ANTONIO MORETTI
Voglia di caramelle Storie vere dalle nebbie della pedofilia sociale e religiosa
Presentazione
La pedofilia è un disturbo psichiatrico che si presenta nell’adulto o nel giovane adolescente (spesso di età superiore ai sedici anni), caratterizzato da fantasie, impulsi sessuali e comportamenti ricorrenti, che hanno come oggetto bambini prepuberi, cioè di età inferiore ai tredici anni. Questi impulsi, in alcuni casi, perdurano per un periodo di circa sei mesi e provocano eccitazione e soddisfazione sessuale. Anche se questo disturbo ha una forte connotazione maschile, non è superfluo ricordare che un certo numero di pedofili è di sesso femminile. Molto si è detto sulle cause d’insorgenza della pedofilia, ma ancora oggi non vi è un quadro univoco che spieghi il perché un individuo possa sviluppare questa patologia. Varie teorie psicologiche e sociologiche interpretano il comportamento del pedofilo come il risultato di carenze affettive che portano la persona a costruirsi un’immagine fragile e inadeguata di sé e della propria sessualità. L’immagine di sé, basata sull’idea di non essere degno d’amore, induce l’individuo a rivolgere le attenzioni a una persona considerata meno minacciosa, ossia il bambino. Solo con quest’ultimo il pedofilo immagina una relazione meno angosciante e frustrante. In particolare, in ambito psicologico la pedofilia è considerata una parafilia, cioè una devianza sessuale caratterizzata da un inadeguato oggetto d’amore, uno stato di eccitazione deviante verso oggetti o partner inadatti, spesso derivante dall’incapacità di creare un’intimità emotiva e sessuale sana. Occorre sottolineare che da un punto di vista psicologico, per il pedofilo non è importante il sesso del bambino, ma la sua età. L’oggetto di questo 5
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amore è appetibile a cominciare dalla primissima infanzia, fino all’inizio della pubertà, poi la sua desiderabilità cessa con la maturazione sessuale. Tra le perversioni sessuali, la pedofilia è quella con le connotazioni più profonde e vaste. Essa non contrassegna una certa classe di condotte, ma piuttosto un’emergenza comportamentale di organizzazioni mentali diverse. L’atto pedofilo coinvolge l’affettività, la crescita, la relazionalità, vale a dire i luoghi in cui il mistero dell’iniquità si accampa. Per ciascuno di questi luoghi esistono atti che esprimono tipicamente la potenza del male e i modi in cui questa si dissemina e pervade la convivenza degli individui. La perversità pedofila si presenta come un agire autodistruttivo, perché tocca l’identità, innanzitutto. Inoltre, nella relazione pedofila l’amore compare come una possibilità autodistruttiva della libertà. In tema di pedofilia esiste una polarità, dalla quale è difficile fuoriuscire, tra accettazione e colpevolizzazione. La conoscenza e la diffusione di informazioni sul grave tema pedofilia in ambiti quali la famiglia, innanzitutto, e subito dopo la scuola, deve essere di supporto all’educazione che i genitori impartiscono ai propri figli, in modo da attuare la migliore prevenzione possibile nei confronti del fenomeno. È importantissimo che si insegni al bambino a prestare attenzione alle innumerevoli e spesso subdole strategie con cui il pedofilo “va a caccia di prede”. Quest’ultimo, che può celarsi purtroppo anche in un vicino di casa, un educatore o addirittura un parente, mira ad individuare i soggetti più vulnerabili, conquistandoli attraverso attenzioni e fiducia. Tuttavia, il mezzo più pericoloso e anonimo attraverso il quale il pedofilo può incontrare una moltitudine di bambini è il web. I siti a maggior rischio sono proprio quelli visitati dai minorenni, ossia quelli utilizzati per lo scambio di videogames, musica, ma soprattutto i social-network. Il bambino dovrà perciò essere aiutato a riconoscere i comportamenti a rischio e a richiedere l’aiuto di persone fidate. Inoltre, il genitore dovrà porre particolare 6
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attenzione alla comparsa di atteggiamenti non usuali per un bambino, come i comportamenti spiccatamente sessualizzati, che in alcuni casi possono manifestarsi attraverso il gioco e il disegno. In queste circostanze, sarà opportuno rivolgersi a specialisti, il cui compito sarà l’accertamento dell’eventuale abuso o tentativo di abuso subito dal bambino. dott. ssa Lucia Manzo esperta in Scienze dell’Educazione
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Cosa insegniamo ai bambini
I bambini imparano ciò che vivono. Se il bambino vive nella critica, impara a condannare, se vive nell’ostilità , impara ad aggredire, se viene deriso, impara la timidezza, se vive nell’approvazione, impara ad apprezzare, se vive nella lealtà , impara la giustizia, se vive con sicurezza, impara ad avere fede, se vive volendosi bene, impara a trovare amore e amicizia nel mondo. Se vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole, se vive nella tolleranza, impara ad essere paziente, se vive nell’incoraggiamento, impara la fiducia. Difendiamo i nostri bambini!
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Introduzione
La parola pedofilia trova le sue radici etimologiche nella lingua greca: bambino, amicizia, affetto. Tutto ciò potrebbe apparire assurdo e indubbiamente di cattivo gusto, ma ai tempi dell’antica Grecia la pedofilia aveva una dimensione tale da essere definita il culto della protezione verso i bambini, esseri innocenti e delicati. Nel corso dei secoli, i comportamenti deviati di alcuni uomini e le vicende drammatiche che ne sono conseguite hanno conferito alla parola pedofilia un carattere grave, connotato fortemente in senso criminoso. In ambito psichiatrico, la pedofilia è catalogata nella sezione dei ‘disturbi del desiderio sessuale’ e consiste nella preferenza erotica da parte di un soggetto giunto alla maturità genitale verso soggetti che non lo sono ancora, cioè in età prepuberale. Risulta opportuno a questo punto operare una distinzione, per così dire, interna, al profilo stesso di un pedofilo: da una parte, colui che si limita ad usare materiale pedopornografico per appagare un piacere immaginifico, annidato in una mente disturbata, fragile e debole, capace tuttavia di conservare la consapevolezza che un atto materialmente sessuale su un minore lo porterebbe a scontare anni e anni di carcere; dall’altra, il soggetto pedofilo incurante o incapace di riconoscere la gravità morale delle sue azioni e le conseguenze penali che ne deriverebbero. La pedofilia definisce l’orientamento della libido del soggetto, non un vero e proprio comportamento oggettivo. L’attrazione sessuale, in alcuni casi verso i bambini, non sempre è sufficiente per definire una vera e propria diagnosi di pedofilia. Ufficialmente 9
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il pedofilo è un individuo che rivolge le proprie attenzioni sessuali verso soggetti al di sotto dei tredici anni, in quanto ancora in età puberale e non sviluppati sessualmente. Non vengono operate distinzioni di genere, per cui sono contemplati tutti i tipi di inclinazioni, sia omo che etero. Le cronache giudiziarie, la letteratura psichiatrica, la storia sociale raccontano ed insegnano che la pedofilia può insinuarsi nella psiche umana senza limiti di razza, ceto o sesso, come una qualsiasi altra malattia. In alcuni soggetti la perversione si manifesta in maniera quasi incontrollata, per cui risulta più facilmente riscontrabile; in altri, invece, non è facile rilevare atteggiamenti anomali, strane tendenze o indubbie deviazioni. Questi agiscono all’ombra di posti comuni, nei sotterranei dei nostri condomini, negli oratori, nelle palestre delle scuole dei nostri figli, nella stanza accanto. Da questi individui è molto difficile difendersi, perché la loro faccia è un volto qualsiasi, magari familiare, qualcuno per cui le campanelle d’allarme suonano spesso drammaticamente troppo tardi. Tutte queste persone hanno un nome ed un cognome, ma gli innumerevoli casi di cronaca ci hanno insegnato ad identificarli come “gli insospettabili”.
Cosa dice la legge A metà settembre 2012, finalmente la parola pedofilia è entrata a far parte del codice penale. Il Senato italiano ha ratificato la Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, pensata dal Consiglio d’Europa nel 2007 su un’isola delle Canarie. L’articolo 414 bis non si limita ad introdurre la pedofilia come fattispecie di reato, ma allarga il suo raggio d’azione disciplinando anche i cosiddetti casi di grooming, quelli cioè relativi all’adescamento di minori attraverso internet, e il turismo sessuale. Non sarà più possibile, inoltre, dichiarare di non essere a conoscenza dell’età del minore oggetto dei presunti abusi. 10
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La ratifica è una buona notizia per tutti i minori, un’arma in più per contrastare l’abuso e lo sfruttamento sessuale. Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, istighi a commettere reati di prostituzione minorile, pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambini e di corruzione di minore, verrà punito con il carcere dai 3 ai 5 anni. Stessa pena toccherà a chi pubblicamente fa apologia di questi delitti. Le novità introdotte sono tutta diverse. Vengono previste pene più severe per tutta una serie di reati: dai maltrattamenti in famiglia a danno di minori all’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati a sfondo sessuale a danno di minori. È inoltre previsto un inasprimento della pena per i reati di prostituzione minorile, che passano da 1 a 6 anni (prima era da 6 mesi a 3 anni) per chiunque compia atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o altri oggetti di diversa utilità considerati appetibili per i minori (computer, smartphone, iPod, ecc). Stesso discorso per la pornografia minorile, con la reclusione fino a 3 anni e multa fino a 6.000 euro per chiunque assista a esibizioni o spettacoli pedopornografici. Seppure si siano registrati molti ritardi perché le suddette normative fossero approvate, questo snodo cruciale è stato accolto con grande soddisfazione da più parti, soprattutto da quelle organizzazioni nazionali ed internazionali che per anni hanno combattuto questo crimine odioso senza un’adeguata copertura legislativa.
Accuse e condanne alla Chiesa Le accuse sono tantissime, le condanne poche (per il momento), ma arriveranno poi, al termine delle centinaia e migliaia di processi in corso in Italia, in Europa e in molte altre parti del mondo. 11
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Nel 2009 un missionario sardo viene condannato a 12 anni di carcere, con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di minori, e detenzione di materiale pedopornogafico. Il missionario, per oltre trentacinque anni in missione in Nicaragua, negli anni ‘90 aveva organizzato un coro di bambini provenienti da zone poverissime della nazione centro-americana, sui quali commetteva abusi. Per decenni era stato in prima linea tra i disperati e i poveri di quella terra, dove manca tutto, anche il sorriso dei bambini, quei bambini che avrebbe dovuto accudire e proteggere dalle brutture del mondo e che invece ha contribuito a condannare ad un’esistenza disastrata. Colpito da un provvedimento di carcerazione internazionale, benché fosse reduce da un intervento per l’asportazione di un tumore al polmone, il prelato fu tradotto nelle carceri cittadine. Ovviamente la notizia dell’arresto suscitò molta incredulità nel suo paese d’origine. In tanti anni di attività, il missionario era riuscito a dare una casa a migliaia di bambini, a garantire loro un pasto e l’istruzione. Spesso portava con sé in Sardegna alcuni bambini del Nicaragua per spettacoli destinati a raccogliere fondi per le sue attività in Centroamerica. Il suo era un impegno incessante per il popolo nicaraguense: negli ultimi anni aveva anche costruito un teatro e un museo, ed era in programma la realizzazione di un ospedale per i bambini, gli anziani e le bambine madri vittime della povertà. Negli anni ‘50, in provincia di Verona, in alcuni istituti religiosi tenuti da preti, i rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei sacerdoti e nei bagni. I bambini venivano sottoposti a vessazioni incredibili, botte e bastonate. Anni e anni di sevizie, perfino sotto l’altare, in confessionale, nei luoghi più sacri. Scene raccapriccianti impresse nella memoria di chi ha subito senza mai poter reagire. Ragazzini e preti che si masturbavano a vicenda sotto le docce, sodomie selvagge e la pretesa di giochi sessuali di ogni tipo. 12
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Altri preti molestavano ragazzini nelle loro stanze, ricattandoli spesso con punizioni (in ginocchio per ore in un angolo), schiaffi e colpi di bastone. Altre volte, i piccoli ospiti venivano bacchettati sulle mani, o prelevati di notte dal pedofilo di turno per essere sodomizzati o costretti a masturbarli. Circa settanta ex allievi, oggi tra i cinquanta e i settant’anni, hanno trovato il coraggio di denunciare tutti quei soprusi. Impossibile dimenticare certe violenze. Nonostante il quadro accusatorio ben dettagliato, quasi tutti i preti pedofili che nel corso di quegli anni hanno approfittato sessualmente di decine e decine di minori, sono ancora ai loro posti, o sono morti di vecchiaia, senza che la Curia competente abbia mai preso in carico le denunce di quei poveri ragazzi. Una vergogna intollerabile per la Chiesa che si definisce protettrice dei deboli e dell’infanzia. Accuse pesantissime in trenta pagine di confessioni e racconti furono raccolte dai magistrati di Torino nel 2007. Storie di ragazzi di strada che si incontravano con i preti nelle sacrestie, di denari (tanti) tenuti in casa, ricatti e tanto altro ancora, in una vergognosa vicenda di pedofilia senza scrupoli. Accuse pesantissime, molti ragazzini di strada, per lo più rumeni senza fissa dimora, che si concedevano sessualmente a sacerdoti di importanti congregazioni religiose. L’aggravante, in virtù dell’articolo 600 bis del codice penale, è quella di aver scardinato la volontà dei ragazzi grazie alla leva del ruolo sacerdotale. Alcuni preti di questa congregazione religiosa (assai nota a Torino) pagavano cifre molto alte per garantirsi il silenzio dei minori sulle loro malefatte. Nell’ottobre del 2008, uno di questi presunti uomini di Dio, già gravato da pesanti sospetti e per questo sospeso a divinis dalla Chiesa, continuò a comportarsi come se nulla fosse, e con la scusa di voler liberare un ragazzino di tredici anni da presenze maligne da cui diceva fosse posseduto, ne abusò. Il prete andava spesso a casa della famiglia del ragazzino con il pretesto della motivazione spirituale, riuscendo così a con13
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quistarsi la fiducia del minore. Il ragazzino avrebbe lasciato che il prete lo molestasse sessualmente anche in modo molto pesante. Quelle visite particolari si sarebbero protratte per quasi un anno, finché il ragazzino non trovò il coraggio di rivelare ai genitori ciò che gli era stato fatto da quell’uomo così ben accolto in casa loro. Fortunatamente, perché non sempre accade, i genitori denunciarono immediatamente l’accaduto alla polizia. Delle indagini da parte degli inquirenti era stata informata anche la Curia, che da parte sua aveva confermato che a capo dell’indagato gravava la sospensione a divinis risalente a qualche tempo prima. L’elenco degli abusi è lungo e circostanziato, anche se in molti in passato sono riusciti a farla franca, proprio in virtù delle mancate denunce da parte delle loro vittime.
La mappa degli abusi della Chiesa Negli ultimi quindici anni circa, una maggiore attenzione delle autorità civili ed una tendenza crescente da parte delle vittime a denunciare le violenze subite hanno restituito al pubblico dibattito il dato secondo il quale un nutrito numero di casi di abusi sui minori sia riconducibile a membri della Chiesa cattolica. A partire dai casi di grande rilievo e clamore mediatico negli Stati Uniti e in Irlanda, è emerso che il fenomeno coinvolge tutto il mondo cattolico, dal Sudamerica all’Europa, fino all’Africa, nelle missioni. Se fino a pochi anni fa la Chiesa non si è dimostrata capace di difendersi da questo fenomeno in modo trasparente ed incisivo, quando non ha optato per un vero e proprio insabbiamento, i crescenti scandali hanno costretto i suoi vertici a prendere posizioni più nette in merito e a farlo pubblicamente. Negli Stati Uniti, dal 2002, quando in modo prorompente hanno guadagnato la ribalta gli scandali dei preti pedofili, nonché consumatori di droghe di vario genere, si è saputo che la Chiesa 14
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Cattolica americana aveva dovuto sborsare centinaia di milioni di dollari per coprire le nefandezze perpetrate da alcuni suoi membri. Oltre alla gravità dei fatti e alla crisi morale che tocca il mondo ecclesiastico a tutti i livelli, fa impressione che la diffusione geografica degli abusi e delle violenze si riveli quasi un deviato e orribile riflesso della predicazione religiosa. Naturalmente, nella triste mappa sopra tracciata non manca l’Italia, dove oramai c’è una certa abitudine ad imbattersi in notizie di questo tipo durante i telegiornali. Proprio in questi giorni, un sacerdote è stato arrestato a Lodi con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzino che all’epoca dei fatti aveva 13 anni. Questo libro ospita alcuni casi dimostrati e verificati nel tempo, e nasce dalla convinzione che le terribili storie di cui si parla non siano semplicemente drammatiche fatalità, ma un più vasto racconto sulla corruzione dell’animo umano cui nemmeno la Chiesa, la sua missione, la sua organizzazione possono ritenersi esenti. L’intento è far avvicinare lo sguardo di chi fortunatamente non ha una conoscenza diretta di fatti del genere, affinché conosca il mondo e tenti di farne un posto migliore.
Le posizioni della Chiesa Gli interventi pubblici di Papa Benedetto XVI prima e di Papa Francesco poi, hanno assunto nel tempo i toni di una crescente condanna nei confronti dei sacerdoti macchiatisi del reato di pedofilia. Lo stesso Papa Ratzinger, nell’ottobre 2006, ha parlato dei clamorosi crimini commessi in Irlanda (uno dei paesi più colpiti) da parte di molti preti, confermando l’urgenza di adottare misure affinché episodi del genere non abbiano più a ripetersi. Tra queste misure ha indicato la necessità di garantire che i principi di giustizia siano pienamente rispettati. Nell’aprile 2008, stavolta negli Stati Uniti, dopo aver espresso profonda vergogna per i fatti avvenuti anche lì, ha ricevuto cinque vittime di abusi. 15
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Durante la Giornata Mondiale della Gioventù in Australia, a Sidney, ha affermato: “Le vittime devono ricevere compassione e cura, e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia”. Inoltre, ha ribadito l’invito a “riconoscere la vergogna che tutti abbiamo scritto a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi” di quella nazione. “Sono profondamente dispiaciuto” ha aggiunto, “per il dolore e la sofferenza, e assicuro che, come loro pastore, anche io condivido la loro sofferenza”. Questo comportamento è encomiabile, ma è opportuno ricordare che lo squarcio di luce su tutti gli abusi ad opera di preti cattolici fu creato dallo scomparso Papa Giovanni Paolo II, uomo di grande umanità, carisma e spiritualità, che coraggiosamente mise al bando tutto quanto stava accadendo nella Chiesa Cattolica oltreoceano. Sotto l’aspetto del diritto canonico, c’è da sottolineare che non esiste un obbligo formale di denuncia da parte dell’autorità ecclesiastica, perché un vescovo non è un pubblico ufficiale. Il vescovo che tace non commette reato, differentemente da come accadrebbe, ad esempio, per il preside di una scuola che decidesse di tacere. Qualche anno fa il Vaticano ha pubblicato una nota esplicativa nella quale si chiarisce il rapporto con le leggi civili in materia di pedofilia. Dove le leggi lo prevedono, i vescovi sono obbligati a denunciare i casi di pedofilia alle autorità preposte; se un ecclesiastico è riconosciuto colpevole da un tribunale civile, vi sono gli estremi per un decreto papale di riduzione allo stato laicale, senza processo canonico e senza possibilità di revoca. In questo modo si realizza un primo riconoscimento in materia delle leggi e dei tribunali non ecclesiastici. È il primo documento che afferma il principio della collaborazione con le autorità giudiziarie. Viene poi superato, almeno in parte, il segreto pontificio, quando le leggi obbligano gli ecclesiastici, in qualità di cittadini, alla denuncia dei casi di pedofilia. 16
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Non vi sono indicazioni, invece, in merito agli ecclesiastici che di propria iniziativa, esercitando la libertà di coscienza, anche negli Stati in cui non sia obbligatorio denunciare fatti di pedofilia, denuncino altri ecclesiastici, o presenzino contro di loro come testimoni nei tribunali civili; né vi sono accenni alla questione del trasferimento di diocesi o parrocchia per i pedofili: nessuna sanzione è prevista per i vescovi che si limitino a trasferire in altre diocesi i sospetti pedofili, né vige un obbligo di comunicazione “orizzontale” fra la diocesi di origine e quella di destinazione. Il vescovo può limitare preventivamente la libertà di azione dei prelati sospettati di pedofilia, in particolare intervenendo in merito alle loro attività con i bambini. È del 18 maggio 2001, invece, l’assurda enciclica rivolta a tutti i vescovi del pianeta, con la quale viene posto il divieto a tutti gli ecclesiastici di testimoniare in tribunali civili, pena la loro scomunica. La chiesa, organo di fede e di preghiera, si permette così il lusso di coprire con leggi ad personam gli episodi di pedofilia ad opera di tanti suoi rappresentanti.
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Indice
Presentazione a cura della dott. ssa Lucia Manzo Cosa insegniamo ai bambini Introduzione
i.
iii. iv. v. vi. vii. viii. ii.
Alle falde del Vesuvio Domus Sacerdotale Il bidello Il professore di musica L’allenatore di calcetto Lo scienziato La suora Cavalcando la notte
Analisi del fenomeno Nota critica di Gennaro Imperatore
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pag. 19 37 49 59 65 69 77 83
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finito di stampare nel mese di aprile 2016 per conto di Iemme edizioni presso MDS Srl - Casoria (Na)