storia appena letta prenda vita.
film e pop corn di Eva Perna
the monuments men george clooney
con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John a distruggere ogni cosa in seguito alla caduta del Goodman, Jean Dujardin Reich? I Monument Men affronteranno una lotta contro “Se distruggi la cultura di un’intera generazione di il tempo piena di rischi ed insidie per impedire la un popolo, è come se non fosse mai esistita. distruzione di anni ed anni di cultura. E’ quello che vuole Hitler. Un film tratto da una storia vera e con un gran cast ad Ed è quello che non possiamo permettere.” interpretarlo, che farà appassionare alle sorti della Pala d’altare di Gand e della Madonna col Bambino L’esercito americano durante la Seconda Guerra di Michelangelo, anche i meno interessati all’arte. Mondiale arruola e spedisce un piccolo e d improbabile plotone di storici d’arte, curatori, Consigliato a: gli scettici del ‘Con la cultura non si direttori di musei ed architetti in Germania per una mangia’ missione al limite dell’impossibile: recuperare e restituire le opere d’arte trafugate dai tedeschi. Otto Serata adatta: Hamburger, patatine fritte e un uomini più a loro agio all’interno di silenziose stanze cinema comodo. di musei, o alle prese con un Da Vinci piuttosto che con un fucile, riusciranno a portare a termine Se ti è piaciuto potrebbe piacerti: “Pompei. Dal la loro missione prima che l’esercito tedesco arrivi British Museum”, “Pollock”
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intevista con..
ANNA PAOLINI
WWW.N-A-P-A-O.BLOGSPOT.IT WWW.FACEBOOK.COM/NAPAOILLUSTRA 34
“Negativo” Figure antropomorfe che si puliscono dalla grafite emergendo incontrasto, in negativo, raccontano metafore dell’attesa e dell’impotenza decisionale. Come Uccellini in attesa del rigurgito materno, della salvezza o della condanna, urliamo e starnazziamo in caduta libera ma pur sempre in pugno a decisioni altrui. Il raggiungimento di quello che ci viene promesso non ci renderà liberi, perchè in realtà non lo abbiamo scelto, ma sempre solo anelato. Uno sguardo nichilista alla condizione umana prende forma in una dimensione di tavole illustrate a grafite, dove le figure, bianche e pulite, emergono dalla pastosità e dalla pesantezza della trama in negativo in cui sono inglobate. 35
Chi sei? Mi chiamo Anna Paolini (Napao) e sono un illustratrice. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna in Pittura ,ho indirizzato i miei studi e la mia ricerca sul mondo dell’illustrazione concludendo l’Accademia internazionale di Comiscs a Reggio Emilia. Dal 2012 ho partecipato a expo collettive di illustrazione, ho inaugurato due personali e collaborato per progetti di grafica ed editoriali. Cosa tieni sul comodino? La raccolta “Fiabe Italiane” di Calvino, il posacenere (che pessima abitudine), la crema per i tatuaggi, ed in media, uno dei miei tre gatti , appollaiato sull’angolino.
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Conigli, gatti, uccellini. Qual’è il tuo legame con il mondo degli animali? Perchè scegli questi personaggi? E c’è un collegamento tra questi diversi soggetti? Sicuramente é un legame intenso e duraturo. Sono cresciuta con tanti compagni fedeli (sempre felini) ed in loro ho sempre colto uno sguardo ed una comprensione del mondo che mi affascina e rassicura. Amo la cruda onestá degli animali, che si manifesti con fusa spassionate o con scatti feroci, non posseggono filtri , che invece sento pesanti sull’essere umano. Credo sia questo il motivo per cui il mio immaginario si sia popolato di figure antropomorfe. Rende più facile comunicare stati d’animo privi di vergogna o di giudizio, proprio come nella raccolta “La Notte porta Coniglio” dove la voglia e necessitá di sentire liberi
e non giudicati i propri pensieri (dolci o terribili) si traduce nell’uso di uomini-coniglio dallo sguardo vuoto ma presente,dalle orecchie sottili come antenne e dai loro pensieri svincolati. Scelgo istintivamente un determinato animale per esprimere un preciso sentimento,idea,concetto, come nel caso degli uccellini, fragili ed ignari. Uso l’essere umano invece per raccontare ambiguitá. “Il raggiungimento di quello che ci viene promesso non ci renderà liberi, perchè in realtà non lo abbiamo scelto, ma sempre solo anelato.” Cosa intendi per ‘ciò che ci hanno promesso’? Parli di te in questa frase, della tua generazione o di chi? Parlo di me,della mia generazione e dell’essere umano in sé. Sempre troppo impegnato a perseguire un obiettivo,uno status,un compito assegnato, per
riuscire a sentire cosa desidera realmente. Credo che spesso ci sfugga il senso reale di libertá, e che venga assuefatto da desideri di massa, emessi della società e da chi ne manovra i fili a tal punto da farci credere siano nostri i sogni altrui o ancor peggio da portarci ad un desiderare fine a se stesso. Parlaci dei personaggi di questo progetto. Cosa vogliono rappresentare? Sono uccellini ancora non usciti dal nido, che bramosamente anelano ciò che gli viene presentato come “quello che non possono avere autonomamente” (i vermi che una simbolica madre tiene serrati nel becco). Rappresentano l’attesa di quel desiderio non maturato,non proprio ma indotto e quindi l’inganno di cui fanno parte.
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“Figure, bianche e pulite, emergono dalla pastosità e dalla pesantezza della trama in negativo in cui sono inglobate”. Vedo in questa frase un chiaro riferimento al nostro contesto socio-culturale. Qual’è la tua visione della situazione attuale e del futuro? Assolutamente. E quella che ne scaturisce è una visione piuttosto nichilista ma per me reale e tangibile. Ciò che vedo intorno é poco rassicurante. Un teatro in cui parti giá scritte fingono colpi di scena per rendere l’inganno più credibile. Siamo in un paese in cui invece di promuovere l’arte la si elimina addirittura dagli insegnamenti scolastici... per esempio..come in una sorta di inebetimento graduale. Per uscirne, per svegliarsi da questo torpore che attanaglia, credo che l’unica possibilitá sia proprio
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quella di essere puliti, integri ed in ciò differenziarsi dal resto. Abbiamo conosciuto le tue opere a Bologna, durante l’esposizione a Senape Vivaio Urbano. Come vedi il rapporto tra l’arte e questa città, Bologna? Vedo una Bologna in fermento.Stanno fortunatamente nascendo e crescendo spazi ed iniziative sempre più valide ed interessanti, totalmente autonome e orientate proprio all’inserimento dell’arte, della cultura, della natura,del consumo intelligente all’interno della cittá. Senape Viavaio Urbano ne é la dimostrazione. Design,arte,green e spazi da condividere. Secondo me é la direzione giusta per far crescere progetti ed intenzioni che coinvolgano tutti! Come anche la
seconda edizione di Cheap, festival di poster art che tenta di portare gallerie a cielo aperto per i quartieri di Bologna. Se tu non abitassi a Bologna, in quale città vorresti abitare? Sicuramente ad Istanbul! Hai dei riferimenti artistici, qualcuno che ispira il tuo lavoro? Nutro diversissime passioni artistiche che vanno dalla pienezza di Bosch, Kokoschka, fino ad arrivare all’Art Brut e poi a Munari ed allo Spazio comunicativo. Amo chi comunica il paradosso e un intimitá empatica.
Una canzone che associ a questo lavoro? “Down by the water” di Pj Harvey. Una frase o citazione che rappresenta il tuo lavoro? Mi viene in mente una frase di una poesia della Duras ..”Je n’ai plus rien dans la tête. Que des choses vides.” Come paradosso ci rivedo un po’ il mio lavoro. Esposizioni in corso o future? Al momento parte della raccolta “NeGaTiVo” é presso la galleria Open Art di Milano. In primavera (spero) presenterò il progetto completo a Bologna. a cura di Eva Perna
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N EW S O U N D intervista a francesca lonardelli direttrice del
Premio buscaglione
Vincitori del primo Buscaglione: Etruschi From Lakota Vincitori Premio della critica: Eugenio in via di gioia Vincitori Premio Tempesta: Il Pagliaccio
WWW.SOTTOILCIELODIFRED.IT WWW.FACEBOOK.COM/SOTTOILCIELODIFRED 44
Ciao Francesca, ci puoi raccontare come è andata questa terza edizione del Premio Buscaglione? Sono molto soddisfatta. E’ il risultato di un anno d’intenso lavoro; rispetto alle precedenti edizioni mi sono concentrata sulla costruzione di relazioni con realtà extra piemontesi, mi riferisco ai festival, ai media partner, ma anche al folto numero di giurati che provenivano da diverse città italiane. Questo lavoro ha permesso al festival di affermarsi ancora di più a livello nazionale sia per la diffusione della notizia del concorso, che ha attirato artisti da tutte le regioni, sia per diffondere le potenzialità stesse della manifestazione come momento di visibilità per tutte le band in concorso. La serata finale è stata la conferma di questo lavoro: nel backstage del premio, in un clima di totale familiarità, c’erano i finalisti, giornalisti del settore, musicisti professionisti, rappresentanti dei festival che facevano amicizia e si scambiavano opinioni. La soddisfazione più grande è far star bene le persone e nel frattempo segnare una direzione in un nuovo modo di organizzare eventi: autofinanziati, sostenuti da chi lavora con la musica tutti i giorni e partecipati da un pubblico attento. Possiamo sottoscrivere quanto
affermato nel “manifesto” del Premio in merito alla “competizione come semplice scusa per incontrarsi, per migliorarsi insieme”. Non meno importante era far arrivare in semifinale gruppi di livello, e ci siamo riusciti, lo dimostrano le tante affermazioni di affetto e stima che sono giunte da chi conta veramente per noi: gli altri festival con cui ci siamo legati e che per noi hanno veramente il polso della situazione di quello che sta accadendo nel mondo sommerso della musica indipendente italiana. Come è nato il tutto e perché proprio Fred? Il progetto nasce da uno studio approfondito, con una ricerca documentaria e delle fonti, sulla Torino notturna di Fred Buscaglione, sui luoghi di ritrovo dei ragazzi di allora, piole e balere, e sulla gavetta di Fred fatta di tanta fatica e sperimentazione musicale, così come faticano e sperimentano gli artisti a cui ci rivolgiamo. La prima edizione si è svolta nel febbraio 2010 per celebrare il cinquantenario dalla scomparsa di Buscaglione, personaggio molto amato dai giovani dei suoi tempi, ma poi man mano ingiustamente dimenticato.
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In contemporanea alla fase finale del premio c’era Sanremo, è stata una cosa fatta a posta o è un caso? Non trovi che il festival ligure trascuri un po’ troppo la parte “cantautorale postcontemporanea” italiana? Trovo, sottoscrivo e sottolineo. A parte gli scherzi, penso che Sanremo sia un’istituzione. Vecchio, ma un’istiuzione… Però, se me lo concedi, vorrei approfondire il rapporto che sento fra il nostro concorso e il gigante dei concorsi italiani. La riflessione va articolata in due filoni. Il primo segue la logica dell’eterna lotta fra l’underground e il mainstream. Il secondo la collocazione storica e il parallelismo evidente. Il festival di Sanremo innanzitutto è IL festival della musica leggera, un tipo di musica di facile ascolto e destinata al consumo di massa. Gusto di massa per soddisfare un consumo di massa che a suo volta deve gratificare gli investimenti delle major, che per riscuotere fanno enormi investimenti in campo promozionale, diciamo un vero martellamento a media unificati. Gli artisti che intercettiamo noi, con il nostro concorso, sono molto lontani da questo “sistema” e verosimilmente, anche dopo essere usciti vincitori dal nostro premio, lo saranno per diversi anni o per tutta la vita. Ma la prova più evidente che ci si sta muovendo nel mondo underground è che non siamo oggetto di nessun tipo d’investimento economico., non ci fila nessuno. Vuol dire che siamo sulla strada giusta Per quanto riguarda il parallelismo storico, invece, il festival di Sanremo nasce nel 1950. Ah! Gli anni ’50, quel decennio che ha stravolto la cultura occidentale: sparivano i contadini e nascevano i telespettatori! Appunto, Sanremo nasce nell’Italia anni ’50, quell’Italia che usciva dal grande conflitto per buttarsi nel boom economico. E proprio in quell’anno si sente l’esigenza di far nascere un festival della musica ITALIANA, un modo per riportare la canzone nazionale, in quel momento influenzata dai ritmi “americani” , alla tradizione più rassicurante della romanza e della musica napoletana, e via con l’esaltare la patria, cantare l’amore, la famiglia, i caduti… Insomma, un festival indiscutibilmente nato e nutrito di quella che era l’emotività dei suoi fruitori. E ancora profondamente legato a quell’immaginario, non
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tanto perché si parla di “patria” in ciò che si sente oggi a Sanremo, ma perché la parola d’ordine è “rassicurare”, “consolare”, mantenere lo status quo del telespettatore. Noi nasciamo nel primo decennio del 2000, decennio che ha stravolto di nuovo l’assetto sociale, economico e comunicativo dell’occidente. Come può essere il festival di Sanremo coerente con quello che in realtà ci circonda veramente? Noi nasciamo in parallelo all’affermazione di nuove esigenze espressive della canzone italiana, che non sono “leggere” o forse lo sono a volte nella scelta della melodia, ma sicuramente molto meno nei contenuti. E non è neanche la canzone di protesta degli anni ’70. E’ un’altra cosa. E noi siamo qui per intercettarla. Tutta l’organizzazione deve essere costata un bel po’ di soldi e fatica, avete fatto tutto da soli o vi ha aiutato qualcuno? T U T T O D A S O L I! ahahha.. mi viene da ridere.. perché se lo si dice non ci si crede, però è così. Purtroppo la linea dei contributi dalla prima edizione ad oggi è inversamente proporzionale al successo del festival. Quest’anno abbiamo/hanno toccato il fondo dandoci fra i vari enti in tutto 5.000 euro di contributo. E se pensi che solo per il primo premio ne diamo via 3.000, puoi immaginarti che gran sollievo. Non credo sia solo colpa dei tagli alla cultura, credo che ci sia in zona istituzioni una nebbia fitta che impedisce loro di vedere quali realtà meritino un contributo proporzionale all’efficacia. Ma la risposta a tutto questo è Avanzi di balera, la festa con cui finanziamo l’80% del festival. Il premio è biennale perché ci vogliono 2 anni per far cassa con Avanzi. Ok Francesca, Idea Generation augura a te e alla tua associazione tante belle cose, c’è bisogno di persone che si fanno in quattro per valorizzare la nuova arte. Grazie a presto.
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iN OCCASIONE DEL P
lo stato
Abbiamo intervistato Lodo Guenzi, cantante degli Stato Sociale, stasera in veste di presentatore del Premio Buscaglione. Allora come è andata questa esperienza? Non mi trovo esattamente a mio agio però forse alla fine me la sono cavata. In tre sere ho avuto tre minuti in cui ho fatto un pezzo coi Management del Dolore Post Operatorio: ho tirato giù delle aste e delle cose perché avevo bisogno di sfogarmi un po’. “La pasticca blu” Si esatto. Comunque sono contento che sia finita bene perché in fondo c’erano dei gruppi molto fighi.
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Cosa ne pensi dell’Associazione FEA e di questo Premio? E’ l’unico concorso che abbiamo mai fatto nella nostra vita, abbiamo vinto e abbiamo deciso di non partecipare più a nessun concorso, ovviamente. Perché comunque ritirarsi da imbattuti è molto bello! Il premio è bello. E’ tutto molto bello, non paghi per iscriverti e ti danno dei soldi se vinci. Una volta ti davano anche una boccia di Barbera se vincevi, adesso pare che sia andata persa e questa è una cosa brutta. Però il livello musicale si è alzato: l’anno scorso ha vinto un gruppo di merda e quest’anno invece ha vinto un gruppo figo quindi - il progresso c’è!
PREMIO BUSCAGLIONE.
o sociale
Con il vostro disco avete girato questo paese in lungo e largo, quindi vi sarete fatti un quadro generale di questo paese: associazioni, centri sociali e altre realtà. Ormai ne avrete conosciute parecchie… E’ la parte migliore di questo paese, soprattutto d’estate quando vai in posti sperduti dove 10-15 ragazzi gratis o rimettendoci i loro soldi cercano in tutti i modi di allestire un palco, pagare dei cachet, fare un festival e muovere in qualche maniera le cose. E’ una cosa splendida. E’ uno dei pochi casi in cui anche i soldi che girano in alto fanno la turnica riscendono i basso poi risalgono. Un po’ come le foglie d’autunno no? Passano in basso: molto spesso si suona in certe
città per un assessore di qualche partito, che ha messo i soldi per questa cosa, ma è ignaro del fatto che ci siano dei ragazzi volontari che i soldi li spendono per fare qualcosa di bello. In effetti tante volte ci mettono la faccia però poi l’aiuto vero non arriva Il problema vero è che loro sono fondamentalmente convinti che se te fai una cosa bella che fa uscire di casa la gente crea un momento di comunità e crea un progresso culturale o non fai un cazzo è la stessa cosa, con la differenza che se non fai un cazzo ci sono 5-6 vecchi che non si lamentano. E fondamentalmente quei vecchi sono gli unici che riescono a votarli.
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Questo è un problema, perché l’Italia non è un paese così vecchio come si crede. Non è un paese per vecchi? E’ un paese con più giovani rispetto a quello che pensi. Se vai a vedere l’età media di chi vota, questi vengono votati solo dai vecchi per il semplice fatto che tendono a preservare un ordine precostituito sempre al ribasso verso il nulla, perché se non fai niente, dice il maestro Zen, tu non puoi stare fermo, o vai avanti e vai indietro. Se hai la percezione di stare fermo, probabilmente stai andando indietro. Questo è un paese che sta andando indietro per tutte le volte che sta fermo. Fase politica archiviata. Per quanto riguarda il vostro futuro come Stato Sociale? In questi giorni eravate in studio a registrare? Si faremo un nuovo disco, questa è la notizia, non so esattamente quando uscirà, non so un sacco di cose. Per tanti motivi è difficile, perché ci sono una serie di responsabilità psicologiche, economiche da capire rispetto al gioco che è stato fare Turisti della Democrazia. Però ho capito l’altro giorno che almeno per me questa cosa nuova sembra il triplo migliore rispetto alla precedente. A livello musicale ci sono dei cambiamenti o si prosegue sulla via electro pop? E’ come se tutte le cose che erano in luce, in momenti diversi siano più esasperate. E’ un disco più punk, un disco più elettronico, più ska e più reggae. Ci sono più voci che cantano, noi 5 più molti altri ospiti. La scrittura invece è sempre a più mani? La scrittura è sempre in collettivo, questo disco rispetto a Turisti ha un po’ più pezzi miei. Però sai non siamo solo noi a scrivere, a volte vai a bere con qualche amico, dicono un qualcosa che ci piace e la buttiamo giù. Ok ultima domanda marzulliana, fatti una domanda e datti una risposta. Come superare questo forte momento di empass che sto attraversando? Fottersene. a cura di Emanuele baronti
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Il circo Zen continua a mandare affanculo tutto e tutti, con un disco più cupo rispetto ai precedenti in madrelingua, certo non mancano le classiche ballate folk punk come “Vai vai vai” ma nel complesso il messaggio che viene fuori è molto amaro. La prima domanda è questa: questo paese ha una speranza? Beh, “Vai, vai, vai” mi sembra tutto fuorchè una ballata, anzi, è il pezzo più tirato del disco. Credo che “Nati per subire” sfoggi una tinta molto più cupa... mi vengono in mente la title track, “Cattivo pagatore”, oppure “Il mattino ha l’oro in bocca”. Certo, “Canzoni contro la natura” non è un disco solare, ma cova al suo interno una luce che ogni tanto fa capolino dal “fatalismo zen”. A mio avviso la speranza non va pretesa esclusivamente dal paese in cui abiti.
La popolazione è il volto primario di questa nazione, abitata da tantissimi singoli cittadini, una moltitudine di teste ed umori. Dare sempre e costantemente la colpa esclusivamente al governo o allo stato è troppo facile, soprattutto quando la nostra natura è sovente scorretta, disonesta ed indolente. Siete entrati nella top ten di vendite FIMI e al primo posto, per tre giorni, nella classifica di Itunes. Che siano i primi sintomi di una scalata degli Zen Circus al grande pubblico in Italia? Riusciremo a sentirvi prima o poi sui grandi canali dominati dai soliti Jovanotti, Ligabue, Vasco Rossi etc..? Nessun album degli Zen ha mai avuto un consenso di vendite così ampio... nessuno di noi si aspettava un primo posto in classifica. Va anche detto che non è stato un evento scaturito dal nulla...
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attraverso ogni disco, piano piano, facciamo un passettino in avanti, conquistando sempre più pubblico... siamo delle tartarughine incazzose. “Viva” ha rappresentato, nell’immediato, il nostro singolo più amato ed ascoltato di sempre. Essere riusciti a conquistare tutto questo con uno degli album più sonoricamente cattivi della nostra discografia in italiano... beh, è una gran bella soddisfazione. Sinceramente siamo contentissimi così, di finire in rotazione su RTL non ce ne importa, arrivati all’ottavo disco continuiamo ad andare dritti per la nostra strada, poi quello che arriva arriva. Abbiamo un pubblico numeroso e bellissimo, ragazzi e ragazze alle quali (per quanto codesta frase possa sembrare uno stucchevole luogo comune) vogliamo davvero TANTO bene... abbiamo con i fan un rapporto il più diretto e sincero possibile... lottiamo con i denti perchè questa cosa non cambi mai. “Canzoni Contro La Natura” mi ha lasciato un po’ incerto dal punto di vista musicale, il vostro trio folk punk funziona molto dal vivo, ma mi aspettavo un attenzione maggiore nella parte studio, come avete affrontato la fase di registrazione? Come mai la scelta di non affiancarsi ad un produttore artistico? “Canzoni contro la natura” è il secondo disco di fila registrato senza un produttore artistico esterno; anche “Nati per subire” lo avevamo prodotto da soli. Nei dischi passati non abbiamo mai lasciato le redini dell’album a qualcuno che lo gestisse in modo tirannico... abbiamo lavorato (con persone favolose come Brian Ritchie dei Violent femmes e Manu Fusaroli) sempre in modo sano e collaborativo, tratto essenziale per la buona riuscita di un album composto e suonato da una band. Semplicemente con questo lavoro volevamo portare il suono e l’esecuzione live degli Zen Circus all’interno di un album fatto in studio: presa diretta, poche sovraincisioni ed un’attenzione particolare nel tenere le prime take, per mantenere la naturalezza e la freschezza diretta del live. Nei dischi precedenti talvolta aleggiava uno stacco troppo netto tra album e live, tante sovraincisioni, arrangiamenti più ingombranti ed una produzione (come nel caso di Nati per subire) molto cristallina e pulita. Niente di male eh, capace il prossimo album lo facciamo con arrangiamenti di musica medioevale, oppure triggeriamo anche le mattonelle... chi lo sa... per questo disco le intenzioni erano queste e siamo contentissimi. È la prima volta che, usciti dallo studio, tutti e tre siamo convinti al 100% del lavoro svolto. Cosa mai successa in precedenza.
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C’è stata una breve pausa durante la quale avete preso strade “soliste”, come mai questa scelta? Ha portato dei cambiamenti? Da sei anni andavamo dritti come treni, tra tour lunghissimi e studio di registrazione. Avevamo bisogno di fermarci un attimo per prendere il fiato e comporre e registrare il disco nuovo con calma, senza ridursi a provare i pezzi ai soundcheck dei concerti e in un tempo limitato in sala prove. Questo ha creato una voglia enorme di suonare insieme... quando ci siamo ritrovati a maggio l’entusiasmo era palpabile, non eravamo mai stati così contenti (e conta che amiamo moltissimo
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suonare insieme). Le strade soliste servono moltissimo, portano una boccata di ossigeno, musicalmente e psicologicamente. Sono spesso un toccasana e donanoun nuovo vigore ai progetti principali Siamo nel periodo San Remo, come la pensano gli Zen su questo Festival della Canzone Italiana? Non c’è niente di male nel Festival di Sanremo in sé. Il tratto incredibilmente negativo è il suo essere l’unica (o quasi) grande vetrina musicale su scala nazionale.
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Sanremo non rappresenta la musica italiana, che sia essa rock, pop, metal, punk jazz o vattelappesca. È una tradizione, e come tale può avere un valore. Io quando posso lo guardo volentieri... è un’esperienza antropologica curiosa e, talvolta, divertente. Quali sono le tappe del tour che vi aspetta?
Grazie per questa chiacchierata! Un ultima cosa, visto che la nostra è una webzine dedicata all’arte, scegliete una foto, un quadro o un opera che vi rappresenta… L’isola dei morti di Böcklin, un quadro che adoriamo. a cura di Emanuele baronti
Il 7 marzo inizierà la prima parte del tour, 14 date in 45 giorni, poi via con l’estiva, a meno che non ci si pianti in uno spartitraffico con il furgone.
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intevista con..
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“here’s another sunday morning call you head your head a-bangin’ at the door. sunday morning call” - Oasis 61
‘’early dawing sunday morning it’s just the wasted years so close behind’’ Sunday morning - The Velvet Undergroun Parlaci di te... chi sei ? Nata nel gennaio del 1983, negli anni a seguire la fotografia non mi ha appassionata per niente, anzi, ne avevo il timore: mio padre, fotografo amatoriale, mi obbligava a fare qualche scatto ogni volta che prendeva la macchina fotografica e io non sopportavo l’idea di stare impalata davanti all’obbiettivo. Con il tempo però qualcosa è cambiato, da quando mi sono accorta di stare dalla parte sbagliata dell’obbietivo.
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E’ successo che l’amore, i viaggi e la musica, mi hanno portato ad avere bisogno di documentare tutto, per avere tutto, quando questi non erano con me. Con il tempo ho deciso di migliorarmi, è stato un percorso lungo e tanto atteso ma alla fine mi sono diplomata alla scuola APAB di Firenze e adesso collaboro con la rivista di musica OCA NERA , facendo per loro report di live in Toscana.
“Everyday is like Sunday, everyday is silent and grey. everyday is like sunday” - Morrissey Raccontaci.. da cosa è nato il tuo progetto Sunday? Sunday nasce dall’esigenza di rappresentare la musica: con questo progetto voglio illustrare canzoni che raccontano di domeniche diverse, canzoni ascoltate oltre la sonorità e oltre le parole, descritte per quello che ti lasciano, per l’emozione che può diventare immagine. Citando i Tre Allegri Ragazzi Morti, mi sono chiesta : ‘’di che cosa parla veramente una canzone?’’ Nel caso di SUNDAY ho
voluto raccontare la mia visone delle diverse canzoni, riproponendo ipotetiche copertine dei singoli da me scelti. Con esse si ha un impatto visivo, la copertina “veste la musica” , diventa mezzo di comunicazione. E’ un’interpretazione personale, senza pretese, solo il mio modo di ascoltare e vivere la musica. Da sempre colleziono immagini che parlano di musica, report di live, così come foto di copertine di dischi .
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“They say if something should fly away and it fly’s back to you again then it is yours. Whatch them fly sunday” - Stereophonics 65
“There’s no other ending Sunday sun Yeasterday is ending Sunday sun Sunday sun” - Beck
Il binomio musica e fotografia è sempre stato per me fondamentale e da un pezzo a questa parte ho deciso di contribuire in qualche modo. Perchè canzoni che parlano della domenica? Come mai questa scelta? ‘’Orrenda domenica, nemica dell’umanità.’’ così scrive Saul Bellow, ne Le avventure di Augie March. E così anche in queste canzoni la domenica ci si
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rassegna, a volte si fa finta di sperare, altre volte ci si sente forti e altre invece si muore. Ci sono milioni di canzoni che raccontano anche gli altri giorni della settimana, ma la domenica, ha un sapore diverso, la domenica delle mie canzoni sa di gioia apatica, di rassegnazione in alcuni casi, perchè forse, sarebbe meglio non fermarsi mai. Domenica è riposo certo, ma è già fine, domenica è noia. Si vive il sabato, la domenica tutto è già finito. Tanto attesa, ma poi non sappiamo viverla.
“Cause there’s something in a Sunday that makes a body feel alone. sunday morning coming down” - Jhonny Cash
‘’Perchè c’è qualcosa nella domenica che ci fa sentire soli’’ così Jhonny Cash cantava il suo rammarico nei confronti di questo giorno e in altri modi, tanti artisti dopo di lui. La mia non vuole essere però una visione pessimistica della vita, anzi un incoraggiamento a passare lunedì infernali e sabati da non dimenticare, bisogna sempre provare, sbagliare, senza fermarsi mai.
Com’è essere un giovane fotografo oggi ? Non posso non rispondere riprendendo quello che ho appena finito di dire : per un giovane fotografo di oggi non deve esistere la domenica. Non si deve quindi mai fermare, non deve mai smettere di provare cose nuove, deve sapere con cosa ha a che fare e deve soprattutto saper raccontare con le immagini. Un giovane fotografo oggi, deve essere umile, ma pieno zeppo di curiosità.
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“I know a girl from a lonely street cold as ice cream but still a sweet. Dry your eyes, Sunday girl Sunday girl “ - Blondie
C’è qualcuno a che ispira il tuo lavoro, il tuo modo di fotografare ? Amo molto il lavoro di due grandi fotografe: Diane Arbus e Nan Goldin. Ognuna a suo modo, racconta con scatti di natura intima, il diverso. Poi ci sono Annie Leibovitz, Penni Smith, Anton Corbijn, Robert Mapplethorpe e altri ancora che hanno saputo raccontare la musica in maniera eccellente, che hanno portato le atmosfere dei backstage e dei palchi a portata di occhi e che per me sono pane quotidiano.
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Una frase o citazione che ti rappresenta? ‘’La fotografia è muta, la musica è cieca:ma che spettacolo, che fuochi d’artificio quando queste due arti diversamente abili s’incontrano.’’ Gino Castaldo a cura di Martina Donati
“A perfect ending to a perfect day a perfect ending, what can i say to you - lonely sunday friend with you sunday never ends. sunday “ - Sonic Youth
WWW.FLICKR.COM/PHOTO/FRALESTELLE Collaborazione per foto dei live:
WWW.OCANERAROCK.WORDPRESS.COM
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in agenda
Vassily Kandinsky La Collezione del Centro Pompidou 70
Titolo: “Gelb - rot - blau” 1925
17 Dicembre 2013 – 27 Aprile 2014 Milano, Palazzo Reale 71
Titolo: “Venice n° 4” 1903
Inizia così con un nome, la mostra curata da Angela Lampe (conservatrice del Centre Pompidou di Parigi) e Ada Masoero; più di 80 opere solcano le sale attraversando la cronologia principale dell’autore russo. La pastosità delle tele, il rapporto di incontro e scontro tra schizzi e opere a colore, riesce a coinvolgere e a far rimanere lo spettatore attento e vigile. Mostra ben strutturata pur con la pecca del poco respiro tra le varie sale, che non permette il tempo necessario per una giusta comprensione ma precipita l’osservatore all’interno di un caleidoscopio; le pareti nere e blu formano la giusta atmosfera,
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preparando lo sguardo a percepire quello che di nuovo ogni dipinto ci può mostrare. La narrazione da favola russa della prima sala lascia subito il posto all’astrazione, tutto è così vicino, le forme e i colori, lo spettatore diventa parte integrante dell’opera. “Non vorrei passare per un ‘simbolista’, per un ‘romantico’, per un ‘costruttivista’.Mi accontenterei che lo spettatore sentisse in sé la vita interiore delle forze vive adoperate, nella loro relazione, che passando da un quadro all’altro scoprisse ogni volta un contenuto pittorico diverso.” Kandinsky ci
accoglie con i cinque guazzi per la decorazione del salone della Juryfreie Kunstausstellung, è proprio questo quello che ci spinge ad entrare, a procedere oltre, l’immersione totale, dovuta e voluta con un autore di tale calibro. Unica pecca il costo, intero 11€ ridotto 9,50€, ma la magia è tale che il prezzo passa in secondo piano. Kandinsky. La Collezione del Centro Pompidou 17 Dicembre 2013 – 27 Aprile 2014 Milano, Palazzo Reale Di Giulia Casaro
Orari Lunedì 14.30 – 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 Giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Biglietti Intero > € 11,00 con audio guida gratuita Ridotto > € 9,50 con audio guida gratuita
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mangia e bevi
ZOO
Una recensione un po’ particolare per questo numero: prima di tutto che cosa è Zoo? Zoo è un sacco di cose: pasticceria, galleria, libreria, negozio di giocattoli e sede di laboratori per bambini e adulti. Come? Non è un café per come siamo abituati a pensarlo, anche se ospita uno splendido brunch domenicale. Non è nemmeno un negozio vero e proprio, anche se c’è un’area dedicata alla vendita di Abiti e Giocattoli creati a Mano. Non è una galleria d’arte anche se vi troverete sempre in corso una mostra. Luogo per grandi e per piccoli. Zoo nasce qualche mese fa come grande Laboratorio Culturale per mano di Rebecca Fosser, Lucia Principe, Elisa Delogu, Noemi Bermani e Paola Parenti che sono state capaci di mettere in un unico progetto la loro artigianalità e creatività. In Zoo sono infatti stati riuniti l’atelier di design Pesci Pneumatici, la Bakery Offelleria Sorelle Fosser e il laboratorio di
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arti grafiche Bradipo. Il risultato è sorprendente, con un suo modo tutto speciale, che ricorda “Alice nel Paese delle Meraviglie”, un luogo in continua evoluzione e meravigliosamente versatile. Noi lo consigliamo per il Brunch Domenicale. Con 12 Euro potrete combinare il vostro Brunch con 2 scelte tra Bagels farciti, serviti anche nella tradizionale formula con salmone e crema di formaggio, oppure tra invitanti sandwich e 1 scelta dolce tra un Cheesecake, un Carrot Cake, una Red Velvet oppure Brownies e Cupcakes. Il tutto è realizzato con prodotti e farine bio e a chilometro zero unendo la golosità senza freni dei dolci americani all’attenzione alle materie prime di provenienza locale. Caffè americano e succhi ricercati fatti con frutta e verdura di Stagione accompagneranno il vostro risveglio Domenicale.
E se la mentalità un po’ troppo americana del Brunch non fosse per voi vi ricordiamo che ci sono innumerevoli occasioni per visitarlo: dalle mostre, ai corsi per grandi e piccoli, dagli aperitivi a una merenda pomeridiana. Presto una sosta allo Zoo di Bologna diventerà presto tappa fissa di ogni giro che si rispetti sotto le due torri. Da 0 a 99 anni.
zoo STRADA MAGGIORE 50/A BOLOGNA Martedì-Sabato 10:30-19:30, Domenica 11.00-16.00 75
l’arte di viaggiare di Gabriele Bertacchi
il paradiso a san gimignano WWW.EVENTOMONDANO.WORDPRESS.COM/
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Quattro amici, qualche soldo da sperperare e la sana voglia di fare una bella girata. Nell’ affascinante Toscana sono circa un milione i bei posti da andare a visitare, fra questi San Gimignano non può assolutamente mancare. Servono poche cose: un’auto, una bella compagnia e la fortuna di essere graziati dal sole, questi tre ingredienti sono la base di un’ottima ricetta per gustarvi una bella giornata. Già solo la gita in macchina, circondati da un verde mare ondeggiante, ti fa capire che non rimpiangerai la scelta. Ma quando, appena prima di arrivare in città, incontri l’indicazione Paradiso a 900 metri, sei certo di aver fatto la cosa giusta. Appena entri in città, puoi subito assaggiare il profumo della tipicità Toscana, ogni angolo è un tripudio di salumi, formaggi di ogni tipo ed immancabilmente il vino, fantastico vino. L’acquolina cresce ad ogni passo e non puoi resistere più di mezz’ora alla tentazione, poi guardi l’orologio, ti accorgi che sono solo le undici e mezzo, ci pensi un po’ sopra e ti dici “ma chi se ne frega” e parti alla ricerca dell’ispirazione culinaria. Bastano pochi passi, ed eccolo li quel posticino riservato a cui aspiravi. Nel nostro caso si si concretizza nel di Vinorum (Piazza Cisterna, 30 | Via degli Innocenti, 5) un simpatico localino che riesce a sfamare sia lo stomaco che gli occhi. Situato su un lato del paese, offre, oltre che a stuzzichevoli piatti, una splendida veduta delle colline, ottima da abbinare ad un buon bicchiere di vino. Rifocillati nel corpo e nello spirito, arriva il momento di visitare il borgo. Non vi servirà molto tempo, essendo su un colle la grandezza non è certo quella di una metropoli, ma potrete lo stesso godere di opere architettoniche medievali che vi cattureranno lo sguardo. Finito il piacevole, ma se pur breve, tour, non vi resta altro che riprendere la strada di casa, lasciandovi alle spalle il paradiso. Dimenticavo, ricordate i soldi da sperperare…è arrivato il momento di utilizzarli. Non potete andarvene senza un ricordino gastronomico, come ricorda giustamente una signora: “qui un è la Cooppe”!
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RegaliAMO la cultura. Bang On quest’anno presenta un nuovo progetto, si chiama LibriLiberi! L’intento è di promuovere la lettura, l’obiettivo è di renderla un piacere gratuito e la possibilità di trovare i libri in luoghi e pubblici esercizi che fanno parte della quotidianità. Li abbiamo liberati e adesso potrai trovarli nella sala d’attesa di un ambulatorio, in un negozio, al bar. Potrai riconoscerli perché porteranno un timbro: Questo libro non si compra, né si vende. Per partecipare non ci sono regole, il libro può essere preso, passato a qualcun’ altro, rilasciato di nuovo dove preferisci o se ti è piaciuto, perchè no, puoi tenerlo . Una sorta di piccola biblioteca itinerante che collega persone e luoghi, partendo innanzitutto da un piccolo atto di generosità. Buona lettura da Bang On!
Per info: bangonartist@gmail.com www.ideagenerationmag.it