Napoli è la città dalle mille emergenze, in attesa inesausta dell’Apocalisse, la più qualificata scuola di sopravvivenza dell’intero pianeta, paragonabile solo a certe megalopoli asiatiche o sudamericane. Dà asilo ad assassini e a poeti, a bellissime donne e a inguardabili megere. È la città in cui si versano più lacrime e quella in cui si può realmente morire dal ridere. Diversa da ogni città d’Italia, ma al punto che non è assolutamente possibile spiegarne il come e il perché, è la più triste o, indifferentemente, la più allegra. È l’unica città della penisola che può vantarsi di aver fatto un’autentica rivoluzione, sull’onda di quella francese e con tanto di detronizzazione del monarca. Perennemente sospesi fra la furia del Vesuvio e il fiorire di memorabili canzoni, ignari della sorte che li attende e sensibilissimi al richiamo dei sensi, gli abitanti della città hanno sempre
l’aria di essere appesi a un filo. I protagonisti di questi racconti si chiamano Amoroso, portano tutti lo