TAKE #12 IT

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#12 A LT O A D I G E

M A G A Z I N E F O R F I L M P R O F E S S I O N A LS 2 0 2 1

IN PRIMO PIANO

Giovani e ribelli

#IDMFILMFUNDING

Produzione di una serie innovativa: il set altoatesino di Wild Republic

PRODUZIONE

DOSSIER

Da bambino di strada a premio Nobel: l’incredibile storia vera di Resilient

Riflettori puntati su innovazione e tecnologia: la rivoluzione digitale dietro la macchina da presa

A magazine by

Issue – Year

IDM FILM FUND & COMMISSION

#12 2 0 2 1


Panalight Südtirol

Viale Druso, 313/b · 39100 Bolzano (Bz) MOB. +39 366.9509059 · TEL. +39 0471 539862 panalightsudtirol@panalight.it

www.panalight.it

distributore esclusivo per l’Italia


INTRODUZIONE

CARI PROFESSIONISTI DEL CINEMA,

nell’anno passato la pandemia di Covid-19 ha colpito duramente anche l’industria cinematografica, comportando l’interruzione di numerose produzioni e costringendo festival e mercati cinematografici a ripiegare sui canali virtuali. Eppure il 2020 ha evidenziato anche aspetti positivi: la resilienza, la creatività, la coesione del settore, così come nuove forme di comunicazione, produzione e ricezione, e una grande consapevolezza rispetto alla sicurezza dei professionisti sul set. Nonostante il ridimensionamento della produzione dovuto alla pandemia, nel 2020 IDM ha finanziato 18 progetti, generando un effetto territoriale previsto di 6,3 milioni di euro. L’Alto Adige ha ospitato 190 giorni complessivi di riprese, con interessanti produzioni che hanno visto il coinvolgimento attivo dei professionisti locali. Ne è un esempio Resilient, film biografico che narra l’incredibile e toccante storia del premio Nobel per la medicina Mario Capecchi, bambino di strada nella Bolzano della seconda guerra mondiale. Per le riprese di Non mi uccidere, di cui abbiamo parlato su TAKE #11, il regista Andrea De Sica ha scelto per la seconda volta l’Alto Adige. Le spettacolari ambientazioni del territorio fanno da sfondo anche a Il Pastore, film tv che vede la partecipazione dell’attrice altoatesina Katia Fellin. In

autunno è stata infine la volta della serie Wild Republic. I set in quota e un’improvvisa ondata di freddo hanno posto la troupe di fronte a molteplici sfide, superate anche grazie al prezioso aiuto delle maestranze locali. Del resto, la forza di una troupe cinematografia – e dell’intero settore – risiede proprio nella flessibilità e nella capacità di trovare soluzioni creative ai problemi. In tal senso siamo fiduciosi che affronteremo al meglio anche i prossimi mesi, che continueranno a essere segnati dalla pandemia. Rafforzano il nostro ottimismo le ottime notizie di inizio anno: il regista altoatesino Ronny Trocker ha presentato Human Factors nell’edizione 2021 del Sundance Film SIX COMPETITIONS AND PRIZES Festival, mentre Windstill della regista Nancy Camaldo ha concorso al premioFOUR Ophüls. Congratulazioni! INTERNATIONAL JURIES

GRUPPE GUT

13.–18.04.2021

TA K E #1 2

Welcome

filmfestival.bz.it

FINAL TOUCH #6 FOCUS EUROPA: CZECH REPUBLIC LOCAL ARTISTS MADE IN SÜDTIROL ALTO ADIGE LANDSHUT SHORT FILM FESTIVAL MEETS BFFB Vera Leonardelli D I R E C T O R B U S I N E S S D E V E LO P M E N T I D M A LT O A D I G E

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CO LO P H O N

INDICE

MAGAZINE FOR FILM P R O F E S S I O N A LS # 1 2 2021 PUBLISHER IDM Alto Adige Film Fund & Commission Via Alto Adige, 60 39100 Bolzano T +39 0471 094 274 film@idm-suedtirol.com film.idm-suedtirol.com Facebook: idmfilmfunding Instagram: idmfilmfunding

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EXECUTIVE EDITOR Birgit Oberkofler

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MANAGING EDITORS Alessia De Paoli, Barbara Weithaler CONCEPT Exlibris www.exlibris.bz.it

6

O N LO C AT I O N

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di Alto Adige

EDITOR, PUBLISHING MANAGER Valeria Dejaco/Exlibris

NEWS Shot in South Tyrol / Green Shooting Workshop / Ricordo: Valentina Pedicini / 3 domande a… / Short Film Workshop / Facts & figures / Rising Star / New Faces / Top 5

Intervista: il debutto alla regia di Evi Romen che esplora religione e mascolinità

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Versatile e ottimista: Giuseppe Tedeschi, assistente alla regia MARIANNA KASTLUNGER

EDITORIAL DESIGN Nina Ullrich www.designnomadin.com ART DIRECTION Philipp Aukenthaler www.hypemylimbus.com TRANSLATIONS & PROOFREADING Exlibris (Claudia Amor, Valeria Dejaco, Helene Dorner, Cassandra Han, Milena Macaluso, Charlotte Marston, Federica Romanini, The Word Artists) PHOTOS If not credited otherwise: IDM COVER PHOTO Lailaps Pictures/X Filme Creative Pool (Luis Zeno Kuhn) ILLUSTRATIONS Oscar Diodoro (34-40), freund grafic design (57) PRINTER Dialog Spa Via A. Amonn, 29 39042 Bressanone www.dialog.bz

PRODUCTION #3: HOCHWALD

12

FLASHBACK

Successi

2020 / Progetti finanziati

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PRODUCTION #1: RESILIENT L’incredibile

storia di Mario Capecchi, da bambino di strada a premio Nobel GABRIELE NIOLA

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DORIS POSCH

48 50

LO C A L TA L E N T S

STUDIO VISIT

Cine Chromatix Italy, studio di postproduzione e VFX MARIANNA KASTLUNGER

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P R O D U C T I O N TA L K

PRODUCTION #2: WILD REPUBLIC Una serie

Donatella Palermo sul valore etico e artistico del documentario

high concept nata dalla collaborazione tra emittenti pubbliche e servizi di streaming

MARGHERITA BORDINO

FABIAN TIETKE

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DOSSIER

Film is Technology. La rivoluzione digitale dietro la macchina da presa FLORIAN KRAUTKRÄMER

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Tre scorci

EDITOR-IN-CHIEF Florian Krautkrämer

57

58

S P OT L I G H T

Wilfried Gufler T I TO L I D I CO D A

Carlo Sironi risponde alle domande di TAKE / Coming soon: TAKE #13


E D I TO R I A L E

IDM

TAKE #12

Film Fund & Commission

l’anno appena trascorso ci ha fatto apprezzare i vantaggi, ma anche conoscere le zone d’ombra, della digitalizzazione. Videoconferenze su Zoom, smartworking dal tavolo della cucina e i servizi di streaming che non ci hanno del tutto risarciti della mancanza del grande schermo. Ma la digitalizzazione nel settore audiovisivo non è solo questo. Le nuove tecnologie rivoluzionano, oltre alle abitudini del pubblico, anche quelle della produzione. Il ritmo dell’evoluzione tecnologica ha raggiunto un livello tale che persino i noleggi devono investire in ricerca e sviluppo per rimanere al passo con i tempi. L’impatto della rivoluzione digitale nel mondo del cinema è al centro del dossier di questo numero, curato da Florian Krautkrämer, caporedattore di TAKE (p. 34). Gli sviluppi investono naturalmente i settori a forte vocazione tecnologica come la postproduzione e i VFX. In Alto Adige, ad esempio, il giovane e innovativo team di Cine Chromatix Italy si dedica con passione alla realizzazione di effetti visivi di grande suggestione. Abbiamo fatto loro visita nel vecchio pastificio che ospita l’impresa (p. 50). Due meravigliose protagoniste di questo numero sono la regista

altoatesina Evi Romen, che nel 2020 ha debuttato con il suo primo lungometraggio Why Not You, e Donatella Palermo, produttrice già nominata agli Oscar per Fuocoammare. Le interviste che vi proponiamo (p. 42 e p. 54) raccontano il lavoro di due professioniste con una visione molto particolare del mondo e del settore cinematografico. Questo numero, inoltre, vi farà conoscere alcuni cineasti locali: il simpatico assistente alla regia Giuseppe Tedeschi, la riflessiva attrice Katia Fellin, l’instancabile produttore Wilfried Gufler e l’esu­berante costumista Simone Toso. Potervi presentare i talenti del nostro territorio è per me sempre motivo di grande orgoglio! Altrettanto grande è la soddisfazione per alcune iniziative che siamo riusciti a realizzare nel 2020 in formato digitale, nonostante le difficoltà: la nuova edizione del corso Green Shooting e del workshop organizzato in collaborazione con Maia, il programma FINAL TOUCH e un workshop dedicato ai cortometraggi. Evviva la digitalizzazione! Buona lettura!

Birgit Oberkofler H E A D F I L M F U N D & CO M M I S S I O N

CONTATTI IDM Alto Adige Film Fund & Commission BIRGIT OBERKOFLER Head Film Fund & Commission T +39 0471 094 277 birgit.oberkofler@idm-suedtirol.com RENATE RANZI Coordinator Film Location (maternity leave) T +39 0471 094 252 renate.ranzi@idm-suedtirol.com CLAUDIA HAUG Coordinator Film Location (maternity leave substitute for Renate Ranzi) T +39 0471 094 246 claudia.haug@idm-suedtirol.com

TA K E #1 2

CARE LETTRICI, CARI LETTORI,

EVA PERWANGER Film Funding T +39 0471 094 282 eva.perwanger@idm-suedtirol.com BEATRIX DALSASS Film Funding T +39 0471 094 272 beatrix.dalsass@idm-suedtirol.com ALESSIA DE PAOLI PR & Film Location T +39 0471 094 266 alessia.depaoli@idm-suedtirol.com BARBARA WEITHALER PR & Film Location T +39 0471 094 254 barbara.weithaler@idm-suedtirol.com SOPHY PIZZININI Film Location T +39 0471 094 279 sophy.pizzinini@idm-suedtirol.com LUISA GIULIANI Film Commission T +39 0471 094 294 luisa.giuliani@idm-suedtirol.com

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O N LO C AT I O N

6

FILM

D I R E C TO R

Non mi uccidere (2021)

Andrea De Sica


LO C AT I O N

Florian Mohn / www.cinealp.com

TA K E # 1 2

Quartiere Europa-Novacella, Bolzano

7


O N LO C AT I O N

8

SERIES

D I R E C TO R

Der Bozen Krimi

Thomas Nennstiel


LO C AT I O N

Florian Mohn / www.cinealp.com

TA K E #1 2

Biotopo di Castelfeder, Montagna

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O N LO C AT I O N

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FILM

D I R E C TO R

Head Full of Honey (2018)

Til Schweiger


LO C AT I O N

Florian Mohn / www.cinealp.com

TA K E #1 2

Convento dei Francescani, Bolzano

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NEWS

S H OT I N S O U T H T Y R O L

F I L M CO M M I S S I O N

Ein Sommer in Südtirol (2021)

Green Shooting Workshop

S H OT I N S O U T H T Y R O L

L’enologa Franziska Gasser (Maike Jüttendonk) torna in Alto Adige per occuparsi dell’azienda vinicola di famiglia dopo l’incidente d’auto di suo padre Josef (Harald Krassnitzer, a destra). Lo fa di malanimo: per lei, la terra d’origine è sinonimo di conflitti. I suoi con i genitori, quelli tra la popolazione di lingua tedesca e italiana, tra il padre e il nemico giurato Roberto Antonelli (Michele Oliveri, a sin.). In compenso, in Alto Adige c’è Marco, l’affascinante figlio di Roberto… Il film tv Ein Sommer in Südtirol (Un’estate in Alto Adige), parte della serie Herzkino, andrà in onda su ZDF nel 2021 ed è stato girato nell’autunno del 2020 a Bolzano, Bressanone, Merano e dintorni. È diretto da Karola Meeder, la sceneggiatura porta la firma di Thomas Kirdorf.

ZDF/Stefan Ditner

Amore tra i vigneti

W O R K S H O P G R E E N S H O OT I N G

Oscar Diodoro

M. Tessaro

Riprese green in Alto Adige

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“Il settore è più che maturo per affrontare la sfida della sostenibilità”, affermava Philip Gassmann, esperto di green shooting, nell’intervista a TAKE #11. A conferma di ciò, grande è stato l’interesse per il corso di formazione per Green Consultant, tenuto nel 2020 dallo stesso Gassmann per IDM, in forma digitale. “Il primo modulo del corso, in primavera, ha fornito conoscenze di base sulle ‘riprese green’ nei vari reparti della produzione”, spiega Renate Ranzi, Coordinator Film Location di IDM Film Fund & Commission. Nel secondo modulo, svoltosi sempre online a novembre, i contenuti si sono fatti più concreti: “Abbiamo introdotto nove partecipanti e futuri green consultant alle specificità della nostra location in materia di sostenibilità, dando loro gli strumenti per supportare i produttori che gireranno in Alto Adige”. I futuri consulenti green altoatesini affiancheranno le produzioni che sceglieranno per le proprie riprese un approccio rispettoso dell’ambiente, una possibilità prevista dalle linee guida per i finanziamenti di IDM dal 2021 e influente ai fini dell’assegnazione dei fondi. Chi, al momento di presentare la domanda, sceglierà l’opzione “verde” dovrà soddisfare una serie di criteri, quali l’utilizzo di fonti energetiche sostenibili sul set o modalità di trasporto a impatto climatico zero. A tal fine, le produzioni interessate si impegneranno a collaborare con un green consultant locale. Il corso comprendeva anche colloqui con fornitori di servizi, volti a sensibilizzare il settore alle esigenze delle produzioni “verdi”. ­L’effettivo rispetto dei criteri di sostenibilità sarà accertato da un istituto indi­ pendente su incarico di IDM. “Abbiamo riscontrato un notevole interesse per la sostenibilità da parte delle produzioni”, afferma Renate Ranzi. Tale disponibilità e lo spirito pionie­ ristico in materia di riprese verdi saranno premiati dalla certificazione “green” di IDM.


R I CO R D O

VALENTINA PEDICINI

1978-2020 R I CO R D O

Valentina Pedicini 1978-2020 CARA VALE,

l’ultima volta assieme abbiamo riso senza fine, perché il tuo oroscopo lunare diceva esattamente la verità: “Empatica, i­ rrequieta, curiosa a svelare mondi sconosciuti. In questo segno si trovano spesso i personaggi di spicco delle arti e dello spettacolo.” Questa volta sei partita verso il più sconosciuto dei mondi. Come ce lo svelerai?

Sei stata un personaggio di spicco fin dai tuoi primi passi, che abbiamo avuto la fortuna di condividere con te. C’eri, straordinaria, presente e convincente.

TA K E #1 2

Già abituati ad aspettarci sempre una tua nuova storia, non possiamo che aspettare anche oggi, increduli, sconvolti, in qualche modo fiduciosi. E profondamente toccati.

Riccardo Ghilardi

Sapere che adesso eri avvolta nell’amore, è solo un timido sollievo nel sopportare la tua partenza. Così come la memoria che ci lasci con le tue opere, sulla fede, sull’amore, sulla profondità umana.

VALENTINA PEDICINI, nata nel 1978 a Brindisi, dopo la laurea in Filologia romanza e linguistica si diploma in Regia alla ZeLIG School for Documentary, Television and New Media di Bolzano, dove realizza Mio sovversivo amore, Pater Noster e il suo saggio di diploma My Marlboro City. Nel 2013 gira il suo primo lungometraggio, Dal profondo, che ritrae l’unica, e l’ultima, lavoratrice in una miniera di carbone sarda e che le vale il premio al Miglior documentario alla Festa del cinema di Roma. Nel 2017 l’esordio nel cinema di finzione con Dove cadono le ombre, su un capitolo doloroso della storia della Svizzera, il tentato genocidio del popolo degli Jenisch, film in programma alla Mostra del cinema di Venezia. Faith, nel 2019, segna il ritorno di Pedicini al documentario e frutta importanti riconoscimenti a livello internazionale: girato in bianco e nero, il ritratto di una setta religiosa è in programma a IDFA e alla Settimana della critica di Berlinale. Valentina Pedicini si è spenta il 20 novembre 2020 a Roma dopo una breve malattia.

Mancherai.

GEORG ZELLER, regista e autore, è stato tutor presso la scuola di cinema ZeLIG di Bolzano durante gli anni di studio di Valentina Pedicini. Da allora li legava un rapporto di amicizia. Questo ricordo è stato pubblicato originariamente dalla testata online salto.bz.

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NEWS

3 DOMANDE A...

F I L M LO C AT I O N

Graziella Bildesheim

Short Film Workshop

3 DOMANDE A…

Graziella Bildesheim, fondatrice di Maia Workshop Bildesheim è membro dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, ha rappresentato l’Italia nel consiglio direttivo della European Film Academy nel biennio 2018-19 ed è la fondatrice di Maia, programma di training e coaching per produttori emergenti. La pandemia di Covid-19 sta paralizzando produ­ zione e programmi di formazione. Che alternative hanno a disposizione i produttori che desiderano proseguire i training in questo periodo difficile? GB La formazione, nel nostro settore, è un processo costante. La pandemia ha imposto delle limitazioni pratiche a cui i produttori hanno dovuto reagire. D’altro canto, sono emerse nuove e molteplici fonti di ispirazione: penso ai think tank online all’interno dei programmi riadattati di festival e mercati, alle master class e ai panel che hanno animato il dibattito sul futuro delle produzioni e le modalità di coinvolgimento del pubblico. Dobbiamo sfruttare queste opportunità per rimanere al passo con i cambiamenti globali.

1.

Quali sono le misure più adatte a sostenere i produttori nel 2021 e a permettere loro di ripartire quanto prima? GB Alcuni produttori hanno ripreso a girare non appena possibile, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria e con il sostegno finanziario necessario, soprattutto laddove gli enti di finanziamento sono vicini ai beneficiari, ne comprendono le esigenze e danno prova di flessibilità adeguandosi rapidamente alle nuove circostanze.

2.

I Maia Workshop creano legami tra i creativi di tutta Europa. Quali opportunità offre la collaborazione transnazionale? GB I vantaggi delle coproduzioni sono innegabili, soprattutto se vogliamo raccontare storie internazionali. Ma le coproduzioni sono una realtà complessa. Per funzionare, richiedono visioni condivise e legami forti tra i produttori coinvolti. Il valore aggiunto dei nostri workshop consiste proprio nel fornire ai produttori emergenti un ambiente sicuro nel quale acquisire fiducia nelle proprie scelte, approfittando di una fitta rete di contatti con colleghi.

3.

www.maiaworkshops.org

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Il workshop sui cortometraggi svoltosi online (in alto), i docenti di Produzione e Distribuzione Adam Selo e Olga Torrico (in basso)

I N N O A L CO R TO

La cosa più affascinante del cortometraggio? “Forse la libertà di espressione, il poter sperimentare nuovi linguaggi. Ma anche poter operare con più indipendenza rispetto ai lungometraggi.” Ad affermarlo è Adam Selo, titolare insieme a Olga Torrico di Sayonara Film, casa specializzatata in cortometraggi. Sono stati loro, insieme alle sceneggiatrici Sofia Assirelli e Zsuzsanna Kiràly, i docenti di un workshop sui cortometraggi organizzato da IDM a novembre e dicembre 2020. Nel ruolo di studenti, 19 autori e produttori emergenti, di cui 8 hanno partecipato con propri progetti. “Abbiamo apprezzato molto le idee dei partecipanti”, afferma Selo. “Li accomuna la grande freschezza, la voglia di creare qualcosa di diverso e l’urgenza da parte degli autori di raccontare una storia.” Nonostante la didattica a distanza, si è instaurato un ottimo rapporto: “Siamo ancora in contatto con i ragazzi, ci teniamo molto a seguire i progetti dei partecipanti fino alla loro realizzazione”, afferma il produttore. Nell’ambito del workshop, Selo e Torrico hanno tenuto due masterclass in Produzione e Distribuzione. “La difficoltà non sta nel girare un corto: a livello tecnico è alla portata di tutti. Sta piuttosto nel raggiungere una qualità formale di scrittura e recitazione, oltre a riuscire a entrare nel mercato dei cortometraggi”, spiega Selo. “Un mercato di nicchia, spesso relegato a mero trampolino di lancio. E invece è un mercato con un’importante diffusione culturale e fruizione commerciale.” Info: film.idm-suedtirol.com


FA C T S & F I G U R E S

R I S I N G S TA R

190

Simone Toso

FA C T S & F I G U R E S

Giorni di riprese in Alto Adige Nel 2020 sono stati effettuati in Alto Adige complessivamente 190 giorni di riprese. Dietro a questa cifra c’è il lungo lockdown della primavera scorsa, ma anche un’estate di intensa attività, che ha visto la realizzazione della maggior parte dei progetti in programma e la ripresa delle produzioni precedentemente interrotte. Sui set altoatesini si è naturalmente lavorato nel rispetto di tutte le norme igieniche e di sicurezza.

190 R I S I N G S TA R

007, che stile

LANDMARK MEDIA/Alamy

Simone Toso ha vestito Ralph Fiennes nel nuovo James Bond (sotto)

Al termine di una produzione costellata di imprevisti, nel 2021 James Bond dovrebbe finalmente tornare nelle sale con il nuovo film No Time to Die. Tra i professionisti impegnati sul set c’era Simone Carlo Toniato Toso, che nel ruolo di principal costume standby ha affiancato la costumista Suttirat Anne Larlarb (Slumdog Millionaire, American Gods) nella scelta degli abiti per Ralph Fiennes e Christoph Waltz. Toso, nato a Bolzano e residente a Londra, in precedenza è stato assistente delle celebri costumiste C ­ ristina Sopeña e Leesa Evans sul set di Zoolander 2 (2015) e nel 2016 ha fatto parte del team del premio Oscar Lindy Hemming sul set di Wonder Woman. Tutto ha avuto inizio a Torino, dove Toso si è diplomato in scenografia con il massimo dei voti all’Accademia Albertina di Belle Arti e ha mosso i primi passi nel mondo del cinema. Nel 2014 è giunta un’offerta, subito accettata, per The Avengers: Age of Ultron, girato in Valle d’Aosta. Qui Toso ha conosciuto il designer e costume supervisor Stefano de Nardis e ha collaborato con la costumista premio Oscar Alexandra Byrne (Elizabeth – The Golden Age), conquistando la fiducia di entrambi con il suo impegno e la sua professionalità e facendosi ben presto un nome nel settore. Nel suo ultimo progetto, Toso ha affiancato la costumista Liza Bracey (Yesterday, The Girl with All the Gifts) sul set di Pennyworth (2020-21), serie-prequel di Batman, occupandosi in prima persona dell’attore protagonista Jack Bannon.

TA K E # 1 2

NEWS

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NEWS

N E W FA C E S

Katia Fellin

Martin Rattini

Puria Safary

Katia Fellin esplora le zone d’ombra dell’Alto Adige, come pubblico ministero in Wild Republic e nel film di mafia Il Pastore (sotto).

N E W FA C E S

Katia Fellin Katia Fellin ha sempre dimostrato grande versatilità. Nata a Trento, ma cresciuta nel paesino di Soprabolzano in Alto Adige, la madrelingua tedesca e italiana ha imparato in fretta anche il dialetto sudtirolese, cui in seguito si sono aggiunti l’inglese e lo spagnolo. Il ruolo del pubblico ministero Ines Tomasi nella serie Wild Republic, girata recentemente in Alto Adige (► vedi articolo sulla produzione a p. 28), sembra insomma ritagliato su misura per la poliglotta attrice 28enne. “Ines parla più lingue, compreso il dialetto locale, un tratto che conferisce particolare autenticità al personaggio”, afferma Fellin. Un effetto simile, l’attrice ne è convinta, è creato dai paesaggi alpini che fanno da sfondo alla serie, una produzione del servizio streaming MagentaTV: “Più ci si inoltra tra le montagne dell’Alto Adige e più emergono zone d’ombra, cariche di forza e intensità”, aggiunge. Katia Fellin vive oggi a Berlino, ha recitato in diverse produzioni per la tv e il grande schermo ed è stata membro fisso del Mecklenburgisches Staatstheater di Schwerin nella stagione 2018/19. Le cose però sarebbero potute andare diversamente: dopo la maturità, Katia Fellin aveva intrapreso studi di ingegneria geotecnica e matematica. E oggi traccia un sorprendente parallelo tra scienza e recitazione: “I miei studi richiedevano grande creatività”, sintetizza. Il suo pane quotidiano, spiega, non erano formule da imparare a memoria, ma teorie da sviluppare autonomamente per raggiungere un determinato obiettivo. Un approccio che l’attrice adotta oggi per i suoi ruoli: “Entro nel personaggio, lo creo in modo quasi sperimentale, raccogliendo movimenti, emozioni, gesti ed esperienze”, spiega. E ogni personaggio è un nuovo esperimento: provare e riprovare, fino a trovare la formula giusta, proprio come in matematica.

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FILMOGRAPHY 2021: Il Pastore TV Series 2021: Wild Republic TV Series 2020: Der Palast TV Miniseries 2019: Tatort Dresden: Die Zeit ist ­g ekommen TV Series 2018: Il ladro di giorni Feature Film 2016: A Hidden Life Feature Film


NEWS

TO P 5

Ritratti cinematografici #shotinsouthtyrol TO P 5

Cinque documentari, cinque personaggi speciali

Becoming Me (2019) Martine De Biasi PRODUZIONE Helios sustainable films (IT) LOCATION Oltradige (San Michele, Caldaro, Termeno, Cornaiano, Monticolo) TRAMA Marian, un ragazzo altoatesino, un tempo si chiamava Marion. La regista, ex fidanzata, accompagna il suo percorso di transizione in un film intimo. FILM

The Fifth Point of the Compass (2017) Martin Prinoth PRODUZIONE Miramonte Film (IT), Against Reality Pictures (DE) LOCATION Alpe di Siusi, Ortisei, Merano, Bolzano TRAMA 2009: un giovane altoatesino, di ritorno da un viaggio in Brasile alla ricerca della madre biologica, muore nell’incidente Air France sull’Atlantico.

MediaArt

REGIA

REGIA

Ama Dablam – La montagna sacra (2018) Reinhold Messner PRODUZIONE Tempest Film Produktion und Verleih (DE) LOCATION Solda TRAMA Nel 1979 una valanga travolge quattro alpinisti sull’Ama Dablam, a 6.814 metri. Tra di loro, il figlio di Sir Edmund Hillary, pioniere dell’Everest.

Against Reality Pictures

FILM

FILM

Monika Hauser – un ritratto (2016) Evi Oberkofler, Edith Eisenstecken PRODUZIONE Thali Media (DE) LOCATION Val Venosta, Bolzano TRAMA Ritratto dell’altoatesina Monika Hauser che con la sua ONG Medica mondiale offre assistenza a donne che hanno subito traumi di guerra.

Lars Jacobsen

REGIA

FILM

Viktoria Savs – Die Kaisersoldatin (2018) Karin Duregger PRODUZIONE WEGA-Filmproduktionsgesellschaft (AT) LOCATION Merano, Dolomiti, Sesto, Dobbiaco, Val Fiscalina TRAMA Durante la prima guerra mondiale, Viktoria Savs combatté sulle ­Dolomiti travestita da uomo e fu poi strumentalizzata dalla propaganda n ­ azista.

Thali Media

REGIA

FILM

WEGA

REGIA

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FLASHBACK

2020

Successi

Why Not You

Flo Rainer/Amour Fou

Il primo lungometraggio della regista altoatesina Evi Romen, prodotto da Amour Fou Vienna, si è aggiudicato l’“Occhio d’oro” per il Miglior film nell’ambito della Focus Competition del festival di Zurigo. La pellicola, dal titolo originale Hochwald, è stata presentata anche al Black Nights Festival di Tallinn, alla Viennale e al Torino Film Festival. IDM ha accordato al film un finanziamento alla pre-produzione e alla produzione.

Neue Visionen Filmverleih

Ahead of Me the South Il film di Pepe Danquart (titolo originale Vor mir der Süden), presentato in prima mondiale al Five Lakes Festival, è stato selezionato anche per il DOC LA Los Angeles Documentary Film Festival. Coprodotto da Albolina Film (Alto Adige) e Bittersuess Pictures (Berlino) e finanziato da IDM con un contributo di 65.000 euro, il film è un road movie lungo le coste italiane sulle orme di Pier Paolo Pasolini.

Sole

Kino produzioni

Il film drammatico di Carlo Sironi su un piccolo delinquente e una ragazza madre che vuole vendere il bambino che aspetta, ha ottenuto il premio della critica European Discovery – Prix FIPRESCI agli European Film Awards 2020. Il regista è stato candidato al David di Donatello. La coproduzione dell’italiana Kino produzioni (con Rai Cinema) e della polacca Lava Films ha ottenuto da IDM un finanziamento allo sviluppo di 20.000 euro.

Marco Nagel/ZDF

Eine harte Tour

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Il film tv, trasmesso nel 2020 e prodotto dalla tedesca Roxy Film (Annie Brunner) e da WDR per ARD, è stato nominato al Deutscher Filmpreis, imponendosi nelle categorie “Miglior regia fiction” (Isabel Kleefeld) e “Miglior sceneggiatura fiction” (Dominique Lorenz). Tra le protagoniste della tragicommedia, girata sulle Dolomiti, c’è l’altoatesina Anna Unterberger (a sin.). IDM ha accordato alla produzione un finanziamento di 300.000 euro.


FLASHBACK

2020

Progetti finanziati

Call #2

N O N M I U CC I D E R E

GEGEN DAS SCHWEIGEN – ­B R E A K I N G T H E S I L E N C E

Film romantico di genere horror-fantasy. Regia: Andrea De Sica Sceneggiatura: Gianni Romoli, Andrea De Sica, GRAMS collective Produzione: Vivo film (IT) Finanziamento alla produzione: 450.000,00 €

I L PA S TO R E

Thriller tra vigneti e omicidi di mafia. Regia: Andreas Prochaska Sceneggiatura: Ben Braeunlich, Grzegorz Muskala Produzione: Good friends Filmproduktion (DE) & Satel Film (AT) Finanziamento alla produzione: 300.000,00 €

D I E C I G I O R N I CO N B A B B O N ATA L E

Rocambolesca commedia natalizia. Regia: Alessandro Genovesi Sceneggiatura: Alessandro Genovesi, Giovanni Bognetti Produzione: Colorado Film (IT) Finanziamento alla produzione: 100.000,00 €

THE DEEP HOUSE

Film horror su una giovane coppia ­i mprigionata in una casa sommersa. Regia: Julien Maury, Alexandre Bustillo Sceneggiatura: Julien Maury, Alexandre Bustillo Produzione: Radar Films (FR) Finanziamento alla produzione: 90.000,00 €

T I L L S L E E P D O U S PA R T

Film drammatico tra sogno e realtà. Regia: Peter Dalle Sceneggiatura: Peter Dalle Produzione: Unlimited Stories (SE) Finanziamento alla produzione: 40.000,00 €

W I L D N I S E U R O PA – T I E R E D E R S U P E R L AT I V E

Documentario sugli animali più grandi, rari e veloci d’Europa. Regia: Veronika Kaserer Treatment: Nadine Neumann, Veronika Kaserer Produzione: Gebrüder Beetz (DE) Finanziamento alla produzione: 25.000,00 €

GASBARRA

Documentario sullo scrittore italo-­ tedesco Felix Gasbarra. Regia: Martin Hanni Treatment: Gabriel Heim Produzione: MediaArt (Alto Adige) Finanziamento alla preproduzione: 27.000,00 €

Documentario sul tema delle molestie sessuali. Regia: Georg Lembergh Treatment: Georg Lembergh Produzione: Albolina Film (Alto Adige) Finanziamento alla produzione: 80.000,00 €

EVA MARIA

Documentario sul desiderio di maternità di una giovane disabile. Regia: Lukas Ladner Treatment: Lukas Ladner Produzione: Golden Girls Filmprod. & Filmservices & Bunny Beach Film (AT) Finanziamento alla produzione: 12.000,00 €

FREMDENVERKEHRT

Miniserie tv sullo sviluppo turistico della località altoatesina di San Paolo. Sceneggiatura: Gernot Werner Gruber, Aleksandra Kumorek Produzione: Albolina Film (Alto Adige) & Tellux-Film (DE) Finanziamento alla preproduzione: 60.000,00 €

WIE WEIT GEHEN

Lungometraggio su Sarah Braun, una giovane affetta da SLA. Regia: Sabine Derflinger Sceneggiatura: Judith Doppler Produzione: Helios Sustainable Films (Alto Adige) & kurt mayer film (AT) Finanziamento alla preproduzione: 34.000,00 €

Call #3 DAS FLIEGENDE KLASSENZIMMER Adattamento moderno de La classe volante di Erich Kästner. Regia: Carolina Hellsgård Sceneggiatura: Gerrit Hermans, Carolina Hellsgård Produzione: UFA Fiction & Warner Bros. (DE) Finanziamento alla produzione: 500.000,00 €

H E R Z O G PA R K

Miniserie tv su quattro donne che ­p ianificano un omicidio. Regia: Jochen Alexander Freydank Sceneggiatura: Regina Dietl, Nadine Keil, Enno Reese Produzione: Letterbox Filmproduktion & Amalia Film (DE) Finanziamento alla produzione: 450.000,00 €

SCHNEE

Miniserie tv mystery su un delitto in un villaggio alpino. Regia: Barbara Albert, Esther Rauch Sceneggiatura: Michael Taschek Produzione: Witcraft Filmproduktion (AT) & handwritten Pictures (DE) Finanziamento alla produzione: 500.000,00 €

SISTERS

Film drammatico sull’adozione di due sorelle cresciute in orfanotrofio. Regia: Linda Olte Sceneggiatura: Linda Olte Produzione: Albolina Film (Alto Adige) & Fenixfilm (LV) Finanziamento alla produzione: 190.000,00 €

PERSONAL

Documentario sulle donne immigrate ­i mpiegate nel settore turistico altoatesino. Regia: Carmen Trocker Treatment: Carmen Trocker Produzione: Bagarrefilm (Alto Adige) & Peter Kerekes (SK) Finanziamento alla produzione: 100.000,00 €

RISPET

Lungometraggio sullo spirito arcaico di un paese di montagna in Trentino. Regia: Cecilia Bozza Wolf Sceneggiatura: Cecilia Bozza Wolf, ­R affaele Pizzatti Sertorelli Produzione: Stefilm International (IT) Finanziamento alla produzione: 100.000,00 €

TA K E #1 2

Call #1

VERMIGLIO

Dramma storico su tre sorelle durante la seconda guerra mondiale. Regia: Maura Delpero Sceneggiatura: Maura Delpero Produzione: Cinedora (IT) Finanziamento alla preproduzione: 42.000,00 €

C I A O C I A O A U S TO KY O

Documentario su una famiglia giapponese alle prese con un’altra cultura. Regia: Martin Telser Treatment: Martin Telser Produzione: Ammira (Alto Adige) Finanziamento alla preproduzione: 26.000,00 €

SOUTH TYROL: THE LAST R E D O U BT

Documentario su criminali di guerra nazisti delle SS. Regia: Aaron Young Treatment: James Holland Produzione: Enrosadira Pictures (Alto Adige) Finanziamento alla preproduzione: 20.000,00 €

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LO P RR OEDM U CI P TS I OUNM # 1

LO F I LRME M I P S U M

LO D I RREECMTO I PRS U M

Lorem Ipsum Resilient (2021)

Lorem Ipsum Roberto Faenza

L’incredibile storia di Mario Capecchi, da bambino di strada a premio Nobel Resilient trova l’America in Alto Adige 20


LO S C R IEPMT I P S U M

LO P RR OEDM U CI P TS I OUNM

LO R E M I P S U M

Roberto Lorem Ipsum Faenza

Lorem Jean Vigo Ipsum Italia / Rhino Films / Rai Lorem Cinema Ipsum

TA K E #1 2

L’incredibile vita di Capecchi ha entusiasmato Roberto Faenza: “Abbiamo dovuto eliminare alcuni dettagli dalla sceneggiatura, altrimenti nessuno avrebbe creduto che è una storia vera!”

Testo

GABRIELE NIOLA Foto

J E A N V I G O I TA L I A R I CC A R D O G H I L A R D I LU C A Z O N T I N I

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PRODUCTION #1

FILM

D I R E C TO R

Resilient (2021)

Roberto Faenza

Quella di Mario Capecchi è una storia che ha inizio a Bolzano, per poi continuare negli Stati Uniti e raggiungere il suo apice a Stoccolma. Non è una storia finita: il suo protagonista è ancora in vita. Tuttavia la Jean Vigo Italia di Elda Ferri, assieme a Rhino Films e Rai Cinema, ha deciso che è il momento di raccontarla, in un film intitolato Resilient. Una decisione, quella di portare al cinema la vita di Capecchi, presa in realtà dodici anni fa. E nel 2020, finalmente, la produzione è iniziata – tra le molte difficoltà poste dall’emergenza Covid-19. Mario Capecchi ha solo cinque anni quando sua madre, antifascista, viene deportata in un lager nazista e lo lascia in affido a dei contadini sull’altipiano del Renon, sopra il capoluogo Bolzano. È qui che attacca Resilient, nel 1943, il periodo più duro e clamoroso di questa storia, quando quei contadini, in piena seconda guerra mondiale, non hanno più le risorse per mantenere il bambino che è stato loro affidato. E lo abbandonano. Mario, a cinque

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anni, si ritrova così a essere un vagabondo tra Bolzano e le campagne circostanti. “Più della metà del film si svolge durante questo periodo”, racconta Roberto Faenza, che del film è regista e sceneggiatore. “Io stesso, che ho letto tutta la storia e parlato con Capecchi, mi domando come sia stato possibile che un bambino dall’età di cinque all’età di dieci anni sia sopravvissuto da solo, senza mai fare un pasto caldo.” Da qui viene il titolo del film, Resilient: da questa forza resiliente che aveva già da bambino Mario Capecchi. È il dettaglio che impressiona di più e che del resto aveva impressionato la produttrice Elda Ferri dodici anni fa, quando udì questa storia di vita straordinaria in occasione di una conferenza tenuta da Capecchi a Bologna. Aveva letto sul giornale dell’evento, aveva intuito cosa ci fosse dietro e “l’avevo voluto incontrare immediatamente”, ricorda la stessa Ferri, “per fortuna lui aveva visto il film più noto che ho prodotto insieme a Gianluigi Braschi, La vita è


PRODUCTION

Roberto Faenza

Jean Vigo Italia / Rhino Films / Rai Cinema

TA K E #1 2

SCRIPT

Elemosina e furti per sopravvivere: il film è incentrato sull’infanzia di Capecchi, trascorsa vagabondando nelle strade di Bolzano.

bella: questo ci aiutò molto nel convincerlo che la sua vita pazzesca poteva essere il soggetto di un film”. TRE BAMBINI IN STRADA

In quegli anni, praticamente per tutta la sua infanzia, Capecchi sopravvive nelle strade di Bolzano come vagabondo anche grazie ad altri bambini con i quali forma una piccola banda. Dettagli impossibili da romanzare, anzi, come dice Faenza: “Qui bisogna levare qualcosa, non aggiungere! Altrimenti la gente non ci crede che è una storia vera. Tre bambini, uno di otto, uno di sei e uno di quattro anni e mezzo, quest’ultimo sordomuto e trovato sotto alle macerie, che formano una piccola famiglia, si aiutano a vicenda e sopravvivono elemosinando, rubando, impietosendo le signore ricche. È veramente commovente”. Se mettere insieme una simile produzione già non è facile, quando finalmente era riuscita a partire ci si è messa di mezzo la pandemia: era infatti il marzo del 2020 e come

molte altre produzioni, R ­ esilient è rimasta bloccata ancora prima di iniziare le riprese. Coraggiosamente, la casa Jean Vigo Italia ha deciso di ricominciare non appena è stato possibile: a giugno, rispettando tutti i protocolli anti Covid. “Abbiamo speso 108 mila euro in test, abbiamo sul set tre responsabili per il Covid e l’attrice protagonista, essendo iscritta al sindacato americano SAG, deve essere testata tre volte alla settimana”, ci spiega Elda Ferri quando facciamo visita al set di Merano. “Tutto ciò senza contare il distanziamento o il fatto che dobbiamo sanificare ogni sera tutto il set, inclusi i vestiti e una sartoria di 300 metri quadri”, quest’ultima gestita dalla costumista Milena Canonero, quattro volte premio Oscar.

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PRODUCTION #1

FILM

D I R E C TO R

Resilient (2021)

Roberto Faenza

Essendo Resilient una storia altoatesina, la produzione fin dall’inizio è stata pensata per essere girata quasi interamente in Alto Adige, attingendo quindi al fondo di produzione locale di IDM Film Fund. La seconda parte della vita di Capecchi si svolge però in America. Dopo aver contratto il tifo, viene ricoverato a Reggio Emilia. È così che la madre, con l’aiuto dei responsabili della Croce Rossa, lo ritrova e, una volta guarito, porta il ragazzino a vivere oltreoceano, in Pennsylvania, per garantirgli un’educazione grazie allo zio materno e a sua moglie. Questa parte del film doveva essere girata negli Stati Uniti: le location erano già state fissate. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e, complice la pandemia, il set americano è diventato impensabile. T R A P E N N S Y LV A N I A E A R T D E CO

La Jean Vigo Italia ha però trovato l’America in Alto Adige grazie alla location manager Valeria Errighi, che in seguito ha lanciato la palla a Giuseppe Zampella. Lui è un milanese che da sei anni si è trasferito a Bolzano e, nonostante non sia nativo, fa il location manager con grandi risultati a partire dalla sua prima esperienza, quando Terrence Malick era venuto a girare in Alto Adige parte di A Hidden Life. La

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Pennsylvania di Resilient i location manager l’hanno trovata sull’altipiano del Salto: “Lì la montagna e la vegetazione si prestano benissimo al racconto americano”, spiega Zampella, aggiungendo che al contrario di quel che si pensi non è stato complicato trovare dei paesaggi che potessero fare le veci dell’America, anzi. Roberto Faenza stesso definisce una fortuna il fatto di non essere più andati a fare le riprese davvero negli Stati Uniti perché lì quei posti, oggi, sono completamente diversi. E invece potendoli ricercare in Alto Adige, la produzione ha trovato i paesaggi proprio come dovevano essere allora. E ha rimediato a ciò che mancava: un intero villaggio di quaccheri, fatto di finte facciate di ville, è stato ricostruito, assieme a una scuola e poi, a Merano, uno studio medico d’epoca. Il problema, semmai, sono stati gli interni: “In Alto Adige gli interni sono abbastanza tipici, e invece a noi ne servivano di storici: trovare un palazzo art déco stile anni trenta americano in queste zone non è stato facile”, spiega Zampella, il cui lavoro in questi casi consiste nel girare, conoscere, parlare con le persone per trovare le location giuste: “Innanzitutto ti muovi in zone vicine alle altre location per ragioni di logistica della produzione, poi entri in contatto con qualcuno, spieghi cosa fai, mostri delle foto


SCRIPT

PRODUCTION

Roberto Faenza

Jean Vigo Italia / Rhino Films / Rai Cinema

TA K E #1 2

Un colpo di fortuna: a causa della pandemia sono saltate le riprese negli USA ma Faenza ha trovato in Alto Adige ­l ’ambientazione ideale per gli anni americani di Capecchi.

di quello che cerchi e spesso salta fuori che conoscono qualcuno con degli interni simili”. È stato il grande scenografo Francesco Frigeri a occuparsi della “sistemazione” degli interni ma anche della preparazione dei villaggi americani e della sequenza del viaggio di Mario Capecchi verso l’America, per la quale la Jean Vigo Italia ha ricostruito in studio la tolda di una nave, prolungandola digitalmente con il green screen per creare il resto dell’imbarcazione. E P O P E A A LTO AT E S I N A

Da lì, nel film, parte la fase della vita di Mario Capecchi ambientata in America, dove arriva da analfabeta, senza sapere niente della vita e soprattutto niente della lingua inglese, tanto che i professori pensano sia poco intelligente. Saranno gli zii, entrambi di formazione e mentalità scientifica – lo zio in particolare era stato tra i primi a progettare i

televisori a colori – a capire come valorizzare il ragazzo a scuola, aiutandolo a integrarsi. Nel giorno in cui visitiamo il set si girano proprio quelle scene, nella scuola, perfettamente ricostruita nella caserma Cesare Battisti a Merano: un perfetto esempio di cosa sia cambiato in Alto Adige negli ultimi dieci anni. L’arrivo massiccio di produzioni ha infatti portato una nuova mentalità, tanto che la caserma con i suoi molti ambienti inutilizzati e grandi spazi ospita abitualmente produzioni cinematografiche. “Sono praticamente dei piccoli studios”, spiega Giuseppe Zampella, “perché è un’area protetta e chiusa, con palazzi in disuso che si prestano a tantissime produzioni diverse, all’horror come al thriller. Qui abbiamo ricostruito commissariati, orfanotrofi… di tutto. E non è l’unica attività ad aver abbracciato questa produzione”, continua il location manager, “anche chi non ha confidenza con i set e magari è dubbioso si è

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PRODUCTION #1

FILM

D I R E C TO R

Resilient (2021)

Roberto Faenza

RESILIENT è una produzione di Jean Vigo Italia (Elda Ferri e Milena Canonero) con la partecipazione di Rai Cinema in coproduzione con l’americana Rhino Films (Rex Glensy). A partire da fine agosto 2020, il film è stato girato per 40 giorni in diverse località altoatesine come Merano ed Egna, nonché sugli altipiani del Salto e del Renon. La produzione, che ha coinvolto numerosi professionisti altoatesini, ha ottenuto da IDM Film Fund & Commission un finanziamento alla produzione pari a 800.000 euro.

fatto convincere a mettere a disposizione aree e proprietà dopo aver sentito la storia di Resilient. Questa storia, quando la racconto, convince tutti. Perché è un’epopea altoatesina con tantissimi livelli di lettura diversi”. E il territorio ci ha messo del suo, afferma Zampella: “Se è vero che a oggi, in Alto Adige, più che altro ospitiamo produzioni, c’è grande voglia di iniziare anche a produrre localmente”. La formazione del resto già c’è: Zampella stesso è stato formato in provincia come tantissime altre delle molte maestranze locali impiegate nella produzione di Resilient. S T U N T E S TO CCO L M A

“Qui c’è un know-how di maestranze pazzesco, sì, ma poi i volti! Questi bambini che usiamo per le scene ambientate nella scuola sono fantastici e intelligentissimi, capiscono tutto”, dice Roberta Faenza. Il regista cita come esempio dell’ottima preparazione dei professionisti locali lo stunt coordinator Jakob Watschinger, che l’organizzatrice generale della produzione Raffaella Cassano definisce come uno dei migliori con cui abbia lavorato. O ancora, lo studio di effetti speciali Impact Productions, che tra le altre cose ha ricreato l’esplosione

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causata dal giovane Mario in un bus diretto verso la scuola per punire un bullo. Sono questi i lati più spettacolari e duri della vita di Mario Capecchi, che nella nuova scuola americana faceva fatica a integrarsi anche per via dell’aggressività sviluppata negli anni di vagabondaggio. Fu necessario per gli zii dirottare tutta quella foga nello sport, in particolare nella lotta libera, perché diventasse più controllabile. E proprio nelle scene di lotta è servito lo stunt coordinator. A questo punto, quando Capecchi è pronto per una vita civile, è il 1947 e il film finisce: “Quello che raccontiamo è il suo entrare in una nuova società e in una nuova dimensione di vita con tutta la resilienza che ha maturato in quei pochi anni”, spiega Faenza. A dire il vero, però, una cosa ancora da raccontare c’è. Capecchi, superate le prime difficoltà in America, diventerà uno scienziato. E, alcuni decenni dopo, il suo lavoro sul DNA gli frutterà il premio Nobel per la medicina insieme a Martin Evans e Oliver Smithies. Proprio per questo frangente si compie l’ultima impresa della produzione: grazie a delle strutture modulari in uno degli studios locali, è stata ricostruita, sempre in Alto Adige, la facciata del palazzo di Stoccolma in cui viene assegnato il premio a Capecchi, coronazione di una vita T # 12 incredibile.


SCRIPT

PRODUCTION

Roberto Faenza

Jean Vigo Italia / Rhino Films / Rai Cinema

TA K E #1 2

“Un’epopea alto­ atesina”: il set di Resilient a Egna (pag. accanto e in alto); il regista Roberto Faenza e il set sul Renon (al centro e in basso)

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PRODUCTION #2

SERIES

Wild Republic (2021)

Una serie high concept nata dall’innovativa collaborazione tra servizi di streaming ed emittenti tv pubbliche. È questa la nuova chiave del successo? Wild Republic

Testo

FA B I A N T I E T K E Foto

LAILAPS PICTURES X F I L M E C R E AT I V E P O O L LU I S Z E N O K U H N B E R N D S PA U K E

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Un morto. E sette ragazzi pregiudicati che, in un progetto di risocializzazione nel cuore delle Alpi, avrebbero dovuto comprendere l’importanza di responsabilità, corret­tezza e rispetto delle regole. Le cose prendono però una piega diversa quando si scopre, appunto, il cadavere di un operatore. Si è trattato di incidente o di omicidio? I ragazzi, profondamente diffidenti verso le istituzioni, decidono di non attendere la risposta e si danno alla fuga tra le montagne. Qui i ragazzi troveranno riparo in una grotta e creeranno una piccola comunità, dove a dettare le regole saranno loro stessi. Le riprese di Wild Republic si sono concluse in Alto Adige a inizio novembre 2020. Sempre in autunno ha preso avvio la fase di postproduzione. La serie, risultato di un’impegnativa lavorazione, sarà disponibile a partire da aprile 2021 su MagentaTV, il servizio di streaming di Deutsche Telekom, e verrà trasmessa un anno dopo su alcuni canali pubblici tedeschi e francesi (ARTE, WDR, SWR, ONE). Wild Republic è una produzione di Lailaps Pictures di Monaco, di X Filme di Berlino (Uwe Schott) e di handwritten Pictures


D I R E C TO R S

PRODUCTION

L. Ruff / M. Goller

Lailaps Pictures / X Filme / handwritten Pictures

TA K E #1 2

L’unione fa la forza: in Germania, diversamente dagli USA, i costi di produ­ zione fino a 2 milioni di euro sono sostenibili solo combinando emittenti tv, servizi streaming e finanziamento pubblico.

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PRODUCTION #2

SERIES

Wild Republic (2021)

WILD REPUBLIC narra le vicende di un gruppo di giovani pregiudicati impegnati in un progetto di risocializzazione. Dopo il ritrovamento del cadavere di un operatore, i ragazzi, si danno alla fuga tra le montagne. Qui affronteranno la natura e i propri demoni interiori, decidendo di fondare insieme una nuova comunità autogestita. La serie, composta da otto episodi della lunghezza di 45 minuti l’uno, è una produzione di Lailaps Pictures (Nils Dünker), X Filme Creative Pool (Uwe Schott) e handwritten Pictures (Eric Bouley, Christopher Sassenrath) in coproduzione con Deutsche Telekom e le emittenti tv ARTE, WDR, SWR e ONE. La Betafilm si occuperà della distribuzione internazionale. Del giovane cast fanno parte Emma Drogunova (Der Trafikant) e Rouven Israel (Club der roten Bänder). In Alto Adige si sono svolti 42 giorni di riprese; la serie ha ottenuto un sostegno alla produzione di 500.000 euro da parte di IDM Film Fund.

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di Colonia, una consociata della casa berlinese. La produzione ha ottenuto il sostegno di German Motion Picture Fund di FFA, di Film- und Medienstiftung NRW, di IDM Film Fund & Commission dell’Alto Adige e di Filmförderfonds Bayern. La serie per la regia di Lennart Ruff e Markus Goller, composta da otto episodi della durata di 45 minuti l’uno, è incentrata sulle vicende dei giovani protagonisti nella grotta che hanno scelto per vivere, sullo sfondo dell’ambiente alpino circostante. Svanito l’entusiasmo iniziale, la piccola comunità auto-organizzata è scossa da conflitti interni che fanno emergere dinamiche di potere, rivalità e sospetti. Il racconto si snoda intorno ai sette protagonisti e racchiude diversi flashback che fanno luce sul loro passato e ne approfondiscono la psicologia. Il soggetto è nato da un’idea di Eric Bouley, elaborata in seguito dallo stesso Bouley e da Nils Dünker della Lailaps, e sfociata – scartata una prima ipotesi di una produzione per il grande schermo – nella serie. La sceneg­giatura porta la firma di Jan Martin Scharf, Arne Nolting e Klaus ­Wolfertstetter. Nolting e Scharf avevano già collaborato alla realizzazione di Club der roten Bänder (VOX, la versione tedesca di Braccialetti rossi) e Barbari (Netflix), mentre ­Wolfertstetter è stato head author della serie Milk & Honey (VOX) e ha partecipato allo Script Lab RACCONTI di IDM. Durante i tre anni di sviluppo della serie, la sceneggiatura non ha subito modifiche sostanziali: struttura, momenti


D I R E C TO R S

PRODUCTION

L. Ruff / M. Goller

Lailaps Pictures / X Filme / handwritten Pictures

I N T E M P E R I E , N E V E E PA N D E M I A

Le riprese sono partite a febbraio 2020 negli MMC Studios di Colonia, dove su una superficie di 2.000 metri quadrati lo scenografo Claus Rudolf Amler (già all’opera sul set della serie 4 Blocks e del lungometraggio Lo straniero della valle oscura di Andreas Prochaska) ha realizzato con il suo team un’enorme caverna artificiale: l’ambientazione naturale era stata scartata a causa delle difficoltà logistiche. A metà marzo, la pandemia di Covid e il numero crescente dei contagi hanno imposto una sospensione dei lavori. Ad agosto, completate le riprese in studio e alcune scene nei dintorni di Colonia, la produzione ha avviato le riprese esterne in Alto Adige, sfruttando l’ultimo periodo in grado di garantire una relativa stabilità atmosferica. In questa fase, al team tedesco si sono uniti diversi professionisti locali. A causa della pandemia, alcuni ruoli chiave sono stati assegnati contemporaneamente a due professionisti diversi, per garantire la prosecuzione dei lavori qualora uno dei due fosse risultato positivo al Covid-19. Le riprese in Alto Adige hanno impegnato complessivamente circa 120 persone. Girare in montagna è un’impresa avventurosa e il set altoatesino non ha smentito la regola. Ogni giorno, troupe e attrezzature dovevano essere trasferite a 2.100 metri s.l.m. e da qui nuovamente a valle, al termine della giornata lavorativa. In ottobre, un’improvvisa ondata di freddo ha posto la produzione di fronte a nuove sfide e più volte la troupe è

addirittura rimasta bloccata sul set dalla neve. Il prezioso aiuto dei colleghi altoatesini ha permesso di riorganizzare la produzione, spostando il set in luoghi meno esposti alle intemperie. A inizio novembre, al termine di oltre 100 giorni di riprese, l’effetto congiunto di Covid-19 e maltempo aveva fatto accumulare alla produzione un ritardo di quasi quattro mesi. Il fatto che Wild Republic abbia potuto essere ultimato durante la pandemia è anche grazie alle misure di sicurezza adottate sul set, che non si sono limitate ai comuni accorgimenti quali il rispetto delle distanze e l’uso di mascherine, guanti e disinfettanti. Il set era stato infatti suddiviso in zone per ridurre al minimo il contatto tra le diverse squadre al lavoro. Inoltre, i collaboratori venivano sottoposti regolarmente a tampone. A riprova dell’ottimo piano di prevenzione, durante la lavorazione non si è registrato alcun contagio. L A R I C E T TA P E R I L S U CC E S S O M A D E I N E U R O P E ?

La distribuzione di Wild Republic segue il modello di successo avviato da serie come Babylon Berlin, ovvero la partnership tra servizi di streaming ed emittenti televisive pubbliche. Il vantaggio più evidente? Il budget, nettamente più elevato. Nel caso di Wild Republic, i costi di un singolo episodio hanno toccato i 2 milioni di euro, un importo ingente per una produzione tedesca, reperibile solo grazie ai fondi congiunti dei partner, oltre ai finanziamenti pubblici. Le produzioni tedesche di qualità, quindi, oggi scelgono un percorso diverso rispetto a quello intrapreso

TA K E #1 2

topici e ritmo della narrazione, flashback e sviluppo dei personaggi sono rimasti pressoché inalterati.

Cast giovane, ambientazione alpina e narrazione moderna con flashback e svolte improvvise: Wild Republic punta al ­p ubblico under 30.

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PRODUCTION #2

SERIES

Wild Republic (2021)

dai provider americani agli albori del periodo d’oro delle serie tv. Questi ultimi, come nel caso di HBO, si erano posizionati contro il monopolio dei grandi network televisivi puntando sulla teoria che anche le piccole nicchie di mercato potessero essere lucrative. I numeri hanno dato loro ragione, soprattutto laddove le produzioni si sono rivolte a un segmento di spettatori particolarmente interessante per il mercato pubblicitario. Il mercato televisivo tedesco, di dimensioni molto più ridotte, spinge invece i produttori a rivolgersi a un target più ampio, pur senza rinunciare a qualità e innovazione. Ciò non toglie che serie come Wild Republic possano sperare in un’affermazione anche sul mercato televisivo internazionale. A tal fine, la produzione tedesca si è assicurata la Betafilm come partner per la distribuzione internazionale della serie. Le aspettative che i partner di distribuzione ripongono in serie come Wild Republic sono tuttavia differenti, sia in termini di struttura narrativa che di immagine. Il produttore Nils Dünker riassume la questione in poche parole: “Chi paga 10 euro al mese per Netflix vuole un prodotto diverso rispetto a chi paga il canone per l’emittente pubblica ARD”. Wild Republic, terza produzione originale di MagentaTV, sarà inizialmente disponibile in esclusiva per gli utenti del servizio di streaming. Rispetto alle due original productions precedenti (la serie comica Deutsch-des-Landes e la serie di spionaggio Spy City, realizzata in coproduzione con l’emittente ZDF), la nuova serie si presenta con un cast giovane e un’affascinante ambientazione alpina in grado di suscitare interesse anche nella fascia di pubblico under 30. Del resto, i giovani rappresentano un gruppo target molto corteggiato da MagentaTV, di fatto essenziale anche per il futuro delle emittenti pubbliche che trasmetteranno la serie un anno dopo. Certo, produrre serie che soddisfino le aspettative di tutte le parti coinvolte è un po’ come cercare la quadratura del cerchio. Nel caso di Wild Republic si è tentato di raggiungere l’obiettivo con un intenso lavoro di squadra. Alle riunioni che hanno accompagnato lo sviluppo della sceneggiatura prendevano parte ad esempio tutti i partner di produzione: un circolo creativo in fondo non così diverso dai sette giovani che, seduti nella grotta intorno al fuoco, nel cuore delle Alpi, fanno nascere un T#12 nuovo modello di società…

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Ricostruzioni in studio, avventurose riprese in Alto Adige e severe misure anti Covid: la realizzazione di Wild Republic non è stata un’impresa facile.


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A. De Sica, G. Romoli, A. Le Fosse, G. Mazzariol, M. Raspanti, R. E. Salvador, E. Trucchi

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DOSSIER

D I G I TA L I Z Z A Z I O N E

L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

Non solo lo streaming: la digitalizzazione e le nuove tecnologie stanno rivoluzionando anche la produzione. Ed è solo l’inizio   Focus tecnologia Testo

F LO R I A N K R A U T K R Ä M E R Illustrazioni

OSCAR DIODORO

CARE LETTRICI, CARI LETTORI,

se ci pensiamo, fino a pochi decenni fa la nostra visione del futuro era popolata da auto volanti e dal sogno di spostamenti intercontinentali veloci e confortevoli. Computer che controllassero tutto andavano bene in un film come 2001: Odissea nello spazio, ma per il resto destavano più di qualche perplessità. Oggi non si parla quasi più di macchine volanti – ma non manca molto e sulle nostre strade sfrecceranno vetture autonome, senza pilota. Nel 2020, a causa dell’epidemia da coronavirus, abbiamo viaggiato molto meno e ci siamo abituati a comunicare tramite videoconferenza. Se quindi la digitalizzazione ha invaso ogni angolo della nostra vita privata, nel mondo del cinema le nuove tecnologie rappresentano già da tempo uno dei principali temi

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di discussione. Oggi, il passaggio dalle tecniche di produzione e proiezione analogiche ai formati digitali è in buona parte concluso, ma lo sviluppo prosegue sull’onda di continue innovazioni. TAKE ha colto l’occasione per osservare da vicino le nuove idee e le trasformazioni che stanno investendo il settore della produzione, della postproduzione e della formazione. A scanso di equivoci, premettiamo comunque che lo sviluppo cinematografico sul territorio e lo scambio interpersonale continuano a essere fattori imprescindibili in qualsiasi progetto. Florian Krautkrämer Caporedattore TAKE #12


D I G I TA L I Z Z A Z I O N E

L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

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DOSSIER

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DOSSIER

D I G I TA L I Z Z A Z I O N E

L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

Film is Technology. La rivoluzione digitale dietro la macchina da presa Il mito della fondazione del cinema ha per protagonista una cinepresa azionata a mano, che era anche proiettore. Si narra che, alla prima proiezione su schermo, l’immagine di un treno in arrivo in una stazione creò un tale spavento tra il pubblico che molti si precipitarono verso l’uscita. Oggi sappiamo che le cose andarono un po’ diversamente, così come sappiamo che, da quel giorno in poi, lo sviluppo della tecnica cinematografica è stato tutt’altro che lineare. Il cinema è da sempre il reame di menti ingegnose e inventori. Ogni produzione è stata accompagnata da un avanzamento tecnico nelle riprese ma anche nella proiezione. L’avvento dell’audio, del colore, della crescente lunghezza dei film non sono state mere aggiunte formali: da sempre, hanno significato un processo di trasformazione e spiazzamento. Negli anni le produzioni hanno dovuto noleggiare attrezzature sempre più moderne e ingaggiare professionisti all’altezza, così come le sale hanno dovuto via via adeguare le proprie infrastrutture. Al tempo stesso, il progresso tecnico ha aperto la strada a nuove storie e a una nuova estetica. L’introduzione, a partire dagli anni cinquanta, dei sistemi portatili di registrazione audio come il Nagra ha reso possibile effettuare riprese in strada senza dovere transennare intere aree.

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Grazie alla tecnologia digitale disponiamo oggi di cineprese sempre più piccole e possiamo effettuare lunghe ore di registrazione. Nel 2019 Steven Soderbergh ha girato High Flying Bird con un iPhone, scegliendo poi di distribuire il film su Netflix anziché in sala. Proprio nella distribuzione il passaggio dalla proiezione analogica a quella digitale rappresenta già da tempo uno dei temi più dibattuti: si parla molto del peso crescente delle piattaforme di streaming e delle conseguenze per la programmazione. Spostandoci, invece, dietro la cinepresa, quale impatto hanno le nuove tecnologie sulla produzione? HARDWARE

Differenziazione e pluralità sono i tratti caratteristici della trasformazione digitale in atto, anche nella produzione. Niels Maier ha fondato più di trent’anni fa il noleggio di attrezzature germanico Maier Bros., che gestisce oggi una sede anche a Merano. Maier ritiene che la rapidità dello sviluppo tecnologico e la conseguente diversificazione del mercato rappresentino i cambiamenti più significativi per il settore: “Oggi sono presenti sul mercato molti più fornitori con prodotti analoghi e la tecnologia, in parte, invecchia più rapidamente. Ad esempio, non è più pensabile affidarsi


DOSSIER

D I G I TA L I Z Z A Z I O N E

L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

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Studio del mercato, ricerca e sviluppo in proprio: oggi anche i noleggi devono ­r imanere al passo con i continui sviluppi tecnici.

a uno o due soli fornitori di luci”, afferma Maier. La sua impresa è specializzata nel noleggio di attrezzature di grandi dimensioni: dolly con gru, automezzi e luci di ogni tipo. Non si tratta certo di articoli da acquistare all’ingrosso per poi tenerne diversi tipi in magazzino. Per l’impresa è quindi essenziale anticipare gli sviluppi tecnologici e dotarsi dell’attrezzatura che meglio risponde alle esigenze dei professionisti, riducendo al minimo gli investimenti errati. Ma come? Una strategia, spiega Maier, consiste nel posticipare al massimo la decisione, attendendo gli ordini delle produzioni cinematografiche per capire quali attrezzature siano richieste. Altrettanto importante è rimanere al passo con ricerca e sviluppo. I fratelli Maier scoprono nuovi strumenti nell’ambito di fiere e grazie al contatto diretto con i produttori, li sperimentano spesso in prima persona e facendo così si assicurano il successo sul mercato. “In realtà è sempre stato così. La vera novità è il ritmo dell’evoluzione e la varietà dei prodotti”, spiega il professionista. Maier evidenzia infine il ruolo centrale della consulenza e della trasmissione di know-how, un aspetto da non sottovalutare soprattutto nel contesto delle riprese “green” e in generale delle produzioni sostenibili. Non è, ad

esempio, sufficiente offrire luci LED a basso consumo energetico, ma è importante anche utilizzarle in modo corretto per evitare di causare l’effetto opposto. Inoltre, come già sottolineato da Philip Gassmann nell’intervista per il dossier di TAKE #11, c’è ancora poca esperienza nell’utilizzo sostenibile di strumenti come i generatori solari, che trovano già impiego in altri settori ma non sono stati ancora sperimentati a sufficienza nella produzione cinematografica. SOFTWARE

Consulenza e formazione sono essenziali anche nell’ambito della postproduzione. La Cine Chromatix, una casa di postproduzione con diverse sedi in Germania e un’importante consociata a Merano, la Cine Chromatix Italy, punta in Alto Adige soprattutto sulla collaborazione con la scuola di documentario ZeLIG di Bolzano e con produttori e produttrici locali. “Le potenzialità della postproduzione possono essere sfruttate al meglio coinvolgendo gli esperti fin da subito nel processo di produzione”, afferma Florian Geiser, studio manager della Cine Chromatix Italy. Proprio per questo la sua casa cerca di creare contatti in anticipo, prendendo ad

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DOSSIER

D I G I TA L I Z Z A Z I O N E

L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

esempio parte a workshop di produttori (► vedi Studio visit p. 50). La continua evoluzione di effetti speciali e tecniche di elaborazione digitale rende sempre più necessario stimolare i produttori ad avviare una collaborazione con postproduzione e VFX supervisor fin dallo sviluppo della sceneggiatura. Il coordinamento ottimale delle fasi di produzione permette, tra l’altro, di evitare aumenti imprevisti dei costi. Proprio in questo settore, la diffusione dello smart working e i collegamenti internet sempre più veloci inducono a sottovalutare il ruolo dei contatti interpersonali. Del resto, le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19 hanno dimostrato che, in mancanza di alternative, il lavoro a distanza rappresenta una strada percorribile per portare avanti i progetti. Geiser non crede tuttavia in un futuro puramente virtuale: “È più facile e organico prendere decisioni lavorando fianco a fianco su immagine e audio”, dice. Questa consapevolezza ha spinto recentemente la sua impresa a realizzare a Merano un cinema per la postproduzione. Una decisione non priva di rischi, come spiega: “Ci

siamo naturalmente chiesti se il 2018 fosse il momento giusto per un investimento di questo tipo”. Con la diffusione dei nuovi formati, del resto, il grande schermo potrebbe non essere più il punto di riferimento principale per la produzione. Per il momento, tuttavia, la scelta si è rivelata giusta, conferma Geiser, aggiungendo: “L’ampliamento dei servizi di VFX e postproduzione è anche un’occasione per richiamare in Alto Adige molti giovani talenti che, dopo la formazione, si erano visti costretti a emigrare in Gran Bretagna, Canada o Nuova Zelanda proprio a causa della scarsa offerta lavorativa nel settore”. Anche nella postproduzione è determinante riconoscere in tempo gli sviluppi futuri, rimanendo al passo con il ritmo sempre più intenso dell’evoluzione tecnologica. INNOVAZIONE

In un settore così votato all’innovazione si rendono necessari investimenti privati per lo sviluppo e l’incremento tecnologico, ma anche per la promozione della ricerca, fattore chiave per l’ampliamento delle applicazioni. Le Film

La collaborazione continua tra produzione e postproduzione, in presenza o da remoto, è essenziale per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dai VFX.

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L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

TA K E ##11 2

Commission e gli incentivi pubblici da soli non bastano, tanto più che il sostegno alle produzioni è legato a singoli progetti, mentre i fondi per lo sviluppo sono generalmente ridotti e indirizzati ai contenuti piuttosto che all’infrastruttura. Come si giunge, quindi, allo sviluppo di nuove tecniche e creazioni visive? Un amico produttore mi ha posto la seguente domanda ipotetica: supponiamo di essere nel 1995 e che qualcuno, qui in Europa, abbia appena avuto l’idea per il film The Matrix. Pensi che sarebbe stato possibile, sul vecchio continente, sviluppare l’effetto bullet time, introducendolo sul mercato insieme al film? Non ho dovuto pensarci troppo: non credo proprio, ho risposto. Il CNC, il Centro nazionale francese per la promozione del cinema, ha reagito a questa lacuna nel sostegno agli sviluppi tecnologici con il programma “Aides aux industries techniques, innovation et relief”, un nuovo strumento che punta, tra l’altro, a sostenere in modo mirato l’elaborazione digitale di film (interattivi e non), oltre a favorire gli investimenti a livello infrastrutturale e promuovere gli investimenti nelle iniziative ecosostenibili. Non è però solo questione di tempo e denaro, ma anche di scambio di idee e dibattito, insomma di cultura. A chiunque sfogli il mensile American Cinematographer non sfuggirà come la rivista, nella presentazione di nuovi talenti, sottolinei costantemente l’importanza del genio inventivo. Vi capiterà, ad esempio, di leggere descrizioni dettagliatissime di nuovi, speciali supporti per filmare un lancio con il paracadute con modalità e risultati mai visti prima. Accanto ai fondi e all’impegno nello sviluppo di prototipi è dunque necessaria una piattaforma dedicata allo scambio di idee tra i professionisti del settore. FORMAZIONE

Anche nell’ambito della formazione l’obiettivo è trasmettere agli studenti solide competenze metodologiche piuttosto che specifici software che potrebbero risultare superati ancor prima del diploma. “Non è importante conoscere determinati programmi, piuttosto si deve sapere come si impara a utilizzare un software”, conferma il professor Jürgen Haas, coordinatore del corso di laurea in Animazione all’università di arte e design di Lucerna (HSLU). La qualità e l’importanza crescente dei software open source hanno un forte impatto anche sulla formazione: ormai i candidati si presentano all’esame di ammissione con lavori tecnicamente molto avanzati, di qualità in parte non inferiore a quella che un tempo ci si poteva aspettare al termine del corso di studi. Proprio in ambito tecnico è importante che gli istituti stessi avviino un’attività di ricerca, centrata non solo su didattica e impiego di nuove tecnologie ma

BORSA DI STUDIO IDM assegna una borsa di studio annuale per un corso di 12 mesi per tecnici luci e macchinisti presso la sede centrale di Maier Bros. a Colonia. IDM si fa carico dell’intera quota di partecipazione al corso. Il candidato selezionato (della provincia di Bolzano e con buona conoscenza del tedesco) è remunerato attraverso una posizione parttime presso Maier Bros. Informazioni: film.idm-suedtirol.com

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L’innovazione tecnologica nella produzione audiovisiva

anche sulla diffusione di una cultura più sperimentale, che non si fermi all’utilizzo delle attrezzature più all’avanguardia, ma sappia andare oltre. Se l’aspetto più particolare e interessante del film come mezzo espressivo è l’impossibilità di ridurlo alla componente tecnica, la tecnica è al tempo stesso parte integrante del processo creativo. Fondi e attrezzature sono importanti, così come lo è il corretto utilizzo dei nuovi strumenti, ma ciò che più conta in un film è, e rimane, il lavoro sui contenuti e la drammaturgia. Heidi Gronauer, direttrice della Scuola di documentario ZeLIG di Bolzano, mi spiega che il suo istituto è riuscito a gestire il lockdown, da marzo a giugno dello scorso anno, grazie a un’offerta di corsi online. Del resto, l’insegnamento tramite Zoom è già da anni una realtà all’interno del programma europeo ESoDoc della scuola. In un corso online non si può, è vero, insegnare come usare una macchina da presa, ma il montaggio e i principi della composizione visiva sono contenuti adatti ai formati virtuali. Lo è anche il lavoro collaborativo, un tema a cui Heidi Gronauer tiene particolarmente: “Online o in presenza, è fondamentale che gli studenti imparino a lavorare in team, a sostenersi a vicenda e, soprattutto, a imparare gli uni dagli altri”. Una competenza che nessuna invenzione o soluzione tecnologica potrà mai sostituire. È vero piuttosto il contrario: affrontare le sfide e i cambiamenti imposti dalla digitalizzazione è più facile per chi è in grado di lavorare in squadra. Chiedo infine a Heidi Gronauer se guardi con fiducia al futuro ipertecnologico che attende i neodiplomati della sua scuola. Non è una domanda a cui si può rispondere in modo secco. La risposta infatti è sfumata: Gronauer ritiene che oggi una delle sfide più impegnative consista nell’aiutare gli studenti a sviluppare un proprio approccio alla realtà, e nel stimolarli a partecipare attivamente ai nuovi sviluppi tecnologici nell’audiovisivo. La crisi del Covid-19 ha acuito ulteriormente il problema: i servizi di streaming come Netflix guadagnano fette di mercato e offrono nuove opportunità ai professionisti, sì, ma rischiano di ridurre la varietà di approcci indispensabile per raccontare la complessità dei nostri giorni. I cambiamenti che sta subendo l’industria cinematografica, Heidi Gronauer ne è convinta, non devono distruggerne l’eterogeneità: “Se non è chiaro in che direzione evolva il mercato, è importante non limitarsi ad assecondare le mode, ma porre le basi per costruire una T #1 2 propria voce”, conclude.

I software appresi durante la f­ ormazione invecchiano presto; ben più importante dei programmi è l’attitudine alla sperimentazione e al lavoro di squadra.

N O L E G G I , T E C N O LO G I E , POSTPRODUZIONE: A LC U N I F O R N I TO R I I N A LTO A D I G E

► CINE CHROMATIX ITALY

VFX e postproduzione, Merano www.cine-chromatix.it

► JENNESSEN MOTION PICTURES

Noleggio attrezzature grip, Merano www.m-p-j.eu

► MAIER BROS.

Noleggio attrezzature luci e macchine da presa, Merano www.maierbros.it

► PANALIGHT SÜDTIROL

Noleggio attrezzature luci e macchine da presa, Bolzano www.panalight.it

► REC SÜDTIROL

Noleggio attrezzature luci e macchine da presa, Bolzano www.rec-roma.com

► ZELIG SCHOOL FOR DOCUMENTARY, TELEVISION AND NEW MEDIA

Scuola di cinema con due indirizzi tecnici: Fotografia/Luci e Montaggio/Postproduzione, Bolzano www.zeligfilm.it

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FULL SERVICE POST-PRODUCTION PICTURE POST

SOUND POST

ON SET DIT DATA SERVICE ON SET VFX SUPERVISION DATA BACKUP DAILIES EDITING SUITES CONFORMING VISUAL EFFECTS GRADING MASTERING

SOUND EDITING SOUND DESIGN ADR RECORDING FOLEYS SOUND MIX

SERVICE PRODUCTION PLANNING AND ORGANISATION STUDIO / ON LOCATION SHOOTING VIRTUAL PRODUCTION CO-PRODUCING FROM SCRIPT TO FINAL DELIVERY SUBSIDY APPLICATIONS IDM FILM FUND ITALIAN TAX CREDIT

MERAN/O | BERLIN | COLOGNE | LEIPZIG | STUTTGART soon in: LISBON | PUNE

Italy

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PRODUCTION #3

FILM

D I R E C TO R

Why Not You (2020)

Evi Romen

«Il disorien­ta­mento dei giovani mi tocca da vicino.» La regista Evi Romen parla con TAKE di religione e mascolinità, della realtà angusta di un paesino di provincia e del suo debutto alla regia con Hochwald (Why Not You) Intervista

DORIS POSCH Foto

ANDREAS JAKWERTH

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PRODUCTION

Evi Romen

Amour Fou Vienna

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SCRIPT

“Con gli anni si è fatta strada l’esigenza di un percorso autonomo.” Prima del debutto alla regia con Hochwald, Evi Romen ha ­l avorato a lungo come cutter.

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PRODUCTION #3

FILM

D I R E C TO R

Why Not You (2020)

Evi Romen

Mario ha vent’anni e un sogno: lasciarsi alle spalle il paesino d’origine e diventare ballerino. Durante le feste di Natale il ragazzo, interpretato dall’altoatesino Thomas Prenn, incontra l’amico d’infanzia Lenz (Noah Saavedra), figlio di viticoltori cresciuto in un ambiente agiato, aspirante attore. I due decidono di trascorrere alcuni giorni insieme a Roma. Il viaggio avrà un tragico epilogo: Lenz perderà la vita in un attentato nella capitale e Mario dovrà rimettere insieme i pezzi di un’esistenza sconvolta. Hochwald (Why Not You) è il debutto alla regia di Evi Romen dopo una lunga carriera nel montaggio. La pellicola, ambientata nel microcosmo di un paesino dell’Alto Adige, è incentrata sul contrasto tra la visione del futuro dei giovani protagonisti e l’impossibilità di sfuggire all’angustia del paese d’origine. Incontriamo Evi Romen a novembre, al cinema Filmcasino di Vienna. La regista ci racconta come l’idea del film abbia preso forma in seguito all’attentato, di matrice ideologica, compiuto al club Bataclan di Parigi nel 2015, e condivide con noi le sue riflessioni sulla morte, la cultura della colpa e l’omofobia radicate nel cattolicesimo e la paura di affrontare il destino. Dopo anni di esperienza da editor, è stato difficile entrare nel ruolo di regista? E V I R O M E N In realtà, il montaggio è stato una deviazione nella mia carriera: ho sempre voluto essere una filmmaker. Durante gli studi di regia alla Filmakademie di Vienna ho scoperto il mio talento per il montaggio e sono tuttora convinta che quella dell’editor sia la professione più bella nel mondo del cinema! Con il passare degli anni, però, si è fatta strada l’esigenza di un percorso più autonomo. La regia in sé non mi ha creato particolari difficoltà. Temevo invece la direzione degli attori. Ma anche qui mi sono tornate utili le capacità di osservazione tipiche dei montatori. Durante le riprese ero tranquilla perché sapevo bene che in fase di montaggio una soluzione si trova sempre. L’importante è che la scena trasmetta le emozioni giuste. “Il fatto che felicità o ricchezza non proteggano dal destino mi ha sempre fatto riflettere.” Evi Romen intervistata da TAKE presso il cinema Filmcasino di Vienna.

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Why Not You è ambientato in un paesino dell’Alto Adige, un contesto che conosce molto bene. Come è giunta a fare confluire i diversi filoni tematici del film proprio in questa piccola realtà di provincia? E R Il soggetto in realtà non prevedeva riprese in Alto Adige. Ma il giorno dell’attentato a Parigi mi trovavo per caso in provincia e ho appreso di questo evento di portata globale tramite i giornali locali che, a margine, riportavano che tra le vittime forse c’era anche un altoatesino. Essendo un territorio piccolo, mi chiesi subito se conoscessi il ragazzo.


PRODUCTION

Evi Romen

Amour Fou Vienna

EVI ROMEN nata nel 1967 a Bolzano, vive a Vienna. Da più di vent’anni cura come montatrice serie, lungometraggi e film tv, tra cui Der Knochenmann, Silentium e Braunschlag. Nel 2011 ottiene per Mein bester Feind (My Best Enemy) il premio per il miglior montaggio al festival austriaco Diagonale e nel 2016 l’Österreichischer Filmpreis per Casanova Variations. Nel 2017 vince il premio Carl Mayer per la sceneggiatura di Why Not You. Il film, sua opera di debutto alla regia, si è inoltre aggiudicato il premio “Goldenes Auge” per il miglior film in concorso all’edizione 2020 del Film Festival di Zurigo.

L’attentato del 13 novembre 2015 al Bataclan ha fornito lo spunto iniziale per la trama. Il film intreccia però più filoni narrativi e tocca svariati temi. Uno di questi è l’omofobia… E R Il film gioca volutamente con la tematica omoerotica, che ho tentato di liberare dagli schemi nei quali rimane generalmente ingabbiata. Gli atteggiamenti omofobici continuano a esistere, ma i giovani hanno oggi una percezione più fluida dei confini del genere e in loro è meno forte l’esigenza di identificarsi in tal senso. Why Not You narra l’attentato dalla prospettiva di Mario, ma conferisce visibilità all’evento anche attraverso il microfono che uno degli attentatori utilizza per le sue esternazioni verbali. Perché questa scelta? E R Fin dall’inizio, avevo deciso che l’attentato mostrato nel film non sarebbe stato la ricostruzione di un fatto di cronaca realmente accaduto. I luoghi di incontro omoerotici sono ambienti particolarmente esposti, fatto peraltro sorprenden-

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SCRIPT

te: in un mondo dominato dagli uomini ci si aspetterebbe meno omofobia… Il filone dell’attentato ha subito vari cambiamenti durante la preparazione: a un certo punto l’ho eliminato completamente dalla sceneggiatura, per poi ridargli grande spazio narrativo. In fondo nessuno si aspetta di restare coinvolto in un attacco terroristico. Dal punto di vista cinematografico ho voluto indagare gli istanti che intercorrono tra il disorientamento iniziale e la morte, che sopraggiunge proprio quando la vittima realizza quanto stia accadendo. Negli ultimi anni numerosi film hanno affrontato il tema della radicalizzazione. I protagonisti sono prevalentemente giovani maschi appartenenti alle fasce sociali più deboli e il contesto è quello delle periferie urbane. Why Not You mette in scena sia un attentato di matrice ideologica, sia le pratiche religiose islamiche, due temi che a livello mediatico formano spesso un connubio, ma che nel film appaiono semplicemente giustapposti.

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FILM

D I R E C TO R

Why Not You (2020)

Evi Romen

cate nella nostra cultura. Gli eventi segnati dal destino, ad esempio, risvegliano in noi la fede e i rituali della tradizione cristiana. Anche il terrorismo islamico dei nostri giorni contribuisce a dare ulteriore rilievo alla religione.

“Nessuno può sottrarsi alle proprie origini.” Nel film di Evi Romen, un evento tragico mette in luce il ruolo di religione e stereotipi di genere nei piccoli paesi.

E R Il film è un documento dei nostri tempi. Oggi, gli atten-

tati rientrano tra le cause di morte possibili, ma non era mia intenzione girare un film su un attentato o sul tema della radicalizzazione in generale. La scelta deriva soprattutto dall’osservazione delle minacce alle quali siamo esposti. L’imam Mami e la sua comunità offrono a Mario un senso di appartenenza. La scelta per questo ruolo è caduta fin dall’inizio sul noto attore tedesco Kida Khodr Ramadan? E R Ci tenevo che la mia storia fosse interpretata da un cast formato da persone comuni e da attori che non fossero delle star. Con un’unica eccezione: la figura dell’imam. Kida Khodr Ramadan ha dapprima rifiutato questo ruolo. Poi gli ho scritto una lettera, spiegandogli le ragioni della mia scelta. E ha accettato, per fortuna. Cercavo un personaggio amato e seguito dai giovani. Che cosa l’ha spinta a dare tanto spazio anche al cattolicesimo? E R Il cattolicesimo è ancora molto presente. Certo, i tempi sono cambiati e oggi non tutti frequentano la chiesa o pregano regolarmente. Eppure, le convinzioni religiose sedimentate nel corso dei secoli sono ancora fortemente radi-

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La sua capacità di osservazione riesce spesso a turbare lo spettatore. Superficialità ed esteriorità dominano la vita del paese, ma la fitta rete dei rapporti di dipendenza tra le figure apre squarci molto profondi. E R Nei paesi, la superficialità protegge dalla profondità, dai dialoghi che vanno a fondo. È un linguaggio creato per mantenere la coesione sociale. In una piccola comunità è difficile esprimere apertamente le proprie idee. Per questo, nei secoli, si è sviluppata una forma di comunicazione che può apparire superficiale, ma veicola in realtà molte informazioni. Basta saperle cogliere, ad esempio osservando le espressioni del volto. La superficialità, le frasi fatte sono un’ancora di salvezza anche nei momenti in cui non si trovano le parole, ad esempio dopo la morte di una persona. Non solo le figure dei padri, ma anche quelle delle madri di Mario e Lenz vengono ritratte in modo molto diverso. La madre di Mario è succube della cultura dominante nel paese; quando Mario le confessa di avere subito abusi sessuali da parte del macellaio, si mostra solidale con quest’ultimo anziché sostenere il figlio. La madre di Lenz, d’altro canto, attacca Mario e giunge a dirgli che avrebbe dovuto morire al posto del proprio figlio. Come sono nati questi personaggi? E R Conosco entrambe le figure. Tutte le madri vogliono il meglio per i propri figli, ma ciascuna si confronta con opportunità e condizioni sociali differenti. Per una donna come la madre di Lenz è inimmaginabile che un ragazzo baciato dalla fortuna possa essere vittima di una tragedia. Di qui la frase pronunciata nel film: “Meglio una capanna in cui si ride di un palazzo in cui si piange”. Il fatto che felicità o ricchezza non proteggano dal destino mi ha sempre fatto riflettere. Con la figura della madre di Lenz ho voluto tematizzare anche l’omofobia: che cosa accade quando nel proprio figlio si manifestano tendenze che non si sarebbero mai ritenute possibili? Il personaggio di Mario è caratterizzato, nel suo sviluppo, da una forte ambiguità. La relazione con i genitori, le amicizie, i desideri e le visioni future del ragazzo sono raccontati in modo allusivo. E R La maggior parte dei giovani che conosco vive in un’ambiguità simile. A vent’anni è sempre possibile riprendere il timone della propria vita. Ed è una fase in cui ci si sente assolutamente unici e irripetibili. Poi arriva il momento


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PRODUCTION

Evi Romen

Amour Fou Vienna

dell’ambiguità, della mancanza di chiarezza. Dietro ai mille esperimenti si nasconde però anche un grande smarrimento. Trovo questi momenti di rottura molto interessanti dal punto di vista cinematografico. Il disorientamento dei giovani, celato a volte dalla spavalderia, mi tocca da vicino.

HOCHWALD (WHY NOT YOU) di Evi Romen è una produzione di Amour Fou di Vienna (Alexander Dumreicher-Ivanceanu e Bady Minck) in coproduzione con la casa belga Take Five ed è distribuito da True Colours International. La pellicola vede l’attore altoatesino Thomas Prenn nel ruolo del protagonista Mario (a destra), mentre l’amico Lenz è interpretato da Noah Saavedra. Nel cast, inoltre, gli alto­ atesini Katja Lechthaler, Lissy Pernthaler e Andreas Hartner. Le riprese si sono svolte in diverse location tra l’Alto Adige e l’Austria. IDM Film Fund ha sostenuto lo sviluppo del film con un finanziamento di 45.000 euro e la produzione con un finanziamento di 650.000 euro.

Flo Rainer/Amour Fou

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Tra i protagonisti del film c’è una parrucca che attraversa come un filo rosso l’intera pellicola. La parrucca mette in ombra Mario e catapulta Lenz ancor più al centro dell’attenzione generale, ma accompagna anche i momenti di trasformazione di Mario. E R La parrucca esisteva prima della trama! Una parrucca trasforma, è una sorta di cappello da giullare. Ma allo stesso tempo espone allo sguardo altrui, rende indifesi. Nel film la parrucca compie un lungo percorso: parte da Mario, che vorrebbe impressionare ed essere “diverso”, ma non osa indossarla, passa quindi all’amico che gli ruba la scena, viene in seguito tolta e ricompare più tardi come ricordo di Lenz dopo la sua morte. Alla fine Mario fa quello che all’inizio non aveva osato fare e attraversa il paese indossando la parrucca. È il gesto più coraggioso di tutto il film.

Anche il bosco ha un ruolo importante: offre rifugio dall’atmosfera soffocante del paese e al tempo stesso è simbolo del mondo come luogo pericoloso. E fa da sfondo alla scena finale. Le ultime sequenze sembrano suggerire che Mario non riuscirà a realizzare i suoi sogni. È così? E R Il finale lascia spazio a diverse interpretazioni del futuro di Mario. I tronchi degli alberi rappresentano una sorta di prigione e lasciano intuire che il ragazzo, anche se si lascerà alle spalle il paese, non riuscirà mai a liberarsi completamente del suo passato. Io stessa ho tentato a lungo di rinnegare le mie radici, ma né io né nessun altro può davvero sottrarsi alle proprie origini. Del resto, il ritorno alla propria terra non va visto per forza in modo negativo. Entrambi questi motivi sono presenti nel sottotesto del film. Per questo lascio spazio anche a un’evoluzione positiva, la capacità di accettare chi rompe gli schemi. È quanto comunica la scena finale, in cui Mario si presenta alla sagra di paese nudo, con indosso solo la parrucca, come un buffone di corte: lui è uno di noi, e come noi è legato anima e corpo T # 12 alle sue origini.

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“Sono molto ­f ortunato.” L’assistente alla regia Giuseppe Tedeschi racconta il suo variegato percorso.

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LO C A L TA L E N T S

A S S I S TA N T D I R E C TO R

Giuseppe Tedeschi

SIBERIA, girato in gran parte in Alto Adige, ha segnato il ritorno del regista cult Abel Ferrara a Berlino: la pellicola, una meditazione sulla vita interiore del protagonista Clint (interpretato da Willem Dafoe), è stata presentata in concorso alla 70ª Berlinale a febbraio 2020. Prodotto da Vivo film con Rai Cinema, maze pictures e Piano, il film è stato realizzato anche grazie al finanziamento iniziale di IDM. Le riprese si sono svolte nel 2019 in diverse location altoatesine tra cui un rifugio di montagna in Val Pusteria, un bunker a Bolzano e una caserma abbandonata.

Testo

Foto

M A R I A N N A K A S T LU N G E R

MICHAEL PEZZEI

Giuseppe Tedeschi è un ottimista. Uno che non si scoraggia davanti alle difficoltà, perché la sua mente è già in viaggio in cerca di soluzioni. Lo in­con­ triamo nella sua città, Merano, dove ha fatto ritorno dopo alcune settimane di lavoro per una fiction, a Bari. “Alcune prerogative caratteriali sono essenziali per instaurare rapporti genuini a servizio di un film”, spiega. Eccole qui: “Calma, curiosità, lealtà e onestà. Bisogna comunicare serenità, dare informazioni corrette e insegnare con gentilezza”, continua, “solo quest’ultima porta a dare il meglio di sé”. Basta dare un’occhiata alla lista dei progetti a cui ha collaborato come second unit director o assistant director per avere conferma del suo credo. Nella filmo­grafia spiccano titoli importanti, a partire da Piccola patria nel 2013, un successo a Venezia: “Un film amato nel farlo, nel vederlo e nel condividerlo. Nella direzione di Alessandro Rossetto, documentarista che racconta una storia di finzione con una grammatica tutta sua, ho visto una perla”. Nel 2015 seguono Vergine giurata e l’hollywoodiano Everest, che Tedeschi ricorda con affetto tra il clima “abbastanza pungente” sul ghiacciaio, la tormenta di neve del film accaduta realmente, e la soddisfazione di imparare dalla maestria dell’aiuto regista Fabrizio “Roy” Bava: “È stato bellissimo girare in Val Senales, un luogo che conosco bene dall’infanzia, con i fantastici personaggi che ci vivono”. Negli anni successivi sarà la volta di Zoolander 2 (2016), I due Papi e Siberia (2019). Ha alle spalle, dunque, un percorso variegato questo 44enne, che un tempo ambiva a ben altro: alla biologia. “Mi piaceva l’idea di dedicarmi all’ecologia ma non ero un ottimo biologo”, confessa. Facendo comunque tesoro della pragmaticità scientifica, che lo aiuta a riordinare le idee, decide poi di dedicarsi alla passione per la fotografia e i reportage. “È stata la voglia di raccontare storie a ­portarmi su questa strada”, dice. Alla ZeLIG di Bolzano, quindi, si approccia al documentario, terminando gli studi nel 2007 per poi approdare al cinema di finzione, imparando a “surfare” – parole sue – sulla cresta dell’onda tra questi due generi. “Due mondi simili, ma con approcci differenti”, riassume. Chissà che un giorno non gli venga voglia di tornare alle origini, per un documentario tutto suo. Nel frattempo, cavalca le onde dei suoi incarichi con ottimismo e umiltà: “Viaggio tanto, vedo cose bellissime e conosco persone con un bagaglio culturale da cui riesco ad attingere”, conclude, “sono T # 12 molto fortunato”.

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Dal documentario al cinema d’autore, dalla fiction italiana a quella americana, Giuseppe Tedeschi cavalca l’onda del cinema Talenti da scoprire

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STUDIO VISIT

F O R N I TO R I D I S E R V I Z I D E L L’A LTO A D I G E

Cine Chromatix Italy

A Merano, un vecchio pastificio nasconde un cinema e tecnologie VFX all’avanguardia: frutto delle grandi ambizioni di una giovane casa di postproduzione In visita a … Cine Chromatix Italy

“Vogliamo crescere, emergere a livello europeo e convincere con le nostre competenze.” L’operation manager Matthias Keitsch, il VFX supervisor Nicola Nardone e lo studio manager Florian Geiser (da sin.) nella Common Room del loro studio

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M A R I A N N A K A S T LU N G E R Foto

PAT R I C K S C H W I E N B A C H E R

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Il vecchio Mulino Pobitzer, alla periferia di Merano, è un edificio grigiastro dall’aspetto un po’ trasandato. Ma le apparenze ingannano: al suo interno si sono infatti stabiliti diversi specialisti e aziende del settore audiovisivo. Come la Cine Chromatix Italy, filiale italiana dell’omonimo studio di postproduzione berlinese, dotata di modernissime stazioni di lavoro. Varcata la soglia, l’edi­ficio ci accoglie con pavimenti in legno naturale, alti soffitti e ampie finestre. Lo stile “industrial chic” contribuisce a creare un ambiente carico di fascino e ispirazione, ma non è solo questione di arredi. Non appena le misure di sicu­ rezza dovute alla pandemia lo consentiranno, il vecchio mulino (in seguito pastificio e poi falegnameria) tornerà a


STUDIO VISIT

F O R N I TO R I D I S E R V I Z I D E L L’A LTO A D I G E

Cine Chromatix Italy

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essere “un luogo di incontro e di scambio”, dice Matthias Keitsch, operation manager della Cine Chromatix Italy. Il team è composto perlopiù da giovani professionisti sotto i 35 anni, provenienti da Berlino, dall’Alto Adige e da altre regioni italiane. “Lavorare a fianco di persone con background diversi potenzia la creatività”, conferma Nicola Nardone, VFX supervisor di origini pugliesi. Le severe restrizioni dettate dal Covid-19 non hanno affievolito lo slancio del gruppo, anzi: “Non ci siamo mai fermati. Abbiamo elaborato gli effetti per la produzione tedesca Hilfe, ich habe meine Freunde geschrumpft lavorando da casa”, spiega Keitsch, mentre Nardone precisa: “Abbiamo trasferito le postazioni di lavoro VFX nei nostri soggiorni!” Il giovane team di Keitsch e Nardone ha alle spalle un anno particolare, dunque, eppure anche il 2020 ha confermato il successo crescente della loro azienda nel settore VFX. Il 2019 ha portato progetti come Siberia di Abel Ferrara (Data Manager) e il film tedesco per bambini Vier zauber­hafte Schwestern (DIT e VFX). Nel 2020 è stata la volta di Resilient di Roberto Faenza (► vedi articolo dedicato alla produzione di Resilient a p. 20). La Cine Chromatix Italy, che ha attualmente nove dipendenti fissi e può contare su una fitta rete internazionale di professionisti freelance, è decisamente proattiva nell’acquisizione di contatti e personale (ad esempio attraverso workshop per giovani talenti) ed è ormai la più grande tra le realtà che formano l’industria cinematografica alto­atesina. “Non solo. Contribuiamo anche a rafforzare l’intero settore a livello locale”, interviene lo studio manager Florian Geiser. Ci troviamo nella Common Room, spazio grande e luminoso nel cuore del vecchio edificio. Un ambiente ricco di atmosfera, che conquista subito visitatori e clienti. L’ E R E M O D E G L I E F F E T T I S P E C I A L I

Ricaricati da un buon caffè, ci dirigiamo verso le sale di produzione. Oltre agli uffici amministrativi, l’azienda è dotata di diverse postazioni VFX e di una sala cinematografica con proiettore DCI, il vero fiore all’occhiello della giovane azienda: un edificio dentro l’edificio, predisposto per color grading e missaggio audio. “Grazie a questa infrastruttura, siamo in grado di offrire molteplici servizi e possibilità alle produzioni che girano in Alto Adige”, spiega Geiser. L’azienda fornisce servizi completi di postproduzione in house e intende costituire una sorta di ponte tra il Nord e il Sud d’Europa. I clienti, che siano di Roma o di Berlino, apprezzano il lavoro dei professionisti meranesi, racconta Keitsch: “A volte, dopo settimane di lavoro intenso e ininterrotto, magari si sentono un po’ come degli eremiti. Ma in compenso, nel tempo libero si godono il buon cibo, i paesaggi alpini e la natura dell’Alto Adige”.

Un ambiente carico di ispirazione: nel vecchio Mulino Pobitzer sono ­a ll’opera nove collaboratori.

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STUDIO VISIT

F O R N I TO R I D I S E R V I Z I D E L L’A LTO A D I G E

Cine Chromatix Italy

Servizio completo: la Cine Chromatix Italy è dotata di modernissime stazioni di lavoro VFX e di una sala cinematografica per color grading e mixaggio audio.

Scouting am Penser Joch im Sarntal: Die Balance zwischen Produktionsbedürfnissen und dem Schutz der alpinen Natur ist Defranceschi ein besonderes Anliegen.

RESILIENT La produzione (▶ vedi servizio a p. 20) ha coinvolto Cine Chromatix Italy fin dai primi sopralluoghi in Alto Adige. L’azienda di Merano ha poi prestato servizi di postproduzione comprensivi di animazione CG, set extension e ritocchi.

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STUDIO VISIT

F O R N I TO R I D I S E R V I Z I D E L L’A LTO A D I G E

Cine Chromatix Italy

Un pacchetto che la Cine Chromatix, nel 2019, ha offerto al team di Effetto Domino, seguendo per la prima volta la postproduzione completa di un film e riscuotendo un grande successo: “Paolo Segat, responsabile del missaggio di Effetto Domino – oltre al missaggio di diversi film di Paolo Sorrentino – ha apprezzato molto il nostro lavoro”, ci confida Nardone. Fiduciosi delle proprie potenzialità, i tre sintetizzano così i loro progetti futuri: “Vogliamo ­crescere, emergere a livello europeo e conquistare la fiducia del settore con le nostre competenze”. MOMENTI DIFFICILI E GRANDI AMBIZIONI

Le cose sarebbero potute andare anche diversamente. La Cine Chromatix Italy è stata costituita nel 2017 come joint venture della Cine Chromatix di Berlino e della casa di produzione altoatesina Ammira, collaborazione nata dalla rete di contatti e dall’entusiasmo di Wolfgang Fliri, fondatore di Ammira e primo direttore della nuova società. L’improvvisa e prematura scomparsa di Fliri nel 2018 ha gettato Keitsch,

Geiser e Nardone nell’incredulità e nello sconforto: “Oltre al dolore per la perdita del nostro amico e collega, ci siamo trovati a dovere decidere chi avrebbe preso il posto di Wolfgang alla guida dell’azienda”, ricorda Keitsch. “Un periodo davvero critico, che alla fine ci ha resi ancora più uniti.” In seguito si è deciso di ridistribuire le competenze nel nucleo dei fondatori, mentre la casa madre berlinese – “che ci è sempre stata a fianco”, tiene a precisare Keitsch – ha rilevato completamente l’azienda, avviando insieme una fase di consolidamento e di ulteriore sviluppo. “Nonostante le difficoltà iniziali, portiamo avanti con convinzione il nostro progetto di rafforzare l’industria cinematografica locale”, afferma Geiser. La continua crescita gli dà ragione: “Forse un giorno il vecchio mulino Pobitzer diventerà un vero e proprio media hub”, conclude in tono visionario. Divertiti, i due colleghi gli danno del megalomane. “Però, effettivamente, di spazio qui nel nostro vecchio pastificio ce ne sarebbe ancora…”, Nardone gli fa T#12 eco con un sorriso. Ecco: tutto è possibile.

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P R O D U C T I O N TA L K

PRODUCER

Donatella Palermo

“Ho capito che l’arte cambia la vita delle persone.”

D. Palermo

Intervista a Donatella Palermo

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Intervista

M A R G H E R I TA B O R D I N O

DONATELLA PALERMO con il regista G ­ ianfranco Rosi, di cui ha prodotto il pluripremiato Fuocoammare e il nuovo film Notturno, attuale candidato italiano all’Oscar.


P R O D U C T I O N TA L K

PRODUCER

Donatella Palermo

Ha conquistato l’Orso d’Oro alla Berlinale con Cesare deve morire dei fratelli Taviani nel 2012, stesso riconosci­mento che ha poi avuto con Fuocoammare di Gianfranco Rosi nel 2016, il film che le ha permesso di entrare nella storia degli Oscar con la nomination al Migliore Documentario nel 2017. Donatella Palermo è una delle produttrici che negli ultimi anni stanno contribuendo a fare grande il cinema italiano del reale.

Bisognerà riflettere anche sui modi di visione… me la sala è tutto, è magia. Non riesco a immaginare un cinema senza sala. Io ho fatto la proiezionista. So cosa vuol dire quel momento preciso in cui nella sala buia si accende la luce del proiettore e lo spettacolo inizia. Non è assolutamente la stessa cosa di accendere la televisione. Quando facevo la proiezionista mi sentivo veramente importante!

Una giovanissima Donatella Palermo che scriveva fumetti è poi diventata un’importante produttrice. Quando è arrivato il cinema nella sua vita? DONATELLA PALERMO Io vengo dalla provincia, e in provincia è molto difficile dire “voglio fare il cinema”. All’inizio ­raccoglievo storie di amici e le trasformavo in fumetti, era divertente ma mi mancava qualcosa. Sono una persona ­socievole, mi piace lavorare con gli altri e non stare da sola. Un giorno, per strada, ho trovato un cane e l’ho portato a casa. Era un cane chiaramente smarrito. Ho messo vari annunci, su un giornale e in alcuni negozi. Il cane era di una produttrice americana. Da quell’incontro siamo diventate amiche ed è lei che mi ha coinvolta in un primo film.

Cosa vuol dire per lei produrre un film? realtà a qualcosa che all’inizio è immateriale, poi diventa un foglio di carta, poi immagine e dentro quell’immagine confluisce la creatività di tante persone. Per me un film è un pensiero fisso. Devo credere nel regista e nella sua storia. Per questo motivo scelgo facendomi guidare da un sentimento e non da un ragionamento logico. Mi emoziona molto il cinema del reale, l’ho scoperto con Gianfranco Rosi. Con lui ho scoperto un modo diverso di fare cinema, in cui tutto ha un valore etico. Lui dice che la cosa più difficile da stabilire è la distanza della realtà quando si è davanti la macchina da presa. Quella distanza lì ti dà la chiave del racconto, del tuo sentimento. Con questo concetto qui mi ha aperto un mondo di comprensione. Ho capito che una distanza scorretta può significare sopraffazione e violenza sull’immagine e sul suo significato.

Qualche tempo fa ha detto: “Il mestiere del produttore è una specie di scuola dove non si può finire di imparare”. Cosa ha imparato fino a oggi? DP Io non sono un’artista, non ho quel tipo di talento ma sono una brava supporter: difendo gli artisti, li sostengo, comprendo la loro predisposizione. Per il resto, il cinema cambia e lo fa in continuazione. In questi mesi mi sto chiedendo quali siano i film che la gente vorrà vedere dopo l’esperienza del 2020. Se mi avessero detto che sarei rimasta chiusa in casa per oltre due mesi e che avrei avuto paura di abbracciare le persone, non ci avrei creduto. E oggi io come tutti sono, in modo impercettibile, una persona diversa. Di cosa si vorrà parlare dopo? Penso ai film del dopoguerra, quando è nato un modo di fare cinema del tutto diverso da quello precedente. Credo che ora i produttori, ma soprattutto gli autori, dovranno capire quale sia il sentimento di questa epoca, e non è per nulla semplice.

DP Per

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DP Dare

Un incontro molto importante è quello con la regista Roberta Torre. È lei che ha prodotto il suo Tano da morire. Come è nato questo film? DP Roberta era venuta da me con due proposte: una sceneggiatura e un documentario, la storia di Tano. Una storia fantastica. Abbiamo deciso insieme che quello era il nostro film e che era non solo una storia presa dalla vita ma anche un musical. Era un progetto folle far ridere sulla mafia, far ballare e cantare veri mafiosi. Non riuscivo a trovare i soldi. Un giorno, l’allora direttore di Rai1, Giovanni Tantillo, mi ha consigliato di fare un piccolo documentario su Tano, per vedere se potesse aprire altre porte. Così abbiamo realizzato Appunti per un film su Tano, dove abbiamo raccontato la sua storia e mostrato i provini fatti per i vari personaggi

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P R O D U C T I O N TA L K

PRODUCER

Stemal Entertainment

Donatella Palermo

Donatella Palermo ama i progetti “difficili”, come Notturno, docu-drama sui conflitti mediorientali, il musical sulla mafia Tano da morire e Faith, ­d ocumentario su una setta.

dell’ipotetico film. Abbiamo presentato questo piccolo lavoro a Venezia, alla Settimana della Critica, dove ha avuto un grande successo a cui è seguito un contratto col quale abbiamo potuto realizzare il film. Senza quell’idea avventurosa non avremmo forse mai realizzato Tano da morire! E poi c’è stato l’incontro con i fratelli Taviani. Cesare deve morire riceve un importantissimo riconoscimento, l’Orso d’Oro della Berlinale. DP È stato un incontro magico. È stata un’esperienza incredibile vedere come lavoravano in due, quale era il rapporto che avevano instaurato con i carcerati. Giravamo nel braccio di massima sicurezza dove c’erano assassini e trafficanti. Uno dei nostri protagonisti aveva ammazzato quattro persone in carcere. Le storie individuali dei nostri protagonisti erano terribili, non abbiamo mai voluto cristallizzarle. Uno di loro, improvvisando in una scena del film, ha detto “Adesso che ho conosciuto l’arte, la mia vita non è più la

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stessa” e così ho capito che l’arte cambia la vita delle persone. Quando siamo rientrati da Berlino siamo andati in carcere a Rebibbia per fare vedere loro l’Orso d’Oro ed è stato incredibile. Tutti si sono fatti le foto con il premio e le hanno mandate ai loro cari. Di colpo, le loro f­ amiglie erano per la prima volta orgogliosi di quello che avevano fatto. E dopo, con Fuocoammare, ho toccato con mano che il cinema quando è arte può cambiare anche la società. Più recentemente ha prodotto il nuovo documentario di Rosi, Notturno. Per questo e per Fuocoammare ci sono voluti rispettivamente uno e tre anni di riprese. Cosa vuol dire il tempo per un produttore? DP Per quanto riguarda Gianfranco Rosi che gira da solo, cura la fotografia, il suono, raramente ha un assistente, il tempo non è un lusso ma una necessità imprescindibile. È già iscritto nei geni del cinema Gianfranco! Durante il lavoro di Notturno io l’ho seguito passo passo da Roma. La mia giornata era scandita dalle telefonate con lui. Avevo con me le mappe dove seguivo l’itinerario. Sento di avere fatto il viaggio, un viaggio, il mio, dentro una stanza. Ho studiato le tappe, ho cercato di capire quali fossero i pericoli e sono sempre stata con la paura che potesse succedere qualcosa. Credo che Notturno sia il film più importante che abbia mai fatto. Un film che ha un valore etico, storico, artistico. Il 2020 è stato un anno straordinario anche per il cinema. Pochissimi sono stati i festival in presenza, tra questi Berlinale dove è stato presentato Faith di ­Valentina Pedicini, da poco scomparsa. DP Una regista meravigliosa. Una delle persone migliori che ho conosciuto. Lei ha dato tantissimo amore e oggi pian­ giamo in tanti. Avevamo in progetto un prossimo film, bellissimo e intenso. Adesso è solo un’idea su un foglio di carta. Vale i­ nsegnava documentario a Palermo. I suoi alunni hanno scritto una frase bellissima: “Adesso non ci resta che sognare i film che lei avrebbe fatto”. La sento mia. Tutti con la morte di Valentina abbiamo perso qualcosa. Quando abbiamo presentato Faith all’IDFA, sono usciti in una settimana due bellissimi articoli su Variety, e Gianfranco Rosi in una telefonata con il sottofondo di mitra e sirene mi diceva contento “vedi, Valentina è stata riconosciuta dal grande cinema internazionale, è una cosa importantissima”. Ed è vero! Inoltre, con Valentina e per il suo film, ho avuto un’esperienza bellissima con IDM Film Commission. Sono stati precisi, attenti, vicini al film.


PRODUCER

S P OT L I G H T

Donatella Palermo

Wilfried Gufler

DONATELLA PALERMO catanese, vive a Roma. Produttrice dai primi anni novanta, viene nominata per un Nastro d’argento per la produzione di Tano da morire (1997) e premiata alla Festa del Cinema di Roma per Liscio (2006). Nel corso della sua carriera produce lungometraggi come Viol@ (1998) e Notturno bus (2007) e documentari come il docu-drama Cesare deve morire (2012). Nel 2016 con la sua casa Stemal Entertainment produce il documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, sugli sbarchi di migranti a Lampedusa. Di Rosi produce anche Notturno (2020), documentario sulle vite segnate dalla guerra nel Medio Oriente. Donatella Palermo ha lavorato con Valentina Pedicini per Faith (2019), documentario su una setta religiosa.

Un rapporto, quello tra produttori e film commission, non sempre così positivo. DP Ma molto importante. Non soltanto per l’aiuto economico. Ti fa sentire parte di un tutto e non lo straniero che vaga da solo. Ho lavorato bene con molte film commission italiane. Da queste realtà può partire un nuovo modo di fare cinema, credo che la loro esperienza possa ancora crescere, e che il loro ruolo debba essere protetto e incentivato economicamente e strutturalmente. A quali progetti sta lavorando? nel 2020 ci fosse stato il Festival di Cannes, Last Words di Jonathan Nossiter sarebbe stato in concorso e avrebbe iniziato la storia importante che merita. È interpretato da Nick Nolte, Charlotte Rampling, Alba Rohrwacher e Stellan Skarsgård: un cast pazzesco con cui io mai mi sarei sognata di potere lavorare. Il film racconta la fine dell’umanità e la storia di un ragazzo, Kalipha Touray, che viaggia in un mondo desertificato. Arrivato a Bologna tra le rovine della Cineteca scopre il cinema, spezzoni di film che rappresentano la memoria di quello che si è perduto. Adesso sto lavorando nuovamente con Roberta Torre in due differenti progetti. Tutte e due siamo molto felici di questa nuova collaborazione, mancava ad entrambe. E poi sto lavorando con Paolo Taviani per il suo nuovo film, Leonora Addio. Paolo ha ancora grande freschezza e capacità di osare e il cuore puro del regista. Sono molto orgogliosa di lavorare con lui. Di me posso solo dire di essere una persona fortunata: ho incontrato dei registi meravigliosi che hanno dato T#12 motivo e senso al mio lavoro.

DP Se

WILFRIED GUFLER ,

produttore, con la sua casa Albolina Film di Bolzano realizza il primo lungometraggio di finzione: Sisters, film drammatico sul tema dell’adozione in coproduzione con la lettone Fenixfilm. Dopo la nascita di Albolina nel 2012 e alcuni anni di produzione esecutiva, Gufler è passato a produrre propri documentari, con un team di ormai quattro collaboratori. Una scelta coraggiosa, premiata dal successo de Il paese sommerso, documentario sul lago di Resia, e di Ahead of Me the South, road movie ispirato a Pasolini. A breve presenterà My Upside Down World, ritratto di una scalatrice. “Da produttore radicato nel territorio, voglio affrontare temi legati all’Alto Adige con un approccio critico e contemporaneo”, afferma Gufler. A conferma di ciò, il prossimo documentario Breaking the Silence indagherà l’argomento delle molestie sessuali. Il 51enne Gufler, che viene dal mondo dell’impresa, ama far quadrare i conti, togliendo una preoccupazione ai creativi: “Lavorando a stretto contatto con i cineasti sono diventato una sorta di tuttofare del settore, e apprezzo più che mai le competenze degli specialisti”. Questo è uno degli ingredienti del suo successo. La ricetta completa? “Istinto per le storie, orientamento internazionale e soprattutto la squadra giusta”, svela. “Il cinema non è un mondo per guerrieri solitari.” www.albolina.org

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P R O D U C T I O N TA L K

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T I TO L I D I CO D A

QUESTIONARIO

Carlo Sironi QUESTIONARIO QUAL È STATO L’ULTIMO FILM CHE HA VISTO?

Carlo Sironi risponde alle domande di TAKE

A casa Passe ton bac d’abord (Fai la maturità prima), di quel grande autore e attore che era Maurice Pialat: ultimamente vedo tantissimi film che raccontano l’adolescenza. In sala l’ultimo è stato Notturno di Rosi, il ­nostro candidato agli Oscar: film che voglio rivedere sul grande schermo, speriamo presto. QUALE SERIE L’HA COLPITA MAGGIORMENTE?

Tante. Sono un fan sfegatato di Mad Men che vedo e rivedo, come i libri che ti hanno segnato di più e finisci per rileggerli un’altra volta. Lì dentro ritrovo la letteratura americana che

Jacopo Salvi

amo: Sherwood Anderson, John Cheever, John Updike. UN FILM CHE ANDREBBE ASSOLUTAMENTE GIRATO?

Un adattamento de Le tre stimmate di Palmer Eldritch, ­capolavoro di Philip K. Dick. Ci vorrebbe un colpo di genio per vedere quell’idea in un altro modo e forse in un altro tempo. Bisognerebbe rimanere fedeli alla complessità del romanzo ma penso sia un libro che andrebbe in qualche modo “tradito”. PER CHE COSA NON SPENDEREBBE PIÙ NEANCHE UN CENTESIMO?

Per il cibo spazzatura. Non mi piace più, ha perso anche CARLO SIRONI, nato a Roma nel 1983, si fa notare con i cortometraggi Sofia (2010, in concorso al Torino Film Festival), Cargo (2013, in concorso a Venezia, nominato al David di Donatello per il miglior cortometraggio) e Valparaiso (2016, in concorso a Locarno). Nel 2019 dirige il lungometraggio Sole, presentato alla 76ᵃ Mostra di Venezia e in programma al Toronto International Film Festival e a Berlinale 2020. Per Sole ottiene due nomination come Miglior regista esordiente ai Nastri d’argento e ai David di Donatello; ai 33° European Film Awards vince il Prix FIPRESCI “Miglior rivelazione europea”.

quell’aura di “guilty pleasure”. La vita è troppo breve per ­mangiare male. L’ULTIMA FOTO CHE HA SCATTATO?

Le ultime farfalle viste, cucite su un asciugamano. Non vedo l’ora di ritrovarmi in mezzo alla natura e vederne di vere.

#13 M A G A Z I N E F O R F I L M P R O F E S S I O N A LS

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CO M I N G AU G U ST 2 0 2 1


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