#10
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A LT O A D I G E
M A G A Z I N E F O R F I L M P R O F E S S I O N A LS 2 0 2 0
E S C LU S I V A
Il segreto di Curon
I N T E R V I S TA
DOSSIER
Abel Ferrara firma Siberia. L’instancabile del cinema si racconta
Infinite Content. Cosa significano i cambiamenti dell’ultimo decennio per il futuro dell’industria?
A magazine by
Issue – Year
IDM FILM FUND & COMMISSION
#10 2 0 2 0
TA K E #10
#IDMFILMFUNDING
La vera storia che ha ispirato la serie Netflix
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Panalight Südtirol
Viale Druso, 313/b · 39100 Bolzano (Bz) MOB. +39 366.9509059 · TEL. +39 0471 539862 panalightsudtirol@panalight.it
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www.panalight.it
distributore esclusivo per l’Italia
INTRODUZIONE
CARI PROFESSIONISTI DEL CINEMA,
il fondo altoatesino per l’audiovisivo compie dieci anni! L’obiettivo dichiarato al momento della costituzione del fondo nel 2010 era accrescere la visibilità dell’Alto Adige come location cinematografica, creare un solido settore cinematografico locale e offrire condizioni ideali alle produzioni. Oggi possiamo dire: l’impresa è riuscita! In questi anni, il nostro Film Fund ha sostenuto 265 progetti per oltre 3.770 giorni di riprese, portando in Alto Adige produzioni cinematografiche e televisive da undici Paesi europei. In questo numero di TAKE vi presentiamo alcune delle pellicole più recenti, fra cui Siberia di Abel Ferrara e la serie targata Netflix Curon. Anche scorrendo all’indietro la “filmografia” dell’Alto Adige troviamo molti nomi di rilievo, da Terrence Malick a Stefan Ruzowitzky. Del sostegno fornito alle produzioni cinematografiche beneficia soprattutto l’economia locale: la ricaduta sul territorio generata dai progetti finanziati dal fondo ammonta infatti a quasi 70 milioni di euro, per una media del 188% in dieci anni. Il settore cinematografico altoatesino è cresciuto costantemente e conta oggi svariate imprese di servizi – tra case di produzione, noleggi attrezzature e agenzie di casting – e un folto gruppo di professionisti. È con particolare soddisfazione che osserviamo inoltre lo sviluppo del
settore locale delle produzioni, una realtà fatta di persone ambiziose e un numero crescente di coproduzioni internazionali con partecipazione altoatesina. Gli ultimi successi sono il frutto più evidente di un decennio di impegno a favore del territorio. All’ultimo festival di Locarno la regista Maura Delpero ha lasciato il segno con Maternal, mentre Nuno Escudeiro, bolzanino di adozione, si è aggiudicato con The Valley l’Emerging International Filmmaker Award a Toronto. Crescendo, una coproduzione dell’altoatesina Filmvergnuegen e di CCC Filmkunst, ha ottenuto infine un ottimo successo di critica.
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Welcome
Iniziamo con slancio un nuovo decennio di avventure cinematografiche: continuate a seguirci!
Vera Leonardelli D I R E C T O R B U S I N E S S D E V E LO P M E N T I D M A LT O A D I G E
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CO LO P H O N
INDICE
Girato in Alto Adige: La vita nascosta – Hidden Life di Terrence Malick
PUBLISHER IDM Alto Adige Film Fund & Commission Via Alto Adige, 60 39100 Bolzano T +39 0471 094 000 film@idm-suedtirol.com film.idm-suedtirol.com Facebook: idmfilmfunding Instagram: idmfilmfunding
Pandora Film
MAGAZINE FOR FILM P R O F E S S I O N A LS # 1 0 2020
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EXECUTIVE EDITOR Birgit Oberkofler MANAGING EDITOR Alessia De Paoli PROJECT MANAGERS Alessia De Paoli, Magdalena Zöschg
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CONCEPT Ex Libris www.exlibris.bz.it
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EDITOR-IN-CHIEF Florian Krautkrämer EDITOR, PUBLISHING MANAGER Valeria Dejaco/Ex Libris EDITORIAL DESIGN Nina Ullrich www.designnomadin.com ART DIRECTION Philipp Aukenthaler www.hypemylimbus.com TRANSLATIONS & PROOFREADING Ex Libris (Federica Romanini, Cassandra Han, Valeria Dejaco, Milena Macaluso, Charlotte Marston) PHOTOS If not credited otherwise: IDM
O N LO C AT I O N
Tre scorci di Alto Adige NEWS
Shot in South Tyrol / Film Location / Top 5 / 3 domande a… / Film Commission / Facts & figures / Rising Star / New Faces
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PRODUCTION #1: SIBERIA
Intervista: la regia secondo Abel Ferrara / In più: il dietro le quinte del film LUKAS FOERSTER
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PRODUCTION #2: CURON
LO C A L TA L E N T S
Lo sguardo di un “outsider”: il regista Nuno Escudeiro MARIANNA KASTLUNGER
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SET VISIT
… con il professionista del catering Paul Grüner MARIANNA KASTLUNGER
STEFANO VASTANO
Fabian Gasmia: le coproduzioni e l’ufficio su… rotaia
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ILLUSTRATIONS Oscar Diodoro (38-43), freund grafic design (49)
La regia etica: Valentina Pedicini si racconta
P R O D U C T I O N # 3 : FA I T H
STEFANIA ULIVI
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DOSSIER
2010-2020: 10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti FLORIAN KRAUTKRÄMER
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44
Reportage: la storia vera che ha ispirato la serie Netflix girata in Alto Adige
COVER PHOTO Loris Zambelli/Netflix
PRINTER Dialog Spa Via A. Amonn, 29 39042 Bressanone www.dialog.bz
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P R O D U C T I O N TA L K
FLORIAN KRAUTKRÄMER
49 50
S P OT L I G H T
Martin Rattini T I TO L I D I CO D A
Stefan Ruzowitzky risponde al questionario TAKE / Anteprima TAKE #11
E D I TO R I A L E
IDM
TAKE #10
Film Fund & Commission
Per il Film Fund dell’Alto Adige il 2020 è un anno ricco di novità
sicuramente non vi è sfuggito: TAKE si presenta in una veste completamente rinnovata. Il motivo? Una ricorrenza che ci riempie di gioia: il fondo altoatesino per l’audiovisivo compie dieci anni! Dal 2010 sosteniamo con servizi e finanziamenti le produzioni cinematografiche e televisive, contribuendo attivamente allo sviluppo della location altoatesina. L’occasione ci è sembrata ideale per ridefinire grafica e contenuti di TAKE. La rivista uscirà ora due volte l’anno, a febbraio e ad agosto, in concomitanza con gli appuntamenti principali del settore cinematografico di lingua tedesca e italiana: la Berlinale e la Mostra del Cinema di Venezia. Ma non solo: TAKE parlerà tre lingue (italiano, tedesco e inglese), agevolando la nostra attività di mediazione tra i mercati cinematografici di Italia, Austria, Germania, Svizzera e altri Paesi. Questa edizione è speciale in ogni senso: abbiamo realizzato per voi un’intervista con il regista Abel Ferrara, che ha girato in Alto Adige il suo ultimo film Siberia. L’incontro si è svolto a Roma, sua città di adozione (p. 18). Il cambiamento nell’ultimo decennio è invece il tema del nostro dossier: che trasformazioni ha subito il settore? Quali le conseguenze per
fondi, produttori e creativi? Che cosa ci riserva il futuro? A p. 38 l’analisi del caporedattore Florian Krautkrämer. Nel 2020 sono entrate in vigore le nostre nuove linee guida per i finanziamenti, che comprendono anche il supporto ai cortometraggi con il quale sosteniamo i giovani talenti altoatesini. Una panoramica delle novità è a p. 43. E per finire: abbiamo un nuovo sito web! A film.idm-suedtirol.com troverete informazioni sui finanziamenti, i database di progetti e location e l’elenco dei professionisti locali. Il portale offre inoltre informazioni utili sullo Script Lab RACCONTI, la conferenza INCONTRI e i programmi di formazione. Venite a scoprire le novità e lasciatevi ispirare! Vi auguro buona lettura e un 2020 ricco di successi cinematografici.
BIRGIT OBERKOFLER Head Film Fund & Commission T +39 0471 094 277 birgit.oberkofler@idm-suedtirol.com RENATE RANZI Coordinator Film Location T +39 0471 094 252 renate.ranzi@idm-suedtirol.com EVA PERWANGER Film Funding T +39 0471 094 282 eva.perwanger@idm-suedtirol.com
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CARE LETTRICI, CARI LETTORI,
CONTATTI IDM Alto Adige Film Fund & Commissionn
BEATRIX DALSASS Film Funding T +39 0471 094 272 beatrix.dalsass@idm-suedtirol.com MARCELLO BEATO Film Funding T +39 0471 094 261 marcello.beato@idm-suedtirol.com ALESSIA DE PAOLI PR & Film Location T +39 0471 094 266 alessia.depaoli@idm-suedtirol.com MAGDALENA ZÖSCHG PR & Film Location T +39 0471 094 254 magdalena.zoeschg@idm-suedtirol.com SOPHY PIZZININI Film Location T +39 0471 094 279 sophy.pizzinini@idm-suedtirol.com
Birgit Oberkofler H E A D F I L M F U N D & CO M M I S S I O N
LUISA GIULIANI Film Commission T +39 0471 094 294 luisa.giuliani@idm-suedtirol.com
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Maria Martus Photography
O N LO C AT I O N
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FILM
D I R E C TO R
Crescendo (2019)
Dror Zahavi
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Castello Englar, Appiano sulla Strada del Vino
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IDM TION LO C A E O F T H2 0 1 8 YEAR
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FILM
D I R E C TO R
La corrispondenza (2016)
Giuseppe Tornatore
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Florian Mohn/www.cinealp.com
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Libera UniversitĂ di Bolzano, campus di Bressanone
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FILM
D I R E C TO R
La befana vien di notte (2018)
Michele Soavi
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eppan.com/HelmuthRier
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Castelletto al lago di Monticolo, Appiano sulla Strada del Vino
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NEWS
S H OT I N S O U T H T Y R O L
F I L M LO C AT I O N
A Hidden Life (2019)
RACCONTI Script Lab
S H OT I N S O U T H T Y R O L
Franz e Franziska Jägerstätter (August Diehl e Valerie Pachner) conducono una vita fatta di sacrifici, ma anche di felicità. Un idillio destinato a finire quando il fanatismo nazista si abbatte sul loro paesino, St. Radegund. Franz oppone resistenza: una decisione pericolosa. La vita nascosta – Hidden Life di Terrence Malick, presentato nel 2019 al festival di Cannes, narra la vera storia di Franz Jägerstätter. Il film è stato girato nel 2016 in Alto Adige, tra gli altri a Castelrotto, Brunico, Rodengo, Fortezza e Velturno. Nel cast ci sono anche Bruno Ganz e Michael Nyqvist, nelle loro ultime interpretazioni.
Reiner Bajo
La vita nascosta
R A CCO N T I S C R I P T L A B
IDM/Asia de Lorenzi
Fantasy e zombie? Sì: ma d’autore
I partecipanti di RACCONTI #8 (sopra), il tutor principale Cyril Tysz (sotto)
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La serie fantasy Midnight Circus di Gabriel Borgetto e Helena Hofman. Il thriller Welcome to Steissbach di Sebastian Sattler e Johannes Kotzke. E la storia di zombie NeuZeit di Carolina Hellsgård e Olivia Vieweg. L’edizione 2019 dell’IDM Script Lab RACCONTI è stata la prima a sposare completamente il genere supernatural, come spiega Nicola Lusuardi, sceneggiatore, esperto di serie, docente (Serial Eyes di Berlino, Series Lab di Torino) e nel 2019 creative advisor del programma. In due workshop in Alto Adige Lusuardi, insieme ad altri esperti, ha affiancato i sei autori nell’elaborazione dei soggetti. Conclusione del percorso, la loro presentazione in un pitch a SERIES MANIA (Lille), a marzo. “Tutti e tre i progetti sono estremamente di genere e quindi pensati per un mercato cable o streaming, piuttosto che per un mercato televisivo”, spiega Lusuardi. “Però i modelli di racconto di genere, attraenti per il pubblico, bilanciano la voce degli autori: l’autorialità sposa così l’entertainment.” RACCONTI #8 ha ospitato per la prima volta anche una masterclass dedicata al production design. Ludovica Ferrario, sceneggiatrice di Paolo Sorrentino, ha assistito gli autori nell’elaborazione di visual concept per le loro serie. “Un esperimento riuscito. Lo sviluppo della serialità, per me, non dovrebbe incentrarsi sulla sola storia ma comprendere anche il progetto estetico. Del resto, il prodotto finale è fatto di immagini, suoni e atmosfere. Penso sia questo il mindset necessario per essere un bravo show runner”, conclude Lusuardi. RACCONTI si terrà anche nel 2020, con ulteriori novità. Informazioni: film.idm-suedtirol.com
NEWS
TO P 5
Film per bambini e ragazzi #shotinsouthtyrol TO P 5
Un gioco da ragazzi! FILM
Sprite Sisters (2020) Sven Unterwaldt PRODUZIONE blue eyes Fiction (DE), Dor Film (AT), Filmvergnuegen (IT) LOCATION Teatro Puccini di Merano TRAMA Il film si basa sull’omonima serie di best seller dedicata alle quattro sorelle Flame, Marina, Flora e Sky (Laila Padotzke, Hedda Erlebach, Lilith Julie Johna, Leonore von Berg), tutte in possesso di poteri magici.
FILM
La Befana vien di notte (2018) Michele Soavi PRODUZIONE Lucky Red (IT) LOCATION Laghi di Monticolo, Appiano, Alpe di Siusi, Castelrotto, Caldaro, Merano TRAMA Protagonista del fortunato film natalizio è la maestra Paola (Paola Cortellesi), che di notte si trasforma nella Befana per portare i regali ai bambini buoni. Quando viene all’improvviso rapita, toccherà agli alunni salvare la loro maestra.
Ötzi e il mistero del tempo (2018) Gabriele Pignotta PRODUZIONE One More Pictures (IT), Rai Cinema (IT) LOCATION Museo archeologico (Bolzano), Lago di Costalovara (Renon) TRAMA Ötzi (Michael Smiley) è sbarcato all’improvviso nel mondo del XXI secolo e non vede l’ora di scoprirlo insieme al suo giovane amico Kip (Diego Delpiano). Vincitore del Premio Giffoni 2018. REGIA
OneMorePictures/F. Vagliati
FILM
M. Iacovelli/F. Zayed
REGIA
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Help, I Shrunk My Friends (2020) Granz Henman PRODUZIONE blue eyes Fiction (DE), Karibufilm (DE), Filmvergnuegen (IT), Minifilm (AT) LOCATION Seminario Johanneum (Tirolo) TRAMA Felix (Oskar Keymer) si innamora della nuova compagna di classe Melanie. Ai suoi amici la cosa non va giù. E così durante una gita scolastica Felix li fa restringere. La Cine Chromatix Italy di Merano ha fornito servizi di VFX. REGIA
blue eyes fiction/P. Domenigg
FILM
blue eyes/M. Nagel
REGIA
FILM
Il viaggio di Amelie (2017) Tobias Wiemann PRODUZIONE Lieblingsfilm (DE), Helios sustainable films (IT) LOCATION Hotel Salegg (Siusi allo Sciliar), Cascate di Riva (Campo Tures), Castel Rafenstein (San Genesio) TRAMA L’asma costringe Amelie (Mia Kasalo) a un soggiorno in una clinica altoatesina. Un posto che non fa per lei! Amelie scappa e scopre la montagna grazie al suo nuovo amico Bart (Samuel Girardi). Premiato in Germania come miglior film per ragazzi nel 2018.
M. Rattini
REGIA
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NEWS
3 DOMANDE A…
F I L M CO M M I S S I O N
Dirk Schürhoff
PLACES #8 Location Tour
3 DOMANDE A…
IDM/D. Grotta
Dirk Schürhoff, CEO di Beta Cinema
Durante il panel “We’ve Got New Rules – The Future of Film Distribution”, tenutosi in Alto Adige durante la Film Conference INCONTRI nel 2019, Dirk Schürhoff è intervenuto sui cambiamenti prodotti nel settore dalla crescente popolarità delle piattaforme di streaming. Con TAKE, Schürhoff condivide alcune riflessioni. Nell’intero settore si parla di cambiamenti epocali. Quali sfide si trova ad affrontare un produttore, a livello di vendite internazionali e distribuzione in sala? DS Da due, tre anni i distributori di film indipendenti o d’autore si muovono un po’ ovunque con più prudenza. Se i cinema non sono più i luoghi per eccellenza nei quali vedere i film, una delle cause è da ricercare proprio nei servizi di streaming. Come possono reagire i distributori e gli operatori cinematografici alle nuove abitudini del pubblico? DS Le sale non possono più limitarsi alla proiezione ma devono divenire luoghi di incontro per i cinefili, offrendo loro esperienze uniche. Le emozioni trasmesse dai film forniscono in tal senso un contributo essenziale. La casa di distribuzione italiana Nexo Digital, ad esempio, ha successo con film che restano nelle sale solo tre giorni, un format accompagnato da intense attività di marketing. L’uscita al cinema si trasforma così in evento, una strategia che potrebbe funzionare benissimo anche per il lancio cinematografico dei film prodotti da Netflix. In Germania il film System Crasher sta dimostrando come pellicole di qualità e un ottimo lavoro a livello di distribuzione e di sale possano generare grande interesse intorno a un film.
IDM/A. Grassi
IDM/D. Grotta
1.
Dove identifica le opportunità maggiori per la sua casa di produzione? DS Oltre al nostro core business, il cinema d’autore, al momento ci interessano soprattutto i film di animazione. Inoltre ci stiamo concentrando sul mercato dell’Est europeo, con particolare attenzione alle produzioni russe.
3.
DIRK SCHÜRHOFF è CEO di Beta Cinema, una delle principali case di distribuzione tedesche operanti a livello mondiale. Analisi approfondita su cinema e streaming: Dossier a p. 38.
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IDM/A. Grassi
2.
V I C I N O A L CO N F I N E
Le fragorose cascate di Stanghe presso Racines. Le gallerie delle antiche miniere d’argento di Ridanna. Il fortino di caccia barocco di Wolfsthurn con le sue 365 finestre, 52 porte, 12 camini e 4 portali. I moderni capannoni del produttore di impianti a fune altoatesino Leitner ropeways. E naturalmente la pittoresca Vipiteno. Queste location, che rappresentano soltanto alcuni dei potenziali set dell’Alto Adige settentrionale, sono anche le tappe lungo le quali si è snodato il Location Tour PLACES #8, itinerario di tre giorni organizzato da IDM per produttori e registi italiani e internazionali con progetti concreti in via di realizzazione. Per i partecipanti l’iniziativa è stata fonte di ispirazione e occasione per stabilire nuovi contatti. Le informazioni sui prossimi Location Tour si trovano alla pagina film.idm-suedtirol.com
NEWS
FA C T S & F I G U R E S
R I S I N G S TA R
265 progetti sostenuti
Maternal (2019)
FA C T S & F I G U R E S
33 22 | 11
265
È questo il numero delle produzioni televisive e cinematografiche sostenute dal Film Fund dell’Alto Adige (IDM) nei dieci anni dalla sua costituzione. 67 progetti hanno ottenuto un finanziamento alla preproduzione, ovvero un finanziamento allo sviluppo di progetto, e 198 progetti un finanziamento alla produzione.
34 25 | 9
30 23 | 7
26 21 | 5
22 17 | 5
25 20 | 5
28 22 | 6
33 23 | 10
27 18 | 9
7 7|0
2010
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2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
R I S I N G S TA R
Lo sguardo femminile
Dispàrte/Vivo film
Caterina Sansone
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La regista Maura Delpero: il suo Maternal ha entusiasmato ai festival.
“A lungo è mancato uno sguardo femminile, a lungo la voce delle donne è stata messa a tacere. Così le donne sono ripartite dal documentario, che non è luogo di potere, ma di libertà”, raccontava Maura Delpero nell’intervista a TAKE #9 del 2019. Eppure, con Maternal (Hogar), la regista di origine bolzanina ha scelto di girare un lungometraggio di finzione, riscuotendo subito un grande successo di critica. Maternal, in concorso al Film Festival di Locarno e selezionato per il RIFF Reykjavik International Film Festival, ha ottenuto una “menzione speciale” in entrambe le manifestazioni. Ancor prima, il progetto si era aggiudicato il TFL Audience Design Fund al Torino Film Lab e il premio del pubblico ad Annecy Cinéma. La pellicola ha ottenuto infine menzioni al BFI London Film Festival, al Filmfest Hamburg, al Chicago International Film Festival e al Mar del Plata International Film Festival in Argentina. Maternal, che è stato scritto, girato, interpretato e fotografato esclusivamente da donne, è la storia delle giovanissime ragazze madri Lu e Fati, i cui destini si incrociano con quello della suora italiana Paola, che le accoglie in un istituto per madri adolescenti di Buenos Aires. Il film è stato prodotto da dispàrte, Vivo film e Campo Cine con la partecipazione di Rai Cinema e con il sostegno, tra gli altri, di IDM Alto Adige.
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NEWS
N E W FA C E S
Un interprete versatile: Thomas Prenn si è fatto notare in Tatort (a destra) e da protagonista in Hochwald (sotto).
N E W FA C E S
Amour Fou
SWR
Puria Safary
Thomas Prenn
Thomas Prenn Thomas Prenn è molto richiesto da quando il ruolo dello psicopatico Damian nell’omonimo episodio della serie poliziesca Tatort, ambientato nella Foresta Nera (2018), gli è valso il premio per giovani talenti dello Studio Hamburg. L’attore altoatesino si è calato nel personaggio dall’inquietante fragilità con ogni fibra del suo corpo. Ma nel repertorio di Prenn, che è stato membro fisso del Badisches Staatstheater di Karlsruhe, c’è posto anche per altri ruoli, come dimostra la recente interpretazione di Claudio nella commedia shakespeariana Molto rumore per nulla. “Rispetto alla commedia, però, il dramma è più ricco di sfaccettature, lo sento più nelle mie corde”, spiega. L’attore quasi 26enne fa la sua parte anche nel boom delle serie televisive, che definisce “un’ottima opportunità per i giovani attori”. Nel 2019 figurava ad esempio nel cast della miniserie di Sky Germania 8 giorni alla fine, nel 2020 lo vedremo in Biohackers su Netflix e c’è stato anche un ritorno a Tatort, nel 2020, nel ruolo dello studente Paul in un episodio ambientato a Colonia. E il grande schermo? Non è affatto estraneo al versatile Prenn, rappresentato dall’agenzia Players. A fine 2019 ha interpretato il ruolo principale in Hochwald della regista altoatesina Evi Romen. La prima esperienza cinematografica risale tuttavia al periodo precedente la formazione all’Accademia di arte drammatica Ernst Busch, con la partecipazione al dramma di guerra altoatesino Lacrime delle Dolomiti di Sesto: “Le riprese nella neve sono state molte faticose, si lavorava in condizioni estreme, ma per me è stato un esercizio prezioso, il mio primo vero incontro con la recitazione”, spiega, e aggiunge: “Il cinema è uno dei miei posti preferiti. In sala si percepisce tutto con maggiore intensità…”
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FILMOGRAPHY 2020: Hochwald Feature Film 2020: Tatort: Kein Mitleid, keine Gnade TV Movie 2020: Biohackers Streaming Series 2019: 8 giorni alla fine TV Series 2018: Tatort: Damian TV Movie 2017: Der namenlose Tag TV Movie
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NATURE IS OUR FILMSET CONTACT US: SCHNALSTAL.IT/SENALES.IT CREDIT & © : PATRICK STEGER - VIDEOMETRIXS.COM
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LO P RR OEDM U CI P TS I OUNM # 1
LO F I LRME M I P S U M
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«Bisogna accettare la sfida!» La regia secondo Abel Ferrara
Intervista
LU K A S F O E R S T E R Foto
R I CC A R D O G H I L A R D I
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TA K E #10
LO R E M I P S U M
L’italoamericano intramontabile icona del cinema europeo d’autore: Abel Ferrara all’appuntamento con TAKE a Roma.
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PRODUCTION #1
FILM
D I R E C TO R
Siberia (2020)
Abel Ferrara
A renderlo celebre sono stati i film sul cuore infernale di New York come L’angelo della vendetta (1981) e Il cattivo tenente (1992). Oggi Abel Ferrara vive a Roma. Un tempo instancabile star del cinema indipendente americano, il regista è ormai un’intramontabile firma del cinema europeo d’autore. Insieme al suo attore preferito, Willem Dafoe, presenta quest’anno alla 70a Berlinale il suo nuovo film Siberia, girato in Alto Adige con il sostegno di IDM Film Fund. Il regista ci ha dato appuntamento in un caffè di via Merulana, nei pressi della sua abitazione romana. Iniziamo proprio da qui, dal quartiere Esquilino. Come è maturata la decisione di trasferirsi a Roma? ABEL FERRARA Sono di origini italo-americane, cresciuto in un ambiente molto italiano. Anche artisticamente ho sempre avuto un piede in Europa. Qui il pubblico apprezza i miei film. Sono del resto pellicole molto europee, fortemente influenzate dal cinema del vecchio continente. A un certo punto ho iniziato a lavorare in Italia, già ai tempi di Mary (2005) e Go Go Tales (2007) o di documentari come Napoli, Napoli, Napoli (2009). Poi, nel 2014, durante le riprese di Pasolini, ho conosciuto mia moglie Cristina e abbiamo avuto una bambina. Come spesso accade, ci si ferma dove ci si innamora. Così ora vivo a Roma, da cinque anni.
ABEL FERRARA è regista e sceneggiatore. Nato nel 1951 a New York, ha iniziato la sua carriera negli anni ottanta con film di exploitation. Tra le sue opere successive ci sono Il cattivo tenente (1992), Fratelli (1996), Mary (2005, premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia) e Pasolini (2014). Per Siberia ha collaborato per la quinta volta con Willem Dafoe. Ferrara vive a Roma.
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Alcuni dei suoi ultimi film, come Piazza Vittorio (2017), sono stati girati praticamente sotto casa, quasi senza budget. È stato un po’ un ritorno ai suoi inizi alla regia? AF Sì, certo. Ho iniziato a 16 anni, me ne andavo in giro con una cinepresa che ero riuscito a recuperare da qualche parte. Chi vuole fare film ha ovviamente sempre bisogno di denaro, che siano 100 dollari o 20 milioni. Insomma, arriva sempre il momento in cui dovrai convincere qualcuno – sia anche soltanto tua madre! – della bontà del tuo lavoro. Anche se devo dire che le madri sono forse le più difficili da persuadere. Magari perché, come nel suo caso, i primi film commerciali che ha girato erano porno e film di exploitation… AF Beh, prima o poi abbandoni l’ambiente protetto dell’università. All’accademia di cinema giravamo film artistici, ma
PRODUCTION
TA K E #10
Vivo film / Rai Cinema / maze pictures / Piano
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PRODUCTION #1
“Non esistevano né i video né lo streaming. Non potevamo stare al passo con i budget hollywoodiani, quindi facevamo quello che Hollywood non poteva permettersi: sesso e violenza.”
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FILM
D I R E C TO R
Siberia (2020)
Abel Ferrara
PRODUCTION
Vivo film / Rai Cinema / maze pictures / Piano
Il suo documentario The Projectionist del 2019 descrive proprio quei tempi. AF Esatto. Allora la gente andava ancora al cinema. Non esistevano né i video né lo streaming, nessun computer. Era addirittura prima di IBM. Non potevamo stare al passo con i budget di Hollywood e gli ingaggi delle grandi star, così facevamo quello che Hollywood non poteva permettersi: sesso e violenza.
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poi bisogna anche guadagnarsi da vivere. E il modo più rapido per entrare nel giro era realizzare film porno. Eravamo tutti impazienti. Nel 1976 arrivò l’opportunità di girare in 35 mm e fu la volta di 9 Lives of a Wet Pussy. Con i due film successivi, Driller Killer (1979) e L’angelo della vendetta (1981), le cose andarono più o meno allo stesso modo. Dipendevamo dal mercato: film incredibilmente violenti come Texas Chainsaw Massacre di Tobe Hooper (1974) realizzavano grandi introiti, ma Hollywood non poteva produrre pellicole del genere.
Dopo L’angelo della vendetta ha ottenuto budget molto più ampi. AF Per un po’ abbiamo tentato di lavorare come agli inizi, cercando di ottenere fondi per fare film indipendenti a New York. Ma eravamo in anticipo sui tempi di un decennio, allora non esisteva ancora un settore newyorkese indipendente con strutture di finanziamento e distribuzione proprie. Intorno al 1980 si faceva ancora fatica. Poi abbiamo avuto semplicemente fortuna: Paura su Manhattan, pellicola che intendevamo girare con pochi soldi a New York nel 1984, divenne improvvisamente un film hollywoodiano, con un produttore hollywoodiano e una star come Tom Berenger. Mi si aprirono nuove possibilità: mi trasferii a Los Angeles, conobbi molte persone e lavorai anche per la tv. Il suo ultimo film girato in studio è stato Ultracorpi del 1993. Un ottimo film ma, per quanto ne so, un’esperienza non particolarmente positiva… AF In realtà è stata una buona cosa. Lavoravamo contemporaneamente a due film, Ultracorpi e Il cattivo tenente. È stato fantastico muoversi in due mondi così diversi. Proprio ora sto vivendo un periodo simile: da un lato ho girato Siberia,
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FILM
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Siberia (2020)
Abel Ferrara
“Ci si ferma lì dove ci si innamora.” Abel Ferrara con la moglie Cristina, attrice, e la loro figlia Anna.
Sono cresciuto nel Bronx, ma se penso a New York, penso a Manhattan. È il quartiere dove ho vissuto da adulto. E che oggi non riconosco più: questo caffè qui, ad esempio, a New York costerebbe cinque dollari, una bottiglia di acqua S. Pellegrino dodici. Io non ci sto. Ed è solo l’inizio, perché poi bisogna permettersi gli affitti e tutto il resto. A New York fanno tutti fatica, non hanno scelta: resistono perché adorano la città. Ma ne vale la pena? New York non è l’antico Egitto e non vi si costruiscono piramidi. Può essere che da qualche parte si nasconda una Cleopatra, ma io vedo solo quindici milioni di persone sfinite.
AF
con un budget importante e riprese in tutto il mondo, dall’altro Tommaso, che ho realizzato nel mio appartamento. Ultracorpi è stato un’esperienza interessante. È sempre una battaglia: si riceve del denaro, e più denaro ricevi più i finanziatori credono di potere influire sul tuo lavoro. Ma bisogna andare per la propria strada e accettare la sfida. La libertà artistica è uno dei motivi che l’hanno spinta a lavorare più spesso in Europa? AF Sì, è uno dei motivi per cui me ne sono andato da New York. Ad esempio, in America c’è un film nelle sale e una director’s cut. In Europa esiste solo una versione, ed è quella del regista. È un fatto di tradizione e cultura artistica. Per molti lei continua a essere un regista newyorkese. Che rapporto ha oggi con la sua città? Il suo sguardo è cambiato da quando vive in Europa?
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Ha iniziato a girare documentari appena nel 2008, ma questo genere ha ormai un ruolo centrale nella sua produzione. Affronta i documentari in modo diverso dai lungometraggi? AF In realtà no. Anche il documentario è cinema, ma con un po’ più di libertà. Non c’è sceneggiatura, si lavora con meno equipaggiamento e il ritmo è diverso, più veloce. Ma alla fin fine è pur sempre questione di inquadrature e scene, da cui deve venire fuori un film. Ha visto Tommaso? È praticamente un documentario. È come il mio film 4:44 Last Day on Earth, ma girato qui in piazza Vittorio. Il suo ultimo film Siberia è stato invece girato in Alto Adige. Come descriverebbe l’esperienza? AF Viaggiare è una delle cose che più mi piace del fare film: in qualunque posto vada, anche in Italia, mi sembra di trovarmi sempre in un Paese nuovo. L’Alto Adige, ad esempio, è lontano da Roma almeno quanto Marte. Ma è un posto bellissimo. Cercavamo atmosfere siberiane e le abbiamo trovate proprio là. L’inverno freddo per davvero, i paesaggi innevati e selvaggi: un’esperienza intensa.
PRODUCTION
Vivo film / Rai Cinema / maze pictures / Piano
Dal Bronx alle montagne innevate, i suoi film presentano genesi e ambientazioni molto varie, ma sembrano avere tutti qualcosa in comune, come se si trattasse di un unico film. Un aspetto sorprendente. AF Sì, da un certo punto di vista è sempre lo stesso film. Del resto, sono sempre lo stesso regista, la stessa persona, da 45 anni. Spero però che si notino anche dei cambiamenti e dei progressi.
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Una cosa è cambiata: prima era cattolico, ora è buddista. AF Beh, c’è un punto in cui il cattolicesimo sfocia naturalmente nel buddismo. Per quanto mi riguarda, Gesù era buddista. E quello che andava bene a Gesù, deve andare T # 10 bene anche a me.
Ferrara tra le vie del suo quartiere Esquilino.
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PRODUCTION #1
FILM
D I R E C TO R
Siberia (2020)
Abel Ferrara
Dietro le quinte di Siberia, molto teamwork e… tanta neve Behind the scenes A prima vista, Siberia potrebbe apparire un film dall’ambientazione ben definita. Invece no: “La geografia del film è principalmente interiore: racconta il viaggio del protagonista alla ricerca di sé stesso, della propria memoria”, afferma Marta Donzelli, produttrice alla guida – insieme a Gregorio Paonessa – della Vivo film. Oltre alla casa romana, la compagine produttiva del nuovo lungometraggio di Abel Ferrara è composta dalla tedesca maze pictures di Philipp Kreuzer e dalla messicana Piano di Julio Chavezmontes, oltre che da Diana Phillips (Rimsky Productions) che ha lavorato con Ferrara già negli anni newyorchesi e ha seguito lo sviluppo del progetto fin dall’inizio. La prima sfida: trovare i finanziamenti per il budget complessivo di circa quattro milioni e mezzo di euro. Il primo fondamentale tassello conquistato è stato il sostegno di IDM, attraverso il fondo di finanziamento altoatesino, a cui è seguito poi il finanziamento di Rai Cinema. “Siamo particolarmente grati a IDM perché è stata la prima a credere nel progetto”, precisa Donzelli. L A S O L I T U D I N E T R O V ATA
Risolutiva, nella scelta di optare per l’Alto Adige, anche l’esigenza di girare a marzo – periodo in cui l’attore protagonista Willem Dafoe aveva dato disponibilità – in un paesaggio che doveva essere non solo innevato ma anche molto isolato. “Ci sembrava che l’Alto Adige offrisse una ricchezza di possibilità da questo punto di vista”, afferma Gregorio Paonessa. Le riprese si sono svolte principalmente in un’isolata baita di montagna in Val Pusteria, individuata dal location scout meranese Florian Mohn. “Una scelta, quella della location, che si è dimostrata assolutamente felice: anzi, di neve ne abbiamo trovata pure troppa!”, sorride Paonessa. Con tutte le difficoltà che ciò comportava nel raggiungere la baita, lungo una strada solitamente inagibile nei mesi invernali. Ostacoli superati anche grazie a una realtà locale: la Giafatto Entertainment, giovane casa di produzione dei bolzanini Philipp Moravetz
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e Lynn Inglese, che si è occupata dell’organizzazione dei mezzi speciali necessari a raggiungere le location in quota e delle relazioni con le persone del posto. U N A PA R T N E R S H I P P E R C R E S C E R E
La partnership tra Giafatto e Vivo film si fonda anche su un percorso di mentoring, che coinvolge proprio l’affermata casa di produzione romana. L’affiancamento è stato attivato su iniziativa di IDM per sostenere la realtà bolzanina nello sviluppo della propria attività. “Ma è proprio grazie all’intensa collaborazione sul set di Siberia che si è instaurato un rapporto di fiducia e simpatia reciproca tra Marta, Gregorio e noi“, commenta Philipp Moravetz. “Ciò ha fatto sì che il mentoring si sia rivelato un’esperienza ancora più profonda e per noi utilissima. Poter conoscere da vicino una realtà produttiva del calibro della Vivo film ci ha offerto moltissimi spunti di crescita.” Oltre alla Giafatto, i produttori di Siberia si sono appoggiati ad altri professionisti locali, come elettricisti, macchinisti e diversi altri ruoli. “In Alto Adige avevamo la certezza di poter lavorare con ottime maestranze: la nostra aspettativa di trovare sul territorio un ottimo livello di professionalità è stata nuovamente soddisfatta”, afferma Gregorio Paonessa. Molto stimolante, per il produttore, anche la prima collaborazione con Abel Ferrara: “È stato emozionante mettersi al servizio di un progetto così complesso e ambizioso, con un interprete come Dafoe e la regia di una leggenda del cinema internazionale contemporaneo”. Una leggenda che, per la prima volta, ha scelto di confrontarsi con un soggetto incentrato su un fortissimo rapporto con la natura: novità assoluta nella cinematografia del regista italoamericano. “Ci è voluto un graduale lavoro da parte di tutta la squadra per capire quale fosse la modalità più idonea per realizzare le visioni di Abel”, svela Marta Donzelli. “Trovare il modo giusto di raccontare questa T # 10 storia è stata un’avventura.”
SIBERIA di Abel Ferrara celebra la sua prima mondiale alla 70a Berlinale. La sceneggiatura del dramma è firmata da Ferrara e Chris Zois e si ispira in parte al “Libro rosso” di Carl Jung, un’esplorazione del linguaggio dei sogni. Oltre al protagonista Willem Dafoe il cast è composto da Dounia Sichov, Simon McBurney e Cristina Chiriac. Il film è una coproduzione di Vivo film con Rai Cinema, maze pictures e Piano. Distribuzione mondiale: The Match Factory. Oltre alla location principale, un rifugio in montagna in Val Pusteria, il film ha utilizzato diverse altre location in Alto Adige, tra cui un bunker della seconda guerra mondiale a Bolzano e una caserma abbandonata. IDM Alto Adige ha accordato alla produzione un sostegno pari a 500.000 euro.
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TA K E #10
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PRODUCTION #2
SERIES
D I R E C TO R S
Curon (2020)
F. Mollo & L. Patitucci
«Ogni luogo ha un segreto sotto la superficie.»
Per Netflix, Indiana ha prodotto Curon in Alto Adige
_____ Un campanile si erge minaccioso dalle scure acque di un lago di Testo
S T E FA N O V A S TA N O Foto
LO R I S Z A M B E L L I / N E T F L I X
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montagna. La videocamera ne sfiora la superficie, sembra volersi immergere ma non lo fa: ciò che è sommerso verrà alla luce soltanto alla fine. Il primo breve trailer di Curon, la nuova serie originale Netflix, ha puntato i riflettori su una nuova location: Curon, appunto. Un paesino dell’Alto Adige caratterizzato, da settant’anni, dalla triste storia vera di come le acque del lago di Resia sommersero un intero villaggio.
SCRIPT
PRODUCTION
E. Abbate, G. Galassi, I. Fachin, T. Matano
Indiana Production / Netflix
TA K E #10
Il dramma soprannaturale, che promette di tenere inchiodato allo schermo il pubblico, è ispirato alla storia vera di Curon.
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PRODUCTION #2
SERIES
D I R E C TO R S
Curon (2020)
F. Mollo & L. Patitucci
01
Oltre all’insolita location, per la sua prima serie italiana del genere “supernatural”, attesa nel corso dell’anno, Netflix ha puntato sulla collaborazione con l’italiana Indiana Production e sulla professionalità di due giovani registi: Fabio Mollo, classe 1980, che in passato ha firmato due lungometraggi, e Lyda Patitucci, nel cui carnet si trovano numerosi credit come second unit director. Insieme, ma con stili diversi il tandem alla regia racconta una complessa storia di “ritorni”. Al paese natio; alle origini lì fra i monti, alla ricerca di pezzi di sé che si credevano perduti, o rimossi. Un intricato dramma soprannaturale che promette di tenere inchiodato allo schermo il pubblico per tutte e sette le puntate, lasciando però ai giovani registi gli spazi necessari senza troppe restrizioni dettate dal genere. L A V E R I TÀ N A S CO S TA
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Al fianco di Valeria Bilello, che interpreta la protagonista Anna (01), nel cast figura la giovanissima Margherita Morchio (Daria), insieme a Federico Russo (Mauro) nella foto (02).
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“Io e Fabio”, inizia a raccontarci Lyda Patitucci, “siamo diversi per stile e carattere, ma ci siamo combinati in modo congeniale, toccando nelle puntate generi diversi, ma intorno a una linea narrativa forte e coerente”. Il filo rosso della serie “è proprio il sommerso”, spiega Fabio Mollo, “che riemerge e avvolge i protagonisti. Ed è la metafora giusta del luogo, del lago nel suo fascino ambiguo che non sai come valutare”. È intorno al lago misterioso che si snoderanno le disavventure di Anna – è Valeria Bilello a dare le sembianze alla protagonista – che all’improvviso scompare. E le storie dei suoi gemelli adolescenti, Mauro e Daria, che dovranno ritrovarla. Puntata dopo puntata si scoprirà così non solo un segreto di famiglia ma anche la storia di questo luogo: il lago di Resia in Val Venosta. Sulle sue sponde sorge il nuovo villaggio di Curon, con i suoi masi e le memorie “sommerse” sott’acqua. Questa è la Storia, quella vera, che ha ispirato la serie. Era il 1950 quando, praticamente senza avvertire la popolazione, il paesino di Curon fu inondato dalla società Montecatini per costruirvi una diga, e quel bacino che oggi conosciamo come lago di Resia. Da un giorno all’altro un intero villaggio perse tutto: case, prati, persino le tombe del cimitero di paese. Da allora, dalle acque spunta solo il campanile di Santa Caterina, “punto esclamativo” della memoria, con bifore che risalgono al 1345 e con campane che, leggenda vuole, sebbene rimosse certe notti continuano a risuonare... Oggi il campanile è amato dai turisti e il lago dai ragazzi del posto che vi praticano kitesurf. Ma nelle storie dei vecchi del paese (raccontate nel 2018 nel documentario Il paese sommerso di Georg Lembergh) riecheggiano il dolore e lo
SCRIPT
PRODUCTION
E. Abbate, G. Galassi, I. Fachin, T. Matano
Indiana Production / Netflix
smarrimento di un’intera generazione. Un habitat perfetto, pregno di drammi e leggende, per Curon.
Curon è la prima serie italiana di questo genere. Una sfida per la regia, la produzione e il cast.
“In Italia”, precisa Fabio Mollo, “non era ancora stata realizzata una serie del genere. E quando come regista non hai un percorso segnato da seguire, ma tutto da inventare, la cosa si fa più stimolante”. Anche perché una cosa è realizzare film per un pubblico italiano, e tutta un’altra cosa, dice il regista, “una serie per un colosso come Netflix e per un pubblico e una diffusione globale”. Ma è anche lo stesso formato che ha ispirato il regista. “La serie”, continua, “è un linguaggio che mi intriga molto come spettatore e narratore. È vicina al romanzo, nella sua lunghezza può farsi racconto corale e ti consente di scavare nel carattere dei personaggi in modo profondo”. Come nei film – Il sud è niente, Il padre d’Italia – che Mollo ha già firmato e in cui il fulcro della scena è proprio l’intimità dei rapporti umani. I due giovani registi non sono gli unici ad aver trovato stimolante lavorare con Netflix; anche per i produttori di Indiana quella di Curon è risultata un’esperienza istruttiva. “La collaborazione con Netflix ci ha insegnato molto”, spiega Fabrizio Donvito, uno dei fondatori e amministratore delegato di Indiana. “Il loro lavoro di squadra a tutti i livelli della produzione è stato entusiasmante.” Anche per Indiana poi – che di recente ha prodotto Sono solo fantasmi, commedia horror di Christian De Sica, e ha collaborato a The Burnt Orange Heresy, giallo di Giuseppe Capotondi – “la commistione dei generi narrativi è un fattore essenziale, che fa bene alla creatività”, ci dice Daniel Pavoncelli, responsabile film & tv della casa milanese.
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NETFLIX DOCET
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PRODUCTION #2
SERIES
D I R E C TO R S
Curon (2020)
F. Mollo & L. Patitucci
“L’idea di Curon”, continua Pavoncelli, “è stata però ispirata in gran parte dalle location. IDM, la Film Commission dell’Alto Adige, ci ha aiutato molto nell’individuare i luoghi adatti, coinvolgendo professionisti del territorio. E aiutandoci ad affrontare situazioni difficili create dal clima”. Come le fitte, inaspettate nevicate di novembre: non è facile girare con temperature scese sino a meno 15. “Pensavamo di essere preparati al freddo e a girare una serie in mezzo alle Alpi”, confida Fabio Mollo. “Ma siamo stati sorpresi dalla potenza della natura. Con Curon ci siamo spinti a esplorare il più possibile l’ambiente. Tutte le riprese sono realizzate in vere location puntando sin nei minimi dettagli all’autenticità dei luoghi.” È anche questo valore aggiunto delle riprese in esterna che sprigionerà una bellezza quasi drammatica in tanti episodi. “Il racconto di Curon”, aggiunge Lyda Patitucci, “gode delle potenzialità di questa parte d’Italia ancora poco vista nei film, che invece è eccezionale”. La regista non si riferisce solo ai luoghi ma anche all’impatto con la gente del posto. “Persone incredibili, schive e a tratti burbere”, spiega, “che un po’ alla volta si aprono e mostrano una loro dolcezza”. N AT U R A R E G I N A
Il paese di Curon in Val Venosta non è stato soltanto l’ispirazione della serie ma anche un’importante location per le riprese.
CURON è una serie originale Netflix di sette episodi, prodotta da Indiana Production e diretta da Fabio Mollo e Lyda Patitucci. La sceneggiatura è firmata dall’head writer Ezio Abbate (Suburra) con Giovanni Galassi, Ivano Fachin e Tommaso Matano. Le riprese si sono svolte prevalentemente in Alto Adige, con la partecipazione di diverse maestranze e professionisti locali. IDM ha accordato a Indiana un finanziamento alla produzione pari a 350.000 euro.
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Una dolcezza propria anche a Margherita Morchio, giovanissima attrice che nella serie vedremo nei panni di Daria: “È una bravissima attrice con tanta voglia di mettersi in gioco”, dice Patitucci. Mentre Valeria Bilello, nei panni di Anna, è una professionista navigata. “Una donna molto intelligente”, continua la regista, “e con cui sono felice di aver lavorato tanto perché nelle mie puntate ha una presenza notevole”. Nel cast, assemblato grazie alla collaborazione tra la romana Gabriella Giannattasio e la casting director americana Cassandra Han che vive in Alto Adige, figurano anche Luca Lionello, Federico Russo, Anna Ferzetti, Alessandro Tedeschi, Juju Di Domenico, Giulio Brizzi, Max Malatesta e Luca Castellano. Ma negli episodi con cui Patitucci chiude la serie è la natura la vera regina delle scene. “Le mie puntate”, confida la regista, “sono ancora più scollegate dalla civiltà, più vicine ai boschi, ai laghi, alle montagne”. E rivela: “Questa mattina, prima delle riprese, ero da sola in un bosco e all’improvviso mi ha sorpreso una famiglia di daini. Una scena stupenda. L’ho interpretato come un segno di buon auspicio T # 10 per la serie”.
PRODUCTION #3
FILM
D I R E C TO R
Faith (2020)
Valentina Pedicini
Stemal Entertainment
“Il nostro non è mai uno sguardo neutro. La porzione di mondo che decidi di raccontare è già una scelta etica.” Valentina Pedicini, regista
VALENTINA PEDICINI (Brindisi, 1978) dopo la laurea in Filologia romanza e linguistica si diploma in Regia alla ZeLIG School for Documentary, Television and New Media di Bolzano. Dopo My Marlboro City, Mio sovversivo amore e Pater Noster, gira nel 2013 il suo primo lungometraggio Dal profondo. Nel 2017 l’esordio nel cinema di finzione con Dove cadono le ombre.
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Testo
Foto
S T E FA N I A U L I V I
R I CC A R D O G H I L A R D I
Accettare limiti e costrizioni per dare spazio a storie che rimarrebbero nascoste. Rinunciare al colore per dare luce. Spegnere la telecamera per saper cogliere l’attimo giusto per riaccenderla. Si intitola Faith l’ultimo lavoro di Valentina Pedicini, di nuovo cinema del reale dopo l’esordio della regista brindisina nella finzione con Dove cadono le ombre (passato alle Giornate degli autori nel 2017). Un “documentario immersivo” su una ristrettissima comunità di adepti di un culto radicale che mescola kung fu, suggestioni shaolin, allenamenti estremi e rituali cristiani sotto la guida, ferrea e indiscussa, di un “Maestro”. Un film affascinante e disturbante che avvolge lo spettatore con domande senza risposta. Su tutte: a quanto sei disposto a rinunciare in nome di un dogma? E conferma la fede di Valentina Pedicini nella capacità del cinema di trasmettere il detto e il non detto. “Ho sempre sognato di fare la regista, ma ci sono arrivata tardi, dopo gli studi di Filologia romanza e linguistica a Roma”, racconta. “A 30 anni ho preso coraggio: ho risposto al bando della scuola ZeLIG. Ho capito che il cinema sarebbe stato la modalità non solo per dare voce a chi non l’aveva. Ma anche per far sentire la mia e conoscermi meglio”. E anche farsi conoscere. Il documentario Dal profondo ha vinto nel 2013 il premio Solinas, ottenuto la menzione speciale ai Nastri d’argento ed è entrato nella cinquina dei David di Donatello. Faith, prodotto da Donatella Palermo, passato in concorso all’International Documentary Filmfestival di Amsterdam e presentato alla Berlin Critics’ Week, ha convinto la critica internazionale. “La mia è un’esperienza felice, come donna non ho avuto troppe difficoltà, aver fatto una scuola internazionale mi ha aiutato”, afferma Valentina. “Ma mi sento un’eccezione: in Italia per le registe la situazione è disperante, ancora troppi pregiudizi e sfiducia di affidare una troupe a una donna”. Gli anni di scuola a Bolzano sono stati fondamentali, afferma. “La ZeLIG è stata un’esperienza unica. Le persone con cui lavoro oggi le ho incontrate lì.” Anche la genesi di Faith passa dalla ZeLIG. Alla base c’è un corto, Pater Noster, girato undici anni fa. “Avevo conosciuto i monaci in una palestra di arti marziali, quando vivevano ancora a Bolzano. Mi interessava in particolare Laura, campio-
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Valentina Pedicini ha scoperto il cinema a 30 anni: “Ho capito che sarebbe stato il modo di far sentire la mia voce�.
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FILM
D I R E C TO R
Faith (2020)
Valentina Pedicini
Stemal Entertainment
PRODUCTION #3
Corpi in costrizione, spazi angusti: Faith è un film affascinante e disturbante allo stesso tempo.
nessa di kung fu. Mi sono imbattuta in una storia più grande.” Di fede e fiducia cieca, devozione al limite del martirio. “Lo dico con sincerità, allora non ero pronta. Eticamente e professionalmente.” Molti anni dopo, la scelta di riannodare i fili. “È un soggetto che intercettava temi a me cari: corpi in costrizione, spazi angusti, un regime di esclusione dal mondo, quasi di clausura, identità minacciate.” Quattro mesi di riprese nel monastero tra le colline delle Marche con lo stesso direttore della fotografia, Bastian Esser, un fonico e un assistente cameraman. Girato in bianco e nero. Un film difficilissimo, dice, irto di insidie e contraddizioni. “La cosa ardua era trovare un equilibrio tra quello che sono e l’obbligo di non nascondere la verità che mi trovavo davanti per quanto potesse apparire sgradevole. Le immagini sono un’arma potente, ci siamo fatti domande ogni volta che abbiamo acceso la telecamera.” Il cinema del reale, o meglio, come dice lei, “la pratica del documentario”, ha una sua grammatica. Una volta scelto il soggetto – e già questo è un processo complesso e rivelatore – “diventare invisibili è il modo per cercare eticamente la verità, senza giudizi e pregiudizi. Però
FAITH Il documentario, presentato in concorso a IDFA 2019 e a Berlin Critics’ Week 2020, ritrova i protagonisti del corto Pater Noster (2008): il maestro di kung fu nel frattempo ha fondato il monastero dei Guerrieri della luce, tra kung fu e devozione cristiana. Una ventina di seguaci, monaci guerrieri e madri guardiane, quasi in clausura, si allenano senza tregua. Produzione: Stemal Entertainment con Rai Cinema. Finanziamento IDM Alto Adige alla produzione: 109.000 euro.
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il nostro non è mai uno sguardo neutro, la porzione di mondo che decidi di raccontare è già una scelta etica”. Sguardo invisibile ma non annullamento del punto di vista. La dedica ai due bambini della comunità, che stanno crescendo separati dal mondo, rivela molto di Pedicini. “Sono stati un’ancora di salvezza. La dedica rivela amore e grande speranza di liberazione.” Altro segnale il nome di Gianfranco Rosi tra i ringraziamenti. “Per me è un punto di riferimento, lui ha inaugurato in Italia una modalità di fare cinema documentario. I premi ricevuti con i suoi Sacro Gra e Fuocammare hanno decretato che il doc non è un sottogenere del cinema ma una pratica diversa.” Che, nel caso della regista brindisina, alimenta l’esperienza nella finzione. “Non avrei potuto fare Faith senza aver attraversato Dove cadono le ombre, che a sua volta arrivava da una storia vera. Il cinema del reale ti obbliga a usare il corpo, a sporcarti le mani”. Il prossimo passo potrebbe essere un nuovo intreccio. “È arrivata una nuova storia, sono nella fase dell’innamoramento, mi piacerebbe fare un film di finzione utilizzando la pratica documentarista. E forse, questa volta, T # 10 riuscirò a girare in esterni”.
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LO R E M I P S U M
film production / location service / logistics / scenography
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www.cinealp.com
DOSSIER
2010–2020
10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
The Age of Change. Dieci anni che hanno trasformato l’industria cinematografica. E come possono reagire produttori, fondi e creativi europei 10 anni di IDM Film Fund, 10 anni di cambiamenti Testo
F LO R I A N K R A U T K R Ä M E R Illustrazioni
OSCAR DIODORO
CARE LETTRICI, CARI LETTORI, negli ultimi anni, trascorsi tra festival ed eventi di settore, ho notato un’evoluzione profonda dei temi dei dibattiti: oggi l’attenzione degli addetti ai lavori non è più rivolta solo al finanziamento dei progetti. Piuttosto, si parla sempre più di problemi strutturali, tra questioni di genere e #MeToo (che abbiamo trattato in TAKE #9) o produzioni sostenibili (tema che approfondiremo nel prossimo numero). Se c’è un vero tema che caratterizza il settore nel 2020, dunque, è proprio il cambiamento. Produzione, commercializzazione, tecnologia e comportamenti: tutto è in movimento. L’anno scorso, durante un festival, un produttore – impegnato con successo da oltre vent’anni nella realizzazione di coproduzioni europee “d’autore” – mi ha confidato che farà ancora cinque film e poi si ritirerà. Non perché
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trovi noiosi i progetti o si senta troppo vecchio. Ma perché ha la sensazione di non conoscere più il suo pubblico. La portata dei cambiamenti dell’ultimo decennio è enorme, anche sul lungo periodo. Allo stesso tempo, si respira un’atmosfera da febbre dell’oro: grazie alle piattaforme streaming e ad altri nuovi canali, il settore delle produzioni sta godendo di un aumento generale della domanda e degli introiti. Cosa si cela dietro a questa “epoca della trasformazione” e qual è l’impatto su produzioni e fondi cinematografici europei, anche a livello locale? Ne abbiamo parlato con la Film Fund & Commission dell’Alto Adige, che nel 2020 compie dieci anni, e con produttori ed esperti del settore. Florian Krautkrämer Caporedattore TAKE #10
2010–2020
10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
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DOSSIER
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2010–2020
10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
2010-2020. Infinite Content. I consumatori non hanno avuto mai a disposizione una scelta di film e serie tv così ampia e di facile accesso come nel 2020. I portali multimediali delle emittenti tv, la straripante offerta delle piattaforme di streaming e anche il mercato dei DVD, nonostante tutto ancora di un certo rilievo in Europa, portano i contenuti che desideriamo direttamente nelle nostre case. Eppure, il cinema non sembra risentirne troppo: sebbene da alcuni anni il numero delle nuove uscite sia in lieve calo, quello delle sale cinematografiche è tornato ad aumentare, come per esempio in Germania. In Italia, per i gestori di sale il 2019 è stato l’anno più positivo dell’ultimo triennio, come ha affermato il presidente di ANICA Francesco Rutelli. Grazie anche a iniziative come “Moviement”, creata per colmare il vuoto delle sale nel periodo estivo. A essere soddisfatto non è solo il pubblico. La crescente domanda di contenuti garantisce infatti un buon livello di occupazione anche ad attori e alle varie maestranze del settore. Ma non è tutto oro quel che luccica: per alcuni segmenti, oggi, la situazione non è rosea, anzi, la concorrenza si è fatta più agguerrita. Parliamo soprattutto dei film d’autore, quelli presentati e premiati ai festival: fanno sempre più fatica ad attirare il pubblico nelle sale cinematografiche – che sono ancora il sancta sanctorum di questo segmento. I distributori si mostrano sempre più cauti perché quelli che un tempo erano successi assicurati oggi non trovano
più automaticamente degli acquirenti. ( 3 domande a Dirk Schürhoff di Beta Cinema, p. 14) In un periodo di trasformazioni i “tempi interessanti” possono sembrare un’espressione retorica ma nel caso dei fondi cinematografici vanno presi alla lettera. Semplicemente finanziare progetti non basta più: oggi i fondi incidono anche a livello strutturale, plasmando le sfide che si presenteranno in futuro. Ragionano su quote rosa, su possibili misure a vantaggio delle produzioni ecosostenibili e discutono animatamente se e come si debbano erogare fondi alle serie tv, sia europee sia americane. MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES
E se gli enti nazionali sono sicuramente dotati di maggiori risorse, i fondi regionali hanno il grande vantaggio di essere più vicini ai professionisti e alle realtà cinematografiche locali. Ed è per questo che non vengono percepiti unicamente come semplici erogatori di finanziamenti. Inoltre, i fondi piccoli sono in grado di reagire in modo più rapido e flessibile ai nuovi sviluppi. Uno dei primi obiettivi di Birgit Oberkofler – alla guida di IDM Film Fund & Commission dal 2017, inizialmente insieme a Renate Ranzi e dal 2019 come sola responsabile del Fondo – è perciò quello di rafforzare le attività di produzione in Alto Adige: “I fondi regionali sono innanzitutto preposti a favorire l’economia locale, andando a rafforzare il territorio”, spiega. Una
“Per le produzioni, i fondi devono rappresentare un partner con il quale rapportarsi e affrontare le sfide in modo flessibile e al passo con i tempi”, dice Birgit Oberkofler, responsabile del Film Fund dell’Alto Adige.
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2010–2020
10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
mission seguita anche dal fondo altoatesino, nella selezione dei progetti e delle attività di affiancamento. E non pensando solo ai creativi ma anche alle altre maestranze, dai macchinisti ai location scout, ai servizi di catering. ( Visita sul set con un professionista del catering, p. 46) “Nel contempo è importante garantire l’elevata qualità delle produzioni per consolidare lo standing del territorio nel panorama cinematografico europeo e mondiale sul lungo periodo”, conclude la responsabile del fondo. Per il produttore internazionale Fabian Gasmia sono proprio i progetti di prestigio, quelli in programma ai festival più rinomati, a rappresentare un’ottima opportunità di attirare l’attenzione su location minori come la provincia di Bolzano: “È proprio grazie ai progetti di punta che si può far conoscere ovunque l’Alto Adige, con tutte le sue qualità”. ( Production talk con Fabian Gasmia, p. 48) In che modo, quindi, possono reagire i fondi alle continue trasformazioni nel settore delle produzioni e alla crescente differenziazione della domanda e dell’offerta? Con un’infrastruttura affidabile, una funzionale rete di contatti e con solide misure di formazione: “I produttori devono poter considerare il fondo un partner con il quale affrontare le sfide in modo flessibile e al passo con i tempi. Se poi trovano anche una buona infrastruttura e una vivace realtà cinematografica, il territorio ne beneficia sul lungo periodo”, aggiunge Birgit Oberkofler.
Torsten Zarges – esperto che sostiene IDM Film Fund in qualità di coordinatore e moderatore della Film Conference INCONTRI – ritiene che la migliore risposta alle sfide globali sia proprio rafforzare l’industria cinematografica locale. “È normale che ci sia una grande incertezza”, dice, “del resto ci troviamo in una fase di transizione”. Transizione che obbligherà alcuni player a cambiare rotta: forse qualche modello collaudato, come il prestigioso “film da festival”, dovrà reinventarsi per ritrovare il proprio pubblico. Ma Zarges è fiducioso perché l’incremento della domanda – e delle scelte per consumatori e produttori – ha di fatto ampliato la torta di mercato. “Non c’è motivo di considerare in competizione tra loro cinema, streaming e tv”, afferma. “Affrontandola nel modo giusto, la situazione attuale offre ottime opportunità ai fondi regionali e alle realtà locali: in fondo anche i film e le serie tv per lo streaming devono pur venir prodotti da qualche parte.” E perché non in un piccolo territorio cinematografico?
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La generosità dei fondi europei e l’attuale boom delle serie generano al momento una vera e propria mancanza di manodopera.
FONDI EUROPEI, UNITEVI!
Ma c’è un ma. Da alcuni anni, infatti, i fondi europei si fanno concorrenza a vicenda. Per accaparrarsi le ambite produzioni straniere, soprattutto quelle americane, propongono programmi di tax o cash rebate sempre più generosi e flessibili, con rimborsi che possono raggiungere il 30%. In Italia, nel 2018 il MIBAC ha aumentato notevol-
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2010–2020
10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
mente la dotazione del proprio credito di imposta (anche se al momento i fondi sono bloccati), mentre la Germania ha lanciato il programma DFFF2 finalizzato a sostenere in modo mirato anche le grandi case specializzate in VFX. Anche Paesi più piccoli come la Serbia o l’Ungheria stanno attirando i blockbuster statunitensi con interessanti incentivi. Tutto questo, insieme al boom delle serie tv, ha causato addirittura una carenza di manodopera. Fabian Gasmia ci parla di produzioni tedesche costrette a posticipare le riprese perché non riescono a trovare professionisti e maestranze disponibili. In Germania il settore cosiddetto “below the line”, tra assistenti operatori, elettricisti, organizzatori generali, è pressoché prosciugato: si gira senza sosta. Il fatto che ormai le case di produzione possano richiedere finanziamenti per progetti destinati alle piattaforme come Netflix acuisce l’altro storico conflitto, quello tra cinema d’autore e progetti più commerciali. Perché, purtroppo, i fondi non aumentano proporzionalmente ai potenziali beneficiari. Dunque i fondi dovrebbero concentrarsi sul loro core business, non sostenendo più le produzioni per piattaforme come Amazon o Netflix? No: “Significherebbe mandare un messaggio sbagliato,” commentano sia Oberkofler che Zarges. La via passa invece per la negoziazione: aprire i finanziamenti anche ai servizi di strea-
ming per costringerli ad accettare determinate normative europee. “Ecco perché noi fondi europei dovremmo agire a livello politico, creando una rete di cooperazione internazionale, che ci permetta di reagire in modo più flessibile ai cambiamenti che investono il mercato,”, aggiunge Birgit Oberkofler. ( Novità nei finanziamenti IDM, p. 43) Nel 2019 sono nate altre grandi piattaforme di streaming. E Netflix ha annunciato che investirà diversi miliardi di dollari nella produzione di nuovi contenuti originali. Non sorprende quindi che le domande di finanziamento per lo sviluppo di serie tv siano aumentate a dismisura. Certo, per ora queste piattaforme collaborano con i produttori europei ma un domani, se decidessero di munirsi di case di produzione proprie, questa luna di miele potrebbe interrompersi bruscamente. “I giochi sono aperti. Come fondo regionale, non vogliamo e non possiamo permetterci di ignorare le tendenze globali, anzi vogliamo affrontarle proattivamente”, continua Birgit Oberkofler. L’obiettivo del fondo rimane il consolidamento, quantitativo e qualitativo, e l’ulteriore sviluppo dell’industria cinematografica e creativa locale. “Ma è nostro compito contribuire anche alla diversità culturale e al rafforzamento del settore audiovisivo europeo”, T#10 conclude.
“Non c’è motivo di contrapporre cinema, streaming e tv. Se la si affronta nel modo giusto, la situazione attuale offre ottime opportunità alle realtà produttive”, dice l’esperto di media Torsten Zarges.
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DOSSIER
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10 anni di Film Fund, 10 anni di cambiamenti
Le novità in sintesi Finanziamenti IDM: cosa cambia dal 2020
Nel 2019 IDM ha rielaborato i criteri di finanziamento delle produzioni cinematografiche per i prossimi anni. Un cambiamento sostanziale riguarda l’assegnazione dei fondi, che sarà gestita da IDM in collaborazione con una commissione di esperti e non più dalla Giunta provinciale dell’Alto Adige. È inoltre prevista una certificazione “Green Film” per le produzioni sostenibili: argomento che approfondiremo in TAKE #11. Verranno introdotte anche nuove disposizioni in materia di parità di genere (un tema di cui ci siamo già occupati nel precedente numero, TAKE #9). Verranno tenuti maggiormente in considerazione i progetti che coinvolgeranno in equa misura professionisti di sesso maschile e femminile, in particolare in ruoli di responsabilità nei reparti quali produzione, sceneggiatura, regia, recitazione, fotografia, montaggio, scenografia e colonna sonora. Anche i costi sostenuti per l’assistenza ai bambini potranno essere considerati riconoscibili.
TA K E #10
N U O V I C R I T E R I D I F I N A N Z I A M E N TO A S S E G N A Z I O N E A U TO N O M A , C E R T I F I C A Z I O N E “ G R E E N F I L M ” E PA R I TÀ D I G E N E R E
F I N A N Z I A M E N TO D I CO R TO M E T R A G G I S CO P R I R E E S O S T E N E R E I N U O V I TA L E N T I
Una delle novità di punta del 2020 è il finanziamento di cortometraggi. Tali prodotti, se realizzati professionalmente, rappresentano uno degli strumenti principali per scoprire, promuovere e sviluppare nuovi talenti. Ma anche i filmmaker affermati possono utilizzare tale formato per sperimentare nuove tecniche e nuovi approcci stilistici. Il cortometraggio offre inoltre la possibilità di coinvolgere diversi professionisti del settore audiovisivo su progetti di breve durata, favorendone il networking e le future collaborazioni. Al finanziamento di cortometraggi possono accedere progetti della lunghezza massima di 52 minuti, valutate di alta qualità sotto l’aspetto della produzione e della creatività. Sono ammessi non solo i film ma anche le short form series, se la durata sommata di tutti gli episodi rientra nella lunghezza limite. Il finanziamento viene erogato sotto forma di contributo dell’importo massimo di 30.000 euro ovvero fino al 70% dei costi di produzione riconosciuti. Almeno il 60% del finanziamento accordato deve essere speso in Alto Adige. Ulteriori informazioni film.idm-suedtirol.com
Il finanziamento di cortometraggi entra in vigore con la call 2/2020. Le domande potranno essere presentate tre volte l’anno.
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LO C A L TA L E N T S
D I R E C TO R
Nuno Escudeiro
Design: Claudia Polizzi
Nuno Escudeiro racconta i rifugiati con un linguaggio sobrio e concreto: The Valley è un meritato successo internazionale Nuovi talenti del cinema
THE VALLEY Il documentario di Nuno Escudeiro, una coproduzione di Miramonte Film (IT) e Point du Jour (FR), ha ottenuto importanti riconoscimenti (Emerging International Filmmaker Award del festival canadese Hot Docs, BNL Gruppo BNP Paribas Award al festival Visioni del Mondo di Milano). IDM ha sostenuto la pellicola con 80.000 euro.
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Testo
Foto
M A R I A N N A K A S T LU N G E R
MICHAEL PEZZEI
Quando parla, Nuno Escudeiro lo fa con voce pacata. Può sembrare quasi intimidito. Ma le apparenze ingannano: la sua non è ritrosia, è riflessività. Nuno è nato nel 1986 a Tomar, ridente cittadina nel cuore del Portogallo dominata dal Convento de Cristo, un’imponente fortezza costruita dai Templari nel XII secolo e oggi patrimonio dell’umanità. Il simbolo della città è stato un punto di riferimento importante anche per il regista: “Gli europei capiscono il mondo perché conoscono la loro storia. Il passato ci ha insegnato chi siamo, aiutandoci a costruire in modo più solido le nostre opinioni”. Eppure, in Portogallo, Escudeiro non riusciva a trovare il suo posto. A 25 anni si è così trasferito in Finlandia, a Rovaniemi: “È l’unica parte del paese dove ritrovo le atmosfere dei film di Aki Kaurismäki”, scherza, per poi aggiungere in tono più serio: “In Finlandia ho dovuto rivedere il mio modo di stare al mondo, ma ho anche scoperto una parte di me non legata alle mie radici. Un’esperienza bella e importante”. Il percorso di Escudeiro è proseguito con un corso di Regia alla ZeLIG School for Documentary, Television and New Media di Bolzano. Il ruolo di “outsider” in patria ha agevolato l’inserimento all’estero, conferendogli un punto di vista privilegiato sulle realtà concretamente o metaforicamente marginali di cui si nutrono le sue storie. Qui nessuno è straniero (2014) racconta la vita di un gruppo di adolescenti rom e sinti, Moon Europa (2016) è invece il ritratto di alcuni rifugiati nell’Artide. Anche The Valley, il suo ultimo film, è dedicato alla fuga, un tema tuttora di rilievo, benché spesso sfruttato ai limiti del cinismo. “Quando si parla di profughi, il discorso assume toni moralistici e polarizzanti. Io invece ho voluto mostrarne la realtà concreta”, spiega il regista, che per le riprese ha visitato nuovamente una terra di confine, questa volta tra Italia e Francia, dove persone comuni combattono per il rispetto di princìpi che le istituzioni per vari motivi non riescono a garantire. Il film intende offrire anche uno spunto di riflessione, come afferma il regista: “La crisi dei rifugiati in Europa si è affermata come argomento. Ora è il momento di indagare quanto è accaduto, per affrontare il problema in futuro con T # 10 maggiore responsabilità sociale”.
TA K E #10
Per Nuno Escudeiro, sentirsi emarginati può divenire una risorsa preziosa e affinare lo sguardo verso l’essenziale.
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SET VISIT
M A E S T R A N Z E D E L L’A LTO A D I G E
Catering “Ö wie Knödel”
Paul Grüner sa come viziare il palato di una troupe. Abbiamo sbirciato nelle sue pentole Sul set con… il professionista del catering Testo
Foto
M A R I A N N A K A S T LU N G E R
ARMIN HUBER
Cupo e inquietante: così si annuncia The Split Tongue, nuovo film horror del regista e sceneggiatore viennese Peter Brunner. Le condizioni meteo di Tiles, vicino a Bressanone, non hanno deluso le aspettative della troupe: “Pioggia e nebbia, che altro chiedere?”, commenta il direttore di produzione Georg Aschauer. Ma in questo ultimo giorno di riprese, a fine ottobre, splende di nuovo il sole. “Un bel finale”, ci fa notare Aschauer, che incontriamo al punto di ristoro nei pressi del maso Villscheider, a due passi dal set allestito alla chiesetta di San Cirillo. Nell’aria si diffonde un invitante profumo di soffritto. Il pranzo è quasi pronto: verrà servito da un furgoncino che farebbe invidia a qualsiasi appassionato di street food. Paul Grüner, esperto altoatesino di catering, ha trasformato gli otto metri quadrati della superficie di carico in una cucina compatta e funzionale. Bicchieri e stoviglie sono di plastica riciclabile e non ci sono bottiglie monouso: “Queste scelte ci permettono di ridurre la quantità di rifiuti”, spiega Grüner. Il suo servizio di catering si chiama “Ö wie Knödel”, in onore della specialità altoatesina per eccellenza: i canederli. Il menù di oggi però non li prevede: in una grande pentola la cuoca Maria Antonietta sta preparando infatti un risotto alle rape rosse che guarnirà con una salsa al gorgonzola. Il marito Vito si occupa nel frattempo degli altri piatti del giorno: chili con carne, lasagne vegetariane e insalata. Gli orari di lavoro della coppia sono dettati dai tempi della troupe, a volte si cucina anche di notte. Oggi la giornata è iniziata con la colazione, alle 7 del mattino. A mezzogiorno e mezzo la troupe arriva alla spicciolata per la pausa pranzo e prende posto con piatti colmi di vivande ai tavoli sistemati al caldo sole autunnale. “Ehi, per dessert c’è
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FILM
D I R E C TO R & S C R I P T
PRODUCTION
The Split Tongue (2020)
Peter Brunner
Ulrich Seidl Filmproduktion
CAFFÈ E CANEDERLI
Proprio lì, nel 2014, è nata l’idea di fondare un’impresa di catering: Grüner e il team del rifugio preparavano i pasti per la troupe di Everest (2015) di Baltasar Kormákur, impegnata nelle riprese sul ghiacciaio della Val Senales. Ben 220 tra attori e membri della troupe da sfamare, oltre naturalmente ai famelici sciatori che affollano abitualmente il rifugio. Una sfida ardua, ma “interessante come poche”! L’esperienza ha avvicinato il ristoratore al mondo del cinema. Delle riprese di Everest ricorda con piacere soprattutto gli attori Josh Brolin e Jake Gyllenhaal: “Hanno alloggiato per sei settimane nell’albergo gestito da mia moglie. Persone alla mano, mangiavano la zuppa con canederli e salsiccia al bancone del bar”. Mentre Grüner racconta, la troupe di Die gespaltene Zunge ha terminato la pausa pranzo e risale sazia e soddisfatta per l’ultima volta la T # 10 breve salita che porta al set.
IL FILM
Paul Grüner è albergatore, gestore di rifugio e ha creato addirittura una sua linea di cosmetici. Nel 2014 l’intraprendente altoatesino ha fondato il servizio di catering “Ö wie Knödel” e da allora si occupa dei pasti delle troupe cinematografiche sul territorio, da La corrispondenza di Giuseppe Tornatore a Ötzi – L’ultimo cacciatore di Felix Randau. www.knoedel.it
Il diavolo e la lingua biforcuta Johannes (Franz Rogowski, nella foto) ha 28 anni ma la capacità mentale di un bambino. Il ragazzo, che soffre di cheiloschisi, vive con la madre Maria (Susanne Jensen), pia e timorata di Dio, in un’isolata vallata alpina. Con l’avvio dello sfruttamento turistico, nella zona iniziano ad accadere cose strane. Chi ne è il regista occulto? L’erede del terreno che la madre coltiva? La stessa Maria? O addirittura il diavolo? Un esorcismo dovrà risolvere il mistero.
TA K E #10
strudel di mele!”, si sente esclamare. I commensali, con la bocca piena, annuiscono soddisfatti. Non tutte le troupe sono facili da soddisfare come questa, ci racconta Paul Grüner, il cui team è comunque pronto a venire incontro anche alle esigenze più inusuali. O quasi: Grüner racconta di un attore protagonista che non voleva rinunciare al caffè fatto con una determinata macchina, nonostante questa non fosse disponibile. Fortunatamente, un membro della troupe si offrì di andare a prendere l’elettrodomestico presso un grossista a oltre 100 chilometri di distanza. “Una seccatura”, commenta Grüner in tono lapidario. Ma sa anche scherzarci su. Del resto, il ristoratore gestisce in Val Senales il rifugio Bella Vista, a quota 2.845 metri, e sa cosa significa lavorare in condizioni difficili.
The Split Tongue è un film horror austriaco sceneggiato e diretto dal filmmaker viennese 37enne Peter Brunner e prodotto dalla casa di produzione di Ulrich Seidl. Le riprese, effettuate a settembre e ottobre 2019 tra il Tirolo austriaco e l’Alto Adige, hanno visto la partecipazione di numerosi professionisti altoatesini. IDM ha sostenuto il progetto con 295.000 euro.
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P R O D U C T I O N TA L K
PRODUCER
Fabian Gasmia
La giornata tipo del produttore? Non esiste: nelle coproduzioni internazionali nulla è… normale Intervista a Fabian Gasmia FABIAN GASMIA, produttore, viaggia circa 200 giorni l’anno. In Europa si muove perlopiù in treno.
Intervista
F LO R I A N K R A U T K R Ä M E R
Fabian Gasmia, fondatore e proprietario della Detailfilm, tra le sue pellicole annovera The Wild Pear Tree di Nuri Bilge Ceylan, Personal Shopper di Olivier Assayas e L’Avenir di Mia Hansen-Løve. Gasmia ha da poco terminato le riprese di Annette, il nuovo film di Leos Carax. Nel 2018 ha fondato, insieme a Julia von Heinz, David Wnendt ed Erik Schmitt, la casa di produzione Seven Elephants. Da coproduttore ha contribuito alla realizzazione di numerosi film europei di grande interesse. Quali sono state le tappe più importanti della sua carriera? FABIAN GASMIA Durante gli studi ho cercato di non perdere mai di vista la motivazione profonda che mi spingeva a fare film, ovvero le qualità estetiche e le sfide emotive che ritrovo solo sul grande schermo. Oggi riesco a perseguire questi obiettivi soprattutto grazie alla collaborazione con professionisti internazionali. Stabilendo ad esempio una joint venture con la Zentropa di Lars von Trier. FG Esatto, nel 2015 abbiamo fondato la Zentropa Hamburg. Questa esperienza, insieme alle coproduzioni internazionali, mi ha insegnato che anche la produzione di film indipendenti e artisticamente pregiati può essere redditizia. Quali sono le sfide più grandi che deve affrontare nel suo ruolo? FG La mia attività di coproduttore internazionale mi porta
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a viaggiare molto, fino a 200 giorni l’anno. Quando si lavora in Paesi diversi, la necessità di rispettare le molteplici mentalità all’interno dei team rappresenta una sfida davvero impegnativa. Mai sottovalutare queste dinamiche nelle troupe internazionali! A ciò si aggiunge che lavoriamo quasi sempre con budget ridotti. Dall’altro lato, il prestigio stesso di cui godono i nostri progetti fornisce la motivazione giusta allo staff e gioca a nostro vantaggio. Come descriverebbe la giornata tipo di un produttore? In realtà la giornata tipo non esiste e devo dire che la quotidianità un po’ mi manca. Il nostro stile di lavoro e i nostri progetti non prevedono alcuna normalità. A ciò si aggiunge la burocrazia, a mio parere troppo dispendiosa in termini di tempo. Comprendo la necessità di controllare l’impiego dei finanziamenti: si tratta pur sempre di fondi pubblici! Ma uno snellimento, ad esempio attraverso il miglior coordinamento dei fondi a livello europeo, mi consentirebbe di dedicare più tempo allo sviluppo dei miei progetti. Ormai comunque dispongo di un ufficio mobile che mi permette di lavorare anche in viaggio: trascorro molto tempo in treno, per gli spostamenti all’interno dell’Europa non prendo quasi più l’aereo.
FG
Ha da poco terminato le riprese del nuovo film di Leos Carax… FG Sì, abbiamo appena girato il finale a Los Angeles. L’intero film è ambientato lì, ma è stato realizzato quasi esclusiva-
S P OT L I G H T
mente in Francia e Germania. Il dipartimento di polizia di LA è stato ad esempio ricreato a Münster, in una freddissima giornata d’autunno nella quale dovevamo fingere di trovarci sotto il sole californiano. Una situazione difficile soprattutto per le comparse, che se ne stavano in canottiera e infradito a due gradi sopra lo zero. Nonostante il freddo c’erano naturalmente molti curiosi. E mentre Adam Driver scendeva le scale, ho sentito una spettatrice chiedere alla sua amica se stessimo girando il nuovo episodio di Tatort (storico telefilm poliziesco tedesco non proprio d’autore, T#10 ndr)…
MARTIN RATTINI , 44 anni, di Bolzano, è stato nominato membro della commissione che ha selezionato i film candidati al Deutscher Filmpreis nella categoria “film per ragazzi”. Un riconoscimento significativo e per Rattini “una bellissima sorpresa”. Specializzarsi nei film per l’infanzia, in realtà, non rientrava nei suoi progetti. La sua passione sono i documentari, le tematiche sociali e ambientali. Ma poi è arrivato Il viaggio di Amelie… Il produttore altoatesino ha iniziato la sua carriera come fotografo di scena e cameraman. Membro fondatore della Film Association South Tyrol (FAS), si è impegnato a lungo per la costituzione di un fondo cinematografico altoatesino. Oggi, alla guida della casa di produzione Helios sustainable films, si occupa di produzione, service production e coproduzioni. Come, appunto, Il viaggio di Amelie con la Lieblingsfilm di Monaco. Presentato nel 2017 alla Berlinale, il film ha vinto nel 2018 il premio “Lola” del Deutscher Filmpreis come miglior film per ragazzi, che è valso a Rattini l’ammissione alla Deutsche Filmakademie. Insieme ad altri professionisti del settore, ha visionato a gennaio i 19 film candidati quest’anno al premio, in presenza del gruppo target: “I bambini in sala si sono rivelati un ottimo indicatore dei gusti. E un’impareggiabile indagine di mercato...”
TA K E #10
Max Bertani/Action Press
Martin Rattini
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T I TO L I D I CO D A
QUESTIONARIO
ANTEPRIMA
Stefan Ruzowitzky
TAKE #11
QUESTIONARIO
Stefan Ruzowitzky risponde alle domande di TAKE QUAL È L’ULTIMO FILM CHE HA VISTO?
Al cinema Joker e Parasite. QUALE SERIE L’HA COLPITA MAGGIORMENTE?
Gomorra – la serie. UN FILM CHE ANDREBBE ASSOLUTAMENTE GIRATO?
“Più commedie romantiche!”, direbbe mia moglie. Ma io non ho ancora esaurito le scuse per continuare a non farne una. PER CHE COSA NON SPENDEREBBE PIÙ NEANCHE UN CENTESIMO? Marija Kanižaj
Da quando i figli sono usciti di casa: criceti, conigli nani, cagnolini ecc. Il gatto fa eccezione: non ci ha ancora cacciati di casa e gliene siamo grati.
Stefan Ruzowitzky 58 anni, già nel 1996 al debutto alla regia e alla sceneggiatura con Tempo vinse il prestigioso premio Ophüls. Nel 2000 e 2003 seguirono Anatomy e Anatomy 2. Il falsario – Operazione Bernhard gli è valso nel 2008 l’Oscar per il miglior film straniero. Con Hexe Lilli (2009), Patient Zero (2018) e Narciso e Boccadoro (2020) ha dato prova della sua grande versatilità.
L’ULTIMA FOTO CHE HA SCATTATO?
Un po’ di pubblicità non guasta mai: un selfie dal set in blue screen del mio ultimo film, Hinterland, con il protagonista Murathan Muslu e la guest star Matthias Schweighöfer.
ANTEPRIMA AGOSTO 2020 A N T E P R I M A A G O ST O 2 0 2 0
M A G A Z I N E F O R F I L M P R O F E S S I O N A LS
I N S V I LU P P O T R E E L I N E D I J A N A B U R B A C H DOSSIER QUANDO IL CINEMA È SOSTENIBILE S E T TO R E I N CO N T R I 2 0 2 0
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LO R E M I P S U M
LO R E M I P S U M
Lorem Ipsum
Lorem Ipsum
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21.–26.04.2020
TA K E #10
LO R E M I P S U M
filmfestival.bz.it
SECHS WETTBEWERBE UND PREISE / 6 CONCORSI E PREMI VIER INTERNATIONALE JURYS / 4 GIURIE INTERNAZIONALI FINAL TOUCH #5 FOCUS EUROPA: CZECH REPUBLIC LOCAL ARTISTS MADE IN SÜDTIROL ALTO ADIGE LANDSHUT SHORT FILM FESTIVAL MEETS BFFB
GRUPPE GUT
IDM SPEED DATING
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LO R E M I P S U M
LO R E M I P S U M
LO R E M I P S U M
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