MUSEO DELL’OLIO D’OLIVA Cisano di Bardolino - Lago di Garda - Italy
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1. Presentazione del Museo | 2. Sala delle lampade ad olio | 3. Sala della pressa a leva | 4. Sala delle oliere | 5. Sala delle presse in ferro 6. Sala della ruota a trazione idrica - esterno | 7. Sala della ruota a trazione idrica - interno | 8. Sala della caldaia e delle giare | 9. Oliaro
Presentazione del Museo
Il frantoio dall’artigianato rurale agli albori della tecnologia industriale: questo è il filo conduttore del MUSEO DELL’OLIO, ideato e realizzato da Umberto Turri nella primavera del 1988. Museo aziendale, nonché prima iniziativa di questo tipo in Italia, riceve una media annua di 50.000 visitatori. È una rassegna unica nel suo genere, che vuol dare testimonianza di un sistema produttivo che ha coinvolto per oltre un millennio le popolazioni rurali dell’area mediterranea. È anche la storia di un territorio e di una civiltà che, pur con scarse risorse e conoscenze scientifiche, si è misurata per secoli con la fatica e il lavoro necessario per estrarre da un frutto così prezioso, l’oliva, un alimento di primaria importanza. Il percorso si snoda a partire da un’epoca in cui le tecniche di lavorazione erano statiche e immutabili per giungere, agli inizi del Novecento, all’acquisizione delle opportunità offerte dalla nascente industria meccanica e dai rapidissimi progressi della tecnologia.
In esposizione troviamo strumenti antichi e inconsueti, in uso nei frantoi dal Settecento sino agli inizi del Novecento, oltre a suppellettili e attrezzi utilizzati in varie epoche. Domina un’imponente pressa a leva in legno di quercia, un frantoio azionato da una ruota a trazione idrica (perfettamente funzionante) e altri originali esemplari di presse in legno e in ferro. Un’apposita sezione racconta la coltivazione dell’olivo e la produzione dell’olio, attraverso pannelli didattici e video. Il Museo dell’olio d’oliva ha suscitato anche l’interesse dei mass media: numerosi articoli e servizi televisivi lo hanno fatto conoscere anche in Europa. Dell’attività museale si occupano direttamente Flavio Turri e la moglie Liliana Martino, che hanno ereditato la passione da Umberto e hanno ampliato ulteriormente le sale espositive.
Sala delle lampade ad olio
Nella sala si può ammirare una collezione di lampade ad olio di varie epoche. Nell’antichità il sistema di illuminazione era sostanzialmente basato sulle lampade ad olio, i cui modelli più antichi erano d’argilla. Relativamente facili da produrre, non costose e agevolmente trasportabili, erano perlopiù prive di coperchio e consistevano in un contenitore piatto con beccuccio per lo stoppino sul bordo. Gli stoppini erano ricavati da piante o fibre animali. Successivamente questo tipo di lampada ad olio è stato sostituito
da un modello più pratico munito di coperchio, in forma di scatola piatta e con un beccuccio sul bordo. Il coperchio proteggeva l’olio dalle impurità. In seguito furono aggiunti i manici, uno o più beccucci e fori di ventilazione. Le lampade ad olio venivano usate su una superficie liscia o venivano appese ad una catena. I materiali più usati erano la terracotta e il bronzo, raramente l’oro, l’argento, il vetro o la pietra. Sono state ritrovate particolari lucerne a forma di animali, corni, ghiande, piedi, teste o esseri umani.
Sala della pressa a leva
Nella sala sono esposti macchinari e attrezzature, tutte in legno, di epoche diverse, risalenti a un periodo che va dai primi del Settecento sino alla fine dell’Ottocento. Nella parte centrale della sala si può notare una grande macina che veniva utilizzata per eseguire la prima lavorazione delle olive, azionata da un cavallo o da un asino. Il peso delle ruote in movimento consentiva la rottura della polpa e dei noccioli in modo da ottenere una pasta omogenea pronta per la successiva spremitura. La fase successiva della lavorazione veniva eseguita dalla grande pressa a leva che si può ammirare nella sala, uno dei pezzi più importanti e significativi del museo.
La pasta ottenuta veniva disposta in appositi “fiscoli” che, sottoposti a pressione, lasciavano filtrare il mosto. Il residuo solido, chiamato sansa, veniva utilizzato in genere per il riscaldamento. Conosciuta già dagli Egizi, la pressa a leva ha rappresentato per secoli il sistema di spremitura più diffuso. Terza ed ultima fase: dopo la spremitura con la pressa a leva si otteneva un mosto composto da 2/3 di acqua ed 1/3 di olio che veniva raccolto in un contenitore e successivamente versato nel cosiddetto “sottino”, un recipiente in terracotta di medie dimensioni. Grazie al diverso peso specifico, l’olio più leggero affiorava in superficie e veniva raccolto con un mestolo.
Sala della pressa a leva
Nella sala si può inoltre ammirare un antico frantoio cosiddetto “alla genovese”. La macina, costruita con la tipica pietra di Lavagna di colore nero, è rastremata nella circonferenza per facilitare la rottura dei noccioli molto resistenti. Il frantoio era azionato dalla forza di un cavallo o di un asino, e un complesso sistema di ingranaggi trasmetteva il movimento alla ruota.
Pressa a leva (epoca costruzione: 1700 circa). Ultime testimonianze sul Garda: - Cisano, in piazza. Bardolino, in località Paerno. - Cavaion, in località Torcoli.
Macina a trazione animale (epoca costruzione: 1800 circa). Ultime testimonianze sul Garda: in tutti i paesi della riviera. Di grande interesse sono quelli ancora installati a Torri del Benaco, in località Crero e a Caprino, in località Porcino.
Frantoio “alla genovese” (epoca costruzione: 1800 circa). Ultime testimonianze sul Garda: in tutti i paesi rivieraschi prima dell’introduzione delle presse idrauliche in ferro (1920 circa).
Sala delle oliere
La sala ospita un’importante collezione di oliere del periodo compreso tra la fine del Settecento e gli inizi del Novecento. Esse provengono da varie regioni d’Europa ma anche dal Nord Africa e dalle Indie. Le oliere in argento e cristallo sono quelle che hanno maggior valore artistico, ma non mancano anche pregevoli esemplari in ceramica e in porcellana. Quelle in argento hanno in genere una base poggiante su quattro piedini e un lungo manico centrale terminante con un’impugnatura ad anello per maneggiare l’oggetto.
Ai lati del manico sono posti i cestini, largamente traforati, destinati ad alloggiare le ampolle dell’olio e dell’aceto. Molto spesso sono ricavati anche dei supporti circolari destinati ad alloggiare i tappi delle bottiglie. Nella sala si può ammirare una collezione di antiche stampe raffiguranti immagini di uliveti sul Garda, una biblioteca dove sono conservati testi antichi e moderni inerenti la storia dell’olivicoltura e i metodi di estrazione dell’olio nonché riproduzioni di modellini di frantoi di varie epoche.
Sala delle presse in ferro
Nella sala è stato ricostruito, con pezzi originali, un antico frantoio in stile Liberty del 1927, proveniente da Solana de Los Barros, nella provincia di Badajoz, città spagnola situata nella meravigliosa regione dell’Estremadura. La nostra azienda ha deciso di salvare questo importante pezzo di storia, che ci è stato segnalato dal proprietario stesso dell’antico frantoio, il quale ci ha contattati personalmente dopo aver visto il nostro sito internet. Abbiamo avviato le procedure di spostamento solo dopo aver eseguito un accurato studio di fattibilità. Lo sforzo è stato notevole sia sotto il profilo economico sia sotto quello logistico. Sono stati necessari alcuni camion per trasportare l’antico
frantoio dalla località di origine sino a Bardolino. L’impianto, originalmente, funzionava con una macchina a vapore installata esternamente all’edificio, sostituita successivamente dall’energia elettrica, e occupava uno spazio di circa 500 metri quadri. Era composto da una grande macina in pietra con tre ruote coniche, tre presse in ferro di notevoli dimensioni e tre pompe che generavano pressione tramite un intricato sistema di tubi posizionati nel pavimento. La pressione generata dalle pompe muoveva il pistone posizionato nella parte sottostante il carrello che conteneva una colonna di fiscoli ricolmi di pasta triturata, dalla quale si otteneva un liquido oleoso composto da acqua e olio.
Sala delle presse in ferro
La separazione dei due elementi avveniva tramite alcune vasche di decantazione. Una caratteristica importante di questo impianto è l’introduzione, nel 1962, della termogramolatrice, un originale ed innovativo macchinario esposto nella sala del museo. Con l’utilizzo della termogramolatrice si otteneva un miglior rendimento poiché l’olio si separava rapidamente dalla pasta, consentendo di eseguire la pressione in una sola operazione, affinché l’olio non perdesse il suo aroma impedendo l’avvio di ossidazioni.
Questo impianto rappresenta l’evoluzione tecnologica avvenuta ai primi del Novecento in tutti i settori dell’industria. Anche il settore oleario beneficiò di questo importante cambiamento, evolvendosi e permettendo di lavorare maggiori quantità di olive in tempi più brevi, migliorando inoltre gli aspetti qualitativi del prodotto finale. Nella sala sono esposti vari ingranaggi in ferro che facevano parte dell’antico frantoio ed è stata allestita un’area video dove vengono proiettati documentari prodotti dal Museo dell’Olio.
Sala della ruota a trazione idrica
Nella sala si può ammirare una grande ruota movimentata dalla forza idrica. Il frantoio, costruito con pezzi originali, risale alla metà dell’Ottocento, ed è perfettamente funzionante. I mulini sorgevano sulle rive dei fiumi, nei punti in cui esisteva un certo dislivello d’acqua. Uno stretto canale artificiale, detto “gora”, convogliava l’acqua sulla ruota idraulica. Per regolare la velocità si agiva sulla saracinesca della chiusa, che aumentava o riduceva il flusso d’acqua. Il mulino ad acqua era costituito da una ruota con pale (ruota idraulica) fissata a un albero (asse) e mossa da una corrente d’acqua che le imprimeva un movimento rotatorio continuo. Il moto veniva trasmesso, attraverso una serie di ingranaggi, alle macine che erano collocate all’interno dell’edificio.
Sala della ruota a trazione idrica
I frantoi a trazione idrica erano presenti in quelle che disponevano di corsi d’acqua. Quest’opportunità agevolava notevolmente le operazioni di frangitura poiché escludeva la presenza dell’animale all’interno del frantoio eliminando nel contempo gli inconvenienti tecnici e igienici che ne derivavano. La loro presenza sul Lago di Garda era concentrata soprattutto nella zona nord, ricca di corsi d’acqua che scendevano dalle pendici del Monte Baldo. L’ampiezza della ruota era proporzionata alla portata d’acqua e, in molti casi, con ruote di grande diametro si ottenevano ottimi risultati anche in presenza di apporti idrici di limitata consistenza. Il diametro delle trasmissioni dentate era rapportato alla velocità che si voleva imprimere alla “mola” in pietra.
In questo frantoio si eseguiva la doppia pressione. Dopo la prima operazione di frangitura delle olive nella mola in pietra, la pasta ottenuta era disposta nelle apposite sacche (fiscoli) e sottoposta ad una prima pressione in una colonna del torchio. A pressatura conclusa, il residuo, libero di liquidi, si presentava compatto per cui veniva rimosso utilizzando l’apparecchiatura a pale scuotitrici posta vicino alla mola. Il materiale ottenuto era nuovamente disposto in altri fiscoli e sottoposto a pressione nell’altra colonna del torchio. Nelle operazioni di molitura il nocciolo era frantumato insieme con la polpa al fine di favorire il drenaggio dei liquidi sottoposti a pressione.
Sala della caldaia e delle giare
Nell’antico frantoio si faceva largo uso di acqua calda. Date le scarse pressioni che si potevano ottenere coi torchi manuali, era indispensabile accompagnare le varie fasi della lavorazione con consistenti aggiunte di acqua bollente per agevolare il distacco dell’olio dagli altri elementi. La sala ospita inoltre una collezione di giare in ceramica risalenti alla metà dell’Ottocento, provenienti dalla Liguria, e in terracotta provenienti da Impruneta, in Toscana.
Oliaro
Era il locale per il deposito e la conservazione dell’olio. Collocato nelle adiacenze del frantoio, vi si lasciava “riposare” l’olio appena estratto per favorire il deposito delle “maciullaggini”. Queste ultime venivano asportate dal fondo operando diversi travasi durante l’annata. I recipienti erano in genere di terracotta smaltata internamente con speciali vernici per precludere le infiltrazioni del liquido nel materiale poroso. Altri tipi di contenitori erano i “centenari” (usati nel veronese e ricavati da blocchi di pietra) e i più recenti “cassoni” in legno rivestiti internamente di lamiera stagnata.
Informazioni Generali
Videoguide Museo
Tipologia museo: aziendale privato
Il Museo dell’Olio di Cisano ha rinnovato il sistema audiovisuale che da un ventennio
Anno apertura: 1988
illustra ai visitatori il funzionamento delle attrezzature esposte. Due monitor consentono
Media annua visitatori: 50.000
di vedere le attività connesse alla produzione dell’olio e, in una sala dedicata, si assiste alla
Responsabili museo: Flavio Turri, Liliana Martino
proiezione del nuovo documentario edito dal museo, intitolato La storia dell’olio e dell’oli-
Guide: Le visite sono libere e prive di nostri accompagnatori.
vo. Il filmato è stato realizzato da Gianluigi Miele e prodotto dal Museo dell’Olio Oleificio
Videoguide: lingua italiana, tedesca, inglese, francese.
Cisano. Il film parte dall’introduzione della coltivazione dell’olivo nelle colonie greche in Sicilia avvenuta nel VII secolo a.C. e illustra la propagazione della coltura nel Mediterra-
Ingresso: L’INGRESSO AL MUSEO E’ GRATUITO.
neo fino all’arrivo, avvenuto probabilmente con i Romani, sulle rive del Garda.
Visite in gruppo: è necessaria la prenotazione scritta. Accessibilità per disabili: il 50% della struttura museale è accessibile ai disabili,
Per effettuare le riprese è stato necessario quindi percorrere la stessa strada seguita dall’oli-
compresa la sala proiezioni.
vo, iniziando un viaggio che parte dalle rovine di Selinunte e da Siracusa, dove 2700 anni
Durata della visita: Un’ora circa con video proiezioni incluse.
fa giunsero le prime piante provenienti dalla Grecia. Dalla Sicilia il viaggio è proseguito per Roma che nei secoli dell’Impero diffuse l’olivo nei territori conquistati e impose, soprat-
Orari di apertura Museo e Punto Vendita
tutto alla Spagna, un tributo in olio indispensabile per l’alimentazione della popolazione
Feriali: 9.00 - 12.30 / 14.30 - 19.00
dell’Urbe. Il consumo di olio era talmente ingente che a Roma esiste una collina, nel quar-
Festivi: 9.00 - 12.30
tiere Testaccio, composta da resti di anfore olearie.
Chiusura completa nei seguenti giorni:
Non manca la documentazione della produzione dell’olio DOP del Garda ai giorni nostri,
Domeniche di gennaio e febbraio, domenica di Pasqua, 15 agosto, 25 26 e 31 dicembre,
che avviene con le moderne tecniche di centrifugazione, ormai indispensabili per avere un
1 gennaio e dal 15 al 31 gennaio.
prodotto di elevata qualità.
Visite Ingresso Museo
Il film in formato DVD dura circa 30 minuti ed è stato tradotto in inglese, francese e
L’ingresso al museo è libero, tuttavia per i gruppi numerosi è necessaria la prenotazione
tedesco.
scritta via mail all’indirizzo info@museo.com oppure via fax 045 6229024.
Dove si trova il Museo
Museo e punto vendita sono situati presso la nostra sede di Cisano di Bardolino, sulla Statale Gardesana in posizione facilmente individuabile, a pochi chilometri dall’autostrada del Brennero (uscita Affi) e dalla Milano - Venezia (uscita Peschiera del Garda). Nei mesi di notevole afflusso turistico uscite autostradali consigliate: Affi o Verona nord.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta memorizzata in sistemi di archivio, o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo, elettronico, meccanico, fotocopia, registrazione o altri, senza la preventiva autorizzazione scritta dell’Oleificio Cisano Museo dell’Olio. Design: www.IDEARE.eu - Finito di stampare nel mese di Luglio 2008 da Stampa Grafica Illasi (VR) - Italy
VIRTUAL TOUR 360° www.museum.it
MUSEO DELL’OLIO D’OLIVA Via Peschiera, 54 - 37011 Cisano di Bardolino (VR) ITALY - Tel. +39 045 6229047 - Fax +39 045 6229024 - mail: info@museo.com